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Marco Martini Cambiare il passato: la revisione storiografica tra ricerca e propaganda Edizioni ISSUU.COM

Cambiare il passato: la revisione storiografica tra ricerca e propaganda

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Atti del Convegno Nazionale di storia "Cambiare il passato: la revisione storiografica tra ricerca e propaganda", svoltosi a Pisa, Palazzo della Sapienza, nei gg. ven. 19, sab. 20 e dom. 21 feb. 1993 - Scuola Normale Superiore di Pisa - Si nota, dagli atti, la ricchezza di indicazioni bibliografiche. I giornata Presentazione del corso prof. Adriano Prosperi h.14.30 h.15.00 prof. E.Fasano Guarini: Lo Stato Moderno H.17.00 prof. C. Zanier: 1.L'industria prima dell' industria II giornata h.9.00 prof. G. Federico Lo sviluppo economico italiano: recenti tendenze storiografiche. h.10.00 prof. P.L. Orsi H.11.00 Le interpretazioni del fascismo prof. R. Romanelli: L'unità d' Italia e il localismo h.15.00 h.16.30 prof. M. Mirri: L'Età delle Riforme. h.16.30 prof. C. Pavone Nazione e Nazionalismi. h.9.00 III giornata h.11.OO prof. P. Pezzino: La mafia nella storia d'Italia. Tavola rotonda con tutti i relatori sul tema "La storia e i media".

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Marco Martini

Cambiare il passato: la revisione storiografica

tra ricerca e propaganda

Edizioni ISSUU.COM

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LICEO-GINNASIO STATALE•GALILEO GALILEI •

P I SA

PROGRAMMA DEI. CORSO DI AGGTORNAKENTO DJ STORIACambiare il passato: la revisione storiografica tra ricerca ~

propaganda.19/21 febbr'aio 1993 - Pisa - Palazzo della Sapienza

I giornata

Presentazione del corso prof. Adriano Prosperih.14.30

h.15.00 prof. E.Fasano Gu~rini:Lo Stato Moderno

H.17.00 prof. C. Zanier:1.' tndus+r ìa prima del l' industria

II giornatah.9.00 prof. G. Federi~o

Lo sviluppo ~conomi~o italiano: recenti tendenze storiog"t"afiche.

h.10.00 prof. P.L. OrsiH.11.00 Le interpretazioni del fascismo

prof. R. Romanelli:L'unjtà d' 1talia e il locali~mo

h.15.00 h.16.30 prof. M. Mirri:L'Età delle Riforme.

h.16.30 prof. C. PavoneNazione e Nazionaligmi.

h.9.00III giornata

h.ll.OO prof. P. Pe~zino:La mafia neJla storia d'Italia.Tavola rotonda con tutti i rel~tori sul tema:I.a storia e i. "media".

n.b. Per esigenze organizzative la prima giornata, venerdì 19:avrà luogo presso l'Aula Magna de Ila Sapienza I via Curtatone eMontanara, e le successive, sabato 20 e àomenica 21: pressol'Auditorium -A del Complesso Marchesi, Via Betti.

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LO 'STATO MODERNO': UNA QUESTIONE APERTAE.Fasano Guarini: cenni introduttivi e bibliografia

La storia degli Stati nell'età moderna non è soltanto stataoggetto di ricerche specifiche, volte ad analizzare singoli con-testi e singoli momenti e trasformazioni. E' stata ed è ancheoggi oggetto di una discussione più generale, che investe i ter-mini, i paradigmi di riferimento, i concetti stessi di cui glistorici si servono in quelle ricerche. Discussione e ricerca,naturalmente, si intrecciano e traggono alimento, almeno nei casimigliori, l'una dall'altra. Ma portare l'attenzione sulla prima,come qui intendiamo fare, è utile per porre in luce la naturacomune delle questioni affrontate in ambiti diversi; ed anche percercare di vedere le radici recenti ed attuali- radici fortissi-me- di queste questioni.

Più vivo in alcune storiografie, come quella tedesca, ibericaed italiana che in altre, l'interesse per la storia dello Statonell'Età moderna si collega senza dubbio a tradizioni di studiconsolidate, spiegabili storicamente, ma anche a preoccupazionipolitiche più attuali, e cioè al senso, più o meno intenso, dellatrasformazione in atto degli Stati in cui viviamo, e come oggispesso si dice, della loro 'crisi': della non-eternità non solodei parti-ti e delle costituzioni, ma delle stesse forme di sovra-nità e dello stesso 'vivere politico' che oggi paiono caratteriz-zare il nostro mondo e la nostra civiltà. Proprio il senso diquesta 'crisi' ha sollecitato a pensare in termini storici leforme dell'organizzazione politica, e quindi dello Stato; a sof-fermarsi sulla genesi e sullo sviluppo dello Stato quale oggi cisi presenta; ad elaborare e poi a discutere, ed in alcuni casi acontestare, categorie come 'assolutismo', 'Stato moderno', 'Statodel Rinascimento'; a discutere di 'centralizzazione' e di 'plura-11smo politico' per tutto l'Antico Regime, contrapponendo all'i-dea dello Stato, come pubblica sovranità ed organizzazione inqualche misura accentrata di poteri pubblici, l'idea di altreforme di organizzazione e sistemi di potere, fondate sullapresenza di ceti e di forme di autonomia locale .

.Mi propongo di delineare rapidamente lo status dellaquestione, indicando le linee del dibattito in atto. Considereròin particolare tre punti:

1. Il termine 'Stato': origine e significato attuale.2. L' 'assolutismo' nella storiografia recente: uso e crisi di

un concetto.3. La discussione sullo 'Stato moderno' e la ' nuova storia

costituzionale' in Germania ed in Italia.

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BIBLIOGRAFIAA) Per un primo orientamento:l. Voci di enciclopediaN.Bobbio, voce stato, in Enciclopedia Einaudi;P.Schiera, voce stato moderno, in Dizionario di politica;M.Fioravanti, voce stato, in Enciclopedia del Diritto.2. Antologie, relative al dibattito:La formazione dello Stato moderno, a cura di A.Caracciolo,

Bologna, Zanichelli, 1970;Lo Stato moderno, a cura di E.Rotelli e P. Schiera, Bologna,

il Mulino, 1971, 3 volI.Crisi dello Stato e storiografia contemporanea, a cura di

R.Ruffilli, Bologna, il Mulino, 1979.Stato e pubblica amministrazione dell'amministrazione

nell'Ancien régime, Napoli, Guida, 1979, a cura di A.Musi.3. Sintesi storiche (che riflettono punti di vista individu-ali)P.Anderson, Lo Stato assoluto, Milano, Mondadori, 1974;G.Poggi, Stato e pubblica amministrazione, a cura di A. Musi,Napoli, Guida 1979.J.H. Shennan, Le origini dello Stato in Europa, Bologna, ilMulino, 1974.Stato e società nell'ancien réqime, a cura di A.Torre,

Torino, Loescher 1983 (antologia di fonti con introduzione);Per il suo carattere fortemente politologico e funzionali-

stico solo in parte può essere affiancato a queste sintesi Laformazione degli stati nazionali nell'Europa occidentale, a curadi Ch.Tilly, Bologna, il Mulino, 1984.

B) Indicazioni ulterioril. Storiografia tedesca:Oltre a M. Weber, Economia e società (trad.it. Milano, Com-

unità, 1980) che resta ancora punto di riferimento essenziale,sono reperibili in trad.it., con buone introduzioni:

O.Brunner, Per una nuova storia costituzionale e sociale,Milano, Vita e pensiero, 1968;

G.Oestreich, Filosofia e costituzione dello Stato moderno, acura di P.Schiera, Napoli, Bibliopolis, 1989:

O.Hintze, Stato e società, Bologna, Zanichelli, 1980;Società e corpi, antologia di scritti a cura di P.Schiera,

Napoli, Bibliopolis, 1986.

2. Tra gli storici iberici è ampiamente tradotto J.A.Maravallche rappresenta una delle posizioni presenti all'interno di un

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dibattito fortemente acceso (cfr. in particolare Stato moderno ementalità sociale, Bologna, il Mulino, 1991)

3. Il dibattito in Italia:F. Chabod, Esiste uno Stato del Rinascimento?, in Id.,

Scritti sul Rinascimento, Torino, Einaudi, 1967;Potere e società negli Stati regionali italiani del '500 e

'600, a cura di E.Fasano Guarini;G. Chittolini, La formazione dello Stato regionale e le

istituzioni del contado, Torino, Einaudi, 1979;G.Chittolini, Stati padani e stato del rinascimento: problemi

di ricerca, in Persistenze feudali_ ed autonomie comunitative inStati padani tra Cinque e Settecen'~ a cura di I. Tocci,Bologna, CLUEB, 1978.

C.Mozzarelli, Stato, patriziato e organizzazione dellasocietà nell'Italia moderna, in Annali dell'Istituto storicoitalo-germanico in Trento II (1976), pp. 421-512;

ID., Principe, corte e governo tra '500 e '700, in Culture etidèologie dans la genèse de l'etat moderne, Ecole francaise deRome, 1985;

P.Prodi, Il giuramento del~~~re. Il giuramento politiconella storia costituzionale dell'Occidente, Bologna il Mulino,1992 (al quale, per una rapida sintesi delle tesi ivi contenute,si può accostare la discussione di P.Prodi e P.Schiera, Le radicidel patto politico nell'esperienza cristiana occidentale, inCristianesimo modernizzazione poli~ica, Bologna 1990, a cura diF.De Giorgi)

4. Altro.Per il termine 'Stato':F.Chabod, Alcune guestioni di terminologia: stato, nazione,

patria nel linguaggio del cinquecento, in Scritti sul rinas-cimento, torino, Einaudi, 1967;

A.Tenenti, Stato:un'idea, una logica. Dal comune italianoall'assolutismo francese, Bologna, il Mulino, 1987

Sull 'immagine del Re nell'antiGo regime:M.Bloch, I re taumaturghi: sul carattere sovrannaturale at-

tribuito alla potenza dei re partiGolarmente in Francia ed in In-ghilterra, Torino Einaudi 1973;

E.Kantorowicz, i due corpi del re. L'idea della regalitànella teologia politica medievale, Torino Einaud 1989.

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Lo 'Stato moderno' è una questione sempre aperta:ricerca e propaganda so

-no strettamente connesse in questo problema.Un interesse per la storiadegli Stati moderni è oggi abbastanza diffuso nei paesi iberici ed in

Italia(meno in Inghilterra).Tale interesse è connesso a preoccupazioni

politiche attuali:si parla oggi di 'crisi dello Stato moderno' .Lo Stato

non è una realtà eterna,ma ha avuto una storia:un passato,un presente eforse una fine.Le stesse forme del vivere politico sono destinate a de-

clinare.Per questo ci si sofferma sulla genesi e lo sviluppo dello Stato

Si parla,ad esempio,di éentralizzazione dei poteri pubblici,riscontrabi-

le nel passato e diversa da quella attuale.E' fondamentale accentrare lanostra attenzione sui 2 sgg.concetti:

J a)assolutismo;

lb }Stato_moderoo.

A}--Assolut~Federico Chabod si è occupato del concetto di Stato e<ha distinto due significati:

l)sigoificato_passivo:è caratterizzato dal dominio di un principe sul po-polo(ad esempio,Federico d'Aragona);

2)sigoificato~ivo:si intende il governo,il reggimento,l'e~cizio delpotere.

Lo Stato,per sua definizione,è una comunità politica costituita da treelementi:un popolo,un territorio,un vincolo giuridico o sovranità che

stabilisce il legame di quel popolo a quello specifico territorio.Il concetto di Stato viene usato anche al plurale:ad esempio,lo sto-

rico Tenenti parla degli 'Stati del re'.Chabod ed altri storici del Rina

-scimento sostengono che in questo periodo i sudditi non si riconoscono

nello Stato,ma nel re.Nel 1955 si è tenuto un Convegno internaz~onale de-gli storici sul concetto di assolutismo ed intorno agli anni "50 c'è

stato un forte interesse su questo concetto,soprattutto in Francia,rela-tivamente a Luigi XIV.L'impostazione rigidamente marxista vide nella mo-narchia assoluta l'occasione re.r.l.lalotta di classe; proprio intorno aglianni "50 erano espliciti i riferimenti alla lotta di classe(1e due Fron-de del Seicento).L'impostazione marxista,sostenuta da Procacci,ha dato

importanza ai contenuti sociali delle lotte popolari:ciò è negato dallostorico Munier,per il quale c'era un interesse comune,da parte dei bor-

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- 2 -ghesi e dei contadini,ad opporsi al fiscalismo regio.Di assolutismo oggi

si parla in modo diverso.L'assolutismo,prima di una realtà,è stata

un'idea(importanza terminologica).E' un neologismo entrato in circola-zione nel 1797,usato dai rivoluzionari per sottolineare la fine di ciò

che non c'era più.Il dibattito tra marxisti ed antimarxisti oggi sitpla-

cato:con l'assolutismo nascono nuove figure sociali,quale quella del bu-rocrate.

B)Stato-moderoo.È un termine più recente di quello di assolutismo.Si

diffonde tra la fine dell'Ottocento ed il primo ventennio del Novecento.

In Inghilterra si parlava di assolutismo nel 1830iprima si parlava di

autarchia(autosufficienza dello Stato).Per Adorno,Orckaimer e la Scuola

di Francoforte,il concetto di Stato moderno soffoca l'individuo e non loprotegge.Max Weber parla di Stato moderno quando è in crisi il modello

di Stato liberale(~.Weber,Ecocomia_e_società,1920).Nel Novecento,con

l'economia di guerra,lo Stato diventa imprenditore:deve provvedere allacostruzione di armi.Si è parlato di Stato liberale come Stato immagina-

rio,come un paradigma mai rispondente a realtà(lo Stato ottocentesco).Lo

storico e sociologo Max Weber parla di idealtipi,ossia di modelli ideali,Prima c'è lo 'Stato-cetuale , ,costituito da corpi che partecipano con

l'autorità del sovrano.Essere nobili è ben diverso,in questo stato cetua

-le,da essere borghesi o contadini.Lo Stato cetuale è per Weber poi tra-

montato e c'è stata una forte tendenza alla raziooalizzaziooe_del_potere,

alla fine dell'Ottocento.Non si ha,per Weber,razionalizzazione del pote~re,che è pura teoria,senza la creazione di tanti e grandi corpi_burocratici.Questo,per Weber,è lo Stato moderno.L'opera di Weber è una pietra mi-

liare nell'analisi del concetto di stato.Weber crede all'esistenza di

una civiltà occidentale con caratteri ben diversi da quelLa oriental~.Iburocrati,figure essenziali per Weber nello Stato mOderno,sono stipendi a

-ti in quanto rappresentanti dello Stato.E' una'b)]cQcrazia trasparente:

è noto ciò che viene fatto.E' una chiara adesione,quella di Weber,alloStato tedesco del primo dopoguerra mondiale,anche se Weber non parla

mai in riferimento alla Germania,ma all'Occidente.Due sono pertanto,perWeber,i punti-chiave dello Stato moder.no:raziocalizzazioce_teorica ed

ammioistraziooe-burocratica_traspareote_e_fuoziooale.Lo Stato moderno è

~~rg~~~~à.anche un itato forte,che ha il monopolio della violenza e del~

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Lo storico tedesco otto Brunner vede nel Medioevo l'importanza delle sin

-gole corporazioni:è importante non l'unità,ma la pluralità del potere.

Notevole è lo studio di Paolo Prodi(Il_giurameoto-del-potere,Bologna,Il

Mulino)~:è un testo recente molto complesso. Cerca di studiare lo

sviluppo del potere nel tempo.Perchè si giurava?Come si giurava?La Chie~

sa,per Pr0di,nella lotta per le investiture,poteva rompere l'idea'di se-

colarizzazione dello Stato,rompendo il giuramento.Prodi ha stddiato te~:

sti giuridici,in buona parte in latino.E' uno storico chiaramente conno-tato da un punto di vista religioso:è cristiano cattolico e ritiene la

cristianità un elemento essenziale della civiltà ocèidentale.Per Prodi '

oggi siamo davanti ad una società che non giura più:"i nostri nonni giu~

ravano per la patria".Per questo,per Prodi,oggi si può parlare di crisidegli Stati nazionali e di sviluppo di nuove entità internazionali,quali

le multinazionali.Lo stato nazionale,formatosi con la fine della guerra

dei cento anni,per Prodi è oggi tramontato.Prodi conclude il suo testo t

da cattolico m~~itante:il dualismo stato-Chiesa ha portato,per Prodi,unvantaggio per la Chiesa,consistente nell'estraniarsi dal rapporto.Per

Prodi è necessario ricercare una soluzione religiosa;chi non si pone sul-la dimensione cristiana non può sposare la tesi di Prodi.L'antitesi,in-

fine,alla modernità dello Stato,è rappresentata dal nazismo.

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISADIPARTIMENTO DI STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA

56100 P I SA - PIAZZA TORRICELlI, 3/ A - TEL. 501012

Cod. File. 8000367 050" - Pa,tlt. IVA 0028682 050 ,

Claudio Zanier - Corso di aggiornamento.

L'industria prima dell'industrializzazione - nuovi temi storiograficisulle radici dell'industrializzazione. I casi di Giappone e Italia.

Si Illustrerà una linea interpretativa, affermatasi negli ultimi ventianni specie nel mondo anglo-àassone, sulle origini dello sviluppo eco-nomico giapponese visto non più come effetto di una rottura improvvisatra un universo feudale ed arretrato, mantenutosi stagnante sino al1568, ed una nuova società tesa, dopo quella data, a modernizzarsi conun.prodigioso balzo in avanti che proietta il paese tra le nazioni impe-rialiste ed attua, dal nulla, una rapidissima industrializzazione, mapiuttosto come un processo molto più graduale di crescita e di trasforma-zione in profondit~ che affonda le sue radici nel XVII secolo e giunge al:le soglie della Restaurazione imperiale del 1868 con un tessuto diffusodi piccole e medie ind~strie rurali ed un mercato nazionale già ben col-laudato e fornito dl capaci strumenti di scambio e ai mediazione finan-ziaria.

fer l'Italia si va rivalutando partendo da alcune opere pionieristi-che di Carlo Foni degli anni '70 - il rdolo svolto dalle attivit~ di pro-duzione e lavorazione della seta in Italia settentrionale e delle connes-se e derivate attività commerciali e finanziarie, come stimolo, substra-

to, pre-condizione, per le prime forme di industrializzazione di met~'800. L'analisi si incentra sia sulle grandi concentrazioni di uomini, machine, capitali ed energia già presenti negli stabilimenti di torcituraidraulica della seta diffusi in Piemonte sin. dalla seconda metà del'600 ( ma presenti, sia pure in misura meno massiccia, anche in altreparti, da Piacenza a Gorizia) e che rappresentano delle vere e proprie"fabbriche prima delle fabbriche", sia sulle numerose piccole e medieimprese di trattura (filande) che sorgono ovunque in Gtalia già a fine'70Q,addestrandf decine di migliaia di persone ad un lavoro che richie-de meticolosa precisione e grande competenza tecnica. La stessa tecnolo-gia serica appare notevolmente complessa e soggetta a continua tensioneper la concorrenza internazionale. Sono poche le regioni italiane cheriescono a mantenere il passo degli standard di ~ualità richiesti dalmercato mondiale. çuesti elementi proto-industriali ( in forte espansio-ne nella prima metà dell'800) saranno elementi portanti della successi-va industrializzàzione.

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L!industria-prima-dell!industria.Uuovi_temi_storiografici-sulle_radicide Ll.I industrializzazione.LcasLdell!Italia_e_deLGiappone. _ fR.of. G. ?-/oJI61< -A)Negli ultimi 100 anni il Giappone ha effettuato un vero e proprio mira-colo politico, economico e militare.Nel 1868 abbiamo la restaurazione I,

della dinastia Menij.II periodo successivo è caratterizzato dal balzo in

avanti compiuto da un'aristocrazia militare.Si parla di "industrializza-

zione dall'alto di un paese in ritardo".L'industrializzazione è favoritadagli shogun,i capi militari(shogunato).Il periodo precedente al 1868 è

invece feudale e privo di apparati burdcratici.L'industrializzazione del

Giappone durante lo shogunato è avvenuta in tempi estremamente brevi ed

i sacrifici sono stati ridotti.Siamo nel periodo di imper.ial±smo giappo-nese sul resto dell'Asia orientale.Esaminiamo alcuni temi storici.Il

Giappone del XVIO secolo era feudale;nel ~ si arriva ad un governo mi-litare:lo shogunato della famiglia Topogava.Il Giappone è formalmente

un impero,ma l'imperatore non ha alcun potere decisionale:più di 200 so-no i feudi locali governati dai l sarnur·a:ir;i guerrieri. Mancano struttureunificatrici.La famiglia Topogava comanda il Giappone fino al 1868.Nel

1638-39 il Giappone si chiude ai commerci con il resto del mondo.II Giap

-pone è uno dei pochissimi paesi asiatici che non è colonia, né diretta,né indiretta,di altri Stati.I Topogava impongono a tutti i feudatari di

lasciare in ostaggio la leDo famiglia a Edo,attuale Tokjo ed ex capitale

del Giappone.Tutti i famj}tari degli oltre 200 feudatari devono risiede~

re a corte.Si forma un mercato nazionale di stampo confuciano:il movimen

-to di operazioni mercantili non è consentito nella capitale.I commerci

si svolgono a ~ ed avvengono mediante baratti in natura,e non in mo-neta.L'economia del Giappone è enorme,ma è solo agricola. Tutta la terra

viene costantemente sfruttata e la produzione delle campagne giapponesi,cinesi,vietnamite, è molto superiore a quella occidentale.Dopo la ~estau-razione del 1868 la produzione giapponese è distribuita in tutti i set~

tori,soprattutto in quello tessile.Fino al ~ si sviluppa la piccola

industria;solo in seguito si sviluppa la grande industria.Vista la man-canza della grande industria, gli europei sottovalutano la potenza econo-

mica giapponese,ma alla fine dell'ottocento l'Italia sente già la concor

-renza giapponese,nel campo tessile;infatti è enorme la produzione giap-ponese della seta.ln seguito,imitando l'industria occidentale,la piccolaindustria giapponese invade i mercati europei.

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-1-B)L'Italia è un paese economicamente in"ritardo",come il Giappone;1'eco4nomia italiana dell'ettocento è essenzialmente agricola.Anche in Italia

la produzione della seta ha origini lontame,riscontrabili nel Medioevo.

Molte famiglie italiane sono impegnate nell'allevamento del baco-da-seta,Nel Piemonte,per una tradizione forte fin dalla seconda metà del Seicen~

to,la produzione della seta è notevole(cuneese,Torino,Alessandria).

L'intera Europa fa riferimento alla teenica piemontese fino al primo ot-

tocento.L'industriale inglese 10mb compie,nel primo Settecento,un'operaz;ont

di spionaggio industriale in Piemonté~Operazioni di spionaggio industria

-le in Piemonte si riscontrano in tutta l'area mediterranea.Il Piemonte'Ildiventa UN n1'ddeJJ,1JòfndtIst~fà:1e da imitare,capace d:ildare"lezioni',:ilndustrtal,

all'Inghilterra.La fascia da Torino a iorizia diventa fortemente indu-strializzata fin dalla fine del Seicento.Le filande rappresentano le"fabbriche prime delle fabbriche".

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PIER LUIGI ORSI, Le interpretazioni del fascismo

La lezione si articolerà in tre parti principali.

Verrà innanzitutto compiuto un giro d'orizzonte per richiamare al-

cuni elementi cardine dell'affermarsi del fascismo in Italia e Ger-

mania, e del diffondersi in gran parte dell'Europa centrale di regimi

autoritari.

La seconda parte sarà dedicata ad una rassegna critica delle più diffu-

se tendenze interpretative (liberale crociana, democratico-radicale,

terzinternazionalista, defeliciana, "sociologica").

Verrà infine presentata l'interpretazione a mio parere più adatta

a spiegare il fenomeno, quella che riconduce il fascismo ad una for-

ma novecentesca di bonapartismo.

Bibliografia:G. CANDELORO, Storia dell'Italia moderna, Milano, Feltrinelli, 1978-83;Il fascismo in Europa, a c. d. S.J. Woolf, Bari, Laterza, 1968; R. DEFELICE, Le interpretazioni del fascismo, Bari, laterza, 1969; R. DEFELICE, Il fascismo. Le interpretazioni dei contemporanei e degli sto-rici, Bari, Laterza, 1970; R. DE FELICE, Intervista sul fascismo, Bari,-Laterza, 1975; K. MARX, Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte.

I

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pchema della lezione SU nazionetna~ionalità,naziona1is=o(Claudio P~vone)

Ira i concetti che sono stati periodicamente softoposti a reyisioneelli di na~ione.nazionalitàfnaz1onalismo occupano una posizione par-

Gicolare. Se infatti "nazione" e nnazionalit~" appaiono comunementeconnotate,.ia pure con diverse accezioni,in modo positivo (in nofta=:li_ni si ~a ancora sentire la tradizione risorgimentale),~nazionalismougode invece, tranne che presso i nazionalisti diehiarati,di una consi~de%"'a-z;lone·ampiamerttene~ati'Va, sp,ec:i;·~'lment~dopo i disastri da esso pro:

-, '._'. '

voc,a'bi O favori ti nel, co'rso del,:se'colei, XX.' Una, prima questione sullaquale interrogarei riguarda dunque il sovrapporsi.nel corso de~ tempo,di signi:ficati d1versi,e ta.~volta contras_tanti,sul termine or;1.ginario;;di nazione,che nell'uso moderno nasce alla :fine del 8eco~o XVIII.

I problemi da esaminare possono dunque,senza pretesa di completezz4tessere 8chematizzati come segue.

l. Nesso fra identità'nazionale e stato nazionale. Peve ogni identitànazionalQ,per non sentirsi manomessa,assumere la torma dello Stato na= \-zionale?

2. Può unu ictentità nazionale saltare la forma dello' Stato nazionale:e 'inserirsi direttamente in un' statp o comunità sopranazionale?

Tendenze di questa natura affiorano 06gi,ad e~empio,1n Catalogna.,. Problematicità del concetto stesso di "identità na~ionale". E'

necessario e sufficiente essere "un dtaltare,di lingua e di cor"?Nesso con il concetto di etnia; ma necessità di tener presente che

la nazione è comunque una formazione storica,non naturalistico-razziale.4. Nesso fra nazionalità e cittadinanza. Et lo stato nazionale 11

luo~o per eccellenza deputato al pieno esercizio dei diritti di citta:dinanaza?

5.Esempi storici di Stati multinazionali esistenti,esistiti o ind1s~aeimentoa Svizzera (dove il concetto di nazione ebbe una delle sueprime elabora~ioni); impero absburgico,impero ottomano; URSS,Jugoslavia.

6. Pluralità di appartenenze etniche (nazionali?) ne11'ambito di statifederali (e democra.tici): 'es. USA.

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,.,..•. '.' "::''''.:'' .. .~.

Nazioni e nazionalismo: bibliografia essenziale,r

,

Due recenti opere di carattere generale:

E.J •HO DSDAWl-l t Nazioni e nazional.ismi,Einaudi ,Torino 1991E.GELLNERt Nazioni e nazionalismo, Editori Riuniti,Roma 1992

....,Un'opera classica e dottissima,che si €erma alle soglie del1'e'tàcontemporanea &W~KOHN~~iI,ge,a del

La Nuova Italia,Firenze 19~6Un dittico tanch··e880 eLassdcc ,sull' origine storica di due ideestrettamente connesse.

,..,..,_,

F.CHABOD, L'idea di nazione. Laterza,Bari 19'1

L'idea di Europa, id.,id. 19'~Un saggio problematico ottocentescos

\-

\ .

E.RENAN, !lu'~st-c:eg,utuno nati.s.n 1. in Oeuvres complètes deErnast nenan,I,Calmann-L~vYtParis 1947, pp.887-906

Un saggio legato al rapporto ~ra la nazione e il 50cialismol

F '-SÉOAHIO.•\; ~e. sccial.iame et ••1a nation: James ConnollI etltlrlande, in "Le Mouvement Sooial", 52(j*illet-eeptembre 1965). PP.'-'l

Saggi legati alla attuale ripresa del dibattito:

Una d1scu8sionet Romeo,ca~ucciL~Jevec sul "sentimento nazionale",in "Il Mulino", XXXV(1986). pp.l004)-49A.lolaCINTYRE, Il patriottismo è una virtù? • in A.rerrara (a cura di

C~inunitari8mo e libe:t'alisl!,2. Edit'~ri Riuniti,Roma1992, PP.5'-76

)!.WALZ~"R. C~sa aifm.ifioa essere americani.Marsilio,Venezia 1992....

E.FANO (a c~ra di), Una e divisibile,Laboratorio di storia,I

Ponte alle Grazie 1992 (a proposito dègli USA)

M.FLORES,M.BUTTINO, pento nazionalitl',rn!lle poteri. Una comunitàdi Stati indipendent,!, .Consiglio regionale :..

. . . .del' Piemonte': .<·I.ti tuto·.·~to·r1co.del1a'·:R.~si&.".,.,:;.'.'~.....:.'.:.:~.:: ;·,:i\:~?·..,!ç:~!.:;::·~\~;;>·~~~.Y~:'''f~~A~:i.è~~'):i-tti~$\~:j?;;:~f~~i.;'·%i·~;:~~~~~~~~f1~~}~~~if~~~{~1;~~}t.5"N.~n;~·;r"Jc~~::~:·;t4.d\t~);;:$r~~~~~}\;:;

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LE_INTEBEBETAZIONI_DEL_KASCISMO=

L'Europa orientale si 'fascistizza' intorno agli anni "30,con Hitler e

con una serie di regimi totalitari.Le più importanti interpretazioni sul

fascismo sono le sgg.:

l)liberale;2)democratica-radicale;

3)terzinternazionalista o marxista;

4)defeliciana;

5)totalitaria o 'sociologica';

6)bonapartista.l)Questa interpretazione è portata avanti da Croce,che definì il fasci- 1

smo una 'malattia morale'.Accattivò la fiducia delle masse difendendo il

capitale e pretendendo di socializzarlo;il fascismo,per i liberali,si ,"

mosse all'insegna di profonde contraddizioni interne.Difese la religio~'

ne,ma anche il materialismo. Croce ha elaborato un concetto teorico ripre-so da tutti i liberali,quali Chabod e Gobetti.Gobetti definì il fasci-

smo non come rivoluzione,ma come "autobiografia della nazione".

2)1 radicali videro nel fascismo solo un elemento negativo,privo di qual

-siasi carica rivoluzionaria. Questa tesi,all'estero,è portata avanti da

Mac Smith.3)L'interpretazione marxista è direttamente collegata alla Terza Interna

-zionale e quindi all'azione dei partiti comunisti in Europa.Il fascismo

è un fenomeno di decadenza,segno di decadenza e di corruzione dello Sta-to borghese.E' un fenomeno di demagogia sociale che ha trascinato il sot

-toproletariato più arretrato ed i piccoli borghesi.Il fascismo è segna~

to da profonde contraddizioni interne e queste porteranno alla sua fine.Trova temporanea salvezza solo nell'imperialismo all'estero e nel totali-tarismo in politica interna.Togliatti e Gramsci,sia pure in modo piu ar

-ticolato e sfumato,si collocano su questa linea.Togliatti ha definito

il fascismo "un partito reazionario di massa".Queste tre interpretazioni

sono dominanti fino agli anni "60.In questo periodo nascono le prime ten-denze revisionistiche.4)Renzo De Felice si colloca su queste tendenze revisionistiche.Defini-

sce il fascismo come "rivoluzione della piccola borghesia".E' autore diuna importante biografia su Mussolini.Secondo gli oppositori di De Feli-ce,la tesi defeliciana sarebbe infondata perché i ceti medi erano in cri-si,e non in sviluppo.De Felice invece considera il fascismo come una

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- 2 -'terza via' da prendere per la conquista del potere,alternativa a quella

liberale ed a quella marxista.5)L'interpretazione totalitaria risente molto della sociologia anglo-

Il

sassone.Friedrich e Brisinsky definiscono il fascismo come un'ideologia

elaborata,un compendio di dottrine,un sistema terroristico di controllo;"i capi sono la minoranza e controllano l'economia in modo centralizzato.

6)Questa corrente storiografica considera il fascismo come una forma no-

vecentesca di bonapartismo, con riferimento, 'in piccolo', a Napoleone III,

non a Napoleone I('in g~ande~.Angelo Tasca e Nolte si collocano su que~sta linea.August Talaimer,comunista tedesco espulso dal partito,sostieneche il fascismo si presenta solo quando c'è il rischio di una rivoluzio-

ne proletaria.L'interpretazione bonapartista ritiene insufficiente la te-si marxista e cerca di superarla.La piccola borghesia, per Talaimer,è

una classe che deve ancora trovare la sua posizione,non è la classe por-

tavoce del fascismo.La minaccia di una rivoluzione proletaria è una del~le fondamentalil cause,per Talaimer,del fascismo,che sarebbe una "contro

-rivoluzione in ritardtl,perchè si afferma quando la rivoluzione proleta

-ria è già stata sconfitta.Talaimer esamina le categorie marxiane deIl_diciotto_Srumaio_di_Luigi-Bo~aparte:sotto questo aspetto\lil fascismo

rappresenta tutti i ceti sociali,il popolo,la piccola borghesia,la media

borghesia,l'alta borghesia, la nazione intera.Questo era l'intento di Bo~

naparte:rappresentare la nazione francese.Bonaparte non può però darniente ad una classe senza prendere niente da un'altra.Crea l'ordine per

Ileliminare l'anarchia,ma creando l'ordine,ricrea l'anarchia.La tesi bona-partista viene negata dallo storico Salvadori(Storia_dell!età-co~ternpo~

~~).

------------------~-----------------------------------------------------BIBLIOGRAJnA~"G.Candeloro,Storia_dell~Italia_rnoder~a,Milano,Feltrinelli,1978-83;

Il_fascisrno_i~_Europa,a cura di S.J.Woolf,Bari,Laterza,1968;R.De Felice,Le_iQterpretazioQi_del_fascismo,Bari,Laterza,1969;R.De Felice,Il_fascisrno.Le_iQterpretazio~i-dei-co~terneora~ei_e_degli_sto

~rici,Bari,Laterza,1970;R.De Felice,I~tervista_sul_fascisrno,Bari,Later~~

za,1975;K.Marx,Il_diciotto_brurnaio_di_Luigi_BoQaparte.

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PAOLO PEZZINO

LINEE TEHATICHE DI UNA LEZIONE SU "MAFIA E STORIA D"ITALIA"

LPattenzione al fenomeno mafioso è andata crescendo negli ultimianni e recentemente sono stati apportati contributi conoscitivi nuovie originali. Davanti ad un fenomeno sfuggente a precisecodificazioni, perchè contemporaneamente forma delinquenzialeorganizzata, reticolo sociale in grado di esprimere l'ascesa diparticolari ceti, circuito politico locale collegato a organizzazionipartitiche nazionali, cumulo di capacità finanziarie in grado dii nfluertz are pesanteme,nte le attivitè economi che di intere regi on ì ,

sono stati messi in discussione vecchi approcci. Sono cosi risultateinsufficienti le analisi che consideravano la mafia fenomenotipicamente rurale, un prodetto dell'arretratezza dell"economia e deirapporti S I.')C iali in Sicilia; è stata messa in evidenza lastrumentalitè degli stereotipi, di matrice sicilianista ma ampiamentediffusi anche fuori dell'isola, che sostenevano essere la mafiamanifestazione di una cultura dell'onere di per sé non negativa, e ladistinguevano dalla delinquenza organizzata. La stessacontrapposizione tra una vecchia mafia, ligia a codici d'onore, eduna nuova, crUdele e spietata, • stata contestata in base a nuovericerche su fonti giudiziarie, cosi come le ricostruzioni romanzatecentrate su rc.mantiche figure di "padrini" che assimilavano la mafiaa forme di banditismo sociale.

Sintetizzo schematicamente alcune delle risultanze che emergonodai più recenti studi:

i mafiosi non sono residui di una realtà feudale, non sonagenerati da semplice arretratezza. Si tratta invece di criminali,organizzati fin dallPinizio in associazioni, che si inseriscono ingangli vitali di processi di modernizzazione (sia pure di unamodernizzazione con squilibri e distorsioni particolari);

il carattere popolare e plebeo degli aggregati mafiosisottolinea il fenomeno di mobilità sociale ascendente che vi stadietro. la vocazione a massimizzare i profitti e a penetrare entronuove dimensioni di mercato, la capacità di sfruttare i fenomeni diinnovazione e modernizzBzione;il controllo di risorse economiche e sociali permette alleorganizzazioni mafiose di porsi come interlocutrici reali delleistituzioni, di classi dirigenti e di ceti imprenditoriali;

lo Stato italiano, dopo un iniziale (subito dopo l'Unità)tentativo di scontro frontale con la realtè sociale e politica cheesprimeva la mafia~ ha preferito ignorare il fenomeno. Alla lotta aimafiosi è subentrata una politica di strumentalizzazione, collusione,vera e propria complicità con le organizzazioni criminali; •

la delinquenza organizzata si è inoltre rafforzata conl'espandersi e l'articolarsi dei meccanismi della rappresentanzapolitica. Il sistema politico rappresentativo ha cooptato le élitesplebee violente al suo interno, dando loro legittimazione e riSO-nanza: si può dire anzi che la questione mafiosa nasce nel momento incui organizzazioni criminali finalizzate alla realizzazione di unprofitto illecito incontrano i circuiti politici, locali e nazionali.Il politico generalmente non è mafioso egli stesse in senso stretto,

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,

ma si serve di reti mafiose, che rappresentano segmenti consistentidella societè, per organizzare il consenso elettorale, e a sua voltamette i mafiosi in contatto con il mondo delle istituzioni. Se laquestione mafiosa, a centocinquanta anni dal suo manifestarsi, nonsolo è irrisolta, ma assume un carattere sempre più nazionale, non èsolo per le dimensioni assunte dai profitti ricavati dal trafficodella droga o per il riciclaggio di capitali sporchi in attivitàeconomiche legittime, dentro e fuori le aree coinvolte dalla presenzadella delinquenza organizzata, ma anche per l"intreccio sempre piùfitto con il sistema politico e per i limiti, le insufficienze, leconnivenze E complicità con i reticoli mafiosi da parte dello Stato,in determinati momenti ed in particolari settori dei suoi apparati.

La ricostruzione della conversione di reticoli mafiosi inclientele politiche più ampie, la constatazione della capacità dellamafia di adattarsi a modifiche profonde del sistema politico(suffragio censitario ristretto, allargate, suffragio universalemaschile, suffragio universale, diffusione delle grandiorganizzazioni politiche di massa. autonomia regionale) induce ariflettere sulla particolarità di quei meccanismi delinquenziali,sulla loro capacità di occupare spazi sociali che altrove vengonocoperti da strutture formali legali, e di presentarsi perciò comeinterlocutori ed attori sul mercato politico;

- la risposta delle istituzioni appare schizofrenica~ ieri comeoggi in bilico fra una improbabile e indiscrimanata repressione eduna facile, ma sempre più compromettente, collusione.

Bibliografia minima

Aa. Vv.~ La Sicilia, a cura di M. Aymard e G. Giarrizzo, Torino,Einaudi, 1987.

Raimondo Catanzaro, Il delitto come impresa. Storia socialedella mafia~ Padova, Liviana, 1988.

Diego Gambetta, La mafia siciliana. Un"industria dellaprotezione privata, Torino, Einaudi, 1992.

Paolo Pezzino, Una certa reciprocit~ di favori. Mafia emodernizzazione viDlenta nella Sicilia post-unitaria, Milano, Angeli,1990.

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~LA-MAEIA-NELLA_STmUA_D.'.ITALIA-: p~oF. P. fel1:/J./fl-Fino a 10-15 anni fa,il fenomeno 'mafia' non veniva considerato una

questione nazionale,ma solo un fenomeno periferico,di stampo feudale

o criminale.

\

Mafia: Sicilia; \INdrangheta:Calabria;

Camorra: Campania.Aoalizziamo_il_feoomeoo_mafioso.

comuni.

La mafia è un fenomeno criminale con connotazioni politiche.Il gangste-rismo,caratteristico delle metropoli,cerca di corrompere i politici al

fine di raggiungere i suoi scopi illeciti.La mafia,invece,cerca una ege,

monia ed un controllo su tutto il territorio nazionale:cerca una sovra-nità.La mafia non è una piovra conlun unico cervello,ma è caratterizzata

da una serie di cosche non collegate tra 10ro.Non c'è,nella mafia,un uni

-co cenvello centrale.La mafia ha origini antiche:nasce come necessità

di proteggere la proprietà privata della terra:il possesso della terra,

nella logica mafiosa,è illegittimo.A chi spettano,ad esempio,le terredemaniali?Solo i mafiosi assicurano questa protezione,al posto dello

Stato.E' una logica feudale,eternata in Sicilia. La Sicilia,ancora nella

seconda metà del Settecento,è a livello feudale:la borghesia,in Sicilia,compare nel primo ottocenùoJLo storico Diego Gambetta definisce la mafiacome "unWindustria della protezione privata".La mafia è stata avvantag~

giata dalla mancanza di protezione da parte dello Stato:sopperisce,o al-. ... \\meno pretende di farlo,alle carenze dello Stato.La mafla e anche un go-

l'verno nel governo,cioè un governo a livello 10cale.Questo è possibilegrazie ai collegamenti mafiosi con i partiti politici.La mafia è

l'industria della violenza,è una forma di potere autonomo.La Destra sto-

rica,nel l861,dopo l'unificazione,manda in Sicilia un governo privo di

efficienza:ciò facilita la nascita di cosche mafiose.La Sinistra,d'altraparte,non risolve il problema,la mafia si sviluppa anche come brigantag-

gio e fenomeno antipiemontese.La mafia diventa un potere reale che siimpone con la violenza e con la forza,non con la legge:il potere_reale _

s'i.oppone a.vpotere_legale.ln Sicilia,per queste ragioni,la mafia conqu i=I

sta un'effettiva egemonia.I renitenti alla leva vanno ad ingrossare le

cosche mafiose.I banditi màfiosi girano la campagna per imporre i loro

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- ~-servizi.I proprietari sono costretti a "comprare" i loro servizi,come

emerge da un documento del ~la protezione si compra(cfr.studi diFranchetti).La mafia è un fenomeno,quindi,strettamente connesso alla

;t .••• "

questione meridionale;è un fenomeno borbonico,antipiemontese,antisabaudo

ed antistatale.Chi parla,chi dice la verità'alla giustizia,viene ucciso(cfr.i romanzi di Sciascia,A-ciascuno_il_suo e Il_giorno_della_civetta).

Più che il frutto di un codice d'ono~e,la mafia è una forma di potereocculto e violento derivato dalla debolezza statale.Le istituzioni stata

-li vengono considerate illegittime.I mafiosi vendono dei servizi reali:

per questo sono in grado di pilotare i voti.In questo modo,con il consen

-so elettorale,l'azione mafiosa è sempre più legittimata. Questo si conso-lida con il trasformismo di Depretis e con la Sinistra al potere(tra-

sformismo:manovre di corro~\~n Parlamento,volte allo scopo di far passa~

re determinate leggi).Il sistema politico rafforza il radicamento socia~

-le della mafia e viceversa:si crea un intreccio perverso che si consoli-da nei momenti di maggiore democratizzazione del nostro paese.La mafiaha infine sconfinato nella speculazione edilizia e nel mercato della ~"

eroina;Il sorgere di grandi partiti politici ha paradossalmente rafforza

-to la mafia:lo Stato ha fatto da ponte con le cosche mafiose e la mafiaè entrata nel circolo politico ed economico nazionale.Conclusioni:

l)Non esistono rilevanti differenze tra mafia antica,legata al codice di

onore,e mafia moderna:la mafia,fin dall'inizio,è un fenomeno criminale esiciliano.Nasce e si rafforza con la crisi delle istituzioni.2)La mafia è una forza in espansione.

3)La mafia è collegata ai politici e rafforzata dai politici,anche se .,questi non sono "immediatamente" mafiosi.

BIBLIOGaAEIA~SSENZIALE;_AA.VV.,La_Sicilia,a cura di M.Aymard e G.Giarrizzo,Torino,Einaudi,

1987._Raimondo Catanzaro,Il_delitto_come_impresa.Storia_sociale_della-mafia,Pa

-dova,Liviana,1988._Diego Gambetta,La_mafia_siciliana .•Un!industria_de1la_protezione_privata,

Torino,Einaudi,1992.~Paolo Pezzino,Una_certa-reciprocità_di_favori Mafl.·ae mod . . .~ • - - ernl.zzazl.one~tt-lenta_nella-Sicilia-post=unitaria,Milano,Angeli,1990.

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3

Assumendo questi punti di partenza come sufficientemente

conosciuti, cercherò di mostrare quali problematiche di fondo,

quali linee interpretati ve generali della storia d'Italia e quali

premesse metodologiche siano state assunte a giustificare questo

svi luppo di una storiografia sul Settecento come ambito di studi

autonomo; e di conseguenza indicherò la possibilità di andare

oltre, verso un recupero di più ampio respiro delle problematiche

della storia degli «antichi stati italiani».