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Diciamoci la verità: questa Europa non gode di buona reputazione presso i popoli e i cittadini europei. Lo dimostra il continuo calo di votanti. Nel suo insieme la percentuale dei votanti alle elezioni europee è scesa, dal 1979 al 2009, dal 61,99% al 43%. L’Italia, paese di forte partecipazione alle urne, si colloca oggi nel quarto gruppo dei paesi con il più alto tasso di disaffezione al voto: - 6,67% in trenta anni. Significativa è la differenza tra la partecipazione alle elezioni politiche e alle elezioni europee. L’ultimo dato disponibile parla chiaro. Nel 2009 nel nostro paese parteciparono alle elezioni per il rinnovo del parlamento di Stra- sburgo il 66,5% degli aventi diritto, mentre solo un anno prima, nelle elezioni politiche del 2008, si recarono alle urne l’80,5%. 14 punti in meno sono tanti e quell’elezione del 2009 segnò, per la prima volta in elezioni di carattere generale, la discesa al di sotto del 70%. Oggi le stime delle possibili astensioni nel voto del 25 maggio sono ancora più alte. Secondo diversi esperti è possibile che non si arrivi al 60% e, a differenza di qualche anno fa, l’astensionismo penalizzerebbe soprattutto la sinistra. Non si tratterebbe più di un semplice astensionismo da disaffezione indi- vidualistica, tipico di un elettorato di centrodestra, ma di un voto attraverso il non voto. Un voto di protesta, di critica indiscriminata, di disillusione verso le istituzioni. È vero che in questo caso le ragioni non mancano. L’Unione europea ha deluso molti. Le sue istituzioni si sono fatte sempre più antidemocratiche e impermeabili alla volontà popolare. La crisi è stata affrontata nel peggiore dei modi. In Europa crescono infatti disoccupazione e povertà, ma cresce anche il debito. La favola della ‘austerità espansiva’ non ha retto neppure una stagione. L’Europa più che vittima della crisi lo è delle proprie politiche di rigore. Ma proprio per questo sarebbe un er- rore fatale alimentare l’astensionismo. La nostra associazione è fortemente impegnata nel sociale e ben sappiamo quanto siano necessarie istituzioni che funzionino in modo democratico se si vuole che le istanze e i bisogni dei cittadini trovino ascolto e risposte sod- disfacenti. Nello stesso tempo siamo ben consapevoli che il ritorno ad un’Europa composta solo da stati nazionali la- Il 25 maggio andiamo a votare, per cambiare l’Europa arcireport settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 18 | 22 maggio 2014 | www.arci.it | report @arci.it scerebbe le popolazioni più indifese di fronte ai processi di globalizzazione dei capitali finanziari. E aumenterebbe il pericolo che i conflitti degenerino in guerre fra stati o in guerre civili aperte, come del resto avviene ai confini della Ue, senza che questa riesca a svolgere un efficace ruolo di pace. Per cambiare le politiche economiche di austerità, per potere modificare i trattati - come il fiscal compact - bisogna che la partecipazione al voto sia alta. È vero che molti poteri sono concentrati nella com- missione europea - che è un organismo non elettivo - ma proprio per questo è importante da un lato sfruttare la pos- sibilità di indicare per la prima volta sulla scheda il nome del presidente della commissione, e dall’altro ricordare che anche il parlamento europeo ha poteri attraverso i meccanismi di codecisione che coinvolgono tematiche fondamen- tali per la vita delle popolazioni, dalle questioni dell’agricoltura (si pensi solo al tema degli Ogm) a quelle dei diritti civili e dei migranti. Il 25 maggio non sarà quindi un sondaggio tra le forze politiche italiane, ma si esprimerà un voto che può restituirci un’Europa soli- dale e di pace.

Arcireport n 18 2014

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Diciamoci la verità: questa Europa non gode di buona reputazione presso i popoli e i cittadini europei. Lo dimostra il continuo calo di votanti. Nel suo insieme la percentuale dei votanti alle elezioni europee è scesa, dal 1979 al 2009, dal 61,99% al 43%. L’Italia, paese di forte partecipazione alle urne, si colloca oggi nel quarto gruppo dei paesi con il più alto tasso di disaffezione al voto: - 6,67% in trenta anni. Significativa è la differenza tra la partecipazione alle elezioni politiche e alle elezioni europee. L’ultimo dato disponibile parla chiaro. Nel 2009 nel nostro paese parteciparono alle elezioni per il rinnovo del parlamento di Stra-sburgo il 66,5% degli aventi diritto, mentre solo un anno prima, nelle elezioni politiche del 2008, si recarono alle urne l’80,5%. 14 punti in meno sono tanti e quell’elezione del 2009 segnò, per la prima volta in elezioni di carattere generale, la discesa al di sotto del 70%. Oggi le stime delle possibili astensioni nel voto del 25 maggio sono ancora più alte. Secondo diversi esperti è possibile che non si arrivi al 60% e, a differenza di qualche anno fa, l’astensionismo penalizzerebbe soprattutto la sinistra.

Non si tratterebbe più di un semplice astensionismo da disaffezione indi-vidualistica, tipico di un elettorato di centrodestra, ma di un voto attraverso il non voto. Un voto di protesta, di critica indiscriminata, di disillusione verso le istituzioni.È vero che in questo caso le ragioni non mancano. L’Unione europea ha deluso molti. Le sue istituzioni si sono fatte sempre più antidemocratiche e impermeabili alla volontà popolare. La crisi è stata affrontata nel peggiore dei modi. In Europa crescono infatti disoccupazione e povertà, ma cresce anche il debito. La favola della ‘austerità espansiva’ non ha retto neppure una stagione. L’Europa più che vittima della crisi lo è delle proprie politiche di rigore. Ma proprio per questo sarebbe un er-rore fatale alimentare l’astensionismo. La nostra associazione è fortemente impegnata nel sociale e ben sappiamo quanto siano necessarie istituzioni che funzionino in modo democratico se si vuole che le istanze e i bisogni dei cittadini trovino ascolto e risposte sod-disfacenti. Nello stesso tempo siamo ben consapevoli che il ritorno ad un’Europa composta solo da stati nazionali la-

Il 25 maggio andiamo a votare, per cambiare l’Europa

arcireportsettimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 18 | 22 maggio 2014 | www.arci.it | report @arci.it

scerebbe le popolazioni più indifese di fronte ai processi di globalizzazione dei capitali finanziari. E aumenterebbe il pericolo che i conflitti degenerino in guerre fra stati o in guerre civili aperte, come del resto avviene ai confini della Ue, senza che questa riesca a svolgere un efficace ruolo di pace.Per cambiare le politiche economiche di austerità, per potere modificare i trattati - come il fiscal compact - bisogna che la partecipazione al voto sia alta. È vero che molti poteri sono concentrati nella com-missione europea - che è un organismo non elettivo - ma proprio per questo è importante da un lato sfruttare la pos-sibilità di indicare per la prima volta sulla scheda il nome del presidente della commissione, e dall’altro ricordare che anche il parlamento europeo ha poteri attraverso i meccanismi di codecisione che coinvolgono tematiche fondamen-tali per la vita delle popolazioni, dalle questioni dell’agricoltura (si pensi solo al tema degli Ogm) a quelle dei diritti civili e dei migranti. Il 25 maggio non sarà quindi un sondaggio tra le forze politiche italiane, ma si esprimerà un voto che può restituirci un’Europa soli-dale e di pace.

arcireport n. 18 | 22 maggio 20142 europa

di Maurizio Simoncelli vicepresidente Archivio Disarmo

Per un percorso verso un’Europa di Pace

La vera sfida della prossima legislatura europea starà in un cambiamento di rot-ta, affidando ai movimenti della società civile la missione di ri-appropriarsi del sogno di Ventotene di Altiero Spinelli e di promuovere un riordinamento costituzionale che parta dal nuovo Par-lamento eletto con un ruolo democratico e costituente e dia all’Unione i mezzi per lottare contro gli effetti perversi della sovranità assoluta nel mondo e contro l’involuzione rappresentata dal ritorno agli Stati-nazione in Europa.Intendiamo proporre alle istituzioni ed alla politica europea le seguenti azioniArea politica- promuovere la scrittura partecipata di una Costituzione democratica e federale a partire dall’articolo 1 «L’Europa ripu-dia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». - rilanciare il dibattito sulla riforma delle Nazioni Unite, sostenendo l’iniziativa per un’assemblea parlamentare delle Nazioni Unite (UNPA). - promuovere azioni europee per una

posizione comune a sostegno di un graduale disarmo internazionale. - aprire un dibattito sul superamento progressivo della Nato, nella prospet-tiva di un’organizzazione del mondo in aree di integrazione regionale allo scopo di garantire la cooperazione, la distensione e la pace. - in questo quadro, proponiamo una riflessione sul l’obiettivo di un’Alleanza per l’interdipendenza dei ‘Tre Mari’ (Mediterraneo-Mare del Nord-Mar Nero), compresa la cooperazione su un piano di pari dignità con potenze regionali come la Russia e la Turchia.- promuovere una politica estera e di vicinato volta a costruire una regione Mediterranea di pace, di democrazia, di convivenza, di cooperazione e di libera circolazione delle persone. - proporre la convocazione di una con-ferenza diplomatica per la creazione di una Comunità Mediterraneo-europea attraverso una cooperazione rafforzata fra i nove paesi europei mediterranei, rivolta a tutti i paesi del Mediterraneo.- impegnarsi attivamente a garantire una soluzione democratica e nonviolenta

della questione Ucraina.Area Economia e disarmo- rilanciare con forza, in vista dell’assem-blea delle Nazioni Unite sugli Obiettivi del Millennio che non saranno raggiunti nel 2015, l’elenco delle sfide di coope-razione internazionale che non hanno avuto ancora risposte adeguate. - accelerare la creazione di un Corpo Volontario Europeo, prevedendo che svolga anche interventi civili di pace in zone di conflitto.- sostenere la proposta di iniziativa di cittadini europei per la trasformazione del Servizio Volontario Europeo in un Servizio Civile Europeo.- rendere l’Europa una ‘Zona libera da armi nucleari’.- predisporre una proposta italiana per una coerenza globale delle azioni dell’UE nel campo degli armamenti. - adottare una Politica Estera comune dell’Europa che rafforzi la componente civile della Politica di Sicurezza e Di-fesa comune, e costruisca in un’ottica di disarmo graduale il percorso verso l’unificazione dello strumento militare dell’Unione.

Stralci del Manifesto di Rete della Pace e Tavolo Interventi di Pace

All’Europa serve più unione

Le elezioni europee hanno stimolato in Italia un dibattito sull’Unione che appare ancora superficiale, limitandosi spesso a posizioni pro o contro, quasi fosse un referendum. Alcune forze politiche ipo-tizzano microautonomie regionali, altre puntano in vario modo alla difesa gelosa delle autonomie nazionali, in particolare nell’ambito della politica estera e della difesa, altre esprimono posizioni generiche senza programmi adeguati. Nel mondo globalizzato, in rapida trasformazione, dove l’asse geopolitico, economico e mili-tare si va spostando verso l’Asia e l’Oceano Pacifico, è assolutamente fuori luogo e tempo immaginare di agire basandosi su anacronistici nazionalismi. L’Europa, dopo i disastri dei due conflitti mondiali, ha dovuto cedere il posto dapprima a Stati Uniti e Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, per poi trovarsi a svolgere un ruolo marginale su una scena multipolare, dove gli attori in gioco sono ormai molte-plici, dalla Cina all’India, dall’Indonesia al Brasile, all’Iran ed altri. Eppure, sulla carta, da diversi anni l’UE si è dotata di una Politica di Sicurezza e Difesa Comune

(PSDC), che si sostanzia con circa un mi-lione e mezzo di uomini in armi, nonché con una spesa complessiva di ben 280 miliardi di dollari nel 2013. Rispetto ad altri due giganti, però, le nostre spese sono rilevanti: quasi una volta e mezza quella della Cina e il triplo della Russia.Eppure l’UE conta pochissimo sulla scena internazionale poiché l’unione nel campo della difesa e degli affari esteri è del tutto inadeguata, non riuscendo a parlare con una voce sola. Basta pensare alle recenti vicende della guerra contro la Libia di Gheddafi, voluta in primo luogo dalla Francia, o alla gestione dei rapporti con l’Ucraina, spinta verso l’orlo della guerra civile, con conseguente deterioramento dei rapporti con la Russia di Putin.Gli ultimi documenti ufficiali dell’UE in materia di PSDC parlano di minacce identificate nella proliferazione delle armi di distruzione di massa, nella cyberdifesa, nella sicurezza marittima, nel terrorismo, nella criminalità organizzata, nella sicurez-za dell’approvvigionamento energetico, nei cambiamenti climatici, nelle migrazioni clandestine. Come si può vedere, escluse

le prime tre, alle altre la risposta non può essere di tipo militare. Anche rispetto alla possibile proliferazione nucleare non si può rispondere dispiegando arsenali atomici, ma operando diplomaticamente attraverso negoziati ed accordi internazionali. Le circa 18.000 testate nucleari ad oggi esistenti sono più che in grado di distruggere il mondo diverse volte e nessun paese sa-rebbe in grado di sostenere le conseguenze di un conflitto nucleare.Insomma si ha bisogno non di meno unione, ma di più proprio in questo ambito strategico. Serve un vero esercito europeo meno numeroso ma più efficiente, nonché, nell’ambito della produzione e del com-mercio di armamenti, sono necessari da un lato la razionalizzazione dell’industria, dall’altro il rafforzamento delle normative sul controllo dell’export. E ciò serve non per competere militarmente nei confronti delle altre potenze mondiali, ma per at-tivare una PSDC che sappia coniugare la tradizione migliore dell’Europa nell’ambito dei diritti umani, della tolleranza, della cooperazione e dell’accoglienza con le sfide del mondo contemporaneo.

arcireport n. 18 | 22 maggio 20143 elezioni

Elezioni, le/i candidate/i che lavorano con l’Arci si presentanoAlfio Foti - Candidato alle elezioni europee. Una vita intrecciata con l’Arci

Tutti gli uomini hanno una storia da rac-contare. La mia è legata a doppio filo con l’Arci, dove per trent’anni ho vissuto la scelta della legalità democratica e della giustizia sociale. Fu proprio l’avvertire in tempi non sospetti la crisi strutturale delle forme politiche tradizionali, che mi portò a proporre in Sicilia l’Arci come nuova soggettività politica, che muovesse dai processi di liberazione personale, per alimentare quelli di liberazione collettiva e che questi per essere autentici fossero centrati sul presupposto partecipativo. Lungo questo percorso ho incontrato Rita Borsellino, quando nel 1994 a due anni dalle Stragi di Capaci e via d’Amelio, le proposi di mettersi in viaggio insieme a noi e riattivare tensione morale e movi-mentazione sociale. E così nacque la

Carovana Antimafie. Da allora, il mio viaggio insieme a Rita Borsellino non si è mai fermato e ha vissuto una tappa particolarmente significativa quando, otto anni fa, si candidò a Presidente della Re-gione. Fu una esperienza entusiasmante, soprattutto per la sperimentazione dei Cantieri attraverso cui, trentamila sici-liane e siciliani elaborarono il Programma partecipato di RitaPresidente, scriven-do una pagina nuova nella storia della politica siciliana. Questo percorso ris-ente dell’elaborazione, delle relazioni, delle iniziative sviluppate dentro l’Arci. Tutto questo ha trovato riscontro anche nell’impegno di Rita Borsellino come parlamentare europeo, rispetto a cui la mia candidatura si pone senza solu-zione di continuità. È urgente costruire

un’Europa che metta al primo posto le persone e l’unità politica dei popoli, che superi le politiche di austerità, che dia centralità al lavoro, sottraendo potere alle banche e alla finanza, superando le asimmetrie sociali ed economiche verso l’affermazione della solidarietà come asse portante dell’altra Europa. Per questo è stata spontanea la convergenza con Tsip-ras, una lista di cittadinanza fortemente innovativa che apre a concrete prospettive di cambiamento. Ed è bello scoprire che nella stessa lista mi ritrovo insieme a Raf-faella Bolini, a conferma di un itinerario comune. Il viaggio continua per portare in Europa le istanze e i bisogni di quel popolo della gratuità e della dignità, riferimento credibile per affermare il cambiamento e costruire una società di giustizia.

Ma da quando fai politica? Questa è la domanda che in molti mi hanno fatto quando è stata resa nota la candidatura. All’inizio non sapevo cosa rispondere e dopo qualche giorno ho capito cosa mi aveva mandato in tilt: nel 2004 ho fondato un circolo Arci che adesso è una delle realtà culturali di Modena, il Teatro dei Venti, e per me anche quello era ‘far politica’. Voler cambiare il mondo a partire dal proprio quartiere, dal proprio vicinato, dalla propria associazione è sicuramente avere a cuore la ‘cosa pubblica’. Non l’avevo mai fatto legata ad un partito o nella corsa elettorale, ma ho sempre cercato di dire la mia sulla città e sul

futuro del territorio che mi ha accolta. E in questo l’associazionismo attivo è stato la risposta più immediata alla mia voglia di fare e lavorare. Ho scelto di candidarmi a Formigine, nella lista del PD, perché è la città in cui ho deciso di vivere dopo aver viaggiato molto per motivi familiari e personali. Da giornalista e consulente di comuni-cazione, sono abituata a lavorare come ‘tecnico’ e a non espormi in prima per-sona, questa campagna è stata, quindi, per me una sfida stimolante. Ho letto con attenzione il programma e ho cercato di integrarlo con le pro-poste derivanti dalla mia esperienza di cittadina, volontaria e lavoratrice e di

farlo tenendo ben a mente quanto ho imparato nella mia esperienza asso-ciativa che è stata una grande palestra di crescita e cittadinanza attiva per la quale non ringrazierò mai abbastanza i miei compagni del Teatro dei Venti e l’Arci. Di sicuro sento di poter arricchi-re la città portando il mio contributo nel campo della comunicazione, della progettazione culturale, del marketing territoriale e delle strategie di sviluppo urbano a basso impatto ambientale. Poi se anche non dovesse andare per il meglio, so di poter lavorare anche senza incarnare una rappresentanza politica, ma con l’esempio e l’azione di tutti i giorni.

Michela Iorio - Arci Modena, candidata al Consiglio comunale di Formigine

Quando mi hanno chiesto di candidarmi alle elezioni amministrative per il mio Comune, Sassuolo, in provincia di Mo-dena, non ho esitato ad accettare.Lavorare come responsabile di Zona e stare a contatto con i volontari dei circoli che giornalmente aprono la propria sede ed accolgono anziani, adulti, ragazzi e devono affrontare quotidianamente le problematiche che un’amministrazione lacunosa come quella che negli ultimi 5 anni ha amministrato Sassuolo, mi ha convinto di fare la cosa giusta. La

mancanza di una seppur minima va-lorizzazione del lavoro volontario che in taluni casi risulta essere un vero e proprio ‘servizio’ alla cittadinanza, la disgregazione di un ampio tessuto di relazioni, l’annichilimento dei valori Arci fondanti la nostra consapevole comunità mi hanno indicato la via.Entrare in un contesto decisionale può aiutare le istituzioni ad una maggiore comprensione delle dinamiche associa-zionistiche e, viceversa, le associazioni a comprendere determinate volontà,

procedure talvolta condivise, spesso no, ma per le quali occorre dialogare e talvolta contrastare. Nella mia descrizione ho inserito una frase a noi nota, ma forse poco conosciuta in ambienti politici: «il cambiamento non viene da solo» come sosteneva Tom Benetollo. Per cambiare qualcosa o perché l’associazionismo ‘pesi di più’ significa impegnarsi in misura delle proprie forze e capacità e farsi portavoce di un ‘valore Arci’ aggiunto.Dove sono candidata? Nella lista PD ‘Sas-suolo merita di Più’ come indipendente.

Serena Lenzotti - Arci Modena, candidata al Consiglio comunale di Sassuolo

arcireport n. 18 | 22 maggio 20144 elezioni

Elezioni, le/i candidate/i che lavorano con l’Arci si presentano

Sono nato a Genova, ho 42 anni e abito a Sant’Olcese da 13. Sono laureato in Storia e lavoro da 15 anni all’Arci, una delle più grandi asso-ciazioni di promozione sociale presenti in Italia.Entrato come obiettore di coscienza nel 1997, negli ultimi 8 anni sono stato Presidente provinciale. L’esperienza associativa mi ha dato la possibilità di maturare buone capacità relazionali lavorando con il mondo so-ciale - sono stato Portavoce del Forum Genovese del Terzo Settore - culturale ed istituzionale, conoscendone limiti ed opportunità.

Ho maturato competenze nell’organiz-zazione e nella promozione di progetti culturali e sociali: attività per bambini e adolescenti, promozione della pace e progetti di solidarietà, eventi musicali e spettacoli, servizi per cittadini migranti.In questi anni a Sant’Olcese mi sono impegnato collaborando allo sviluppo di alcune attività sociali e d’aggregazione presso il Centro Educativo Orsetto, per la nascita del circolo a Vicomorasso e nell’organizzazione della Sagra della ciliegia. Ritengo che insieme si possano raf-forzare le reti di solidarietà e servizi esistenti per migliorare la qualità della

vita e rispondere ai nuovi bisogni che la crisi ha reso più evidenti.La sfiducia dei cittadini verso le istitu-zioni ha raggiunto livelli preoccupanti, ma la partecipazione attiva può essere un metodo per recuperare un rappor-to equilibrato nella gestione del beni comuni. Per questi motivi ho deciso di candidarmi nella lista ‘Centrosinistra per Santolcese’ e mettere a disposizione le mie competenze, perché penso che sia possibile migliorare e valorizzare le numerose risorse che esistono sul territorio, sia in termini di ambiente naturale e produttivo, sia in termini di capitale umano, di persone.

Gabriele Taddeo - Arci Genova, candidato al Consiglio comunale di Sant’Olcese

Mi sono buttata! Mi candido per il Consiglio comunale di Forlì alle elezioni amministrative che si terranno il 25 maggio in una lista civica che si chiama ‘Noi con Drei’.Davide Drei è il candidato sindaco soste-nuto da quattro liste: Pd, A sinistra con Drei, Verdi e quella di cui faccio parte. Ho accettato la proposta di candidarmi per una serie di ragioni che cerco qui di riassumere: non sono mai stata iscritta ad un partito ma faccio politica da quando avevo 14 anni, prima nei mo-vimenti studenteschi e poi in Arci. In questa lista si sono candidate 29 persone provenienti da mondi molto diversi tra loro, ma tutti dalla società civile ed è una lista a maggioranza femminile.

Conosco personalmente Davide da molto tempo e come Assessore al welfare della giunta uscente si è dimostrato una per-sona onesta, competente e determinato.Ritengo di poter portare un contributo, visto il mio lavoro quotidiano sui temi e sulla progettualità delle politiche gio-vanili. Stando ogni giorno nei circoli giovanili, ascoltando i loro bisogni e loro difficoltà e le tante idee mi è sempre più chiaro che dalla crisi economica, sociale e culturale si deve uscire insieme, in un’ottica di solidarietà e che dalla crisi può scaturire un bel fermento culturale e creativo utile alla città.Penso che a livello culturale e ricreativo a Forlì si possa fare di più: occorre pro-muovere e valorizzare il processo del fare

rete tra le varie associazioni giovanili; pensare ad una sorta di città/laboratorio per i giovani, che siano loro a riempire di contenuto alcuni degli spazi pubblici cittadini, non solo in centro storico ma anche nelle periferie, che troppe volte non vengono utilizzati; pensare a una città in cui l’amministrazione non orga-nizzi solamente ‘eventi spot’, ma inizia-tive che durino nel tempo; valorizzare le esperienze giovanili più creative ed innovative oltre il territorio forlivese in un’ottica più ampia, di area romagnola e regionale; ragionare sul fatto che cultura genera sviluppo e lavoro; favorire un maggiore collegamento e dialogo tra scuole ed università; considerare la cultura un bene comune.

Margherita Favali - Arci Forlì, candidata al Consiglio comunale di Forlì

Laureato nel 2000 in Scienze Ambien-tali presso l’università degli studi di Parma, svolgo attività di collaborazione e consulenza in campo ambientale (pro-grammi comunitari; sistemi di gestione ambientale; valutazioni di impatto; car-tografia tematica) con amministrazioni pubbliche e studi professionali. Collaboro con università e istituti per attività didattica e partecipazione a programmi di ricerca nazionale sui temi della pianificazione territoriale integrata delle aree rurali e naturali con particolare riferimento ai paesag-gi culturali UNESCO e sui metodi di

costruzione e rappresentazione della conoscenza. Ho partecipato a numerosi incontri e seminari formativi tematici in Italia e all’estero e pubblicato articoli e contributi per riviste e pubblicazioni. Da diversi anni sono membro della presidenza regionale di Arci Liguria in rappresentanza del comitato territoriale Sarzana - Val di Magra, uno dei due comitati della provincia della Spezia che si caratterizza per un patrimonio di circoli attivi da molti anni nei diversi comuni del territorio e che vanta espe-rienze legate alle attività culturali con particolare attenzione al teatro e alla

musica e alla costruzione della memoria della Resistenza. Sono inoltre membro del consiglio regionale e consigliere nazionale uscente dell’associazione. Dal 2009 al 2014 sono stato Assessore del Comune di Castelnuovo Magra (SP) con delega alla pianificazione territoria-le. Eletto come consigliere per il PD, ero alla mia prima esperienza amministra-tiva e facevo parte della lista di centro sinistra ‘Uniti per Castelnuovo’che oggi si ricandida alla guida del comune con diversi amministratori uscenti oltre a me e con candidati alla prima esperienza per un totale di sei uomini e sei donne.

Francesco Marchese - Arci Liguria, candidato al Consiglio comunale di Castelnuovo Magra

arcireport n. 18 | 22 maggio 20145 diritti

Liberiamo l’Europa dal razzismo

«Agli anziani , ai disoccupati stessi diritti degli immigrati», «Italiani discriminati», «Clandestini no grazie, aiutiamo la no-stra gente», «Il lavoro prima alla nostra gente»: sono solo alcuni degli slogan che stanno scandendo la campagna elettorale che precede le elezioni europee del 25 maggio.Siamo cittadine e cittadini Europei che credono nella costruzione di un’Europa democratica, capace di garantire i diritti umani fondamentali e i diritti di citta-dinanza a tutte le persone che risiedono sul suo territorio. Siamo molto preoccupati dal rigurgito di razzismo che sta attraversando l’Eu-ropa grazie all’utilizzo strumentale delle migrazioni, degli effetti economici e sociali della crisi e del diffuso sentimento anti-europeo da parte di forze politiche e movimenti nazionalisti, populisti e xenofobi che rischiano di ottenere un successo significativo alle prossime ele-zioni europee.

Il Front National di Marine Le Pen, l’Fpö austriaco di Heinz Christian Strache, il Partito per la libertà in Olanda, la Nuova alleanza fiamminga o il Movimento dei Veri finlandesi, fino alla Lega Nord nel nostro paese: sono solo alcune delle forze politiche europee che rivendicano il blocco delle migrazioni, la limitazione dei diritti per le minoranze o per i ‘nuovi arrivati’.Il loro successo comprometterebbe la possibilità di costruire un’Europa dei diritti, democratica, solidale, coesa, di pace, libera dal razzismo: l’Europa che noi desideriamo e per la quale ci battiamo. Invitiamo dunque tutte le forze politi-che, i rappresentanti delle istituzioni, i candidati al Parlamento europeo a non usare il corpo dei migranti per meschini fini elettorali, a non giocare con la vita di migliaia di donne, uomini e bambi-ni per ottenere qualche voto in più e a condannare in tutte le sue forme la propaganda elettorale che cavalca la

xenofobia e il razzismo.Invitiamo le cittadine e i cittadini a uti-lizzare responsabilmente lo strumento del voto per impedire che le attività del prossimo Parlamento europeo possano essere condizionate da chi intende conse-gnare l’Europa all’odio, ai nazionalismi, alle diseguaglianze, alle discriminazioni, alla xenofobia e al razzismo. L’Europa che immaginiamo è uno spazio culturale e umano aperto, con un’identità plurale e dinamica, capace di fondare le relazioni tra gli stati membri e con i paesi terzi sul reciproco rispetto, sul riconoscimento delle specifiche diversità culturali, sulla promozione delle libertà e dei diritti fondamentali, sul mantenimen-to della pace tra i popoli, sulla garanzia del principio di eguaglianza, sul rifiuto di ogni forma di discriminazione, sul ripudio della xenofobia e del razzismo. Per questo sosteniamo e condividiamo i 10 punti del Manifesto l’Europa sono anch’io.

Doparsi per lavorare come schiavi

Raccolta manuale di ortaggi, semina e piantumazione per 12/15 ore al giorno sotto il sole, subendo vessazioni e vio-lenze di ogni tipo. Un lavoro usurante, fatto anche sette giorni su sette, senza domeniche o festività, sotto il sole cocente come sotto la pioggia. È questa la vita dei braccianti indiani nella zona agricola in provincia di Latina, che per reggere ai ritmi disumani imposti dai ‘padroni’ e non sentire il dolore arrivano ad assumere sostanze dopanti e antidolorifiche. Una forma di doping vissuto con vergogna e praticato di nascosto perché contrario alla loro religione e cultura e condannato dalla comunità. A denunciare le condizioni della comunità Sikh dell’agro pontino è InMigrazione, che raccoglie dati e testimonianze nel rapporto Doparsi per lavorare come schiavi.Scorrendo le testimonianze raccolte dalla onlus emergono chiari i contorni di una nuova forma di schiavitù. «Siamo sfruttati e non possiamo dire al padrone ora basta - racconta un bracciante -, perché lui ci manda via. Allora alcuni indiani pagano per una piccola sostanza, per non sentire dolore alle braccia, alle

gambe, alla schiena. Il padrone ordina lavora ancora, lavora, lavora, forza, forza, e dopo 14 ore di lavoro nei campi come è possibile lavorare ancora?». E un altro: «Io mi vergogno troppo perché la mia religione dice no all’assunzione di queste sostanze. È vietato dalla nostra bibbia. Ma il padrone dice sempre lavora e io senza sostanze non posso lavorare dalle 6 di mattina fino a sera, con solo una pausa per mangiare».Il traffico delle sostanze è saldamente in mano a italiani organizzati con col-legamenti, probabilmente, anche con l’estero. «L’auspicio - si legge nel rap-porto - è che, insieme agli interventi repressivi delle forze dell’ordine si possa sviluppare una riflessione qualificata

Appello della campagna L’Italia sono anch’io ai candidati alle elezioni europee

InMigrazione denuncia le condizioni disumane dei Sikh nell’Agro Pontino

da parte di tutti i soggetti interessati, a partire dalla comunità sikh pontina, per promuovere politiche volte a sconfiggere lo sfruttamento, il caporalato, il sistema di tratta che caratterizza questa migrazione e i troppi speculatori che sulla vita dei braccianti indiani hanno fondato il loro lucroso business».InMigrazione denuncia anche lo stato di isolamento della comunità Sikh, senza servizi se non quelli garantiti dal volon-tariato e dai sindacati: «Apprendimento della lingua italiana, conoscenza e fruizio-ne dei servizi sanitari, anagrafici e sociali rappresentano ancora, troppo spesso, un miraggio». Per cambiare le condizioni di vita dei braccianti sikh dell’Agro pontino è necessario, per la onlus, agire su più fronti: contrasto dell’illegalità e dello sfruttamento sul lavoro, servizi territo-riali per l’inclusione sociale, agricoltura competitiva che si basi sulla qualità dei prodotti unita al rispetto dei diritti umani, lotta alle eco-mafie e alle varie frodi alimentari, elementi ineludibili da coordinare per sanare una ferita sociale e culturale incompatibile con un Paese come l’Italia.

arcireport n. 18 | 22 maggio 20146 solidarietàinternaionale

Il cammino comune delle leggi di riforma del Terzo Settore e della cooperazione internazionale

Tempo di riforme che chiamano la società civile e le sue rappresentanze a confron-tarsi e coordinarsi per affrontare le sfide aperte. La proposta di Governo per una riforma-quadro del Terzo Settore sembra voler superare le leggi-tampone che hanno ‘normato’ il privato sociale in vario modo, con una tendenza a ‘regolamentarlo’ fiscalmente per permettere maggiore controllo dall’esattore. Giustamente, le anime del Terzo Settore evidenziano che sempre di più la sussidiarietà negli

anni ha coinciso, nel pensiero politico dominante, con l’assegnare al privato no profit il ruolo di supplente dello Stato nell’erogazione di ‘servizi’. Anche la sfide globali della cooperazione internazionale hanno visto le istanze sociali camminare spesso in solitario, sostituendo uno Sta-to assente nella sensibilizzazione, nella vertenza, nella lobbing e nell’azione per affermare pace e giustizia e legalità, per la lotta alle povertà e alla fame, per dare risposte ai disastri ambientali e umani-

tari, alle nuove migrazioni. Poche idee e fondi pubblici ‘a zero’ hanno spinto le constituencies dell’arcipelago della solidarietà internazionale italiana alle raccolte fondi private. Laddove è stato possibile, le ong e le associazioni italiane impegnate nel vo-lontariato e nella cooperazione interna-zionale hanno sperimentato modalità di collaborazione con enti locali e regioni nella messa in rete di relazioni globali tra cittadini e istituzioni e tra territori e comunità nella dimensione globale e nella coprogettazione: questo è un valore importante, un esempio virtuoso rico-nosciuto anche dalle istituzioni europee come modello ‘vincente’ di sussidiarietà e cittadinanza attiva come risposta forte alle emergenze sociali. Ma occorre andare oltre i riconoscimenti. Il mondo non go-vernativo della solidarietà internazionale ha già pronto un elenco dei temi che, in prima lettura, appaiono assenti dalle linee guida di riforma quadro del Terzo Settore, così come sono state presentate: lo specifico riferimento alla peculiarità delle ong impegnate nella cooperazio-ne e nel volontariato internazionale,il servizio civile all’estero, gli stessi corpi civili di pace, per citarne alcuni. Da più di un semestre è in atto il processo di formalizzazione finale come legge dello Stato del decreto governativo approvato dal Consiglio dei Ministri, già con Letta, per la riforma del sistema di cooperazione internazionale: le ong e le organizzazioni sociali del mondo solidale globale sono da mesi impegnate nella costruzione di una dialogo importante, dapprima con il legislatore governativo, adesso con i parlamentari, per la valorizzazione e il riconoscimento del ruolo storico e della mission degli attori non profit nel siste-ma della cooperazione internazionale in questo quadro di riforma. Si tratta ancora una volta di affermare la trasversalità del Terzo Settore nel-le politiche italiane e di chiederne la coerenza complessiva, per recuperare all’Italia una dignità politica che a livello internazionale scarseggia. Gli iter delle due leggi di riforma, sulla cooperazione internazionale e per il Terzo Settore, sono passaggi importanti per riaffermare e so-stenere il ruolo chiave della sussidiarietà attiva del privato sociale nelle risposte globali alla crisi.

www.ong.it

Cerchi una vacanza solidale? #passadalVIA

Torna il program-ma dei campi di la-voro e conoscenza all’Estero per il 2014, un’esperien-za di Volontariato Internazionale Arci nata nel 2005, che ha visto in questi anni la mobilitazione di circa 700 vo-lontarie e volontari, con più di 15 Paesi interessati dai programmi. Per l’estate 2014 i Paesi di destinazione sono: Brasile, Mozambico, Palestina, Rwanda, Serbia, Giordania. Le partenze sono program-mate per i mesi da luglio a settembre, le iscrizioni scadono il 6 giugno. A breve vi sarà anche un’ulteriore proposta di settembre per il Libano.Le attività vanno dalla conoscenza delle realtà locali all’animazione per i bam-bini, dai laboratori artigianali a quelli sull’educazione ambientale, ed anche workshop fotografici e teatrali come quello che si terrà in Serbia. Si tratta di esperienze uniche per entrare in contatto con movimenti locali come quello dei Sem Terra in Brasile (da documentare attraverso un workshop fotografico), per relazionarsi con le comunità, i bambini e i giovani dei Territori in Palestina, per sperimentare un viaggio di scambio e di turismo responsabile in Mozambico, per lavorare insieme alle donne Rwandesi. È richiesta inoltre la conoscenza della lingua inglese o della lingua principale della destinazione prescelta, la partecipa-

zione obbligatoria alla formazione prima della par-tenza e capacità di adattamento e di coinvolgimento rispetto alla realtà in cui il campo si svolge.

Le quote di partecipazione – che Arci si riserva di suddividere in più rate – variano a seconda della destina-zione. Comprendono viaggio aereo, spostamenti in loco, vitto, alloggio, assicurazione sanitaria e civile Siscos (assicurazione per cooperanti e volon-tari in missione all’estero) ed eventuali costi di visto. I campi di lavoro e conoscenza inter-nazionali dell’Arci sono un’esperienza di volontariato a breve termine dove si vive e si lavora insieme, ci si impegna direttamente in attività condivise con le comunità locali: l’obiettivo è quello di promuovere, attraverso la conoscenza diretta, la solidarietà e la cooperazione internazionale come valore collettivo, ma anche come stile di vita, per la pro-mozione del dialogo interculturale,la pace, l’affermazione dei diritti globali. Un’occasione di crescita culturale da non perdere.Sul sito di Arcs www.arciculturaesvi-luppo.it è possibile trovare un som-mario con le descrizioni dei campi e il regolamento dettagliato. Per iscrizioni o domande [email protected]

di Silvia Stilli portavoce AOI

I campi di lavoro e conoscenza Arci all’estero 2014

arcireport n. 18 | 22 maggio 20147 solidarietàinternaionale

Emergenza alluvioni in Serbia e Bosnia

Una parte della profonda bellezza dei Balcani è dovuta alla presenza dei fiumi che gli conferiscono quel fascino ro-mantico e nostalgico che affascina molti viaggiatori. Questa bellezza conserva però anche un potenziale di pericolo. Da martedì 13 maggio la Serbia e la Bosnia sono state colpite da una pioggia torrenziale, continua e insistente che ha provocato alluvioni e inondazioni, come non si era mai visto nei due paesi. Finora sono circa 50 le vittime accertate, ma la cifra è provvisoria data la gravità della situazione che non permette alle autorità di comunicare dati certi. Mentre le comunità ortodossa in Serbia prega per le vittime e per la fine delle perturbazioni, centinaia di persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni in entrambi i paesi; le scuole, nelle parti del paese più colpite, sono chiuse e, ovviamente, è stato dichiarato lo stato di emergenza In Serbia cosi come in Bosnia. Le città più colpite in Serbia sono state Šabac, Loznica e Obrenovac, nella zona centrale a sud ovest di Belgrado a causa dello straripamento dei fiumi Sava e Kolubara. In Bosnia decine di persone sono state evacuate grazie all’uso di elicotteri nelle città di Maglaj dove il fiume Bosna ha straripato distruggendo anche il ponte principale della città. I soccorritori continuano a lavorare per raggiungere i dispersi e le persone rimaste bloccate. La città di Doboj, il cui centro è som-merso da due metri d’acqua, è rimasta isolata dal momento che le principali vie di comunicazione sono state inon-date e quindi chiuse al traffico. Circa seimila le persone rimaste isolate nei

due comuni. Sono state messe in campo forze di polizia speciali e il governo di Bosnia ha decretato l’utilizzo di truppe militari per organizzare l’intervento di soccorso per i civili le cui abitazioni sono completamente inagibili soprattutto nella parte centrale e orientale del paese. Drammatica anche la situazione ener-getica. Il ministro serbo delle risorse energetiche, Aleksandar Antić, ha di-chiarato che le forniture di energia elettrica sono venute meno in circa 135.000 abitazioni, principalmente in Serbia Centrale. Gli operatori della centrale elettrica Elektroprivreda Srbije (EPS) sono stati costretti a fermare due generatori elettrici nella zona vicina al fiume Morava. La principale autostrada che collega Belgrado alla Macedonia e alla Bulgaria

è inondata e il traffico è fermo. Anche alcune delle già vecchie e malan-date linee ferroviarie serbe, comunque utilizzate quotidianamente da numerosi pendolari, sono chiuse; in particolare la linea che collega la Serbia Centrale a Bar, in Montenegro e quella che collega Belgrado a Doboj, in Bosnia. Anche la compagnia elettrica bosniaca Elektro-privreda BiH ha annunciato che circa 50.000 abitazioni si trovano sprovviste di energia elettrica in tutto il paese. Il primo ministro Aleksandar Vučić parla «della peggiore alluvione nella storia del paese che ha portato più pioggia in un giorno che in quattro mesi». Anche in Bosnia annunciato il triste record: secondo quanto dichiarato da Zeljko Majstorović, meteorologo di Sa-rajevo, si tratta della peggiore alluvione mai avvenuta, dal 1894. Si moltiplicano intanto le iniziative di solidarietà in tutto il paese. Il governo serbo ha attivato conti correnti esteri sui quali è possibile fare donazione. Gli autori di questo articolo vivono a Novi Sad, una città fortunata che non ha avuto danni, né vittime. Nonostante questo la tensione è pal-pabile, non solo per coloro che hanno parenti nei luoghi colpiti ma anche per pura e semplice fratellanza nazionale. Non possiamo che condividere questo stato d’animo riportando a fianco la locandina con le modalità per inviare un auto economico. Chi volesse sottoscrivere può consultare i dati del conto corrente.

di Jacopo Giannangeli e Patrizia Riso volontari Arci in servizio civile a Novi Sad

arcireport n. 18 | 22 maggio 20148 carovanaantimafie

Carovana arriva in Lombardia

I carovanieri ‘a terra’, quelli che stanno facendo un ottimo lavoro di comunica-zione per il nostro viaggio, chiedono un commento sulle tappe di Carovana Anti-mafie. Sul sito www.carovanaantimafie.eu ci sono i diari giornalieri mentre su Huffington Post sono pubblicati alcuni articoli di riflessione. I furgoni vanno sempre più velocemente: si son chiuse le tappe dell’Italia centrale (Umbria, Emilia Romagna, Toscana) e, mentre scrivo, è in corso il passaggio di consegne fra Liguria e Lombardia. Se lo avessi, consegnerei l’Oscar ai protagonisti di queste tappe: le persone e i luoghi. Le persone, tutte, non qualcuna in partico-lare. Perché ne abbiamo incontrate tante, carovanieri di un giorno, organizzatori di spettacoli in piazza, dirigenti di scuola, ragazze e ragazzi. Magari solo attratti dagli adesivi dei furgoni oppure annoiati dai dibattiti (speriamo di no). Le persone esistono e non sono tutte davanti alla tv a guardare Porta a Porta o a chattare su internet. Persone in cerca di altre, in carne e ossa. Persone propense a capire cosa accade in questa Europa che va al voto

e che non parla di quel milione di esseri umani in condizione di lavori forzati. Ce ne sono tanti di sfruttati: a Cerignola e Caserta, ma anche a Ferrara e nella Val di Chiana. Yvan Sagnet (menzione singola speciale), ha scritto un libro ed è andato in tv da Fazio e Saviano. Noi preferiamo sentirlo parlare con gli studenti pistoiesi che ascoltano, attenti, una storia di in-giustizia sociale e di rivendicazione dei propri diritti.Sagnet è stato a Nardò uno dei fautori dello sciopero dei braccianti contro i caporali, e del conseguente arresto di molti affiliati alla Sacra Corona Unita (la mafia salentina). Yvan è disarmante quando ci dice che lui e i suoi compagni hanno fatto una cosa normale: se non sono i lavoratori con i sindacati a battersi per i diritti del lavoro, chi altro può farlo? Un grazie a Yvan che è del Camerun e, come il mio amico Mbaye (senegalese) ha come punto di riferimento Peppino Di Vittorio ed emoziona sentirlo dire da loro. Il cerchio si chiude: Di Vit-torio, commentando Il quarto stato di Pelizza da Volpedo disse: «sembra che escano da una casa del popolo».

La Carovana, questa settimana, di case del popolo ne ha incontrate tante, è stata accolta, riscaldata, rifocillata. È incredibile come in questi luoghi convi-vano, amalgamandosi, passato, presente e futuro. La partita a carte, il mercatino bric e brac, la chiacchiera al tavolino si mescolano con il dibattito sulle ragazze di Benin e la formazione dei giovani in procinto di partire per i campi antimafia nelle terre confiscate ai clan. Yvan è in evidente, meravigliato stupore. Li trova straordinari, ma in fondo sono solo reali. Probabilmente non esenti da problemi, però, non vi è dubbio, qui scorre la vita. Non so dire se le donne e gli uomini del quarto stato siano usciti davvero da una casa del popolo ma son sicuro che vi sono rientrati dopo la manifestazione. Dobbiamo proteggerli questi luoghi, in ogni parte d’Italia. Non per un’ap-passionata nostalgia del passato, ma per custodire il nostro futuro, prima di essere cancellati da un ‘non mi piace’ e sparire dal tempo, in un clic.

www.carovanaantimafie.eu

Nell’occidente democratico la schiavitù esiste ancora

I nuovi schiavi sono le persone vittime di tratta. Questo è, così, il tema della ventesima edizione della Carovana inter-nazionale antimafie promossa da Arci, Libera, Avviso Pubblico, Cgil, Cisl, Uil e Ligue de l’Enseignement, organizzazione francese che si batte per una educazione pubblica e laica. La tratta degli esseri umani è divenuta ormai il terzo mercato criminale più importante per la mafie, dopo quelli della droga e delle armi. Quello della tratta degli esseri umani e delle nuove forme di schiavitù ad essa collegate è un problema di natura globale. Nel 2000, a Palermo, l’Onu ha presentato la Convenzione contro la criminalità or-ganizzata transnazionale e tre protocolli, uno dei quali ha avuto per oggetto proprio lo sfruttamento dei migranti. Recentemente, un’autorevole voce si è alzata contro la tratta degli esseri uma-ni: è quella di Papa Francesco, che in occasione di un incontro internazionale

sul tema, e dopo aver incontrato quattro giovani donne liberate dal mercato della schiavitù e dello sfruttamento sessuale, ha definito un ‘crimine contro l’umanità’ la compravendita delle persone. Per chi avesse ancora dei dubbi che nell’oc-cidente democratico esistano degli schiavi-sti, citiamo alcuni dati riguardanti l’Italia. Dal 2011 ad oggi, nel nostro Paese si sono registrate 919 denunce per riduzione in schiavitù (art. 600 del codice penale); 319 denunce per tratta di esseri umani (art. 601 del codice penale); 28 denunce per acquisto e alienazione di schiavi (art. 602 del codice penale). Per quanto riguarda il fenomeno del caporalato, come ha re-centemente documentato un rapporto di Cgil, intitolato Agromafie e caporalato, dal settembre 2011, anno dell’introduzione della norma contro questo tipo di sfrutta-mento, alla fine del 2013, sono state 355 le persone arrestate e/o denunciate. Nella maggior parte dei casi, gli schiavisti sono criminali che provengono da altri Paesi,

di Pierpaolo Romani coordinatore nazionale Avviso Pubblico

di Alessandro Cobianchi coordinatore nazionale Carovana Antimafie

sia europei che extraeuropei, che sono inseriti in reti criminali transnazionali capaci di gestire e controllare le rotte che uniscono i Paesi di origine, con quelli di transito e di destinazione. Gli italiani coinvolti in questo mercato sono per lo più clienti della prostituzione, imprenditori che sfruttano la manodopera - soprat-tutto nel settore agricolo - o soggetti che forniscono servizi, tra i quali trasporti, alloggi, falsi documenti. Il tutto condito dall’immancabile attività di corruzione che vede coinvolti anche appartenenti alle forze dell’ordine, personale che opera negli uffici delle ambasciate e dei conso-lati, agenzie che si occupano di lavoro e di fornire personale per l’assistenza di anziani e malati. La tratta degli esseri umani va conosciuta e combattuta. La Carovana è in viaggio per ricordarcelo, per stimolarci ad intervenire, per invitarci a non stare a guardare. Ognuno di noi può fare qualcosa. Vietato avere alibi.

www.avvisopubblico.it

arcireport n. 18 | 22 maggio 20149 società

Per un’Europa sociale

Dalla fine degli anni ’70 ad oggi la distanza tra ricchi e poveri è tornata a crescere e l’aumento delle diseguaglianze ha rag-giunto livelli senza precedenti. L’austerity ha fallito e continua ad avere un costo altissimo in termini sociali, mentre la democrazia viene sensibilmente ridot-ta. Come cittadini e cittadine europee abbiamo il diritto e la responsabilità di lavorare per un’Europa che riaffermi il suo impegno per il rafforzamento della democrazia, della giustizia sociale ed ambientale, delle politiche sociali, della solidarietà e della cooperazione tra i popoli. Dopo 9 mesi di lavoro condotto dalla campagna Miseria Ladra, centinaia di realtà del sociale e del volontariato hanno deciso di presentare insieme al-cune proposte frutto di un’elaborazione collettiva. 1- Stop all’austerity: le politiche fi-scali restrittive dell’Unione europea – in particolare il Fiscal Compact e il Patto di stabilità e crescita – devono essere abbandonate. Chiediamo un programma di investimenti pubblici per la transizione ecologica, finanziati a livello europeo attraverso la Banca europea per gli in-vestimenti (Bei). 2- Per una finanza pubblica e non speculativa: chiediamo che la BCE fornisca liquidità per realizzare politiche espansive e diventare prestatore di ultima istanza per i titoli pubblici; il radicale ridimensionamento del settore finan-ziario, con una tassa sulle transazioni finanziarie, l’eliminazione della finanza speculativa e il controllo dei movimenti di capitale; regole stringenti che vietino le attività finanziarie più speculative e rischiose, introducendo una netta divi-sione tra banche commerciali e banche d’investimento. 3- Welfare, dovere etico e leva per il rilancio dell’economia: chiediamo l’obbligo di ri-allineamento della spesa per il Welfare alla media dei paesi dell’U-nione, colmando lo scarto esistente tra il nostro paese con gli altri paesi europei; la definizione vincolante dei Livelli Es-senziali di Assistenza europei, elemento fondamentale per garantire omogeneità di interventi e garanzie di diritti sociali in tutta l’area UE; l’approvazione di misure per sostenere lo sviluppo della cooperazione sociale. Chiediamo inoltre il riutilizzo sociale dei beni confiscati; la confisca dei beni ai corrotti; l’estensione

delle possibilità di confisca, a partire dalla confisca ‘estesa’ e dalla confisca in assenza di condanna definitiva. La rapidità dell’azione contro la potenza economica della criminalità rimane an-cora un aspetto cruciale per garantire efficacia verso il riutilizzo sociale. 4- Un reddito minimo per una vita dignitosa: chiediamo un impegno af-finché parta dal prossimo Parlamento europeo la spinta verso una misura vincolante per tutti gli Stati membri, con uno standard minimo riconosciuto al 60% del reddito mediano in ciascun paese a livello individuale.5- Un’istruzione pubblica, gratuita e di qualità a livello europeo: chie-diamo l’innalzamento degli investimenti

in istruzione e ricerca fino all’8% del PIL con forme di controllo e aiuto nei con-fronti dei paesi svantaggiati; la gratuità dell’istruzione di ogni ordine e grado per consentirne a tutti e tutte l’accesso e ridurre i tassi di dispersione, aumentare il numero di laureati e incrementare il livello culturale dell’intera Unione Eu-ropea; l’estensione a livello continentale delle politiche di Diritto allo Studio che garantiscano il diritto all’abitare, alla salute e alla mobilità anche agli studenti fuori sede e agli studenti stranieri. L’UE deve quindi dotarsi di Livelli Essenziali delle Prestazioni a livello continentale.6- Patrimonio Bene Comune: chie-diamo il censimento del patrimonio abbandonato pubblico e privato; l’istitu-zione di una banca dati pubblica europea del patrimonio immobiliare pubblico e privato inutilizzato; la promozione di forme di riutilizzo proposte dai gruppi di cittadini attivi europei attraverso l’utilizzo di Fondi strutturali europei.7- Migranti: chiediamo che vengano accolti i 10 punti contenuti nel Manifesto presentato da L’Europa sono anch’io.

www.miserialadra.it

Chiediamo la revoca di De Gennaro dalla presidenza della fondazione Ansaldo

La nomina di Gianni de Gennaro a presidente della fondazione Ansaldo costituisce una provocazione nei confronti dei cittadini di Genova e delle centinaia di migliaia di persone che hanno partecipato alle manifestazioni di Genova durante il G8 del 2001.La fondazione Ansaldo rappresenta per molti cittadini e per molti lavo-ratori un luogo di conservazione della memoria industriale ed operaia genovese ed Italiana.Dopo le violenze e gli abusi delle forze dell’ordine nel luglio del 2001, le omissioni e gli ostacoli all’accertamento della verità messi in opera dalla polizia sotto il comando di De Gennaro, dopo l’impunità diffusa non meritiamo questa ulteriore offesa.

Per firmare: www.arciliguria.it

Una petizione di Arci Liguria e Arci Genova indirizzata al Presidente del Consiglio

Le proposte delle associazioni e delle organizzazioni del volontariato che fanno parte della Campagna ‘Miseria ladra’

arcireport n. 18 | 22 maggio 20141010

In pIù

daiterritori

BAMBOLE E FAVOLE CIVITAVECCHIA Il circolo Arci San Gordiano e Dolls Collector’s Club Italia lanciano il concorso Bambole e favole. Il concorso offre a tutti i bambini la possibilità di partecipare al contest, riproducendo una Barbie o qualsiasi altro tipo di bambola che faccia riferimento al tema del concorso, ossia il mondo delle favole. Dalla riproduzione di personaggi alle reinterpretazione degli stessi, ogni concorrente potrà partecipare con una bambola singola, dando ampio spazio alla propria fantasia. Le bambole in concorso dovranno essere consegnate entro il 10 giugno. 388-9720581

SPUTNIK CONTEST BOLOGNA C’è tempo fino al 31 maggio per iscriversi allo Sputnik Contest 2014 promosso dal circolo Arci Sputnik Tom di Castel Maggiore (BO). Il genere ammesso all’edizione 2014 è il blues con le sue molteplici contaminazioni e almeno un pez-zo originale. Per partecipare basta compilare il modulo d’iscrizione e inviare almeno 3 brani musicali. I gruppi finalisti avranno la possibi-lità di esibirsi il 21 giugno a Castel Maggiore nell’ambito dello Sputnik Blues Festival. Una giuria compo-sta da membri qualificati, addetti ed esperti del settore, oltre che da rappresentanti del circolo Arci e dei circoli organizzatori, decreterà il vincitore. Sarà considerato anche il parere del pubblico, che con il proprio voto deciderà a chi attribuire il Premio del pubblico.

sputniktom.bo.arci.it

LEGALITA’ IN CIRCOLOSIENA Legalità in circolo, quattro appuntamenti promossi dall’Arci di Siena in collaborazione con i circoli del territorio per parlare di legalità a tutto tondo e promuovere l’im-pegno dell’Arci su questo fronte. Dopo l’apertura il 17 maggio, gli altri appuntamenti sono in programma il 30 e 31 maggio e il 1 giugno. Il ricavato delle iniziative andrà a so-stenere l’impegno di alcuni giovani che partiranno in estate da Siena per partecipare ai campi di lavoro nei terreni confiscati alle mafie.

fb Arci Siena

Da pochi giorni sei il nuovo presidente di Arci Sicilia. Ci fai una breve storia del tuo incontro con l’associazione e del lavoro che hai fatto?Ho incontrato l’Arci a Palermo nella seconda metà degli anni ‘80, quando da partecipante ai movimenti giovanili e universitari ho incrociato quei pezzi di movimento antimafia che sostenevano i magistrati impegnati nel maxiprocesso, primo grande processo contro Cosa Nostra, vissuto come momento storico di svolta nella lotta alla mafia. L’Arci era già allora un luogo dove tanti soggetti, pur mantenendo ciascuno la propria autonomia, potevano incontrarsi per coordinare le attività del movimento. Questo modo di porsi da parte di quel gruppo dirigente mi portò ad entrare nell’Arci palermitana nel ’91, proprio a ridosso dell’anno delle grandi stra-gi di mafia del ’92 e dell’importan-te movimento di reazione popolare al fenomeno mafioso che ne scaturì. Di quel movimento l’Arci fu parte e animatrice. Da quella fase si ricostruì l’Arci palermitana di cui poi divenni presidente. La Carovana Antimafie, nata da un’idea dell’Arci siciliana nel ’94, è stata una delle innovazioni prodotte da quel gruppo dirigente che segnava il passaggio da una semplice ancorché importante testimonianza al tentativo di insediare esperienze sempre più stabili nei nostri territori. Negli ultimi anni abbiamo lavorato nel sostegno soprattutto ai nuovi circoli giovanili da cui è nato il nuovo gruppo dirigente palermitano dell’associazione.

Raccogli da Anna Bucca il testimone della presidenza in una regione ricca di stimoli, ma anche caratterizzata da tanti problemi. Quali saranno le que-stioni principali su cui caratterizzerai l’impegno dell’associazione? Affrontare la profonda crisi economica e sociale dell’isola rendendo sempre più forti le reti a cui l’Arci partecipa, provando ad innovare e sperimentare strumenti che ci vedano protagonisti nei nostri territori della costruzione di una rete solidale che lavori effettivamente per migliorare le condizioni di vita delle persone anche sul terreno relazionale e culturale. Con l’obiettivo, anche in que-

Costruire una rete solidale con l’obiettivo di creare comunità Intervista a Salvo Lipari, nuovo presidente Arci Sicilia

sta difficile fase, di costruire comunità. Credo che il tema del nostro sviluppo associativo e quindi di un maggiore radicamento delle nostre esperienze

sia il nostro contributo effettivo alla democrazia e all’idea di una terra libera dalle mafie e dai soprusi . Migliorare la nostra capacità di intervento sui temi che riguardano la socialità costruendo sempre più luoghi aperti dove tanti possano trovare occasioni per piccoli e grandi progetti, incoraggiando l’autor-ganizzazione ma nel contempo dando una rappresentanza alle istanze che da tale complessità scaturiscono. Siamo impegnati da tempo e dovremo esserlo sempre di più, su tanti fronti di crisi. Pensiamo all’emergenza migranti che ci vede in prima linea nell’accoglienza (quella vera, non quella dei centri di identificazione) e nella battaglia contro logiche repressive e di chiusura. L’Arci ha un ruolo importante nel far passare l’idea che l’unica soluzione sia quella dell’immediata apertura del corridoio umanitario. Dovremo lavorare molto sulle questioni legate all’utilizzo dei beni confiscati e ad un maggior coinvolgimento delle ragazze e dei ragazzi siciliani nei campi di lavoro e volontariato. Dobbiamo puntare sui giovani che troppo spesso non sanno come e dove impegnarsi, nonostante ne abbiano la voglia. Dob-biamo rafforzare la rete ‘culturale’ e puntare sui circuiti anche alternativi di costruzione di percorsi che vadano contro il tentativo in atto di distruggere fermenti e potenzialità. L’Arci, oggi più che mai, in un periodo così difficile per la crisi economica, politica e sociale, è chiamata ad un lavoro straordinario che richiederà l’impegno di tutti. Questo proveremo a fare e so che abbiamo le risorse umane per farlo.

arcireport n. 18 | 22 maggio 201411 daiterritori

Sabato 17 maggio si è concluso il congresso di Arci Savona. Un congresso molto importante che ha portato all’elezione di un nuovo pre-sidente, Alessio Artico, e di un nuovo consiglio provinciale molto rinnovato rispetto a quello uscente. Lorenzo Peruzzo sarà il vice presidente, comple-tano la presidenza Ada Berta e Jacopo Marchisio. Il direttore con funzioni organizzative e gestionali sarà Giovanni Durante.Le sfide che attendono i nuovi organismi dirigenti di un’associazione che in provincia conta più di 12mila soci sono significative e numerose. Il raggiungimento di ulteriori risultati positivi sarà possibile se l’Arci savonese nei prossimi quattro anni riuscirà a gestire al meglio alcuni fondamentali temi che sono emersi anche nel corso del dibattito congressuale: promuovere e sviluppare il ruolo delle società di mutuo soccorso nel campo della mutualità e della solidarietà; promuovere e valorizzare il ruolo culturale e ricreativo delle basi associative; rafforzare le sinergie e le relazioni tra generazioni, etnie e culture differenti; promuovere lo sviluppo di reti progettuali e di collaborazioni con associazioni (anche operanti in campi differenti) ed enti locali; proseguire nell’impegno alla tutela dei beni comuni e dei diritti civili.Un impegno significativo per il nuovo gruppo dirigente che sarà composto, nei ruoli apicali della presidenza e dell’ufficio di presidenza, da rappresentanti delle basi associative che da volontari metteranno a disposizione il proprio tempo e il proprio impegno a favore dell’Arci. Artico ha ricoperto, negli anni, numerosi ruoli di rilievo nel mondo del volontariato e delle attività sociali in ambito locale: è stato componente del consiglio direttivo del circolo Arci

Milleluci, presidente del consiglio di ammi-nistrazione della SMS Fratellanza Leginese, portavoce dell’Assemblea di quartiere di Legino nell’ambito del progetto Venti di partecipazione del Comune di Savona.Artico inizia il suo mandato con un dovero-so ringraziamento agli organismi dirigenti che hanno terminato il loro mandato, in primis al presidente uscente Giovanni Durante: «È anche merito del loro impe-gno e delle loro azioni se tutti noi siamo pronti alle nuove sfide che ci attendono, orgogliosi di appartenere all’Arci».

Aperte le iscrizioni per Imparo la lingua araba. Il tesoro delle lettere,progetto di Arci Roma che si prefig-ge la finalità di fornire competenze adeguate ad una comprensione attiva della lingua araba, all’uso della scrit-tura e della lettura attraverso l’utilizzo di videolezioni e moduli di insegna-mento su Internet. Iscrizioni presso l’Arci di Roma in viale Stefanini 15. Info su [email protected]

L’arte unisce i popoli e non ha biso-gno di interpreti; apre una finestra sulla cultura di un territorio e manda segnali di luce che illuminano le idee e risvegliano le coscienze; è uno stru-mento di percezione della realtà e un fattore di lancio per il cambiamento, di crescita individuale e collettiva. Partendo da questi concetti, l’asso-ciazione culturale Mediterraneo e la Casa delle Culture del circolo Arci di Acquedolci (ME) hanno coinvolto l’Arci milanese e il Museo del Fango per dare avvio ad un progetto che funzionerà come ponte culturale tra artisti di ogni latitudine ed origine. La Sicilia a Milano sarà un evento che si sdoppierà in due fasi: una ad Acquedolci (Me), dove si terrà dal 18 al 31 ottobre la Rassegna d’arte in Sicilia e dove si svolgerà la sele-zione dei tre artisti che esporranno poi a Milano, dal 6 al 20 dicembre, presso lo spazio per l’Expo del Mud Museum-Museo del Fango. Ognu-no dei tre artisti selezionati avrà la possibilità di esporre al massimo 10 quadri. Saranno tre personali contemporanee, la cui selezione sarà curata da una commissione artistica di alto profilo. Info e regolamento su alchimiadellabellezza.blogspot.it

Il concorso ‘La Sicilia a Milano’

Alessio Artico nuovo presidente Arci Savona: «pronti alle nuove sfide che ci attendono, orgogliosi di essere Arci»

Con Arci Roma ‘Imparo la lingua araba’

A Torino ‘Non più di venti’Il gruppo teatro di Arci Torino presenta la prima edizione del concorso per corti teatrali Non più di venti, una sfida all’ultimo minuto che si svolgerà sui palchi dei circoli Arci torinesi dal 23 maggio al 6 giugno 2014. Il 20 giugno ci sarà la finale. Un lavoro che premia la creatività e la voglia di mettersi in gioco degli artisti. Le compagnie selezionate hanno infatti partecipato al bando per nuove proposte di ‘spettacoli in formato cocktail’, brevi performances della durata massima di 20 minuti. Uno spazio informale come quello dei circoli ospiterà le serate, per valorizzare la cultura diffusa e l’amore per il teatro, anch’esso diffuso. E dopo lo spettacolo entrano in gioco i soci, il pubblico. Le loro preferenze non resteranno inascoltate, mentre la giuria tecnica sarà pronta a cogliere le sfumature nei testi e le capacità tecniche delle compagnie. Le prime cinque sere sono dedicate alle fasi eliminatorie del concorso. Alle due semifinali del 5 e 6 giugno avranno accesso le compagnie selezionate: la migliore per la giuria tecnica e la più votata dalla giuria popolare. Dalle finali del 20 giugno uscirà il vincitore. Il premio consisterà in 500 euro e nella partecipazione, in qualità di compagnia ospite, alla serata finale dell’edizione 2015 del concorso. L’ingresso per il pubblico è gratuito con tessera Arci. Prima di ogni serata, cena/apericena conviviale alle 20. Inizio concorso alle 21.30.

www.arcipiemonte.it/torino

arcireport n. 18 | 22 maggio 201412 società

In redazioneAndreina Albano Maria Ortensia FerraraCarlo Testini

Direttore responsabileEmanuele Patti

Direttore editorialePaolo Beni

Progetto graficoAvenida

Impaginazione e graficaClaudia Ranzani

Impaginazione newsletter onlineMartina Castagnini

EditoreAssociazione Arci

Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005

Chiuso in redazione alle 19

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arcireport n. 18 | 22 maggio 2014

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Riforma del terzo settore: questa voltasi fa sul serio

L’iniziativa di porre mano alla legislazione sul terzo settore annunciata dal presidente del consiglio Renzi, ha almeno un merito: quello di far uscire dalla palude in cui si trova da una decina d’anni il dibattito sulla riforma delle numerose leggi che toccano le attività e i soggetti che popolano questo vasto e articolato comparto della società e dell’economia nazionale.Un mondo composto da soggetti con fisionomie giuridiche, dimensioni, ambiti di attività e culture assai differenti e che rappresentano una grande pluralità di interessi e bisogni, anche divergenti.Chi pensava che l’annuncio, un po’ estem-poraneo, dato da Renzi non avrebbe avuto seguito ha dovuto ricredersi: pare che il governo faccia sul serio. Chi temeva che sarebbe stata presentata una proposta di radicale riscrittura della legislazione si sarà forse tranquillizzato: le linee guida partono proprio dalla manutenzione e dal riordino della legislazione esistente per introdurre alcuni elementi di innovazione, anche se dai contorni ancora non ben definiti.E tuttavia ci sono numerosi elementi di perplessità: innanzi tutto sul metodo adot-tato per la consultazione, che appiattisce

il ruolo degli interlocutori, mettendo sullo stesso piano il contributo di un singolo e quello di una organizzazione con decenni di storia ed esperienza e ignorando del tutto il ruolo dei soggetti di rappresentanza che, anche con difficoltà, sono impegnati nella costruzione di piattaforme comuni e condivise. Un tema così complesso non può essere liquidato con una consultazione su internet di due settimane.Nel testo c’è una particolare enfasi al ruolo che deve assumere l’impresa sociale che soffre di una legislazione assolutamente inefficace. Su questo tema negli ultimi mesi si è sviluppato un dibattito molto intenso e sarà necessario chiarire quale dovrà essere l’obiettivo della riforma: se si tratta di promuovere una qualifica per connotare alcune particolari attività eco-nomiche non profit fatte da associazioni e imprese oppure se sarà un escamotage per rendere appetibile il mercato sociale alle aziende profit. E ancora, vengono enucleati alcuni temi, come il 5x1000 e il riordino della fiscalità, che sono già oggetto di una legge delega e sui quali si attende solo una iniziativa e un confronto. Viene elencato un altro importantissimo tema,

il servizio civile volontario, che non è di esclusiva pertinenza delle organizzazioni del terzo settore ma anche di regioni ed enti locali. Insomma, nel futuro percorso del provvedimento, ci sono diverse que-stioni che dovranno essere seguite con estrema attenzione perché l’esito legislativo potrebbe portare a grandi cambiamenti nel panorama del terzo settore italiano e nella rilevanza dei diversi soggetti.Ma una cosa appare chiara: di fronte ad una iniziativa così forte non è più il tempo degli atteggiamenti solo difensivi che ri-schiano di essere bollati come conservativi di rendite di posizione e di interessi corpo-rativi. Bisognerà misurarsi nel merito delle questioni e con tutti i soggetti in campo, le organizzazioni sociali e il mondo politico, promuovendo scelte che salvaguardino il patrimonio di insediamento territoriale e introducendo elementi di innovazione e di sviluppo nelle organizzazioni.Il Forum del Terzo settore, insieme all’in-tergruppo parlamentare, terrà il prossimo 12 giugno un seminario, aperto anche agli esponenti del governo, per riaffermare il ruolo di soggetto di rappresentanza e per presentare le proprie proposte.

Il volume, promosso dalla Fondazione Argentina Bonetti Altobelli, propone un contributo storico al dibattito politico e sindacale sulla riforma del sistema italiano di welfare. I saggi contenuti all’interno tracciano, con precisione storica e linguaggio accessibile, la nascita e lo sviluppo del welfare state collocandoli nel contesto europeo. Partendo dalla stagione post-risorgimentale, durante la quale nacquero

le prime società di mutuo soccorso come forme di autodifesa contro i rischi del mondo del lavoro, e attraversando il periodo tra le due grandi guerre, si giunge a descrivere l’origine del sistema di welfare universalistico volto a garantire a tutti i cittadini l’esercizio dei diritti universali. Lungo questo percorso, nel quale si svilupparono, in Europa, esempi diversi di protezione sociale, in Italia prese forma, non senza contraddizioni, un sistema non riconducibile ad altri modelli europei quali quello scandinavo, tedesco o anglosassone. Accanto a questo ex-cursus storico vengono approfonditi temi specifici come igiene, sanità e diritto dell’abitare, istruzione ed educazione, il sorgere della cooperazione e del welfare locale, l’esperienza delle colonie fasciste, la tutela della salute nei luoghi di lavoro e la nascita delle prime ‘politiche di genere’, declinandoli nella particolare realtà emiliano-romagnola.La prefazione è di Vera Lamonica, della segreteria nazionale della Cgil.

il libroDalle società di mutuo soccorso alle conquiste del welfare statea cura di Anna Salfi e Fiorenza Tarozzi

Ediesse - Pagine 224 - euro 13,00

di Maurizio Mumolo coordinamento nazionale Forum Terzo settore