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Basilicata Sacra

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Basilicata Sacra - I luoghi dello Spirito nella devozione cristiana

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BASILICATASACRA

I luoghi dello Spiritonella devozione cristiana

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I luoghi dello Spirito nella devozione cristiana

Valle del Mercure, Madonna del Soccorso

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INDICE

• Presentazione 7

• Introduzione 11

Capitolo 1• Sulle tracce del sacro nelle grotte dello Spirito: 12il patrimonio rupestre lucano

Capitolo 2• Il culto di Maria e i grandi pellegrinaggi: 20la devozione popolare in Basilicata

Capitolo 3• I Santi Taumaturgici: 28Santità e devozione popolare in Basilicata

Capitolo 4• I riti della Passione: 38la settimana Santa del Vulture e Mater Sacra a Matera

Capitolo 5• Festività religiose e antichissime tradizioni popolari nei riti arborei in Basilicata 44

Capitolo 6• Le processioni storiche: 52San Gerardo e la Parata dei Turchi. La festa della Madonna della Bruna

Capitolo 7• I Presepi artistici lucani 60

Capitolo 8• Una terra di monaci e cavalieri: 68gli ordini cavallereschi in Basilicata

Capitolo 9• La fede nel silenzio dei luoghi dello spirito 76

Capitolo 10• Il senso del sacro fra Arte e fede 84

• Mappa del culto Mariano nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano 92

• Festività religiose in Basilicata 96

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Nell’Anno della Fede promulgato daBenedetto XVI riveste particolare valorela realizzazione di un lavoro finalizzato afar conoscere il patrimonio storico-cultu-rale sia materiale che immateriale gene-rato dalla vitalità della tradizionecristiana in Basilicata. Una pubblica-zione, questa curata da Enzo Scalcione,che non si limita a presentare le princi-pali mete di interesse religioso ma cheracconta di opere, gesti devozionali, vis-suti alimentati dall’esperienza del sacro.Infatti se è «giusto salvaguardare il pa-trimonio artistico nazionale inteso nelsuo aspetto “materico” - come ha scrittolo storico De Mattei -, è altrettanto giustotutelare il patrimonio immateriale, ossiaideale e intellettuale, che si trova amonte di esso. In un certo senso, anzi, ilsecondo è più importante del primo per-ché lo contiene e ne è stato e ne conti-nua ad esserne la causa. Senza laricchezza e la varietà del patrimonio cul-turale nazionale ed europeo non ci sa-rebbero state, infatti, le cattedrali, icastelli, i quadri e le sculture, i monu-menti, le opere musicali e tutti gli altri

innumerevoli gioielli artistici che ven-gono ora conservati gelosamente».1

Se provassimo solo per un momentoad immaginare il nostro territorio e le no-stre contrade prive delle diverse espres-sioni culturali cui ha dato vital’esperienza cristiana, pensando ai nostricentri storici privi di cattedrali, alle no-stre contrade prive di cappelle, conventi,immagini sacre e affreschi, pitture parie-tali, sculture lignee dedicate ai Santi ealle Madonne, o non avessimo più me-moria dei tradizionali canti del Natale odi quelli mesti della Passione nel periodoquaresimale, se gesti e liturgie di im-pronta religiosa che ci accompagnanodalla nascita al tramonto della vita spa-rissero di colpo, un senso di disorienta-mento, una percezione di povertà,aridità, desolazione pervaderebbe il no-stro animo. Eppure talvolta sembriamodimenticare che questo ambiente cultu-rale non si è prodotto da solo, ma si pro-pone a noi come eredità e cometestimonianza di un radicamento nellafede che ad ogni generazione si proponecome scelta e possibilità, fonte inesauri-

PRESENTAZIONE

1 R. De Mattei, L’identità come progetto di ricerca, Liberal edizioni, Roma, 2004, pp.80-81

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bile, tra l’altro, di dimensioni creative siadi carattere sociale (come dimostrano letantissime opere caritative sorte nelcorso dei secoli) sia, ed è quel che rilevaai nostri fini di promozione territoriale eturistico, di impronta specificamente ar-tistico-culturale. Come ha scritto Salva-tore Settis «il nostro patrimonio culturalenon è un’entità estranea, calata da fuori,ma qualcosa che abbiamo creato neltempo e con cui abbiamo convissuto pergenerazioni e generazioni, per secoli esecoli; non un gruzzolo nel salvadanaio,da spendere se occorre, ma la nostra me-moria, la nostra anima».2 C’è un priusdunque che va salvaguardato ed è il por-tato della memoria, della trasmissione tragenerazioni di quanto di significativo ilnostro passato ha prodotto e tramandatoin forme tangibili o intangibili e di quelprincipio vitale ancor capace di potenzacreativa, come una certa visione delmondo e della vita, di un senso comune,vichianamente inteso, sentito da tutto unordine, da tutto un popolo, da tutta unanazione o da tutto il genere umano. Nellamagnificenza dei Sassi e delle Chiese ru-pestri di Matera, ad esempio, vi è dun-que traccia di una civiltà, di unpaesaggio certo connotato dall’orografiadei luoghi e dalle sue peculiarità natura-listiche ma plasmato, ed è ciò che im-porta, dalla presenza e dalle attività dellecomunità umane e, in esse, dalla pre-senza operosa, di contemplativi inazione3, di religiosi con una definita con-cezione spirituale della vita, con precisiriferimenti religiosi, espressi da segni,

simboli, immagini declinati nelle molte-plici rappresentazioni. Fuori da questocontesto culturale, senza la conoscenzadelle verità di fede cristiane e delle spe-cificità dell’esperienza monastica, que-sto patrimonio sarebbe inesorabilmentecondannato a divenire opaco, poco lo-quace o addirittura muto - sotto il profilocomunicativo - e dunque depotenziatodella carica simbolica e di significato peressere consegnato ad un apprezzamentodei soli aspetti formali. Scrive FrancescoAntinucci, uno degli esperti più autore-voli in comunicazione culturale: «È ilpossesso di un codice, appreso magari inmodi indiretti e impliciti, e anche ad unlivello primitivo e rudimentale, che cipermette di “vedere” un’‘‘Annuncia-zione”; un ragazzo cresciuto fuori dallanostra cultura ma in una società egual-mente avanzata tecnologicamente po-trebbe benissimo vedervi un alieno cheimmobilizza con raggi traenti un esem-plare femminile della specie umana: nonfarebbe altro che utilizzare un diverso co-dice».4 Questo esempio, che a molti po-trebbe apparire un’iperbole, invita a nonpresupporre una generale conoscenzadelle premesse religiose che rendonocomprensibile pienamente i molteplicisignificati insiti in questo patrimonio. Av-verte il grande storico delle religioni Mir-cea Eliade «le opere d’arte, come i datireligiosi, hanno un modo di essere che èparticolare: esse esistono sul loro propriopiano di riferimento, nel loro particolareuniverso».5 Ed il fatto che «questo uni-verso non sia quello fisico o di immediata

esperienza non implica la loro irrealtà».6

Maggiore è lo stupore e la comprensionedell’importanza di questa eredità, mag-giore sarà anche l’esigenza di tutela econservazione, di recupero e restauro,condizioni fondamentali perché il lascitotra generazioni non sia definitivamentecompromesso. Un lascito di segni tangi-bili, di ambienti fisici e di opere artisti-che, di beni tangibili, ma innanzituttodel portato ideale e spirituale di una fedeviva volta a «celebrare i dogmi della fede,ad arricchire il mistero liturgico, a dareforma e figura al messaggio cristiano,rendendo sensibile il mondo invisibile».7

La valorizzazione del patrimonio storico-artistico culturale cristiano è chiamato inquest’ottica a dar conto di tale dimen-sione e delle peculiarità delle diversesensibilità spirituali e dottrinali, degli at-teggiamenti devozionali e cultuali chehanno alimentato l’esperienza cristiana einfluenzato le diverse espressioni del-l’arte e della cultura nel corso dei secoli,ricordando che «non è sufficiente affer-rare il significato di un fenomeno reli-gioso di una certa cultura e diconseguenza decifrarne il messaggio; ènecessario anche studiarne e compren-derne la “storia”, cioè dipanare la seriedei suoi mutamenti e delle sua modifi-che e, infine, spiegare il suo contributoall’intera cultura».8 In quest’orizzonte sidelinea un’istanza volta a riappropriarsidi un’ermeneutica totale che ispiri i modidel comunicare e che sia dunque in

grado di dar conto della dimensione delsacro. Una dimensione, spesso ignorata,che per un verso aiuti a comprendere ilpercorso storico che ha portato il Vangeloa plasmare nei secoli la cultura occiden-tale e in particolare europea, incarnandoe rendendo tangibile, attraverso le raffi-gurazioni, le architetture, i monumenti, iriti, i culti, i gesti, le opere e i segni dellapietà e della compassione, lo spirito cri-stiano, e dall’altro introduca sino alle so-glie del mistero attualizzando emostrando la perennità, la permanenza ela vitalità di questa tensione ideale e spi-rituale.

Huns Von Balthasar, ha sottolineatocome urgenza storica quella di ripartiredalla “bellezza”. A fronte di un indeboli-mento della forza persuasiva della Veritàe del Bene «La bellezza è l’ultima parolache l’intelletto pensante può osare dipronunciare, perché essa non fa che in-coronare, quale aureola di splendoreinafferrabile, il duplice astro del vero edel bene e il loro indissolubile rap-porto».9 Come ha osservato Alexandr I.Solzenyicyn laddove «i germogli della Ve-rità e del Bene, sono troppo precoci e in-difesi, vengono schiacciati, strappati enon giungono a maturazione, forse strani,imprevisti inattesi saranno i germoglidella Bellezza a spuntare e crescere nellostesso posto e saranno loro a compiere illavoro per tutti e tre».10 Questa guida, inqualche modo, intende rispondere anchea tale esigenza mostrando alcune delle

2 S. Settis, Italia s.p.a., L’assalto al patrimonio culturale, Einaudi, Torino, 2002, p.113 Cfr. J.B. Chautard, L’anima di ogni apostolato, edizioni Paoline, 6 edizione, Roma, 19974 F. Antinucci, Comunicare nel Museo, Edizioni Laterza, Bari, 2004, dal capitolo Opera d’arte eTeoria della comunicazione , pp. 28-295 M. Eliade, La nostalgia delle origini, Morcelliana , Brescia, 1972, p.18

6 Ibidem7 Card. PIACENZA, Beni culturali della Chiesa ed Evangelizzazione. Relazione al Convegno suBeniculturali, Potenza 28 aprile 20078 M. Eliade,op.cit. pag.209 H. Urs Von Balthasar, Gloria. Gli aspetti estetici della Rivelazione, Jaca Book, Milano, 1975,p.1010 La citazione è contenuta nel documento del Pontificio Consiglio della Cultura.

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più rappresentative espressioni del belloche l’arte ha generato nella nostra re-gione. Una regione ricca, anche da que-sto punto di vista, che invita allascoperta di tesori che spesso hanno pa-tito una relativa conoscenza proprio peressere situati in luoghi defilati ma che alcontempo hanno concorso ad imprezio-sire gli ambienti di vita collettiva e ad ali-mentare l’immaginario ed il vissuto dellenostre comunità.

Appare così con chiarezza la forza at-trattiva di un ingente patrimonio dichiese e conventi di pregevole fattura, diarredi sacri di particolare bellezza (moltidei quali conservati nei musei diocesani),dei diversi santuari situati in luoghi diparticolare bellezza paesaggistica, dellastraordinarietà della nostra civiltà rupe-stre, a partire dal parco delle Chiese ru-pestri di Matera, «Patrimonio Mondialedell’Umanità» come rileva l’UNESCO,delle molteplici opere artistiche presentiin luoghi deputati al culto o alla vita re-ligiosa, in case gentilizie o nei croceviadi campagna. Ancor più di interesse forsela presenza viva di tradizioni devozionaliespresse nelle feste dei Santi patroni, neipellegrinaggi ai santuari mariani, nei ritidella Settimana Santa del Vulture o inquelli arborei dei paesi delle dolomiti lu-cane e del Pollino, nella tradizione deipresepi rinverdita e resa di fama mon-diale dall’opera del maestro Franco Ar-tese di Grassano. Un’opera trentennaleche ha generato quel Presepe artistico

che illustrando la Natività nel paesaggiodi Matera, è stato donato dalla RegioneBasilicata al Santo Padre nel Natale del2012 offrendo peraltro una visibilità suscala mondiale al nostro territorio. L’in-sieme di questi fattori consente dunquedi poter dar vita ad un articolato progettodi turismo culturale e religioso che at-tragga quanti, sensibili al tema del sacroe delle sue espressioni, colgono nella Ba-silicata un luogo privilegiato di cono-scenza e di esperienza. In tale contesto«la dimensione culturale del turismo re-ligioso rappresenta la logica unitiva (...)la chiave di volta interpretativa, (...) si-gnificante e rispondente ai molteplici bi-sogni dell’uomo della post-modernità.Infatti la dimensione culturale del turi-smo religioso non può che rappresentarel’humus al quale attingere quei signifi-cati e quei simboli verso cui tende la suasete di sapere e il suo desiderio di rispo-ste alle domande della vita».11

Gianpiero PerriDirettore Generale APT Basilicata

11 Cfr. Mons. Carlo Mazza, Turismo religioso. Ambiente, Cultura, Arte, Storia e Fede, in part.www.uptnovara.it/docs/documenti-turismo/turismoreligioso-ambiente-turismo-storia-fede.pdf

Itinerari alla scoperta del senso religiosoin Basilicata

L’incanto dei luoghi a tratti sembrarimandare ad un significato recondito,che alla mente, se sola, si cela. Quasiche serva un soccorso ulteriore affinchéla bellezza della Spirito possa dipanarsi.Le terre di Basilicata sono intrise di unsenso religioso che dimora nelle chiese esui monti, attorno ai verdi laghi di Mon-ticchio e sulle spalle dei tanti devoti checonducono la Vergine tra i boschi del Pol-lino. “Beate quedda casa addò lu preveretrase” (beata quella casa dove sono ben-venuti i religiosi) si usa ripetere in questaterra, dove la fede giunge sin nel cuoredei centri abitati, edificando esempi displendida architettura sacra; dovunquelo sguardo si poggi al viaggiatore come alfedele si offre un cammino sulle traccedel sacro: sin dentro le lauree della mur-gia, a Matera, dove gli scrigni rupestriconservano i tratti di Dio, iscritti sulle pa-reti, o, invece, inerpicandosi sino ai san-tuari che disseminano le vette lucane diuna divina bellezza. In questa terra, giàpercorsa dai Cavalieri della fede in par-tenza per la Terra Santa, dove i suoi bo-schi conservano riti arborei benedetti daMaria e dai Santi, partorirono uomini vo-

luti dal Signore, santi taumaturgici, bea-tificati perché alleviarono le sofferenzedel popolo. Ancora oggi, lungo le stradedi Barile risuonano gli echi dei sacri mi-steri nei giorni della Settimana Santa,quando il volto di Cristo assume i trattidell’uomo, ed il suo dramma, dallestrade di Basilicata, giunge sino al Gol-gota. Non di rado, il viaggiatore che in-contra i borghi lucani si stupisce diquanto rimandino ai luoghi della natività;presepi naturali dove, sotto il cielo abba-gliante dei Sassi di Matera, forte spira ilfascino struggente di una terra che è lìda un tempo immemorabile.

Vincenzo Nunzio Scalcione

INTRODUZIONE

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na drammatica bellezza; lo stuporeche attanaglia lo sguardo messo di fronteall’intera storia dell’uomo: perché i Sassidi Matera, riconosciuti Patrimonio del-l’umanità dall’Unesco, appartengono adognuno di noi. Le prime grotte furonoscavate per necessità, sottrarsi alle in-temperie e rifugiarsi dalle fiere. Poivenne il tempo della fede; i monaci, inun mondo che andava disfacendosi, edi-ficarono i loro templi a Dio. Nacquero lecripte, i cenobi, le lauree: chiese scavatenella roccia, se ne contano 155, lungotutto il Parco delle Chiese Rupestri(http://www.parcomurgia.it/), oltre sei-mila ettari che sembrerebbero condurreil viaggiatore lungo le alture della Cappa-docia, invece costituiscono, per rile-vanza, suggestione, bellezza, un unicumnell’intero Mediterraneo. Qui, le comu-nità monastiche, col tempo, hanno edifi-cato spettacolari luoghi di culto.Entrandovi si avverte ancora il soffiodello spirito, celebrato nelle varie linguedi Dio. I primi a giungervi furono i mo-naci benedettini, che edificarono lechiese e strinsero attorno a loro le comu-nità del luogo. Poi, fu la volta dei monacibasiliani, di rito greco, in fuga dalle insi-cure coste del meridione e che qui, sulla

murgia materana, riproposero i riti ap-presi a Bisanzio.Oggi, quelle stesse lauree offrono al viag-giatore lo stupore di affreschi dipinti in-terrompendo la preghiera.

Madonna de Idris - San Giovanni in Mon-terroneA Matera, nei Sassi, sulla parte alta delMonterrone, rupe di origine calcarea, sierge la Chiesa di Santa Maria de Idris,fra le più suggestive degli antichi rioni; ilnome, di origine greco, Odigitria, indicacolei che mostra la via, o invece è da at-tribuire all’acqua, che in origine sgor-gava dalla roccia. Oggi, dalla Piazzettadi San Pietro, è facile che lo sguardo siimbatta nella croce che sormonta il pit-toresco masso; attraversata una ripidascalinata si giunge sino all’ingresso dellaChiesa, che si mostra con una navata ir-

Sulle tracce del sacro nellegrotte dello Spirito:il patrimonio rupestre lucanoLa stupefacente bellezza della “città dell’uomo e della luce”:a Matera, alla scoperta delle chiese rupestri

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Capitolo 1

ContattiEnte di gestione del Parco dellaMurgia MateranaTel. 0835 [email protected] Matera, Chiesa rupestre del SS.Crocifisso alla Selva

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Chiesa di Santa Maria de ArmenisNel 1093 poté onorarsi della presenzadel pontefice Urbano II, all’epoca itine-rante per la presenza a Roma dell’antipapa.La prima a sorgere quasi ai margini della

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regolare, ed un altare raffigurante la Ma-donna con Bambino, del XVII secolo; adestra è rappresentato Sant’Eustachio,patrono della città di Matera. Un cuni-colo collega la Chiesa alla cripta rupe-stre di San Giovanni in Monterrone, giàsede di antica parrocchia, le cui funzionifurono poi trasferite nella Chiesa di SanPietro Caveoso. Ubicata nella splendidapiazza che guarda alla murgia materana,con affaccio sul torrente Gravina, lacripta rupestre di San Giovanni in Mon-terrone, X secolo, si presenta completa-mente scavata nella roccia. Composta daun’unica navata, con abside sopraele-vata, le sue pareti sono adornate dasplendidi affreschi. Nel corridoio che la

collega alla Chiesa di Madonna de Idrissono ritratti il Cristo Pantocratore del XII-XIII sec, un Santo Monaco del XIII se-colo e San Nicola benedicente, in abitivescovili, del XII sec.; dall’altra partel’Annunciazione del XIII-XIV secolo, idue apostoli San Giacomo Minore e SanPietro del XII-XIII secolo, Santi Vescovi eun palinsesto, dove si nota l’iscrizione‘Sanctus Andreas’, sotto una Madonnacon Bambino. Superata la soglia, si apredinanzi alla chiesa un piazzale dal qualesi mostra quasi per intero il Sasso Ca-veoso, mentre già si osserva la città sulpiano, la Civita con la Cattedrale e Pa-lazzo Lanfranchi, un tempo sede di or-dini religiosi.

Matera, Cripta del Peccato Originale

Matera, Chiesa rupestre di San Giovanni in Monterrone

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città è appartenuta ad un’antica comunitàbenedettina, sino a quando, nel 1684, ilvescovo monsignor De Ryos incorporò l’in-tero complesso monastico dell’VIII – IX se-colo, all’interno della struttura sovrastantedi Palazzo Lanfranchi. Il portale di ingressoapre ad uno spazio ipogeo di stile tardo ro-manico; la vastità degli spazi ben si prestaoggi ad ospitare mostre di grande fascino.

Cripta del Peccato OriginaleLa bellezze delle forme, la policromia dellefigure che vanno a comporre i pannellidella Genesi qui ritratti hanno fatto parlaredella Cripta del Peccato Originale comedella Cappella Sistina della pittura parie-tale rupestre; vero apice della cultura figu-rata ipogea, lungo le sue pareti si alternanouomini e santi, immersi in una flora rigo-gliosa. Unicum pittorico, allo sguardo delviaggiatore le splendide triarchie dellacripta, anche detta “Grotta dei Centosanti” per la vivacità delle narrazioni chesembrano quasi invadere le pareti, disve-lano il fascino di una religiosità giunta asino a noi, dove la liturgia bizantina si in-cardina nell’espressionismo occidentale,descrivendo un sermo vulgaris che nonsmette di stupire e di cui il visitatore èmesso a parte grazie ad una voce narrante,che lo accompagna nella scoperta dei te-sori custoditi in questo scrigno rupestre.

La Cripta del Peccato Originale fa parte deiGrandi Attrattori della Regione Basilicata

La Cripta della Madonna delle Virtù - SanNicola dei GreciChiesa monumentale, lungo le sue tre na-vate ospita un imponente matroneo simbo-lico; la cupola, che ricopre il presbiterio, èadornata da una croce scolpita a bracciaespanse. Superata una serie di gradoni che

fiancheggiano l’intero complesso, e guar-dando al torrente Gravina, ivi prospiciente,si giunge alla cripta di San Nicola deiGreci. Quasi un’ideale ascesi che conducesin nel cuore della roccia, le cui pareti mo-strano una serie di affreschi di gran pregio,che conferiscono al complesso rupestre ilfascino delle chiese della Cappadocia.

Il cinema a tema biblicoLa bellezza dei luoghi, i paesaggi cheriportano la memoria alle terre dellaPalestina hanno portato a Matera lamacchina da presa di quanti hanno in-teso ritrarre la vita di Cristo. Il VangeloSecondo Matteo di Pier Paolo Pasolini;King David di Bruce Bersford; The Na-tivity story di Catherine Hardwicke, masoprattutto the Passion of Christ del re-gista hollywoodiano Mel Gibson hannoconferito alla città notorietà internazio-nale presso il grande pubblico. Sullasommità della Murgia Timone a lungosono rimaste piantate le tre croci ser-vite per le riprese del film The Passion.

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Il circolo culturale La Scaletta, la fon-dazione Zetema e il Musma, museo discultura contemporanea, organizzano inquesti ambienti le Grandi mostre neiSassi, esposizioni internazionali di scul-tura contemporanea, in grado di coniu-gare il senso antico delle cose col gustoestetico dei nostri giorni.

ContattiCircolo culturale La ScalettaVia Sette Dolori, 10Rione Sassi Matera+39 0835 [email protected]

Matera, set del film The Passion

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A Marsico Nuovo, nel cuore del borgoantico si erge fiera la Chiesa di San Mi-chele Arcangelo, l’ultima delle sei cheadornavano le mura; al suo interno le pa-reti conservano un affresco di stile greco-bizantino dell’XI secolo. Appartenentialla scuola monastica antoniana, sediciscene ritraggono la vita di Cristo, dovetrionfa l’effigie di Maria; dipinti del XIVsecolo si celano nella Chiesa rupestre diSant’Antuono, ad Oppido Lucano. NellaChiesa di S. Maria del Montevetere a Mo-literno si conservano tracce di affreschidi scuola bizantina. A Maratea, nel Golfodi Policastro, la Grotta di San Micheleconserva un affresco bizantino.

2) La delicata bellezza nelle pitture deimonaci medioevaliMelfi: chiese rupestri di Santa Margherita eSanta Lucia (XIII-XIV sec. d.C.) rappresen-tano il periodo post svevo-angioino; le chiesedi Santa Lucia, posta nel cuore di un boscodi castagni, e Santa Margherita, scavata aipiedi di una rupe, appaiono come autenticigioielli medioevali. Nella cripta di SantaMar-gherita si trovano affreschi che si collocanonegli anni che vanno dalla fine del 1200 agliinizi del 1300; fra questi si noti il “monitodei morti ai vivi”, sulla vanità delle lusinghetemporali, che rappresenterebbe l’immaginedi Federico II. Le gesta dell’imperatore cheseppe stupire il mondo rivivono nelle rievo-cazioni e nelle cromature di luci e colori dellavoce narrante che accoglie il visitatore.

La Chiesa di Santa Margherita fa parte deiGrandi Attrattori della Regione Basilicata

Melfi, Chiesa rupestre di S. Margherita

Oppido Lucano, Chiesa rupestre di Sant'Antuono

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2020

n sentimento indissolubile lega legenti di Basilicata alla Vergine Maria; laregina delle grotte materane, dove criptee lauree s’adornano del volto mariano, ècelebrata nelle preghiere di ogni credentenelle vaste terre lucane. Maria beata èportata in trionfo sino alle massicce molidel Pollino, nella Chiesa di Santa Mariadegli Angeli; nella Val Sarmento, a SanCostantino Albanese, gli antichi eredi diSkanderbeg, nelle celebrazioni dellafesta della Madonna della Stella, invo-cano per i giovani sposi la protezionedella Vergine durante i Nusazit, mentredal Sacro Monte di Viggiano veglia suquesta terra La Madonna Nera, procla-mata da Giovanni Paolo II “Protettrice”della Basilicata.

San Severino LucanoÈ primavera inoltrata quando la statuadella Madonna del Pollino lascia laChiesa madre di San Severino Lucanoper essere portata sino al Santuario, unedificio del XVIII secolo, dove la BeataVergine, riferisce la tradizione, apparvead un pastorello. Con la transumanza, hainizio anche la grande festa popolare cheininterrottamente per tre giorni e tre notti

porterà in trionfo la venerata statua, distile bizantino, raggiungendo, nella primadomenica del mese di Luglio, lo speroneroccioso, posto ad oltre 1500 metri di al-titudine, dove ha sede il Santuario. Mi-gliaia di fedeli si affollano lungo i sentieriche conducono sin lassù, accompa-gnando la Beata Vergine con canti esuoni della tradizione. Su quelle sommitài pellegrini dicono di avvertire un soffioche ristora.

Il culto di Maria e i grandipellegrinaggi: la devozionepopolare in BasilicataIl volto della Beata Vergine definisce gli itinerari mariani

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Capitolo 2

Sulla timpa del santuario è posta lascultura in bronzo della Vergine Maria,nell’atto del protendere il bambino Gesùverso le montagne del Pollino.Realizzata dalla scultrice olandeseDaphnè Du Barry, un omaggio allaspiritualità della gente di Basilicata.

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ViggianoÉ il luogo mistico per eccellenza nellaterra di Basilicata; il Santuario della Ma-donna Nera sorge sul sacro monte di Vig-giano, a 1725 metri di quota. Nellaprima domenica di maggio i fedeli por-tano in processione la splendida effigiedel XIII secolo: in un corteo che si snodalungo 12 chilometri, sulle loro spalle,conducono la Vergine sino al Santuario,dove resterà sino a Settembre, quandotornerà nuovamente nella Chiesa Madre.Fu forse la fede, o il terrore per il divino,a salvare la sacra icona dalla distruzionedel 1050, operata dai Saraceni nell’an-tica Grumentum, dove già il culto diMaria aveva allignato. La statua dellaVergine fu rinvenuta sul monte di Vig-giano, dove sarebbe rimasta sino alla suascoperta avvenuta forse nel Trecento,quando alcuni pastori che stavano ve-gliando il loro gregge si accorsero di ba-

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La Madonna di Viggiano appartiene al novero delle “Madonne Nere” presenti in tutta Europa;l’immagine proposta richiama quella della Grande Madre.

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gliori soprannaturali sulla cima dellamontagna; per primo fu allertato il Ve-scovo Omerio, uomo di santissima vita,che comunicò il prodigio al Papa. Il Pon-tefice ordinò allora che il clero ed il po-polo si recassero sul luogo inprocessione: lì giunti, scavando un solopalmo di terra, fu rinvenuta la straordi-naria statua della Vergine.La Madonna di Viggiano è stata procla-mata “Patrona e Regina delle genti lu-cane” da Papa Paolo VI.

Devozione mariana in BasilicataLa città si raduna tutta, dall’alba e sino altramonto, per celebrare, una volta ancora, iltrionfo della Vergine per i festeggiamenti diMaria Santissima della Bruna, il 2 Luglionella città dei Sassi, a Matera. Già si odono

con le prime luci le voci oranti di un’interacomunità che, discendendo dalla Civita edalla Cattedrale, condurrà in processione,lungo le vie, il quadro della Madonna colBambino, sino alla sua deposizione; la sta-tua della Vergine sarà invece portata intrionfo su di un maestoso carro, realizzatodai maestri cartapestai, per poi essere nuo-vamente posta nella Chiesa Madre, mentreil prezioso manufatto andrà incontro allasua sorte, sino al compimento della tradi-zione, con l’assalto e la distruzione del carrotrionfale ad opera del popolo. Forse perchémemori dei miti ciclici delle stagioni, ognianno, dopo l’assalto e lo sfascio, il carrodella Vergine verrà ricostruito, conducendola sacra effigie di Maria lungo strade gre-mite di fedeli.Gioiello artistico, monumento nazionale, ilSantuario di Santa Maria di Anglona si erge

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Pantano, condotta da Noepoli salvan-dola dall’invasione dei Vandali; dal san-tuario, costruito su di un’antica grottapreesistente, la Vergine, “Protettrice deiviandanti”, viene portata in processionedurante tre diversi momenti dell’anno. LaMadonna del Pantano è patrona di S.Giorgio Lucano.

Il volto di Maria attraversa la devozionepopolareFra Satriano di Lucania e Brienza, ledonne intrecciano spighe di grano connastri colorati e figure sacre, le cente, perle processioni in onore della Vergine,nelle cappelle di San Donato e Madonnadelle Grazie. La devozione per la Ma-donna del Carmine a Castelsaraceno rie-cheggia la spiritualità dei monacibasiliani. Sembra che guardino ognunodi noi, gli occhi della Madonna con Bam-bino della Chiesa del Carotene, a Ma-schito. A Barile si venera l’effigie dellaMadonna di Costantinopoli, il cui cultosi pensa importato dagli albanesi, venutiin Basilicata. Oggetto di venerazione è undipinto del XVII secolo conservato nellachiesa madre.

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dove sorgeva l’antica città greca di Pan-dosia, oggi a pochi chilometri da Tursi.Superato l’imponente, eppur raffinato,portale di ingresso (un’arcata a tuttosesto in stile romanico) uno splendidociclo di affreschi cinquecenteschi rapiscelo sguardo: scene del Vecchio e Nuovo Te-stamento, celebre la creazione del-l’Eden con la cacciata di Adamo ed Eva.Quasi un presidio dello spirito, ben pian-tato su di un rilievo dal quale si avvista ilMar Jonio.Ad Avigliano, su di un’altura che rapiscelo sguardo, si erge il Santuario della Ma-donna del Carmine; al suo interno si con-serva la statua della protettrice dellacittà; quando lo sguardo s’illumina delvolto di Maria, sgorgano allora parole difede: “Molte sono le guarigioni, molti imiracoli che il Signore, per la premura

con cui gli aviglianesi venerano lamamma sua, opera in questo lembo diterra”.Il Santuario della Madonna della Neve,una chiesa con pareti realizzate con pie-tra a secco, custodisce la sacra effigiedella Madonna del Sirino; portata in pro-cessione lungo suggestivi sentieri, i nu-merosi devoti provvedono ad adornarecon fiori gli altari sui quali viene adagiata,sino a raggiungere Lagonegro.Dal Santuario di Santa Maria degli An-geli, in località Pantano, viene condottain processione a Pignola, la bella effigiedella Vergine, rivestita in oro zecchino, evenerata con una lunga festa, durante laquale ha luogo anche la secolare tradi-zione della “Uglia”.Particolare devozione mostra la comunitàdi San Giorgio Lucano per la Madonna del

Mescolando assieme antichi riti pagani eculto cristiano, al termine di valoroseacrobazie, condotte sfidando le fiamme deifalò di ginestre che si appiccano, per lestrade di Pignola, al passaggio delbaldacchino, in legno, la Uglia, dove èritratto il volto della vergine, la Madonnatrionfa con i suoi portatori che superano lefiamme, a simboleggiare la vittoria del bene.

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Avigliano, Madonna del Carmine Lagonegro, Madonna del Sirino

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a santità riposa nella volontà delloSpirito; s’alza improvvisa ed anima legenti, e mostra i segni del divino, mentrealligna in una terra, che, matura, generafigure che realizzano l’unità di sé con ilproprio destino. Così i Santi, mentreesprimono i tipici tratti di un popolo, ma-nifestano le virtù della grazia; nelle terredi Lucania quel soffio incantevole animòla fede di uomini ascesi alla santità, es’incarnò nel Beato Bonaventura da Po-tenza, nel venerabile Domenico Girardellidi Vietri di Potenza, nel servo di Dio DonGiovanni Battista Rossi di Ripacandida,nel venerabile Domenico Blasucci diRuvo del Monte.

La vita meravigliosa di San GerardoMaiella, Patrono della Basilicata.Ebbe “una fede capace di trasportare lemontagne”, secondo la promessa del Si-gnore (Mt 17,20); Missionario Redento-rista, protettore delle mamme e deibambini, San Gerardo Maiella ebbe unavita breve, durante la quale in tutto volleemulare il Cristo sofferente. Nato il 6aprile 1726 a Muro Lucano, nel rionePianello, da Domenico Maiella e Bene-detta Galella, fu battezzato col nome di

Gerardo. La sua infanzia fu povera, ep-pure beata: egli stesso rivelerà alla so-rella Brigida che il bambino in gremboalla Madonna, nella cappella della Ver-gine a Capodigiano, “mi regalava ilpane”. Ed i prodigi costellarono la suavita: ancora indicano come il “pozzo diGerardiello” la cisterna dove le chiavi chesi era lasciato sfuggire gli vennero ricon-segnate dalla mano divina. Tuttavia lasua vocazione non poté facilmente rea-lizzarsi, a causa della gracile costitu-zione, ed anzi Gerardo dovettecontravvenire al divieto materno perunirsi ai frati redentoristi padre France-sco Garzilli e fratel Onofrio Ricca. Unavolta nella casa di Deliceto, in Puglia,avviò una vita di rinunzie e cieca obbe-dienza alla volontà divina, apparendo as-sorto e spesso in stato dicontemplazione. Ebbe il dono di leggerenelle coscienze, prevedere i pericoli, po-tendo intervenire con la forza dello Spi-rito Santo. Usava ripetere che “tuttequelle cose che non ci portano a Dio,tutte sono vanità”; ad un giovane curòuna cancrena alla gamba; amava rima-nere con gli ammalati dell’ospedale «In-curabili». Si narra che nella baia diNapoli Gerardo portò in salvo, con una

I Santi Taumaturgici:Santità e devozione popolarein BasilicataLa grazia nei secoli: la bellezza dello Spirito intriso in una terra

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Capitolo 3

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esistenza, costellata di prodigi, gli avevafatto guadagnare nel popolo la certezzadella santità; in vita guarì i malati, re-stituì la vista ai ciechi e la salute ai pa-ralitici.A Potenza, per la Parata dei Turchi, lacittà ogni anno ricorda la notte in cui,secondo la leggenda che taluni ricor-dano, con il gesto della mano San Ge-rardo fermò l’avanzata dei Saraceni; oinvece i festeggiamenti del capoluogo ri-correrebbero per via della liberazione diLudovico Re di Francia, fatto prigionierodalla flotta saracena, ed incontratosiproprio a Potenza con Ruggiero di Sici-lia, che per mare l’aveva tratto in salvo.La breve distanza dell’evento dalla ca-nonizzazione di San Gerardo avrebbecondotto la fantasia popolare ed i croni-sti del tempo a porre in relazione i dueaccadimenti, avvenuti quindi per inter-cessione del Santo. Altri invece ricolle-gano i festeggiamenti alla leggenda delmartirio subito da S. Oronzo a Potenza,presso il Basento; in seguito la devo-zione riservata al martire fu destinata aGerardo, che a Potenza gli succedette.Potrebbe anche esser posta, la Paratadei Turchi, in relazione con solenni fe-steggiamenti predisposti per l’ingressoin città del nuovo signore Alfonso dellafamiglia Guevara, o invece, ricollegandola sfilata potentina ad una più generaleesplosione di gioia per il trionfo del Cri-stianesimo, la si potrebbe annoverare frai festeggiamenti che interessarono l’Eu-ropa del tempo, dopo la sconfitta deiTurchi a Vienna, nel 1683.Il 30 maggio, a Potenza vi è la memorialiturgica della traslazione della salma diSan Gerardo, voluta dal vescovo Obertonel 1250, quando, rinvenute le spoglie,furono riposte in un sarcofago all’internodel Palazzo vescovile, dove ha sede laCuria.

preghiera silenziosa, una barca finita inmezzo alla tempesta. Fu anche il padredei poveri, che non smise mai di assi-stere con l’aiuto del Signore; ricevette ilcarisma della profezia. La sua mano in-ferma ci ha lasciato un Regolamento divita ed alcune missive: in ogni suo scrittos’avverte il soffio di una voce che nonsmise mai di guidarlo.A Muro Lucano, la vie della fede condu-cono ai “Percorsi Gerardini”, lungo iquali si può ancor oggi visitare la casa delSanto, situata a pochi passi dalle chie-sette di S. Giovanni Battista e Madonnadella Neve, presso il lavatoio pubblico, econtrassegnata col numero civico 65 delRione Pianello, primo nucleo del paese.Oggi la casa natale di S. Gerardo è statatrasformata in Cappella e donata allaChiesa. Di sera, è possibile attraversarele strade, illuminate, che Gerardo dabambino, solitario pellegrino, percorrevaper recarsi dal Pianello sino al Santuariodi Capodigiano, lungo l’antica Via delleRipe, scoscesa e tortuosa, passando perla zona dei mulini sino a varcare il pontemedievale sul torrente Rescio.

San Gerardo La Porta Patrono di Po-tenzaGerardo, vescovo del XII secolo, è il pa-trono della città e dell’arcidiocesi di Po-tenza.Discendente della nobile famiglia pia-centina dei Della Porta giunse in Luca-nia all’inizio del 1100; la gente loammirò a tal punto che lo scelse comeVescovo.Resse Acerenza e la Chiesa di Potenzaper otto anni; riferiscono che “era ditanta sobrietà da sembrare un monaco”:morì nel 1119 ed appena un anno dopoPapa Callisto II lo proclamò santo afuror di popolo, a “viva voce”. La sua

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dissolubili legami tra i devoti ed il Santosono ospitati gli ex voto: oggetti donati aSan Rocco, affidandogli, al contempo, unpensiero, una preghiera, una preoccupa-zione. Gli ex voto sono oggetti con i qualiil fedele richiede l’intercessione e la pro-tezione; vi si trovano quadri, composizionivotive, ori, abiti da sposa, placche in me-tallo più o meno prezioso che rappresen-tano parti del corpo umano, fotografie etanti cuori, segno dell’affidamento diun’anima al Santo.

Sant’Andrea d’AvellinoNacque a Castronuovo, Potenza, nel1521; da sacerdote si recò a Napoli, dovefrequentò la facoltà di diritto e dove il fu-turo beato, padre Giovanni Marinonio,sarà suo direttore spirituale fino a quandodiventerà Avvocato ecclesiastico. Fu ripe-tutamente aggredito a causa della suaopera riformatrice nel monastero femmi-nile di S. Arcangelo di Baiano, tristementenoto. Entrò nell’ordine dei Teatini di SanPaolo Maggiore di Napoli, cambiando ilsuo nome di battesimo; nominato maestrodei novizi della casa di S. Paolo Maggiore,suo discepolo sarà il venerato LorenzoScupoli. Trascorse alcuni anni a Milano,ricoprendo l’incarico di vicario della casadei Teatini e poi a Piacenza. Tornato a Na-poli, darà seguito al suo apostolato predi-cando, scrivendo e compiendo la volontàdel Signore; nei tumulti del tempo la suasaggezza risultò preziosa per l’intera cittàdi Napoli. Andrea con i suoi celesti cari-smi e i miracoli acquisì agli occhi di tuttila fama di santo. Fu beatificato da UrbanoVIII e canonizzato da Clemente XI il 22maggio del 1712. A Castronuovo sono an-cora visibili le tracce del santo: oltrealla casa natale c’è un ulivo legato alla suafigura; la Cattedrale conserva la santa re-liquia.

San Rocco di TolveNacque a Montpellier, in Francia, fra il1345 e il 1350; la tradizione riferisceche avesse una croce vermiglia impressasul petto. Appartenne al Terz’ordine fran-cescano; aveva venduto tutti i suoi benied indossato l’abito del pellegrino,quando decise di recarsi a Roma per pre-gare sulla tomba degli apostoli Pietro ePaolo. Recatosi ad Acquapendente, e de-dicandosi all’assistenza degli ammalatidi peste, ebbero luogo miracolose guari-gioni; il giovane francescano soltantotracciando il segno della croce sui malatiriusciva a risanare gli appestati. Fra il1367 e il 1368, le fonti ci riferiscono diuna sua nuova presenza a Roma, pressol’ospedale del Santo Spirito, quando pro-cedette alla guarigione di un cardinale,liberandolo dalla peste. Fu allora chePapa Urbano V volle incontrarlo. Si narrache Rocco abbia soggiornato nel boscovicino Sarmato, in una capanna, perchécolpito a sua volta dalla peste, ma che uncane lo abbia salvato dalla morte perfame procurandogli del pane.A causa dei complicati fatti del tempo,trascorse cinque anni incarcerato dal go-vernatore di Voghera; quando alcunieventi prodigiosi si manifestarono per lasua liberazione, il giovane francescanoera oramai spirato. Il Concilio di Costanzalo invocò santo per la liberazione dal-l’epidemia di peste ivi propagatasi nel1414; nella Chiesa di San Rocco inRoma è custodita una Insigne Reliquiadel Braccio destro di San Rocco. A Tolve,sebbene la chiesa sia dedicata a San Ni-cola, il forte legame che unisce questacomunità al Santo venuto da Montpellierfa sì che per tutti essa rappresenti il“Santuario di San Rocco”. Ai suoi piedi,nella Casa del Pellegrino, a testimo-nianza dei miracoli attribuiti al Santo edi una storia di profonda devozione ed in-

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San Giovanni Scalcione da MateraNacque verso il 1070 a Matera da unaricca e nobile famiglia; animato da unafede ardente, giovanissimo, trovò dimorapresso i monaci basiliani dell’Isola di S.Pietro, verso Taranto. Volendosi disfaredei lussuosi abiti paterni e degli agi delladimora del casato, provvide dunque a do-nare tutto ai poveri. Poté tuttavia sop-portare gli stenti e la durezza della nuovacondizione soltanto grazie ad una voceinterna che gli disse: “Dio è con te”. Sirecò in Calabria, dove condusse una vitadi solitudine e mortificazione, quindi simise in viaggio alla volta della Sicilia.Predicò la parola del Signore fra il po-polo; esortava ad una vita di preghiera ele sue parole avvicinarono discepoli. Aseguito di alcune calunnie finì tuttaviaimprigionato e solo miracolosamente riu-scirà ad uscire dalle galere. Si recòquindi sui monti dell’Irpinia, dove incon-trò S. Guglielmo da Vercelli che condu-ceva vita eremitica; una visione gli indicòallora la strada che la mano divina avevain serbo per lui. Giunto a Bari, per im-barcarsi per la Palestina, vi rimase; dopoalcune peregrinazioni si fermò a Pulsanoin una valle solitaria insieme ad alcunidiscepoli, stabilendo una comunità mo-nastica che acquisirà grande fama, giun-gendo ad aprire un’altra casa presso lachiesa di S. Giacomo a Foggia ed un mo-nastero a Meleda in Dalmazia. La sua re-gola ha preceduto la vita penitenziale,povera ed associata attorno alla quale siorganizzarono i successivi Ordini mendi-canti. Di San Giovanni restano i moltifrutti di santità prodotti dai suoi mona-steri. Il corpo del Santo Abate si trovanella cattedrale di Matera di cui è com-patrono, e le mura della sua casa, oggichiamata Chiesa del Purgatorio Vecchio,nel Sasso Caveoso di Matera, hanno resi-stito alle offese del tempo.

San Donato di RipacandidaNacque a Ripacandida, Potenza, nel1179; di umili origini, lasciò il borgo natioper ritirarsi nel chiostro Verginiano, in lo-calità Montevergine. Benché giovanissimole virtù che in lui albergavano facevano ri-splendere la sua figura di un’aurea luce.

Alla sua morte, a soli 19 anni, gli abitantidi Ripacandida vollero chiederne le spo-glie. Ottenutele, nel viaggio di ritorno il cor-teo, sostò lungo varie località, a seguitodelle suppliche delle popolazioni, che ri-chiedevano la visione della salma, giun-gendo a dover far dono del braccio destro

del santo, ancora conservato nella Chiesaparrocchiale di Auletta. In questi luoghi, aMontevergine e a Ripacandida, Melfi e Ra-polla San Donato è festeggiato il 17 Ago-sto.

Beato LentiniNacque a Lauria, in provincia di Potenza,nel 1770, da famiglia di umili condizioni.Ordinato sacerdote, fu investito dallo Spi-rito Santo a tal punto da essere indicato daicontemporanei come “un angelo all’al-tare”, anche a seguito degli stati d’estasiche lo colsero. Fu infaticabile nella predi-cazione in tutto il circondario; grandissimala sua devozione a Gesù Cristo Crocifisso ealla Madonna. Insegnò senza compenso lelettere e le scienze avendo una profondacultura ed altrettanto spirito pio. Condusseun’esistenza fatta di mortificazioni corpo-rali e penitenza; gli abiti furono logori e po-verissimo il giaciglio. Tuttavia fu ricolmo didoni: aveva i carismi di profezia, scruta-zione dei cuori e miracoli. Alla sua morte lecelebrazioni durarono ben sette giorni congrandissima partecipazione di popolo.Ancor oggi numerose sono le grazie ed i mi-racoli attribuiti al Beato Lentini.A Lauria, dopo aver pregato nella Cappelladel Beato Lentini, si può visitare la suacasa; nella chiesa di S. Nicola si troval’urna argentea contenente le spoglie mor-tali del Santo.Ripacandida, San Donato

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Le sacre reliquie: i segni della devozione popolare

• A Matera nel centro storico della città,si trova la chiesa di San Francesco diPaola; all’interno, è posta la statua in ter-racotta del Santo e sotto sono collocate lereliquie del Santo; la cristianità del Beatovenne qui diffusa grazie alla Congregazionedei Frati Minori che San Francesco di

Paola costituì prima di morire nel 1507.

• A Potenza, nel Duomo, nella cappelladel SS. Sacramento si conservano le reli-quie di S. Gianuaria.

• Nel Museo diocesano di Potenza si con-serva il reliquiario di Sant'Aronzio del 1541.

• Nel Museo diocesano di Matera siconserva il reliquiario a braccio di San-t’Eustachio, patrono di Matera, intera-mente decorato a sbalzo risalente allaprima metà del XV secolo. Degno dinota si presenta il reliquario di SanGiovanni da Matera, il cui grande va-

lore è legato alla presenza del punzoneMATA, riconducibile a una bottega diorafi materani della seconda metà delXV secolo e il reliquiario a busto diSant’Agapito, figlio di Sant’Eustachio,eseguito da una bottega orafa del XVsecolo.

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l volto di Cristo ed il dramma dellapassione divina per l’uomo; le strade chesi inerpicano mentre le spalle si pieganoal peso della croce. Le vie di Barile con-ducono al Golgota, nei giorni della setti-mana santa, mettendo in scena la piùantica delle rappresentazioni religiosedella regione. I soldati di Roma, che pre-sidiano il borgo, fragorosi fanno risuonarei colpi dei flagelli inferti. Qui la Proces-sione dei Misteri si sposa con il simboli-smo proveniente da reminiscenzealbanesi; nella Via Crucis, accanto alla fi-gura di Cristo ed a quelle dei Vangeli,lungo le stazioni di Barile compaionotrentatré bambine vestite di bianco,chiaro rimando agli anni di Cristo, e laZingara, la ragazza più bella del paese,che in abito scintillante ricorda le originialbanesi della comunità. ll “Negro”, altropersonaggio di Barile, e la “Zingara” as-sumono un grande rilievo in questo ritodi espiazione collettiva. Un lamentoquasi continuo accompagna la strug-gente processione, alla quale prendeparte l’intera comunità.

I riti della Passione:la settimana Santa del VultureeMater Sacra aMateraI Sacri Misteri ed il dramma dell’Uomo: dai borghi di Basilicata alGolgota

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Capitolo 4

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Ma il dramma della croce di Cristo si ri-vive lungo tutta la zona del Vulture du-rante la Settimana Santa, sino a VillaD’Agri, Aliano e Matera. Ad Oppido Lu-cano la rievocazione della Passione hadato vita ad un vero teatro popolare; aMaschito, nel piazzale della Chiesa delCaroseno, dinanzi alla fontana Skander-berg si celebrano la cattura ed il processodi Pilato; nella città angioina di Atella laSacra rappresentazione della Via Crucissi snoda lungo le suggestive viuzze: fra i

visitatori presenti viene scelto il “Cire-neo”, che i Vangeli riferiscono aiutò Cri-sto a portare la croce. A Rapolla laCrocifissione è ambientata nel Parco Ur-bano delle Cantine-grotte, mentre la pro-cessione dell’Addolorata e del CristoMorto si snoda lungo strade illuminatedalla sola luce di debole candele, inun’atmosfera di intensa suggestività. Lacomunità di Ruvo del Monte segue concommozione la processione serale dellaVia Crucis; l’imminenza del dramma chesi sarebbe consumato viene ripropostonella rappresentazione dell’Ultima Cena,a Rionero in Vulture, il Sabato Santo. Nelmeraviglioso “Borgo antico” di Venosa, lacittà di Orazio, nella serata del VenerdìSanto, si svolge una “Via Crucis”, condialoghi riadattati dal film “Gesù di Na-zareth” di Franco Zeffirelli. A Castel La-gopesole, si ammira la bellezza espressanella perfezione delle cifre simbolichedel Santuario Divin Crocifisso.

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La bellezza dei giochi di luce, lo scena-rio della murgia materana che in ma-niera naturale si presta a narrare laCrocifissione di Cristo, producono unevento, fatto di luci, suoni e dramma-turgia di grande fascino, un allesti-mento scenico del tutto unico nel suo

genere nella Settimana di Pasqua. Per-ché vi sono luoghi dove la spiritualità sipercepisce, dove il senso del sacro si èsedimentato lungo secoli di fede, mo-dellando la roccia, allignando in ogniluogo: in questi angoli dell’anima sem-bra dimorare il divino. Mater sacra,

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nella sua drammatica bellezza, si offreallo sguardo del visitatore recatosi aMatera; è così che dalla Piazza di SanPietro Caveoso, nei Sassi, lo spettacoloche si dona alla vista non è quello dellamurgia materana, ma invece delle crocipiantate sulle alture del Golgota. Quasi

un ponte ideale, un messaggio di sal-vezza celebrato nella Città dell’Uomo edella luce.

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Mater Sacra, suggestioni di Pasqua a MateraEventi religiosi materaniMatera sacra, a Pasqua, con il Presepe vivente a Natale, e la festa della Bruna, a Luglio,rappresentano i tre grandi eventi a carattere religioso di Matera.

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ome sospesi fra il senso religioso delmessaggio cristiano e la celebrazione diantiche tradizioni; l’adesione al volto diDio ed il trionfo delle leggi di una natura ri-gogliosa ed infinita. Fra i boschi del Pollinoe delle Dolomiti lucane vanno in scena gliantichi riti del maggio in Basilicata, storiedi uomini, alberi e santi che nel mese ma-riano, e sino a settembre, attualizzano an-tiche cosmogonie, in una comunità cheattorno agli alberi, da sempre, ritrova lasua peculiare identità culturale. Infinite sipresentano le suggestioni che si parano in-nanzi al viaggiatore giunto sino ad Accet-tura, Terranova di Pollino, Castelmezzano.Sembra quasi che la comunità prenda incarico, sulle proprie spalle, la rigenera-zione dello spirito della natura, celebratocon gli sposalizi arborei, dopo un lungopellegrinaggio ancestrale condotto dai vialidel bosco sino ai luoghi dove l’uomo di-mora, sempre sotto il segno dei santi e diMaria Vergine. Quella che emerge è unacomunità orante, una natura la cui forzapare sprigionarsi dall’albero cosmico (AxisMundi), che promana una gioia sfrenata,risvegliando antiche suggestioni che, inuna transumanza dello spirito, conduconodal bosco e sino al borgo, i segni di unanatura orma del Dio cristiano.

Riti arboreiNel parco regionale di Gallipoli Cognato edelle Piccole Dolomiti lucane - nell’areadel maggio - si svolgono i riti arborei; “ilmatrimonio dell’albero” si consuma adAccettura, Castelmezzano, Oliveto Lu-cano, Pietrapertosa.È il giorno dell’Ascensione, quando, dalbosco di Montepiano, viene scelto il piùalto dei cerri; andrà a rinsaldare, unavolta ancora, il legame della comunitàcon il bosco, il luogo delle origini, perchédimora della natura. Abbattuto, l’alberodiventerà “il Maggio”. Dalla foresta diGallipoli Cognato verrà scelta la sposa, lapiù maestosa fra le piante di agrifogli:sarà “la Cima”. Tagliato, sfrondato, ilMaggio sarà condotto sin nella piazza diAccettura, trasportato da oltre cinquantacoppie di buoi di razza podolica; gli ani-mali adornati con fiori per l’evento, i con-tadini, loro accanto, animano un corteobenedetto dal Patrono San Giuliano. Nelbosco, i cimaioli stanno intanto predi-sponendo tutto per l’incontro con lasposa; per quindici chilometri i ragazzidel posto, sulle loro spalle, condurrannol’albero di agrifoglio, la Cima, sino al cen-tro del paese. Animati dalle urla di inci-tazione, e dal vino di queste terre che

Festività religiose e antichissimetradizioni popolarinei riti arborei inBasilicataLa Natura si fa orma del Dio cristiano

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Capitolo 5

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copioso si consuma lungo le strade checonducono gli alberi al paese, andrà inscena il matrimonio dell’albero; le sosteserviranno per rifocillarsi con i cibi delposto, quelli di un’antica tradizione culi-naria, i salumi, i formaggi. Le musiche, icanti, i balli accompagneranno gli alberisino al centro del paese; qui giunti, laforza delle braccia e la maestria appresanel tempo permetteranno di innestare laCima sul Maggio: è il rito nuziale. É unlavoro fatto dagli uomini, che, insieme,legando il nuovo albero alle funi, si ado-pereranno per innalzarlo; intanto procedela processione di San Giuliano, che si fer-merà soltanto quando tutte le funi sa-ranno sciolte, con l’albero ben piantatonella piazza del paese: quasi una paral-lela simbiosi fra la natura e lo spirito, ilsacro che sembra benedire l’antico le-

game dell’uomo con il creato. Oggi, lafesta prosegue con i più audaci fra i pre-senti che, fra gli applausi della gente,scalano l’albero, ai cui piedi sono postecibarie locali. Con l’asta per la venditadel Maggio si conclude l’antico rito, che,nel ricordo di un legame indissolubile,tornerà a ripetersi con il giorno del-l’Ascensione.

A Castelmezzano, “borgo fra i più bellid’Italia”, lasciate le emozioni del “Volodell’Angelo” uno dei grandi attrattori dellaBasilicata, ha luogo il Maggio, con la festadi Sant’Antonio; nel mese di settembre,nel bosco, dalla località Paolona, avrà ini-zio il maggio di Castelmezzano, con il ta-glio del cerro; la cima di agrifoglio, lasposa, verrà scelta in località Virgilia. Con-dotti gli alberi in paese, con canti, balli, e

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degustando le cibarie locali, si proce-derà, infine, allo sposalizio. Una volta in-nalzato il nuovo albero, mentre laprocessione di Sant’Antonio da Padova,svolta in concomitanza, offre la sua be-nedizione, i più audaci potranno scalare“U Masc’”. L’asta con la vendita dell’al-bero, e i fuochi, ridanno appuntamentoal prossimo anno, ancora nel bosco. IlMaggio di Oliveto Lucano viene celebratosotto gli occhi delle effigi di San Rocco eSan Cipriano, poste davanti ai due alberisino al loro innesto; a precederlo il sug-gestivo rito di un gesto forse millenario, il“ballo della sposa”, mentre grande emo-zione è prodotta dalle “cente”, copricapicon candele portati dalle donne. Nella ri-proposizione del rito, secondo le consue-tudini del matrimonio dell’albero, latradizione ad Oliveto si arricchisce di leg-gende: si narra infatti che San Cipriano,adirato di fronte ad una pianta non dicerro, issata per errore, lasciò cadere l’al-bero, ma consentì ai presenti di restareillesi. A Pietrapertosa, ancora un “borgofra i più belli d’Italia”, il Maggio si cele-bra davanti al Convento di San France-sco ed allo sguardo benevolo diSant’Antonio. Come a Castelmezzano,anche qui si possono vivere le emozionidel “Volo dell’Angelo”, ma il senso delsacro alberga nel matrimonio dell’albero;per trasportare il cerro gareggiano igruppi locali; individuato sarà vegliatoanche la notte, per poi essere condottodai buoi in paese. La cima sarà traspor-tata dalle mucche. Taralli e vino allietanoil trasporto sino a quando, innestato edinnalzato, l’albero ricolmo di premi verràscalato dai chi fra i presenti avrà mag-giore ardimento; costoro dovranno anchetagliare le funi lasciandone soltanto una.Dopo l’asta e con i fuochi ha termine lafesta; nei giorni successivi il Maggio saràabbattuto nella piazza.

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La Sagra dell’alberoTra il Monte Alpi e le cime del Pollino aCastelsaraceno, Rotonda, Terranova diPollino, Viggianello si svolge la Sagra del-l’albero.La festa è benedetta da Sant’Antonio daPadova; a Castelsaraceno, dopo lamessa, in un rituale ben scandito, si sce-glie il più grande dei faggi, la ‘Ndenna’che viene tagliato con altri tredici piùpiccoli, che lo sosterranno poi per essereinnalzato in paese. Ha inizio il corteo,sotto il segno del santo, scandito da pre-ghiere ed allietato da locali cibarie. Lacima, un pino, chiamato “cunocchia”viene abbattuta con colpi di ascia sfer-rati da ognuno fra i presenti. Nella piazzadel paese si consumerà l’antico rito del-l’innesto e successivamente si innalzeràil nuovo albero. I giovani tenteranno discalarlo per aggiudicarsi i premi posti

sulla cima. Gli applausi della gente fa-ranno da cornice ai più spettacolari fra itentavi che si compiranno. Durante la“festa della montagna”, a settembre, l’al-bero sarà assegnato in sorte, diventandolegna per il freddo inverno, oramai pros-simo. A Rotonda a sigillare l’antica tradi-zione della sagra dell’albero la leggendanarra che sia stato lo stesso Sant’Anto-nio da Padova, attraversando i boschi diquesti luoghi; qui si celebra il matrimo-nio di un faggio con un abete, sottrattonella notte dal vicino bosco di Terranovadi Pollino. Religione e tradizioni, antichisapori fanno da cornice agli eventi checondurranno i due alberi allo sposalizio.Il suono della zampogna accompagna lafesta di Terranova di Pollino, dove asso-luto protagonista è l’abete, a’ pit’, che dasolo, dopo il taglio, decorato con nastri,verrà innalzato nella piazza del paese,

sotto la mano benedicente di Sant’Anto-nio da Padova, restandovi sino alla tradi-zionale asta. Il matrimonio del faggio edel cerro torna a Viggianello e nelle suecontrade, dove per ben tre volte si cele-bra il rito dell’albero. Canti e balli scan-discono le varie fasi ed i faticosi trasportidei tronchi sino a quando il nuovo alberosarà innalzato nel centro del paese, inconcomitanza con i festeggiamenti dedi-cati al Patrono San Francesco di Paola; lìvicino, in località Zarafa, il matrimoniosarà benedetto dalla Madonna del Soc-corso.Antichi riti che hanno incontrato il mes-saggio cristiano; i boschi nei dipressi nonne hanno consentito la sparizione, con-ducendo ad una sorta di assunzione deiriti arborei, all’interno della devozione ri-servata dalle popolazioni locali ai Santidella Chiesa.

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San Gerardo e la Parata dei Turchi

a leggenda narra che i Turchi sianogiunti quasi ad assediare Potenza, in untempo che taluni ancora ricordano. Sem-brava imminente la fine di un mondo coni suoi segni, dei gesti sino ad allora com-piuti avendo fede in un Dio misericor-dioso. Come in altri luoghi dell’Europacristiana, dove durante tutto il Medioevoil Mediterraneo non smise di minacciarnele coste, con i continui sbarchi di Sara-ceni, così la città di Potenza, secondouna tradizione che ancora si racconta,narrano che abbia fronteggiato il pericoloche veniva dal mare. Risalendo il fiumeBasento, la leggenda riferisce di una zat-tera che, guidata dal Gran Turco, appro-fittando del buio della notte, riuscì acondurre i Saraceni alle porte della città.D’improvviso il cielo venne illuminato dachiari bagliori, mettendo così in allarmegli abitanti del luogo, sino ad allora al-l’oscuro dell’incombente minaccia; aquesto punto la tradizione riferisce chediscesero schiere di angeli, che, per in-tercessione di San Gerardo La Porta, giàVescovo di Potenza e patrono della città,fermarono l’impeto degli invasori e con-sentirono alla popolazione di organizzarsi

e respingere l’oscuro pericolo che venivada Oriente. Nella “Parata dei Turchi”,che si tiene a maggio un giorno primadelle celebrazioni dedicata a San Ge-rardo, convergono gli elementi leggendarie le più riposte paure: quelle che la sto-ria ha messo dinanzi alla comunità, comele altre, in grado di ricomprendere glieventi vissuti in una più grande narra-zione. Dal Mediterraneo, il lago comune,e dalle terre dove il sole sorge giungonosin sulle alture di Potenza insidie miste-riose, perché portate da genti estraneealla comunità, proprio quando la luce delgiorno è andata via. Si sarebbe potuti ca-pitolare, cambiare lingua e costumi e,come sempre avviene, la fede e Dio; e in-vece la comunità si strinse attorno al suoprotettore, che con benevolenza accolsele suppliche dei fedeli: il popolo, il veroeroe di questo racconto fatto di fede ecredenza popolare, non disgiunta da fortielementi simbolici rappresentativi dellacondizione generale dell’uomo, con co-raggio difese il mondo che viveva e cheaveva costruito; i contadini e le donne, lagente in armi ed i bambini, secondo laleggenda, fecero da scudo di fronte allaminaccia dei Saraceni. Quei giorni, con iprotagonisti che li segnarono, ispirano

Le processioni storiche:SanGerardoelaParatadeiTurchi.LafestadellaMadonnadellaBrunaIn terra di Basilicata si narrano le gesta di Santi protettori a cui lecomunità affidano la loro sorte

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Capitolo 6

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ogni anno la Parata dei Turchi, unagrande festa della gente, aperta alla par-tecipazione dei centri vicini, dei giovani edi chiunque porti in animo il senso reli-gioso e di comunità.La sfilata si svolge di sera, parte dalcampo sportivo Viviani, attraversa PortaSalza e si conclude a Largo Duomo. Viprendono parte alfieri ed araldi; s’alter-nano nella sfilata bambini, a piedi e acavallo; danzano al suono di tamburellicontadini e contadinelle. Si vedono i beicinti di fiori di ginestra, posti presso iltempietto del Patrono; compaiono gli ar-cieri, i notabili, e brucia la Iàccara fatta

di cannucce fasciate attorno ad unatrave sottile e lunga, ma tutti gli sguardisono per i Saraceni, che a cavallo consfarzosi abiti precedono il carro del GranTurco, catturato dalla popolazione e sot-tomesso dagli angeli; lo trainano schiaviSaraceni in catene; dovunque si avverteil fragore delle risate che a stento sovra-stano le musiche degli strumenti popo-lari, allietando una narrazionestorico-simbolica dove la comunità ri-scopre identità e devozione. Con il risve-glio, le preghiere saranno ancora rivolteal Santo protettore, per le celebrazionitributategli dalla città.

Nel luogo in cui, secondo la leggenda, avvenne il miracolo è stato edificato un tempietto con lastatua di San Gerardo; ai sui piedi vengono deposti cinti di fiori. La costruzione, del 1865, è operadello scultore potentino Antonio Busciolano.

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La festa della Madonna della Bruna

il giorno più lungo dei materani.L’intera città tributa alla Vergine cele-brazioni lungamente attese da ogni de-voto e Maria, regina delle grottematerane, il cui volto adorna i più in-cantevoli dei dipinti delle chiese rupe-stri, trionfa il 2 Luglio, nella scenicaprocessione condotta lungo le vie.Dalla Civita, sormontata dalla splen-dida Cattedrale romanica, sino alcuore della città, laddove il carro trion-fale, un manufatto realizzato dallascuola cartapestaia materana, sarà as-saltato e distrutto, sembra che al se-guito di Maria si muova l’interacomunità. Le celebrazioni hanno inizioall’alba; dalla Cattedrale, dopo gli uf-fici religiosi ha inizio la processione

dei pastori, così chiamata da coloroche un tempo vi prendevano parte;oggi nella piazza antistante il Duomo,laddove un affaccio mostra per interola bellezza dei Sassi, si radunano fe-deli di ogni età, portando il Quadrodella Vergine con Bambino lungo lestrade della città, in una processioneritmata al suono dei botti. La festa siriempie di calore e partecipazione: èun giorno interamente rivolto alla Ma-donna della Bruna. L’effigie è cosìchiamata alludendo forse alle Ma-donne bizantine venerate nelle chieserupestri dai monaci basiliani; o inveceal significato medievale del termine,indicante la corazza, che ancor oggi lariveste, e quindi alla protezione che laVergine assicura alla città. Benché ilrito si celebri da più di 600 anni ed

Il carro trionfale della madonna della bruna fudonato alla città dal Conte Tramontano,

signore di Matera, per accattivarsene i favori.Dal Castello, un magnifico maniero edificato su

modello del Maschio Angioino, attraversoVia La Vista si giunge alla piazza dove avvienel’assalto e la distruzione del pregevole carro.

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abbia avuto inizio con Papa Urbano VI,già Arcivescovo di Matera, le sue ori-gini sono iscritte nella devozione po-polare. Si narra che una nobildonnaabbia chiesto ad un contadino di es-sere condotta nel centro abitato; quigiunta, in quello che è oggi il quartierePiccianello, davanti ai notabili dellacittà si rivelò mostrando tutta la ma-gnificenza di Maria. Una folgorazioneinvestì i presenti e da allora si ricordal’apparizione della Madonna, portan-dola in trionfo su di un carro che, as-saltato dagli stessi materani sino alladistruzione del manufatto, nella piazzadella splendida Fontana Ferdinandea,quasi un quadro plastico adornato diluminarie, verrà poi ricostruito per lecelebrazioni dell’anno successivo. Rie-mergono qui antichi echi ascoltatilungo tutto il Mediterraneo: fu forse lapaura dei Saraceni, che la leggenda ri-ferisce alle porte della città, a spin-gere i materani a distruggere il carrosalvando la Vergine, o ancora il ri-cordo, seppur antichissimo, dei voltiincantevoli della Vergine distrutti nellechiese rupestri da iconoclasti ed infe-deli. A Matera va in scena il mito an-cestrale della continua rinascita dellavita; dalle ceneri, si leva di anno inanno il suo soffio per riproporre devo-zione e fede in un tempo scandito daun messaggio che ha dato nuovo saleall’esistenza. Gli assalitori, nella par-tecipazione ad un rito di distruzione,diventano attori di una scena epica;nella folla dei fedeli vince la vita, of-ferta a Maria protettrice.Nella sera, nuove luci illumineranno loscenico paesaggio della murgia ance-strale; quasi da ogni affaccio dei Sassisi potrà vedere lo spettacolo pirotec-nico illuminare le grotte dell’Uomo, innotte di festosa devozione.

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ra, in quei giorni, uscì un editto diCesare Augusto, che ordinava il censi-mento di tutto l’Impero ...Tutti partivanoper farsi iscrivere, ciascuno nella propriacittà. Anche Giuseppe salì dalla Galilea,dalla città di Nazaret, in Giudea, allacittà di David, chiamata Betlemme perfarsi iscrivere con Maria, sua sposa, cheera incinta. Ora, mentre essi si trovavanolà, giunse per lei il tempo del parto, epartorì il suo figlio primogenito, e lo av-volse in fasce e lo pose a giacere in unamangiatoia, perché non c’era posto perloro nella locanda”. Sono le parole conle quali Luca nei Vangeli consegna allastoria l’ingresso di Dio nel mondo; leprime pagine che ricordano la natività, illuogo d’origine del messaggio cristiano,la parola che si mostra all’uomo, mentreassume i tratti della Sacra Famiglia. Di-venuta quasi un dolce struggimento, larappresentazione di quei giorni lontani aBetlemme non ha mancato di rapirel’estro estatico di santi e narratori, che,nel tempo, hanno concorso alla diffu-sione di una solida tradizione che, con larappresentazione della Natività, usaadornare i luoghi, conferendo loroun’aura di mistica contentezza. Lungo leterre di Basilicata si assiste alla fede che

cesella la pietra e le usanze, scolpendopresepi nel cuore delle chiese, in rioniantichi quanto i primi passi che percor-sero il suolo lucano; “affinché ci fosse uninizio, l’uomo fu creato” dice S. Ago-stino: ebbene, con la natività allignòforse il senso religioso in queste terre.Fra i calanchi che soffocano gli intellettiche non hanno memoria, a Tursi; tra levalli del Bradano e del Basento grazie algenio di Artese, sino alle alture murgianedove ebbe inizio la storia che si racconta,nei Sassi di Matera dove ogni sguardo ri-trova una naturale Natività, in questi luo-ghi della Basilicata la ragione si faancella della fede, mentre l’arte accom-pagna il viaggiatore lungo un camminoche conduce laddove tutto ebbe inizio.

I Presepi artistici lucaniIl genio di una terra mentre racconta la Natività: il luogo delleorigini iscritto in Basilicata

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Capitolo 7

Tursi, Chiesa di S. Maria Maggiore, Presepe di Altobello Persio, XVI secolo

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TursiQuasi immerso nel fantastico mondodelle ‘Jaramme’ del poeta natio AlbinoPierro, la Rabatana, il cuore antico diTursi, dove le architetture conservanol’idioma arabo, si cela uno splendido Pre-sepe in pietra del XVI secolo, a cui si ac-cede dalla cappella della Chiesacollegiata di Santa Maria Maggiore; inuna rappresentazione suggestiva, che sisnoda lungo uno scenario fuori dal tempoe dallo spazio, lo scultore Altobello Per-sio ha plasmato la materia per dare formae colore alla Sacra Famiglia.

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Tursi, scorcio nella Rabatana

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realizzato un presepe di 85 metri quadratiesposto a Betlemme e commissionatodall’Unesco, dove la natività viene am-bientata nei rioni Sassi di Matera, mentrenel presepe in mostra a New York l’arti-sta ha voluto ritrarre Grassano. NellaChiesa della Madonna del Carmine, a Tri-carico, la navata sinistra si fregia diun’opera di Franco Artese: un presepeambientato in una grotta dell’antico con-vento delle suore carmelitane di SantaChiara, che lascia emergere uno spac-cato dei quartieri più antichi di Tricarico,città arabo-normanna. Il genio di Arteseha reso omaggio alla Vergine Maria, rea-lizzando a Loreto una natività di circa 40mq con un’altezza di oltre 4 metri, cheora si trova ad Aliano; alla nascita di Cri-sto fanno da sfondo i Sassi di Matera,

mentre l’immagine della Vergine richiamala splendida scultura in bronzo del San-tuario della Madonna del Pollino di SanSeverino Lucano, dell’artista Daphné duBarry; l’immagine di San Giuseppe ri-manda alla scuola cinquecentesca di Al-tobello Persio presente a Tursi. Nellagrande scena monumentale sono indivi-duabili la S.S. Trinità di Venosa e la“Casa con gli occhi” di Aliano, paese incui a lungo si fermò, poiché confinatovi,Carlo Levi come racconta nel libro “Cri-sto si è fermato ad Eboli”; nel monumen-tale presepe di Loreto si notano le cantinedi Barile, grotte scavate nella roccia doveviene conservato il vino Aglianico del Vul-ture, eccellenza lucana nel mondo. Ilgenio di Artese illumina anche i luoghisacri di Aliano.

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Franco Artese: la Natività ritratta nei pre-sepi monumentaliUn Presepe artistico scenografico che il-lustra la Natività nello scenario suggestivodei Sassi di Matera; nel 2012, Anno dellaFede, il maestro Artese ha realizzatol’opera sotto l’obelisco di Piazza San Pie-tro, a Roma, inaugurata il 24 dicembre ebenedetta dal Papa. Nel Presepe di Ar-tese, 12 metri di larghezza e circa 7,50 dialtezza, ricoperto da una struttura sceno-grafica riproducente una grotta della mur-gia materana, viene rappresentata laciviltà rurale lucana connotata da una di-mensione laboriosa e frugale, da un’uma-nità fortemente pervasa da spirito disacrificio e senso religioso; vi compareun mondo legato ai valori essenziali dellafamiglia, del lavoro, della solidarietà e da

una concezione della vita aperta al Mi-stero. La rappresentazione della Nativitàsi concentra sull’immagine della Ma-donna intenta a mostrare ed offrire GesùBambino alle donne che si avvicinano eche, con simbolico scambio, le affidano ipropri figli in un clima di profonda fami-liarità e condivisione di destino.

A Grassano, suo paese di origine, è visi-bile a Palazzo Materi l’opera del maestroFranco Artese; è la natività che divienearte, che si innesta nei colori e nelleforme di una tradizione che guarda allagrande scuola napoletana, conservando latipicità del genius loci e ridando la bel-lezza del racconto sacro nella varietà deiluoghi che Artese rappresenta e che lo hareso celebre nel mondo. Artese ha difatti

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Roma, Presepe in Piazza S. Pietro, Natale 2012 Grassano, Presepe a Palazzo Materi

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AnziNella chiesa madre dedicata a San Giu-liano, ad Anzi, entrando nella sala dellaCanonica si dona allo sguardo il Presepepoliscenico fra i più grandi d’Europa, rea-lizzato da Antonio Vitulli; da una paretebianca lunga, sulla quale sono scavatepiccole grotte, emerge il racconto di unmondo lontano e che tuttavia si imparaa conoscere, scorrendo con gli occhi e lamente gli accadimenti che precedetterola venuta del Signore; tuttavia non pos-sono non risaltare alcuni tratti tipici delterritorio lucano, che con grande mae-stria si innestano nel racconto della na-scita di Cristo. Nella prima scena, quelladell’Annunciazione, si vedono le case in

pietra ed i vicoli di Calvello; nella se-conda, al censimento condotto fra legenti di Palestina fanno da sfondo iSassi di Matera, mentre l’annuncio deipastori avviene con le Dolomiti Lucane eCastelmezzano bene in vista. Compaionoquindi elementi caratteristici: una rocciaforse di 1500 anni che, scavata, ospitala grotta di Betlemme; il tempio di Esna-khun, esistente e qui riprodotto; seguonoalcuni scorci di Potenza sino ad arrivarealla rappresentazione di Nazaret, che quidiviene una riproduzione di Anzi: i suoislarghi e le sue strettoie, le case e labella chiesa di S. Maria, attraverso sa-pienti giochi di luce, accompagnanolungo un viaggio di grande fascino.

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Il Presepe vivente nei Sassi di MateraUna rappresentazione tutta da vivere; un luogo che ti lascia accedere ai più ripostispazi dell’anima, mentre lo sguardo quasi attonito si perde nei visi di antichi na-zareni, che ritrovi, nei giorni del Santo Natale, lungo i vicoli dei Sassi. A Matera vacosì in scena “il più grande presepe vivente mai realizzato al mondo”, con ricono-scimento ufficiale del Guinness World Records ottenuto nel 2010. Negli antichirioni compaiono mangiatoie e capanne, lungo le strade stridono carretti ed arnesi;negli slarghi si affollano i mercanti, mentre d’improvviso ci si trova innanzi la ca-panna di Betlemme. Centinaia di figuranti hanno indossato le vesti del tempo, perfar rivivere, in questo luogo d’incanto, il più grande dei misteri.

Tra le più suggestive manifestazioni va annoverata la Sacra Rappresentazione dei QuadriPlastici di Avigliano, dove una o più persone immobili riproducono con la posizione del corpo el’espressione del volto una scena tratta da famosi artisti che hanno raffigurato alcuni tra i piùimportanti momenti della vita di Cristo, presenti nelle chiese lucane; un commento musicaleaggiunge fascino alla rappresentazione: la valorizzare del patrimonio artistico religioso dellaBasilicata viene così disvelato attraverso una sorta di magia che coinvolge lo spettatore.

Nella Cattedrale di Matera, in una cappelladedicata a San Nicola, appositamente co-struita, in fondo alla navata sinistra, sitrova uno splendido Presepe realizzato nel1534 da Altobello Persio e Sannazaro diAlessiano; la pietra dura di Putignano, lepolicromie e gli effetti prospettici risultanoessere le caratteristiche principali del ma-nufatto. Di grande valore si presenta la do-vizia di particolari delle vesti ritratte, laricchezza dei colori, l’espressione severama dolce allo stesso tempo di Maria e Giu-seppe in pieno stile rinascimentale, ed iltono quasi fiabesco con il quale lo scultoreha voluto “raccontare” l’evento.

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uando agli occhi del monaco Rodolfoil Glabro l’intera Europa “sembrò rive-stirsi di un bianco manto di chiese”, eMelfi, con gli Altavilla, fu capitale dellacristianità per oltre un secolo, allora unagrande storia d’armi e di fede percorse laBasilicata. La Terra fra due mari divenneil feudo di cavalieri Normanni al serviziodella Croce di Pietro. Qui da tutta Europagiunsero i Vescovi per prendere parte aquattro concili, da Melfi Urbano II enun-ciò la “pace di Dio” e fu ancora dalle al-ture dell’arcigno maniero della capitaledegli Altavilla che Urbano II immaginò lariconquista della Terra Santa. La Basili-cata e Melfi, con la loro posizione cen-trale nel Sud Italia, divennero il naturaleluogo di transito per le nuove armate cheavrebbero, col clamore delle armi, recla-mato le terre un tempo illuminate dallafigura di Cristo. Era il 1095, quando a

Melfi Boemondo D’Altavilla chiamò sottoil suo comando i cavalieri cristiani, fraloro anche il prode Tancredi. Il Porto diDurazzo avrebbe loro aperto le porte del-l’Oriente, al tempo in mano ai Saraceni,dove, per la croce e con la spada, si sa-rebbero battuti per consegnare al sogliodi Pietro Gerusalemme Liberata. Perchélo spirito che attraversa l’Europa tra l’XIed il XII secolo aspira ad una umana sin-tesi fra la bontà del monaco ed il corag-gio del cavaliere; l’appello, lanciato daPapa Urbano II, chiede che si costituiscala Militia Christi, cavalieri pronti a com-battere l’Islam e riconsegnare alla cri-stianità i luoghi sacri. E le armatecrociate non tarderanno a foggiarsi: perprimo venne l’Ordine dell’Ospedale diSan Giovanni di Gerusalemme, che assu-merà successivamente il nome di Cava-lieri di Malta; con la prima crociata, e laconquista del tempio di Salomone, na-sceranno i Templari; nelle fredde terredel nord Europa un’ardimentosa cristia-nità fondava l’ordine Teutonico, religiosoe militare. Da ultimo venne l’Ordineequestre del Santo Sepolcro di Gerusa-lemme, al servizio dei pellegrini; non fuun ordine religioso cavalleresco e tutta-via fu al centro delle vicende che inte-

Una terra di monaci e cavalieri:gli ordini cavallereschiin BasilicataSino al Santo Sepolcro: lo spirito cristiano attraverso le terredi Basilicata

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Capitolo 8

A Ermanno di Salza si ascrive la fondazionedell’Ordine Teutonico; fu tra i più stretticonsiglieri di Federico II e per l’interaesistenza dovette mediare fra la Chiesa el’imperatore che stupì il mondo.

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ressarono i nuovi Cristiani giunti inOriente. La Basilicata, terra della spadae dell’altare, dove ai Normanni il Pon-tefice Niccolò II già nel 1059 avevaconferito a Melfi il titolo di conti di “Pu-glia Calabria e in futuro, con l’aiuto diDio e di San Pietro, della Sicilia”, videle armature oranti di ogni Ordine mona-stico-militare del tempo; anche i Cava-lieri di San Lazzaro furono qui ospitati,a Venosa. Quest’ultima, un tempo co-nosciuta come la città di Orazio, di-venne con Melfi, Acerenza, Grassano,Matera la dimora dei cavalieri in armi, acui Urbano II, nel Concilio di Clermont,aveva indicato la via della beatitudinenel sacrificio per la liberazione delsanto Sepolcro.

MelfiLuogo d’elezione degli Altavilla, Melfisarà a lungo capitale della cristianità; lasua posizione, baricentrica nel Meri-dione, la bellezza dei boschi che la cir-condano, le acque salubri ed i paesaggid’incanto troveranno anche l’ammira-zione di Federico II. I soldati di Dio vigiungeranno con i Cavalieri di Malta,stabilendo un Ospedale per la cura deipellegrini e dei poveri già nel 1149;nelle vicinanze, verrà loro conferita indono una chiesa, nei pressi delle muradella città, a Porta Bagni, retta, se-condo i documenti rinvenuti, dal pre-sbiterio Mangerisio. Col tempo crebbela dignità dell’ordine, che vide esten-dere in quelle terre la sua potenza, gra-zie alle numerose donazioni che gligiungevano; masserizie e possedimentiandarono così a costituire la Commendadi Melfi, che nel 1815 il Re di Napoli siincaricherà di restituire a Frà Baldas-sarre Lopez y Royo. A Melfi è attestatala presenza anche dei Templari, che si

insediarono in una chiesa dedicata aSan Nicola; presenti anche i cavalieriTeutonici in località Santa Maria di Sal-sola. I cavalieri venuti dal Nord edifi-cheranno una Chiesa attribuita al SantoSpirito.

VenosaCapolavoro d’arte e di fede la Chiesadella SS. Trinità conserva le tracce dellapresenza degli ordini monastico-religiosifra le città di Venosa e Melfi. Monasterobenedettino, protetto dagli Altavilla, laChiesa divenne nel XIII secolo centro deiCavalieri di Malta, ivi già presenti conaltri possedimenti. In origine configuratocome baliaggio alle dipendenze dei fratiprovenzali del priorato di Tolosa e SaintGilles, nel 1477 il Re di Napoli provvidea sottrarre la Chiesa dall’autorità stra-niera, inserendo i suoi amministratori nelConsiglio dell’Ordine di San Giovanni diGerusalemme. Ed è così che i precettoridella SS. Trinità presero parte, con fràAntonio Consalvo Vela, alla difesa diRodi, dove l’Ordine cavalleresco avevastabilito la sua sede, mentre circa un se-colo ancora un suo precettore, AntonioPelletta, fu innalzato a Capitano e Gene-rale Gran Maestro dell’ordine di Malta,dove dimorò. L’interno della chiesa con-serva affreschi che riproducono la croceottogonale dell’ordine di San Giovannied alcuni precettori dell’edificio sacro.Da Barletta, i Cavalieri di San Lazzaroavevano dei possedimenti a Venosa. UnaChiesa dedicata a Santa Paravesce eradei Cavalieri teutonici; all’Ordine Eque-stre del Santa Sepolcro è appartenutauna Chiesa di Santa Maria. I Templari,oltre a numerose case e terreni, giunseroa possedere a Venosa un palazzo nelcentro dell’abitato, poi forse appartenutoai Cavalieri di Malta.

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mende, adoperate dai Giovanniti durantela loro presenza nell’abitato. Di formasemplice, ricordano quella delle chiesead un’unica navata; sulle pareti si tro-vano scolpite croci dell’ordine; sul fondoparticolari absidi, in alcuni casi presentianche lateralmente.

MateraLaddove la collina materana declina sullamurgia si erge il Monastero di Picciano; vo-tato alla Madonna, nel secolo XIII sembrache vi dimorarono i cavalieri Templari ac-canto ai monaci benedettini; successiva-mente, nel 1332, rimase nelle soledisponibilità dei Giovanniti. Fra i beni pos-seduti in città vi era la Chiesa rupestre del

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ForenzaLuogo di grande fascino, quasi abbarbi-cato sul colle chiamato “Balcone dellePuglie”, Forenza fu centro dell’Ordinedei Templari; attorno alla Chiesa di SanMartino si dipanò la presenza monastico-cavalleresca del tempo, quando i tem-plari furono proprietari dell’intero abitatoe di molti altri possedimenti.

GrassanoFu concesso ai Cavalieri di San Giovanni,che ne mutarono in profondità l’aspetto.Il palazzo commendale che vi edificaronosi distingueva per magnificenza; la loropresenza consentì al piccolo borgo di ri-popolarsi e progredire. Di particolare in-teresse risultano i “cinti”, cantinescavate nella roccia sottostanti alle com-

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Santo Spirito, che subì un profondo cam-biamento tra il XVI e XVII secolo, con la co-struzione, ad opera del commendatore fràSilvio Zurla, di una parte sopraelevata, nel1680, chiamata Mater Domini. Ancor oggidalla Piazza che spalanca il centro dellacittà di Matera, alzando lo sguardo svetta ilcampanile, a torre piatta; al centro si sta-glia lo stemma dei Cavalieri di Malta.

Sulle orme dei Monaci Cavalieri

A Potenza, la fondazione dellaChiesa di S. Maria del Sepolcro siattribuisce ai Templari;

Castelmezzano, oggi uno dei bor-ghi più belli d’Italia, fu luogo dipassaggio dei Cavalieri diretti inTerra santa; a ricordo del tempodelle Crociate resta il Castello.Sulla facciata della Chiesa diSanta Maria dell’Olmo è stata in-vece riscoperta una porta segretarivolta ad Oriente, con architravesormontato da una croce templaread otto punte.

Sulle tracce dei monaci cavalieri siincontrano Acerenza, Lavello, Roc-canova, Senise, Noepoli, Calvello,San Fele, Pescopagano, PalazzoSan Gervasio, Banzi.

A Venosa gli Altavilla, i cavalieri venutidalla Normandia, vollero edificare il loro atempio a Dio. La monumentale Chiesa nonverrà mai ultimata: da qui il nome“l’Incompiuta”che oggi porta.

Contro i Saraceni scese in armi anchel’imperatore Ottone II nel 982, quando

accampò gli eserciti a Metaponto; per tutto ilMedioevo le tavole palatine, splendide vestigia

del mondo greco, saranno chiamate in suoonore “Mensae Imperatoris”. Tuttavia una

delle leggende più suggestive ricorda come lestesse colonne palatine siano servite a

sostenere la tavola dell’ImperatoreCarlo Magno e dei suoi prodigiosi cavalieri.

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Matera, Mater Domini Venosa, l’Incompiuta

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sala ancora l’inno e la pre-ghiera”…“e trema ancor dè palpiti di-vini” mentre “s’incurva in una luminosaarcata il ciel sovr’esso”: il poeta nonsmette di rivolgere ai luoghi dove risiedeil Divino le domande che affliggono lavita. Sono i versi che Giovanni Pascoli,che la città dei Sassi può menar vantod’aver ospitato, lascia sgorgare di fronteai luoghi dello spirito. Le piane ed imonti, le mura possenti e le umili dimoresono i luoghi che si offrono per la sostadel viaggiatore mentre percorre le stradedella Basilicata. Guarda al mare spalan-candogli le braccia il Cristo Redentore diMaratea; sulla cima del monte che so-vrasta il Golfo di Policastro, nel Santua-rio di San Biagio, XIII secolo, sorto doveun tempo si trovava il tempio di Minerva,sono custodite le reliquie di San Biagio;all’interno, al fedele s’offre la vista di uncalice, in stile gotico, che racchiude unliquido di colore giallo ocra, che la leg-genda vuole provenga dalle mura dellachiesa e che Papa Pio IV, nel 1563, at-testò come Manna celeste. Ma è sino allealtitudini di Viggiano che si inerpicano ifedeli per osannare la Regina di Basili-cata, la Madonna del Sacro Monte, dovesorge il più importante santuario mariano

della regione, da cui dolci orazioni ascen-dono al cielo; grande è la devozione po-polare per la statua lignea della MadonnaNera, portata in trionfo lungo processionidi grande fascino e partecipazione. Im-ponente si staglia il Santuario Maria San-tissima Regina di Anglona a Tursi, dovela devozione mariana alimenta un fortesentimento religioso nella popolazione lo-cale.Appena fuori da Matera sorge il Santua-rio di “S. Maria di Picciano”; incerte leorigini, legate alla transumanza. Il cultodella Madonna, secondo la tradizione, sidiffuse con l’apparizione della Vergine aimandriani. Oggi, nelle domeniche diMaggio, questi sacri luoghi, un tempoposti in Terra d’Otranto, richiamano fe-deli anche dalla vicina Puglia. Di nuovopercorrendo le strade ed i tratturi, in uncammino quasi d’ascensione, sui sacrimonti della Basilicata, a circa mille metridi altitudine, si giunge al Santuario dellaMadonna della Stella ad Armento; quasiuna cappella rupestre, sormontata da ungrande Crocifisso, che si disvela al pelle-grino dopo aver oltrepassato il bosco chela cinge.“Il modello perfetto di solitudine mona-stica”, così si presenta l’Abbazia sui

La fede nel silenziodei luoghi dello spiritoSulle vette lucane s’ode la voce di queste terre

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Capitolo 9

Maratea, statua del Redentore

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laghi, in località Monticchio tra i comunidi Atella e Rionero. L’abbazia di San Mi-chele, fondata prima del 1000 dai fratiBenedettini, intorno ad una grotta basi-liana dell’XI secolo, conserva al suo in-terno affreschi del tempo. I grandispecchi d’acqua dei laghi ai suoi piedi,i massi di roccia a ridosso del convento,lì posti come a custodirne il silenzio,conferiscono al luogo un singolare ma-gnetismo.Una chiesetta solitaria sulle vette del-l’Appennino lucano, il Santuario dellaMadonna di Pierno, posta a pochi chilo-metri da San Fele, custodisce un’anticaeffigie della Vergine, del 1189, nascostaforse dai monaci basiliani; giunti sinoalla chiesa, la cui fondazione si ascrive aSan Guglielmo da Vercelli, attraversatoun bosco incantevole, il viaggiatore potràristorarsi all’antica fontana in pietra, perpoi riprendere un cammino di fede lungol’adiacente Via Crucis.

A Grumento Nova sorge il Santuario dellaMadonna di Monserrato; situato sulMonte Castello si colloca in età controri-formista quando venne introdotto il cultodi origine spagnola della Madonna di Mo-serrat, nel 1583.

É la chiesa rupestre più grande e mae-stosa presente nel territorio di Matera,Santa Maria della Vaglia; in principio fuun santuario benedettino risalente al1318, poi luogo di culto destinato ai fe-

deli; quattro portali romanici adornano lafacciata realizzata dal maestro Leorio daTaranto, oltre a pitture medievali all’in-terno.Significa “fonte di Grazie“ il Santuariodella Madonna di Fonti, di Tricarico;sorge dove un tempo si trovava un rove-reto, vicino al quale un contadino, ri-corda la tradizione, perdendo uno deisuoi animali, lo ritrovò inginocchiato da-vanti alla Vergine. In questi luoghi, la de-vozione mariana si alimenta deipellegrinaggi nei mesi di maggio e giu-gno.

Risalita una strada tortuosa si giunge aMontescaglioso, il cui primo abitato latradizione attribuisce ai monaci basiliani;risplende nell’altura l’Abbazia di San Mi-chele Arcangelo, attorno alla quale si or-ganizzò una comunità vivace e colta.Nell’Abbazia è conservata la Biblioteca,con un ciclo di dipinti attribuiti a Giro-lamo Todisco.

Edificato nel 1593, ad opera, secondo latradizione, di un vecchio cieco cheriebbe la vista, il Santuario di SantaMaria di Costantinopoli, a MarsicoNuovo, presenta al suo interno una cu-pola con affreschi di valore, opere di Sal-vatore Ferrari. Oggetto della venerazioneè una statua lignea.Posta ai piedi del Monte Vetere, untempo luogo di culto pagano, il SantuarioMadonna del Vetere, a Moliterno, si spa-

Negli Stati Uniti, a Buffalo, ed a Sydney, in Australia, cittadini originari di San Fele continuano adonorare il culto della Madonna di Pierno.

Montescaglioso, Abbazia di San Michele Arcangelo

Monticchio, Abbazia di San Michele

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lanca alla vista del pellegrino dopo averpercorso le strade del bosco; l’8 settem-bre, si celebra la festa della Madonna.Il Santuario di Maria Santissima di Ser-vigliano si trova in Val d’Agri, su di un al-topiano, a Montemurro; al suo interno sivenera la statua della Madonna di Servi-gliano.Sulle pendici del Monte Pierfaone, adAbriola, si inerpica il Santuario della Ma-donna di Monteforte, al cui interno siconservano stupendi affreschi del Due-cento e del Trecento; proseguendo si in-contra il Santuario del Montesaraceno,che guarda alle gole dove è ricavata laGrotta dell’eremita, fra i boschi di mon-tagna.Maestoso, nel silenzio del boschi del Vul-ture, si erge il Santuario del SantissimoCrocifisso di Forenza, da sempre centrodi una fervente fede.

I luoghi dello spiritoA Ruvo del Monte si sottrae alla regoladel tempo il monastero di San Tommasodel Pianto, ribattezzato nell’OttocentoConvento di Sant’Antonio: i suoi ruderisembrano vivere del silenzio della naturache rigogliosa riveste le terre dell’entro-terra lucano.A Brienza, posta su di un’altura che so-pravanza il corso del Melandro, si iner-pica la Chiesa del SS. Crocifisso; dimoraumile, ad un’unica navata, con le cele-brazioni in onore del SS. Crocifissoanima le vie del bosco, che la cingequasi per intero.Nei secoli passati dedicato a SantaMaria del Rito di Costantinopoli, coltempo denominata Santa Maria di Lo-reto, nella chiesa, ubicata a Moliterno,ancora oggi si venera una sacra effigie diMaria.In uno scenario incorniciato dagli Ap-

pennini, che non impedirono a Longo-bardi e Bizantini la contesa del territo-rio, si erge il Convento di Sant’Antonio,a Rivello, al cui interno sono conservatigli affreschi del Todisco e del Pietrafesa.Nell’incanto della foresta di Serra Co-gnato resistono al tempo i resti del romi-tario di San Giovanni Scalcione daMatera e San Guglielmo, pietre edificatecon la sola forza della fede.L’affresco della Vergine col Bambino eragià presente nella chiesa di Santa Mariadella Palomba, a pochi chilometri di di-stanza da Matera, quando per la festadella Visitazione della Vergine la figuradella Madonna avrebbe iniziato ad in-fondere il suo bene, compiendo miracolinei confronti dei malati del luogo.Eretta su di una laura basiliana la Chiesadel Crocifisso a Rapolla fu sede dei mo-naci benedettini.

Nel Convento di S. Maria del Piano, aCalvello, su di una vetta dell’Appenninolucano, è venerata una statua ligneamariana XlV secolo; a 1319 metri si ergeil Santuario del Monte Saraceno.Un tempo, non lontano dall’abitato, sor-geva l’abbazia cistercense di SantaMaria del Sagittario, a Chiaromonte.Sullo sperone di Missanello, fra i boschi,si trovano i resti della Chiesa di San Se-natro del XI secolo, un tempo centro deimonaci basiliani.Antica abbazia benedettina, la Chiesa diSan Gianuario, a Marsico Nuovo, è statadichiarata monumento nazionale.A Pignola, sul monte Pisco si inerpica ilSantuario di San Michele.Sul Monte Siri ad Anzi si trova il San-tuario di S. Maria della Seta; nelle vici-nanze del Fosso di S. Giuseppe si erge ilSantuario di S. Donato.

S. Vitale, detto di Castronuovo, visse inizialmente a S. Chirico Raparo in una grotta solitario;giunto nelle vicinanze di Missanello volle edificare un monastero presso il Raparo. Fuggito piùa nord, per sottrarsi ai Saraceni, si i fermò, infine, a Rapolla ove fondò un altro monastero.S. Leoluca di Corleone abitò nella regione mercuriense, dove vissero anche altri santi diorigine calabrese, fra i quali S. Fantino e S. Nilo di Rossano.Abriola, Santuario della Madonna

di Monteforte

Rivello, Convento di Sant'Antonio

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L’avventura spirituale dell’uomo:S. Maria d'Orsoleo

L'antico complesso monumentale di S.Maria d'Orsoleo, a S. Arcangelo, è statocostruito per i frati osservanti, inglo-bando la vecchia cappella bizantina diS. Maria. Fra i più importanti monu-menti religiosi della regione, nel tempo

ha raggiunto le attuali dimensioni, di-venendo sede del Ministro provincialedei Minori Osservanti di Basilicata. Lepareti del loggiato superiore conservanoaffreschi di Giovanni Todisco; il campa-nile, che si eleva per 31 metri, è stato

costruito con l’aggiunta di edifici nellediverse età storiche. La storia di cui èstato testimone l’avventura spiritualedell’uomo dal Medioevo sino ad oggi èal centro del suo museo scenografico,un allestimento artistico e polimediale

per il visitatore come il fedele alla ri-cerca dei luoghi dello spirito.

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Opera artistica di Muro Lucano è unarappresentazione di Cornelis de Smet,“la Madonna del Rosario”, del periododello Scisma papale: la struttura e laposizione dei personaggi indichereb-bero una richiesta di perdono nei con-fronti della Sacra Famiglia.

Nella Cappella di San Giovanni, a Sa-triano di Lucania, si può ammirareL’Eterno in gloria, uno dei capolavori diGiovanni De Gregorio, detto il Pietrafesa.

A Brienza il Convento dei Frati Minori Os-servanti conserva un meraviglioso ciclo diaffreschi di LeonardoGiampietro; laChiesadi Santa Maria degli Angeli custodisce ilracconto di Storie della Vergine Maria, deisanti Francesco d’Assisi e Antonio di Pa-dova e dalle figure isolate dei Santi Pietro,Paolo, Biagio, di alcuni Profeti e di Angeli,impreziositi da motivi decorativi che ren-dono il ciclo pittorico un unicum.

La Chiesa dell’Annunziata, a Vietri diPotenza, conserva un ciclo di affreschidi Giovanni Todisco.

Opere dal XVI al XX secolo, tra cui lastupenda collezione di argenti del te-soro della cattedrale, dipinti sacri e ar-redi liturgici sono custoditi nel Museodiocesano di Potenza, alle spalle dellaCattedrale.

A Balvano, la vita di Sant’Antonio ri-vive nelle sacre rappresentazioni cheadornano 22 lunette del Convento diSant’Antonio, ad opera del Pietrafesae di Girolamo Bresciano.

Stupisce la Madonna con bambino diAntonio Stabile, nella Chiesetta del-l’Assunta a Picerno.

Percorrendo il borgo antico di SanMartino d’Agri, nella Chiesa di SanFrancesco, è conservata una pala delXVI secolo, raffigurante la Madonnadel Rosario ed un dipinto del Pietra-fesa.

La navata dell’Abbazia di Sant’Angelo,a San Chirico Raparo, è adornata daun ciclo pittorico di incantevole bel-lezza in stile bizantino.

Il senso del sacro fra Arte e fedeLa contemplazione del bello e del vero

Capitolo 10

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La GiocondaStando alla leggenda la salma di Monna Lisa riposerebbe a Lagonegro; l’enigmatico sorriso di-pinto dal genio di Leonardo colora di mistero anche le sacre mura della Chiesa di San Nicola, dovesarebbe sepolta, secondo taluni, la consorte di Francesco del Giocondo.

Matera, Chiesa di Santa Lucia alle Malve, Madonna del Latte

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A Lagonegro, nella Chiesa del Rosario,si conserva la Madonna di San Luca,capolavoro settecentesco dell’arte, diAnselmo Palmieri.

È attribuito a Rinaldo da Taranto la Ma-donna del Latte, XII-XIII, nella Chiesadi Santa Lucia alle Malve a Matera.

A Pomarico, nella Chiesa di Sant’Antoniosi trovano le tele di Pietro Antonio Ferro:rapisce lo sguardo La Deposizione; nellaChiesa di San Michele si conserva L’An-nunciazione e L’Immacolata.

A Tursi, La Chiesa di Santa Maria Mag-giore in Rabatana, dove ancora echeg-giano i versi cantati dal poeta AlbinoPierro, conserva affreschi del ‘500.

Ad Atella il culto cristiano si tinge di mo-tivi architettonici islamici nella chiesatrecentesca di Santa Maria ad Nives.

La Chiesa di Sant’Anna a Montemilone

conserva un’incantevole Annuncia-zione di Antonio Stabile.

Il Convento di Sant’Antonio da Pa-dova, a Tito, conserva magnifici affre-schi del Pietrafesa; proseguendo siincontra il portale barocco della Chiesadell’Immacolata, a Sasso di Castalda.

La Chiesa dell’Assunta di Gorgoglione,dove ha avuto i natali padre GiuseppeDe Rosa, conserva un crocifisso delXIII secolo.

A Pietrapertosa, nel Convento di SanFrancesco, si trovano preziosi affreschi,tele di Pietrafesa ed un Polittico di Gio-vanni Luce da Eboli, grande talento delRinascimento del Sud Italia.

A Calciano incanta la limpidezza dellaChiesa rinascimentale di San GiovanniBattista.

A Stigliano, nella Chiesa Madre, si con-

serva sull’altare maggiore un polittico diSimone da Firenze.

A Tricarico, laCappella del Crocifisso è af-frescata dal pittore Pietro Antonio Ferro.

Nel cuore della Terravecchia, a Pisticci,sorge la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo,splendido esempio di architettura reli-giosa del Cinquecento; dell’edificio pre-cedente resta il campanile. La Chiesa diSant’Antonio conserva le tele di AndreaVaccaro e Giovanni Tommaso Guarini.

A Ferrandina nella chiesa rurale Cappelladella Madonna dei Mali: si possono am-mirare diversi affreschi di Pietro AntonioFerro risalenti al XVII secolo; di grandepregio un dipinto raffigurante l’Immaco-lata attribuito a Francesco Solimena cu-stodito nel Complesso monastico diSanta Chiara.

Stupisce l’affresco dell’Ultima Cena, aCastelnuovo Inferiore, nella Chiesa diSan Nicola; a Castelluccio Superiore sicontano ben sei cappelle, in un borgoche quasi si risolve con esse.

A Lauria nella Chiesa di S. Antonio, at-tigua al Convento dei Cappuccini, siconserva un importante polittico di Ip-polito Borghese e Paolo Finoglio.

Il Museo Diocesano di Melfi, allestitonel Palazzo Vescovile, possiede unavasta raccolta di oggetti di carattere li-turgico, opere pittoriche, argenti e reli-quiari in legno dorato e policromo.

Le alture di Grottole sono dominatedalla cupola di uno splendido edificiosacro settecentesco incompiuto, indi-cato come la Chiesa caduta.

La Chiesa di Madonna del Carmelo, aCampomaggiore Vecchio, è abbandonatadal 1885, a causa di una frana; oggi inquel borgo fantasma rivive la storia della“Città dell’utopia”. Campomaggiore fa partedei Grandi Attrattori della Regione Basilicata

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Tito, Convento di Sant'Antonio da Padova

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Il Rinascimento lucanoIl dorato panneggio, il volto che ammalia, nella Cattedrale dell’Assunta, a Ir-sina, risplende la statua di Santa Eufemia, capolavoro della scuola del Mante-gna. La bellezza delle forme rinascimentali avvolge l’incantevole effigie, checostituisce un unicum nella produzione dell’artista.

Ad Abriola nacque Giovanni Todisco, il più importante dei pittori rinascimen-tali lucani; le sue tele adornano la chiesa di santa Maria Maggiore. Un bel-lissimo polittico del ‘500 di Antonio Stabile si conserva nella Chiesa SS.Trinità di Tramutola.

Armonie rinascimentali: il Polittico di Simone da FirenzeLe Diciassette tavole compongono il superbo Polittico di Simone da Firenzedel 1523, opera lignea di seducente bellezza, conservata nella Chiesa di SanLorenzo a Senise. Nei due ordini sono ritratti i Santi Stefano e Giovanni e laMadonna con Bambino, San Francesco e San Gregorio e nell’altro San Giro-lamo, San Lorenzo e la Crocifissione. L’eco della bellezza dei tratti delle pit-ture di Simone da Firenze si ritrova nel polittico di San Chirico Raparo,conservato nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo, dove si ricompone il rinasci-mento lucano. Nella Chiesa Madre di Moliterno è custodito un suo dipinto sutavola raffigurante San Pietro.

Sacra effigie nel Museo Nazionale d’Arte Medievale e Modernadella Basilicata ed enkolpionÈ ospitato a Palazzo Lanfranchi, a Matera; il Museo Nazionaled’Arte Medievale e Moderna della Basilicata si presenta suddiviso in quattrosezioni: Arte Sacra; Collezionismo, con una galleria di dipinti, appartenutaa Camillo D’Errico, di Ruoppolo, Abraham Brueghel, De Mura e Preti; Artecontemporanea, con opere di Carlo Levi; Sezione Demoetnoantropologica. Labellezza delle sculture lignee del 1100 e del 1200 s’alterna a quelle in pie-tre nelle sale d’Arte sacra, che è arricchita delle tele del ‘500, delle pale li-gnee romaniche e gotiche; i colori delle Madonne in trono, il gusto delRinascimento si affianca alle esplosioni cromatiche barocche, e tutt’intornosi osservano i capitelli dell’Abbazia di San Michele Arcangelo di Montesca-glioso. Risalendo sino alla Civita, a pochi passi dall’imponente Duomo in stileromanico pugliese, si trova il Museo diocesano di Matera: fra i suoi tesori cu-stodisce l’enkolpion o croce pettorale, di manifattura bizantina, realizzataalla metà dell’XI secolo.

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Irsina, Cattedrale, Sant’Eufemia

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La contemplazione delbello e del veroS. Donato di Ripacandida -la Cattedrale di Acerenza

S. Donato di Ripacandida

L’arco trionfale ricorda il giovane martire delluogo, a cui è dedicata la chiesa; oltrepas-sato il bel portale del XVI secolo lo sguardoè rapito dagli affreschi che si stagliano dallepareti sino alle volte a sesto acuto, lungoun’unica navata, rappresentando con gustocortese una vasta aneddotica. Sulle paretis’alternano scene del Vecchio testamento eSanti; le Virtù, le Sibille, le vicende occorsenel Nuovo Testamento, i Novissimi e l’An-nunciazione. L’incanto delle figure, dipinteda maestri lucani, fa associare la bellezzadei suoi affreschi a quelli custoditi nella Ba-silica di San Francesco ad Assisi, con laquale la Chiesa di S. Donato è gemellata. Ilmirabile apparto decorativo, il suo linguag-gio giottesco hanno valso a Ripacandidal’appellativo di “piccola Assisi lucana”.

La Cattedrale di Acerenza

Dedicata all’Assunta e a San Canio, ci ac-coglie con un portale d’ingresso sormontatoda spaventose figure; possente struttura ar-chitettonica, la cattedrale di Acerenza pre-senta forti richiami al monastero francesedi Cluny, dal quale proveniva il Vescovo chela edificò. Monumento fra i più pregevolidella Basilicata, al proprio interno presentauna grande ricchezza decorativa, ben lon-tana dalla rigorosa austerità delle formeesterne. Luogo di grande fascino, ancora cisi interroga sui reconditi significati delle fi-gure scolpite che l’adornano; la sua criptaconserverebbe il Sacro Gral.

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Il Museo diocesano di arte sacra di Acerenza conserva,oltre ad una pregevole raccolta di manufatti dell’area,

un busto di Giuliano l’Apostata, appartenentealla ritrattistica imperiale.

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Di Michele RussomannoUff. Comunicazione Parco NazionaleAppennino Lucano

C’è un forte sentimento del sacro tra legenti del Parco Nazionale dell’AppenninoLucano. Un sentimento che viene da lon-tano e traccia percorsi di comunicazionetra i 29 borghi dell’area protetta. Lungoantiche e nuove strade di collegamento,tratturi, sentieri e mulattiere secolari.Veri e propri itinerari della fede che ap-prodano a santuari montani, a edicoleposte lungo corsi d’acqua, a grotte soli-tarie, cappelle rurali e monasteri. Qui sicelebrano culti mariani e micaelici so-prattutto ma, in generale, si praticano ritidi fede semplice, popolare e profonda,giunti fino a noi attraverso i secoli e lestratificazioni culturali.Le cime consacrate a Maria Vergine, lerupi e le grotte all’Arcangelo Michele, lesorgenti votate ai Santi, gli alberi e le pie-tre al culto dei Martiri sanciscono unageografia del Parco in cui la sacralità deiluoghi è garanzia stessa della loro cura econservazione.

MAPPA DEL CULTOMARIANO NEL PARCO NAZIONALEDELL’APPENNINO LUCANO

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A Viggiano è il fulcro della devozione ma-riana dell’intera Basilicata oltre che delParco. Qui ogni anno, tra la Basilica pon-tificia minore e il Sacro Monte, a quota1725, si snodano 12 chilometri di “pel-legrinaggio” a onorare la Madonna Nera,patrona e regina delle “lucanae genti”.E’ faticoso il trasferimento della statua;eppure avviene da secoli con solenneprocessione, attraverso sentieri di mon-tagna, tra canti, danze e manifestazionifolkloritiche, espressione autentica di de-vozione popolare.Maggio e settembre sono i mesi delle Ma-donne e dei pellegrinaggi al monte con lecente: composizioni votive e simboliche,decorate con nastri policromi e portate inspalla dai pellegrini.Le cente, tipiche del pellegrinaggio alsacro monte di Viggiano, sono utilizzateanche a San Martino d’Agri (Santa Mariadella Rupe), Grumento Nova (Madonnadel Monserrato) e Sarconi (Madonna diMontauro).A Lagonegro, dove le braccia e i cuori deifedeli si stringono attorno al trono dellaMadonna del Sirino, la tradizione dellecentesi arricchisce col dono alla Verginedel grano, prodotto simbolo della terra,mentre è il latte asperso con un fiorechiamato “cappello di Maria” sull’imma-gine di San Giovanni Battista a caratte-rizzare il cammino dei fedeli verso ilsantuario di Monteforte ad Abriola.Altre regine del “calendimaggio” sull’Ap-pennino lucano sono ad Armento (Ma-donna della Stella) e a Tito (Madonna delCarmine), dove il rito della “salita alMonte” si conclude con il movimentopropiziatorio dei “3 giri“ compiuti attornoal luogo sacro.Ma in Lucania, terra di pietre e di mon-tagne, un’altra variante dell’ascesa ma-riana al monte è rappresentata dal ritualedella raccolta e deposizione delsasso sul

sacrario seguita, a volte, dal lancio d’unavecchia pietra simbolo della rinuncia alpeccato. E’ questo il caso della Madonnadi Monte Saraceno venerata a Calvello eMarsicovetere. Mentre a Montemurro laMadonna di Servigliano che ascende al-l’altipiano di “Santo Jaso” ricalca, forse,un culto pagano dedicato alla figlia diAsclepio divinità greca della medicina.A valle dell’Appennino lucano il cultodella Madonna non è meno sentito e pra-ticato che sulle cime montane. Sullesponde del fiume Agri, linfa vitale perl’intera valle cui da il nome, il culto dellaVergine è praticato a Marsico Nuovo dovesorge il santuario della “miracolosa”Santa Maria del Ponte. A Tramutola, se-guendo sempre il corso del fiume Agri,si celebra la Madonna della Barca, por-tata in spalla su una nave di rose e pro-tettrice degli emigrati. Un’altra Madonnad’acqua, infine, è quella celebrata nellachiesetta di Santa Maria delle Acque,presso la fonte Trigella di San ChiricoRaparo, cui è legata una leggenda che lavuole scaturita dalle preghiere di San Vi-tale, fondatore delle vicina abbazia diSant’Angelo.

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Page 49: Basilicata Sacra

PotenzaSfilata dei Turchi - 29 MaggioSan Gerardo - 30 Maggio

AbriolaSan Valentino - 14 Febbraio

AcerenzaSan Canio Martire - 25 Maggio

Albano di LucaniaSan Vito Martire - 15 Giugno

AnziSan Donato - 7 Agosto

ArmentoMadonna della Stella - 10 Maggio

AtellaSanta Maria Nives - 5 Agosto

AviglianoSan Vito - 15 Luglio

BalvanoSant’Antonio da Padova - 13 Giugno

BanziSan Vito - 15 Giugno

BaragianoSan Rocco - 16 Agosto

BarileSanta Maria di Costantinopoli - Martedì dopo Pen-tecoste

BellaSan Giuseppe - 19 Marzo

BrienzaSan Cataldo - 10 Maggio

Brindisi MontagnaSan Nicola di Bari - 6 Dicembre

CalvelloSan Nicola di Bari - 6 Dicembre

CalveraSan Gaetano - 7 Agosto

CampomaggioreMadonna del Carmine - 16 Luglio

CancellaraSan Biagio - 3 Febbraio

CarboneSan Donato - 12 Agosto

CastelgrandeSan Vito - 15 Giugno

Castelluccio InferioreSan Nicola di Bari - 6 Dicembre

Castelluccio SuperioreSanta Margherita - 20 Luglio

CastelmezzanoSan Rocco - 18 Agosto

CastelsaracenoSant’Antonio da Padova - 19 Giugno

Castronuovo di Sant’AndreaSant’Andrea - Terza Domenica Maggio

CersosimoMadonna di Costantinopoli - 16 Maggio

ChiaromonteSan Giovanni - 24 Giugno

Corleto PerticaraSant’Antonio da Padova - 13 Giugno

EpiscopiaSan Nicola - Seconda Domenica Maggio

FardellaSant’Antonio da Padova - 13 Giugno

FilianoSS. Maria del Rosario - Seconda Domenica di Agosto

ForenzaSan Carlo Borromeo - 4 Novembre

Francavilla in SinniSS. Felice e Policarpo - 10 Agosto

GallicchioMaria SS. Assunta - 15 Agosto

Genzano di LucaniaSanta Maria delle Grazie - Prima Domenica di Giugno

GinestraSan Nicola di Bari - 6 Dicembre

Grumento NovaMadonna del Monserrato - Martedì dopo Pasqua

Guardia PerticaraSan Niccolò Magno - 9 Maggio

LagonegroSan Nicola - Ultima Domenica di Maggio

LatronicoSant’Egidio - 1 Settembre

LaurenzanaMadonna del Carmine - 16 Luglio

LauriaBeato Domenico Lentini - 25 Febbraio

LavelloSan Mauro Martire - 2 Maggio

MarateaSan Biagio - Prima Domenica di Maggio

Marsico NuovoSan Gianuario - 25 Agosto

MarsicovetereSan Bernardino da Siena - 20 Maggio

MaschitoSant’Elia Profeta - Prima Domenica di Agosto

MelfiSant’Alessandro - 9 Febbraio

MissanelloSan Nicola di Bari - 6 Dicembre

MoliternoSan Domenico di Guzman - 8 Agosto

MontemiloneMadonna Del Bosco - Prima Domenica di Agosto

MontemurroSan Rocco - 16 Agosto

Muro LucanoSan Gerardo Maiella - 2 Settembre

NemoliMadonna delle Grazie - Luglio

NoepoliMadonna di Costantinopoli - 5 Agosto

Oppido LucanoSant’Antonio - 13 Giugno

Palazzo San GervasioSant’Antonio - 13 Giugno

PaternoMadonna del Carmine - 16 Luglio

PescopaganoSan Francesco di Paola - 30 Giugno

PicernoSan Nicola - 9 Maggio

PietragallaSan Teodosio - 10 Maggio

PietrapertosaSan Giacomo - 25 Luglio

PignolaSanta Maria Degli Angelo - Terza Domenica di Maggio

RapollaSan Biagio - 3 Febbraio

RaponeSan Vito - 15 Giugno

Rionero in VultureSan Marco - 25 Aprile

RipacandinaSan Donato - 7 Agosto

RivelloSan Nicola di Bari - 6 Dicembre

RoccanovaSan Rocco - 16 Agosto

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Festività religiose in BasilicataSanti Patroni e Feste Patronali comuni provincia di Potenza

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RotondaSant’Antonio - 13 Giugno

RuotiSan Rocco - 16 Agosto

Ruvo del MonteSan Rocco - 16 Agosto

San Chirico NuovoSan Rocco - 16 Agosto

San Chirico RaparoSanta Sinforosa - 18 Luglio

San Costantino AlbaneseSan Costantino - 21 Maggio

San FeleSan Sebastiano - 20 Gennaio

San Martino d’AgriSanta Maria della Rupe - 20 Agosto

San Paolo AlbaneseSan Rocco - 16 Agosto

San Severino LucanoSan Severino - 8 Giugno

Sant’Angelo le FratteSan Michele Arcangelo - 29 Settembre

Sant’ArcangeloSan Michele Arcangelo - 8 Maggio

SarconiSant’Antonio - 13 Giugno

Sasso di CastaldaSan Rocco - 16 Agosto

Satriano di LucaniaSan Rocco - 16 Agosto

Savoia di LucaniaSan Rocco - 16 Agosto

SeniseSan Rocco - 16 Agosto

SpinosoSanta Maria Maddalena - 22 Luglio

TeanaSan Biagio - 8 Agosto

Terranova di PollinoSan Francesco di Paola - 2 AprileTitoSan Laviero Martire - 17 Novembre

TolveSan Rocco - 16 Agosto e 16 Settembre

TramutolaMadonna dei Miracoli - 17 Maggio

TrecchinaSan Michele Arcangelo - 29 Settembre

TrivignoSan Pietro Martire - 29 Giugno

Vaglio BasilicataSan Faustino - 20 Maggio

VenosaSan Rocco - 16 Agosto

Vietri di PotenzaSant’Anselmo Martire - Prima Domenica di Maggio

ViggianelloSan Francesco di Paola - Ultima settimana di Agosto

ViggianoMadonna Nera - Prima Domenica di Maggio

Santi Patroni e Feste Patronali comuni provincia di Matera

MateraMaria SS. della Bruna - 2 Luglio

AccetturaSan Giuliano - 27 Gennaio

AlianoSan Luigi Gonzaga - 21 Giugno

BernaldaSan Bernardino - 20 Agosto

MetapontoSan Leone Magno - 8 Agosto

CalcianoMaria SS. Della Serra - 8 Settembre

CiriglianoSan Giacomo - 25 Luglio

ColobraroSan Nicola - 24 Maggio

CracoSan Nicola - Secondo Sabato di Ottobre

FerrandinaSan Rocco - 16 Agosto

GaragusoSan Gaudenzio - 24 Settembre

GorgoglioneSant’Antonio - 13 Giugno

GrassanoSant’Innocenzo - 22 Settembre

GrottoleSan Rocco - 16 AgostoIrsinaSant’Eufemia - 16 Settembre

MiglionicoSan Pietro - 29 Giugno

Montalbano JonicoSan Maurizio - 22 Settembre

MontescagliosoSan Rocco - 20 Agosto

Nova SiriSan Giuseppe - 19 Marzo

Oliveto LucanoSan Cipriano - 12 Agosto

PisticciSan Rocco - 16 Agosto

PolicoroMadonna del Ponte - Terza Domenica di Maggio

PomaricoSan Michele - 8 Maggio

RotondellaSant’Antonio - 13 Giugno

SalandraSan Rocco - 16 Agosto

San Giorgio LucanoSan Rocco - 16 Agosto

San Mauro ForteSan Mauro - 23 Maggio

Scanzano JonicoMaria SS. Annunziata - 25 Marzo

StiglianoSant’Antonio da Padova - 13 Giugno

TricaricoSan Pancrazio - 12 Maggio

TursiSan Filippo Neri - 26 Maggio

ValsinniSan Fabiano - 10 Maggio

Page 51: Basilicata Sacra

• La festa popolare della Madonna del Pollino aSan Severino Lucano ha inizio il giovedì che precedela prima domenica di Luglio; si svolge per tre giornie tre notti ininterrottamente.

• Madonna di Pierno: la processione si tiene laprima domenica di Maggio; i festeggiamenti si ten-gono il 15 Agosto e l’8 Settembre.

• A Maratea la disputa di San Biagio si tiene la se-conda domenica di maggio, con una processioneche conduce la statua del santo lungo il sentieromontuoso sino al santuario.

• A Lagonegro il 4 Agosto di ogni anno, la sacra ef-figie della Madonna del Sirino viene trasferita dalsantuario a Lagonegro.

• Ad Avigliano il 16 Luglio la Madonna del Carmineviene portata in processione sul monte e ricondottain paese la seconda domenica di Settembre.

• A Pignola la Madonna degli Angeli fra la terza ela quarta domenica di Maggio si tiene la proces-sione e la festa in concomitanza con la Uglia.

• A Tursi tutti gli anni dal 1 all’ 8 Settembre si svol-gono sul colle di Anglona, le funzioni religiose, conconcerti musicali e fiere di ogni genere. L’8 è ilgiorno dedicato alla Madonna.

• A San Giorgio Lucano il lunedì di Pasqua, la Sta-tua della Madonna del Pantano viene portata in pro-cessione dal Santuario in paese, dove ogni sera, conla celebrazione della Santa Messa, viene veneratadai fedeli. La seconda domenica di Maggio si svolgela festa patronale. Dopo la processione, la Statua èaccompagnata in corteo sino al Santuario. Il 7 Set-tembre di sera, la fiaccolata e la veglia di preghieramariana preparano la festa del giorno 8 che sisvolge al Santuario.

• Madonna della Porticella a Miglionico, la secondadomenica di Settembre.

• La festa della Madonna della Stella, ad Aliano, ri-corre il 10 Agosto, e nove giorni prima di questadata, la statua della Madonna viene condotta nellachiesa di San Luigi per la celebrazione della novena.

• Santuario Madonna di Costantinopoli - MarsicoNuovo (Potenza) Il martedì dopo Pentecoste la sta-tua viene portata in processione dal Santuario alpaese ed il pomeriggio, viene riportata nel Santua-rio montano.

• Il 4 e 5 di Agosto, ad Episcopia, si celebra lafesta in onore della Madonna del Piano.

• Nel Santuario Madonna della Stella, ad Armento,la seconda domenica di Maggio i pellegrini accom-pagnano la venerata Statua della Madonna dellaStella: la si preleva l’8 Settembre per poi riportarlanella Chiesa Madre.

• A Grumento Nova, i festeggiamenti in onore dellaMadonna di Monserrato si svolgono in due date: ilmartedì dopo la domenica di Pasqua e l’ultima do-menica di Agosto.

• La Sacra Effigie della Madonna dei Miracoli diTramutola si festeggia il 17 Maggio di ogni annocon una solenne processione che si svolge di mat-tina dopo la Santa Messa.

• Auletta, Melfi, Montevergine, Rapolla, Ripacan-dida, il 17 Agosto si svolgono i festeggiamenti inonore di San Donatello.

• San Gerardo La Porta: il 30 Maggio viene ono-rato, in modo particolare, il 30 Ottobre, giorno dellasua morte, a ricordo della traslazione delle sueossa; la Sfilata dei Turchi si svolge il 29 Maggio.

• Tricarico: presso il Santuario di Santa Mariadelle Fonti, la prima domenica di Maggio si svolgela festa del paese.

• Sant' Andrea Avellino Sacerdote ricorre 10 No-vembre.

• San Giovanni Scalcione da Matera viene festeg-giato il 23 Giugno a Matera.

• La manifestazione dei Quadri plastici di Avi-gliano si tiene agli inizi del mese di Agosto.

• Accettura festa del Maggio: dall’Ottava di Pa-squa alla Domenica del Corpus domini; l’evento èdedicato al patrono San Giuliano.

• Castelmezzano: Maggio e festa di Sant’Antonio12 e 13 Settembre.

• Muro Lucano: festa patronale il 2 Settembre; sicelebra San Gerardo Maiella patrono della Basili-cata.

• Castronuovo festeggia Sant'Andrea d’Avellino laterza domenica di Maggio.

• Lauria festeggio il suo patrono Beato Lentini il25 Febbraio.

• Barile - Santa Maria di Costantinopoli - Martedìdopo Pentecoste.

• Grumento Nova - Madonna del Monserrato -martedì dopo Pasqua.

• Maratea - San Biagio - Prima domenica di Maggio.

• Viggiano - Madonna Nera - Prima domenica diMaggio.

• Policoro - Madonna del Ponte - Terza domenicadi Maggio.

• Vietri di Potenza -Sant'Anselmo Martire - Primadomenica di Maggio.

• Pignola - Santa Maria Degli Angelo - Terza do-menica di Maggio.

• Marsicovetere - 15 Agosto Festa della MadonnaAssunta del Monte Volturino (il simulacro della Ma-donna dal Santuario sul monte viene portato inPaese dove si tiene una solenne processione) terzadomenica di Settembre: Villa d'Agri “Festa dellaBeata Vergine Addolorata”.

• Montemilone - Madonna Del Bosco - Prima do-menica di Agosto.

VIA CRUCISRUVO DEL MONTE Venerdì SantoNEMOLI da Giovedì a Sabato SantoVENOSA Venerdì e Sabato SantoRIONERO IN VULTURE Sabato SantoATELLA Giovedì SantoBARILE Venerdì SantoMONTESCAGLIOSO Venerdì SantoRAPOLLA Martedì SantoMASCHITO Venerdì Santo

RITI ARBOREIACCETTURA dall’Ottava di Pasqua alla domenicadel Corpus domini, festa dedicata a San Giuliano

CASTELMEZZANO: 12 e 13 Settembre dedicato aSant’Antonio

OLIVETO LUCANO: 10-11-12 Agosto in concomi-tanza con San Rocco

PIETRAPERTOSA: 18-19-20 Giugno Festa in onoredi Sant’Antonio da Padova

CASTELSARACENO 7-14 e 21 Giugno in onore diSant’Antonio da Padova

ROTONDA Tra l’8 e il 13 Giugno Festa in onore diSant’Antonio da Padova

TERRANOVA DI POLLINO 13 Giugno Festa in onoredi Sant’Antonio da Padova

VIGGIANELLO prima settimana di Pasqua e ultimadi Agosto Festa in onore di San Francesco di Paola;secondo fine settimana di Settembre in onore dellaMadonna del Soccorso.

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