16
SETTIMANALE DELLE DIOCESI DI REGGIO CALABRIA-BOVA E LOCRI-GERACE www.avveniredicalabria.it e-mail: [email protected] Una copia E 1,00 - Abbonamento annuale E 40,00 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 1, DCB/RC/91/2003 valida dal 25/02/03 ANNO LXVI - N. 31 - 7 SETTEMBRE 2013 DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE 89132 Reggio Cal. - Via Pio XI, 236 - Telefax 0965.622005 Abbonamenti: ccp n° 12407896 In caso di mancato recapito restituire al C.P.O. di Reggio Calabria per la resa al mittente previo pagamento resi Locride L’omelia di Morosini Polsi faro di speranza pp. 8-9 L’incontro col Papa Catechisti reggini a Roma a pag. 5 Il Soggiorno Sociale Uniti nell’abbraccio che trasforma A. Federico a pag. 6 La morte del fratello Giacomo Tutti vicini al Vescovo Vittorio servizio a pag. 7 Il 9 Settembre alle 19 l’ingresso a Reggio di Mons. Giuseppe Fiorini Morosini Reggio accoglie il nuovo Pastore DOMENICO DELLE FOGLIE La Siria e la crisi “Il costo della pace non è mai la guerra” Dal 10 al 12 Settembre si svolgerà al Ce.Dir l’annuale Convegno diocesano, il primo ad essere presieduto da Mons. Giuseppe Fiorini Morosini V V i i v v e e r r e e l l a a f f e e d d e e L L i i m m p p e e g g n n o o d d e e i i c c r r i i s s t t i i a a n n i i n n e e l l l l a a c c o o s s t t r r u u z z i i o o n n e e d d e e l l l l a a c c i i t t t t à à d d e e l l l l u u o o m m o o Sabato 7 Settembre alle ore 19 Il saluto e il grazie di Reggio al Presule Mons. Mondello Anche la pace ha un costo. Ma ce n’è uno sempre inaccettabile e si chiama guerra. “Mai più la guerra” ha ripetuto ieri Papa Francesco, sulle orme di due grandi pontefici, Giovanni XXIII e Paolo VI che le guerre le videro da vicino. Due uomini di Chiesa che, testimoni privilegiati del “secolo breve”, subirono gli orrori della Prima e della Seconda guerra mondiale. I due primi conflitti moderni e globali che hanno preceduto la pace nel mondo, pagata col prezzo altissimo di decine di milioni di morti. Caduti sui campi di battaglia, ma anche sotto il fungo atomico di Hiroshima e Nagasaki. Per non parlare dello scandalo disumano della Shoah. E come dimenticare, poi, la guerra come “inutile strage” di Benedetto XV dinanzi al Primo conflitto mondiale? Tutto questo ci fa dire che c’è una solida coerenza e continuità, nel pontificato di Francesco, nella difesa strenua della pace. L’intervento intenso e tempestivo di Papa Francesco rivela la solida consapevolezza della gravità della crisi siriana come crisi globale. La prima guerra globale – Dio non voglia – del nuovo Millennio. Un rischio di guerra che merita le parole severissime del Papa, forse le più taglienti di questo pontificato: “C’è un giudizio di Dio e anche della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire. Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza”. E qui torna la valutazione sul costo della pace. Quel costo che certamente il dittatore di Damasco, espressione della minoranza sciita siriana, non intende assolutamente pagare perché si vedrebbe sfuggire un regno non dinastico, ereditato da un padre violento e sanguinario. Quel costo che i ribelli, musulmani sunniti come la maggioranza dei siriani, non intendono assolutamente versare dopo essersi illusi di poter chiudere i conti, presto e facilmente, con il regime satrapico di Bashar al-Assad. Quel costo che i Grandi del mondo, come le potenze dell’area, non intendono accettare perché negoziare la pace è difficile. E perché le contrapposizioni, come ricorda a tutti il Papa, sono cieche. Incapaci innanzitutto di vedere le sofferenze dei popoli e di il servizio a pag. 5 segue a pag. 5 Reggio e la Madre Famiglie Numerose Bova, l’indimenticabile raduno a pag. 7 a pag. 4 il servizio e il programma della Festa La 47ª Settimana Sociale dei cattolici italiani Famiglia, speranza e futuro per la società italiana Mons. Angelo Casile servizio a pag. 16 il servizio a pag. 4 il servizio a pag. 4

Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Avvenire di Calabria ANNO LXVI - N. 31 - 7 SETTEMBRE 2013

Citation preview

Page 1: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

SETTIMANALE DELLE DIOCESI DIREGGIO CALABRIA-BOVA E LOCRI-GERACE

www.avveniredicalabria.ite-mail: [email protected]

Una copia EE 1,00 - Abbonamento annuale EE 40,00Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04n° 46) art. 1, comma 1, DCB/RC/91/2003 valida dal 25/02/03

ANNO LXVI - N. 31 - 7 SETTEMBRE 2013

DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE89132 Reggio Cal. - Via Pio XI, 236 - Telefax 0965.622005Abbonamenti: ccp n° 12407896

In caso di mancato recapito restituire al C.P.O. di Reggio Calabriaper la resa al mittente previo pagamento resi

Locride

L’omelia di Morosini

Polsi farodi speranza

pp. 8-9

L’incontro col Papa

Catechistiregginia Roma

a pag. 5

Il Soggiorno Sociale

Unitinell’abbraccio che trasforma

A. Federico a pag. 6

La morte del fratello Giacomo

Tutti vicinial VescovoVittorio

servizio a pag. 7

Il 9 Settembre alle 19 l’ingresso a Reggio di Mons. Giuseppe Fiorini Morosini

Reggio accoglieil nuovo Pastore

DOMENICO DELLE FOGLIE

La Siria e la crisi

“Il costodella pacenon è maila guerra”

Dal 10 al 12 Settembre si svolgerà al Ce.Dir l’annuale Convegno diocesano,il primo ad essere presieduto da Mons. Giuseppe Fiorini Morosini

VVVV iiii vvvv eeee rrrr eeee llll aaaa ffff eeee dddd eeeeLLLL ’’’’ iiii mmmm pppp eeee gggg nnnn oooo dddd eeee iiii cccc rrrr iiii ssss tttt iiii aaaa nnnn iiii

nnnn eeee llll llll aaaa cccc oooo ssss tttt rrrr uuuu zzzz iiii oooo nnnn eeee dddd eeee llll llll aaaa cccc iiii tttt tttt àààà dddd eeee llll llll ’’’’ uuuu oooo mmmm oooo

Sabato 7 Settembre alle ore 19

Il saluto e il grazie di Reggioal Presule Mons. Mondello

Anche la pace ha un costo. Mace n’è uno sempreinaccettabile e si chiamaguerra. “Mai più la guerra” haripetuto ieri Papa Francesco,sulle orme di due grandipontefici, Giovanni XXIII ePaolo VI che le guerre levidero da vicino. Due uominidi Chiesa che, testimoniprivilegiati del “secolo breve”,subirono gli orrori della Primae della Seconda guerramondiale. I due primi conflittimoderni e globali che hannopreceduto la pace nel mondo,pagata col prezzo altissimo didecine di milioni di morti.Caduti sui campi di battaglia,ma anche sotto il fungoatomico di Hiroshima eNagasaki. Per non parlaredello scandalo disumano dellaShoah. E come dimenticare,poi, la guerra come “inutilestrage” di Benedetto XVdinanzi al Primo conflittomondiale? Tutto questo ci fadire che c’è una solidacoerenza e continuità, nelpontificato di Francesco, nelladifesa strenua della pace.

L’intervento intenso etempestivo di Papa Francescorivela la solida consapevolezzadella gravità della crisi sirianacome crisi globale. La primaguerra globale – Dio nonvoglia – del nuovo Millennio. Un rischio di guerra che meritale parole severissime del Papa,forse le più taglienti di questopontificato: “C’è un giudizio diDio e anche della storia sullenostre azioni a cui non si puòsfuggire. Non è mai l’uso dellaviolenza che porta alla pace.Guerra chiama guerra, violenzachiama violenza”. E qui torna la valutazione sulcosto della pace. Quel costo che certamente ildittatore di Damasco,espressione della minoranzasciita siriana, non intendeassolutamente pagare perchési vedrebbe sfuggire un regnonon dinastico, ereditato da unpadre violento e sanguinario.Quel costo che i ribelli,musulmani sunniti come lamaggioranza dei siriani, nonintendono assolutamenteversare dopo essersi illusi dipoter chiudere i conti, presto efacilmente, con il regimesatrapico di Bashar al-Assad.Quel costo che i Grandi delmondo, come le potenzedell’area, non intendonoaccettare perché negoziare lapace è difficile.

E perché le contrapposizioni,come ricorda a tutti il Papa,sono cieche. Incapaciinnanzitutto di vedere lesofferenze dei popoli e di il servizio a pag. 5

segue a pag. 5

Reggioe laMadre

Famiglie Numerose

Bova, l’indimenticabile raduno

a pag. 7

a pag. 4il servizio e

il programma della Festa

La 47ª SettimanaSociale dei

cattolici italiani

Famiglia, speranza efuturo per lasocietà italiana

Mons. Angelo Casileservizio a pag. 16

il servizio a pag. 4 il servizio a pag. 4

Page 2: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Attualità2 7 Settembre 2013

Settimanale delle Diocesi di Reggio-Bova e Locri-Geracewww.avveniredicalabria.it

Registrato al Tribunale di Reggio C. - N. 1 - 1981Affiliato Federazione Italiana Stampa Cattolica

Direttore Responsabile: don Filippo CuratolaVice Direttore: Gaetana Covelli

Direzione, Redazione, AmministrazioneVia del Seminario - 89132 Reggio Calabria - Telefax 0965.622005

e-mail direzione: [email protected] - [email protected] redazione: [email protected] - [email protected]

e-mail amministrazione: [email protected]

Redazione Locresec/o Curia Vescovile Via Garibaldi, 108 - 89044 Locri (RC)

Tel. 0964.20781 - Fax 0964.230058 - e-mail [email protected]

Editore:Fondazione “Avvenire di Calabria” - Part. Iva 02199820800

Il giornale è associato a:

Stampa:Grafica Enotria - Contrada Gagliardi, 47 - 89131 REGGIO CALABRIA

Pubblicità in proprioQuesto numero è stato chiuso in tipografia il 03/09/2013 alle ore 10

Abbonamenti - Anno 2013Ordinario Annuale Italia E 40,00 Ordinario Annuale Estero E 80,00Sostenitore Annuale Italia E 100,00 Sostenitore Annuale Estero E 150,00Mediante versamento sul c.c.p. 12407896 intestato a “Fondazione Avvenire di Calabria”

UNIONESTAMPAPERIODICAITALIANA

FEDERAZIONEITALIANASETTIMANALICATTOLICI

Come da comunicato diffu-so dal direttore dell’Ufficio dio-cesano delle comunicazionisociali, don Davide Imeneo,Sabato 17 agosto, Mons. Vitto-rio Mondello, AmministratoreApostolico di Reggio Calabria -Bova, dovendosi recare a Bovaper la celebrazione della Solen-nità di San Rocco, ha deciso divisitare gli immigrati sbarcati aBova Marina pochi giorni fa edospitati presso l’Auditorium diVia Montesanto.

La visita, dal carattere fami-liare e riservato, è stata arricchi-ta dalla presenza di numerosicomponenti della comunità par-rocchiale di Bova Marinaaccompagnati dal Parroco, donNatalino Caradente.

Infatti, sin dalle prime oresuccessive allo sbarco, la comu-

nità parrocchiale è stata coin-volta in una catena di solidarie-tà che ha sostenuto in modovigoroso l’intervento di acco-

glienza improntato dalla Com-missione Straordinaria delComune di Bova Marina e dalleforze dell’Ordine.

Proprio il CommissarioStraordinario, Dott. StefanoTenuta, ha guidato Mons. Mon-dello lungo i corridoi dei duepadiglioni che ospitano gliimmigrati, uno riservato alledonne e alle famiglie con bam-bini, l’altro agli uomini. Lamaggior parte degli ospiti eranodi nazionalità araba, del Ban-gladesh, del Libano e alcunidell’India.

L’Arcivescovo inizialmen-te ha visitato le famiglie ed habenedetto i bambini che veniva-no fatti avvicinare dai loro geni-tori. In seguito, grazie all’aiuto

di un interprete, ha rivolto a tuttigli immigrati un breve discorsoche egli stesso ha definito “dibenvenuto”.

La visita di Mons. Mondello agli Immigrati accolti a Bova Marina

“Il vero aiuto che possiamo darvié di essere vostri fratelli!”

Laboratorio per bambinipromosso dal Museo Diocesano

IIll 1100--1111 SSeetttteemmbbrree ““LLaa CCoolllliinnaa iinnccaannttaattaa””

In attesa delle feste mariane il Museo diocesano di ReggioCalabria propone ai bambini dai 6 ai 10 anni l’ormai con-sueto Laboratorio creativo dedicato al tema della devozio-ne reggina alla Madonna della Consolazione.

Martedì 10 e mercoledì 11 settembre dalle 16 alle 19 ilLaboratorio La collina incantata: l’Eremo della Consolazio-ne permetterà ai bambini di diventare gli autori di un libro,una striscia cartonata, con vignette che illustrino la presen-za dei Frati Cappuccini a Reggio e raccontino arte e storiadel dipinto cinquecentesco della Madonna della Consola-zione e l’origine della devozione mariana del popolo reg-gino.

Le proposta, parte del ciclo di Laboratori creativi La fabbri-ca dell’Arte, prevede un approccio ludico all’arte e allaconoscenza della devozione mariana che coinvolga i bam-bini in modo attivo e stimolante.

Il Laboratorio si svolgerà nei locali del Museo con ingres-so pomeridiano da via Cimino, 24 (discesa piazza Castel-lo, alle spalle della Cattedrale). Informazioni e iscrizioni presso la sede del Museo (marte-dì, mercoledì, venerdì e sabato h 9-13) o contattando iServizi educativi al n° 3387554386 e all’indirizzo [email protected].

Ha riscosso il giusto interes-se da parte di molti nostri concit-tadini la manifestazione Armo infiore organizzata lo scorso saba-to 24 agosto dalla Sezione Reg-gina d’Italia Nostra con la colla-borazione della comunità par-rocchiale di S. Maria Assunta,dell’Associazione Culturale S.Arsenio e della CooperativaSant’Arsenio di Armo. Nell’an-tico dialetto calabrese, la parola“armo” significa “rupe” e la fra-zione della nostra città mantieneancora il caratteristico impiantoarroccato, che sarebbe ancor piùaffascinante se non fosse distur-bato da brutti e illogici palazzo-ni costruiti senza alcun criteriourbanistico e in disprezzo al pae-saggio.

E quello di Armo è un habi-tat unico in tutto il mondo: soloqui e nei suoi dintorni e in nes-sun altra parte del mondo vive,sconosciuta ai più, ma coccolatae protetta dagli esperti, una par-ticolare salvia la Ceratophylloi-des, scoperta nel 1700, e accolta

nell’erbario del grande botanicoLinneo, oggi custodito a Londra.

Scomparsa agli inizi del1900, e dichiarata estinta nel1997, sorprendentemente, nel

2004 i botanici l’hanno nuova-mente localizzata abbarbicata auna parete sabbiosa nei pressidella località Puzzi e, in seguito,nelle zone più impervie dei terri-

balconi fioriti: il I alla signoraCarmela Megalizzi, il II allasignora Giuseppina Zema ed ilIII alla signora Antonietta Zema.Per la bellezza del suo giardino,

un premio specia-le è stato conse-gnato alla signoraAntonietta DelZaino. Con le nar-razioni di TeresaTimpano, attrice edi DomenicoMegalizzi, autoredel libro “Armo –Casale e Parroc-chia di antica fon-dazione”, i cantipopolari dei gio-vani del coropolifonico S.Arsenio, glistands degli arti-giani e le degusta-

zioni di prodotti tipici si è con-clusa la manifestazione.

Recuperare le bellezze pae-saggistiche e il passato dellanostra città è uno degli obiettividella Sezione Reggina di ItaliaNostra fedele alle idee del gran-de meridionalista UmbertoZanotti Bianco, uno dei fondato-ri di IN, di cui ricorrono que-st’anno i cinquant’anni dellamorte. L’auspicio di ItaliaNostra è che Armo, e i borghiantichi attorno alla città, possanodiventare la meta delle passeg-giate fuori porta dei reggini enon solo.

tori di Cataforio e Mosorrofa.Risorsa di grande valore natura-listico, la Salvia Ceratophylloi-des è una rarità botanica, ancoraoggi minacciata di estinzione,

anche se recuperata e custoditanell’Orto Botanico di Messina.Prima che la giuria assegnasse ipremi per il migliore balconefiorito, dalla Piazza Fontana diArmo, attraverso l’omonimo tor-rente, si è giunti, per una visitaguidata, alla Grotta di S. Arsenioin cui l’eremita visse alla finedell’Ottocento d.C.. Poi, andan-do per caratteristici vicoli e stra-dine si è goduto lo spettacolofantasmagorico di Armo in fiore.Tre i premi assegnati (tre belleceramiche offerte dai ceramistiRocco e Paolo Condurso, e Giu-seppe Ferraro di Seminara), per i

“Leggo nei vostri occhi unsenso di disorientamento: nonabbiate paura di questa nazione,

di questa città, e soprattutto nonabbiate paura del vostro futuro.Il carisma dell’accoglienza èsempre appartenuto al nostroPaese ed in particolar modo alMeridione: noi vi vogliamobene già da ora! Invito soprat-tutto la comunità parrocchiale aprendersi cura di voi: noi cri-stiani, sull’esempio di quantofatto da Gesù, dobbiamo nutrireil massimo rispetto per ognipersona umana, indipendente-mente dalla sua situazione,dalla sua condizione e dalla suareligione.”

Poi rivolgendosi agli uominiospitati nel secondo padiglione,Mons. Mondello ha detto:“Spero che questo momento diprovvisorietà si concluda pre-sto. Adesso questa nazione è per

voi straniera, ma spero che quipossiate trovare un futuromigliore del passato che avete

lasciato. Da parte nostra dob-biamo mettere tutto il nostroimpegno affinché l’aiuto chestiamo cercando di darvi siadavvero completo: il vero soc-corso non è solo quello materia-le, non si ferma solo alle cose,ma soccorre la persona intera. Ilvero aiuto che possiamo darvi èdiessere vostri fratelli.”

In seguito la Comunità Par-rocchiale di Bova Marina haconsegnato alcuni viveri giàraccolti nei giorni scorsi, masoprattutto oggi, domenicapomeriggio, la comunità cristia-na si troverà adunata attornoall’Auditorium di Via Monte-santo per condividere non solo ifrutti della colletta alimentare,ma soprattutto la gioia di esserefratelli.

Italia nostra fa scoprire storia, bellezza, unicità della nostra terra

Il borgo antico di Armo

Page 3: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Il Silenzio Certosino di Malacrinò

Un testo che parla alla mente e al cuoreÈ stato presentato a Montebel-

lo Jonico il prestigioso volume “ilSilenzio Certosino” scritto dalgiornalista montebellese VincenzoMalacrinò, sulla vita dei monacidella certosa di Serra San Brunoche sarà donato al Papa Francesco,nel mese di settembre, in una cor-nice argentata realizzata da Gerar-do Sacco.

Il Rhegium Julii che ha orga-nizzato l’evento ha espresso vivasoddisfazione per l’iniziativa.

La dott.ssa Domenica Tiganoche ha introdotto e moderato lapresentazione del libro ha eviden-ziato l’importanza del tema tratta-to da Malacrinò, specificandocome narrare la voce del silenzionon sia impresa semplice.

“L’autore, ha detto la Tigano,ci porta dentro la certosa di Serra

San Bruno, tra i monaci e le mera-viglie di un mondo altrimenti sco-nosciuto. Questo, ha proseguito,permette di entrare nella clausuracertosina dove nessuno può acce-dere”.

A presentare l’opera è stato ilgiornalista Rai e vaticanista EnzoRomeo che è entrato nel vivo deltema attraverso il commento dialcune pagine di Malacrinò.

Questo libro, ha detto Romeo,rappresenta un altro riferimentoper chi cerca risposte relative allavita di clausura che in molti susci-ta il desiderio di sapere e tra l’altrodi pone anche l’obiettivo, nonfacile, di parlare e spiegare la vocedel silenzio.

Malacrinò entrando nella cer-tosa di Serra San Bruno ha portatofuori nel mondo e per il mondo icontenuti essenziali della vita cer-tosina fotografando i momenti piùsignificativi della stessa.

Romeo, autorevole nome della

to l’intervento di fr. GiuseppeSinopoli, superiore del Conventodei Cappuccini dell’Eremo diReggio Calabria, il quale, con raraabilità ed eloquenza, ha posto l’ac-cento sul senso del silenzio, della

clausura e della regola certosinaconquistando l’attenzione dei pre-senti.

L’editore Leo Iiriti ha espressosoddisfazione per l’opera dallostesso definita “rara” in unmomento storico in cui la gentepropone lavori di diversa natura edi lettori sembrano rincorrere soloeventi di altro genere.

Non c’erano più posti liberidentro la Chiesa Protopapale del-l’Isòdia (Presentazione) gremita dipersone dove in un clima di gran-de silenzio l’autore ha spiegato lemotivazioni che lo hanno spinto atrattare questo argomento.

Primo tra tutti la necessità didare un contributo ala vita mona-stica di clausura spesso soggetta aregole di libera interpretazione daparte di chi si chiede come vive unmonaco.

Nel ringraziare i presentiMalacrinò ha specificato che“quest’opera la dedico a Dio che

Rai, è stato anche autore di impor-tanti lavori sulla vita monastica edi clausura della certosa di SerraSan Bruno, la stessa che Malacri-nò ha trattato nel suo lavoro.

“Mi congratulo con l’autore,ha detto Romeo, perché oltre adessere persona carica di forza e dispirito è uomo ricco di sentimenticapace di trasferire i messaggi conl’emozione del cuore”.

La serata è stata una emozionenell’emozione. Non è stata solouna presentazione ma qualcosache andava oltre.

L’attore Giacomo Battaglia,infatti, con il mantello e i fregi deicavalieri della Cristianità e dellaPace, di cui fa parte, dopo le noteintroduttive dell’organista PaoloFotia, ha letto alcune pagine dellibro di Malacrinò affermando si

essere orgoglioso di presentare aMontebello Jonico un volume cosìimportante. Poi c’è stato l’ingres-so di Gerardo Sacco che ha realiz-zato la cornice argentata entro cuiè stata collocata l’opera che verràdonata al Papa nel mese di settem-bre. Dopo averla scoperta conl’autore, l’ha firmata alla presenzadi tutti ed ha spiegato il sensodelle quattro stagioni raffiguratespecificando quanto sia importan-te fermarsi sul senso del silenzio edel tempo.

Profonda e carico di significa-

Cultura 7 Settembre 2013 3

ogni giorno mi riempie di doni, amia madre Maria, a mio padreLeonardo, a mio cognato AntonioCandeloro e al mio amico Mimmosenza dimenticare la mia maestra,Ines poiché se è vero che la vita è

la somma di tanti numeri alloraposso affermare che nella mia cisono quelli di tutti coloro che hoincontrato nella mia strada”.

Poi ha salutato i cittadini diMontebello Jonico affermandoche ha sentito forte il bisogno dipresentare questo volume nellasua terra perché ricca di gentecapace di trasferire amore e senti-menti.

“La vita certosina è bella, hadetto Malacrinò, perché carica disilenzio ed ancor più perché ilmonaco manifesta la sua comunio-ne con Dio”.

Molti i messaggi giunti perl’occasioni e molte le autorità pre-senti.

L’iniziativa organizzata dalRhegium Julii rappresentato dalPresidente Giuseppe Casile, haricevuto il patrocino della RegioneCalabria, della Provincia e delComune di Montebello Jonico e lacollaborazione con il Kiwanis“Reghion2007” rappresentatodalla presidente Tiziana PaulazziCannatà, con l’associazione cultu-rale “Nicolaos Arghiropoulos” diMontebello Jonico rappresentatadalla vice presidente Franca Evoli,dall’Associazione dei Greci diCalabria rappresentata da LuigiSclapari, con la Fidapa sez. VillaSan Giovanni Rappresentata daMaria Giovanna Santoro.

Tra l’altro primeggia lo scopobenefico dell’iniziativa perché perogni libro permetterà di salvare lavita ad un bambino dalla morte pertetano neonatale e materno.

Il video proiettato all’inizio,realizzato da Domenica Tigano eOrsola Toscano ha bene sintetizza-to il valore del silenzio e dellapace certosina.

L’eclissi del partito politico e l’individualismo rampante

L’antropologia del semipresidenzialismo

Passata l’estate, oltre a quella politica ci ritroviamo ancoraimmersi nel vortice della crisi economica e nelle paludi dellesue disastrose ricadute sui consumi delle famiglie, operailicenziati e giovani senza lavoro. Gli economisti la chiamanodepressione. E noi l’avevamo forse, per qualche ora di sole e dimare, dimenticata. Accanto a questa si agita però qualcosa di nuovo. Non si trattasolo delle minacciate elezioni politiche, i cui esiti sono in attoinimmaginabili. Ma dei modi di intendere e praticare la politicanel prossimo futuro. La inutilmente stra-citata legge elettoralenon c’entra. Ma, se mai si riuscirà a portarla a termine, è lariforma della nostra Costituzione che è in cantiere. Questa riforma, sebbene di natura politica, nasconde alcunieffetti culturali che sarebbe bene tenere a mente, poiché sicolloca accanto alle trasformazioni epocali che stiamo vivendoe convive con la crisi della democrazia politica cheattraversiamo e con il disinteresse crescente. Mentre avanza a passi da gigante il mondo digitalestravolgendo abitudini secolari sul modo di conoscere ecomunicare, non si fa fatica ad osservare che sono infatti gliistituti centrali della democrazia rappresentativa che arretrano.Sino quasi a scomparire del tutto. Mi riferisco al partito politico che da solido com’era nel secoloscorso, si è liquefatto, in attesa di diventare etereo eirriconoscibile. Se non del tutto inutile, come qualcunosuggerisce. Ma quali sono a detta di alcuni studiosi le causeremote di questa crisi?

Quando noi parliamo di individualismo pensiamo si tratti diuna categoria filosofica astratta. Nel migliore dei casi di unatteggiamento morale denunciato dalla Chiesa cattolica (èsufficiente rileggere la Lumen Gentium ) per spingerci allasolidarietà e farci amare il prossimo secondo l’insegnamentoevangelico come si è visto con i bagnanti calabresi inoccasione dello sbarco di immigrati. Ma non è così. O permeglio dire, non è solo così. Parente stretto dell’egoismo, l’individualismo è quasi sempre dinatura sociale e nasce e cresce in precisi contesti sociali. L’aveva ben capito per primo Tocqueville nel suo giovanileviaggio nell’America luterana, secondo cui l’individualismo è uncomportamento ”antisociale”, che caratterizza la modernitàcapitalistico-industriale, minando alle radici il “bisogno diassociarsi”.Scompare insomma il noi e subentra l’io, e l’altro e il diversonon esiste: da qui lo scaturire anche di diverse forme dirazzismo. Ebbene, in questo senso l’individualismo è la categoria socialeche più di ogni altra ha già messo le radici nel nostro Paese e icui effetti sono approdati sin dentro il partito politico facendolodeflagrare e uscire fuori dai binari di quel sentire comune che,fra luci e ombre, è stata la caratteristica del partito di massache ci siamo lasciati alle spalle. Sembra che la stessa classe politica si sia trasformata in tantiindividui isolati, l’un contro l’altro armati. Senza più gioco disquadra, senza un progetto ideale comune, un programmacondiviso, in preda alla patologica sindrome di leadership,arrivando a frantumare e a individualizzare persino l’offertapolitica (localismi egoistici, partititi padronali, partiti di tantigalli che cantano, partiti di nicchia, liste civiche personalizzate,partito della bistecca e del carciofo, ecc. ). E’ in questo modo che del Grande Partito (come lo desideravaTocqueville) di progetto e di idee, di valori e principi etici,proteso al servizio dei cittadini, resta ben poco.

Il guaio è che mentre succede tutto questo, continuanoinvece a farsi sentire con prepotenza i diritti forti e ormaiglobalizzati dell’economia finanziaria: Wall Street e dintorni.Una globalizzazione che, proprio perché procede senza regole,avrebbe “ bisogno di autorità … politica mondiale , in quantopone il problema di un bene comune globale …” per ”realizzare un autentico sviluppo umano integrale” (Caritas inVeritate, 57, 67 ).

Convinti che il partito politico, il Parlamento e forse lo stessoStato sono di impaccio, sono cioè una somma di individuiisolati e non più luoghi collettivi di sintesi e mediazioni;convinti che dobbiamo curarci il nostro orticello, laconsapevolezza sull’importanza del partito politico, della stessapolitica, ci abbandona. Ce ne siamo accorti con le ultime elezioni che, fra assenteismoe voto inutile, non ci hanno consentito di avere un governo. Una volta caduto nelle mani degli impolitici antisistema, deidilettanti incompetenti allo sbaraglio, degli arrampicatorisociali, dei parvenu della politica, e una volta imboccata lastrada del suicidio attraverso illegalità, malaffare, immoralità,dire che il partito politico non gode di buona salute è direpoco. Così come affermare che la sfiducia nei suoi confronti hatoccato picchi inimmaginabili, significa effettuare una banaleconstatazione. Non so se ci facciamo caso, ma la prossima volta che andremoa votare non sappiamo ancora i simboli che troveremo sullascheda elettorale. Possiamo solo immaginarli.

Eppure la speranza di invertire la rotta non è accantonata.Anche perché non tutto risulta livellato al basso. Siamo infatti di fronte a dei politici responsabili, a degli

NINO LABATE

intellettuali e a una classe dirigente che hanno a cuore il benecomune. Lo dimostra il fatto che in questo confuso climaspuntano i 35 “saggi” trasversali, richiesti da Napolitano perstudiare alcune modifiche da apportare alla nostra Costituzione.Per inciso, tra le 10 donne presenti c’è anche la nostra CarmelaSalazar. Reggina di nascita il cui papà è stato direttore di questogiornale. Che porterà la voce di Reggio, della Calabria e delMezzogiorno d’Italia, nel consesso degli studiosi che entro ilprossimo autunno si appresta a suggerire al Parlamento le sueproposte. Semmai riuscirà nello sforzo, è bene sapere che questo gruppo distudiosi sta lavorando per cambiare alcune regole che ci hannoconsegnato i nostri Padri costituenti all’indomani della secondaguerra mondiale. Si è trattato, come sappiamo, di regole, principie valori plasmati anche dal personalismo cristiano che hannoindirizzato la nostra condotta pubblica e il nostro rapportarci allapolitica per oltre sessant’anni. Periodo in cui i valori di lavoro,dignità, solidarietà, sussidiarietà, eguaglianza e giustizia sociale ,hanno trovato ancoraggi costituzionali che avevano il loro puntofermo nel primato dei rapporti umani e nella indispensabile“socialità di tutte le persone che si completano e perfezionanoreciprocamente” (G. Dosseti). Nel bene e nel male questo patrimonio lo abbiamo sentito nostro,attraverso i corpi intermedi, il sistema dei partiti, le istituzionipolitiche e il pluralismo dei centri decisionali.

In questo gruppo di studio e proposta, si discute anche disemipresidenzialismo. Una forma di Stato e di governo in cui ilpresidente, con diversi poteri in più, è eletto direttamente dai

cittadini. Si tratta di non prendere posizioni pregiudiziali, perché ilsemipresidenzialismo lo troviamo applicato in paesi con governi didestra, centro, e sinistra. Un sistema che non intacca i fondamentali principi della nostraCarta, e che presenta dei pro e dei contro, come sanno bene icostituzionalisti di tutte le tendenze. Bisognerebbe solo guardare dietro la sua ingegneria . Vedere cioè,se alle sue spalle non si nasconda per caso qualcosa cheoltrepassi il tecnicismo della formula e tocchi la base su cuipoggia la cultura del nostro contratto sociale. Si può allora temere o non temere una concentrazione di poterenelle mani di un “individuo” eletto dal popolo e di “un uomo soloal comando”. Specie di fronte al dileguarsi dei partiti; specie se èun presidente di parte e non sopra le parti; e specie se i “nuovicostituenti”- diciamo così - faranno l’errore di non individuarecontropoteri. Ma dobbiamo in ogni caso essere consapevoli che ilsemipresidenzialismo non è una tecnica neutrale, dal momentoche si riflette sull’intera antropologia della Polis. Suggerendo unmodello verticale di società di tipo monarchico, possiede nel suoimmaginario una impronta culturale le cui ricadute sullapercezione delle libertà politiche sarebbe bene comprenderle pertempo, anche per poter individuare opportuni bilanciamenti. Una volta che intacca la visione orizzontale e sussidiariadell’uomo, nei suoi legami sociali e nella sua natura relazionale,solidale e comunitaria, questa riforma richiede dunque moltaattenzione. Se non altro per tutelare i cittadini del loro diritto di associarsi e diesprimersi attraverso un Parlamento liberamente eletto.

Page 4: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Sabato 7 Settembre alle ore 19

Il saluto e il grazie di Reggioal Presule Mons. Mondello

RReeggggiioo ee llaa MMaaddrree

Vita ecclesiale4 7 Settembre 2013

Il 9 Settembre alle 19 l’ingresso a Reggio di Mons. Giuseppe Fiorini Morosini

Reggio pronta ad accogliereil suo nuovo Pastore

E’ da oltre un mese che l’inte-ra archidiocesi reggina si preparaad accogliere il nuovo arcivescovometropolita, che succede - nelgoverno della chiesa reggina-bovese - a mons. Vittorio Mondel-lo, che l’ha guidata per ventitréanni.

E’ stato mons. Antonino Iachi-no, nella sua qualità di Delegatodiocesano ad Omnia, ad inviare il31 Luglio scorso una lettera a tuttii parroci, ai sacerdoti, ai religiosi,alle religiose, alla comunità delSeminario e alle aggregazioni lai-cali per esortare tutti a preparare lapiù calorosa e fraterna accoglienzadel nuovo Arcivescovo P.Giusep-pe Fiorini Morosini.

Don Iachino invitata tutti aguardare al nuovo Pastore come“un dono del Signore, che noivogliamo accogliere con gioia,con filiale devozione e con dispo-nibilità piena alla sua missionepastorale”.

Ed esortava i parroci a farvivere l’evento alle singole comu-nità parrocchiali “come una gra-zia del Signore”. E’ opportuno -spiegava d. Iachino - che nellesettimane che ne precedono l’in-gresso, i fedeli siano invitati a“pregare per il nuovo Vescovo,ma anche a riflettere sulla figuradel Vescovo come maestro difede, ministro della evangelizza-zione e di santificazione, guida epastore” di tutti.

Al novello Presule la diocesireggina - durante la celebrazionedi insediamento - offrirà in dono ilPastorale, segno del legame forte

il Sindaco e le Autorità civili emilitari - sarà accolto dal Delegatodiocesano mons. Iachino, con isacerdoti della Zona pastorale, tra

cui ovviamente il Parroco donAngelo Battaglia, che rivolgerà unsaluto al nuovo arcivescovo.

Un saluto sarà rivolto anchedal sindaco di Brancaleone, avv.

La Banda musicale - in testaad una marea di gente che sarà lì

tra il Vescovo e il suo popolo”: unPastorale che sarà in sostanza ildono fatto da tutte le parrocchieinsieme al nuovo Pastore.

Ma ecco in dettaglio il Pro-gramma dell’Ingresso di Mons.Morosini.

ore 16 - Mons. Morosini entranel territorio diocesano, arrivandoda Locri a Brancaleone. Lì - pre-senti il Presidente della Provincia,

con affetto - creerà un clima difesta e di gioia.

Dopo i saluti, sarà l’Arcive-scovo a offrire qualche parola digratitudine e di riflessione. DaBrancaleone, poi, si proseguirà informa privata fino a Reggio, inEpiscopio.

Alle 18.30 ci sarà l’ingressoprocessionale, dai locali dellaCuria – attraverso Piazza Duomo -alla Basilica Cattedrale, ove ilnuovo Arcivescovo prenderà “pos-sesso canonico” dell’Arcidiocesidi Reggio Calabria-Bova. Adaccompagnarlo, lungo la proces-sione d’ingresso, ci saranno iVescovi calabresi concelebranti,tutto il clero reggino e tanti sacer-doti provenienti anche da Locri eda altre parti della Calabria.

La solenne Concelebrazionesarà presieduta da Mons. Morosi-ni, che riceverà dalle mani diMons. Mondello il Pastorale, sim-bolo del “passaggio” di governoda un Vescovo all’altro.

All’inizio della Concelebra-zione sarà mons. Iachino a rivol-gere il saluto ufficiale della Dioce-si al nuove Presule; e verrà anchedata lettura della Bolla pontificiadi nomina di mons. Morosini.

Attesa particolarmente la suaomelia, con cui offrirà all’interopopolo reggino il suo promo “prfi-lo pastorale”.

Al termine saranno i fedelitutti a stringersi con affetto accan-to al nuovo Pastore.

Sul prossimo numero daremosu tutto notizie precise e dettaglia-te.

E’ imminente ormai l’inizio della Festa della Madonna dellaConsolazione. La tradizionale Processione di discesa delQuadro in città avverrà - come sempre - il secondo sabato delMese di Settembre, che cade quest’anno il giorno 14. Adaccogliere il Quadro al tradizionale appuntamento in Via Car-dinale Portanova ci sarà quest’anno il nuovo ArcivescovoMons- Morosini. Ma ecco l’intero Programma dei festeggia-menti mariani.

Il ProgrammaVENERDÌ 13 SETTEMBREOre 21.00: BASILICA DELL’EREMOPellegrinaggio cittadino - Celebrazione vigiliare presieduta daS.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropoli-ta Ore 23.00: BASILICA DELL’EREMO Celebrazione Eucaristica

SABATO 14 SETTEMBREOre 00.00: BASILICA DELL’EREMO Celebrazione EucaristicaOre 1.00: Veglia di preghiera notturnaOre 3,30 - 4,30 - 5,30:Celebrazioni EucaristicheOre 6,30: BASILICA DELL’EREMO Celebrazione Eucaristicapresieduta da S. E. Mons. Salvatore Nunnari.Ore 8.00: L’Effigie di Santa Maria Madre della Consolazioneviene trasferita in Città.Ore 9,30: Via Cardinale Portanova: Accoglienza della Venera-ta Effigie e processione verso la Basilica Cattedrale.

BASILICA CATTEDRALECelebrazioni Mariane 2013

SABATO 14 SETTEMBREOre 17.00: Celebrazione Eucaristica con la partecipazionedell’UNITALSI presieduta dall’Assistente Don Antonio Bac-ciarelli. Anima i canti il Coro “Maria Ss. Assunta” della Parroc-chia della Cattedrale. Ore 19.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons.Antonino Iachino – Anima i canti il Coro Cantate Domino.

DOMENICA 15 SETTEMBREOre 7,30 : Celebrazione EucaristicaOre 9.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Gio-vanni Latella, Canonico Cantore del Capitolo Metropolitano. Anima i canti il Coro Madonna della Consolazione. Ore 11.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E.Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita.Anima i canti il Coro S. Paolo.

Ore 17.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons.Vittorio Mondello, Arcivescovo Emerito di Reggio Calabria -Bova. Anima i canti il Coro Polifonico Histonium di Vasto. Ore 19.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons.Salvatore Nunnari, Arcivescovo di Cosenza - Bisignano.Anima i canti il Coro Italia Campagna.

LUNEDÌ 16 SETTEMBREOre 7,30 - 8,30 - 11,30: Celebrazioni EucaristicheOre 9,30: Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Mons.Vittorio Mondello Arcivescovo Emerito.Ore 10,30: Celebrazione Eucaristica presieduta dal Can. Sal-vatore Santoro, Rettore del Seminario Arcivescovile di Reg-gio Calabria. Anima i canti il Coro del Seminario Pio XI.Ore 18.00: Vespro Mariano presieduto da S.E. Mons. Giu-seppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita. Animano lacelebrazione i Cori Polifonici che partecipano alla XVII Rasse-gna di canti Mariani

MARTEDÌ 17 SETTEMBRE- Solennità di Maria Ss. Madre della Consolazione, Patro-na della Città di Reggio Calabria Ore 7.00 – 8.00: Celebra-zioni EucaristicheOre 10.00: Concelebrazione Eucaristica presieduta da S. E.Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropoli-ta - Offerta del Cero votivo da parte della Civica Ammini-strazione. Anima i canti il Coro S. PaoloOre 18.00: Processione della venerata Icona di Maria SS.Madre della Consolazione Itinerario:P.zza Duomo- C.so Garibaldi- Via Osanna - Via Miraglia - ViaP. Foti - C.so Garibaldi - Via Aspromonte - Via N. Bixio - C.soGaribaldi – Piazza Duomo

Sabato 7 Settembre alle 19 é ilmomento fissato per il “saluto uffi-ciale” all’Arcivescovo MonsignorMondello che conclude la lunga sta-gione del suo Ministero di Arcive-scovo Metropolita di Reggio Calbria-Bova.

Quella sera non saranno cele-brate le SS. Messe nelle Parrocchie,ma converranno nella Basilica Catte-drale da tutta la diocesi il Clero, iReligiosi, le Religiose e i Laici cristia-ni per dare a Mons. Mondello latestimonianza del loro affetto edella loro gratitudine. Ci sarannoanche i rappresentanti di tutte leAutorità civili e militari.

Sarà per il Presule, venuto nel1990 in Calabria dalla Sicilia, unmomento di commozione, maanche di gioia: la commozione per ilchiudersi di una stagione, la gioiaper il bene operato e la certezzadella continuità nella comunionecon tutti.

Mons. Mondello infatti rimarrà aReggio, nella sua qualità di Arcive-scovo Emerito; e, come egli stessoha avuto modo in altra occasione dianticipare, pur non esercitando piùil “munus regendi” (cioé l’ufficio diguidare la comunità diocesana),continuerà ad esercitare gli altri due“munera”: quello di “annunciare” ilVangelo e quello di “santificare”attraverso la celebrazione della Divi-na Eucaristia, l’amministrazione deiSacramenti e la preghiera.

Nel rispetto, ovviamente, e inpiena comunione con le indicazioniche il nuovo arcivescovo Mons.Morosini vorrà dare al camminodella Chiesa di Reggio Calabria-Bova.

Sul prossimo numero descrive-remo il singolare “vissuto” di quel-l’attesa sera.Nella foto d’archivio un momento

dell’ingresso a Reggio di Mons.Mondello nel 1990

L’addio a Mons. Crusco

Il 25 agosto scorso é morto a Grisolia, suopaese natale, mons. Domenico Crusco, Vesco-vo emerito della Diocesi di S.Marco Argenta-no, avvenuta oggi a Grisolia, suo paese natale. Dopo una veglia di preghiera tenuta nella chie-sa di S. Antonio in Grisolia; ed una secondaveglia tenutasi nel Duomo, le esequie sonostate celebrate martedì 27 agosto scorso, allapresenza dei vescovi calabresi, di tutto il clerodiocesano e di tanti altri sacerdoti venuti dallaCalabria intera.Mons. Crusco era nato a Grisolia il 19 agosto1934; e aveva compiuto gli studi ginnasiali nelSeminario diocesano di San Marco Argentano efrequentato il liceo classico nel PontificioSeminario Pio XI di Reggio Calabria e poi icorsi di teologia al Pontificio Seminario SanPio X di Catanzaro.

Ordinato sacerdote il 16 luglio 1961 dal Vesco-vo mons. Luigi Rinaldi, nella Cattedrale di SanMarco Argentano, ha esercitato il suo ministe-ro sacerdotale prevalentemente come Rettoredel Seminario diocesano, educatore di tantiragazzi molti dei quali oggi sacerdoti.Dopo aver svolto altri delicati incarichi in dio-cesi venne consa-crato vescovo il 20aprile 1991 e desti-nato alla Chiesa diOppido Mamerti-na-Palmi, dellaquale è stato Pasto-re per oltre ottoanni. Il suo episco-pato quale vescovodella Piana sidistinse nella fon-dazione di numero-se opere di carità erivolse una partico-

lare attenzione ai problemi legati allo sviluppodi quel territorio.Il 6 marzo 1999 Giovanni Paolo II lo trasferìdalla sede di Oppido Mamertina-Palmi a quel-la di San Marco Argentano-Scalea, sua diocesidi origine; tornava arricchito della esperienzapastorale di una diocesi più vasta e complessa.A San Marco Argentano, per dodici anni haguidato come Pastore vigile, attento, e premu-roso il popolo santo di Dio. Tante sono stateanche le opere da lui realizzate in favore dellecomunità parrocchiali e soprattutto le sue atten-zioni particolari rivolte al Santuario Regionaledel Pettoruto, e nel totale restauro della ChiesaCattedrale, dell’Episcopio, e della Curia Vesco-vile, la celebrazione del Congresso Eucaristico.Ha avuto sempre a cuore la cura delle vocazio-ni sacerdotali, e ha profuso tutte le sue energieper il decoro del Seminario, da lui sempre con-siderato “pupilla dei suoi occhi”.Avremo modo in un altro numero di ricordarneancora l’esimia figura.

IIll rriiccoorrddoo

Page 5: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Vita ecclesiale 7 Settembre 2013 5

La relazione di Mons. Francesco Milito

L’annuale ricordo di Don Farias

Dal 27 al 29 settembre tutti i catechisti all’incontro internazionale con papa Francesco

Anche i Catechistireggini a Romaper rafforzare e

testimoniare la fede

Dal 10 al 12 Settembre si svolgerà al Ce.Dir l’annuale Convegno diocesano,il primo ad essere presieduto da Mons. Giuseppe Fiorini Morosini

VViivveerree llaa ffeeddeeLL’’iimmppeeggnnoo ddeeii ccrriissttiiaannii

nneellllaa ccoossttrruuzziioonnee ddeellllaa cciittttàà ddeellll’’uuoommooL’annuale Convegno dioce-

sano inizierà quest’anno il gior-no dopo l’ingresso a Reggio delnuovo Arcivescovo. Sarà luistesso perciò a presiederlo,come primo atto pastorale delsuo cammino con la Chiesa reg-gina. A spiegarlo é stato lo stes-so arcivescovo Vittorio Mon-dello, che – nella sua qualità diAmministratore Apostolico – haconvocato il Convegno di set-tembre.

Così Mons. Mondello hascritto a tutti:

“Carissimi, dopo ampia preparazione la

nostra Arcidiocesi celebreràl’Annuale Convegno PastoraleDiocesano dal 10 al 12 settem-bre prossimo. Tocca, perciò,ancora a me invitarvi a parteci-pare a questo importante avve-nimento che dovrà suggerireall’Arcivescovo le linee pro-grammatiche per il nuovo annopastorale.

Il mio carissimo successore,S.E. Mons. Fiorini Morosini,con spirito di Pastore, desideraessere presente all’importanteassise e, avendo iniziato il Mini-

La fede, per essere autenti-ca, deve incarnarsi nella vitaquotidiana e diventare carità:una fede senza carità non è fedecristiana; come una carità senzafede non è amore cristiano.

Sperando di poter anch’ioessere presente per qualche

breve tempo e di incontrarvinumerosi, vi auguro un serenoperiodo di vacanze estive.

Cordialmente == Vittorio Luigi Mondello

Amministratore Apostolico

Ed ecco di seguito Il Program-ma

stero Pastorale a Reggio Cala-bria-Bova il 9 settembre, dovràanche presiederlo.

Sarà questo il suo primoAtto Pastorale e gli vogliamoessere accanto numerosi peroffrirgli la nostra incondizionatacollaborazione per il bene di

questa amata Arcidiocesi. Il tema che sarà trattato

“Vivere la fede - l’impegno deicristiani nella costruzione dellacittà dell’uomo ” è quanto maiattuale ed estremamente arric-chente in vista dell’impegnodella nostra Chiesa per la ri-evangelizzazione della societàcontemporanea.

PROGRAMMA

MARTEDÌ 10 SETTEMBRE 2013 Ore 17.00 - Liturgia della paro-la, presieduta da S. E. l’Arcive-scovoRelazione - “Dovete splendere

come astri nel mondo” (Fil 2,15)La dimensione sociale è parteintegrante dell’identità cristia-na Relatore: P. Bartolomeo SorgeS.J. Direttore emerito della Rivi-sta Aggiornamenti Sociali

MERCOLEDÌ 11 SETTEMBRE 2013 Ore 17.00 Celebrazione deiVespriRelazione - “L’amore di Cristoci spinge” (2 Cor 2, 14)Il rapporto tra Chiesa e Polisoggi Relatore: Prof. Don GianninoPiana Teologo moralista,Docente di Etica Cristiana Libe-ra Università di Urbino, Docen-te di Etica Economica Universi-tà di Torino

GIOVEDÌ 12 SETTEMBRE 2013 Ore 17.00 Celebrazione deiVespriRelazione - “Che cosa dobbia-mo fare per compiere le operedi Dio” (Gv 6, 28)Un rinnovato impegno dellacomunità cristiana per educa-re alla socialità e alla parteci-pazioneRelatore: Avv. Luciano Squilla-ci Vice Presidente del CE.RE.SO

Come ci informa Don Marco Scordo, direttore dell’UfficioCatechistico diocesano, la diocesi reggina-bovese hadeciso di partecipare al pellegrinaggio internazionale deicatechisti che si terrà a Roma dal 27 al 29 settembreprossimi. Andare in pellegrinaggio a Roma diventa per i Catechistireggini motivo per affidare al Signore il nuovo progettodi iniziazione cristiana perché ci aiuti a essere fedelitestimoni del suo vangelo e capaci di “generare” tantifratelli e sorelle alla vita cristiana.Ma il pellegrinaggio a Roma ha anche un significato par-ticolare; non è un viaggio turistico, ma il cammino di cri-stiani che giungono alla città eterna, dove é custodita latomba di san Pietro, il capo degli apostoli; colui al qualeGesù disse un giorno: «Simone, Simone, ecco satana viha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregatoper te, che non venga meno la tua fede; e tu, una voltaravveduto, conferma i tuoi fratelli». E quindi il pellegrinaggio a Roma è segno dell’amore edella comunione che i Catechisti reggini vogliono sem-pre tenere viva con il successore di Pietro, papa France-sco, e quindi con Gesù e il suo Vangelo. Perché ognicatechista partecipa, in qualche modo, alla missione diPietro e dei suoi successori e dei vescovi, successoridegli apostoli: è la missione di annunciare e far conosce-re Gesù e il suo vangelo.Il Programma in sintesi prevede

ProgrammaVenerdì 27 settembre 2013 – Reggio Calabria – Pompei– RomaIncontro al mattino dei partecipanti e partenza in pullmanG. T. da Reggio Calabria con direzione Pompei. Celebrazio-ne della SS. Messa. Pranzo libero. Arrivo in albergo neltardo pomeriggio, sistemazione nelle camere riservate,cena e pernottamento.

Sabato 28 settembre 2013 – Roma Prima colazione in albergo.Partecipazione al Convegno internazionale dei Catechisti.Pranzo libero.In serata rientro in albergo, cena e pernottamento.

Domenica 29 settembre 2013 – Roma – Reggio CalabriaPrima colazione in albergo.Trasferimento in pullman a San Pietro per la partecipazio-ne alla S. Messa con il Santo Padre.Pranzo libero. Viaggio di rientro a Reggio Calabria. Arrivo

in serata.

Quota individuale di partecipazione euro 250,00 – Il saldodeve avvenire entro il 12 Settembre

L’annuale incontro per ricordare DonDomenico Farias si è svolto, comeormai è consueto, nell’Auditorium della Casa generali-zia delle Suore del Volto santo.Davanti a un pubblico numeroso edattento, Angela Federico, ErminiaFoti e Francesco Tripodi, della FUCI diReggio Calabria, hanno letto alcunibrani, tratti da scritti di Don Farias,che avevano particolari riferimenti alConcilio Ecumenico Vaticano II e allaChiesa calabrese. Si tratta di braninei quali, tra l’altro, si domandavaquanto tempo ci sarebbe voluto per-ché il “movimento di attuazione deidecreti conciliari acquistasse consa-pevolezza delle principali difficoltà”oppure si osservava che era necessa-rio per le Chiese particolari adeguar-si al modello delineato dal ConcilioVaticano II.

Il prof. Giorgio Bellieni, presidentedel MEIC di Reggio Cal., anche anome dei vari organismi ecclesialireggini (MEIC, FUCI, AssociazioneMedici Cattolici, Direzione e perso-

nale della Biblioteca Arcivescovile)porge un saluto di benvenuto aquanti hanno voluto partecipareall’incontro. Un saluto particolarerivolge al vescovo Mons. FrancescoMelito, vescovo “che viene tra noicome Pastore della Chiesa sorella diOppido Mamertina-Palmi”. Questi avvia il discorso, in cui illu-

strerà Il cammino della Chiesa inCalabria, presentando le difficoltà difare un bilancio approfondito anchea causa della documentazione, chesi è dispersa nelle comunicazioni deivescovi alle loro chiese. Dopo questoprologo il relatore, rifacendosi adalcuni scritti di don Farias (tra questiLa Vita della Chiesa in Calabria

dopo il Concilio), ha posto unadomanda sul tempo che ci sarebbevoluto, perché il movimento di attua-zione dei documenti conciliari acqui-stasse consapevolezza delle variedifficoltà che si oppongono alla rea-lizzazione.

Da questo punto il relatore inco-mincia a trattare della ecclesiologiadi “comunione”, della crisi di vocazioni, della “centralità dellaparola nella comunità della AzioneCattolica e dei nuovi movimenti

ecclesiali”. Infine conclude con ilrichiamo alla prossima ricorrenzastorica del 70° anniversario dellavenuta di Mons. Lanza a ReggioCalabria e con l’auspicio che, perl’occasione, si possa promuovere unconvegno per celebrarne la ricorren-za ed approfondirne la conoscenza. A conclusione della relazione ci sonostati alcuni interventi con richieste diapprofondimenti e chiarimenti, a cuiMons. Milito ha risposto con puntua-lità e chiarezza. La celebrazione eucaristica ha con-cluso l’incontro.

DALLA PRIMA

Siriapercepire sino in fondo l’orroreper l’uso delle armi chimiche.Un salto inaccettabile eorrendo del conflitto.Dinanzi a questo rischiomortale che corre il mondomoderno, cioè di vederscivolare la polverieramediorientale nel vortice di unconflitto difficilmentecontenibile in quell’area, eccoPapa Francesco scegliere,senza incertezza, la stradadell’appello alle coscienze dichi può fermare la corsa versole armi. E poi la sua decisione diparlare a tutti di pace, perchéla pace è di tutti. È un beneincommensurabile per tutti eper i poveri in particolare. Dei

cattolici come degli altricristiani, ma anche di tutti gliuomini che credono. Cosìcome dei non credenti.

A tutti chiede di costruire, apartire da piazza San Pietro lasera del 7 settembre, unacatena umana perché chi devedecidere sappia da che partestanno i popoli. E soprattuttochiede ai credenti un attoantico, quello del digiuno cheaffina la sensibilità, acutizza laconsapevolezza, rende piùcarnale la partecipazione. Ci faessere, soprattutto noioccidentali più sazi, per ungiorno più vicini a quantimanca tutto. A cominciare daquella pace nella quale noi cisiamo adagiati da quasisettant’anni, ma che in unattimo potremmo perdere acausa di una guerra nel cuoredel Mediterraneo.

Il Papa ci ricorda che quantoaccade in Siria è anche affarenostro. E nessuno pensi, consuperficialità, che il Papa nonconosca bene il peso delleresponsabilità e delle colpeche gravano sugli uni e suglialtri protagonisti della crisisiriana. Ma il Papa, uomo di pace, nonpuò stare che dalla parte dellapace. Ad ogni costo e con lasola arma di cui dispone: lapreghiera. Perché questo èquello che tocca al Papa e aicredenti. Lui ha la forza perchiedere “alle parti in conflittodi ascoltare la voce dellapropria coscienza, di nonchiudersi nei propri interessi,ma di guardare all’altro comea un fratello e intraprenderecon coraggio e con decisionela via dell’incontro e delnegoziato”. Incontrarsi,dialogare e negoziare è ancorapossibile.

Page 6: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Soggiorno Sociale6 7 Settembre 2013

È ormai una consuetudinel’invito che la Caritas diocesanareggina rivolge agli abitanti delterritorio attraverso la propostadel Soggiorno Sociale che anchequest’anno si è svolto in Aspro-monte, a Cucullaro, da giorno 1a giorno 8 agosto, coinvolgendocirca 90 persone tra ospiti evolontari. È stata un’occasione

che ha permesso a ciascuno diinterrompere, anche se per pocotempo, l’ordinario impegno ditutti i giorni per trascorrere, inuno spirito di comunione edamicizia, una piacevole settima-na insieme.

Sono arrivati a piccoli grup-pi, accompagnati da familiari oamici, alcuni ripetendo un’espe-rienza già fatta in passato, altririspondendo alla proposta per laprima volta, gli ospiti, soprattut-to anziani, che hanno scelto dipartecipare all’iniziativa. Accan-to a loro, tanti giovani volontariche con generoso spirito di ser-

Il tradizionale Soggiorno Sociale curato dalla Caritas diocesana

Uniti in quell’abbraccio che trasformavizio si sono messi in gioco ado-perandosi affinchè il soggiornopotesse svolgersi nel modo piùsereno e coinvolgente possibile.

Il bisogno che a volte avver-tiamo di spenderci per il prossi-mo si traduce spesso in un impe-

gno concreto di servizio cheinvita a fare spazio all’altro, adincontrare l’altro liberi da ognipregiudizio per accoglierlo conl’abbraccio di un fratello, quellostesso abbraccio con cui SanFrancesco accoglie il lebbroso.È stata proprio l’immagine del-l’incontro di Francesco con illebbroso ad accompagnare ilSoggiorno Sociale di quest’an-no. Un incontro che, riconoscen-do l’altro come fratello, si faaccoglienza proprio attraversol’abbraccio di un uomo cheaccoglie il povero, il bisognoso,non soltanto offrendo alla sua

condizione una vicinanza spiri-tuale ma partecipando completa-mente della sua povertà attraver-so il pieno coinvolgimento deisensi. Partendo proprio da que-sto Incontro, è stato dedicato unpiccolo momento di ogni giorna-

ta alla riflessione sugli organi disenso per giungere, poi, a com-prendere l’immagine di quel-l’abbraccio che trasforma elascia il segno: la vista che con-sente di entrare in relazione conl’altro attraverso gli occhi, spec-chio della nostra anima; l’uditoche aiuta a dare un peso allenostre parole; il gusto che per-mette di dare sapore ad ognimomento della nostra vita; l’ol-fatto che mette in relazione contanti odori diversi; il tatto che cifa vicini all’altro e si fa portavo-ce di tante parole non dette.

Pur nel rispetto delle perso-

nali esigenze, la settimana si èsvolta con una serie di attivitàben programmate e organizzate.Le giornate si sono susseguitescandite da momenti ricreativi,come le attività di pittura, ildecoupage, la realizzazione

L’impegno della Piccola Opera, dell’Agape e dell’Ottavo Giorno

Quando i giovani insegnanocome si sta accanto a chi soffre

Un boom di adesione di giovanivolontari che ha costretto gli organiz-zatori a dare uno stop alle adesioniper problemi logistici, un segnoimportante della voglia di impegnarsida parte delle nuove generazioni inesperienze concrete di cittadinanzaattiva e responsabile che raramente ilmondo adulto riesce a proporre. Come se questi giovani aspettasseroqualcuno che li invitasse a donarsi aimpegnarsi in un’esperienza ricca disenso, dimostrando ancora una voltaquale grande sensibilità e disponibilitàvi è nei giovani se stimolati e coinvoltiin esperienze concrete da chi riesce atestimoniare esperienze e progetti divita che diano senso. Anche quest’estate la Piccola OperaPapa Giovani, in collaborazione del-l’associazione Ottavo Giorno e delCentro Comunitario Agape, ha orga-nizzato il soggiorno sociale per perso-ne con disabilità a Cucullaro di Gam-barie. Oltre cinquanta giovani presenti, unnumero analogo a quelli che hannopartecipato ai precedenti campi diPrunella e di Melito P. S, promossisempre da Piccola Opera e Agape. Lalarga partecipazione di giovani, moltialle prime esperienze, è stato uno deifrutti del lavoro fatto durante l’annoscolastico all’Istituto Panella-Vallauried al Liceo Scientifico Alessandro Voltache hanno aderito al progetto “Io nondelego la mia vita” imperniato sullafigura e sull’insegnamento di don ItaloCalabrò.

Gli studenti, grazie anche al sostegnoe all’accompagnamento degli inse-gnanti e dei rispettivi Dirigenti Scola-stici, Anna Nucera e Mariella Palazzolo,dopo avere partecipato a un percorsoformativo a scuola e nei centri di acco-glienza, hanno iniziato le prime espe-rienze di servizio che hanno trovato

poi nei campi di lavoro una tappaimportante nel loro cammino di avvici-namento al mondo del volontariato. Il campo di Cucullaro, appena conclu-so, ha avuto come slogan “ A meno

che tu non ci tenga molto, nienteandrà meglio o sarà risolto” ed è statoanimato e coordinato con responsabi-lità ed entusiasmo dall’associazioneOttavo Giorno. Un tema che voleva ricordare l’impor-tanza che ha per i giovani il prendersicura dell’altro, l’ assumersi responsabi-

lità precise senza delegare le soluzionidei problemi agli adulti. Al campo sono stati proprio i più gio-vani che con le loro testimonianzehanno insegnato agli adulti come

stare accanto alle persone con disabi-lità, senza pregiudizi, senza preoccu-pazioni di come rapportarsi, con gran-de naturalezza , con quella attenzioneche non è finzione, paternalismo opeggio ancora pietismo. Nonostante il numero elevato dei par-tecipanti (in totale circa 130 persone)

si è creato un clima da grande fami-glia, dove la diversità, la oggettiva con-dizione di fragilità di tanti, non eramotivo di esclusione ma ricchezza dacondividere. Un’esperienza straordina-

ria di come sia possibile vivere rappor-ti umani di reciproca accoglienza eintegrazione dove ognuno è sentitoutile e importante. La sensazione di gioia, di fraternità chesi vive in questi seppur pochi giorni dipermanenza accanto a tanti ragazzi ogiovani in difficoltà con le loro fami-glie, sia la testimonianza di quanto siaefficace l’esperienza del soggiornosociale. Per i giovani è stato un modoper continuare a fare scuola non suilibri ma confrontandosi con la vitareale fatta di sofferenze ma anche diassunzioni di responsabilità, un’educa-zione che mai le parole potrebberotradurre o spiegare in modo altrettan-to efficace. I momenti di formazione sui temidella cittadinanza attiva e della parte-cipazione, il confronto con testimoni, imomenti di partecipazione all’eucare-stia guidati da don Antonino Iachino eproposti ai partecipanti, sono serviti adare maggiore profondità e radici piùrobuste alla scelta del servizio anchenella prospettiva della continuità del-l’esperienza.La festa finale con tanto di grigliata edi ballo collettivo è stata la degna con-clusione di una settimana vissutaall’insegna della fraternità e della gioiadello stare insieme in un atteggiamen-to di dono reciproco, con l’ impegnoche si sono assunti tutti i partecipantidi far diventare ordinario il momentomagico vissuto nel clima di Cucullarotrasformandolo per quanto possibilein stile di vita quotidiano.

ANGELA FEDERICO*

delle tradizionali bambole distoffa, le “Pigotte”, le usciteverso Gambarie per i più audaci,alternati a momenti di riposo e dipreghiera in cui gli ospiti hannoavuto occasione di fraternizzarefacilitando la serena convivenzae integrazione. Ogni sera, subitodopo cena, tutti venivano coin-volti in momenti di animazioneproposti dai volontari e, in occa-sione dell’ultimo giorno, è stataofferta agli ospiti la rappresenta-zione teatrale di una commediain vernacolo messa in scena dauna compagnia di Lazzaro.

Questa esperienza lascia intutti un senso di profonda grati-tudine nei confronti di coloroche si sono prodigati per renderequesti giorni più veri e autenticipossibile: Don Nino Pangallo,Direttore della Caritas diocesa-na, che ha trascorso con noi ognigiorno e che, insieme a Don Gio-vanni Gattuso, da poco presbite-

ro, ci ha aiutato sentirci più unitispiritualmente nella preghiera;Matteo De Pietro che ha accoltosu di sé la responsabilità di que-sta esperienza facendosi costantepunto di riferimento per volonta-ri ed ospiti; Suor Maria LisaSchiavone, Francescana Alcan-tarina, che, animando i momentidi riflessione attraverso la “pillo-la” mattutina, ci ha guidati acomprendere meglio il valorecomunicativo dei cinque sensi;tutti i volontari, da chi era impe-gnato nei servizi di cucina, checi ha aiutato ad assaporare e adare gusto ad ogni giornata, achi, impegnato in attività di ani-mazione, pulizia e refettorio, hamantenuto vivo lo spirito di con-divisione ed amicizia; GraziaPellicanò e Domenico Barresiche sono intervenuti nei momen-ti di formazione dedicati aivolontari portando la loro testi-monianza di persone impegnatenella solidarietà; le Parrocchie ei loro parroci che hanno manife-stato grande vicinanza attraversole frequenti visite; infine, gliospiti, primi e veri protagonisti

segue a pag. 11

Page 7: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Famiglie 7 Settembre 2013 7

Mons. Mondello a Roma

La morte del fratello Giacomo

Le famiglie numerose cisono, ci sono e sanno farsi sen-tire e vedere. Domenica 21Luglio le famiglie calabresi del-l’Associazione Nazionale Fami-glie Numerose (ANFN) si sonoriunite a Bova, in uno dei borghipiù belli d’Italia, laddove la cul-tura e la storia si fondono e

mostrano tutta la forza dellavita.

La piazza davanti al munici-pio si è riempita nella mattinatadi carrozzine, di bambini, dimamme e papà che hanno volu-to testimoniare in massa la lorovoglia di vivere nella solidarietàe nell’amore vicendevole. E’stato un tripudio ed una testimo-nianza forte a favore dell’acco-glienza della vita che, quandogenerosamente accettata divie-ne gioia e allegria piena.

La manifestazione hasuscitato vivo interesse rinvigo-rendo la stessa associazione.

Nella mattinata i partecipan-ti al Raduno sono stati presenti

alla s. Messa presieduta dalsacerdote missionario in Zam-bia don Giuseppe Saieva che hasottolineato i valori fondantidella famiglia e la gioia di esse-re in tanti. I partecipanti contutti i loro figli, piccoli e grandi,non si son lasciati sfuggire l’oc-casione per visitare le monu-mentali chiese e la concattedra-

Associazione Nazionale Famiglie Numerose

Bova, l’indimenticabile raduno delle famiglie calabresi dell’ANFN

le di quel borgo che fino ad unpaio di decenni fa era sedevescovile.

I ragazzi hanno movimenta-to l’ambiente con canti balli epartitelle di calcio.

Insieme ai papà e allemamme più robuste hannovoluto raggiungere la cima più

alta del paese sotto l’ombra diuna possente Croce, a quota 920metri, da cui si gode un panora-ma unico ed esclusivo a 360gradi.

Il momento del pranzo incomune nell’area picnic è statoun momento di vera comunione

e gioia dove ognuno ha potutocondividere con piccoli e grandiquanto aveva.

L’evento, pubblicizzatonei giorni precedenti dalla stam-pa nonché da MTV, sarà tra-smesso nella prossima primave-

ra sulla stessa TV nazionaleMTV (canale 8 del digitale ter-restre). I due giornalisti presentierano meravigliati per l’allegriae la voglia di vivere che hannovisto lì gioiosa.

“Avete spesso questimomenti in cui si mangia tuttiinsieme mettendo tutto in comu-ne nella gioia?” così mi chiede-

Lunedi scorso alle 14, dopo un periodo di grandesofferenza dovuto ad una malattia incurabile, é mortoGiacomo Mondello, il fratello gemello dell’ArcivescovoVittorio. Il Presule reggino, che era già stato più voltea Roma per stare accanto all’amato fratello, colpitodalla tristissima notizia é partito immediatamente, conle lacrime che gli bagnavano il volto, accompagnatodal Segretario don Davide Imeneo, per raggiungere ilfratello, sostare in preghiera e benedire le sue freddespoglie. Si può solo immaginare l’immenso dolore del Presulereggino, che - nello stesso contesto in cui lascia, perraggiunti limiti di età, la sua Chiesa-Sposa - vieneanche spogliato di un affetto familiare così forte:l’unico fratello, tra l’altro gemello, al quale era davverolegato. Tutta la comunità ecclesiale reggina si stringe conaffetto attorno all’amato Pastore, cui sono pervenutele condoglianze più vive del neo-arcivescovo reggino,mons. Morosini, di altri vescovi e di tanti sacerdoti elaici. Ma tutti ci si ritroverà in preghiera con lui siaoggi Martedì 3 Settembre, da vicino o da lontano,quando alle ore 15, egli stesso presiederà le esequiedel fratello a Roma nella Parrocchia “Maria Reginadegli Apostoli” in Via Antonino Pio; sia Sabatoprossimo, quando, alle 19, nella Basilica Cattedrale cisarà il saluto e il grazie della Diocesi per i suoi 23anni di episcopato, intensamente vissuto ed offerto.Da queste colonne giungano, frattanto, all’amatoPadre Vittorio le più vive condoglianze anche dellaDirezione, della Redazione e della grande famiglia deiLettori di questo Settimanale, che egli ha - lungo 23anni -paternamente e fortemente sostenuto.

vano i due giornalisti manife-stando stupore in quanto in unasocietà individualista e spessosorda, molto spesso, si perdono

i valori più elementari. E’ importante correre, far

soldi assicurarsi sicurezzerimandando sempre la cosa piùimportante: vivere. Non è cosìtra di noi nelle nostre famigliedove ci si confronta e si imparainsieme a volerci bene vera-mente. I due giornalisti di MTV(uno dei due era Pier Francesco– detto PIF – Di Liberto giànoto a livello nazionale per averlavorato anche con le Iene) sidicevano edificati per la forza dicoesione delle nostre famiglie.Lo credo bene perché, normal-mente, la nostra società dei con-

sumi mangia solitudine e tri-stezza.

E’ un mondo dove la solitu-dine la fa da padrone per cuiritornare all’uomo rimeditando ivalori della vita fa sempre unaforte impressione.

Nel pomeriggio dopol’interessante visita al Museo diPaleontologia e Scienze naturalidi Bova e i saluti del Presidentenazionale Prof. Giuseppe Buttu-rini e della moglie Raffaella(che ci hanno raggiunti telefoni-camente in mattinata così comepure Luca Gualdani e PaoloPuglisi), i coordinatori regionaliRocco Artuso e CaterinaMonorchio hanno brillantemen-te relazionato sul tema della“Famiglia nel nostro tempotra speranze e paure”.

Numerosi gli interventi e letestimonianze di papà e mammeche hanno voluto testimoniarecome si soffre quando si vienediscriminati a causa dell’averaccolto generosamente la vita.

Le Famiglie Numerose tor-neranno a farsi sentire il 28 set-tembre prossimo quando, aPalmi, si esibirà la nazionale diCalcio dell’Associazione

La Carta dei ValoriChi vogliamo essere: - Una famiglia di famiglie che sianonella società un forte stimolo per la costruzione di unacomunità basata sull’Amore, sulla Pace e sulla Solidarietà Cosa vogliamo fare: - Promuovere e salvaguardare i valo-ri e i diritti delle famiglie numerose;- Sostenere la parteci-pazione attiva e responsabile delle famiglie alla vita cultu-rale, sociale, politica, alle iniziative di promozione umana edei servizi alla persona;- Promuovere adeguate politichefamiliari che tutelino e sostengano le funzioni della fami-glia e dei suoi diritti, come riconoscimento del ruolo socia-le, educativo e formativo che la famiglia svolge per la socie-tà.

Famiglia come Comunità di Amore- Eterosessualità: “Uomo e donna li creò”;- Matrimonio:atto di nascita della famiglia e reciproco impegno di frontealla società;- Accettazione reciproca: capacità di vedere il coniuge noncome qualcuno che limita il rapporto ma che lo valorizza elo rende unico e completo;-- Adesione spirituale: ricerca della Verità e di quei valorisui quali orientare le proprie azioni per realizzare un pro-getto di vita comune;- Condivisione: capacità di mettere in comune tutti gliaspetti della vita per realizzare l’unione tra i componentidella famiglia; - Amore coniugale: capacità di donare sestessi all’altro/a in piena libertà, senza costrizioni economi-che o sociali;-- Fedeltà: esclusività e unicità del rapporto coniugale;-

Indissolubilità: segno indelebile dell’amore nella vita deiconiugi;- Fecondità: apertura alla vita come realizzazione dell’amo-re coniugale non fine a se stesso;- Impegno: l’amore non può mai essere dato per scontato;per esistere ha bisogno di essere alimentato perché l’amo-re non è già fatto, si fa.

Famiglia come Istituzione Sociale- Accoglienza: capacità di accettare un nuovo componen-te della famiglia sia esso figlio, naturale, adottivo o affida-to, genitore, diversamente abile o straniero- Solidarietà: capacità di farsi carico dei problemi di tutti icomponenti della famiglia e della società;- Fraternità:capacità di elaborare rapporti interpersonali basati sul-l’uguaglianza e sull’amore reciproco;- Dialogo: capacità direlazionarsi fra diversi (uomo-donna, genitori-figli, giovani-anziani) cogliendo nell’altro una unicità di incontro;- Servizio: capacità di mettersi a disposizione degli altri perla realizzazione di obiettivi individuali e collettivi. Famiglia come soggetto per la crescita del bene comu-ne- Generare: capacità di dare la vita a nuovi cittadini;- Educare: capacità di trasmettere i valori della convivenzacivile, della appartenenza ad un popolo e del rispetto dellalegalità;- Formare: capacità di crescere nuovi cittadini a serviziodello sviluppo economico, sociale, culturale e morale dellasocietà.

Page 8: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Pubblichiamo di seguito iltesto integrale dell’omeliapronunciata nella S.Messa

dell’ultima Festa di Polsi da Mons. Giuseppe FioriniMorosini, Arcivescovo Elettodell’Arcidiocesi di ReggioCalabria-Bova

Carissimi fratelli, Sono pas-sati cinque anni dal mio primoarrivo a Polsi nel luglio 2008, edè ancora forte e viva l’esperien-za spirituale vissuta in questoluogo santo, accresciuta ognianno nella celebrazione del 2settembre, in occasione dellafesta, che ho celebrato semprecon tanto amore verso la Vergi-ne e con tanta commozionevedendo lo spettacolo di fede alquale si assiste.

Pensate con quali sentimentioggi io possa celebrare questasanta Messa, sapendo che è l’ul-tima volta che celebro comeVescovo di Locri-Gerace ecome Abate di questo santuario.

Tra qualche giorno inizieròil mio servizio di vescovo aReggio Cal. E l’esperienza diquesti cinque anni sarà solo undolce e piacevole ricordo; ognivolta che ritornerò, sarò un pel-legrino come tutti voi.

Il pensiero della fede dellagente attraversò il mio animo eil mio cuore durante quella cele-brazione. Ha segnato questoluogo per sempre, la fede di unpopolo che per centinaia e centi-naia d’anni è venuto qui, affron-tando ogni sacrificio, per fare,per mezzo della Vergine Maria,un’esperienza forte di Dio edentrare in comunione con lui.

E’ questa fede il grandetesoro di Polsi; è su questa fedeche bisogna ritornare; è a questafede che bisogna aggrapparsiquando vogliamo coltivare lasperanza per il nostro futuro; èquesta fede che apre orizzonti disperanza per il nostro futuro.Polsi faro di speranza per ilfuturo della nostra terra: dellaLocride e della Calabria intera.Polsi come arma di speranza pernon soccombere dinanzi ai maliendemici della nostra terra, maper sconfiggerli.

Se ho iniziato il mio ministe-ro di Vescovo in questa vallesegnalando la fede come forzaspirituale, chiudo questo mio ser-vizio pastorale indicando in Polsil’arma della speranza per credere

che il male sarà sconfitto.La speranza nasce dai conte-

nuti di questa festa dellaMadonna della montagna e daitesti biblici che abbiamo letto.

Qui a Polsi da sempre laMadonna è venerata liturgica-mente come la Madre del divinPastore, che specifica in uncerto senso che la montagna èluogo di pascolo. Il riferimentoè all’immagine usata sia nelVecchio che nel Nuovo Testa-mento per esprimere la preoccu-pazione di Dio nei confrontidell’uomo. Pertanto la fedemariana qui a Polsi è espressaattraverso questo titolo, che cipresenta la missione di Gesùbuon Pastore, così come eglil’ha descritta seguendo il testodi Ezechiele. La fede del popo-lo, nell’attribuire a Maria questotitolo in questo luogo, ha sem-pre creduto che Maria a Polsi ciottiene quanto Gesù ha espressonei nostri confronti con il titolodi buon Pastore, che lui stesso siè attribuito.

La prima Lettura, presa dalprofeta Ezechiele ci presenta lecaratteristiche della figura delbuon Pastore, che Gesù riprendepoi nel Vangelo.

Dio allora è colui che cercal’uomo, per prendersene cura.Egli passa in rassegna le pecore,nel senso che le conosce singo-larmente e personalmente. Portaad unità nei momenti difficili. Illuogo ove egli raduna le pecoreè luogo di pace, di felicità, diserenità. Va in cerca di quellaperduta e smarrita e cura quellamalata, offrendoci così l’imma-gine di un pastore ricco di mise-ricordia e di perdono, che nongode della morte del peccatore,ma che si converte e viva.

Non sappiamo chi abbiadato questo titolo alla Madonnavenerata a Polsi; certamente chilo ha fatto ha saputo sintetizzarequanto Polsi ha sempre donato edona anche oggi ai fedeli chequi confluiscono: la certezza diaccompagnati con amore pater-no da parte di Dio.

Il Vangelo ci ha ricordatoche Gesù ha lasciato Mariacome madre dell’umanità. Inquanto tale Ella continua amediare per ognuno di noi idoni che Gesù ci ha ottenuti conil sacrificio della Croce.

La cura del pastore nei con-fronti del gregge, che Gesù haattribuito a sé, è passata allaMadre, e quanto è avvenuto allenozze di Cana è il segno concre-to di questa previdente cura

materna, fissata in modo indele-bile nel Vangelo a conferma diquanto i Padri della Chiesa e lateologia hanno scritto sul collo-quio tra Gesù e Maria ai piedidella Croce.

Maria così appare a noicome Divina Pastora accanto alFiglio Divin Pastore. E non èmancato chi, lungo i secoli, hainvocato Maria con questo tito-lo. Madre e Figlio uniti assiemenella missione di prendersi curadel genere umano per portarlo asalvezza.

Qui noi impariamo la gran-de lezione di fede che Dio nonci abbandona; qui viene a noirivelato il volto materno di Dio;qui viene coltivata la speranzache il male può essere sconfitto;qui capiamo meglio la paroladel Signore: Misericordia iovoglio e non sacrificio. Nonsono venuto a chiamare i giustia conversione, ma i peccatori.

Fratelli carissimi, tenetesempre salda questa fede; tenetesempre vivo l’amore per questoSantuario. Non temete le vociche si odono attorno ad esso e sudi esso. Sono voci di personeche non conoscono e soprattuttonon vivono la fede, che nonhanno mai coltivato il sentimen-to religioso. Lasciate che parli-no. Ricordate le parole delSignore per bocca di Geremia:Ti muoveranno guerra ma non tivinceranno, perché io sono conte per salvarti.

Miei cari,a conclusione del mio servi-

zio pastorale come Vescovo diquesta Chiesa di Locri-Gerace ecome Abate di questo Santuarionon posso non dire l’ultima miaparola sul fatto che in tutti que-sti anni la festa del 2 settembre aPolsi è stata sempre occasioneperché si riproponesse il temadel rapporto Polsi-Ndrangheta.Avevo fatto il proposito a mestesso di non parlarne quest’an-no; ma il mio trasferimento aReggio Cal. mi ha fatto mutareopinione.

Contingenze storiche del-l’ultimo secolo hanno unitoquesto Santuario al triste feno-

meno della criminalità organiz-zata, per cui sciaguratamente laMadonna di Polsi viene definitacome la Madonna dell’ndran-gheta. Tanta gente, che non ha lasensibilità del sacro e la delica-tezza di una fede vera, ricamasopra questa triste realtà,costruendoci castelli di assurdaconnivenza della Chiesa con lacriminalità organizzata che nonvuole demolire.

Ma la nostra fede, la nostrapreghiera, la nostra invitta spe-ranza non si piegano ad hannol’ardire di credere che proprioda questo Santuario partirà quelsegnale atteso di vittoria sullamala pianta, la malavita orga-nizzata, che qui la si vuole asso-ciata alla pietà popolare e allafede religiosa.

Una vittoria, però, non nelsegno del giustizialismo tantocaro alla cultura dominante, manel segno della conversione,della riconciliazione e del per-dono, che appartengono allanostra fede e cultura religiosa.

Ancora una volta le Vergine,Divina Pastora, compirà la suamissione materna, offrendoci ilvolto amorevole del buon Pasto-re, che va in cerca della pecorel-la smarrita. Deve essere unimpegno per tutti i fedeli chevengono qui a Polsi: invocare laVergine affinché, come il Figlioe con il Figlio, buon pastore,ella vada in cerca della pecorel-la smarrita, raduni le personedisperse nei labirinti del male,curi i malati della vita chehanno perso la forza del bene.

Sono certo che i sapienti diquesto mondo rideranno di que-sta mia fiducia, che giudiche-ranno ingenua, infantile, dasognatore illuso, essi che credo-no solo nella forza della repres-sione e della condanna. E quan-to più grande sarà la loro com-miserazione nei nostri confron-ti, tanto più forte sarà la nostrasperanza, la nostra preghiera, ilnostro impegno perché la spe-

ranza si realizzi. Siamo fortidelle parole di Paolo: Noi predi-chiamo Cristo crocifisso, scan-dalo per i Giudei, follia per ipagani; Per noi, però, la predi-cazione di Gesù morto e risortoè potenza di Dio e sapienza diDio. Perché ciò che è stoltezzadi Dio è più sapiente degliuomini, e ciò che è debolezza diDio è più forte degli uomini.

E la sapienza di Dio ci inse-gna che il male si annida nelcuore dell’uomo e perciò biso-gna partire dall’educazione delcuore per risolvere il problemadella ‘ndrangheta. La Chiesa intal senso è sulla breccia.

Miei cari, le parole di S.Paolo sulla contrapposizione trasapienza umana e divina hannosostenuto i martiri di tutti itempi, che hanno sfidato lamorte per dare testimonianza aquesta sapienza. Gli apostoliche hanno oltrepassato gli ocea-ni per predicarla; i pensatori chehanno contrastato lungo i secolila sapienza di questo mondo conl’affermazione della sapienzadel Vangelo.

Essa sosterrà anche noi inquesto impegno morale, socialee politico di sconfiggere la cri-minalità organizzata. Cristo nelmomento cruciale della sua vita,la crocifissione, è stato insultato

e deriso come un fallito; ma poiha vinto con la sua risurrezione.Sarà così anche per noi. Vince-remo con la forza della nostrafede.

Proprio perché ho fiducia inquesta forza trasformante cheviene dalla fede operosa, iooggi, a conclusione del mio ser-vizio di Vescovo in questa Chie-sa di Locri-Gerace, oso lanciarel’ultimo estremo appello a colo-ro i quali con il cambiamentodel loro cuore possono rendereattuale la sconfitta della malapianta.

A voi suggerisco due impe-gni morali, che sono forzadirompente di liberazione dalmale.

1. La sobrietà di vita, tenendofisso lo sguardoverso la vita futurache ci attende

Le persone aderiscono alleassociazioni criminali perchépresi dalla smania insana digodersi la vita senza grandesforzo. Se ciò è vero per i capi,lo è meno, o non lo è proprio,

per la manovalanza, che rimanesempre subalterna e misera.Ecco perché la produzione e lospaccio di droga, ecco le tan-genti, ecco l’usura anche traparenti, ecco le intimidazionicontro chi non si sottomette,ecco gli omicidi, ecco la diffu-sione del gioco.

Ma ciò, lo sappiamo, èun miraggio. Si può arrivareanche a costruire un imperoeconomico con il male, maprima o poi esso crolla, ci saràsempre la buccia di banana ovesi scivola. E se anche la si fafranca in questo mondo, c’è l’al-dilà che ci attende, dove nulla cipossiamo portare e dove il fac-cia a faccia con la giustizia diDio sarà senza sconti. Se consi-deriamo i mali che seguono alcrollo di questo castello di cartacostruito nel male e con il male,c’è da rabbrividire e nello stessotempo da rinsavire.

* Beni che vengono confi-scati: quanta disperazione horaccolto in questi anni per chidall’oggi al domani si è trovatocon la propria famiglia senzaneanche un luogo ove abitare,lasciando ville e costruzioni dilusso, magari distrutte per ven-detta prima di abbandonarle.

* Famiglie divise e nell’af-fanno; figli che crescono senza igenitori o senza uno dei due;genitori che non vedono cresce-re i figli; viaggi impossibili dal-l’un capo all’altro d’Italia peruna fugace visita mensile deipropri cari in carcere; processiinfiniti con consumo di denaro.

* Famiglie rovinate dallasmania del gioco con puntateche fanno rabbrividire. Personeche dilapidano patrimoni e get-tano nella miseria i propri figli,aprendosi così la strada alla cri-minalità.

Basterebbe considerare soloquesti mali per acquisire sag-gezza e decidere di convertirsidal male e costruire così il pro-prio benessere e il proprio futu-ro nella legalità, contentandosidel poco, ma con la sicurezza diassaporare certe gioie, che sonoessenziali perché la vita siadegna di questo nome.

Lo Stato però aiuti in talsenso, donando il lavoro neces-sario e creando condizioni divita basate sulla giustizia, ridu-cendo gli squilibri sociali, spes-so alla base della ricerca spa-smodica dei beni terreni. Trovianche i modi come aiutare le

persone, che, rientrando in sestesse, dopo aver commessoquesti errori, vogliono ricomin-ciare un cammino diverso.

Il Santuario di Polsi perquella storia di fede basata sulpellegrinaggio delle carovane,che affrontavano mille sacrificiper giungere in questo luogo,ove respirare la presenza di Dioe cercare già in questa terra lacomunione con lui, a costoanche di innumerevoli sacrifici,contribuirà a creare le premessedi questo futuro nuovo che laLocride e la Calabria tutta sperae attende. Il sacrificio di tantagente del passato e del presenteprima o poi otterranno da Dio ildono di una rappacificazione ela vittoria sulla criminalità orga-nizzata.

2. La consegna o distruzione delle armi

E’ l’altro valore morale, chevi propongo come passo sicuroverso la vittoria della malavitaorganizzata. In nome di Dio edella Vergine deponete le armi;consegnatele, distruggetele, nonne comprate di nuove. Non sonole armi che danno pace; esseproducono guerra, morte,distruzione. Non è un equilibriodi paura che dà la pace.

Tanti di voi nel passatoavete vissuto sulla vostra pellela tragedia delle faide, con mortidolorose, paure e angosce ine-narrabili, fughe dai propri paesi.

E’ proprio questa triste espe-rienza a spingere oggi a unavisione di vita diversa. Se unopossiede un’arma prima o poi laadopera, con le conseguenzeche possiamo immaginare. Sepotessi raccontarvi la dispera-zione raccolta in carcere daparte di alcuni che in momentidi rabbia, possedendo in tasca oa casa un’arma, l’hanno poi uti-lizzata. Quante lacrime asciuga-te, quanti pentimenti ormai tar-divi. Mi ripetevano con la dispe-razione nel cuore: se non avessiavuto quell’arma… maledettoquel giorno che l’ho comprata ome l’hanno regalata… Pensieriinutili, perché il dramma si eragià consumato.

Il prestigio personale e ilrispetto non si guadagna portan-do un’arma in tasca per minac-ciare all’occorrenza chi non cipermette di fare i nostri comodi,senza il rispetto della legge.

Per questo l’appello urgentea chi possiede armi: liberateve-ne. Lo dico soprattutto a voigiovani: liberatevene, non desi-deratele. Genitori vigilate;mamme e mogli intervenite fin-ché siete in tempo. Non compra-te neanche armi-giocattoli aivostri figli; se lo avete fatto,distruggeteli: essi sono unasilenziosa educazione alla vio-lenza.

La vallata meravigliosa diPolsi, se guardata con gli occhiinnocenti e incantati di chi amala natura e da essa si innalzaverso Dio, è il segno di questapace e libertà interiore che nullateme e che fonda la propria sicu-rezza in Dio. Del resto qual erail significato del pellegrinaggioa Polsi, se non quello di trovarela sicurezza e la pace, che soloDio può dare?

Ecco perché io ho fiduciache il pellegrinaggio a Polsiindurrà tanta gente a convincer-si che la pace e la tranquillità,sia quella personale che di quel-la della propria famiglia, non sicostruiscono sulle armi, ma sul-l’abbandono fiducioso in Dio esull’osservanza delle leggi. Lenumerose faide consumatesi inquesta nostra terra di Calabriane sono un segno eloquente eincontrovertibile.

Fedeli, preghiamo laMadonna perché faccia questomiracolo per tutti coloro checredono ancora sulla necessitàdi tenere armi in casa. Lei Regi-na della pace, ci risponderà por-tandoci a Gesù, re della pace.Egli ha usato una sola arma:l’amore.

Carissimi,con questo estremo appello

mi congedo da voi e da questoSantuario, che ho amato e hofatto di tutto perché ne fosseriscoperta la profonda religiosi-tà e la lunga tradizione di fede.

Lascio sulle pareti del pre-sbiterio della Chiesa, comericordo, quattro tele che parlanodella misericordia di Dio.

Resistendo ad ogni pressio-ne esterna e alla gogna mediati-ca alla quale alcuni sulla stampapensavano di mettermi, ma fon-dandomi sulla verità del Vange-lo, ho parlato in questo Santua-rio di fede, di riconciliazione, diconversione e di perdono, pertutti.

Ribadisco, per tutti, nessunoescluso, anche per gli aderentialla ‘ndrangheta, se decisi adintraprendere un percorso diconversione. Se qualcuno pen-sava o sperava in un mio ripen-samento, si è sbagliato. La veri-tà del Vangelo non si può abban-donare.

Quelle tele parleranno sem-pre del messaggio della miseri-cordia e del perdono, che non èmio, ma di Gesù. Saranno uninvito a considerare il misterogrande della nostra fede: quellain un Dio che nella croce delFiglio Gesù ci ha dato la provapiù grande dell’amore e dellamisericordia; la fede in Gesù,che, stando sulla croce, con lebraccia allargate, ha proferite leparole più belle: Padre perdonaloro; la fede in Maria che accol-se come figli quegli uomini chele avevano crocifisso il Figlio.

Sia così sempre: amorevoglio, non sacrificio.

Sia questa la missione e lasperanza di questo Santuario.Amen

Locride8 7 Settembre 2013

L’omelia dell’Arcivescovo Morosini a Polsi - La sobrietà di vita - La consegna delle armi

Polsi, faro di speranza per il futuro della nostra terraLa continuitàdel cammino

Prepariamo queste paginequando ancora monsignorGiuseppe Fiorini Morosini nonsi è congedato dalla diocesi diLocri-Gerace; non conosciamocosa ci dirà nel suo salutofinale, non conosciamo cosasarà detto a lui da quantiprenderanno la parola. Ne daremo conto sulprossimo numero. Sono passati poco più dicinque anni da quel 7 giugnodel 2008, che ha segnatol’ingresso a Locri del vescovopaolano. Paolano perché diPaola e perché figlio di sanFrancesco. Parafrasando il profeta Osea,aveva iniziato il suo interventocon una domandaimpegnativa: “che dovrò fareper te, Chiesa santa di Dio,che sei in Locri-Gerace?”;nelle parole che seguirono difatto c’era già la risposta. Senon proprio cosa avrebbefatto, almeno aveva spiegatocome l’avrebbe fatto; ilmetodo veniva delineato conchiarezza. Un metodo sicuro:vivere nella fede del figlio diDio (è scritto nel suo motto),vivere sulla sequela di Cristo.“Fede e sequela di Cristo–aveva detto- riescono acambiare la società”. Ed allora, se dovessimocercare anche noi unarisposta a quella domandainiziale, viene facilerispondere che,testimoniando la fede, l’haproposta alla gente dellaLocride “come speranza divita, non solo quella eterna,ma anche quella temporale”.In questi cinque anniabbiamo visto rispettata lapromessa fatta al suoingresso: “Sono qui in mezzoa voi, allora, per confermarviin questa fede, camminandocon voi; con voisperimentando la fatica di talecammino”.Un cammino legato allasperanza, perché chi si mettein viaggio, chi guarda avanti èanimato per forza dallasperanza. Ma anche uncammino condiviso, che èavanzato, se pur con fatica,lungo un percorso già avviatoda anni. E questo cammino,nella continuità, in futurolegherà il precedente a quelloche la comunità diocesanadovrà ancora percorrere.Proprio per questo, proprioperché la Chiesa di Locri-Gerace è chiamata aproseguire la sua strada,diventa riduttivo dire in questianni il vescovo ha fattoquesto e ha fatto quest’altro. In un campo, in un frutteto, inun orto che passano da unamano all’altra, chi arrivainizialmente raccoglie quantoseminato da altri, in seguitolascerà che altri raccolganoquanto seminato da lui cheparte. Chi beneficerà dei fruttisarà, però, tutta la comunità.E il frutto più bello chemonsignor Giuseppe FioriniMorosini lascerà alla gente diLocri-Gerace è racchiuso inquell’invito costante “allaconversione del cuore e allariconciliazione con Dio”.Spetta a chi rimane il compitodi farlo maturare per bene.

GIOVANNI LUCÀ

Page 9: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Una vittoria, però, non nelsegno del giustizialismo tantocaro alla cultura dominante, manel segno della conversione,della riconciliazione e del per-dono, che appartengono allanostra fede e cultura religiosa.

Ancora una volta le Vergine,Divina Pastora, compirà la suamissione materna, offrendoci ilvolto amorevole del buon Pasto-re, che va in cerca della pecorel-la smarrita. Deve essere unimpegno per tutti i fedeli chevengono qui a Polsi: invocare laVergine affinché, come il Figlioe con il Figlio, buon pastore,ella vada in cerca della pecorel-la smarrita, raduni le personedisperse nei labirinti del male,curi i malati della vita chehanno perso la forza del bene.

Sono certo che i sapienti diquesto mondo rideranno di que-sta mia fiducia, che giudiche-ranno ingenua, infantile, dasognatore illuso, essi che credo-no solo nella forza della repres-sione e della condanna. E quan-to più grande sarà la loro com-miserazione nei nostri confron-ti, tanto più forte sarà la nostrasperanza, la nostra preghiera, ilnostro impegno perché la spe-

ranza si realizzi. Siamo fortidelle parole di Paolo: Noi predi-chiamo Cristo crocifisso, scan-dalo per i Giudei, follia per ipagani; Per noi, però, la predi-cazione di Gesù morto e risortoè potenza di Dio e sapienza diDio. Perché ciò che è stoltezzadi Dio è più sapiente degliuomini, e ciò che è debolezza diDio è più forte degli uomini.

E la sapienza di Dio ci inse-gna che il male si annida nelcuore dell’uomo e perciò biso-gna partire dall’educazione delcuore per risolvere il problemadella ‘ndrangheta. La Chiesa intal senso è sulla breccia.

Miei cari, le parole di S.Paolo sulla contrapposizione trasapienza umana e divina hannosostenuto i martiri di tutti itempi, che hanno sfidato lamorte per dare testimonianza aquesta sapienza. Gli apostoliche hanno oltrepassato gli ocea-ni per predicarla; i pensatori chehanno contrastato lungo i secolila sapienza di questo mondo conl’affermazione della sapienzadel Vangelo.

Essa sosterrà anche noi inquesto impegno morale, socialee politico di sconfiggere la cri-minalità organizzata. Cristo nelmomento cruciale della sua vita,la crocifissione, è stato insultato

e deriso come un fallito; ma poiha vinto con la sua risurrezione.Sarà così anche per noi. Vince-remo con la forza della nostrafede.

Proprio perché ho fiducia inquesta forza trasformante cheviene dalla fede operosa, iooggi, a conclusione del mio ser-vizio di Vescovo in questa Chie-sa di Locri-Gerace, oso lanciarel’ultimo estremo appello a colo-ro i quali con il cambiamentodel loro cuore possono rendereattuale la sconfitta della malapianta.

A voi suggerisco due impe-gni morali, che sono forzadirompente di liberazione dalmale.

1. La sobrietà di vita, tenendofisso lo sguardoverso la vita futurache ci attende

Le persone aderiscono alleassociazioni criminali perchépresi dalla smania insana digodersi la vita senza grandesforzo. Se ciò è vero per i capi,lo è meno, o non lo è proprio,

per la manovalanza, che rimanesempre subalterna e misera.Ecco perché la produzione e lospaccio di droga, ecco le tan-genti, ecco l’usura anche traparenti, ecco le intimidazionicontro chi non si sottomette,ecco gli omicidi, ecco la diffu-sione del gioco.

Ma ciò, lo sappiamo, èun miraggio. Si può arrivareanche a costruire un imperoeconomico con il male, maprima o poi esso crolla, ci saràsempre la buccia di banana ovesi scivola. E se anche la si fafranca in questo mondo, c’è l’al-dilà che ci attende, dove nulla cipossiamo portare e dove il fac-cia a faccia con la giustizia diDio sarà senza sconti. Se consi-deriamo i mali che seguono alcrollo di questo castello di cartacostruito nel male e con il male,c’è da rabbrividire e nello stessotempo da rinsavire.

* Beni che vengono confi-scati: quanta disperazione horaccolto in questi anni per chidall’oggi al domani si è trovatocon la propria famiglia senzaneanche un luogo ove abitare,lasciando ville e costruzioni dilusso, magari distrutte per ven-detta prima di abbandonarle.

* Famiglie divise e nell’af-fanno; figli che crescono senza igenitori o senza uno dei due;genitori che non vedono cresce-re i figli; viaggi impossibili dal-l’un capo all’altro d’Italia peruna fugace visita mensile deipropri cari in carcere; processiinfiniti con consumo di denaro.

* Famiglie rovinate dallasmania del gioco con puntateche fanno rabbrividire. Personeche dilapidano patrimoni e get-tano nella miseria i propri figli,aprendosi così la strada alla cri-minalità.

Basterebbe considerare soloquesti mali per acquisire sag-gezza e decidere di convertirsidal male e costruire così il pro-prio benessere e il proprio futu-ro nella legalità, contentandosidel poco, ma con la sicurezza diassaporare certe gioie, che sonoessenziali perché la vita siadegna di questo nome.

Lo Stato però aiuti in talsenso, donando il lavoro neces-sario e creando condizioni divita basate sulla giustizia, ridu-cendo gli squilibri sociali, spes-so alla base della ricerca spa-smodica dei beni terreni. Trovianche i modi come aiutare le

persone, che, rientrando in sestesse, dopo aver commessoquesti errori, vogliono ricomin-ciare un cammino diverso.

Il Santuario di Polsi perquella storia di fede basata sulpellegrinaggio delle carovane,che affrontavano mille sacrificiper giungere in questo luogo,ove respirare la presenza di Dioe cercare già in questa terra lacomunione con lui, a costoanche di innumerevoli sacrifici,contribuirà a creare le premessedi questo futuro nuovo che laLocride e la Calabria tutta sperae attende. Il sacrificio di tantagente del passato e del presenteprima o poi otterranno da Dio ildono di una rappacificazione ela vittoria sulla criminalità orga-nizzata.

2. La consegna o distruzione delle armi

E’ l’altro valore morale, chevi propongo come passo sicuroverso la vittoria della malavitaorganizzata. In nome di Dio edella Vergine deponete le armi;consegnatele, distruggetele, nonne comprate di nuove. Non sonole armi che danno pace; esseproducono guerra, morte,distruzione. Non è un equilibriodi paura che dà la pace.

Tanti di voi nel passatoavete vissuto sulla vostra pellela tragedia delle faide, con mortidolorose, paure e angosce ine-narrabili, fughe dai propri paesi.

E’ proprio questa triste espe-rienza a spingere oggi a unavisione di vita diversa. Se unopossiede un’arma prima o poi laadopera, con le conseguenzeche possiamo immaginare. Sepotessi raccontarvi la dispera-zione raccolta in carcere daparte di alcuni che in momentidi rabbia, possedendo in tasca oa casa un’arma, l’hanno poi uti-lizzata. Quante lacrime asciuga-te, quanti pentimenti ormai tar-divi. Mi ripetevano con la dispe-razione nel cuore: se non avessiavuto quell’arma… maledettoquel giorno che l’ho comprata ome l’hanno regalata… Pensieriinutili, perché il dramma si eragià consumato.

Il prestigio personale e ilrispetto non si guadagna portan-do un’arma in tasca per minac-ciare all’occorrenza chi non cipermette di fare i nostri comodi,senza il rispetto della legge.

Per questo l’appello urgentea chi possiede armi: liberateve-ne. Lo dico soprattutto a voigiovani: liberatevene, non desi-deratele. Genitori vigilate;mamme e mogli intervenite fin-ché siete in tempo. Non compra-te neanche armi-giocattoli aivostri figli; se lo avete fatto,distruggeteli: essi sono unasilenziosa educazione alla vio-lenza.

La vallata meravigliosa diPolsi, se guardata con gli occhiinnocenti e incantati di chi amala natura e da essa si innalzaverso Dio, è il segno di questapace e libertà interiore che nullateme e che fonda la propria sicu-rezza in Dio. Del resto qual erail significato del pellegrinaggioa Polsi, se non quello di trovarela sicurezza e la pace, che soloDio può dare?

Ecco perché io ho fiduciache il pellegrinaggio a Polsiindurrà tanta gente a convincer-si che la pace e la tranquillità,sia quella personale che di quel-la della propria famiglia, non sicostruiscono sulle armi, ma sul-l’abbandono fiducioso in Dio esull’osservanza delle leggi. Lenumerose faide consumatesi inquesta nostra terra di Calabriane sono un segno eloquente eincontrovertibile.

Fedeli, preghiamo laMadonna perché faccia questomiracolo per tutti coloro checredono ancora sulla necessitàdi tenere armi in casa. Lei Regi-na della pace, ci risponderà por-tandoci a Gesù, re della pace.Egli ha usato una sola arma:l’amore.

Carissimi,con questo estremo appello

mi congedo da voi e da questoSantuario, che ho amato e hofatto di tutto perché ne fosseriscoperta la profonda religiosi-tà e la lunga tradizione di fede.

Lascio sulle pareti del pre-sbiterio della Chiesa, comericordo, quattro tele che parlanodella misericordia di Dio.

Resistendo ad ogni pressio-ne esterna e alla gogna mediati-ca alla quale alcuni sulla stampapensavano di mettermi, ma fon-dandomi sulla verità del Vange-lo, ho parlato in questo Santua-rio di fede, di riconciliazione, diconversione e di perdono, pertutti.

Ribadisco, per tutti, nessunoescluso, anche per gli aderentialla ‘ndrangheta, se decisi adintraprendere un percorso diconversione. Se qualcuno pen-sava o sperava in un mio ripen-samento, si è sbagliato. La veri-tà del Vangelo non si può abban-donare.

Quelle tele parleranno sem-pre del messaggio della miseri-cordia e del perdono, che non èmio, ma di Gesù. Saranno uninvito a considerare il misterogrande della nostra fede: quellain un Dio che nella croce delFiglio Gesù ci ha dato la provapiù grande dell’amore e dellamisericordia; la fede in Gesù,che, stando sulla croce, con lebraccia allargate, ha proferite leparole più belle: Padre perdonaloro; la fede in Maria che accol-se come figli quegli uomini chele avevano crocifisso il Figlio.

Sia così sempre: amorevoglio, non sacrificio.

Sia questa la missione e lasperanza di questo Santuario.Amen

7 Settembre 2013 9ocride

- La sobrietà di vita - La consegna delle armi

er il futuro della nostra terra

Page 10: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Pime10 7 Settembre 2013

“Vale la pena -sostiene- inve-stire nella ricerca spirituale diDio, …è una esperienza che segna,per annunciare Gesù, in missione,con coraggio, senza distaccarsidalla vita di ogni giorno”.

PHONGPHAN WONGARSAProviene da: Tailandia, Ban-

gKokANNI: 28 STUDI: Seminarista del PIME A Bangkok ha conosciuto la

comunità del Pime, che si occupadi bambini orfani. L’esperienzapositiva l’ha portato, attraverso unsacerdote, a trasferirsi a Bolognanel 2007 per proseguire gli studicome sacerdote missionario. Allafine del corso ritornerà in Tailan-dia.“Per me,dice,[ l’occidente] èun altro mondo: la lingua, la cultu-ra, il cibo, tutto è diverso. Ladiversità esiste, ma “la bellezza èessere uniti nella diversità”

SAMUELE FORNELLIProviene da: Pessano con Bor-

nago (MI)ANNI: 17 STUDI: IV anno Liceo scienti-

ficoE’ il secondo anno che parteci-

pa al campo. Il testimone che lo hacolpito di più è don Pino Puglisiper il coraggio di mettersi contropersone pericolose, più forti di luipur di raggiungere l’obiettivo,senza aver paura.

ANNA ILLIANOProviene da: BACOLI (NA)ANNI: 24STUDI: LAUREA IN CHIMI-

CA, iscritta alla SPECIALISTICAPrimo campo nel 2006. Da tre

anni collabora con P. Giovanni.“Il campo è un incontro tra

culture diverse, ad esempio, traNord e Sud Italia. Questa espe-rienza aiuta a comprendersi mag-giormente. I rapporti creati nonvanno persi, si forma una rete direlazioni non superficiali in tuttaItalia”.

La personalità che l’ha colpitamaggiormente è Freire Roger: ilsuo impegno durante la secondaguerra mondiale è stato importan-te per non emarginare alcune cate-gorie di persone [rifugiati e profu-ghi ebrei o agnostici, ecc] .

FILOMENA NATALINOProviene da: Bacoli (NA)ANNI: 19Aveva rifiutato precedente-

mente di iscriversi al campo. Nel2010 l’invito di p. Giovanni a par-tecipare all’esperienza in Puglial’ha entusiasmata. Successivamen-te, alla ricerca di senso, è partita

per il Bangladesh, per 28 giorni,presso le suore del PIME tra imalati di lebbra. Questa esperienzale ha ‘ribaltato’ il senso della vita,le è servita a ‘vedere tutto da unaltro punto di vista’. Ha ricevutopiù di quanto lei abbia donato.

Per Filomena la figura piùinteressante è stata quella di donPino Puglisi e le sue parole [pro-nunciate anche da M.L.King nel1963] :“ Io non ho paura delleparole dei violenti ma del silenziodegli onesti”. “Lui- sostiene - nonsi è abbattuto di fronte a nulla e siè affidato totalmente al Signore”.

Per quanto riguarda lo spetta-colo afferma che “noi ragazzi cimettiamo il cuore … bisogna met-tersi in gioco in prima persona”.

MICHELA GUERCIOProviene da: Laurino (Salerno)ANNI: quasi 20STUDI: iscritta all’Università

in Lingue Il messaggio di Michela per i

giovani è di “non fermarsi alleapparenze…è importante scoprirecosa una persona ha veramentenel cuore al di là dell’aspetto fisi-co”. L’esperienza del campo le hainsegnato che esiste una opportu-nità per tutti, ma “bisogna credercicon il cuore”.

Spera che allo spettacolo “ ci sidiverta molto insieme e che le per-sone possano rendersi conto che cisi sta impegnando per costruire unmondo migliore”. Come gruppo“abbiamo lavorato in maniera‘serrata’…”.

La personalità più coinvolgen-te per lei è Dorothy Schutz, che siè battuta per difendere anche lanatura. “Dio in fondo ha creatoprima il creato e poi l’uomo e noiabbiamo la responsabilità di sal-vaguardare l’ambiente, perché ilpianeta è la casa, nella quale lafamiglia umana deve vivere senzadistinzioni di lingua o razza”.

P. MARCELO brasiliano, 28anni, ha scoperto la sua vocazionetramite i missionari del PIME inBrasile: grazie a loro ha potutoapprofondire gli studi in Italia eoggi è sacerdote. Il suo desiderio è“andare in missione, ma quandosarà volontà di Dio”. Per ora siimpegna con il PIME a Treviso, inVeneto in attesa della partenza.

SASHA, uno dei giovani delcampo, durante le uscite in piazza,ha fatto amicizia con un ragazzomusulmano venuto a parteciparealle serate più volte. Si sono salu-tati con un’ batti cinque’.

Molti bambini, anche di altreculture, invitati a danzare insiemeai giovani del PIME, si sonolasciati coinvolgere subito congioia, più degli adulti, nonostantenon conoscessero i passi; tuttivolevano danzare il ‘passo della…Luce’.

A fine spettacolo, prima diconcludere la serata in chiesa, ipresenti sono stati invitati a forma-re, sotto il cielo stellato, un grandecerchio intorno alle lunghissimestrisce di colore dei cinque conti-nenti e alle bandiere di tutto ilmondo, in un abbraccio globale,mentre un mappamondo giganteveniva passato da una personaall’altra come a dire che il mondoappartiene a tutti noi,… insieme(al di là del credo, della cultura oetnia),… figli dell’unico Padre,chiamati a custodire sia la famigliaumana nei suoi diversi colori, sia ilpianeta Terra, casa di questa fami-glia.

E insieme, …se ci crediamo,possiamo!

Ulteriori info all’indirizzofacebook

UFFICIO MISSIONARIODIOCESANO

REGGIO CALABRIA

Si è svolto dall’8 al 18 agosto a Reggio Calabria

PIME, la meravigliosa esperienza del Campo di animazione missionaria di strada

Trenta giovani (con gli educa-tori) da tutta Italia al ritmo rap di“Questa è la Missione ..the winner[il vincitore] sei tu…; al buio…rispondiamo con un sacco diLuce” hanno animato le piazze diMelito P.S., Reggio Calabria eCannitello coinvolgendo i nume-rosi presenti.

E’ il campo di animazionemissionaria di strada del PIME(Pontificio Istituto Missioni Este-re), il primo realizzato in Calabria, curato da p. Giovanni Tulino,suor Chiara Colombo e p. Marce-lo F. Don Santos.

Incontriamo il gruppo nellastruttura presso la Capannina,nella quale sono ospiti, qualcheora prima dello spettacolo seraledi Melito P.S. .

P. Giovanni, coordinatorenazionale del PIME giovani, spie-ga: “Obiettivo del campo è incon-trare il volto di una Chiesa cheesce in piazza, al di fuori dellemura delle chiese, coinvolgendo eformando i giovani per far sapereche c’è un Dio che accoglie tutti,credenti e non”.

Ai giovani, in cerchio, spiegache “non è importante il numerodei presenti, ma portare l’annun-cio e testimoniarlo nella vita diogni giorno” offrendo il massimodi sé.

Il campo si è svolto in duemomenti: dall’8 al 14 formazionedei giovani in sede, approfonden-do e confrontandosi sui testimonidel nostro tempo: quest’anno donPino Puglisi (assassinato nel 1993

a Palermo, beatificato il 25 mag-gio 2013)- legalità, Roger FreireLouis Schutz (comunità di Taizè)- la fratellanza, suor DorothySchutz – la salvaguardia del crea-to.

Dal 14 al 18 agosto sono statirealizzati tre spettacoli a MelitoP.S. , sul lungomare di ReggioCalabria e a Cannitello e parallela-mente agli spettacoli si è tenutal’adorazione eucaristica in trechiese.

Gli spettacoli sono stati rea-lizzati da un gruppo guidato da p.Giovanni e p. Marcelo, dedicandoun angolo alla Mostra informativasul Pime e i missionari martiri:quest’anno p. Fausto Tentorio,ucciso nel 2011 per difendere idiritti della popolazione dell’isoladi Mindanao (Filippine) contro le

multinazionali. Il suo testamento,esposto, cita ”praticare la giusti-zia, coltivare l’amore per la pietàe camminare umilmente con il tuoDio” (Mi 6,8).

Gli spettacoli, molto coinvol-genti, prevedevano numeri di gio-coleria, acrobazie, balli sociali digruppo, mimi seri e comici, la

testimonianza personale di un mis-sionario\a del PIME e anche diMons. Claudio Roberti (sacerdoteFidei donum di Reggio Calabria inmissione in Madagascar dal 1986fino allo scorso anno) durante laserata a Cannitello.

L’altro gruppo, guidato dasuor Chiara Colombo e altri mis-

sionari, ha animato l’Adorazionenotturna in tre Chiese vicine:Chiesa di Maria SS. Immacolata inPiazza Concezione, a Melito P.S.;Chiesa S. Giorgio al Corso, a Reg-gio Calabria; Chiesa di Maria SSdi Porto Salvo, Cannitello, graziealla disponibilità rispettivamentedei sacerdoti Benvenuto Malara,Antonio Santoro e p. AntonioCarfì. Alla fine degli spettacolitutti si sono spostati nelle rispetti-ve chiese per concludere la seratain silenzio davanti al Santissimo.Suor Chiara spiega che il carismamissionario del PIME è usciredalle mura per incontrare i popolie vivere quest’incontro con Dio,che ci fa Figli”. Il campo è ancheesperienza di preghiera, di ricercaper i giovani. La sera precedentela prima uscita in piazza ricevono

il mandato missionario duranteuna veglia di preghiera, con laconsegna della maglietta delPIME e la crocetta in legno. Daquesta esperienza i giovani torna-no carichi, superano le loro pauree le insicurezze, si mettono ingioco in prima persona… ‘metten-doci la faccia’”.

Il pensiero di Suor Chiara

Durante la funzione religiosadella prima uscita cinque teli colo-rati vengono deposti ai piedi del-l’altare dai giovani missionariinsieme al mappamondo a rappre-

sentare i cinque continenti. Duran-te la S. messa il lezionario vieneportato in processione tra duepalme al ritmo di un tipico cantobrasiliano in portoghese. Vengonoofferti in dono i sandali, simbolodel cammino in missione del cri-stiano, il pane e il vino, la crocettain legno con la maglietta PIMEdonata ai giovani come sigillo delmandato missionario. Un tamburoafricano ritma i canti.

P. Marcelo concelebra la fun-zione. L’omelia, con grande sor-presa, viene pronunciata da SuorChiara, la quale spiega che ilMOVIMENTO, il dinamismocaratterizza la B.V. Maria e Laporta a custodire la VITA, cheanche noi dobbiamo proteggereda ciò che la minaccia, senza averpaura.

CINZIA SGRECCIA Bisogna scendere per le stradee portare la vita agli altri, far cre-scere la vita dentro di noi, comeLei. E così nascono misericordia eil perdono. L’INCONTRO è quel-lo vero con Dio, con noi e con glialtri. Il cristiano ha incontratol’amore e quindi lo può donare,facendosi compagno di strada

senza imporsi. A fine messa p. Giovanni

spiega che la missione è acco-glienza, diversità che caratterizzaciascuno di noi che abbiamo visi,speranze e difficoltà diverse. Lamissione è annunciare con gioia ilSignore. Invita infine i presentialla serata in piazza.

I giovani e le risonanze

E’ stato chiesto a qualcuno deigiovani che hanno realizzato ilcampo PIME cosa ne pensa del-l’esperienza. Ecco i loro profili e illoro pensiero.

MIRIAM COLOMBOProviene da: Bellusco

(prov.Monza Brianza)STUDI: Diploma Liceo scien-

tifico , si iscriverà all’Università inMedicina.

Il campo si è rivelato una espe-rienza completa di servizio, pre-ghiera e confronto con i temi attua-li. Freire Roger l’ha colpita parti-colarmente per il concetto di fra-tellanza e unione tra i popoli.

Page 11: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Nuovi Parroci 7 Settembre 2013 11

Una comunità parrocchialeemozionata è quella di Villa SanGiuseppe-Pettogallico, chedomenica 11 agosto 2013 alleore 10.00 ha accolto il suonuovo parroco don FrancescoSaraceno. Era infatti dal lontanogennaio 1991, con la morte del-l’ultimo parroco don Rossetti,che la comunità non aveva unpastore, ma solo amministratoriparrocchiali ed usufruiva delservizio missionario dei PadriSaveriani del Santuario Madon-na della Grazia di Gallico Supe-riore.

Don Francesco lascia lacomunità parrocchiale di Sam-batello-Diminniti, che ha servi-to con amore, impegno e dedi-zione negli ultimi 16 anni.

Dopo la presentazione dirito del nuovo parroco da partedel Vicario Generale Mons.Antonino Iachino e dopo il salu-to da parte di un rappresentantedella comunità, don FrancescoSaraceno ha preso a sua volta laparola, salutando il suo nuovogregge e, richiamando la figuradel Santo patrono della parroc-chia, ha sottolineato l’importan-za del prendersene cura e delcustodirlo, esattamente comefece S. Giuseppe con la suasposa, la Vergine Maria. Non èmancata da parte di don France-sco la richiesta di preghiere insuo favore ed a sostegno del suooperato futuro, che vorrà svol-gere ovviamente senza trascura-re nessuno, ma curando special-mente i giovani, ai quali pensagià in vista della prossimaGMG del 2016.

Durante l’omelia, Mons.

Don Franco Saraceno Parroco a Villa S. Giuseppe

Un Pastore in cammino davanti e con il gregge...

Padre Carlo Cuccomarino Parroco a Sambatello-Diminniti

Un Pastore che arde dal desiderio di condurre a CristoAttesa, speranza, gioia, fiducia, curio-sità, un velo di tristezza: questi i sen-timenti della gente di Sambatello,che potevano leggersi sui volti dellepersone Domenica 18 agosto 2013quando, alle ore 10.00, la ComunitàParrocchiale ha accolto il nuovo par-roco, padre Carlo Maria CuccomarinoProtopapa, della Fraternità di MariaImmacolata con sede a Pellegrina diBagnara. Resasi infatti vacante - dopo bensedici anni - la sede parrocchiale peril trasferimento del predecessore,don Francesco Saraceno, alla parroc-chia di Villa San Giuseppe-Pettogalli-

co, l’Amministratore Dioce-sano Mons. Vittorio LuigiMondello non ha volutolasciare la Parrocchia diSambatello-Diminniti senzapastore.

Tutti i membri della Fra-ternità ed il Padre Superio-re Santo Donato - quest’ul-timo in rappresentanza delVescovo - hanno accompa-gnato padre Carlo. Dopo ilsaluto di rito della Comuni-tà Parrocchiale – che si è fin

da subito dichiaratadisposta a cammi-nare insieme alnuovo parroco, sul-l’eredità di benelasciata dal prede-cessore ma, anche,con tanto desideriodi crescita nellasequela di Cristo -,è stata la volta dipadre Santo Dona-to. Il quale, dopo averspiegato il perchéper il nuovo parroco andràusato il titolo di ‘padre’ inve-ce del tradizionale ‘don’, habrevemente presentato lafigura di padre Carlo. Di voca-zione adulta, laureatosi primaavvocato ed avviato già allavita professionale, nel mezzodel cammino della sua vitaha sentito forte la chiamata a

lasciare tutto per seguire Cristo e loscorso 29 giugno 2013 ha ricevuto ildono dell’ordinazione sacerdotale. Padre Santo Donato ha poi sottoli-neato alcune delle tante belle qualitàdi padre Carlo, anche se quest’ultimo- umilmente e scherzosamente - hasubito dopo risposto che il suo padreconfessore avrebbe elencato i suoitanti difetti!

Già tutto un programma invece sonostate le belle parole di padre Carlodurante l’omelia: prima di tutto il‘grazie’ al Signore per il dono delsacerdozio e della sua nuova primaparrocchia; poi il desiderio di iniziarela sua attività pastorale nella ‘comu-nione dei santi’, ricordando dunquetutti i defunti della parrocchia; quindil’attenzione che intende dare primadi tutto ai bisognosi, nonché agliammalati, agli anziani e soprattuttoai giovani “perché gli anziani sono lamemoria del passato ma i giovanisono il futuro: noi siamo in mezzo emi arrabbio quando sento che qual-cuno se la prende con i giovani, per-ché essi sono il frutto del nostro albe-ro!”.

Infine, ha anticipato di aver prepara-to un ‘decalogo’ sulla fede, cheintende sviluppare nel corso del pros-simo anno pastorale, per compren-dere la differenza tra ciò che a volteviene considerata ‘fede’ ma che inve-ce ‘fede’ non è ed ha concluso sotto-lineando la frase iniziale della secon-da lettura della liturgia di oggi, chedice chiaramente Chi siamo chiamatia seguire, tutti: “Fratelli, circondati daun gran numero di testimoni, depo-sto tutto ciò che è di peso e il pecca-to che ci intralcia, corriamo con per-severanza nella corsa che ci stadavanti, tenendo fisso lo sguardo suGesù, autore e perfezionatore dellafede”( Eb 12, 1).

Palma Araniti

proprie opinioni, bensì LaParola, quella Parola che lui perprimo deve accogliere per poiporgerLa adeguatamente aglialtri. Ha spiegato inoltre Mons.Iachino che il prendere posses-so della “cattedra” rappresenta

simbolicamente questo compitodi pre-siedere e guidare ilpopolo di Dio, questo operareper e con il popolo e non controil popolo, come pure il popolodeve operare per e con il parro-co e non contro il parroco, in un

PALMA ARANITI

Iachino ha invece sottolineatoche il parroco governa sì ilgregge che Dio gli ha affidato,ma non lo fa da padrone bensìda pastore, appunto perché ilparroco non deve portare le pro-prie idee, i propri pensieri, le

clima di vera comunione cristia-na.

Questa comunione dovràrealizzarsi certamente dentro iltempio e, prima ancora di tutto,attorno all’Eucaristia, ma poidovrà portarsi fuori dal tempio,insieme parroco e popolo, inmissione lungo la strada, perraggiungere - come spesso ciricorda Papa Francesco - leperiferie, i più bisognosi (in tuttii sensi, non solo dal punto divista economico…), le pecorel-le smarrite.

Un semplice rinfresco subi-to dopo la Santa Messa e tantisorrisi hanno concluso questagiornata indimenticabile perVilla San Giuseppe.

DALLA SESTA

Unitidel Soggiorno senza i quali tuttoquesto non avrebbe avuto valo-re.

Tra tante esperienze che citroviamo a vivere ve ne sonoalcune che colmano di significa-to la nostra vita. Il SoggiornoSociale di Cucullaro ha lasciatoin ognuno di noi una tale ric-chezza di rapporti umani intes-suti che non sarà facile dimenti-care questi otto giorni trascorsiinsieme. Resta il ricordo di tantivolti segnati dal tempo, ciascunoportatore di una propria storia;resta la bellezza di tante emozio-ni condivise. Ma, soprattutto,quello che rimane è il gusto ditanti sorrisi, lo sguardo di chisceglie di fare spazio all’altro,l’ascolto di un silenzio che si fapreghiera, il profumo di unacarezza che dona fiducia, iltocco di quell’abbraccio cheinvita a prendere in mano la pro-pria vita per renderla STRAordi-naria.

Da Cucullaro viene un mes-saggio ed un monito alla societàcivile ed alla Chiesa calabrese:con l’esclusione e senza condivi-sione interpersonale la vita diciascuno si disumanizza e la giu-stizia sociale, che non sappiapartire proprio dai diritti e daibisogni profondi degli ultimi,rimarrà solo un’astrazione.

*volontaria al Soggiorno Social

Page 12: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Nuovi Parroci12 7 Settembre 2013

Il saluto di Don Angelo

Reggio - Il grazie a Don Angelodai Fedeli dell’AnnunziataPermettetemi, nella mia modesta veste diCommissario Arcivescovile, di porgere a nomedel nostro Arcivescovo, vostro e mio personale,un ringraziamento grande più di questa Chiesa,al nostro caro e amatissimo Rettore don Ange-lo Battaglia.Egli, in questi pochi mesi, ci ha dato tutto sestesso. Non si è risparmiato in nulla. Qualcheamarezza l’ha pure saputa ingoiare. Ma è tal-mente maturo che sa condurre bene la barcanel mare della Vita.Non è il momento per ricordare le varie vicen-de che lo hanno condotto a questa nostra anti-ca e benemerita Congrega intitolata a Maria SS.Immacolata eretta nella Chiesa dell’Annunziata. Gli accordi con l’Arcivescovo erano stati chiari eprecisi, ed è anche corretto, da parte nostra,mantenerli.Mi disse: Ti manderemo un giovane in gambae preparato. Ma non illuderti, starà quantobasta (non più di circa nove mesi) per poiassumere il titolo di parroco nella nostra Dioce-si là dove ci sarà più bisogno di Lui.E così è stato. E chi può fiatare parola? I pattisono patti e basta. Non sono permesse recrimi-nazioni.Ed ecco che don Angelo parte per una nuova

missione, là dove c’è bisogno di lui.Mi si diceva l’altra sera in questa chiesa: “Dopoche è arrivata una ventata di ossigeno, ora ce latogliete. Perché siete così crudi? Volete che sitorni ai tempi passati? Stavamo così bene.

Siamo ritornati numerosi”.No, non è così, il bello della Chiesa sta nellaComunità in cammino. La Chiesa siamo tuttinoi praticanti e credenti che, coinvolti dallafede e dall’Amore per Cristo, proseguiamo sullaVia tracciataci da Lui stesso.E poi, non vi fa piacere sapere che il nostro donAngelo sarà parroco nell’ultima cittadina (perdistanza da Reggio) dell’Arcidiocesi, Brancaleo-ne, e che sarà proprio lui a ricevere il nuovoArcivescovo di Reggio -Bova? Pensateci bene,non è cosa da poco per un giovane Parroco ini-ziare la sua missione con il Ben Venuto alsuo/nostro Arcivescovo.Egli, se in così poco tempo ha saputo tantoseminare in questa Chiesa e in quella di Dimin-niti, cosa non farà a Brancaleone. E poi, il fattostesso che sarà un nostro Figlio a reggere laparrocchia di Brancaleone non vi/ci inorgogli-sce? Su via, soffermiamoci sui lati positivi emettiamo da parte le nostalgie. Riponiamo lanostra fede nella Provvidenza, sono certo chenon ci abbandonerà. (Non dimenticate che allenostre spalle è sorta una bella struttura sociale.Il tempo al tempo e vedrete quante cose posi-tive ci darà questa Chiesa).Per tornare sull’argomento, dopotutto anche ilcard. Bergoglio ha lasciato i suoi fedeli a Bue-nos Aires. La tristezza nel veder andare un

Il 24 agosto scorso alle ore18,30, nella Chiesa Parrocchialedi San Pietro Apostolo nelcomune di Brancaleone, nelcorso di una solenne concele-brazione eucaristica presiedutada Mons. Vittorio Luigi Mon-dello, Amministratore Apostoli-co della diocesi di Reggio Cala-bria-Bova, ha avuto luogo il ritoper l’inizio del ministero pasto-rale del nuovo parroco DonAngelo Battaglia.

Erano presenti – assieme aduna moltitudine di fedeli – pro-venienti, oltre che da Branca-leone, anche dall’Annunziata diReggio, da Diminniti e dallaparrocchia di Archi Carmine, ilsindaco di Brancaleone,avv.Francesco Moio, il Coman-dante dei Carabinieri, mare-sciallo Caminiti ed altre autori-tà. C’erano alcuni confratellisacerdoti: don Leone Stelitano,don Angelo Iriti, don Giovanni

Gullì e don Davide Imeneo,segretario particolare dell’Arci-vescovo Mondello, che ha gui-dato anche lo svolgersi delsacro rito.

All’inizio della concelebra-zione eucaristica, Don LeoneStelitano, notaio ad Acta, hadato lettura della Bolla di nomi-na datata 1 luglio 2013. È segui-to, poi, un affettuoso messaggioaugurale al novello parroco diun rappresentante della Parroc-

chia.Nel corso della sua omelia,

Mons. Mondello - soffermando-si sul Vangelo del giorno - hamesso in luce l’importanzadella salvezza (non “quanti” sisalvano, ma “come” si diventa“salvati”, cioè quale é la via perla salvezza: la “porta stretta”).

Mons. Mondello ha coltol’occasione per mettere in guar-dia dalle tante “derive soteriolo-giche” che spesso portano con-

fusione nella vita della gente. Eha poi offerto una profilo del“Sacerdote” che diventa “Parro-co”.

Le “qualità” del sacerdotesono certo importanti, mal’aspetto fondamentale é che ilSacerdote che diventa Parrocosappia che la sua figura non équella di un “capo indiscusso edassoluto”, ma quella del “pasto-re che si pone a servizio di tuttala comunità”. Egli “guida” ser-

vendo. I fedeli, da parte loro,devono offrire la loro piena col-laborazione, anch’essi nello spi-rito del “servizio” e non deldesiderio di primeggiare. Mons.Mondello, infine, chiedendo atutti i fedeli di accogliere conamore il nuovo Parroco, haaccennato anche allo stile concui vanno vissute le feste patro-nali e all’importanza soprattuttodella “comunione fraterna”, chefa di una parrocchia un’autenti-ca comunità cristiana.

Dopo l’omelia dell’Arcive-scovo Metropolita il novelloParroco ha proclamato ad altavoce e a nome di tutti la profes-sione di fede.

Con la presentazione deidoni la santa Messa è continua-ta come da rituale.

Dopo la preghiera post-communio D. Battaglia ha rivol-to il suo primo saluto allaComunità (che pubblichiamo alato); subito dopo il PresuleMondello ha invitato il nuovoParroco a prendere possessodella Sede Presidenziale del-l’Assemblea Liturgica.

La concelebrazione si è con-clusa con la solenne benedizio-ne finale dell’Arcivescovoaccolta dentro una palese gioiadell’intera comunità ecclesiale.

Don Angelo Battaglia Parroco a Brancaleone

Lo stile del servizio, la gioia della comunioneAl termine della celebrazione, don Angelo ha rivolto a tuttiil suo primo saluto.Dopo aver ringraziato il sindaco e le altre autorità; dopoaver rivolto un lungo e appassionato “grazie” all’arcive-scovo Mons. Mondello, del quale ha riassunto in brevi feli-ci espressioni il fecondo ministero episcopale; dopo averringraziato i sacerdoti presenti, i suoi cari familiari, i tantiamici laici e religiosi che si sono resi presenti in questomomento della sua vita; e dopo aver richiamato conanimo colmo di gratitudine le sue esperienze in mezzo aifedeli dell’Annunziata e di Diminniti, così si é rivolto ai suoinuovi parrocchiani di Brancaleone delle parrocchie diMaria SS.ma Addolorata e San Pietro Apostolo.

E ora con il cuore colmo di gratitudine saluto tutti voi dellecomunità di “Maria SS. Addolorata” e di “SS. Pietro Aposto-lo”. Siete da oggi la nuova famiglia che Dio mi affida. Nonvi nascondo l’emozione e la trepidazione con la qualevengo in mezzo a voi, e anche qualche piccola preoccupa-zione. Le esperienze di questi anni mi hanno confermatonella certezza che il Signore mi è accanto, cammina accan-to a me e a voi, confortandomi nei momenti difficili, per-donandomi nei momenti di debolezza, correggendomiquando con presunzione percorro strade lontane dal suoVangelo. La certezza della sua presenza “Io sono con voitutti i giorni, fino alla fine del mondo” è fonte di serenità esicurezza. Non nascondo la mia paura ed il senso di ina-deguatezza di fronte ad una situazione che non conosco ela preoccupazione di succedere a don Celestino e don Oli-vier che, in questi anni, hanno offerto il loro servizio inqueste comunità.

Nell’ufficio delle letture di oggi, 24 agosto, san Giovan-ni Crisostomo, in riferimento alla inadeguatezza degli apo-stoli del Signore, dice che “Dai mezzi usati da Dio si vedecome la stoltezza di Dio sia più saggia della sapienzadegli uomini, e come la sua debolezza sia più forte dellafortezza umana. Come poteva venire in mente a dodicipoveri uomini, e per di più ignoranti, che avevano passa-to la loro vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere unasimile opera? […] – aggiungo io – senza la forza che pro-viene dalla grazia di Dio (cfr.)”. Chiedo, pertanto, al Signo-re - nonostante le mie grandi fragilità - di donarmi taleforza e la sensibilità di amare la storia e la vita di questacomunità, soprattutto di appassionarmi alle persone, aibambini, ai ragazzi, ai giovani, agli adulti, agli sposi, aglianziani, ai nonni, agli ammalati; preoccupato con Lui ecome Lui della loro gioia e della loro salvezza. Finora il Signore mi ha messo accanto persone che converità mi hanno voluto bene. Dove mi ha mandato mi hadonato fratelli, sorelle, padri, madri, amici secondo quellapromessa che ha fatto agli apostoli. Ho fiducia che anchequi continuerà a mantenere la sua promessa. L’affetto e lastima che ho ricevuto sono già una ricompensa, senzamisura, alla scelta di seguire Gesù sulla via del sacerdozio.Allo stesso tempo mi ricordano l’impegno ad amare, adonare affetto amicizia e comprensione a chi mi fa incon-trare.

Ecco, secondo questo impegno vorrei iniziare il mio ser-vizio qui, tra di voi. Oltre alla pazienza, chiedo a voi tuttiche avete voluto condividere questo momento di festa, dipregare per me. Perché la forza che scaturisce dalla pre-ghiera aiuta a superare fatiche e ostacoli che con le nostresole forze sarebbero per noi invalicabili. La forza della pre-ghiera aiuterà tutti noi a essere comunità secondo il cuoredi Gesù. Affido a Maria Vergine Immacolata la vita mia edelle nostre comunità. Lei ci sia di guida sul nostro cam-mino.

Antonio Baccellierisegue a pag. 13

Page 13: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Nuovi Parroci 7 Settembre 2013 13

Montebello Jonico – “Misento come un bambino che ini-zia la prima elementare e al suoprimo giorno di scuola”. Cosìparla al popolo di MontebelloJonico e di Masella don Giovan-ni Gattuso nel giorno del suoinsediamento trasferendo ai pre-senti la voce del cuore, forte evibrante così come pochi sannofare.

Don Giovanni, alla suaprima nomina di parroco, suben-tra a don Roberto Aparo, che per

tre anni ha servito le due comu-nità. Giovane e carico di forzainteriore, don Gattuso, riesce atrasferire l’entusiasmo vero dichi è innamorato di Dio. E’ statoil Vicario Generale Mons. Anto-

nino Iachino a segnare il suoingresso nel paese dell’AnticaGrecia.

Grande l’emozione che sirespirava nella Chiesa dedicata aMaria Santissima della Presenta-zione (Isòdia) di MontebelloJonico e in quella dei SantiCosma e Damiano di Masella.

Forte e carico di bene il sen-timento della gente che non hafatto altro che apprezzare leparole del giovane parroco.

Don Giovanni si definisce ilparroco di tutti, giunto in questaporzione di popolo per procla-mare la Parola di Dio.

Presenti all’insediamento isacerdoti della zona pastorale diMelito di Porto Salvo con donBenvenuto Malara in primalinea. Il coro Polifonico dell’Isò-dia “don Pietro Polimeni” ha

animato la liturgia. A don Giovanni Gattuso, in

offertorio, tra i tanti doni, sonostati portati le chiavi della Cano-nica e la terra di MontebelloJonico.

Due segni importanti perindicare come la gente consegnaalla propria guida spirituale l’es-senza.

“A lei, caro don Giovani, hadetto il rappresentante dellaComunità nel saluto iniziale,consegniamo le chiavi di ogniabitazione perché lei non debbamai bussare ma semplicementeentrare. Lei non è un ospite ma

ormai parte integrande dellanostra famiglia”.

Parole poi, riprese da Mons.Antonino Iachino il quale par-lando dell’importanza del sacer-dozio si è congratulato con i

fedeli per aver scelto il simbolodelle chiavi quale elementobenevolo per accogliere il pro-prio parroco.

Don Giovanni Gattuso, nelringraziare l’Arcivescovo Mon-dello, Mons. Iachino così comeanche tutti i sacerdoti e ricordan-do il nuovo Arcivescovo FioriniMorosini, ha precisato che senteforte l’urgenza di testimoniareCristo in ogni ambito con i fede-li.

“Le vostre gioie saranno lemie gioie. Le vostre sofferenze,le mie sofferenze. Vi chiedo difarmi il dono grande di condivi-dere con voi quotidianamente edi riconoscermi come la guidache il Signore stesso vi mamesso accanto. Lavoriamo tuttinella vigna del Signore”.

Nel suo saluto don Giovanninon si è dimenticato di nessunotantomeno degli ammalati delledue parrocchie. Poi ha inviato“una carezza ai ragazzi e uninvito di speranza ai giovani”.

Coraggio, ha detto il giovaneparroco, sempre avanti e tuttiinsieme con fiducia e gioia, nelfare la volontà di Dio, sotto losguardo materno di Maria e laprotezione dei Santi Cosma eDamiano.

Don Giovanni parla e giungeal cuore e la gente non fa altroche apprezzarlo giorno dopogiorno.

Quando passa per strada, siferma, dialoga con la gente e poicome un vero pastore deve farenon si trattiene dall’invitocostante alla gente di parteciparealla Santa Messa.

“Venite a Messa. Vi aspetto.Ci vediamo domani” ed ancora “il vostro parroco vi attende.”

Un prete modello, semplicee molto sullo stile di Papa Fran-cesco tanto che in poco tempo è

riuscito ad entrare nel cuore ditutti.

Dai bambini ai giovani edagli adulti agli anziani la voce

corale che si ascolta è la stessatanto da poterla così sintetizzare:“questo sacerdote è veramenteuna benedizione di Dio”.

Don Giovanni Gattuso Parroco a Montebello e Masella

Accolto dalla gente come un dono di DioVINCENZO MALACRINÒ

Don Bruno Nicolini, quel prete ultimo fra gli ultimi

Ad un anno dalla morte di Mons.Bruno Nicolini (1927-2012) l’OperaNomadi di Reggio Calabria ricorda lafigura di un grande uomo, amico delpopolo rom a cui ha dedicato oltre50 anni della sua vita.Incaricato di occuparsi di zingari dal-l’Arcidiocesi di Trento nel 1959, suc-cessivamente, nel 1963, fondò nellaDiocesi di Bolzano- Bressanonel’Opera Nomadi che dopo qualcheanno divenne ente nazionale pro-muovendo la nascita di Sezioni loca-li in tutta Italia. Fu chiamato a Roma da papa PaoloVI per occuparsi della pastorale deiRom e proprio da Roma, nel 1965,organizzò , nello spirito del ConcilioVaticano II, il primo grande incontroeuropeo tra il popolo rom ed il papache si tenne a Pomezia. Il suo impegno pastorale fu semprecostante “incarnandolo” e concretiz-zandolo con quello sociale facendoonore al suo mandato di sacerdotecristiano. Nel giugno del 2011 aveva parteci-pato con grande gioia all’incontrodei Rom europei con papa Benedet-to XVI in San Pietro.Come Presidente dell’Opera Noma-di Nazionale aveva sempre centratoil suo impegno per il popolo Rommediando fra tre realtà che ritenevafondamentali ai fini dell’inclusionesociale di questi cittadini: le istituzio-ni, la collettività locale e i Rom.

Negli anni Sessanta mentre lacomunità romnì locale reggina sof-friva in una favelas nella periferiadella città sotto il ponte S. Agata, tre“giganti” facevano convergere leproprie energie per affrontare legravi problematiche di questa popo-lazione.Tre pastori, che realizzaronola loro missione a partire dagliultim:.

Mons. Bruno Nicolini, sempre allaricerca di soluzioni per una pacificaconvivenza tra Rom e società a livel-lo nazionale. Don Lillo Altomonte,padre amato dal popolo Rom reggi-no, che dal 1958, data della nascitadella parrocchia di Modena, S.Pio X,come parroco, iniziò a dedicarsianche ai rom che gravitavano intor-no al territorio parrocchiale, emargi-nati sotto i ponti delle fiumare.Avendo saputo dell’esperienza di

don Bruno, nel 1965, aderì a questoente costituendo la Sezione OperaNomadi di Reggio Calabria. E S.E.Mons. Giovanni Ferro, che si impe-gnò personalmente a sottoscrivereun personale contributo finanziarioper avviare a soluzione il problemadegli alloggi della comunità.La collaborazione proficua tra que-ste tre grandi personalità consentì di

avviare il primo intervento di aiutoorganizzato in favore dei Rom diReggio Calabria.

Questo percorso che Don Brunosviluppò in tutta Italia, è stato ali-mentato dalla sua stessa intuizionedi affiancare alle azioni sociali laricerca scientifica. Egli realizzò, insie-me alla professoressa Mirella Karpa-ti, il «Centro studi zingari», punto diriferimento scientifico per la com-prensione della storia e della cultura

del popolo Rom in Europa, chedivulgava le sue ricerche attraversola rivista bimestrale “Lacio drom”.Se oggi abbiamo delle analisi più

precise sull’inserimento sociale deirom e sugli interventi da porre inessere, lo dobbiamo all’operato rea-lizzato da don Bruno. Sotto il profilo umano Mons. BrunoNicolini, definito “persona affabilis-sima, dai modi estremamente fami-liarizzanti”, coniugava l’esperienzamaturata nelle gravi problematichevissute dai cittadini Rom in Italia enel mondo con la semplicità el’amore con cui svolgeva la suaopera. Questo gli consentiva di com-prendere la persona, sensibilizzarel’opinione pubblica e mettere apunto programmi di promozionesociale, coinvolgendo le istituzioni. Per cinquant’anni si è impegnatoper i fratelli rom, facendosi ultimotra gli ultimi e diventando spessopresenza scomoda per tanti. Non hacercato e non ha avuto né gloria néonori, ha vissuto da umile prete e

così è morto. Ha concluso la sua esi-stenza terrena all’età di 85 anni inpovertà e con coerenza rispetto allasua Missione di pastore, ponendosial servizio del prossimo cercando di“capire meglio per poter aiutaremeglio” nel rispetto della culturadell’altro. Il suo profilo di sacerdote corrispon-de pienamente alla figura del buonpastore, indicato da papa Francesco,che realizza la sua Missione, vivendoe prendendosi cura delle “ sue peco-re”, umilmente al servizio del suo“gregge”, per servire, non per essereservito (Papa Francesco, Ordinazio-ne di nuovi sacerdoti, 21\04\2013)e … amando fino alla fine. Ciao don Bruno, grazie per quelloche hai fatto, per le basi che haiposto per l’aiuto del popolo Rom eper la testimonianza umana e cri-stiana che ci hai offerto. Veglia su dinoi.

*Responsabile settore scuolaOpera Nomadi di Reggio Calabria

IIll rriiccoorrddoo

DALLA DODICESIMA

Il grazienostro amico non manca mai,però è compensata da unagrande gioia allorquando ilpasso del fratello si proiettasempre più in avanti. Bisognaavere la forza di saper accettare.Dopotutto è la legge di Vita.Indubbiamente, non manche-ranno le occasioni d’invitare il“parroco” don Angelo a celebra-re in questa Chiesa, anzi, se inuovi suoi impegni lo permette-ranno, Egli è già invitato, daquesta sera, a celebrare il pros-simo triduo dell’Annunziata.

Che ne dite? Comunque, poi sivedrà. A lui non mancherà certo,dipenderà dagli impegni parroc-chiali. Intanto noi abbiamo but-tato l’amo…!Ma ora basta, ringraziamo tuttiassieme il due volte Angelo, dinome e di fatto, per come hasaputo gestire la sua missionedi Rettore e, mentre ci inginoc-chiamo per ricevere la suaBenedizione, gli facciamo imigliori Auguri per la sua nuovamissione di parroco e per unaVita lunga e ricca di soddisfazio-ni pastorali. Guardiamo con fiducia in avantie preghiamo molto per lui e ilsuo ministero.La Beata Vergine Immacolata celo guardi e ce lo assista sempre.

CINZIA SGRECCIA*

Page 14: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Esperienze14 7 Settembre 2013

Malawi, il ritorno. “Dopo treanni eccoci di nuovo in Malawi,nella terra senza tempo, lontanadal nostro mondo occidentale”ecco quel che ho pensato appenascesa dall’aereo , dopo il lungoviaggio. A Blantyre, il piccoloaeroporto nel sud del Malawi, ciattendeva con gioia un voltonoto, Padre Steven, conosciutotre anni prima. Il ritorno in Mala-wi era denso di aspettative, pienodi ricordi, era quel desiderio cheper anni avevo tenuto stretto nelcuore. Volevo ritornarci, ed ecco-mi li di nuovo, pronta, insiemealla mia amica Lucia, a vivereuna nuova avventura.

La missione era quella dipitturare un asilo costruito dal-l’Associazione dei nostri amicidottori, la “Clara Travia CassoneFoundation”. Missione quasiimpossibile perché avremmodovuto finire di pitturare l’asiloin due (io e Lucia) entro tempibrevissimi , una settimana, dopola quale ci sarebbe stato il meri-tato riposo con una vacanza,ancora da organizzare, in Kenya.

L’idea nasceva dall’incontrocon il nostro caro amico Vesco-vo, Padre Thomas Msusa, ormaientrato a far parte delle nostrevite dal 2010. Il mal d’Africa cispingeva a voler tornare in queiposti avvolti dalle emozioni, mastavolta volendo far qualcosa direalmente concreto.

É così che il 6 agosto inizia ilnostro percorso. La strada dal-l’aeroporto è cambiata, le perso-

ne hanno dei vestiti migliori edelle scarpe, le case iniziano adessere fatte coi mattoncini rossi enon più solo di paglia. Il progres-so si intravede. In aereo nonc’erano solo i nostri volti bian-chi. Ce n’erano tanti altri. Tanti

volontari, europei, americani conmaglie riportanti le scritte di pro-getti in realizzazione.

È strano vedere tutti questi

volti bianchi quando tre anniaddietro c’erano solo volti nerisugli aerei diretti in Malawi. Saràl’inizio di una nuova fase stori-ca? Le condizioni economichesembrano migliorate. Non anco-ra paragonabili a quelle di altri

paesi già sviluppati, ma forsesulla strada del cambiamento. Ilpopolo in cammino non si è fer-mato....

L’asilo è grande, quattroclassi, una saletta per i maestri,bagni ed un’aula magna . Sitrova a Chao Loca un posto a 40minuti dal centro cittadino,immerso nella natura e vicino adun villaggio. Chiaramente prima

della partenza siamo state accu-ratamente istruite sul da farsi,colori, progetto da realizzare econ la consapevolezza che quellavoro sarebbe stato concluso emigliorato da chi ci avrebbe rag-giunto sul posto. Con parte delmateriale, appena giunte in locoeravamo pronte per iniziare.Compagno di “avventura” docGiulio (in realtà il nome vero èGozo) aiutante del Vescovo. Chimeglio di lui, che l’anno prece-dente aveva pitturato insieme aPadre Vincenzo l’asilo di Man-gochi, avrebbe potuto sostenercinell’impresa!

Il tempo è corso velocissimo,tra acquisto della pittura e messain opera, la settimana prevista èvolata con grandi risultati... nonproprio aderenti al progetto ini-ziale. L’esperienza ci ha ancorauna volta stupite.

È come quando fai un viag-gio. La meta che raggiungi non èsempre quella prevista, il diariodi viaggio che ne resta mostra unsegno diverso.

L’orario di lavoro previstodalle 7 alle 17. Di buon mattino,il 7 agosto, perciò, ci siamo reca-te a Chao Loca insieme a Giulio,pensando di dover fare tutto dasoli. Ed invece, la grande sorpre-sa è stata quella di avere l’aiuto,la complicità e la condivisionedella fatica di alcuni uomini delvillaggio che per gioco o peramore si son messi al nostro fian-co e ci hanno accompagnato.

I bambini sono stati il con-torno essenziale e la motivazioneprincipale del nostro essere li, esuperbamente hanno fatto la loroparte, nel silenzio e nell’attenzio-ne all’osservare i lavoratori (lasquadra era composta da 6 perso-ne: Lucia, Giulio, Sabata, Zafit,io e il grande capo- il proprieta-rio della terra sulla quale è statocostruito l’asilo ) e nel canto econ l’allegria della loro presenzai momenti di pausa hanno assun-to quel caratteristico e gioiosocontesto in cui il tuo mondo

scompare per lasciare il posto avoci e risate , a giochi e canzoni,ad abbracci e corse.

Ognuno di noi (lo squadrone)ha scelto liberamente il proprioruolo e la propria attitudine èvenuta fuori provando. Nessunodi noi era pittore, nessuno di noil’aveva fatto prima, ma possodire che ne è uscito un bel lavorodi gruppo. Ai rulli un pò tutti,alla rifinitura delle linee Lucia eGiulio. Alla pulizia e rifinituradelle finestre, Zafit. Il pezzoforte di Sabata era la pittura deimuri alti e il ripieno delle partibasse. Io e il grande capo stava-mo dove era necessario. Beh, èstato bello, stare tutti insiemenelle stanze a correggerci l’unl’altro nel lavoro, è stato belloportare la “colazione al sacco”per tutti, è stato bello imparare leparole in chichewa, in inglese, initaliano. Uno scambio di paroleche passava dalla lingua per arri-vare al cuore. La consapevolezzadel bisogno gli uni degli altri,senza dover pagare per i serviziresi, ma solo per il forte senso disolidarietà ed unione, hanno fattoil “miracolo”, portando tra l’altroal cambiamento dell’iniziale pro-getto.

Forse ci siamo spinti un po’troppo nel cambiamento. I coloriaccesi, i bambini danzanti, ledonne felici per l’operato hannoscatenato in tutti noi un’euforicavoglia di lasciare un segno evi-dente dell’unione delle diversità.Due bandiere incrociate, quelladel Malawi e quella dell’Italia asimboleggiarla nella grande sala!

Quegli stessi bimbi, domani,andranno all’asilo e sbirciandodalla porta dell’aula Magna, sichiederanno il significato diquelle bandiere. .La diversitàcompleta l’unità...!

In meno di una settimanaquattro classi e l’Aula Magnaerano completate. Che gioia pernoi, che gioia per loro!

Il mondo di Chao Loca èstato emozionante come il primo

viaggio in Malawi. Quella sensa-zione di benessere e di semplici-tà era viva come nei miei ricordi,ma ciò che si osservava all’ester-no non corrispondeva forse più .Il difficile percorso del progressopassa anche attraverso l’imbrut-timento parzialmente evidentedelle cose. Non vi è una colpa, senon quella di una strada obbliga-ta.

Le cose sono cambiate inMalawi, per certi aspetti inmeglio. Per altri, no.

Abbiamo conosciuto i ragaz-zi che “il sogno sotto il baobab”sta mantenendo negli studi . E’stato emozionante e costruttivoentrare in contatto con coloroche si spera un domani possanodiventare le basi del Paese.

Ci hanno tuttavia dato unoscorcio della cultura delle fami-glie in Malawi, attraverso unosketch che in maniera molto veramostra la effettiva difficoltà delprogresso. Le famiglie nonvogliono mandare i ragazzi ascuola. Le donne non vengonoconsiderate tali se non si sposa-no. Le donne che non lo fannosono costrette a combattere con-tro il pregiudizio del non esseremadri. Gli uomini. nella dispera-ta ricerca di un lavoro, preferi-scono la consolazione di unabirra e le responsabilità, spesso,le lasciano all’incerto domani.Manca forse, per molti, quellavolontà di fare un salto, quellavolontà di accogliere con forza egioia l’atteso progresso.

Guardare una mano tesa faun certo effetto quando chi latende tiene gli occhi bassi nellasperanza che possa arrivare unamano d’aiuto per un futuro.Diverso è chi tende la mano e tiguarda negli occhi sapendo chequell’aiuto che avrà non sarà uti-lizzato per guardare avanti, masolo fino a che non ve ne sarà unaltro.

Un senso di amaro in boccaquando, come avviene nel nostromondo occidentale , ti rendiconto che molti si perdono perstrada; pochi riescono veramentea trovare la loro, di strada. Conocchi più attenti, e a distanza dianni, quel mondo africano non èpoi così lontano dal nostro. I pro-blemi, i disagi, la mancanza diistruzione e la scarsa cultura ,come in molte nostre zone citta-dine e non, è presente anche lì inquel mondo che fino a qualcheanno addietro sembrava fatato.

La difficoltà che incontra chivive lì, e combatte per far cresce-re un Paese, è da sostenere eappoggiare, pur nella consapevo-lezza della dura impresa e delnon sempre facile risultato.

La strada è dura e tortuosa,ma forte è la speranza di ritrova-re , tra qualche anno, ancora unavolta quello spirito gioioso, alle-gro e danzante sotto la luce dellaluna che continua oggi a sorride-re in quella parte di emisfero ,testimone dell’ineluttabile cam-biamento.

Popolo in cammino, continuaa camminare!

Voci e volti dell’Africa

Malawi, il ritornoVALENTINA TAVILLA

Page 15: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Suor Domenica: “So a chi ho dato lamia fiducia!”

Melito accoglie una “figlia”divenuta “Madre”...

Lungola strada

Pensieriper il

viandantea cura di

FILIPPO CURATOLA

Cronache 7 Settembre 2013 15

La libertà

E quella mattina:‘Venite acomprarmi!’gridai…Spada in manovenne il re sulcocchio. Mi prese per mano edisse: ‘Ti basta ilmio potere?’. Ma il suo potere perme valeva nulla; ese n’andò via colsuo cocchio…

***

Nella calura delmeriggio le portedelle case eranochiuse. Vagavo… Un uomouscì con un sacco dioro. Mi guardò: ‘Ticomprerò - disse -col mio denaro!’. Posò davanti a me lemonete una ad una,ma io me ne andaiper la mia strada…

***

Era sera. Alla fiocaluce si vedevaancora la siepe delgiardino tutta infiore. Una splendidadonna uscì, miguardò e mi disse:‘Ti comprerò colmio sorriso!’. Ma quel sorrisosvanì presto, e leirintanò sola nelbuio…

***

Il sole, l’indomani,brillava sulla sabbia;le onde sifrangevano ribelli. Un bimbo giocavacon le conchiglie… Mi vide e sembròche mi riconoscesse:‘Vieni con me!’ michiese, ‘ma non honulla’.. Ma da quelmomento quellostrano contratto,concluso come pergioco, fece di me unuomo libero…

(N. Compton)

Cent’anni!Auguri, e forzaReggina!!Riparte il Campionato di cal-cio... Per questo desidero pro-prio vivamente fare un grosso inbocca al lupo! a tutta la societàe alla squadra stessa .Nell’anno del Centenario auguroa tutti di fare quel salto dell’ulti-mo ostacolo e magari il salto dicategoria. In quanto guida spiri-tuale della Reggina Calcio viauguro di stare sempre uniti e difare gruppo: non invidiatevi tradi voi, rispettatevi e incitatevi! La forza di una squadra e’ nelgruppo.Se un gruppo e’ unitoallora la squadra andra’ lontano.DATE il massimo di voi stessiin campo e fuori. Siate comedice Papa Francesco: “un esem-pio di lealtà, di rispetto e dialtruismo”. Concludo questo mio breve mes-saggio rivolgendomi ai tifosi:ritornate ad essere il dodicesi-mo uomo in campo.... quellodella promozione (magari!!!) Nella speranza di essere nume-rosi allo stadio e spero dal puntodi vista degli abbonati (da 3000a 9000...) vorrei ringraziare ilsignor Durante che, alla miarichiesta di abbonare due ragazzidella mia parrocchia dellaSS.Trinità, ha risposto subitopositivamente.

Don Giovanni Zampaglione

Sabato 20 luglio la comunità di Maria SS. Immacolata inMelito di Porto Salvo ha vissuto un momento indimentica-bile, un momento che resterà impresso con inchiostro inde-lebile tra le pagine delle cronache parrocchiali.Quando il Signore chiama, alla Sua voce non si può restareindifferenti e così è stato anche per Domenica Manganaro,che nell’ottobre del 2009 ha lasciato tutto per adempierealla volontà del Padre: servirlo nell’ordine delle Suore Obla-te del Sacro Cuore di Gesù.

Quattro anni dopo quella partenza, Domenica, Mimì perquanti la conoscono e l’hanno vista crescere, è tornata nellasua parrocchia di origine in una veste nuova, quella di suorMaria Domenica. Lo scorso 7 giugno, infatti, a Roma presso la cappella dellaCasa Generalizia, con la sua prima professione ha pronun-

ciato il suo sì forte e chiaro a Dio e sabato 20 luglio adaspettarla a Melito c’era l’intera comunità che, commossa,ha partecipato alla messa di ringraziamento, celebrata dadon Benvenuto Malara e don Aldo Ripepi, padre spiritualedi Domenica.Nella sua testimonianza suor Domenica ha innanzituttoricordato quale sarà la sua missione, come suora oblata delSacro Cuore di Gesù è chiamata a servire i sacerdoti e a pre-gare per la loro santificazione; di seguito ha provato a moti-vare il suo sì al Signore, riconoscendo ella stessa che larisposta alla vocazione, quell’eccomi sussurrato e urlatonello stesso tempo non può che risultare incomprensibileagli occhi umani, per vederci chiaro servono necessaria-mente le lenti della Fede.

In conclusione ha voluto ringraziare quanti le sono semprestati accanto, dimostrandole il loro affetto e sincero appog-gio: suor Enrica Boroni, suora di Maria Bambina tornata alPadre nel maggio del 2010, che con la sua grazia e il suoamore per Dio ha fatto sbocciare in Domenica, ancora bam-bina, il desiderio ardente di percorrere quella medesimastrada verso la consacrazione a Dio; don Benvenuto Malarache con l’esempio del suo sacerdozio le ha inconsapevol-mente indicato la via e don Aldo che, lungo questa stessavia, l’ha guidata; i suoi genitori che, dapprima contrari, sonostati a loro volta “vinti” da quell’Amore che non conosceostacoli e abbatte ogni muro, ogni barriera, comprendendocosì la scelta della figlia; i ragazzi del coro parrocchiale, oggidivenuto Associazione culturale e musicale Suor EnricaBoroni, che le sono sempre stati accanto, anche quando intanti, senza farsi troppi scrupoli, non esitavano a scoraggiar-la, ragazzi che l’hanno seguita fino a Roma ad animare conil loro canto, anche se comprensibilmente intervallato dalpianto di gioia, la sua prima professione.Suor Domenica ripete con una convinzione spiazzante leparole di San Paolo: so a chi ho dato la mia fiducia e que-sta sua serenità nel dirlo e ribadirlo è senz’altro motivo disperanza per l’intera Melito e, perché no, per la Chiesa tutta.

Il 10 agosto scorso, i FratiMinimi del Santuario di SanFrancesco di Paola con un mee-ting hanno voluto ricordare unodei più grandi miracoli del santocalabrese e precisamente la tra-versata dello stretto sul mantel-lo. Il 3° meeting religioso è ini-ziato alle ore 1800, con il trasfe-rimento della statua di San

Francesco dal Santuario al lun-gomare di Catona .

Alle ore 1830, ai piedi dellastele con la statua in bronzo diSan Francesco, Padre GiovanniCozzolino, Delegato Generaledella Consulta dei “Minimi”, hacelebrato la S. Messa (concele-brante p. Casimiro Maio, rettoredel Santuario) presenti una rap-presentanza di Ufficiali, Mare-scialli e Truppa della DirezioneMarittima della Calabria, Uffi-ciali della Direzione Marittimadi Messina, una rappresentanzadi Ufficiali e Marescialli delComando Provinciale dellaGuardia di Finanza di Reggio,l’Associazione Nazionale

“Nastro Verde” decorati diMedaglia d’Oro Maurizianadella Calabria, l’AssociazioneMarinai d’Italia delle Sezioni diReggio, Villa e Gioia Tauro,l’Unione Ufficiali in congedo diReggio Calabria, il Comitato“Gente di Mare” di FrancavillaAngitola. Moltissimi i fedelivenuti non solo da Catona, ma

anche dai dei paesi vicini. P. Cozzolino, nella sua ome-

lia, ha ricordato la grande figuradi San Francesco e uno dei suoipiù grandi miracoli: la traversa-ta dello stretto sul mantello.

Ha portato ai fedeli anche isaluti del nuovo Arcivescovoreggino, Mons. Morosini, cheprenderà possesso della Diocesiil 9.Settembre prossimo. E haproseguito presentando la vitadi San Francesco ed esortandotutti ad imitarne le straordinarievirtù, soprattutto l’amore a Cri-sto, al quale il Santo di Paola haconsegnato la sua vita.

Al termine della Messa, èstata scoperta una bella maioli-

ca donata dalla cooperativasociale “la Voce del Silenzio” diPizzo Calabro raffigurante SanFrancesco di Paola nell’atto diattraversare lo stretto sul suomantello. La maiolica è statarealizzata nel laboratorio dellacooperativa dai giovani conproblemi psichiatri. E’ seguitala consegna di una targa bron-

zea raffigurante San Francescodi Paola alle Direzioni Maritti-me di Raggio Calabria e diMessina (sarà applicata su 2motovedette che operano sullostretto per la sicurezza dellagente di mare).

Al termine, su una piccolabarca a remi (sulla quale hapreso posto anche Padre Casi-miro Maio) è stata posta unacorona di alloro, che è stata por-tata alla motovedette dellaMarina Militare e della Guardiadi Finanza e che è stata lanciatanel mare, mentre venivano resigli onori militari in ricordo deicaduti del mare.

Domenico Cambareri

Catona, 3° Meeting religioso estivo in onoredi San Francesco di Paola e della gente di mare

S. Lorenzo Marina -Un popolo in festa

Cala il sipario sulla festa della SS.Trinita’ . Sono state treserate intense e di preghiera ci dice il parroco don Giovan-ni Zampaglione. E’ stato bello vedere tantissima gente,residenti e non, partecipare alla festa.

I momenti salienti della festa, oltre a quelli religiosi (S.Messa con i portatori e la processione per le vie delpaese), sono stati quelli civili. Momento divertente é statala sagra dei maccheroni che ha visto la partecipazione ditantissime persone ( più di 700 ...). La sagra, voluta dalcomitato festa, é stata realizzata grazie alla disponibilità dialcuni membri della comunità stessa. Un grazie particolare - ci dice il parroco - va al comitatofesta SS.Trinità (la squadra per dirla con un termine calci-stico era formata da tanti giovani e si e’ “allenata bene” inquesti mesi).“E’ stato proprio il “gioco di squadra” che c’e’ stato all’in-terno del gruppo che ha permesso il successo di questeserate. Mi auguro - conclude il parroco - che tantissimagente che sta sui balconi o appartiene ai cristiani part-tim(per dirla con Papa Francesco) escano dal loro torpore eportino Pace e Amore a tutti”.

ELIANA LIUZZO

Page 16: Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

Ultimapagina16 7 Settembre 2013

C’è molto attesa per il prossi-mo inizio del ministero episcopa-le del Vescovo Giuseppe FioriniMorosini. Anche tra coloro chenon si riconoscono nella Chiesa,ma guardano a essa come unarealtà fondamentale per il cammi-no di rinascita non solo spiritualema anche sociale e morale delnostro popolo c’è la curiosità sucome il nuovo vescovo eserciteràil suo ruolo pastorale e sulle scel-te che farà come guida e Pastoredella Diocesi di Reggio-Bova. Adiniziare, magari, dal tema scottan-te del rapporto Chiesa- ndranghe-ta.

Un tema questo di grandeimportanza e di notevole impattonella vita delle nostre comunità.Ormai si è capito che non si trattadi scrivere nuovi documenti o farepronunciamenti e condanne che iVescovi Calabresi hanno fatto congrande nettezza, smascherandoanche la pretesa delle organizza-zioni mafiose di servirsi di segni edi linguaggi religiosi per legitti-mare il loro ruolo agli occhi delpopolo.

Documenti che, se fosserostati letti, approfonditi e applicatidalle comunità parrocchiali, sicu-ramente avrebbero già prodottocambiamenti positivi nella menta-lità e nelle coscienze dei credenti.

Non si tratta banalmente delsemplice parlare di mafia nelleomelie, anche se il nominarla, ilricordare ogni tanto il male che faalla nostra terra e i nostri giovani,sarebbe di per sé importante ededucativo perché serve a rompereil clima dell’omertà, a dare corag-gio alla gente.

Si tratta piuttosto di dareconseguenzialità ai documentipastorali, individuando la ndran-gheta con chiarezza come unadelle strutture di peccato più peri-colose per la stessa missione dellaChiesa che va contrastata da ognisingolo cristiano, come é scrittonei documenti dell’ultimo Sinododiocesano:

“Ogni cristiano è chiamato arispondere della sua capacità diopporsi al sistema perverso della‘ndrangheta, della tangente, delracket, dell’usura e di contrastarele tendenze a ottenere privilegi oanche solo diritti attraverso ildeprecabile sistema della racco-mandazione, spesso ritenuto comel’unica via accessibile”.

Su questo tema delicatoMons. Giuseppe Morosini, daVescovo di Locri-Gerace, è statomolto chiaro ed ha emanato undecreto molto severo nei confron-ti di chi è stato rinviato a giudizioin un procedimento penale: nonpuò far parte delle associazioniecclesiali presenti nella diocesi,

Tribuna aperta

Oltre le medicine trovi la signorilità

APERTA ANCHESABATO

Via Aschenez, 137 - RCTel. 0965.899194

FARMACIAASCHENEZ

La 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

FFaammiigglliiaa,, ssppeerraannzzaa ee ffuuttuurrooppeerr llaa ssoocciieettàà iittaalliiaannaa

La 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italia-ni con il tema Cattolici nell’Italia di oggi.Un’agenda di speranza per il futuro del Paese(Reggio Calabria, 14-17 ottobre 2010) ci haaiutato a comprendere il valore sociale dellafamiglia per il bene di tutta la società e cimostrato il volto di una Chiesa unita tra dioce-si e associazioni, ricca di speranza nell’ascoltoreciproco e nei suoi giovani, capace di cercaree vivere con responsabilità e competenza lacarità nella verità. La positività del coinvolgi-mento dei territori nel processo del discerni-mento ci ha portato a comprendere i possibilirimedi alla difficile situazione del Paese. Il “tor-nare a crescere” e i cinque imperativi del-l’agenda di Reggio Calabria (intraprendere,educare, includere, slegare e completare) sonodiventati oggi le direttrici degli interventi auspi-cati da molti. La 47a Settimana Sociale dei cattolici italia-ni sviluppa il tema Famiglia, speranza e futu-ro per la società italiana e si svolge a Torinodal 12 al 15 settembre 2013. Sono previsti intotale 1300 persone, provenienti dalle 226 dio-cesi italiane e dalle centinaia di associazioni.Tra i partecipanti si possono contare 80 vesco-vi, 220 sacerdoti, centinai di delegati dellapastorale sociale e della pastorale familiarenonché un nutrito numero di autorità e perso-nalità di Torino e del Piemonte.La Settimana Sociale si apre al Teatro Regio,giovedì 12 settembre alle 16.00, con un videosulla Sacra Sindone, a cui segue la preghierapresieduta da S.E. Mons. Arrigo Miglio e con icanti (Veni Creator) eseguiti dal Coro di vocibianche del Teatro Regio e del ConservatorioG. Verdi di Torino diretto dal M° Claudio Feno-glio. Si tiene poi l’introduzione ali lavori e laprolusione L’architettura della famiglia: logi-ca e ricadute sociali, tenuta da S.Em. il Card.Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova ePresidente della Conferenza Episcopale Italia-na. Conclude la prima sessione la preghiera e

il canto del Sub tuum presidium, durante ilquale è reso un omaggio floreale alla Consola-ta, titolo con la quale la Città di Torino venerala Vergine Maria. Le tre Celebrazioni eucaristiche si svolgononella Cattedrale a partire dalla 7.45 e sarannoprecedute da una breve catechesi per introdur-ci al mistero eucaristico che ci apprestiamo acelebrare: venerdì 13, catechesi Dalla Sindoneal Gesù dei Vangeli, presiede S.Em. Card.Angelo Bagnasco; sabato 14, catechesi Sindo-ne e mistero del dolore, presiede S.E. Mons.Arrigo Miglio; domenica 15, catechesi Sindonee opere di carità, presiede S.E. Mons. CesareNosiglia.Duranti i lavori della Settimana, da giovedì asabato, nella Chiesa del Corpus Domini si svol-ge l’adorazione eucaristica, con preghiere ecanti a cura del Rinnovamento nello Spirito.Venerdì 13 alle 9.30 si tiene la seconda sessio-ne, caratterizzata da tre relazione che ci aiuta-no a riflettere sulla famiglia come risorsa per ilnostro Paese: I diritti della famiglia ricono-sciuti nella Costituzione italiana, Prof.ssaLorenza Violini, Ordinario di Diritto costituzio-nale dell’Università di Milano; La famigliaoggi: scenari e prospettive, Prof. Gian CarloBlangiardo, Ordinario di Scienze statistichedell’Università di Milano-Bicocca; Le politichefamiliari per il bene comune, Prof. StefanoZamagni, Ordinario di Economia politica del-l’Università di Bologna. Seguirà l’introduzioneai lavori delle sessioni tematiche.Venerdì 13 alle ore 15.30 e sabato 14 alle ore

9.30, si svolgono in diversi luoghi le due ses-sioni riservate alle otto Assemblee tematiche.Si riflette insieme sui nn. 18-25 del Documen-to preparatorio al fine di delineare alcune pro-poste operative. Ecco di seguito le otto pistesulle quali concentrare la riflessione: La missione educativa della famiglia per“incentivare la responsabilità genitoriale esostenere l’esercizio della funzione educativain famiglia, creando forme di sostegno allagenitorialità e spazi di ascolto e dialogo tragenitori e figli, resi difficili dai ritmi freneticidella vita quotidiana”.Le alleanze educative, in particolare con lascuola, per un “riconoscimento pieno dell’au-tonomia e della parità scolastica” al fine digarantire “una vera libertà educativa”, anche“attraverso politiche familiari che sostenganosussidiariamente le famiglie”.I giovani e il lavoro per “valorizzare il patrimo-nio delle piccole e medie imprese senzadimenticare l’importanza delle grandi impresee la necessità di politiche settoriali appropriatea rilanciare investimenti produttivi”, fondatisulle potenzialità dei territori, su agricoltura,turismo e ambiente.Il piano fiscale per dare “precedenza al rispar-mio fiscale rispetto all’assistenza sociale” nel-l’ottica della “sussidiarietà fiscale”, che consen-te alle famiglie di poter “gestire le risorse chehanno autonomamente guadagnato, una voltache abbiano contribuito con una giusta tassa-zione”.Il sistema di welfare per promuovere politi-che che hanno come principale obiettivo lafamiglia stessa, aiutandola con “l’assegnazionedi adeguate risorse ed efficienti strumenti disostegno, in primo luogo nell’educazione deifigli”. Si cita la preziosa esperienza ventennaledel Forum.La famiglia e le politiche migratorie chedevono “favorire un processo condiviso d’inte-grazione”, l’“estensione del diritto di cittadinan-za ai bambini nati in Italia”, il promuovere i“cammini educativi di partecipazione alla vitadella scuola e della società delle famiglie”.

L’abitare la città nella consapevolezza di unaresponsabilità collettiva nel far crescere ecostruire le nostre città secondo nuovi modellipiù attenti alla persona e alle esigenze dellafamiglia.Educare alla custodia del creato per favorire lasolidarietà intergenerazionale e nuovi stili divita improntati alla sobrietà, alla responsabilitàe al risparmio. Venerdì sera alle 20.00, dopo la preghiera nelSantuario-Basilica di Maria Ausiliatrice, sicena tutti insieme a Valdocco, nei luoghi cariall’opera educativa di Don Bosco. Sabato 14 nel pomeriggio, ha luogo la direttatelevisiva della trasmissione “A Sua immagi-ne”, interamente dedicata ai temi della Setti-mana Sociale e caratterizzata da un continuodialogo tra l’Assemblea, che si svolge al Teatro,e Piazza Castello, dove si trovano gli standespositivi di realtà familiari e del Progetto Poli-coro. Domenica 15 settembre al Teatro Regio, siascoltano le sintesi delle Assemblee temati-che e le conclusioni proposte da S.E. Mons.Arrigo Miglio. La 47ª Settimana Sociale si con-clude alle ore 12.00, con l’Angelus di papaFrancesco e il canto del Te Deum.Sul sito www.settimanesociali.it è possibile tro-vare la Lettera invito, il Documento preparato-rio, notizie relative al cammino preparatorio ealtre informazioni utili. Nei giorni dell’evento sipossono seguire i lavori in diretta streaming.

*Direttore Ufficio Nazionale Cei per il lavoro e i problemi sociali

Le sfide che attendonoil nuovo Vescovo e la Chiesa reggina

MARIO NASONE* compresi i Consigli pastorali par-rocchiali.

Si tratta, senza ambiguità eomissioni, di scegliere di staredalla parte delle vittime, curandouna formazione delle coscienzeanti mafia iniziando dalle cateche-si dei bambini e dei giovani, inse-rendo nella formazione dei semi-naristi materie specifiche e incon-tri che li aiutino a comprenderemeglio il fenomeno e sul comecontrastarlo sul piano pastoralenella loro futura vita sacerdotale.

Anche la presenza della Chie-sa nelle carceri rappresenta unfronte strategico di contrasto allandrangheta, come hanno fatto - elo scrivente ne è stato testimonediretto - il vescovo Nunnari negliIstituti Penitenziari di Paola eReggio, e lo stesso Mons. Morosi-ni nel carcere di Locri. Un’azionepastorale fatta di condanna senzaattenuanti del vivere mafioso, maanche di ascolto e di sostegno perincoraggiare nei detenuti sinceripercorsi di revisione di vita e diravvedimento, con una attenzioneparticolare verso i giovani cheancora sono in bilico tra la sceltadi stare con la mafia o con la lega-lità.

La questione del rapportoChiesa Mafia rischia però diassorbire e per certi versi ridurrequello che è invece un compitomolto più vasto ed impegnativoche viene richiesto al Vescovo edalla Chiesa. Non solo, la stessaazione di contrasto alla mafia cheanche la Chiesa deve fare sulpiano pastorale, non è autentica senon comprende altre azioni altret-tanto fondamentali per la missio-ne che gli è richiesta, come la lottaalle povertà vecchie e nuove, ilrapporto con i giovani che chiedo-no ascolto e fiducia, il sostegnodelle famiglie che vivono le fragi-lità sociali del tempo della crisi,l’azione di stimolo verso la politi-ca malata di corruzione e cliente-lismo, l’accettazione delle sfidedella nuova evangelizzazione inun contesto culturale dove il cri-stianesimo spesso diventa“un’abitudine” che non incidesulla vita e sui comportamenti.

Se la Chiesa non facesse que-sto, anche la sua azione antimafiaperderebbe di credibilità, divente-rebbe “un’antimafia di facciata”,che magari avrebbe titoli altiso-nanti sui mass media, ma noninciderebbe sulle coscienze e sullacrescita delle nostre comunità.

Tutto ciò acquista particolarerilevanza in questo momento sto-rico che - dopo lo scioglimentoper mafia del Comune - sta viven-

do la città di Reggio, dove laprima emergenza che il VescovoMorosini e tutta la Chiesa Localedovranno affrontare sarà quella discuotere la gente dalla rassegna-zione e di dare speranza, di rap-presentare un punto di riferimentoalto non solo per i credenti ma pertutta la comunità reggina.

Una sfida vera e propria cheumanamente fa paura, ma che ilVescovo potrà affrontare sapendodi potere contare - oltre che sullaProvvidenza Divina - anche su

una Chiesa, quella di Reggio-Bova, che assieme a tante fragilitàe insufficienze, ha dentro di séimportanti risorse di sacerdotiimpegnati in prima linea in par-rocchie segnate da problemi spes-so superiori alle loro possibilità dirisposta, di un associazionismo edi un laicato che non ha mai smes-so di accompagnare i bambini e iragazzi nella loro crescita in unterritorio difficile, di un volonta-riato che ha condiviso le sofferen-ze dei poveri ed ha asciugato lelacrime di tanta umanità disperata.

Un’occasione importante perinterrogarsi su queste tematichesarà il Convegno Pastorale che laChiesa reggina, in preparazione aifesteggiamenti religiosi per la SuaSanta Patrona, la Madonna dellaConsolazione, ha organizzatocome ogni anno e che vede con-vocata tutta la comunità ecclesialenelle sue varie componenti.

E’ questo sicuramente ilmomento più importante nellavita della Diocesi che vede preti elaici riuniti per pregare, per farecomunione e per interrogarsi sullesfide e sulle scelte che li attendo-no in questo tempo di crisi e diso-rientamento spirituale e morale.

Il tema scelto per il convegnosi presta tantissimo da questopunto di vista: “Vivere la fede:l’impegno dei cristiani nellacostruzione della città dell’uo-mo”.

Sarà questa per la comunitàecclesiale, nelle sue varie compo-nenti, l’occasione di interrogarsisulle nuove vie di evangelizzazio-ne, che con coraggio dovrà sce-gliere di imboccare per esserefedele a Cristo e all’uomo di oggi.

Una Chiesa, povera, acco-gliente, aperta sempre, in partico-lare ai giovani e agli ultimi, chefaccia proprio lo stile di povertà,di ascolto, di misericordia chePapa Francesco ha indicato. Unvento di rinnovamento che ciauguriamo investa profondamentetutte le Chiese locali e in partico-lare la nostra.

*Cento Comunitario Agape

MONS. ANGELO CASILE*