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6 dicembre 2011 anno IX - n. 43 [email protected] www.arci.it arci report settimanale a cura dell’Arci Il bicchiere è quasi vuoto Anche a voler essere generosi, è difficile tro- vare elementi di discontinuità nella manovra proposta dal nuovo governo. Pur con gli aggiustamenti dell'ultima ora, come la tassa sui capitali scudati o l'innalzamento - ancora insufficiente - del limite per l'adeguamento delle pensioni, ci vuole molta fantasia per vedere il bicchiere mezzo pieno. Dell'equità promessa non c'è traccia. Ci sono invece i sacrifici previsti, ma quasi tutti a senso unico. Una cosa è certa: se questo è il decreto "salva Italia", a sostenerne il peso sono solo i lavoratori a reddito fisso, i pensionati, i ceti più deboli. Ancora una volta si chiamano fuori i veri ricchi e i grandi patrimoni. Un provvedi- mento insostenibile, destinato ad impoverire ampie fette della popolazione. Per non parla- re dell'impatto sociale di un così drastico cam- bio del modello pensionistico e dell'innalza- mento delle pensioni di anzianità oltre i qua- rant'anni. Il mancato adeguamento delle pensioni all'in- flazione, unito all'aumento dell'iva e al conse- guente incremento dei prezzi, ridurranno il potere d'acquisto di fasce sociali già penaliz- zate dalla crisi. Facile prevedere che questo produca ulteriori contrazioni dei consumi con effetti recessivi per l'intera economia naziona- le. Non c'è l'imposta patrimoniale, né la tassa sulle rendite speculative; non c'è un vero impulso alla lotta all'evasione. Si continua a far cassa con le imposte indirette anziché usare le imposte dirette per una necessaria redistribuzione della ricchezza. Se l'esigenza di riportare in equilibrio i conti pubblici non è in discussione, nell'interesse del paese e per scongiurare il tracollo dell'eu- ro e del processo di integrazione europea, non sono certo queste le uniche scelte possi- bili per farlo. Anche a saldi invariati i contenu- ti della manovra si possono cambiare e il Parlamento deve poterlo fare. Su provvedi- menti di tale portata non può essere messo di fronte a un "prendere o lasciare". C'è troppa continuità col governo precedente. Se sono diversi i toni e la volontà di interlocu- zione con le parti sociali, non è cambiata la sua impronta liberista. Manca un segno politi- co nuovo, la disponibilità a cogliere l'occasio- ne della crisi per una svolta in direzione del- l'equità sociale e di un diverso modello di svi- luppo. L'emergenza che motiva il sostegno a questo governo non può cancellare l'urgenza di un'operazione di giustizia. La prospettiva a cui lavorare è quella di una vera alternativa politica, economica e sociale. RICORDO DI LUCIO MAGRI I PAGINA 4 Articoli di Luciana Castellina e Pietro Ingrao CONGRESSO ARCI PISA I PAGINA 10 Intervista alla neo presidente Stefania Bozzi L a geografia dei diritti umani, a distanza di oltre 60 anni dall’appro- vazione della Dichiarazione del 1948, mostra ancora una smisurata quan- tità di macchie che stanno a indicare le continue e diffuse violazioni in molti Stati del pianeta. La Dichiarazione è stata scrit- ta dopo l'evento che aveva segnato nella coscienza degli estensori e di milioni di persone una cesura netta tra la civiltà della guerra e dello sterminio e una nuova civil- tà fondata sulla pace e la tutela dei diritti fondamentali degli individui. Da allora i pro- gressi ci sono stati, ma seguendo un per- corso molto accidentato e contraddittorio che ne ha spesso offuscato la portata. Troppo spesso i diritti umani, nel corso di questi decenni, sono stati merce di scam- bio al servizio della geopolitica e in nome della ragion di Stato il riflettore sulle viola- zioni ha illuminato in maniera arbitraria alcuni lati del pianeta a discapito di altri. Per queste ragioni si è andata diffondendo la convinzione che il monitoraggio sia delle violazioni dei diritti umani che delle azioni di contrasto debba essere messe in campo da autorità indipendenti, legittimate dalle autorità statali, ma libere di denunciare qualsiasi situazione in cui venga messa in mora il pieno rispetto della Dichiarazione. Per capire, senza andare troppo lontano nel tempo, aiuta sottolineare come oggi sia facile esaltare la primavera araba e l'eroi- smo dei ragazzi Tunisini, Egiziani, Libici o Siriani, ma al tempo stesso ricordare che gli stessi dittatori deposti, responsabili di massacri e sistematiche violazioni dei dirit- ti umani siano stati, negli anni, ricevuti e riveriti dai Capi di stato delle democrazie occidentali in nome della non ingerenza diplomatica. Il mondo che stiamo conse- gnando alle nuove generazioni sarà sem- pre meno disposto ad accettare la globaliz- zazione delle merci e la nazionalizzazione dei diritti quando questo significhi carcere, tortura, discriminazioni etniche, sessismo. Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adotta la Dichiarazione universale dei diritti umani “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”

Arcireport numero 43

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6 dicembre 2011anno IX - n. 43

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arcireports e t t i m a n a l e a c u r a d e l l ’ A r c i

Il bicchiere è quasivuoto

Anche a voler essere generosi, è difficile tro-vare elementi di discontinuità nella manovraproposta dal nuovo governo. Pur con gliaggiustamenti dell'ultima ora, come la tassasui capitali scudati o l'innalzamento - ancorainsufficiente - del limite per l'adeguamentodelle pensioni, ci vuole molta fantasia pervedere il bicchiere mezzo pieno. Dell'equitàpromessa non c'è traccia. Ci sono invece isacrifici previsti, ma quasi tutti a senso unico.Una cosa è certa: se questo è il decreto"salva Italia", a sostenerne il peso sono solo ilavoratori a reddito fisso, i pensionati, i ceti piùdeboli. Ancora una volta si chiamano fuori iveri ricchi e i grandi patrimoni. Un provvedi-mento insostenibile, destinato ad impoverireampie fette della popolazione. Per non parla-re dell'impatto sociale di un così drastico cam-bio del modello pensionistico e dell'innalza-mento delle pensioni di anzianità oltre i qua-rant'anni. Il mancato adeguamento delle pensioni all'in-flazione, unito all'aumento dell'iva e al conse-guente incremento dei prezzi, ridurranno ilpotere d'acquisto di fasce sociali già penaliz-zate dalla crisi. Facile prevedere che questoproduca ulteriori contrazioni dei consumi coneffetti recessivi per l'intera economia naziona-le. Non c'è l'imposta patrimoniale, né la tassasulle rendite speculative; non c'è un veroimpulso alla lotta all'evasione. Si continua afar cassa con le imposte indirette anzichéusare le imposte dirette per una necessariaredistribuzione della ricchezza.Se l'esigenza di riportare in equilibrio i contipubblici non è in discussione, nell'interessedel paese e per scongiurare il tracollo dell'eu-ro e del processo di integrazione europea,non sono certo queste le uniche scelte possi-bili per farlo. Anche a saldi invariati i contenu-ti della manovra si possono cambiare e ilParlamento deve poterlo fare. Su provvedi-menti di tale portata non può essere messo difronte a un "prendere o lasciare".C'è troppa continuità col governo precedente.Se sono diversi i toni e la volontà di interlocu-zione con le parti sociali, non è cambiata lasua impronta liberista. Manca un segno politi-co nuovo, la disponibilità a cogliere l'occasio-ne della crisi per una svolta in direzione del-l'equità sociale e di un diverso modello di svi-luppo. L'emergenza che motiva il sostegno aquesto governo non può cancellare l'urgenzadi un'operazione di giustizia. La prospettiva acui lavorare è quella di una vera alternativapolitica, economica e sociale.

RICORDO DI LUCIO MAGRI I PAGINA 4Articoli di Luciana Castellina e Pietro Ingrao

CONGRESSO ARCI PISA I PAGINA 10Intervista alla neo presidenteStefania Bozzi

L a geografia dei diritti umani, adistanza di oltre 60 anni dall’appro-vazione della Dichiarazione del

1948, mostra ancora una smisurata quan-tità di macchie che stanno a indicare lecontinue e diffuse violazioni in molti Statidel pianeta. La Dichiarazione è stata scrit-ta dopo l'evento che aveva segnato nellacoscienza degli estensori e di milioni dipersone una cesura netta tra la civiltà dellaguerra e dello sterminio e una nuova civil-tà fondata sulla pace e la tutela dei dirittifondamentali degli individui. Da allora i pro-gressi ci sono stati, ma seguendo un per-corso molto accidentato e contraddittorioche ne ha spesso offuscato la portata.Troppo spesso i diritti umani, nel corso diquesti decenni, sono stati merce di scam-bio al servizio della geopolitica e in nomedella ragion di Stato il riflettore sulle viola-zioni ha illuminato in maniera arbitrariaalcuni lati del pianeta a discapito di altri.Per queste ragioni si è andata diffondendo

la convinzione che il monitoraggio sia delleviolazioni dei diritti umani che delle azionidi contrasto debba essere messe in campoda autorità indipendenti, legittimate dalleautorità statali, ma libere di denunciarequalsiasi situazione in cui venga messa inmora il pieno rispetto della Dichiarazione.Per capire, senza andare troppo lontanonel tempo, aiuta sottolineare come oggi siafacile esaltare la primavera araba e l'eroi-smo dei ragazzi Tunisini, Egiziani, Libici oSiriani, ma al tempo stesso ricordare chegli stessi dittatori deposti, responsabili dimassacri e sistematiche violazioni dei dirit-ti umani siano stati, negli anni, ricevuti eriveriti dai Capi di stato delle democrazieoccidentali in nome della non ingerenzadiplomatica. Il mondo che stiamo conse-gnando alle nuove generazioni sarà sem-pre meno disposto ad accettare la globaliz-zazione delle merci e la nazionalizzazionedei diritti quando questo significhi carcere,tortura, discriminazioni etniche, sessismo.

Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adotta la Dichiarazione universale dei diritti umani

“Tutti gli esseri umani nasconoliberi ed uguali in dignità e diritti”

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L' Europa attraversa una fase cruciale.La costruzione europea è in perico-lo, a partire dalla moneta unica. Se

non si verificano svolte significative, la spe-culazione sul debito, unita alla recessione,può produrre rotture irreparabili. C'è un'e-mergenza politico-democratica, come hadetto Cohn Bendit sottolineando che non sipuò affidare alla Commissione il potere dicontrollo sui paesi senza decidere chi demo-craticamente controlla la Commissione, né sipuò considerare democratica una UnioneEuropea dove decidono solo Francia eGermania. C'è poi una emergenza economi-co-sociale collegata alla prima. È la crisi deipaesi di prima industrializzazione, paragona-bile solo a quella del '29. Anche il New Dealdi allora fu verde, almeno parzialmente: unterzo dei lavori pubblici venne destinato alriassetto idrogeologico degli Stati Uniti.Quando si uscì dalla crisi, dopo la secondaguerra mondiale, le monete e il circuito dellemonete avevano un controllo definitivo: lebanche nazionali erano diventate i loro con-trollori. E questa è la grande lezione che dalNew Deal ci viene per superare la crisi dioggi. La Banca Centrale Europea fu istituitain un'epoca in cui il problema era controllarel'inflazione in un contesto di piena occupa-

zione. La crisi attuale ha origine nella specu-lazione, ma adesso a generare il panico è laconsapevolezza che gli stati possono fallire.Si vendono titoli pubblici che erano all'1,5%e, con la stessa liquidità, si ricomprano titolipubblici al 7%. È un circolo vizioso cherischia di essere inarrestabile. L'unica propo-sta possibile - ancora prima di mettere manoalla riforma in senso democratico dei Trattati- è quella di trasformare il Fondo di Stabilitàin una banca, anche se si tratta di un esca-motage. Il Fondo di Stabilità infatti si fonda suun accordo intergovernativo, e per trasfor-marlo basterebbe un accordo fra i governi.Questa banca potrebbe garantire i prestitidegli stati membri. La BCE può infatti finan-ziare i mercati ma non gli stati. Una bancainvece può intervenire non sul mercatosecondario ma sui mercati delle emissioni,quando si supera un certo tasso di interesse,purchè la BCE immetta la liquidità necessa-ria. Così lo Stato tornerebbe a controllare lafinanza: questa è la lezione del 1929. Il puntochiave della ricostruzione dopo la guerra fuproprio il fatto che la moneta non era più pro-prietà dei mercati, com'è invece oggi inEuropa. Nel Patto di Stabilità bisogna intro-durre flessibilità di fronte al pericolo di reces-sione, ma le spese devono essere finalizza-

te a settori specifici, in particolare l'innovazio-ne ambientale e la difesa idro-geologica.Tutto ciò si può fare rapidamente, pena lafine dell'Europa. Crollerebbe l'Italia, ma subi-to dopo anche la Francia e la Spagna. E aquel punto anche le esportazioni dellaGermania, che per il 60% finiscono inEuropa, andrebbero in crisi. C'è da compiereun'opera di mediazione tra i governi, maanche tra i popoli (pensiamo all'atteggiamen-to dell'opinione pubblica tedesca). Non esi-stono paesi più o meno virtuosi, ciascuno habisogno di aiuto: quelli deboli hanno bisognodi finanziamenti per il debito, quelli ricchihanno bisogno di mercati. È un grande pro-blema che interroga tutto il mondo. Bisognaragionare su una domanda e una crescitanuove, non più affidate ai consumi individua-li, per motivi ecologici e strutturali. C'è biso-gno di una nuova idea di economia. I sog-getti che vengono dalla cultura ambientale equelle che vengono dalla cultura del lavorohanno una grande alleanza da stringere,perché le risposte sono le stesse: consumicollettivi, lavoro di cura, innovazione indu-striale verso la transizione ambientale. Ilnemico comune è il capitalismo finanziario,per sua natura indifferente a quello che siproduce e a quello che si consuma.

U na mailing list, un sito web, incontriin diversi paesi europei, un logocomune da apporre a singole cam-

pagne e iniziative: è un coordinamento leg-gero, ma non per questo poco importante,ciò che è emerso dall'incontro che l'Arci haco-promosso a Bruxelles il 30 novembre suinvito di European Alternatives, una bellaassociazione con sedi in diversi paesi euro-pei promossa da giovani italiani residentiall'estero. Obiettivo della rete è dare maggiorpeso alle tante campagne europee dellasocietà civile nel momento in cui è in perico-lo la stessa Unione Europea e in cui l'impe-gno per l'Europa sociale rischia di schiantar-si contro il fallimento dell'intero progettoeuropeo. «Non siamo euro-scettici, al con-trario vogliamo salvare l'Europa nell'unicomodo possibile» hanno detto LorenzoMarsili e Alessandro Valera di EuropeanAlternatives nell'introduzione alla discussio-ne in Parlamento. «È falso il mantra che reci-ta: non c'è alternativa all'attuale gestionedella crisi. Non è vero che le due sole possi-bilità sono l'obbedienza alle regole del mer-cato finanziario o la bancarotta. Ma se non cibattiamo per la democratizzazione dello

spazio europeo, come faremo a salvareinsieme l'Europa e i diritti?»La democrazia è evaporata dal livello nazio-nale ma non si è mai davvero ricostruita alivello dell'Unione e, di fronte alla crisi, quelpoco di democrazia europea si è ancora piùristretta. I destini del progetto europeo sonodi fatto consegnati nelle poche mani di alcu-ni governanti e dei banchieri. Una maggioreunità e condivisione fra i tanti attori dellasocietà civile democratica è oggi una neces-sità: terzo settore, sindacati, cultura, movi-menti, coloro che privilegiano il lavoro dilobby verso le istituzioni e quelli che si muo-vono con le vertenze di massa, Europa del-l'est e dell'ovest, il nord e la comunità medi-terranea devono sentire la spinta alla con-vergenza, pena l'inutilità dei nostri sforzi. Lamole di campagne presentate a Bruxelles,disponibili a stare in rete e ad invitare altri afarlo, è significativa. Alcune utilizzeranno nelprossimo anno il nuovo strumento dell'Inizia-tiva dei Cittadini, la raccolta di un milione difirme a livello europeo. Si raccoglieranno lefirme per il reddito minimo garantito, «checosta certo, ma meno dei 200 miliardi di euroche paghiamo per la disoccupazione giova-

nile» hanno detto i promotori. I sindacatieuropei raccoglieranno insieme ai movimen-ti le firme per l'acqua pubblica, dopo lacostruzione della rete europea a Napoli ilprossimo fine settimana. Lo stesso si faràper la confisca e il riuso sociale dei beni sot-tratti al crimine organizzato. E poi c'è la cam-pagna per il pluralismo dei media. Quella peri diritti delle coppie omosessuali. Quella perl'accesso nei centri di detenzione deimigranti. Le campagne europee, ma anchequelle nazionali e locali, perché siamoEuropa anche quando lavoriamo a casanostra. L'Arci ha da oggi una possibilità inpiù per dare visibilità ai suoi contenuti, e tro-vare partners e alleati alle sue campagne.Info: [email protected]

Una rete europea per rafforzare il peso delle tantecampagne europee promosse dalla società civile

In Europa c’è bisogno di democrazia e di una nuova economia

Lanciata dal Movimento Sem Terra delMinas Gerais la campagna Chiudere le

scuole è un crimine, per denunciare la chiusura di 24mila scuole nelle zone rurali del Brasile.

Info: www.petitiononline.com

PETIZIONI ONLINE

notizieflash

arci

n. 43 6 dicembre 2011

di Danilo Bardi, responsabile Economia Cgil

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L’ ANCI/Servizio Centrale e il Mi-nistero dell’Interno hanno presen-tato lunedì a Roma il Rapporto

annuale del Sistema di Protezione perrichiedenti asilo e rifugiati (Sprar)2010/2011, che fotografa le attività di acco-glienza realizzate dagli enti locali in colla-borazione con le realtà di terzo settore daoltre un decennio. Il Rapporto traduce in dati e analisi il lavo-ro sul campo dei 151 progetti territoriali diaccoglienza dello SPRAR, con un focus sututte le regioni italiane, che per la primavolta vengono descritte attraverso il con-fronto diretto tra i singoli contesti regionalidi immigrazione e gli interventi del Sistemadi Protezione. Lo SPRAR è presente in maniera omoge-nea in tutte le Regioni (unica eccezione laValle d’Aosta). Il Lazio nel 2010 ha accolto il 57,8% deibeneficiari SPRAR ospiti nel Centro Italia;la Sicilia è la regione con il maggiorenumero di persone accolte per il Sud e leIsole, mentre Piemonte e Liguria lo sonoper il Nord. «Uno sguardo sulle dimensioniregionali permette di conoscere meglio i

differenti territori italiani», commentaDaniela Di Capua, direttrice del ServizioCentrale dello SPRAR. «Consente a chi legge il Rapporto di collo-carsi in una posizione di osservazione pri-vilegiata, acquisendo anche nuove chiavidi lettura per l’attualità del 2011, annocaratterizzato dall’arrivo di persone prove-nienti dal Nord Africa».Nel 2011 lo SPRAR si è visto confermareuna capacità di accoglienza di 3.000 postiche, pur con un bilancio molto positivo, hacomportato la chiusura delle attività del2010 con una lista di attesa di almeno2.500 persone.Nel corso del 2010 lo SPRAR ha accolto6.855 richiedenti e titolari di protezioneinternazionale. Per l’86,4% si è trattato dipersone appartenenti alla categoria degliordinari, mentre per il 13,6% sono staticasi di vulnerabilità. Numeri ampi, ma suiquali si può fare ancora di più, destinandonuove risorse finanziarie che consentanodi potenziare la capacità ricettiva delloSPRAR.In risposta alla cosiddetta ‘emergenzaNord Africa’, lo SPRAR nel 2011 ha messo

a disposizione della Protezione Civile1.500 posti straordinari per ospitare richie-denti asilo provenienti dalla Libia.«L’anno che si sta chiudendo è stato parti-colarmente intenso, perché numerosi sonostati gli sforzi, a livello centrale come alivello locale, per garantire piena collabo-razione e supporto alla Protezione Civilenegli interventi di accoglienza» commentaFlavio Zanonato, Sindaco di Padova edelegato ANCI all’immigrazione. «Come SPRAR abbiamo contribuito con lanostra esperienza decennale e con dueobiettivi prioritari: evitare la frammentazio-ne dell’accoglienza e raggiungere quantepiù persone possibile secondo gli standardqualitativi a cui si attiene il Sistema diProtezione».«L’anno trascorso - conclude Zanonato - ciha consentito di dimostrare che lo SPRARè un sistema in grado di rispondere allaquotidianità dell’accoglienza, come allastraordinarietà, sempre con il fine di facili-tare le persone accolte a intraprenderepercorsi di integrazione e di autonomia,senza poi gravare sui servizi locali, unavolta ultimate le misure di accoglienza».

migranti

arcireport

Uscito di scena il governo Berlusconi,adesso bisognerà rimediare ai suoitragici errori sapendo che non sarà

facile visto che in Parlamento i numeririmangono gli stessi. Noi vorremmo prova-re a indicare le prime dieci cose da faresubito per chiudere la stagione del razzi-smo di Stato, stabilendo un rapporto diver-so tra istituzioni e persone di origine stra-niera: 1) ripristinare i tavoli istituzionali di confron-to con le organizzazioni sociali operantiprima del 2008; 2) riattivare la programmazione triennale eil decreto flussi annuale, ricostituendo ilfondo nazionale per le politiche migratorie;3) chiudere in modo positivo tutti i casi

ancora aperti legati all'ultima sanatoria,riconoscendo le ragioni di chi è stato truffa-to e di chi si è fidato dello Stato; 4) sostenere i percorsi di regolarizzazioneanche attraverso l'applicazione dellaDirettiva sulla lotta al lavoro nero; 5) chiudere tutti i centri di detenzione, ridi-mensionando il sistema di controllo e rim-patrio degli irregolari, adottando le misurepreviste nella Direttiva Rimpatri, consenten-do il diritto alla difesa e istituendo una com-missione indipendente che verifichi stabil-mente il rispetto dei diritti delle personedetenute nei Cie (nella prospettiva di chiu-derli); 6) riportare all'interno del sistema Sprar(Sistema di protezione per richiedenti asiloe rifugiati) la rete d'accoglienza emergen-ziale gestita dalle Regioni e dallaProtezione Civile, arrivando ad un numerodi posti Sprar pari alle persone che ne hannodiritto, e intervenire anche sui percorsi diinclusione sociale di chi ha ottenuto lo statusma viene abbandonato a se stesso; 7) a proposito della cittadinanza per i nati inItalia e della naturalizzazione per chi lachieda, in attesa di riformare la legge, si

potrebbe rendere trasparente e meno puni-tiva la procedura (l'anno scorso c'è stato unforte aumento delle risposte negative). Giàun passo avanti sarebbe accelerare i tempidi risposta; 8) finanziare, anche con risorse europee, icorsi di italiano per stranieri, abbandonan-do l'assurdità del permesso a punti e intro-ducendo un sistema che consenta a chilavora di seguire i corsi; 9) predisporre un piano nazionale per ilsuperamento dei campi rom, insieme alleorganizzazioni sociali e con una ampia par-tecipazione dei diretti interessati; 10) concludere il processo per l’indipen-denza dell'Unar (Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali), predisponendoun piano nazionale contro le discriminazio-ni che acceleri il progressivo radicamentosul territorio di strumenti e attività.Confidiamo che chi è stato chiamato allaresponsabilità di ridare credibilità all'Italia,possa farlo anche su un terreno comequello dell'immigrazione che riguarda laqualità della nostra democrazia e il futurodel nostro Paese. Info: [email protected]

Come chiudere la stagione del razzismo di Stato. Le dieci cose da fare

L’accoglienza dei rifugiati, al di là dell’emergenza. Il rapportoSprar 2010/2011

Per la Giornata contro il razzismo e per i diritti dei migranti, il 17 e 18dicembre prosegue, in tante piazzeitaliane, la raccolta firme per la campagna L'Italia sono anch'ioInfo: www.litaliasonoanchio.it

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n. 43 6 dicembre 2011

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N on è facile per me scrivere in mortedi Lucio Magri: oltre ad aver condivi-so più di mezzo secolo di impegno

politico, siamo stati anche compagni di vita,sia pure in un tempo ormai molto remoto. Etuttavia scrivo, perché Lucio era ormai fuoridalla vita politica pubblica da moltissimi anni.I più giovani forse non l'hanno nemmeno maisentito nominare, se non dai padri sessan-tottini. Per questo vorrei raccontare, soprat-tutto a chi non l'ha conosciuto, o conosciutomale. Non era disimpegnato, Lucio, neppureora, tutt'altro. Intanto ci sono gli anni piùrecenti, quelli in cui fu pubblicata la secondaserie della Rivista del manifesto. Durò cinqueanni e poi, per tante ragioni, cessò. Da alloraLucio si è impegnato a scrivere il libro che èuscito due anni fa. Un grosso lavoro, nonuna autobiografia, una ricerca documentatasul comunismo italiano visto nel contestointernazionale, una riflessione attenta, forsela sola, sul più grande partito comunista d'oc-cidente, sulle ragioni del suo successo e suquelle che lo hanno portato a scomparire.Non manca - e questo di continuare ad inter-rogarsi sul proprio stesso operato era un pre-gio di Lucio - anche una riflessione critica sualcune semplificazioni del gruppo delManifesto.Il libro si chiama Il sarto di Ulm, titolo di unaparabola di Bertold Brecht: il sarto dicevache l'uomo avrebbe volato, il vescovo princi-pe non ci credeva, alla fine gli dice «provaci,vai sul campanile e buttati». Il sarto si butta esi sfracella. Ma chi aveva ragione? Perchè èvero che il sarto non era riuscito a volare, mapoi l'uomo ha volato. La parabola vale per ilcomunismo: per ora non ce l'ha fatta, ma

domani forse ce la farà. Non è pessimista nédisfattista il libro di Lucio sul comunismo ita-liano. C'è anzi la testarda dimostrazione chesebbene fosse necessario un rinnovamentoprofondo del Pci, c'erano motivi validissimiper andare avanti e, in appendice, il docu-mento che aveva scritto nel 1988 come piat-taforma per il XVIII congresso che, anche aleggerlo adesso, dopo più di vent'anni, appa-re attualissimo. Perché Lucio aveva unagrande capacità anticipatrice. Negli ultimitempi aveva cominciato a raccogliere scritti edocumenti della nostra storia, quella di primadel '68, l'epoca della cosiddetta correnteingraiana, poi del Manifesto e del Pdup, mol-tissimi redatti da lui stesso. Sono di grandeinteresse perché molte tematiche che sem-brano scoperte da poco sono già esplicitate:dalla questione ecologica, alla crisi dellademocrazia, al declino della supremaziaamericana e le sue conseguenze. Le "nuovecontraddizioni della nostra epoca" non sonoevocate in modo rituale, ma motivo di analisie spunto per una nuova strategia. Andandoin giro per l'Italia trovo tante compagne ecompagni che mi dicono che la stagione poli-tica vissuta assieme è stata decisiva nellaloro formazione. Anche la storia del Pdup,nato come proseguimento del 'MovimentoOrganizzato del Manifesto' quando ci unifi-cammo con il gruppo ex psiuppino di VittorioFoa, dovrebbe esser rivisitata e fatta cono-scere. Questo partito l'avevamo semprepensato transitorio. Nell'84 avviammo la dis-cussione per decidere se rientrare o menonel Pci: si era in pieno regime craxiano e unnuovo anticomunismo conquistava terreno,restare divisi non aveva senso, anche per-

ché c'era stata la "seconda svolta diSalerno", con cui Berlinguer pose fine all'u-nità nazionale, denunciò la deriva della poli-tica e ruppe definitivamente con l'Unionesovietica. Fu proprio Berlinguer che ci chie-se di rientrare. Ma pochi mesi dopo morì e ciritrovammo in un Pci che era oramai altracosa, peggiore di quello che ci aveva cac-ciati. E così fu Lucio a trovarsi in realtà allatesta della contestazione - non conservatricema rinnovatrice - contro lo scioglimento delpartito. Il rapporto che tenne ad Arco, dove sisvolse l'ultima assemblea della mozione delno alla svolta per il XXI congresso del Pci, èun lucido e moderno programma per la sini-stra. Lucio non aveva un carattere facile. Ilsuo più grande amico, Michelangelo No-tarianni, diceva di lui che aveva grandissimequalità, ma gli mancavano i sentimenti inter-medi. Era assolutamente vero: intellettual-mente generosissimo, sembrava sgarbato aarrogante; pronto a riflettere sui suoi errori,non perdonava quelli degli altri, perché eraoltremodo, fastidiosamente integralista. Ma ilsuo peccato più grande è stato di andarsenecosì. Riteneva di non poter più dare nienteper una rinascita della sinistra di cui diceva«ci sarà, ma ci vorranno decenni e io comun-que non sono più in grado di dare alcun con-tributo». Sbagliava, naturalmente, perché avrebbepotuto ancora aiutarci. Ma la depressioneche lo aveva colto dopo aver seguito la terri-bile agonia di Mara, la compagna con cui hatrascorso gli ultimi 25 anni e che amava mol-tissimo, l'ha spezzato. Non aveva più motiviche lo trattenessero e noi amici e compagninon ci siamo riusciti.

C on Lucio ho condiviso un percor-so lungo e intenso: non avrebbesenso tentare di ripercorrerlo in

poche righe. Mi limiterò solo a breviimmagini. Erano gli anni '60, Lucio erastato licenziato da Botteghe Oscure. Veni-va a pranzo a casa nostra, quasi tutti igiorni. In quelle ore passate insieme siconsolidava fra me e Lucio una comunevisione del mondo, una tensione al cam-biamento che vedeva nel partito il suosoggetto centrale, ma che delle regole delpartito sentiva ormai troppo rigidi i vinco-li e le liturgie. Ricordo nitidamente la not-tata passata con lui a preparare l'inter-vento che avrei pronunciato all'XI Con-gresso del Pci, pesando con cura ogniparola: era la prima volta che nel partito

veniva rivendicato il diritto al dissenso.Sentivamo addosso la condanna ossessi-va del cosiddetto 'frazionismo', che nel Pcidemonizzava ogni sodalizio, ogni condivi-sione di pensiero, ogni vero dibattito inter-no. Fu quella condanna a portare alladrammatica espulsione dal partito di lui edegli altri compagni del Manifesto: è perme ancora una ferita ricordare che alloranon ebbi il coraggio di oppormi in nomedi un'errata concezione dell'unità del par-tito. Un errore che ancora mi brucia den-tro, anche se in seguito fra me e Lucio,e con tutti i compagni del Manifesto, siricostruì nuovamente uno scambio intensoe fattivo. Lucio ci ha lasciati, in giorni buidominati da gelide dispute sulla Borsa ei bilanci. Un altro ricordo: era i maggio

del '62, in un convegno dell'IstitutoGramsci sulle tendenze del capitalismo. Inquell'occasione, Lucio parlò del bisogno diuna critica a quella che lui chiamò 'lasocietà opulenta': la pervasività del mitodell'opulenza in ogni luogo della vita, acolpire l'autonomia dei bisogni umani. Inquesto presente così aspro e difficile, incui la politica sembra aver ceduto le armidi fronte ai luoghi della finanza, ho risen-tito l'eco di quelle parole negli slogan dichi si accampa davanti a Wall Street.Caro Lucio, compagno di tante lotte e ditante sconfitte: nessuna sconfitta è defini-tiva, finché gli echi delle nostre passioniriescono a rinascere in forme nuove, per-fino di fronte al tempio del capitalismomondiale.

‘Nessuna sconfitta è definitiva finchè gli echi dellenostre passioni riescono a rinascere in forme nuove’

Lucio ci ha lasciato troppo presto. Il ricordo di Luciana Castellina

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n. 43 6 dicembre 2011

Il ricordo di Pietro Ingrao

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D urante il Global day migliaia di per-sone hanno manifestato a Durbanper chiedere giustizia climatica e

sociale. Ma la prospettiva è ancora lonta-na, e c'è chi, tra le alte sfere della diplo-mazia, ipotizza addirittura di mettere Kyotoin un congelatore. Glymil Goyns è sudafricana, ha superatoda un po' i sessant'anni e di professione fala Pastora presbiteriana. Ha un sorrisosolare mentre marcia incollata al suo stri-scione, ma dietro ad un'apparenza tran-quilla nasconde una grave preoccupazio-ne. «Dio ci ha dato una grande responsa-bilità, che è quella di salvaguardare ilmondo per come ci è stato donato» rac-conta con il tono deciso di chi sa che laposta in gioco è alta, «il pianeta non puòessere considerato una merce ed il modocon cui lo stiamo considerando ci porterà adistruggere noi stessi.» La prospettivaricorda l'armageddon, ma il senso c'è tutto.Glymil è parte di un movimento intercon-fessionale chiamato We have faith -

testualmente ‘Noi abbiamo fede’ - che hamesso in gioco professioni religiose di ogniprovenienza per combattere il cambiamen-to climatico. We have faith ha uno spezzo-ne di un centinaio di persone che stapoche decine di metri dietro a quello prin-cipale della Global march against climatechange che si è conclusa proprio davantial Convention Center dove si tiene laCOP17. Tante persone di provenienze lepiù diverse, ong, movimenti contadini e dipescatori, movimenti sociali, tanta genteproveniente soprattutto dall'Africa, anchequella più lontana. Perchè quando le pre-visioni fosche ma veritiere dell'IPCC siconcretizzeranno, chi ne pagherà la primaconseguenza è proprio il continente africa-no con tutte le sue fragilità. Il Sudafricacome Presidente di turno sta giocando iltutto per tutto su questa Conferenza delleParti, ed il primo ministro Zuma vorrebbeportare a casa un risultato storico, ma irischi della montagna che partorisce untopolino ci sono tutti ed è bene aumentare

la pressione sociale, in questi giorni dinegoziato, prima della chiusura dellaConferenza il prossimo 9 dicembre. Ma c'èchi profetizza la fine di Kyoto o la sua tem-poranea ibernazione, come Lord Prescott,già Ministro dell'ambiente britannico aitempi del Governo laburista. «Bisogna fer-mare l'orologio» dichiara al Guardian, inmodo che «il meccanismo di Kyoto, contutti i suoi principi cardine, le strutture e lecompetenze formate non scada e le partipossano continuare ad agire come se iltrattato fosse ancora valido mentre ci siconcede del tempo per finalizzare unnuovo accordo». Il tentativo di salvareKyoto, unico protocollo vincolante sultema, fa arrivare persino a conclusioni biz-zarre. Ma in uno scenario di mancanza diambizione, come denunciato dalle ong delClimate Action Network, tutto è concesso.«We have faith», ricordava Glymil in mar-cia a Durban. Il rischio è che ci tolganoanche quella.Info: [email protected]

O ltre 10mila persone il 3 dicembrescorso sono scese nelle strade diDurban, in Sudafrica, per ricordare

a negoziatori e Capi di stato che il tempo stascadendo. La COP17, la Conferenza delleParti Onu sul cambiamento climatico, hauna grande responsabilità: uscire dalle sab-bie della diplomazia e dimostrare che è pos-sibile, oggi, unirsi contro la più grandeminaccia che la storia dell'umanità ricordi. La risposta, indiretta ma significativa, è statoun Amalgamation document da parte di unodei due gruppi di lavoro istituzionali dellaCOP, quello sulla cooperazione di lungoperiodo che ha il compito di implementare eaggiornare i termini della Convenzione qua-dro. Il termine, di per sé, è significativo, per-ché è un documento minestrone in cui tutto,ma proprio tutto, è stato inserito, dalle posi-zioni più radicali dell'Alba, l'Alternativa Boli-variana di Chavez, Morales e Correa, aquelle più regressive di Stati Uniti e Canada.Il motivo è mettere sul piatto tutto quello chec'è in ballo e a vederlo tutto insieme l'im-pressione che si ha è che la roba da man-giare sia molta e per alcuni anche particolar-mente indigeribile, come l'ormai famoso‘secondo periodo di impegni’ (second com-mitment period) che, dal 1 gennaio 2013,come previsto dal Protocollo stesso dovreb-be mantenere in piedi Kyoto con nuovi vin-

coli per i Paesi industrializzati. Intanto la prima settimana di negoziati hachiuso i battenti, senza avanzamentisostanziali sul lato del Protocollo di Kyoto.Le posizioni si stanno cristallizzando e ilblocco del negoziato conviene soprattutto aquei Paesi come Stati Uniti, Canada,Giappone ed Australia che di tutto voglionosentir parlare fuorché di impegni vincolanti. Mentre la Cina, per bocca del suo vicemini-stro allo sviluppo economico, dichiara chesarebbe disposta a sottostare a delle regolee a degli impegni se viene varato un ambi-zioso ‘second commitment period’. Dopotutto la posta in gioco è molto alta, l'ul-timo report dell'Unep (il Programmaambiente delle Nazioni Unite) Bridging theGap pubblicato a fine novembre dimostracome la comunità internazionale sia ancoralontana dagli obiettivi di riduzione che lascienza richiede. E gli appelli a fare prestostanno arrivando da buona parte dellacomunità scientifica mondiale e non solodall'IPCC, il Panel di esperti incaricatodall'Onu di studiare il fenomeno.Alltro grande capitolo è il Green Fund di 100miliardi di dollari entro il 2020. Gli Stati Unitisono convinti che entro venerdì, giornata diconclusione della COP, si raggiungerà unrisultato concreto per renderlo realmenteoperativo. Ma non si capisce da dove pro-

venga tanto ottimismo se è vero che buonaparte dei Paesi emergenti e del Sud delmondo si oppongono radicalmente a uncoinvolgimento dei privati per evitare specu-lazioni poco trasparenti su risorse chedovrebbero essere invece destinate all'a-dattamento dei Paesi del Sud al cambio cli-matico, oltre che alla mitigazione delle emis-sioni. Quali siano i rischi lo ha spiegatomolto bene World Development Movement,Ong inglese da anni impegnata sulla giusti-zia climatica e sociale, sul suo report pub-blicato in questi giorni: un progetto finanzia-to dalla Banca Mondiale in Messico, ha per-messo la costruzione di un parco eolicocapace di produrre 67 MW all'anno, in gradocioè di alimentare oltre 160mila abitazioni inuna zona dello stato dove il 7% della genteè senza elettricità. Una possibilità che èdiventata utopia, perché tutta l'elettricità pro-dotta verrà acquistata a tariffa scontata daWalmart, la più grande compagnia di distri-buzione al mondo. E questo è stato possibi-le grazie a una possibilità offerta dalla leggesull'energia messicana, che consente a unagrande impresa come Walmart di tenere persé l'energia che è stata finanziata da unfondo apposito (in questo caso della BancaMondiale) e che va nella direzione contrariarispetto a una lotta efficace per una giustiziaclimatica e sociale.

COP17: un nuovo fallimento è sempre più probabile

A Durban la Global march contro i cambiamenti climatici

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Un articolo di Alberto Zoratti, responsabile Fair - Economie solidali

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Si è chiuso il nono congresso di LegambienteVittorio Cogliati Dezza riconfermato PresidenteAvete celebrato il vostro nono Congresso e tu sei altuo secondo mandato. Come sta oggi Legambiente?È stato un bel congresso, con la più altapartecipazione mai registrata. Numerosis-simi gli interventi, anche di ospiti, a dimo-strazione che l'apertura, in questi anni, ditanti ambiti di impegno insieme alle altreassociazioni ha dato i suoi frutti. Direi cheLegambiente sta bene, con tanta voglia difare. Con l'occhio attento a quanto stacambiando intorno a noi. Ma anche con l'u-miltà di chi sa quanta strada c'è da fare equanto è faticoso fare il volontario nei cir-coli, sul territorio.

Perché la scelta di tenerlo in un città del sud?È la prima volta che teniamo un congressoal sud. Vogliamo accendere i riflettori sullepotenzialità del meridione, perché da quipassano molte delle sfide della nostraepoca: se vinciamo qui vinciamo in tuttaItalia. Oggi il sud rappresenta il territorioche può mettersi in cammino per superarela fase dello sviluppo sporco. Al sud c'è piùbisogno di una risposta rapida alla crisisociale, all'abbandono dei giovani e allaprecarietà, alla domanda di legalità, allarichiesta di qualità della classe dirigente.

Il Sud ha già in sé le potenzialità del riscat-to e della rinascita, partendo dalle risorselocali, ma il 'localismo virtuoso' non è suffi-ciente. Centrale sarà nei prossimi anni lacapacità della classe politica di mettere incampo le condizioni non solo economichedello sviluppo, favorendo la proiezioneverso il Mediterraneo.

Quali i principali obbiettivi che vi siete dati nell'im-mediato e per i prossimi anni?Il primo punto è la costruzione di un vero eproprio green new deal, una sfida che habisogno di un grande rilancio di scuola ecultura. Sul piano più strettamente ambien-tale, ci muoveremo su tre assi fondamen-tali: l'uscita dal fossile, la rigenerazionedelle città , la garanzia della sicurezza. Uscire dal fossile vuol dire ridurre i consu-mi, a partire dal sistema dei trasporti, eimplementare efficienza e fonti rinnovabili. Vuol dire lavorare sugli stili di vita e chiu-dere definitivamente col nucleare, metten-do in sicurezza i siti esistenti. Vuol direimpedire nuove trivellazioni petrolifere. È arrivato il momento di chiedere la pro-gressiva chiusura delle centrali a olio com-bustibile e a carbone, partendo da quelle

più inquinanti, e la moratoria suinuovi impianti a carbone dandogambe al comitato nazionaleFermiamo il Carbone.Le città oggi sono il luogo del caosquotidiano, della perdita di identità,dell'inefficienza energetica, della di-spersione sociale e della bruttezzadelle periferie, delle morti bianche edel lavoro nero, del consumo disuolo. Ma proprio per questo sono illuogo da cui ripartire, costruendo unaforte alleanza con gli amministratorilocali, le organizzazioni dei lavoratorie degli imprenditori, per la rigenera-zione delle città, per investire inriqualificazione energetica e idrica, inefficienti sistemi di raccolta differen-ziata domiciliare, in sistemi di mobili-tà su ferro, in quartieri a zone 30. La sicurezza in Italia riguarda le areeindustriali, le bonifiche, la presenzadiffusa dell'amianto, gli inquinanti inatmosfera o nell'acqua, la depurazio-ne e il sistema delle fognature. E soprattutto riguarda la sicurezzasismica e quella idrogeologica. Per mettere in sicurezza i territori daldissesto idrogeologico, oltre a prose-guire col lavoro di denuncia e di pro-posta, proponiamo di avviare un ser-vizio civile volontario per la preven-zione, di tre mesi, che oltre a realiz-

zare interventi di manutenzione leggeradegli alvei, lavori con la popolazione perinformarla e insegnare cosa fare in caso diemergenza. Infine ci siamo impegnati acostruire una grande campagna nazionaleper il diritto di voto degli stranieri alle ammi-nistrative, perché solo così sarà possibiledare un nuovo volto alla partecipazione,alla condivisione e alla interazione nellenostre città.

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«Oggi abbiamo 50milioni di morti di fameall'anno, domani avremo 100milioni di morti disete». Padre Alex Zanotelli spiega così la bat-taglia per l'acqua pubblica, una lotta che habisogno di un respiro europeo. «A Bruxellessono migliaia i lobbisti impegnati a fare pres-sione sul parlamento. Il gruppo più agguerritofa capo a Veolia e Suez che, in fatto di sfrut-tamento delle risorse idriche, detengono laquota maggiore del mercato mondiale. Lacommissione li supporta nella loro continuaespansione senza tener conto dell'impatto suipaesi, soprattutto i più poveri». È uno scontro,insomma, che non può rimanere nei confininazionali: a Napoli il 10 e 11 dicembre siincontrerà il Forum italiano dei movimenti perl'Acqua per promuovere la rete europea perl'Acqua pubblica. Sono attese delegazioni dimovimenti, associazioni e sindacati da tuttaItalia, ma anche dall’Europa. Il comune par-tenopeo è stato il primo a dare attuazione allavolontà degli elettori, convertendo la societàche gestisce il servizio idrico in azienda spe-ciale Abc - Acqua bene comune. Da qui parti-rà anche la mobilitazione contro il ForumMondiale dell'acqua, che le grandi multinazio-nali terranno a Marsiglia a marzo, ma anche lacampagna per l'Ice - Iniziativa dei CittadiniEuropei da avanzare alla Commissione Ue:un milione di firme da raccogliere in settepaesi per cambiare l'agenda del parlamentoin fatto di oro blu.Alberto Lucarelli, assessore ai Beni comuni,proporrà di estendere la raccolta di firmeall’intero comparto dei beni comuni, materialie immateriali, da sottrarre al mercato.Fondamentale la dimensione europea quindi,ma senza perdere di vista il contesto nazio-nale perché la vittoria al referendum rischia dirimanere nel cassetto se non si rafforzerà lamobilitazione.

Verso la rete europeaper l’acqua pubblica

Di nuovo in piazza le donnedi Se non ora quando?In nome della coesione e della solidarietà dei cittadini,sono in molti ad affermare che questi non sono tempidi manifestazioni di piazza.«Bisogna stringere i denti e fare sacrifici - dicono - peruscire tutti insieme dalla crisi». Ma alcune manifesta-zioni sono un contributo responsabile (corresponsabi-le) per dare una spinta al vagone Italia nella giusta dire-zione.Le donne di Se non ora quando? tornano a far sentirela voce e le idee, le proposte e la presenza, domenicaprossima 11 dicembre in Piazza del Popolo a Roma ein tante città d'Italia.Non mendicano l'ascolto della politica. Vogliono esser-ci. Altrimenti la democrazia è zoppa, falsa, farsa, ina-deguata, incompiuta, incerta, doppia, ovvero poco tra-sparente.La loro voce è essenziale a questa Italia quanto l'eroi-smo quotidiano e discreto di tante di loro.E forse non basterà solo ascoltarle. Ancora più vitaleper tutti e tutte sarà fare spazio (democratico) allavolontà di partecipazione. E questa è l'ora giusta.Ci sono questioni talmente profonde che non basta uncambio di governo per illudersi che mali troppo antichipossano dissolversi come d'incanto.Info: www.senonoraquando.eu

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In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italiavogliamo ricordare a noi e a tutti i cittadiniche il Volontariato è stato parte attiva nellacostruzione della coscienza della comunitànazionale e delle comunità locali ed hacontribuito, con il proprio apporto originale,alla realizzazione di una solidarietà diffusae partecipata, elemento imprescindibile diuna buona democrazia. La nostra storia èstoria di solidarietà, sussidiarietà e parteci-pazione civica.Oggi il volontariato e il terzo settore sonoun soggetto strutturato che opera conquasi 6 milioni di volontari e gode dellafiducia della stragrande maggioranza degliitaliani. Questo ci rende particolarmenteconsapevoli delle responsabilità dellanostra azione e della necessità di conti-nuare a dare risposte, insieme agli altrisoggetti della società civile e della politica,alle sempre più pressanti richieste di aiutoche si levano da chi ancora è escluso daidiritti fondamentali e vive situazioni digrave difficoltà e di emarginazione sia daidiritti fondamentali della persona che dallacittadinanza. Operiamo in tutti i campi,nelle emergenze e nella quotidianità, per

dare senso alla nostra vita e speranza aquella degli altri, lavorando concretamentee ponendo istanze di cambiamento alPaese.Il nostro presente si chiama solidarietà,sussidiarietà e partecipazione civica.Ci impegniamo, consci della complessitàin cui viviamo, a continuare la nostra colla-borazione con tutte le forze sociali e le isti-tuzioni mettendo a disposizione le nostrecompetenze e la gratuità della nostra azio-ne sociale. Ci impegniamo a sensibilizzaretutti i cittadini, anche attraverso nuovi stilidi vita, a costruire un nuovo modello di svi-luppo, sociale, culturale ed economico. Il nostro appello si rivolge a tutti perchéinsieme ci si impegni concretamente percostruire una cultura del volontariato esperimentare solidarietà, fratellanza eduguaglianza, in modo che il dono e la gra-tuità ed i valori ad essa connessi divenga-no bene comune e fondamento dellanostra vita sociale.Anche il nostro futuro ci vedrà artefici disolidarietà, sussidiarietà e partecipazionecivica.Info: www.forumterzosettore.it

società

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C entinaia di associazioni, volontari egiovani provenienti da tutta Italiahanno partecipato il 5 dicembre

alla celebrazione della Giornata Interna-zionale del Volontariato, che si è svolta aRoma presso l'Auditorium Conciliazione,alla presenza del presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano. La manife-stazione, promossa da Forum del TerzoSettore, Consulta del Volontariato presso ilForum, ConVol (Conferenza Permanentedelle Associazioni, Federazioni e Reti delVolontariato) e CSVnet (CoordinamentoNazionale dei Centri di Servizio per ilVolontariato) ha sottolineato il forte valoreche dono, gratuità e solidarietà hanno peraffrontare le sfide etiche, prima ancora cheeconomiche e sociali, della nostra società.

All'iniziativa ha partecipato anche ElsaFornero, ministro del Lavoro e dellePolitiche Sociali, che ha riconosciuto nelvolontariato un fondamentale strumentoper rafforzare il senso di appartenenza e dicoesione sociale, in chi lo pratica e in chi loriceve, oltre a favorire comportamenti utilialla crescita economica. Il ministro ha poirassicurato i presenti sull'impegno delGoverno a garantire efficienza nella gestio-ne e assegnazione dei fondi del 5 per mille.Andrea Olivero, portavoce del Forum delTerzo Settore, ha sottolineato come in que-sto momento così difficile per la vita delPaese, il volontariato vada ulteriormentevalorizzato, perché c'è più che mai bisognodell'impegno responsabile che quotidiana-mente le persone che lo praticano si assu-mono. Secondo Stefano Tabò, presidentedi CSVnet, il volontariato e il terzo settorerappresentano un investimento da soste-nere perchè sono in grado di moltiplicare lerisorse a loro disposizione e di tradurle inatti e presenze concrete ed efficaci. Da loroarriva una spinta importante a superare lacrisi attraverso la proposizione di nuovimodelli sociali basati sulla solidarietà, lacreatività, la responsabilità personale e

collettiva. Concorda il coordinatore dellaConsulta del Volontariato Fausto Casini,che si dice convinto che il volontariatogoda di una grandissima fiducia da partedegli italiani e debba continuare ad alimen-tare il proprio senso di responsabilità peressere in grado di rispondere anche alleemergenze. Emma Cavallaro, presidenteConVol, ha evidenziato come il volontaria-to italiano, che ha radici profonde nellanostra storia, sia un'esperienza unica nelpanorama europeo, da potenziare e rico-noscere in quanto diritto alla solidarietà. Intempo di crisi, il rischio non sta nella possi-bilità che il volontariato sia meno sostenu-to. Continuerà a fare la propria parte per-ché non si crea né si distrugge con unanormativa. Il nodo è comprendere comeevitarne la marginalità, facendolo diventa-re sempre più parte attiva della vita socia-le. Bisogna convincere che il volontariato èun investimento, anche perché riesce acogliere prima e meglio di altri rilevatorisociali la peculiarità del momento, le critici-tà ma anche le potenzialità. Durante lamanifestazione pubblica è stato lettol'Appello del volontariato, il cui testo ripor-tiamo in questa stessa pagina.

L’Appello del volontariato: impegnamociper sperimentare solidarietà e uguaglianza

Atlante delle guerree dei conflitti 2011È uscita l'edizione 2011 dell'Atlante delleguerre e dei conflitti del mondo, edito da TerraNuova Edizioni. Un annuario, giunto alla terzaedizione, sui 'conflitti dimenticati', nato con loscopo di informare sulle guerre in corso sulpianeta, sulle motivazioni che le scatenano ele alimentano, ma anche sulle drammatichecondizioni di vita delle popolazioni civili, suidanni ai beni culturali e ambientali e sulle sto-rie straordinarie di donne e uomini che hannofatto della speranza e del coraggio le unichearmi contro la guerra. La campagna 1 europer la Somalia promossa dall'Atlante delleguerre e l'Unhcr è una delle importanti novitàdi questa terza edizione che offre ai lettori 248pagine a colori, 35 schede conflitto, uno spe-ciale di 24 pagine sulle rivolte in MedioOriente e Nord Africa e ancora, più dati e noti-zie su profughi, rifugiati, sfollati, un'analisisulla 'Guerra della terra' che si combatte inAfrica per le risorse, uno speciale di 5 paginesulla carestia in Somalia. Un euro per ognicopia venduta sarà destinato alle operazionidi emergenza dell'Unhcr in Corno d'Africa. I soci Arci possono acquistare l'Atlante delleguerre a 15 euro anziché 20 e ordinarlo al linkindicato sul sito dell’associazione.

La Tavola della pace lancia alla Rail'appello Non chiudete quelle sedi!,per chiedere più informazione dalmondo e sul mondo, meno gossip e più attenzione alle persone. Per aderire: [email protected]

APPELLO

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Investire sul volontariato per un’Italia migliore

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8legalitàdemocratica

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S ono 212 gli episodi di minacce e diintimidazioni di tipo mafioso e crimi-nale ai danni di amministratori locali e

personale della pubblica amministrazione,per una media di 18 casi al mese, una ognigiorno e mezzo, censite nel solo 2010. È questo il dato più eclatante che emerge dalRapporto Amministratori sotto tiro. Buonapolitica e intimidazioni mafiose presentato daAvviso Pubblico, Enti locali e Regioni per laformazione civile contro le mafie nell'assem-blea nazionale che si è svolta a Roma loscorso 2 dicembre. Avvalendosi delle notiziecontenute nell'archivio Ansa, nei siti web deigiornali locali e tramite internet, sono staticensiti 212 casi di minacce e intimidazioni, lamaggioranza dei quali si concentra nelleregioni del Mezzogiorno e in particolare inCalabria (87 episodi), in Sicilia (49 episodi) ein Campania (29 episodi). Non mancano casidi intimidazioni pesanti nei confronti di sinda-ci, assessori, consiglieri e funzionari dellapubblica amministrazione anche in Sardegna(25 casi, il 12% del totale), in Puglia (11 casi,il 5% del totale) e, in numero più limitato,anche in alcuni regioni del Centro-Nord,come Lazio (5 casi), Liguria (3 casi), Basilica-ta, Abruzzo e Marche (1 caso ciascuna).

La situazione appare particolarmente gravein Calabria dove ben il 13,7% delle ammini-strazione comunali (56 su 409) ha subitoalmeno una minaccia, intimidazione o atten-tato nel corso del 2010. E il dato diventaancora più preoccupante nelle province diCrotone e Vibo Valentia, zone caratterizzatedalla presenza di cosche particolarmente vio-lente. Nella prima la percentuale arriva al18,3% (5 comuni su 27) e nella seconda al18% (9 comuni su 50). Seguono poi Cosen-za (13,5%) e Reggio Calabria (12,3%). Anche in Sicilia si riscontrano percentualimolto alte. Ad esempio nella provincia di Agri-gento risulta colpito almeno una volta il16,3% dei comuni (7 su 43). Segue Caltanis-setta col 13,6%. Plurimi casi di intimidazioni edi minacce si sono registrati ad Agrigento,Favara (Ag), Partinico (Pa), Caccamo (Pa),Gela e Niscemi (Cl). Anche in questo caso sitratta di zone dove la mafia dimostra ancorala sua forza. In Campania, dato molto signifi-cativo per la provincia di Napoli col 13%. In particolare, i fatti censiti in questo rapportohanno evidenziato minacce e intimidazioninei comuni di Portici, Castellamare di Stabia,Boscoreale. In Sardegna si segnalano, inparticolare, i comuni di Ottana e di Siniscola,

in provincia di Nuoro. Le cose non sembranoandare meglio per l'anno 2011: la Calabria siconferma la regione dove gli amministratorilocali subiscono più intimidazioni e minacce. La provincia più colpita è quella di ReggioCalabria (10 casi), seguita da quelle diCrotone (6 casi), Vibo Valentia (4 casi),Catanzaro e Cosenza (3 casi ciascuno). Da rilevare che nel corso di quest'anno sisono registrate delle intimidazioni e delleminacce nei confronti di donne che ricopro-no il ruolo di Sindaco e, in particolare, neicomuni di Isola Capo Rizzuto, Monasteracee Rosarno. Primato, questo, che fa i contianche con il Centro Nord, dove ha ricevutominacce anche il Sindaco di FollonicaEleonora Baldi.Info: www.avvisopubblico.it

A gennaio ‘Per nonmorire di mafia’SiciliaTeatro Associazione, in collaborazionecon Teatro Eliseo, presenta l'evento naziona-le sulla legalità Per non morire di mafia, chesi terrà il 16 gennaio 2012 al Teatro Eliseo diRoma. L'evento è articolato in due diversimomenti: un incontro pubblico pomeridianocon il Procuratore Nazionale Pietro Grasso(ingresso libero ad esaurimento posti) e lospettacolo serale dal titolo Per non morire dimafia, tratto dal libro omonimo di PietroGrasso. L'iniziativa ha ricevuto il patrociniodel Comune di Roma - Roma Capitale, dellaProvincia di Roma e della Regione Lazio el'adesione di importanti associazioni impe-gnate nella lotta alle mafie come Arci, Fon-dazione Antonino Caponnetto e Libera. Inquesta giornata il senso del progetto spetta-colo Per non morire di mafia si compie perintero, dando opportunità di approfondimentodelle tematiche introdotte, grazie alla presen-za di Pietro Grasso che, intervistato da AttilioBolzoni, incontra la città di Roma e i giovanidelle associazioni antimafia impegnati neiprogetti di recupero dei beni confiscati allemafie, che avranno l'opportunità di testimo-niare le loro esperienze e porre domande.Info: www.teatroeliseo.it

Il 10 dicembre alle 9.30, nell'Aula Magnadel Liceo Scientifico B. Mangino, si terrà una tavola rotonda sul tema

L'Italia Unita contro le mafie. 150 anni di mafia e antimafia. Partecipano Luigi Ciotti, Luigi De Magistris,

Giuliano Pisapia

PAGANI (SA)

notizieflash

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Milano può diventare Reggio Calabria, que-sto è l'allarme delle Procura reggina e diquella milanese dopo i 14 arresti per mafiadi fine novembre. Un grido a cui vogliamofare da cassa di risonanza e che da anni citrova concordi. Sin da quando, percepita lapericolosità, la diversità delle organizzazio-ni criminali e la loro forte espansione sututto il territorio italiano abbiamo cambiatola ‘a’ finale della nostra Carovana antimafiain ‘e’. Mafie appunto e - purtroppo - dappertutto oquasi: Camorra, Cosa nostra, SacraCorona Unita e 'Ndrangheta, nomi che oggitravalicano le regioni ritenute di ‘tradiziona-le insediamento mafioso’. Queste organiz-zazioni sono capaci, evolvendosi nella stra-tegia, di fiutare sempre nuovi territori,aggredirli, degradarli (oggi non c'è moltadifferenza fra alcune periferie delle città delsud e altre del nord). Per le mafie non c'èconfine (né regionale, né nazionale): sonoovunque si possa accumulare ricchezza inmodo illecito, come dimostrano i dati sullaLombardia, quarta regione per beni confi-scati alla criminalità organizzata. Anche grazie a Carovana abbiamo iniziato

un viaggio difficile nel mondo dello scettici-smo e di coloro che a sentir parlare di mafiaa Milano ci davano, senza sconti, degliallarmisti. E fra i detrattori non ci sono statisolo cittadini comuni o giornalisti ma ancheuomini delle istituzioni. Oggi ci piace pen-sare che quei magistrati, come hanno fattoloro illustri predecessori, stiano riscattandouno parte dello Stato (non tutto, attenzio-ne!), sempre in ritardo rispetto alla mafie, aleggerle, a capirle. Tutto intento a confon-dersi, a infettarsi di quel virus che porta adabbracci mortali come insegnano le notiziedegli ultimi giorni sulla contaminazione fraclan e politica. Tuttavia non solo quest'ulti-ma sembra ‘offrirsi’ alle mafie, le organizza-zioni mafiose vivono del consenso dettatonon solo dalla paura ma anche dalla con-venienza; se sono anche al nord è perchéci sono professionisti, imprenditori e cittadi-ni comuni che con loro fanno affari.All'antimafia sociale un compito importante,quello di inserirsi come un cuneo e spezza-re alleanze sordide. Abbiamo buone prati-che e strumenti sperimentati. A partire daquello a noi caro, la partecipazione.Info: [email protected]

L’impegno dell’antimafia sociale per spezzaresordide alleanze tra mafia e politica

Amministratori sotto tiro, il rapporto di Avviso Pubblico

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R igore, crescita ed equità sono le trelinee guida che Mario Monti ha pre-sentato al Senato a fine novembre,

ottenendo la fiducia più ampia nella storiadi Palazzo Madama: «I sacrifici per risana-re il debito e far ripartire la crescita sarannoequi», ha detto, avendo la certezza che«più le riforme saranno eque, più sarannoefficaci». La dichiarazione - di stampo key-nesiano e rooseveltiano - veniva apprezza-ta da molti italiani, convinti che dopo la di-sinvolta gestione dell'economia e dell'Italiaosservata con il precedente Governo, ci sipotesse finalmente affidare a delle perso-nalità riconosciute a livello internazionale,credibili, anche se rigorose nel tracciare ildoloroso percorso di uscita dalla crisi. Ma inuna domenica d'autunno, al termine di unagiornata convulsa e trascorsa tra calcoli econsultazioni, il Primo Ministro ha illustratol'attesa e infausta manovra. Nonostante l'exCommissario europeo si sia deciso a spie-garne i dettagli nel corso di una conferenzastampa convocata nella sala della Presi-denza del Consiglio - e non, come si eravociferato negli ultimi giorni, ad anticiparlanella cosiddetta Terza Camera di BrunoVespa - lo sconforto ha preso il sopravven-

to. Si è definito questo un ‘Governo tecni-co’, un'espressione fuorviante che induce apensare a un esecutivo neutro, incolore, ingrado di occuparsi, come già accaduto ametà degli anni Novanta, delle sorti di unPaese in cui la politica ha perso la bussola.I Governi tecnici sono un'invenzione dell'i-taliana creatività: le decisioni sono politichee chi le prende è portatore di un vissuto cul-turale e professionale che ne condizional'indirizzo.Non pochi dei membri dell'attuale esecutivosono banchieri - in qualche caso figli di ban-chieri - cresciuti con le teorie neoliberiste earricchitisi nel mondo della finanza. Probabilmente, quindi, appartengono aquella generazione di studenti che ha supe-rato a destra Adam Smith e che si è lascia-ta affascinare dalla Scuola di Chicago. È unproblema di empatia: non vivono la condi-zione di molti loro connazionali e non sonoportati a capirne le difficoltà; il loro lavoro ligratifica e forse pensano di lasciarlo quan-to più tardi possibile; i loro figli non sonoprecari, e anche se lo fossero nel lavoro,non lo sarebbero nella vita. DomenicaMario Monti ha annunciato di rinunciare alcompenso di Presidente del Consiglio e di

Ministro dell'Economia, e la MinistraElsa Fornero è stata colta dalla com-mozione mentre annunciava a uominie donne, che lavorano da una vita eche meriterebbero di guadagnare unpo' di riposo e di tempo libero, chedovranno prodigarsi ancora per qual-che anno. In quei momenti tornavaalla mente un brano di Andrew LloydWebber: «Non sarà facile, vi sembre-rà strano/che io stia cercando di spie-gare cosa provo/che ho ancora biso-gno del vostro amore/dopo tutto quelche ho fatto... ho dovuto lasciare cheaccadesse...ho parlato troppo?/Nonso che altro dirvi/ma dovete sologuardarmi per capire/che le mie paro-le sono vere»... «Don't cry for us,Elsa», verrebbe da dirle per poi sug-gerirle di farsi coraggio e di assumereun diverso atteggiamento nei riguardidella parte più sana della nazione. Ai giovani e meno giovani, che lavo-rano ‘a singhiozzo’ e che accederan-no interamente al sistema contributi-vo, non verrà garantirà una pensionedignitosa. A molti lavoratori e lavora-trici che prima di domenica eranoprossimi alla pensione, è stata confe-rita l'ulteriore preoccupazione di nonpoter esercitare adeguatamente quelruolo di cura nei confronti dei genitori

ormai anziani. Perché non di solo lavoro sitratta: le misure economiche varate dalGoverno, se usciranno dal Parlamento cosìcome sono entrate, avranno ricadute deva-stanti sulla vita quotidiana di milioni di per-sone. Mario Monti si è purtroppo ricordatodel suo incarico alla Goldman Sachs e si èscordato di essere stato uno studente diJames Tobin: mentre impartiva insopporta-bili sacrifici alla fascia media e popolare delPaese, spruzzava ‘acqua di rose’ sulle ren-dite finanziarie. Info: [email protected]

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C’è un altro tipo di spread che dovrebbe preoc-cupare molto gli italiani, se non altro per le sueimmediate ripercussioni sulle loro tasche. Èquello tra la crescita dei salari dei lavoratori equella dell’inflazione: rallenta la prima e aumen-ta la seconda, la cui distanza, anziché oscillare,continua ad allargarsi alle spese del potered’acquisto delle famiglie.L’Istat ha rilevato il divario più alto da almenoquindici anni, pari a 1,7 punti percentuali. Nelmese di ottobre, infatti, l’indice delle retribuzionicontrattuali orarie ha registrato una variazionenulla rispetto al mese precedente e un incre-mento dell’1,7% rispetto a ottobre 2010, mentreil carovita ha proseguito la sua corsa al rialzocon un’accelerazione del 3,4%. La forbice hacosì toccato un nuovo massimo e bruciato ilprecedente record da 1,3% raggiunto nel 1997.Ma difficilmente si può parlare di sorpresa, vistoil costante ritardo con cui vengono rinnovati icontratti di lavoro in scadenza: in media ognisalariato deve aspettare 23 mesi per vedersiaggiornare condizioni contrattuali e trattamentoeconomico, decisamente troppi per tenere ilpasso con la fuga dei prezzi al consumo.Attualmente sono 31 quelli che attendono il rin-novo, di cui 16 appartenenti alla pubblica ammi-nistrazione, relativi a circa 4,3 milioni di dipen-denti. Nel complesso, si tratta del 33,1% deilavoratori dipendenti in generale, e del 12,9% diquelli del settore privato. Se la passano partico-larmente male i dipendenti della pubblica ammi-nistrazione, che per effetto del blocco contrat-tuale ad ottobre hanno visto la valutazione dellebuste paga fermarsi allo 0,6%. I settori con gliincrementi maggiori sono invece militari-difesa(più 3,7%), forze dell’ordine (più 3,5%), vigili delfuoco (per entrambi più 3,1%).

Le misure del governo avranno ricadute devastanti sulla vita quotidiana di milioni di persone

Prezzi alle stelle e salari al palo

In Europa 23,5 milioni senza lavoroSale la disoccupazione: in Italia, ma anche in Europa.A fine ottobre i senza lavoro nella Ue a 27 erano più di23,5 milioni, con un tasso di disoccupazione salito al9,8%. Va ancora peggio nella zona eurodove il tasso didisoccupazione è del 10,3%.E l'Italia? All'incirca nella media: il tasso di disoccupa-zione è risalito all'8,5%, ma schizza al 29,2% per i gio-vani. Un dato nettamente superiore a quello (21,4%)dei 17 paesi della zona Ue. Una situazione nera, desti-nata a peggiorare se saranno confermate le previsioniin base alla quali in tutti paesi europei nel 2012 il Pil ral-lenterà e addirittura diminuirà in alcuni paesi comeGrecia e Italia.L'Europa appare impotente a risolvere, o quanto meno,alleviare, il disagio sociale determinato da una disoc-cupazione troppo alta.Di più: la riduzione del numero dei lavoratori sta produ-cendo una progressiva contrazione dei redditi e deiconsumi provocando una ulteriore diminuzione del Pil.Senza contare che sulla crescita si abbattono anche lemanovra correttive destinate a riportare ordine neiconti pubblici nazionali.Ma che ordine può esserci con decine di milioni di per-sone buttate fuori dal mercato del lavoro.

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L o scorso 26 novembre, durante ilXVI Congresso dell’Arci di Pisa,Stefania Bozzi è stata eletta nuovo

presidente provinciale. Nel farle i nostriauguri di buon lavoro, le abbiamo rivoltoqualche domanda.

Enzo Cerretini ha ricoperto la carica di presidenteprovinciale per ben 16 anni: quali gli insegnamentipiù importanti che ti lascia in eredità?Enzo mi lascia molteplici insegnamenti,sicuramente tra questi la costanza e la per-severanza con cui ha portato avanti il suoincarico anche nei momenti di crisi econo-mica del comitato. Non lasciarsi abbatteredinanzi alle difficoltà, riuscire a tessererelazioni improntate sulla correttezza adogni livello, mantenendosi super partes e

non venendo mai meno ai propri principisono gli insegnamenti che spero e pensodi poter seguire.

Quale ruolo svolgono oggi i circoli nel territorio pisa-no? Quali le difficoltà che incontrano?Vedo rispetto al passato una scarsa parte-cipazione alla vita dei circoli. Ne parla unache è praticamente cresciuta in un circoloArci; mio padre era dispensiere del circoloPrimavera di Cascina, di cui attualmente èpresidente, e io, ragazzina dietro il banco-ne del bar, ricordo che era pieno di vita e diattività ricreative di ogni genere. Il proble-ma è che, se da un lato alcuni circoli sonostati capaci di aggiornarsi e di adeguare lapropria offerta alle richieste che, inevitabil-mente, la società attuale prospetta, in moltinon sono riusciti mettersi al passo coi tempie sono stati soppiantati da bar o dalla ricer-ca di interessi diversi. Alcuni risentono poidi una disaffezione generale: non c’è statoricambio generazionale, ma solo uno svuo-tamento. È fondamentale adesso individua-re queste lacune per poter dare rispostealle diverse problematiche.

Quali saranno i primi ambiti di intervento di cui ti

occuperai?Sicuramente sarà necessario lavorare perpoter essere un punto di riferimento pertutti i circoli, sia con supporto di tipo ammi-nistrativo - gestionale che nella progettua-lità. Tra città e provincia mettiamo insiemecirca 130 circoli, e dobbiamo essere ingrado di coinvolgerli tutti in iniziative e pro-getti di rilievo, proponendoli come luoghi diincontro e di aggregazione. Un problemache oggi riscontro è che è sempre più diffi-cile far entrare un giovane in un circolo,perchè non lo sente proprio. Eppure, adesempio, con un progetto realizzato in col-laborazione con il Cesvot in un circolo aCascina su sobrietà e stili di vita siamoriusciti non solo a coinvolgere un gruppo diragazzi togliendoli dalla strada, ma a farlidiventare parte attiva del circolo, al puntoche ora rappresentano il 90% del consiglio.Dobbiamo riuscire a portare nei circoli i piùgiovani e allo stesso tempo occuparci ditutte le fasce d’età. Uno dei prossimi obiet-tivi sarà occuparci dell’infanzia, creandoopportunità per le famiglie di riavvicinarsialla vita dei circoli e di riscoprire un modoalternativo di stare insieme.

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Stefania Bozzi, nuovo presidente Arci Pisa: ‘Trale nostre priorità, avvicinare i giovani ai circoli’

IL 12 dicembre alle 20.30 presso ilPalazzo della cultura viene proiettatoLibera Tutti, docufiction realizzatodal laboratorio videopartecipativo del circolo Arci Thomas Sankara diMessina curato da Giuseppe Minolfi

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EssenzeBISCEGLIE (BT) - Ultimo appunta-mento al circolo Open Source con larassegna Essenze, performance pro-poste da artisti noti nel panoramapugliese. «Lo spettatore - si leggenella nota di presentazione - attraver-so la danza, i suoni, le parole e i pro-fumi, sarà accompagnato in un viag-gio sensoriale, viaggio che comeun'essenza officinale riequilibrerà ilcorpo allo spirito». Il 10 dicembre apartire dalle 21.30 Sonora entropia inbianco e nero, dialogo su note d'Afri-ca, con Giuliano Di Cesare alla trom-ba e Michele Giuliani al pianoforte.Info: open source bisceglie (fb)

Legalità e culturaMILANO - Quattro serate in quattrocircoli Arci per fare quattro passi nel-l'antimafia sociale con racconti eriflessioni, sapori ed emozioni e persostenere la cooperativa Lavoro enon solo. Dopo l'appuntamento del 4dicembre nel circolo Acropolis diVimercate (MB) si prosegue il 10dicembre con il circolo Ubik diPessano con Bornago (MI) con lapresentazione dei campi della legali-

tà e l'intervento di Calogero Parisi el'11 dicembre con il circolo Agorà diCusano Milanino (MI) con le Letturedi legalità a cura di Cristina Berti,Serena Galante, Tommaso PusantPagliarini. Ingresso gratuito con tes-sera Arci.Info: www.arcimilano.it

Piccoli teatri viaggiantiTRAPANI - Presso il circolo Ama-latesta l'8 dicembre ha inizio Piccoliteatri viaggianti, laboratorio spettaco-lo in tre fasi che nasce con l'obiettivodi coinvolgere lo spettatore in mododiretto nel percorso del teatro. Ilprimo appuntamento è con Galileotestamento di uno scienziato, in cui lospettatore viene accompagnato nelviaggio di costruzione di un’operateatrale alternando l'ascolto dellaspiegazione del regista alla visionedelle fasi sceniche.Info: [email protected]

Viaggio notturnoUDINE - Al Mis(s)Kappa il 9 dicem-bre alle 21 va in scena lo spettacoloViaggio notturno. Un viaggio pieno disuggestioni legate alla musica e alla

parola, dove la voce raffinata e sen-suale di Cristina Mauro e gli interven-ti teatrali di Stefano Montello farannoattraversare i secoli: dalla fine del1500 con il musicista Giorgio Maine-rio e il 'mugnaio intellettuale' Menoc-chio, agli inizi del 1600 nella BassaFriulana, dove le donne cantavanoScjarazzule marazzule all'alba dellaPentecoste, fino all'affermazione del-le villotte, qualche decennio dopo,con una particolare attenzione per ilcanto di composizione ed esecuzio-ne femminile. Per trascorrere unaserata in modo lieve e allegro e cono-scere, nel viaggiare, un po' meglio sestessi.Info: [email protected]

Miles gloriosusIMPERIA - Il 9 dicembre al circoloGuernica cena popolare e a seguireMiles Gloriosus, ovvero morire di ura-nio impoverito, spettacolo di e conAntonello Taurino, premio Calandra2011. Una storia di soldati, di misteri,di morti e di colpe. Una delle paginepiù oscure e incredibili della recentecronaca italiana: soldati che tornanodalle missioni e muoiono poco a

poco, senza assistenza, sparsi neltempo e nello spazio. Le vittime del-l'uranio impoverito nelle guerre deglianni '90 sono lontane dal clamoreretorico del patriottismo nostrano..tanti, tantissimi morti. Dimenticati. Diserie B. Ingresso riservato ai sociArci.Info: [email protected]

Il gioco e la memoriaLUZZANA (BG) - Sabato 10 dicem-bre alle 16,30 presso l'ex chiesa diSan Bernardino in piazza Castellosarà inaugurata la mostra Il gioco e lamemoria, che descrive con fotografie,disegni, giochi costruiti nei laboratoriun anno di lavoro svolto nelle cinquescuoledell'Istituto Comprensivo diBorgo di Terzo nell'ambito del proget-to Per fare un albero ci vuole unseme. Il lavoro, realizzato dall'Asso-ciazione Genitori una voce, è statosostenuto dalla Regione Lombardia,dall'Unione Media Valle Cavallina,dall'Arci di Bergamo e dall'associa-zione Oltre il cortile di Vigano SanMartino. È possibile visitare la mostrafino al 29 gennaio, ingresso gratuito.Info: [email protected]

Notizie Brevi

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P oco più di un mese fa a BarcellonaPozzo di Gotto si discuteva diquanto stava accadendo a Genova

e dintorni con tristezza e anche un po' dipaura: nel dicembre 2008 alcune zonedella città erano state invase dall'acqua edal fango, nel novembre 2010 un argine siera rotto lungo il torrente Idria allagandoparte della frazione di Pozzo Perla, il 19ottobre 2010 il geologo Roberto Iraci avevaredatto una relazione tecnica sullo stato dipericolosità del bacino del torrenteLongano, suggerendo la modifica dellaclasse di rischio e dando alcune indicazio-ni per la rimozione di elementi di criticità.Vicinissimo era poi il ricordo della tragediadi Giampilieri e Scaletta Zanclea. Bar-cellona Pozzo di Gotto è attraversata da unreticolo idrografico minore costituito dalle'saje' e da due torrenti, il Longano e l'Idria,coperti parzialmente tra gli anni '50 e '60per realizzare due delle più importanti viedi comunicazione all'interno della cittadina. Il 22 novembre le forti precipitazioni giàdalle prime ore del mattino avevano inizia-to a riempire il letto dei torrenti. La situa-

zione è apparsa fin da subito preoccupan-te tanto che il sindaco ha ordinato l'eva-cuazione delle scuole e la chiusura degliuffici comunali già in mattinata. In pocheore sia il Longano che l'Idria si sono tal-mente ingrossati da esondare in più punti,rompendo gli argini e danneggiando alcuniponti.A una settimana è ancora difficile fare unbilancio dei danni. Molti esercizi commer-ciali hanno perso gran parte della merce,numerose sono le famiglie sfollate, moltecase sono vuote, distrutte. I volontari sono ancora all'opera, i mezzipesanti sono riusciti a rimuovere finalmen-te le montagne di fango che ostruivano levie del centro e si stanno spostando nellefrazioni più periferiche, i cittadini e le citta-dine di Barcellona hanno dato una gran-dissima prova di coraggio e di forza. Pochi si domandano perché sia successotutto questo, tutti conoscono la situazionecritica del territorio. Lo sviluppo urbanistico della città non hatenuto infatti conto delle esigenze dellanatura: case costruite sulle 'saje', cementi-

ficazione dei tratti cittadini dei torrenti, unarete fognaria non efficiente, pulizia superfi-ciale del greto dei torrenti, nessun piano diripascimento delle coste, zone montanepoco coltivate e, anzi, in alcuni punti disbo-scate. È vero che le precipitazioni sono state par-ticolarmente intense e concentrate in pocotempo, ma è altrettanto vero che bisogne-rebbe cambiare mentalità, non aspettarel'emergenza e il disastro per prendereprovvedimenti e per tutelare il territorio.Nello stesso giorno, oltre a BarcellonaPozzo di Gotto, il disastro ha colpito ancheSaponara - che piange purtroppo la perdi-ta di tre persone -, e Milazzo - dove unversamento di sostanze tossiche ha inva-so il mare - nonché altri comuni dellaProvincia. Questo evento drammatico dovrebbeessere trasformato in una reale occasionedi riflessione per prendere provvedimentiimportanti, per pretendere che le istituzio-ni si facciano carico delle proprie respon-sabilità e per stimolare i cittadini a parteci-pare in maniera più attiva e responsabile.

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Alluvione nel messinese: l’ennesimo disastro annunciato

I clandestini che eravamoPartir Loin. I clandestini che eravamo è iltitolo della mostra di illustrazioni di MarcellaBrancaforte che verrà presentata al pubbli-co mercoledì 7 dicembre alle 18 presso ilBiancovolta, Spazio Arci, in via delle Piagge23 a Viterbo. La mostra si concentra sul rapporto tra leimmagini in bianco e nero degli emigrantiitaliani e i volti degli immigrati africani chesbarcano a Lampedusa. Da Ellis Island aLampedusa, dalla stazione di Milano aiCentri di permanenza temporanea il viaggioè rimasto lo stesso atto di coraggio sfronta-to o di disperazione estrema che una per-sona compie affidando ad un altrove incer-to e sconosciuto il proprio destino. L'evento è organizzato da Arci Comitatoprovinciale, Arci Solidarietà Viterbo, in col-laborazione con Aucs, La Metaphora, Mani-nalto e il Carma. La mostra è visitabile tutti i giorni tranne illunedì dalle 16 alle 19. Inoltre dal 7 al 18dicembre sono in programma a Viterbo unaserie di eventi legati alla campagna di rac-colta firme L'Italia sono anch'io per i diritti dicittadinanza agli immigrati.Info: arciviterbo.blogspot.com

All’Arci Bitte ‘Black block’, del genoveseCarlo A. BachshmidtDomenica 11 dicembre all'Arci Bitte proie-zione milanese del film Black block di CarloA. Bachshmidt, responsabile della segrete-ria del Genova Social Forum, presentato alFestival del Cinema di Venezia 2011. Ildocu-film è centrato sui racconti di settepersonaggi che hanno condiviso la protestadel G8 di Genova nel 2001 e i traumi perso-nali che ne sono seguiti. Un racconto a settevoci che inizia con la partecipazione allegiornate di luglio 2001 per continuare con leviolenze subite, il ritorno a casa, la scelta diritornare a Genova per testimoniare ai pro-cessi, costituendosi parte civile, e si chiude

con le valutazioni sulle sentenze emessedopo lunghi anni di attesa. La proiezionesarà anticipata da un dibattito che prende lemosse dallo 'spauracchio' del Black Block,ritornato in questi mesi prepotente all'atten-zione dell'opinione pubblica, a 10 anni dalG8 e a poche settimane dal 15 ottobre.Intervengono Carlo A. Bachshmidt e HeidiGiuliani che ne discuteranno con Alex Fotidi MilanoX, Emanuele Patti presidente diArci Milano, Francesco Purpura diMilanoinMovimento. Modera Gioia Giudici,giornalista Ansa. Ingresso con tessera Arci.Info: [email protected]

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Trasmesso in differita e disponibile sul sitodi Radio Siani, radio di Arci Zona Rossa, ilprocesso che vede imputati i clan Birra eAscione che per anni hanno tenuto sottoscacco i commercianti della città di Erco-lano. «Radio Siani, che ha sede in un beneconfiscato proprio al boss Giovanni Birra,non poteva non seguire questo processo.La trasmissione dell'udienza del processotenutosi in data 30 novembre è un esperi-

mento che cercheremo di estendere anchead altri processi di mafia - dichiara la diret-trice Amalia De Simone. «Questo ulteriorepasso che Radio Siani ha compiuto è uncontinuum del lavoro volontario che portaavanti nel quotidiano e che ebbe inizio il 21novembre di due anni fa con la marcia anti-camorra che fu il simbolo del riscatto dellagente onesta di Ercolano». Info: www.radiosiani.com

A Radio Siani va in onda il processo ai clan

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V enerdì 2 e sabato 3 dicembre si ètenuto il primo Forum cittadino dellepolitiche sociali intitolato Tutta la

Milano possibile, promosso dall'Assessoratoalle Politiche sociali e cultura della salute ediretto da Pierfrancesco Majorino. Nelle duegiornate, il Forum ha coinvolto più di 2000persone tra educatori sociali, amministratoridella cosa pubblica, associazioni di volonta-riato, di promozione sociale e mondo dellecooperative. Presenti anche i sindacati esemplici cittadini vogliosi di capire come sista muovendo la nuova giunta.Le giornate si sono svolte tra appuntamentiplenari e tavoli tematici disseminati nellacittà, che hanno approfondito tematichelegate a bambini e giovani, anziani, esclu-sione e lotta contro il razzismo, disabilità,passando per l'emergenza della casa e del-l'abitare fino alle dipendenze e alla cul-tura.In questa occasione una serie di organizza-zioni, Acli provinciale di Milano Monza eBrianza, Arci Milano, Auser Milano, Conf-cooperative-Federsolidarietà, Legacoop,Legambiente, Anteas, Cnca hanno avutol'opportunità di presentare un documentointitolato Visione Comune, di fatto un patto

tra queste realtà, volto a condividere valori epercorsi verso la costituzione di un Forumdel Terzo Settore della città di Milano.Si legge infatti nel documento presentato:«Sentiamo la necessità di aggiornare lanostra visione del welfare alla luce dei moltie veloci cambiamenti che il modello di svi-luppo delle società attuali ha determinato eche la crisi economica e finanziaria hamesso in evidenza e - continua - lo fac-ciamo proponendo un patto tra le Organiz-zazioni di Terzo Settore verso la costituzionedi un Forum della Città di Milano, in un qua-dro condiviso di valori e di visione che acco-muni tutte le realtà di Terzo Settore che ope-rano quotidianamente a Milano per lacoesione sociale». E queste Organizzazioni lo hanno fattotenendo presente la nuova formulazionedell'art. 118 comma 4 della nostra Costi-tuzione dove é contenuto un principio inforza del quale «Stato, Regioni, Città metro-politane, Province e Comuni favorisconol'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli eassociati, per lo svolgimento di attività diinteresse generale, sulla base del principiodi sussidiarietà. Le organizzazioni di terzo

settore sono espressione di questa autono-ma iniziativa e in quanto tali possono assu-mere la funzione di soggetti per l'organizza-zione delle libertà sociali».Assi centrali della proposta di confronto deldocumento sono stati temi come la corre-sponsabilità, la partecipazione, il governointegrato delle spese e delle politiche e ilwelfare territoriale, la sobrietà e l'equitàcome valori. Indicando che è necessarioorientarsi verso un'azione concreta per ilrispetto delle regole contro la decadenza deicostumi e i costi della politica, verso la pro-mozione di una cultura della legalità demo-cratica e il contrasto alle organizzazionimalavitose, verso la promozione della cura etutela dell'ambiente e dei comportamentisostenibili ed infine verso l'equità nella par-tecipazione contributiva progressiva nei ser-vizi della Città.Il documento in questione ha suscitatomolto interesse tra le organizzazioni pre-senti, quindi ora alle Organizzazioni pro-motrici del Forum del Terzo Settore il com-pito di un rapido percorso partecipato perla sua istituzione.Info: [email protected]

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‘Tutta la Milano possibile’: primo forum cittadinodelle politiche sociali

Hanno collaborato a questo numeroDanilo Bardi, Raffaella Bolini, Luciana Castellina,Alessandro Cobianchi, Michela Faccioli, Sergio Giovagnoli, Pietro Ingrao, Paola Scarnati,Alberto Zoratti

In redazioneAndreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini

Direttore responsabileEmanuele Patti

Direttore editorialePaolo Beni

Impaginazione e graficaClaudia Ranzani

Progetto graficoSectio - Roma, Cristina Addonizio

EditoreAssociazione Arci

RedazioneRoma, via dei Monti di Pietralata n.16

Registrazione Tribunale di Roman. 13/2005 del 24 gennaio 2005

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n. 43 6 dicembre 2011

Premio Ucca Venti CittàLa giuria nazionale Ucca ha conferito ilPremio Ucca Venti Città 2011 a Ferrhotel diMariangela Barbanente con la seguentemotivazione: «Per la capacità di raccontarel’esperienza dell’immigrazione nel nostropaese rivelando gli aspetti di lotta, resisten-za, riscatto sociale e per lo sguardo emozio-nante che scava con delicatezza nell’intimitàdei personaggi». Il premio consiste nella cir-cuitazione dell’opera nelle sale o presso lesedi di circoli Ucca di almeno venti città ita-liane. Due menzioni speciali a Bad weatherdi Giovanni Giommi e a Un mito antropologi-co televisivo di Maria Helene Bertino, DarioCastelli e Alessandro Gagliardo. Il premio èstato dedicato quest’anno al Museo Diffusodella Resistenza, della deportazione, dellaguerra e della libertà, che vede a rischio lacontinuità della propria attività.

Ad Arezzo Le ragioni della laicitàContinua ad Arezzo la rassegna cinemato-grafica Le ragioni della laicità promossa daArci, Ucca, Liberaperta e dalla Bibliotecacomunale, che per l’occasione ha messo adisposizione la Sala Conferenze per consen-tire la proiezione dei film. Si tratta di unmomento culturale nato per riflettere sui temi

della laicità, non come il contrario della fede,ma come forma mentis, approccio trasversa-le con cui costruire uno spazio pubblico plu-rale attraverso il linguaggio del cinema.Lunedì 12 dicembre appuntamento alle 21con Mare dentro di Alejandro Amenabar,Premio Oscar 2005 come miglior film stra-niero.

Proiezione pro Rwanda al FanfullaIl 7 dicembre al Forte Fanfulla a Romaseconda serata di solidarietà al Rwanda conla proiezione di Munyurangabo di Lee IsaacChung. Il regista ha scelto di raccontare inmodo semplice e poco costruito il drammadel genocidio, visto con gli occhi di chi èsopravvissuto, ma ha altre ferite da far rimar-ginare: quelle della memoria, della giustizia edel desiderio di vendetta. L’appuntamento faparte di una serie di iniziative organizzate daArci Cultura e Sviluppo a sostegno del pro-getto che Arcs sta attualmente realizzando inRwanda, insieme all’associazione localeSevota, per la reintegrazione sociale e lavo-rativa delle donne e dei ragazzi orfani che,avendo subito violenze e traumi nel corso delgenocidio, soffrono di forti disagi psico-socia-li. Ingresso a offerta libera, i proventi soster-ranno il progetto Arcs in Rwanda.

www.ucca.it / [email protected]

La magnifica ossessione

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SALVIAMO IL PIANETA, IL PAESE, IL TERRITORIO AIUTIAMO LA RICOSTRUZIONE DOPO LE ALLUVIONI

In mezza Italia ancora si scava nel fango. Nell’altra mezza, i contadini contano i danni della siccità. A Durban nessuno scommette una lira sull’accordo, mentre il trattato di Kyoto scade.

Fino a pochi anni fa politica e mercato negavano lo sconvolgimento climatico. Oggi puntano sul fatalismo: in fondo la terra ne ha visti tanti.

È vero, ma non sono mai stati così rapidi, e mai in un pianeta così abitato.

I produttori di champagne comperano terre in Gran Bretagna: lì faranno il vino, e a noi rimarrà la polvere del deserto. Si perderanno lavoro, diritti, vite, economie, storie, culture e futuri di miliardi di persone, italiani inclusi.

Della Conferenza di Durban si accorgeranno in pochi, da noi: c’è la crisi. Eppure, gli unici che si salvarono da quella analoga del ’29 furono gli Usa del New Deal.

E anche oggi non ne usciamo senza un New New Deal.

Un patto sociale inedito fra natura, diritti, lavoro, economia e cultura. Fondato sulla riconversione energetica, industriale, urbana, della mobilità e dell’abitare. Sulla difesa del territorio: mare, cielo, terra, acqua, comunità.

Sulla dignità contadina, sul chilometro zero.

Sul riuso e il risparmio. Sull’innovazione che non distrugge ma aiuta a salvare.

Nascerebbero milioni di posti di lavoro, in cambio di un deciso intervento pubblico su queste priorità strategiche. L’economia ricomincerebbe a girare, e l’Europa arresterebbe il declino.

Una riEvoluzione: andare avanti bene. Per avvicinarla, noi riconvertiamo noi stessi, i circoli e gli stili di vita. Nei giorni di Durban, in nome della giustizia climatica, aiutiamo i nostri circoli e le comunità distrutte dalle alluvioni.

Conti Correnti:

Arci Liguria presso Banca Popolare Etica - Agenzia di Genova, causale: Emergenza alluvione Liguria 2011: IBAN IT 16 B 05018 01400 000000140234

Arci Sicilia presso Banca Popolare Etica, causale: Raccolta fondi per alluvionati del messinese: IBAN IT 38 E 05018 04600 000000 140686