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pagina 4 Politica Amministrazione sotto assedio tra scioperi e proteste. pagina 6 Attualità Una influenza che, almeno a Molfetta, non spaventa. pagina 22 Cultura La tradizione coreutica e musicale raccontata a “il Ghigno” pagina 24 Sport Pallavolo molfetta da sballo: e torna l’entusiasmo. Un successo forse nemmeno sperato e immaginato dagli stessi organizzatori. Tanti volti sorridenti, tante esperienze insieme e tanto impegno per ricordare l’amico e collega Sergio de Candia in occasione del primo memorial a lui dedicato e organizzato da “la Città Liberal”. pag. 3 In attesa che venga approvato il nuovo regolamento del Corpo, gli agenti gui- dati dal comandante Mauro Giuseppe Gadaleta proseguono nelle quotidiane attività. Nelle ultime settimane individuati e denunciati numerosi utilizzatori di pass disabili falsi oltre che un bed & breakfast abusivo. pag. 9 In ricordo di Sergio Super lavoro per la Municipale n° 48 giovedì 26 novembre 2009 Molfetta Quindicinale gratuito di informazione. www.ilfatto.net Quello che avete tra le mani e che tra poco sfoglierete è l’ultimo numero del secondo anno di pubblicazione de “il Fatto”. Ebbene sì, il tempo è passato in fretta e fra poco festeggeremo insieme questo nuovo importante traguardo. 730 giorni insieme, migliaia di notizie diffuse attraverso il quindicinale gratuito, il sito www.ilfatto.net e la nostra web tv. Insomma: a ciascuno lo strumento più adatto per sapere tutto su quanto avviene in città. In questi due anni sono cambiate molte cose a Molfetta e anche nella nostra redazione. L’editore, Giulio Cosentino, e il sottoscritto siamo rimasti sempre sul ponte di comando. Ed a fianco a noi una squadra insuperabile e assolutamente preziosa a cui oggi vogliamo dire il giusto grazie. Dai tecnici ai responsabili commerciali, dai collaboratori giornalistici ai grafici, tutti stanno contribuendo ad un importante successo. Un successo che, a partire dal 17 dicembre, valicherà i confini della città. Infatti, in quella data vedrà la luce “il Fatto Bisceglie”, un mensile gratuito interamente dedicato alla cronaca della città del Dolmen e che sarà curato da Francesco Martucci e Gianpaolo Santoro. Nel frattempo per festeggiare insieme a voi vi diamo appuntamento venerdì 4 dicembre a partire dalle 22 presso il Silver Cafè per una festa rivolta ai più giovani e sabato 5 dicembre alle 18 nella sala “Finocchiaro” della Fabbrica di San Domenico per le celebrazioni ufficiali. Corrado Germinario

Il Fatto n. 048

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pagina 4

PoliticaAmministrazione sotto assedio tra scioperi e proteste.

pagina 6

AttualitàUna influenza che, almeno a Molfetta, non spaventa.

pagina 22

CulturaLa tradizione coreutica e musicale raccontata a “il Ghigno”

pagina 24

SportPallavolo molfetta da sballo: e torna l’entusiasmo.

Un successo forse nemmeno sperato e immaginato dagli stessi organizzatori. Tanti volti sorridenti, tante esperienze insieme e tanto impegno per ricordare l’amico e collega Sergio de Candia in occasione del primo memorial a lui dedicato e organizzato da “la Città Liberal”.

pag. 3

In attesa che venga approvato il nuovo regolamento del Corpo, gli agenti gui-dati dal comandante Mauro Giuseppe Gadaleta proseguono nelle quotidiane attività. Nelle ultime settimane individuati e denunciati numerosi utilizzatori di pass disabili falsi oltre che un bed & breakfast abusivo.

pag. 9

In ricordo di Sergio Super lavoro per la Municipale

n° 48giovedì 26 novembre 2009Molfetta Quindicinale gratuito di informazione.

w w w . i l f a t t o . n e t

Quello che avete tra le mani e che tra poco sfoglierete è l’ultimo numero del secondo anno di pubblicazione de “il Fatto”. Ebbene sì, il tempo è passato in fretta e fra poco festeggeremo insieme

questo nuovo importante traguardo. 730 giorni insieme, migliaia di notizie diffuse attraverso il quindicinale gratuito, il sito www.ilfatto.net e la nostra web tv. Insomma: a ciascuno lo strumento più

adatto per sapere tutto su quanto avviene in città.In questi due anni sono cambiate molte cose a

Molfetta e anche nella nostra redazione. L’editore, Giulio Cosentino, e il sottoscritto siamo rimasti sempre sul

ponte di comando. Ed a fianco a noi una squadra insuperabile e assolutamente preziosa a cui oggi vogliamo

dire il giusto grazie. Dai tecnici ai responsabili commerciali, dai collaboratori giornalistici ai grafici, tutti stanno contribuendo ad un importante

successo. Un successo che, a partire dal 17 dicembre, valicherà i confini della città. Infatti, in quella data vedrà la luce “il Fatto Bisceglie”,

un mensile gratuito interamente dedicato alla cronaca della città del Dolmen e che sarà curato da Francesco Martucci

e Gianpaolo Santoro. Nel frattempo per festeggiare insieme a voi vi diamo appuntamento venerdì 4

dicembre a partire dalle 22 presso il Silver Cafè per una festa rivolta ai più giovani e sabato 5 dicembre alle 18

nella sala “Finocchiaro” della Fabbrica di San Domenico per le celebrazioni ufficiali.Corrado Germinario

Una giornata dedicata al ricordo di Sergio de Candia. Ma anche alla riflessione e alla conoscenza della SLA, la terribile malattia che ha portato via l’amico e collega giornalista.

Ricordi e riflessioni1554Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Ritrovarsi per ricordare un amico. Un padre. Un uomo che tanto ha dato alle sue passioni più grandi. La famiglia prima di tutto: la moglie, i figli. E poi il lavoro, quello duro. Di ogni giorno. Di chi, come tanti, suda per non chiedere nulla a nessuno. Per camminare con le sue gambe. Ed ancora la politica, quel-la del confronto e a volte dello scontro. Quella fatta dai cosiddetti “gregari”, in prima linea ma mai protagonisti. E lo sport. Il calcio, giocato per divertir-si, guardato per commentare. Certo a Sergio avrebbe fatto piacere assistere a tutto ciò. E forse, anzi, certamente l’ha fatto dal posto in cui oggi si trova.Di solito la terza pagina del nostro quindicinale, il nostro “corsivo” è de-dicato a storie, fatti di rilevanza non solo locale ma che comunque trovano spazio nella cronaca di ogni giorno. Questa volta è un po’ diverso. Questa volta il nostro corsivo è dedicato a Sergio. Perché Sergio de Candia ci ha fatto emozionare e commuovere. Il suo ricordo lo ha fatto tornare, per un gior-no interno, insieme ai suoi familiari, ai suoi amici, ai colleghi “giornalisti”.

Ed a Sergio dobbiamo dedicare questo spazio.Domenica 15 novembre è stato un giorno particolare. Il giorno del ri-cordo ma anche della riflessione e del divertimento. Bene hanno fatto gli amici del mensile “la Città Liberal” a scegliere di ricordare così uno dei fon-datori e più pungenti collaboratori del loro periodico. E del resto Sergio, se avesse potuto scegliere, avrebbe imma-ginato una giornata così. A comincia-re dall’occasione, più unica che rara, di vedere tutti insieme, con il sorriso sulle labbra e lontani da polemiche e stupide rivalità, tutti i redattori e col-laboratori delle testate giornalistiche molfettesi. Da “il Fatto” a “l’altra Molfetta”, da “Quindici” a “Molfet-talive”, passando per “il Biancoros-so” e “la Città Liberal”, tutti hanno contribuito a far sì che il 15 novem-bre diventasse una giornata speciale. La prima di una serie, ci auguriamo, dedicata a Sergio. E alla SLA: la scle-rosi laterale amiotrofica. La malattia che subdolamente ha prima aggredito e poi portato via Sergio. Sì perché nel

corso del primo “Memorial Sergio de Candia” c’è stato anche spazio per la riflessione: per parlare di chi è stato sconfitto da un male incurabile e delle battaglie combattute, spesso perse, da parenti e amici. Da chi, come la moglie di Sergio, ha dovuto lottare contro leg-gi assurde, istituzioni sorde alle grida d’aiuto, incompetenza delle strutture mediche. Ma anche di chi dopo aver perso il compagno di una vita non si è arreso dandosi da fare per tentare di alleviare il dolore dei tanti che ancora combattono contro la malattia. Che lo fanno nell’ombra e lontano dai riflet-tori. Che non sono famosi ex calciatori (perché la SLA è il male che tanti ne ha colpiti e trasformati da campioni in miti). Il ricordo di Sergio così è servito, anche a chi dell’informazione fa la sua ragione di vita, per scoprire un mondo nuovo, sommerso, difficile. Un ricordo che ha commosso: che ha reso lucidi gli occhi di Angelo Marzano, consi-gliere comunale e caporedattore de “la Città Liberal”, ha spezzato le parole di Corrado Natalicchio, giornalista de “l’altra Molfetta” ma soprattutto ami-

co d’infanzia di Sergio. Dei tanti che hanno voluto essere presenti. Un ricor-do vissuto anche attraverso l’assegna-zione dei premi giornalistici agli autori delle inchieste più interessanti apparse sulla stampa locale. E per la redazione de “il Fatto” il prestigioso riconosci-mento è andato a tre validissimi e in-sostituibili collaboratori: Beatrice De Gennaro, Isabel Romano e Francesco Tempesta per la loro inchiesta dal ti-tolo “Una città per molti ma non per tutti”, la vera storia di Vito Fuzio, di-sabile impegnato nella lotta contro le difficoltà della vita. Ma “il Fatto”, con la squadra composta da Francesco Tempesta, Michele Germinario, Angelo Alfonso Centrone, Flavio Sciancalepo-re, Nico Spadavecchia e Michele Mar-zocca, ha festeggiato anche un altro riconoscimento, vincendo il torneo di calcio a 5 tra le testate giornalistiche e battendo in finale per 4 a 1 gli amici di “Quindici”. La ciliegina sulla torta di una giornata speciale. Da ricordare. Da dedicare. A Sergio.

Corrado Germinario

3Corsivogiovedì 26 novembre 2009

Primo Piano giovedì 26 novembre 20094

Dalla “Cittadella degli Artisti”, allo stato di agitazione dei dipendenti comunali. Passando per la “patata bollente” della mensa.

Problemi, problemi, problemi...1555Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Molfetta - Sono sempre di più i “gratta-capi” che l’amministrazione comunale di Molfetta è oramai chiamata ad affrontare. E forse non basterebbe un interno nume-ro de “il Fatto” per parlare, approfondita-mente, di ognuno di loro. Perché, nono-stante ciò che pensano e dicono il sindaco Antonio Azzollini e i suoi sodali, di cosa negative in città ce ne sono fin troppe e la stampa ha il “diritto-dovere” di parlarne. A molti piacerebbe mettere un bavaglio ai giornalisti ma, almeno per il momento, questa cosa non è possibile. Quindi occhi aperti perché in città si preannuncia una fine d’anno difficile. A cominciare dalla questione, ultima in ordine di tempo ma assai rilevante, relativa al servizio men-se scolastiche che il Comune di Molfet-ta ha affidato con appalto pluriennale e pluri millionario alla società Markas di Bolzano. Fatto sta che il servizio, partito poco più di una settimana fa, ha dato se-gno di scarsa efficienza con i genitori dei tanti bambini che frequentano le scuole materne della città pronti a lamentarsi, anche via “face book”, di quanto avve-

niva. Pasti serviti con ritardo e pietanze non “gradite” dai piccoli utenti. E se per il primo problema, grave (servizio attorno alle 13.30 e non come di consueto attorno alle 12), il problema potrebbe essere ad-debitato a chi (le scuole) non comunica nei tempi e nei modi previsti (via fax ogni mattina entro le 9.30) le quantità dei pasti da servire, per il secondo problema forse sarebbe necessario avviare un rapporto di “collaborazione” tra azienda e genitori. Un po’ quello che ha proposto di fare il consigliere comunale Nicola Piergiovan-ni che sulla questione ha chiesto la di-scussione nella massima assise cittadina.Ma l’amministrazione comunale deve anche vedersela con lo stato di agitazione proclamato dai dipendenti. “A Molfetta, nonostante servizi e competenze in con-tinuo aumento il personale comunale è in continua diminuzione: pensionamenti, dimissioni e mobilità rischiano di causare una paralisi che, se non c’è stata è solo merito dei pochi sopravvissuti nonché dello sfruttamento di una categoria di la-voratori, praticamente indifesi, utilizzati

illegittimamente come pubblici dipen-denti anche se non lo sono: i lavoratori socialmente utili.” Questo, infatti, quanto denunciato in una nota congiunta dalle si-gle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Sulpm e Rsu. “C’è al Comune di Molfetta una politica del personale? Chi l’ha vista?”, si chiedo-no i responsabili sindacali che denuncia-no l’assoluta mancanza di programma-zione di concorsi pubblici, stabilizzazioni e progressioni con il rischio anche di non poter andare in pensione per chi ancora c’è. Perché? Perché il funzionario addetto alle pratiche di pensionamento è andato in pensione e non è ancora stato sostituito da nessuno. Ma non è tutto. “Che ne sarà del fondo incentivante del personale? Se ne è cominciato a discutere a giugno – denun-ciano i sindacati – poi fra una nuova con-vocazione ed un rinvio siamo approdati al nulla. Ci sarà la possibilità di erogare in-centivi alla produttività del personale? Ci sarà una possibilità di progressione oriz-zontale? Ci sarà per i soggetti sindacali la possibilità di intervenire a correggere le storture che inevitabilmente si creano se

la gestione del fondo anziché essere di-scussa a gennaio si discute a dicembre? È questo un bell’esempio di quell’effi-cienza ed efficacia che invece si pretende dal resto del personale?”. I responsabili sindacali sono convinti che tutto ciò sia anche l’effetto della “quasi completa pre-carizzazione della classe dirigenziale”, ormai nel Comune dicono ancora i sinda-cati “c’è chi entra e chi esce!”. Insomma l’allarme c’è e si vede. Speriamo non si senta in un prossimo futuro.E poi c’è la questione “Cittadella degli Artisti” i cui lavori sono attualmente bloc-cati in attesa che venga bandito un nuovo bando di affidamento e che, soprattutto, si trovino i fondi per il completamento dopo che il comune ha rescisso il contratto (con un esborso di 360mila euro) con la ditta che si era aggiudicata l’appalto. Un’altra gatta da pelare. E poi c’è la questione por-to (con i danni annessi e connessi) e tanto altro ancora. Ma qualcuno, chissà perché, vorrebbe su tutto ciò il “silenzio degli in-nocenti”. Noi non ci stiamo.

Questa cara, vecchia, signora...1556Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Si avvicinano le festività e la città continua a soffrire di un male latente: a volte abbandonata, a volte dimenticata. Mentre le abitudini dei molfettesi cambiano.

L’opinionegiovedì 26 novembre 2009 5

C’è sempre un amico, ma può esse-re anche un cugino o un tipo cono-sciuto in vacanza, uno di quelli che generalmente non si fanno sentire, neppure per un saluto e per chiede-re “come va”, però puntuale chiama appena Molfetta appare in tv e non accade, se la memoria non ingan-na, per illustrare traguardi raggiun-ti, ma per segnalare eventi negativi o disservizi. Qualche giorno fa sarà toccato a più di un concittadino rice-vere una telefonata irridente dopo il servizio televisivo sulla presenza di cani randagi nelle aree commerciali e industriali della periferia. I poveri cani, e lo stesso vale per i gatti, me-riterebbero un’accoglienza migliore in questa città schizofrenica, che non sa più bene come qualificarsi, che si espande senza evolversi. L’inverno incipiente già non mette allegria, ma non è solo il primo freddo e l’umi-do, ci si è messa ultimamente pure la nebbia, a diffondere un senso di

desolazione. Basta una passeggiata, così, giusto per fare due passi oppure mentre si sbrigano le proprie faccen-de e, se si superano le otto e mezza, ben che vada le nove, sembra di at-traversare una città deserta. Tranne i quattro gatti che si trascinano ancora per un po’ a Corso Umberto o stazio-nano all’incrocio del Liceo Classico, non c’è nessuno in giro; una sensa-zione di abbandono moltiplicata dal-la progressiva chiusura dei negozi, i fittasi si sprecano anche su quelle che prima erano vetrine prestigiose o della tradizione commerciale. E né pare che le cose migliorino in vista del Natale. Ci penseranno fra un po’ i privati cittadini a decorare i loro balconi, bisogna dire a volte in modo un po’ cafone, per esempio si fareb-be volentieri a meno dei finti Babbo Natale che si arrampicano su scalet-te in bilico sulle facciate dei palaz-zi, sono poco rassicuranti visto che i furti negli appartamenti sono ancora

endemici e vanno pure contro la con-suetudine, perché il vecchietto si cala dal camino e non entra dalla finestra con mezzi di fortuna, come un topino qualsiasi. Quindi balconi più o meno elegantemente illuminati e per il re-sto, nulla. Non è questione di sentire la mancan-za dei festoni tesi a Corso Umberto o delle altre decorazioni nelle strade della città, negli anni scorsi frutto in genere della collaborazione fra am-ministrazione comunale e commer-cianti; potrebbe pure essere conside-rato salutare che si interrompa il col-legamento fra Natale e commercio o fra Natale e pupazzetti, festoni e canti stonati, ma è che la città appare fred-da e inospitale, svuotata di persone e attività, di occasioni di incontro e ini-ziative. Poi si prende l’auto, si va in periferia e qui le iniziative ci sono e lo stesso vale per le persone e le luci e i decori che raccontano del periodo festivo. Insomma, non si sa più quale

sia davvero Molfetta, se quella in cui viviamo, da cui evidentemente però fuggiamo, che si tratti di far compere o passeggiare e non ne parliamo di lavorare, perché in quel caso quasi mai siamo noi a decidere, così che è buia e triste e peggiora lo stato d’ani-mo di chi all’avvicinarsi del Natale sente parallelamente arrivare il mal di pancia o di stomaco, a seconda di come somatizza. Si avvicinano le fe-stività natalizie e Molfetta appare una vecchia signora abbandonata e senza famiglia, che non si cura di sé perché non ha per chi farlo, trascurata a favo-re di una periferia scintillante, calda e affollata, tutta giocata sull’apparen-za, perché poi ci sono i cani randagi a dimostrare che i problemi restano e perché in fondo ci sentiamo anche noi un po’ randagi, alla ricerca di un luogo dove sentirci accolti, anche se siamo nella nostra città.

Lella Salvemini

Influenza A e stagionale: vaccinazioni nella norma1557Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

A Molfetta consegnate 420 dosi di vaccino ed effettuate circa 130 somministrazioni. Nessun allarmismo da medici e Asl. E i cittadini possono dormire sonni tranquilli.

Influenza A/H1N1, nuova influenza, o semplicemente influenza suina. Or-mai abbiamo imparato a conoscerla, forse un po’ meno a riconoscerla. Cu-rarla è possibile, prevenirla lo è an-cor più grazie al vaccino. Ma anche in questo caso, vaccino sì, o vaccino no? Mentre le posizioni di alcuni medici ed esperti divergono e mentre alcuni ne mettono in dubbio la reale efficacia a fronte del breve periodo di sperimentazione, l’ufficio stampa del Ministero del Lavoro, della Sa-lute e delle Politiche Sociali, ha di-vulgato un comunicato, rendendo noto che al 19 novembre sono state vaccinate circa 167.680 persone in tutta Italia, sulla base della pianifi-cazione della campagna prevista da ciascuna Regione, in base a dati par-ziali pervenuti all’Istituto superiore di sanità.

A Molfetta nelle scorse settimane, sono state consegnate in una prima tranche 420 dosi di vaccino contro l’influenza di tipo A, presso l’ufficio igiene dell’Asl di Molfetta, unica struttura cittadina incaricata della somministrazione. Come ci conferma il dirigente della struttura, il dottor Elio Massarelli, le dosi di vaccino consegnate, a cui se ne aggiunger-anno altre attese nei giorni seguen-ti, sono in grado di fronteggiare le richieste della cittadinanza, soprat-tutto dei soggetti esposti a maggior rischio. Ad oggi, infatti, sono state somministrate circa 130 dosi di vac-cino a pazienti con dichiarate patolo-gie, in maggioranza bambini, e che rientrano in una larga fascia d’età che va dai sei mesi ai sessantacinque anni. La procedura vaccinale contro la nuova influenza sta procedendo,

contrariamente alle aspettative quasi di tipo “catastrofico”, in modo ordi-nato, nessuna corsa convulsa per ac-caparrarsi una dose di vaccino è stata registrata presso la struttura cittadi-na, nessun ingiustificato allarmismo: “La situazione risulta totalmente sotto controllo ed è gestita con tran-quillità”, ci conferma il dottor Mas-sarelli. Anche per quanto riguarda le vaccinazioni relative all’influenza stagionale, valutata dagli esperti maggiormente virulenta rispetto alla nuova influenza, il trend rimane nel-la media stagionale, considerando le 70 dosi di vaccino somministrate presso la struttura dell’Asl, che cos-tituisce solo uno dei soggetti abilitati alla somministrazione di tale vac-cino, accanto ai medici di base. Abbiamo quindi consultato uno dei medici di base operante nella città

di Molfetta. Anche in questo caso il medico ci conferma che circa il 30% dei propri pazienti è stato sottoposto a vaccinazione contro l’influenza stagionale, stabilendo, a suo avviso, un lieve incremento dei vaccinati rispetto agli anni precedenti, sicura-mente come eco di risposta preven-tiva all’influenza di tipo A. Resta co-munque forte l’invito e il consiglio del medico alla vaccinazione contro la nuova influenza, dei soggetti a rischio aventi patologie pregresse. Preoccupazione generale sì, ma niente psicosi collettiva scatenata dall’unico caso grave del bambino di sei anni registrato in città, e che risulta in fare di recupero.Molfetta, inaspettatamente, sta ben reagendo.

Isabel Romano

Attualità giovedì 26 novembre 20096

giovedì 26 novembre 2009 7Attualità

Anche il prodotto di quest’anno è ottimo ma la concorrenza estera e la mancanza di investimenti sta letteralmente “ammazzando” il settore.

Olio d’oliva: crisi senza fine1558Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Uno dei motori dell’economia mol-fettese è il settore oleario, l’unico in grado di far fronte all’agguerrita con-correnza delle regioni settentrionali. Divengono sempre meno redditizie, tuttavia, le nostre produzioni di olio extravergine di oliva, patrimonio di un passato ben più ricco. Abbiamo chiesto spiegazioni ad un esperto del settore, il dottor Gianbattista Mastro-pierro, presidente dell’Oleificio Coo-perativo Goccia di Sole di Molfetta.“Siamo in attesa di un piano olivi-colo tuttora inesistente. Manca una pianificazione nazionale, forse anche europea, per il settore agricolo. Non è stato presentato un programma pro-mozionale per i nostri prodotti. Ab-battere i prezzi come si sta verifican-do significa non recuperare neanche le spese di produzione”. Il presiden-

te Mastropierro ha poi proseguito: “Spesso troviamo sugli scaffali dei supermercati olio etichettato come extravergine a 3.50 euro al litro, costo inferiore rispetto a quello del nostro olio, che richiede costi di produzione più alti. La ragione di questa crisi è dovuta anche all’etichettatura di olii di dubbia derivazione. L’etichettatu-ra è una operazione importante a par-tire dall’origine della produzione. Il D.M. De Castro del 10 ottobre 2007, il così detto Made in Italy che avreb-be dovuto garantire l’autenticità del prodotto nazionale, è stato aggirato dai regolamenti Comunitari, 2081/ 92 e 1019/02, così uno Stato membro della Comunità europea può importa-re olio da terzi, miscelarlo con quello nazionale e venderlo come prodotto autentico. La mancanza di un ente

pubblico che controlli, permette a molti di questi prodotti sfuggire alle ispezioni. “Molfetta – ha proseguito il Mastropierro – ha un’organizza-zione e una proprietà fondiaria fram-mentata. Mancano aziende moderne meccanizzate capaci di abbattere i prezzi di produzione. Il ricambio generazionale diventa incerto per mancanza di fiducia nell’avvenire, in quanto il lavoro agricolo, pur essen-do molto duro, non assicura sempre il guadagno. Le banche non danno volentieri credito a chi intende col-tivare o acquistare terreni. I ragazzi vanno incoraggiati, sono coloro che devono recuperare l’attività fondia-ria. La Comunità Europea ha stan-ziato ingenti somme per lo svilup-po e l’innovazione dell’agricoltura, eppure i finanziamenti non vengono

utilizzati. Nessuno vuol rischiare ne-gli investimenti. La produzione delle olive sta procedendo bene, solo che rispetto allo scorso anno la quantità è diminuita a causa della grandinata che ha colpito il nostro territorio. La qualità delle olive è eccellente e no-nostante la crisi la nostra cooperativa riesce a stare sul mercato al dettaglio: il nostro olio viene venduto con mar-chio di garanzia, con certificato di rintracciabilità del prodotto. Inoltre, per rendere più genuino il prodotto la cooperativa organizza corsi di forma-zione anche sull’uso dei fitofarmaci. L’obiettivo è sostenere le iniziative che portano alto il nome dell’Italia nel mondo, non solo il prodotto ma il territorio che lo produce”.

Pantaleo de Trizio

Cronaca giovedì 26 novembre 20098

Processo per il “bancario-estorsore”L’uomo è accusato di aver fatto minacciare e poi picchiare un imprenditore edile.

1559Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Arrestato un sorvegliato specialeSorpreso in auto con un altro pregiudicato

e in possesso di un manganello.

1560Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

È cominciato il processo a carico di Do-nato Piazzolla, il direttore di banca ar-restato nel 2008 dai carabinieri di Mol-fetta con l’accusa di aver messo in piedi un’estorsione, culminata in un pestag-gio, ai danni di un giovane imprenditore edile di Molfetta. I primi testimoni ad essere ascoltati sono stati l’attuale co-mandante del nucleo operativo dei ca-rabinieri di Molfetta, Natale Selvaggi, e l’imprenditore vittima dell’estorsione. Oltre a Piazzolla nel procedimento sono coinvolti anche suo cognato Savino San-germano, il boss cerignolano Giuseppe Caputo ed i coratini Michele Migliaccio e Giuseppe Balducci. I cinque furono considerati dagli inquirenti responsabili a vario titolo di “estorsione aggravata in concorso” e “lesioni” ai danni del co-struttore. Il direttore di banca coinvolto nell’inchiesta aveva promesso al capo-clan di Cerignola 5000 euro se avesse convinto il costruttore ad accontentarsi di 15000 euro piuttosto che degli oltre 80000 richiesti come corrispettivo per alcuni lavori edili eseguiti in una pro-prietà del Piazzolla. Assunto l’incarico,

il 3 gennaio dello scorso anno, il 55enne Giuseppe Caputo, di Cerignola, nel cor-so di una telefonata in cui si presenta-va come “don Giuseppe”, consigliava allo sbigottito imprenditore di accetta-re la somma proposta per continuare a vivere senza problemi. Il malcapitato, non disposto a cedere, dopo due giorni veniva accoltellato e sottoposto ad un violento pestaggio ad opera del boss e di due sgherri presso un’area di servizio situata nella zona artigianale di Molfet-ta. Le minacce ripetute nei giorni suc-cessivi facevano piegare la vittima, che l’8 gennaio, senza aver ricevuto alcuna somma, consegnava ai suoi picchiato-ri una falsa dichiarazione attestante di aver percepito 25.000 euro dal com-mittente dei lavori e di non aver nulla in più da pretendere. Il 12 gennaio poi l’epilogo della vicenda con l’arresto, eseguito in pieno centro da parte degli uomini dell’Arma, di tutti i responsabili del fatto delittuoso, i due cognati ed i tre aggressori ed il recupero dalle mani di questi ultimi della dichiarazione libe-ratoria estorta.

Sebbene sottoposto alla sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza, è sta-to sorpreso alla guida della sua auto con un amico “controindicato”. Dovrà difendersi dall’accusa di violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale, Cesare Di Nunno, 40enne di Molfetta, arrestato a Molfetta dai Cara-binieri della locale compagnia.I militari, nel corso di un servizio perlu-strativo, nel transitare in Corso Fornari, hanno notato una “Ford KA” con due individui a bordo che, alla vista della “gazzella”, hanno tentato di defilarsi

accelerando bruscamente. A quel pun-to i Carabinieri hanno voluto vederci chiaro riuscendo a bloccare l’utilitaria al termine di un breve inseguimento e identificando gli occupanti. L’esito dell’accertamento ha infatti evidenzia-to che il sorvegliato speciale oltre ad accompagnarsi ad un amico gravato da pregiudizi penali è stato trovato in possesso di un telefono cellulare a lui vietato e di un manganello telescopico in ferro di genere proibito. Tratto in ar-resto il 40enne è stato associato presso la casa circondariale di Trani.

Prosegue senza sosta l’attività opera-tiva degli uomini del corpo di Polizia Municipale di Molfetta al comando del capitano Mauro Giuseppe Gadaleta. Rilevanti operazioni sono infatti state messe a segno nel corso delle ultime due settimane.A cominciare dall’individuazione di un “bed & breakfast” abusivo situato in

In attesa dell’arrivo del nuovo regolamento, gli agenti del corpo proseguono nelle ordinarie attività delegate.

Municipale al lavoro senza sosta

Arrestato un sorvegliato specialeSorpreso in auto con un altro pregiudicato

e in possesso di un manganello.

accelerando bruscamente. A quel pun-to i Carabinieri hanno voluto vederci chiaro riuscendo a bloccare l’utilitaria al termine di un breve inseguimento e identificando gli occupanti. L’esito dell’accertamento ha infatti evidenzia-to che il sorvegliato speciale oltre ad accompagnarsi ad un amico gravato da pregiudizi penali è stato trovato in possesso di un telefono cellulare a lui vietato e di un manganello telescopico in ferro di genere proibito. Tratto in ar-resto il 40enne è stato associato presso la casa circondariale di Trani.

Cronacagiovedì 26 novembre 2009 9

Prosegue senza sosta l’attività opera-tiva degli uomini del corpo di Polizia Municipale di Molfetta al comando del capitano Mauro Giuseppe Gadaleta. Rilevanti operazioni sono infatti state messe a segno nel corso delle ultime due settimane.A cominciare dall’individuazione di un “bed & breakfast” abusivo situato in

via San Francesco d’Assisi. L’attività veniva infatti esercitata senza alcuna autorizzazione. Per questo una don-na, proprietaria dell’immobile, è stata sanzionata dagli uomini del Nucleo Annona guidati dal maresciallo Luigi Armenio. L’attività di affitta camere secondo quanto accertato dalla Munici-pale, andava avanti già da diverso tem-po, tanto che in giro per la città erano anche apparsi annunci che pubbliciz-zavano il bed & breakfast. Gli agenti, dopo aver verificato con un espediente l’esistenza dell’attività, hanno proce-duto ai controlli che hanno confermato l’assenza di autorizzazioni amministra-tive, elevando così una contravvenzio-ne di mille euro oltre che disponendo la cessazione dell’attività stessa. La proprietaria dell’immobile è stata così diffidata dal continuare l’attività senza che prima proceda alla regolarizzazio-ne e all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni.Interventi sono stati eseguiti anche nel settore commercio ambulante. Così se

da una parte l’amministrazione comu-nale di Molfetta ha deciso che fino ad aprile 2010 non sarà possibile varare e rendere operativo il nuovo piano per il commercio urbano, dall’altra si tenta di ridimensionare il fenomeno degli “am-bulanti stanziali” già presenti in città. I vigili hanno così provveduto a far sgomberare la bancarella da tempo po-sizionata in via don Grittani. Al titolare della licenza di vendita era scaduto il permesso per l’occupazione del suolo pubblico. Permesso che, evidentemen-te, non è stato rinnovato. Il commer-ciante, che potrà continuare l’attività di vendita in giro per la città senza fermarsi stabilmente secondo quanto gli consente la licenza, ha quindi prov-veduto a portare via la mercanzia sotto l’attento sguardo degli agenti. Sguardo che ha consentito di mettere a segno anche un altro importante risultato nel-la lotta contro l’utilizzo improprio o la falsificazione di passa auto per disabili. Nel corso della scorsa settimana, in-fatti, altri due cittadini sono finiti nel-

la rete tesa dal maresciallo Cosimo de Robertis che sta coordinando l’attività. Dopo un’attenta verifica, gli agenti del-la Municipale sono intervenuti segna-lando alla Procura della Repubblica di Trani due trasgressori. Uno, un noto commerciante molfettese proprietario di una attività situata in pieno centro cittadino, è stato trovato in possesso di un pass fotocopiato e che non avrebbe dovuto avere. Nell’altro caso, gli agen-ti hanno accertato che venivano esposti due pass, entrambi originali ed entram-bi utilizzati in maniera impropria. L’au-tomobilista, infatti, aveva denunciato lo smarrimento del pass e ottenuto così un duplicato. Il pass originale, forse mai smarrito o ritrovato, veniva così regolarmente utilizzato assieme al suo “clone”.Sale quindi il conto delle persone se-gnalate alla magistratura e dei pass ri-tirati nel corso dell’ultimo anno grazie ad un’attività che ha già consentito di dimezzare il numero di pass disabili circolanti in città.

In attesa dell’arrivo del nuovo regolamento, gli agenti del corpo proseguono nelle ordinarie attività delegate.

Municipale al lavoro senza sosta1561Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Attualità giovedì 26 novembre 200910

PiP: ecco i dubbi e le perplessitàQualche settimana fa abbiamo parlato ampiamente del nuovo piano di espansione della zona PiP di Molfettta, varato dall’amministrazione comunale e che darà la possibilità a circa cento nuove aziende di creare le loro strutture nel territorio della città. Un piano che, lo avevamo detto, aveva attirato su di sé molte critiche e perplessità. Per garantire la più corretta informazione possibile, quindi, diamo oggi spazio a due voci che spiegano i loro dubbi. La prima, quella di Antonello Mastantuoni, presidente del circolo locale di Legambiente. La seconda quella dell’ingegner Vito Copertino, docente universitario ed esperto conoscitore del territorio

cittadino e dei problemi legati ai rischi idrici.

1562Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Per non perdersi in questa ridda di car-te, dichiarazioni, piani, denunce, ricor-si, annunci trionfalistici, interrogazio-ni, ecc. bisogna tenere ben chiaro che all’origine di ogni rischio idrogeologi-co ci sono sempre gli uomini e quello che, abusivamente o con tutte le carte a posto, fanno nei luoghi che abitano. La nostra città non è sempre stata a rischio idrogeologico. Lo è diventata quando, dimentichi della morfologia del nostro territorio e di quanto i nostri avi aveva-no fatto per addomesticarlo, abbiamo scelto di costruire palazzi e capanno-ni dove era preferibile non farlo. Per amore di verità è opportuno ricordare che la consapevolezza dell’importanza delle lame è penetrata all’interno del quadro normativo solo recentemente, per cui quello che si faceva in quegli anni era, nella più gran parte dei casi, legittimo anche se con gli occhi di poi

assolutamente stupido. Le stupidate sono diventate palesi a tutti quando, intorno alla metà degli anni ’90, alcune precipitazioni un po’ più abbondanti del solito hanno dimostrato che le lame non erano affatto corsi d’acqua estinti e che il non tenerne conto metteva Mol-fetta e i suoi cittadini a rischio. Le am-ministrazioni succedutesi alla guida di quello che era diventato ufficialmente un “Comune a rischio idrogeologico” si sono mosse in maniera incomple-ta e contraddittoria: troppi interessi si erano oramai appuntati su aree che avrebbero dovuto essere dichiarate inedificabili. Meglio far finta di nulla, non adeguando il Piano regolatore al PUTT per esempio (cosa che sarebbe invece obbligatoria), e non interferen-do sullo sviluppo dell’ASI. Né si volle ridurre l’incertezza della cartografia, lasciando così che tecnici e costrutto-

ri godessero, diciamo così, di un certo spazio di manovra. La conseguenza, prevedibilissima, è che non solo la si-tuazione è oggi assai meno buona di quella di quindici anni fa, ma siamo anche alacremente impegnati a peggio-rarla ancora. La seconda cosa da tenere ben presente per capire qualcosa nella storia del PIP3 e delle lame ignorate è che non è una vicenda isolata, ma va vista assieme a quella del porto, a quel-la dei distributori di benzina e degli al-tri cantieri autorizzati entro i trecento metri dalla costa; va vista insieme alle tante concessioni edilizie rilasciate con troppa facilità nell’agro e alla clamo-rosa dichiarazione di intenti costituita dalle osservazioni al Piano delle coste: l’amministrazione Azzollini interpreta devoluzione e principio di sussidiarietà in maniera tanto singolare da ignorare prescrizioni quantunque obbligatorie

di altri enti dello Stato, da interpretare spesso in maniera fantasiosa leggi re-gionali e statali, e finanche a lanciarsi in aspri conflitti contro quelle ammi-nistrazioni dello Stato che, a giudizio del sindaco, frappongano ingiustificati ostacoli allo sviluppo della città. Qual-cuno potrebbe trovare nel comporta-mento di Azzollini qualcosa di eroico: il sindaco contro tutti per il bene della città. Ma, sorvolando sul fatto che ciò che è bene per una comunità dovreb-be scaturire dal confronto democratico e non da decisioni autocratiche, non sembra proprio che questi conflitti ab-biano finora portato niente di buono né al sindaco né a Molfetta. Né si vede come ci si possa aspettare qualcosa di diverso per il futuro.

Antonello MastantuoniLegambiente Molfetta

Il parere dell’esperto1563Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Nel guardare all’evoluzione della città di Molfetta e alla sua profonda trasforma-zione avvenuta negli ultimi decenni, una cosa è certa, fuori di ogni dubbio: di anno in anno, stiamo assistendo, lentamente, alla cancellazione di tutte le incisioni, gli avvallamenti e le depressioni morfolo-giche del suo territorio. Si sta operando visibilmente l’eliminazione, insieme alle connotazioni della sua storia antropica, economica e urbanistica, anche di tutte le manifestazioni della sua storia naturale e geologica, pian piano di tutte le lame, caratteristiche e necessarie, proprie del reticolo idrografico molfettese, la lama Martina, la Scorbeto, e poi la Marcinase, quella del Pulo, eccetera eccetera. C’è stato bisogno di aree per gli insediamen-

ti industriali e artigianali che avrebbero dovuto risollevare l’economia molfettese e non si è fatto nulla di meglio che sot-trarre terre all’agricoltura, agli ulivi, agli orti e alle coltivazioni, distruggendone i manufatti storici, annullandone con l’ur-banizzazione il valore ambientale, igno-rando con infelici infrastrutture stradali l’esistenza di linee di deflusso delle acque di pioggia verso il mare, ma soprattutto precarizzando un territorio che pure go-deva di un equilibrio naturale con il quale il cittadino si difendeva dalle manifesta-zioni meteoriche estreme. Le reiterate versioni del piano regolatore generale del Comune avevano in qualche modo tentato di salvaguardare le lame, indivi-duando, nelle fasce territoriali delimitate

dalle loro creste, veri e propri corridoi naturalistici come elementi fondamentali su cui puntare per la riqualificazione di tutto il territorio comunale, urbanizzato e non. Lo stesso obiettivo di valorizzazione s’era proposto il P.U.T.T., lo stesso farà il piano paesaggistico regionale. Così anche l’Autorità di Bacino della Puglia, con la zonazione dei diversi livelli di pe-ricolosità idraulica, alta, media, bassa, ha provato a identificare le lame come ele-menti di riordino idraulico di un territorio aggredito dalla trasformazione industria-le, artigianale, commerciale, e anche abi-tativa. Contrariamente a quanto sostiene il sindaco, affinché la città di Molfetta torni ad esercitare la competenza comu-nale di tutela del territorio e controllo dei

suoi usi, con promozione di quelli del tutto legittimi, è necessario che siano ri-spettate le indicazioni consigliate e pre-scritte dall’Autorità di Bacino nel piano stralcio per l’assetto idrogeologico, il co-siddetto P.A.I. della regione Puglia. Che lo vogliano o non il sindaco e il dirigente dell’ufficio tecnico comunale, la legge at-tribuisce all’Autorità di Bacino il compi-to di predisporre, in un clima di leale col-laborazione, il piano di bacino e il P.A.I., alle cui prescrizioni l’autorità comunale deve poi attenersi, nell’interesse della si-curezza del cittadino e per la tutela e la salvaguardia della pubblica incolumità. Di pericolosità sanno qualcosa i contadi-ni, che conservano la memoria di furiosi

continua a pag. 11

deflussi di piena provenienti dall’interno della regione. Proviamo pure a valutare serenamente, evitando l’esagerazione delle situazioni di rischio idrogeologico, che tanto fanno ridere il sindaco di Mol-fetta e la sua corte di tecnici e clienti, ma la fragile situazione idrologico-idraulica della città induce ad usare comunque pru-denza nel pianificare e nel progettare le espansioni delle attività produttive e de-gli insediamenti abitativi. Non serve ad alcuno scopo l’enfatizzazione del rischio in un territorio che è generalmente carat-terizzato da lievi pendenze superficiali verso il mare e da una notevole capacità di infiltrazione delle acque nel sottosuolo, ma non sarà certo una rete di fognatura pluviale, un’idonea rete di drenaggio pur correttamente progettata, a porre la città al riparo dal rischio di possibili allaga-menti causati dai deflussi di piena prove-nienti dalle Murge, durante i prolungati e intensi eventi di precipitazione. È vero che, verso l’interno, si perdono le tracce di alcune lame a causa della natura car-sica e permeabile del suolo, ma durante gli eventi estremi di lunga durata in cui si annulla la capacità di infiltrazione nel sot-tosuolo, le correnti naturali si riprendono la via superficiale di deflusso, devastando campagne ed erodendo rilevati stradali e ferroviari, con forte rischio alla sicurez-

za. È stata questa sottovalutazione che ha portato, solo qualche anno fa, a determi-nare danni, incidenti, morti, nelle nostre immediate vicinanze, su una strada dalle parti di Cassano, su un rilevato della linea ferroviaria Taranto-Bari, in un quartiere di Carbonara, a ridosso del capoluogo re-gionale. È anche vero che nell’ambiente costruito a Molfetta, specialmente nell’ul-timo decennio, non c’è più traccia delle lame sommerse dall’urbanizzazione, uti-lizzate come discariche di rifiuti inerti o al più trasformate in tombini e sottopassi. Ma abbiamo verificato a spese del citta-dino, anche negli ultimi mesi, quanto pre-caria sia durante gli scrosci di temporale la situazione di strade del centro abitato e di aree trasformate dal consorzio di svi-luppo industriale o appartenenti alla zona artigianale. Se ci sono aree ormai com-promesse, in cui il Comune con la costru-

zione di una strada di circonvallazione o dell’area artigianale oppure il consorzio di sviluppo industriale con l’insediamen-to di un centro commerciale, hanno vo-luto cancellare ogni traccia del deflusso nelle lame sostituendole con una rete di drenaggio urbano, non sembra opportu-no insistere nel saccheggio del territorio, perseguendo l’ulteriore ampliamento della zona P.I.P. – il terzo – che coinvol-ge un’area segnalata ad alta pericolosità idraulica dall’Autorità di Bacino. I tec-nici e i consulenti comunali sono portati a ridicolizzare l’applicazione di rigorosi modelli matematici per la zonazione del rischio di allagamento. A tal fine, si usa-no semplici modelli idraulici, quando la realtà delle cose è così poco conosciuta che occorrono delle semplificazioni per giungere a qualche risultato. Così è sta-to con lo studio effettuato dal DAU, di-

partimento del Politecnico di Bari, più di dieci anni fa, a corredo del piano regola-tore generale. Non è così quando rilievi accurati, ortofotocarte, approfondimenti, immagini satellitari, modelli digitali del terreno, permettono di avvicinarci di più alla realtà ed applicare, a vantaggio del-la precisione, anche modelli sofisticati, persino complessi, di propagazione delle piene e di individuazione delle aree a ri-schio di inondazione. Oggi è questo che propone l’Autorità di Bacino e dispiace che i consulenti legali e periti ingegneri-stici dell’amministrazione comunale non vogliano usarne i risultati, per proteggere interessi che nulla hanno a che fare con la sicurezza del territorio e del cittadino. È vero che canalizzazioni a monte della città e adeguamenti della rete pluviale risolverebbero il problema dell’alluvio-namento, anche dopo un’accurata analisi di confronto tra costi e benefici, ma non sembra opportuno che tutto questo av-venga nella totale ignoranza di quel che ancora resta dell’antico reticolo idrografi-co del territorio molfettese e nel rifiuto di ripristinarlo nella sua funzione idraulica, l’unica che potrà permettere anche una riqualificazione dell’habitat naturale, sia morfologico che vegetazionale che fau-nistico.

Vito Copertino

giovedì 26 novembre 2009 11Attualitàcontinua da pag. 10

Alle 10 di mattina la chiesa di San Do-menico a Molfetta è praticamente de-serta e lo stile barocco della facciata principale, il portale di bronzo (opera dello scultore molfettese Vito Zaza, inaugurata nel 1990), le varie statue sacre, i dipinti di pregevole valore conservati all’interno possono essere tranquillamente ammirati nel silenzio tipico e fascinoso dei luoghi di culto quando non sono disturbati da visita-tori o rumori. Cerchiamo il parroco don Franco Sancilio per parlare con lui di un editoriale a sua firma comparso sul giornale della parrocchia, dal tito-lo “Le nuove processioni”, in cui egli descrive, con preoccupazione, il flusso numeroso e disperato di persone che qui passano quotidianamente alla ricer-ca di viveri, vestiario, lavoro, denaro. Fin qui nulla di nuovo, le parrocchie sono sempre state e sempre saranno,

per certi versi, punti di snodo, centri di raccolta e smistamento di beni di prima necessità, porte di accesso verso una solidarietà ed una comprensione di quartiere fatta di piccoli gesti, attenzio-ni, ascolto; le stesse sagrestie vengono spesso viste e indicate come metafo-rici luoghi di un potere ecclesiastico non trascurabile, trasversale e indi-scutibile, sempre esistito ed esercitato. Don Franco ci dice che ora è diverso e che da qualche anno si affacciano alla porta della sua chiesa quelli che lui chiama “gli impoveriti”: disoccupati, inoccupati, gente che si separa o è stata licenziata, persone e famiglie del ceto sociale medio che non riescono più a far fronte ai loro impegni economici e gli chiedono un aiuto anche in denaro, per pagare bollette o altre spese. Molti vengono inviati qui, e meglio sarebbe dire deviati, dagli stessi servizi sociali

in una sorta di inspiegabile palleggio di responsabilità e competenze che sconcerta e stupisce; altri, chiusi nella loro dignità, non avanzano richieste e si arrangiano in mille modi. “Cosa fate per loro?”, gli chiediamo. “Ciò che possiamo. Da tre anni offriamo un ser-vizio mensa giornaliero per 15 persone che ora, forse, estenderemo anche ai giorni festivi; nel pomeriggio effettu-iamo con i ragazzi del servizio civile un doposcuola gratuito, diamo vestia-rio e alimenti che il Banco Alimentare ma anche privati ci offrono proprio per questo scopo. In più organizziamo, ma lo abbiamo sempre fatto, momenti di socializzazione e promozione cultura-le attraverso attività ludiche, ricreative e laboratori di disegno, calcetto, danza classica e moderna, canto e musica, arte e manipolazione, balli di gruppo, ecc.”. Con don Franco parliamo anche della necessità di valorizzare le attività e i servizi delle parrocchie nelle co-munità locali, nei contesti economici e sociali disagiati, nelle città povere di relazioni e ricche di periferie. Dal 2001 una serie di provvedimenti legi-slativi nazionali e regionali ha ricono-sciuto “la funzione sociale ed educa-tiva svolta dagli oratori parrocchiali” promuovendone la costituzione e la ristrutturazione; in particolare la legge sugli oratori (L. 206/2003) prevede per essi agevolazioni fiscali e finanziarie e sancisce il loro innegabile contributo alla prevenzione del disagio minorile e alla promozione dei valori della soli-darietà. Tale legge, che allora non ven-ne votata da Rifondazione Comunista, stabilisce che lo Stato, Regioni ed enti locali possano concedere in comodato beni mobili e immobili di loro proprie-tà e prevede l’esenzione dell’ICI dei locali dell’oratorio, in quanto “ope-re di urbanizzazione secondarie”: il mancato introito dell’ICI (si calcola si aggiri intorno intorno ai 2,5 milio-ni di euro l’anno) da parte dei Comuni

viene interamente coperto dallo Stato. Molti ricorderanno che in Puglia, con l’approvazione della L. Regionale n. 17 del 25/8/2003, i finanziamenti agli oratori diedero luogo ad un filone giu-diziario perché la Giunta Fitto appro-vò allora due delibere per 74 milioni di euro complessivi di finanziamento agli oratori della Chiesa cattolica pu-gliese, in cambio, si disse, dell’appog-gio dell’arcivescovo di Lecce Cosimo Francesco Ruppi. Don Franco lamenta la scarsità delle finanze parrocchiali e ribadisce che i vari lavori di restauro e di ristrutturazione sono possibili solo grazie ai contributi dei privati e al fa-moso 8 per mille che lo Stato conce-de ogni anno alla Chiesa cattolica: un 8 per mille discusso e controverso in contesti laici e politici di opposizione che lo vorrebbero piuttosto destinato alla ricerca scientifica e a precise po-litiche ambientali e sociali. Proprio ri-guardo all’8 per mille, secondo un’in-chiesta pubblicata su “la Repubblica” il 17 novembre scorso, quasi la metà dei soldi dei contribuenti andrebbero alla Chiesa cattolica: quest’anno i 43 milioni 969 mila e 406 euro del getti-to IRPF sono stati ripartiti in maniera “anomala” dopo che il Presidente Ber-lusconi ha firmato un atto (n. 121) che sancisce la discrezionalità del Gover-no per quanto concerne il loro utilizzo. A parere di molti, la sudditanza dello Stato italiano nei confronti della Chie-sa cattolica appare incontrovertibile, ma ci si chiede anche come e quanto delle risorse finanziarie a disposizio-ne, arrivi realmente alle piccole chiese di paese, quali siano i criteri di asse-gnazione e distribuzione e se non sia, anche questo, frutto di precise scelte amministrative e politiche. Potrebbe spiegarcelo proprio don Franco, in un nuovo editoriale, magari intitolato: “Chiese o caste?”.

Beatrice De Gennaro

Parrocchie e sacrestie: nuove forme di assessorato sociale?1564Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Attualità giovedì 26 novembre 200912

Le chiese pronte ad accogliere i “nuovi poveri”: persone che non riescono più ad arrivare a fine mese e che trovano il sostegno dei parroci e delle associazioni religiose.

giovedì 26 novembre 2009 13Attualità

È quanto emerso da una conferenza organizzata a Molfetta dall’assessorato all’ambiente della Regione Puglia. Ancora non si conoscono i tempi per la conclusione dei lavori di bonifica.

Ancora tante bombe nel nostro mare1565Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Il mare di Molfetta nasconde ancora numerosissimi ordigni bellici. È quanto venuto fuori dalla conferenza sui risul-tati dell’attività di sminamento dei no-stri fondali. Finora secondo gli addetti ai lavori sono stati individuati e fatti brillare 2300 ordigni e 40 casse di mu-nizioni per 456 ore di lavoro che hanno impegnato 448 uomini. Purtroppo fra tutti i dati oggettivi esposti poco spazio

è stato dato all’attuale e persistente pre-senza di bombe a caricamento specia-le, ai gravi disturbi di salute che questi stanno provocando nel corso degli anni a pescatori e bagnanti e al loro reale numero. Sulla questione occorrerebbe fare più chiarezza dato che molte volte emerge l’inquietante convinzione che lo sminamento si stia effettuando soltanto per la messa in opera del nuovo porto e non per la totale messa in sicurezza del mare molfettese e dei suoi lavoratori. Speriamo di sbagliarci. Ma cerchiamo di capire il perché oggi ci troviamo a parlare del nostro mare e del suo enor-me arsenale sommerso tornando in-dietro nel tempo di qualche decennio. Erano le 19.30 del 2 dicembre del 1943 quando circa cento bombardieri della Lutwaffe tedesca attaccavano il porto di Bari e le navi alleate ormeggiate. Fra queste navi ve n’era una denominata “John Harvey” (ma probabilmente non era l’unica dato che molte altre conte-nevano altri armamenti chimici proibi-ti) che aveva la stiva piena di bombe

all’iprite, materiale messo al bando dal congresso delle Nazioni di Ginevra del 1925. Fu un disastro, fra civili e mili-tari si contarono più di mille morti, il numero dei feriti era incalcolabile e la maggior parte di essi aveva il corpo ri-coperto da gravissime ustioni.Dopo la fine della guerra, nel 1947, fu avviata la bonifica completa del porto di Bari. Furono rinvenute migliaia di bom-be “speciali” che per una convinzione sbagliata dell’epoca venivano portate a largo e affondate da ditte incaricate. Una larghissima parte di esse fu affon-data proprio a largo di Torre Gavetone, ordigni che si andarono ad accorpare a quelli colati a picco assieme alle navi alleate durante la guerra. Le prime av-visaglie si ebbero infatti nel 1946 quan-do l’intero equipaggio di un pescherec-cio molfettese subì gli effetti dell’iprite dopo aver caricato a bordo una bomba. Così la zona di Torre Gavetone, data la presenza dello stabilimento di sconfe-zionamento ordigni Stacchini, divenne la pattumiera per eccellenza. All’epoca

era abitudine assoldare i pescherecci sotto compenso per portare le bombe al largo e affondarle. Questi, però, per risparmiare tempo e trarne più guada-gno abbandonavano gli ordigni in zone vicinissime alla costa e nei pressi del porto molfettese. Nel porto si andarono ad aggiungere nel corso degli anni i fu-sti, le casse e le bombe impigliatesi al largo nelle reti dei pescatori e traspor-tati inconsapevolmente in prossimità del litorale. Proprio per questo a zona a rischio è stata estesa dagli addetti ai lavori da Torre Gavetone sino al porto. A tutto questo già enorme quantitativo bellico sommerso si sono ulteriormen-te aggiunte le numerosissime bombe sganciate dai veivoli militari in mano-vra durante le varie guerre nei Balca-ni. È indubbio che grazie all’insabbia-mento voluto chissà da chi negli ultimi decenni oggi i molfettesi si trovano a pagare le conseguenze di un conflitto conclusosi più di mezzo secolo fa.

Francesco Tempesta

Il film indipendente “The end of the line” (in italiano “La fine della lenza o “Il capolinea”), presentato al recente festival di Roma e tratto dall’omoni-mo libro di Charles Clover, descrive lo stato di totale alterazione ed impo-verimento dei fondali oceanici e ma-rini a causa dell’eccessiva, dissennata e incongrua attività di pesca da parte dell’uomo nel corso dei secoli. Sup-portato e finanziato dal WWF, esso racconta la lenta e inesorabile estinzio-ne delle biodiversità marine e presenta l’altra faccia, inquietante e meno co-nosciuta, di una questione, quella della grave crisi ittica, che dal 2007 attana-glia paesi e comunità di tutto il mondo, percepita per lo più dal punto di vista economico e sociale, nella più totale ignoranza di un’evidente quanto inne-gabile relazione causa-effetti nel conte-sto della quale i due fattori continuano a condizionarsi a vicenda. Le soluzioni lasciate intravedere e suggerite dal film (consumo accorto e consapevole di pe-sce, sostenibilità nell’uso delle risorse ittiche, gestione eco-sistemica della pesca, aree marine protette ed effica-cemente tutelate, ecc.) sembrano, però, non essere facilmente conciliabili con le leggi e le regole dei sistemi produt-tivi dei diversi stati e paesi di tutto il mondo che proprio dal mare traggono la loro principale fonte di reddito e ali-mentano 1,2 miliardi di persone. Vero è che, per caratteristiche funzionali, strutturali e organizzative, assai diver-se da luogo a luogo e persino da porto a porto, il comparto ittico appare, spesso e ovunque, debole e poco competitivo, male organizzato e gestito, disomoge-neo ma uguale nelle carenze e nelle di-sfunzioni che ne rallentano lo sviluppo e la crescita. I lunghi tempi di fermo biologico per il ripopolamento, la ri-duzione delle quantità di pescato, l’au-mento delle difficoltà della pesca, dei costi energetici e del lavoro, la caren-za di allevamenti, la domanda sempre

più selettiva di prodotti ittici, la scarsa e insufficiente gestione tecnica e ma-nageriale, l’aumento del volume delle importazioni, la pesca illegale, conti-nuano a contrarlo e a restringerlo tanto da rendere urgenti specifiche e mirate politiche d’intervento e di gestione da parte dei governi allo scopo di ridefi-nirne l’intero modello, il sistema e tut-ta la filiera: basti pensare che solo in Italia nel 2006 sono passati a 30.000 gli addetti al settore che erano 32.000 del 2005 e 47.000 del decennio prece-dente. In Puglia il comparto pesca con-ta 1700 pescherecci e 4000 imbarcati; 46.000 sono state le tonnellate di pesce catturate nel 2007 per un valore di 136 milioni di euro contro i 232 milioni di euro di dieci anni prima: è evidente che assai lunga e frastagliata, forse quanto i suoi 769 chilometri di costa, è la feri-ta che la crisi ittica sta creando in tutto l’indotto e all’intera economia con la

frammentarietà delle imprese, la non razionalizzazione del mercato, l’assen-za di strategie di filiera e integrazione intersettoriale, la mancanza di reti in-frastrutturali e funzionali. Particolare attenzione la Regione Puglia dedica all’evoluzione di un comparto fragile e vulnerabile coerentemente con i princi-pi di conservazione e sfruttamento so-stenibile delle risorse alieutiche e con gli orientamenti della politica comu-nitaria della pesca riguardo gli aspetti ambientali, economici e strutturali. Tale sviluppo è sostenuto dai Fondi Strutturali Europei (SFOP 2000-2006) e dal Fondo Europeo della Pesca (FEP 2007-2013) ma asseconda anche il ri-corso a forme private di finanziamento e di partenariato per incrementare la redditività delle operazioni nell’ambi-to del “Piano Strategico Nazionale” e del “Piano Operativo Nazionale di At-tuazione”: tutto questo per rafforzare,

tra l’altro, le competitività; ristruttura-re, riorientare e promuovere il pesca-turismo e l’ecoturismo, le pluriattività dei pescatori, migliorare il patrimonio naturale ed architettonico nonché le competenze professionali legate alla pesca.L’inchiesta che presentiamo in que-ste pagine affronta alcuni aspetti del problema pesca che, a livello locale, si sta rivelando particolarmente aspro e complesso per pescatori, armatori, commercianti, rappresentanti delle associazioni di categoria e soprattutto per il consumatore che ha dovuto, in molti casi, modificare parte delle pro-prie abitudini alimentari per difficoltà economiche, di distribuzione e manca-ta trasparenza sulle caratteristiche or-ganolettiche, di provenienza e conser-vazione del prodotto acquistato.

Beatrice De Gennaro

E le lenze stanno a guardareDa risorsa principale per la nostra economia a dramma per intere famiglie. Il settore della pesca soffre e

necessitano soluzioni efficaci e immediate per rilanciarlo.

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giovedì 26 novembre 2009 15Inchiesta

La ricerca del pesce fresco fa ancora par-te dell’idealtipo molfettese; che sia per il ciambotto serale o da mangiare crudo o da utilizzare in altre preparazioni, quel-lo del pesce non è un acquisto qualsiasi, ci vuole un’abilità speciale, che ognuno rivendica, per saper riconoscere quello buono, per sgamare l’inganno e spendere il giusto.I luoghi d’elezione dove consumare il rito dell’acquisto fino a qualche tempo fa tradizionalmente erano due: la piazza e direttamente dai pescatori, sul porto. Anche in questo campo è arrivata la con-correnza della grande distribuzione e c’è chi preferisce comprarlo all’Ipercoop.Un prodotto come gli altri da mettere nel carrello, al momento della mega spesa settimanale, con il vantaggio di poter decidere esattamente la quantità, cosa essenziale per famiglie piccole, mentre i pescivendoli molfettesi conoscono solo i numeri discreti, vendono insomma solo a chili o a muzzo e poco gli interessa che magari ci debba mangiare solo uno. C’è chi sostiene anche che sia l’unico luogo

Inchiesta16

Il pesce dei desideriControlli affidati alla Guardia Costiera

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Cambiano le abitudini degli acquirentiDalla “ricerca” del prodotto nelle tipiche piazze cittadine alla scelta nelle “boutique”

dei centri commerciali.

La qualità del prodotto locale è ottimo ma il settore soffre una crisi la cui fine è ancora difficile da vedere.

Mentre il settore della pesca è co-stretto a battersi con la crisi e con l’impoverimento delle risorse na-turali, c’è chi non si fa scrupoli di “giocare” con la salute del consuma-tore immettendo sul mercato prodot-ti di dubbia provenienza e di scarsa qualità. Fortunatamente a tentare di combattere queste “illegalità ali-mentari” ci pensano gli uomini della Guardia Costiera, da sempre attenti a vigilare sui mercati per prevenire la possibilità che venga commercia-lizzato prodotto inidoneo.Quello che è accaduto solo pochi giorni fa in una importante ope-razione a tutela dei consumatori e a contrasto della pesca illegale su tutto il territorio nazionale. L’ope-razione denominata “Xiphias” ha visto impegnato per quattro giorni il personale delle Capitanerie di Porto coordinato dal Centro nazionale di controllo della pesca. Nel corso dell’operazione i 338 uo-mini della Direzione Marittima di Bari, agli ordini del Contrammira-glio Salvatore Giuffrè, hanno effet-tuato 1130 controlli ai punti di sbar-co, ristoranti, mercati ittici, depositi, sequestrando circa 102 tonnellate di pesce tra fresco e surgelato tra cui oltre 68 tonnellate di alici salate, 22 tonnellate di alici fresche, una ton-nellata di spigole fresche, 5 tonnel-late di gamberoni surgelati ed inoltre seppie, polipi, calamari, pangasio, sogliole, salmone, orate, triglie e novellame di triglia, baccalà, mitili e 45 chili di datteri. Il tutto per un valore commerciale di circa 660.000 euro.Per quanto riguarda il sequestro del-le 90 tonnellate di alici il prodotto è stato sequestrato presso un deposito di Molfetta per il cattivo stato di con-servazione e per le scarse condizioni igienico-sanitarie in cui versava al momento del controllo. Queste cir-costanze sono state confermate dal veterinario della Asl intervenuto su chiamata del personale della Guardia Costiera. Rilevante è stato inoltre il sequestro dei 45 chili di datteri pro-venienti dalla Grecia e rinvenuti a bordo di un’autovettura fermata dal personale della Capitaneria di Porto di Brindisi. A seguito dell’operazio-ne sono state comminate sanzioni per circa 68.000 euro ed elevati 47 verbali penali e amministrativi per violazioni igienico-sanitarie, frode in commercio e truffa, cattivo stato di conservazione del prodotto.

“Il nostro pesce è genuino, incontaminato e si può consumare tranquilla-mente. Lo confermano le analisi, eseguite a campione sui prodotti ittici prima di essere venduti. Sono gli stessi pescatori a sollecitare le analisi sul pescato, per responsabilità verso i consumatori e poter garantire la vendita di pesce fresco di alta qualità. Quindi il nostro prodotto non ha nulla a che fare con le specie al mercurio importate dal Vietnam o da altri Paesi asiatici, come racconta la cronaca di questi giorni, ha assicurato il dottor Giuseppe Gesmundo, responsabile dell’Ufficio Relazioni Esterne del Centro Studi Ricerche della Federpesca di Molfetta. Ha poi aggiun-to: “È stato varato un manuale: Buone prassi igieniche sanitarie a bordo, che obbliga l’operatore frigorista a prendere tutte quelle precauzioni atte a garantire lo stato di conservazione del pescato. Il consumatore che ha dei dubbi col processo della “rintracciabilità” è in grado di verificare la provenienza del pescato locale, comunemente detto il pesce dei marinai. Viene venduto al dettaglio presso il mercato ittico generale, aperto dalle prime ore della mattina fino alle 14.00, orario di chiusura. Per i cittadini che terminano l’attività lavorativa nel tardo pomeriggio e che desidera-no comprare pesce direttamente dai marinai, si sta pensando di trovare un punto d’intesa tra i pescatori e l’Amministrazione civica: si pensa di trasferire la vendita al dettaglio presso piazza Gramsci, con l’orario prolungato fino a sera. Il nostro pesce è il più richiesto, gli esportatori di Bisceglie e Trani lo acquistano e lo spediscono in quasi tutte le regioni italiane, eppure c’è crisi nel settore, non esiste un piano strategico che possa dare l’input a nuove iniziative. Tutto è bloccato, manca la fidu-cia nel futuro, si vive alla giornata. Una direttiva restrittiva comunitaria emanata nel 2002 prevede il rispetto del principio della “sostenibilità ambientale, economica, sociale”, per tutelare l’ambiente marino, pro-muovere la riproduzione naturale della fauna e della flora e rendere il mare più pescoso. Dopo 7 anni questo provvedimento non ha prodotto gli effetti sperati. Sono stati ridotti a 160-170 i giorni di lavoro per i pe-scatori, dopo il fermo biologico stagionale. È stata attuata la “selettività delle reti”, con l’aumento della larghezza delle maglie, per evitare la cat-tura del novellame. Nel frattempo Il “Piano di gestione” ha stabilito la riduzione della flotta peschereccia e la limitazione delle zone autorizzate alla pesca locale. In questa vicenda, ha ricordato il dottor Gesmundo, “resta il rammarico di questi anni in cui non si è raggiunto un sano svi-luppo della commercializzazione del prodotto ittico. Praticamente né si è evoluto e né si rinnovato, non vi è stata valorizzazione e promozione del prodotto. Con la globalizzazione la Spagna sta dominando i mer-cati ittici e ne detta le leggi. L’Italia e in particolare Molfetta non è più competitiva in questo settore, non sa come combattere la concorrenza

anche internazionale, così forte che se de-cidessimo di aumentare la produzione per entrare in competizione si creerebbe una tale inflazione da fare abbattere i prezzi, così il nostro prodotto resterebbe inven-duto per gli alti costi di gestione. Innova-re, fare impresa in modo sostenibile è lo slogan di tanti che vogliono sfidare un fu-turo pieno di incognite. Occorre percepire l’ambiente non come un limite ma come un valore aggiunto, un’opportunità di svi-luppo. Sarebbe necessario raccogliere e mettere in rete le esperienze più signifi-cative in modo da individuare le strategie necessarie a far decollare un settore così importante, come la pesca, per l’econo-mia locale”.

Pantaleo de Trizio

La ricerca del pesce fresco fa ancora par-te dell’idealtipo molfettese; che sia per il ciambotto serale o da mangiare crudo o da utilizzare in altre preparazioni, quel-lo del pesce non è un acquisto qualsiasi, ci vuole un’abilità speciale, che ognuno rivendica, per saper riconoscere quello buono, per sgamare l’inganno e spendere il giusto.I luoghi d’elezione dove consumare il rito dell’acquisto fino a qualche tempo fa tradizionalmente erano due: la piazza e direttamente dai pescatori, sul porto. Anche in questo campo è arrivata la con-correnza della grande distribuzione e c’è chi preferisce comprarlo all’Ipercoop.Un prodotto come gli altri da mettere nel carrello, al momento della mega spesa settimanale, con il vantaggio di poter decidere esattamente la quantità, cosa essenziale per famiglie piccole, mentre i pescivendoli molfettesi conoscono solo i numeri discreti, vendono insomma solo a chili o a muzzo e poco gli interessa che magari ci debba mangiare solo uno. C’è chi sostiene anche che sia l’unico luogo

dove trovare pesce locale, poiché la gran-de distribuzione lo prende in blocco dalle barche molfettesi. Altri chiosano che lì è si è sicuri sul peso e rivendicano motiva-zioni igieniche, visto che il pescato della Coop è certamente controllato. Quello dell’igiene è un punto debole an-che per gli aficionados della piazza, so-prattutto nella provvisoria collocazione nel mercato ittico; gran confusione, fra le bancarelle all’esterno di merce varie, le auto parcheggiate dove capita e il re-bus sulla qualità del pesce, chi ci va tut-ti i giorni da anni dice che il prodotto è sempre lo stesso, senza variazione alcu-na, ma qualche dubbio lo nutre lo stesso. Soprattutto su quello smerciato diretta-mente dai pescatori. “Qualche giorno fa ce n’era uno – afferma un acquirente abituale – sul porto, all’altezza del mer-cato, che vendeva pesce azzurro e polipi, dicendo che si trattava del frutto del suo lavoro; il giorno dopo, sullo stesso ban-chetto provvisorio, offriva aragoste. Mi chiedo, aveva pescato lui anche quelle?”. L.S.

giovedì 26 novembre 2009 17

Il pesce dei desideri

Cambiano le abitudini degli acquirentiDalla “ricerca” del prodotto nelle tipiche piazze cittadine alla scelta nelle “boutique”

dei centri commerciali.

Ma quanto è fresco?

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1569Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Pochi e utili consigli per riconoscere il

pesce fresco ed evitare brutte sorprese.

anche internazionale, così forte che se de-cidessimo di aumentare la produzione per entrare in competizione si creerebbe una tale inflazione da fare abbattere i prezzi, così il nostro prodotto resterebbe inven-duto per gli alti costi di gestione. Innova-re, fare impresa in modo sostenibile è lo slogan di tanti che vogliono sfidare un fu-turo pieno di incognite. Occorre percepire l’ambiente non come un limite ma come un valore aggiunto, un’opportunità di svi-luppo. Sarebbe necessario raccogliere e mettere in rete le esperienze più signifi-cative in modo da individuare le strategie necessarie a far decollare un settore così importante, come la pesca, per l’econo-mia locale”.

Pantaleo de Trizio

Riconoscere il pesce fresco è facile: basta guardarlo con at-tenzione al momento dell’acqui-sto. Quando arriva sui banchi di vendita, infatti, il pesce manda segnali facilmente interpretabili. L’odore, ad esempio, deve essere delicato, deve ricordare il profu-mo del mare; il corpo deve essere rigido e arcuato; la consistenza delle carni deve essere soda ed elastica. Bisogna fare attenzione anche alle squame che devono essere molto aderenti. L’occhio sporgente con la pupilla nera e la cornea trasparente sarà un altro segnale importante da considera-re.Il pesce può essere consumato fresco tutto l’anno anche se sono stati previsti periodi in cui è vie-tata la pesca al fine di tutelarne appropriamente i cicli biologici. Ogni specie poi ha un periodo in cui le sue qualità nutrizionali e organolettiche sono al livello più alto. Basterà chiedere al nego-ziante quand’è il periodo miglio-re per l’acquisto, per essere sicuri di gustare il pesce nelle migliori condizioni e al prezzo più conve-niente.

I sequestri degli ultimi giorni di grandi quantità di pesce proveniente dai paesi asiatici e spacciate per nostrane hanno allertato anche i piccoli pescatori mol-fettesi, per intenderci i cosiddetti “var-checeddare”. Per difendersi da questo tipo di speculazioni il consumatore fi-nale avrebbe bisogno di utilizzare dei piccoli accorgimenti che permettereb-bero di scegliere il pesce ed evitare fregature e rischi per la propria salu-te. Il presidente della “Cooperativa di piccola pesca” Vitantonio Tedesco ha voluto fornire alcuni di questi accor-gimenti per riconoscere il pesce buono da quello “diversamente buono”. Il si-stema più attendibile per selezionare il prodotto ittico è quello di osservare gli occhi dei pesci. Questi devono essere ovali, rivolti verso l’esterno e com-pletamente limpidi. Se uno di questi particolari viene a mancare è evidente che c’è qualcosa che non va. Altro ele-mento importante è la lucentezza stessa del pesce. È ormai altamente sconsi-

gliato inoltre, come si usava un tempo, somministrare il fegato di merluzzo ai bambini. Infatti questo organo assieme alla milza assorbe completamente l’in-quinamento delle acque e deve essere

immediatamente scartato. Purtroppo diventa sempre più difficile risalire alla provenienza effettiva del pescato, alla sua freschezza e al suo tempo di vita. L’unico sistema che potrebbe rivelarsi

efficace sarebbe quello dell’intensifica-zione dei controlli da parte di Capita-nerie e Nas al momento del passaggio fra grossista e venditore finale. Ed è proprio durante questo procedimen-to che accadrebbero cose turche e fra bolle d’accompagnamento e fatture un carico di pesce si trasforma da cinese a greco o italiano. Non è comunque detto che il pesce proveniente dai paesi orientali sia dannoso per la salute di chi se ne ciba. Il grosso punto interrogativo rimane quello del trasporto che viene effettuato a volte tramite container fri-goriferi che non riescono a mantenere il contenuto ad una temperatura costante causando cambiamenti delle sue pro-prietà organolettiche. Una giungla in cui chi realmente vuole mangiare del buon pesce deve sapersi muovere con i piedi di piombo magari scegliendo un venditore di fiducia o recandosi dai “varcheceddare”.

Francesco Tempesta

Fidarsi solo dei “varcheceddare”?I piccoli pescatori forse gli unici capaci di assicurare il cliente su qualità,

freschezza e provenienza del prodotto.

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Inchiesta18 giovedì 26 novembre 2009

Francesco Padre: le parole di LannesPresentato il libro che fa luce su un mistero che per oltre quindici anni ha sconvolto le coscienze dei

molfettesi e non solo. Ora tocca allo Stato fare la sua parte.

1572Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Che lavorare sul mare comporti peri-colo i molfettesi lo sanno da sempre, ma la vicenda dei cinque morti del “Francesco Padre”, motopescherec-cio affondato il 4 novembre del 1994 a 20 miglia dalla costa montenegrina, va oltre il tragico incidente sul lavoro, parla di segreti di Stato e di verità vo-lutamente tenuta nascoste e di giustizia, che le famiglie e la marineria, assieme alla città tutta, stanno ancora aspettan-

do, dopo 15 anni. C’è voluto un gior-nalista coraggioso, Gianni Lannes, e la sua inchiesta, pubblicata poi nel libro “NATO: colpito e affondato. La trage-dia insabbiata del Francesco Padre”, edito dalle edizioni la meridiana, per tornare a parlarne e per dire chiaramen-te che il “Francesco Padre” certo non trasportava armi a bordo, come pure fu insinuato con una vera e propria opera di depistaggio, ma ebbe solo la sfortuna trovarsi in un tratto di mare dove era in corso un’esercitazione militare della Nato denominata “Sharp Guard”, tutto questo nel quadro della guerra della ex Iugoslavia.Giovanni Pansini, Luigi De Giglio, Sa-verio Gadaleta, Francesco Zaza e Ma-rio De Nicolo erano lì per guadagnarsi il pane, quando, lo ha raccontato Lattes nel suo libro e lo ha ripetuto nel pre-sentarlo sabato 14 novembre nell’affol-latissima sala del Seminario Regionale, l’imbarcazione “fu colpita da un mis-sile, dopo essere stata mitragliata; col-

pita per errore e poi affondata, quando ci si rese conto di aver ucciso uomini che erano lì per caso”. Colpito per er-rore, ma anche in questo caso le parole di Lannes sono state nette, dopo vi fu “dolo” nel voler insabbiare la vicenda, nel non voler arrivare alla verità. Una conclusione cui è arrivato dopo il la-voro minuzioso di anni, rintracciando documenti, rileggendo atti giudiziari e perizie, ascoltando testimonianze,Importanti anche le immagini girate un paio di anni dopo dalla Impresub, che mostrano come lo scafo e gli uo-mini siano stati mitragliati. Significa-tivo anche il parere dell’ingegner Ma-stropierro, perito della Commissione d’inchiesta sinistri di Bari, interpellato allora e intervenuto alla manifestazione per ribadire che “l’esplosione avvenne all’esterno dello scafo e non all’inter-no”.Gianni Lannes non risparmia critiche ai magistrati che si occuparono del caso, ognuno di loro citato con nome

e cognome, e anche al loro perito, le cui conclusioni furono determinanti per la richiesta di “non luogo a proce-dere”. Perché neppure ad un processo hanno avuto diritto i cinque lavorato-ri del mare, tutto si concluse nel 1998 con un’archiviazione; né giustizia e neppure un atto ancora più naturale: la sepoltura. Solo uno dei corpi fu trova-to, gli altri sono ancora lì. L’inchiesta, il libro e la sua presentazione chiedono atti successivi: il recupero del “Fran-cesco Padre”, possibilissimo, dato il fondale di soli 200 metri, la riapertura dell’inchiesta, perché si arrivi alla ve-rità. Senza più depistaggi, senza che si faccia appello al segreto di Stato, come più volte ribadito dall’altro ospi-te della serata, l’onorevole Falco Acca-de, ammiraglio e già presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, mettendo riparo alle carenze nella ricerca sulle informazioni che ci furono e che a suo parere ricordano al-tri misteri d’Italia. L.S.

giovedì 26 novembre 2009 19In Città

Alberi abbattuti per garantire la sicurezza1573Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Interventi definiti “necessari” dal settore lavori pubblici del Comune sia in viale Giovanni XXIII che in piazza Alcide de Gasperi.

Proteste, indignazione, attacchi dei giornali: questo ha suscitato il dra-stico intervento al verde pubblico da parte del Comune di Molfetta. Le motivazioni dell’intervento sono state quelle della messa in sicurez-za di questi luoghi. Infatti l’opera-zione, che ha riguardato numero-si esemplari di pino che sono stati tagliati drasticamente sia in viale Giovanni XXIII che in piazza Alci-de de Gasperi, è stata soltanto frutto di un’azione di prevenzione. Tut-to ciò si è reso necessario a causa della forte inclinazione degli albe-ri che avrebbero potuto cedere per

cause naturali o in seguito a qualche evento meteorologico eccezionale. Al posto di queste piante il Settore Lavori pubblici del Comune di Mol-fetta ha annunciato che provvederà a piantare altre specie più longeve e nella fattispecie querce e lecci. Non sono mancati i racconti dei nostalgi-ci specialmente per quanto riguarda gli alberi tagliati di piazza Alcide de Gasperi. Questi infatti vennero piantati nei primi anni ’80 dai bam-bini della vicina scuola elementare Rosaria Scardigno (ex Magistrale) che avevano aderito ad un impor-tante progetto. Quindi molti di co-

loro “che sono cresciuti” assieme ai quei pini di sicuro avranno avuto un colpo al cuore nel vedere quanto è accaduto. All’epoca la “villetta”, com’era definita dai suoi avvento-ri, non aveva recinzioni e tutto il verde presente, oltre che come im-provvisato campo di calcio, serviva ai ragazzi per nascondersi dai vigili urbani che intervenivano con la loro motocicletta allertati da coloro che non sopportavano il rumore del pal-lone. Ma quelli erano altri e bellis-simi tempi.Ora ci si attende che non rimangano a lungo i segni degli alberi tagliati e

che nuovo verde possa essere tem-pestivamente piantato possibilmente in tempi brevi.Un appunto ci sentiamo di fare al Comune di Molfetta (anche se la colpa non è da attribuire soltanto all’Amministrazione attuale ma an-che a quelle che l’hanno preceduta): la prossima volta basterebbe curare e manutenere sistematicamente le piante e gli alberi nel corso della loro vita e non attendere che si ar-rivi ad una irreversibile soluzione drastica.

Francesco Tempesta

Corrado Giaquinto: vita, opere, contestiÈ pronto l’ultimo libro di Corrado Natalicchio dedicato al più grande degli artisti molfettesi.

Edito da Nuovo Centro Stampa Ciccolella 2009 conta ben 226 pagine.

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Torna la “Strana Sensazione”Lo storico gruppo molfettese sul palco del Cine Teatro Odeon canterà le più belle canzoni dei Pooh a scopo

benefico. Il ricavato della serata verrà infatti devoluto a Telethon.

1575Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Si tratta di un lavoro assolutamente uni-co per la nostra città e per gli amanti dell’arte e di Corrado Giaquinto, l’illu-stre pittore molfettese che nella prima metà del ’700 assurse a fama di celebrità internazionale e che, con la sua poetica stilistica, ha fatto sì che il nome della nostra città fosse glorificato a livello mondiale, annoverandolo nelle sale dei migliori musei e gallerie del mondo, nonché nei maggiori tempi ecclesiastici e trattati di storia dell’arte, come testi-monianza di una cultura e di valori di cui ancora oggi Molfetta si sente propu-

gnatrice. Un lavoro che aspettavamo da tempo e che raccoglie la storia di que-sto nostro grande concittadino, autore di opere di indubbio valore artistico e di forte impatto coloristico, ancora oggi contese nelle aste più note a livello mon-diale (Christie’s, Sobety’s, Dorotheum, Etude Tajan, Finarte, Semenzato, tanto per citare i nomi più famosi), nei musei e tra i collezionisti di più elevato spes-sore culturale. Più di cinquecento, tra dipinti, disegni e tecnica mista, accertati o attribuiti alla mano del grande pittore molfettese, esposti in 257 siti permanen-ti, a loro volta dislocati in 106 città tra le più importanti del nostro pianeta.Un lavoro, quello di Natalicchio, che non si limita a documentare con acribia, passione e competenza l’elenco e la let-tura delle opere più importanti dell’arti-sta molfettese, ma che delinea le tenden-ze e le forme più tangibili di espressione artistica coeva e, in particolar modo, i contesti storici che hanno attanagliato e, in molti casi, magnificato un’epoca legata all’assolutismo, alla civiltà baroc-ca e all’età dei Lumi. Un’epoca che, da

lì a breve, sarebbe sfociata in un vero e proprio turbine di eventi in grado di con-dizionare la vita e la storia dei popoli nei secoli successivi. Una ricerca che Cor-rado Natalicchio ha seguito per più di dieci anni, infiltrandosi nella polvere de-gli archivi e percorrendo decine di realtà museali a livello europeo e un mondo, quello del collezionismo, spesso intri-cato e occultato alla conoscenza degli appassionati, scrigno di una cultura e di una memoria storica che faremmo bene a non sottovalutare. Un libro che è tutto un programma, presentato dall’autore-vole penna del prof. Angelantonio Spa-gnoletti, ordinario di “Storia Moderna” all’Università degli Studi di Bari, esper-to studioso degli eventi dell’epoca in cui lo stesso Giaquinto ha operato, e avvalo-rato dalla consulenza storico-artistica del prof. mons. Pietro Amato, direttore del Museo Storico Vaticano. La lettura del libro è allietata da venticinque fotografie a colori che raccolgono le opere più si-gnificative di Corrado Giaquinto e da un paio di stampe coeve che ci mostrano i luoghi in cui l’artista ha operato e la sua

prima casa romana. Il libro è corredato da una splendida copertina, opera del grafico Pasquale Modugno, che ci svela il vero volto del pittore molfettese all’età di circa trent’anni e un meraviglioso di-pinto, La Giustizia e la Pace, conservato nel Museo del Prado di Madrid. I temi trattati da Corrado Natalicchio, corredati da una nutrita documentazione e biblio-grafia, sono i seguenti: contesti e chiavi interpretative dell’arte, i fasti del Baroc-co, il Rococò, il Vedutismo e il “Grand tour”, i protagonisti dell’arte tra ’600 e ’700, la vita e il percorso artistico in Ita-lia di Corrado Giaquinto, l’avventura di Giaquinto in Spagna, le opere pugliesi, i precursori e i seguaci, un giudizio critico dell’autore sull’opera del grande pittore molfettese, un elenco minuzioso di circa cinquecento opere di Giaquinto esposte in tutto il mondo e nei cataloghi delle case d’aste più famose del mondo. In-somma, un libro da non perdere che già potete trovare nelle migliori librerie e edicole della nostra città. Buona lettura.

Corrado Germinario

Torna “La Strana Sensazione”. L’11 dicembre prossimo, presso il Cine Te-atro Odeon, in occasione della mani-festazione Telethon 2009, patrocinata dal Comune di Molfetta, dalla BNL Gruppo BNP Paribas, dal Sermolfetta e dall’Associazione “Musica e Tradizio-ni”, la Strana Sensazione, gruppo sto-rico del panorama musicale molfettese, canta i Pooh. Per l’occasione torneranno a suonare e cantare insieme elementi storici del gruppo riunitisi dopo ben 30 anni. Non potranno essere presenti per motivi di

lavoro, Lillino Cocozza e Lorenzo Ga-daleta, sostituiti rispettivamente da Ric-cardo Riccardi alle tastiere e da Gianni Turtur alle chitarre. Per il resto della formazione, ci saranno Antonio Scian-calepore alla batteria e percussioni e Vito Mezzina al basso elettrico. Ma la vera novità è il ricongiungimento dopo ben 30 anni, del fantastico trio vocale composto da Enzo Binetti, che suone-rà anche il pianoforte, Vito Bellifemi-ne chitarra acustica 12 string e Ginetto Sciancalepore chitarra solista. L’omaggio ai Pooh, per la verità, era

stato programmato ancor prima che gli stessi decidessero di abbandonare le scene e che si esibissero qui a Molfetta in estate, ma non vuole essere una “ce-lebrazione” bensì un rispolverare bra-ni dei quattro, suonati dalla “Strana” quando la stessa godeva di una certa notorietà anche a livello nazionale, du-rante i mitici anni ’70. L’appuntamento quindi è per venerdì 11 dicembre presso l’Odeon con ingresso alle 19.30 e aper-tura sipario alle 20.30. Sponsor unico della manifestazione è l’Impresa EDIL Service s.r.l. Si accede per invito.

giovedì 26 novembre 2009 21Cultura & Spettacoli

Uno straordinario “Inno al Sole”L’opera frutto dell’ingegno di del molfettese Giuseppe Saverio Poli e dell’estro musicale del terlizzese Vito

Giuseppe Millico per la prima volta eseguita dopo duecento anni dalla sua composizione.

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Tradizione coreutica e musicale al GhignoIl 7 dicembre appuntamento con la realtà, l’immaginazione e la rappresentazione nella tradizione della regione

Puglia.

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Per la prima volta rimbalzano, sul-le mura barocche della Cattedrale di Molfetta, le note e le parole dell’Inno al Sole, per la prima volta in tempi mo-derni si concretizzano quei suoni che per troppo tempo erano rimasti assopiti

su pagine dimenticate. Dopo il ritrova-mento dell’unico manoscritto a noi noto all’interno dell’Archivio Diocesano di Molfetta, a cura del musicista Gaetano Magarelli, che con Giovanni Antonio del Vescovo si è occupato della ricerca storico musicale dell’opera, la cantata celebrativa settecentesca è stata propo-sta al grande pubblico lo scorso quat-tordici novembre, in una Cattedrale immersa nel religioso silenzio di attenti ascoltatori. I soprani Angela Nisi e An-namaria Belloccio con l’orchestra da camera “Nino Rota”, composta da di-ciassette elementi, tra cui violini, oboi, corni, viole, violoncelli, contrabbasso e clavicembalo, diretti egregiamente dal maestro Antonio Magarelli, hanno ese-guito dapprima l’antico inno della casa borbonica ed infine l’Inno al sole. L’Inno risulta essere un sodalizio unico nel suo genere, tra l’estro scientifico-poetico del nostro illustre concittadino

Giuseppe Saverio Poli e l’estro musi-cale del celebre sopranista e composi-tore terlizzese Vito Giuseppe Millico. Il testo poliano, composto di settantuno quartine, sembra quasi una catena di versi che colorandosi di differenti tona-lità, riescono a passare con grande na-turalezza da temi squisitamente profa-ni, con l’esaltazione del Sole attraverso un carosello di figure appartenenti alla mitologia classica, fino ad approdare al lido sicuro della contemplazione sacra di Dio; consuetudine, questa, riscontra-bile in diversi testi poliani. La cantata si presenta in modo semplice, ma pure sempre solido, ha affermato Gaetano Magarelli che ne ha esaltato la singola-rità dovuta al fatto che Millico piega la forma musicale ben adattandola all’ode di Poli, creando un elemento unico capace di rompere con la tradizionale codificazione scarlattina e di diventare uno dei tanti esempi di eccellenza mu-

sicale della scuola napoletana, avendo però come autori due importanti perso-naggi della terra di Bari.Una grande rinascita per l’Inno, una grande mossa culturale per il prestigio della città, come in molti hanno defi-nito il ritrovamento che, oltre all’inte-resse generale, ha stimolato l’interesse particolare anche del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il qua-le ha riconosciuto l’adesione della Re-pubblica, e significativamente il plauso del grande maestro Riccardo Muti. L’inno al Sole diviene anche un mo-mento di riflessione: probabilmente ci saranno tanti altri piccoli gioielli che aspettano impazienti, sugli scaffali pol-verosi scricchiolanti di qualche vecchio archivio cittadino, aspettano anche loro il proprio turno per rivedere la luce. Chissà a chi spetterà tale compito.

Isabel Romano

Cultura & Spettacoli22 giovedì 26 novembre 2009

Si terrà il 7 dicembre alle 20 presso la libreria “il Ghigno”, in via Giacomo Salepico, un concerto-conferenza sul tema “Puglia: realtà, immaginazione, rappresentazione”. Un concerto-confe-renza sulla tradizione coreutica e musi-cale della Puglia. Le culture popolari della Puglia e del-le altre regioni dell’Italia meridionale hanno consegnato alle giovani genera-zioni un immenso patrimonio coreutico e musicale da conservare e tramandare. Tale patrimonio va valorizzato e in-scritto in attività di ricerca, di scoperta e di conservazione da parte delle gio-vani generazioni, per la costruzione di una cittadinanza attiva e partecipativa. A partire dal lavoro sul campo che ha compiuto Ernesto De Martino sul fe-

nomeno del tarantismo, si è sviluppata una maggiore attenzione ai temi della tradizione e si è conferita una maggiore autorevolezza agli studi demo-etno-an-tropologici, che oggi si vedono ricono-sciuto uno statuto di scientificità.Oggi è possibile effettuare ricerca et-nografica con l’ausilio delle tecnologie audiovisive: i linguaggi fotografico e audiovisivo possono fornire una pra-tica di testimonianza, valorizzare la tradizione e permettere ad un pubblico sempre più ampio la conoscenza dei vari aspetti delle culture popolari.L’attività proposta consiste in un in-contro-dibattito sul temi della tradizio-ne musicale pugliese, con particolare riguardo al lavoro sul campo di Erne-sto De Martino, attraverso l’utilizzo di

vari linguaggi: conferenza, linguaggio audiovisivo, fotografico, musicale e co-reutico.Attraverso questo percorso il pubblico viene condotto alla conoscenza delle tradizioni popolari pugliesi, dei metodi di ricerca etnografica e si accosta a tali temi tramite il linguaggio audiovisivo che diventa testimonianza viva che co-glie in divenire i fenomeni che accom-pagnano la nostra contemporaneità.La performance finale musicale e co-reutica dimostra che le tradizioni popo-lari sono ancora vive e conservano un forte valore culturale, perché hanno as-sunto forme nuove e diverse rispetto al passato, ma conservano un forte valore culturale e intessono un dialogo conti-nuo con la contemporaneità.

foto: Vincenzo de Pinto

giovedì 26 novembre 2009 23Recensione

“Solidità peyotiche di sale, retro cortiletti verdi sugli alberi albe da cimitero, sbronza di vino su tetti, quartieri di vetrine in corda da cannarolo su macchina rubata neon intermittente semaforo, sole e luna e vibrar d’alberi nel frastuono invernale dei crepuscoli a Brooklyn, comizi in cima a pattumiere e sottile sovrana luce della mente…”. Allen Ginsberg, Urlo & Kaddish. Poesie, trad. italiana di Luca Fontana, Il Saggiatore Tascabili,

2009, pp. 135.

Il SegnaLibro. Urlo & Kaddish.1578Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

“Benvenuti nel mondo di Allen Gin-sberg”. Inizia così la prefazione di Furio Colombo alla nuova edizione delle ballate poetiche della più urlata e spirituale tra le voci beat americane. Nuova veste grafica – in copertina il noto ritratto di Ginsberg firmato da Fred W. McDarrah e nuova tra-duzione, più matura e consapevole, perché – dalle parole di Fontana – “ogni nuova traduzione è verifica di quanto e come un

testo, a distanza di anni, o secoli, continui a parlarci (o continuiamo noi a parlare con esso)”. È un mondo in versi, un dialogo assordan-te a più voci quello che Ginsberg offre a noi lettori/ascoltatori contemporanei: un Urlo accorato di protesta contro la realtà beffarda, assurda, priva di senso e doloro-sa di un’America malata e sofferente, ma anche il canto onirico e psichedelico di un poeta-profeta inebriato dalla morte, ispi-rato dall’amore e incastonato tra ricordi infernali e presagi paradisiaci. Il poema è tripartito e si conclude con un mantra ca-ratterizzato dalla ripetizione della parola “Santo” (Holy). L’esperienza biografica dello scrittore è tratteggiata nella prima parte con riferimenti alla temperie cultu-rale, politica e sociale degli anni Cinquan-ta, mentre la seconda parte “Moloch” è un lamento doloroso e di protesta contro lo stato americano, una visione mostruo-sa composta sotto gli effetti allucinogeni

del peyote. La terza parte, indirizzata a Carl Solomon, è il ricordo della visita di Ginsberg a sua madre, ricoverata in un ospedale psichiatrico a Rockland. Segue Kaddish, termine che nella liturgia ebraica indica una preghiera che accompagna la sepoltura dei morti: si tratta, infatti, di un lamento malinconico e tenero per Naomi, sua madre, morta in manicomio.L’urlo feroce, le visioni allucinate e il la-mento commosso si diffondono rapidi e scattanti in versi tecnicamente ibridi, dove la forma solenne di una retorica mistico-religiosa s’infanga di rock e blues, sesso e droghe. Le parole di Ginsberg sono libere e fulgide: raccontano, esprimono, denun-ciano, evocano, violentano. Una litania dissacrante che offusca la morale e l’idea giusta, borghese e conforme di valori so-cialmente accettabili, per celebrare l’istin-to degli ultimi, i rifiutati, i sottomessi, gli esclusi, i mistici, “le menti migliori distrut-te da pazzia”.

Allen Ginsberg (Newark, 3 giugno 1926 – New York, 5 aprile 1997), poeta statu-nitense, è considerato tra i maggiori espo-nenti del movimento artistico-letterario noto come Beat Generation. Nel 1957, a un anno dalla pubblicazione di Howl (Urlo), il poema fu messo al bando per oscenità a causa dei riferimenti espliciti a droghe illecite e pratiche sessuali. Grazie alla campagna di supporto dell’American Civil Liberties Union, al poema fu ricono-sciuta “un’importanza sociale riedifican-te”. Fernanda Pivano commentava così il modo di far poesia di Allen Ginsberg: “[…] aveva capito l’importanza del suono della lingua scritta, e anche l’importanza del coinvolgimento fisico del poeta coi ver-si lunghi: la lunghezza del verso non indi-cava soltanto l’atto fisico di tirare il respi-ro ma anche l’unione dello stato fisico con quello emotivo durante la composizione”.

a cura di Angela Teatino

Virtus: l’incubo prosegueArrivano due punti contro il fanalino

di coda Potenza ma manca ancora serenità e continuità di risultati.

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Pallavolo: mamma che spettacolo!La squadra di Lorenzoni vince, convince

e soprattutto diverte. “PalaPoli” gremito ed entusiasmo alle stelle.

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Lillo Leo fuori servizio a causa di un infor-tunio, Diego Fessia ancora a mezzo servi-zio e con la testa, forse, rimasta ancora in Argentina, gli altri uomini che sono anco-ra in cerca di continuità ed un allenatore che non riesce a trovare la formula giusta per dare uno scossone al gruppo. In po-che parole è l’analisi dello stato di forma della Nuova Virtus Basket Molfetta che, se non fosse per un Potenza in piena crisi, sarebbe l’ultima della classe nel campio-nato di Serie A Dilettanti. Insomma, per i bianco blu del presidente Andrea Bellife-mine l’incubo sembra proprio non avere fine. Una fine che, forse, sta per avere la

pazienza dei tifosi che ancora sostengo-no il gruppo ma che iniziano a digerire sempre meno le sconfitte. Capitan Andrea Maggi e soci negli ultimi quindici giorni hanno conquistato due punti in altrettante gare. La vittoria è arrivata il 14 novembre, nell’insolito anticipo casalingo del sabato sera, contro il fanalino di coda Potenza. Lucani battuti per 85 a 68 ma, probabil-mente, più per demeriti loro che per meriti dei padroni di casa. Due punti comunque importanti per una classifica ancora pove-ra. Ritorno al passato invece sette giorni dopo nella proibitiva trasferta in casa del Ferentino capolista. Virtus mai capace di impensierire l’avversario e finale di 81 a 67 sul groppone. Le prossime speranze sono legate ai match che il calendario propone a cominciare dalla trasferta del 29 novembre a Palestrina e dall’incontro casalingo del 6 dicembre contro Trapani. E chissà che non arrivi finalmente la tanto attesa svolta.

Il primo prestigioso obiettivo della stagio-ne è centrato. E si tratta di un clamoroso successo. Riportare la folla sulle tribune del “PalaPoli” per un incontro di pallavolo maschile. La Pallavolo Molfetta può quin-di già dirsi soddisfatta per l’andamento di un campionato che ha riacceso gli entusia-smi evidentemente mai del tutto sopiti di una tifoseria che ha conosciuto anche pal-coscenici prestigiosi come quelli dell’A2 e che, per calore, colore e correttezza veniva additata da tutti coloro che frequentano il mondo del volley. E del resto non po-teva essere diversamente dopo un avvio di stagione esaltante. I ragazzi allenati da Alessandro Lorenzoni non deludono le aspettative e confermano di essere una delle protagoniste del torneo. Nelle ultime due settimane due successi importanti che oltre a portare punti, mettono ancora più in luce il DNA vincente di questo gruppo. La prima vittoria, sofferta, sudata e memora-bile arriva nell’incontro casalingo del 15

novembre contro il Turi capolista. I locali non solo si impongono per 3 a 1 (18-25, 28-26, 26-24, 25-23) al termine di una gara vibrante, ma danno anche lezione di bel volley mentre la tifoseria da lezione ai supporter avversari. Altri tre punti arriva-no poi dalla trasferta siciliana di Catania grazie a un 3 a 0 (13-25, 21-25, 21-25) costruito anche grazie alla fondamentale collaborazione delle seconde linee bian-corosse. La Pallavolo tornerà a giocare in casa domenica 29 novembre: alle 18 arri-verà l’Ortona per una gara da non sottova-lutare. Il 5 dicembre poi, tutti in cerca di doni in quel di Potenza.

Sport24 giovedì 26 novembre 2009

Una Azzurra da secondo postoProsegue la marcia delle ragazze allenate dalla Matera. L’impegno e il lavoro pagano: i risultati

positivi arrivano e la classifica sorride.

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Hockey Club: devi svegliartiSi prolunga la mancanza di risultati positivi

per i pattinatori molfettesi. Importante tornare a punti nelle prossime tre gare.

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C’erano una volta i tempi della Molfetta Volley che nel campionato di Serie B2 attirava le attenzioni di tifosi e appas-sionati offrendo alla città lo spettacolo di campionati pallavolistici di livello nazionale e ricchi di contenuti. Oggi, or-mai è certo, si può parlare di una nuova era, quella targata Azzurra Volley Mol-fetta e plasmata da persone come Vin-cenzo Giancasrpo, Sergio Sasso, Umile Millarino e, ovviamente, Anna Grazia Matera con tutto il suo staff.Dopo un primo anno di assestamento in B2, un ripescaggio conquistato sul cam-po e una nuova avventura avviata ripar-tendo da zero, ecco che l’Azzurra Volley Molfetta getta la maschera e fa capire alle avversarie di cosa è capace. Lo fa inanellando altre due importanti vitto-

rie. Certo arrivate contro formazioni che bazzicano i bassifondi della classifica ma che possono sempre riservare pericolosi tranelli. Così non è stato e le “azzurre” molfettesi hanno dapprima conquistato l’intera posta in palio andando a battere a domicilio per 3 a 0 il Salerno (6-25, 16-25, 18-25) poi ripetendosi sette gior-ni dopo sul parquet amico contro l’Ac-quaviva (25-11, 25-17, 25-17). Vittorie di carattere e soprattutto cercate senza dimenticare la perfezione e l’impegno pretesi da Anna Grazia Matera. Le palla-voliste molfettese sono ora attese da altri due incontri probanti: il 28 novembre in trasferta contro la Leonessa Altamura, il 5 dicembre in casa contro il San Pie-tro Vernotico. L’obiettivo è difendere la classifica.

Tirarsi fuori dal tunnel nel più breve tempo possibile. È questo il primo comandamento in casa Hockey Club Molfetta dopo un avvio di campiona-to tutt’altro che positivo e all’indo-mani dell’ennesima doppia sconfitta rimediata nelle ultime settimane. I pattinatori del presidente Massimo de Palma accusano segni di insoffe-renza e il gioco ne risente. Forse il gruppo non è ancora coeso e le risor-se fisiche e mentali non sono anco-ra al top. Fatto sta che si continua a perdere e a non collezionare punti da aggiungere alla classifica.Gli ultimi due stop sono arrivati nonostante il gioco sviluppato dai biancorossi e le reti messe a segno. Il 14 novembre la “bandiera bianca”

è stata issata nell’incontro casalingo contro il Follonica perso per 5 a 3 (a segno Vianna, Bertan e Cirilli) e che ha portato anche conseguenze “giu-diziarie” con la pista locale squali-ficata per un turno e il presidente de Palma inibito per due mesi. Sconfitta che ha preceduto lo stop di tre gior-ni dopo, il 21 novembre sul campo del Forte dei Marmi vittorioso per 5 a 4 (Vianna, Cirilli, Ambrosio 2) . L’Hockey Club a questo punto ha l’obbligo di tornare a fare risultato nelle prossime settimane. Il 28 no-vembre sarà ospite del Seregno, poi il 5 dicembre si torna in casa contro il Trissino e l’8 dicembre, nel turno infrasettimanale, ecco la trasferta di Correggio.

HOCKEY BASKETSerie A1 Serie A dilettantiValdagnoBassano 54FollonicaBreganzeGiovinazzoLodiSarzanaViareggioSeregnoForte dei MarmiR. BassanoMOLFETTA

1816131212101096663

FerentinoBarcellonaPerugiaOstuniPalestrinaTrapaniSienaSant’AntimoMateraRuvoSan SeveroAgrigentoMOLFETTAPotenza

141412121010108866642

PALLAVOLOSerie B1 Maschile Serie B2 Femminile

NapoliSarnoMOLFETTASan Pietro V.ArzanoBattipagliaA. PotenzaL. AltamuraV. BeneventoTarantoL. PotenzaOriaA. BeneventoV. AltamuraAcquavivaSalerno

252424232119181615141199840

TuriE. GelaMOLFETTAAtripaldaPotenzaBroloReggio CalabriaH. GelaOrtonaChietiAlberobelloGalatinaCasoriaBlue CollegeCatania

25232220171615151311109860

CALCIO A5 CALCIOSerie B Eccellenza

NardòTerlizziTraniMOLFETTALuceraCopertinoBisceglieCastellanaManduriaSoglianoCoratoMassafraCerignolaTaurisanoLocorotondoMaglieTricaseAltamura

2927272625242222221816141312111077

PescaraModugnoOrtonaMOLFETTAT. MateraBarlettaLoretoD. MateraBisceglieAltamuraVenafroGiovinazzoManfredonia

18161615121010999632

giovedì 26 novembre 2009 25Sport

Liberty a forza “sette”Un pareggio e una vittoria che muovono la classifica.

Ma non bisogna abbassare la guardia.

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Sette gol fatti, tre subiti. Quattro punti conquistati nelle ultime due apparizioni sul campo. Sono questi i numeri che de-scrivono le due settimane appena trascorse della Liberty Molfetta allenata da Enzo del Rosso. Squadra chiamata a riscattare le de-ludenti prestazioni delle gare precedenti e risposta non certo ottimale ma quantome-no incoraggiante. Il primo banco di prova, il 15 novembre, nell’impegno casalingo contro la capolista Nardò. Impegno vinto sugli spalti dalle due tifoserie: numerose, colorate, corrette e soprattutto rispettose

reciprocamente. Meno vincente sul campo anche se alla fine il pareggio per 3 a 3 va interpretato più come la possibilità di gua-dagnare un punto. Specie ripercorrendo le fasi della gara con gli ospiti salentini in vantaggio fino al 3 a 1 salvo poi essere re-cuperati dai padroni di casa “svegliatisi dal torpore” solo al suono dei primi fischi pro-venienti dagli spalti. Meritata quanto faci-le la vittoria conquistata sette giorni dopo sul manto erboso del “Tamborino Frisari” di Maglie con i molfettesi impostiti per 4 a 0 di fronte ai numerosi tifosi giunti fino in Salento per sostenere i biancorossi.La classifica continua comunque ad essere positiva in un campionato dove l’equilibrio la fa da padrone. Domenica 29 il Molfet-ta tornerà a giocare in casa sul “groviera” del Paolo Poli: avversario di turno l’Auda-ce Cerignola, squadra già protagonista di entusiasmanti precedenti con il Molfetta. poi il 6 dicembre trasferta a Castellana. La speranza e di far bene sperando in un pas-so falso delle avversarie.

L’Altamura sgambetta il RealI calcettisti molfettesi perdono inaspettatamente contro i murgiani ma la classifica è ancora positiva.

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La matricola terribile fa lo scivolone che non ti aspetti e rimane a leccarsi le ferite dopo l’incontro perso malamente il 14 no-vembre contro un Altamura giunta al Pa-laPoli per fare risultato e capace di punire severamente i quotati avversari.Eppure alla vigilia del match in casa Real

l’entusiasmo era alle stelle: risultati utili e punti in classifica facevano tenere alto il morale a staff e dirigenza. E così, forse per aver sottovalutato l’avversario, ecco scen-dere da cavallo e ritornare a camminare. I murgiani di fronte ad un numeroso pub-blico battono infatti il Real Molfetta con un rotondo 4 a 2 figlio di una prestazione maiuscola specie paragonata a quella fatta vedere dai padroni di casa.Una sconfitta che comunque non allon-tana più di tanto i molfettesi dalla testa della classifica guidata ancora dal Pescara distante quattro lunghezze dai biancorossi che il 21 novembre hanno riposato e che torneranno a scaldare gli scarpini il 28 nel-la gara esterna in programma ad Ortona prima di tornare sul palcoscenico del Pala Poli il 12 dicembre contro il Venafro.

Benessere e Salute giovedì 26 novembre 200926

Yoga: l’obiettivo1585Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Si legge nei testi: “Yoga significa uni-re l’anima individuale (jivatman) con l’anima universale (paramatman)”. A questa unione, che genera armonia con sé stessi e con il mondo, si giun-ge gradualmente percorrendo gli otto stadi dello Yoga: Yama (limitazioni), Niyama (osservanze), Asana (posizio-ni), Pranayama (controllo dell’energia attraverso il respiro), Pratyahara (riti-ro dei sensi), Dharana (concentrazio-ne), Dhyana (meditazione), Samadhi (assorbimento totale o enstasi). Il percorso è compiuto quando si giunge al Samadhi: uno stato men-tale detto anche supercoscienza. Di quest’ultimo stadio, si dice che non sia possibile descriverne l’esperien-za, ma che tale esperienza sia asso-lutamente appagante e rappresenti la cessazione di ogni sofferenza: ci si trova nello “stato di Yoga”, definito da Patanjali come “la cessazione delle

perturbazioni mentali”.Tra i vari tipi di Yoga, l’Hatha Yoga invita a cominciare questo percorso di ricerca individuale lavorando sul corpo con l’ausilio della mente: la concentrazione e la consapevolezza mentale delle parti corporee coinvolte nell’esecuzione di un Asana sono tan-to importanti quanto l’armonioso ed equilibrato movimento fisico.Una delle virtù che ci portano ad ot-tenere il massimo beneficio dalle Asana è “Tapas” (zelo, ardore, auto-disciplina), ma se essere zelanti per la disciplina è una virtù, bisogna an-che essere attenti a non desiderare i frutti che conseguono da una corretta esecuzione della pratica: essi verran-no solo se saremo sufficientemente distaccati (Vairagya) come bisogna essere distaccati dal frutto di qualsiasi azione. Si compirà l’azione, dunque, per il puro piacere di compierla (Kar-

ma Yoga). La strada dello Yoga è lunga, ma se si praticano le Asana con disponibi-lità fisica e mentale, aperti e curiosi verso le sensazioni e le emozioni che si possono provare, essa elargirà con-

tinuamente doni: benessere fisico, superamento di tensioni e disagi psi-chici, sino al raggiungimento di una gratificante pace interiore.

Carlo Cafagna

Ecco gli X-Files molfettesi1586Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

26/08/1952 (alba) C.M. e altri quattro contadini, videro un piatto luminoso volare a velocità vertiginosa diretto da Nord verso Sud. (“La Gazzetta del Mezzogiorno” 27/08/1952).28/06/1953 (ore 19) C.S.S., docente presso l’Università “La Sapienza” di Roma, all’epoca del fatto aveva 10 anni e mezzo. Quel giorno si trovava nei pressi del “Pulo”, quando vide un piccolo oggetto luminoso che scende-va velocemente verso terra. All’im-provviso l’oggetto, di color argento, si fermò ad una cinquantina di me-tri sopra il Pulo, per poi discendervi lentamente sino a circa due metri dal fondo. L’oggetto aveva la classica for-ma a “cappello da prete”: una specie di piattaforma con una serie di oblò e, nella parte superiore, una “torretta” alta circa due metri, anch’essa con de-gli oblò, un po’ più piccoli. Mentre la luminosità dell’oggetto diminuiva, il testimone vide uscire da sotto il disco due creature umanoidi, una alta cir-ca 1,50 m, e l’altra circa 1,40 m, che indossavano una specie di tuta lucida color verdastro; essi portavano, inol-tre, una cintura di color oro munita di un qualcosa, applicato nella parte an-teriore, dal quale si irradiava una luce

simile a quella dei minatori. Avevano strane calzature fosforescenti e sem-brava che avessero un casco in testa. I due esseri, che si muovevano con agi-lità nonostante il terreno accidentato, iniziarono una strana attività consi-stente nel raccogliere del materiale e portarlo all’interno del disco. A questo punto il testimone ricorda solo di aver provato un forte mal di testa e di essere probabilmente svenuto; ma la cosa più straordinaria fu di essersi risvegliato in un punto diverso da quello dove si trovava prima. Nonostante fosse in-tontito, riuscì a vedere ancora gli es-seri che, dopo essere entrati e usciti da una caverna, scomparvero sotto il disco che cominciò a sollevarsi ema-nando strani sibili intermittenti, fino ad alzarsi verso il cielo con una velo-cità stupefacente. Il testimone sentì, a questo punto, odore di bruciato, come dello zolfo di un fiammifero, però non vide nessuna pianta bruciare.26/12/1975 (ore 20:50) G. e M.F., componenti del gruppo di ricerche “Solaris 3000”, videro dalla stazione di Molfetta un oggetto di color rosso che, a circa 3000 m di quota, si dirige-va verso Bari. Le dimensioni furono stimate in quasi quattro volte quelle di

una stella di 1 grandezza. 17/08/1977 (ore 3) Alcuni ragazzi vi-dero, ad un’altezza di circa 80 m sul mare, due oggetti luminosi immobili: il primo aveva una forma ovoidale ed un colore giallo che poi mutò in bian-co, ed il secondo, più piccolo, di forma rotonda che si trovava sopra al primo. Ad un tratto i due oggetti iniziarono a muoversi verso sinistra e verso destra per poi fermarsi di nuovo. 03/11/77 (ore 21:05) Alcuni ragazzi videro un oggetto luminoso, di colo-re rosso, fermo nel cielo; ad un tratto da questo oggetto ne uscì un altro di identico colore che si allontanò velo-cemente. Con un binocolo i ragazzi notarono che la colorazione rossa de-gli oggetti era causata da “numerose sorgenti luminose” sulla loro superfi-cie.14/12/78 (ore 17:30) Nell’arco di solo due o tre secondi, un testimone, di cui non sono note le generalità, da via senatore Palumbo vide un “ogget-to volante bianco, di forma stellare”. Apparsogli a sud e ad “un’enorme di-stanza”, avrebbe attraversato il cielo sereno ad una velocità “tripla o qua-drupla di quella del suono”. 14/12/78 (ore 21:30) Quattro persone

videro verso sud, da corso Umberto, il passaggio velocissimo, nel cielo coperto, di otto “punti luminescen-ti disposti a semicerchio” di cui uno sembrava che “cadesse”. L’intero fe-nomeno durò circa cinque minuti. 15/10/2002 (ore 23:30) Dall’auto con la quale percorrevano l’autostrada A14, i testimoni assistettero ad uno strano fenomeno: un corpo luminoso di colore rosso fuoco si muoveva nel cielo per poi fermarsi di colpo. Dopo circa un minuto, dal corpo luminoso di distaccò una piccola sfera, anch’es-sa rossa, che prima di raggiungere il terreno scomparve. Trascorso un altro minuto, anche la sfera più grossa ini-ziò la discesa verso terra, mantenendo il suo bagliore, scomparendo poi nel nulla.27/10/2002 (ore 19:45) Mentre si trovava in un bar, il testimone vide un oggetto ovale, di colore blu chia-ro all’esterno e blu scuro all’interno, scendere dall’alto verso il mare. Ad un tratto l’oggetto sembrò fermarsi, cam-biò il colore in bianco-giallo ed infine scomparve. (Fonte C.I.S.U. Puglia)

Francesco [email protected]

giovedì 26 novembre 2009 27Oltre la Realtà

Sono milioni gli avvistamenti di U.F.O. catalogati in tutto il mondo. Anche Molfetta è stata protagonista di parecchie visite di “extraterrestri”. Il C.I.S.U. Puglia, diretto dal dottor Cassano, li ha studiati e catalogati. Si tratta di casi susseguitisi fra il 1952 e il 2002. Fra questi anche un episodio inquietante di “incontro ravvicinato del terzo tipo” avvenuto presso il nostro già di per sé misterioso Pulo. Vediamoli

allora.

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Il colloquio di lavoro

COMPENDIUM AGENzIA DI ENEL ENERGIA SPA Leader nel settore dell’energia e del gas sta ricercando3 FUNzIONARI DI VENDITA - AREA BARI, ANDRIA, MOLFET-TA, BARLETTA, TRANI, PALO DEL COLLE (BA) responsabili di promuovere e vendere servizi di energia&gas nell’area di competenza. La ricerca è orientata verso liberi professionisti con consolidata esperienza di vendita preferibilmente rivol-ta ad Aziende (assicurativo/finanziario, settore immobiliare, editoriale, Telecomunicazioni, ecc ecc) e disponibili a una forte mobilità sul territorio. Sarà apprezzata la conoscenza dei più diffusi strumenti informatici.Inviare curriculum a: [email protected] Fonte: Vivastreet

APERTURA NUOVO UFFICIOPer apertura ufficio in Molfetta settore telecomunicazioni:

Infostrada e H3G ricerchiamo consulenti che si occupino di at-tivare nuovi contratti. Ricerchiamo anche sub agenzie e agenti con gruppi. RICHIEDIAMO: bella presenza, maggiore età, automuniti, pa-dronanza del linguaggio, determinazione, serietà; OFFRIAMO: formazione e affiancamento gratis, ottime prov-vigioni di mercato, carriera commisurata al proprio impegno; Attenzione: non è un posto fisso, astenersi indecisi e perditem-po. Inviare curriculum a: [email protected]: http://www.kijiji.it/annunci/commerciale-e-agenti/annunci-bari/apertura-nuovo-ufficio/2425741

18 ASSUNzIONI ALL’UNIVERSITA’ DI FOGGIAL’Università degli Studi di Foggia ha indetto selezioni pub-bliche, per titoli e colloquio, per la costituzione di rapporti di lavoro subordinato a tempo determinato di categoria

B - posizione economica 3, della durata di dodici mesi.I posti sono così distribuiti:- CINQUE UNITà PER L’AREA SERVIzI GENERALI E TECNICI, da impiegare nelle attività di sviluppo dell’uso dei sistemi e delle tecnologie comunicative multimediali; il colloquio si svolgerà il giorno 3 dicembre 2009, con inizio alle ore 9,30.- CINQUE PER L’AREA SERVIzI GENERALI E TECNICI da impiegare nell’ambito del Progetto di innovazione e miglioramento «IANUS» per la definizione del proto-collo operativo di gestione dei flussi informativi relativi alle carriere degli studenti. Il colloquio si svolgerà il giorno 16 dicembre 2009, con inizio alle ore 9.30.- QUATTRO RAPPORTI DI LAVORO PER L’AREA SERVIzI GENERALI E TECNICI, da impiegare nell’ambito del Progetto di innovazione e miglioramento «IANUS» per la realizzazione delle attività connesse alla redazione

del manuale operativo del servizio di front-office delle segreterie studenti. Il colloquio si svolgerà il giorno 10 dicembre 2009, con inizio alle ore 9.30.- QUATTRO UNITà PER L’AREA SERVIzI GENERALI E TEC-NICI, da impiegare nell’ambito del Progetto di innovazione e miglioramento «IANUS» per la realizzazione delle attività connesse alla redazione del manuale operativo attraverso la raccolta delle FAQ poste dagli utenti nell’ambito dei servizi di reference presso le biblioteche. Il colloquio si svolgerà il giorno 14 dicembre 2009, con inizio alle ore 9,30. Le domande di partecipazioni alle suddette selezioni vanno presentate entro le ore 12 del 30 novembre 2009.Fonte: Università di Foggia - G.U. n. 87 del 10-11-2009 I bandi http://www.unifg.it/Bandi-Concorsi/tecnici-amministrativi/default.asp

Il colloquio di lavoro costituisce il momento più importante della ricer-ca di lavoro. Nel momento in cui un datore di lavoro o un selezionatore convoca il candidato per un collo-quio di lavoro, è presumibile pensare che il curriculum sia stato letto e ben valutato superando, così, quella pri-ma fase di “scrematura” che potremo chiamare “screening” dei curricula. Da questo momento in poi risulterà decisivo affrontare il colloquio nel modo migliore.Per evitare di presentarsi impreparati al colloquio di selezione, è opportuno seguire alcune indicazioni: informarsi sull’Azienda per la quale ci si propo-ne; esercitarsi, rispondendo a doman-de afferenti il proprio curriculum, il proprio carattere, i propri punti di forza e di debolezza. Portare con sé una copia aggiornata del curriculum

e una foto tessera, assicurandosi di consegnare una copia non piegata e priva di macchie o aloni. Essere edu-cati e cortesi: non protrarre nel tem-po l’appuntamento se non sussistono motivi rilevanti. In questa ultima eve-nienza è opportuno avvisare per tem-po, scusandosi e cercando di fissare subito un altro appuntamento. Essere puntuale, evitando sia ritardi, anche di pochi minuti, sia cospicui anticipi nel presentarsi. Approfittare, in caso di attesa, per riorganizzare i propri pensieri senza mostrare impazienza, cercando, in caso di eccessiva ansia, di rilassarsi respirando profondamen-te. Durante il colloquio non assumere un atteggiamento né aggressivo né remissivo. Ricordarsi di dare sempre del lei al proprio interlocutore anche se, quest’ultimo, risulterà essere più giovane del candidato. Mostrare un atteggiamento deciso e nel contempo non arrogante potrebbe contribuire a creare, nel selezionatore, un’idea positiva della persona selezionata. Ricordare di assumere una posizione corretta, restando dritti sulla sedia; evitare di giocherellare con capelli, con collane, chiavi o altro; non tor-mentarsi le mani, non scivolare sotto al tavolo, evitare di grattarsi, di met-tersi le dita in bocca o di contorcersi sulla sedia. Ascoltare con attenzione l’interlocutore e, se necessario, ri-

flettere attendendo qualche secondo prima di dare una risposta; chiede-re spiegazioni, se non si è sicuri di aver capito la domanda. Rispondere con semplicità e sincerità a tutte le domande che vengono poste risulta essere sempre, in ogni caso, la scel-ta migliore anche nell’eventualità in cui, tali domande, dovessero apparire banali o fuori luogo: servono per in-quadrare la personalità. Il modo di relazionarsi con gli altri (i colleghi, i clienti, i superiori, ecc.) nel lavoro, conta quanto la preparazione e la competenza che si detengono. Lo sviluppo di un dialogo armonioso potrebbe essere il segnale che il col-loquio procede bene, quindi bisogna evitare di interrompere l’interlocutore e di parlare in continuazione. Evitare con lo sguardo di cercare complicità, guardare in faccia l’interlocutore, non guardarsi attorno e non abbassare lo

sguardo frequentemente. Cercare di comunicare con il corpo è sintomo di apertura e disponibilità: non posizio-narsi, quindi, con le braccia conser-te o pugni chiusi. L’orologio non va guardato in continuazione: lasciare che sia il proprio interlocutore a dare il ritmo al colloquio. Non fare subito domande relative alla parte economi-ca, l’argomento verrà affrontato dal selezionatore probabilmente nel col-loquio successivo. In fase conclusiva del colloquio è bene salutare cordial-mente, una stretta di mano calorosa e un sorriso lasciano sempre un buon ricordo, ringraziando e chiedendo come evolverà la fase di selezione. Non mostrarsi impaziente nell’avere una risposta. Infine, se si attendono le valutazioni di altre proposte è suffi-ciente renderlo noto, con garbo.

Marco Roberto Spadavecchia

Lavoro in chiaro28 giovedì 26 novembre 2009

IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni,puntuale come sempre il giovedì.

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Bar Bayron piazza RomaBar 2000 piazza Garibaldi 66 Bar Arcobaleno banchina S. Domenico Bar Ariston via Santa Lucia 11Bar Astoria corso Umberto 16Bar Blues via Dante 49Bar Byblos piazza Principe di Napoli 6Bar Caffetteria, via Salvucci 46Bar Camera Cafè via XX Settembre 43Bar Cavour via Fornari 47Bar Central piazza Vittorio Emanuele 17Bar Crystal via F. Campanella 33Bar degli Artisti, via Gesmundo 4Bar del Ponte, via Ruvo 18Bar Euro via San Francesco d’AssisiBar Europa, via Cavallotti 10Bar Fausta, corso Umberto 150Bar Filisia via M. di Savoia 67Bar Football, via la Malfa 11Bar Gabbiano, corso Umberto 48Bar Gardenia via Respa 12 Bar Green, via Baccarini 111Bar Haiti via San Domenico Bar Ideal, via TerlizziBar Kennedy, via Germano 49Bar la Fenice, corso UmbertoBar Le chic j’adore, via G. Salvemini 15Bar London via Terlizzi 6 Bar Mary corso Umberto 122 Bar Mezzina, via Einaudi 6Bar Minervini, via Pio la Torre 33Bar Mini Bar, via Giovinazzo 6Bar Miramare banchina S. Domenico Bar Miramare, via San Domenico 9Bar Mirror via cap. Azzarita 124 Bar Mixer Cafè, 6^ strada ovest Lama MartinaBar Moka, via Annunziata 68Bar Mongelli via Baccarini 35Bar Mongelli via cap. de Candia 30 Bar Murolo piazza Paradiso 10 Bar New Meeting, via Alberto MarioBar Orchidea via Fornari 50 Bar Pasticceria Casa del Dolce, via San F. d’AssisiBar Peter Pan, via Monda 48Bar Rio, via Bari 92Bar Roma 2, via San Domenico 4Bar San Marco, corso Umberto

Bar Seven via Germano 33Bar SeventyBar Snack, via Giovinazzo 1Bar Sottocoperta, piazza Garibaldi Bar Spadavecchia, via Papa Montini 60Bar Sport corso Umberto I Bar Stazione piazza MoroBar Sweet piazza Garibaldi 32 Bar Umberto corso Umberto I Bar Universo corso Umberto I Bar Venere, via Martiri di Via Fani 6Bar Vittoria via Alighieri 68 Bar Oasi, via Cormio 18Bettie Page piazza Municipio 6 Biblioteca Comunale, via San DomenicoBlanc la Nuit lungomare M.A. ColonnaBuffetti piazza GaribaldiCaffè al Duomo via Banchina Seminario 8/10 Caffè Colorado via XX SettembreCaffè Metropolis via cap. de Gennaro 16 Caffè Silver via Fremantel 19/I Caffetteria Gonzaga via PiazzaCaffetteria Manattan viale dei CrociatiCaffetteria Paninoteca Grease via Molfettesi d’Argentina 75 Caffetteria Venere via Martiri di via Fani 6Calì Caffè via Puccini 7Cin Cin Bar via Dante Coffee Room viale Pio XI Compagnia Carabinieri via Caduti di Nassiriya Edicola “l’altra Edicola” via TerlizziEdicola Andreula via Baccarini 67 Edicola Caputi via San F. d’Assisi 55 Edicola De Palma via Bari 1 Edicola delle Rose via Madonna della RosaEdicola di Sciancalepore Domenico piazza M. di Savoia Edicola Gigotti via Bari 74 Edicola Grosso via Pappagallo Edicola piazza GaribaldiEdicola Spazio Libero via gen. PoliEdicola Stazione piazza A. MoroEdicola via Cormio rione ParadisoEdicola via Dante Edicola via Einaudi rione ParadisoEdicola via Fornari nei pressi Istituto ApicellaEdicola via Giovinazzo 1

Edicola via Giovinazzo 45Edicola via PaniscottiEdicola via ten. SilvestriEdicola via Togliatti zona 167Edicola viale Pio XIFamm Immobiliare via de Luca 15Farmacia Grillo largo Sant’AngeloFlory’s Cafè via gen. Poli 3Lido Alga Marina ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Bahia località Torre RotondaLido Belvedere ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Lafayette ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Marina Piccola ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Nautilus ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Nettuno ss16 Molfetta-BisceglieLido Scoglio d’Inghilterra località Torre RotondaMattia’s Cafè via Dante 14Medi Max via TerlizziMister Toto via LositoMondo Casa Immobiliare, piazza Effrem 12Note&Book Cartolibreria via Tommaso Fiore 24Off Street piazza Garibaldi 15 Palazzetto dello Sport “G. Poli” via Martiri di Via FaniPanificio Annese via Cappellini 28Panificio Biancaneve via de Luca 59 Panificio Biancaneve via Molfettesi del Venezuela 41Panificio Cangelli via cap. de Candia 49Panificio Centrale via Respa 40 Panificio de Gennaro via cap. de Candia 155Panificio de Pinto via Edoardo GermanoPanificio don Bosco corso Fornari 36 Panificio don Bosco via Cormio 36Panificio Europa via Rattazzi 41 Panificio Il Cugino via D’Azeglio Massimo 91Panificio il Forno zona 167Panificio Jolly viale Pio 11 9/a Panificio La Sfornata via E. Fermi Panificio Minervini via Bixio 25 Panificio Non Solo Pane via gen. Poli 13 Panificio Non Solo Pane via Paniscotti 44 Panificio Petruzzella via Bovio 18 Panificio Posta via Ricasoli 29 Panificio Sant’Achille via Martiri di via Fani 15 Panificio Trionfo via ten. Fiorino 71 Parrocchia Cattedrale, via D. AlighieriParrocchia Cuore Immacolato di Maria via MascagniParrocchia Immacolata, piazza Immacolata 62

Parrocchia Madonna della Pace viale XXV AprileParrocchia Madonna della Rosa via C. A. Dalla Chiesa 19Parrocchia Sacro Cuore di Gesù corso UmbertoParrocchia San Berardino via TattoliParrocchia San Corrado Duomo, banchina SeminarioParrocchia San Domenico via San Domenico 1Parrocchia San Gennaro via S. PansiniParrocchia San Giuseppe via A. Saffi 1Parrocchia San Pio X viale Gramsci 1Parrocchia Santa Famiglia via Innocenzo VIIIParrocchia Santa Teresa piazza Vittorio Emanuele 3Parrocchia Sant’Achille via A. SalvucciPlace Blanc Cafè piazza M. di Savoia 4 Pizzeria I Monelli via Madonna dei Martiri 112Stazione di rifornimento AGIP via Terlizzi Stazione di rifornimento Madogas via Terlizzi Stazione di rifornimento AGIP via GiovinazzoStazione di rifornimento API Zona Artigianale Stazione di rifornimento ESSO via Bisceglie Stazione di rifornimento Q8 via dei Lavoratori Z. ArtigianaleSupermercato Granrisparmio v. M. della ResistenzaSwing Pub viale Pio XI 27 Pub Flower via GiovinazzoTabaccheria corso Umberto 74Tabaccheria piazza Garibaldi 6Tabaccheria piazza Roma 4Tabaccheria via Azzarita 65Tabaccheria via Bari 68Tabaccheria via Fiorini 41Tabaccheria via Fornari 66Tabaccheria via G. Salvemini 124Tabaccheria via Hugo 3Tabaccheria via Madonna dei Martiri 2Tabaccheria via Madonna dei Martiri 67Tabaccheria via Margherita di Savoia 5Tabaccheria via Pansini 52Tabaccheria via Paradiso 2Tabaccheria via Roma 32Tabaccheria via Rossini 12Tabaccheria via Silvestri 68Tabaccheria viale Pio XITenenza Guardia di Finanza viale dei Crociati Ufficio Relazioni con il Pubblico

giovedì 26 novembre 2009 29Rubriche

Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo

del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, co-lonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni.Fonte:(it.wikipedia.org)

SOLUZIONI

FACILE DIFFICILE

Consigli per una sana alimentazione Questo pigro intestino: parte II

1588Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Nello scorso numero ho cercato di rac-contarvi un po’ come funziona il nostro inte-stino e perché fibra e acqua

sono necessari per il suo funzionamento così come il movimento e la regolarità, in-tesa come orari fissi e non necessariamente come evacuazione quotidiana. Oggi inve-ce cerco di spiegarvi perché i lassativi non possono sostituire le buone abitudini ma devono essere solo un rimedio occasiona-le come può esserlo l’aspirina per il mal di testa. Innanzitutto dobbiamo imparare che con il termine “lassativo” si possono intendere tanti e diversi tipi di prodotti sia chimici che vegetali che hanno però fun-zioni diverse. Ci sono i lassativi irritanti che agiscono direttamente sulla mucosa intestinale: determinano una forte stimo-lazione della muscolatura in maniera non fisiologica agendo quindi da drastici pur-ganti. Ci tengo a precisare che non sono solo chimici ma possono anche essere preparati erboristici perché molti pensano

che tutto ciò che è vegetale faccia bene e che possa non avere alcun effetto collate-rale, ma non è sempre così. In seguito alla loro forte azione può succedere che per 2 o 3 giorni non si abbia più alcuno stimolo intestinale. A questo punto si può cadere nella trappola di aumentare sempre di più le dosi o di provarne sempre di nuovi che ad un certo punto non avranno alcun ef-fetto. Questa è una delle più diffuse cause di stipsi cronica. I microclismi e le sup-poste, invece, servono per ammorbidire le feci, ma solo nell’ultimo tratto, quindi il loro effetto è più blando in quanto non coinvolge la motilità intestinale. Infine ci sono i lassativi di volume che contengono fibre vegetali e quindi la loro azione è più fisiologica: assorbono acqua e mescolan-dosi con le feci ne aumentano la massa e l’idratazione, proprio come vi ho spiegato nel numero precedente. Ma se il rimedio più naturale e fisiologico è l’assunzione di fibre e quindi di acqua, cosa vi fa pensa-re che una pillola possa aiutarvi più di un consumo quotidiano di frutta, verdura e farine integrali?

dott.ssa Annalisa MiraBiologa Nutrizionista

Rubriche30 giovedì 26 novembre 2009

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Triglia al sentore del femminello del gargano e cime di rape, su guazzetto di canocchie all’oro giallo, macchiato al nero di seppia e profumato all’olio extravergine d’oliva affiorato.

Ingredienti per 10 persone:

Procedimento

10 triglie 1 kg di cime di rape 1 limone femminello 10 canocchie 30 gr di zafferano 20 gr di nero di seppia olio extravergine d’oliva (affiorato) 1 carota

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ARIETE LEONE SAGITTARIO

Proverete sensazioni contrastanti, anche perché ultimamente vi sembra vi aver sbagliato tutto, soprattutto sul fronte sentimentale. Delle azioni trop-po azzardate potrebbero aver messo a repentaglio un vostro rapporto.

Avrete un buon feeling con le perso-ne e questo vi permetterà di amplia-re la vostra cerchia di conoscenze e soprattutto di mostrare la vostra intel-ligenza alle persone giuste. Le vostre azioni dovranno rispecchiare in pieno la vostra personalità.

È un buon periodo per iniziare a pensa-re più seriamente al vostro futuro. Or-mai una fase della vostra vita può dirsi conclusa e non c’è niente di male nel rimettersi sui libri a studiare, oppure nel progettare qualcosa di più grande per il vostro lavoro o vita sentimentale.

TORO VERGINE CAPRICORNO

Trovarsi di fronte a delle scelte non è mai una bella sensazione, poiché anche se si è persone sicure, si hanno sempre e co-munque dei dubbi. Cercate di prendere in considerazione anche le opinioni altrui, così avrete l’illusione di aver ponderato tutte le soluzioni possibili ed immaginabili.

Sarete molto pieni di energia positiva e questo farà bene alle persone che ave-te intorno e che al contrario di voi, sono un po’ giù. Anche se non dovete sempre fare da consolatori, vi toccherà comun-que trascorrere una parte del vostro tempo a sentire le problematiche altrui.

Avete tutte le conoscenze giuste a vostra disposizione e sapete perfettamente di cosa siete capaci e dove potete arrivare con il semplice uso della vostra mente. La vostra creatività non ha limiti in que-sto momento e sarebbe un peccato non sfruttarla per paura di impegnarvi troppo.

GEMELLI BILANCIA ACQUARIO

Non potete divertirvi tutti i giorni come vorreste e quindi lasciate un po’ di spa-zio anche alla serietà, poiché qualcuno vi chiederà il conto di certi comporta-menti e voi non sarete molto in grado di rispondere sulle prime.

Sarete abbastanza attivi per raccoglie-re una specie di sfida che una persona che conoscete da tempo vorrà lanciarvi quasi per gioco. Anche se non siete nel pieno delle forze e non avete molta vo-glia, avete comunque delle ottime pos-sibilità di mostrare quanto valete.

Farete bene a preoccuparvi un po’ più della vostra vita sentimentale, in quanto ci sono delle questioni lasciate a metà che andrebbero risolte, prima che diventino pesanti e si trasformino in qualcosa di sconveniente.

CANCRO SCORPIONE PESCI

Le persone che vi sono intorno deci-dano autonomamente il da farsi e se hanno una scelta da compiere, non dovete condizionarle con i vostri dubbi ed incertezze, che appartengono solo a voi e che probabilmente sono anche fuori luogo.

Questo periodo sarebbe perfetto per lo svago, poiché di lavorare proprio non ne avete grande voglia e comunque non raggiungereste grandi risultati! Purtroppo non sempre si può ottenere ciò che si vuole.

Non lasciate che i pregiudizi vi condi-zionino e vi fermino. Dovete farvi del-le idee in base alle vostre esperienze ed in base ai discorsi che intratterrete con certe persone e non certo in base a quello che vogliono farvi credere quelli che avete intorno.

I CONSIGLI DELLO ZODIACO

Rubrichegiovedì 26 novembre 2009 31

IL FATTOQuindicinale gratuito di informazione

EDITOREActiva S.r.l. con unico socio

PRESIDENTEGiulio Cosentinoe-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILECorrado Germinario

COLLABORATORIAngela Teatino, Pantaleo de Trizio,Isabel Romano, Lella Salvemini,Marco Roberto Spadavecchia, MarilenaFarinola, Francesco Tempesta, AnnalisaMira, Giordano Germinario, Beatrice DeGennaro.

Registrato presso il Tribunale di Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07

REDAZIONEVia degli Antichi Pastifici,Zona Artigianale A/8 · [email protected]

PROGETTO GRAFICO Vincenzo de Pinto

IMPAGINAZIONEMarcello Brattoli

STAMPAMASTER PRINTING S.R.L.VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA

CONCES. DELLA PUBBLICITA’Ufficio Commerciale · tel. 080.3382096

1 sedano 1 spicchio d’aglio farina q.b. sale e pepe q.b. 100 gr di pomodorini ciliegina 50 gr di prezzemolo fresco

••••••

Squamare, eviscerare, lavare e sfilettare le triglie; nel frattempo pulire, lavare e cuocere le cime di rapa e raffreddarle in acqua e ghiaccio. Cuocere a vapore le canocchie, raffreddarle e ricavare la polpa senza romperla, mentre con lo scarto e le teste andremo a creare un fumetto. Degustare le cime di rapa con sale, pepe e olio extra vergine di oliva e condire con buccia di limone grattugiata, sale e pepe i filetti di triglia con ogni filetto diviso in due. Con l’aiuto di un colapasta tondo, montare il filetto di triglia come base, cime di rapa, ancora filetto di triglia e chiuderemo con le cime di rapa. Cuocere 8 minuti a 175 gradi prima di servire. Per il fondo di canocchie, rosolare in poco olio gli scarti di canocchie e gli ortaggi già puliti, dopo sfumare con un po’ di vino bianco, aggiungere l’acqua e lasciar sbollire per 20 minuti dopo di che lasciar riposare per altri 20 minuti e filtrare il tutto aggiungendo lo zafferano, legare con un roux freddo e degustare. Tagliare dei pomodorini e tritare il prezzemolo per condire il guazzetto al momento del servizio e sciogliere il nero di seppia in poca acqua. Assemblare secondo la propria fantasia, profumando il tutto con olio extravergine d’oliva affiorato.Chef under 23 dell’Associazione Cuochi Baresi, Giovanni Lorusso

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