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anno I numero 04 luglio-agosto 2014 SPREMUTI! Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino spazio riservato all’indirizzo

C'era una Svolta luglio-agosto 2014 (n.4/2014)

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Mensile del Movimento RETE San Marino In questo numero: pag. 2 – Eventi e rubrica “Scrivi a RETE” pag. 3 – Editoriale pag. 4 – Flash mob ARANCIATA pag. 5 – Nomi e partiti di oggi e di ieri pag 6 – 7 – Sintesi lavori consiliari giugno pag 8 - 9 -Rubrica diritti civili (di Michele Pazzini) pag 10 – Flash dal mondo pag 11 – spazio associazioni: APAS pag. 12 – Negoziati partecipati SM-UE

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anno Inumero 04luglio-agosto 2014

SPREMUTI!Spedizione in abbonamento postale per l’interno.Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino

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Prendi i soldi e scappa

Alcune delle segnalazioni che pervengono al nostro Movimento riguardano l’ormai annosa

problematica delle aziende che aprono a San Marino per poi andarsene all’improvviso avendo accumulato debiti con lo Stato e senza pagare stipendi e contributi ai dipendenti. A seguito di una di queste segnalazioni (riferita alla Pama Saldature srl), abbiamo provveduto a comunicare il rischio di fuga a molti uffici e istituzioni: Ufficio Industria, Ufficio del Lavoro, Nucleo Antifrode, Segretario di Stato per l’Industria, Segretario di Stato per il Lavoro (e anche al Comandante della Polizia Civile e all’Ispettorato del lavoro), senza ottenere alcuna risposta. Perciò abbiamo anche depositato un’interpellanza: per capire, oltre alle motivazioni dell’indifferenza generale

manifestata dalle istituzioni contattate, quale sia la procedura corretta da attuare in casi di questo genere. Senza dover per forza arrivare all’occupazione dell’azienda da parte dei dipendenti come avvenuto qualche settimana fa per la Business B2C presso il World Trade Center di Dogana.

Anche perché il vizietto di chiudere baracca e burattini e lasciare i debiti a San Marino non è certo una novità. La politica è informata ufficialmente su questi fatti da almeno undici anni. La relazione Antimafia presentata un paio di mesi fa riporta addirittura uno stralcio della Relazione sulla Giustizia del 2003 in cui veniva riportato: “Accade con frequenza che i soci di società sammarinesi… dopo aver contratto debiti, soprattutto verso lo Stato

a titolo di imposte e tasse non pagate, si rendano irreperibili lasciando la società non operativa – e con patrimonio inesistente – da estinguere”.

CHE FARE?

La prima cosa da fare è contattare l’Ufficio Contributi ISS (tel. 0549.994328) per verificare che l’azienda stia pagando regolarmente i contributi. Nel caso poi si abbia il sospetto che l’azienda sia prossima a chiudere, magari portandosi via anche tutte le attrezzature, occorre inviare una segnalazione scritta sempre indirizzata all’Ufficio Contributi chiedendo “iscrizione a ruolo urgente ed immediatamente esecutiva per timore di fuga del debitore, con notifica immediata di esattoria, richiedendo il sequestro dei beni qualora non venga corrisposto il dovuto”, aggiungendo i riferimenti (indirizzo, COE) dell’azienda di riferimento.

SCRIVIA RETE

EVENTIE INCONTRI

EVENTI

Dal 4 al 7 settembre“Premio Ilaria Alpi”RiccioneÈ giunto alla ventesima edizione il “Premio Ilaria Alpi”: quattro giorni di dibattiti, mostre, spettacoli, incontri con giornalisti e professionisti per valorizzare il giornalismo d’inchiesta e la ricerca della verità in tutti gli aspetti riguardanti il mondo dell’informazione.

L’evento è realizzato in ricordo di Ilaria Alpi, inviata Rai uccisa in un agguato a Mogadiscio (Somalia) il 20 marzo 1994 insieme al cameraman Miran Hrovatin. Ilaria e Miran stavano seguendo sul campo la guerra civile somala e indagando su un traffico di armi e rifiuti tossici in cui avevano scoperto il probabile coinvolgimento di esercito e istituzioni italiane.

Fulcro della manifestazione è il concorso rivolto ad inchieste giornalistiche televisive

su tematiche di impegno civile e sociale. Quest’anno, la giuria sarà presieduta da Luca Ajroldi e composta da Mario Calabresi, Barbara Cupisti, Tiziana Ferrario, Roberto Franchini, Marc Innaro, Enrico Menduni, Paolo Meucci, Alessandro Renna, Roberto Scardova, Antonio Sofi, Romano Tamberlich, Maurizio Torrealta, Andrea Vianello e

dai vincitori delle sezioni di concorso dell’edizione 2013: Pablo Trincia, Marco Fubini, Federico Ruffo e Alessandro Macina. Per la giuria internazionale: Paul Moreira, Marco Nassivera, Juliana Ruhfus, Stephanie Lamorré.

www.premioilariaalpi.it

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EDITORIALE

di Marianna Bucci

Tempi duri per i Segretari di Stato. Prima Francesco Mussoni riceve una bella batosta dal referendum su sanità

e pensioni e finisce anche oggetto di una mozione di sfiducia votata dal Consiglio Grande e Generale (ne parliamo a pag. 7). Poi salta fuori il nome del Segretario per le Finanze Claudio Felici (PSD) all’interno della vicenda legata al conto Mazzini: secondo le accuse di Giuseppe Roberti (ritenuto dai magistrati colui che gestiva i libretti del conto) proprio a Felici sarebbero da attribuire le movimentazioni di centinaia di migliaia di euro che il primo filone di indagine aveva contestato a Mirella Frisoni.

Tempi duri anche per gli ex Segretari di Stato. Sempre nell’ambito delle indagini sul conto Mazzini, la stampa tira fuori dal cilindro una maxi tangente da 600mila euro che l’ex Segretario di Stato per le Finanze Pier Marino Mularoni ed altri politici avrebbero intascato per l’acquisto del palazzo di Banca Centrale. Mentre un altro Pier Marino, il cui cognome però è Menicucci, viene coinvolto in un nuovo filone di indagine dopo che era già comparso in Tribunale per il primo. I due Pier Marino, oltre che dal nome, sono accomunati anche dal percorso politico: entrambi ex democristiani oggi membri del partito UPR-Unione per la Repubblica. Così come altri due ex DC oggi UPR: l’ex Segretario per l’Informazione Giovanni Lonfernini e l’ex Segretario al Lavoro Gianmarco Marcucci. Troviamo poi l’onnipresente Fiorenzo Stolfi, prima socialista oggi PSD, tre volte Segretario di Stato (Finanze, Industria, Esteri). Ma la notizia più eclatante, nel mare magnum degli scandali recenti, è certamente quella dell’arresto di Claudio Podeschi accusato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Deputato al Lavoro per tutti gli anni ’80 (insieme a Gabriele Gatti che era Deputato agli Esteri), Segretario di Stato per tutti gli anni ’90 e poi di nuovo nel governo del 2008, Podeschi è sempre stato uno degli uomini di punta della Democrazia Cristiana.

Garantismo prescrive di attendere gli esiti del lavoro della magistratura per verificare le reali

responsabilità su queste vicende...certo che di primo acchito fa una certa impressione ritrovare tutti questi nomi sulle prime pagine dei giornali. A tratti sembra anacronistico e paradossale assistere ora, a vent’anni dalla tangentopoli italiana, al teatrino che vede la coppia Democrazia Cristiana – Socialisti ancora una volta protagonista della scena.

Ed è proprio in questo momento in cui un sistema marcio sta venendo a galla, ora che la pazienza è giunta al limite e sarebbe molto più confortante abbandonarsi a scaricare le proprie frustrazioni su un capro espiatorio (o più di uno), che è di fondamentale importanza mantenere tutta la nostra lucidità. Per distinguere i falsi profeti, gli spacciatori di sogni, gli pseudo-innovatori che puzzano di muffa. Lucidità per riconoscere cosa è reale da cosa non lo è, cosa è importante da cosa non lo è. Ogni singola persona è chiamata a sentire il peso e la responsabilità delle nuove basi su cui costruire il nostro paese.

A Podeschi sono state portate le arance come atto dimostrativo, è vero, ma quelli spremuti siamo noi, i cittadini. Spremuti

da tasse, balzelli e dai continui prelievi sui nostri stipendi giustificati dallo spettro della spending review. Spremuti e svuotati dalle bugie che continuamente ci vengono raccontate, dalla non volontà del governo di tagliare i privilegi, di intervenire su sprechi e consulenze strapagate di cui non si conoscono mai i frutti. Spremuti da una politica che si insinua dappertutto – nell’ospedale, nell’università, nelle gare d’appalto – con il solo scopo di imporre le proprie persone e le proprie decisioni. Spremuti dalla mancanza di trasparenza a tutti i livelli.

Le ultime dichiarazioni in Tribunale ci raccontano di fiumi di denaro destinati ai partiti e al mercato del voto. E allora, viene da chiedersi, qual è la credibilità dei politici che oggi ci ritroviamo in casa?

Se le dichiarazioni verranno confermate, con quale forza verranno considerati legittimi e democratici i provvedimenti dei governi degli ultimi dieci, vent’anni?

Solo il tempo potrà dirlo. Nel frattempo, cerchiamo di non farci spremere fino all’ultima goccia.

EDITORIALEDEL MESE

Nel 1993 Bettino Craxi all’uscita dell’hotel Raphael viene bersagliato da una pioggia di mone-tine lanciate dai manifestanti che protestano per gli scandali di Tangentopoli.

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Flash mob Aranciatauna spremuta di legalità

Non è possibile rimanere indifferenti di fronte alle vicende giudiziarie sammarinesi. Non è possibile neppure liquidare l’arresto dell’ex Segretario di Stato Claudio Podeschi come

una notizia qualsiasi, da archiviare con la stessa velocità di un gossip da quattro soldi. Anche perché i soldi non sono proprio quattro ma 14 milioni di Euro. Questo è infatti (secondo le verifiche bancarie) l’ammontare di denaro, fondi, proprietà riconducibili a Podeschi e alla sua compagna Baruca Biljana, indagati per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Un’enormità per un paese piccolo come il nostro. Forse è anche per questo che la notizia dell’arresto oltre ad accendere un senso di speranza nel lavoro della magistratura, dà spazio ad un sentimento di disorientamento e amarezza. Amarezza che diviene rabbia rileggendo la dichiarazione dei redditi del candidato DC Claudio Podeschi alle elezioni del 2008: un reddito annuo di € 11.558,00 (e partecipazioni in Daste Solar srl, Banca di San Marino e Banca Agricola Commerciale). Elezioni che lo hanno addirittura premiato affidandogli l’incarico di Segretario di Stato per la Sanità. Evidentemente le leggi sulla trasparenza, ad esempio quella che obbliga la pubblicazione dei redditi dei candidati alle elezioni politiche, da sole non sono sufficienti a garantire una effettiva trasparenza.

Senza controlli e senza certezza della pena, le leggi rimangono parole vuote, utili solo a dimostrare agli occhi del mondo che San Marino

è un paese virtuoso, quando, nei fatti, è impegnato unicamente a voler trovare nuove modalità per riprodurre le dinamiche che hanno permesso ad alcuni di arricchirsi alle spalle di altri. Appena un anno fa il governo ha risposto a una nostra interpellanza affermando che “la Commissione per l’Accertamento dei Redditi non ha mai deliberato accertamento sui redditi dei candidati alle elezioni politiche 2008-2012”. Ecco, forse sarebbe il caso di cominciare…

Un sistema profondamente corrotto sta dimostrando la sua fragilità e la sua tentacolarità ed è proprio adesso che i cittadini sono chiamati a difendere con le unghie e con i denti quello che di buono e sano resta da preservare. Ciò che sta succedendo a San Marino merita tutta la nostra attenzione e tutta la nostra lucidità.

La consapevolezza di sapere da dove veniamo e perché siamo a questo punto; la creatività e l’onestà per immaginare delle fondamenta diverse su cui costruire (o ricostruire) il nostro Paese; la partecipazione e la voglia di mettersi alla prova per capire che non siamo soli e per non smettere mai di confrontarci con gli altri. Il flash mob davanti alle carceri dei Cappuccini il 2 luglio scorso, aveva precisamente questi presupposti. Nessuna volontà dissacratoria, al contrario una reale presa di coscienza e condivisione della gravità del momento che stiamo vivendo. Come ogni flash mob che si rispetti è stato organizzato in sordina, attraverso il passaparola via email che ha coinvolto un’ottantina di persone che si sono ritrovate di fronte alle carceri per leggere un messaggio indirizzato a Claudio Podeschi, portando un’arancia ciascuno. Il flash mob si è poi concluso con l’inno di San Marino.

Questo è il messaggio che è stato letto durante il flash mob:

Carissimo Claudio Podeschi,

forse noi sei il peggiore sammarinese ma non sei di

certo il migliore! Se le accuse sono vere, tu e i tuoi amici

avete impoverito il paese arricchendovi alle sue spalle.

Trasformando la terra della libertà in terra della corruzione e

del riciclaggio. E il risultato? Invece da goderti la pensione sei

in galera e noi siamo qui a portarti le arance come ad ogni

buon carcerato.

Tu ora hai un dovere: fare i nomi di chi insieme a te ha

contribuito a distruggere il futuro delle generazioni a venire,

perché San Marino vuole ripartire e può farlo solo se chi ha

commesso reati verrà punito in maniera esemplare!

Non sei il peggiore? Dimostralo facendo i nomi di chi, con

e più di te, ha distratto soldi pubblici proliferando sul voto

di scambio, ha gonfiato la Pubblica Amministrazione fino a

farci esplodere! Fai i nomi, paga insieme a loro le giuste pene

che vi verranno inflitte! Fai cadere il velo di omertà che ha

distrutto il paese. Perché in fondo ci hai traditi, hai tradito

San Marino!

POLITICAPOLITICI

TRASPARENZA

Il video del flash mob è disponibile sul sito www.movimentorete.orge sul nostro canale di YouTube.

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C’ERA UNA VOLTA

A SPASSONEL TEMPONomi e partitidi oggi e di ieri

Luglio 1993. RTV trasmetteva il suo primo palinsesto sperimentale, nasceva la legge sulla carriera diplomatica, le

elezioni politiche avevano assegnato quattro seggi all’allora neonata Alleanza Popolare e un nuovo governo si era appena insediato, formato da Democrazia Cristiana e Partito Socialista.

Gabriele Gatti agli Affari Esteri, Clelio Galassi alle Finanze, Antonio Lazzaro Volpinari agli Interni, Sante Canducci all’ISS, Emma Rossi al Territorio, Pier Marino Menicucci per Cultura e Giustizia, Claudio Podeschi al Lavoro, Fiorenzo Stolfi all’Industria e Ottaviano Rossi al Dicastero del Commercio. Tra gli obiettivi prioritari del governo di allora: riforma delle istituzioni, aggiornamento della legge elettorale, blocco delle assunzioni, estensione del contratto privatistico, riforma legge societaria.

È interessante (e per certi versi esilarante) sfogliare i quotidiani di vent’anni fa. È senz’altro un esercizio utile per rintracciare le radici e meglio comprendere le fasi del percorso che ci ha condotto fino a qui. E così si scopre che alcune cattive abitudini non sono mai cambiate. Ad esempio la DC, dopo la consultazione elettorale del’93, presentava un bilancio in rosso: un disavanzo netto di 177 milioni di lire. In quell’occasione, tutti i 26 consiglieri sono stati chiamati ad aggiungere 200mila lire alle 100mila che già versavano ogni mese al partito.

Nel frattempo i sindacati depositavano un esposto-denuncia in tribunale contro i metodi discrezionali adottati per le assunzioni a San Marino RTV e AP promuoveva un referendum per abrogare il contributo pubblico per le spese di viaggio degli elettori residenti all’estero.

È emblematico come certi slogan e problematiche siano rimasti immutati. Come la questione turistica per cui, già allora, l’Unione sammarinese commercianti dichiarava: “La stagione turistica va a rilento. Sono anni che le cose si trascinano in questo modo e non possiamo negare il turismo,

anche se non scomparirà mai, è in continuo restringimento.”

E i tanti buoni propositi, che fine hanno fatto?

Legge societaria - Fiorenzo Stolfi, 16.07.1993: “Riguardo alla legge societaria pensiamo all’attivazione di controlli e alla realizzazione di forme di vigilanza che ci consentano di verificare costantemente gli impegni assunti dalle società sia in termini occupazionali, sia di rispetto dell’ambiente, sia di obblighi verso la pubblica amministrazione”.

Blocco assunzioni P.A. - Antonio Lazzaro Volpinari, 22.07.1993: “Quello del blocco delle assunzioni è un obiettivo che si sono posti un po’ tutti i governi. In questo caso però è stato inserito non come uno slogan ma come conseguenza diretta dell’accordo con le organizzazioni sindacali e che specifica questo concetto. Ovvero quello per cui, se un posto in organico non viene ricoperto tramite bando di concorso, entro sei mesi il posto

viene a decadere. Così facendo e con il divieto assoluto di effettuare assunzioni tramite convenzionamento, si concretizza il blocco delle assunzioni”.

Burocrazia e lavoro - Claudio Podeschi, 23.07.1993: “I nostri obiettivi prioritari a favore del mondo del lavoro sono quelli di togliere la burocrazia, snellire le procedure, ridare valore al lavoro, premiare le persone e le aziende che lavorano veramente”.

E infine, la chiaroveggenza dell’allora consigliere Dario Manzaroli sull’importanza della questione morale: “La questione morale, se non si tradurrà immediatamente in questione politica, diverrà questione penale (o peggio ancora) se alcuni livelli di benessere raggiunto dovessero essere intaccati da un crisi finanziaria non impossibile”.

Spunti tratti da “Il Quotidiano sammarinese” anno 1993

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con i partiti, le parti sociali, la cittadinanza. Cittadinanza che non ha mancato di farsi sentire, considerato che il Comitato per la Qualità della scuola ha raccolto ben 4000 firme per chiedere che il governo non tagliasse i costi della scuola aumentando il rapporto numerico educatore-bambino (come previsto dall’art. 73 della finanziaria). Richiesta rimasta inascoltata, considerato che il decreto sul riordino scolastico lascia campo aperto a un innalzamento progressivo del numero di bambini seguiti da un unico educatore, andando ad incidere negativamente sulla qualità del servizio asilo nido. Non solo, per comprenderne meglio la portata occorre accostarlo al decreto relativo al contributo statale agli asili privati (il n. 39/2014). Decreto che viene emanato annualmente per rinnovare la convenzione con le strutture private. Ma quello di Morganti contiene una novità. L’art. 12 prevede infatti che “qualora i posti riservati dal Servizio Pubblico non venissero ricoperti, lo Stato erogherà il 50 % del contributo mensile previsto”. Quindi anche se i posti negli asili privati non verranno occupati, lo Stato (cioè tutti i cittadini che pagano le tasse) pagherà comunque metà della quota mensile. Ma questo è solo un piccolo esempio di come i provvedimenti del governo vadano tutti in un’unica direzione: depotenziare il servizio pubblico per poi agevolarne e giustificarne la privatizzazione. Ormai sono mesi, anni, che sentiamo dire da tutti i Segretari di Stato che San Marino vanta un sistema scolastico e sanitario d’eccellenza…e allora perché stanno continuando a smembrarlo?

LAVORI CONSILIARIStucco alle crepementre la casa crolla

Nella sessione del Consiglio Grande e Generale di giugno è sfociata tutta la tensione dovuta all’esito del

referendum del 25 maggio che, con oltre 11.000 sì, ha bocciato due provvedimenti-chiave in materia sanitaria e pensionistica della coalizione Bene Comune (DC-NS-PSD-AP). Da un lato, parte dell’opposizione si aspettava e domandava a gran voce le dimissioni del Segretario di Stato per la Sanità Francesco Mussoni (DC); dall’altro lato la maggioranza ha risposto con una colossale alzata di scudi (scudocrociati perlopiù) in difesa di Mussoni e del suo operato. Durante il comma comunicazioni, i rappresentanti di RETE hanno sottolineato più volte la necessità di uno sforzo della classe politica in direzione di una nuova interpretazione della realtà, nella consapevolezza che la lettura precedente non sia più in grado di rispondere ai problemi che presenta la società. Tutti coloro che hanno interesse a mantenere in piedi il “vecchio sistema” non stanno facendo altro che un’operazione di maquillage, mettono lo stucco alle crepe mentre la casa sta letteralmente crollando. A chi giova tutto ciò? Non certo alla cittadinanza che negli ultimi anni sta dimostrando una maggiore insofferenza nei confronti dei politici e dell’incapacità di elaborare riforme condivise in grado di incidere significativamente sul futuro del paese. Ci piacerebbe invece parlare di messa

CONSIGLIO

in sicurezza e, al tempo stesso, rilancio dell’economia con progetti che ci rendano autonomi dal punto di vista energetico, idrico, alimentare; di politiche di rilancio dell’occupazione attraverso le tecnologie delle decrescita; di una riforma costituzionale e sburocratizzazione. Accattivanti propositi che sentiamo continuamente nelle campagne elettorali ma che vengono puntualmente disattesi, visto che la politica preferisce continuare a perdere tempo a discutere leggi e decreti che nulla cambiano. Anzi spesso peggiorano le condizioni della popolazione.

Riordino scolasticodisordinato

Cosa pensare di un provvedimento che si prefigge di riordinare il sistema scolastico e che viene portato in

Aula - dal Segretario di Stato per l’Istruzione Giuseppe Morganti (PSD) - sotto forma di decreto? Come abbiamo più volte segnalato, il governo preferisce utilizzare decreti invece di elaborare progetti di legge perché hanno un iter diverso, che non prevede i passaggi relativi alla condivisione (infatti i decreti non passano nelle Commissioni Consiliari Permanenti) e arrivano subito in Aula. Ma il riordino scolastico non è, o meglio non sarebbe, materia da decreto. È troppo importante, troppo corposo, influisce profondamente sulla vita dei cittadini e per questo richiederebbe un’ampia condivisione

Bansky

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Dibattito sul referendumPopolo sovrano o popolo somaro?

Lungi dall’essere un momento di riflessione e di autocritica, durante il comma dedicato al dibattito sul

referendum del 25 maggio tutti i pruriti, i capricci, le minacce di ritorsione hanno trovato libero sfogo negli interventi dei politici rimasti scottati dal risultato. Ecco allora che “i cittadini non hanno capito”, che “era più facile votare sì”, che “c’è stato un problema di comunicazione”, che “adesso vedrete cosa succederà, l’avete combinata grossa”, fino ad arrivare a “i cittadini sono invidiosi”. Secondo noi, ciò che ha realmente messo in luce l’esito del referendum (che ha detto sì all’abrogazione della legge sulla libera professione ISS e del decreto su Fondiss) è l’incapacità del governo di salvaguardare, all’interno dei propri provvedimenti, i principi di equità e trasparenza. Ma soprattutto, la volontà di tenere la popolazione all’oscuro dei contenuti delle leggi. Una volontà che tutta la maggioranza, e persino

alcuni dirigenti ISS, hanno manifestato per tutta la campagna referendaria, continuando a sciorinare slogan che venivano puntualmente contraddetti dagli stessi testi di legge. Trattare i cittadini come se non fossero capaci di intendere e di volere non favorisce di certo una cittadinanza consapevole. La consapevolezza c’è quando esistono il dialogo, il confronto, la condivisione. E più sono tecniche le materie oggetto di legge, più si dovrà essere in grado di spiegarle ai cittadini che, alla fine della fiera, sono chiamati a rispettarle.

Mussoninon fa rima con dimissioni

Sulla scia del referendum e in seguito al respingimento delle dimissioni del Segretario di Stato per la Sanità da

parte del Congresso di Stato, RETE, C10 e SU e il Consigliere indipendente Luca Lazzari hanno depositato una mozione di sfiducia nei confronti del Segretario Mussoni. Alcune delle motivazioni principali di questa scelta: in primo luogo la disapprovazione dei cittadini nei confronti di due provvedimenti che costituivano i due atti più salienti del Segretario di Stato per la Sanità in questo anno e mezzo di legislatura; in secondo luogo, una valutazione fortemente negativa delle modalità attraverso cui Mussoni si è speso durante la campagna per il NO, utilizzando anche soldi pubblici per

l’acquisto di una trasmissione autogestita, e mobilitando a difesa delle “proprie” leggi la maggioranza, i propri collaboratori e diversi medici con responsabilità dirigenziali. Naturalmente, con 33 voti contrari e 21 a favore, e in seguito a un dibattito a tratti allucinante e anacronistico, la mozione è stata bocciata.

CONSIGLIO

RETE è uno strumento, usatelo!I file audio degli interventi dei Consiglieri sono disponibili sul nostro sito.

www.movimentorete.org - sezione LAVORI CONSILIARI

by Roberto Morini

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DI QUALUNQUEGENEREGENDER = IDEOLOGIAOvvero, quando la volgarità intellettuale prende il sopravventodi Michele Pazzini

Circolano opinioni la cui mission

è impoverire decenni di studi e ricerche condotti sul concetto di genere, sull’identità, sull’ordine e i ruoli sociali. Su numerosi media, è

diventato d’uso comune accusare i gender studies di essere meramente ideologici e propagandistici nonché complottisti a danno delle leggi naturali procreatrici di ogni ordinamento sociale. Credo sia necessario fare chiarezza. Il discorso è complesso, e ardua diventa una sintesi, ma ci proverò.

Prima di tutto, con genere s’intende una dimensione culturale, sociale e della vita personale. Ogni giorno affrontiamo questioni che riguardano la nostra identità ed è proprio nella quotidianità che diamo per scontato il genere, identificando una persona come donna o come uomo e organizzandoci in base a questa differenziazione. Sono tanti a pensare che uomini e donne siano contrapposti a causa delle loro differenti psicologie, cioè che gli uomini siano per natura violenti, più intelligenti, e che questi siano pattern immodificabili. In tanti pensano alla maschilità e alla femminilità utilizzando come lente di osservazione solamente i modelli di genere appartenenti al proprio sistema; invece, esistono altri modelli, vari e variegati, siti in culture e periodi storici differenti dai propri.

Ritenere che le differenze di genere siano qualcosa di naturale e/o biologico, rende deviante il comportamento di chi, a questi due tipi, maschile e femminile, non si adegua correttamente. Ma, Simone de Beauvoir scriveva: «Donna non si nasce, lo si diventa» [1949]. Anche la maschilità non è acquisita alla nascita ma la si costruisce

attivamente all’interno di un divenire, sviluppando l’identità di genere. Le idee circa i comportamenti idonei a ciascun genere, circolano continuamente in famiglia, a scuola, nelle chiese, nella legge, nelle pubblicità, ecc. Perciò, da un lato il genere non va ritenuto come stabilito dalla natura, dall’altro però non va pensata un’autorità di norme sociali che premono sull’individuo con lo scopo di imporsi. È l’individuo stesso che si costruisce come donna o uomo, in ogni momento, e tramite il suo agire pretende un posto nell’ordine di genere.

La riflessione teorica e la ricerca empirica delle scienze sociali e umane – antropologia, sociologia, psicologia, scienza politica, ecc. – hanno fornito tra l’altro gli strumenti per analizzare gli stereotipi e i pregiudizi. Pertanto, quando si utilizzano termini come “modello, strutture, concetto, categoria” e via dicendo, è alle teorie costruite da queste scienze che si fa riferimento, non a ipotesi ideologiche.

Tuttavia, come scrive Raewyn Connell: «La confusione dei generi è così diffusa da provocare un’infuocata opposizione da parte

di movimenti volti a ristabilire la “famiglia tradizionale”, la “vera femminilità” o la “vera mascolinità”» [2002]. Coloro che tentano di sminuire il portato di tali ricerche a mero sovvertimento “dell’ordine così come scritto” (da chi?) non solo ignorano (o fingono di ignorare) un percorso intellettuale che ha radici lontane, ma descrivono questi studi come progetti organizzati a tavolino, a partire dagli anni ’70. Tutt’altro! Si fa risalire l’inizio di questo percorso alla critica che Mary Wollstonecraft rivolse all’indomani della non-inclusiva dichiarazione francese dei diritti dell’Uomo [1792] ma potremmo andare fino al 1405, quando Christine de Pizan attaccò, in Le livre de la cité des dames, il tradizionale abuso delle donne rivendicando uguale rispetto.

Imbarazzante, è il fatto che le opinioni di queste persone spaccino per pseudo-scientifica una ricerca empirica non conforme al loro modo di intendere la società basata sull’idea, ancora più imbarazzante, che i ruoli maschili e femminili siano naturalmente dati, che attitudini, responsabilità, compiti e routine siano diversificate in base al sesso biologico di appartenenza e che, imbarazzo

DIRITTI CIVILI

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DI QUALUNQUEGENEREdegli imbarazzi, ancora oggi descrivono la società come soggiacente a “leggi naturali” (di una Natura ovviamente figlia di un Dio, meglio se cristiano-cattolico, of course).

Consapevoli, forse, di non possedere alcun fondamento provato, queste persone, tra cui (ahimè) anche degli intellettuali, si “attaccano” a una critica terminologica. Infatti, sostengono che l’idioma anglosassone Gender sia una delle ennesime trovate modaiole, dimenticando (o probabilmente omettendo) che è proprio da quei paesi, Regno Unito a USA in primis, che si è sviluppato, dai ’70 in poi, un approccio che utilizza la categoria concettuale del genere al fine di creare un nuovo linguaggio espressivo e per spostare le problematiche di genere dal punto di vista della differenza a quello delle relazioni sociali, in cui agiscono individui e gruppi. Difatti, da quando sono emerse le questioni legate al genere – mi riferisco soprattutto al movimento femminista e a quello omosessuale – Gender è diventato d’uso comune per definire un quadro specifico di temi. Era il periodo dei movimenti radicali, dei diritti civili e contro la guerra in Vietnam, che utilizzavano “patriarcato” per definire come fallocentrici i sistemi di potere politico, economico, culturale; solidali con questo pensiero anche i movimenti di liberazione maschile.

Se sensatamente c’è una critica non-demenziale da rivolgere a questo filone di studi, è quella di aver ricercato le relazioni di genere utilizzando come chiave di lettura i concetti elaborati nelle metropoli occidentali; questo anche quando si indagavano fenomeni in America latina, Sud Africa, Australia, India, Giappone, ecc. Tale caduta, tra l’altro, è già stata intelligentemente riconosciuta e alcuni concetti teorici sono stati revisionati.

Ma, si sa, è più facile condurre una guerra ideologica accusando l’Altro da Sé di essere ideologico. Perché l’ideologia che cos’è? Un insieme valoriale di credenze vere o false, di opinioni sull’essere umano e la società – condiviso da un gruppo che difende il proprio status o, se oppresso, che intende migliorarlo; un insieme che ha la capacità di produrre consenso. Però, la verifica empirica di dette credenze non importa, dal momento

in cui anche quelle false sono capaci di fornire giustificazioni. Pertanto, attribuire carattere ideologico a ricerche che, invece sono empiricamente fondate, è fuorviante e disgustoso.

Dato che la fisionomia di “Ideologia” non deve sempre essere negativa; poiché l’ideologia ha a che fare con una relazione di potere (reazionari vs rivoluzionari, ad esempio) e negli studi di genere c’è stato il coinvolgimento diretto o indiretto dei movimenti di liberazione sessuale – a partire da quello delle donne, intente a migliorare la propria posizione – personalmente, non ci vedrei nulla di inappropriato se tali ricerche avessero anche una connotazione ideologica. Ciò che invece trovo corrotto, è sminuire

determinati studi a dottrine, al basso rango di disciplinamenti.

Perché in fin dei conti, le ideologie, come cause d’inasprimento del conflitto sociale, favoriscono la dialettica tra le classi: un toccasana contro il pervasivo pensiero unico globale! L’importante, è distinguere questa “scienza delle idee” dalla scienza dei fatti sociali.

Perché il problema sorge quando un’ideologia, dominante o meno, pretende di offrire soluzioni certe e giustificazioni innate su qualsiasi evento. È qui che – citando Gallino – certe spiegazioni possono trasformarsi in un incentivo alla volgarità intellettuale e in un ostacolo all’indagine razionale.

Due pubblicità americanedegli anni ‘50 che fanno

ben capire come sessismoe stereotipi siano entrati

a far parte della quotidianità

“È bello avere una ragazza in casa”

“Falle capire che èun mondo di uomini”

DIRITTI CIVILI

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Page 10: C'era una Svolta luglio-agosto 2014 (n.4/2014)

ATTUALITÀ E CULTURA

Egitto allo sbandoDiritti umani violati

Amnesty International ha denunciato gravissime violazioni dei diritti umani in Egitto, a un anno dalla deposizione

di Mohamed Morsi, il primo presidente egiziano eletto democraticamente. Sarebbero almeno 16.000 le persone arrestate (tra sostenitori di Morsi e attivisti di altri gruppi che esprimono dissenso verso il governo), almeno 80 quelle in custodia di polizia e oltre 40.000 quelle arrestate o incriminate. Nonostante le ripetute promesse di rispettare lo stato di diritto, le violazioni dei diritti umani si susseguono a un ritmo

agghiacciante e le forze di sicurezza possono compierle in piena libertà, senza rischio di essere punite.

Numerose sono le denunce di torture e sparizioni forzate di persone detenute dalla polizia o dai militari. Il tutto in un sistema giudiziario completamente allo sbando, in cui a seguito di processi gravemente irregolari (agli imputati viene impedito di assistere al loro stesso processo e gli avvocati non possono interrogare testimoni) vengono emesse condanne a morte di massa, anche per i minorenni, in totale violazione delle leggi interne e internazionali che l’Egitto è obbligato a rispettare.

Buoni esempi italianiin Belgio

In quest’epoca mordi e fuggi in cui tutto è istantaneo – comunicazione, rapporti – e in cui i momenti dedicati alla riflessione

diventano una voce tra le “cose da fare” all’interno di agende sempre più fitte, anche i simboli rischiano di diventare mordi e fuggi. Specialmente quando si parla di antimafia, un tema che oggi è sulla bocca di tutti ma che fino a qualche anno fa veniva liquidato come fissazione o inutile-perdita-di-tempo. E quanto sia importante conoscere la storia e i personaggi legati a questa tematica diventa fondamentale per estirpare all’origine i germi della cultura mafiosa, che attecchiscono e proliferano con la velocità figlia dei nostri tempi. Sembra che in Belgio lo abbiano capito talmente bene che il prestigioso Collegio d’Europa di Bruges (istituto indipendente di studi europei post-universitari dove dal 1949 si formano le giovani menti dei dirigenti delle amministrazioni europee) dedicherà un anno intero allo studio e all’approfondimento delle vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Annualmente infatti il Rettore, dopo essersi consultato con gli organi del Collegio, fornisce a studenti e professori un suggerimento per approfondire un’idea, una tematica, un personaggio correlati allo sviluppo dell’impegno politico, scientifico, umanitario. Era dal 1998, quando la scelta ricadde su Leonardo Da Vinci, che non veniva

preso in considerazione un italiano. E nelle decadi precedenti si ricordano solo Altiero Spinelli nel 1987 e Giuseppe Mazzini nel 1973. Negli ultimi tempi invece il Collegio d’Europa ha deciso di legare la propria storia a chi ha dato la vita per la giustizia e la legalità. Non a caso nel 2007 sono stati scelti Anna Politkovskaja e Hrant Dink, i giornalisti (uccisi in Cecenia e Turchia) che hanno pagato con la propria vita la loro battaglia per un’informazione indipendente e corretta.

Un anno per conoscere da vicino Falcone

e Borsellino, icone dell’antimafia e simboli di un’Italia molto diversa da quella che solitamente viene raccontata all’estero.

“La mafia teme più la scuola della giustizia. L’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa” diceva Antonino Caponnetto. Per questo l’iniziativa del Collegio di Bruges fa ben sperare, perché coltiva il sogno di un mondo migliore partendo proprio dall’istruzione di chi forse, in un tempo non troppo lontano, sarà chiamato ad amministrare le politiche europee.

FLASHDAL MONDO

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Cane vagante,che fare?

Un cane che vaga liberamente è fonte di preoccupazione, in particolare quando costeggia la strada o, peggio, si sposta

incerto sulla carreggiata. Le normative in materia prevedono che i cani non possano vagare liberi al di fuori della proprietà privata, se non condotti dal proprietario o detentore. Pena: la sanzione amministrativa per cane vagante. Eppure, nonostante ciò, troppi dimenticano le prescrizioni e lasciano andare liberamente a spasso il proprio cane, esponendolo al rischio di essere investito e al fatto che possa minare l’incolumità delle persone. La situazione diviene più critica nelle ore serali e notturne, quando al cane si concede la “libera uscita” prolungata. Molti cittadini, preoccupati nel vedere un cane vagante in circostanze di rischio, chiamano l’APAS per chiedere cosa fare. Tuttavia, nel premettere che da sempre molto irresponsabilmente da parte dello Stato non è stato mai previsto un servizio di recupero serale, notturno e festivo dei cani vaganti, si è costretti a rispondere che la sorte dei cani vaganti in tali circostanze è affidata alla fortuna, al buon cuore delle persone, ai volontari dell’APAS per un eventuale recupero.

Alla luce di questa inqualificabile trascuratezza istituzionale, cosa fare allora quando ci si imbatte in un cane

vagante esposto a pericolo? Si possono comunque chiamare le Forze dell’Ordine, in particolare Polizia Civile (0549/887777) o Gendarmeria (0549/888888) poiché in grado di intervenire sul posto col lettore del microchip.

Qui i casi sono due: se il chip corrisponde a un proprietario rintracciabile, questi viene subito allertato per il recupero del cane; in caso contrario, e qui viene il bello…..il cittadino, purché consenziente, potrà caricare il cane sulla propria auto a suo rischio e pericolo e scortato dalla pattuglia delle Forze dell’Ordine, dotate di chiavi fornite appositamente dall’APAS per l’accesso ai box d’emergenza, trasportare il cane al canile.

In caso di cane accidentato, le stesse Forze dell’Ordine, dovranno chiamare il veterinario di Stato reperibile, che sarà tenuto ad accorrere tempestivamente sul posto, per prestare le cure necessarie all’animale.

Dalla parte degli animalida 28 anniQuella del randagismo di cani e gatti è la problematica più stringente che l’ Associazione Sammarinese Protezione Animali si è trovata ad affrontare sin dalla sua costituzione, avvenuta nel 1986. Da quasi trent’anni APAS è impegnata su questo fronte e grazie alle sue sollecitazioni nel 1991 è stata elaborata una legge che prevede la realizzazione di strutture temporanee e permanenti per accogliere e custodire adeguatamente gli animali randagi o vaganti (Legge 23/04/1991 n.54).

Nel 2013, APAS ha attivato il progetto “Colonie Felici” che si focalizza sul randagismo felino, fenomeno preoccupante che vede il suo picco massimo soprattutto

nel periodo estivo. Causa principale le cattive abitudini di molti proprietari, i quali per incuria, preconcetti o scarsa conoscenza, non sterilizzano i propri animali. Negli ultimi cinque anni sono arrivati al Rifugio oltre 1.200 gatti perlopiù cuccioli! Il progetto prevede l’intervento diretto sul territorio con il censimento delle colonie feline, la cattura dei gatti da sterilizzare, la cura dei soggetti malati, la ricollocazione di quelli sani nella colonia d’origine, eventuale affido dei piccoli.

Più in generale, APAS si occupa della gestione del Rifugio di Ca’ Chiavello che accoglie cani e gatti abbandonati. Al Rifugio lavorano 4 addetti (solo uno full-time) affiancati da un team di volontari che svolgono un ruolo fondamentale sia nella gestione del Rifugio (lavoro del sabato, domenica e festivi) che nelle iniziative dell’Associazione (sopralluoghi in caso di maltrattamenti, iniziative culturali, raccolta fondi). L’Associazione lavora in collaborazione con il Servizio Veterinario dello Stato e il Servizio Cinofilo per la prevenzione e il controllo del randagismo, per perseguire il maltrattamento degli animali.

VUOI SOSTENERE APAS?

Ecco cosa puoi fare:

• Scegli di adottare un cane o un gatto dal rifugio

• Iscriviti all’APAS

• Dedica un po’ del tuo tempo al volontariato

• Fai una donazione

CONTATTI

Strada Fonte del Tauro, 1 – Faetano

Tel. 0549.996326

www.apasrsm.org - [email protected]

SPAZIODELLE ASSOCIAZIONI

ASSOCIAZIONI

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Page 12: C'era una Svolta luglio-agosto 2014 (n.4/2014)

Partecipa ai negoziatiSan Marino - Unione EuropeaPartiranno ufficialmente ad ottobre i negoziati della Repubblica di San Marino con l’Unione Europea. Anche se San Marino ha deciso di non intraprendere il percorso di adesione (in seguito al referendum del 2013), ha comunque necessità di trovare degli spazi di integrazione con l’UE attraverso la stipula di un Accordo quadro di Associazione che dia risposta alle problematiche derivanti dal fatto di essere uno Stato terzo nel cuore dell’Europa. Per intenderci, tutte le questioni connesse alla libera circolazione delle persone, delle merci ecc. In sintesi, occorre definire quali sono i settori e gli spazi per cui la Repubblica intende mantenere la propria sovranità rispetto all’Unione Europea. Il nostro Movimento, ad esempio, chiederà di mantenere autonomi tutti gli ambiti relativi all’’agricoltura e alla possibilità della brevettabilità delle forme di vita, necessari alla realizzazione del progetto Banca della Vita (vedi C’era una Svolta n. 3).

CHIEDIAMO QUINDI AI LETTORI: quali sono secondo voi gli ambiti e i settori che potranno essere oggetto di negoziazione? Quali invece gli spazi di autonomia e sovranità che San Marino deve assolutamente conservare?

Fatecelo sapere scrivendo a [email protected] oppure telefonando al numero 0549.907777

In autunno redigeremo un documento da consegnare al governo con tutte le idee e i suggerimenti provenienti dalla cittadinanza.

Per info: www.movimentorete.org (sezione Negoziati San Marino-UE)

Anno I - mensile Numero 04 Luglio-Agosto 2014

Direttrice Marianna Bucci

Progetto grafico Andrea Bastianelli

Impaginazione Roberto Giardi

Foto copertina Alessandro Zecchin

Collaboratori quelli di RETE

Indirizzo Strada Andrea di Riccio, 2 47895 Fiorina di Domagnano Rep. San Marino

Telefono 0549.907777

E-mail [email protected]

web www.movimentorete.org

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