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Il 12 ottobre a Roma per la Costituzione col cuore in fondo al mare di Lampedusa Canali umanitari e ingressi regolari per evitare altre stragi Rischiando di essere tra i pochi che cantano fuori dal coro, vogliamo fare una domanda a coloro che in questi giorni sono intervenuti sull’ecatombe di Lampedusa, sulle cause e sugli in- terventi da intraprendere per evitare simili tragedie proponendo la lotta ai cosiddetti trafficanti di essere umani, agli scafisti. La domanda è questa: una famiglia di siriani o di eritrei che fugge da morte certa ed è arrivata in Libia, pagando molto caro il viaggio e rischiando più volte la vita, a chi può rivolgersi per arrivare in Europa? Al ministro Alfano? Alle istituzioni eu- ropee? A Frontex con le sue dotazioni per il monitoraggio del mediterraneo? No, l’unica via per arrivare, anche dopo le stragi e le lacrime versate dai nostri rappresentanti istituzionali, è affidarsi proprio al famigerato scafista. Non è una provocazione, ma purtroppo, per come stanno oggi le cose, l’unica risposta possibile. Chiediamo anche: da quando l’Europa finanzia il pro- gramma Frontex, tra i cui compiti c’è continua a pagina 2 continua a pagina 2 arcireport settimanale a cura dell’Arci | anno XI | n. 36 | 8 ottobre 2013 | www.arci.it | report @arci.it di Filippo Miraglia* di Raffaella Bolini presidenza Arci Arriveremo a Roma da tante parti d’Italia, sabato prossimo. Da strade diverse, ma tutti sulla via maestra. Quella della Costituzione, della democrazia reale che essa ci comanda, dei diritti realizzati che essa ci prescrive. Andremo a Roma perchè sappiamo che frammentati e dispersi non contiamo niente, qualunque cosa importante e utile occupi le nostre giornate. E sap- piamo anche che se noi, attivisti del sociale, non ci impegneremo ad avere peso e voce politica, nessuna politica riuscirà a salvare democrazia e diritti - poichè nessuna politica è degna di questo nome e dei suoi compiti se non è fatta dalla polis e nella polis, dal basso e nel basso dove sta la vita. Avremo il cuore in fondo al mare di Lampedusa, dove ancora una volta è morta la nostra pietà occidentale. Dove per sempre sarà ancorata la nostra infinita vergogna. È una vergogna italiana, prima di tutto. E vergognoso spostarne tutto il peso su Bruxelles, fino a che una legge del nostro stato punirà il soccorso a mare, dovere delle marinerie di tutti i tempi sin da quando un umano prese in mano un remo. Un pezzo d’anima sarà ad Atene, dove l’Università chiude le porte per mancanza di fondi. L’Università di Atene, che solo a nominarla ci senti dentro tutta la nostra storia. E chiude, per obbedire a chi continua a ripetere che i debiti si pagano. Anche quelli fatti dagli speculatori, anche quelli fatti dai corrotti, anche quelli contratti per ripagare alle banche i miliardi che hanno rapinato. Qualcuno, duemila anni fa, comandò di rimettere il debito ai propri debitori. Altri profeti prescrissero, più tardi, la stessa cosa ai propri fedeli. Ma evi- dentemente, oggi di religione ce ne è un’altra, e ben peggiore di tutte quelle che abbiamo conosciuto. Il dolore non è divisibile, e neppure la compassione - altrimenti è un dolore malvagio, quello da cui nascono i mostri. A un popolo, come il nostro, che sprofonda sempre più nella precarietà e nella miseria non è concesso dimenticare il male fatto ad altri, e impegnarsi solo a difendere se stesso.

Arcireport n 36 2013

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Il 12 ottobre a Roma per la Costituzione col cuore in fondo al mare di Lampedusa

Canali umanitarie ingressi regolariper evitare altre stragi

Rischiando di essere tra i pochi che cantano fuori dal coro, vogliamo fare una domanda a coloro che in questi giorni sono intervenuti sull’ecatombe di Lampedusa, sulle cause e sugli in-terventi da intraprendere per evitare simili tragedie proponendo la lotta ai cosiddetti trafficanti di essere umani, agli scafisti. La domanda è questa: una famiglia di siriani o di eritrei che fugge da morte certa ed è arrivata in Libia, pagando molto caro il viaggio e rischiando più volte la vita, a chi può rivolgersi per arrivare in Europa? Al ministro Alfano? Alle istituzioni eu-ropee? A Frontex con le sue dotazioni per il monitoraggio del mediterraneo? No, l’unica via per arrivare, anche dopo le stragi e le lacrime versate dai nostri rappresentanti istituzionali, è affidarsi proprio al famigerato scafista. Non è una provocazione, ma purtroppo, per come stanno oggi le cose, l’unica risposta possibile. Chiediamo anche: da quando l’Europa finanzia il pro-gramma Frontex, tra i cui compiti c’è

continua a pagina 2continua a pagina 2

arcireportsettimanale a cura dell’Arci | anno XI | n. 36 | 8 ottobre 2013 | www.arci.it | report @arci.it

di Filippo Miraglia* di Raffaella Bolini presidenza Arci

Arriveremo a Roma da tante parti d’Italia, sabato prossimo. Da strade diverse, ma tutti sulla via maestra. Quella della Costituzione, della democrazia reale che essa ci comanda, dei diritti realizzati che essa ci prescrive. Andremo a Roma perchè sappiamo che frammentati e dispersi non contiamo niente, qualunque cosa importante e utile occupi le nostre giornate. E sap-piamo anche che se noi, attivisti del sociale, non ci impegneremo ad avere peso e voce politica, nessuna politica riuscirà a salvare democrazia e diritti - poichè nessuna politica è degna di questo nome e dei suoi compiti se non è fatta dalla polis e nella polis, dal basso e nel basso dove sta la vita. Avremo il cuore in fondo al mare di Lampedusa, dove ancora una volta è morta la nostra pietà occidentale. Dove per sempre sarà ancorata la nostra infinita vergogna. È una vergogna italiana, prima di tutto. E vergognoso spostarne tutto il peso su Bruxelles, fino a che una legge del nostro stato punirà il soccorso a mare, dovere delle marinerie di tutti i tempi sin da quando un umano prese in mano

un remo. Un pezzo d’anima sarà ad Atene, dove l’Università chiude le porte per mancanza di fondi. L’Università di Atene, che solo a nominarla ci senti dentro tutta la nostra storia. E chiude, per obbedire a chi continua a ripetere che i debiti si pagano. Anche quelli fatti dagli speculatori, anche quelli fatti dai corrotti, anche quelli contratti per ripagare alle banche i miliardi che hanno rapinato. Qualcuno, duemila anni fa, comandò di rimettere il debito ai propri debitori. Altri profeti prescrissero, più tardi, la stessa cosa ai propri fedeli. Ma evi-dentemente, oggi di religione ce ne è un’altra, e ben peggiore di tutte quelle che abbiamo conosciuto. Il dolore non è divisibile, e neppure la compassione - altrimenti è un dolore malvagio, quello da cui nascono i mostri. A un popolo, come il nostro, che sprofonda sempre più nella precarietà e nella miseria non è concesso dimenticare il male fatto ad altri, e impegnarsi solo a difendere se stesso.

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il salvataggio di eventuali naufraghi, le morti in mare sono diminuite? Sebbene le attività di Frontex non siano trasparenti, sappiamo per certo che negli ultimi tre anni c’è stato un rafforzamento di mezzi e personale e contemporaneamente un aumento di naufragi e di morti. Si potrebbe obiettare che i profughi sono aumentati, per la guerra in Libia e poi in Siria, ma a maggior ragione non si spiega come mai in un lembo di mare così frequentato continuino a scomparire tante persone.Il rafforzamento dei controlli e di Frontex, come dimostra il recente passato, non sono la risposta giusta all’esigenza di rendere sicuro il viaggio di chi si dirige verso l’Europa e l’Italia per chiedere protezione. Anzi, l’aumento dei controlli aumenta i rischi - perché si cercano nuove rotte - e il prezzo da pagare. Se si vuole davvero che la terribile tragedia avvenuta di fronte a Lampedusa - di cui l’Europa e soprattutto l’Italia, con le sue leggi, è la principale responsabile - sia l’ultima e che le persone possano arrivare in sicurezza, bisogn-erà ribaltare l’indirizzo prevalente negli interventi istituzionali di questi giorni,

segue dalla prima pagina

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Il 12 ottobre a Roma per la Costituzione

in particolare del ministro Alfano, ma non solo.Per fortuna si sono levate anche tante voci che hanno invece insistito sulla necessità di abolire il reato di immigrazione clandestina e consentire ingressi regolari per ricerca di lavoro. Riguardo poi alla questione specifica dell’arrivo dei rifugiati, che sono la totalità di coloro che oggi sbarcano sulle nostre coste (numeri, è bene ricordarlo a chi chiede aiuto all’Europa, ancora molto limitati rispetto agli altri Paesi europei pa-ragonabili al nostro) è urgente introdurre misure che rendano sicuro il loro arrivo. Da un lato monitorare il canale di Si-cilia, soccorrendo, con mezzi adeguati e un piano coordinato a livello europeo, le imbarcazioni che li trasportano. Non quindi maggiori strumenti per impedirne la partenza, ma esattamente il contrario: mezzi che intervengano per garantire una navigazione sicura. Dall’altro lato, l’apertura di canali umanitari, cioè la pos-sibilità per chi si trova nelle aree di crisi o da quelle regioni è arrivato nel nord Africa, o comunque per tutti coloro che cercano protezione, di poter entrare in Europa con

mezzi di trasporto normali, o straordinari se necessario, rivolgendosi direttamente alle istituzioni italiane ed europee. Riscri-vere quindi gli accordi con i Paesi del nord Africa, prevedendo non respingimenti e detenzione, ma accoglienza e protezione. Infine è utile sottolineare che l’Italia, dopo anni di flussi migratori, non ha ancora un piano nazionale per l’accoglienza e strut-ture adeguate a garantire una protezione dignitosa a tutti.Proprio il giorno prima della tragedia, con una delegazione dell’Arci presente sull’isola, abbiamo visto quello che tutti sanno, anche i ministri di questo go-verno: bambini, famiglie, uomini e donne costrette a vivere in una struttura inade-guata (il Cpsa di Contrada Imbriacola), privati della loro dignità, senza nemmeno il diritto a un letto e a un tetto, come invece le leggi e le convenzioni internazionali prevedono. Problemi organizzativi? Dopo tanti anni in cui nulla è cambiato a noi sembra più giusto parlare di cinismo e mancanza di senso di responsabilità.

*responsabile Immigrazione Arci

A chi ancora se la cava non è concesso chiudere gli occhi, sperando che la tem-pesta passi e porti via qualcun altro. Questo è quello che hanno fatto milioni di tedeschi sotto il nazismo, coloro che vivevano a fianco dei campi di con-centramento e facevano finta di non vederne il fumo. Se qualcuno in Italia vuole vivere così si accomodi, prima o poi arriverà la vendetta della storia. Per chi non vuole, è arrivata l’ora di muovere gambe e testa, e mettersi in cammino. E non c’è altra via, che non invadere dal sociale il campo sequestrato da una politica, in Italia e in Europa, che fa finta di svolgere il suo compito e invece obbedisce solo alla legge dettata dai potenti. Continuare a giocare ai lati, laddove ci confinano, non ci assolve. È ovvio, ci esporremo a pericoli. È naturale, saremo attaccati. È già scritto, saremo per quanto possibile emarginati. Alle cinque personalità che hanno con coraggio gettato il cuore oltre l’ostacolo hanno già detto di tutto. State facendo un partito. Seguite obiettivi oscuri. Rodotà difende i terroristi. Poi è arrivato il silenzio, non una riga e non una parola

in quel mondo irreale di realtà virtuale che è la comunicazione ufficiale, dove se non sei citato non esisti. Ma la realtà esiste invece davvero. E così decine e decine di comitati unitari si sono creati in città grandi e piccole. Autobus e macchine che si metteranno in modo, il prossimo sabato. Nonostante i costi, nonostante le ferrovie che ormai non sono più al servizio del paese, e i treni speciali sono concessi solo per le manifestazioni che piacciono ai padroni. Nonostante Roma, dove i servizi obbligatori per organizzare un corteo e un palco costano decine di migliaia di euro, e bisogna pagarli per forza. Nonostante il fatto che per molti, ormai, una trasferta a Roma sia un costo eccessivo, nel bilancio personale e familiare. Nonostante siamo tutti consapevoli che, per la politica ufficiale, in piazza possono scendere milioni di persone e non cambia niente, perché neppure ti vedono più. Ma sabato non è a loro che vogliamo parlare. Sabato parliamo a noi stessi. Sabato ci incontriamo per darci la forza e il coraggio di metterci assieme. Per cambiare questo paese, per cambiare

l’Europa. Per dare a tanti e tante un punto di riferimento e una speranza. Non è detto che ci riusciremo. A farci del male da soli, siamo spesso campioni. Ma questa volta la partenza è buona, e soprattutto la via è tutta aperta. Aperta a chiunque vorrà aggiungersi, perché la Costituzione è di chiunque le obbedisca. È aperta perché la storia non è già dettata, e ci vorrà la intelligenza e la creatività di tutti per scriverla. Nei giorni scorsi è morto a 102 anni il generale Giap. Fu grazie alle sue strategie che il Vietnam, piccolo e povero paese, riuscì a sconfiggere con immani sofferenze la più grande potenza del mondo. Tom Benetollo ce lo portava ad esempio - Giap sapeva quando era il momento di stare nascosti nella boscaglia e quando era l’ora di andare all’attacco, perché è inutile sacrificare le forze se sai che non puoi farcela. Non abbiamo la forza di battere tutto il male che ci circonda in campo aperto. Ma non possiamo neppure aspettare chissà quale tempo migliore. Dalle boscaglie in cui siamo, bisogna che ci uniamo. Perché anche da lì possiamo vincere, se ci daremo coraggio a vicenda.

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arcireport n. 36 | 8 ottobre 20133 migranti

La tragedia trasformata in farsa Ai morti la cittadinanza onoraria, ai sopravvissuti l’avviso di garanzia

Non è passata neanche una settimana dalla tragedia della nave colata a picco a mezzo miglio dall’Isola dei Conigli che già la notizia è derubricata. Provate a cercarla nei siti dei giornali on line, delle agenzie di stampa e dei principali quotidiani. Così come previsto, finita la commozione del momento, è il caso di cambiare canale, di sintonizzarsi su al-tro, di pensare alle beghe di casa nostra.Adesso quelli che avrebbero dovuto stare zitti e ascoltare il dolore, la disperazione, i silenzi attoniti di chi, a un passo della meta momentanea, ha visto morire i propri compagni di viaggio e allonta-narsi ancora una volta la speranza di un futuro diverso, adesso proprio questi continuano a sproloquiare e a usare la tragedia a proprio uso e consumo.Bastano per fare rimontare la rabbia le affermazioni del governo. Ne scelgo un paio a caso, di oggi: «La Bossi-Fini? Que-sta questione non fa parte del consiglio Ue di oggi» e poi «Non indeboliamo il fronte nazionale dividendoci in pole-miche interne» sono le dichiarazioni di Angelino Alfano riportate dall’Ansa, al suo arrivo al Consiglio Affari interni Ue.E Alfano è pur sempre il Ministro degli Interni di questo nostro triste paese, e le sue dichiarazioni e i suoi atti, ci piaccia o no, pesano di più di quelli, in ogni caso un po’ tiepidi, di Cecyle Kienge, ministro dell’integrazione, senza portafoglio e senza grande voce in capitolo sulle

questioni di sicurezza, alle quali ormai ogni discussione sull’immigrazione è ricondotta. Non possiamo accettare que-sto vergognoso e miserabile tentativo di riportare la questione a un problema che riguarda delle coste del Mediterraneo, che nasconde quello ancora peggiore di potenziare un programma come Frontex che in questi anni, se non possiamo dire che ha aiutato i migranti a morire, non possiamo neanche affermare che li abbia aiutati a salvarsi.Ho cercato volutamente di guarda-re poco le immagini che arrivano da Lampedusa in questi giorni. Né io, né tanti altri, abbiamo bisogno di questa ulteriore prova, dei corpi senza vita, dei video e delle foto, per sapere che cosa è successo la notte tra il 2 e il 3 ottobre e per ricordarci che cosa può succedere e succede ogni giorno nel Mediterraneo.Non abbiamo bisogno di vedere le bare allineate in un hangar per capire che cimitero terribile sia diventato il nostro mare. Non abbiamo bisogno di guardare quelle 4 piccole bare, una più piccola delle altre perché lì dentro c’è il corpo di un bimbo di 3 mesi, per piangere lacrime di rabbia e dolore, per poi di-menticare tutto il giorno dopo, e fare come se niente fosse accaduto.Ma forse l’Italia ha bisogno di guardarle e riguardarle quelle bare, tutte e tutte insieme, di contarle, di rendersi conto che sono di più di quelle allineate nella

piazza delle Armi il giorno del funera-le di Stato per i morti del terremoto dell’Aquila nel 2009. E non so se ce le faranno mai vedere tutte insieme: forse è troppo rischioso, forse la gente potrebbe capire, forse la riflessione e lo sdegno potrebbero invadere tutta l’Italia.Perché per questi morti non ci sono funerali di Stato, ma solo un ulteriore schiaffo frutto di ipocrisia, dall’ama-rissimo sapore: la concessione della cittadinanza italiana. E per farne che cosa, da morti? Di quella cittadinanza avrebbero saputo cosa farsene i vivi che invece ricevono in regalo, oltre il soggiorno al centro di ‘accoglienza’ di contrada Imbriacola, straripante di gente e in condizioni disastrose (che per l’Arci rimane sempre un posto off limits, nelle valutazioni di Prefettura e Interni), un’indagine per ingresso irre-golare in Italia. Tra cadaveri recuperati, da recuperare e le persone disperse, i morti della tragedia di Lampedusa do-vrebbero essere 350. Scrive Gabriele del Grande sul blog di Fortress Europe che dal 1988 almeno 19.142 persone sono morte di viaggio, lungo le frontiere della fortezza Europa, e ne abbiamo le prove.Sono necessarie le fotografie di tutti e 19mila per commuoverci di nuovo e muoverci sul serio, per scrivere una seria legge sull’asilo, per aprire canali umanitari per chi fugge le guerre e per abolire la Bossi - Fini?

Alle istituzioni italiane ed europee e alle organizzazioni internazionali è stato ri-volto un appello, sottoscritto tra gli altri anche dall’Arci, per rendere operativo un canale umanitario dall’Africa verso l’Europa. Di seguito il testo: «A cadenza ormai quotidiana la cronaca racconta la tragedia che continua a consumarsi nel mezzo del confine blu: il Mar Mediterraneo. Proprio in queste ore arriva la notizia di quasi un centinaio di cadaveri raccolti in mare, ragazzi, donne e bambini rovesciati in acqua dopo l’incendio scoppiato a bordo di un barcone diretto verso l’Europa. Si tratta di richiedenti asilo, donne e uomini in fuga da guerra e persecuzioni, così come gli altri inghiottiti da mare nel corso di questi decenni: oltre 20mila. Lo spetta-colo della frontiera Sud ci ha abituato a

guardare l’incessante susseguirsi di queste tragedie con gli occhi di chi, impotente, può solo sperare che ogni naufragio sia l’ultimo. Come se non vi fosse altro modo di guardare a chi fugge dalla guerra che con gli occhi di chi attende l’approdo di una barca, a volte per soccorrerla, altre per respingerla, altre ancora per recuperarne il relitto. Per questo le lacrime e le parole dell’Europa che piange i morti del confine faticano a non suonare come retoriche.Perché l’Europa capace di proiettare la sua sovranità fin all’interno del continente africano per esternalizzare le frontiere, finanziare centri di detenzione, pattu-gliare e respingere, ha invece il dovere, a fronte di questa continua richiesta di aiuto, di far si che chi fugge dalla morte per raggiungere l’Europa, non trovi la morte nel suo cammino. Si tratta invece

oggi di ‘esternalizzare’ i diritti. Di aprire, a livello europeo, un canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo alle istituzioni europee in Libia, in Egitto, in Siria o lì dove è ne-cessario (presso i consolati o altri uffici) senza doversi imbarcare alimentando il traffico di essere umani e il bollettino dei naufragi.Alle Istituzioni italiane, ai Presidenti delle Camere, ai Ministri della Repubblica, chie-diamo di farsi immediatamente carico di questa richiesta. Alle Istituzioni europee di mettersi immediatamente al lavoro per rendere operativo un canale umanitario verso l’Europa. Alle Associazioni tutte, alle organizzazioni umanitarie, ai collettivi e ai comitati, rivolgiamo l’invito a mobilitarsi ora e in futuro per affermare il diritto d’asilo europeo».

Esternalizzare i diritti, non le frontiere

Anna Bucca presidente Arci Sicilia

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arcireport n. 36 | 8 ottobre 20134

Il 12 ottobre saremo in piazza per la manifestazione naziona-le ‘Costituzione: la via maestra’.Il corteo partirà alle 14 da Piazza della Repubblica. Alle 15.30 inizieranno gli interventi dal palco a Piazza del Popo-lo dove, oltre ai cinque promoto-ri, si alterneran-no personalità impegnate nella difesa e soprat-tutto nell’attua-zione della nostra Carta fondante.A tutti coloro che parteciperanno alla manifesta-zione a Roma, chiediamo di portare un se-gno di lutto per ricordare le deci-ne e decine - solo gli ultimi di una

lunga catena - di corpi senza vita di migranti sulle spiagge di Lampedusa. Difendere la nostra Costituzione si-gnifica anche difendere la loro vita.Saremo in piazza anche per i diritti dei migranti, per il lavoro e il reddito,

per l’eguaglianza e la giustizia, per i beni comuni, per l’ambiente e il territorio, per la cultura e l’istru-zione, per la pace, per la salute, per i diritti civili e per la lotta alle mafie.La partecipazione di tutti è fonda-mentale! Scarica, stampa e diffondi i materiali a scuo-la, sul lavoro, nel tuo condominio, tra gli amici e sui social network.

versoil12ottobre

L’Italia ripudia la guerra: l’attualità dell’articolo 11 della CostituzioneHa senso porsi una questione di attualità di quanto dettato dall’articolo 11 della Costitu-zione? I padri costituenti in un primo tempo avevano usato il termine ‘rinuncia’, rinuncia all’uso della violenza delle armi come strumento di conquista e di offesa di altri popoli. La scelta, che poi invece venne fatta, del termine ‘ripudia’ dà al contenuto esposto in questo articolo il carattere di impera-tivo categorico, morale, prima ancora che giuridico. Sta qui la sua permanente at-tualità. ‘Ripudia’ è un termine forte che esprime bene i sen-timenti e la sofferenza di una generazione che le guerre ha vissuto, e che afferma, proprio a partire da queste esperienze, il principio, l’impegno morale di bandire, di vietare la guerra come strumento di oppressione e di soluzione delle controversie internazionali.L’Italia ripudia tutte le guerre offen-sive comunque la propaganda tenti di

mascherarle con aggettivi incompati-bili con la parola guerra: etica, giusta, umanitaria. Per questo ci impegniamo.Eppure a partire dagli anni ‘90, dalla pri-ma guerra all’Iraq, la guerra è rientrata

ancora più fortemente nell’o-rizzonte della politica. Gli oltre dieci anni di situazione di guerra in Afganistan e in Iraq, la stessa tragedia della Siria, stanno lì a dimostra-re la modernità e l’attualità della nostra Costituzione che afferma con forza il primato della politica, della diploma-zia, dell’interposizione, nelle controversie internazionali.Il mondo è pieno di armi, e continua ad armarsi, per le vie legali ed illegali. Anche il nostro paese non è da meno. Enormi quantità di risor-se, che dovrebbero essere utilizzate per il benessere del pianeta e della comunità umana, vengono immobi-lizzate negli armamenti, a

beneficio di grandi lobby industriali e di gruppi criminali. Anche preparare la guerra è una viola-zione all’articolo 11. L’Italia «consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni si sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».L’uso ricorrente della guerra come stru-mento della politica degli stati testimonia quanto nelle relazioni internazionali viga la legge del più forte, l’uso della violenza militare per imporre le proprie ragioni, il proprio dominio, i propri interessi. Non è attuale allora prescrivere come necessaria la collaborazione degli stati per costruire e realizzare diritto inter-nazionale, forza della legge, a favore della pace e della giustizia tra i popoli?E che dire della necessità attuale, in un mondo sempre più globale, di organismi sovranazionali democratici al servizio di questo progetto, espressione di una cittadinanza mondiale che chiede pace, giustizia e diritti?Il governo internazionale non può essere fondato sul potere di chi ha il potere, che è la regola che oggi vige nel mondo, ma sulla democrazia.Questo dice l’art.11, questi i motivi per cui lo difendiamo senza eccezione alcu-na, questi i motivi per cui ci batteremo fino a quando le istituzioni si impegne-ranno concretamente ad attuarlo.

Contribuisci anche con un

versamento per sostenere

le spese della manifestazione:

Fondazione culturale

responsabilità etica

c/c 188188

su Banca Popolare Etica

(ag. sede Padova)

Iban:

IT31Q0501812101000000188188

Bic: CCRTIT2T84A

InFo:

www.costituzioneviamaestra.it

fb Costituzione: la via maestra

twitter:

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Il 12 ottobre in piazza con un segno di lutto

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arcireport n. 36 | 8 ottobre 20135 versoil12ottobre

Beni comuni e CostituzioneL’art. 43 della Costituzione così recita: «A fini di uti-lità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espro-priazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di pre-minente interesse generale».Da anni il territorio italiano è attraversato da conflitti le-gati ai beni comuni: da una diversa politica dei rifiuti ad una politica energetica alter-nativa, dalle battaglie contro le grandi opere e per la difesa dei territori alle esperienze di occupazioni abitative e/ a scopo sociale, dalla riappropriazione di spazi per la cultura alla straordinaria esperienza del movimento per l’acqua con la vittoria referendaria.Dentro queste esperienze si è coagulato il nuovo paradigma dei beni comuni

che, da una parte, impatta direttamen-te con il pensiero unico del mercato come unico regolatore sociale, dall’altra propone nuovi modelli di gestione che abbiano la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali come nucleo fondamentale.

Si tratta di un laboratorio diversificato di esperienze che, mentre resiste ai ten-tativi vecchi e nuovi di mer-cificazione e privatizzazione portati avanti dalle politiche liberiste e dai diktat mone-taristi dell’Unione Europea, pone le basi per un altro modello di società che parta dalla riappropriazione socia-le dei beni comuni e dalla loro gestione partecipativa.Un modello che, contrastan-do le gestioni privatistiche sin qui conosciute, innovi la gestione pubblica attraverso forme e sperimentazioni di vero e proprio autogoverno da parte delle comunità lo-cali dei beni comuni e dei servizi pubblici locali.La piena attuazione dell’art.

43 sopra ricordato darebbe pieno rico-noscimento all’insieme di queste realtà che, nel contrastare l’inaccettabilità del presente, mettono in campo la possibilità di una nuova democrazia reale e la dignità di un futuro diverso per tutte e tutti.

«La difesa del-la Costituzione è innanzitutto la promozione di un’idea di so-cietà, divergente da quella di co-loro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla for-malmente». La manifestazio-ne del 12 ottobre è stata organizzata realmente dal bas-so e per riuscire ha

bisogno anche del contributo economico di tutte e tutti.Per questo ti chiediamo di fare una donazione facendo un versamento a:Fondazione culturale responsabilità eticac/c 188188 su Banca Popolare Etica (ag. sede Padova)

Iban: IT31Q0501812101000000188188Bic: CCRTIT2T84AIl giorno della manifestazione inoltre ti chiediamo di soste-nere le spese acquistando la maglietta di ‘Costituzione: la via maestra’ che sarà disponibile durante il percorso del corteo e negli stand in Piazza del Popolo.

Sostieni la manifestazione: acquista una maglietta, fai una donazione

LA ConFEREnzA StAMpADomani, mercoledì 9 ottobre, Sandra Bonsanti,

Maurizio Landini e Stefano Rodotà terranno una

conferenza stampa per illustrare le modalità

e i contenuti della manifestazione indetta per

il 12 ottobre per la difesa e l’attuazione della

nostra Carta costituzionale.

La conferenza stampa si terrà alle ore 11.30

presso l’Hotel Nazionale (Sala Cristallo) in

Piazza Montecitorio 131 a Roma.

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arcireport n. 36 | 8 ottobre 20136 legalitàdemocratica

La caffetteria del Liceo ‘Jules Raimu’ di Nimes assomiglia a un circolo Arci alle 8 della mattina. Il preside invita i Carovanieri, Alessan-dro, Mariagiovanna e Davide a bere un caffè al bar, già affollato dai tanti stu-denti. Quest’anno, ancora una volta, la Carovana si rivolgerà prevalentemente ad un pubblico adolescente. Jean Paul Lopez, presidente regionale della Ligue de l’enseignement aveva accuratamente preparato gli interventi con la ‘squadra educativa’. I ragazzi dell’istituto professionale di un quartiere ‘difficile’ di Nimes (frequentato dal 97% di maschi, quindi solo dal 3% di ragazze) accoglieranno, per l’occasione, i compagni di altri due istituti. Gli alunni di Daudet «hanno paura di venire qui» ci dice Jean Paul Lopez. É la ragione per cui dopo il concorso cinematografico Discrimetrages incen-trato sulla lotta alle discriminazioni e che riuniva le diverse scuole, approfittiamo del passaggio della Carovana per farli incontrare ancora una volta.“La paura dell’Altro”, in una regione dove, questa domenica, il Fronte Na-

zionale ha ottenuto il 43% dei suffragi. Una quota altissima, complice un’asten-sione del 67% ! Dicendo questo, diamo evidenza a una società che man mano smette di partecipare alla vita pubblica. Per riprendere un’immagine evocata da Alessandro «chiudono le persiane». La Ligue e l’Arci però tentano di arginare il fenomeno. Numerose e diverse sono

le domande dei giovani, a volte perfino scioccanti: «la mafia fa il proprio busi-ness e voi il vostro…». Attenzione, silenzio, distacco reale o falso, provocazione, interesse. La giornata, intensa, dalle 8 fino alle 6 del pomeriggio, costituisce una sfida. Educazione popolare e giustizia sociale: gli obbiettivi delle due organizzazioni vengono esposti con chiarezza. Gli in-terventi durante l’incontro formativo mirano a denunciare e chiarire i mecca-nismi della corruzione politica, morale ed economica delle mafie. Si cerca di sfatare i ‘miti’ delle mafie che, rafforzati dai videogiochi e dai film, continuano ad affascinare.I valori e le pratiche dell’antimafia porta-ti dall’Arci sono condivisi dalla Ligue, che li declina e li integra in una riflessione più ampia che coinvolge l’accesso alla cittadinanza e la necessità di trasmettere la forza di non sottomettersi, attraverso il sapere, la cultura, la solidarietà.Con la Carovana, la collaborazione tra Arci e Ligue si approfondisce. Il ‘fare’ e il costruire insieme segnano il senso di questa impresa.

In Francia con la Ligue de l’enseignement per parlare di antimafia sociale

7 OTTOBRE: nîmes

8 OTTOBRE: Marsiglia

9 OTTOBRE: nizza - nel pomeriggio

10 OTTOBRE: la mattina a la FOL du 83 nella sala du CREP e nel pomeriggio al liceo Beaussier a la Seyne sur Mer

11 OTTOBRE: al mattino al collège Pagnol a Tolone

le tappe della carovana antimafiein francia

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arcireport n. 36 | 8 ottobre 20137 serviziocivile

presentato il IX Rapporto annualedi Arci servizio civile

Questo IX Rapporto annuale che presen-ta i risultati delle attività messe in moto dai progetti di Servizio Civile Nazionale (SCN) del bando del settembre 2011, continua a muoversi nel contesto socio economico del precedente Rapporto, e cioè nell’anno sesto di quella che Stiglitz ha chiamato «la Grande recessione».Nei quindici mesi trascorsi dalla pre-sentazione dell’VIII Rapporto, durante i quali ci sono state le elezioni politiche, l’avvio della XVII Legislatura (la più ‘gio-vane’ come età media dei parlamentari), la riconferma di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica, la costi-tuzione del Governo di Enrico Letta, si è parlato e scritto di servizio civile come non accadeva dal 2001 e forse addirittura dal 1989. Ma tutto questo fiume di parole è inutile se non viene stabilizzato l’attuale SCN con un contingente annuo che già dal 2014 abbia risorse per avviare 40mila persone e se non viene rivisto l’impianto gestionale. Queste due misure farebbero già parte del processo di riforma per

un nuovo servizio civile per tutti coloro che chiedono di farlo, a cui sommare l’effettivo inserimento del SCN nelle procedure per la certificazione delle competenze dei giovani e l’apertura agli stranieri della partecipazione al SCN. Si gioca nei prossimi mesi la persistenza e il futuro del SCN, oramai scivolato sotto la linea di galleggiamento. Eppure i dati contenuti nel IX Rapporto di ASC riportano la soddisfazione dei 1244 giovani (67% ragazze) che hanno vissuto fra il maggio 2012 e l’aprile 2013 nelle nostre organizzazioni di base. Il Rapporto dice anche che se il 37% di questi giovani è laureato, regge il siste-ma di selezione che permette l’accesso anche ai diplomati e ai giovani con titoli inferiori, così come siamo presenti in quasi tutte le Regioni Italiane.Il Rapporto riferisce anche delle criti-cità generate dai tagli ai fondi. Su 405 progetti depositati all’UNSC ben 397 sono stati approvati, ma solo 172 sono andati a bando. Come dire, noi il nostro lavoro lo facciamo bene.

Il Rapporto mette in evidenza inoltre come sia cresciuto il costo che il nostro sistema sostiene per ogni giovane. Siamo oramai, fra costi diretti, servizi e tempo dedicato non retribuito, a quasi 5.500 euro, mentre lo Stato investe meno di 6mila euro. Abbiamo volutamente sot-tolineato questo dato non solo per dare contezza degli sforzi che sosteniamo, ma anche per reagire ad alcune proposte in campo che vorrebbero scaricare sulle organizzazioni anche il costo dell’as-segno mensile dei giovani portando di fatto ad un servizio civile solo per enti pubblici e organizzazioni ricche.Nello stesso giorno in cui abbiamo pre-sentato il IX Rapporto è stata annunciata la pubblicazione dei bando per i giovani, il primo dal settembre 2011. Solo per 14.700 posti (il più piccolo dal 2003) e solo per cittadini italiani. Su questo punto assieme a Cnesc e anche ad Arci dovremo pensare a iniziative di reazione politica alla inerzia governativa, senza mettere a repentaglio la correttezza delle graduatorie.

Il IX Rapporto annuale di Arci Servizio Civile, realizzato in collaborazione con Swg e Asvi, prende in considerazione i 172 progetti finanziati nel bando dell’ottobre 2011 e i 1.244 i volontari avviati al servizio solo nel maggio del 2012, a causa dello scaglionamento stabilito per far fronte della riduzione dei fondi disponibili. Dai dati emerge l’identikit dei volontari ASC: si tratta soprattutto di ragazze (67%), con una limitata presenza dei giovanissimi. «Dei volontari ASC – scrive l’équipe di ricerca - sono laureati il 37% e diplomati il 58%; a confronto con i pari età italiani, la quota di laureati è più che tripla, mentre quella di chi ha un titolo di studio superiore è sostanzialmente simile. Partecipano al servizio civile con più difficoltà i giovani con la sola licenza media. C’è dunque un fenomeno di selezione rispetto al titolo di studio nella partecipazione al servizio civile nazionale».Rispetto alla condizione professionale poi, il Rapporto spiega come «circa un volontario su tre è studente di corsi di laurea di 1° livello o di specializzazione, situazione che sembrerebbe consentire di svolgere più agevolmente il servizio civile, visto iltipo di impegno previsto. Tuttavia solo il 4% dei volontari ha un rapporto di lavoro stabile (soprattutto giovani con titolo di studio medio o basso) mentre il 19% ha un’occupazione saltuaria. Vi sono poi coloro che non hanno mai lavorato, o cercano la loro prima occupazione (26%), concentrati in particolare tra i laureati, e coloro che hanno perso il lavoro o hanno il contratto scaduto (17%)».

di Licio palazzini presidente Arci Servizio Civile

Un capitolo della ricerca approfondisce l’investimento formativo di ASC. «Il lavoro effettuato nella formazione – si legge nel Rapporto - mostra come migliorino tutti i parametri consi-derati sulla valutazione della Formazione generale». In modo particolare la formazione risulta fondamentale nello sviluppare le competenze tecniche: «le competenze sono accresciute in modo omogeneo indipendentemente dal settore di impiego: non è quindi la tipologia di attività ma sono l’organizzazione e le modalità di svolgimento del servizio civile a garantire degli obiettivi formativi».Un focus del Rapporto si sofferma sulle attese dei volontari di ‘fare un percorso di crescita personale’ (28% delle risposte) o di ‘approfondire la formazione’ (14%). «Oltre quattro volontari su dieci – scrivono gli operatori di ASC – si attendono dei benefici in termini di skill e scelgono di dedicarsi all’esperienza proprio per questo. Più in particolare, i giovani che scelgono il servizio civile per scopi formativi, si attendono di acquisire competenze nuove, o si aspettano benefici più legati alla crescita personale e alla capacità di relazionarsi». Secondo i dati, tra i giovani che hanno svolto servizio civile presso le sedi di Asc cresce anche «la motivazione alla difesa nonviolenta e non armata della Patria, tema che è un po’ sullo sfondo per i giovani che accedono al servizio ma che è invece rafforzato dall’esperienza. Il servizio civile riesce quindi a trasmettere il valore della difesa nonviolenta, una delle basi concettuali su cui si regge il servizio civile nazionale».

Il profilo dei volontaridi Arci servizio civile

L’importanzadella formazione

In gioco il futuro del Servizio civile nazionale

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arcireport n. 36 | 8 ottobre 20138 ambiente

‘premio Impatto zero’, si sono chiuse le candidature

Si sono chiuse le candidature per il ‘Pre-mio Impatto Zero’, concorso nato per valorizzare le buone pratiche ecologiche e diffondere la cultura della sostenibilità. Ideato e promosso da Arci Padova, con il contributo di Camera di Commercio di Padova, AcegasAps-Gruppo Hera e Coop Adriatica, in collaborazione con Legambiente, Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, Centri Servizi Volon-tariato del Veneto, Legacoop Veneto, Confcooperative Padova e con il pa-trocinio del Ministero dell’Ambiente e del Comune di Padova, il concorso, giunto alla terza edizione, si è aperto quest’anno per la prima volta a tutto il territorio nazionale.Il concorso si rivolgeva a cittadini, associazioni e cooperative, invitati a presentare azioni, progetti o servizi in grado di ridurre gli sprechi di risorse e di energia, limitare la produzione di rifiuti e diffondere le buone abitudini ecologiche. Quattro le aree tematiche in concorso: servizi e progetti per la riduzione dello spreco di cibo (ridistri-buzione delle eccedenze commerciali e produttive, recupero dei prodotti in scadenza o danneggiati, banco alimenta-re…); azioni e progetti di comunicazione 2.0 per sensibilizzare l’opinione pub-blica alla sostenibilità (siti, blog, social

network, applicazioni…); progetti che ottimizzano e fanno condividere energie e beni comuni (condomini sostenibili, cogestione e riqualificazione di spazi pubblici e privati, gruppi di acquisto…); comportamenti utili al benessere del singolo e dell’ambiente (turismo so-stenibile, baratto, autoproduzione di alimenti o acquisto dalla filiera corta, preferenza per prodotti naturali e biolo-gici…). Oltre alle tre categorie specifiche, previste anche due sezioni speciali: in collaborazione col progetto Life+ECO Courts, la sezione video Eco courts (novità 2013) per il miglior filmato che racconti uno stile di vita ecologico e sostenibile adottato nella quotidianità, e il Premio città di Padova, dedicato alla miglior candidatura patavina.Complessivamente, sono state presen-tate 98 candidature provenienti da 14

regioni diverse. Quasi il 40% delle candidature arriva dal Veneto. Tra le altre regioni emerge l’Emilia Romagna con 15 candidati, e a seguire sono degnamente rappresentate la Lombardia e la Toscana con 9 can-didati ciascuna, il Lazio e il Piemonte con 7, la Sicilia con 6 candidati. Il 50% delle candidature proviene da cittadini privati, il 40% da associazioni e il 10% da cooperative.Quasi la metà della prassi candidate rientrano nella macro categoria Fa bene a te fa bene all’ambiente, che include tutti i comportamenti e le scelte di vita eco-compatibili che coniugano il rispar-mio al benessere personale e sociale.Rilevante il lavoro svolto da molte asso-ciazioni su tutto il territorio nazionale impegnate in pratiche di ‘riduzione di spreco alimentare’ e di recupero, riuso, riciclo. Alla sezione ‘buone pratiche’ del sito è possibile conoscere e votare le candi-dature che si preferiscono. Nel corso dei prossimi giorni si riunirà la com-missione esaminatrice e i vincitori saranno proclamati a novembre, durante la settimana europea per la riduzione dei rifiuti.

www.premioimpattozero.it

Ha da pochi giorni compiuto un mese di vita il viaggio de Il perimetro, percorso-manifesto attorno all’Italia a cui ha con-tribuito anche l’Arci. Un progetto aperto volto a riscoprire la bellezza e raccontare giorno dopo giorno le possibilità e le prospettive sopravvissute al consumo, al cemento e alla televisione. Di seguito, un resoconto della tappa a Trapani: «Il con-tachilometri segna ormai i 5000 rintocchi. Di costa ne abbiamo vista tanta e oggi il viaggio compie un mese di vita. Eppure non avevamo mai attraversato un litorale tanto bello e selvaggio come quello che da Sciacca porta a Trapani. Arriviamo a Trapani senza entrare in città, fermandoci presso uno dei cinquecenteschi mulini a vento che si trovano in zona, subito dopo delle montagne bianche. Siamo finiti nell’antichissima salina della città, in buona parte trasformata in una Riserva Regionale data in gestione al WWF. Siamo felici. C’è una bella energia e moltissime

cose da vedere in un contesto unico che rappresenta un’importante risorsa.

L’attività della salina ha storicamente trasformato la zona in un luogo adatto alla vita di uccelli leggendari, di cui ave-vamo solo sentito parlare da Geo&Geo e concorrenza. Aironi cenerini, fenicotteri, cavalieri d’Italia e altre decine di specie bellissime svolazzano tra i cumuli di sale e le vasche di decantazione. Il primo dato che emerge è di quelli unici nel nostro viaggio: per la prima volta incontriamo un’attività industriale umana che non solo non ha danneggiato la natura, ma ha addirittura creato le condizioni per lo sviluppo di un ecosistema dalla bio-diversità significativa. Figlia della grande stagione ambienta-lista degli anni ’80 e ’90, la riserva oggi splende e brulica di vita e di possibilità, donando ad un città peraltro molto bella una documentario del National Geo-graphic a 5 minuti da casa, di tutti, per tutti. Aironi compresi».

www.donostia.it/ilperimetro

Compie un mese il viaggio de Il perimetro

A novembre le premiazioni

RifiuTi ZERO, cOnsEgnaTE lE fiRmEBasta discariche e inceneritori, sì a un progetto virtuoso di smaltimento rifiuti basato sulla raccolta differen-ziata: è questo in sintesi il cuore della proposta di legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero. La scorsa set-timana sono state presentate sim-bolicamente alla Camera le 80mile firme dopo mesi di mobilitazione. In poco più di un anno di attività Rifiuti zero ha raccolto migliaia di adesioni trasversali attraverso comi-tati sparsi in tutta Italia, impegnati in battaglie locali a difesa dell’ambiente e uniti sotto la piattaforma comune da cui è nata la legge d’iniziativa popolare approdata in Parlamento.Info: www.rifiutizero.it

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In pIù

daiterritori

MoStRA A LA Lo.Co. oSnAGo (LC) È stata inaugurata il 6 ottobre la stagione delle mostre d’arte al circolo Arci La Lo.Co. di Osnago (LC). Dallo stigma all’inte-grazione è il titolo dell’esposizione a cura dell’atelier di pittura del Centro diurno Disabili di Merate (LC), che ar-riva a La Lo.Co. per presentare ai soci il progetto di integrazione realizzato mediante l’utilizzo di linguaggi visivi e pittorici. La mostra sarà visibile per tutto il mese di ottobre all’interno della stazione. Ingresso riservato ai soci Arci. www.arcilaloco.org

AL MARGot Un CoRSo pER MAnGIAR BEnE CARMAGnoLA (to) Il 10 ottobre alle 21 all’Arci Carmagnola ci sarà il corso gratuito Mangiar bene. Conservazione degli alimenti e lettura delle etichette, condotto dalla dottoressa Simona Del Treppo. Durante il corso si parlerà in modo pratico di come preparare i cibi al fine di conservarli più a lungo ed evitare sprechi e rischi, ripensando alle ‘ricette della nonna’, andando a scoprire il perché di certi trucchi pra-ticati. Ingresso libero con tessera Arci.

fb Circolo Arci Margot

ARIE E DUEttILAStRA A SIGnA (FI) In oc-casione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi i solisti dell’Associazione Caruso presenteran-no Arie e duetti da opere verdiane: appuntamento il 10 ottobre alle 21,30 al circolo Arci Le due strade. Ingresso libero con tessera Arci.

fb Arci Due Strade Tripetetolo

MEA MAXIMA CULpA pontEDERA (pI) Al Cineclub Agorà appuntamento il 10, 17 e 24 ottobre con la proiezione di Mea maxima culpa - Silenzio nella casa di Dio di Alex Gibney. Il documentario racconta, attraverso quattro intervi-ste, la storia di Lawrence Murphy, Padre e poi direttore della St. John’s School di Milwaukee nel Wisconsin, che tra il 1950 e il 1974 ha abusato sessualmente di circa duecento bam-bini audiolesi senza affrontare mai nessun processo canonico e morendo ‘in pace’ dentro l’abito talare.

fb Cineclub Agorà Pontedera

70 anni fa, nei primi giorni dell’autun-no, iniziava la Resistenza italiana, in una Europa in macerie e in un mondo scon-sideratamente proteso alla distruzione atomica. Fu sopra quella tragedia che la giovane Repubblica fece del ripudio della guerra l’oggetto del suo giuramento, e fu su quella immane devastazione che la volontà delle nazioni cercò una via alla convivenza attraverso la pace.Oggi ci troviamo sempre più avviluppati entro le spire della guerra, i suoi tentacoli si sono moltiplicati e si sono diversificati, fino a ricomparire ogni volta come necessari e suadenti. Ogni motivo di conflitto enuncia sempre speciali nuove giustificazioni, che passano dalle strategie di impresa di potenti gruppi finanziari e industriali ai governi, e di qui ai Parlamenti e alla comunicazione pubblica in tutte le sue forme, fin dentro le nostre case e fino al fondo delle nostre anime. Quando ci accorgiamo che tutte quelle ragioni non valevano in nulla il costo della distruzione che avevamo finito per accettare, altre ragioni di conflitto sono gettate di colpo sulla scena. Le leggi di riforma delle forze armate, come quella approvata con la quasi totale unanimità dal nostro Parlamento nel 2012, seguono siste-maticamente i dettami di questa insaziabile dinamica dell’economia delle nazioni. Qualunque spending review, ben lontano dal placarlo, la rende più forte, più decisiva e svincolata dal controllo democratico. É così che l’industria della guerra trasforma il principio della difesa in suo strumento di offesa, e azzera per suo principio ogni possibile investimento in vere economie di pace. La Sardegna ha vissuto in questi mesi, come altre volte, l’avvilupparsi di

Il 13 ottobre la Marcia Sarda per la pace Da Laconi a Gesturi, coinvolte oltre 50 associazioni e tantissimi cittadini

di Franco Uda presidente Arci Sardegna e portavoce Tavola Sarda della Pace

questo crimine entro la stessa catastrofe produttiva del suo territorio ed entro la vita civile in genere. Mentre la nuova escalation per la guerra di bombardamento in Siria entrava nelle case, nella rigorosa forma di spot e di informazione drogata, e mentre il Parlamento confermava il folle piano di acquisto dei bombardieri F35 per oltre venti miliardi di euro, la mappa dei poligoni militari sardi è stata rilanciata sia come centrale operativa mediterranea sia in funzione delle nuove sperimentazioni di bombardamento a distanza. Le denunce sull’inquinamento di enormi territori, le inchieste documentate e un grande processo sulle malattie e sulle morti, sono messi costantemente sotto silenzio. Fino a quando una giornata di incendi, una sola, ha messo a nudo persino il totale disarmo delle nostre popolazioni per la mancanza di aerei ed elicotteri adibiti allo spegnimento del fuoco.Non si può certo uscire da questa situazione con una logica da riserve indiane, ponendo in contropartita i poligoni con un canadair o i radar con un elitanker; si esce da que-sta situazione soltanto sottraendo grandi partite di investimento dall’industria della guerra in favore di grandi investimenti su politiche attive di pace.Da 70 anni la Repubblica attende una classe politica degna dell’art. 11 della Co-stituzione, da 12 anni la Tavola Sarda della Pace è impegnata su questi fronti con le oltre 50 organizzazioni che ne fanno parte. Anche quest’anno, domenica 13 ottobre, ridaremo voce e volto ai cittadini che non si arrendono alle logiche della guerra e delle sue speculazioni con la Marcia Sarda per la Pace, da Laconi a Gesturi.

A Roma apre ‘parla con lei’Lunedì 7 ottobre in via Montuori 5, nel cuore del quartiere Garbatella a Roma, è stato aperto lo sportello Parla con lei, uno spazio di incontro, mutualità e condivisione tra donne in cui trovare consulenza e orien-tamento al lavoro e ai servizi del territorio. Il nuovo servizio, promosso da Arci Solidarietà onlus, è finanziato dalla Provincia di Roma con i fondi Prevenzione Mille 2012 - Bando della Fraternità. L’associazione, di fronte al persistere di una questione di genere e all’esistenza di criticità

nel raggiungimento delle pari opportunità, soprattutto nell’accesso al mondo del lavoro, ha proposto la realizzazione di un servizio di accompagnamento e orientamento rivolto a donne giovani, migranti e over 40 fuoriuscite dal mercato del lavoro. Ogni lunedì dalle ore 10 alle ore 17 saranno presenti operatrici esperte nell’orientamento e nella gestione del colloquio di lavoro, in grado di fornire accoglienza e informazioni utili a tutte le donne che vi si rivolgeranno.

[email protected]

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arcireport n. 36 | 8 ottobre 201310 daiterritori

Ha preso il via il 4 ottobre la seconda edizione di Moving TFF. La manife-stazione, ideata dalle associazioni Altera e Centro di Cooperazione Culturale, e realizzata da Arci Torino in collaborazione con Ucca, Museo del Cinema e Torino Film Festival, si propone di offrire al pubblico torinese una anti-cipazione dell’ormai consolidato e apprezzato appuntamento di novembre con il Torino Film Festival.Più di 30 proiezioni, tra ottobre e novembre, che accompagneranno cinefili e non al consueto appuntamento con il TFF e che saranno distribuite capillar-mente sul territorio, nei circoli Arci Torino e in altri luoghi della città e della provincia. La filosofia che guida il Moving TFF è simile a quella del ‘Salone off’ del Salone Internazionale del Libro, solo che precede il Torino Film Fe-stival, senza sovrapporsi al Festival vero e proprio, che si terrà nelle sale del centro a fine novembre. In un mese e mezzo (da ottobre a metà novembre) saranno proposti oltre 30 appuntamenti, con proiezioni che coinvolgono 5 circoscrizioni, l’Università di Torino, la Bibliomediateca Mario Gromo, e decine di circoli e associazioni del centro, così come della periferia di Tori-no, e quest’anno anche alcuni importanti comuni limitrofi come Nichelino e Moncalieri. Moving TFF è un progetto di diffusione e promozione della cultura cinematografica. Il filo rosso è la valorizzazione della storia del Torino Film Festival che è il più importante festival cinematografico metropolitano d’Italia; ma si va sempre un po’ oltre, presentando film vecchi e film nuovi, rigorosamente di qualità e magari poco conosciuti perché non distribuiti dal circuito commerciale. «Si potrebbe fare molto di più, se solo ci fossero delle risorse, e se si pensa che questa manifestazione è interamente ideata e pro-dotta da Altera ed Effettonotte online con Arci Torino e Ucca con la stretta e fondamentale collaborazione di Museo del Cinema e Torino Film Festival che hanno progettato con noi il percorso da tenersi - spiega Mauro Brondi, curatore del Moving TFF - si tratta anche di un laboratorio innovativo dove si dimostra la possibile collaborazione virtuosa fra le Istituzioni cittadine come il Museo del Cinema e le realtà indipendenti del territorio.Speriamo che questa seconda edizione possa registrare il buon successo dello scorso anno, e di poter vedere i risultati in futuro, allargando ancora di più la rete a cui diffondere il Moving, e magari toccare e ospitare anche altri linguaggi. Del resto per promuovere il cinema si può parlare e discutere di letteratura, musica, teatro o arte contemporanea. Speriamo di arrivarci nei prossimi anni». L’ingresso alle proiezioni è gratuito, con tessera Arci nei circoli.Tutto il programma Moving TFF è su www.arcipiemonte.it/torino/articoli/moving-tff-2013

fb Moving TFF

Il Partito Umanista e l’Arci Todo Cambia di Milano promuovono Alla neuro con l’euro!, incontro di ap-profondimento sul tema della crisi economica, le strategie fallimentari e l’euro, dando alcuni strumenti di comprensione e proposte concrete per denunciare e combattere questo sistema. Durante la serata, in programma il 17 ottobre alle 20.30 all’Arci Corvetto, ci sarà spazio per la presentazione dell’iniziativa di Bottega Partigiana www.bottegapartigiana.org e per il crowdfunding della docufiction C’era una volta la crisi.

www.todocambia.net

La Giunta comunale di Sesto San Giovanni ha espresso «piena soli-darietà e totale vicinanza al circolo Arci Torretta», oggetto di una inti-midazione di stampo nazista, con la pittura di due svastiche sulle pareti della sede di via Bergomi. «A nome della Giunta e dell’intera città - ha dichiarato il Sindaco di Sesto San Giovanni Monica Chittò - condanno fermamente questo atto vandalico ed esprimo la più sentita vicinanza agli amici del circolo Tor-retta. Ricordo che la nostra città ha combattuto in tempi ben più duri di questi e ha pagato un duro prezzo per la democrazia e la libertà del nostro paese. Non saranno certo questi neo-fascisti a farci paura».

A TORINO

Solidarietà al circolo Torretta

‘Moving tFF’ al via la seconda edizione. tra ottobre e novembre oltre 30 appuntamenti

All’Arci Corvetto‘Alla neuro con l’euro!’

premio Farben, le opere in mostraSi apre mercoledì 9 ottobre al circolo Arci Spazio Indue a Bologna la seconda fase di Farben, il premio internazionale per giovani artisti, a cura di Maria Letizia Tega, promosso da Arci Bologna con l’intento di valorizzare i giovani talenti emergenti che spesso faticano a trovare spazi, opportunità e risorse per far conoscere il proprio lavoro. Oltre 30 gli artisti, tra i 24 e i 35 anni e di varia provenienza, che hanno partecipato al concorso, interpretando attraverso la pittura il tema scelto da Arci Bologna per questa prima edizione, la cittadinanza, intesa come diritto di ogni individuo alla socialità, alla partecipazione civica e democratica attiva.La giuria artistica ha selezionato le 15 opere finaliste che si sono contraddistinte per originalità, qualità e aderenza al tema. Nei mesi di ottobre e novembre le opere saranno ospitate in alcuni circoli Arci, spazi collettivi della città dove il grande pubblico avrà la possibilità di scoprire e giudicare i nuovi talenti dell’arte contemporanea. I visitatori della mostra itinerante, infatti, potranno scegliere l’opera che preferiscono e l’artista più votato riceverà il premio Arci Farben; il vincitore parteciperà a un progetto culturale Arci ed esporrà una propria personale in uno dei circoli Arci della città.

L’INIZIATIVA

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arcireport n. 36 | 8 ottobre 201311 società

La vita di Carlo Lizzani è profondamente intrecciata con la storia del cinema e della cultura italiani. La sua morte lascia un vuoto in entrambi i campi. Lizzani fu regista, critico, direttore della Mo-stra di Venezia (portandola ai vertici più alti), animatore culturale, scrittore. Insomma un intellettuale a tutto tondo, impegnato politi-camente, nel Pci e nella sinistra, con coerenza, anche in tempi in cui non era facile esserlo. Il suo primo film e capolavoro del neorealismo

Achtung! Banditi fu finanziato da una cooperativa operaia, perché i produttori rifiutavano nei primi anni cinquanta di mettere sugli schermi la Resistenza. Tema sul quale Lizzani tornerà più volte. La sua lettura della lotta antifascista non era agiografica, come dimostrò ne Il gobbo, che raccontava crudamente la storia vera di un partigiano fattosi delinquente comune (Giuseppe Albano, detto appunto il gobbo del Quarticciolo). Con La vita agra Lizzani si misurò con la trasposizione sugli schermi dello splendido testo di Luciano Bianciardi, che contraddiceva una visione puramente celebrativa del miracolo economico italiano. A cavallo tra i Sessanta e i Settanta, in un cinema che perdeva di qualità, Lizzani rimase fedele alla necessità di leggere nel profondo le nuove tensioni presenti nella società italiana post sessantottina, anche quelli più sgradevoli. Quanta Italia ha rivissuto nelle tante opere di Carlo Lizzani! Eppure lui amava pensarsi come ‘militante del mondo’. Ed è così che noi sempre lo ricorderemo.

In redazioneAndreina Albano Maria Ortensia FerraraCarlo Testini

Direttore responsabileEmanuele Patti

Direttore editorialePaolo Beni

Progetto graficoAvenida

Impaginazione e graficaClaudia Ranzani

Impaginazione newsletter onlineMartina Castagnini

EditoreAssociazione Arci

Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005

Chiuso in redazione alle 18.30

Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative CommonsAttribuzione | Non commerciale |Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

arcireport n. 36 | 8 ottobre 2013

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

L’Arci ricorda Carlo Lizzani

Ad ottobre con Fairtrade torna ‘Spesa giusta’Giunta alla decima edizione la campagna nazionale di promozione del commercio equosolidale certificatoDal 12 al 27 ottobre torna Spesa giusta, la più importante campagna nazionale di promozione del commercio equosolidale certificato che da dieci anni invita i consu-matori all’acquisto di prodotti Fairtrade per assicurarsi una spesa più sostenibile.Spesa giusta è promossa da Fairtrade Italia in partnership con le realtà socie del consorzio che, in concomitanza con la campagna, realizzeranno incontri in diverse città italiane per presentare Fai-rtrade e il commercio equosolidale.L’iniziativa è stata realizzata anche gra-zie al contributo di Alce Nero, Auchan, Carrefour, Coind, Coop Italia e Despar.Caffè, cacao, banane, ma anche riso, des-sert e snack dolci e salati e molto altro ancora: Spesa giusta coinvolgerà per due settimane migliaia di consumatori in una rivoluzione della ‘cultura della spesa’, promuovendo l’acquisto di prodotti ad alto valore aggiunto perché realizzati nel rispetto dei diritti di agricoltori e lavoratori dei Paesi in via di sviluppo. Durante le due settimane di ottobre nei supermercati, ipermercati e nei punti vendita aderenti alla campagna (Auchan, Bennet, Carrefour, Coop, Crai e Despar) di

tutto il territorio nazionale avranno luogo promozioni e sconti sui prodotti Fairtrade. La certificazione Fairtrade infatti garanti-sce che i produttori di Asia, Africa e Ame-rica Latina siano remunerati con un prezzo equo e stabile (Fairtrade Minimum Price), e che ricevano in aggiunta un margine di guadagno da investire per l’emancipazione delle comunità (Fairtrade Premium). Inol-tre assicura che i prodotti siano realizzati nella salvaguardia dell’ambiente e nel rispetto della biodiversità locale.Ad oggi in Italia il valore del venduto dei prodotti equosolidali certificati ha raggiunto quota 65 milioni di euro, con una crescita del +13,7% rispetto all’anno precedente. Un dato molto significativo in tempo di crisi economica, che premia le oltre 130 aziende italiane di produzione e trasformazione coinvolte nel circuito, impegnate nella realizzazione di circa 720 differenti tipologie di prodotto, distribuite in oltre 5mila punti vendita del territorio nazionale.Anche per l’edizione 2013 migliaia di punti vendita di tutto il territorio nazionale sa-ranno coinvolti nella manifestazione con iniziative speciali sui prodotti Fairtrade.

Una novità per quest’anno: amici e soste-nitori potranno partecipare attivamente alla campagna condividendo sulle pagine social di Fairtrade Italia la foto di un piatto realizzato con prodotti Fairtrade acquistati in occasione della Spesa giusta proprio durante le giornate della campagna, re-alizzando un ‘cena giusta’.www.fairtradeitalia.it/spesa-giusta

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