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Il Domenicale di Casoria

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Il Domenicale di Casoria

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Domenica 24 marzo 2013

Periodico settimanale a diffusione gratuitaAnno III n. 12 -24 marzo 2013

Autorizzazione del Tribunale di Napolin. Reg. 4925 del 28/09/2011

Direttore responsabile:Pasquale D’Anna

[email protected]

Caporedattore: Gilda Longhi

[email protected]

Redazione:Via G. Marconi,

80026 Casoria (NA)[email protected]

Stampa:

Via dell’Indipendenza, 3780021 Afragola (NA)

[email protected]

Edito da:Associazione Culturale Kasauri

Casoria (NA)

Progetto Grafico e Impaginazione:Marco Capparone

Questo numero è stato chiuso in redazioneGiovedi 21 marzo 2013

Rosaria Ascolese

Tommaso Arcella

Gianni Bianco

Marco Capparone

Vittoria Caso

Valerio Cresci

Emiliana Cresci

Gennaro Crispino

Gea D’Anna

Massimo D’Auria jr

Michele Della Gala

Ciro Esposito

Angelo Ferro

Maria Gentile

Pasquale Lucchese

Pietro Simonetti

Marzia Luciano

Pellegrino Mazzone

Carmine Mondola

Raffaele Nocera

Domenico Pagliuca

Francesco Pagliuca

Eduardo Paola

Amalia Vettoliere

Maria Ranieri

Mario Romano

Vincenzo Russo

Pina Savorra

Luca Tramici

Umberto Simonetti

Ernesto Valiante

Giovanni Manfredi

pag. 2Vignetta di Carmine Mondola pag. 3Editoriale di Mario Romano pag. 4 Rubrica di Enzo Marino pag. 5 Rubrica di Enzo Marino pag. 6 Territorio di Vincenzo Russo pag. 7 Territorio di Gilda Longhi pag. 8 Attualità di Gianni Bianco pag. 9 Attualità di Luca Tramici pag. 11 I Fatti di La Redazione pag. 12 Eventi di Maria Gentile pag. 13 Mondo di Angelo Ferro pag. 14 Attualità di Marzia Luciano pag. 16 Rubrica di Valerio Cresci pag. 17 Napoli di Pasquale Lucchese pag. 18 La Finestra di Gea D’Anna pag. 19 Rubrica di Massiomo D’Auria pag. 21 Napoli di Ciro Crescentini pag. 22 Teatro di Vittoria Caso pag. 23 Teatro di Eduardo Paola

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Domenica 24 marzo 2013EDITORIALE

E’ nato il Partito 5 stelle?Mario [email protected]

Il politologo tedesco Robert Michels studio e analizzò, nel primo decennio del novecento,

la nascita, lo sviluppo e l’organizzazione del Partito socialdemocratico tedesco, cui era stato anche iscritto, elaborando la teoria meglio nota come “legge ferrea dell’oligarchia”. Egli evidenziò che in un partito come in uno Stato è naturale la legge che vede la tendenza alla rapida formazione di strutture di potere riservate a pochi. Nel caso del SPD, tale evidenza, oltre a mostrare che il fenomeno era comune, metteva in luce l’incongruenza rispetto alla natura stessa di quel partito. Si trattava, infatti, di uno dei primi partiti di massa, che propugnava principi forti come l’uguaglianza politica e sociale: in prospettiva una vera e propria fondazione di un regime politico dove ciascuno avesse la stessa fetta di potere da esercitare direttamente. Oggi il Movimento 5 stelle insiste nell’affermare alcune proprie peculiarità di forma e di sostanza. Non si considera un partito, perché ritiene appunto che tale forma risponda a esigenze di potere oligarchico e di dominio dall’alto verso il basso. Non a caso si definisce movimento. In questo modo sottolinea che esso è il riflesso, l’onda, di ciò che si muove nella società. Non a caso la felice denominazione del giro elettorale di Grillo è stata Tsunami-tour. Da questo dovrebbero conseguire due caratteristiche del movimento: l’estrema flessibilità e aderenza rispetto ai bisogni e alle istanze sociali e l’esercizio interno di

una democrazia diretta, dove “uno vale uno” e può incidere su qualsiasi scelta politica. Corollario di questa visione di democrazia diffusa è la scelta di ritenere gli eletti al parlamento esclusivamente dei portavoce del movimento. I parlamentari 5 stelle, infatti, disdegnano di essere chiamati onorevoli, ma rivendicano per sé il semplice appellativo di “cittadino”, che ci fa andare con la memoria ai rivoluzionari francesi. Il sogno sotteso a tale visione è la possibilità di realizzare un giorno una piena democrazia diretta, dove tutti i cittadini possano intervenire con il loro voto su ciascuna decisione del parlamento. Va da sé che al momento i 5 stelle, nelle due occasioni delle elezioni dei presidenti della Camera e del Senato, non hanno potuto esercitare tale forma di democrazia diretta, che appare ancora lontana da venire. La decisione su come comportarsi in tale circostanza è stata adottata a maggioranza dei voti espressi dai gruppi di ciascuna delle due camere. Tuttavia, com’è noto, un certo numero di essi, al Senato, ha votato in modo diverso da quanto deciso. In modo assai agitato, da quanto risulta dalle cronache politiche. Non solo. Prima, con un anatema, e dopo, con minaccia di espulsione, Beppe Grillo, il leader politico riconosciuto, per “tacita” acclamazione in quanto mai votato dal movimento, ha offerto una dimostrazione evidente di come questo movimento, al di là delle dichiarazioni di principio sia di fatto strutturato o stia strutturandosi sempre più

come forma partito. Il Movimento 5 stelle ha eseguito alcune operazioni che mostrano, sul nascere, i segni di una formazione oligarchica. In primo luogo si è scoperto che il Movimento ha uno Statuto. Non esiste affatto, dunque, il vantato Non-Statuto. Ne ha dato notizia una settimana fa l’Huffington Post Italia. Il documento ha la data del 18 dicembre scorso ovvero subito dopo le dimissioni di Monti, che di fatto aprivano la campagna elettorale. E questo documento, firmato davanti ad un notaio genovese, costituisce il “Movimente 5 stelle”, di cui è presidente Grillo, vicepresidente suo nipote e segretario il suo commercialista. Tutto ciò all’insaputa degli aderenti al movimenti (gli iscritti al suo blog). Manca Casaleggio. Altro elemento significativo è la nomina, nei giorni scorsi, di due portavoce del Movimento al Senato e alla Camera. La nomina, decisa direttamente da Grillo e Casaleggio, attribuisce a Messora e Martinelli una funzione di interfaccia con l’opinione pubblica, che di fatto esautora quella dei capigruppo Crimi e Lombardi decisa a maggioranza e direttamente dai parlamentari 5 stelle. A chi rispondono i portavoce? Non certo ai gruppi parlamentari, a quanto sembra. C’è un’evidente confusione. Non dovevano essere i parlamentari i portavoce degli elettori? Cos’è successo perché ora i portavoce, anche se definiti diversamente, sono l’espressione del presidente del Movimento? E’ nato il Partito 5 stelle?

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Domenica 24 marzo 2013

“Una cottura di almeno quattro ore, gi-rando di continuo per non farla attac-

care al tegame di creta e tanta pazienza era la norma di mia nonna: Ella diceva che per pre-parare questa salsa “ ce vvò ‘a solennità, ‘a accurtenza e ‘a lemma ‘e na messa c‘o pass’e man mano che abbandonava lo status di ci-polla e s’infiacchiva sempre di più agli umori della carne, si svelava pian piano in una cre-ma dorata pregna dei suoi aromi. L’odore flu-iva verso il cortile in modo irregolare. Prima l’esalazione del soffritto di carne rotto dagli odori degli altri elementi appena abbozzati e ancora trincerati nelle loro fibre, poi l’evapo-razione aspra della carne contaminata dal vino e, subito dopo, la fastidiosa emanazione dei gas urtanti della cipolla dolente. Poi il suo lento illanguidirsi e successivamente folate sempre più ampie di un aroma in composizio-ne. Man mano che cuoceva, diveniva e si dif-fondeva un profumo sempre più amabile fin-ché, più tardi, dal caos del tegame, emergeva finalmente un effluvio particolarissimo e in-trigante che si riversava nel cortile e s’insi-nuava prepotentemente nelle case. Era l’es-senza di un manicaretto eccezionale fatto non più di vari elementi messi insieme a sobbolli-re ma di emissioni di un unico composito in-tingolo che copriva tutto, perfino il profumo dei limoni in fiore.”Il cortile era inebriato e stupito da questo inatteso sugo domenicale. Bellissimo cortile quello di via S. Mauro 4, fore ‘o Pruvulino, dove sono nato e cresciuto. Si accedeva, attraverso un “portoncino” rita-gliato nell’enorme e robusto portone di legno che veniva spalancato solo quando usciva la Balilla5 per l’impegno domenicale, per far entrare S.Mauro nel periodo di questua, quan-do si faceva uno sfratto, un matrimonio o per far uscire un feretro ma in questo caso se ne

apriva solo metà. Si passava attraverso un grande atrio che si schiudeva gioiosamente ad arco sulla corte lastricata di pietra lavica come in uno scenario teatrale. Si aveva subito l’im-patto con la vivacità dell’ambiente anche per-ché era invaso di sole e di gaiezza dall’alba fino a sera. Uno svolazzare di uccelli, di bam-bini e di gente indaffarata. Sul fondale c’era un alto muro di tufo nudo imbiancato parzial-mente a calce con al centro un cancello d’ac-cesso ad un lussureggiante giardino eterna-mente chiuso ai cui lati si stagliavano elegantemente verso l’azzurro due altissimi e sottili palmizi pieni d’inconsistenti datteri. Il cancello era meta dei ragazzini sia per ordire giochi nuovi seduti sul suo gradino e sulle co-lonnine laterali, sia per guardare oltre e desi-derare la pera o la nespola o il fico tenuti là in bella mostra fino all’estrema maturazione senza essere mai colti tranne per lo sfizio dei proprietari. Era il giardino dei frutti proibiti che in età da catechismo tutti confondevano con l’Eden senza più Adamo ed Eva, senza più diritto ai suoi frutti e con due arpie a sor-vegliarlo. Parte del muraglione era conquista-to da rose rampicanti bianche, mentre alla sua base, in una lunga banchina in muratura e ter-ra viva, fiorivano arbusti di sfavillanti orten-sie, rose rosse, candide margherite e oleandri rosa e bianchi. A sinistra del muro in corri-spondenza del terrazzo delle zitelle c’erano un arboscello di profumatissimi gelsomini e un violaceo glicine pendente poi, più in là in una rientranza, diverse teste con piante che disdegnavano i raggi del sole.Di fronte in cor-rispondenza degli archi di sostegno al livello superiore c’erano due alberi di limoni alti ol-tre il primo piano su cui i passeri ci facevano l’amore, nidificavano e si lanciavano in fre-quenti incursioni nelle case. Prendevano bri-

ciole di pane e davano tanto cinguettio, dal pigolio primaverile tenero e strozzato dei pul-cini al ciangottio sciolto brioso dei giovani passeri, ma anche suoni altezzosi a piena gola, da strumento affinato, del masticiello6 che era tra loro. Lungo la ringhiera del piano alto, invece, stavano tantissimi gerani: purpu-rei e vellutati, rossi e carnosi, scarlatti mac-chiati di indaco, rosa venati di vermiglio, bianchi schizzati di sangue e quando i ragazzi li mangiavano per gioco ognuno attribuiva di-versi e fantastici sapori. L’unica zona inter-detta ai fiori e alle piante era quella vicina al cesso a monte8, attigua al garage della Balil-la, spazio ritenuto ripugnante perché si anda-va ad evacuare lo schifo corporale e quindi, per tacita convinzione, ritenuta zona indegna della bellezza della natura. A fianco dell’an-drone, sul lato destro della corte, era la zona d’incontro delle donne. C’erano un pozzo d’acqua sempre fresca, poi sostituito da una fontana comunale, e un lavatoio condominia-le vicino ai quali si dava vita a momenti di sfoghi personali, di progetti futuri e di ami-chevoli consigli, ma era anche il luogo di pet-tegolezzi, di vivaci discussioni e di furiose li-tigate.Una cancellata, anch’essa sempre chiusa, introduceva, attraverso dei gradini scavati nel tufo tra due scivoli per far scorrere le botti, ad una profonda e buia grotta, piena di votte11, varrili12 e damigiane ma anche da esalazioni inebrianti. Era il luogo del mistero dove un po’ tutti, grandi e piccini, ci rovescia-vano i loro mostri interiori e le loro paure an-cestrali. A sinistra, invece, dopo il vascio di Zufia e quello di Cuncettella a fruttajola, c’era un’ampia scala di piperno dai gradoni ben sa-gomati e una ringhiera di ferro battuto dalla linea essenziale, luogo chiave della vita del palazzo. In cima alla prima rampa, giusto di

Non cercate coerenza o un filo conduttore o uno stileletteario... vi saranno negati! Questa rubricasarà solo il passepartouttra me e voi quando ionavigherò tra i miei ricordiveri o fantastici, nostranio internazionali, sociali o spirituali

LA DOMENICA NEL CORTILE – I/III

E N Z O M A R IN OVIAGGI NELLA MEMORIA,VIAGGI NELL’ESTRO

R U B R I C A

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Domenica 24 marzo 2013fronte, c’era una grande nicchia ben lavorata e protetta da una vetrata, sede di un S.Mauro colorato di discreta fattura, forse in legno, forse in gesso sotto al quale, favoriti dalla pe-nombra, si tessevano i migliori inciuci. La scala, che conduceva al primo piano e poi, occultata da una balaustra in muratura, al sup-pigno14, era luogo sacro e temuto, di andiri-vieni e di giochi, di rifugio e di confidenze, di trame e di amori. Alla fine della prima tesa di scale c’era un terrazzo coperto, con l’ingresso all’abitazione di zzì ‘Ngiulina15, che aveva due balconi che affacciavano su via S.Mauro, comodi palchi per vedere le processioni ‘a stagione16, il carnevaletto17 d’inverno e lo struscio nelle feste comandate. Da questa log-gia partivano due lunghissime balconate che abbracciavano il cortile ad angolo retto e por-tavano alle abitazioni di don Vicienzino ’o cafettiere e a quella dei proprietari del palaz-zo, due comodi loggioni per interagire con il quotidiano del cortile. Su questa scena, piut-tosto ampia, la gente semplice del cortile reci-tava la sua razione di vita quotidiana. La posizione migliore per vedere lo spettacolo era quella di Davidino, un ragazzino non del palazzo, eternamente sporco, con le scarpe schiantellate19 e pieno di cozzoche20 alle gi-nocchia. Aveva occhi vispi ed una testolina sempre mobile su un piccolo corpo magro e

scattante, fuggiva da chissà che cosa e ogni tanto si rifugiava, accucciandosi come un ca-gnolino impaurito, sotto al portone 21, in un angolo puzzolente di urina, non sul lato sinistro dove si metteva di notte ad ululare Vicienzo ‘o lupunare22, ma su quello opposto. Da quell’ottica, quando non era disturbato dagli scugnizzi d’o Pruvulino che giocavano a zecc ‘a muro23, con la te-sta tra le mani ed il viso teso dispettosamente in avanti si godeva, illuminandosi di di-vertito sorriso, le immagini surreali della sceneggiata che il cortile offriva. A pri-ma mattina don Vincenzino ‘o cafettiere era il primo a rompere il silenzio, si senti-va la doppia mandata di chiave che apriva la porta di casa, i passi per le scale, l’immanca-bile colpo di tosse per il fumo di un’Aurora che gli irritava la gola, il clac del chiavino che apriva il portoncino e il tonfo di quando si ri-chiudeva, le imprecazioni per la porta del bar che stentava ad aprirsi e poi lo sbuffare della macchina da caffè che saliva di pressione. Poi le voci dei primi clienti: “Annese cafettiè!”,

“Na tazzulell ‘e cafè stretta stretta!”, “Nu cafè e na prersa r’annese!” , “un caffè corretto!” Subito dopo scendeva il signorino D’Auria,

apriva prima il gran por-tone con stridii e tonfi, poi la porta della rimessa che come sempre intercettava la porticina del cesso ed infine l’armeggiare con la Balilla. Su suggerimento di don Antonio ’o sciaf-ferrre e per il buon fun-zionamento del motore, il primo avviamento della giornata lo faceva sempre con la manovella e non con la batteria, poi acce-lerava più volte per scari-care, a suo dire, i gas su-perflui accumulati durante la notte e quindi staccava

il sistema frenante e la faceva scivola al cen-tro del cortile. La spolverava dentro e fuori, dava un’altra assurda pompata alla tromba per salutare le sorelle che lo seguivano dal belvedere e con la dovuta calma ripartiva ma fermandosi subito dopo sotto all’androne per le cautele di rito e poi subito in strada per Pozzuoli, lasciando il portone spalancato. (continua)

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Domenica 24 marzo 2013

Valorizzazione, conservazione e rispetto per l’ambiente sono termini sconosciuti

per Casoria. Negli ultimi mesi la città è ripiombata nell’indifferenza totale, il contagioso entusiasmo che aveva portato l’assessore all’ambiente Pasquale Tignola sembra essersi assopito. La risposta, che lo stesso ci ha dato rispondendo alla nostra segnalazione su una discarica abusiva nata all’esterno del centro commerciale Carrefour, non ci è parsa convincente e dimostra che sui temi “caldi” quest’amministrazione non riesce a trovare soluzioni. Intanto nel dimenticatoio è finita anche la discarica del Cantariello, dopo mesi di battaglie da parte del Comitato discariche a Nord di Napoli, tutto è fermo e non ci sono notizie inerenti la bonifica, ricevuti i dati dell’Arpac il Comune aspetta che sia la Regione a muoversi. Sul versante della raccolta differenziata, invece, dobbiamo segnalare un rallentamento, il servizio “svuota cantine”, che si svolgeva il secondo sabato di ogni mese, è temporaneamente sospeso per motivi logistici, la raccolta oli esausti è un’incognita e in molte zone della città la raccolta differenziata non riesce a decollare. Turbolenta è anche la questione inerente la potatura degli alberi, un agronomo da noi consultato ha riferito

che gli alberi sono stati tagliuzzati in modo drastico e errato, anche perché la potatura non avviene secondo scadenze prestabilite. Piccoli interventi possono essere eseguiti in ogni periodo dell’anno e lo stesso può essere fatto per l’asportazione di rami e non solo ad inizio autunno come intende fare il Comune.

Strano è parso anche il furto degli utensili che servivano per la potatura, prontamente riacquistati dall’amministrazione. Il Sindaco Carfora, in campagna elettorale, avanzò anche una proposta per la realizzazione del progetto Vadelago, ovvero l’opportunità di realizzare sul territorio di Casoria un centro

di separazione meccanica dei rifiuti, ma è ben visibile che si è tradotto nel più classico degli spot elettorali. Il comune non ha idee su come rilanciare le tante aree dismesse del territorio e i convegni semivuoti promossi da quest’amministrazione non possono dare segnali di svolta. Ancora oggi ci sono cittadini che non fanno la raccolta differenziata, non raccolgono gli escrementi dei cani depositandoli nelle cassette installate sul territorio (acquistati a caro prezzo), gettano le carte per strada e nemmeno conoscono il senso della cultura ambientale, o meglio credono di poter fare a modo proprio. Rispettare la natura significa rispettare il nostro futuro e anche un po’ più se stessi, l’esperienza ci dimostra che la natura, quando subisce, restituisce la violenza producendo conseguenze incontrollabili. Colgo l’occasione per richiedere all’assessore il suo interessamento su Via Duca d’Aosta, un’arteria fondamentale di collegamento con

la vicina Afragola, con un’alta frequentazione a ragione dei diversi plessi scolastici, di una parrocchia e del Museo Cam, che è assolutamente priva di qualsiasi genere di raccoglitore per rifiuti e cosi le strade, spesso, si trasformano in pattumiere a cielo aperto. Buona Domenica.

TERRITORIO

Casoria:un presente da riciclareVincenzo [email protected]

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Domenica 24 marzo 2013

Il 27 Marzo prossimo Francesco Bozzaotra, casoriano di nascita, avrebbe compiuto 100 anni. E, per l’occasione, i suoi nipoti hanno voluto rendere omaggio a quest’uomo di al-tri tempi, scomparso il 23 Aprile 1993 all’età di 80 anni. Ci hanno contattato per ricordare, attraverso il no-stro giornale, la sua storia. E noi siamo stati lieti di farlo! Abbia-mo incontrato Giovanna Muto, la sua prima ni-pote, che con le lacrime agli occhi per l’emo-zione, ci ha descritto la vita di quest’uomo: una vita normale, di un uomo dedito alla fa-miglia e al lavoro, un uomo innamorato del-la sua città…e che per tutto questo merita di essere ricordato come “straordinario”. Nato a Casoria esattamente un secolo fa, da Giusep-pe e MariaCarmina Russo, Francesco, sin da piccolo, coltiva la passione per i cavalli grazie a suo padre, cocchiere di professione. Duran-te la seconda guerra mondiale, prigioniero, viene tratto in salvo dagli alleati che, da Na-

poli, arrivarono a Casoria mentre i tedeschi si arrendevano indietreggiando verso la zona dell’attuale campo sportivo. E proprio grazie alla patente di guida presa durante la Guerra inizia il suo lavoro di autista, che lo accom-pagna fino agli ultimi giorni della sua vita. Giovanna ci mostra alcune foto e ci raccon-ta con orgoglio che, a quei tempi, il fatto di possedere una macchina era veramente cosa rara, tanto che Francesco in poco tempo di-viene l’unico autista della zona. Chiamano lui quando c’è da percorrere lunghi tratti in auto in caso di emergenza o quando, ad esempio, bisogna prestare servizio per il generale Dalla Chiesa, durante la sua permanenza casoriana. L’onorevole Conte Rocco lo vuole addirittura come suo autista personale. Nel giro di poco tempo, Bozzaotra diventa un nome conosciu-

tissimo a Casoria e a Napoli e il suo parco macchine diventa sem-pre più numeroso, tanto che deve chiamare al-cune persone a lavorare per lui. Lettore atten-to del “Corriere dello sport”, si appassiona al ciclismo e segue da vi-cino, spesso con la sua macchina, alcune tra le

gare più importanti dell’epoca. E quando ini-ziano a girare per strada i primi Taxi per il servizio pubblico, verdi prima e gialli poi, lui ne possiede subito uno. E ogni giorno, al ter-mine del suo turno di lavoro, si ritrova con gli amici in Piazza Cirillo, luogo di aggregazione dei casoriani(allora molto più di ora, n.d.r.) e frequenta con assiduità l’Associazione San Rocco. A 50 anni viene colpito da un tumo-re alle corde vocali e quasi perde la voce, ma

questo non lo spaventa: anzi. La malattia gli dà la giusta spinta per andare avanti e colti-vare le sue passioni, che lo tengono in vita con tenacia ed entusiasmo fino all’età di 80 anni. “Un uomo che dava, dava, dava…e non lasciava mai niente per sé, perché era felice cosi. Orgoglioso della sua sposa, dei suoi figli (MariaCarmina, Giuseppe, Luigi ed Emilia) e dei suoi nipoti”, cosi recita lo stralcio di un pensiero scritto per lui dalla nipote Giovanna. Un uomo la cui semplicità ed onestà resteran-no per sempre, come un ricordo indelebile, nel cuore dei suoi cari. Il 9 Aprile prossimo nella Basilica di San Mauro alle ore 17.30 sarà ce-lebrata una S.Messa in suo ricordo: all’evento parteciperanno, oltre ai familiari, tutto coloro che hanno avuto il piacere di conoscerlo o an-che solo di sentirne parlare.

Gilda [email protected]

TERRITORIO

La Casoria di un tempo…Un viaggio nel passato, nel ricordo di Francesco Bozzaotra, detto “Mangialupini”.

Il Domenicale vi propone un tuffo nel se-colo scorso, un viaggio nella Casoria del passato, nelle sue storie più recondite, nei personaggi che hanno fatto la tradizione di questa città. Ci piace affrontare questo viag-gio insieme a voi, quindi se avete contributi di ogni tipo, immagini e storie da raccon-tare, scriveteci a [email protected] oppure contattateci al 393 15 69 610 e noi saremo lieti di dare voce e spazio ai vostri ricordi.

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Domenica 24 marzo 2013

Dopo la raccolta di firme per la presentazione al Parlamento Europeo

della petizione denominata MO’ BAST!, promossa dalla Federconsumatori Campania insieme con altre associazioni napoletane, riprende oggi la battaglia contro la più grave ingiustizia. A onor del vero dobbiamo dire che lo scontro tra Istituzioni e cittadini su quest’argomento non ha trovato l’ostilità della classe politica. Da Strasburgo a Roma, sono stati diversi i parlamentari europei e nazionali che hanno sostenuto l’iniziativa, di qualsiasi schieramento. Il risultato di Bruxelles l’ano scorso fu di portata storica, finalmente, dopo anni di discriminazione, la Commissione petizioni, presieduta dalla napoletana Erminia Mazzoni, ritenne valide le argomentazioni della delegazione del Comitato, ritenendo inaccettabile la territorialità delle tariffe assicurative, tutte a danno dei virtuosi del napoletano e oggi di tutto il Sud dell’Italia. Le indicazioni della Commissione europea furono discusse in Commissione al senato, portate alle due sedi del parlamento Senato e Camera dei deputati, tra mille difficoltà. Alla fine, dopo che il percorso sembrava definito e la vittoria vicina per noi cittadini, intervenne il Governo Monti che, pressato dalla Lega nord, ma anche e soprattutto dalla Lobby delle Assicurazioni riuscì con un blitz a cambiare di nuove le carte in tavola e lasciare tutto com’era. Un atto di pirateria politica. Durante il periodo elettorale la Federconsumatori ha inviato una lettera ai tanti candidati per impegni precisi per il nuovo Parlamento per stimolare gli eletti a tenere d’occhio il settore assicurativo, spesso abbiamo visto in diverse trasmissioni televisive il Presidente nazionale

Rosario Trefiletti intervenire al riguardo. Ecco i provvedimenti proposti:

1. obbligo da parte delle compagnie di comunicare le statistiche in base alle quali calcolano la tariffa ed il premio per provincia di residenza;

2. inasprimento delle pene per frode assicurativa;

3. ridurre a 15 giorni la prescrizione per la denuncia di sinistro;

4. divieto di cessione del credito assicurativo;

5. approvazione rapida dei decreti attuativi, ancora fermi, derivanti dalle liberalizzazioni approvate nel 2012;

6. eliminazione della differenziazione geografica per assicurati esenti da sinistri negli ultimi 5 anni.

Sono proposte che dovrebbero eliminare quelle sacche d’interessi loschi da parte di alcune frange di utenti disonesti ed elementi collusi del sistema assicurativo, per mettere in campo una nuova disciplina e soprattutto rimediare a una discriminazione davvero indecorosa nei confronti del 70% degli automobilisti

virtuosi campani, sui quali ricade l’intero onere economico che dall’introduzione della Responsabilità Civile in Italia ha determinato aumenti di dieci volte superiori e soprattutto determinato una presunzione di colpevolezza per un’intera comunità. La cosa migliore sarebbe denunciare alla Corte per i diritti umani di Strasburgo. Parlo spesso con operatori del settore, gli agenti locali del mondo assicurativo. Sono in seria difficoltà per i due fenomeni che questa situazione ha generato. Le polizze che non sono ritirate da una gran parte degli automobilisti in difficoltà economica e soprattutto le disdette indiscriminate e ingiustificate da parte delle Compagnie nazionali, la chiusura di alcune agenzie la prova di questo disagio. I lettori saranno informati delle evoluzioni attraverso le iniziative messe in campo a Napoli dal Comitato, il domenicale sarà in prima fila nell’informazione oggi, come lo è stato un anno fa per la raccolta di firme in città, con la pubblicazione settimanalmente dei punti di raccolta firme, insieme alla manifestazione della Biblioteca Padre Mauro Piscopo, per spiegare i motivi della petizione e i risultati all’epoca ottenuti. Oggi che in politica sembra davvero essere cambiato sono sicuro che qualcosa buono e di nuovo per il problema del caro assicurazione si farà. Alla prossima.

DI NUOVO IN CAMPO

AT T UA L I TA’

Gianni [email protected]

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Domenica 24 marzo 2013

Domenica 17 Marzo si è celebrato l’ anniversario dell’Unità d’Italia, una

data importante per la società Italiana, ha segnato il destino di un popolo, portandolo alla rivalsa Europea, all’industrializzazione, al rinnovamento scientifico-culturale, peccato che una sola parte del paese ha goduto di tali benefici, mentre l’altra ha subito un effetto colonizzazione senza pari, decretando un divario tale, che mai potrà essere ridotto. Oggi vorrei raccontarvi l’Unità da un lato mai conosciuto, di una verità mai resa nota agli ignari fratelli d’Italia; Innanzitutto dai testi storici e dai libri didattici scritti dopo il 1861, si apprende che il Sud era prevalentemente arretrato, ignorante, e governato da despoti tiranni, beh eppure i poeti stranieri di quel periodo scrivevano il contrario, definivano il Regno delle due Sicilie, sull’onda della tecnologia e del progresso, grazie alle fiorenti industrie, acclamavano la sua capitale, Napoli, come la terza città al mondo per cultura e innovazione. Altri cenni, possono confermare questa tesi, poiché i Borboni, divennero presto famosi, per alcuni primati mai raggiunti prima, come: il primo Museo di Archeologia, primi studi sulla pediatria, prima Facoltà di Economia, prima istituzione di un fondo pensionistico e prima città ad eseguire la raccolta differenziata, sì, e stiamo parlando del 1815! Tutto ciò era stato già ben visto dai Savoia, e soprattutto dall’astuto e abile statista Camillo Benso, che architettò

uno stratagemma per risollevare l’economia del Piemonte, e far un favore ad Inghilterra e Francia, che temevano l’ascesa dei Duo Siciliani. Organizzò una spedizione per “liberare” i cittadini napolitani, una vera e propria azione di conquista senza nessuna dichiarazione di guerra, l’attacco fu coordinato dal Gen. Garibaldi con uno schieramento di mille uomini: mercenari, assassini, prigionieri assoldati, definiti dallo stesso generale, la feccia della società. La spedizione dei Mille si rivelò una marcia cruenta e oltraggiosa per le popolazioni meridionali, basti pensare che i mille uccisero, saccheggiarono e portarono via milioni di scudi appartenenti al Banco di Palermo e di Napoli, fondamentale per la riuscita della conquista è stato l’appoggio data dalla mafia, guidata da Pilo e Corrao e dalla camorra di Tore De Crescenzo, nominato capo della Polizia cui diede il controllo della città Partenopea, alleanze che si protrarranno negli anni e saranno fondamentali per individuarne le conseguenze della questione meridionali.Il 17 marzo 1861 l’Italia è unita, fattispecie per lo stato Pontificio, è più che per il dato di espansione territoriale, è utile fornire i dati economici di questa spietata conquista:

Prima dell’annessione la situazione economica dei due regni, si presentava così: Nel 1859 Nelle casse del Piemonte c’erano

poco meno che 20 milioni di Lire.Nel 1859 Nelle casse del Regno delle due Sicilie c’erano 423 milioni di ducati.Il dove siano finiti i soldi del Banco delle due Sicilie, potete intuirlo da soli! Un dato che può fornire la risposta a tutte le domande sulla discrepanza tra Nord e Sud. In seguito a quella data, susseguirono altre condanne per il popolo meridionale; Per reprimere le insorgenze dei popoli meridionali, in seguito alla confisca dei propri possedimenti,

l’esercito piemontese guidato dai generali Bixio e Cialdini annientò la resistenza civile, avvalendosi dei modi più sanguinari e cruenti: ammazzarono civili, stuprarono donne e bambini, rasero al suolo interi paesi redendoli incoltivabili, istituirono il primo lager al mondo, quello di Fenestrelle, dove i meridionali venivano torturati e uccisi. Costrinsero quasi metà della popolazione ad emigrare, chiusero fabbriche e industrie, scuole, teatri, musei, condannando il meridione a una lenta e atroce fine.

AT T UA L I TA’

Fratelli d’Italia? No, grazie!Luca [email protected]

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Domenica 24 marzo 2013

Il Direttore Pasquale D’Anna ha compiuto50 anni: auguri!

Il 19 Marzo scorso, giorno della festa del papà, il direttore de “Il Domenicale”, Pasqua-le D’Anna, ha soffiato le sue prime 50 cande-line. A festeggiare l’evento i suoi amici più cari, insieme alla moglie Angela e alla figlia Ludovica. A Pasquale gli auguri più sentiti ed affettuosi da parte dell’editore, del caporedat-tore e della redazione al completo. “Grazie di cuore a tutti quelli che hanno partecipato al mio giro di boa”: cosi, in maniera sobria ma sentita, Pasquale ha ringraziato su Facebook tutti coloro che, anche solo con un pensiero, si sono ricordati di lui in questo giorno così speciale. Ai nostri auguri e ai nostri ringra-ziamenti per la dedizione e l’impegno quoti-diano che Pasquale rivolge al giornale siamo certi che si associano quelli di tutti i lettori e dei visitatori del portale web de “Il Dome-nicale”. Ad maiora Direttore…speriamo di averti fatto una sorpresa gradita dedicandoti questo spazio!

Quattro giornate per la legalità nel nome di Carlo La Catena

“La legalità si costruisce insieme”: questo il titolo della manifestazione patrocinata dal Ministero degli interni, dalla Regione Cam-pania, dalla Provincia e dal Comune di Caso-ria e organizzata dall’Associazione intitolata a Carlo La Catena, il pompiere che ha perso la vita nel 1993 nell’attentato di Via Palestro a Milano. Il primo dei quattro appuntamenti previsti si è tenuto presso il IV circolo didat-tico di Casoria, con il coinvolgimento di tutta la cittadinanza ed in particolare degli studen-ti. Giovedi 21 Marzo, invece, Piazza Cirillo ha ospitato una particolare e suggestiva Via Crucis dal titolo “Patì sotto il peso delle ma-fie”, in onore delle vittime della criminalità organizzata, alla presenza di autorità civili, religiose e militari. Importante la partecipa-zione di Don Tonino Palmese, del magistrato Raffaele Cantone e dei rappresentanti dell’as-sociazione “Libera” Campania.

Parte la task force del Comune contro lo sversamento abusivo dei rifiuti

Sono cominciati in settimana gli interventi di pulizia e bonifica delle rampe di accesso all’Uci cinemas e ai centri commerciali, che sempre più spesso, negli ultimi periodi, sono diventate oggetto di atti di inciviltà da parte dei cittadini, che si recano proprio in quelle zone a sversare abusivamente i propri rifiuti. Nei prossimi giorni le operazioni continue-ranno anche nella zona che conduce all’I-kea. “Le rampe e gli svincoli rappresentano il biglietto da visita per la città e operazioni come questa erano doverose da tempo”, ha affermato in un comunicato il Primo citta-dino Enzo Carfora. L’assessore all’ambiente Pasquale Tignola ha rassicurato poi la citta-dinanza: “a breve provvederemo ad installa-re delle telecamere di sorveglianza per poter individuare chi, con disprezzo alla civiltà e al saper vivere, saccheggia quelle zone”.

La redazioneI FATTI DELLA SETTIMANA

Succede a Casoria…

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Domenica 24 marzo 2013

A pochi giorni dall’inizio del Pontificato, Papa Francesco sceglie di comunicare

attraverso scelte simboliche che celano la vo-lontà di mandare un messaggio di semplicità e di rinuncia al lusso che da troppo tempo per-meava il Vaticano. Mentre le parole, spesso, possono essere confuse, soggette a diverse interpretazioni, trasformate o fraintese, il linguaggio dei simboli è privo di equivoci ed ha la caratteristica di essere compreso e recepito da tutti. La scelta della croce di ferro, e non in oro, in primis, e l’anello del pescatore in argento dorato. Papa France-sco ha confermato il suo stemma e il relati-vo motto che aveva da vescovo. Lo ha reso noto, pochi giorni fa, la sala stampa della Santa Sede. Dopo la sua elezione, ha deciso di rientrare alla Domus Santa Marta in auto-bus, assieme ai cardinali elettori. Una scena, che a vederla, ci strappa quasi un sorriso. Un Papa in autobus non l’avevamo mai visto. Ed infine, (ma chissà cos’altro s’inventerà), ha preteso di alleggerire la scorta della Polizia di Stato italiana, riducendola a una sola auto-mobile, una Ford. Non teme le folle, ma le ac-coglie, abbraccia e bacia coloro che incontra, il suo linguaggio non è austero. E se c’è chi

pensa che tutto questo sia solamente un astuta “strategia di marketing”, noi auspichiamo che questi gesti cosi significativi siano solo il pre-ludio di un grande cambiamento. Il Vescovo di Roma, come lui stesso si è definito, sem-

bra ispirarsi in tutto e per tutto al Santo che ha scelto, il poverello di Assisi, Francesco, di cui porta il nome. E chissà se questo attenersi alla regola monastica di San Francesco non possa essere di buon auspicio per la Santifica-zione del nostro Padre Ludovico da Casoria, proclamato Beato nel 1993 da Papa Giovanni Paolo II. Egli entrò a 18 anni tra i Francescani Alcantarini ed iniziò la sua attività di inse-

gnante di filosofia e matematica presso vari istituti dell›Ordine Francescano, costellando la sua vita di opere di carità. Di grande aiuto gli furono molti Terziari Francescani (un or-dine mendicante canonicamente autonomo all’interno della famiglia francescana), che con lui fondarono i Frati della Carità, come anche le suore Bigie Elisabettine nel 1864 a Capodimonte, che tutt’oggi continuano la loro opera nel ricordo del Beato Ludovico da Casoria. In questo mese si celebra l’anni-versario della sua nascita (11 marzo) ed è a lui che è dedicato proprio il mese di Marzo, il Mese Ludoviciano. Ogni anno, imman-cabile la processione da Casoria a Posillipo in occasione della sua nascita. Non osiamo immaginare la felicità della citta di Casoria, se questa Santificazione avvenisse proprio

con Papa Francesco. Il parallelismo tra le due personalità è importante, entrambi vicini ai poveri, agli ultimi, nel ricordo e secondo i dettami francescani. Ci auguriamo che questa aspettativa possa realizzarsi, anche per ricor-dare chi, come Padre Ludovico, ha consacra-to la sua vita ad aiutare il prossimo, e dare va-lore a tutte le opere di carità che ancora oggi sopravvivono, grazie al suo operato.

E V E N T I

Nel segno di San Francesco: il nostro Papa e il nostro Beato Padre Ludovico.

 

                                         

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Domenica 24 marzo 2013

L’ idea di un’ organizzazione di stati a li-vello europeo risale al 1951, dopo un

lungo e travagliato percorso si giunge con il trattato di Maastricht a costituire la cosiddetta unione europea che ad oggi si com-pone di 27 stati di cui 17 hanno ade-rito all’unione monetaria, adottando come moneta unica il tanto deside-rato EURO ; (gli italiani ringrazino l’on. Prodi). Tale istituzione viene creata con l’intento di avere una zona di libero mercato favorendo la circo-lazione di persone e merci ,ma anche di adottare politiche economiche uni-formi su tutto il territorio, fin qui tutti bei propositi. Il problemi sorgono nel cercare di capire cos’ è quest’ entità sovrannazionale, che fa? Per chi lo fa? E a chi è convenuta? Non è una semplice organizzazione intergover-nativa, né una federazione di Stati (come gli Stati Uniti d’America), ma un organismo “sui generis”( qua bi-sogna preoccuparsi) a cui le nazioni delegano parte della propria sovranità nazio-nale. Le sue competenze spaziano dagli affari esteri alla difesa, alle politiche economiche, all’agricoltura, al commercio e alla protezio-ne ambientale. In alcuni di questi campi le funzioni dell’Unione europea la rendono si-mile a una federazione di stati , in altri settori, invece, è più vicina a un’organizzazione poli-tica internazionale. Non è chiaro se sia carne o pesce , forse non vuole essere né l’una né l’altro , in ogni caso pare essere una alimen-to che sta per scadere .Ci sono economie di paese troppo divergenti fra loro; Non c’è una banca centrale come quella americana (Fe-deral Reserve) non c ‘è un governo centrale, non c è un popolo eterogeneo, non c’ è e forse non ci sarà mai un Europa unita. Tutti i paesi a sud dell’ eurozona riversano in condizioni

economiche molto critiche , se non dramma-tiche. La Spagna ha il più alto numero di di-soccupazione giovanile , in Grecia il concetto di lavoro è diventato una chimera e ci sono

stati molti casi di saccheggio ai supermercati , in ultimo la recentissima situazione Cipro, casse dello stato vuote è l’Ue cosa fa? Popone di prelevare un’ imposta unica che va dal 7% al 10 % su tutti i depositi bancari dell’ iso-la, si salvi chi può! Il parlamento di Nicosia, (espressione del volere popolare)si oppone e i tecnocrati gli rispondono : -cavatela da solo isolano, alla faccia dei fratelli europei!! Ma i guai non finiscono qui per l’ unione-guazza-buglio che cercano di tenere in piedi, il parla-mento ha deciso negli ultimi anni di estendere l’entrata anche a molti paesi dell’ est, si dice-va meglio, più ne siamo , più ci rafforziamo, entra anche l’ Ungheria, quella in cui pochi mesi fa c’è stato un “golpe bianco” da parte dei conservatori, anno nuovo, regole nuove: limitazione della libertà di parola e dei poteri

della corte costituzionale ungherese, divieto di dibattiti pre-elettorali , messa al bando del partito comunista e obbligo di domicilio per 10anni , agli studenti che hanno chiesto aiu-

to allo stato per laurearsi. Il tutto in controtendenza ai principi che ispira-no l’unione, che ovviamente di tutta risposta dichiara di essere preoccu-pata, ma impotente, quando “ce vo , ce vo”!!. Non riesco proprio a capire di che pasta è fatta quest’ istituzione , pare esser stata costruita su pilasti di cartone , indietreggia , barcolla , non è vispa e ha vita breve. Altra querelle riguarda proprio l’Italia e la vicenda dei marò, il ministro terzi , non as-sume un atteggiamento diplomatico, gli indiani si arrabbiano e obbligano il nostro ambasciatore a non lasciare il paese, verrebbe da pensare come l’Europa se la sbriga ,ci aiuterà di sicuro, dopotutto gli versiamo un bel po’ di soldini ogni anno calco-lati in base al nostro Pil. Invece no,

la signora Asthon, alto rappresentante per gli affari esteri dell’ Ue , prima ci comunica un bel: “fregatevi , so fatti vostri”; poi correg-ge il tiro è dice di e preoccuparsi auspicando una soluzione accettabile, grazie! Utilissima! Insomma quest’ Europa serve a pochi ed è inutile per molti. L’accanimento terapeutico non è una pratica opportuna per questa istitu-zione malata. Vorrei ricredermi ,vorrei essere certo che non sia stata fatta per dare sfogo alla perversa immaginazione di qualche sultano dell’economia o della politica con l’inten-to di divertirsi a giocare un po’ a Risiko con le nostre vite, vorrei poter affermare che ne abbiamo tratto dei benefici e delle migliorie, perché se ci siamo giocati il nostro futuro per sentirci più europei era meglio non giocare proprio e sentirsi “molto italiani”.

M O N D O

Accanimento terapeutico nei confronti dell’ UEAngelo [email protected]

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Domenica 24 marzo 2013

Il 19 Marzo di diciannove anni fa, nel 1994, moriva Giuseppe Diana, più noto come Don

Peppino: nato e cresciuto a Casal di Principe, dal mese di Settembre 1989 era parroco nel suo paese della parrocchia di San Nicola di Bari. Autore del documento contro la camorra intitolato “Per Amore del mio popolo non tacerò”, diffuso in tutta la zona aversana nel 1991, egli fu particolarmente devoto al rinnovo del suo impegno, civile più che religioso, volto a debellare il virus della criminalità organizzata, attraverso il desiderio di costruzione di giustizia sociale nelle comunità locali, diffondendo messaggi d’amore per la propria terra ed inculcando ai fedeli una coscienza antimalavitosa sempre maggiore. A quasi vent’anni esatti di distanza dal giorno in cui il suo killer entrò nella sagrestia della parrocchia per assassinarlo con cinque colpi di pistola, il ricordo dell’omicidio del parroco è ancora vivo e continua a suscitare sdegno: l’assassinio fu di stampo camorristico ed i proiettili, due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo, uccisero Don Peppino all’istante, mentre era nella fase di preparazione per la celebrazione della Santa Messa. L’evento fu rapidamente appreso dai cittadini di tutta Italia, nello sgomento generale di chi mai avrebbe neanche lontanamente immaginato che la criminalità un giorno sarebbe potuta arrivata a tanto: invadere il cuore della cristianità individuale per affermare la propria egemonia, dimostrando la propria potenza dinanzi alla figura della Chiesa, luogo di culto,

uccidendo un prete che sta per svolgere la sua quotidiana attività di fede è un gesto non solo irrispettoso e profano ma soprattutto codardo

e d’una vigliaccheria indicibile. L’accaduto ha senza dubbio aperto, a suo tempo, una ferita profondissima, difficilmente rimarginabile nei

conoscenti del parroco e di quanti auspicano una schiacciante vittoria del “bene” nella lotta contro la criminalità organizzata. Tuttavia,

ciò che non uccide, metaforicamente parlando, fortifica: difatti, l’omicidio di Don Peppino Diana ha accesso una speranza per la beatificazione del “sacerdote antimafia” ed ha incentivato la battaglia contro le mafie attraverso la fondazione, negli anni, di numerose associazioni che ricordano la missione del prete, i suoi insegnamenti, i messaggi che diffondeva tra il popolo, la fiducia che riponeva nelle istituzioni e nella gente, l’incredibile forza d’animo che l’ha sempre mosso. Tra queste, una delle più note è sicuramente l’associazione di promozione sociale “Comitato don Peppe Diana”, ufficialmente nata il 25 Aprile del 2006 ma costituita come comitato nel 2003, formata da sette organizzazioni attive nel sociale che hanno come primario intento quello di esaltare il ricordo di un uomo che, come pochi altri coraggiosi, ha dato la vita per un nobile ideale, arrivando a poter essere definito come un martire dei nostri giorni. Tra le iniziative dell’associazione, vi è quella mirata alla lavorazione dei terreni confiscati alla camorra, attraverso la produzione di beni e, soprattutto, la generazione di posti occupazionali. La peggiore sconfitta della malavita è senza dubbio questa: pagare i suoi errori in maniera produttiva, restituendo

ai cittadini ed al territorio stesso, nei limiti de possibile, tutto ciò di cui l’ha privato nel tempo.

ATTUALITA’

Dopo diciannove anni, Don Peppino vive ancoraMarzia [email protected]

foto di Giovanni Manfredi

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Domenica 24 marzo 2013

IL Coni in settimana ha dichiarato lo stop alle tessere gratuite ai parlamentari per as-

sistere agli eventi sportivi emanando una nota bella chiara: “Il Coni comunica che, al fine di evitare strumentalizzazioni su favori e privi-legi riservati ai Parlamentari della Repubbli-ca, ha deciso di non rilasciare più la concessione della tessera riservata ad onorevoli e senatori per l’accesso alle manifestazioni sportive che si svolgono sul territorio nazionale’‘. Subito tale decisione ha raccolto le reazioni di politici ed uomini dello sport. Tra i politici si è espresso un politico tifoso ed anche grande fre-quentatore degli stadi italiani come Ignazio La Russa che ha dichiarato : “La tessera non l’ho mai usata; al Meazza dove seguo l’Inter si con-sente l’accesso ma non un posto in tribuna; non credo davvero che con questa decisione si aggiusteranno i conti dello Stato, mi sembra una iniziativa che segue i tempi e che il Coni abbia voluto prendersi una medaglietta. Non dico che bloccare le tessere sia sbagliato, ma cambierà poco”. Dall’altra parte invece il presidente Claudio Lotito è parso quasi felice: “È un segnale giusto e in controtendenza con il sistema dei privilegi; in un momento in cui il Paese versa in condi-

zioni economiche precarie, è una scelta etica, dato che i cittadini si aspettano pari dignità e trattamento, in linea con i valori dello sport». Il “taglio” riguarda indistintamente tutti i parlamentari e senatori, ma ci sono delle ec-cezioni: la senatrice del Pd Josefa Idem e i

deputati-schermidori Valentina Vezzali (Scel-ta civica) e Marco Marin (Pdl) che, in quanto campioni olimpici, hanno diritto ad entrare sempre in tutti gli impianti sportivi. Dei po-litici quindi se ne salvano solo tre mentre agli altri non resterà che rivolgersi alle società per

ottenere biglietti omaggio o magari pagare il biglietto, visto il cospicuo compenso che ricevono mensilmente dallo Stato italiano. Sicuramente questo provvedimento non ser-virà a mettere fine agli innumerevoli sprechi del nostro paese che abbondano anche nello

sport ma il dato fondamentale è che il nuovo presidente del CONI Ma-lagò ha cominciato davvero col pie-de giusto il suo mandato emanando un provvedimento che finalmente mette fine all’italica usanza di per-mettere ai politici l’ingresso gratu-ito negli impianti e negli stadi del Belpaese. Malagò però non si fer-ma qui anzi al centro del suo nuovo progetto c’è la tanto decantata legge sugli stadi e gli impianti sportivi di proprietà( primo esempio di norma fantasma che scompare e ricompa-re), più attività fisica nelle scuole ed un sogno: far entrare la parola sport nella costituzione. È stato eletto il 19 febbraio 2013 e nella sua prima intervista ha dichiarato: «Lo sport

può fare da traino al nostro disastrato Paese».Nel frattempo che il governo si insediasse lui ha cominciato a lanciare l’amo; speriamo che i nuovi parlamentari abbocchino e comincino ad interessarsi allo sport in modo concreto, al solo scopo di migliorarlo.

Valerio [email protected] Stop alla Tessera del Parlamentare!

A Spasso nel calcioR U B R I C A

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Domenica 24 marzo 2013

Nella settimana della fumata bianca a San Pietro, il Napoli ritrova il suo Matador e

la via della vittoria. Quanta sofferenza però, nonostante una partita largamente dominata, che poteva chiudersi nella prima frazione, risolta invece solo nel finale. Domenica contava vincere; se non fossero arrivati i 3 punti, la stagione rischiava seriamente di diventare ‘pesante’ e la parabola discendente era imboccata. Oltre alla vittoria, è arrivata una prestazione ampiamente sufficiente, che però non ha nascosto i limiti difensivi, e i limiti-ormai cronici- del nostro portiere. Ma andiamo con ordine. Napoli – Atalanta si gioca di domenica alle 15:00, in una discreta cornice di pubblico.Il Napoli sembra volersi scrollare la negatività di questo periodo, sin dal calcio di inizio: niente lancio lungo per la testa di Maggio, ma subito azione manovrata. Nei primi 30 minuti il Napoli è quasi perfetto. Le uniche sbavature si devono all’’incapacità di trovare la rete che possa chiudere il match. Infatti, la nostra squadra ne trova una dopo pochi minuti: Zuniga imbeccato da un superlativo Marek, viene ingenuamente toccato da un difensore bergamasco: rigore. Sul dischetto va Cavani: il nostro bomber, a secco da troppe giornate, che una settimana prima a Verona, sponda Chievo, si è fatto parare un rigore. Fiato sospeso: parte Matador, tira forte sulla sua sinistra, non angolatissimo, Consigli intuisce il lato, sfiora il pallone, ma deve arrendersi. Tiriamo un sospiro di sollievo: Edi è tornato, il Napoli è in vantaggio. Da quel momento è un assedio. Il Napoli ha almeno tre occasioni limpide, con Goran, con lo stesso Edi e con

Marek, ma non raddoppia. L’Atalanta assiste inerme al ritrovato Napoli, si affaccia solo una volta nella nostra metà campo, e trova finanche la rete del pari. Descrivere il loro pareggio provoca un misto di rabbia, stupore e sorriso: cross basso del solito Denis,

Bonaventura si incarta con il pallone, che va a finire per una strana legge fisica sul corpo di Cannavaro, autore di una delle più sfortunate e comiche autoreti della storia. La Dea bendata non solo non ci vuole assistere, ma sembra quasi volersi far beffa di noi. Lo dimostra quando, due minuti dopo, ci ‘salva’ dalla punizione di Carmona, l’ ‘eroe’ della partita dell’andata, che colpisce la parte alta della traversa! Nel finale di prima frazione e ad inizio ripresa il Napoli appare imbambolato, forse disilluso, scoraggiato. Con il trascorrere dei minuti guadagniamo spazio, campo, riprendiamo coraggio e voglia di vincere. Eppure necessitiamo di un’invenzione, e solo il Matador sa dove trovare forza e coraggio per riportarci nuovamente in vantaggio. In area si avventa su un pallone mal controllato da Pandev; in

una frazione di secondo lo stoppa, e lo piazza nell’angolo basso. Consigli, immobile nei pali, è battuto. È ufficiale: è tornato Matador Cavani! Napoli in festa! Le sorprese, negative, sono però dietro l’angolo. Ed ecco che ancora una volta non sappiamo chiudere il match, e subiamo la rete del nuovo pari. Lancio lungo della difesa lumbard, Behrami segue l’ex Denis, il pallone viaggia al limite dell’area di rigore, lo svizzero, zampino della dea bendata, scivola; Morgan, zampino del suo periodo di confusione mentale, è fuori dai pali, in una sorta di guado; l’ariete argentino vede e approfitta del pasticcio, riportando la sua squadra in parità. Non esulta il Tanque, troppo frettolosamente lasciato partire, che da ex, contro il Napoli, è giunto a quota 3 reti. Sul San Paolo calano silenzio, delusione, rabbia e sconforto. Ma questa volta dobbiamo ‘per forza’ vincere. Si riprende a cantare, a sostenere: sperando che la squadra faccia il suo dovere in campo. Mazzarri, poi espulso, le prova tutte: modifica l’assetto tattico, inserendo Insigne e Armero. Proprio i due neo-entrati confezionano la rete del meritatissimo e soprattutto, definitivo vantaggio partenopeo. A realizzarla non è il Matador, ma il ‘desarepecido’ Pandev! Il macedone ritrova la rete, dopo oltre 5 mesi: un’infinità! Speriamo possa essere il segnale di un finale degno del suo estro. La serenità torna a farsi spazio tra i tifosi del Napoli. Ovviamente non in tutti. Ma questo è un altro discorso, che oggi lasciamo cadere! Contava vincere, e riprendere il nostro cammino: tutto il resto sono chiacchiere, che il buon Matador, e il nostro Napoli, si portano via...

Pasquale [email protected]

N A P O L I

Napoli batte la dea...bendata !!!

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Domenica 24 marzo 2013

Ore 15,30 di martedì 12 marzo 2013, chiesa di San Giovanni Maggiore, nel cuore di

Napoli, arriva il Maestro Riccardo Muti . Ad aspettarlo un parterre di eminenti personalità del mondo della cultura e dell’Università “Orientale” ; il rettore gli conferirà una meritatissima laurea “ honoris causa” per i suoi meriti artistici . Dietro le quinte l’orchestra dei giovani musicisti del Conservatorio San Pietro A Maiella, con la trepidazione e la gioia di poter essere diretti dal maestro per eccellenza,accanto a loro i genitori, se possibile, ancora più orgogliosi dei figli. Dopo la cerimonia di conferimento della laurea, con un Muti emozionato che rivendica con orgoglio la sua napoletanità , il primato della cultura della nostra terra nel mondo, il racconto della sua gioventù trascorsa tra i banchi del liceo Vittorio Emanuele a Piazza Dante, gli studi al Conservatorio , la passione per la musica e l’outing familiare : “ Voglio fare il musicista”. La delusione della madre che aveva auspicato per lui un futuro da direttore di banca, ritenuto più sicuro di quello di direttore d’orchestra.

Qualche volta anche i genitori sbagliano…Inizia il grande incontro con i musicisti; entrano tutti ordinatamente, belli come

il sole, con i vestiti scuri, le camicie bianche inamidate e le cravatte bordeaux, come quella del Maestro, le ragazze incedono con passo leggiadro, truccate in maniera sobria e vestite allo stesso modo.Muti si rivolge al pubblico ed annuncia

di voler iniziare le prove della splendida “ Incompiuta “ di Schubert; a quel punto inizia una vera lezione, consigli a tutti, con

tatto e benevolenza,Si tratta di far dialogare l’intera orchestra , di cementare l’empatia indispensabile per poter leggere il “suo” Schubert. I ragazzi eseguono le indicazioni senza fiatare, riescono a capire, da subito, ciò che il grande Maestro vuole da loro, attraverso lui si incontrano, si conoscono e diventano ,finalmente, un unicum. Tante volte ho ascoltato questi ragazzi suonare, tra loro c’è mio figlio che suona il contrabbasso, ma non li ho mai sentiti così…La lezione del grande Muti li ha fatti crescere, in poche ore, di mesi. Quando, alla fine,

hanno suonato una splendida “ Incompiuta”, come la voleva lui e come sapevano anche loro si dovesse suonare, la chiesa si è riempita di suoni magici, tutto il pubblico si è nutrito di quelle note incantevoli e, come sempre, la mamma di Antonio ha pianto.

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LA MUSICA NUTRIMENTO DELL’ANIMA

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La finestra di Gea

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Domenica 24 marzo 2013

Nel precedente articolo risalente a due settimane fa, ho dato dei consigli su come

inviare i manoscritti alle case editrici quando si vuole tentare di percorrere la via della pubblicazione, ora riprendiamo il discorso.Ci sono altri aspetti di cui tener conto quando si vuole proporre la propria opera a un editore.Uno dei più importanti è sicuramente quello che riguarda la grammatica.Il vostro testo deve essere immacolato o quasi dal punto di vista grammaticale, uno scrittore che non conosce la grammatica della propria lingua deve assolutamente studiarla (in realtà tale questione andrebbe estesa a tutti i parlanti di media cultura, perché è incredibile vedere quante persone, anche titolate, non sanno che ad esempio si scrive po’ e non pò). Quindi se avete alcune incertezze grammaticali, meglio ritornare metaforicamente sui banchi di scuola e riprendere il discorso lì dove l’avevate interrotto.Tra i consigli prettamente linguistici, vi è anche quello che riguarda le cosiddette “d eufoniche”, per intenderci velocemente è quella “d” che viene utilizzata quando dopo la preposizione a, e le congiunzioni e/o, vi è una parola che inizia anch’essa per vocale, in tal caso è sempre meglio evitare di usare la “d” a meno che non si tratti di espressioni cristallizzate (ad esempio) o a meno che non dopo la preposizione e le due congiunzioni

dette sopra non via sia una parola che inizia per la stessa vocale (ed essere, ad amare e così via).Un altro aspetto da curare e che invece spesso gli aspiranti sembrano snobbare è l’invio della mail con il vostro allegato. Non inviate mai e per nessun motivo solo una mail in bianco con un allegato, perché probabilmente ve la cestineranno. Scrivete due righe di saluto a colui che leggerà (o smisterà ad altri lettori) il vostro manoscritto, cercate di personalizzare per quanto vi è possibile la mail evitando di inviare la stessa a tutti gli editori (ci sono alcuni aspiranti che inviano una mail unica, aggiungendo tutti gli editori nella lista dei destinatari, questa è una pratica quantomeno cafona). Siate sempre gentili, senza alcun tipo di arroganza ed evitate di incensarvi da soli, sarà il lettore della casa editrice in prima istanza a valutare il vostro lavoro e un vostro autoincensamento non farà che infastidirlo.Dopo aver inviato la mail, mettetevi comodi e aspettate, in realtà vi converrebbe dimenticare

di aver inviato il manoscritto perché le risposte si fanno attendere e non poco. Certo, capita che qualche editore vi palesi il suo interesse dopo nemmeno un mese, ma di solito si va

dal minimo di tre mesi di attesa fino ad anche un anno. Non scrivete in continuazione alla casa editrice cui avete inviato il manoscritto, non telefonate in continuazione, non farete che indispettirli.Disturbateli, se proprio non ce la fate ad aspettare in silenzio, solo dopo qualche mese d’attesa (anche questo dipende dalla casa editrice, alcune rispondono volentieri alle mail, altre semplicemente le ignorano).Infine un consiglio che vi do è quello di non pubblicare per nessun motivo a pagamento

(una pratica che consiste nel pagare l’editore per stampare la propria opera), è l’autore che deve essere retribuito dall’editore non il contrario. Ergo, se vi arrivano proposte a pagamento, non prendetele nemmeno in considerazione declinate gentilmente e aspettate una proposta che rispetti tutti i criteri della decenza. Se non arriva, tornate a lavorare al vostro manoscritto…

Consigli per l’invio di un manoscritto- II parte

R U B R I C A

SOCIETÀ UNIPERSONALE

Casoria Ambiente S.p.A.COMUNICATO

Per sopravvenute criticità dovute a difficoltà logistiche , nonché organizzative, il servizio “svuota cantine”, che si svolgeva il secondo

sabato di ogni mese è, temporaneamente sospeso per i motivi sopra esposti., e pertanto per il giorno 09/03/2013 non sarà effettuato.

Tale situazione emergenziale sarà al più presto superata con il ripristino del servizio “svuota cantine” nei modi e nei tempi che

saranno prontamente comunicati alla cittadinanza nel frattempo si

INVITALa cittadinanza ad una sempre maggiore collaborazione nell’effettuare la differenziazione dei rifiuti, rispettando i giorni e gli orari

già stabiliti dalle brochure informative ricordando che per lo smaltimento dei rifiuti ingombranti l’utenza può rivolgersi al call center

della Casoria Ambiente S.p.A. al n. 081 5849271 dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 alle ore 13,30.

Si comunica inoltre che per qualsiasi informazione o suggerimento è a disposizione della cittadinanza la e mail dell’ Ufficio

Relazioni Pubbliche info@casoriambiente .it

Assessore all’Ambiente Pres. C.d.A. Casoria Ambiente Avv. P. Tignola Dott. F. Girardi

Massimo D’auria [email protected]

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Domenica 24 marzo 2013

Stando ad alcune indiscrezioni trapelate dal ‘Palazzo’ non ci sarebbero più risor-

se in cassa. Da Aprile prossimo potrebbero essere a rischio gli stipendi dei dipendenti comunali e delle aziende partecipate. Il sin-daco Luigi de Magistris attende una rispo-sta dal ministero dell’economia in merito al ‘piano di riequilibrio’ per ottenere l’anti-cipazione di 56 milioni sui complessivi 290 previsti nel decreto “salva comuni”. La risposta dovrebbe arrivare entro il 29 marzo prossimo. Voci di corridoio dicono che il piano non avrà una valutazione po-sitiva. Gli esponenti ministeriali, infatti, sarebbero orientati a chiedere agli espo-nenti della giunta comunale a rivedere il piano perchè non risponde ai parametri dettati dal decreto – , operazione che di-laterebbe ulteriormente i tempi. Il piano, però, potrebbe anche essere bocciato, attuata una misura di interdizione per i prossimi dieci anni per gli attuali ammini-stratori e consiglieri comunali che hanno approvato i bilanci, ritenuti responsabili del fallimento. E gli esponenti istituziona-li tentano di correre ai ripari per ‘premere mediaticamente’ sull’esecutivo nazionale in modo che siano sbloccate le risorse. Oggi i consiglieri comunali di Italia dei Valori, del Partito di Rifondazione Comunista e di Napoli è Tua hanno occupato l’aula del con-siglio comunale in via Verdi. «Trascorrere-mo anche la notte qui e siamo già in sciope-ro della fame - ha spiega il capogruppo di Idv Franco Moxedano - andremo avanti a

oltranza e abbi». Nell›aula consiliare sono esposti striscioni espliciti e perentori: «Su-bito i fondi per Napoli» e «il governo mette in ginocchio la città». Un’iniziativa pale-semente concordata con gli amministratori comunali. Infatti, apprezzamento e sostegno all›iniziativa di protesta, arriva dal sindaco

e dal vicesindaco. “Un›iniziativa che non può che trovare il sostegno del sindaco e che aspira a sensibilizzare un governo che, ancora oggi, risulta sordo al grido di allar-me proveniente da Napoli – ha sottolineato il sindaco de Magistris - Un governo che non ha preso in considerazione le istanze che da mesi stiamo portando avanti, solle-

vando tutta la nostra preoccupazione per l›acuirsi del conflitto sociale, esortando al rispetto dei diritti dei cittadini, invitando all›attuazione della Costituzione per tenere viva la nostra democrazia – ha aggiunto il primo cittadino - L›amministrazione ha fat-to la sua parte, predisponendo il piano di ri-

equilibrio finanziario, adesso la respon-sabilità è del governo ed, in particolare, del ministero dell›Economia”. Dunque, la fascia tricolore partenopea ha rila-sciato un commento di fuoco, forse per-ché ha raccolto le voci di bocciatura del piano. Sulla stessa lunghezza d’onda il vice sindaco Tommaso Sodano che ha denunciato «un cambio di carte in ta-vola» avvenuto dopo l›approvazione da parte del Consiglio comunale di Napoli dell›adesione al decreto 174: «La promessa era un›anticipazione dell›80% dei fondi previsti, passata al 20% dopo l›approvazione del piano. Inoltre l›anticipazione era stata pro-messa entro gennaio, poi entro febbra-io, poi entro marzo. Siamo quasi alla fine di marzo e non c›è ancora traccia dell›anticipo». Napoli, ha concluso

Sodano salutando i consiglieri in sciope-ro della fame, «ha diritto ad avere queste risorse». I consiglieri e gli amministra-tori comunali hanno chiesto l’intervento del prefetto di Napoli, Francesco Antonio Musolino perchè intervenga per chiedere al governo lo sblocco dei fondi per il soli-to ‘motivo dell›ordine pubblico e sociale.

Monti intende negare prestito a De Magistris

N A P O L I

Tensione a Palazzo San Giacomo, sede del governo cittadino di Napoli.

Ciro [email protected]

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Domenica 24 marzo 2013

PASSIONE TEATRO

Storie di anime: tristi, allegre, sole, dispera-te, egocentriche, altruiste… Al centro di una piéce teatrale c’è sempre un’anima; o più anime, straordinariamente isolate o eccezio-nalmente grandi, i cui tratti confliggono o si armonizzano in dinamiche in fieri, inimmagi-nabili. Il teatro è sicuramente magia in azione, la cui grandezza è proporzionale alle abilità recitative degli interpreti. Sì, interpreti e non attori! Perché non è certamente semplice en-trare nel cuore di un personaggio, coglierne luci e ombre e trasmetterle agli spettatori, che, ignari, si lasciano trasportare e guidare dall’atmosfera suggestiva del momento. An-nibale Ruccello, chi era costui? I più vicini alla realtà teatrale sicuramente lo ricorderan-no. Giovane e di belle speranze ma, ahimè, stroncato troppo giovane dalla sorte crudele a soli trenta anni, nel 1986; apparteneva alla scuola di Roberto De Simone ed era consi-derato, a buon diritto, una punta di diaman-te della nuova drammaturgia napoletana; in effetti, regista e attore dei suoi testi, egli si proponeva di rappresentare la deriva della nostra società, a metà strada tra orizzonte sto-rico e quotidianità.Perché mai vi sto parlando di Annibale Ruccello? Uno sterile sfoggio di

cultura? Certamente no! Tra le opere scritte da Ruccello, ce n’è una, dal titolo “Ferdinando”, una delle più intense e più premiate che ad aprile sarà rappresentata presso il Teatro “Le Maschere” di Arzano. Ferdinando, bello e dannato, porta lo scompiglio e la conflittualità in un gruppo di anime, apparentemente tranquil-le e rassegnate alle loro scelte. Attori e sceneggiatori hanno un gran peso in una rappresenta-zione, ma non dimentichiamo la regia! La regia è la guida in-terpretativa, la chiave di lettura, le coordinate entro cui spaziare; eh, sì, è quel quid in più che può determinare la comprensione o meno dell’opera. Il 14 aprile, presso il Teatro “Le Maschere” di Arzano, “Ferdinando”, alle ore 19.00, sarà in scena, per la regia di Carmela Giacometti: un nome, una garanzia! Non pos-siamo perdercelo questo capola-voro!!!!

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Domenica 24 marzo 2013

Una “Serata d’onore” è il momento che caratterizza la carriera di ogni grande

artista. Mercoledì 3 aprile alle ore 21.00 al Teatro Mercadante, grazie all’impegno dell’Assessore alla Cultura, Antonella Di Nocera, la città di Napoli rende omaggio ad Angela Luce nello Stabile della Città, realizzando un evento che si avvale anche del Patrocinio del Comune di Napoli concesso dal Sindaco, Luigi De Magistris, e che ha lo scopo di celebrare i 60 anni di carriera, tra cinema, teatro e canzone, di una delle figlie più illustri e rappresentative di Napoli. L’evento, curato da Giovanna Castellano, rende il giusto riconoscimento ad una carriera unica, ricca di successi, grandi traguardi e incontri importanti. Sul palco del Teatro Mercadante, gentilmente concesso, Angela Luce si esibirà nella sua “Serata d’Onore” in alcuni brani tra i più rappresentativi del suo repertorio. Ad accompagnare la grande artista ci saranno Pino Tafuto al pianoforte, Marzo Zurzolo al sax e Leonardo Barbareschi alla chitarra.. Angela Luce è un’artista unica, la sola in Italia che abbia saputo condurre la propria carriera parallelamente su più binari, riuscendo a raggiungere, nelle diverse espressioni artistiche, sempre i massimi livelli. Nell’ambito della canzone ha inciso svariati album e vanta partecipazioni alle più importanti manifestazioni musicali come “Un disco per l’estate”, il “Festival di Napoli, il “Festival di Sanremo”, che le valse

il secondo posto con il brano “Ipocrisia”. Ineguagliabile la sua “Bammenella”, brano scritto da Raffaele Viviani che è diventato un suo personale successo, tanto da essere presente addirittura in doppia esecuzione nell’Archivio Storico della Canzone Napoletana, una del 1969 e l’altra del 2004; e Angela è l’unica artista al mondo che può vantare questo primato. Nel mondo del teatro Angela Luce entra dalla porta principale debuttando con Eduardo De Filippo e interpretando nel corso degli anni alcuni tra i ruoli più significativi della drammaturgia del grande autore, fino ad essere protagonista con lui nella registrazione televisiva della commedia “Il contratto”. Sempre per il teatro ha lavorato con Peppino De Filippo, Nino Taranto, Giuseppe Patroni Griffi, Titina De Filippo. Anche nel Cinema Angela Luce riesce a raggiungere le vette più ambite prendendo parte a più di 80 film al fianco di attori del calibro di Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi,

Marcello Mastroianni, Totò, Fernandel, Aldo Fabrizi e viene diretta da registi come Pier Paolo Pasolini, Luchino Visconti, Franco

Zeffirelli, Luigi Comencini, Steno, Luigi Zampa, Pupi Avati, Mario Martone. Quest’ultimo nel 1995 le affida il ruolo di Amalia nel film “L’amore molesto” che le valse il prestigioso David di Donatello e la nomination per la “Palma d’oro” a Cannes. Anche in televisione Angela Luce è indiscussa protagonista attraverso produzioni e sceneggiati come “Peppino Girella” di Eduardo De Filippo, “Il cappello del Prete” di Sandro Bolchi e l’operetta “Al Cavallino Bianco” di Vito Molinari. Numerosissimi sono i riconoscimenti che le sono stati assegnati, tra i

più importanti, oltre al già citato David Di Donatello, ci sono sicuramente la “Maschera d’argento” per l’interpretazione della canzone “L’ultima tarantella”, la “Medaglia d’oro” come migliore attrice non protagonista nel film “Malizia” di Salvatore Samperi, il Premio Reggia d’oro di Caserta per il film “Il Decamerone”

Al Mercadante la Serata d’Onore di Angela Luce

T E A T R O

Eduardo [email protected]

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