Analisi Tecnico Economica Pellet 2004

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Attivit PROBIO della Regione Lombardia - Annualit 2000 Stato di avanzamento del progetto: Energia dallagricoltura Pellet Allegato 3 Analisi tecnico-economica di una filiera per la produzione del pellet di legno

Gennaio 2004

Comitato Termotecnico ItalianoEnergia e Ambiente

Attivit PROBIO 2000 (II anno) della Regione Lombardia Energia dallagricoltura - Pellet Allegato 3: La produzione del pellet di legno- Analisi tecnico-economica di una filiera

SINTESIDal punto di vista ambientale luso del pellet di legno costituisce una valida alternativa al riscaldamento con combustibili fossili (metano, gasolio) in quanto sufficientemente agevole da utilizzare e neutro nei confronti delleffetto serra. Linteresse sempre pi diffuso verso questo biocombustibile quindi giustificato dalla ricerca di nuove fonti di energia rinnovabile prontamente accettabili dagli utenti e che permettano di raggiungere gli obiettivi di ecocompatibilit ambientale fissati dal Protocollo di Kyoto (1997). Un ulteriore impulso alla sua diffusione sembra essere dato dalla presunta redditivit della filiera produttiva che focalizza linteresse di un numero crescente di imprenditori del settore industriale (produzione del pellet) e di quelli agricolo e forestale (potenziali produttori della materia prima). Partendo da queste considerazioni stato impostato uno Studio finalizzato allanalisi della filiera per la produzione dei pellet di legno dal punto di vista tecnico-economico al fine di valutarne la sostenibilit in unottica imprenditoriale ed evidenziare gli aspetti che maggiormente possono influenzarne la gestione. Nello Studio stata impostata lanalisi economica ipotizzando luso di tre tipi di materia prima: segatura e cascami dellindustria del legno, che attualmente sono le materie prime pi utilizzate, e ramaglia proveniente dalla gestione dei boschi o da attivit agricole (potatura). Queste ultime vengono oggi raramente impiegate ma potrebbero costituire una valida alternativa. Per semplificare lanalisi stato ipotizzato un impianto tipo introducendo le assunzioni riassunte in Tabella 1 e che mediano le attuali tendenze in questo settore. In particolare stato ipotizzato che il prodotto ottenuto nei tre casi abbia il medesimo valore commerciale indipendentemente dalle caratteristiche chimiche e fisiche (ad esempio il potere calorifico e le ceneri), mentre stato tenuto in conto che, al variare delle caratteristiche della materia prima, limpianto deve essere modificato e/o integrato in alcuni componenti (es.: adozione o meno dellessiccatoio in funzione dellumidit del residuo legnoso). E stata, inoltre, presa in considerazione una capacit produttiva medio-grande (1,8-1,9 t/h) in quanto le indicazioni che provengono dal mercato portano a individuare questa come la taglia ritenuta pi interessante. Altre assunzioni di partenza sono indicate in Tabella 1.Tabella 1 Assunzioni di partenzaParametro Capacit dellimpianto Ore di funzionamento per anno Anni di vita utile Coefficiente di mancata produttivit Coefficiente di manutenzione Tasso di sconto reale Costo dellelettricit Costo del terreno pi tettoia per lo stoccaggio della biomassa e fabbricato Costo di montaggio per persona al giorno Costo medio annuo per unit lavorativa Giorni di montaggio Unit lavorative Operai addetti al montaggio Turni di lavoro Tasso di umidit finale del pellet Tasso di umidit iniziale della materia prima Distanza media percorsa per il trasporto della biomassa Prezzo di acquisto della segatura Prezzo di acquisto dei cascami Prezzo di acquisto della ramaglia Prezzo di vendita del pellet Valore 1,85 3.840 10 10 1,5 5 0,159 125.000 500 20.700 30 2 2 2 12 40 100 23 22 36 135 Unit di misura t/h h/anno anni % % % /kWh /h /anno giorni % % km /t /t /t /t

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Lanalisi della convenienza economica della produzione stata effettuata impiegando il metodo classico del valore scontato dei flussi di cassa futuri attesi dal progetto (VAN) ed stata integrata da analisi di sensitivit sui seguenti parametri: tasso di umidit iniziale, prezzo di vendita del pellet, prezzo di acquisto della biomassa, distanza percorsa per il trasporto della biomassa. La finalit quella di individuare i punti critici della filiera attraverso le variazioni di due indici economici: lindice di redditivit (IR) ed il tasso interno di rendimento (TIR)1. Dallanalisi emerso che la produzione fortemente influenzata dalle caratteristiche fisiche ed economiche della biomassa impiegata. Concorre a questo aspetto fondamentale, oltre al tipo di biomassa reperibile nelle vicinanze dellimpianto (segatura, ramaglia, ecc.), il prezzo di acquisto. Questo molto variabile perch influenzato dalle condizioni di mercato nelle diverse aree geografiche. Si v da situazioni, presenti nel Sud Italia, in cui la biomassa viene acquisita a costo nullo in quanto a tutti gli effetti rifiuto, a situazioni relative al Nord Est in cui la presenza di un forte mercato della produzione dei pannelli di legno fa salire il prezzo della segatura anche a 50 /t2. Per quanto riguarda i residui della lavorazione del legno e il materiale da esbosco la situazione si presenta alquanto disomogenea. Nei casi analizzati per segatura e cascami si visto che, a parit di condizioni iniziali rispetto ai casi di riferimento (facendo quindi variare solo il dato relativo al costo della materia prima sostenuto dal produttore di pellet e mantenendo costanti gli altri valori), il massimo prezzo di acquisto della biomassa oltre il quale si verifica un ritorno di cassa negativo pari a 28-29 /t. Nel caso di impiego di materia prima dal bosco sono accettabili prezzi di acquisto pi elevati ma comunque non superiori ai 37-38 /t e solo se: (1) si applica al prodotto finale un prezzo di vendita di almeno 150 /t (contro i 135 /t ipotizzati nelle assunzioni di partenza); (2) la ramaglia proviene da meno di 50 km dallimpianto (contro i 100 km di base). Oltre agli aspetti sopra elencati sono emersi i seguenti fattori critici: umidit della biomassa: gioca un ruolo molto importante nel bilancio economico. Un pellet di qualit caratterizzato da un contenuto idrico del 10-12% circa e la fase di essiccazione della materia prima indispensabile se si impiegano materie prime pi umide. Lessiccazione incide molto sia sui costi di investimento iniziale (mediamente il 16% dei costi di investimento) sia sui consumi energetici3. Inoltre la qualit della biomassa influenza anche i consumi energetici delle altre macchine che compongono la filiera (mulino a martelli, chippatore, ecc.). In Tabella 2 sono riportati i valori assunti dallIndice di Redditivit (IR) per ciascun tipo di impianto analizzato, sia quando venga effettuata lessiccazione sia quando non si renda necessaria. Nel primo caso (con essiccazione) considerando attraente un valore del Tasso Interno di Rendimento pari ad almeno il 10%, la produzione di pellet risulta interessante solo se vengono impiegati segatura e cascami. Diversamente (assenza di essiccazione) tutte le casistiche esaminate forniscono risultati vantaggiosi;

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Lindice di redditivit esprime il profitto (o la perdita) delloperazione di investimento per unit di investimento mentre il tasso interno di rendimento suggerisce linteresse al quale loperazione remunera la somma investita per un anno utile (in pratica rappresenta quanto rende limpianto in termini di tasso di interesse percentuale). 2 Fonte: elaborazioni CTI, Luglio 2003. 3 Con riferimento allo Studio si considera un consumo pari a 0,035 kWh per kg di pellet prodotto per lessiccazione e la pellettizzazione (Fonte: comunicazione personale al CTI).

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costo per il trasporto della biomassa soprattutto nel caso della segatura e dei cascami. Nei casi analizzati copre il 17% delle spese annuali di gestione. Solo per limpianto che impiega materiale da esbosco tale dato scende al 9%; si deve per tener conto del fatto che, in questo caso e a differenza dei precedenti, lo spostamento considerato dallubicazione dellimpianto pari a 50 e non a 100 km. Inoltre, nel caso della segatura e dei cascami, lanalisi di sensitivit ha rilevato come ammissibili, dal punto di vista economico, trasporti dellordine dei 100-150 km. Nelle Tabelle 3, 4 e 5 sono raccolti i valori assunti dallIndice di Redditivit (IR) e dal Tasso Interno di Rendimento (TIR) al variare dei chilometri percorsi nei tre casi descritti;

Tabella 2 Valori assunti da Indice di Redditivit e Tasso Interno di Rendimento nei casi analizzati Senza Con essiccazione essiccazione IR TIR IR TIR Segatura4 0,56 13% 2,3 38% Cascami4 0,46 12% 1,98 33% Bosco4 -0,7 0,84 16% Bosco: caso 0,11 4% 1,78 28% particolare5 Tabella 3 Valori assunti da Indice di Redditivit (IR) e Tasso Interno di Rendimento (TIR) nel caso dellimpianto a segatura al variare dei chilometri percorsi per lapprovvigionamento della biomassa6 Con essiccazione Senza essiccazione km IR TIR IR TIR 0 1,27 24% 2,98 45% 50 0,81 18% 2,5 40% 100 0,55 13% 2,1 35% 250 0,18 6% 1,85 31% 350 -0,09 1,58 28% 500 -0,58 1,19 23%

prezzo di vendita del pellet. Per gli impianti a segatura e a cascami con essiccazione, 135 /t assicurano un valore del TIR uguale o superiore al 10%. Se invece non viene effettuata lessiccazione della materia prima, il TIR risulta, in entrambi i casi (segatura e cascami), superiore al 10% gi con un prezzo di vendita pari a 110 /t. Con materiale del bosco da essiccare, il prezzo minimo che assicura un VAN (Valore Atteso Netto) positivo pari a 150 /t (TIR pari a circa il 4%). Per raggiungere il 10% bisognerebbe applicare un prezzo di almeno 170 /t. In assenza di essiccazione i valori dellindice sono superiori al 10% anche per prezzi inferiori ai 150 /t; tipo di biomassa (segatura, cascami o ramaglia dal bosco): determina la struttura dellimpianto influendo sia sui costi di investimento iniziali, sia sui costi di gestione; ad esempio, limpiego di cascami prevede laggiunta di una sminuzzatrice che, oltre ad aumentare i costi di investimento, determina un aumento dei consumi elettrici.

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Il caso base con essiccazione caratterizzato dai seguenti parametri: umidit iniziale pari al 40%, umidit finale pari al 12%, spostamento effettuato per lapprovvigionamento della materia prima 100 km e prezzo di vendita del pellet pari a 135 /t. 5 Per questo caso stato assunto un valore base per lo spostamento per lapprovvigionamento della biomassa pari a 50 km e per il prezzo di vendita del pellet 150 /t. 6 Valori di riferimento: umidit iniziale 40%, umidit finale 12%, spostamento per lapprovvigionamento della materia prima 100 km.

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Tabella 4 - Valori assunti da Indice di Redditivit (IR) e Tasso Interno di Rendimento (TIR) nel caso dellimpianto a cascami al variare della distanza percorsa per lapprovvigionamento della biomassa7 Senza Con essiccazione essiccazione km IR TIR IR TIR 0 1,1 22% 2,6 41% 50 0,69 16% 2,2 36% 100 0,46 12% 1,86 33% 250 0,09 6% 1,6 28% 350 -0,13 1,37 26% 500 -0,46 1,02 21% Tabella 5 - Valori assunti da Indice di Redditivit (IR) e Tasso Interno di Rendimento (TIR) nel caso particolare8 dellimpianto che impiega materia prima dal bosco al variare della distanza percorsa per lapprovvigionamento della biomassa9 Senza Con essiccazione essiccazione km IR TIR IR TIR 0 0,54 10% 2,15 33% 50 0,11 4% 1,74 28% 100 -0,11 1,56 25% 250 -0,45 1,21 20% 350 -0,66 1,01 18%

In conclusione lo Studio ha messo in evidenza come la segatura a tenori ridotti di umidit costituisca, al momento, la materia prima che assicura i ritorni economici maggiori (Tabella 2). Anche limpiego dei cascami e della ramaglia sufficientemente secca si rivelato interessante. Considerando il fatto che comunque la materia prima proveniente dal bosco presenta sempre un grado di umidit superiore a quello richiesto dalla pellettizzazione (di solito oscilla tra i 50 ed il 60%) lalternativa allessiccazione artificiale quella naturale. La possibilit di utilizzare questo tipo di materia cos come i residui di potatura di impianti arborei da frutto andrebbe sicuramente sviluppata in quanto il suo impiego potrebbe costituire unalternativa economica interessante per i settori agricolo e forestale. La Tabella 6 presenta infine una sintesi qualitativa dei risultati ottenuti. Gli elementi della produzione sui quali sembra che gli operatori del settore possano agire non sono molti. Comunque certamente consigliabile ubicare gli impianti il pi vicino possibile alla fonte di approvvigionamento della materia prima, sia per ragioni ambientali che economiche, e trasformare materiale il pi possibile secco. Per ora il mercato italiano della produzione dei pellet di legno appare molto confuso e poco strutturato e, per questo, si ritiene che vadano incoraggiate tutte quelle azioni mirate ad aumentare il grado di informazione tecnica e a guidare nelle scelte i potenziali operatori di settore.Tabella 6 Sintesi dei risultati dello Studio. Maggiore il numero dei segni +, pi evidente linteresse economico della produzione di pellet.7

Nel caso in cui viene effettuata lessiccazione stata considerata una umidit iniziale del 40% e unumidit finale del 12%. 8 Si ricorda che in questo caso il valore del prezzo di vendita del pellet stato aumentato da 135 a 150 /t mentre i chilometri percorsi per lapprovvigionamento della materia prima sono stati ridotti da 100 a 50 km. 9 Nel caso in cui viene effettuata lessiccazione stata considerata una umidit iniziale del 40% e unumidit finale del 12%.

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MATERIA PRIMA con segatura con cascami con ramaglia dal bosco- TIR < 10% + 10% < TIR < 20% ++ 20% 0,15 e 3 >3e6 > 6 e 20 > 20 3 3 3 mg/Nm (2) mg/Nm (2) mg/Nm (2) mg/Nm3 (2) Polveri totali 30 100 30 30 103 Carbonio organico totale (COT) 20 30 103 Monossido di carbonio (CO) 200 250 350 300 1003 1503 Ossidi di azoto (espressi come NO2) 400 400 500 500 2003 3003 Ossidi di zolfo (espressi come SO2) 200 200 200 200 (1) agli impianti di potenza termica nominale complessiva pari o superiore a 0,035 MW e non superiore a 0,15 MW si applica un valore limite di emissione per le polveri totali di 200 mg/Nm3 (2) i valori limite sono riferiti al volume di effluente gassoso secco rapportato alle condizioni normali: 0 C e 0,1013 MPa (3) valori medi giornalieri Rimane sempre, da un punto di vista formale, il problema che alcune delle biomasse citate dal DPCM combustibili non sono in realt escluse dal campo di applicazione del Decreto Ronchi12 e del successivo

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Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri - DPCM 8 marzo 2002: Disciplina delle caratteristiche merceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai fini dellinquinamento atmosferico, nonch delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione (GU n. 154 del 3/7/02) 12 Decreto Legislativo 5 Febbraio 1997, n. 22: Attuazione delle Direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio (Supplemento ordinario n. 33 alla Gazzetta Ufficiale 15 febbraio 1997 n. 38)

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DM 5/2/9813 e quindi rimangono a tutti gli effetti classificate come rifiuti; anche se lart. 14 del Decreto Legge n. 138/0214 fornisce una Interpretazione autentica della definizione di "rifiuto" di cui all'articolo 6, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 e dovrebbe parzialmente dissipare i dubbi.

Questi ultimi decreti prevedevano il solo utilizzo termico dei materiali residuali vegetali che possono essere utilizzati per la produzione del pellet attraverso lincenerimento, ovvero in tipologie impiantistiche specifiche e non riconducibili a stufe e piccoli apparecchi di riscaldamento. Questa situazione stata modificata dalla Direttiva 2000/76/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 4 dicembre 2000 sullincenerimento dei rifiuti (Gazzetta Ufficiale delle Comunit europee 28.12.2000 L 332/91), per altro non ancora recepita a livello nazionale anche se la scadenza era fissata per il dicembre 2002. Essa sostituisce i decreti precedentemente citati escludendo dai processi di incenerimento, e quindi dalliter di autorizzazione e dai controlli, gli impianti di combustione che trattano unicamente i seguenti rifiuti: rifiuti vegetali derivanti da attivit agricole e forestali; rifiuti vegetali derivanti dalle industrie alimentari di trasformazione se lenergia termica generata recuperata; rifiuti vegetali fibrosi derivanti dalla pasta di carta grezza e dalla produzione di carta, se il processo di co-incenerimento viene effettuato sul luogo di produzione e lenergia termica generata recuperata; rifiuti di legno ad eccezione di quelli che possono contenere composti organici alogenati o metalli pesanti a seguito di un trattamento protettivo o di rivestimento, inclusi in particolare i rifiuti di legno di questo genere derivanti dai rifiuti edilizi e di demolizione; rifiuti di sughero. Quindi con questa direttiva il pellet di legno, rientrando nei materiali residuali interessati e pur non perdendo lindicazione di rifiuto proposta da Decreto Ronchi, viene escluso dalle limitazioni del trattamento termico di incenerimento e quindi deve essere considerato combustibile a tutti gli effetti come riportato nel nuovo DPCM 8 marzo 2002. Oltre ai documenti legislativi nazionali ed europei necessario accennare allattivit di standardizzazione dei biocombustibili solidi condotta in ambito europeo dal Comitato Tecnico CEN/TC 335 Solid Biofuels del CEN (Ente europeo di normazione) e in ambito nazionale dal Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente che ha recentemente15 pubblicato la raccomandazione tecnica Biocombustibili: specifiche e classificazione con lo scopo di definire uno schema di identificazione e classificazione dei biocombustibili; essa verr sostituita nel tempo da unapposita norma europea, predisposta su mandato della Commissione Europea, che verr a sua volta recepita come norma italiana UNI. Lintera raccomandazione, riferimento fondamentale per introdurre la futura normativa tecnica ufficiale, contenuta nellAllegato 1 alla relazione generale.

Decreto Ministeriale 5 febbraio 1998: Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (Supplemento Ordinario alla G.U. n. 88 del16 aprile 1988) 14 Decreto Legge 8 luglio 2002, n. 138: Interventi urgenti in materia tributaria, di privatizzazioni, di contenimento della spesa farmaceutica e per il sostegno dell'economia anche nelle aree svantaggiate. (G.U. n. 158 del 08.07.2002) 15 Aprile 2003

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3 - LA MATERIA PRIMALa materia prima impiegata per la produzione dei pellet la biomassa, forma di accumulo dellenergia solare. Proprio attraverso lenergia solare, le piante convertono la CO2 atmosferica in materia organica tramite il processo di fotosintesi: in questo modo vengono fissate complessivamente circa 21011 tonnellate di carbonio allanno, con un contenuto energetico dellordine di 70103 Mtep. In realt il termine riunisce una gran quantit di materiali, di natura estremamente eterogenea. In forma generale, si pu dire che biomassa tutto ci che ha matrice organica, con esclusione delle plastiche e dei materiali fossili. Unaltra definizione potrebbe essere la seguente: costituiscono biomassa, utilizzabile ai fini energetici, tutti quei materiali organici che possono essere impiegati direttamente come combustibili ovvero trasformati in altre sostanze (solide, liquide o gassose) di pi facile utilizzo negli impianti di conversione. Forme di biomassa possono ad esempio essere costituite dai residui delle coltivazioni destinate allalimentazione umana o animale (paglia) o piante espressamente coltivate per scopi energetici. Le pi importanti tipologie sono residui forestali, scarti dellindustria di trasformazione del legno (trucioli, segatura, etc.), scarti delle aziende zootecniche, gli scarti mercatali, ed i rifiuti solidi urbani. Naturalmente, al variare della materia prima impiegata, variano sia le caratteristiche del prodotto finale sia le fasi del processo, e quindi consumi energetici e costi finali.

3.1 - ClassificazioneIl termine pellet indica solo laspetto esteriore, la forma commerciale del biocombustibile che pu essere prodotto impiegando diversi tipi di materia prima. Anche se nel presente Studio lattenzione concentrata sul pellet di legno, si ritiene utile offrire una panoramica sui materiali che potenzialmente sono utilizzabili per la sua produzione. Per dare un quadro generale ordinato, sembra conveniente seguire la classificazione dei biocombustibili, in base alla loro natura e provenienza effettuata dal CTI nella Raccomandazione Biocombustibili. Specifiche e classificazione (Allegato 1 alla relazione generale). Nel sistema gerarchico di classificazione (cfr. Tabelle 3.1.a e 3.1.b) descritto in tale pubblicazione, i principali gruppi di biocombustibili in relazione a natura e provenienza sono: biomassa legnosa che include il legno da arboricoltura e selvicoltura (legno che ha subito solo eventuali trattamenti di riduzione dimensionale, scortecciatura, essiccazione o umidificazione), residui e sottoprodotti dellindustria di lavorazione del legno, legno post-consumo (manufatti e prodotti legnosi, o loro parti, al termine del loro ciclo di utilizzo primario), miscele e miscugli; biomassa erbacea. Comprende biomassa erbacea da agricoltura e orticoltura (materiale proveniente direttamente dal campo, eventualmente dopo un periodo di stoccaggio, soggetto esclusivamente a riduzione dimensionale e/o essiccazione), residui e sottoprodotti dalla trasformazione industriale di biomassa erbacea (residua dalla gestione e lavorazione industriale di biomassa erbacea), miscele e miscugli; biomassa da frutti: in genere la parte commestibile di un albero o di un arbusto che contiene i semi; in questa categoria sono compresi i frutti da frutticoltura e orticoltura, i residui e sottoprodotti dellindustria di lavorazione dei frutti, miscele e miscugli; miscele e miscugli di biomassa: sono ottenuti da materiali di diversa origine elencati nelle Tabelle 3.1.a e 3.1.b. La composizione di un miscuglio deve essere specificata. 12

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Miscele e miscugli sono biocombustibili mescolati rispettivamente in modo intenzionale e non intenzionale;Tabella 3.1.a Classificazione dei biocombustibili solidi in base a natura e provenienza (Fonte: Raccomandazione CTI) Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 4 1.1. Biomassa legnosa 1.1. Biomassa legnosa 1.1.1. Alberi e arbusti 1.1.1.1. Legno di latifoglie da arboricoltura e interi 1.1.1.2. Legno di conifere silvicoltura 1.1.1.3. Ceduo a turno di rotazione breve 1.1.1.4. Arbusti 1.1.2. Tronchi 1.1.2.1. Latifoglie 1.1.2.2. Conifere 1.1.2.3. Miscele e miscugli 1.1.3. Residui di 1.1.3.1. Fresco/verde (incluse potatura foglie e aghi) 1.1.3.2. Secco 1.1.3.3. Miscele e miscugli 1.1.4. Ceppaie 1.1.4.1. Latifoglie 1.1.4.2. Conifere 1.1.4.3. Ceduo a turno breve 1.1.4.4. Arbusti 1.1.4.5. 1.1.5. Corteccia da scortecciatura preindustriale 1.1.6. Biomassa legnosa da gestione del territorio 1.2. Sottoprodotti e 1.2.1. Residui di legno 1.2.1.1. Legno privo di corteccia residui non 1.2.1.2. Corteccia (da operazioni dellindustria di trattato industriali) lavorazione del 1.2.1.3. Miscele e miscugli legno 1.2.2. Residui di legno 1.2.2.1. Legno privo di corteccia trattato 1.2.2.2. Corteccia ( da operazioni industriali) 1.2.2.3. Miscele e miscugli 1.2.3. Scarti fibrosi dellindustria della carta e della cellulosa 1.3. Legno post1.3.1. Legno non trattato 1.3.1.1. Legno privo di corteccia consumo 1.3.1.2. Corteccia (da operazioni industriali) 1.3.1.3. Miscele e miscugli 1.3.2. Legno trattato 1.3.2.1. Legno privo di corteccia 1.3.2.2. Corteccia (da operazioni industriali) 1.3.2.3. Miscele e miscugli 1.3.3. Miscele e miscugli 1.4. Miscele e miscugli 2. Biomassa erbacea 2.1. Biomassa erbacea 2.1.1. Cereali 2.1.1.1. Pianta intera da agricoltura e 2.1.1.2. Paglia orticoltura 2.1.1.3. Semi o granella 2.1.1.4. Lolle, gusci e affini 2.1.1.5. Miscele e miscugli 2.1.2. Erbe in genere 2.1.2.1. Pianta intera 2.1.2.2. Paglie 2.1.2.3. Semi 2.1.2.4. Gusci e affini 2.1.2.5. Miscele e miscugli Tabella 3.1.b Classificazione dei biocombustibili solidi in base a natura e provenienza (Fonte: Raccomandazione CTI)

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2. Biomassa erbacea

2.1. Biomassa erbacea da agricoltura e orticoltura

2.1.3. Oleaginose

2.2. Residui e sottoprodotti dalla trasformazione industriale di biomassa erbacea

2.1.3.1. Pianta intera 2.1.3.2. Steli e foglie 2.1.3.3. Semi 2.1.3.4. Gusci e affini 2.1.4. Piante da radici 2.1.4.1. Pianta intera 2.1.4.2. Steli e foglie 2.1.4.3. Tuberi, radici e affini 2.1.4.4. Miscele e miscugli 2.1.5. Leguminose 2.1.5.1. Pianta intera 2.1.5.2. Steli e foglie 2.1.5.3. Frutti 2.1.5.4. Baccelli 2.1.5.5. Miscele e miscugli 2.1.6. Floricole 2.1.6.1. Pianta intera 2.1.6.2. Steli e foglie 2.1.6.3. Semi 2.1.6.4. Miscele e miscugli 2.1.7. Biomassa erbacea da gestione del territorio 2.2.1. Residui erbacei 2.2.1.1. Cereali ed erbe in genere non trattati 2.2.1.2. Oleaginose 2.2.1.3. Tuberi, radici e affini 2.2.1.4. Oleaginose e floricole 2.2.2. Residui erbacei 2.2.2.1. Cereali ed erbe in genere trattati 2.2.2.2. Oleaginose 2.2.2.3. Tuberi, radici e affini 2.2.2.4. Oleaginose e floricole 2.2.2.5. Miscele e miscugli 3.1.1. Bacche e affini 3.1.1.1. Bacche intere 3.1.1.2. Polpa 3.1.1.3. Semi 3.1.1.4. Miscele e miscugli 3.1.2. Drupe e affini 3.1.2.1. Frutti interi 3.1.2.2. Polpa 3.1.2.3. Noccioli 3.1.2.4. Miscele e miscugli 3.1.3. Noci, nocule 3.1.3.1. Frutto intero e acheni (frutta 3.1.3.2. Gusci, tegumenti secca) 3.1.3.3. Noccioli 3.1.3.4. Miscele e miscugli 3.2.1. Residui di 3.2.1.1. Bacche e affini frutti non trattati 3.2.1.2. Drupe e affini 3.2.1.3. Noci, nocule e acheni 3.2.1.4. sansa di olive vergine 3.2.1.5. Miscele e miscugli 3.2.2.1. Bacche e affini 3.2.2. Residui di frutti trattati 3.2.2.2. Drupe e affini 3.2.2.3. Noci, nocule e acheni 3.2.2.4. Sansa di olive esausta

3. Frutti e semi

2.3. Miscele e miscugli 3.1. Frutti da frutticoltura e orticoltura

3.2. Residui e sottoprodotti dellindustria di lavorazione dei frutti

4. Miscele e miscugli

3.3. Miscele e miscugli 4.1. Miscele 4.2. Miscugli

Dunque, la variet dei materiali impiegabili potenzialmente elevata ma attualmente, in quasi tutti i paesi europei, la produzione viene realizzata con il legno. Questo per due motivi: prima di tutto al momento, almeno in Europa, esiste una quantit di legno sufficiente per soddisfare

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la domanda di pellet del mercato; secondo motivo, limpiego di altre biomasse pu presentare problematiche tecniche che sono ancora in fase di studio. Ad esempio, le biomasse verdi (corteccia o graminacee) sono gi state sperimentate in passato dallIstituto di Ricerca Forestale Finlandese che ha appurato come il loro trattamento non risulti consigliabile per diversi motivi. Prima di tutto il pellet prodotto con biomassa verde non economicamente competitivo a causa dellelevato prezzo della materia prima e dellingente quantit di energia necessaria durante la fase di essiccazione. Il contenuto di ceneri pi elevato rispetto a quello prodotto con pellet di legno (probabilmente per via della riduzione dei componenti volatili durante la fase di essiccazione) mentre il potere calorifico inferiore. I tempi di stoccaggio risultano minori ed inoltre stata osservata una certa crescita di microrganismi, in particolare per il pellet prodotto da corteccia. In Svezia stato realizzato un impianto che produce pellet utilizzando corteccia per il 90% e legno per il restante 10%. La corteccia di scarto (circa 750 kg/m3 con un potere calorifico di circa 5 MWh/ton) in special modo impiegata allo stato grezzo come fonte di energia dalle industrie che, situate nelle zone forestali, operano le prime trasformazione del legno. Dalla combustione della corteccia, oltre ad una maggior produzione di cenere, si ha anche una maggior concentrazione nei fumi di elementi inquinanti (come lo zolfo). La combustione del pellet contenente consistenti percentuali di corteccia necessita quindi di maggior attenzione per leliminazione delle ceneri da parte del gestore dellimpianto (negli impianti domestici la rimozione manuale) e si rendono e indispensabili i sistemi di controllo dei gas combusti ed abbattimento degli inquinanti con cui vengono generalmente equipaggiati gli impianti di grosse dimensioni. NellAppendice 1 del presente lavoro viene riportato uno studio effettuato in Canada, alla Mc Gill University, con lo scopo di valutare ladeguatezza al processo di pellettizzazione di quattro diversi tipi di biomassa.

3.2 - Il pellet di legnoPer la produzione di pellet di legno i materiali impiegati sono i sottoprodotti delle utilizzazioni forestali (ramaglie, ceppi, potature varie) e, per la maggior parte, i residui della lavorazione del legno (scarti di legno vergine costituiti da residui di legno naturale di varia pezzatura). La disponibilit di tale materia sul territorio nazionale eterogenea in quanto legata alla struttura locale del mercato del legno da riciclare che non alimenta solo il settore della produzione di energia o calore ma anche quello della produzione di pannelli, carta e cartone, compost naturale (cfr. Tabella 3.2). In alcune zone del Nord Italia per esempio, il prezzo della segatura gi risente della presenza di produttori di pellet arrivando fino a 0,05-0,06 /kg controllate mentre in Meridione il prezzo irrilevante e anzi, spesso questa materia prima viene ritirata gratuitamente da chi pu riutilizzarla. Per quanto riguarda i residui agro forestali, da segnalare il fatto che sono pochissimi i produttori di pellet che in Italia impiegano questo tipo di materiale perch difficile da recuperare. Tutto ci rende molto difficile determinare un prezzo medio di mercato per lacquisto sia di segatura che di cascami e ramaglia. Trucioli e segatura, generalmente accumulati nelle aziende di lavorazione del legno, presentano caratteristiche variabili in relazione al contenuto energetico, a seconda del tipo di legno di cui sono fatti (cfr. Tabella 3.3). Spesso questi prodotti sono gi stati modificati dai processi di lavorazione effettuati e, nella maggior parte dei casi, sono quindi adatti ad essere avviati direttamente alle fasi di triturazione e pressatura per la produzione di pellet.Tabella 3.2 - Rilevanza quantitativa del mercato dei residui legnosi nel nostro paese nel 1996 (Fonte: Federlegno-Arredo)

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Tipologia dei residui Residui della prima e seconda lavorazione Residui importanti Legno non convenzionale Totale

Quantit in milioni di tonnellate 5,6 1,2 1,0 7,8

Tabella 3.3 - Composizione chimica di alcuni materiali combustibili legnosi (Fonte: Departement of Forest Management and Products, Swedish University of Agricoltural Sciences) Percentuale in peso Energia [GJ/tonn] Lignina Estratti16 Cenere Cl K N Na S Faggio Betulla Tipi di legno Pinofusto corteccia fusto corteccia fusto corteccia interna corteccia esterna fusto 19,7 19,6-20,3 20,2-20,5 20,2-20,3 16,7-17,6 14,4 14,4 24,8 22 27,7 29,2 47,6 27,4 35,9 1,2 3,2 3,5 4,5 1,5-2,6 3,4 1,7 3,8 0,6 3,2-3,8 0,4-1,7 2,2 0,4 0,085 0,008 0,21 0,011 30 >30 Polveri assenti piccole quantit tracce tracce % ceneri 5,9% 3,5% 3,6% 1,5% Contenuto energetico 21,3 19,2 20,0 19,2 (GJ/odMg75)

1 - PINUS STROBUSQuesto pino coltivato in Europa centrale ed occidentale e negli Stati Uniti; nei boschi costituisce un potenziale rischio per gli incendi durante la stagione secca e perci, utilizzandolo come combustibile, si possono ottenere anche vantaggi nella protezione del patrimonio forestale. Il suo impiego nel processo di pellettizzazione prevede prima di tutto la rimozione a mano dei ramoscelli e della corteccia, poi una fase di macinazione per creare un prodotto relativamente uniforme che possa passare attraverso quattro vagli. Durante il processo di frantumazione non si osserva la formazione di polveri. Visto la natura secca del pino, un eventuale lungo periodo di deposito pu richiedere laggiunta di acqua ventiquattro ore prima del processo di pellettizzazione. La resina presente nel legno agisce da legante fornendo un materiale senza polveri, di elevata qualit, estremamente lucido e con umidit pari all8,7%. Il contenuto energetico di 21,3 GJ/giorno Mg, la quantit di ceneri relativamente bassa (5,89%). La temperatura dei pellet dopo lestrusione risulta inferiore ai 50C. Lintensit di corrente elettrica consumata durante il processo bassa (6-7 amps) se confrontata con quella necessaria nellimpiego di altre materie (ad esempio gusci di semi di girasole o foraggio); questo fatto indice di un elevato potenziale di produttivit.

2 - PANICUM VIRGATUM L.La Panicum virgatum L. una graminacea che cresce durante la stagione estiva e viene considerata una potenziale fonte di biocombustibile soprattutto nel Nord America. E un tipo di biomassa molto secca e la sua macinazione produce molte polveri. Allinizio del processo di cubettatura consigliabile aggiungere acqua calda in modo da rendere pi semplici le successive fasi del processo: a causa delle caratteristiche del materiale, senza73 74

Ibs pounds (0.454 kg) Hp cavallo-vapore 75 oven dried Megagrams (106 grams)

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questa operazione potrebbero verificarsi ostruzioni nellimpianto. Alluscita della cubettatrice i pellet hanno una temperatura di 67C circa. Secondo lo studio citato, il prodotto che si ottiene di eccellente qualit: la massa volumica apparente (bulk density) risulta pari a 175 gr/l. Purtroppo il contenuto di polveri elevato (4,5%); stato comunque appurato che campioni di Panicum virgatum L. cresciuti in terreni con caratteristiche diverse presentano contenuti di ceneri diverse (ad esempio, nelle graminacee provenienti da terreno sabbioso il livello di ceneri pari a 2,75% mentre in quelle provenienti da terreno argilloso pari a 3,21%). Si ricorda che il contenuto di ceneri desiderabile inferiore al 3% anche se per i pellet ottenuti dalla corteccia degli alberi e normalmente utilizzati come combustibile industriale76 il livello pari al 3,6%. Il contenuto energetico del materiale indicativamente pari a 19,4 GJ/tonnellata anche se oscilla in base al periodo di raccolta della graminacea (per il foraggio raccolto in primavera i valori variano tra 19,07 e 19,11 GJ/tonnellata). Anche il livello dellossido di azoto sprigionato durante la combustione dei pellet varia al variare del periodo di raccolta della biomassa con cui sono stati prodotti: con foraggio raccolto in primavera il livello di azoto pari a 0,33% mentre con quello raccolto in altre stagioni pu raggiungere anche lo 0,46%.

3 - SALIX ALBA SP. PROVENIENTE DA COLTIVAZIONI INTENSIVEAltra biomassa analizzata il legno del salice proveniente da coltivazioni intensive di tale specie (Salix alba sp.). Il legno di salice un materiale pi difficile da macinare rispetto al il Pinus Strobus e alla Panicum virgatum L.. In questo caso prima di passare alla fase di cubettatura vera e propria necessario rimuovere i pezzi di dimensioni maggiori. Dopo lestrusione, i pellet di salice raggiungono una temperatura media pi elevata (77C) rispetto a quella della Panicum Virgatum L.; il processo richiede una media intensit di corrente elettrica. Il condizionamento con vapore pu favorire laumento della produzione e della qualit del biocombustibile. La quantit di polveri prodotte minima, il grado di umidit pari al 7,3%, le ceneri pari all1,54% e il valore energetico di 19,2 GJ/tonnellata. Il problema principale associato alluso di questo tipo di biomassa lelevato contenuto di acqua (tipicamente intorno al 50%) che aggiunge al costo del materiale grezzo i costi dovuti ai pretrattamenti necessari per la essiccazione.

4 - GUSCI DI SEMI DI GIRASOLE (HELIANTHUS ANNUS AL.)Lenorme vantaggio nellimpiego dei semi di girasole (Halianthus annus aL.) per la produzione dei pellet lassenza di pretrattamenti nel processo. Dopo lestrusione dalla trafila il materiale raggiunge una temperatura simile a quella della Panicum Virgatum L. (circa 70C). Il prodotto che si ottiene di buona qualit, di lucentezza uniforme; la produzione di polveri minima. Il contenuto di umidit pari a 8,7%, quello di ceneri al 3,6% e quello di energia a 20 GJ/t.

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Canada

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(Appendice 2) - STANDARD DI QUALIT DEL PELLETIl pellet un biocombustibile densificato, in genere di forma cilindrica, ottenuto comprimendo della biomassa polverizzata con o senza lausilio di additivi di pressatura. Ci sono due criteri base per determinarne la qualit: le caratteristiche chimiche e di composizione e le caratteristiche fisiche (si veda la Tabella B). Le prime includono ad esempio la concentrazione di certi elementi (Cl, N, S, K e metalli pesanti), il contenuto di ceneri e di acqua, il potere calorifico e comportamento delle ceneri ad alta temperatura; le seconde forniscono informazioni sui parametri visivi e sul tipo di processo a cui la biomassa viene sottoposta.Tabella B - Caratteristiche di qualit dei biocombustibili (Fonte: UMBERA GmbH) Parametri Effetti Caratteristiche chimiche e di composizione Contenuto dacqua attitudine allo stoccaggio, potere calorifico, perdite, autocombustione Potere calorifico impiego del combustibile, tipo di impianto Elementi contenuti Cl N S K Mg, Ca, P Metalli pesanti Cl, emissioni di diossine e furani, corrosione nei surriscaldatori emissioni di NOx, HCN e N2O emissioni di SOx corrosione nei surriscaldatori, riduzione del punto di scioglimento delle ceneri aumento del punto di fusione delle ceneri, effetto sulla ritenzione di inquinanti nei fumi e uso di fumi emissioni inquinanti, uso o distruzione delle ceneri

Contenuto di ceneri emissioni di particolato, costi per luso o leliminazione delle ceneri Comportamento delle ceneri ad sicurezza, livello delle emissioni inquinanti alta temperatura Funghi, spore rischi per la salute al contatto col combustibile Caratteristiche fisiche Attitudine allo stoccaggio o spese per il trasporto e lo stoccaggio, pianificazione logistica massa volumica apparente Densit propriet di combustione (conduttivit specifica, tasso di gassificazione) Distribuzione delle dimensione fluidit, sicurezza durante il trasporto, formazione di polveri delle particelle Quantit di polveri densit volumica apparente, perdite di trasporto, formazione di polveri cambiamenti della qualit durante il trasbordo, distruzione, perdite di Durabilit combustibile

Durante il processo di pellettizzazione vengono influenzate le caratteristiche fisiche: sia il contenuto di acqua che lomogeneit della distribuzione dellumidit aumentano; sono invece improbabili cambiamenti nella composizione chimica a meno delluso di additivi chimici o naturali. La qualit del pellet non pu essere definita se non in relazione alla tecnologia di combustione poich sistemi diversi richiedono al combustibile qualit diverse. Il pellet usato per alimentare le stufe domestiche deve essere estremamente durabile in modo che non vengano prodotte troppe polveri nei luoghi di stoccaggio e non causino problemi tecnici nelle unit di alimentazione e combustione mentre, per i grandi impianti, questa caratteristica meno importante. Numerose questioni sulla definizione dei parametri di qualit del pellet come - ad esempio le propriet chimiche e biologiche del legno impiegato (contenuto di fibre, condizioni di crescita del legno, ecc.) non sono ancora state risolte. Per questo motivo, i fattori tecnici, chimici o 66

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fisici che influenzano la qualit del prodotto finale durante lintero processo dovranno in futuro essere analizzati in modo pi preciso.

1 - STANDARD DI QUALITGli standard di qualit europei e statunitensi per il pellet sono descritti nella Tabella C. Generalmente i valori riguardano la massa volumica apparente (bulk density), la densit (unit density), il contenuto di ceneri, il contenuto di acqua, il potere calorifico, lo zolfo, lazoto, il cloruro. Gli standard austriaci e tedeschi non menzionano la quantit di polveri mentre invece per Svezia e Stati Uniti le polveri possono oscillare tra lo 0,5 e l1,5%. La quantit di polveri nel biocombustibile di grande importanza soprattutto nel caso di piccoli sistemi di riscaldamento che necessitano di pellet di alta qualit e che in presenza di elevate quantit di polveri non funzionano bene. Proprio a causa delle diverse necessit tra piccole e grandi unit di combustione, potrebbe essere utile definire due diversi gruppi di standard che riguardano la percentuale di polveri. Tutti gli standard proibiscono lutilizzo di agenti leganti, ad eccezione di quelli svedesi per i quali comunque necessario dichiararne leventuale impiego. Il CEN (Comitato Europeo di Normazione) sta predisponendo un pacchetto di norme sperimentali (CEN/TS) a supporto della caratterizzazione dei biocombustibili solidi. Tali norme saranno pubblicate a breve e diventeranno riferimento unico comune a tutti i paesi europei; in attesa, campionamento e determinazione delle propriet dei biocombustibili solidi devono essere effettuati secondo le metodiche unificate attualmente disponibili ed indicate nelle Tabelle D.

2 - AGGIUNTA DI ADDITIVI E CONDIZIONAMENTOI motivi che spingono alcuni produttori ad aggiungere degli additivi nella fase preparatoria alla pressatura del materiale, mirano ad agevolare loperazione di estrusione nonch a conferire le caratteristiche di durabilit richieste al prodotto finito onde evitare la formazione di polveri durante il trasporto e lo scarico nei locali di stoccaggio. Col termine durabilit il sottocomitato CEN/TC 335 del CEN (Comitato Europeo di Normazione) identifica le caratteristiche di resistenza allusura e agli urti che si possono generare durante il trasporto. Per elevare il grado di durabilit possibile aggiungere additivi, effettuare un condizionamento della biomassa, variare il processo di pellettizzazione stesso oppure utilizzare una combinazione dei precedenti metodi.

2.1 - AdditiviIn base alle caratteristiche che forniscono al prodotto, gli additivi si possono suddividere in leganti, lubrificanti e impermeabilizzanti allumidit. La loro aggiunta non una pratica universalmente adottata dai produttori di pellet in quanto questa operazione presenta un costo aggiuntivo. Le sostanze aggiunte non devono alterare la combustione e soprattutto non devono indurre lo sviluppo di gas maleodoranti o dannosi. Gli additivi pi comunemente impiegati sono: amido di patata, molassa, paraffina naturale, olio vegetale, ligno sulfonato, agenti sintetici (che compromettono per limmagine di prodotto combustibile ecologico che si vuole dare al pellet di legno).

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Tabella C Comparazione tra gli standard di qualit per il pellet in diversi paesi (UMBERA GmbH modificata CTI) Specifiche Legno compresso pellet: diametro di 3-4 mm, lunghezza max. 100 mm 1,0 kg/dm3 12% 0,5%*) 18,0 MJ/kg*) 0,04%*) 0,3%*) 0,02%*) falegno non contaminato proibiti 18,0 MJ/kg*) 0,08%*) 0,6%*) 0,04%*) corteccia non contaminato proibiti 6,0%*) 18% 1,0 kg/dm3 600 kg/m3 **) 0,8 10% 0,7% 10% 16,9 MJ/kg 0,08% 0,03% Corteccia compressa Gruppo 1 Gruppo 2 Austria NORM M 7135 Svezia SS 18 71 20 Gruppo 3 lunghezza max. 6*diametro 500 kg/m3 1,5 10% 1,5% 10% 16,9 MJ/kg 0,08% 0,03% 500 kg/m3 1,5 12% 1,5% 12% 16,9 MJ/kg da indicare da indicare quantit e genere devono essere dichiarati

Germania DIN 51731

Dimensioni

briquette: lunghezza max. lunghezza max. diametro 20-120 mm, 4*diametro**) 5*diametro lunghezza max. 400 mm

Categ. di lunghezza [cm] HP1 > 30 > 10 cm 6-10 HP2 15-30 3-7 HP3 10-16 1-4 HP4 < 16 0,4-1 639 kg/m3

-

< 0,5%

< 0,5%

1-1,4 g/m3

-

-

< 12%

-

-

< 1,5%

< 3%

< 1%

-

-

-

17,5-19,5 MJ/kg

-

-

< 0,08

-

-

< 0,3

-

-

< 0,03

-

-

< 0,8 mg/kg

-

-

< 0,5 mg/kg

-

-

< 8 mg/kg

-

-

< 5 mg/kg

-

-

< 0,05 mg/kg

-

-

< 10 mg/kg

-

-

< 100 mg/kg

-

-

< 3 mg/kg

-

-

-

-

-

-

-

-

N.B. *) relativo al materiale secco; **) in deposito;

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Tabella D - Lista dei metodi normalizzati da utilizzare per determinare le propriet dei biocombustibili solidi (CTI 2003) Metodo unificato Argomento Attuale Futuro (ovvero allatto della pubblicazione come CEN/TS) prENxxx Solid Biofuels Methods for sampling prENxxx Solid Biofuels Material delivered in lorries Campionamento e riduzione del UNI 9903-3 prENxxx Solid Biofuels Methods for preparing sampling campionamento plans and sampling certificates prENxxx Solid Biofuels Methods for sample reduction prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of moisture content Part 1: For trade purpose prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of Determinazione dellumidit UNI 9017 moisture content Part 2: Analysis sample prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of moisture content Part 3: Reference method Determinazione del contenuto di prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of UNI 9017 ceneri ash content prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of Determinazione della pezzatura SS 187174 particle size distribution Part 1: Oscillating screen method Determinazione del potere prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of UNI 9017 calorifico heating valuest Determinazione del contenuto di prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of UNI 9017 carbonio, idrogeno, azoto carbon (C), hydrogen (H) and nitrogen (N) content Determinazione del contenuto di prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of UNI 7584 zolfo sulfur (S) and chlorine (Cl) content Determinazione del contenuto di prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of UNI 9903-10 cloro sulfur (S) and chlorine (Cl) content prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of water soluble chloride, sodium and potassium ISO 567 Determinazione della massa prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of volumica bulk density Determinazione della massa prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of DIN 52182 volumica del pellet e briquettes pellets and briquettes ONORM M prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of Durabilit del pellet e briquettes 7135 durability Part 1: Pellets prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of durability Part 2: Briquettes Determinazione As, Cd, Co, Cr, ASTM prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of Cu, Hg, Mo, Mn, Ni, Pb, Sb, Se, D6357 the content of minor elements (As, Cd, Co, Cr, Cu, Hg, Mo, Sn, V e Zn Mn, Ni, Pb, Sb, Se, Sn, V and Zn) prENxxx Solid Biofuels Methods for the determination of Determinazione Al, Si, K, Na, ASTM the content of major elements (Al, Si, K, Na, Ca, Mg, Fe, P Ca, Mg, Fe, P e Ti D6349 and Ti)

Secondo uno studio nazionale svedese svolto nellanno 2002, almeno due produttori di pellet nel panorama nazionale impiegano additivi ed entrambi usano il ligno sulfonato (Wafolin) come legante e lubrificante. Tale additivo incrementa per il tenore di zolfo nei fumi. Elementi caratterizzanti entrambi gli impianti in questione sono limpiego di unalta percentuale di trucioli di platano ( 90%) e il fatto che non viene utilizzato vapore acqueo per il condizionamento preventivo; in tutti e due si sono verificati problemi di bloccaggio delle linee di produzione.

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