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Il Domenicale di Casoria

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Il Domenicale di Casoria

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Domenica 24 febbraio 2013

Periodico settimanale a diffusione gratuitaAnno III n. 8 - 24 febbraio 2013

Autorizzazione del Tribunale di Napolin. Reg. 4925 del 28/09/2011

Direttore responsabile:Pasquale D’Anna

[email protected]

Caporedattore: Gilda Longhi

[email protected]

Redazione:Via G. Marconi,

80026 Casoria (NA)[email protected]

Stampa:

Via dell’Indipendenza, 3780021 Afragola (NA)

[email protected]

Edito da:Associazione Culturale Kasauri

Casoria (NA)

Progetto Grafico e Impaginazione:Marco Capparone

Questo numero è stato chiuso in redazioneGiovedi 21 febbraio 2013

Rosaria Ascolese

Tommaso Arcella

Gianni Bianco

Marco Capparone

Vittoria Caso

Valerio Cresci

Emiliana Cresci

Gennaro Crispino

Gea D’Anna

Massimo D’Auria jr

Michele Della Gala

Ciro Esposito

Angelo Ferro

Maria Gentile

Pasquale Lucchese

Pietro Simonetti

Marzia Luciano

Pellegrino Mazzone

Carmine Mondola

Raffaele Nocera

Domenico Pagliuca

Francesco Pagliuca

Eduardo Paola

Amalia Vettoliere

Maria Ranieri

Mario Romano

Vincenzo Russo

Pina Savorra

Luca Tramici

Umberto Simonetti

Ernesto Valiante

Giovanni Manfredi

pag. 2Vignetta di Carmine Mondola pag. 3Editoriale di Mario Romano pag. 4 Rubrica di Enzo Marino pag. 5 Rubrica di Enzo Marino pag. 6 Politica di Angelo Ferro pag. 7 Società di Vincenzo Russo pag. 8 Territorio di Giovanni Bianco pag. 9 Notizie di La Redazione pag. 11 Territorio di Gilda Longhi pag. 12 Eventi di Gilda Longhi pag. 13 Cronaca di Pietro Simonetti pag. 14 Mondo di Tommaso Arcella pag. 16 Rubrica di Valerio Cresci pag. 17 Napoli di Pasquale Lucchese pag. 18 Eventi di Emiliana Cresci pag. 19 Consigli di Maria Gentile pag. 21Rubrica di Ilaria Puglia pag. 22 Libri di Vittoria Caso pag. 23 Teatro di Eduardo Paola

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Domenica 24 febbraio 2013EDITORIALE

Buona fortuna !Mario [email protected]

Ecco che ci siamo. Da oggi ogni italiano maggiorenne potrà finalmente

appropriarsi del suo principale e quasi unico strumento di potere politico: quello del voto. E’ stata dura arrivarci. L’unico dato sul quale i sondaggisti hanno concordato è quello sulla voglia degli italiani di mettersi in fretta alle spalle questa campagna elettorale. Si voterà nella maggior parte dei casi per stanchezza, abitudine e senza particolari entusiasmi. E’ stata una campagna quasi interamente condotta sulla relazione colpa/punizione. I vecchi partiti si sono attribuiti a vicenda le responsabilità della crisi. I nuovi (o quasi) hanno sfoderato i loro strumenti di punizione corporale, ognuno secondo la propria natura: chi il frustino sadomaso, chi la forca, chi la gogna. Anche una buona parte degli elettori, che per la maggior parte nuovi non sono affatto, ha partecipato a questi processi innanzi ai tribunali popolari, ognuno lamentando i torti subiti, quasi tutti assolvendosi, anzi estraniandosi dal corso della storia passata. Una campagna elettorale forse del tutto inutile, dove nessuno in particolare ha brillato per una visione non solo nel medio, ma anche nel breve periodo. Dopo un anno di sacrifici e la prospettiva di altri ancora più duri, gli italiani si sarebbero meritati ben altro: uno sforzo comune della classe politica, di quella che almeno ha

mantenuto qualche briciolo di credibilità. E’ mancata la capacità e la forza di voltar pagina, non solo rispetto agli uomini, ma principalmente rispetto ai metodi, al linguaggio, alle prospettive. Ognuno ha giocato per sé, ancora una volta, anzi peggio di una volta. Nessuna Corte costituzionale potrà sancirlo, ma ormai nei nostri partiti c’è di fatto un deficit di democrazia lesivo dei più elementari principi costituzionali che riguardano l’associazionismo e la partecipazione politica. Neanche i tentativi di apertura, che alcuni partiti hanno recentemente sperimentato, sono stati sufficienti a colmarli. Il problema principale di questa democrazia è la totale assenza di forme di reclutamento della classe politica, che rispettino realmente pluralismo e merito. Neanche il nuovo ha fornito grande prova di sé in questo senso. Spinge per il radicale cambiamento, ma intanto è indulgente verso i propri vizi di autoreferenzialità, spesso difendendola con toni e comportamenti anche più virulenti di quanto abbia mai fatto la classe politica degli ultimi vent’anni. C’è stato un gran parlare nelle ultime settimane di voto utile riguardo ai principali schieramenti, ma il problema dell’utilità del voto di questa tornata elettorale può porsi con grande e sconfortante evidenza per ogni indirizzo di voto. Bene che vada una

coalizione si aggiudicherà tutta (o quasi) la posta in palio con solo un terzo dei voti espressi. Anche sulla validità costituzionale di una tale evenienza elettorale c’è molto da ridire. Quasi tutti sembrano dimenticarsene, ma la Corte costituzionale, pur se nel complesso ha digerito il Porcellum, ha però sollevato dubbi sull’assenza di una soglia minima per poter accedere al premio di maggioranza. Così, paradossalmente, un sistema elettorale nato per accentuare il bipolarismo e la governabilità, ha finito di fatto per reintrodurre il proporzionale. Peggio ancora, perché abbrutito dal premio di maggioranza. E con ogni probabilità non eviterà l’ingovernabilità del paese. Ma forse il problema non è il sistema elettorale. Nessun sistema può funzionare se gli attori non sanno e non vogliono interpretare le regole del gioco. Soprattutto quando manca l’etica della responsabilità, che deve animarle. Una mancanza che ci costringe a fantasticare sulla candidatura elettorale di personaggi e supereroi dei cartoons, come nella foto. Magari un giorno avremo finalmente una classe politica che come Spiderman si ispirerà a un fondamentale principio che dovrebbe essere proprio della politica: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Per il momento non ci resta che augurarci: Buona fortuna!

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Domenica 24 febbraio 2013

R U B R I C ANon cercate coerenza o un filo conduttore o uno stileletteario... vi saranno negati! Questa rubricasarà solo il passepartouttra me e voi quando ionavigherò tra i miei ricordiveri o fantastici, nostranio internazionali, sociali o spirituali

E N Z O M A R IN OVIAGGI NELLA MEMORIA,VIAGGI NELL’ESTRO

“’O rraù”.

“Ci fu un tempo in cui non tutti potevano permettersi il piacere di gustare il

ragù, anzi per moltissimi la domenica non fu più domenica per diversi anni. Si era sotto le mortificazioni di una guerra persa e la povertà era amica di tutti. Per questo anche il semplice desiderio del ragù era stato accantonato nell’angolo dei sogni impossibili a favore di qualsiasi cosa utile alla sopravvivenza. Quando s’incominciò a ricostruire l’Italia e finalmente a vedere qualche liretta nostra, cucinare un buon zito al ragù divenne un bisogno, una gratificazione alla vita di duro lavoro e assunse valore speciale. Divenne simbolo di status sociale che innalzava il prestigio nella società in crescita. Per questo, per un certo periodo, la domenica pomeriggio, in piazza Cirillo, quando si faceva “salotto”, si prese l’uso di ostentare vistosi schizzi di salsa sulla camicia per comunicare a tutti il grado di benessere raggiunto e per essere preso in debita considerazione ma anche per scatenare, con bonaria cattiveria, lo sbandamento degli amici invidiosi”.Preparare un buon ragù napoletano è un’arte che solo pochi sanno fare ormai. E’ un privilegio delle nostre donne in special modo di quelle dall’indole focoso e forte che sanno metterci passione e anima ma che sanno anche dominare l’impeto e attendere i tempi lunghi di cottura per la soddisfazione del buon risultato. Le nostre ave raccomandavano “’a carne annécchia e ’a chianchiere” cioè di giovenca, data la particolare bontà di questo tipo di carne, e scelta dal macellaio di fiducia che conosce i pezzi più succulenti e sa come tagliarla, tenera e varia a cui aggiunge, se graditi, nervi, nervetti ed un pezzo di zizza.

La realizzazione con carne di maiale era una variante, semmai invernale, perché fino a pochi decenni fa, per questioni igieniche-sanitarie, la carne di maiale, troppo grassa, per legge non era in vendita da aprile a ottobre cioè per tutto il periodo di caldo.Le antiche donne dicevano: “Chelle che succere rint’a tiana nun se capisce, però, co’ tiempe, cu ‘a rrobba bona e na cucchiara reritte, tutte riesce”. Filosofia per dire che solo i tempi lunghi, gli ingredienti di qualità e la donna esperta possono far riuscire l’intingolo. Ma anche per mettere le giuste distanze tra il vero ragù e certi inquacchi rifilati per esso ma che sono solo salse arruffate che soddisfano gli ingordi ma non i palati fini. Le varianti con le braciole, o con le polpette o con le tracchiolelle o con le salsicce o con il mascariello o con la lingua o con la coda o con le braciole ‘e cotena o di carni miste o altro ancora, hanno una storia a se stante e sono da inquadrare nella categoria delle sarze affine, dette similmente ragù. Comunque di ottimo gusto alcune, delicate altre, fesse o rozze altre ancora ma comunque tutte di una gran bontà. Il ragù napoletano invece è un campione della nostra cucina ed esistono principi rigorosi per la sua preparazione frutto di una selezione culinaria secolare. Il ragù classico, quello giusto della tradizione, si inizia a cuocere la sera prima continuando poi il giorno successivo perché fa parte di un particolare e raffinato metodo di cottura che a molti sfugge. È errato dire che cuoce in quattro/sei ore perché in effetti ne occorrono almeno il doppio. Farlo sobbollire lentamente la sera e poi al mattino successivo con un lungo riposo

notturno è il magico segreto che rende unico il gusto di questa nostra pietanza. È una cottura in tre tempi. Dopo quella serale, che diremmo “fase preliminare”, di notte, mentre tutti dormono, l’intingolo, continua la sua cottura, anche se a fuoco spento, che diremmo “fase di amalgama”. Favorito ovviamente dal tipico tegame di creta che distribuisce il calore imprigionato nella terraglia uniformemente e con dolcezza, dal coperchio, anch’esso di argilla, che sigilla il calore e la composizione in atto e dal grasso che si insinua nell’integrità degli elementi per farli aprire al nuovo contesto. Erano forse stupide le nostre nonne che, almeno una volta durante la notte, l’andavano a rimestare? Al mattino è l’inizio del terzo stadio, quella di arraggiamiento, che chiameremo “fase di addensamento”. Si mette sul fuoco non più il sugo sospeso la sera precedente ma qualcosa di diverso che si è trasformato durante le ore notturne, qualcosa già molto consistente e difficile da governare perché si rischia di farlo attaccare al fondo del tegame perdendo così il gusto e l’aroma acquisito. Quindi, mano dolce e tempi incantati. Prima fase: I Preliminari (come in amore).Originariamente la carne veniva ammorbidita con strofinamenti di battuto di lardo ben stagionato, pepe nero e aglio per almeno cinque minuti, si diceva per darle più gusto e aiutarla a cedersi languidamente al sugo, poi si poneva nel tegame e si faceva rosolare con la cipolla ramata di Montoro in un condimento di sugna paesana. Oggi invece si utilizza l’olio extravergine d’oliva di Sorrento o del Cilento o del beneventano. Quando la polpa è ben dorata e la cipolla è

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Domenica 24 febbraio 2013

consumata si spruzza con del buon vino rosso corposo delle nostre zone per dargli brio, tono ed energia. L’Amalfi, il Capri, il Solopaca, il Taburno, il Taurasi, il Lacrima Cristi del Vesuvio sono tutti fatti essenzialmente con giochi d’uva Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso che danno sfumature e gusto particolarissimi al nostro ragù. Una volta evaporato, come in un lento e lungo preliminare amoroso, si “tira” pian piano, nel condimento, la consevere ‘e pummarola, di color vermiglio ossidato, ottenuta con il passato di pomodoro addensato lungamente al sole estivo scansando rigorosamente la luna e l’umidità notturna. È detta anche buattone, ma è riferito a quella di produzione industriale conservata per l’appunto nelle buatte, i grandi barattoli di latta. Una volta stemprata ‘a consevere, si versa un po’ alla volta la passata ‘e pummarola di San Marzano o di quelle paesane nostre di una volta grosse, tonde e bitorzolute, scottate, schiattate, passate al setaccio per privale dei semi e della pelle, e messe a colare in un telo a trama stretta o in una federa di lino per far colare il liquido acidulo superfluo. Quindi se ne versa un cuppino pieno, si stempra, si fa asciugare e poi se ne aggiunge altro, ripetendo l’operazione fino a dargli la giusta quantità per la prevista consistenza. Si impreziosisce con delle fogliolina di basilico per creare l’atmosfera e si lasciano gli ingredienti ‘a pappiare a fuoco lentissimo. Il tegame di creta, prezioso strumento di cottura e di fusione, tomo tomo costringe gli ingredienti ad attivarsi e a prendere confidenza tra di loro, prosciuga il succo di pomodoro, indebolisce le fibre della carne, forza gli umori ad uscir fuori, squaglia i grassi in un unico e piacevole composto e obbliga la cipolla, il vino, il basilico e tutti gli altri esaltanti ad abbracciarsi e a fare da ruffiani all’intingolo.Seconda fase: L’Armonizzazione o l’Amalgama.Gli ingredienti, anche se a fuoco spento, durante la nottata continuano il loro dialogo, a coccolarsi, a scanagliarsi a fondersi come in un sollazzo amoroso o come in un sottile e sofisticato gioco politico tra soggetti scaltri ed esperti, ognuno s’adopera per prendere e cedere qualcosa secondo la propria convenienza e capacità… poi col tempo, l’esercizio e il contesto tutti restano inesorabilmente e totalmente coinvolti nell’intrigo. E allora, al mattino, la salsa non è più quella della sera prima, i singoli elementi, durante la notte, hanno avuto il tempo di conoscersi a fondo, di trasformarsi generosamente e di continuare ad inventarsi il gusto al lieve e costante tepore del coccio e al continuo e totale cedimento degli umori. Il risultato è un’amalgama eccezionale ma non ancora l’intingolo definitivo ma semmai è predisposto all’atto finale. Terza fase: L’Amplesso o Addensamento. Al mattino, gli ingredienti dopo i giochi notturni e ormai in godimento di salsa ma per niente esausti, quando stanno per rilassarsi, improvvisamente, un nuovo choc termico li sprona ad agitarsi, ad aggrovigliarsi e a

riprendere a sobbollire. La tiana rimette in moto l’intingolo con nuovo ma placido vigore, quindi fonde, armonizza e completa la salsa, arraggiandola fino all’inverosimile attraverso una cottura dolcissima ed esasperata come solo “lei” sa fare, per dare alla fine, dopo continue rimestature, non più i tanti elementi messi insieme ma una amalgama espressione estrema di tutti i componenti trasformati in un’unica densa crema: il ragù. Esteticamente bello, è un’opera d’arte del gusto. Crema di un vermiglio intenso tendente al marroncino del coccio, ricoperta da un vivo strato di condimento ambrato dalla esasperata cottura, ha riflessi luccicanti ed iridescenti che trascinano verso l’infinito. Per niente grasso al palato, si presenta corposo e vellutato e rivela immediatamente il suo gusto amabile, accattivante, leggermente coprente e piacevolmente persistente. E’ un bouquet di profumi che fanno fantasticare la mente di fieno giallo sulfureo, di verde muschio del Vesuvio, di ardori blu notturno, di ignei cieli al tramonto. Nel piatto bianco smaltato, la salsa si avvinghia alla pasta e mentre il condimento le penetra nell’intimo dei pori, il rosso si esalta ancora di più in vivacità e brillantezza dopo una nevata di parmigiano grattugiato. Gradita una spolveratine di pepe nero.I commensali, a tale vista, godono di un eccitante e singolare piacere. Ad ogni boccone il profumo ascende alle narici, penetra nel cervello e accende i sensi. Sale prima la fragile fragranza del basilico, poi il nocciolato aroma del coccio imbevuto di decennali umori e quindi l’inequivocabile, denso e penetrante effluvio dello stracotto. Tutto il corpo ne rimane coinvolto, abbacinato alla sola vista di quel rosso, s’illanguidisce alla sua degustazione e solo il rito finale della scarpetta appaga i sensi. Ma è solo una tregua! Il ragù ha perso il ruolo di status sociale, lasciando il posto a ben altri simboli, mentre nell’ultimo ventennio ha rischiato persino di perdere il suo primato in cucina. Come si dice tra il popolo: “non si portava più”, cioè era uscito fuori moda. Però la memoria gustativa del ragù non è venuta mai a mancare, si è affievolita per un po’ di tempo ma poi, dopo un ampio escursus nelle altre cucine italiane, intorno al mondo e nella sperimentazione, si è ritornati alla grande sui nostri piatti tipici con in testa paccheri e ziti intrisi del purpureo sugo strastufato. Non si può cancellare dal DNA di un popolo un segno alimentare così profondo! Il ragù è sempre stato il re della nostra cucina e nel bene e nel male ci ha segnato nel gusto anche quando erano tempi sparuti o quando si è dovuto difendere dalle altre pietanze. Nei nostri luoghi, la cucina è ancora territorio indiscusso della donna e, una volta placati gli ardori modernisti, è lei stessa a riproporre e ad essere la più accanita sostenitrice del patrimonio gastronomico della tradizione. Certo, le esigenze nutrizionali odierne seguono altri e più razionali canoni e spingono, forse giustamente, ad adeguare anche il ragù. ‘A cunsevere, quella vera è rara ma si

sostituisce con la più scipita salsina “doppio concentrato”, i tempi di cottura sono già diminuiti da soli per esigenze sociali delle nostre donne, basta renderlo solo più leggero soffriggendo poco la carne ed eliminando il grasso animale. Sarà comunque una gran salsa ma, per bacco, non sarà il vero ragù! Però, quanto possiamo dimentichiamo di essere uomini moderni e prepariamolo alla vecchia maniera, ricercando gli ingredienti giusti, utilizzando gli attrezzi di una volta e applicando le regole della nonna in modo da avere finalmente a tavola sua eccellenza il ragù che farà da manto regale ai maccheroni e da complice sensuale ai bocconi di carne. Ai nostri avi non ha mai fatto male!NOTE:Zito – tipo di pasta cilindrica, doppia e lunga da fare a pezzi, gradisce salse robuste. Cucchiarella – mestolo di legna non molto lungo e dal manico robusto“’a carne annécchia e ’a chianchiere” – carne di giovenca e scelta dal macellaio ’a tiana – tegame di creta tonda e bassa per estensione anche quelle di altri materiali. ‘o tiempe – il tempo‘a rrobba bona – le cose buonee na cucchiara reritte – un mestolo dritto figurazione di buona cuocainquacchi – errori braciole – sono involti di carne farciti di aglio, prezzemolo, formaggio, pepe e pepenella ‘e braciole ‘e cotena - involti di cotica farciti come quelli di carne.Tracchiolelle – punte di maialemascariello – guanciale di vitellosarze - salseconsevere ‘e pummarola - buattone (ma è quella di produzione industriale conservata per l’appunto nelle buatte, grandi barattoli di latta)mattera - un insieme di assi di legno a forma di mezzo cassone. Con bordi alti per preparare e mettere a crescere la pasta di pane. Con bordi bassi per mettere a condensare il passato di pomodoro al sole. buatte, grandi barattoli di latta ‘a passata ‘e pummarola – passata di pomodoro scottato, schiattato, passato al setaccio e messa a colare in una federa di lino per privala del liquido superfluo.pappulià ( pippiare) - sobbollire a fuoco lentissimo. scarpetta – operazione che va dal racimolare con un pezzetto di pane il sugo di intingoli rimasto sul fondo di un piatto a quello di gustarlo come ultimo piacevole momento di una pietanza.paccheri – tipo di pasta molto grossa e corta, in genere tirata a bronzo, per salse importanti come il ragù napoletano consevere ‘e pummarola (un concentrato di pomodoro addensato lungamente dentro una mattera a bordi bassi, al sole di piena estate).

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Domenica 24 febbraio 2013

L’astensionismo e il disinteresse verso le urne, colpiscono l’Italia ad ogni tornata

elettorale; il partito del “non m’importa” è sempre tra i primi posti . La “seconda repubblica” è stata risucchiata da un vortice di cambiamenti: un governo tecnico, un europeismo liberale che va a braccetto con la globalizzazio-ne( tesa ha rendere il “bel paese” una zona di passaggio con manodopera a basso costo), la perdita della sovrani-tà monetaria, i sistemi bancari senza controllo e la difficoltà di trovare un leader che possa prendere in mano la situazione. Questa volta è diverso , gli eventi sono maturati molto rapida-mente , la politica liberaldemocratica nazionale ha mostrato chiaramente di non contare più nulla e di non ave-re accesso alle decisioni strategiche, dovendosi piegare alla regia euro-globalista. I fatti avvenuti , segnati dalle continue spallate dello spread e dalla necessità di difendere l’euro, hanno segnato il passaggio da una democrazia pilotata ad un vero e pro-prio commissariamento ( dittatura) della clas-se sovranazionale. E’ stato, in parte, proprio il menefreghismo della massa ( accompagnato alla disinformazione) che ci ha portati a ciò, ecco perché le imminenti elezioni non hanno

la stessa valenza delle precedenti; il futuro , quello che tanto i giovani desiderano, quello che deve essere quantomeno percepibile e non

totalmente aleatorio, lo si rende tale solo con la partecipazione e l’interesse verso la cosa pubblica. La politica influenza e condiziona la vita del singolo cittadino in toto: il malaffare, gli sprechi, la malasanità, i morti ammazzati

per camorra, l’esalazione di gas tossici e tanto altro ancora sono tutti eventi legati alla ge-stione di un paese, la noncuranza verso questi

temi fa in modo che il nostro vivere quotidiano sia consegnato arbitraria-mente nelle mani di “sciacalli”, diso-nesti e usurpatori , i quali attendono che questo paese diventi una carcassa da spolpare fino a che non ne riman-ga più nulla. Siamo tutti disillusi e arrabbiati , in particolar modo i gio-vani tra i 18 e i 34 anni, tant’ è vero che da un indagine condotta da Mtv Italia, il loro rapporto con la politica è emblematico: il 74% lo associa alla corruzione, il 67% a una sensazione di disgusto, mentre al 57% provoca rabbia. Nonostante le elezioni siano alle porte quasi tre su quattro (73%) vedono nell’ astensionismo “un modo per esprimere dissenso”; a mio parere questa forma di protesta non ha mai dissuaso la classe politica dal com-piere atti di qualsiasi genere e nem-meno ha portato mai ad un’analisi di coscienza della stessa, il connubio

astensionismo- protesta non funziona, è ossi-morico , la strategia se mai è quella inversa, il 24 ed in 25 febbraio con due semplici X, non adempiamo solo ad un dovere civico, ci occupiamo di noi.

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Domenica 24 febbraio 2013

In città non si fa che discutere della proposta del regolamento del registro delle

Unioni Civili. Il tanto discusso regolamento, promosso dall’Assessore Mariano Marino, ha suscitato non poche polemiche e, secondo alcuni, l’assessore non ha competenza per avanzare una tale proposta che, al massimo, dovrebbe interessare l’assessore con delega alle pari opportunità. Il registro delle Unioni Civili, da subito, ha incontrato l’opposizione del consigliere Pasquale Pugliese che ha ricevuto una comunicazione ufficiale da parte della Curia, che noi, riportiamo di seguito. Il Cardinale Crescenzio Sepe, tramite lettera, ha risposto a Pugliese esortandolo a continuare nella battaglia contro tale strumento. Il pastore della Arcidiocesi di Napoli, nel ribadire che alla base di ogni iniziativa ci deve essere il rispetto della persona umana, dei suo diritti e delle sue libertà, afferma: «è chiaro che ogni persona va rispettata. Ma questo non può comportare il sovvertire le regole in atto o fare fughe in avanti, sostituendosi al legislatore nazionale rispetto a situazioni, eticamente sensibili, che richiedono giusti approfondimenti e valutazioni di grosso spessore morale. Penso, peraltro, che in una società avveduta e illuminata e in un contesto complesso e irto di problematiche si richieda da parte della politica e della pubblica amministrazione serenità e saggezza nella intercettazione e nell’esame delle attese dei

cittadini e, quindi, nella individuazione delle priorità da affrontare. Giustissima e motivata, dunque, la Sua scelta, frutto di convincimenti e di ragionamenti, ma non di avventare scelte che non conferiscono alcun beneficio reale, sul piano del soddisfacimento di un diritto, per quelle poche persone interessate, alle quali comunque va tutto il nostro rispetto». Il cardinale ritiene “giustissima e motivata la scelta” del consigliere Pugliese e continua dicendo: «Nella Sua azione di politico e di amministratore, pertanto, fa bene a non rinunciare ne’ a barattare i Suoi principi e i valori che sono a base della Sua formazione. A lei rivolgo, pertanto, il mio incoraggiamento e il mio sostegno dicendole che nel tempo la coerenza paga e premia ogni benché minimo sacrificio». Tra le voci contrarie, all’istituzione del registro, c’è anche quella della dott.ssa Giuliana Di Caprio che afferma: “La famiglia, cuore pulsante delle società, è fondata sul matrimonio. Oggi la struttura familiare viene svuotata dei suoi contenuti specifici e riempita di una tipologia di altri rapporti, di altre convivenze, che non hanno molto a che fare con la famiglia, che noi riteniamo fondata da un uomo e una donna che decidono di percorrere un cammino di

vita insieme con la missione di portare avanti l’esistenza umana, cioè la coppia. Se la

ratio, invece, è quella di tutelare le coppie omosessuali, l’istituzione di un registro delle unioni civili è una bugia nei confronti di un vuoto normativo per la tutela dei diritti e della dignità umana che va studiata e valutata attentamente, senza scadere in vergognosi

palliativi. La dignità umana va riconosciuta, tutelata e promossa con normative che tengano in debito conto della cultura e delle radici italiane, nel pieno rispetto della persona”. In attesa di conoscere il parere di altri esponenti politici da sempre vicini all’ambito ecclesiale (in particolare dell’assessore Lanzano, eletto grazie al contributo determinante di una parrocchia del nostro territorio), alcune associazioni cattoliche si stanno mobilitando per mettere in campo iniziative a difesa della famiglia e dire No al registro, ritenuto poco utile al bene della città di Casoria e chiedono che l‘amministrazione dia maggiore attenzione e tutela alle famiglie numerose, che da sempre “sopravvivono” con grandi difficoltà.

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Registro delle Unioni Civili di Casoria. Il parere del Cardinale Sepe.

SOCIETA’

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Domenica 24 febbraio 2013

Prendendo spunto dalla bellissima e attualissima canzone di Claudio

Lolli, scrivo questa settimana della nostra Piazza principale, Piazza Cirillo. Sabato scorso, ho assistito a una discussione tra un amministratore locale e un commerciante, insieme con altri cittadini, in Piazza. Pomo della discordia: la scelta dell’attuale compagine governativa di intervenire nelle due Piazze cittadine (P.za Trieste e Trento e P.za Cirillo), per modificarne l’aspetto, la viabilità e i parcheggi. Lasciando stare le ragioni dell’uno e dell’altro, la cosa mi ha incuriosito, ho letto con la dovuta attenzione l’elaborato RT.4 a firma dell’architetto Francesco La Regina, qualche motivo di perplessità è iniziato a lievitare nella mia mente. Solo per dovere di cronaca preciso che risiedo in Piazza, in Via Marco Rocco, ne vivo ogni giorno problemi e disagi, ascolto gli sfoghi di altri cittadini e degli esercenti, attività commerciale o artigianale che sia. Veniamo al dunque. Il primo intervento del progetto interessa la Chiesa del Carmine, in particolare la parte che oggi è adibita ad attività commerciali alimentari. Al posto dei quattro box, dovrebbe sorgere una struttura a due piani. Al piano terra dovrebbe sorgere la parte riguardante l’interesse sociale, culturale e informativo: “Info-point – emeroteca – archivio – mediateca”. Il secondo piano dovrebbe riguardare un’area commerciale, un Bar con locale coperto e locale scoperto con terrazza panoramica. Le attività commerciali che occupano i locali e che saranno sostituite dall’avveniristico progetto, dovrebbero essere trasferiti, usiamo un eufemismo,

in Via Gioacchino D’Anna in un altro progetto a vocazione alimentare, nell’area oggi inutilizzata. Altro punto fondamentale che provoca non poche inquietudini tra gli esercenti e anche degli abitanti della Piazza di Casoria, la trasformazione della viabilità. In

pratica saranno eliminati i parcheggi su tutti i lati della Piazza. I marciapiedi saranno costruiti per evitare qualsiasi forma di sosta, saranno arredati con panchine, alberi, lampioni, etc. A guardarla sembra davvero un’opera gradevole sotto l’aspetto tecnico, ma nel concreto, a mio giudizio, presenta differenti punti critici. Iniziamo dai parcheggi. Possibile immaginare una sede del Comune, della maggior parte di uffici e servizi e che non darà una minima possibilità di parcheggio a utenti e lavoratori dell’ente, a parte i residenti? Aggiungiamo, ma solo per dovere di cronaca, che le strade di collegamento (Via Marco Rocco, Via Cavour, Via Padre Ludovico, Via Giuseppe Rocco, Via Giocchino D’Anna), sono in condizioni pietose, fatiscenti, ostruite da un traffico caotico e sosta selvaggia. Siamo davvero sicuri che il rilancio culturale, sociale e

consentitemi, umano di Casoria debba passare attraverso la modifica strutturale di alcune parti della Piazza principale senza intervenire nelle vie d’accesso e di collegamento? Un progetto che dovrebbe riguardare la nostra città sarebbe stato opportuno affidarlo in mani esperte del territorio e della sua storia. Le mani esperte oggi sicuramente non sono quelle del Consiglio comunale e della Giunta, per il 90% costituito da amministratori e consiglieri che per arrivare in Piazza Cirllo con tutta probabilità usano il navigatore satellitare. Le perplessità dei cittadini, residenti o esercenti che siano sono legittime, di questi tempi poi, non ne parliamo. Probabilmente l’intero impianto del PIU’ EUROPA doveva essere programmato per la maggior parte nel centro storico della città, con la creazione di parcheggi pubblici, come nella maggior parte delle comunità civili, invece, ci ritroveremo a spendere la maggior parte dei fondi per una sola struttura: “Il Parco delle Arti”. Probabilmente, una maggiore conoscenza del territorio da parte di progettisti e dirigenti, sicuramente una classe politica con maggiori legami con la città, difficilmente avrebbe proposto una soluzione così distante dalla realtà. La settimana prossima daremo voce ai cittadini, residenti o esercenti, alle loro richieste ai loro timori, alle proposte alternative che sicuramente esistono. Oggi avanza la politica delle piazze e noi cercheremo di capire e comprendere questo fenomeno ma lasciatemi l’arbitrio questa volta di iniziare dalla nostra “Piazza” e dai suoi problemi, da Piazza Cirillo e da chi la vive.

PIAZZA BELLA PIAZZA -Parte primaGianni [email protected]

T E R R I T O R I O

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Domenica 24 febbraio 2013

La redazione

Andrea Capano Vice Presidente del Consiglio ComunaleUn consiglio comunale decisamente animato e caotico, quello che si è svolto lunedi 18 Feb-braio. All’ordine del giorno un unico punto: l’elezione del Vice Presidente. La seduta, con-vocata per le 17, è stata posticipata di 1 ora,

con avviso telefonico a tutti i con-siglieri. E per tale mo-tivo Fuccio solleva una questione di illegittimità di convoca-

zione della seduta stessa. E dopo aver conse-gnato una lettera al tavolo della Presidenza, lascia l’aula. Nonostante l’estremo ritardo e il caos iniziale, si procede alle votazioni: Po-lizio e Laezza chiedono la parola in via pre-giudiziale, cosa che viene loro negata. Parte la bagarre. E’ caos tra i consiglieri. Gli espo-nenti del Pd e lo stesso Polizio decidono di non partecipare alla votazione e non ritirano la scheda. Ciononostante, con 13 voti favo-revoli, Andrea Capano viene eletto Vice Pre-sidente. E si parla di “elezione strumentale”.

Allarme criminalità: due rapine in poche ore nel centro della cit-tà.

E’ successo tutto martedi 19 febbraio: poco dopo l’apertura, verso le 10 del mattino, due banditi sono entrati nella sede dell’Ascom di Corso Umberto I, nei pressi di Piazza Ciril-lo. I due, a mano armata, hanno seminato il panico nell’ufficio, spaventando le impiegate, puntando la pistola verso di loro e costrin-gendole ad aprire i cassetti della scrivania. Misero il bottino: poco più di 100 euro. Ma tanta la paura e soprattutto l’indignazione e la rabbia dei presenti e della gente che si trova-va in zona, accorsa numerosa. Sul posto sono giunte le forze dell’ordine che stanno cer-cando di far luce sulla vicenda. Nella stessa giornata, verso le 19 circa, un uomo armato è entrato in un centro scommesse di Via Nuova P.Ludovico ed ha sparato alle gambe due av-ventori che hanno reagito alla rapina. L’uomo è fuggito e i due sono stati portati al pronto soccorso. Scatta, tanto per cambiare, l’allar-me criminalità a Casoria: in pieno giorno, nel centro della città, non si può temere di essere derubati e minacciati con una pistola. La gen-te è stanca. E’ necessario intervenire, e subito.

Consorzio cimiteriale, è caos per la nomina del nuovo Direttore

Giunto a scadenza il suo incarico di Direttore del consorzio cimiteriale di Casoria- Casava-tore- Arzano, il Primo Cittadino Enzo Carfora ha avviato le procedure per una nuova nomi-na. Venti le istanze pervenute a seguito della pubblicazione dell’avviso. Il Sindaco ha indi-viduato una terna di candidati nelle persone di Pasquale Ciaramella, Amedeo Blasotti e Sal-vatore Graziuso. Quest’ultimo il favorito. E il gruppo consiliare del Pd striglia la maggio-ranza: numerosi le “accuse” rivolte all’esecu-tivo per la scelta di questa rosa di nomi che, dicono i democratici, “rientra nel vecchio modo di fare politica che mira a premiare le persone per appartenenza e vicinanza”.

I FATTI DELLA SETTIMANASuccede a Casoria…

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Domenica 24 febbraio 2013T E R R I T O R I O

Ambiente: è caos per i kit della raccolta differenziata.Gilda [email protected]

Fratelli d’Italia scrive…Tignola risponde

Botta e risposta piuttosto movimentato a suon di comunicati tra il gruppo “Fratelli

d’Italia” e l’Assessore all’ambiente Pasqua-le Tignola. Tema del contendere: la raccolta differenziata, e in particolare i kit per lo svol-gimento della stessa. E la ricezione dei sac-chetti con una modalità nuova: il ritiro pres-so le sedi di una compagnia privata piuttosto che la consegna “porta a porta”, cosi come si è svolta fino a qualche mese fa. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capirci qualcosa. In data 14 Febbraio Fratelli d’Italia pubblica un comunicato dal titolo “Amministrazione creativa”, che richiama un altro comunicato, redatto a cura di Casoriambiente e sottoscrit-to dall’assessore al ramo Pasquale Tignola, in cui si legge che “il ritiro dei kit deve es-sere effettuato, in giorni e ad orari limitati, presso gli uffici di un’impresa privata. Non solo: la consegna può avvenire solo previa esibizione del codice fiscale e della ricevu-ta dell’avvenuto pagamento della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. In mancanza del ritiro gli utenti, normalmente censiti, saranno compulsati dai Vigili Am-bientali del Comune di Casoria”. E scatta la polemica. “Innanzitutto”, scrivono gli esponenti di Fratelli d’Italia, “non si capisce perché la distribuzione non debba essere ef-fettuata presso le sedi della municipalizzata Casoria Ambiente S.p.a. dislocate sul terri-torio. In secondo luogo, non si spiega il mo-tivo per il quale sia stato affidato, a soggetti

non preposti a tal fine, il compito di verifi-care il regolare adempimento del pagamen-to della Tarsu, da parte degli utenti. Infatti, la verifica dei livelli di evasione del tributo spetta all’Ufficio entrate del Comune.”. Gli scriventi, insomma, non perdono occasione per rimarcare le “stranezze” dell’Ammini-strazione Carfora. E per chiedere agli organi competenti di “ rivedere questa incompren-sibile decisione, o almeno spiegarne le mo-tivazioni reali ai cittadini, per non legitti-mare il sospetto che essa nasconda (male!) altre ragioni, che poco hanno a che fare con il corretto e trasparente governo della cit-ta’!”. E’ una polemica, questa, sollevata da un gruppo politico, e potrebbe essere usata in maniera strumentale, penseranno in molti. Ma noi riteniamo che, per come stanno i fatti e per le numerose segnalazioni da noi stes-si ricevute, possa essere il pensiero di molti cittadini comuni. E per dovere di chiarez-za, oltre che di cronaca, abbiamo raggiunto l’assessore Tignola, che ci ha fornito la sua “versione dei fatti” ed ha spiegato il perché di questa scelta, non proprio facilmente com-prensibile ai più. “La raccolta porta a porta è avvenuta nei mesi scorsi, ma si può ben ca-pire come, su una popolazione grande come quella casoriana, per i più svariati motivi non siamo riusciti a consegnare a tutte le fa-miglie interessate i kit per la differenziata”. E dunque, ci fa capire, il ritiro presso una struttura da noi individuata è una opportunità

concessa ai cittadini “che non hanno ancora ricevuto i kit”. “Sempre per venire incontro alle esigenze dei cittadini”, continua, “si è preferito scegliere una sede diversa rispetto a quella di Casoriambiente, ubicata sulla Circumvallazione esterna e pertanto difficile da raggiungere per chi non è automunito”.E a proposito del controllo affidato ai Vigili ambientali, risponde: “La questione è sem-plice. E’ normale che un soggetto evasore, che già riceve il servizio di raccolta riceva anche il kit di buste? Ovviamente da parte nostra la risposta è categoricamente NO. Inoltre, come si evince dal comunicato da me firmato, non c’è scritto da nessuna parte che i vigili ambientali andranno a controllare le bollette Tarsu; sappiamo bene tutti che que-sta competenza spetta all’ufficio Tributi. E’ ovvio però che ci sembra doveroso che vigili ambientali controllino le famiglie che non hanno ritirato le buste, per capire se le stesse non lo hanno fatto perché non a conoscenza della consegna o perchè restie a differenzia-re. E’ fondamentale l’impegno di tutti per la tutela dell’ambiente. E’ solo grazie ai citta-dini che collaborano con l’Amministrazione che siamo raggiunti a livelli record di diffe-renziata. E per quest’anno abbiamo anche ridotto la Tarsu del 20%”.Beh…il botta e risposta sembra finito (per ora!). A voi le conclusioni. Buona domenica…e ricordate di fare la differenziata. Tutti i Casoriani civili ve ne saranno grati.

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Domenica 24 febbraio 2013

“Mille battiti di cuore”: questo il titolo del concerto di Gigi Finizio che si è tenuto Venerdi 15 Febbraio presso il PalaCasoria. Palazzetto gremito, oltre 1500 le presenze registrate, per una serata che ha regalato grandi emozioni a tutti i presenti. L’artista napoletano, pluri-premiato e con alla spalle una ricca carriera professionale, accolto con la standing ovation dei suoi fan, giunti da tutta la regione e non solo (presenti pullman di turisti dalla Cala-bria), ha esibito numerosi brani del suo reper-torio classico e più recente. La serata è stata organizzata con grande maestria da Giuseppe Cannavacciuolo, titolare dell’Underground Agency, ed ha ottenuto il patrocinio dell’As-sessorato alla Cultura del Comune di Casoria. L’assessore Luisa Marro, presente all’evento, ha dichiarato ai microfoni che “L’amministra-zione Carfora ha intenzione di proporre una serie di eventi ed iniziative musicali e cultu-rali in genere, che vedranno il coinvolgimen-

to e la partecipazione dei cittadini e saranno una occasione di riscatto per la città intera”. L’apertura del concerto è stata affidata a Lello Musella, comico nostrano, che ha intrattenu-to i presenti con simpatici sketch e aneddoti in dialetto. La partecipazione di Musella è stata fortemente voluta da Finizio in quanto il comico ha realizzato una parte nel film di Alessandro Siani , attualmente nelle sale ci-nematografiche, “Il principe abusivo” di cui un cavallo di battaglia del cantante, “Amore Amaro”, è la colonna sonora. Una serata di musica allo stato puro, affidata alle note dolci del pianoforte ma anche a quelle più ritmate delle maracas, accompagnata da momenti di intrattenimento e svago che hanno coinvolto tutti, dai più grandi ai più piccoli.

Di seguito una photogallery con alcuni scatti del nostro fotografo Giovanni Manfredi.

E V E N T I

Gigi Finizio a Casoria, tra musica e applausi Gilda [email protected] Grande successo per il concerto al PalaCasoria

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Domenica 24 febbraio 2013C R O NAC A

La criminalità a Napoli è sempre di modaPietro [email protected]

In una recente intervista - apparsa sulle co-lonne de Il Mattino - il questore di Napoli

Luigi Merolla ha snocciolato dati poco rassi-curanti riguardanti i tassi di crimina-lità della città partenopea. Nel 2012 i reati denunciati fra Napoli e provincia sono stati circa 130mila (per una me-dia quindi di 356 al giorno) cui, ov-viamente, vanno aggiunti quelli che non sono stati segnalati. L’anno che è appena cominciato sembra attestarsi sullo stesso trend, se non peggio. Nel-le ultime settimane, infatti, episodi di furti, rapine e violenze di vario gene-re si stanno susseguendo con un ritmo ancora più incalzante. Non ultima è la rapina che ha visto coinvolto do-menica 17 febbraio il centrocampista slovacco del Napoli Marek Hamšik, la quale si va ad aggiungere a quella lunga lista di episodi che hanno colpito cal-ciatori (o fidanzate e parenti degli stessi) del-la squadra azzurra negli ultimi anni. C’è chi mormora che queste rapine seguano una tra-ma ben precisa architettata chissà da chi per destabilizzare il team di De Laurentiis, ma sta di fatto che queste voci non hanno avuto fino ad adesso nessun riscontro reale. Altro episo-dio di violenza legato alla sfera calcistica è quello che giovedì 14 ha coinvolto i tifosi del

Viktoria Plzen venuti in trasferta al San Paolo per assistere all’incontro di Europa League. Poco prima del fischio d’inizio, all’esterno

dello stadio un manipolo di delinquenti ha assalito in tre azioni distinte i malcapitati ti-fosi cechi, due dei quali sono stati costretti a recarsi in ospedale in seguito alle gravi ferite subite. Anche in questo caso l’episodio si va ad aggiungere a una lunga serie di precedenti visto che, ormai, in occasione di ogni match europeo, le tifoserie straniere in visita a Na-poli diventano puntualmente obiettivo mirato per alcune frange di pseudo-tifosi. Ma oltre

alle rapine ai calciatori e alle aggressioni gra-tuite a danno di tifosi avversari, un’altra moda che sembra stia imperversando ultimamente

nelle strade di Napoli è quella dello scippo delle fedi nuziali. Parecchie se-gnalazioni sono giunte dalla zona dei Colli Aminei, dove negli scorsi giorni balordi a bordo di scooter accostavano le auto ferme ai semafori, per sottrarre gli anelli ai coniugi di turno. Per con-trastare questa ennesima escalation di episodi di crimine, il questore Merolla ha così affermato che al più presto sarà potenziato il servizio della sezione ”Crimine diffuso” della Squadra mobi-le (i vecchi ‘falchi’ - per intenderci) che andranno a controllare zone particolar-mente a rischio. Le possibili soluzioni a un problema come quello della cri-minalità nella città di Napoli non pos-

sono di certo essere elencate all’interno di un articolo di giornale, tanta è la complessità che avvolge l’intero argomento. Quello che però si può brevemente dire in questa sede è che una maggiore collaborazione fra cittadinanza e istituzioni sarebbe certamente un primo pas-so fondamentale. Fin quando non cadrà quel muro di omertà che la stragrande maggioran-za dei napoletani ha eretto, qualsiasi interven-to dall’alto sarà purtroppo del tutto inutile.

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Domenica 24 febbraio 2013

Costano circa 25 euro al pezzo. Non è mol-to. Quindi Amadou Bamba, coltivatore

di cacao, nel centro della Costa d’Avorio, de-cide di prenderne due. Si chiamano Abou e Adama, hanno dieci anni. Da quando tre anni fa, sono stati acquistati dal loro proprietario, i due ragazzini lavorano nella sua piantagio-ne insieme ad altri bambini di età compresa tra gli otto e i quattordici anni. Sette giorni su sette, dalle sei del mattino alle nove di sera, senza pausa. Tre anni prima i due ragazzini si trovavano nei pressi della stazione dei pul-lman di Sikasso a sud di Mali, non lontano dal loro villaggio natale, quando uno scono-sciuto si avvicinò e gli offrì un lavoro e dei soldi. I due furono portati a Toulè e furono venduti e spediti in un campo di cacao. Tutti i bambini sono tenuti sotto pressione da cani e minacciati con la frusta, sotto un sole che squaglia. Scalzi, spingono a mano un aratro e, se si fanno male, uno sputo sulla ferita e via. “Ansimano come vecchi asmatici, hanno gli occhi spenti e la testa ciondolante tra le spal-le basse”. Quando Abou cercò di fuggire, per punizione dovette rimanere nudo al sole con le mani legate dietro la schiena. Dopo il lavo-ro tutti assistettero come Bamba lo frustava con la chinotte, lo scudiscio. Questo è il rac-conto che il giornalista francese Sonke Giard fece il 7 ottobre del 2000 sul “Der Standard”. Sembra un racconto delle “Mille e una notte”. Invece, ancora attualmente, l’organizzazio-ne per la difesa dei diritti umani, “Terre des Hommes” asserisce che sono circa ventimila i bambini deportati nelle grandi piantagioni di cacao della Costa d’Avorio. “Ciò che accade in quei luoghi, non può che definirsi schia-vitù” dice Pierre Poupard, che dirige la sede malese dell’UNICEF, l’agenzia O.N.U. per la protezione dell’infanzia. “La maggior parte di loro non sa da dove viene, né tantomeno dov’è. Chi cerna di fuggire al terrore, corre il rischio di essere picchiato o persino ucci-so”. Circa la metà dei tre milioni di tonnella-

te di produzione mondiale viene dalla Costa d’Avorio, il Ghana, il Camerun e la Nigeria, e la situazione dei lavoranti non è diversa. Nell’intera Africa occidentale, vivono circa 1,2 milioni di pic-coli agricoltori. In totale undi-ci milioni di persone lavorano nelle piantagioni di cacao. I maggiori importatori di cacao sono: gli USA, quindi l’Olan-da, la Germania, la Svizzera ecc. Agli inizi del 2000, in Eu-ropa, c’è stata una produzione di circa 800.000 tonnellate di prodotti al cioccolato, per un valore di circa 4 miliardi di euro. Quindi un business enor-me. C’è da dire però che, una media impresa produttrice di cacao, guada-gna nell’intero anno circa 400 euro. La cau-sa principale sono i prezzi bassi del mercato mondiale, che negli ultimi venti anni hanno oscillato tra i 870 e i 3800 euro a tonnella-ta, con una continua tendenza al ribasso. Ciò costringe i contadini a produrre al più basso costo possibile. Tutto ciò incrementa la tratta dei bambini che non costano più che una sco-della di mais al giorno. Ci viene da dire: noi cosa ci possiamo fare? Innanzi tutto in una società globale, (globale solo per il commer-cio e nello sfruttamento delle risorse umani e naturali) è nostro dovere renderci conto delle origini di un prodotto che usiamo, di come venga realizzato e se, oltre a non contenere elementi nocivi per la salute, non venga pro-dotto con metodi schiavisti. Se la pubblicità che ci bombarda è veritiera e non viola le leggi e le norme deontologiche punibili dal nostro ordinamento legislativo. Molto spesso, anzi quasi sempre, non ci poniamo queste do-mande, ci fidiamo solo del nostro palato, an-che se si inganna e non avverte certi elementi dannosi contenuti in esso. Ebbene, se ci infor-miamo, veniamo a sapere che, solo in campo

alimentare, molte multinazionali alimentari, si macchiano di sfruttamento di minori o di sottosalariati e sfruttamento della povertà di

certi popoli, mentre nelle pubblicità espongono bam-bini felici che scoppiano di salute gustando i loto prodotti. Tra queste: La Nestlè, la Kraft, la Chiqui-ta e la Monsanto, solo per citarne le più conosciute. In particolare la Monsan-to, una società USA, non tanto pubblicizzata ma, co-nosciuta dagli agricoltori quale produttore di semi. E’ una multinazionale che sta debellando e ingloban-

do tutti gli altri produttori di sementi mondia-li. Questa ditta è stata segnalata dal ONU per l’impoverimento di popoli che vivono di agri-coltura, mediante la vendita a costo irrisorio di semi. Questi semi hanno una caratteristica: producono vegetazione che non generano al-tri semi. A combattere questo sistema, c’è da anni un’organizzazione che pubblicizza e in-centiva il “Commercio Equo e Solidale” che, valorizza, appunto il prodotto che tiene conto, non solo della genuinità dello stesso, ma an-che del sistema di produzione che rispetti o meno, i dettami etici e solidali di un corretto sviluppo di una società realmente sostenibile. Purtroppo gli interessi economici sono molti e le grandi multinazionali fanno di tutto per affossare queste iniziative, anche con metodi delinquenziali e, a volte, rovesciando gover-ni ostili e favorendo governi conniventi. Ma la situazione economica mondiale sta peg-giorando, e sempre a favore di pochi, e tutto ciò si ritorce comunque anche conto l’occi-dente apparentemente estraneo a questi so-prusi. Pertanto, informiamoci e diffondiamo il “Commercio Equo e Solidale”, ne va del futuro della nostra civiltà.

M O N D O

Gli schiavi del cacaoTommaso [email protected]

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Domenica 24 febbraio 2013

È il 13 febbraio, serata invernale e fredda ma in Spagna, a Madrid, c’è un’arena

dove il clima è caldo: il Santiago Bernabeu. Sono quasi le 20,45, lo stadio è ormai gremito, iniziano ad agitarsi le bandierine dei tifosi dei blancos; uno striscione si distende recitando:” Hasta el final vamos Real”.Sono solo gli ottavi di finale ma quello che si respira, ciò che ci si aspetta da questa partita è al pari di una finale. L’atmosfera è pazzesca: le due squadre entrano in campo e la sigla della coppa più ambita in Europa inizia a suonare il motivetto tanto conosciuto, il leit motiv che fa sognare tutti i tifosi di calcio. L’arbitro fischia, comincia la sfida tanto attesa: i ragazzi di Sir Alex contro l’allenatore più “amato” dai media, lo spettacolo è più che assicurato!Infatti le emozioni non tardano ad arrivare ed al 6’ De Gea con la punta delle dita manda sul palo il tiro a girare di Coentrao. Il Real muove i fili della partita e continua ad attaccare ma al 20’ i blancos subiscono la beffa: angolo dalla sinistra battuto da Rooney e incornata vincente di Welbeck, con Sergio Ramos e Diego Lopez tutt’altro che impeccabili nell’occasione. Ma i madrileni non ci stanno, il Bernabeu non può essere deluso, non stasera, non in questa partita, non in questa coppa. Il Real cerca il

pareggio incessantemente provandoci prima con Di Maria e poi con Ronaldo. E sarà proprio “l’eterno secondo” alla mezz’ora a firmare il pareggio di testa, colpendo la palla ad un’altezza di 2 metri e 93 centimetri e

ricordando per la sua elevazione un Michael Jordan dei bei tempi. L’1-1 galvanizza gli uomini di Mourinho, vicini al raddoppio con Ozil ma De Gea salva nuovamente, stavolta in angolo. Le due squadre si scontrano a viso aperto ed entrambe per ben due volte hanno la palla del vantaggio prima della fine del primo tempo: lo United fallisce l’1-2 con Welbeck e Rooney, le merengues il 2-1 con Ozil ed ancora Ronaldo. Dopo una sosta di 15 minuti, buona per far respirare un po’ i giocatori che nel primo tempo hanno dato l’anima, si ricomincia ed è il Real ancora

a fare la partita, Di Maria ci prova dalla distanza in un paio d’occasioni ma non trova il gol. Lo United tiene bene il campo e difende con tutti i suoi uomini ma decisivo ancora, per la terza volta, è il portiere degli

inglesi che al 15’ salva con i piedi una deviazione volante di Coentrao. Anche Van Persie è protagonista della sfida, non vuole essere da meno e fa tremare per due volte il Real: l’attaccante olandese costringe prima Diego Lopez a deviare la sua conclusione sulla traversa e poi, sul proseguire dell’azione, tutto solo davanti al portiere liscia clamorosamente il pallone, consentendo a Xabi Alonso di salvare sulla linea. È una sfida all’ultimo tiro!Nei minuti finali Van

Persie non si arrende e ci riprova col sinistro al 93’, ma con la punta delle dita Lopez devia un pallone destinato a entrare all’angolino. La partita finisce 1-1: lezioni di calcio impartite da due allenatori estremamente diversi ma abituati a vincere; due incredibili squadre, con giocatori sempre pronti a dare spettacolo. Questo è solo l’inizio, il primo tempo di un bellissimo film che porterà solo una delle due squadre ai quarti. Attendiamo infatti trepidanti il seguito, l’appuntamento è per il 5 marzo all’ Old Trafford di Manchester, tempio del calcio che segnerà la storia di questa Champions.

Valerio [email protected]

Real Madrid vs Manchester United: una finale anticipata.

A Spasso nel calcioR U B R I C A

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Domenica 24 febbraio 2013

La storia sembra ripetersi: al momento decisivo, qualcosa si inceppa. Il Napoli

non appare in grado di gestire la pressione del risultato ‘a tutti i costi’, e con la Samp non va oltre uno scialbo pari. Pari difficile da digerire, benchè arrivi contro una squadra ordinata e attenta, che si scopre poi aver la quinta difesa del campionato, con appena 30 reti al passivo, come Fiorentina e Catania, meglio di Milan, Inter e (ovviamente) Roma. Un dato passato in cavalleria. Come troppo facilmente si dimentica che i doriani vengo-no da tre risultati utili consecutivi. Certo, con i blucerchiati ‘devi’ vincere, o quanto meno devi scendere in campo con maggiore catti-veria, ‘assalendo’ l’avversario. Il Napoli non lo ha fatto, mancando sul piano mentale e forse su quello fisico. Il solo palo di Hamsik e una ripresa costantemente e ‘inutilmente’ nella metà campo genovese, sono un bottino troppo magro, per chi ha davanti a sè un’oc-casione ghiotta. Appurato che la squadra è parsa molle e poco decisa; constatato qualche ‘solito’ errore del nostro mister, e tattico e di scelte degli uomini, forse di preparazione psi-cologica della partita; accertato che la rosa, benché migliorata a gennaio, appaia ancora incompleta, in particolare nelle seconde linee a centrocampo; chiuso il match con un insipi-do pari, che ‘muovicchia’ una classifica che continua a vederci secondi, con un discreto margine sugli inseguitori; tutto ciò premesso, viene da chiedersi cos’altro si possa fare. Par-te minoritaria del pubblico pagante opta per i fischi. Una fetta abbandonante di pubblico, non necessariamente pagante, imborghesito,

divenuto arrogante e dannoso, prosegue nella direzione delle critiche ostinate. Un’altra, pur condividendo la rabbia e la delusione dei pri-mi, decide di ‘pesare’ i pro e i contro di questa stagione, e di questo campionato in particola-re. Facendo una simile operazione, condendo-la con un pizzico di razionalità, si ‘scopre’ che il cammino di questa squadra è (quasi) entu-siasmante. È vero: sembra mancare sempre il

famoso step decisivo, e la preoccupazione, al-meno personale, sta nel non capirne i motivi, o quanto meno non tutti. Troppo facile parlare di rosa inadeguata: facile quanto sbagliato. La rosa del Napoli è seconda, di certo per quanti-tà, a quella della Juve; per il resto è esattamen-te alla stregua delle altre big. Si punta, allora, l’indice sul mister. In tanti hanno in passato divinizzato il toscanaccio, per poi denigrar-lo, come si trattasse del peggior allenatore del mondo! Non ho mai saputo quantificare l’importanza di un allenatore in una squadra di calcio, ma credo che molto di questo Napo-li sia merito di Mazzarri, nel bene, i risultati ottimi, e nel male, il mancato step. Si sposta

così l’attenzione sulla famigerata ‘mentali-tà’. Un termine che in ambito calcistico trova spazio un po’ ovunque, tra i tifosi organizza-ti, che definiscono “mentalità ultras” il loro stile di vita. Ma si parla di mentalità, anche in riferimento alla capacità di una squadra, di una società, di un ambiente di ‘saper vincere’. In termini pedestri: saper gestire i giocatori, saper creare un’amalgama tra le varie com-ponenti, squadra-mister-società-pubblico-, imparare a gestire i momenti, sia di euforia, sia di depressione. A Napoli, al Napoli, forse per lo step decisivo manca un pizzico di tut-ti questi fattori: aumentare il tasso tecnico e di esperienza della rosa, la ‘crescita’ del suo mister, per ed insieme alla sua squadra, e una mentalità veramente vincente. Qui a pecca-re è soprattutto, ma non solo, la componente pubblico. Non vorrei fare una crociata contro i miei ‘colleghi’ tifosi, ma negli ultimi anni, il nostro pubblico ha subito una metamorfosi dannosa. Non chiediamo l’accettazione acri-tica delle scelte societarie o del mister, o ap-plausi per qualsiasi genere di prestazione dei calciatori; ma, semplicemente, una maggiore ‘tolleranza’. A fine gara, in molti campi, i gio-catori festeggiano le vittorie, correndo sotto la curva; qui, nella stereotipata patria dell’entu-siasmo, non si fa! Perché non farlo? Creiamo una simbiosi unica: squadra, mister, società e tifosi, ciascuno per la propria parte, in vista di un unico obiettivo. Se ci riflettiamo è quel-lo che fanno i nostri più acerrimi avversari, e vincono. Vuoi vedere che hanno scoperto uno dei segreti del successo? A modo nostro, imi-tiamoli...

Pasquale [email protected]

N A P O L I

Pensieri vari e confusi sul nostro Napoli...

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Domenica 24 febbraio 2013

Finalmente si è conclusa l’ultima edizio-ne del Festival di Sanremo lo scorso 16

Febbraio….e si finalemente, perchè i tempi scenici quest’anno erano davvero troppo len-ti. Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio ciò che c’è stato di bello, di brutto e di cattivo. Innanzitutto le novità, una su tutte, ovvero la possibilità per i big di portare due canzoni inedite, tra le quali ne è stata scelta una, la prima sera, tramite televoto evitando tra l›altro l’eliminazione degli artisti in gara. Sempre presenti e, quest’anno, forse in mi-sura maggiore, i ‘prodotti’ provenienti dai talent show; ormai non si sa perché sembra sia quasi un passaggio obbligatorio. Per quanto riguarda gli ospiti, potremmo dire quasi inesistenti e alcuni anche inconsisten-ti, passaggi veloci senza contenuti. Solite modelle o soliti personaggi, per esempio, come Carla Bruni, Bar Raffaeli, Albano, salvando invece il commovente e bravissi-mo Beppe Fiorello, o ancora Andrea Bocelli, Asaf Avidan, Neri Marcorè, Crozza e davve-ro pochi altri. E poi c’è la serata “Sanremo Story”, sempre piacevole, forse la più bella in assoluto, dove riprende vita ciò che è stato e i big eseguono, senza votazioni, le canzo-ni della storia del Festival. E visto il periodo, andiamo ai ‘voti’, partendo dalla conduzione.

FABIO FAZIO: un conduttore di una lentezza estrema, per niente adatto ai tempi veloci del festival. Una conduzione fatta di vuoti, pause lunghissime, silenzi e mezzi sorrisi. Voto: 4

LUCIANA LITTIZZETTO: una nota positiva, una conduzione alla pari, senza più l’immagi-ne della bella valletta ma muta, anzi a volte è sembrato Fazio ‘il valletto’; pronta, intelli-gente e veloce, peccato però che molti hanno insistito sull’aspetto fisico poco avvenente di Luciana, a mio parere per niente aiutata da-gli abiti e dalle scarpe che indossava. Voto: 6

MARCO MENGONI: Protagonista assoluto e indiscusso fin da subito nella graduatoria prov-

visoria, è lui il vincitore di questa edizione. Una ‘canzone- prodotto’, ma che funziona! Voto: 7

ELIO E LE STORIE TESE: incredibilmente secondi classificati. Non mi sembrava possi-bile, da rimanere allibiti; una canzone assurda, cantata da un gruppo non identificato di gom-

mapiuma. Lui sicuramente uno showman, ma cantante e cantautore proprio no. E nonostan-te tutto hanno vinto Premio della critica Mia Martini, premio miglior arrangiamento e pre-mio sala stampa radio e tv. (mah!) Voto: 5

MODÀ: anche loro sul podio, con una canzone tutta sanremese, tanto che qual-cuno l’ ha associata alla canzone vinci-trice della scorsa edizione che è scrit-ta d›altronde sempre dai Modà. Voto: 6

MALIKA AYANE: Lei, a mio parere e la sua canzone, scritta da Giuliano Sangiorgi dei Ne-gramaro, doveva essere la vincitrice. E lei, a tratti sembrava una diva di altri tempi. Voto: 8

RAPHAEL GUALAZZI: magnifi-co sound accompagnato al suo imman-cabile pianoforte, peccato! Ma forse il suo è uno stile ancora da capire. Voto: 7

DANIELE SILVESTRI: degna di nota e attuale il suo brano come le moltis-sime canzoni che scrive, che premia-no ma fino ad un certo punto. Voto 6.

MAX GAZZÈ: anche qui stesso discorso, una canzone d’autore ma non una canzone per San-remo, rassegna che ha ormai dinamiche e mec-canismi sempre più incomprensibili. Voto: 6

CHIARA: Ultimo prodotto di Xfactor, ha una voce molto particolare e la stessa

Mina le ha riconosciuto questo talento, ma ciò non basta e arriva ottava. Voto: 6

ANNALISA: subito dopo Chiara, alla quale molti la associano per alcune caratteristiche comuni, arriva nona senza riscuotere gran-de attenzione; ma forse è una di quelle can-zoni che rivaluteremo poi, chissà! Voto: 5

MARIA NAZIONALE: nostra con-terranea, è la dimostrazione che il Fe-stival non è per le canzoni napoleta-ne, ma canzoni interamente italiane, senza dialetti e altre contaminazioni. Voto: 5

SIMONE CRISTICCHI: un artista profon-do, ma di un’estrema tristezza, tratta sem-pre temi particolari e forti, canzone ma-linconica e ironica allo stesso tempo, ma non da Sanremo probabilmente. Voto: 6

SIMONA MOLINARI E PETER CINCOT-TI: pieno di grinta ed energia invece questo duetto, dove traspariva il giusto feeling e una forte positività, ma soprattutto grande com-plicità. Avrebbe dovuto occupare sicuramen-te un posto più in alto in classifica. Voto: 7

ALMAMEGRETTA: in fondo a tutte le classifiche purtroppo Raiz e gli Almame-gretta, ma se non altro il palco dell’ Ari-ston ha visto di nuovo la band riunita at-torno al suo nucleo originario; un punto di partenza per il nuovo album, la cui uscita è prevista per il prossimo maggio. Voto: 6

Molti non hanno per niente gradito questo Festi-val; difficile dunque dare un voto complessivo.

Per me: N.C. …..La prova non è stata superata!!

E V E N T I

63° Edizione del Festival di Sanremo: il bello, il brutto e il cattivo

Emiliana [email protected]

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Domenica 24 febbraio 2013

Gli antibiotici fanno più male che bene. Nuove ricerche lo confermano e ci av-

vertono di starne alla larga se non il caso di re-ale necessità. Gli studi questa volta hanno po-sto sotto la lente di ingrandimento il principio attivo dell’amoxicillina. Ciò che emerge da queste indagini è che molto spesso sono proprio i nostri medici di base ad avere la “prescrizione facile” degli anti-biotici: vediamo il perché. Innanzitutto bisogna suddividere le infezioni in due tipologie, virali e batteriche; entram-be sono caratterizzate da aspetti molto simili.In primo luogo, ogni infezione è causata da microbi, rispettivamente da virus o batteri, che si diffondono tramite tosse e starnuti, contatto con persone in-fette e contatto con le superfici. In alcuni casi, è difficile determinare l›origine di un infezione, poiché molte malattie, tra cui polmonite, meningite e diarrea, pos-sono essere causate sia da batteri che da virus. Il medico di base quindi, nel dubbio, non do-vrebbe limitarsi a prescrivere con facilità un antibiotico, il cui compito è quello di contra-stare i batteri ma non i virus. Se l’esperienza non basta, sarebbero opportuni accertamenti ed analisi approfondite per risalire alla reale causa della patologia. Lo studio pubblicato in questi giorni sulla rivista “Lancet Infectious Deseases” avverte che l’uso dell’antibiotico in assenza di un reale rischio di infezione

batterica grave potrebbe favorire lo svilup-po di ceppi di batteri resistenti agli antibioti-ci attualmente in uso, questo perchè i batteri sono estremamente adattabili e l›assunzione eccessiva di antibiotici ha reso molti di essi

resistenti al trattamento medico. Ciò ha dato origine a seri problemi, soprattutto in ambi-to ospedaliero. Gli antibiotici sono inefficaci contro i virus, compresi quelli che causano la maggior parte delle infezioni a carico delle vie respiratorie superiori, e molte organizza-zioni leader ora sconsigliano l›impiego abi-tuale degli antibiotici, a meno che non vi sia una chiara evidenza di infezione batterica. Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori hanno utilizzato un campione di 2000 pazien-

ti che presentavano un›infezione alle basse vie respiratorie per cui non c›era sospetto di polmonite. Metà di loro è stata trattata con l›amoxicillina (AUGMENTIN) l›altra metà con un placebo. Fra i due gruppi di persone

vi sono state poche differenze in termi-ni di risposta alla terapia, ma rispetto al placebo l’amoxicillina provocava effet-ti collaterali significativi nei pazienti, come principalmente nausea, eritemi o diarrea. Questo studio risulta molto significativo, se pensiamo che l’amo-xicillina in associazione all’ acido cla-vulanico (che ha il ruolo di potenziarne gli effetti), è uno degli antibiotici più prescritti. Seguiamo quindi dei piccoli accorgimenti per evitare gli effetti ne-gativi di questi medicinali; una volta iniziata, la terapia antibiotica va portata a termine come da prescrizione medi-ca se non vogliamo rischiare ricadute o

complicazioni gravi: il fatto che la febbre sia passata non è un buon motivo per sospende-re la terapia antibiotica. Durante l’assunzio-ne di antibiotici, chiedete al vostro medico, di assumere dei fermenti lattici che possano evitare di mettere l’intestino sotto stress. Una sorta di barriera protettiva che evita spiace-voli inconvenienti. In ogni caso quando si tratta di assumere qualsiasi tipo di farmaci, è buona abitudine evitare il “fai da te”, e ri-volgersi sempre al proprio medico di base.

Si all’antibiotico, ma con moderazione.

C O N S I G L I

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Maria [email protected]

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Domenica 24 febbraio 2013

C’era talmente tanto sangue e viscere e fegato in quello che le donne scrivevano,

che ci si poteva chiedere se le donne scrittrici facessero qualche altra cosa oltre che avere le mestruazioni e arrabbiarsi. Così scriveva Erica Jong, nel suo ,Cosa vogliono le donne. (Bompiani, 1999).

Capita spesso, in effetti, che una donna, quando scrive, sembri talmente piena di rabbia, sangue e ossa da sentirsi dire “saranno gli ormoni”, oppure “avrà le sue cose” oppure ancora – la peggiore – “si dovrebbe sfogare di più”. È che alle donne scrittrici non si perdona di donare emozioni e, all’occasione, ritirarle anche dal mercato, di distruggere sogni svelando la banalità dell’ovvio, di scarnificare la realtà mostrandone tutte le bruttezze, in modo quasi dissacrante. Alle donne scrittrici non si perdona l’ironia, neppure quando è rivolta verso se stesse. Si tende a voler imbrigliare in un burqa il velo di intelligenza che può trasparire dalle loro parole. È un po’ come quando si fa finta di non vedere ciò che non si vuole vedere o si rifiuta ciò che non si può comprendere.

Perché la verità è che, se sei donna, e

soprattutto mamma, devi essere buona, candida, soffice, morbida e duttile come la Madonna. O come la panna. Bianca, non rosso sangue. Devi essere portatrice sana di

buonismo e moralità, scandalizzarti se si parla di sesso o di fronte ad un discorso cinico, non puoi sorriderne. Devi essere garante della tranquillità dei maschi, rassicurarli sulla loro superiorità, sulla loro supremazia, quella che troppo spesso sembra essere minacciata dalle donne. Non importa se i ruoli chiave, poi, sono quasi sempre occupati da uomini, se per

annullare le donne con classe e signorilità gli uomini abbiano fatto ricorso alle quote rosa. Se sei donna, devi partorire con dolore e sopportare la sofferenza, mettere il piatto a

tavola ed accudire i tuoi figli (la calzetta, no, non ci chiedono più di farla… forse) e non lamentarti, anche se lavori.

E la colpa non è solo degli uomini, ma anche di tante donne: alcune, se non sono madonne pellegrine, non sanno quasi che farsene della propria vita. Come se non trovassero un posto né una collocazione. E allora sono sceme. E una donna scema la perdoni tre volte meno dell’uomo scemo, perché dalla donna ti aspetti sempre di più.

Insomma, le donne scrittrici. Sì, donna, va pure bene che tu scriva. Se veramente sai farlo, però, sennò scrivi perché ti scopi qualcuno, è indubbio (e forse te lo scopi anche se

sai scrivere). Ma non sognarti di provare a distruggere il sogno tutto italiano del maschio. Se lo fai, diventi un ingranaggio marcio, una scheggia che rovina il motore del mondo.

E di motori, si sa, si intendono soprattutto gli uomini.

Quando le donne scrivono col sangue. E non hanno le mestruazioni.

R U B R I C A“Inizia ad infastidire il prossimo in un pomeriggio del maggio 1972 a Napoli. A cinque anni sapeva già dattilografare. Pasionaria tifosa del Napoli, impulsiva, aggressiva e permalosa. Non le interessa altro che scrivere, respira grazie a questo”.

Fuoco di Puglia

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Domenica 24 febbraio 2013

AGNESE PALUMBO e MAURIZIO PONTICELLO hanno tracciato, in “MI-STERI, SEGRETI E STORIE INSOLI-TE DI NAPOLI “, edito dalla Newton Compton, un percorso conoscitivo della città partenopea sicuramente “diverso” dai mille e mille sentieri già battuti. Al centro della narrazione, infatti, c’è la straordinaria città partenopea, ricca di storia: Napoli amata e odiata, città ca-pitale e sede fiabesca di sovrani, culla di civiltà stratificate e sovrapposte, sì, ma anche centro di leggende….

Nel ventre di Napoli, nel suo sottosuolo, nei labirinti sotterranei così come nelle chiese consacrate e sconsacrate, nel-le sue tradizioni e nelle sue maschere, nelle sue superstizioni, nel suo dialetto, nelle sue canzoni, si cela un’anima se-greta, arcaica, le cui radici composite affondano nella notte dei tempi.

Storici e archeologi ne esplorano da tempo le vestigia alla ricerca di elemen-ti e dati che possano confermare oppure no i tanti “si dice” e i numerosi “si nar-ra”, che ora si rincorrono in un ritornello dal sapore già gustato, ora si sovrappongono

e si diramano in mille rivoli; e, infatti, è pro-prio dall’intreccio fra storia e leggenda, fra

tradizione popolare e dati verificabili che nasce il fascino insolitamente attrattivo di Napoli.

I nostri nonni sicuramente ricordano con un pizzico di nostalgia rituali e pratiche devozionali, racconti intrisi di simboli, i tanti “c’era una volta” che hanno ac-compagnato la nostra e la loro infanzia. La leggenda, si sa, a lungo andare diven-ta mito; il confine tra fabulazione e mito spesso è difficile da cogliere, e può addi-rittura apparire dissacratorio, il desiderio di penetrare all’interno di vicende, volti, immagini della tradizione consolidata; è, tuttavia, irresistibile la forza con cui il mi-stero ci attrae, ci sorprende, ci fa sognare. Napoli ha un’anima segreta e quell’anima è abilmente indagata e narrata da Agnese Palumbo e Maurizio Ponticello in “MI-STERI, SEGRETI E STORIE INSOLI-TE di Napoli”. Il libro sarà presentato il 28 febbraio, alle 17.00, nella Biblioteca di Casoria, dalle prof. Vittoria Caso e Cateri-na Lerro, assieme agli autori, grazie al pa-trocinio del Comune di Casoria e dell’As-sessorato alla cultura. Non è superfluo raccomandare di non mancare a questo

momento di forte spessore culturale.

NAPOLI E LA SUA ANIMA

L I B R I

Casoria AmbienteRITIRO KIT RACCOLTA DIFFERENZIATA

COMUNICATO

Si avvisa la cittadinanza che in relazione al ritiro dei kit di buste per la differenziata lo stesso, per chi non lo avesse ancora fatto,

può essere effettuato dalle ore 10,00 alle ore 13,00 presso il center point della Maione Group (tel. 0817580101) sito in Casoria

alla via G. Giolitti,4.Si ricorda che per il ritiro dei kit l’utente deve presentarsi agli uffici sopra citati munito di codice fiscale e della copia della bolletta

attestante l’avvenuto pagamento della TARSU .Informiamo ,inoltre che, gli utenti,normalmente censiti, qualora non effettuassero il ritiro dei kit saranno compulsati dai Vigili

Ambientali del Comune di Casoria per segnalare eventuali impedimenti od altro che non consentano il ritiro stesso.

Rinnoviamo, ancora una volta, l’invito alla cittadinanza ad effettuare con sempre più impegno la raccolta differenziata al fine di

raggiungere l’agognata percentuale del 70% e ricordiamo che eventuali segnalazioni relative alla raccolta rifiuti possono essere

inviate o alla e mail dell’Ufficio Pubbliche Relazioni [email protected] o ai vigili ambientali del Comune di Casoria.

Cogliamo l’occasione per ringraziare la cittadinanza che da sempre collabora e coopera con la Casoria Ambiente S.p.A. .

L’Assessore all’Ambiente Il Presidente C.d.A.

Avv. P. Tignola Dott. F. Girardi

SOCIETÀ UNIPERSONALE

Vittoria Caso [email protected]

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Domenica 24 febbraio 2013

I “Quartieri Spagnoli” di Gianfranco Gallo conquistano il Trianòn

Domenica 17 febbraio è andata in scena l’ultima replica del musical “Quartieri Spagnoli”, scritto, diretto ed interpretato da Gianfranco Gallo. Lo spettacolo, in scena per due settimane al teatro Trianòn, ha registrato un grande successo di pubblico. “Quartieri Spagnoli” è anche la prima produzione teatrale del nuovo corso del Trianòn, lo storico teatro situato in uno dei quartieri più popolari e folcloristici di Napoli. Lo spettacolo nato tanti anni fa, è ispirato alla “Lysistrata” di Aristofane ma ambientato nel celebre quartiere napoletano al confine con via Toledo e Piazza del Plebiscito. Il musical tocca temi forti e soprattutto attuali riuscendo ad alternare momenti drammatici e toccanti con momenti di grande comicità e leggerezza. Si passa dai contrasti tra clan, alla lotta dei nuovi boss, fino allo sciopero del sesso delle compagne dei malavitosi di turno. “In questo spettacolo” dichiara Gianfranco Gallo, “che dedico a Gianluca Cimminiello, vittima della camorra, ho messo in scena Napoli per quella che è: un amalgama di Bene e Male, di commedia e di tragedia, con un tema, quanto

mai attuale, della violenza sulle donne, che nel mio spettacolo è quella che opprime le giovani dei Quartieri Spagnoli, violenza nella quale i loro stessi uomini nascono, vivono e costruiscono le loro vite sbagliate.” “Nello scenario colorito e assurdo dei cantanti “da matrimonio” – prosegue Gallo – i toni esasperati e i riferimenti alla vita quotidiana nella nostra città, insieme al tema di fondo drammaticamente forte, danno luogo a un mix emozionante di farsa e tragedia, che, così come accade nella vita di tutti i giorni, farà passare gli spettatori dal divertimento alla commozione, dalla riflessione al divertimento”. “Per quest’opera, che è anche una favola, ho volutamente mischiato le carte – conclude Gallo – arrivando a uno stile drammaturgico sostanziato da echi di spettacolo leggero sullo sfondo di un destino da tragedia, come da

momenti di commedia musicale pop inseriti in una struttura che sfugge alle definizioni.”.

A dividere la scena con Gianfranco Gallo è una compagnia fatta di giovani di grandissimo talento, come Danila Stalteri, Laura Borrelli, Andrea Sannino, Anna Capasso , Alessia Cacace, Michele Selillo, Nello Nappi, Andrea Alario, Marco Maietta e i ballerini Valentina Ungaro, che ha anche curato le coreografie, Rossella Lubrino, Rossana Nappo, Maria Grazia Coppola e Daniele Di Salvo. Le scene sono state realizzate da Luciano Quagliozzi, i costumi da

Annalisa Ciaramella, il disegno delle luci da Gianluca Sacco, l’audio da Daniele Chessa. Assistente alla regia Marta Grazioli. Gli arrangiamenti musicali sono stati firmati da Carmine Liberati. Le canzoni originali sono dello stesso Gallo. Le rielaborazioni e le musiche di scena di Paco Ruggiero.

T E A T R O

I “Quartieri Spagnoli”Eduardo [email protected]

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