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“La burocrazia ri- durrà l’uomo in una gabbia d’acciaio”. Aveva proprio ra- gione il sociologo tedesco Max Weber quando a ne otto- cento arrivò a questa profetica conclusio- ne. E’ così, viviamo in una gabbia d’ac- ciaio, oggi resa an- cor più invivibile da una serie di fattori che hanno a che fare con i compor- tamenti dell’uomo: poco buon senso, maleducazione, im- provvisazione e via discorrendo. Com- portamenti diusis- simi che nella media ci appartengono e che inevitabilmente fanno la loro parte. Tasselli comporta- mentali che combi- nati con le scelte a volte scellerate nel- la conduzione del- la “cosa pubblica”, creano un mosaico confuso la cui im- magine più nitida è un territorio disa- strato. E allora, è tutta colpa delle Ammi- nistrazioni che go- vernano il territo- rio? Michele e Pino sono responsabili di quanto quotidia- namente è sotto gli occhi di tutti solo perché indossano le fasce istituziona- li? Sarebbe un falso storico aermare questo. Forse qual- che responsabilità è da imputare a noi cittadini, spesso capaci di condizio- nare con le nostre “cattive abitudini” anche il governo del territorio. Forza e coraggio, Pino e Michele. Forza e coraggio Rudy, Alessandro, Filippo, Giuseppe, Angelo, Antonello. Forza e coraggio Nisseni. Ognuno con il proprio ruo- lo, ognuno con le proprie energie, ognuno con il forte desiderio di risolle- varsi, e allora tutti “responsabili” forse ce la faremo. ISSN: 2039/7070 Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 www.ilfattonisseno.it scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it Ottobre Anno I Num. 7 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL Mensile di approfondimento FREE PRESS SCRITTORI In un libro l’esperienza del carcere a pagina 22 di L. Lombardo La Rocca, campione della velocità MOTORI a pagina 23 di M. Benanti Tutta colpa di Pino e Michele? alle pagine 18 e 19 SALUTE Alzheimer, volontari curano i malati della città a pagina 20 FATTI & DINTORNI Grotta d’Acqua, la contrada delle leggende alle pagine 6 e 7 STORIA & CULTURA Cutrera, l’antimaa che non fece notizia “Una seicento vec- chia, adabile ed un po’ scassata, dal- la quale però si pre- tendono prestazioni da formula uno”. Una similitudine ar- guta ma ecace quella proposta da Antonio Gruttadau- ria, direttore dell’Uf- cio Territoriale di Caltanissetta; il diri- gente, riesce nell’im- presa non facile di creare una deliziosa similitudine che si attaglia perfetta- mente sia alle politi- che nazionali in tema d’istruzione, sia alla condizione della scuola “nisse- na”. La scuola nel Nisseno vista da Gruttadauria alle pagine 12 e 13 Luci e ombre di un’ istituzione in crisi tra tagli e innovazioni L’ intervista al direttore dell’ Ucio scolastico provinciale I Sollami e l’hobby per il tiro a volo FAMIGLIE NISSENE a pagina 24 di L. Spitali Le responsabilità non possono essere addebbitate solo a chi amministra. Anche i cittadini hanno delle colpe. — di Michele Spena L’ editoriale Forza e Coraggio La ricetta di Nicosia per rilanciare il Pdl A picco il PdL nel capoluogo nis- seno e in provincia, secondo il sondaggio proposto dal nostro sito web nei mesi scorsi. Fermo restando che i sondaggi sono confutabili rimane comunque un dato ed è quello di un segnale evidente di malessere. Fatti in Redazione Intervista a pagina 10

Il Fatto Nisseno - ottobre 2011

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Mensile di approfondimento

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Page 1: Il Fatto Nisseno - ottobre 2011

“La burocrazia ri-durrà l’uomo in una gabbia d’acciaio”. Aveva proprio ra-gione il sociologo tedesco Max Weber quando a !ne otto-cento arrivò a questa profetica conclusio-ne. E’ così, viviamo in una gabbia d’ac-ciaio, oggi resa an-cor più invivibile da una serie di fattori che hanno a che fare con i compor-tamenti dell’uomo: poco buon senso, maleducazione, im-provvisazione e via discorrendo. Com-portamenti di"usis-simi che nella media ci appartengono e che inevitabilmente fanno la loro parte. Tasselli comporta-mentali che combi-nati con le scelte a volte scellerate nel-la conduzione del-la “cosa pubblica”, creano un mosaico confuso la cui im-magine più nitida è un territorio disa-strato.E allora, è tutta colpa delle Ammi-nistrazioni che go-vernano il territo-rio? Michele e Pino sono responsabili di quanto quotidia-namente è sotto gli

occhi di tutti solo perché indossano le fasce istituziona-li? Sarebbe un falso storico a"ermare questo. Forse qual-che responsabilità è da imputare a noi cittadini, spesso

capaci di condizio-nare con le nostre “cattive abitudini” anche il governo del territorio. Forza e coraggio, Pino e Michele. Forza e coraggio Rudy, Alessandro, Filippo, Giuseppe, Angelo, Antonello. Forza e coraggio Nisseni. Ognuno con il proprio ruo-lo, ognuno con le proprie energie, ognuno con il forte desiderio di risolle-varsi, e allora tutti “responsabili” forse ce la faremo.

ISSN

: 203

9/70

70

Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

www.ilfattonisseno.itscrivi alla redazione: [email protected]

Ottobre

Anno I Num. 7 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CLMensile di approfondimento

FREE PRESS

SCRITTORI

In un librol’esperienzadel carcere

a pagina 22di L. Lombardo

La Rocca,campionedella velocità

MOTORI

a pagina 23di M. Benanti

Tutta colpa di Pino e Michele?

alle pagine 18 e 19

SALUTE

Alzheimer,volontari curanoi malati della città

a pagina 20

FATTI & DINTORNI

Grotta d’Acqua,la contradadelle leggende

alle pagine 6 e 7

STORIA & CULTURA

Cutrera,l’antima!a che non fece notizia

“Una seicento vec-chia, a#dabile ed un po’ scassata, dal-la quale però si pre-tendono prestazioni da formula uno”. Una similitudine ar-guta ma e#cace quella proposta da Antonio Gruttadau-ria, direttore dell’Uf-!cio Territoriale di Caltanissetta; il diri-

gente, riesce nell’im-presa non facile di creare una deliziosa similitudine che si attaglia perfetta-mente sia alle politi-che nazionali in tema d’istruzione, sia alla condizione della scuola “nisse-na”.

La scuola nel Nissenovista da Gruttadauria

alle pagine 12 e 13

Luci e ombre di un’ istituzione in crisi tra tagli e innovazioni

L’ intervista al direttore dell’ U!cio scolastico provinciale

I Sollami e l’hobbyper il tiro a volo

FAMIGLIE NISSENE

a pagina 24di L. Spitali

Le responsabilitànon possono

essere addebbitatesolo a chi

amministra.Anche i cittadini

hanno delle colpe.

— di Michele Spena —

L’ editoriale

Forza e Coraggio

La ricetta di Nicosiaper rilanciare il PdlA picco il PdL nel capoluogo nis-seno e in provincia, secondo il sondaggio proposto dal nostro sito web nei mesi scorsi. Fermo restando che i sondaggi sono confutabili rimane comunque un dato ed è quello di un segnale evidente di malessere.

Fatti in Redazione

Intervista a pagina 10

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La città quella che amano de!nire il “cuore della Sicilia” rischia l’iso-lamento, come una sorta di collas-so che potrebbe dividerla dal resto delle comunità che contano e dalla grandi linee di comunicazioni. Il progetto di raddoppio dell’ex veloce Agrigento Caltanissetta è già in fase avanzata nel tratto da Agrigento a Canicattì, ma resta al palo il tratto che proprio ci riguarda. Dell’inizio dei cantieri non se ne parla, anche se sono stati avviati i provvedimenti di esproprio dei terreni in cui ipo-

teticamente dovrebbe essere rea-lizzato il raddoppio. Le aree sono delineate da lunghe strisce rosse. Il rischio, non tanto remoto, viste le attuali e generali condizioni eco-nomiche è quello che con un colpo di spugna il governo potrebbe de-cidere di cancellare i !nanziamenti previsti. A questo si aggiunge anche la recente diatriba che si è aperta tra l’amministrazione comunale di Palazzo del Carmine e il consi-glio comunale: la prima ha chiesto all’Anas la modi!ca dell’originario progetto, il secondo invece, con un atto di censura al sindaco ha riba-dito la volontà di mantenere il pre-cedente tracciato. Così sul tavolo regionale dell’Anas si sono trovate due proposte distinte e distanti che potrebbero anche giusti!care l’at-tuale attendismo da parte dell’ente che si occupata della costruzione delle strade in Sicilia, Un attendi-smo che potrebbe anche tramutarsi in un disimpegno per dire addio al raddoppio. Dire addio al raddoppio signi!ca anche dare un ultimo sa-luto all’ipotesi di sviluppo della no-stra città. Cosa ci sia dietro queste due “correnti di pensiero” che pre-

vedono due ipotesi progettuali di raddoppio della ex veloce nel trat-ta che va da contrada Bigini !no a metà delle bretella autostrade non è di"de da immaginare,. Ci sono sol-tanto difese clientelari di alcuni che non tengono minimamente conto dell’esigenza collettiva della città, di una popolazione, mentre avrem-mo bisogno che il nostro territorio, le nostre popolazioni, oggi più che mai ricevessero dalla politica e dalle istituzioni segnali diversi è più e"-caci rispetto alle emergenze che ci trascinano sempre più in fondo alle

capacità di sopravvivenza che scan-discono un ritmo di arretramento progressivo e senza precedenti, gra-zie anche alla complessa situazione economica che stiano attraversan-

Ottobrewww.ilfattonisseno.it2

Il progettoè in fase avanzatanella parte agrigentina,ma è fermoproprio nell’ areache ci riguarda. E le attualicondizionieconomichenon fannoben sperare.

Dire addioall’ operasigni!cadare unultimo salutoallo sviluppo

Al palo il raddoppio della SS 640 nel tratto nisseno

di Salvatore Mingoia

Per chi quotidia-namente lavora in redazione per ilFattonisseno.it, i numeri confer-mano la bontà del progetto, e l’impor-tanza di creare un nuovo strumento di informazione

dedicato alla città di Caltanissetta e a tutta la provincia. Il ri- sultato di settembre, mese in cui si è registrato il numero più alto di visite, o#re la misura della qualità del nostro lavoro. In soli 30 giorni più di 50 mila internauti hanno preferito infor-marsi attraverso il nostro portale. Dati importanti se si tiene conto dei pochi mesi di vita del sito. Nato il pri-mo febbraio di quest’anno, conta su numeri di crescita imponenti con delle percentuali che vanno oltre ogni rosea previsione. Un successo, che se ci ripaga del lavo-ro compiuto, dall’altro ci sprona a migliorare, ad essere più puntuali e precisi a favore di quella che la redazione e i collaboratori del “Fatto Nisseno” pensano essere una vera e propria missione: informare sempre, in maniera gratuita e libera. Grazie quindi a tutti i nostri lettori.

Ilfattonisseno.itmiete successi

— La Redazione —

Dal Web

Il Fatto Fotocurioso 1

?

La modernitàsi ferma a Canicattì

Page 3: Il Fatto Nisseno - ottobre 2011

“Spread” è la parola dell’estate, ha supe-rato persino l’ultima massima del Cav: “patonza”. Perché la parola “spread” l’ab-biamo sentita in tv, alla radio, l’abbiamo letta migliaia di volte sui giornali. E che cos’è? Abbiamo un’idea? E’ il di#eren-ziale fra i titoli di stato italiani e i bund tedeschi, tuonano i ben informati. Lo spread aumenta, qualche giorno fa ha superato quota 400, e alcuni Stati, fra i quali l’Italia, rischiano il “default”. Ma a noi interessa la Sicilia, a noi potrebbe interessare lo “spread-siculo”, il di#eren-ziale fra i cittadini siciliani e il governo regionale. Ah sì il governo regionale, quale? Il primo governo Lombardo? O il Lombardo-bis? O il Lombardo-ter? O il Lombardo-quater? Sì, facciamo un po’ di chiarezza. Nel 2008 Ra#aele Lombardo strapazza Anna Finocchiaro, candidata governatore fra le !la del centrosinistra, con il cosidetto centrodestra di vecchio conio, Pdl-Udc-Mpa, una versione 2.0 del “61-0” di miccicheana memoria. Tutto facile per il trio Cu#aro-Alfano-Lombardo. Ma nel corso dei mesi i per-sonalismi prevalgono sulla coalizione, ed emergono le prime beghe interne. In primis all’interno del Pdl, con la nasci-ta del Pdl-Sicilia, all’interno del quale con$uiscono miccicheani e !niani. E poi con la rottura “provvisoria” fra l’ala miccicheana e il Pdl del duo Alfano-Schifani. Nel frattempo Micciché inizia a $irtare con Lombardo, preparando la trappola al Pdl. In tale contesto nasce

prima il Lombardo-bis, e poi il Lombar-do-ter, con all’interno miccicheani, !-niani, lombardiani, e con il sostegno per le “riforme” del Pd. Sì, avete capito bene. Perché in questo marasma politico, il Pd gioca un ruolo importante: nel 2008 osteggia l’ingresso di Ra#aele Lombardo a Palazzo D’Orleans, ma dal 2009 inizia ad intavolare una trattativa con l’acerri-mo “nemico”. Prima con il sostegno per “le riforme”, poi nel settembre 2010 con la nascita del Lombardo-quater, con il cosiddetto “apppoggio esterno”. Ma oggi “l’appoggio esterno si è esaurito”, dicono all’unisono i democrat alla dire-zione regionale del 19 settembre scorso. E adesso quale sarebbe la strategia: en-trare in giunta? Maurizio Migliavacca, emissario di Bersani per risolvere l’a#ai-re Lombardo-Pd, non ha dubbi:”Penso sia sbagliato pensare ad un’alleanza po-litica senza passare dal consenso popo-lare”. In sostanza il partito democratico nazionale stacca la spina al governatore. E loro, i notabili siciliani democratics, cosa fanno? Trovano la quadra con un documento dai toni democristiani che recita così:”Il Pd è pronto ad aprire una nuova fase alla Regione per veri!care la possibilità di un’alleanza politica in gra-do di dare forza al progetto di governo e consentire un salto di qualità in favore della Sicilia”. Nulla di nuovo: il Pd deci-de di non decidere, e quello che in alto abbiamo de!nito “spread siculo” conti-nua a crescere. O no?

Ottobre www.ilfattonisseno.it 3

Aumenta lo “Spread”tra Lombardo e i siciliani

IL COMMENTO. Nel marasma il governo isolano

di Giuseppe Falci

Direzione EditorialeMichele Spena

Direttore responsabileSalvatore Mingoia

Collaborazioni:Osvaldo BarbaMarco Benanti

Claudio CostanzoGiuseppe Falci

Salvatore FalzoneLeda Ingrassia

Rosamaria Li VecchiLello LombardoDonatello PolizziGianbattista Tona

Michele Spena

ImpaginazioneClaudia Di Dino

Redazione Viale della Regione, 6

[email protected]

Tel/Fax: 0934 - 594864info pubblicità: 333/2933026

Fatti di Politica regionaledo. Siamo solo dei protagonisti di vicende che si vedono perdenti. Questo è un primo punto. Il secondo punto di un capitolo di-sastroso è quello che lo Stato in Sicilia ha previsto una linea di alta velocità in grado di collegare Palermo e Catania in soli 90

minuti di percorrenza, deviando il tracciato attuale da Catenanuova

alla costa tirrenica, e tagliando com-pletamente fuori le stazioni di Enna

e Caltanissetta, con tutti i territo-ri ad esse collegati. E’

l’ennesima scel-ta centralista,

che penalizza le zone interne

e non metropoli-tane della Sicilia,

con il rischio con-creto di impoverire

de!nitivamente il patrimonio di infra-strutture fondamentali per rendere possi-bile la sopravvivenza economica di questi territori, per non parlare delle prospettive di sviluppo, impossibili da ipotizzare in queste condizioni di isolamento dalle reti moderne di comunicazione e di trasporto. Da questi indicatori negativi derivano poi le postazioni terminali nelle classi!che della qualità della vita, sulle quali sarebbe opportuno ri$ettere, da parte delle istitu-zioni e dei soggetti della politica, non per alimentare polemiche di parte, ma per co-ordinare un’azione propositiva e unitaria di difesa del futuro del nostro territorio. Caltanissetta sarà sempre più sola e più povera.

In più si registrala recente diatribatra Giunta e Consigliosulle richieste da avanzare all’ Anas.

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Il miracolo di San MicheleUna piazza per i nisseni

Ci voleva San Michele perché la vecchia Nis-sa avesse di nuovo la sua piazza. L’ha riavuta

per un giorno, mentre l’Arcangelo Patrono procedeva alto in proces-sione e la gente lo seguiva a piedi (molti scalzi), le campane suona-vano (a mano, che è tutta un’altra storia) e in cielo scoppiavano i fuochi d’arti!cio (s’è visto di me-glio). Per un giorno, anzi per una sera, piazza Garibaldi è stata quel-lo che era e che dovrebbe essere: la piazza di una città. La piazza viva di una città viva. Il centro di un capoluogo di provincia che ri-conosce se stesso e ritrova l’anima nelle proprie viscere. Quella sera, quel 29 settembre di pochi giorni fa, i nisseni erano lì, attorno alla fontana del Tripiscia-no; dalla piazza saliva un parlottio remoto, piacevole. Si sentiva l’odo-re delle persone, niente smog, niente clacson. E (lampioni a par-te) la piazza era bella. La cattedra-le, San Sebastiano, il Collegio in fondo. Forse ci vorrebbe un po’ d’orgoglio. Abituati come siamo a piangerci addosso o a esaltarci, a

non cercare il giusto equilibrio fra pulsioni autocommiserative e cori di becera retorica, abbiamo di"-coltà a vedere le cose che ci stanno attorno e a giudicarle per quelle che sono. E non tutte sono brutte. Caltanissetta ha un centro storico dignitoso. Bisognerebbe ripopo-larlo, preservarlo, restaurarlo, ab-bellirlo, ripulirlo, insomma farlo diventare il punto di forza, il sim-bolo, di una grande rinascita nis-sena che ancora non c’è. Certo il centro di Caltanissetta oggi sarebbe anche il centro della movida giovanile: se ci fosse sta-ta l’università, se qualcuno non l’avesse barattata con Enna. E se ci fossero state negli anni delle politiche sistematiche di recupe-ro e valorizzazione (parole tanto abusate da perdere signi!cato). Le cose sono andate diversamente. La storia non si fa con i se e la sto-ria di tutti i giorni è che la piazza di Caltanissetta è nel degrado as-soluto, sporca, sola, poco sicura, frequentata soltanto da gruppetti di immigrati. Ma nel giorno della sua festa, San Michele ha fatto il miracolo. La

piazza è ritornata piazza. Per po-che ore, è vero. Ma è già un mira-colo. Evviva San Michele.

di Salvatore Falzone

AGORA’. Il 29 settembre piazza Garibaldi è tornata al centro della città

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cettina bivona CALTANISSETTA

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Se qualche volenteroso voles-se consultare un po’ di testi, quali!cati e non, sul feno-meno ma!oso, vi trovereb-

be ripetutamente citato un vecchio libro, pubblicato nel 1900 e intitola-to “La ma!a e i ma!osi” di tale Cu-trera.Questo volumetto, negli ultimi de-cenni, è stato di"uso solo attraverso imperfette ristampe anastatiche di piccoli editori, in vendita nelle ban-carelle dei remainders, ma meglio di altri celebri best-sellers spiega della ma!a tante cose che allora come adesso si !nge di non capire.Chi era il suo ignoto autore e per-chè il suo posto nella storia è limita-to agli angusti spazi delle note bi-bliogra!che?Antonino Cutrera, così si chiama-va, era un funzionario di polizia e coltivava – a sue spese – studi di cri-minologia e di sociologia. Entrato nell’Amministrazione della Pubbli-ca Sicurezza a venticinque anni nel 1888, prometteva brillante carriera; a Catania aveva conseguito diversi encomi per arresti di tru"atori, la-dri, rapinatori e ricercati. Un poli-ziotto così non poteva che ricevere stima e apprezzamento presso po-tenti deputati, i quali, quando egli chiese di essere trasferito a Paler-mo, sua città natale, non gli fecero mancare aiuto.Era l’epoca dei Fasci Siciliani, il mo-vimento contadino considerato ai tempi una congrega di terroristi; i suoi dirigenti erano latitanti per la giustizia e il Governo esigeva dal Questore di Palermo, Michele Luc-chesi, la loro cattura. Cutrera riuscì a sapere il luogo dove stavano na-scosti i ricercati, in procinto di fug-gire per Tunisi; predispose allora un servizio di pedinamento e riferì tutto al Questore, il quale, nella not-te tra il 15 e il 16 gennaio del 1894, si recò personalmente ad arrestarli dentro il pozzetto delle ancore del bastimento “Bagnara”. Già era stato arrestato uno solo dei loro capi, un deputato socialista, l’on. De Felice

Giu"rida; ora per mano di Cutrera !nivano in manette Nicola Barbato, Garibaldi Bosco e Bernardino Ver-ro.Ma della grande operazione si fre-giò Lucchesi e nessuno, nemmeno dinanzi ad una nota riservata del suo Questore che ne ammetteva i meriti, si preoccupò di dare un ri-conoscimento a Cutrera per con-sentirgli un avanzamento di carrie-ra; anzi siccome egli questi meriti li rinvedicava con rispettose ma insi-stenti note scritte, i suoi superiori e gli uomini di Governo cominciaro-no ad insolentirsi.Come fu, come non fu, Cutrera fu presto assegnato ad un incarico ben poco prestigioso, la “Buoncostu-me”; “Ella vorrà attendere”, gli scris-se il Questore, al “delicatissimo ser-vizio della vigilanza sul meretricio”. E il nostro diligente funzionario controllò una per una le 151 prosti-

tute censite a Palermo e probabil-mente apprese tutto quanto ruotava attorno a loro, clienti compresi.Sul suo conto cominciarono a sca-tenarsi gli anonimisti ma le nume-rose delazioni risultarono tutte “in-fondate e ispirate da sentimenti di odio”, come riferirono i suoi supe-riori al Ministro; !nchè qualcuno non lo accusò di avere avvisato il cognato avvocato dell’imminente scarcerazione di un suo cliente. Nemmeno questa accusa fu prova-ta ma stavolta lo trasferirono a Gir-genti, avvisando il Questore di lì che Cutrera andava considerato persona poco corretta sia per la sto-ria del cognato avvocato sia perchè alcuni anni addietro avrebbe addi-

rittura abusato di un biglietto ferroviario di servizio.Lo assegnarono alla delegazione di Cammarata dove c’era da ar-restare l’impren-dibile bandito Varsalona e, per quanto contra-riato per quel trasferimento, Cutrera dovette impegnarcisi sul serio, perchè in poco tempo en-trò in con#itto con tutti; “è invaso dalla smania di emergere” si lamen-tava il Questore con il Ministro e chiedeva di avere a Cammarata “un funzionario di P.S. che senza gelosie agevoli e coadiuvi l’opera degli altri agenti di P.S.”. I quali !no ad allora in realtà non avevano combinato nulla e che nulla combinarono an-che dopo.Ma intanto Cutrera fu trasferito di nuovo. In quel pochissimo tempo che era rimasto a Cammarata aveva inda-gato su un barone per favoreggia-mento e complicità con il bandito, aveva riferito di alcune operazioni fallite perchè il bandito era stato av-visato della presenza degli investi-gatori dal grido di altolà di uno di loro, aveva segnalato che il sindaco del paese diceva spesso parole di elogio riguardo Varsalona.Tutte queste cose Cutrera le scrisse in un saggio molto apprezzato dai criminlogi, ma assai poco dai suoi superiori e dalla politica. Il Mini-stero lo richiamò “ad una maggiore ponderatezza di giudizi e all’osser-vanza della disciplina gerarchica” e nel suo fascicolo personale questo rimprovero rimase a disposizione di chi ne voleva sottolineare il “ca-rattere borioso”.In quegli anni Cutrera pubblicava “La ma!a e i ma!osi” e, senza farsi

scrupoli, del fenomeno descriveva quello che osservava.Diceva che la ma!a esisteva da tan-to tempo e veniva combattuta solo a fasi alterne, quando qualche fatto eclatante scuoteva l’opinione pub-blica; prevedeva che se l’attività di contrasto non fosse stata continua e se i ma!osi avessero mantenuto le compiacenze dei potenti, il male non sarebbe stato debellato.Raccontò di “enormi corruzioni”, delle volte in cui si erano “graziate

pene” e trasferiti “funzionari e ma-gistrati non pieghevoli”; scrisse che “in Sicilia specialmente i partiti

hanno dato cattivi frutti” e che “dove sta il partito non sempre sta la giustizia”, dimo-strando che attraverso alcuni di essi la ma!a aveva intossi-cato la democrazia.Poi, peggio di peggio, narrò dei ma!osi di Palermo che “costituiscono la parte più importante del galoppinismo elettorale”; “è a loro che si rac-

comandano i candidati, di qualun-que colore politico, mettendo a loro disposizione la borsa”. Del governo diceva che era sceso “a transazione con i tristi e i ma!osi per servirsi di essi a scopo elettorale” e che pertan-to c’era poco da meravigliarsi se la ma!a fosse riuscita ad inquinare la pubblica amministrazione e la giu-stizia.Con il suo carattere intransigente e con un libro del genere, con le sue imbarazzanti analisi docuemntate da fatti e dati, Cutrera il “borioso” si procurò tantissimi altri trasferi-menti più o meno punitivi; in ogni luogo dove andava, trovava un poli-tico che subito lo additava come inadeguato e irrispettoso; perchè allora tutti dicevano di essere impe-gnati per fare prevalere la legge e lo Stato, e se un piccolo funzionario metteva in dubbio la probità dei po-tenti, se non diceva, come facevano molti, che la ma!a era stata favorita solo dai notabili del passato o dagli

www.ilfattonisseno.it6 OttobreSt

oria

& C

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raFatti contro la ma!a

per non dimenticare

di Giovanbattista Tona

In alto il quadro di Renato Guttuso “Occupazione delle terre incolte in Sicilia” del 1949-50.A sinistra alcune edizioni di ristampa del libro “La ma!a e i ma!osi” scritto da Antonino Cutrera.

Cutrera, il professionista dell’ antima!a che non fece carriera

Sul suo contosi scatenavanogli anonimistima le delazionirisultarono infondate

Raccontò di enormicorruzionie narròdei ma!osidi Palermo

Page 7: Il Fatto Nisseno - ottobre 2011

avversari dei notabili del presente, certamente veniva tacciato come uno con la smania di emergere.Cutrera andò in pensione nel 1924 da commissario aggiunto, mentre al-tri funzionari erano diventati questo-ri e, quando dodici anni dopo, morì, il “Giornale di Sicilia” ne parlò come di uno “studioso”. Della sua profes-sione di poliziotto nessuno si ricor-

dò. Perchè Cutrera nell’antima!a era sta-to un vero professionista, ma un pes-simo carrierista.E i professionisti dell’antima!a, se non sono prudenti e ossequiosi verso i potenti di ogni potere, o hanno poca vita o fanno poca carriera.

Giuseppe De Felice GiuffridaA destra Bernardino Verro

Era il 10 gennaio 1987 quan-do il Corriere della Sera pub-blicava uno degli articoli più famosi di Leonardo Sciascia dal titolo “I professionisti dell’antima!a”.Sciascia recensiva un saggio dello storico Cristopher Dug-gan che racconta la lotta alla ma!a sotto il fascismo e, alla luce di quanto accaduto ai tempi del Duce, evidenziava che “l’antima!a è stata allora strumento di una fazione, in-ternamente al fascismo, per il raggiungimento di un potere incontrastato e incontrasta-bile. E incontrastabile non perché assiomaticamente in-contrastabile era il regime - o non solo: ma perché talmente innegabile appariva la restitu-zione all’ordine pubblico che il dissenso, per qualsiasi ra-gione e sotto qualsiasi forma, poteva essere facilmente eti-chettato come «ma!oso»”.Secondo Sciascia, tuttavia, l’antima!a come strumento di potere era un’eventualità che poteva veri!carsi anche nel sistema democratico, “reto-rica aiutando e spirito critico mancando”.Prendeva come esempio in politica quello di un Sindaco che per sentimento o per cal-colo decidesse di esibirsi come antima!oso; anche se la sua attività amministrativa fosse stata inadeguata, egli si sa-rebbe fatto scudo dinanzi alle critiche rivendicando la sua fede antima!osa e nessuno si

sarebbe potuto mettere contro di lui, tranne a rischiare di es-sere additato come ma!oso.Secondo Sciascia, questo al-lora era un esempio ipotetico, ma ce n’era uno, secondo lui, attuale ed e"ettuato ed era la nomina di Paolo Borsellino a Procuratore di Marsala; egli era stato preferito ad altri ma-gistrati anche più anziani per-chè si era occupato di indagi-ni contro la ma!a e questo era un modo surrettizio per fare carriera.Lo scrittore allora non poteva immaginare che sorte sarebbe toccata a Paolo Borsellino, il quale con la sua vita e la sua morte ha dimostrato la dif-ferenza tra i professionisti dell’antima!a e i carrieristi dell’antima!a; i primi, checchè ne dicesse Sciasca, sono quel-li che la ma!a la contrastano

veramente e con sacri!cio, i secondi, che non sempre sono veri professionisti, contrasta-no la ma!a senza particolari sacri!ci e cercando di perse-guire vantaggi o addirittura chiacchierano, ponti!cano e basta così...

Sciascia e la sua polemica più famosa

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“I professionistidell’antima!a”in un articolo

pubblicatosul Corriere

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In un periodo storico per il paese in cui la ricerca del risparmio sui costi della politica potrebbe far perdere a Caltanissetta uno dei pochi status che le sono rimasti, ovvero quello di capoluogo di provincia, con l’aboli-zione o accorpamento dell’Ente Provincia Regionale, e di tutta una serie di servizi, abbiamo deciso di incontrare proprio chi siede sullo scranno più alto dell’Ente al centro di tante discussioni, ovvero il presi-dente della Provincia Regionale di Caltanissetta Giuseppe Federico. Gli addetti ai lavori, lo conoscono per la sua attitudine ai numeri ed ai risultati, cifre, progetti, strade ed opere pubbliche, queste le sue prin-cipali credenziali, che lo rendono forse agli occhi della cittadinanza sin troppo calato nel ruolo di am-ministratore. Ma dopo una chiac-chierata più attenta e rilassata con l’onorevole Federico, la sensazione è quella che a lui il presidente dell’Ente, piace farlo davvero, quasi come una missione, tanto da par-larci di opere pubbliche strade e completamento delle incompiute pure quando ci racconta delle sue vacanze. Classe 1964 Giuseppe Fe-derico medico dentista, sposato con due !gli, un ragazzo di 14 anni al primo superiore ed una bambina di 8 anni che va in terza elementare, scopre la sua verve politica già du-rante gli anni dell’università dive-nendo rappresentante del corso di laurea di Medicina e Chirurgia dell’ateneo di Catania dal 1984 al 1986 dove si è laureato con 110 nel 1991. Consigliere co-munale di Gela alla !ne degli anni 90, poi assessore e p r e s i -

dente dello stesso consiglio comu-nale sino al 2007. Eletto alla 15^ le-gislatura all’Assemblea Regionale Siciliana con oltre 9 mila voti, pari al 28.29% delle preferenze tra la li-sta del Movimento per l’Autonomia di Lombardo, Federico viene eletto presidente della Provincia di Calta-nissetta dopo le elezioni del 15 e 16 giugno 2008 con l’appoggio di una serie di liste a"erenti al centro de-stra di Casini e PDL di Berlusconi, al movimento autonomista di Lom-bardo con 82.660 voti, al termine di una campagna elettorale che aveva

visto protagonista anche l’ex Sinda-co di Caltanissetta Salvatore Messa-na appoggiato dal centrosinistra, che non avrebbe disdegnato di se-dere in Viale Regina Margherita, raccogliendo però tiepidi consensi sia a Caltanissetta che a Gela, dove l’elettorato più numeroso e graniti-co ha ovviamente preferito un con-cittadino come rappresentante. Da allora puntando tutto sulla pro-grammazione, non senza un pizzi-co di orgoglio il Presidente Federico ci racconta dei risultati conseguiti nonostante la “stasi” in cui l’Ente versava dopo l’esperienza di Collu-ra. “Dal museo Mineralogico di

Caltanisset-ta, al Palazzo della Provin-cia di Gela,

tutte opere che stiamo comple-

tando adesso, dopo appena 3 anni di attività, l’obiettivo era una forte sterzata in positivo sulla viabilità, un lavoro che abbiamo potuto fare grazie ai dirigenti che hanno lavorato alacremente, e senza, ribadisco senza l’ausilio di con-sulenze esterne, abbiamo uti-lizzato risorse comunitarie, europee, bandi regionali per il distretto orticolo ed il recu-pero delle miniere”. Presi-dente sull’abolizione della provincia di Caltanissetta, oltre che da un punto di vi-sta operativo, che idea si è fatto? “E’ importante rimanere tutti uniti”, ma lei ha riscontrato unione poli-tica per questa causa? “Ormai il decreto era fatto, sarebbero dovuti chiudere o chiuderanno una serie di servizi quali la Prefettura e la Questura, servizi essenziali e di pre-stigio per il territorio. È chiaro che in questo contesto pesano come un macigno la caratura delle rappre-sentanze politiche dei territori più grandi che hanno tutto l’interesse a far si che a frammentarsi siano i ter-ritori più piccoli, come il nostro o quello ennese”. Si ma lei ha trovato unione politica in questa batta-glia? “Non è stata una reazione molto forte forse, per il senso di ap-partenenza di qualcuno a qualche partito, ma su problemi così seri, bisognerebbe trovarsi tutti insieme, anche perché non deve esistere più la dicotomia Gela Caltanissetta del passato, mantenere l’unità della Provincia è fondamentale anche perché già siamo deboli come rap-presentanza, se siamo poi disuniti

sarà una battaglia che andremmo a perdere, il mio invito è quindi quel-lo della unione aldilà dei partiti. Non riuscirei a capire quale è la lo-gica per la quale dovremmo perde-re servizi d’eccellenza quali il tribu-

nale e la corte d’appello di Caltanissetta, che sono un esempio di e#cienza in tutta Italia, qualcuno ci prova a frammentare il nostro territorio, ma noi dobbiamo resistere”. Sulla questione ri!uti, scioperi e disser-vizi, che idea si è fatto? “Beh la questione è delicatissima e le origini stanno nel passato, gli Ato non sono stati utilizzati per fornire servizi ai cittadini, bensì sono stati usati come enti di sfogo della politica, ma quando queste società sono pagate con soldi pubblici, e non o"rono corrispettivo in servizi, la gente ha tutte le ragioni di lamentarsi. Una città sporca è una città che da im-magine negativa del territorio, un vero e proprio disastro, occorre tra-sparenza in tutte le gare ed attenzio-ne gestionale. La città di Caltanis-setta e la s!ducia dell’opposizione a Campisi, come vede questa si-tuazione? “ Non c’è vicinanza del mio partito col PDL quindi non faccio difesa d’u#cio, ma il Sindaco è stato eletto dal popolo, e devono essere i cittadini a decidere se il sin-daco deve andare a casa, ma è un mio parere, in linea di massima bi-sogna arrivare a !ne mandato e la-sciare alla città il giudizio di pre-miare o meno il candidato. Quali sono le sue passioni, cioè che fa durante il tempo libero? O che fa-ceva? La mia più grande passione è il calcio, sino a 12 anni fa, avevamo la “Trinacria Gela”, che abbiamo portato in Eccellenza, giocando tra amici. Per il santo patrono, lei ha partecipato alla processione del Santo Patrono San Michele, che città ha trovato? “E’ uno dei rari momenti di positiva aggregazione durante una fase di grave di#coltà, la gente non può recepire sempre messaggi negativi per il sistema di assestamento dei partiti o di s!du-cia, la gente vuol sentire parlare dei problemi della cittadinanza e del modo di risolverli. Per quel che mi riguarda, siamo l’unica provincia che non ha aumentato l’addiziona-le, ed abbiamo tagliato tutte le spese inutili, ed anche a livello comunale occorre puntare su questo”. Il dop-

pio incarico, quello di Pre-

sidente della Provincia e

Deputato Re-gionale, una

questione spino-sa per la quale il 4

Ottobre avremo una risposta.

“Quando mi sono candidato non c’era

una norma che non prevedeva in-compatibilità, ero già deputato re-gionale, non ero nemmeno molto propenso a candidarmi, ma l’ho ac-cettato, e l’ho fatto con piacere dan-do il massimo. E per chiarezza riba-disco che percepisco una sola indennità, che è solo quella di de-putato regionale. Con la sentenza della Corte Costituzionale, forse dovrò decidere e sono combattuto, perché il ruolo del presidente della provincia mi ha dato grande soddi-sfazione, ma la mia vicinanza alla Regione, agli ambienti palermitani ci ha permesso di accedere a tantis-simi !nanziamenti, dovrò decidere con dispiacere se rimanere deputa-to o presidente, farò dei ragiona-menti col mio presidente, ma mi auguro che la Corte ci consenta di arrivare a !ne legislatura, dopo si-curamente avrò un ruolo a Palermo dopo le lezioni del 2013 ma prima è necessario completare la legislatu-ra”. Intanto mentre intervisto il Pre-sidente, lo stesso !rma tre progetti che partono in mattinata per Paler-mo per !nanziamenti di Piani Pisu e Pist, ma viene naturale chiedere cenni sul famoso rimpasto: Il PD resta fuori dalla giunta? “Il pd re-sta fuori anche perché non ha senso il rimpasto”. Presidente, dove è an-dato in vacanza questa estate? E soprattutto quando si sveglia la mattina è assorto da tanti pensieri di natura politica e professionale? “Con la mia famiglia siamo stati 8 giorni a Gerusalemme, ed i posti ti inducono a grande spiritualità, ma io non ho il problema del sonno, riesco sempre a dividere la vita fa-miliare e le responsabilità ammini-strative, ho la capacità di staccare perché sono apposto con la mia co-scienza, perché penso di fare il me-glio che posso. Siamo stati qualche !ne settimana a mare a Gela specie il pomeriggio, e spero che con il ri-pristino del ponte Geremia II anche i nisseni possano frequentare le spiagge e gli stabilimenti dell’area gelese”.

Ottobrewww.ilfattonisseno.it8

Basta conla dicotomiadel passatoCaltanissettaGela

L’ INTERVISTA. L’ appello di Federico contro la soppressione dell’ ente

di Marco Benanti

“Dobbiamo essere unitiin difesa della Provincia”

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Ottobre www.ilfattonisseno.it 9

Ente camerale. Tante iniziative dal palazzo di Corso Vittorio Emanuele

Cambio al verticeRosalba Ferrara neosegretario generale

il nuovo servizio aperto a tuttiAttivata la conciliazione

La Camera di Commercio di Caltanissetta ha esportato il modello legalità a tutti gli

enti camerali italiani e in questi ul-timi anni si è contraddistinta per

le innovazioni apportate dentro il grande palazzo di corso Vittorio Emanuele. Una ventata di novità e procedure al passo con i tempi. Tre le direttrici perseguite dentro l’ente camerale: trasparenza, e!cienza e legalità, tutto al servizio delle im-prese ed a tutela del cittadino.La giunta dell’ente è composta da Antonello Montante, presidente, Giuseppe Valenza, vice presidente, Salvatore Lore"ce, Luigi Messina, Salvatore Pasqualetto, Rocco Patrì, Lillo Randazzo, Giuseppe Anto-nio Roveccio e Beniamino Tarcisio Sberna. Tanti eventi hanno segna-to l’attività della Camera di Com-mercio, dalla "rma del primo patto

“contro la criminalità per la legalità” con 4 Camere, Reggio Emilia, Cro-tone, Modena e Caltanissetta, alle decisione di Unioncamere di esten-dere l’iniziativa in campo naziona-le. Si sono susseguiti i protocolli di legalità con le forze dell’ordine, sostenuti dal presidente Antonello Montante, le innovazioni che han-no spaziato dalle azioni di interna-zionalizzazione per la promozione dello sviluppo, alle azioni di ab-battimento degli interessi bancari, al pagamento entro 15 giorni del-le imprese che e#ettuano lavori o forniscono beni e servizi per l’ente

camerale, al marketing territoriale e allo snellimento della burocra-zia. La Camera di Commercio si

propone alla città come rinnovata e pronta a dialogare con tutti gli altri enti per realizzare un costrut-tivo rilancio della città e dell’intero territorio provinciale. Stiamo parlando dei Tavoli, quel-

lo di Regia per lo sviluppo, coor-dinato da Salvatore Pasqualetto e del Tscs, tavolo di sviluppo centro Sicilia, presieduto da Tarcisio Be-niamino Sberna, senza tralasciare la presenza di una realtà sindacale dinamica. Tra le ultime iniziative di settembre, la realizzazione, voluta e "nanziata dall’ente camerale, di un cortome-traggio d’autore per promuovere la “Strata a’ foglia”: un modo nuovo di fare marketing territoriale e di fare conoscere all’ampio pubblico la bellezza di questo luogo e degli angoli più belli del centro storico.

L’antico mercato di via Consulto-re Benintendi, che da anni vive il dramma dell’abbandono da parte di molti commercianti di frutta e verdure che hanno lasciato il “ban-co” delle mercanzie, ha rivissuto per 14 minuti nei colori e nelle im-magini di Aldo Rapè, regista nis-seno dal grande talento. Alla pre-sentazione del "lm, Prima Quinta, l’associazione che ne ha curato la realizzazione, ha pensato di insce-nare uno spettacolo con molti dei protagonisti della pellicola. Ebbe-ne, la Strata a Foglia, la sera dell’11 settembre si è riempita all’inverosi-mile, come poche manifestazioni, volute da altri enti, hanno saputo fare. In questi giorni l’ente è impe-gnato in un ennesima iniziativa di legalità grazie all’ideazione di una concorso dedicato a tutte le scuole siciliane. Saranno interessate oltre 1000 scuole la cui partecipazione, dopo la selezione verrà premiata nel corso di una cerimonia. Ha se-gnato l’attività dell’ente la sottoscri-zione di un protocollo nazionale con le interforze e con la direzione nazionale antima"a per un accesso diretto al registro delle imprese. Nel mese di maggio è stato organizzato un convegno a valenza nazionale su “Criminalità,corruzione e evasione "scale”. In"ne "ore all’occhiello, la creazione della Zona Franca per la Legalità a sostegno dei territori e a servizio dell’intera Sicilia, ormai pronta a decollare. Uno tra gli ul-timi treni di una provincia “marto-riata” e ancora in cerca di riscatto.

Dal 7 settembre il nuovo segretario generale, facente funzioni, della Camera di Commercio di Caltanisset-ta è la dott.ssa Rosalba Fer-rara. Negli ultimo periodo, il ruolo di segretario gene-rale è stato svolto dal dot-tore Giuseppe Virgilio che però ricopriva l’incarico a scavalco con l’ente camerale di Agrigento. Una scelta “al femminile” che rende me-rito e premia l’impegno di una lunga carriera iniziata nel 1979.Rosalba Ferrara, dapprima dirigente dell’Area Perso-nale, poi divenuta dirigente superiore, in questi ultimi anni si è spesa nella direzio-ne dell’area dei servizi e del-la promozione alle imprese. Da pochi giorni è stata in-signita dell’importante ca-rica di Segretario generale, facente funzioni dell’ente camerale. Ad a!ancarla il

dottore Michele Vullo, di-rigente dell’area Anagra"ca che è anche il responsabile

dello sportello multifun-zionale, meglio conosciuto come infocenter. La desi-gnazione per il dottore Vul-lo è stata di vicesegretario generale. Dall’ente camera-le tutto l’augurio di un buon e pro"cuo lavoro.

La Camera di Commercio di recente ha istituito a so-stegno del cittadino il servi-zio di Conciliazione. Sulla

base della collaborazione tra le parti, le stesse addi-vengono, grazie all’opera di esperti e mediatori, ad un’amichevole composizio-ne dei contrasti insorti. Per

la risoluzione delle contro-versie con la Conciliazione camerale è possibile ridur-re i tempi di risoluzione dato che la procedura deve concludersi entro 60 gior-ni dall’attivazione, mentre si abbassano i costi per la giustizia. Tutti i cittadini interessati possono rivol-gersi al Servizio di Conci-liazione di Corso Vittorio Emanuele, 38. Il dirigente responsabile del servizio è il dott. Michele Vullo. Per informazioni telefoniche rivolgersi allo 0934.530625 oppure 0934.585768, nu-mero di fax 093421518.

Antonello Montante

Rosalba Ferrara

Prontia dialogarecon tutti per realizzare un costruttivo rilancio del territorio

Il nostro !oreall’ occhiello?La creazione della zona franca per la legalità

L’ ente si propone come modello a tutte le altre cameree ottimizza servizia sostegno delle imprese,del cittadinoe di tutto il territorio

Comunicazione istituzionale della Camera di Commercio di Caltanissetta

Tutte le attività varatedalla Camera di commercio per promuovere la legalità

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Una palpabile delusione che aleggia tra i nisseni insieme ad un rinnovato

clima di s!ducia nelle istituzioni. Ma cosa sta dunque succedendo ad un partito che è stato tra i più votati nelle ultime elezioni a tutti i livelli, da quello nazionale alla regione agli enti locali?<<Il segnale che giunge – dice Gianluca Nicosia, avvocato, con-sigliere comunale PdL (dimessosi da capogruppo da qualche mese) – porta ad una ri"essione chi come me vive nel partito da dieci anni: da un lato lo leggo come un normale calo “!siologico” dovu-to al fatto che Berlusconi è sulla scena politica da oltre 15 anni e, sebbene si presenti come una !-gura stabile attraverso diversi go-verni, ha avuto un percorso non proprio lineare, calando queste considerazioni nel territorio ri-tengo sia necessario rilanciare il partito attraverso una riorganiz-zazione vera e propria, perché il PdL ha bisogno di instaurare il principio di concorrenzialità. E’ giusto che a governare il partito sia chi ha maggiori possibilità di rispondere alle esigenze dell’elet-torato: come ha detto il segreta-rio Angelino Alfano a Sciacca nel convegno Generazione 30 “non più persone calate dall’alto ma persone spinte dal basso”>>.L’avvocato Nicosia ammette l’uti-lità delle primarie a patto, sottoli-nea, che non siano “comparsate”, cioé una !nta parata di democra-zia per poi indicare il candidato scelto dal partito, accostandosi in questo al pensiero del sinda-

co di Firenze Matteo Renzi, del quale dice: <<Ha scardinato un sistema e ha avuto il coraggio di dire basta alle logiche che veni-vano dall’alto>>. <<Riportando l’esempio su Caltanissetta – dice Nicosia – aggiungo che i giovani che scelgono di fare politica de-vono essere messi in condizione di concorrere, devono esserci le condizioni concrete per essere eletti, e dico no alla concorrenza falsata>>.Ama parlare francamente il con-sigliere Nicosia e lo conferma additando pure, tra le cause della

disa#ezione degli elettori in am-bito locale, le “re"uenze anche negative che provengono dal go-verno nazionale”. <<La vecchiet-ta, ad esempio, che vedeva in Berlusconi –dice - una speranza oggi purtroppo deve ricredersi vista la vita privata che lo stes-so premier ha condotto. Io però sono speranzoso: da quando c’è Angelino Alfano molte cose sono cambiate e molte altre an-cora cambieranno e in meglio>>. <<E’ ora – dice poi – che la gene-razione tra i 25 e i 30 anni riceva più !ducia dalla politica oppure il sistema crollerà: oggi siamo qua-si ammortizzatori sociali umani. La mia generazione sa bene che

i costi super"ui devono essere tagliati, che bisogna fare sacri!ci e se non c’è un cambiamento in questo senso noi non potremo garantire nulla neanche ai nostri !gli. Bisognerebbe fare in modo che la politica eviti grossolani er-rori: non demagogie di rinuncia all’indennità di carica ma messa in atto di politiche occupaziona-li>>. E insiste sulla necessità di un ricambio generazionale, av-viando anche una ri"essione sul ruolo cui è chiamato un sindaco: “deve condividere – dice – tutte le responsabilità con i cittadini”.Ma cosa si aspetta la città oggi dalla politica, dal vostro parti-to? <<Sono state create aspettative notevoli, forse eccessive, e se a queste si aggiunge anche la crisi che investe oggi tutti i campi, da quello sociale a quello economi-co, è facile capire tanti males-seri. La gente oramai si aspetta atti concreti, gesti veri di con-divisione. Bisogna restituire re-sponsabilità alle istituzioni, che devono essere al servizio della città>>.Quanto al suo impegno futu-ro in politica Gianluca Nicosia non fa mistero di alcune scelte. <<Non mi candiderei sicura-mente più al comune, anche per l’impossibilità di svolgere pie-namente il ruolo di consigliere comunale perché devo dedicare gran parte del mio tempo alla mia professione, che non è fare il politico perché la politica per me è passione e servizio>>. Una passione ereditata dal padre, Sal-

vatore Nicosia, scomparso nel 2003, che sugli stessi scranni di Palazzo del Carmine sedette dal 2000 al 2003, nelle !le di Forza Italia.

Come si riorganizzerà, dunque, il PdL a Caltanissetta? <<Seguiremo le indicazioni forti del nostro segretario Alfano in direzione dei congressi cittadino e provinciale, che dovranno te-nersi entro novembre: il PdL ha la necessità di recuperare l’area moderata che in questo mo-

mento ha perso, l’Udc ma anche l’Mpa, con tutti quelli che vedono nel centrodestra una “casa” dove poter con"uire nella prospettiva più ampia e di grande respiro del Ppe, con una grande spinta europeista. E con regole certe, come ribadisce Alfano. Solo così il PdL potrebbe ritornare ad es-sere protagonista in questa città, dove sono molti i professionisti e molti i cittadini che hanno voglia di scommettersi>>.Quale, dunque, la “ricetta” del PdL per Caltanissetta? <<Ricreare il dibattito in cui po-ter condividere con i cittadini le problematiche di natura ter-ritoriale: il PdL, che è il primo partito d’Italia, si deve fare forza trainante, interprete di reali esi-genze, deve dare spazio alla meri-tocrazia. E poi accettare, cercare sempre il confronto, necessario per andare avanti>>.

www.ilfattonisseno.it10 Ottobre

Oggi moltisi ricredonoin Berlusconiper la vitache conduce

“Non mi candiderò piùperchè vogliodedicare il mio tempoal lavoro

Gianluca Nicosia, giovane avvocato

capogruppodel partito di

Berlusconi,pensa

alla ricettaper risollevare

le sorti di un partito

che nel Nissenoapparein forte

a!anno.

Che futuro prevedete per il PDL nel nisseno?E’ questa la domanda che abbiamo posto ai nostri lettori onlineDal 1° di Agosto al 30 di Settembre hanno espresso la propria opinione 2.005 lettori

Futuro Nero1.653 click

Roseo283 click

Non so69 click

82%

14%

4%

Viale della Regione 6 è l’indirizzo della nostra redazione, ma da questo mese è anche il titolo di una rubrica che abbiamo pensato per dare la possibilità a personaggi della città e della provin-cia di raccontarsi e di ragionare assieme sulle più svariate tematiche. Non solo

personaggi della politica, dell’impren-ditoria, dell’economia e delle istituzioni, ma anche semplici operatori commer-ciali, personaggi che in maniera anoni-ma compongono quel tessuto vivo della città che spesso si ritrova sotto le insegne della cosiddetta “società civile”.

IL SONDAGGIO

Gianluca Nicosia

Nicosia, il consigliereche spera in un Renzi azzurroper rilanciare il Pdl

6Viale dellaRegione

Fatti in Redazione

di Rosamaria Li Vecchi

...Segue dalla prima

I RISULTATI

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Ottobre www.ilfattonisseno.it 11

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Fatti & Scuola

Una similitudine arguta ma e!ca-ce quella proposta da Antonio Gruttadauria, direttore dell’U!cio Territoriale di Caltanissetta; il diri-gente, riesce nell’impresa non faci-le di creare una deliziosa similitu-dine che si attaglia perfettamente sia alle politiche nazionali in tema d’istruzione, sia alla condizione della scuola “nissena”. La disamina completa che svolge Gruttadauria, "ne ed ironico interlocutore oltre che profondo conoscitore del

mondo dello

studio, inizia dall’ente che dirige nella nostra città (N.d.R. reggente anche degli u!ci di Enna ed Agri-gento): << Nel corso degli ultimi anni e delle continue riforme, la nostra struttura ha cambiato nome innumerevoli volte. L’appellativo rimasta in uso comune è quella di Provveditorato agli studi ma non corrisponde a quello e#ettivo. Con la creazione dell’U!cio Sco-lastico Regionale, abbiamo assun-to la denominazione di U!cio Territoriale. Questo decentramen-to non ha dato i risultati sperati, si è creata un po’ di confusione>>. Quali sono le competenze di que-sta struttura ?:<<L’ambito è oramai prevalentemente amministrativo; determinazione degli organici, trasferimento degli insegnanti, no-

mine per gli inca-richi annuali e

g e s t i o n e giuridica del perso-nale. Ne-

cessario ed imprescindibile tenere conto del budget che ci è assegna-to dal Ministero; dobbiamo ope-rare rigorosamente entro ambiti prestabiliti. In ciò si rivela decisi-vo anche l’autonomia che è stata assegnata ai singoli isti-tuti. Nello svolgersi del no-stro lavoro si è attenuata di

molto la di#erenza che esisteva fra organici di diritto, redatti in pri-mavera, ed organici, di fatto, deter-minati d’estate. Purtroppo spesso siamo costretti ad operare tagli per via del budget. Non abbiamo più quelle funzioni, ampie ed incisive che svolgevano precedentemente i Provveditorati. Attualmente il no-stro u!cio ha un organico di ap-pena venti elementi; molti prossi-mi alla pensione. La mancanza di nuove assunzioni incide profon-damente sulla qualità della nostra opera ed all’orizzonte non si scorge

nessuna novità. Lavoriamo prevalentemente d’estate; sia-

mo l’unica amministrazione che d’estate non può andare in ferie. Operiamo con una serie di procedure amministrative comples-se ed articolate che ren-dono tutto più compli-cato. Senza dimenticare i continui interventi della giustizia ammini-strativa; ogni gradua-toria compilata secon-do le norme dettate dal ministero, viene pun-tualmente impugnata dinanzi al Tar. Le sen-tenze sono di solito av-verse alla scuola e

dunque si deve ri-cominciare dal capo. Tutte situazio-

ni che devono essere poi risolte in tempi

brevissimi e che incidono profondamente sul nostro e sulla sua velocità di esecu-

zione>>.

Appro"ttiamo dell’esperienza e della disponibilità del nostro inter-locutore per addentrarci nel mon-do dell’istruzione nissena: << La scuola a Caltanissetta è un malato che gode di buona salute. Il decre-mento demogra"co inizia a fare sentire il suo e#etto nella scuola secondaria e dunque sui budget

assegnati che sono ridotti. L’edili-zia scolastica è in uno stato accet-tabile ma necessita di una manu-tenzione straordinaria e continua. Non sono un economista ma que-sto è un settore che potrebbe o#ri-re numerosi sbocchi occupaziona-li e fornire ossigeno alla nostra as"ttica economia. Purtroppo, tal-

volta le scuole di nuova costruzione, sono anguste con criteri architettonici, direi quasi tetri. Io immagino classi aperte, piene di luce, spaziose non stanze anguste dove talvolta non si riescono a sistemare gli studenti che per legge, dovrebbero com-porre una classe. Ovviamente in un’aula piccola si ha la sensazione di stare stretti>>. Gruttadauria, ci tiene ad illustrare la sua opinione in merito al delicato argomento degli insegnanti di sostegno:<< Questa "gura nasce a favore dell’intera classe; successivamente la sua opera si è concentrata su ta-luni soggetti. Il budget che dob-biamo rispettare non ci consente di accontentare ogni richiesta an-che perché spesso si pretende un rapporto uno ad uno, fra studente e docente. In questo settore, inizia-no a proli"care, i ricorsi alla giusti-zia amministrativa che ci vedono spesso perdenti. Io ritengo sia una "gura considerevole ma non può sostituire l’ente famiglia>>. La scuola è un sistema complesso in cui coabitano diversi elementi: do-centi, studenti e genitori. Quali sono i rapporti fra le varie parti?:

www.ilfattonisseno.it12 Ottobre

Antonio Gruttadauria

Purtroppospessosiamo costrettiad operaretagliper i budget

Siamo l’unicaamministrazioneche d’estatenon può andarein ferie

L’ INTERVISTA. L’ istituzione vista da Antonio Gruttadauria

“La scuola è una seicentodalla quale si pretendonoprestazioni da Formula1”

di Donatello Polizzi

Il capo dell’ U!cioterritorialeparla del suo lavoroe della strutturache dirige:quella che tuttiancora chiamanoil “Provveditorato”

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La situazione dell’edilizia scola-stica italiana è preoccupante. La raccolta dati, tenuto conto dell’intreccio di competenze fra Comuni e Province, è spesso di!coltosa e lacunosa nei con-tenuti. Dalle molteplici inchie-ste, dossier o analisi compiute da enti pubblici o privati, traia-mo spunto per tentare di o#rire alcuni dati che possano (par-zialmente) rendere l’idea della situazione.Iniziamo dalle informazioni di#use da Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazio-nale dei geologi. “Su oltre cin-quanta mila scuole presenti in Italia, il 95% degli edi"ci scola-stici è stato costruito, secondo dati del ministero dell’Istruzio-ne, tra il 1900 e il 1990 e, in par-ticolare, il 46% di questi è stato realizzato tra il 1965 e il 1990. Ciò evince una totale mancan-za di sicurezza in merito agli attuali standard normativi sul rischio sismico, primi tra tutti i dettami delle nuove norme tec-niche sulle costruzioni del 2008 e le varie circolari ministeriali successive”. Graziano ha poi ri-levato: “Il 57% delle nostre scuole non possiede il certi"ca-to d’idoneità statica, cioè quel documento che certi"ca la buo-na salute dei pilastri, delle travi e di tutte le parti strutturali di un edi"cio, e il 34% delle stesse è ubicato in aree sismiche”. Emanuele Doria, presidente dei geologi di Sicilia, rincara la dose e aggiunge: “L’11% degli edi"ci scolastici nazionali sono rappresentati da manufatti nati originariamente con altre de-stinazioni d’uso e oggi più che mai, vedi le nuove norme tecni-che sulle costruzioni, conoscia-mo l’importanza di dare il valo-re idoneo di classe d’uso agli edi"ci da progettare. In Sicilia, il 90% degli edi"ci pubblici ve-

ri"cati non ha superato i test antisismici, la nostra classe po-litica ha il dovere di fare qual-cosa per garantire maggiore si-curezza alle nostre scuole e a quanti le vivono nel quotidia-no”.Analizziamo il lavoro svolto da Legambiente che ha realizzato Ecosistema Scuola, un rappor-to nazionale sullo stato dell’edi-lizia scolastica in assenza dell’Anagrafe Scolastica che fo-tografa una situazione sostan-zialmente di stallo, in cui i nodi irrisolti ormai da anni riman-gono ancora in piedi. Anche per quest’undicesima edizione del rapporto, i comuni capo-luogo di provincia che hanno restituito i dati concernenti il 2009, ci raccontano che ancora

circa un 36% degli edi"ci ne-cessita di interventi di manu-tenzione urgenti. Un dato che non accenna a scendere e che ci restituisce ancora la di!coltà degli Enti Locali di tenere in piedi un patrimonio edilizio vetusto che per circa un 65% è stato costruito prima del 1974, anno dell’entrata in vigore dei provvedimenti per le costru-zioni localizzate in aree sismi-che. Ed è proprio il tema della messa in sicurezza antisismica di scuole se prendiamo in con-siderazione il dato che ci forni-

sce il Ministero delle Infrastrut-ture, che oltre il 50% dei 42.000 edi"ci scolastici italiani insisto-no in area a rischio sismico, non possiamo non leggere con preoccupazione il dato degli edi"ci presi in considerazione dall’indagine da cui emerge che meno del 50% degli edi"ci pos-siede il certi"cato di collaudo

statico e che solo il 10,14% è costruito secondo criteri antisi-smici. I comuni del Sud e delle isole pur avendo un patrimo-nio edilizio relativamente più giovane delle regioni del nord, dichiarano maggiori necessità di interventi di manutenzione urgenti, circa un 52% degli edi-"ci al Sud e circa un 53% nelle isole a fronte delle esigenze del-le regioni del Nord e del centro che sono intorno al 26%. Altri dati estremamente indicativi della qualità del patrimonio edilizio sono quelli relativi agli

edi"ci nati come abitazioni che ospitano scuole, 10,41% nelle isole (intorno al 20% nella sola Sicilia) e quelli degli edi"ci in a!tto 9,67% nelle isole (più del18% nella sola Sicilia), a fronte di una me-dia nazionale che contiene en-trambi i fenomeni intorno ad

una percentuale inferiore al 6%.Concludiamo con il Rapporto ‘’Sicurezza, qualità e comfort degli edi"ci scolastici’’, redatto da Cittadinanzattiva. Dalla let-tura degli elementi, il pericolo sembra correre tra i banchi; ecco un elenco dei principali fattori di rischio: distacchi d’in-tonaco (nel 18% delle classi), le "nestre rotte (23%), l’assenza di tapparelle o persiane (56%), i pavimenti sconnessi (21%), banchi e sedie rotte (rispettiva-mente nel 13% e nel 18% dei casi), la presenza di barriere ar-chitettoniche (9%). N.d.r. Dati tratti da Ecosistema Scuola 2011 rapporto di Le-gambiente sulla qualità dell’edi-lizia scolastica, delle strutture e dei servizi. Rapporto ‘’Sicurez-za, qualità e comfort degli edi-"ci scolastici’’, di Cittadinanzat-tiva.

D.P.

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<< Occorre fare chiarezza. La scuola ha il compito prevalente di fornire un’adeguata istruzione ed anche di educare ma in concorso con altre parti. I genitori, spesso, si disinteressano di ciò che non attie-ne alla didattica. Si limitano a chiedere delle interrogazioni, dei voti e tralasciano il resto; anzi nelle situazioni particolari, non esitano a prendere a priori le difese del "-glio, contro gli insegnanti. La scuola è la rappresentazione della società; non possiamo pretendere che ogni problema sia risolto dalla scuola o che sia causato dalla stes-sa. I docenti

hanno perso il ruolo che gli compete; è stato de-potenziato, sia sotto il pro"lo della valenza sociale, sia del trattamento economico. Evidenzio che vi è molto da lavorare e da sistemare in merito al sistema di reclutamento dei docenti per migliorare la qua-lità dell’insegnamento>>.

PLESSI. Esiste una totale mancancanza di sicurezza rispetto agli standard normativi

Edilizia scolastica, i tecnici la “bocciano”

Una disaminaschiettadi un’ istituzionein crisie che rappresentala società

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L’ opinionePer non avere l’onesta intellet-tuale di ammet-tere che era un

bilancio inecce-pibile e nemme-no il coraggio di bocciarlo perché

ciò avreb-

be comportato lo scioglimento del Consiglio e quindi la perdi-ta della loro poltrona, questi 11 consiglieri di opposizione hanno escogitato l’approvazione di un emendamento antisociale e al non trattazione. L’intendo è chia-ro: paralizzare la gestione (tanto il cittadino medio non segue la politica e addossa le colpe delle ine!ciente all’Amministrazione in carica); se poi l’Amministra-zione trova la soluzione operan-do dei tagli si potrà sempre dire che l’opposizione è stata brava perché si è spesa per la riduzione delle tasse mentre l’Amministra-zione non sa amministrare tant’è che riduce i servizi. In ogni caso si può dire che l’Amministra-zione è spendacciona perché sostiene spese legali per ricorre al TAR (tanto i pro"li tecnici di una delibera illegittima non li capisce nessuno). Alla peggio si è dimostrato che il Sindaco non ha più la maggioranza in Consi-glio Comunale e chissà che non

gli saltino i nervi e si dimetta

(come se perdere la maggioran-za per e#etto di trasfughi possa essere motivo di scoraggiamento per chi lavora per la comunità in autentico spirito di servizio). Io dico che questa non è politica; e se lo dovesse essere non è certo buona politica. In democrazia la maggioranza numerica determi-na le scelte. Questi 11 consiglieri avrebbero potuto smontare il bi-

lancio e rimontarlo diversamente da come proposto. Se non lo han-no fatto è perché non c’era altra possibilità e questa per l’Ammi-nistrazione Di Forti è la migliore certi"cazione che gli sprechi che da quattro anni vengono sban-dierati dall’opposizione in realtà

non ci sono. L’opposizione do-vrebbe essere costruttiva e quin-di dovrebbe avere il compito di presentare proposte alternative. Distruggere non serve; peggio se a pagare il conto debbono essere i cittadini e fra questi quelli ap-partenenti alle fasce più deboli. Questo atteggiamento vuol dire non avere a cuore le sorti della Città e fa molto ri$ettere sulle qualità di chi si propone come alternativa alla guida della Città. Credo che veramente si sia perso il senso dell’orientamento: non più la politica al servizio della Città ma la città in ginocchio ad aspettare che la cattiva politica faccia il suo corso. Io non ci sto e continuerò a risalire le acque anche controcorrente, con tutte le mie forze e con l’appoggio del gruppo politico che mi sostiene e di chi ci crede (tanti ancora). Ho dalla mia una fortuna che mi fa forte: non mi sono ammalato di politica e quindi da uomo libero respingo queste logiche che non mi appartengono.

La situazioneDopo cinquant’anni di allegra politica (a tutti i livelli) i nodi vengono al pettine. Finiti i tempi delle vacche grasse ora il motivo ricorrente è stringere la cinghia; la stringe lo Stato che riduce i trasferimenti costrin-gendo i Comuni a reperire maggiori risorse nell’ambito della "scalità locale (ma non sempre si può e raramente gli e#etti sono equivalenti), la stringe la Regione che taglia, rimodula, accorpa ma sempre a scapito del territorio (una per tutti la rimodulazione del-la rete ospedaliera "nalizzata al riequilibrio "nanziario della sanità siciliana); la stringono i Comuni che, dopo aver elimi-nato il super$uo, sono costretti a ridurre l’essenziale. A farne le spese il cittadino. Una situa-zione questa gravemente anti-ciclica perché proprio nel mo-mento in cui le famiglie hanno bisogno di maggiore sostegno per via della crisi economica che è sotto gli occhi di tutti, i Comuni, cellula più prossima al territorio, subiscono una limitazione nelle possibilità di intervento. L’ultimo taglio, in ordine di tempo, è arrivato a luglio 2011 e non per il prossi-mo anno ma per l’anno in cor-so. Per San Cataldo sono venu-ti meno dallo Stato 646.000 euro che non è una cifra ir-rilevante (tanto più se sot-tratta a sorpresa e metà anno), e che ha messo a dura prova la capacità dell’Amministrazione di mantenere gli equilibri di bilancio senza ridurre il livello dei servizi ero-gati.

Il fattoCon una manovra articolata l’Amministrazione è riuscita, fra recuperi di entrata straordinari senza incremento di tasse o im-poste (anzi con una riduzione sulla tari#a per la mensa scola-stica) e una serie di tagli di spesa "nemente operati per non com-promettere i servizi, a mantene-re ancora una volta il bilancio in equilibrio riuscendo anche ad accogliere tutte le mozioni e i “desiderata” dei consiglieri, tanto di maggioranza quanto di opposizione. E così, dopo aver assicurato il contributo annuale all’ATO di circa un milione di euro sui quattro di costo del ser-vizio per la comunità sancatal-dese (contributo necessario per mitigare la bolletta ai cittadini), sono stati previsti una lunga se-rie di interventi fra i quali per-sino il rimborso di 130.000 euro di abbonamenti scolastici agli alunni pendolari e nessun ta-glio ai servizi. Un risultato vera-mente eccezionale sancito nello schema di bilancio previsionale per l’anno 2011 che il 2 di agosto è stato deliberato in Giunta con tutti i pareri tecnici favorevoli, compreso quello del Collegio

dei Revisori. Il 3 di agosto

tutta la documentazione di bi-lancio, unitamente alle delibere sulle tari#e che per legge debbo-no essere approvate prima della scadenza di approvazione del bi-lancio sul quale si vogliono fare esplicare gli e#etti (addirittura erano state deliberate a "ne di giugno), è stata depositata all’uf-"cio di Presidenza a disposizio-ne dei Consiglieri. Un deposito, quindi, avvenuto in un tempo

ampiamente su!ciente per l’esa-me, gli eventuali emendamen-ti e l’approvazione da parte del Consiglio Comunale rispetto al termine ultimo del 31 agosto "ssato in via straordinaria per il

2011 da una norma statale. Eb-bene, le tari#e e il bilancio ven-gono messi in discussione nella seduta consiliare convocata (dal Presidente del Consiglio e non dal Sindaco) l’ultimo giorno uti-le per l’approvazione del bilancio e cioè il 31/8/2011. In tale sedu-ta, protrattasi "no alle prime ore dell’1 settembre, viene messo in discussione e votato da parte di 11 consiglieri su 20 un emenda-

mento presentato dall’opposizio-ne fuori dal termine di 10 giorni stabilito dal regolamento comu-nale e avente tutti i pareri tecni-ci negativi in quanto elaborato in maniera non compensativa.

In pratica l’emendamento si so-stanzia in una riduzione dell’ad-dizionale comunale all’IRPEF di 0,1 punti percentuali, pari a circa 180.000 euro, senza la cor-rispondente individuazione di altra maggiore entrata o minore spesa. Un emendamento, quin-di, che squilibra il bilancio. A nulla sono serviti i chiarimenti resi dal Segretario Comunale e gli inviti del Sindaco. Votato a maggioranza l’emendamento, immediatamente dopo gli stessi 11 consiglieri hanno votato la “non trattazione” del bilancio! A termine scaduto la mancata ap-provazione del bilancio determi-na la cosiddetta “gestione prov-visoria” nella possono essere e#ettuate solo spese obbligatorie per legge e atti "nalizzati ad evi-tare danni all’Ente. In pratica la paralisi della gestione. Oggi ab-biamo un Commissario ad acta nominato dalla Regione a spese del Comune e tutto fermo pur avendo i soldi nei capitoli (non può partire la mensa scolastica, non possono partire i vari servi-zi, niente rimborso abbonamen-ti, niente progetti fotovoltaico, etc.). Ovviamente siamo stati costretti ad impugnare dinanzi al TAR Sicilia la delibera avente tutti i pareri negativi.

SAN CATALDO. Le ri!essioni del sindaco Giuseppe Di Forti

L’ onda anomaladell’ antipolitica

Questa non èbuona politicanon si hannoa cuore le sortidella città

Sul numero di Marzo la Re-dazione ha o#erto al sinda-co di Caltanissetta Michele Campisi l’opportunità di ri-volgersi attraverso le pagine de “Il Fatto Nisseno” ai propri concittadini.Su questo numero la stessa occasione è stata data al sin-daco di San Cataldo Giusep-pe Di Forti.

“Lo dico alla città”

di Giuseppe Di Forti

Emblematico il caso sancataldese

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Fatti & Salute

Nei locali al secondo pia-no della Rsa dell’Asp 2 di Caltanissetta si respi-ra un’aria di famiglia e

di vita. C’è Antonio che si improvvi-sa falegname levigando una casset-ta di legno, Giovanni che passeggia per i corridoi raccontandomi di es-sere stato uno tra i pochi musicisti a saper suonare il sax soltanto attra-verso il bocchino e di essersi esibito per!no a New York. E poi ci sono tanti altri, radunati in una sala, se-duti su dei divani che guardano at-tenti la tv dove viene proiettato un documentario sugli animali e sui loro versi. E’ un sabato qualunque in un momento di relax al centro diurno per i malati di alzheimer. Una demenza neurodegenerativa che colpisce memoria, pensiero, comportamento e di cui sono a"et-te 18 milioni di persone al mondo, di cui 50 mila nella sola Sicilia e cir-ca 300 nel comune di Caltanissetta. Nel centro in via Luigi Monaco ne possono assistere solo 25, tre volte a settimana e per tre ore al giorno. Lì, nel ristretto ma prezioso inter-vallo di tempo a disposizione, una decina di operatori della coo-perativa Etnos si dedicano ai loro ammalati met-tendoci anima e cuore e cer-cando d i

realizzare in loro una stimolazione cognitiva a 360 gradi. Si fa art e pet therapy, musicoterapia, si cucina tutti insieme, si impasta la pizza, si gioca, si balla: insomma si socializ-za e si cerca di rallentare gli e"etti di questa brutta patologia. A farmi gli onori di casa al centro alzheimer è Salvatore Buccoleri, presidente dell’Associazione comitato familiari alzheimer. Una onlus che da diversi anni in vario modo si preoccupa di fornire assistenza e supporto a quanti si trovano a dover vivere con un soggetto a"etto da alzheimer proprio tra le mura domestiche. Parlandoci un po’ non è di#cile ca-pire che Salvatore Buccoleri è uno di loro, uno che a casa, insieme alla famiglia, si prende cura di una zia e che crede fortemente in quello che fa. Un sessantenne agente di com-mercio in pensione, un tipo deciso,

forte, con la voca-zione per il vo-lontariato. “Ac-

canto all’a"etto da alzheimer, il vero malato è la famiglia che lo circonda, che di lui si prende cura e che spes-so viene isolata anche dagli amici. Da qui è nata l’idea di dar vita ad un’associazione, dapprima solo un semplice comitato. Ma la vera mol-la mi scattò dentro quando, più di un anno e mezzo fa, mi comunica-rono che il centro diurno di via Xi-boli avrebbe chiuso i battenti a cau-sa dei ritardi nell’arrivo dei !nanziamenti della L. 328 del 2000. Ho pensato che non si poteva stare

ad aspettare che gli altri agissero per noi, ma bisognava rimboccarsi le

maniche. Così proposi agli al-tri la costituzione di un co-mitato: pur di essere ascol-tato dai politici e di contare qualcosa, organizzammo una raccolta di !rme e dammo vita ad un gruppo su Facebook. Dopo soli due giorni andai dal sindaco con in mano ben cinque mila adesioni a sostegno del comitato, nato poi il 21 giu-gno 2010”. Buccoleri mi rac-conta che dopo quella data,

grazie ad un protocollo d’intesa tra la cooperativa Etnos e l’Asp, è stato possibile allestire il centro diurno nei locali della Rsa riuscendo ad ot-tenere anche un !nanziamento mensile per il funzionamento della struttura in attesa dei fondi previsti dalla L. 328. Intanto il comitato si è trasformato nel luglio 2010 in As-sociazione con tanto di statuto e

calendario di obiettivi da raggiun-gere. “Dopo una lotta di diversi mesi, nel gennaio del 2011 la nostra Associazione riesce ad ottenere dall’Asp anche le due stanze che

stanno sotto il centro diurno: qui abbiamo messo su uno sportello informativo che in modo gratuito da infor-mazioni, assistenza e consulenza !scale, am-ministrativa e quant’al-tro sia necessario ad una famiglia che si trovi ad aver a che fare con un

malato di alzheimer. Per noi assi-stenza signi!ca anche chiamare una badante che si prenda cura del malato nel tempo necessario per far uscire e svagare un po’ i suoi fami-

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Salvatore Buccoleri

Ospiti del centro diurno per i malati di alzheimerimpegnati in attività ricreative.

REPORTAGE. Viaggio tra gli assistiti del Centro diurno gestito dalla Etnos

In via Monaco il “buen retiro”per i malati di alzheimer

di Leda Ingrassia

Buccoleri:abbiamo datovita a comitatoraccogliendo5 mila adesioni

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liari”. C’è sicuramente tanta soddi-sfazione e orgoglio per i risultati raggiunti mista ad una grande delu-sione nei confronti degli ammini-stratori locali nelle parole di Salva-tore Buccoleri quando mi racconta cosa il suo gruppo sia riuscito ad or-ganizzare in quasi totale autonomia: dal primo convegno sull’alzheimer a Caltanissetta alla prima e alla se-conda giornata della diagnosi pre-coce su questa malattia, unica nel suo genere nell’Italia centro meri-

dionale. Per non parlare poi del pri-mo registro smarriti in Italia realizzato a Caltanissetta attra-verso un protocollo d’intesa con la Que-stura, o, ancora, dei fondi raccolti nel corso del concerto natalizio della cora-le polifonica e dell’orchestra don Bosco di San Cataldo organizzato dall’Associazione al centro Abbate. L’operosità di Buccoleri e dei suoi compagni d’avventura si nota anche nei numerosi seminari organizzati pure nelle scuole, nell’essere riusciti a portare la giornata mondiale

dell’alzheimer a Caltanissetta e nell’apertura di succursali del cen-tro diurno e dello sportello infor-mativo in varie parti della provincia. L’alzheimer rappresenta una grande fetta di quelle patologie che presen-tano due grandi problemi. “Il primo è quello culturale, la vergogna, il tabù e l’ignoranza che oltre alla so-cietà colpisce spesso i familiari del malato, che noi cerchiamo di aiuta-re in vario modo ma che spesso preferiscono chiudersi nel loro mondo isolato. Il secondo proble-ma è legato al fatto che per questa malattia non esistono cure: esistono delle terapie mediche praticate al centro Uva che servono solo ad al-

leviare i sintomi della patologia, ed esiste poi quello che si fa al centro diurno ovvero la terapia non farma-cologica. Quest’ultima da molti più risultati di qualunque farmaco per-ché rallenta la patologia e migliora la vita del malato e di chi gli sta ac-canto. Non si muore di Alzheimer ma per gli e"etti collaterali, per il logoramento !sico connesso alla patologia sulla quale purtroppo non si può fare prevenzione. Non si trat-ta di una malattia senile: spesso si manifesta intorno ai 70 anni dopo 15 di incubazione silente e lenta”. Le parole di Buccoleri, in!ne, si velano ancora una volta di amarezza nei

confronti del di-sinteresse generale quando parla delle di#coltà che l’As-sociazione incon-tra ogni qual volta si decide di fare qualcosa per il so-ciale e quando esprime il suo pa-

rere su come è stata gestita l’elargi-zione dei !nanziamenti al centro diurno e su come è stato elaborato il relativo bando: poche le ore di aper-tura della struttura e numero trop-po ristretto di possibili assistiti ri-spetto alle richieste.

Il legame tra la malattia di Al-zheimer e i disturbi del sonno sono sempre piu’ evidenti. Al-cuni ricercatori della Washing-ton University School of Medi-cine di St. Louis hanno rilevato che un marker della patologia neurologica sale e scende nel $uido spinale secondo un mo-dello quotidiano che riprende il ciclo del sonno. Secondo lo studio, la relativa inattivita’ del cervello durante il sonno puo’ o"rire l’opportunita’ di elimi-nare uno dei principali marca-tori della malattia, un sotto-prodotto dell’attivita’ cerebrale chiamato beta amiloide. Lo studio e’ stato condotto in col-laborazione con il Centro del sonno dell’Universita’ di Me-dicina di Washington. Nello studio, pubblicato su Archives of Neurology, gli scienziati ri-feriscono che i tassi normali dei livelli di beta amiloide nel liquido che circonda il cervello e nel midollo spinale comin-ciano ad appiattirsi nei piu’ an-ziani i cui periodi di sonno sono spesso piu’ brevi e piu’ soggetti a interruzioni. Negli anziani con placche cerebrali legate al morbo di Alzheimer, il $usso e ri$usso e’ quasi sop-presso e i livelli di beta amiloi-de sono vicini a una costante. “Nelle persone sane - dice Randall Bateman, professore di neurologia presso l’univer-sita’ americana - i livelli di beta amiloide toccano il loro punto piu’ basso circa sei ore dopo il sonno, e ritornano al loro pun-to piu’ alto sei ore dopo la ve-glia al massimo. Abbiamo esa-minato molti di"erenti comportamenti, e le transizio-ni tra il sonno e la veglia sono stati fenomeni fortemente cor-relati con l’ascesa e la caduta di beta amiloide nel $uido spina-le”.“Sappiamo da tempo che la privazione del sonno ha signi-!cativi e"etti negativi sulle funzioni cognitive, paragona-bili a quelle da intossicazione da alcol”, aggiunge Stephen Duntley, direttore del Centro del sonno dell’Universita’ di Medicina di Washington. “Ma e’ da poco diventato evidente che una prolungata alterazione del sonno possa e"ettivamente svolgere un ruolo importante nei processi patologici che sono alla base delle malattie. Questa connessione al morbo di Alzheimer non e’ conferma-ta ancora negli esseri umani, ma potrebbe essere molto im-portante”. Gli scienziati hanno studiato tre gruppi di soggetti: un gruppo di eta’ media di 60 anni, i cui membri sono risul-tati positivi alla presenza di placche di beta amiloide nel cervello; un gruppo nella stes-sa fascia di eta’ che non hanno

avuto placche; un ultimo di persone sane di eta’ compresa tra 18-60 anni. I ricercatori hanno monitorato il beta ami-loide nel liquido spinale per un periodo di 24-36 ore, e han-no videoregistrato l’attivita’ neuronale dell’attivita’ cerebra-le durante questo periodo. Nel gruppo con placche cerebrali, i

livelli di beta amiloide sono stati pressoche’ costanti, men-tre negli altri due si alzavano e abbassavano secondo un an-damento sinusoidale. Gli alti e

bassi di questo modello erano molto piu’ pronunciati nei gio-vani. “E’ ancora presto per dir-lo, ma ci sono spunti interes-santi per a"ermare che avere un sonno regolare puo’ essere utile nel ridurre il rischio di malattia di Alzheimer”, osser-va Duntley. “Sappiamo da una serie di studi che l’esercizio !-

sico migliora il sonno, e la ri-cerca ha anche dimostrato che l’esercizio !sico e’ associato a un ridotto rischio di Alzhei-mer”.

Alcuni lavori degli ospiti del centro

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Lo studio della Washington University School of Medicine

Il sonno regolare allontana i rischi di alzheimer

Tutte le iniziativee i progetticurati dalla cooperativaimpegnata nell’assistenzadei tanti a!ettidalla patologia.

Un po’ di storia

Nel 1901 il dottor Alois Alzheimer, uno psichiatra tede-sco, intervistò una sua paziente, la signora Auguste D., di 51 anni. Le mostrò parecchi oggetti e poi le chiese cosa le era stato indicato. Lei non poteva però ricordarsi. Inizial-mente registrò il suo comportamento come “disordine da amnesia di scrittura”, ma la signora fu la prima paziente a cui venne diagnosticata la malattia di alzheimer.

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Grotta d’Acqua è uno “stargate”, un portale naturale che collega due mondi paralleli: la società moderna, così frenetica nell’epo-ca della globalizzazione, ed un’era che pare lontana ormai anni luce, quella dell’antica vita bucolica nell’entroterra nisseno. Dinanzi alle rovine delle vecchie case in pietra, ti rendi conto che decen-ni, se non secoli, di storia ti stan-no guardando. Contrada Grotta d’Acqua si trova in territorio di

Serradifalco: le sue alture sono un patrimonio archeologico, dove pare risiedano i resti di antiche civiltà. Oggi, la zona è frequenta-ta dai discendenti dei proprietari terrieri che un tempo abitavano la contrada: vengono qui a lavorare la terra, oppure a tenere in ordi-ne la Chiesa della Sacra Famiglia. L’orologio sembra aver fermato le

proprie lancette, ed il tempo ha allungato la propria ombra sulle abitazioni diroccate, la vecchia scuola ed i casermoni, i cui pro-spetti sono rimasti immutati nel corso degli anni. Su Grotta d’Ac-qua, a quanto pare, si sprecano racconti di storie, vere o presun-te, ricostruzioni fedeli ed un piz-zico di leggenda. Vi è anche chi ha scritto un libro sulle origini e lo sviluppo della contrada. Come Rosario Palermo, scrittore ed ex

lavoratore di miniera di San Ca-taldo, classe 1933, che a Grotta d’Acqua ha vissuto l’intera giovi-nezza: <<Ho frequentato la scuola -spiega - e sono rimasto a Grotta d’Acqua sino all’età di 24 anni, prima di trasferirmi per qualche tempo in Francia. Ai miei tempi, nella contrada vivevano circa 150 famiglie. C’erano la panneria, la

!aschetteria ed il tabacchino. Nel mio libro, “Una contrada nel cuo-re”, ho descritto la storia di Grotta d’Acqua. Il nome della contrada deriva dal fatto che nel sottosuolo

scorre l’acqua; un tempo veniva chiamata Grotta d’Acqua “percia-ta”, una specie di nomignolo deri-vante dallo scorrere di un torren-te senza sbocco che quasi scavava nella roccia>>. Delle tante storie che si raccontano sulla contrada, lo scrittore ne cita alcune particolari: <<Due secoli fa, un certo Girolamo Naro era a capo di una famiglia pa-triarcale e fece sì che i suoi 11 !gli potessero abita-re l’uno accanto all’altro. Da allora, si parla della “roba dei Nari”. Come non ricordare poi, la “Judica”, un’altu-ra sulla quale sono ancora presenti due grossi massi, che indicherebbero la presenza, in tempi remoti, di un castello>>. Scavando ancora tra i ricordi dell’ex minatore, emergono vicen-

de a metà tra storia e racconto: <<Si sa che a cinquecento metri di distanza dalla “roba dei Nari” vi è un casolare abbandonato, detto “Casa du parrinu”, apparte-neva al sacerdote che riscuoteva la decima. All’inizio dell’Ottocen-to si parlava di un tesoro nasco-sto, proprio in quell’abitazione. Infatti, si dice che tanti, tra curiosi ed interessati, andassero a scavare anche nel sottoscala. Di cosa ab-biano trovato, però, non si ha te-stimonianza…>>. Continuando a percorrere il bi-nario del folklo-re e del mistero, giungono i ricordi d’infanzia di Lillo Cammarata, !glio di una ex alun-na della vecchia

scuola di Grotta d’Acqua ed at-tualmente componente dell’omo-nima associazione, presieduta da Salvatore Mistretta, che si occupa di valorizzare la contrada: <<Mia

nonna mi raccontava che, dopo aver lavorato la terra, gli abitan-ti della contrada si riunivano. Si parlava un po’ di tutto e si tra-mandavano anche vecchi raccon-ti. Una delle favole che andavano per la maggiore era, appunto, quella che riguardava la “casa du parrinu”. Si pensava vi fosse un te-soro nascosto, forse appartenente allo stesso sacerdote, oppure ai briganti di passaggio nella zona. Ebbene, sembra che la gente fosse

colpita da una sorta di suggestio-ne collettiva: infatti, si narra che gli abitanti sognassero di trovare chissà quali ricchezze nella casa del sacerdote. Per far sì, però, che la fantasia si tramutasse in realtà, non si doveva raccontare il sogno ad anima viva, altrimenti al posto del tesoro comparivano…gusci di lumache! E’ un’esperienza, questa, che è capitata anche a mio nonno, dopo aver raccontato il proprio sogno ai fratelli. Ma ancora oggi, comunque, capita di individuare i segni di uno scavo>>.

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VILLAGGI. La contrada è un patrimonio di storia e leggende

Grotta d’Acqua, “stargate”dell’ entroterra nisseno

Vi è un casolarein cuisecondo vociera custoditoil tesorodi un prete

di Claudio Costanzo

Lillo Cammarata e Rosario Palermo

In alto Piazza della Contradaa sinistra la “Casa du parrinu”

Chiesa della Sacra Famiglia in contrada Grotta d’Acqua (Serradifalco)

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Giuseppe Nicosia non ama “i mezzi ter-mini” ed il libro che ha scritto, “Leone Bianco Leone Nero - La Legge Non è Uguale Per Tutti”, mette a fuoco questo aspetto caratteriale.Il libro è un esempio di come nella vita “capita di fare cazzate che portano mol-to in basso” ma che, nello stesso tempo, spostando l’angolo di visualizzazione, possano diventare “divertenti e surreali”; … l’autore narra una storia vera, vissuta da “attore protagonista”, una descrizio-ne precisa e professionale (tipica di chi ha una cultura speci!ca) sugli eventi, ancor oggi “non del tutto de!niti”, che hanno portato alla limitazione dell’uso e coltivazione della marijuana e alla con-seguente con!gurazione di reato.E’ un libro scomodo sin dalla nascita (non è stato facile trovare un editore che si assumesse le responsabilità di pubblicare verità scottanti e che si im-pegnasse a tirar fuori… “la testa dello struzzo”) che stimola “l’apertura men-tale” così duramente repressa e insca-tolata nella nostra società. Nicosia è un “!ume in piena” (a vederlo non sembra, ma la grinta e determinazione di come ha a"rontato certe situazioni di#ci-li, mi ricorda qualche eroe dei fumetti dell’editore Sergio Bonelli,) e descrive con lucidità l’esperienza maturata nei 51 giorni di carcere ,” vissuta come un viaggio alla scoperta di un nuovo mon-

do ma, soprattutto, di se stesso”; svela anomalie di un sistema penitenziario “votato al recupero” della persona ma che spesso ne registra …la “ per-dita”. Per il crudo ed e"erato realismo con cui mette in evidenza alcuni fatti, lo possiamo accostare a Niccolò Am-maniti e, di conseguenza, al fenomeno letterario dei Cannibali.Nicosia, pur nella consapevolezza di es-ser stato un irresponsabile, ci dimostra che nelle situazioni di#cili non occorre chiamare le pre!che ma, dopo gli ini-ziali attimi di smarrimento, “ ripartire” al piu’ presto.

Nicosia, com’è cambiata la sua vita dopo l’esperienza carceraria?“Penso che una tale espe-rienza cambi sempre in peg-gio l’esistenza di chi la vive e questo ha già in se qualcosa di illogico se pensiamo che il

carcere esiste princi-palmente

per recuperare chi commette un errore”.Quale è stato il momento più di!cile di questa esperienza?“Dal primo all’ultimo! Da quando la polizia viene a perquisire casa tua a quando ti noti!cano il !ne pene, vivi momenti di ansia, di sconforto, di rab-bia; ma tutto può essere superato con un po’ di coraggio”.Cosa dovrebbe cambiare nell’ordi-namento giuridico al "ne di evitare situazioni come quelle che ti hanno

visto coinvolto?“Molto, dovrebbero cambiare le leggi che regolamentano le droghe in Italia così come sta avvenendo in molti pa-esi europei e americani; la detenzione dovrebbe essere la scelta estrema e, co-munque anche in quest’ultimo caso, fa-vorire il reinserimento nella società.”Chi prevale tra i “DUE LEONI”? “Nessuno dei due: cercano entrambi di prevalere, lasciando me in equilibrio precario su una sottile !lo al di sopra dell’ordinaria follia”. Non mancano particolari della vita privata, anche “piccanti”, che evidenzia-no un coraggio disarmante per molti comuni mortali, amanti desiderosi di un’informazione stereotipata.Il testo si legge tutto d’un !ato: leggen-dolo si ha una visione di cosa sono le droghe e di come cambiano la vita di chi ne fa uso; dalla cura meticolosa con cui descrive i particolari della coltiva-zione della marijuana, sembra quasi che voglia “normalizzare”, sfatare, una que-stione iscritta, da troppo tempo, nell’al-bo delle nequizie.

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TRIBUNALE DI CALTANISSETTA SEZIONE CIVILE

PROCEDIMENTO ESECUTIVO IMMOBILIARE ISCRITTO AL N. 242/08 R.G.

Il Dott. Angelo Pio Cammalleri, professionista delegato alle operazioni di vendita dall’ill.mo Sig. Giudice dell’ese-cuzione con ordinanza del 16 febbraio 2011, depositato in cancelleria il 14 marzo 2011, rende noto che in data 07 no-vembre 2011 alle ore 10.00 presso lo studio del Dott. An-gelo Pio Cammalleri, in Caltanissetta, via Filippo Paladini, 222, procederà alla vendita senza incanto, una prima volta, della piena proprietà del seguente immobile: Lotto Unico: Locale a pieno seminterrato sito in Serradifalco (CL), via Kennedy 5, p. 4°, identi!cata presso l’Agenzia del territo-rio, nuovo catasto edilizio urbano, al comune di Serradifal-co al foglio 15, particella 2742, sub 16, è classi!cato come Categoria A/3 (abitazione di tipo economico), vani 7, mq 155 ca sup. lorda. L’immobile, ad oggi occupato, dal custo-de dello stessa dall’ordinanza del 16 febbraio 2011, viene venduto allo stato di fatto e di diritto in cui si trova. La posizione urbanistica di detto immobile, eccettuati i lavori di manutenzione straordinaria e"ettuati successivamente, può considerarsi regolare, in quantoavvenuta in conformità con i progetti autorizzati con la concessione edilizia di cui prima. Per la completa rego-larizzazione urbanistica dell’immobile si dovrà prevedere una spesa per il raggiungimento della sua completa regola-rità urbanistica. Ciò comporterà dei costi che saranno de-tratti dalla valutazione dell’immobile. Il resto del suddetto immobile risulta essere conforme allavigente normativa urbanistica. Prezzo base # 77.000,00.A) Le o"erte di acquisto dovranno essere presentate in busta chiusa indirizzata al professionista delegato, Dott. Angelo Pio Cammalleri, entro le ore 12:00 del giorno precedente la data per l’esame delle o"erte, e consegnate al medesimo: all’esterno della busta, saranno annotati dal professionista, il nome, previa identi!cazione, di chi prov-vede materialmente al deposito, quello del professionista delegato e la data !ssata per l’esame dell’o"erta.B) L’o"erta dovrà essere accompagnata da un assegno cir-colare non trasferibile intestato a “Dott. Angelo Pio Cam-malleri Proc.es.imm. N. 242/08” pari al 10% del prezzo o"erto a titolo di cauzione. Detto assegno dovrà essere in-serito nella busta contenente la relativa o"erta d’acquisto.C) Le buste contenenti l’o"erta di acquisto relativa al lotto posto in vendita saranno aperte alla presenza degli o"e-renti, avanti al professionista delegato, presso lo studio del professionista sito a Caltanissetta in Via Filippo Paladini, 222, piano secondo.D) In presenza di più o"erte si procederà a gara tra gli of-ferenti, nel rispetto del rilancio minimo di $uro 3.900,00 sulla base dell’o"erta più alta.E) L’assegnatario, nel termine di giorni 30 dall’assegnazio-ne o entro il diverso termine eventualmente indicato, dovrà e"ettuare il versamento del saldo prezzo, oltre oneri, diritti e spese di vendita, detratto l’importo della cauzione e"ettivamente versata, assegno circolare non trasferibile intestato a “Dott Angelo Pio Cammalleri Proc.es.imm. N. 242/08”VENDITA CON INCANTOA) Il Professionista delegato comunica altresì che, nel caso in cui la vendita senza incanto non abbia luogo per qual-siasi ragione, procederà alla vendita con incanto del me-desimo bene, presso gli stessi luoghi, in data 14.11.2011 alle ore 10:30, al prezzo base sopra indicato per i rispettivi lotti conscatti obbligatori minimi in aumento di $ 3.900,00.B) Le istanze di partecipazione alla vendita con incanto, in bollo e di contenuto analogo a quello indicato sopra per le o"erte di partecipazione alla vendita senza incanto, do-vranno essere presso depositate lo studio del Dott. Angelo Pio Cammalleri, sito a Caltanissetta, in via Filippo Paladi-ni, 222 entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita e dovranno essere accompagnate da un assegno circolare non trasferibile intestato a “Dott. Angelo Pio Cammalleri Proc.es.imm. N.242/08” pari al 10% a titolo di cauzione del prezzo base del lotto per il quale si intende oncorrere.J) L’aggiudicatario, nel termine di giorni 30 dall’aggiudica-zione, dovrà e"ettuare il versamento del saldo prezzo, ol-tre oneri, diritti e spese di vendita, detratto l’importo della cauzione e"ettivamente versata, tramite assegno circolare non trasferibile intestato a “Dott. Angelo Pio CammalleriProc.es.imm. N. 242/08”K) La visione dell’ordinanza di vendita e della espletata re-lazione di stima degli immobili pignorati potrà aversi con-sultando il sito internet www.astegiudiziarie.it.L) Maggiori chiarimenti e la visione della documentazione ipocatastalepotranno essere richiesti presso lo studio del Dott. Angelo Pio Cammalleri, sito a Caltanissetta, in via Filippo Pala-dini, 222, previo appuntamento telefonico, chiamando il 339-3767753. Presso la stessa sede sono eseguite dal pro-fessionista delegato tutte le attività che, a norma degli artt. 571 e ss. c.p.c., devono essere compiute in Cancelleria o davanti al Giudice dell’esecuzione, o dal Cancelliere o dal Giudice dell’Esecuzione.

Caltanissetta lì 01.09.2011Dott. Angelo Pio Cammalleri

LETTERATURA. Giuseppe Nicosia presenta “Leone bianco Leone nero”

Cinquantuno giorni di galeraraccolti in un libro coraggioso

Dovrebberoessere cambiatele leggiche regolanole droghe

di Lello Lombardo

Giuseppe Nicosia con Marco Pannella al 39° congresso dei Radicali Italiani

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La recente vittoria del Rally di Caltanisset-ta lo ha riportato agli onori delle cro-

nache, lui si è goduto il suc-cesso nella gara di casa, senza clamori, con l’atteggiamento di chi corre non tanto per la gloria, ma per il piace-re stesso di guidare. Stia- m o parlando di Fabrizio La Rocca, 46 anni, titolare insieme al fratel-lo della omonima azienda di macchine agricole, nisseno doc, che va ad aggiungersi a quella schiera di talenti di cui la città è ricca, ma che come nel suo caso, vivono lontani dai ri!ettori, fa-cendo una vita normale, da padre di famiglia ed imprenditore. Una passione, quella per i motori che Fabrizio coltiva, manco a dirlo sin da ragazzino, quando era pra-ticamente stregato dal mondo dei motori, non importava che aves-sero due o quattro ruote, l’impor-tante era per lui sentire il rumore metallico di cilindri e pistoni e l’odore acre della combustione. A 14 anni ci racconta, “ereditai un motorino dei miei fratelli, moto-rino che loro usavano per andare a scuola, quando lo presi io invece andavo in campagna a correre, durò un mese, prima di sfasciarlo completamente, a quel punto comprai il mio primo motorino e

d a lì, capii

che correre in fuori strada era la mia passione.

Presi a frequentare ragazzi più grandi di me, che partecipava-no a gare di moto cross, mora-le mi trovo adesso alle spalle

oltre 15 anni di campionati sici-liani e nazionali di Motocross e Motorally”. Ed in e"etti prima di

passare alle quattro ruote, Fabri-zio La Rocca ha collezionato suc-cessi lungo le piste di terra in Ca-labria, Puglia, San Marino, Lazio ed ovviamente in Sicilia, dove si è conquistato anche il titolo di Campione Regionale Motorally. A metà degli anni ’80, un proble-ma al ginocchio, operato per 10 volte ha costretto Fabrizio a pas-sare alla 4 ruote, che proprio non voleva star distante dalle corse. “Ho iniziato facendo il

navigatore - ci racconta Fabrizio - a mio fratello Pippo

nel 1987 al Rally di Primavera, poi nel ’90 comprai la mia prima auto e decisi di guidarla, era una Renault 5 Turbo, e nel “Primave-ra” del ‘91 feci 1° di Classe, 3° di Gruppo N e 6° assoluto, nono-stante gli altri piloti di maggiore esperienza avessero dei bolidi, al-lora consentiti dal regolamento”. Dopo i Rally, grazie all’amicizia con un altro nisseno che di moto-ri se ne intende, Eros Di Prima, ed Emilio Radaelli, capo della Di-rezione Sportiva del gruppo Audi Wolkswagen, parte per Fabrizio l’avventura delle cronoscalate su vettura u#ciale Skoda Felicia, un’avventura durata però una sola stagione, ’98-’99, pro-prio l’anno in cui l’Auto-germa ridusse bud-get e piloti. Dopo le “salite”, Fa-b r i z i o

compra una Ford Escort Coswort, con la quale disputa decine di ral-ly in Sicilia, un sapore diverso aveva ovviamente la gara di casa, con l’appena nato rally di Calta-nissetta in cui arriva secondo ne-gli anni 2004, 2006 e 2009, vin-cendolo nel 2005 e nella recente edizione 2011. Fabrizio, La Roc-ca, sposato con Ilenia, dopo la vit-toria delle scorse settimane ha un solo pensiero “ho dedicato l’ulti-ma vittoria a mio $glio Giulio, ed alla piccola in arrivo”. Fiocco rosa dunque in arrivo in casa La Roc-ca, a cui vanno gli auguri della nostra redazione.

Ho dedicatola mia vittoria a mio !glioGiulioe alla piccolain arrivo

di Marco Benanti

Fatti & Sport

Il pilotaè tornatoagli onoridella cronacadopo la vittoriaal Rallydi Caltanissetta.

FabrizioLa Rocca

“La passione di una vita”

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Natura, sport e unio-ne familiare. Tre ele-menti che racchiu-dono l’essenza della

famiglia Sollami, la quale da de-cenni si divide fra amore e valo-rizzazione della propria terra e passione per il tiro a volo. La so-lidità familiare è il punto di forza dei Sollami con cui conducono l’azienda agricola, e che ha anche permesso di rendere Caltanisset-ta una fucina di talenti del tiro a piattello. La famiglia è capitana-ta da papà Giovanni, 68 anni, il quale nel 1978 ha costruito il pri-mo impianto di tiro a volo a Cal-tanissetta in contrada Torretta, e che, ereditando nello stesso ter-ritorio la piccola azienda agrico-la fondata dal padre Michele nel 1950, ha iniziato una graduale trasformazione dei fondi agricoli in coltivazioni varie quali oliveti e mandorleti, al !ne di espandere

l’azienda stessa. Ma la svol-ta arriva con la crescita dei tre !gli maschi avuti dal solido matrimonio con la moglie Lina, che danno a Giovanni il coraggio di investire ancora nell’azienda, puntando ad una variazione del-le produzioni, da grano a vigneti, con l’intento nel futuro di realiz-zare una cantina per la produzio-ne di vini di qualità. Ed il sogno si realizza sotto la guida dei suoi tre !gli Michele, Pierluigi e Fa-bio, che con non pochi sacri!ci

riescono a mettere su un impian-to per la vini!cazione di tre ti-pologie di vini, ma anche la pro-duzione di olio ed ortaggi. Una

famiglia impegnata

quotidianamente nel lavoro ma anche unita dall’amore per il tiro a volo, vissuto come occasione per socializzare e condividere

una passione che ha condot-

to la squadra di Torretta a conqui-

stare tantissimi titoli regionali e nazionali, sia individuali che a squadre. Noto alle cronache sportive è il più giovane dei tre fratelli Fabio, 33 anni, che nel suo palmares vanta il titolo ita-liano 2008 di fossa universale nella categoria eccellenza, la più alta del tiro a volo, e nello stesso anno la conquista della medaglia di campione italiano a squadre con il team Sicilia, mentre nel 2009 il primo posto al campiona-to italiano d’inverno. Vittorie che gli hanno permesso, da due anni ad oggi, di essere selezionato dal commissario tecnico della nazio-nale di tiro a volo fossa olimpica Albano Pera, e di far parte della rosa della squadra italiana con la quale ha partecipato alla pro-va di Coppa del Mondo 2011 in Slovenia. «Sotto la guida di mio padre io e i miei fratelli abbiamo iniziato all’età di quattordici anni a praticare il tiro a volo. – ha di-

c h i a r a t o

Fabio Sollami - Questo sport ci ha appassionati !n da subito, e posso dire che la nostra vita si divide tra allenamenti, gare e impegno per portare avan-ti l’azienda agricola di famiglia. Tanti sono i sacri!ci che quoti-

dianamente facciamo tutti assie-me, ma grande è la soddisfazione nel veder crescere e consolidare la nostra azienda, ed anche otte-nere risultati di rilievo regionale e nazionale nelle competizioni di tiro a volo alle quali parteci-piamo con tutti gli altri atleti del club Torretta». Ma tra i fratelli Sollami spicca anche un altro

campione del tiro a volo nazionale: si tratta di Pierluigi, 38 anni, che a luglio di quest’anno ha sba-ragliato tutti con-quistando il primo gradino del podio nella categoria eccel-lenze fossa olimpica. E Pierluigi ha bissato la vittoria del titolo italiano a distanza di quattordici anni, quando nel 1997 di-venne campione ma della categoria secon-da. Un immensa sod-disfazione per tutto il club Torretta, che pur confrontandosi in gare nazionali con le squadre dei Corpi dello Stato, continua a dimostrare di esse-re fucina di veri e propri talenti. E la squadra di Torretta è presieduta dal maggio-re dei fratelli Sollami, alias Michele, 41 anni, che nel corso della sua

carriera da tiratore ha vinto, tra gli altri ricono-scimenti, il premio “Conchi-glia d’oro dell’adriatico” nel 1988, e dallo stesso anno !no al 1990 ha fatto parte del team della nazionale az-zurra junior. Una tradizione familiare che, come detto, è stata fondata da Giovanni Sollami, il quale annovera fra i tanti titoli ottenuti nella sua lunga carriera quello di campione ita-liano presidenti di so-cietà nel 1985, e quello di campione italiano per la categoria veterani nel 2006. Una storia di uni-tà e tradizione familiare

come poche, che nasce dalla vo-lontà di Giovanni di trasmettere

ai !gli Michele, Pierluigi e Fabio la passione per il

tiro a volo, l’impegno nel lavoro e la forza di volontà per non arrendersi mai.

CURIOSITA’. Il ritratto di una famiglia accomunata da un hobby comune

I Sollamie la loro passione per il tiro a volo

Il capostipiteGiovanniha costruito il primo impianto di tiroin città,dove i !gli sono diventatigrandi esperti.

di Laura Spitali

La nostravita si dividetra garee l’impegnoper l’aziendaagricola

“Nella foto in alto Michele e Fabio.

In basso Pierluigi

Soddisfazioneper i risultatiottenutidalla fattoriae dalle competizioni

Fatti & Sport

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La bandiera, il capitano, il cen-trocampista dalla visione di gioco illuminante e dalla tecnica super-ba: Giovanni Iitalia. Un’atleta che ha legato indissolubilmente il suo nome alla maglia della Nissa ed alla città di Caltanissetta. La sua storia calcistica con i colori bian-coscudati ebbe inizio nell’agosto del 1977: arriva dall’Enna per 28 milioni di lire, a seguito del tecnico Matteo Carnevale, in-sieme a Bandinu e De Maria. La stagione agonistica, nonostante le molte attese, non ebbe uno svolgimento positivo. Spirava la brezza tetra e viscida della conte-

stazione, ricorda Italia: <<l’anno seguente, con l’arrivo di Lo Por-to, Di Benedetto, Pensabene, il buon Cesare D’agostino, Cumbo e Passa!ume al seguito di mister Casisa, si rivelò ricco di entusia-smo e di vittorie. Ogni domenica scendere in campo al Palmintelli davanti alla nostra gente, diven-tò una piacevole passerella dove ognuno di noi voleva esserci per

dare il massimo e festeggiare con tutto lo stadio>>. Il riemergere dei ricordi illumina lo sguardo del narratore. La voce appassio-nata sciorina ricordi e aneddoti; nomi storici risorgono dall’oblio. <<Avevo scoperto nei primi due anni a Caltanissetta, i poli estremi di questo capoluogo, polemiche e contestazioni o euforia, feste ed allegria. Nel torneo successivo si conquista, in serie D, il quarto

posto. Cito Falci, ottimo calcia-tore, Terrana, Librizzi, Macellari, Morreale, Labruzzo, Anzalone

ed il condottiero Casisa. Decido di cambiare aria; segue l’addio alla squadra senza polemiche>>. Il cuore di Italia è legato alla città ed ai nisseni, inevitabile il ritorno nel “suo” palmintelli <<nel pere-grinare di quegli anni arrivarono due splendidi !gli, un diploma all’Isef, un concorso per l’inse-gnamento e la cattedra. Ritorno in una società oramai logora e senza entusiasmo; i vari Tirrito,

Savoia, Turchio, Piazza, Angotti, avevano speso tutto sia in termi-ni !nanziari che di energia e fer-

vore; giunse l’amara retrocessio-ne. Apparve all’orizzonte il sogno dell’Europa. Dopo tanta so"eren-za ritorna il vento dell’esaltazione

e la tifoseria si stringe intorno ad un nuovo personaggio, Valerio Terenzio. Campionato inebrian-

te che ripaga me, Lo Ca-scio, Giannone e Davide La Paglia, delle so"erenze del torneo precedente. Alla !ne dell’anno, appendo le scarpette al chiodo, dopo avere disputato, a 35 anni, un campionato splendido

nel ruolo di libero>>. Il maestro del passaggio decide allora di se-dere sulla panchina: <<alleno da 21 anni; molti spesi nei settori giovanili; tre campionati di serie “D” andati male, cinque di ec-cellenza positivi, due di promo-zione, uno di prima categoria>>. Manca ancora qualcosa per com-pletare il cerchio: <<!nalmente si accende la lampadina. Dopo aver creato dal nulla, per ben due volte, insieme a Totò Lazzara una scuola calcio Nissa con relativo settore giovanile che ebbe risul-tati apprezzabili, decide di cor-rere da solo. Finalmente nasce la “CL“ Calcio, tra mille di#coltà ed una speranza, quella di avere un giorno tra le mani dei ragazzi talentuosi e non, per istruirli al calcio, farli divertire, socializzare ed amare questo magni!co sport. Da un anno, al mio !anco vi è, a tempo pieno, mio !glio Gianluca. Stiamo crescendo, nella speran-za di diventare una risorsa della città. Vi aspettiamo, perché nella vita… il maestro arriva quando l’ allievo è pronto>>.

Lavoroper istruirei ragazzi al calcioe fargli amarequesto sport

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di Donatello PolizziA sinistra Giovanni Italia saluta il pubblico alla sua ultima parti-ta con la maglia della Nissa.Sotto Giovanni Italia con il !glio Gianluca e i bambini della scuola calcio.

IL PERSONAGGIO. L’ incontro con Giovanni, bandiera della Nissa

L’ Italia che credenelle nuove generazioni

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IMPRENDITORIA. Si apre una nuova stagione per l’organizzazione

Cos’è la UAI

In data 25/09/2011 alle ore 10,30, pres-so la Sala Conferenze di VILLA BA-RILE a Caltanissetta si è svolta la Ma-nifestazione organizzata dalla U.A.I. e P.M.I. recante come slogan «GLI IM-PRENDITORI UNITI SONO CAPA-

CI DI GRANDI IMPRESE». Durante lo stesso incontro è stata inaugurata la nuova Sede Provinciale di Caltanis-setta, in Via Empedocle, 7 zona A.S.I. Tra i partecipanti, rappresentanti del-le autorità militari e di polizia nonchè della Prefettura di Caltanissetta, tra le autorità civili ,Religiose e Politiche Don Giuseppe Rabbita della Dioce-si di Piazza Armerina –Gela, Il Vice Presidente della Provincia Regionale Avv. Milano Pietro nonchè l’On. Mai-ra Raimondo i quali hanno rivolto un caloroso saluto ed un augurio di gran-de successo ai dirigenti U.AI. presenti nonchè ai numerosi iscritti interve-

nuti alla manifestazione. I lavori sono stati aperti dal Presidente Regionale della Unione Artigiani e delle piccole e medie imprese commerciali Nicola Talluto, Nisseno, il quale ha presenta-to Il nuovo Presidente Provinciale, il noto imprenditore anch’egli nisseno, Antonio China ed il Presidente Nazio-nale del Sindacato Datoriale Zannetti Giuseppe. Losteso ha poi rivolto un ringraziamento alle autorità presenti ed ai partecipanti che hanno riempito la sala conferenze di Villa Barile. Nella stessa riunione ,è stato eletto il direttivo il nuovo Direttivo Provin-ciale quì di seguito comunicato. Sig. SIMONE SALVATORE Responsa-bile area venditori ambulanti; Sig.ra CAMPO NADIA Responsabile area tintorie – lavasecco – smacchiato-rie; sig. MESSINA PIO Responsabile area Albergatori; sig. ARCADIPANE MAURIZIO Responsabile area Elet-tricisti – Termoidraulici - Idraulici; sig.ra CALOSSO MASSIMILIANA Responsabile area Ludoteche ed im-prenditoria Femminile; sig. CHINA MICHELE Responsabile Piccole e Medie Imprese Artigiane; sig. DI PRIMA ANTONIO Responsabile area Ora! – Ore!ci e Gioiellieri; sig. GIORGIO GAETANO Responsabile area Commercianti e Pubblici Eser-cizi; sig.ra CEMBALO ROSSELLA

DANIELA Responsabile area Im-prese Terzo Settore; sig. INFANTI-NO ANTONINO Responsabile area Giovani Imprenditori e Rapporti con i Patronati; Dott. DANILE GERLAN-DO Responsabile Rapporti con gli

Enti Pubblici; Presidente Provinciale, CHINA ANTONIO. I suddetti sono tutti imprenditore del nisseno che hanno da sempre fondato la propria attività su principi di trasparenza e legalità che si riconoscono in quelli della cultura Cattolica, emergendo nel tessuto imprenditoriale NISSENO E SICILIANO, senza mai scendere a compromessi, utilizzando la sola logi-ca del sacri!cio personale e a"rontan-do con coraggio le s!de quotidiane imposte dal mercato. Oggi hanno de-ciso di impegnarsi per trovare, unita-mente a chi di competenza, soluzioni che possono risollevare, l’economia della Nostra città e della Provincia, ormai, è nutile nasconderlo sull’orlo del baratro. Quindi già da subito met-tiamo a disposizione il nostro tempo e la nostra capacità per coloro che in-sieme a Noi credono nei principi del-la solidarietà e dell’unione per creare un nuovo progetto di rilancio econo-mico ed imprenditoriale, non a caso

abbiamo scelto per questa nostra pri-ma uscita lo slogan «GLI IMPREN-DITORI UNITI, SONO CAPACI DI GRANDI IMPRESE». Siamo contrari alle divisioni, è arrivata L’ora di unire le capacità e le professio-nalità di tutti.

La UAI – Unione Artigiani Italiani e delle Piccole e Medie Imprese, confederazione sindacale nazionale – è stata costituita il 19 ottobre 1990, aggregando risorse umane che in altre realtà sindacali ed imprenditoriali non si identi!cavano più, né simbolicamente né poli-ticamente, con l’aspirazione di divenire il Sindacato del duemila.Oggi la UAI è un’associazione riconosciuta a livello na-zionale e rappresenta le piccole e medie imprese, gli ar-tigiani e i commercianti ed è impegnata unicamente al servizio delle imprese associate per sostenere la loro at-tività e dare impulso al loro sviluppo nei diversi settori.O"re la propria assistenza e professionalità per lo svi-luppo continuo dell’impresa attraverso la consulenza dei propri responsabili tecnici, utilizzando anche pro-fessionisti quali!cati e partners esterni convenzionati.La UAI si pone idealmente al !anco del proprio associa-to tutelandone gli interessi, professionali ed economici, facendosi carico della burocrazia tipica di qualunque pratica amministrativa, dalla fase istruttoria e prelimi-nare di un !nanziamento agevolato alla concessione di una linea di credito, onde evitare che l’azienda rinunci, come spesso accade, solo perché non è in grado di for-nire idonee garanzie o la relativa documentazione.. La UAI, inoltre, con il proliferare delle nuove normative quali il D. Lgs. 81/2008 – Testo Unico in materia di tu-tela della salute e della Sicurezza nei luoghi di lavoro, il Regolamento CE 852/2004 e 853/2004 – Pacchetto Igiene, la certi!cazione di qualità aziendale ISO, il DPR 34/200 che disciplina gli appalti pubblici (attestazione SOA)), il DPR 642/2001 – veri!ca degli impianti, for-nisce consulenza ed assistenza per tutti gli adempimen-ti connessi alle problematiche anzidette ed organizza, presso le proprie strutture, corsi di formazione con rila-scio delle relative attestazioni e materiale richiesto dalle normative vigenti in collaborazione con l’EBAFOS – Ente Bilaterale dell’Artigianato per la Formazione e la Sicurezza.Tale ente è stato costituito per volontà dalla UAI , quale associazione datoriale e dall’organizzazione sindacale FIRAS-SPP – Federazione Italiana Responsabili e Ad-detti alla Sicurezza, quale associazione dei lavoratori. E’ dotato di un proprio Comitato Paritetico Nazionale in attuazione di quanto previsto a livello nazionale in materia di Organismi paritetici dal “Testo Unico in ma-teria di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Area Finanza e OpportunitàInterventi comunitari c.e.e.Contributi leggi regionaliMicroimpresa - lav. autonomoCreazione piccole impresePrestito d’ onoreAcquisto macchinari/automezziIncentivi assunzioni giovaniImprenditoria femminileSabatini - macchinariArtigianato/turismo-industria-commercioContributi FILAS su certi!cazione Qualità ISO e Ambiente EMAS

Area CreditoConsorzio FidiFinanziamenti agevolati e ordinariPrestiti chirografari - anticipazioni su fattureMutui acquisto/ristrutturazionePrestiti personaliCessioni del quinto (anche a pensionati)Leasing ArtigianCasaLeasing strumentali/auto/immobiliariCarte di credito/revolving e prepagateRecupoero crediti commerciali

Area TecnicaCerti!cazione di qualità aziendale ISO 9000-14000Consulenza e attestazione SOA (per Appalti Pubblici e Privati)Fidejussioni e CauzioniAdeguamento nuovo codice sulla privacy (D.Lgs. 30/06/2003 n. 196)Corsi di informaticaFormazione professionale a.d. con attestato di quali!ca

Area LegaleAssistenza legale !nanziariaContenziosi bancariCancellazioni e riabilitazioni protestiConciliazioni in sede sindacale per controversie di lavoro

Area Sicurezza e AmbienteD.Lgs. 81/08-Testo unico-Sicurezza sul luogo di lavoroCorsi di formazione:-R.S.P.P.Responsabile Servizio Prevenzione Protezione (Moduli A-B-C- Dipen-denti e Datori)-Primo Soccorso (D.Lgs. 388/03 Gruppi A-B-C)-Antincendio-R.L.S. Rappresentante Lavoratori Sicurezza-Formazione ed Informazione

-Ponteggi - D.Lgs. 235/03-Pacchetto Igiene (Reg. CE 852/2004-ex D.Lgs. 155/97)P.O.S.-Piani Operativi di Sicurezza (L. 494/96)Medico CompetenteSmaltimento ri!uti speciali e compi-lazione annuale MUDValutazione del rischio RumoreValutazione dei rischiVeri!ca dispositivi di messa a terra (DPR 462/2001)

SERVIZI AGLI ASSOCIATI

Nicola Talluto

Antonio China

Inaugurato il “quartier generale”dell’ organizzazioneed eletto il nuovo direttivo provinciale.Antonio Chinaalla presidenza

Gli imprenditoridel Nissenohanno fondato la propria attivitàsu principidi trasparenzae legalità

pagina pubblicitaria di comunicazione istituzionale

L’Unione Artigiani italiani

apre una sede provinciale

e rinnova i suoi vertici

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Ottobre www.ilfattonisseno.it 27

Ci sono situazioni nella vita che niente e nessuno può riuscire a spiegare per il semplice fatto che non esiste una spiegazione logica e razionale. Il destino di ognuno di noi è talmente segnato all’origine che, anche se spesso ci ostiniamo a chiamare il veri!carsi di determina-ti eventi come “coincidenze”, nella realtà sono predestinate. Come nel caso di una casa, un’umile quan-to dignitosa abitazione del cen-tro storico di Mussomeli che, per una ragione inspiegabile“ospita”, a distanza di tanti anni l’uno dall’al-tro, due persone con un destino talmente “simile” da esulare da ogni spiegazione razionale. Come avrebbe scritto Sebastiano Vassalli, nel romanzo “Cuore di Pietra” ela-borato proprio sul destino di una casa: “Gli uomini continuavano a nascere e morire, come dappertutto, e come dappertutto impiegavano la maggior parte del tempo che inter-corre tra le due date fondamentali e forse uniche della loro esistenza, per tra!care tra di loro e per infasti-dirsi a vicenda; ma questa attività è assolutamente normale, in ogni epoca, e non ha mai fatto notizia”. In Via S.Marina 24, che in assenza di Google Map gli indigeni de!ni-scono come sutta a rocca du Car-minu, abitava negli ultimi anni del 1800 un tale di nome Santo Mor-reale, chiamato da tutti Santuzzu. In piena prima guerra mondiale Santuzzu fu chiamato, come molti altri, al fronte. Ma pur di scampa-

re alla chiamata della Patria, l’uo-mo pensò bene di ungere i suoi occhi con una sostanza altamente irritante allo scopo di scansare il fronte. “L’impresa” riuscì, ma a caro prezzo: quella che Santuzzu maldestramente ipotizzò come menomazione temporanea si tra-sformò in cecità totale. Visse una vita di stenti ma perfettamente in linea con i tempi. Fu il prototipo della pubblicità del passaparola. Faceva il bandito-re. Girava per i negozi e riceveva l’incarico di vanniari un prodotto. “…a ‘ccu voli girasi ‘ccappucci i trova ‘nnu ‘zi Tanuzzu ‘u Lannaru” Era anche “stagionale” come pubblici-tario: “China la fava, china la fava, a la Gugliadu Palazzu” (odierna Piazza Roma). Incredibilmente svolgeva anche l’incarico di guar-dacuazzi che in gergo militaresco è la vedetta! I proprietari terrieri, lo sistemavano in una guardiola che sovrastava i loro possedimen-ti, in uno spazio grande quanto la dimensione di un pagliarizzu, di un giaciglio insomma. Pur non vedendo possedeva un udito stra-ordinario ed una voce possente. Quando sentiva un rumore so-spetto iniziava a strillare “è inutili ca scappicatantu ti canuscivu” tal-mente forte, da dissuadere qualsia-si altro ladro avventore. Quando da lontano si sentiva il ticchettio del bastone che sbatteva contro i muri e contro l’asfalto per “segnare il passo”, la gente spostava gli ani-

mali da soma dalla strada e dice-vano” Facimularguca avi a passari Santuzzu”. Aveva coniato un detto che i monelli di allora gli facevano ripetere quando in lontana arri-vavano donne o preti che l’ignaro cieco ovviamente non vedeva. I monelli gli gridavano “Santu! gra-na ‘mmanu? ” e lui rispondeva: “e ...azzu ‘ n’..ulu! in quella stessa

casa, andò (e tutt’ora abita) un ra-gazzo, con problemi !sici e cono-sciuto dall’intera cittadinanza. Al-cuni decenni dopo, nell’abitazione rimasta inabitata per molti anni, va a vivere un ragazzo arrivato da un vicino paese per trovare lavoro.

A"etto da una menoma-zione agli arti inferiori che gli procura una claudica-tio non indi"erente, vive una vita stentata e fatta di molte so"erenze. L’esisten-

za di Santo Morreale, che non è legato da alcun vincolo di parente-la con l’omonimo precedente pro-prietario di casa, è davvero incre-dibilmente congiunta allo stesso da una misteriosa quanto inspie-gabile trama. Banditore all’occor-

renza, Santo, per i mussomelesi Santuzzu, fa mille lavori, tutti per sopravvivere. Nonostante le epo-che ed il tenore di vita siano dif-ferenti, i due Santo Morreale sono accomunati non solo dal fato, ma dalla probabilità che tra tanti anni le storie di entrambi passeranno nel dimenticatoio come tutte quel-le che caratterizzano il mondo de-gli “invisibili”. Invisibili agli occhi e soprattutto, nonché purtroppo, alla mente.

MUSSOMELI. Un destino che si ripete nel tempo: coincidenza o fatalità?

I “Santi” urlatoridi via Santa Marina

di Osvaldo Barba

La storia di due

personaggisimili

appartenuti ad epoche

diverse,segnati

da un’esistenzadi!cile

e da moltipunti di contatto.

Due vite legate dall’identico nome e dalla stessa casa

A sinistra Santo Morreale. In alto la casa abitata dai due omonimi

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E’ una produzione tutta nissena (dall’idea alle musiche agli arrangia-menti a parte del cast alla creazione delle scenogra!e) il “Cappuccetto Rock” che terrà alto il nome del tea-tro nisseno fuori dai con!ni – spes-so angusti – del capoluogo. Approda così al teatro Vittorio Emanuele di Messina, inserita nella rassegna di teatro per ragazzi, la !aba musicale “pensata” da Ernesto Cerrito e Mi-chele Albano, ispirata ad una delle più note ed amate !abe della nostra infanzia, alla quale l’attrice ed au-trice Valentina Ferrante, del Teatro stabile di Catania, ha “dato” le paro-

le scrivendo i testi (ha anche cura-to la regia) mentre al nisseno Toti Bruno è toccato mettere in musica le emozioni della giovane protago-nista. Così Cetty Rock – questo il suo nome – insegue il suo sogno senza trascurare i suoi doveri: bra-va a scuola, adora la nonna, porge le mani a chi è “diverso” da lei per condividere la sua gioia di vivere e le sue emozioni positive. <<Abbia-mo voluto naturalmente aggiornare in chiave moderna – dice Ernesto Cerrito – tutti i personaggi della fa-vola: così la mamma di Cetty è una donna in carriera che ha poco tem-po per ascoltare la !glia, studentes-

sa modello appassionata di musica che però non si lascia abbagliare da realtà e"mere>>. A spiegare il per-ché della scelta di portare in scena una versione moderna della storia di “Cappuccetto Rosso” è Michele Albano. <<Contiene – dice – ele-menti importanti per essere conte-stualizzata in questi nostri giorni: c’è una famiglia, ci sono i rapporti fra tre generazioni diverse, Cetty, la madre, la nonna, c’è la richiesta di attenzione da parte dei !gli e un de-siderio palese di comunicazione tra i personaggi. Così, tra tanti obietti-vi falsati dai modelli che la società

oggi impone Cappuccetto Rock punta invece sulle sue qualità: canta ed è anche brava e la positività dei va-lori che essa coltiva, la pas-sione per la musica, l’a#etto per la nonna, crea sinergie. Cetty non ha timore di con-frontarsi con ciò che è diver-so ma anzi il suo entusiasmo diventa “contagioso”>>. Un

ulteriore piccolo tassello, dunque, che Cerrito e Albano hanno colloca-to nel mosaico che stanno metten-

do insieme per ribadire il concetto che spettacolo e cultura possano e debbano essere veicolati attraverso punti di contatto e non con la sepa-razione e che è importante valoriz-zare le realtà locali a"nché possano crescere confrontandosi con artisti

professionisti. <<Obiettivo dichia-rato – dice Albano – era avere una produzione all’80% nissena con alcuni professionisti nei panni del-le !gure-chiave che potessero fare emergere le potenzialità di tutti gli altri. Persino le scene sono nate qui, disegnate da Alessandro Bruno, alla sua prima esperienza eppure molto bravo a creare questi ambienti>>. Lo spettacolo (che vede anche la presenza di musicisti del calibro di Eugenio Cardillo in qualità di ar-rangiatore delle musiche di scena) sarà anche nella rassegna teatrale del teatro di Giarre. <<Ci aspet-tiamo ancora tanto da “Cap-puccetto Rock” – dice Ernesto Cerrito – perché le potenziali-tà sono immense: molti i con-tatti già in corso e numerosi i produttori che si stanno occupando della circuita-zione dello spettacolo>>. Una conferma, dunque, se ce ne fosse necessità delle qualità artistiche dei nisseni, apprezzate !nalmente anche in altri contesti (come ac-caduto anche ad altre compagnie teatrali nissene). <<Mi sono oc-cupato per quindici anni insieme a Toti Bruno – conferma Cerrito – della realizzazione di alcune

tra le più importanti produ-zioni teatrali siciliane, scrivendo musiche e testi delle canzoni per gli spettacoli di Enrico Guarneri, per le produzioni dello Stabile di Catania e per gli spettacoli “La notte di San Michele” e “Adelasia”>>. Curricu-lum di tutto rispetto anche per Mi-chele Albano, che ha ideato qualche anno fa e realizzato “Dramatika”, la prima (rimasta !no ad oggi unica) rassegna di drammaturgia sacra in occasione dei riti della Settimana Santa.

TEATRO. Approda nella città dello Stretto la !aba musicale “pensata” da Cerrito e Albano

Abbiamoaggiornatoin chiavemodernai personaggidella !aba

Cappuccetto Rock,

di Rosamaria Li Vecchi

Al Vittorio Emanuele di Messina

Sopra due momenti dello spettacolo.A destra Michele Albano ed Ernesto Cerrito

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Gentile DirettoreQualche tempo fa, leggendo il Corriere delle Sera, mi sono imbattuto in un articolo di Gian Antonio Stella dal titolo, poco generoso nei confronti della nostra Sicilia, “L’ultimo gioco pericoloso: un’olimpiade tra ri!uti e frane”.Il pezzo del pur bravo Stella fu scritto in occasione della pro-vocatoria candidatura della città di Palermo alle prossime Olimpiadi.Il tono usato da Stella e il con-tenuto denigratorio nei con-fronti della nostra Sicilia, de-terminarono il Siciliano che é in me a prender carta e penna e a scrivere, di stomaco, la se-guente replica al Corriere della

Sera e al Giornale di Vicenza, città natale di Stella, quest’ulti-ma, e luogo nel quale vivo da qualche hanno ed esercito la mia professione:Sono un professionista siciliano che vive in Veneto. Sul Corriere della Sera dello scorso 15 otto-bre ho letto un articolo di Gian Antonio Stella dal titolo “L’ulti-mo gioco pericoloso: un’olimpia-de tra ri!uti e frane”.Sono stato assalito dallo sgo-mento, non tanto e non solo per l’impietosa analisi dell’autore sulle occasione perse dal sud, analisi condita da un lucido elenco di ine"cienze lungo e di-dascalico, ma ancor di più per il tono aggressivo e canzonatorio dell’articolo di Stella che lascia intuire la conclusione che per il sud non c’è speranza e quindi non vale nemmeno la pena di concedere delle occasioni di ri-scatto. E mi viene da ri#ettere.Forse a Stella, che certamente conosce le cose che sto per dire, basterebbe invertire il binocolo con il quale guarda in modo severo la Sicilia per vedere oltre gli eventi da lui citati, per avvi-cinare il passato più remoto agli occhi del lettore e accorgersi che la storia della Sicilia è costella-

ta da grandi occasioni colte che ne hanno fatto una terra unica, esempio di ospitalità, civiltà, tol-leranza e cultura.Forse avrebbe potuto ricordare, come fa in alcune delle sue opere il prof. Santi Correnti, storico e accademico siciliano, che pro-prio a Palermo è nata la lette-ratura italiana, che alla Corte di Federico II di Svevia dal 1230 al 1240 !orì la prima poesia italia-na (come ricorda Dante nel De vulgari eloquentia e Petrarca nel prologo delle Epistolae fa-miliares e nel Trionfo d’amore); che la prima capitale d’Italia nel 1860 è stata una città siciliana, che la Croce Rossa è nata in Sicilia sedici anni prima che in Svizzera, che gli spaghetti sono sorti in Sicilia prima che altrove e Marco Polo non li ha a$atto portati dalla Cina, che è stato un Vescovo siciliano a determinare la data della Pasqua, che in Si-cilia (a Siracusa) si trova la pri-ma Chiesa Cristiana d’Europa, che vi sono state coniate le più belle monete del mondo antico e che in Sicilia sono stati costruiti due dei quattro piloni del Ponte del Bosforo che dal 1973 unisce l’Asia all’Europa.Forse Stella, quando nel suo articolo per parlare della spor-cizia di Palermo cita Goethe che scriveva che i bottegai but-tavano tutto in mezzo alla via, avrebbe potuto anche ricordare

che lo stesso Goethe ebbe modo di scrivere che “senza la Sicilia, l’Italia non lascia immagine nel-lo spirito. È in Sicilia la chiave di tutto”.Non vogliamo le Olimpiadi, direttore, non ci servono; non vogliamo il ponte, non ci serve; non vogliamo una pioggia di denaro statale o comunitario, non ci serve. Ci serve ancora meno, però, il disfattismo !ne a se stesso di chi crede che basta elencare i disastri e le ine"cienze per con-cludere che non vale la pena di sperare.Abbiamo bisogno di gente come Gian Antonio Stella, per demoli-re il marcio che ancora c’è. Ma la parte destruens non basta, non basta più. Abbiamo bisogno di !ducia e di occasioni. Il nostro passato recente ci aiute-rà ad evitare gli errori; il nostro

passato più lontano ci indicherà la via da seguire. Genio, cuore, abitudi-ne a so$rire, abnega-zione e testardaggi-ne tipica dei siciliani faranno il resto. Terra meravigliosa e disperata, assolata e struggente, dove i colori, gli odori, la luce e l’urlo del mare ci ricordano ogni giorno che ce la faremo. “Abitavo già qui, poi ci sono nato”. Così scrive Borges della sua Buenos Aires. E così potreb-be scrivere ogni siciliano della sua isola, in una dichiarazione d’amore che ci unisce e ci porta a non smettere di sperare.

A distanza di qualche mese ed in occasione dell’invio della let-tera al Fatto Nisseno, non pos-so esimermi, Direttore, dal fare qualche ulteriore, forse ovvia, ri"essione.I panni sporchi si lavano in casa, Direttore; ma si lavano.La nostra città non cresce, va indietro.La guardo con gli occhi con i quali un lontano parente vede un bambino a distanza di mesi e si accorge dei minimi cam-biamenti, mettendo a fuoco la lente privilegiata che la distan-za e l’intervallo temporale tra una visione e l’altra ti mettono involontariamente a disposi-zione.Botteghe chiuse; un centro sto-rico, elegante asse portante ur-banistico della città, in degra-do e vuoto; una periferia che cresce senza logica e ordine e risucchia con una triste e ine-sorabile forza centrifuga chi é rimasto in città; pochissime iniziative culturali; baracche abusive tollerate e poi incredi-bilmente legalizzate che proli-ferano in modo incontrollato; una classe politica locale inca-pace di qualsiasi iniziativa che possa rappresentare un volano reale per innestare un circolo virtuoso, intenta solo a difen-dere piccini e miopi potentati che creano professionisti della politica e assicurano “un po-sto” in Consiglio o in Giunta a chi più ha atteso dietro la porta di una Segreteria di un qualun-que partito, prescindendo dalle capacità.É proprio qui che genio, cuore, abnegazione, abitudine a sof-frire e voglia di riscatto propria dei Siciliani devono portarci a reagire ed indicarci la strada.Troppo poche le iniziative im-prenditoriali nuove; fatte salve le poche note realtà di impresa (inclusa la piacevole e merito-

ria novità di questa testata free

press), nessuno dei giovani sembra voler rischiare.Non abbiamo il coraggio di dare forma di impresa alle no-stre idee ed ai nostri sogni ed é comodo dar la colpa alla politi-ca, alle banche, alla criminalità, alla mancanza di servizi, alla posizione geogra!ca. In alcuni piccoli comuni della provincia di Vicenza c’é una azienda ogni 8/10 abitanti e non passa gior-no che qualche giovane non cerchi di dar forma di impre-

sa alle proprie idee e ai propri sogni. Questo ha creato un tes-suto imprenditoriale di piccole, piccolissime e medie imprese, molte delle quale di recente na-scita, leader mondiali in settori di nicchia grazie all’ingegno e alla creatività tipiche degli ita-liani.Forse la primavera araba può

rappresentare una occasione di riscatto anche per la nostra Sicilia, Direttore, a condizione che si comprenda che la forza d’urto dei giovani africani che spingono nel mediterraneo con la loro “valigia di sogni” é una risorsa che non possiamo permetterci di sprecare.Il nostro stesso passato, adesso, riemerge e ci indica la strada da seguire; e dobbiamo farlo, consapevoli della immensa ric-chezza che c’è nella diversità.Cordialmente

Giuseppe Curreri

LA LETTERA. L’appassionata risposta di un lettore alle critiche del Corsera

Caro Stella come disse Goetheè in Sicilia la chiave di tutto

ocus & [email protected]

F

Abbiamobisognodi !duciae dioccasioni

Corso Umberto, una volta motore economico della città, adesso la “via dei lucchetti”

Gian Antonio Stella

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Il nostro viaggio attraverso l’idiosincrasia dei nisseni verso il codice della strada ci conduce ad un’altra perla,

unica nel suo genere, di portata stupefacente. All’entrata della cit-tà, al termine della galleria che immette nel centro abitato (in prossimità del singolare “parco” delle rotatorie), si trova un pon-te/cavalcavia, percorso giornal-mente da migliaia di auto e ca-mion. Buon senso, codice della strada ed etica civica, suggerireb-bero anzi imporrebbero che quel tratto viario importante e parti-colare, rimanesse sempre sgom-bro. Sarebbero, dunque, vietate sia la sosta, sia la fermata: per evitare di intralciare o rendere di!coltosa la viabilità e per non creare pericoli agli automobilisti. Questo accade nelle città italiane consuete ma ovviamente non a Caltanissetta, il regno dell’im-ponderabile. Su quel ponte la sosta è una consuetudine, la fer-mata, un piacevole passatempo; minacce ed ingombri sono la

prassi. Sorge un amletico dub-bio: vuoi vedere che gli straor-dinari abitanti del capoluogo, considerano quel tratto di asfalto come un luogo di relax e socia-lizzazione?

La circostanza diviene ancor più deprecabile e biasimevole in con-siderazione del fatto che a breve distanza, in viale Costa, sono disponibili molti posti adibiti a parcheggio gratuito. Alcune do-mande sorgono spontanee: ma è davvero talmente di!cile e com-plicato, rispettare le statuizioni che regolano la circolazione? Sia-mo così egocentrici da disinte-ressarci completamente dei rischi

che potremmo creare agli altri? L’incrocio situato nei pressi del ponte è considerato ad alto ri-schio e lo testimoniano i nume-rosi incidenti che vi avvengono. La mattina, talvolta, degli stu-

denti si dispongono sul ponte per fare l’auto-stop: considerata la so-sta selvaggia ai bordi del cavalcavia, alcuni ragazzi in pratica si collocano all’inter-no della carreggia-ta. Inutile eviden-ziare la potenziale situazione di pe-ricolosità. La sera, di male in peggio, si os-servano anche parcheggi in doppia "la: con scarsa visibilità ed incroci ad oltranza, ancora una volta si creano situazioni di rischio ele-vatissime. L’elenco potrebbe con-tinuare a dismisura. Siamo cu-riosi di sapere per quale motivo, non è stata mai (ed evidenziamo il mai) attuata una repressione metodica, circostanziata, oltre che periodica da parte delle forze dell’ordine: la violazione è gra-

ve, palese e continuata, cosa si aspetta per intervenire? Stiamo raccontando una situazione sta-gnante che si protrae da anni. Le foto rendono, in maniera inade-guata, l’idea del caos quotidiano

che si crea sul viadotto. Abbiamo cercato sul dizionario, il signi"cato del sostantivo pon-te: struttura che consente l’attra-versamento di un corso d’acqua o il superamento di altri ostaco-li. Speriamo che questo “ponte” serva per il viaggio che noi nisse-ni dobbiamo tentare di e#ettuare

verso il buon senso. Ci lamen-tiamo dell’aumento della Tarsu, dell’erogazione idrica discon-tinua, della situazione politica nazionale e cittadina ma quando abbiamo la possibilità di attuare

un comportamento, i n v e c e di andare in direzione della lega-lità, ci indirizziamo verso il solip-sismo…ma ovviamente durante il tragitto, sostiamo lungamente sul ponte!

CODICE DELLA STRADA. Il cavalcavia dove la sosta è consuetudine

Il ponte dei “sospiri”dove ci si fermaper socializzare

di Donatello Polizzi

Gli abitantidel capoluogoconsideranoquel trattoun luogodi relax

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Il Fatto “Fotocurioso” 2

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