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ISSN: 2039/7070 Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 Ottobre 2014 Anno IV Num. 33 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL Mensile di approfondimento FREE PRESS www.ilfattonisseno.it scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it L’ambizioso progetto a cui lavorano in sinergia Enti ed Istituzioni sembra, tra mille di coltà, prendere il volo. Lucia Borsellino il “nuovo assetto” della sanità siciliana L’approfondimento Università e formazione di A. Sardo I l grande romanzo del campus universita- rio nel capoluogo nisseno, si arricchisce di nuovi ed interessanti capitoli. Potrebbe camminare di pari passo anzi trasformarsi in momento propedeutico del campus biome- dico, cavallo di battaglia del primo cittadino Giovanni Ruvolo. Enti ed istituzioni nissene in moto per regalare un bagliore di speranza alla città, una ritrovata consonanza d’intenti che ore delle chance per la realizzazione di quest’ambizioso progetto. L a sanità in Sicilia è un argomento che assume contorni pirandelliani, realtà “relativa” da uno, nessuno e centomila. Per tentare di orientarci in questo magmatico contesto abbiamo ascoltato l’assessore alla Sanità Lucia Borsellino, anche per penetrare la strana vicenda concernente l’avvicendamento al vertice dell’Asp di Caltanissetta di Ida Grossi, trasferita dopo poco più di tre mesi a Catania. Nella provincia nissena è forte la “fame” di buona e organizzata assistenza sanitaria. a pagina 7 di M. Benanti L’intervista Giampiero Moda ari, i primi 100 giorni di un sindaco che “vive” la strada e usa Facebook Il Fatto di San Cataldo a pagina 28 a pagina 20 La crisi intacca il settore delle onoranze funebri Web e mensile: anche ai bambini uno spazio per esprimersi Tumori nel Vallone e veleni nelle miniere. Dati allarmanti, ma... PIANETA ESEQUIE L’INIZIATIVA SALUTE a pagina 14 a pagina 8 a pagina 11 di D. Polizzi cettina bivona Caltanissetta Campus Universitario: “tra sogno e realtà” “il sorriso alla guida del Consiglio Comunale” di G. Taibi a pagina 4

Il Fatto Nisseno - ottobre 2014

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mensile di approfondimento su Caltanissetta e provincia

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ISSN

: 203

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70

Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

Ottobre 2014

Anno IV Num. 33 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CLMensile di approfondimento

FREE PRESS

www.ilfattonisseno.itscrivi alla redazione: [email protected]

L’ambizioso progetto a cui lavorano in sinergia Enti edIstituzioni sembra, tra milledifficoltà, prendere il volo.

Lucia Borsellinoil “nuovo assetto” della sanità siciliana

L’approfondimento

Università e formazione

di A. Sardo

Il grande romanzo del campus universita-rio nel capoluogo nisseno, si arricchisce di nuovi ed interessanti capitoli. Potrebbe

camminare di pari passo anzi trasformarsi in momento propedeutico del campus biome-dico, cavallo di battaglia del primo cittadino Giovanni Ruvolo. Enti ed istituzioni nissene in moto per regalare un bagliore di speranza alla città, una ritrovata consonanza d’intenti che offre delle chance per la realizzazione di quest’ambizioso progetto.

La sanità in Sicilia è un argomento che assume contorni pirandelliani, realtà “relativa” da uno, nessuno

e centomila. Per tentare di orientarci in questo magmatico contesto abbiamo ascoltato l’assessore alla Sanità Lucia Borsellino, anche per penetrare la strana vicenda concernente l’avvicendamento al vertice dell’Asp di Caltanissetta di Ida Grossi, trasferita dopo poco più di tre mesi a Catania. Nella provincia nissena è forte la “fame” di buona e organizzata assistenza sanitaria.

a pagina 7di M. Benanti

L’intervista

Giampiero Modaffari,i primi 100 giorni di unsindaco che “vive” la strada e usa Facebook

Il Fatto di San Cataldo

a pagina 28

a pagina 20

La crisi intaccail settore delle onoranze funebri

Web e mensile:anche ai bambiniuno spazio peresprimersi

Tumori nel Vallonee veleni nelle miniere.Dati allarmanti, ma...

PIANETA ESEQUIEL’INIZIATIVA SALUTE

a pagina 14a pagina 8 a pagina 11di D. Polizzi

cettina bivonaCaltanissetta

Campus Universitario:“tra sogno e realtà”

“il sorriso alla guidadel Consiglio Comunale”

di G. Taibi

a pagina 4

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Da un’amministrazione all’altra, la città continua a rilegge-re il libro dei sogni. Proprio

qualche giorno addietro il consiglio comunale di Palazzo del Carmine è stato chiamato, sebbene in ritardo, a rileggere ed approvare quello che or-mai resta il più famoso e fumoso li-bro che dovrebbe ridisegnare la città del domani: il programma delle opere pubbliche e con esso il bilancio di pre-visione. Due argomenti di uno stesso capitolo che non contiene la parola fine. Si va avanti all’infinito, da diversi anni a questa parte, senza mai riusci-re a trovare la chiave di volta per dare concretamente senso al grosso libro delle grandi opere, che potrebbero cambiare il volto strutturale ed eco-nomico della città: tutto fermo o quasi come un decennio addietro. Accordi di programma ed accordi in-tegrati sottoscritti e non ancora ono-rati per cui, per fare un esempio, le amministrazioni, passate e presente continuano a recitare la solita litania: quella di trovare finanziamenti per la realizzazione degli interventi previsti nel piano triennale delle opera pubbli-che; esempi sono il parcheggio di via Kennedy e l’ormai vecchia storia che riguarda la realizzazione di quella sor-ta di chimera del parco urbano di con-trada Balate, oggetto nei giorni scorsi di un convegno cittadino organizzato dal Partito Democratico. Di recente sono stati contati sulla pun-ta delle dita i quattrini che dovevano essere derivati dai progetti del pro-gramma integrato strategico urbano (Pisu) o del Piano integrato sviluppo territoriale (Pist) sottoscritti con la Regione per accedere ai fondi comuni-tari. Oltre dieci milioni di euro di cui si sono visti soltanto alcune briciole. Nello specifico, un paio di milioni di euro che sono serviti per il parcheggio di via Medaglie D’Oro e quasi altret-tanti per la riqualificazione di quella parte del centro storico che riguarda

l’esecuzione del progetto grande piaz-za che per la verità sta creando non pochi problemi agli operatori econo-mici del centro cittadino.

Rimangono al palo invece i progetti per interventi strutturali volti alla va-lorizzazione del patrimonio storico culturale e del complesso dei centri storici come Angeli, Provvidenza, San

Francesco, per cui servirebbero un fiume di quattrini), e quelli per l’atti-vazione di politiche a favore dei giova-ni, finalizzati alla promozione dell’oc-

cupazione ed a favorire la nascita di nuove imprese. L’elenco dei progetti più importanti per cui il comune ha chiesto i soldi nell’ambito dei finanziamenti attraver-

so i program-mi integrati di in-tervento rimasti nel libro dei sogni riguardano, il collegamento tra la via Don Minzoni e via Salvo D’Acquisto, un milione e 500 mila euro; villaggio Santa Barbara: ampliamento della sede stradale tratto corso Italia-via Santo Spirito, 500 mila euro; riquali-ficazione verde pubblico nel quartiere Angeli 700 mila euro; parco urbano contrada Balate 3 milioni di euro (il progetto è stato recentemente inseri-to tra le opere di compensazione che la Empedocle 2, General Contractor del raddoppio della SS.640, dovreb-be realizzare per il Comune di Cal-tanissetta); pista ciclabile a Pian del Lago 3 milioni di euro; parcheggio via Medaglie d’Oro un milione 500 mila euro (l’unico finanziato e rea-lizzato); Parcheggio via Kennedy 2 milioni di euro; edificio comunale di via Berengario Gaetani 800 mila euro; ampliamento via Pier Paolo Pasolini 500 mila euro; impianto fotovoltaico complesso sportivo Pian del Lago 500 mila euro; strada di collegamento tra la via Romita e la via Rochester 500 mila euro, messa in sicurezza della di-scarica comunale, quasi un milione di euro, edificio comunale di via Cardi-nale Nava. Sono passati diversi anni ed i capitoli del grande libro dei sogni, con la evi-dente rivisitazione della spesa prevista per realizzare i progetti,sono ancora tutti da leggere. E chissà ancora per quanto tempo. Dimenticavamo di dire che il consi-glio ha anche approvato la delibera della ricognizione dei beni comunali che prelude alla loro dismissione o valorizzazione per fare cassa: quelli che in altre città sono “i gioielli di fa-miglia”, ma che da noi nessuno vuo-le: non a caso tutte la gare di appalto in questo senso sono andate deserte; dalle scuole rurali ai terreni confiscati alla criminalità organizzata.

Ottobrewww.ilfattonisseno.it2

di Salvatore Mingoia

Fatti & Palazzo del Carmine

e il libro dei sogniCaltanissetta

Direzione editorialeMichele Spena

Direttore responsabileSalvatore MingoiaCollaborazioni:

Ivana BaiuncoMarco BenantiLiliana BlancoRino Del Sarto

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Giuseppe Alberto FalciFilippo Falcone

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Donatello PolizziAlberto SardoLorena SciméGiuseppe Taibi

Giovanbattista Tona'LVHJQR�JUD¿FRMichele SpenaImpaginazioneAntonio Talluto Distribuzione

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Massimo Bisotti, Il quadro mai dipinto

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Ottobre www.ilfattonisseno.it 3

Chi ama l’avventura, il rischio e del pericolo fa il suo mestiere invece di scapicollarsi in località lontane ed impervie, per provare la propria resistenza fisica e psichica alle aver-sità, deve solo decidere di andare in centro storico. Basta attraversare in un’anonima giornata feriale il tratto di strada che è inte-ressato ai lavori di rifacimento della “Gran-de Piazza.” Tra l’altro se in qualsiasi parco avventura o sport estremo c’è l’imbracatura come tutela dell’incolumità di chi lo pratica, nel caso di una semplice passeggiata il ri-schio aumenta. Sono i 30 metri più lunghi del mondo, forse 6 mesi. In realtà i metri sono 200, ed i lavori, croce sul cuore l’am-ministrazione assicura che per l’Immacola-ta ovvero l’8 dicembre saranno consegnati. Se così sarà di miracolo si potrà parlare. La diocesi si interesserà al fatto e la congrega-zione per le cause dei santi sarà convocata. I lavori di corso Umberto hanno suscitato e continuano a farlo, un interesse sia media-tico che della società civile. Per non parlare degli strali lanciati dai commercianti. Ormai è diventato uno degli argomenti più discussi dai bar ai saloni da barba. La natura dell’at-tenzione al fatto non è dettata tanto dal va-lore in se della notizia, questa è una città che nasce vive e spesso muore sui fuochi di pa-glia sul clamore del momento, quanto invece per ciò che ci riguarda da una domanda che un venerdì a tarda notte un mio amico, tanto bello quanto acuto in uno slancio di profon-dità, mi ha posto: ”Ma secondo te lo stesso lavoro a New York o Tokyo in quanto tempo lo avrebbero fatto?” Rubata la suggestione ho cominciato a porre a tutti la fatidica do-manda. Le risposte più fantasiose: quelle de-gli adetti ai lavori. Chi dice in metà del tem-po previsto, chi in 4 mesi e via discorrendo. La tesi più accreditata resta quella dei 6 mesi comprese le complicazioni. Ma secondo il detto che recita così: ”chi non ci passa non ci crede”, ho affrontato con curiosità e sprez-

zo del pericolo la maratona,attraversando i piccoli ed impervi corridoi che restano per-corribili per giungere sino alla fine dei lavori di corso Umberto, sembrano essere le rive dello Stige. Si ha l’impressione che debba apparire da un momento all’altro Caronte e dire: ”dai sù fai un salto sulla mia barchetta che ti accompagno fino alla fine del percor-so.” Senza dire che l’unica parte pedonabile è progettata per poter far passare due perso-

ne, si, ma di professione manequine, vietato l’accesso ai comuni mortali, perché la strada è, stretta stretta. Per non parlare del mate-riale delle passerelle, la lamiera, che se sono agganciate bene si rischia di cadere, se sono agganciate male di rompersi l’osso del collo. E mentre l’ignaro cittadino che si trova in questo clima da girone dantesco, una sorta di labirin-to di Minosse, dove non si vede mai la fine, la

luce in fondo al tunnel, ap-paiono due mosri gialli dalle fattezze spaventose, le escavatrici con il loro fare maestoso procedono, separate da grandi reti di ferro dai passanti, verso l’ignoto. Infatti quando scavano non si sa mai cosa trovano o non trovano, i balatoni che si pensava fossero

sotto il manto, si scopre che erano stati già rimossi negli anni 60. Due tubi si rompono a mezza settimana e allora perché non fare una pausa, cantiere fermo, i commercianti insorgono e il tubo arriva il martedì succes-sivo, ma poco importa, cosa sono due giorni rispetto all’eternità? La domanda continua a risuonare nella testa come una sorta di mantra: ma a NY in quanto tempo avrebbe-

ro finito? E mentre tutto scorre tra l’insolito caldo estivo, il rumore, la polvere, gli sguardi dei passanti, infastiditi dalla situzione, i volti attoniti di chi quotidianamente in forza del proprio ruolo di pensionato di ferro, assidui frequentatori peripatetici della piazza, so-printendono ai lavori, tutta la vita del centro scorre, più lenta e caotoca che mai, le strade sembrano assumere una forma diversa. Solo cinque operai lavorano in un cantiere in cui se ce ne fossero 10 si farebbe prima, banale pensarlo, ovvio dirlo. Il direttore dei lavori spiega che tutto si fa per step, cinque o quin-dici persone impiegate sarebbe la stessa cosa. Nella vita ci sono domande alle quali non si troveranno mai risposte. Scopriamo anche che il progetto per il rifacimento dei lavori è stato stilato in soli due giorni e forse qualche risposta ce la diamo da soli. Il pensiero va al volto sorridente e ironico dell’amico che fa le domande di notte e alle risposte che non si trovano di giorno. Il pensiero va a NY a Tokyo dove della velocità si fa ragione di vita, e dove il tempo è denaro. Il pensiero va all’ufficio com-plicazioni affari semplici che dirige i lavori. A tutte le volte che si sente dire non è di mia com-petenza e viene voglia di far un falò dinnanzi a palazzo del Carmine con le bollette dei com-mercianti da pagare. Il pensiero va agli incassi mancati. Il pensiero va all’appalto al comma b, che riporta al capitolato del contratto dell’onere di urbanizzazione etc..etc.. fino allo sfinimento del burocratese puro.Se Osvaldo Sodiano ebbe l’ardire di far du-rare un calcio di rigore una settimana, ma perchè non far durare 6 mesi 200 metri di lavori. Se non fosse che quello accadeva in un romanzo, questa è la realtà.

P.S. A te amico ritrovato la prossima volta che nottetempo ti scordi di essere solo bel-lo e mi fai una domanda impegnata pensaci due volte.Da adesso in poi solo amenità!!!!!

di Ivana BaiuncoOrnamenti

Trenta metri lunghi sei mesi Dissertazione semi seriasui lavori in centro storico

Transenne “saltellanti”. Lavori nel centro di Tokyo: l’Amministrazione distrae dal disagio

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cettina bivona Via Piave - Caltanissetta

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“Ero emozionata. Indossare la fascia dietro al patrono della città San Miche-le, insieme al primo cittadino Giovanni Ruvolo, è stato molto particolare. Era la mia prima volta in pubblico da pre-sidente del Consiglio Comunale. Tutti i cittadini ci guardavano ed io ho notato il sorriso delle persone che negli anni precedenti non avevo ravvisato. I nisseni erano contenti di vederci, percepivo un atteggiamento disponibile verso le istitu-zioni; i miei concittadini sono riusciti a farmi superare l’imbarazzo”.Leyla Montagnino, passionaria PD, tifosa juventina sfegatata, 42 anni, pre-sidente del consiglio comunale, ci rac-conta questi fatidici primi cento giorni e ‘spiccioli’, alla guida del civico conses-so. L’abbiamo incontrata nella nostra redazione e poi abbiamo avuto il pia-cere di recarci nella sede istituzionale, il suo ufficio a palazzo del Carmine, per apprezzarne l’opera dal vivo. Ogni sua parola è stata accompagnata da un sor-riso illuminante.Prima domanda, forse banale ma ine-vitabile: com’è fare il presidente del Consiglio Comunale? “Inutile nascon-dere come sia incombente il peso della responsabilità legata al ruolo; mi onora e impegna. Ho creato un nuovo ufficio che può, anzi, che deve funzionare e che, in maniera efficace, deve coordinare e programmare le attività dei consiglieri.

Proprio per offrire continuità ed effi-cienza mi avvalgo, di due persone, più un commesso ed un capo di gabinetto. Ho provveduto innanzitutto a seguire e mettere in atto le regole già esistenti. Ho attivato la conferenza dei capigrup-po e la conferenza dei presidenti delle commissioni; quest’ultima consente di controllare l’attività delle commissioni, ci incontriamo ad inizio e fine mese”.

Sorride, ogni sua frase, parola, è ac-compagnata da un’ampia gestualità. Vuole comunicare, trasmettere la cari-ca “positiva” e propositiva che anima la sua azione e che marca il suo essere po-litica, nel senso aulico del termine. Una prima valutazione su questo Consiglio Comunale?“Buona volontà, enorme voglia di fare e di lavorare. Però ancora è presto per offrire una valutazione, per adesso, si notano, le grandi potenzialità. 21 sono

neo eletti e abbiamo fatto pochi consigli comunali. Abbonda la passione, molti di loro hanno fatto una scelta di coscienza: è dimostrato dalla presenza dei molti movimenti civici. Dobbiamo e vogliamo mettere fine alla considera-zione del consiglio comunale come sti-pendificio, siamo qui per spenderci per il bene della nostra città. Questo vale sia

per la maggioranza (siamo in 18) che per l’opposizione: molti sono gli elemen-ti davvero validi. Credo che almeno 25 consiglieri siano innamorati di Caltanis-setta. Poi non manca chi nell’opposizio-ne vive il ruolo abbarbicato al modello del “vecchio” politicante, sempre pronto alla polemica strumentale”.La gestione della città, non è soltanto Sindaco, Giunta, Consiglio Comuna-le, un ruolo preponderante è rivestito dalla “burocrazia”: come condiziona

l’attività dell’Ammini-strazione? L’espres-sione del viso di Leyla è tutta un programma, piccolo sbuffo, e poi dopo aver ben tarato l’auto-controllo, risponde: “Eccome se influenza! Il funziona-mento della macchina burocratica è talvolta infernale. Basti un aneddoto, reperire 14 segretari verbalizzanti, 7 ti-tolari e 7 supplenti, su 480 dipendenti, è stata un’impresa titanica. Ho dovuto scrivere in maniera ‘forte’ ai dirigenti. Dobbiamo renderci conto che siamo pri-vilegiati, che chi lavora in una pubblica amministrazione, svolge un servizio. Io lavoro come dirigente all’Inail quindi parlo con piena consapevolezza del ruo-lo e delle responsabilità ad esso connesso. Determinante la riorganizzazione degli uffici e dei dirigenti, così come sta pre-disponendo il sindaco insieme al nuovo segretario generale Rita Lanzalaco: qui si spremono sempre le stesse persone, è tempo che tutti s’inizino a spremere”.E’ il momento della politica, della sua discesa in campo, dei sorrisini di alcuni

m a l -pensanti legati al suo cognome, essendo lei figlia dell’ex sena-tore Antonio Montagnino. Leyla anco-ra una volta accompagna la risposta ad un sorriso questa volta amaro; era con-sapevole che questa domanda sarebbe, prima o poi, arrivata. “Sono fiera del

m i o cogno-

me, sono fiera di

mio padre come uomo e

come politico, per i valori che

ne hanno guidato l’azione politica e

che ha inculcato alla famiglia. Si è sacrifica-

to molto, con passione, per la politica. Ognuno ha la sua storia. Lui addirittura era contrario alla mia candidatura nelle scorse elezio-ni, quelle in cui vinse Campisi. Mi con-vinse Peppe Gallè a mettermi in gioco: fu un successo non facile”. Inevitabile il riferimento al giorno dell’elezione a Presidente del consiglio comuna-le con l’uscita dall’aula dei consiglieri dell’Udc, autori di un errore fantozzia-no, che consentì il successo di Leyla: “Quel giorno non ero sicura della vitto-ria, mio padre mi esortava a ritirare la mia candidatura, mai mi sarei ritirata. Fu Giovanni Ruvolo a propormi per quella carica, ne fui lusingata”.Leyla è un vulcano, parla senza sosta, non disdegna parallelismi calcistici con la vita politica nissena. Ama la “vecchia signora” è spesso si è seduta negli spalti

per incitarla in vari luo-ghi d’Italia, però sottolinea come non abbia mai visto giocare la Juventus a Torino. “Giovanni Ruvolo è paragona-bile a Pavel Nedved; un centrocampista che sa difendere, attaccare e all’occorren-

za segnare”. Il tempo scorre, le righe a nostra disposizione si esauriscono: come sarà il tuo futuro, quale difficoltà vedi legate all’espletamento della carica di presidente? “Io prego direttamente Dio, ma nell’occasione in cui ero dietro a San Michele, chiesi al Santo Patrono di aiutarci a fare le cose per bene, perché questa città ha bisogno. Io dopo gli studi universitari sono tornato a Caltanisset-ta per il mio fidanzato, adesso marito da 12 anni, dunque sono tornata per amore, ma non ero legata a questa cit-

tà. Nel corso degli anni, ho iniziato a innamorarmi di Caltanissetta: adesso la amo e difendo a spada tratta, sempre e comunque. Voglio esprimere questo mio sentimento, questa mia determinazione, il mio amore per le regole, nell’esercitare al meglio il mio ruolo istituzionale”.

6Viale dellaRegione

Fatti in Redazione

La burocrazia rischia di “uccidere” l’azioneamministrativa di chi ha la responsabilità del governo della città

Parallelismi calcistici.Giovanni Ruvolo come Pavel Nedved:difende, attacca e segna, è completo

LeylaMontagninoUna presidenza tra simpatia e fermezza

Eletta Presidente del civico consesso al suo secondo mandato. Amore per la Cittàe per la politica, vive il suoruolo con serena determinazione“

di Donatello Polizzi

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www.ilfattonisseno.it6 Ottobre

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Ottobre www.ilfattonisseno.it 7

Chissà cosa avrebbe detto lo scrittore (ma anche saggista, giornalista, politico, poeta,

drammaturgo ed insegnante di scuola elementare!) Leonardo Sciascia, se solo avesse vissuto ancora tre anni in più la sua vita, sino ad assistere alla fine di un’altra vita, quella di Paolo, Paolo Bor-sellino. Si sarebbe forse mangiato le mani nell’aver dipinto dalle colonne altisonanti del Corriere della Sera la vita e quindi l’attività del conterraneo come “molto simile, tutto sommato, al potere mafioso e al potere fascista”. E chissà se questo episodio, certamente irrilevante, rispetto al resto della storia, avrà influenzato la vita e le scelte di Lu-cia Borsellino, oggi assessore regionale di una tra le regioni più sgangherate d’Italia e con una delle deleghe tra le più delicate, in una terra dove corru-zione e malaffare di politici e colletti bianchi hanno letteralmente succhiato il sangue ai cittadini, fregando or qua or là, miliardi dal sistema sanitario iso-lano. Si è vero, è forse questione di dna, il siciliano è avvezzo tanto alla lamente-la quanto alla corruttela, si lamenta se in una corsia d’ospedale trova cicche di sigarette gettate in terra, ma tace e si compiace se sul balcone del civico di Palermo la famiglia dei “palermi-tanazzi” festeggia un nascituro con tanto di barbecue e “forna-cella” sul balcone. Ci sono i po-litici, i burocrati, le aziende ovviamente conniventi, tutti attori che a più livelli com-partecipano alle truffe, non avendo vergogna di fotte-re danaro anche nella for-nitura di traverse e pan-noloni. Terreno fertile per gli scandali, facili da raccontare quan-do il danno è fatto, dove sguazzano giornalisti, scritto-ri, ex addetti alla comunicazione di Enti di Lom-bardiana epo-ca che con ti-toli roboan-ti, presenta-no libri che getta-no fango sui poli-tici at-tuali, consci del fatto che la maggior parte dei lettori, non conoscono i trascorsi e gli incarichi di chi adesso “sbuttana” la Sicilia tra un programma televisivo e la serata in teatro, con tanto di balletti, nuovi e vecchi opinion lea-ders e nostalgici della elite culturale della Piccola Atene ( come se le parole Cultura ed Elite avessero logica se ac-

costate). In questo contesto, si inserisce l’attività, certo non facile e forse poco tangibile, dati gli scarsi proclami di chi, come Lucia Borsellino, figlia del magi-strato ammazzato dalla mafia, affronta l’incarico a testa bassa, mediaticamen-te in low profile ma con impegno ed abnegazione, nonostante, diciamoci la verità, la politica continui ancora ad imporre le sue regole e forse i suoi nomi. Non sarà sfuggito agli esigenti lettori di questo giornale che il neo ma-nager della sanità locale Ida Grossi è stata sostituita ad appena due mesi dall’insediamento a Caltanissetta, con buona pace dei colleghi giornalisti e dei sindaci, che di domande alla Grossi avrebbero voluto farne eccome. È stato così per Ida Grossi, ma è così anche per

gli altri manager della sanità siciliana, avvicendamenti dettati da un mix di curriculum e prossimità politica, an-

che se nel caso nisseno, l’as-sessore Borsellino

rassicura e

s p i e g a chiaramente: “Ri-tengo che in questa fase, il fatto che sia stato avviato un eccellen-te lavoro dalla Grossi, non crei battute di arresto perché il percorso che stia-

mo portando avanti coi direttori gene-rali delle aziende è un percorso parteci-pato con le direzioni aziendali. Quello della partecipazione è il vero metodo nelle scelte di politica sanitaria, questo avviene nel rispetto dei ruoli, un coin-volgimento che si arricchisce dei con-tributi di chi sta a contatto diretto col territorio perché meglio conosce il fab-bisogno locale. L’avvicendamento tra la dottoressa Grossi ed il dottore Carmelo Iacono è avvenuto all’inizio, quindi l’a-zione di programmazione risanamen-to sarà perseguita senza interruzioni. Aldilà delle professionalità e delle loro infungibilità, abbiamo a che fare con profili di spicco nel contesto nazionale, come nel caso della Grossi. Il suo curri-culum e le sue esperienze ce l’hanno

fatta vedere più adatta a gestire l’azien-da catanese, perché rappresenta una delle realtà più vaste e difficili del terri-torio isolano. Al contrario, riteniamo che chi subentra ovvero il dottore Iaco-no, possa meglio avviare anche il pro-prio percorso professionale in una

azienda dalle esigenze territoriali ben più contenute ma

con peculiarità parecchio complesse”. Il cittadino

ha però sem-pre la sensa-

zione che quando si rivol-

ge alla sanità si-ciliana si trova

davanti un muro fatto di disservizi e

carenza di persona-le. “La materia legata

al personale interessa tutta la rete ospedaliera

assistenziale della regio-ne, occorreva un cambio

di programmazione: ci sia-mo impegnati su una nuova

definizione dell’assetto della rete ospedaliera, rispetto alle

politiche fatte in passato che non sempre sono state coerenti

con le reali esigenze, con ecce-denze su alcuni profili ed assoluta

carenza rispetto ad altre. Due anni fa, il vincolo del turnover che non ci

ha consentito di fare dei cambi quali-tativi rispondenti alle aziende, io posso adesso uscire dal vincolo del tetto di spesa rispetto alle altre regioni. La rete

ospedaliera è al vaglio dei ministeri competenti, da cui aspettiamo il parere cui seguirà l’approvazione in Giunta. Il nuovo piano tende a riequilibrare l’ec-cesso di offerta nei presidi che si trova-no nelle aree metropolitane, valorizza-re e specializzare le aree periferiche per renderle ugualmente utili ed attrattive. Il territorio nisseno vedrà una maggio-re specializzazione dei vari nosocomi per evitare la fuga di pazienti verso al-

tre province. Stiamo già potenziando ad esempio il settore oncologico di Gela, Niscemi e Butera, aree sedi di in-sediamenti industriali, potenziali fatto-ri di rischio per la salute pubblica, con attività di screening per prevenzione precoce”. La gente però continua a fuggire da questo sistema sanitario siciliano e non ha fiducia. “Mi sento di dovere smentire questo, i migliora-menti ci sono stati, dati alla mano. Un termine di decremento della mobilità attiva e passiva, dà l’indicazione della

efficacia degli interventi degli ultimi anni. Un trend invertito. Vuol dire che ci stiamo muovendo verso la direzione giusta. Per una patologia oncologica ad esempio, prima veniva curata fuori, oggi invece i siciliani si fidano”. Quan-to pesa il suo nome nella sua attività? “Prima ancora che svolgessi questo ruolo non ho mai accettato l’idea che nel nostro paese debbano esserci uo-mini o donne che per nome e cogno-me debbano avere un ruolo diverso ad altri. Tutti siamo allo steso modo com-ponenti della società ed avere un senso

civico che prescinde dal nome. Un co-gnome non è un valore aggiunto, ma una componente di ciascuno di noi. E forse un idealismo spinto, ma già avere una storia personale cosi forte, così come questo nome, è un onere aggiunti-vo, una sorta di costante lente di ingran-dimento, di riflettore sempre acceso. È ancora un fardello in più con cui misu-rarsi e tutto questo rende ancora più im-pegnativo il mio lavoro”. La Sicilia è un campo minato perché la rete sanitaria insiste su un territorio che per mala politica è praticamente una polveriera di patologie derivanti da presidi indu-striali scellerati, come quello gelese, e militari come nel caso del Muos di Ni-scemi. “La sanità diventa anche sussi-diaria rispetto a determinate contingen-ze, trattiamo argomenti che vanno di pari passo. Se la tutela dell’ambiente o il profilo strutturale sono carenti, il servi-zio sanitario diventa sussidiario, al mo-mento in cui a causa di queste proble-matiche aumentano i costi della sanità, per rendere maggiore la rete d’offerta. Una buona programmazione dovrebbe essere intersettoriale così come prevede la programmazione comunitaria”. Il campus biomedico? “Preferisco che tale progetto abbia dei momenti opera-tivi di raccordo con le università, le atti-vità produttive, per reperire risorse de-dicate ritrovate anche nella program-mazione comunitaria. Una iniziativa

lodevole per la quale vogliamo costruire passo a passo per dare valore al Cefpas, struttura ormai perfettamente raccor-data col mondo universitario e della ri-cerca”. C’è o no un allarme ebola? “La Sicilia non corre rischi maggiori di altre realtà in questo fronte. Tanto oggettiva-mente perché gli arrivi sono marittimi e non aerei, quindi per ragioni di incuba-zione è inverosimile che possano arriva-re casi infetti. Comunque a seguito di un confronto a livello europeo, è giusto che tutte le regioni si adattino a questa nuo-va esigenza formando gli operatori”.

Lucia

L’Assessore giustifica il cambio al vertice dell’Asp di Caltanissetta poiché è avvenuto all’inizio del percorso. L’azione di programmazione non dovrebbe subire rallentamenti o interruzioni

L’assessore alla sanità illustra il cambio della programmazione

Borsellino

“il mio lavoro reso piùimpegnativo dal cognome”

di Marco Benanti

Fatti & istituzioni L’intervista

Page 8: Il Fatto Nisseno - ottobre 2014

www.ilfattonisseno.it8 Ottobre

Conviene al massimo planare e non atterrare sul “Pianeta Sanità” in Sicilia. Chi da

semplice cittadino, sia esso utente, osservatore, for-nitore, professionista, ci metta piede entra in pra-tica nella trentacinquesi-ma cantica dell’inferno dantesco.Ma la sanità purtroppo non la si può solo osser-vare dall’alto, la si vive g i o r n a l -men-te e

giusto per questo assume una rilevan-za importante e decisiva nella nostra

vita. Questo lo sanno benis-simo i nostri personaggi

politici che sulla sanità costruiscono le loro carriere politiche e la base del loro consenso. Troppi soldi, troppi in-teressi, grandi numeri che condizionano in pratica tutte le famiglie

siciliane.

Ed è per questo che ogni cambia-mento normativo in merito alla Sa-nità diventa come l’ha definita un saltimbanco della politica regionale “La legge delle leggi”.E la “legge delle leggi” attualmente in vigore per i nisseni ha una data

funesta: pubblicata in Gazzetta ve-nerdi 17! Venerdi 17 aprile 2009 e precisamente la n. 5. Non occorrono altri preamboli per introdurre poi una profonda analisi e una riflessione, ahinoi triste e sur-reale; basta affidarsi alla dichiara-zione a caldo dell’allora presidente della regione Lombardo: “Voglio ringraziare l’Assemblea Regiona-le Siciliana - per avere condiviso, sostenuto e reso possibile, anche migliorandolo, il progetto di una nuova sanità in Sicilia, che ora può costare di meno e dare eccellenti ri-sultati in modo diffuso. Insieme ab-biamo scritto una delle pagine più belle della politica siciliana, quella che sa guardare agli interessi del popolo, che invece che di porsi alla difesa dell’esistente, anela e sa co-struire il futuro, dialogando, ricono-scendo il ruolo che forze sindacali, impresa privata, rappresentanza so-ciale hanno nel rendere evidenti le attese di chi ogni giorno e’ impegna-to con il proprio lavoro ad onorare il proprio dovere di cittadinanza. A

tutti gli operatori sanitari, il cui va-lore questa legge riconosce e rende libero di esprimersi al massimo del-la propria potenzialità; ai cittadini posti al centro della programmazio-ne sanitaria; ai rappresentanti delle autonomie locali, garanti di una sa-

nità amica del territorio, l’impegno del potere regionale perché nessuna delle loro speranze che questa legge ha suscitato, vada delusa. Possiamo ora guardare al futuro con maggiore serenità e con una credibilità che ci rende più forti nel confronto con il Governo nazionale nella difesa de-

gli interessi della Sicilia e così, se sapremo conservare lo stesso spirito che ci ha guidato nel varo di questa legge, affrontare e vincere le prossi-me sfide per una Sicilia di cui essere, sempre e dovunque, orgogliosi”.

E cosa ha previsto questa legge, fan-tasmagorica, moderna e fonte di se-renità, in modo accalorato sostenuta da Rudy Maira, che ha avuto come relatore il forzista Leontini e che in un affollato incontro all’Auditorium di Caltanissetta è stata applaudita da

Alessandro Pagano? Ve lo diciamo noi: la trasformazione dell’Ospedale Sant’Elia da Ospedale di riferimento del centro Sicilia ad un poliambu-latorio, però di grandi dimensioni, alla fusione a freddo di uffici ammi-nistrativi dei vari uffici accorpati che ancora oggi dopo 5 anni utilizzano sistemi informatici diversi, persona-le che non si integra, strutture di fat-to ancora separate, ad un aggravio di costi e naturalmente, ma questo lor signori lo trascurano, a continui disservizi per i cittadini (pronto soc-corso da film dell’orrore, visite pre-notate da..”torni fra un anno”, servizi igienici da terzo mondo; etc. etc.). Cioè tutto il contrario di quello che la legge si prefiggeva.Ma la vera truffa sta nella monopo-lizzazione politica della sanità. Cro-cetta, vituperato, scorticato perfino dai suoi proseliti, non fa altro che approfittare dell’assetto giuridico e amministrativo che ha trovato. I cambiamenti di oggi, assurdi e ver-gognosamente figli di una politica che si muove oltre il limite del di-

La strana storia delle nomine dei di-rettore sanitari in Sicilia non incide solo sull’andamento delle Asp, ma su tanti altri settori della vita come ad esempio il giornalismo: vi chie-derete come mai, come è possibile? Abbiate la pazienza di leggere il no-stro breve racconto.Lunedì 6 ottobre, alle 17, ci rechia-mo all’Asp di Caltanissetta, abbiamo in programma un’intervista con Ida Grossi, alla guida dell’azienda sani-taria da poco più di tre mesi. Divi-diamo, come nostra consuetudine lavorativa, l’intervista in due step: un primo incontro in cui approfon-diamo la conoscenza della persona, degli hobby, degli interessi extra-professionali, per poi concentrare in un secondo appuntamento, gli argo-menti inerenti al contesto lavorati-vo. Entriamo nel suo ufficio, ci ac-coglie con un gran sorriso e noi per predisporci al meglio, le chiediamo, dopo i saluti di rito: “Quanto tem-

po abbiamo?”, lei immediata “15, al massimo, 20 minuti”, il nostro viso cambia espressione e per sottolinea-re l’effetto della sua risposta aggiun-ge “Io vengo dal Nord!”. (N.d.r, in realtà abbiamo poi piacevolmente chiacchierato per oltre un’ora).Ai nostri occhi si schiudono le qualità di una capacissima profes-sionista, che irradia competenza e simpatia in maniera naturale. “Le persone danno energia al sistema, io credo nelle persone e nella capacità

di calarsi nel contesto in cui si lavo-ra: dobbiamo offrire un servizio agli altri. I siciliani hanno qualche dif-ficoltà ad entrare nel metodo, mi è difficile tirarli dentro nello schema, ma pian piano ci sto riuscendo, più umanità, più rapporti e meno buro-crazia. Occhio però se mi freghi ti faccio un mazzo così”, il gesto delle mani è molto eloquente. Ci conqui-sta, ottima cuoca “adoro cucinare i risotti”, validissima buongustaia “Ho già assaggiato il ‘pane cunzatu’, i loti e non riesco a rinunciare ai salumi”. Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei, parliamo della cucina come metodo d’indagine per conoscere le perso-ne. Non disdegna gustosi aneddoti: “Quando ero in procinto di venire in Sicilia, un mio collega mi invitò a pranzo ed ad un cero punto del pasto, mi chiese imbarazzatissimo quali fossero le mie abitudini ses-suali, perché dalla Sicilia giungeva-no strane voci sul mio conto. Risi di

gusto, poi dissi al mio compagno, un rapporto che dura da 14 anni, che sarebbe stato opportuno essere più vicini”. Una lombarda assolu-tamente atipica e ci permettiamo di fargliela notare. “Effettivamen-te sono figlia di un lombardo e di una piemontese, mia nonna era una piemontese atipica di una zona in cui avevano vissuto gli arabi, ne ho ereditò, forse, quei tratti caratteriali. E poi sono nata a Voghera in pro-vincia di Pavia, nei pressi del monte Pénice, in una zona in cui confinano Emilia, Liguria e Piemonte”.

Ci salutiamo, lei con grande impe-gno, sollecita cortesia e fattiva col-laborazione, ci trova uno spazio per poter concludere l’intervista dopo alcuni giorni. I lettori si staranno chiedendo, in cosa consiste l’anoma-lia che abbiamo segnalato all’inizio. Martedì 7 ottobre, il giorno dopo, Crocetta nomina Ida Grossi all’Asp di Catania, e Carmelo Iacono a quel-la di Caltanissetta. Della serie … non ne sapeva niente neanche la diretta interessata, e a noi è rimasta l’intervista a metà. O tempora, o mores!

Sanità & IstituzioniLa giostra delle nomine ASP

e “a malasanità”Noi, Sasà

Sicilia: un dirigente ogni 9 dipendenti,più del doppiorispetto alla medianazionale

Lunedì 6 ottobre, ilprimo incontro.Martedì 7 ottobre, iltrasferimento: anche il manager “sorpreso”

LA RIFLESSIONE. La sanità nel nisseno mortificata dalle scelte del governo regionale. I politici locali sono poco incisivi

IdaL’intervista a metà con il manager

Grossi

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Ottobre www.ilfattonisseno.it 9

La politica nissena inpassato è stata latitante, adesso ègenuflessa“

ritto, non sono altro che l’effetto di cause che vengono da lontano. Non che prima era diverso ma Caltanis-setta col vecchio assetto normati-vo poteva almeno contare su una struttura che dava servizi efficienti e potenzialmente proiettata verso qualità e quantità di offerta sanitaria di primissimo livello.La politica nissena nel ridisegno dei bacini è stata latitante e quella attua-le è completamente genuflessa ad un variopinto presidente della regione che non ha dimenticato il suo paese d’origine. Bisogna guardare in faccia la realtà che è ben poca cosa rispet-to ai ruoli rivestiti e alle dinamiche espresse dagli uomini che la vivono da protagonisti.

Se l’UTIN (unità di terapia intensiva neonatale) va a Gela non è un caso, se viene nominato come direttore generale dell’ASP una persona mol-to vicina al movimento politico del Presidente della Regione non è un caso, se il sindaco di Caltanissetta si guarda bene di affrontare a muso duro queste problematiche che in-vestono mortalmente la città che amministra, forse c’è da pensare che per la realizzazione di un suo pro-getto gli converrà starsene quieto; se il deputato del’UDC di Caltanissetta che sostiene Crocetta si chiude in un silenzio assordante ci sarà pure un motivo; se tutto il personale di-rigenziale della nostra sanità e tutti i sindacalisti del comparto sembrano essersi volatilizzati ci sarà pure una ragione.In questo contesto dobbiamo pure sorbirci le dichiarazioni offensive e sconcertanti di Don Saro che ha scelto Iacono perché c’è il problema

del MUOS a Niscemi. E pure l’eco di quest’ultimo che alla sua pri-ma dichiarazione ha puntato tutto sull’Oncologia. Come se l’ASP di Caltanissetta (che gestisce oltre sei-centomilioni di euro, fornisce servi-zi sanitari, strutture, impianti, assi-stenza di ogni tipo in tutto il centro Sicilia) avesse a questo punto come unico problema la recrudescenza e la presenza di tumori a qualsiasi sta-dio e livello, manco fosse l’ebola in Sierra Leone.Vorremmo parlarvi delle consulen-ze facili agli amici degli amici o della graziosa firmetta che Saro Crocetta ha posto su un documento che an-nulla tutti i contenziosi della Regio-ne con lo Stato, anche quelli futuri!

(per intenderci residui attivi, cioè crediti che noi siciliani vantavamo, di diversi miliardi di euro!). Vor-remmo parlarvi della presenza di un dirigente su ogni nove dipendenti nel comparto sanitario, più del dop-pio rispetto alla media italiana ma ci stiamo rendendo conto che siamo anche noi entrati nell’inferno dante-sco della Sanità e chiudiamo l’artico-lo prima di bruciarci fra le fiamme.

Il Governatore ha firmato un atto cheannulla tutti icontenziosi tra laRegione e lo Stato

I Fatti di EticoGli intoccabili...

Soffro di pressione alta, mi de-cido ad andare dal medico di famiglia. Lo evito da sempre,

meglio evitare luoghi dove si par-la di tristezze e problemi fisici e, nell’attesa, anche di problemi socia-li ed economici. Del resto la penso come Pasteur: il miglior medico è la natura, guarisce tre quarti delle ma-lattie e non sparla dei suoi colleghi. Sfido qualsiasi paziente a dimostra-re il contrario!Ma devo essere fortunato. Fortuna-to? Si, a beccare il momento giusto, ossia quando il mio medico riceve; dunque, il lunedì dalle 15,30 alle 17,30, il martedì idem, mercoledì no, dalle 8,30 alle 10,30, giovedì di nuo-vo di pomeriggio, due ore; venerdì di mattina, il pomeriggio si parte per il week end! In tutto da due a tre ore al giorno per 5 giorni. Nemmeno 15 ore alla settimana. Un’associazione

dei consumatori si è interessata al fenomeno e ha scoperto che su un campione di una sessantina di studi medici esaminati, a Milano si va da un minimo di 11 a un massimo di 18 ore settimanali di apertura, a Roma da 10 a 17,5, a Bologna da 6 a 15, a Napoli da 15 a 17,5 a Cagliari da 10 a 15, a Bari da 15 a 20. Va un po’ me-glio nei piccoli centri, dove nel cam-

pione rilevato non si superano però le 19 ore. Certo, poi a questi orari bisogna aggiungere il tempo dedi-cato alle visite a domicilio, «ma ci arrivano molte lamentele di cittadini che denunciano proprio il rifiuto di visitare a casa l’assistito, che in base alla convenzione ne avrebbe invece diritto entro 24 ore dalla chiamata». Questo lo sapevo pure io, anzi lo sap-piamo tutti.

Ma per le pillole per la pressione, se voglio evitare la coda e l’attesa mi posso rivolgere alla signorina segre-taria dello studio. Dopo una prima visita poi posso chiederle di farle prescrivere. Gli studi sempre affollati mi induco-no a chiedermi se siamo tutti malati o se sono pochi i medici che eserci-tano la professione. Allora, siccome

sono curioso, prendo informazioni: il numero è chiuso, bisogna conven-zionarsi e chiedere all’ASP di ope-rare. In pratica però all’inizio della professione il dottore sostituisce, collabora altri medici di famiglia. Poi si mette sul mercato e apre lo studio, o lo rileva da un collega che va in pensione. Quindi aspetta che i pazienti vadano alla ASP a sceglierlo come medico di famiglia. Può ave-re da 500 a 1500 pazienti. A parte i primissimi momenti in cui deve farsi conoscere, guadagnerà, se “fa il pieno” di pazienti, dai 4.000 ai 12.000 euro al mese. Un medico di famiglia guadagna al netto 32 euro per paziente all’anno, sia che lo visi-ti 50 volte l’anno o che non lo abbia visto per 10 anni di fila. In più si de-vono sommare le ADA (assistenze domiciliari per persone disabili), i vari certificati e la libera professio-ne. Pertanto il guadagno annuo può fluttuare molto. Stesso ragionamen-to, o quasi, ma solo in termini nu-merici, si può fare per i pediatri.Ora mi chiedo, oggi quale profes-sionista, lavorando al massimo venti ore la settimana guadagna tanto? Quale altra categoria, escludendo guarda caso i dirigenti del compar-to sanitario (sempre lì siamo!!!) può vantare simili introiti?Quando si tratta di effettuare tagli, sopprimere ospedali, accorpare, ri-durre, centralizzare, razionalizzare la nostra politica è spietata. Quan-do invece si potrebbe mettere mani tranquillamente alla casta dei medi-ci, e aggiungerei anche quella dei di-rigenti del comparto sanitario, non se ne parla nemmeno!!! Perché? La risposta è facile facile: perché ancora oggi i medici sono un sicuro bottino elettorale, perché un medico fa presa sulla coscienza e conta sul cittadino bue che trasforma in riconoscenza una normale, dovuta e ben retribu-ita prestazione professionale. E allo-ra tutti i politici si guardano bene a toccare la casta, anzi la alimentano e la coccolano. Un giovane rampante comunista di area renziana pochi giorni fa ha dichiarato: “la sanità è una cosa troppo seria per trasfor-marsi in una barzelletta o in una bie-ca lottizzazione”. Allora se rottamerà Crocetta e mi farà prescrivere le pil-lole per la pressione senza fare coda la voterò sicuramente.

La casta dei medici,nessuno la tocca per-chè sono un sicurobottino elettorale

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Aveva tutta l’aria di un maxi processo. E un po’ maxi lo era davvero se si pensa che un

manipolo di uomini anziani e malati e i figli di tanti uomini morti per una ragione che non si sa, hanno avuto l’ar-dire di volere alzare la voce contro un colosso di acciaio con le ciminiere che fumano alto, fino all’altro emisfero del mondo, dove arriva la potenza dell’Eni. Al Tribunale di Gela in agenda l’inci-dente probatorio del processo a carico di 17 ex dirigenti dell’Eni indagati per

omicidio colposo e lesioni aggravate nei confronti dei 118 dipendenti del “Clorosoda”, un impianto che si è gua-dagnato l’appellativo di “killer” che, se-condo l’accusa, avrebbe già mietuto tra 16 vittime e decine di malati. L’udienza prevedeva l’acquisizione dello studio tecnico dei periti e la discussione sui ri-sultati come prova dell’eventuale nesso tra malattie contratte e sostanze mani-polate (cloro, mercurio, dicloroetano, cloruro di vinile, ecc) o gli inquinanti ai quali erano esposti nel luogo di lavoro. La perizia che ha sconvolto l’opinione pubblica è stata depositata e le conclu-sioni dei tecnici non ravvisano causa-

lità fra le morti e l’ambiente di lavoro. Prima dell’udienza il comitato spon-taneo ex lavoratori del clorosoda ha voluto raccontare i particolari di que-sta vicenda : “Ai tecnici nominati dal Tribunale venne concesso di effettuare le visite peritali a Roma presso il Poli-clinico Agostino Gemelli – raccontano Orazio Mili e Daniele Esposito Pater-nò - Fu chiesto inutilmente da parte degli ex dipendenti riconosciuti “parte offesa” ad effettuare le visite peritali in Sicilia affinché gli ex dipendenti del

clorosoda affrontassero meno spese e, vista anche l’età e lo stato di salute meno disagi. Nulla di fatto. Si doveva andare a Roma. Rimanemmo basiti quando ad un certo punto i CTU dichiararono che avrebbero disposto le future visite peritali non più a Roma presso il Poli-clinico, ma presso l’androne del Tribu-nale di Gela. Nei confronti dell’intero

iter che ci ha portato ai giorni d’oggi lamentiamo la lentezza assoluta che ha allungato l’incidente probatorio a quasi 2 anni dal suo inizio. A testimonianza di tutto ciò il 25-11-2013 depositammo un appello in cui chiedevamo di affret-tare i tempi in quanto troppo lunghi”. Davanti al Giudice Molinari nume-rosi legali: in rappresentanza dell’Eni Gualtiero Cataldo, gli avv. De Pitrillo

e Autru Riolo. Emanuele Maganuco, Anna Comandatore, Giuseppe Fioren-za, Lia Comandatore, Giusi Li Vecchi, Filippo Spina, Giacomo Ventura, Fabio Fargetta, Vittorio Giardino, Concetta Di Stefano, Marina La Boria, in rappre-sentanza dei lavoratori del clorosoda: alcuni oggi sono morti, altri combatto ancora. Secondo i periti nominati dal-la Procura non c’è nesso causale fra la morte o le malattie dei dipendenti ed il reparto. I difensori però hanno tirato fuori l’asso dalla manica: documenti che provano che l’ Eni è partner del progetto Gemelli Insieme, iniziativa ideata dal Policlinico Universitario Agostino Gemelli, per promuovere un programma volto alla prevenzione alla salute dedicato ai cittadini della Capi-tale. E quei tecnici che hanno deposi-tato una perizia di 1500 pagine sono gli stessi che fanno parte del progetto. A visitare l’anno scorso i lavoratori malati è stata una equipe di docenti dell’U-niversità Cattolica del Sacro Cuore: Arnaldo Capelli (anatomo-patologo);

Ivo Iavicoli (medico del lavoro); Fabio De Giorgio (medico lega-le); Salvatore Caputo (internista). Secondo il collegio di difesa c’è conflitto d’interessi per questo ha chiesto un rinvio per studiare le motivazioni della maxiperizia. Il Giudice l’ha concesso:la nuova udienza sarà celebra-ta il 19 dicembre. C’è un altro aspetto che i difensori hanno sotto-posto all’attenzione del giudice: “Quando si deve valutare l’ errore diagnostico e la gravita’

del quadro clinico e’ agevolmente ri-conoscibile, il sanitario e’ responsabile per colpevole imperizia e deve essere condannato a risarcire i danni”. Lo ha stabilito la quarta sezione penale della Corte di Cassazione che ha annullato la sentenza con cui la Corte di Appello di Roma il 14 ottobre ‘ 96 aveva assol-to il primario di anatomia patologica del Gemelli, Arnaldo Capelli. Quindi chi sbaglia paga. Ad assistere in aula c’era il consiglio direttivo del “comita-to spontaneo ex lavoratori clorosoda”. L’associazione presieduta da Massimo Grasso ha inviato al Procuratore Lot-ti alcune considerazioni sul procedi-mento penale sui danni subiti dai lavo-ratori del cloroso-dicloroetano presso ANIC S.p.A. ed ENICHEM S.p.A. sot-tolineando di arrivare con più celerità ad una sentenza perché ‘la gente prima di morire vorrà la causa della morte’!E in fatto di tumori Gela non si fa mancare nulla. Mentre in Sicilia la percentuale media dell’incidenza dei

di Liliana Blanco

La difesa impugna la perizia perconflitto d’interessi: legami tra Eni e Policlinico Gemelli

Il processo

Gela & dintorni

“Clorosoda” dei misteri

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Ottobre www.ilfattonisseno.it 11

Incidenza dei tumori nel nord della provincia nissena: dati allarmanti

Dubbi e interrogativi sulle miniere del Vallone

E’ possibile che la vita di un ragazzo possa fermarsi del tutto in un’anoni-ma mattinata di ottobre all’età di 32 anni? E’ normale che una terribile malattia possa inghiottire nel suo vortice e poi consegnare alla mor-te un giovane uomo dalle abitudini prive di sbavature? Uno sportivo che ha sempre condotto una vita salutare, esemplare nella disciplina quotidiana? Da quando da un ospe-dale torinese è giunta la notizia della morte di Vincenzo Ricotta, Musso-meli è ripiombata in quella paura che sembra non lasciare scampo neppure ai meno ipocondriaci; in quel terrore di essere tutti condan-nati, un giorno o l’altro, a soccom-bere ad un male a volte incurabile. La morte di Vincenzo Ricotta è l’ultimo caso emblematico di una falcidia interminabile; la sua storia, di ragazzo dell’assoluta normalità e dai sani costumi, sembra quasi preannunciare una nuova ondata di morte e disperazione. Come quella dell’autunno del 2009, quando una serie di lutti spinsero la città alla mobilitazione, culminata la sera del 31 ottobre con un’oceanica fiacco-lata. Il risultato più importante di quella battaglia fu l’istituzione del Registro tumori per la provincia di Caltanissetta, realizzato in simbiosi con il Registro provinciale di Ragu-sa. Grazie ai dati raccolti è stato pos-sibile fotografare, per la prima volta, una situazione decisamente preoc-cupante. Ad esempio. Basta leggere nella relazione che accompagna i dati (quelli disponibili sono fermi ai primi mesi dell’anno passato) e rendersi conto che a sottovalutare il problema si rischia di commettere un errore madornale. Prendiamo ad esempio il dato del rischio rela-tivo di incidenza tumorale. In base all’incidenza della provincia di Ra-gusa si può stimare il numero di cosiddetti casi “attesi”. Per capirci, nel sesso maschile si è stimato un eccesso di rischio di sviluppare un tumore, prendendo a paragone il

dato ragusano, del 43% nel “Val-lone” (Acquaviva, Bompensiere, Campofranco, Marianopoli, Mile-na, Montedoro, Mussomeli, Serra-difalco, Sutera, Vallelunga e Villal-ba) contro il 12% di Gela. Il tumore più diffuso, nel nord del Nisseno, quello ai polmoni. Tra gli uomini è stimato un eccesso di rischio di sviluppare un tumore al polmo-ne del 69% nel Vallone, del 40% a Gela, del 34% a Caltanissetta e del 25% per l’intera provincia. Ancora

più significativo il dato sul rischio di sviluppare un tumore ematolo-gico (come linfomi di Hodgkin e Non Hodgkin, leucemie e mielo-mi); tra gli uomini residenti nella provincia nissena la percentuale di rischio è del 108% e del 78% per le donne. Secondo gli studiosi, il tasso di incidenza dei tumori a Musso-meli è poco al di sotto del tasso del ben più colpito e industrializzato nord Italia, ma molto superiore alla media nissena e a quella dell’intero sud Italia. Dopo Montedoro, Mus-someli è la città dove (per quanto riguarda gli uomini), ci si ammala di più in rapporto ovviamente alla popolazione. Insomma, i dati ci sono e parlano chiaro: bisogna però

capire i motivi di tale piaga. L’origi-ne, le cause, i fattori. Innegabile che da tempo si parla del Vallone come la nuova terra dei veleni italiani. Impossibile non registrare le paure provocate da quel mostro candido che è la miniera Bosco, o da quella più nascosta ( e poco conosciuta) di Raineri, posizionata qualche chilo-metro distante dal centro cittadino. Purtroppo le paure, i sospetti, le ipotesi restano ancora tali perché si attende che qualcuno, come la Ma-

gistratura, si pronunci. Da tempo la Procura di Caltanissetta ha aperto un’inchiesta sulle ecomafie e i suoi probabili risvolti sul territorio del nord provincia, ma l’inchiesta pare essersi arenata. Gli studi sembrano discordanti; per fortuna il libro di Angelo La Rosa, “Bosco ferito” ha aggiunto una mole di informazio-ni in più sulla sorte delle miniere dopo la loro chiusura, aumentando, al contempo, i punti interrogativi. Chissà, restando in tema di quesiti, quanti anni i mussomelesi dovran-no attendere prima di conoscere la verità? Chissà, in questo lasso di tempo, quanti altri morti dovranno piangere e a quante giovani vite ce-lebrare il funerale?

di Giuseppe Taibi

tumori è inferiore del 27% rispetto al dato nazionale; la tendenza s’inver-te nell’area di Gela. La piaga tumori in città preoccupa anche i ricercatori della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica che hanno lanciato l’allarme. I dati sono stati resi noti nell’ottavo congresso Regionale della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP), che si è svolto all’auditorium Pietro Flori-dia a Modica, dall’11 al 13 settembre. Il primo giorno si è parlato dei problemi connessi all’inquinamento ambientale e gli aspetti immunologici del com-prensorio di Gela, a cui è stato dedi-cato un corso di formazione specifico. La media regionale s’impenna nell’a-rea locale sul fronte di patologie molto complesse. Così, l’emergenza interessa il tumore allo stomaco, al colon-retto, alla laringe, alla trachea, ai bronchi, ai polmoni, alla vescica, senza trascura-re i linfomi non-Hodgkin. Insomma, Gela viene ritenuta un fulcro del pos-sibile legame tra presenza industriale e aumento di patologie tumorali. Un fe-nomeno che riguarda uomini e donne. Adesso, però, ripercussioni potrebbe-ro arrivare anche sul fronte dell’immu-noterapia pediatrica. I primi dati sono

stati pubblicati qualche settimana fa nella Rivista trimestrale Epidemiolo-gia e Prevenzione di maggio-agosto dagli epidemiologi del CNR di Pisa (Fabrizio Bianchi e Anna Pierini) e di genetisti dell’Ospedale Garibaldi di Catania (Sebastiano Bianca e Chiara Barone) sul tema delle malformazioni congenite a Gela. I risultati, riferiti ai nati nel periodo 2003-2008, conferma-no quelli riferiti al periodo 1991-2002 e pubblicati sulla rivista scientifica del Cnr : il numero dei nati con malfor-

mazioni dei genitali esterni maschili ( ipospadie) si è mantenuto su valori più elevati di quelli osservati a livello euro-peo e internazionale. Negli anni 2003 -08 il totale dei nati malformati è di 228. I casi osservati, con una prevalen-za del 46,7/10000, risultano in eccesso statisticamente significativo rispetto a quelli attesi, sulla base dei 2 riferimenti europei (EUROCAT) e quello dei re-gistri italiani; l’eccesso è rispettivamen-te > di 2,7 e 3,2 . Delle malformazioni dei genitali la fanno da padrone le Ipo-spadie che ne rappresentano l’84,8%. I 2/3 delle cardiopatie sono rappresen-tati da diagnosi di pervietà del dotto arterioso e da difetti interventricolari. Il primario dell’unità operativa di ne-onatologia e pediatria dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela, Rosario Caci, relatore al congresso, ha attua-lizzato il dati presentati dalla società scientifica Crn, confermando che il problema delle malformazioni che approdano all’ospedale di Gela esiste ancora ma i numeri sono variabili e se nel quinquennio 2003-08 destano timori, nel 2013 subiscono una flessio-ne, per tornare ad vedere innalzare la parabola nel primo semestre 2014. Per quel che riguarda il campo delle aller-

gie l’assessorato alla sanità regionale ha deciso di non rimborsare più l’immu-noterapia specifica ai bambini, ovvero l’unica terapia che abbatte il corso della patologia cronica. Paradossalmente, solo chi se lo potrà permettere econo-micamente, avrà la possibilità di cam-biare il proprio destino allergologico. Si sta creando sempre più una sanità d’elite. Le malformazioni neonatali nel territorio di Gela accertate tra il 1992 ed il 2003 riguardano 520 bambini su 13.060 nati

In Tribunale alla sbarra17 ex dirigenti dell’Eni per omicidio colposo.Udienza il 19 dicembre“ SALUTE

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Il “caro” estinto, non solo in ter-mini di affetto, ma anche di costo economico relativo al fu-

nerale ed all’indotto che genera. In Italia, oltre venticinquemila aziende che fatturano più di un miliardo di euro l’anno, ovviamente senza tener conto dell’evasione. Cifre da capo-giro e nonostante la crisi, è uno dei pochi comparti che non conosce flessioni in termini di affari. Ab-biamo analizzato il settore a Calta-nissetta, cercato di capire come si è modificato negli ultimi anni e se, ed eventualmente quanto, ha inciso la crisi economica. Tre le categorie professionali che si occupano del settore: fiorai, marmisti ed aziende di pompe funebri. Un dato, per capi-re di cosa stiamo parlando, serva da spunto di riflessione: nel capoluogo nisseno, nel 2013, si sono verificati 618 decessi.A Caltanissetta operano dieci azien-de che si occupano di onoranze funebri, solerti nel lavoro, molto professionali, ma non tanto loqua-ci. Nessuno ha voluto parlare con noi “apertamente”. L’unico nostro interlocutore ha preferito rimanere anonimo.“Noi, come tutti i settori, soffriamo dannatamente la crisi. Prima nes-suno, mai, poneva problemi a pro-posito del costo del servizio. Addi-rittura, taluni in termini di ‘baule’, chiedevano il top, per dare apparen-za anche in quelle occasioni. Potreb-be sembrare contraddittorio, meno abbienti erano e più pretendevano, s’impegnavano al massimo, per ot-tenere funerali bellissimi”. Poi venne la crisi ed un vento “funereo” soffiò sulle onoranze.“Ora tutti appena entrano dicono, vogliamo una cosa semplice, come il defunto, amava le cose semplici, poco appariscenti. Ormai è in voga il funerale a rate; ci pagano con pic-cole rate mensili. Noi lavoriamo, so-steniamo le spese: tanti i clienti che ci devono soldi. Senza considerare che poi, i familiari iniziano delle lot-te furibonde sui beni e l’eredità, liti-gano e tentano di scaricare su altri parenti i debiti residui del funerale. Per noi riscuotere diventa un’odis-sea”.Il vostro aggiornamento professio-

nale in cosa consiste.“Ci sono le fie-re di settore, ma progressivamente diminuiscono espositori e clienti; quando ci incontriamo, nonostan-te le differenti provenienze geogra-fiche ci accorgiamo che i problemi

sono simili in tutta Italia. Prima nella nostra nazione costruivamo bare di grandissima qualità, adesso l’intera produzione si è trasferita in Romania”. Vorremmo un dato, sui costi, farci un’idea. “In media un funerale normale costa fra i 1500 ed i 3000 euro. Le differenze sono determinate dagli addobbi floreali, dal copri bara, dal modello e qualità delle bare, Ci sono clienti che prima fanno le ricerche su internet e poi vengono da noi con i prezzi scritti su un foglietto”.Adesso è il momento degli addob-bi floreali. Un mercato ampio che non si rivolge soltanto alle onoran-ze funebri, ma che abbraccia anche coloro che con cadenza periodica si recano al cimitero e che raggiunge la sua massima espressione duran-te la Commemorazione dei defun-ti celebrata il 2 novembre di ogni anno. Ne parliamo con un decano

del settore Angelo Ventura, di una famiglia che rappresenta la “Dina-sty” nissena del commercio dei fiori.“E’ cambiato tutto, abbiamo regi-strato un calo notevole. Avevamo clienti che abitualmente si recavano

al cimitero an-che due volte a settimana. Adesso, quan-do va bene, ci vanno una volta. Spendo-no meno della metà e scel-gono sempre fiori con costi contenutissi-mi”. Ci indi-ca dei grandi cesti di plastica che contengono i sancarlini, alla parete campeggia un cartello con la scritta “2,50 euro a mazzo”. Le persone en-trano silenziose, si avvicinano all’e-norme contenitore, scelgono una o più confezioni, pagano e si dirigono all’uscita, senza neanche guardare gli altri fiori. “Come vedete tutti prendono i san-carlini o comunque prodotti dai co-

sti accessibilissimi. Possibilmente poi aprono la confezione e suddividono i fiori tra i cari che vanno a visitare. Ovviamente noi teniamo un assor-timento completo, ma ormai rose e orchidee sono in disuso. Abbiamo ridotto i nostri ordinativi di oltre il 50%. Prima chi aveva pochi soldi li trovava per comprare i fiori per i morti, i borghesi tendevano sempre a risparmiare. Con la crisi chi ha meno soldi ovviamente evita di spendere i soldi in queste cose, mentre i bor-ghesi continuano a risparmiare”. La sensazione è quella di un settore che sta appassendo. “I prezzi dei fornitori aumentano. D’estate molti clienti con la scusa del caldo ricorrono ai fiori di plastica e ci dicono che appena torna il fresco, ritorneranno ai fiori norma-li. Nel periodo clou, quello dei mor-ti, dobbiamo anche fare i conti con l’abusivismo, che onestamente non

è elevato, ma incide. In più ci sono quelle piccole contrarietà che in un settore non florido, acuiscono le dif-ficoltà. Ad esempio la grande piazza, induce molti dei clienti ad evitare di scendere perché devono fare giri troppo lunghi”. Rapporti con le altre categorie, con i vostri avversari. “Tra di noi ci rispettiamo ognuno fa il suo lavoro. I ‘tabutari’ cercano invece di fare tutto, anche i fiori. Ognuno do-

vrebbe cercare di fare il proprio me-stiere, non anche quello degli altri”. Ventura Story, un cognome legato indissolubilmente ai fiori. “Iniziò mio padre Arcangelo Ventura, che dopo aver lavorato in miniera, decise di aprire questa attività. Io fino a 19 anni ho lavorato in un bar; ora sono qua da oltre 41 anni, insieme ai miei 4 fratelli, siamo molto uniti. Un fra-tello, poi, ha una sua attività”.Ormai da giorni scendiamo agli Angeli, quartiere che nell’immagi-nario collettivo si associa ai defunti e non solo per la presenza in loco del camposanto. E’ il momento dei marmisti, 7 quelli che operano in questo settore nel capoluogo nis-seno: ci campano circa venti nuclei familiari. Ascoltiamo i fratelli Ivan e Giuseppe Signorello. “Noi siamo i più sfortunati, perché quando è il momento di fare la lapide, il dolo-

re si è attenuato, si mettono le mani in tasca ed s’iniziano a fare i conti. Vengono da noi e dicono, abbiamo già speso tanto, vogliamo qualcosa di economico. Si oscilla fra i 250 e i 2000 euro, in media spendono cir-ca 800 euro. Influisce la tipologia di marmi sempre di Carrara ma puoi scegliere, tra gli altri, venati, statua-ri, bianchi. Minori le venature, mag-giore il costo. Maggiore lo spessore,

Sopra, i marmisti Signorello.A destra Salvatore Fiocco prossimo Capitano della Real Maestranza 2015

il business che non... muore mai

“Caro estinto”

L’ULTIMO VIAGGIO

di Donatello Polizzi e Michele Spena

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più lavoro richiede. Tutti elementi, così come gli accessori della lapide, che influenzano il costo finale. Però è ovvio che se entra un cliente, cosi come fanno tutti, pur di non farlo andare via, scanni il prezzo”.Maggiori dettagli tecnici. “I mar-misti operano in 3 grandi setto-ri: edilizia, fuori e dentro le case, e arte funeraria. Le attrezzature sono diverse. Le macchine aiutano a sbozzare, ma per le rifiniture, ri-mane determinate la mano. Ad ini-ziare l’attività fu nostro padre, noi siamo arrivati dopo. Ci auguriamo che i nostri figli facciano altro, qui si lavora tanto, solo per sbarcare il lunario”.Visitiamo il laboratorio, per chi come noi non è abituato, l’atmosfe-

ra è “particolare”. Ovviamente lapi-di ovunque, ed ogni tanto spunta la fotografia del conoscente che non t’aspetti. S’intrecciano ricordi, amore per questo lavoro, per queste

opere che, in eterno o quasi, cele-breranno l’effigie ed il ricordo del defunto. Ma, ahimè, il vile denaro copre, anzi uccide ogni anelito di arte. Su una lastra enorme di mar-mo, posizionato all’ingresso del lo-cale con un pennarello, i fratelli Si-gnorello, ci illustrano la disarmante situazione. “Quando c’era la lira, le lapidi 64x58, in media venivano vendute a 900mila lire, il marmo costava 80mila lire a metro quadro.

Oggi, 74x69 (quindi più grandi) a 750 euro, ma il marmo costa a 140 euro a metro quadro; ovviamente dobbiamo aggiungere l’Iva. Capite che tra spese e tasse, è un miracolo

re-stare aperti e nessuno fa niente. Fra di noi ci rispettia-mo, è una guerra dei poveri. Ora ci sono le imprese di pompe fune-bri che tentano di cannibalizzare il mercato, si sono messi a fare pure le lapidi”.Nel settore dei marmisti non pùo mancare il parere di Salvatore Fioc-co, prossimo capitano della Real Maestranza, ultimo rappresentante di una tradizione che si traman-da da tre generazioni. “Iniziò mio nonno nel 1920. La professione si

è evoluta. Prima si usava il marmo nero, poi vennero le colonnine, gli accessori di acciaio inossidabile, il bronzo che esplose circa 25 anni or sono. Ci sono stati anni floridi ma adesso è tutto cambiato. Io sono ri-masto solo. Ci vuole spazio per ave-re un magazzino fornito. Le lastre sono pesanti, io le ordino piccole perché poi sono solo nel tagliarle.

Mio padre acquistò un pantogra-fo nel 1975: lo uso ancora, ma la mano per rifinire il lavoro è indi-spensabile, il tocco è insostituibi-le”.Nell’ufficio campeggiano gigan-tografie di papà, anche lui è stato Capitani della Real Maestranza. E’ il momento di parlare di prezzi, debiti e crediti. Il clima muta e tira fuori dalla scrivania due fogli stro-picciati: “Vedete queste cifre, sono le rateizzazioni che usano in mol-ti per pagarmi: 100 euro al mese, in concomitanza con la pensione. Oggi tutti appena entrano parla-no di risparmiare, finiscono per spendere circa 750 euro. Mia figlia è architetto, il piccolo va a scuola ed ancora non so cosa deciderà, ma questo è diventato un mestiere difficile. Voglio raccontarvi un fat-to curioso, circa 45 anni fa, morì un giornalista nisseno, lasciò in-dicazioni affinchè sulla sua lapide venisse apposta la seguente frase: quando lui nacque tutti ridevano e lui piangeva, quando morì tutti piangevano e lui rideva”.L’ultimo passaggio del nostro “viaggio” è dedicato alla casa fi-nale: il loculo. A Caltanissetta, at-tualmente, il Comune non dispo-ne di loculi. Bisogna rivolgersi ad

una delle seguenti società di mutuo soccorso: Rosso di San Secondo, Regina Margherita, Militari in con-gedo “ex Principe di Napoli”, Maria Santissima della Catena e Anps “Calogero Zucchetto”. I loro prezzi sono mediamente più cari rispetto al Comune di circa il 10%. Ecco due tabelle di prezzi a

confronto: A) Rosso di San Secon-do: prima fila 1800 euro; seconda fila, 2800 euro; terza fila, 2300 euro; quarta fila, 1400 euro. B) Regina margherita: prima fila 1800 euro; seconda fila, 2600 euro; terza fila, 2200 euro; quarta fila, 1800 euro.Insomma ai giorni nostri il costo della vita è alto, ma….morire non “costa” poco.

Caltanissetta ha un rapporto strano con i grandi artisti seppelliti nel suo cimitero.

Pier Maria Rosso di San Secondo (1887-1956), eminente dramma-turgo e giornalista nisseno, recente-mente è stato inserito nell’itinerario culturale e artistico “la strada degli scrittori” in cui si rivivono i luoghi dove sono nati, cresciuti e morti i più importanti scrittori siciliani. Questa estate, ai primi di luglio, appresa la notizia, siamo scesi al cimitero per sincerarci delle condizioni del sepol-cro in cui riposano le spoglie mor-tali del nostro illustre concittadino. Abbiamo accertato che non vi era neanche traccia di un fiore fresco e che le fioriere perimetrali della tom-ba erano un ricettacolo di natura morta risalente nel tempo. Più volte, anche in occasione delle celebrazio-ni della “Strada degli scrittori” che hanno fatto tappa nel capoluogo nisseno, siamo tornati a visitare il luogo: situazione immutata, tomba abbandonata a se stessa, priva del benché minimo omaggio floreale. Situazione, poco dignitosa e ancor meno decorosa, che non è sfuggita ai turisti “letterari” che si sono recati a render omaggio a Pier Maria Rosso di San Secondo.Ha avuto, viceversa, una più rispet-tabile conclusione la vicenda del cippo funerario dedicata allo scul-tore nisseno Michele Tripisciano (1860-1913). Nell’occasione delle celebrazioni inerenti al centenario della sua scomparsa, gli fu dedicata una targa, presso il cimitero Angeli del capoluogo nisseno, fra le più ob-brobriose della storia dell’umanità. Giovanni Ruvolo, durante un’inter-vista rilasciata al nostro mensile nel periodo della campagna elettorale, prese l’impegno, in caso di elezione,

che avrebbe provveduto a sistemare quella fantozziana opera. Il primo cittadino, operando in modalità low profile, ha mantenuto la sua promes-sa: ha rimosso il cippo inguardabile e l’ha sostituito con uno più conso-no al luogo ed all’artista; un plauso a Giovanni Ruvolo per aver tenuto fede all’impegno preso.Michele Tripisciano, però, è vittima di un’altra piccola incongruenza; infatti, non è seppellito nel luogo in cui è posta la lastra di marmo che lo commemora e celebra, ma il suo corpo riposa nella tomba dei Lanzi-rotti come ricorda una lapide posta all’ingresso della cappella gentilizia della nobile famiglia. Lo decise il barone Guglielmo Luigi Lanzirotti che con lo scultore aveva costruito un rapporto di amicizia fraterna: un sentimento di affinità elettiva e di vicinanza che il nobile ha voluto po-tesse continuare anche dopo la loro vita terrena.

Sopra la tomba di Pier Maria Rosso di San Secondo ubicata al cimitero “Angeli” di Caltanissetta. $�VLQLVWUD��LO�¿RULVWD�$QJHOR�9HQWXUD

Gli operatori delsettore: i parenti non vogliono più spendere denaroper i loro defunti

“Un viaggio alla scoperta del costo delle esequie e dei servizi funerari: la crisi economica condiziona la scelta di bare, loculi, lapidi e fiori.

Curiosità

Rosso... relativo

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Acqua col contagocce e paga-ta a peso d’oro. Da maggio ad ottobre la distribuzione

non ha coperto due ore ogni due giorni. E pensare che le campagne elettorali dell’ex sindaco di Gela Crocetta sono state fondate sullo slogan: acqua potabile 24 ore su 24! Un’estate di pesanti disagi nella di-stribuzione idrica vissuta dai citta-dini della provincia di Caltanissetta. E ancora oggi che la colonnina di mercurio non ne vuole sapere di scendere giù i cittadini sono senza acqua da giorni. Il problema  si re-gistra particolare l’area sud: Nisce-mi, Riesi, Mazzarino, Butera e Gela, rimasti a secco a causa di guasti e rotture  della condotta idrica, men-tre Siciliacque lascia fermo il dissa-latore di Gela, che da solo garanti-rebbe l’erogazione a tutta la fascia di comuni.Dai primi di luglio, come accade ormai ogni anno, Siciliacque

ha ridotto la portata nella zona sud della provincia nissena, dove da una settimana non arriva più l’acqua a causa di una serie di rotture nella condotta Blufi. Il record si è avuto nel mese di settembre. Prima un guasto all’impianto elettrico negli impianti di sollevamento a Nisce-mi, poi una perdita nell’acquedotto in contrada Braemi. Un altro guasto è stato rilevato nella conduttura tra Barrafranca e Mazzarino.Guasti a catena che hanno lasciato a secco migliaia di famiglie, eppure il ser-vizio idrico ha visto l’aumento in-discriminato delle tariffe idriche del 70% in sette anni. “Assistiamo da ben quattro anni al fermo ingiusti-ficato del  dissalatore di Gela – dice il segretario territoriale Emanuele Gallo -  che potrebbe erogare 240 li-tri al secondo di acqua; il dissalatore

di Porto Empedocle potrebbe ero-gare 100 litri al secondo di acqua, entrambi  qualitativamente migliori delle dighe. Il dissalatore  di Gela e quello di Porto Empedocle sono co-stati rispettivamente 50 milioni e 20 milioni di euro. Il primo, impiegava  20 operai, il secondo 11 operai, tutti in mobilità. Nel frattempo il danno dovuto al fermo degli impianti ri-schia di diventare irreversibile. La Regione Siciliana, che possiede la società Siciliacqua al 25%, spieghi ai cittadini perchè dal 2012 non ha dato seguito al protocollo d’intesa firmato tra la Regione Siciliana, la Siciliacqua spa e le organizzazioni sindacali con cui si garantiva la ria-pertura dei dissalatori di Gela e Por-to Empedocle e l’assunzione da par-te di Siciliacqua di tutto il personale  alle dipendenze dei precedenti ge-stori.Ad una strategia sbagliata che ha portato a chiudere impianti fun-

zionanti che davano occupazione, è stata affiancata un’azione politica fallimentare del Governo Regionale , con il rinvio del disegno di legge in materia di risorse idriche bloccato

in IV commissione all’Ars da quasi  due  anni”.  I problemi idrici nella zona di Caposoprano sono atavici, l’acqua manca da una settimana.  “È inammissibile che Siciliacque in-

tervenga con tempi biblici per la ri-parazione di un guasto lasciando a secco per giorni diversi comuni. Ed è assolutamente inaccettabile l’evi-dente inadeguatezza nel procedere a dare soluzione in maniera tem-pestiva a problemi che si ripetono continuamente”.Interviene così il sindaco Angelo Fasulo a proposito del guasto alla condotta Blufi che sta creando da giorni forti disser-vizi nella distribuzione delle acque nelle zone di Gela, Niscemi, Butera, Riesi e Mazzarino. Un disagio che non ha coinvolto solo le abitazioni private ma anche scuole, struttu-re sanitarie e attività commerciali dei comuni interessati.“Manderò formale diffida a Siciliacque per i disagi che la popolazione è stata co-stretta a subire e ho già provveduto ad invitare Caltaqua, che gestisce la distribuzione idrica in città, a darsi da fare immediatamente con mezzi

sostitutivi per sopperire alla man-canza d’acqua”.I problemi del caro-acqua ed i conti-nui aumenti delle tariffe idriche ap-plicate ai cittadini-utenti nisseni da parte di Caltaqua, possono trovare soluzione solo con una nuova leg-ge. Serve una grande mobilitazione sociale e istituzionale nei confronti dell’Ars e del Governo Regiona-le, affinchè sia esitato il disegno di legge sull’ acqua in Sicilia, bloccato in commissione “Ambiente e Ter-ritorio” dell’Ars. È per questo che i Sindacati Confederali Cgil, Cisl e Uil della provincia di Caltanissetta, avendone riscontrato grande sensi-bilità, chiedono al Sindaco del ca-poluogo, Giovanni Ruvolo, di farsi promotore di un Coordinamento di tutti i sindaci del nisseno, insieme alle organizzazioni sindacali. Per i

Segretari Generali Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mu-daro, il coordinamento dei sinda-ci e delle forze sociali è necessario per chiedere alla IV Commissione dell’Ars e al Governo Regionale che “si riprenda l’iter del Ddl sull’acqua pubblica, bloccato da due anni. Una legge ferma, anche a causa dell’im-mobilismo della Politica Regionale, che l’aveva annunciata solo a paro-le”.  L’iniziativa del territorio di cui i sindacati si fanno promotori, chie-dendo il coinvolgimento dei sindaci in tema di Acqua, potrà svolgersi parallelamente alla giusta proposta emersa durante la Consulta Civica Cittadina. E’ corretto istituire una commissio-ne di esperti, per verificare il calcolo delle tariffe idriche, le modalità con cui vengono stabiliti annualmen-te gli aumenti da Caltaqua. Ma ciò che può veramente incidere sulle tariffe idriche e sul servizio, è una nuova Legge non più rinviabile. Gli aumenti tariffari dell’acqua in pro-vincia di Caltanissetta derivano da un contratto capestro trentennale stipulato nel 2006 e basato su un quadro normativo Regionale ineffi-cace a tutelare i cittadini in termini di costi, tariffe e obblighi. Soltanto

l’approvazione di una nuova legge sull’acqua pubblica in Sicilia, qua-le è il testo del DDL bloccato in IV Commissione all’Ars, consentirebbe ai sindaci dei comuni di difendere il diritto dei cittadini all’acqua.Cgil, Cisl e Uil mettono a disposizione del coordinamento le organizzazioni sindacali, auspicando che il Sindaco Ruvolo raccolga l’appello e promuo-va l’iniziativa con i colleghi sindaci del nisseno, per un’azione insistente

di un intero territorio che partendo dal Centro Sicilia possa coinvolgere altre province e obbligare i rappre-sentanti all’Ars e al Governo Regio-nale a muoversi e non perdere più tempo. Cgil, Cisl e Uil tra l’altro, evidenziano il rischio di infiltrazio-ne della mafia nell’affare acqua così come nei rifiuti.

www.ilfattonisseno.it16 Ottobre

“L’acqua che non c’e”

Negli ultimi sette anni le tariffe del servizio idrico sono aumentate del 70%

di Liliana Blanco

Gela & dintorni

TRIBUNALE DI CALTANISETTAProc. n. 34/10 R.G. Es.

Il Notaio delegato dott. Gaspare Mazzara, con studio in San Cataldo, Piazza della Repubblica n. 7, professionista delegato nell’esecuzione immobiliare n. 34/2010 R.G. Es., avvisa della vendita senza incanto 16/12/2014 ore 11.00 dei seguenti beni immobili: LOTTO UNO: Fabbricato con corte, sito in San Cataldo C.da Torre, il quale si sviluppa su due elevazioni fuori terra e un piano seminterrato e un appezzamento di terreno di mq 3.015 su cui insiste il fabbricato, oltre terreno adiacente di mq 790, qualità mandorleto, classe 2, sul quale insistono 6 alberi di ulivo ed un fabbricato diruto. Il fabbricato risulta censito nel Nuovo Catasto Edilizio Urbano del Comune di San Cataldo al foglio 38, con le particelle: 408 sub. 1, corte comune ai subalterni di mq 231; 408 sub. 4, categoria A/3, classe 1, consistenza 4,5 vani; R.C. €. 122,01; 408 sub. 5, categoria A/3, classe 1, consistenza 3,5 vani; R.C. € 94,90; 408 sub. 6, categoria C/2, classe 2, consistenza 119 mq, R.C. € 196,67; mentre il terreno risulta censito nel Nuovo Catasto Terreni del Comune di San Cataldo al foglio 38, con le particelle: 407 di Are 30.15, qualità seminativo, classe 1, R.D. €. 17,91, R.A. €. 4,67; 204 di Are 07.90, qualità mandorleto, classe 2, R.D. €. 4,49, R.A. €. 2,45; 199 di Are 00.20, fabbricato rurale. Prezzo base dell’offerta Euro 152.376,00. Offerta minima in aumento in caso di gara Euro 8.000,00. Presentare offerte il giorno 15/12/2014 alle ore 12:00 presso lo studio del Notaio Gaspare Mazzara. All’offerta dovrà essere allegato un a/c n.t. intestato all’ordine del professionista delegato, pari al 10% del prezzo offerto, a titolo di cauzione. Eventuale vendita con incanto il giorno 23/12/2014 (martedì) alle ore 11:00.Ulteriore informazione presso lo Studio del Notaio Gaspare Mazzara, quale professionista delegato nonché custode giudiziario nominato sito in San Cataldo, Piazza della Repubblica n. 7, ogni lunedì, martedì e giovedì dalle ore 16,30 alle ore 19,30 (telefono 0934/571264). Il presente bando, la consulenza di stima e l’ordinanza di delega sono visionabili sui siti internet www.astegiudiziarie.it e www.asteannunci.it.

AVVISI LEGALI

Continui guasti alla condotta Blufi, disagi persistenti per la zona Sud della provincia

...ma quanto mi costa !

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Page 16: Il Fatto Nisseno - ottobre 2014

Paradossalmente, la classe di go-verno espressione di questa terra, invece di fare gli interessi dei suoi

territori e della sua gente, da sempre, storicamente, vi è stata spesso ostile; quando non proprio nemica. E’ quello che si verificò anche nella tragica pagina di storia del massacro dei Fasci siciliani dei lavoratori, che quest’anno ricorda il suo 120° anniversario. Dopo l’intensificarsi, tra il 1892-93, delle agitazioni dei Fasci dei lavorato-ri in Sicilia, nel gennaio 1894, - sotto l’appena insediato governo del riberese Francesco Crispi - veniva proclamato lo Stato d’assedio, con incarico al gen. Morra di Lavriano di sedare ogni rivol-ta nell’isola e dare corso agli arresti dei capi del movimento in tutte le province. Dal provvedimento veniva ovviamente coinvolta anche la provincia di Calta-nissetta, dove numerosi erano i focolai. Tra i primi paesi ad essere colpiti Butera e Santa Caterina Villarmosa, dove par-ticolarmente presente era il movimento. In molti comuni la gente continuava a manifestare per le vie, chiedendo l’ab-bassamento delle tasse al grido, addi-rittura, di “Viva il re!”. Era il segno che si trattava di manifestazioni pacifiche e non violente; come volevano invece far credere taluni settori conservatori dell’i-sola. Manifestazioni si registravano, nei primissimi giorni di gennaio, a Resutta-no e Vallelunga, mentre l’on. Napoleone Colajanni cercava di invitare tutti alla

calma, inviando telegrammi ai mag-giori dirigenti del movimento. Ma, nei giorni successivi, gli eventi, purtroppo, sarebbero precipitati e sfociati, in molti casi, nel sangue. Gravi fatti si erano ve-rificati a Milocca (odierna Milena), con la rivolta delle donne - di cui ha recente-mente scritto il prof. Antonio Vitellaro, per fortuna senza vittime - e, soprattut-to, a Santa Caterina Villarmosa, con il tragico epilogo della morte, sotto le armi delle truppe regie, di 13 manifestanti;

mentre nell’isola continuavano a giun-gere soldati. Altri massacri avvenivano in vari paesi della Sicilia: Caltavuturo, Giardinello, Marineo ecc. dove inermi manifestanti cadevano sotto il piombo delle truppe del regio esercito. Nella fase immediatamente precedente, mentre Crispi prendeva il posto di Gio-litti alla guida del governo, aveva offerto proprio al Colajanni il ministero dell’a-gricoltura, che questi però, fedele alle sue idee repubblicane, aveva rifiutato per non far parte di un esecutivo mo-

narchico. Tuttavia, forte di quella richie-sta - che era pur sempre un’attestazione di stima - Crispi lo aveva chiamato a col-loquio, puntando su di lui per un com-promesso pacifico tra capi del movi-mento dei fascianti e autorità. Colajanni si convinceva della buona fede del neo

presidente del consiglio ed accettava la missione. D’altronde, aveva pensato, con Crispi in fondo, vi erano anche de-gli elementi in comune: entrambi erano siciliani, ed entrambi provenivano dalla stessa tradizione repubblicana e garibal-dina. Ma, proprio su quelle sue convin-zioni il Colajanni, da lì a poco, si sarebbe sentito tradito dal Crispi. Quest’ultimo, infatti, repentinamente, aveva decretato lo Stato d’assedio in Sicilia, senza che il primo avesse neanche il tempo di com-

piere la sua azione mediatrice. Su ordine governativo partivano per la Sicilia ben 500mila soldati, pronti a sparare sui manifestanti. L’on. Colajanni in seguito avrebbe resa pubblica tutta la sua indignazione nei confronti del ribe-rese, in vari discorsi parlamentari, arti-coli di stampa e libri come Consule Cri-spi, parlando apertamente di “pugnalata alla democrazia”. Paradossale circostanza che, mentre le truppe regie si preparavano alla san-guinaria repressione - che si sarebbe conclusa con lo scioglimento definitivo dei Fasci - i manifestanti continuavano a percorrere, come riportavano univo-camente gli inviati della stampa del tem-po, le strade di paesi e città, con cortei pacifici, aperti dai ritratti dei sovrani e le immagini del Crocifisso ed aspettan-dosi non pallottole, ma seri provvedi-menti governativi, come più volte aveva suggerito lo stesso Colajanni. Quegli atti, infatti, si rendevano necessari - in quella precisa fase - contro uno stato di profonda miseria delle popolazioni, che avevano confidato nell’opera energica e provvidenziale del conterraneo Crispi. D’altronde, non erano mancate mani-festazioni in cui veniva gridato, oltre che “Viva il re!”, “Viva la regina!”, anche “Viva Ciccio Crispi!”.Per quel che riguardava il nostro terri-torio, truppe di rinforzi giungevano a Caltanissetta il 7 gennaio. Nel frattempo manifestazioni si erano registrate a Ni-

scemi, con il conseguente scioglimento del movimento guidato dal Crescimo-ne, del quale, anche in questo caso, un inviato della stampa scriveva: “Abbiam visto che non è contro il governo che il popolo irrompe, bensì contro le ammi-nistrazioni locali le quali in breve volge-re di anni han rimandato ai borbonici tempi”.Dai provvedimenti di scioglimento, oltre a Niscemi, uno dei primi fasci del nisseno ad essere soppressi era quello

di Riesi. Qui, in quei giorni era arrivato un plotone di soldati del 20° reggimen-to fanteria, provvedendo al sequestro di documenti e allo scioglimento del movimento. Stessa sorte toccava, il 13, al fascio di Mazzarino, dove era arriva-ta una compagnia del 47° reggimento. Il 18 era toccato anche a quello di Ter-ranova (Gela), dove finivano in carcere vari esponenti del movimento e tra essi il presidente del fascio locale Aldisio Sammito. Analoga cosa veniva fatta, nella notte tra il 21 e il 22, a Mussome-li con l’arresto di molti componenti del locale fascio - e tra questi la sua guida, il dott. Cataldo Lima, - mentre altri si davano alla latitanza. Il 23, arresti si re-gistravano anche a Riesi, Santa Caterina Villarmosa e Marianopoli, con sequestri di documenti, bandiere ed altro.Intanto, proseguivano ovunque le ope-razioni di disarmo delle popolazioni.

Per fare qualche esempio, nel solo paese di Vallelunga venivano sequestrati 156 fucili e 25 rivoltelle, oltre 500 le armi di vario genere sequestrate a Riesi. Ana-loghi disarmi, ma senza arresti, aveva-no luogo anche a Sommatino, Sutera, Montedoro e Bompensiere. Aperta rimaneva la grave ferita degli ingiustificati massacri perpetrati in vari paesi della Sicilia nei confronti delle inermi popolazioni; e tra questi quello di Santa Caterina Villarmosa. Qui il pa-ese, dopo l’eccidio del 5 gennaio, rima-neva - forse temendo qualche reazione popolare - sotto lo stretto controllo delle autorità militari. L’1 febbraio, mentre i circa 200 soldati del 27° fanteria lascia-vano il piccolo centro, un altro centi-naio ne giungevano a dare il cambio, provenienti da Castrogiovanni (Enna); mentre tutto, lentamente, ritornava alla normalità.

www.ilfattonisseno.it18 Ottobre

Su ordine governativo partirono 500.000soldati, pronti a sparare sui manifestanti

Fatti & POST SCRIPTUM

AVVISI LEGALI

TRIBUNALE DI CALTANISETTAProcedura Fallimentare n. 09/2014 R.F.

L’ Avv. Francesco Cosentino, curatore fallimentare della procedura in oggetto con ordinanza emessa dal G.D. il 18.10.2014, avvisa della vendita dei beni mobili di seguito descritti.Scarpe civili marca Bata e Converse, scarpe da calcio e calcetto marca Diadora,misure varie per bambini ed adulti; accessori per piscina; doposci Moon Boot; prodotti per la pulizia delle scarpe; vestiariosportivo marca Champion.Lo scrivente Curatore, nell’interesse della procedura intende procedere ad una vendita a corpo e non a misura, nello stato di fatto e di diritto in cui i beni si trovano. Eventuali differenze di misura non potranno dar luogo ad alcun risarcimento, indennità o riduzione di prezzo, essendosi anche di ciò tenuto conto nella valutazione dei beni.Tutte le spese e gli oneri accessori ( smontaggio, imballaggio, trasporto, one-ri fiscali ed amministrativi, etc..) relativi al trasferimento, resteranno a carico dell’acquirente. L’offerta di acquisto, dovrà pervenire presso lo Studio del Cura-tore, entro e non oltre il termine di dieci giorni dalla pubblicazione dell’offerta.L’offerta dovrà riportare, oltre all’indicazione del prezzo offerto, le complete generalità dell’offerente e una copia di un valido documento di riconoscimen-to. Gli offerenti dovranno dichiarare, inoltre, di conoscere ed accettare le con-dizioni di vendita, che l’offerta è irrevocabile per il periodo di novanta giorni ed impegnarsi a corrispondere il prezzo entro e non oltre venti giorni dalla comunicazione di aggiudicazione del lotto, nonché a procedere all’asportazio-ne dei beni entro e non oltre 40 gg. dall’aggiudicazione.Il prezzo base d’asta è 5.000 € oltre iva, offerta minima in aumento 500€.Si avverte, inoltre, che, per ogni ulteriore informazione – anche in riferimento alla visione della merce - gli interessati potranno rivolgersi al professionista delegato Avv. Francesco Cosentino, con studio in Caltanissetta, Via Malta n.10, telefono 3316039549Caltanissetta, 18.10.2014

Avv. Francesco Cosentino

Una pagina di storia siciliana

Fasci SicilianiLo Stato d’assedio in provincia di Caltanissetta

120 anni fa il massacro dei

di Filippo Falcone

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“Se a Gennaio avremo a Cal-tanissetta il Presidente della Regione, o il Ministro dell’U-

niversità che inaugurano il Campus universitario, saremo allora in condi-zione di chiedere al Rettore le specia-lizzazioni di medicina, e all’Asp di voler lavorare sulla ricerca bio medica, in rapporto con l’Ospedale Sant’Elia per la ricerca in campo oncologico”, perchè “è evidente che si parte dall’affidabilità. Finora questo territorio non ha mo-strato affidabilità”. Così il Direttore del Cefpas, Angelo Lo-maglio, traccia la road map verso il campus universi-tario, un progetto in cui il Centro da lui diretto ha pun-tato molto anche in fase di program-mazione, condivi-dendone la strate-g ia

con l’Assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino.“Un polo di Medicina così qualificato, consente al territorio di pretendere il rispetto degli impegni. Un impegno per le specializzazioni e la possibilità di Lauree magistrali nelle professioni sanitarie, ma anche sulle divisioni cli-niche”.In relazione all’immediato futuro, il Rettore Lagalla ha espresso la disponi-bilità a svolgere a Caltanissetta anche le lauree specialistiche, che non siano

solo le professioni sanitarie.In tal senso il Rettore ha suggerito che si pensi a Primari ospedalieri che siano di derivazione univer-sitaria.“Sono convinto – riprende Lo-maglio - che il progetto uni-versitario e il Cefpas sono stret-

tamente interconnessi. Se vuoi diventare alta formazione, devi

confrontarti con il mondo dell’U-niversità. Alta formazione però, non

significa solo Master. Noi stiamo

attivando progetti, che misurano l’alta formazione anche in relazione all’utili-tà di quello che si fa. Abbiamo ricevuto risposte dalla dottoressa Dalla Ragio-ne, massima esponente in Italia sui di-sturbi del comportamento alimentare. Lei ha creato in Umbria, tra Perugia e Todi, alcuni centri di eccellenza con centri residenziali per ragazzi e ragazze affetti da disturbi del comportamento alimentare. Gli abbiamo proposto un Master in Sicilia su questa esperienza, loro sono riconosciuti dal Ministero come centro pilota per il contrasto ai disturbi del comportamento alimenta-re. Hanno manifestato disponibilità a lavorare con noi. Questa è alta forma-zione, ma lo è anche la possibilità per il Cefpas di organizzare i corsi per opera-tori socio sanitari, figure intermedie e importanti nella programmazione so-ciosanitaria che in Sicilia non ha fatto nessuno”. “Con l’Università di Palermo, stiamo lavorando su un corso per la qualità alimentare di prodotti come i grani

duri di Sicilia, da sviluppare anche per il miglioramento per la lotta a tumori, che parte dallo sfruttamento dei nostri grani tradizionali, come il Tuminìa, di qualità di gran lunga superiori ai grani e alle farine cartellinate. E’ una ricerca, con un protocollo tra Cefpas e Medici-na di Palermo”. Tornando al Campus universitario, il Cefpas potrà mettere a disposizione di Medicina il centro di simulazione

per l’emergenza e urgenza. Oggi è in funzione il Simos, un piccolo centro realizzato in economia, ma è in fase di ultimazione il centro di simulazione di livello europeo.“Noi avremo un centro di simulazione, lo apriremo insieme al Simos, per un Campus Europeo di Simulazione per la Gestione delle Emergenze - Urgen-ze e la gestione del Rischio Clinico, un esperimento importante, di rapporto

con l’Università”.“Questo – per il direttore Lomaglio - è il modello per andare avanti. Avere un rapporto con le Università, in partico-lare con Palermo, ma abbiamo progetti anche con Catania e Messina e anche con università a livello nazionale”.Secondo lei cosa vuole dire il sindaco Giovanni Ruvolo, quando dice “non commetteremo gli errori del passato”?“Non commettere gli errori del passato significa due cose. La prima è che si è

L’approfondimento

L’università va al CefpasIl presidente Angelo Lomaglio: “Entro gennaio il Campus universitario per essere credibili”

di Alberto Sardo

“Abbiamo l’esigenza di apparire credibili. Se ab-biamo detto che faremo il Campus universitario, adesso lo dobbiamo fare, e possiamo farlo entro gennaio”. Il Direttore del Cefpas, Angelo Loma-glio, sembra avere le idee chiare sui passaggi che porteranno alla creazione del Campus universita-rio a Caltanissetta. E il contributo del Cefpas viag-gia di pari passo con il lavoro messo in campo dal sindaco Giovanni Ruvolo sul campus bio medico, “naturale evoluzione del campus universitario”. Entro la fine di ottobre il consiglio direttivo del Consorzio universitario, varerà lo spostamento definitivo di tutti i sei anni del corso di Medicina “Hypatia” al Cefpas. Molto più che un semplice trasferimento. Si tratta del via libera, di fatto, al campus universitario. Innanzitutto perchè l’allo-cazione al Cefpas dell’intero corso di Medicina e Chirurgia di UniPA, coincide con l’indicazione di metodo: fare del Centro di Formazione uno degli attori della governance del Consorzio Universita-

Enti, istituzioni e Università per un progetto comune

Prende forma il progetto del Policlinico del Centro Sicilia

Il numero di immatricolazioni per il corso di Medicina di Caltanissetta sarà raddoppiato. Si aspira di raggiungere circa centosessanta unità

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vincenti solo se si fa rete e si aumenta la forza contrattuale mettendo assie-me realtà che da sole non avrebbero la stessa forza. La seconda è dare valore alle peculiarità, come il Cefpas, che è regionale, ma essendo qui rafforza il territorio”.“L’altro aspetto è allargare la base di chi è interessato al progetto universi-tario. Io insisto sul ruolo dei comuni, insieme alla Camera di Commercio, al Comune, Asp, Cefpas, devono es-serci i comuni e poi vedo benissimo la presenza dell’Irsap. Voglio ricordare che in questi incontri si è evidenziato come non ci sia discontinuità tra me-dicina e sviluppi in campo medico e sanitario e la presenza di ingegneria elettrica. Le biotecnologie e il loro svi-luppo sono un terreno comune, come la robotica. Noi usiamo veri e propri robot nel centro di simulazione. Quin-di la possibilità di collegamenti con le realtà produttive, nel distretto bio me-dico, può essere facilitata dalla presen-za dell’Irsap che è una struttura regio-nale che ha sede nel nostro territorio”.La Regione Siciliana cosa ne pensa?“L’assessore Lucia Borsellino è, insie-me al Governo, interessata al progetto del Campus bio medico. E’ ovvio che la Regione è soggetto fondamentale nella costruzione del campus biome-dico, che può anche essere realizzato come ‘distretto bio medico’ del cen-tro Sicilia. Tutto questo necessita di una presenza forte della Regione. E’ una presenza che la Regione inten-de esercitare con convinzione perchè alcune attività, che sono legate a un progetto culturale per le aree interne della Sicilia, contribuiscono a definire i ruoli dei territori in ambito regiona-le. Quindi una distribuzione dei ruoli e competenze nella Regione siciliana. Non possiamo pensare che tutto ven-ga realizzato nelle aree costiere o me-tropolitane, e questo penso che sia il pensiero della Borsellino e ci sono due segnali in questo senso”.Quali sono?“Il Cefpas per la prima volta è invitato istituzionalmente a far parte della con-ferenza dei Direttori Generali del Si-stema sanitario regionale con compiti di programmazione. Significa che vi è

riconoscimento del Governo del ruolo centrale del Cefpas nella programma-zione di percorsi e attività formative”. “Il Sant’Elia diventa il luogo dove sor-gono le divisioni cliniche. Questo si-gnifica sviluppo di competenze in un territorio in cui la ricerca e la forma-zione rendono favorevole l’innesto di attività produttive”.“Noi siamo vincenti se utilizziamo al meglio quello che abbiamo: l’Irsap, il Cefpas, l’Università, il Sant’Elia è uno degli ospedali di riferimento, un hub regionale nella definizione della pro-grammazione sanitaria, quindi questo va messo in rete e dobbiamo credere di più in noi stessi”. “Dobbiamo dare – conclude Angelo Lomaglio - questo messaggio di una classe dirigente che crede nelle potenzialità nostre, che sappia fare rete con l’Ateneo di Paler-

mo, con l’assessorato alla Salute, ma anche con le realtà produttive, da que-sto punto di vista sarebbe incompren-sibile non chiamare Confindustria a dare una mano a questo progetto”.“Un progetto che ha caratteristiche di sviluppo produttivo, nessuno pensi a un progetto di carattere assistenziale. Non pensiamo di mettere uffici, ma dobbiamo ragionare in termini di si-stema ampio e dinamiche che produ-cono sviluppo in Sicilia. Nei prossimi mesi organizzeremo percorsi formati-vi per veterinari e operatori di Tunisia e Marocco. Lo faremo al Cefpas per conto dell’assessorato alla Salute. Non dimentichiamo interventi che pensi-no ad aree vaste, ma guardino anche allo sviluppo di paesi importanti per esempio quelli del bacino del Medi-terraneo”.

Il sindaco sigla un’intesa con Architettura-Ingegneria della KoreIntesa tra Comune e Kore. Un la-boratorio di architettura in centro storico, ma il protocollo apre a fu-ture collaborazioni con l’università di Enna.

Un protocollo d’intesa che riguarda un laboratorio, ma che apre a future e forse più organiche collaborazioni tra il Comune di Caltanissetta e la facoltà di ingegneria e architettura dell’università Kore di Enna. E’ stato siglato il protocollo d’intesa che porterà a Caltanissetta gli stu-denti di architettura che seguiranno con la docente Maria Teresa Cam-pisi, un laboratorio di ricerca e re-stauro in centro storico, sia teorico che sul campo. “Si sono incontrati due percorsi convergenti. La nostra volontà di investire in centro storico e rivalutarlo, e dall’altra parte l’inte-resse sperimentale del corso di Lau-

rea”, ha detto il sindaco Giovanni Ruvolo in conferenza stampa, insie-me al preside di Architettura della Kore, Giovanni Tesoriere. Quest’ul-timo, però non ha nascosto le possi-

bili future collaborazioni, mettendo in luce la caratura europea dei labo-ratori di ingegneria.Nel protocollo sono definite le atti-vità che verranno espletate, l’aggior-namento e catalogazione del patri-monio del centro storico, finalizzato ai piani di conservazione urbana e quindi al piano regolatore. “Abbia-mo luoghi in abbandono da ripen-sare, per restituire spazi, altrimenti destinati all’oblio”, ha detto il sinda-co. “Il recupero dei centri storici – ha detto il preside di architettura e ingegneria, Tesoriere - è fondamen-tale per la qualità della vita del no-stre città”.

rio. “Al prossimo consiglio direttivo sarà mes-so all’ordine del giorno l’ingresso del Cefpas nell’assemblea dei soci”, ha detto recentemente il presidente del consorzio universitario Emilio Giammusso. Ma anche e soprattutto perchè il Cefpas ol-treché luogo, diventerà spazio in cui costruire il nuovo corso di Medicina, divenendo punto di riferimento e sede di laboratori specializza-ti, mensa per gli studenti, biblioteca, centro di simulazione e al contempo offrendo la residen-zialità con un padiglione adibito a studentato. Il tutto a fianco dell’ospedale Sant’Elia che potreb-be ospitare in futuro anche primari di deriva-zione universitaria. Che tutto questo sia l’inizio del campus universitario e guardi all’orizzonte del “Policlinico del Centro Sicilia”, non è più un mistero da tacere. Nell’immediato dovrebbero raddoppiare fino a 160 il numero delle iscrizioni che verranno

concesse a Caltanissetta dalla facoltà di Medici-na di Palermo (oggi sono 85 immatricolazioni).Il quadro in cui si svolge la partita è il tavolo tecnico sull’Università, nato su input del presi-dente del Consorzio, Emilio Giammusso, all’in-domani della prima delle due visite a Caltanis-setta del Rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla. Il tavolo ha già esitato alcune proposte in tal senso. “Non faremo gli errori del passato”, dice il sin-daco Giovanni Ruvolo sintetizzando l’esito del tavolo tecnico convocato dal consorzio alla presenza del Rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla con due argomenti in discus-sione. Il campus universitario e il campus bio-medico.Un tavolo che ha visto la partecipazione attiva degli attori chiamati a condividere una strategia futura per l’università a Caltanissetta, rilancian-done obiettivi e attività nel campo dello studio

della medicina e della ricerca bio medica. La Camera di Commercio, il Cefpas, l’Università, la facoltà di Medicina “Hypatia”,l’Asp 2, la Pro-vincia regionale e il Comune di Caltanissetta. L’orizzonte è il Campus biomedico e il “Di-stretto”, che allude e apre anche al ruolo delle imprese private del settore biomedico e bio tec-nologico.“Il primo passaggio per creare il campus bio medico è creare il campus universitario”, spiega il sindaco Ruvolo. “Quindi è necessario che al Cefpas vengano allocate tutte le attività didat-tiche sperimentali e attività formative attual-mente presenti a Caltanissetta. Da lì’ parte la seconda fase, raccordare questa presenza uni-versitaria in ambito sanitario e bio medico con le strutture cliniche che danno servizi sanitari sul territorio, come l’Ospedale Sant’Elia e tutta la rete ospedaliera collegata. Ed è importante in questo, il ruolo dell’Azienda sanitaria provin-

ciale e della Regione Sicilia (Assessorato alla Salute), che gestisce servizi sanitari”.“Io intanto parto da un presupposto fonda-mentale – spiega il Rettore di UniPA, Lagalla – Le istituzioni e i soggetti pubblici e priva-ti che stanno attorno a un progetto sono una ricchezza per il territorio, auspico e condivido una convergenza per ottimizzare e migliorare ulteriormente la qualità dell’attività universita-ria a Caltanissetta”. Lagalla prosegue: “E’ chiaro ed è evidente che normativamente l’Università ha un interlocutore privilegiato sul piano del rapporto istituzionale, e quell’interlocuzione per norma è il Consorzio universitario. Noi auspichiamo la più ampia convergenza dei sog-getti istituzionali della città”. Con queste parole il Rettore ha dato l’input all’iniziativa del presi-dente del Consorzio, Giammusso, che a stretto giro ha convocato e insediato il Tavolo Tecnico per il campus universitario a Caltanissetta.

Se prima era un tabù, oggi c’è chi comincia a rivelarlo a mezza bocca. Il policlinico del Centro Sicilia, però, è l’orizzonte finale verso cui orientare gli sforzi comuni di enti, istituzioni e università, a partire dal campus universitario al Cefpas

Il rapporto con l’Università da parte del Cefpas è naturale. Ma l’Alta formazione si misura anche con l’utilità dei progetti. A breve un master sui disturbi dell’alimentazione e un progetto per valorizzare le proprietà benefiche dei nostri grani

La sala mensa del CEFPAS

Roberto Lagalla, Rettore università di Palermo

L’accordo

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Politica & riflessioni romane

L’altro Matteo non teme rivali, confini, e latitudine. Spopo-la in tv, manco fosse Silvio

Berlusconi, e si prepara a guidare il centrodestra a trazione “lepeni-sta”. Ecco, nell’era del matteismo dilagante, nel senso di Renzi, e nel vuoto che Forza Italia sta lasciando dietro di sé, il giovane e attivissimo leader del Carroccio, l’altro Matteo (Salvini), ha messo piccole radi-ci persino al Sud. Proprio così. Da partito secessionista a sovranista. Al punto che un deputato nazionale come Angelo Attaguile, uomo di fi-ducia di Don Raffaele Lombardo, si lascia scappare in un colloquio con La Stampa: «Ma lei lo sa che a Bru-xelles l’unico che difende le arance rosse siciliane e il ciliegino di Vit-toria della concorrenza marocchi-na si chiama Matteo Salvini?». E la medesima domanda se la pone l’im-prenditore Domenico Furgiele di Lamezia Terme, che militava nella Destra di Storace e ora guida il movimento Territorio e Liber-tà. «Con Salvini c’è un sentimento di fratellan-za: lui è una persona genu-ina, vera. Quan-do è venuto a L a m e z i a per le E u r o -p e e , alla fine d e l l a cena si è alzato e ha pagato di tasca sua. Cosa che Storace non faceva mai. Sabato scorso a Mila-no - racconta Furgiele - avevamo

timore di aprire il nostro striscione con la scritta “Calabria per Salvini”. Quando lo abbiamo aperto c’è stata un’ovazione. Ormai meridionali e settentrionali hanno gli stessi obiet-tivi contro l’immigrazione e l’euro». Ecco perché Matteo ci prova ad al-largarsi al Sud, ma non vuole che si chiami Lega Sud. Del resto, in pas-sato ci provarono Bossi e Don Raf-faele Lombardo, ed entrambi falliro-no. «Questa è un’altra cosa», spiega il senatore Raffaele Volpi,  pontiere fra la galassia leghista e il mondo sudista. Il Capo del Carroccio ama chiamarla «Lega gemella»    e «sarà fatta da persone che provengono dal sindacato Ugl, da Forza Italia, e da tanti professionisti che voglio-no metterci la faccia». Tra gli altri hanno aderito alla Lega dei popoli il consigliere regionale sardo Marcel-lo Orrù, l’ex parlamentare Barbara Mannucci, Enrico Cavallari, ex as-sessore al personale della giunta ca-

pitolina, e p e r s i n o l’ex finia-no Silva-

no Moffa. «Oggi il cen-trodestra è in crisi - sbotta l’ex fedelissimo del presidente

della Camera -, una fase si è defini-tivamente chiusa. Salvini ha messo da parte l’opzione anti-nazionale  e secessioni sta per sposare un’idea di Europa dei popoli e il no all’euro. La fine del berlusconismo ha portato ad un renzismo dilagante, a un’omolo-gazione del pensiero incompatibile con la destra».  Infatti ai soggetti so-pracitati si aggiungono i cosiddetti traditi del Patto del Nazareno, per-sone che «avevano dei valori forti  e che sentivano il bisogno di ritrovare un riferimento politico e che ora l’hanno ritrovato nella Lega di Sal-vini». Così Salvini mette insieme in una strana melassa le parodistiche leghe meridionali con quelle venete e settentrionali, Calogero Sedara e il Commendator Zampetti, rimette le mani nella spazzatura della storia, e con i suoi capelli sempre arruffati, che non sono però la scapigliatura di Bossi, incarna la disperata e mar-ginale mostrificazione di un movi-mento politico che pure aveva avuto la sua fierissima grandeur. Circon-dato da forconi e neo fascisti, Sal-vini ingaggia una gara del “famolo

strano” con Beppe Grillo, tutto un grossolano rincorrersi a chi la spara più grossa, un concorso di bizzarie, con il tribuno barbuto che ha dalla sua le profezie di Ca-

saleggio, che dice “i clandestini vanno rispediti a casa”, “voglio

la visita medica obbligatoria per ogni immigra-

to”; mentre lui, Sal-vini, atti-vissimo, gli  con-t r a p -pone i

saluti r o -

mani, i pasticci con Marine Le Pen e la sua trasferta scozzese, nei gior-ni del referendunm secessionista, quando i militanti della Lega furono indirizzati da una sfilza contraddit-toria di inviti: prima ad Am-burgo, poi verso Stras-burgo, finché Salvi-ni non si accorse, al terzo tentativo, che la capitale della Scozia si chiama Edimburgo. Così oggi, nella Lega, c’è Maroni che guida la Lombardia, c’è Zaia, che governa il Veneto, c’è Tosi che amministra Verona e passeggia

per le vie Roma con sempre mag-giore frequenza, e po c’è Salvini, un po’ fascio e un po’ comunista, sinte-tizzerebbe lo scrittore Antonio Pen-nacchi. L’altro Matteo va in visita dal dittatore paranoico Kim Jong-un, assieme all’esimio senatore Antonio Razzi, e tornato in Italia racconta ai giornali felice: «La Corea del Nord è come la Svizzera». E insomma, se Bossi era potere vero in canottiera, lui, che dice chissà perché d’essere comunista e indossa la felpa “Viva Putin”, sembra invece l’ultimo stadio della Lega, l’ultimo spasmo violento di un mondo in tragicomica con-

correnza con i rutti di Grilli. E lo spettacolo diventa grottesco perché il centrodestra moderato resta im-mobile, non intende archiviare l’era berlusconiana. Raffaele Fitto, enfant prodige della generazione forzista, non valica i confini meridionali, e resta isolato dalle dame arcoriane, Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi. Angelino Alfano, ministro dell’Interno e leader del Ncd, pro-va a darsi un tono con l’operazione Mare Nostrum, ma ormai è un ro-

manocentrico da Palazzo che non sfonda lo schermo. Pierferdinando Casini democristianeggia accompa-gnato dal siciliano Giampiero D’A-lia, ex ministro in cerca di poltrona. Eppoi, in fondo alla lista c’è il solito Cavaliere. Silvio, l’inquilino di Villa San Mar-tino, fidanzato di Francesca, e padre adottivo di Dudù, si è consegnato all’ex sindaco di Firenze. E nei col-loqui riservati si lascia scappare che “morirà renziano”. Ecco perché im-pazza l’altro Matteo. Tutto chiaro, no?

@GiuseppeFalci

“Matteo Salvini tende a sbarcare in Meridione, ma non vuole che il nuovo soggetto politico si chiami Lega Sud

ha “voglia” di SudLa Lega

di Giuseppe Alberto Falci

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Divorzi, separazioni, femmi-nicidi, infanticidi, pedofilia, maltrattamenti, sequestri,

riduzione in schiavitù, induzione e sfruttamento della prostituzione, omicidi-suicidi, stalking, violenza sessuale. La gamma contemporanea dei disastri relazionali e soprattut-to dei delitti consumati tra le mura familiari è, purtroppo, la più ampia che si sia mai vista. Certo, forse una volta mancava il coraggio di de-nunciarli, di chiedere aiuto. E non c’erano gli odierni mezzi di comu-nicazione di massa per divulgare l’e-mergenza. Ma il quadro di famiglia che ne esce resta a tinte fosche, tru-culente e aberranti. E a renderlo an-

cora più cupo è una crisi economica perdurante che punisce le famiglie meno abbienti e riempie di insicu-rezza anche nel ceto medio e alto.Un fenomeno, un FattoGlobale non solo italiano che rimane nel totale disinteresse delle istituzioni e della politica. Una volta i partiti politici erano la voce della società, ma han-no perso qualsiasi capacità di coglie-re e interpretare i malesseri e i disagi sociali e provvedere per tempo, fer-mare questo disastro. Considerando che perdipiù la famiglia è il nucleo primario di ogni consorzio umano.Certamente affrontare un tema del genere non è semplice, ma restare indifferenti è peggio. Difficile per-ché si tratta di coinvolgere, toccare ed eventualmente provar a cambia-re diverse sensibilità: dai principi religiosi al diritto civile, dalla tutela dell’infanzia al ruolo della donna

nella società, che l’emancipazione ha complicato invece di semplifica-re, mettendole in bilico continuo tra carriera e famiglia. Per poi magari scoprire che il marito si è trovato una più spensierata. O con il rischio d’innamorarsi, di trovare rifugio e conforto fuori dalla famiglia.Ma per fortuna c’è chi ha preso a preoccuparsi del problema. Intanto rilevando l’entità del fenomeno sul piano degli orientamenti e delle ten-denze, quel prezioso Censis che il governo Renzi voleva chiudere e che invece da 50 anni (è nato nel 1964) registra puntualmente i mutamenti che attraversano la società italiana. «Dall’inizio della crisi l’Italia ha

“perso” oltre 62mila nuovi nati l’an-no. Il motivo principale del crollo delle nascite è la sensazione di in-certezza economica, diffusa soprat-tutto tra gli under 35, la fascia più esposta agli effetti della crisi», affer-ma il rapporto realizzato da Censis e Fondazione Ibsa sul “Diventare ge-nitori oggi” a fine settembre.Mentre il Vaticano per iniziativa di Papa Francesco ha convocato un Sinodo interamente dedicato alla famiglia i cui primi documenti ri-lasciati segnano una rottura rispetto al passato e un avvicinamento della Chiesa all’attualità delle mutazioni sociali. Prima definendo i divorziati risposati “parte della comunità cri-stiana che ha diritto di seguire il pro-prio pastore”. E cercando quindi una forma per benedire cristianamente le seconde unioni. E dopo aprendo agli omosessuali definendoli “per-

sone di qualità” che rappresentano “una risorsa per la Chiesa” e verso le cui unioni civili la Chiesa “non pone alcun ostacolo”. A dispetto del ministro dell’interno Angelino Alfano che li definisce “un pericolo per l’ordine pubblico” nella circola-re inviata ai Prefetti in cui chiede di cancellare i matrimoni gay contratti all’estero e registrati in Italia.Ancor più significativa, seppur limi-tata, l’apertura del mondo ebraico maschile, verso una famiglia e una so-cietà organizzata intorno alla donna (vedi IlFattoGlobale di Marzo 2013: Donne sull’orlo di una rivoluzione globale). Nella rilettura in chiave fem-minile delle sacre scritture un rabbino

americano editorialista del New York Times, Rabbi Shumuley Boatech so-stiene che “l’orgasmo è un diritto del-la donna e darle piacere è un dovere dell’uomo”, almeno di quello ebreo osservante.Insomma come al solito manca sem-pre la politica. E quindi il Diritto Ci-vile, che a parte il divorzio breve non propone altre forme di unione rispet-to al matrimonio. Magari più morbi-de, più aperte, meno conflittuali, che evitino ai coniugi di vivere il ma-trimonio come una gabbia. Aprire la famiglia, renderla più inclusiva, invece di chiuderla o distruggerla. Soluzione che in un periodo di crisi economica può sembrare assurda ma è invece quella giusta nella misura in cui innesca solidarietà e collabora-zione. Di quella solidarietà femmi-nile ormai quasi del tutto travolta dal relativismo individualista.

di Rino del Sarto

AVVISI LEGALI

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Avviso di Vendita Immobiliare N. 27/2000 R. Es.

Il Professionista delegato, Avvocato Benedetto Luca Dalù con studio in Cal-tanissetta Piazza Europa n.6, avvisa della vendita senza incanto del seguente bene immobile di cui all’espropriazione n.27/2000 R. Es.Lotto 1): Appartamento per civile abitazione in Sommatino nella via Regina Margherita n.223 composto da due vani utili a piano terra oltre corridoio ba-gno e cucina e ripostiglio con una superficie lorda di mq.97; al CU al foglio 11 part.lla 936 sub 1, cat A/4, piano T; Prezzo base d’asta € 40.740,00.La vendita senza incanto è fissata per il giorno 14 novembre 2014 alle ore 19,00 e segg; l’eventuale vendita con incanto è fissata il giorno 21 novembre 2014 ore 19,00 e segg.;Avviso di vendita contenente modalità di partecipazione, CTU di stima e or-dinanza di delega sono visionabili sul sito internet www.astegiudiziarie.it. e www.asteimmobili.it , per informazioni rivolgersi presso lo studio del Profes-sionista delegato in Caltanissetta Piazza Europa n.6 Tel. 0934/20268.

Il Professionista delegato Avv. Benedetto Luca Dalù

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione Immobiliare N.11/2011 R.G. E.

Lotto 1: appartamento in Caltanissetta Viale Amedeo 126, sito al p. seminter-rato, della sup. lorda di mq 46, composto da un disimpegno, due vani, un cuci-nino, un bagno (da demolire in quanto abusivo) e un terrazzo. Lotto 2: appez-zamento di terreno agricolo in Caltanissetta C/da Difesa, della sup. catastale di ha 01.29.07, in pendenza da nord-est verso sud-est e ricadente in zona EF5 “Parco territoriale agricolo naturalistico”. Vendita senza incanto: 18/12/2014 ore 9.00 innanzi al professionista delegato Avv. Fabio Gallo presso lo studio in Caltanissetta, Via Malta n. 39. Prezzo base lotto uno: Euro 19.335,94; in caso di gara aumento minimo Euro 2.000,00. Prezzo base lotto due : Euro 8.493,75; in caso di gara aumento minimo Euro 1.000,00. Eventuale vendita con incan-to: 28/12/2014 ore 9.00 c/o il suddetto studio, ciascuno dei lotti al prezzo base e con l’aumento minimo sopra indicati. Deposito offerte e/o domande entro le ore 12 del giorno precedente le vendite c/o il suddetto studio. Maggiori info c/o il delegato nonché custode giudiziario tel. 3331652646 e su www.astegiu-diziarie.it. (Cod. A243412, A243413).

TRIBUNALE DI CALTANISETTAEspropriazione immobiliare n.107/2011 R.G.E.

Il cancelliere rende noto che all’udienza del 19/11/2014 alle ore 12,30 nella sala delle pubbliche udienze di questo Tribunale, avanti al Giudice dell’esecuzione, avrà luogo l’esame delle offerte di acquisto, ai sensi dell’art.572 c.p.c., ovvero la gara sulle medesime, se superiori a una; all’udienza del 3/12/2014 alle ore 12,30 la vendita ai pubblici incanti dei seguenti beni immobili, siti in Mus-someli, c.da Castelluccio: a) appezzamento di terreno di sagoma irregolare, acclive, non coltivato, esteso, esclusa l’area occupata dai fabbricati, mq.1070; b) insistenti due corpi di fabbrica uno di mq. (6,30 x 4,60) con un servizio di mq. (2,10 x 2,10) e un altro di mq.10 entrambi prospicienti su una corte comune ov’é presente une cisterna interrata in cemento armato. Censiti, il terreno, nel catasto terreni del comune di Mussomeli, foglio 15, particelle 216 (vigneto, classe 2, are 4.00), 221 (vigneto, classe 3, are 1.60), 1242 (seminativo, classe 3, are 2.00) e al catasto dei fabbricati, foglio 15, particella 160 sub.2, aree urbana e i fabbricati, foglio 15 particella 913 p.t., cat.A/4, cI.1, vani 2, rendita catastale €.60,64. Con tutti i diritti, dipendenze, pertinenze, accessori e servitù attive e passive legalmente costituite. II prezzo base per il lotto unico è di €.25.725,00; offerta minima in aumento €.1.000,00. Quanto alla vendita senza incanto, a norma dell’art.571 c.p.c., ogni offerente dovrà presentare nella cancelleria dichiarazione in bollo, contenente l’indi-cazione del prezzo, del tempo e modo del pagamento e ogni altro elemento utile alla valutazione dell’offerta, che non è efficace a) se perviene oltre le ore 12.00 del giorno precedente alla vendita; b) se è inferiore al prezzo come sopra determinato; c) se l’offerente non presta cauzione, a mezzo assegno circolare non trasferibile intestato alla procedura esecutiva in misura non inferiore al decimo del prezzo proposto; l’offerta è irrevocabile salvo che 1) il giudice or-dini l’incanto; 2) siano decorsi 120 giorni dalla sua presentazione senza che sia stata accolta. L’offerta dev’essere depositata in busta chiusa all’esterno della quale sono anno-tati, a cura del cancelliere, il nome, previa identificazione di chi materialmente provvede al deposito, il nome del giudice dell’esecuzione e la data dell’udienza fissata per l’esame delle offerte; l’assegno circolare per cauzione dev’essere inse-rito nella busta; le buste sono aperte all’udienza fissata per l’esame delle offerte alla presenza degli offerenti.Quanto all’eventuale successiva vendita agli incanti, essa deve aver luogo al prezzo e con offerte in aumento non inferiori a quanto sopra indicato, con presentazione delle relative istanze di partecipazione agli incanti (mediante domanda in bollo vigente) in questa cancelleria entro le ore 12,00 del giorno precedente a quello stabilito per l’incanto, con versamento contestuale della cauzione (e in conto prezzo di aggiudicazione) in ragione di un decimo del prezzo base d’asta suddetto, a mezzo assegno circolare non trasferibile inte-state alla procedura. I beni vengono posti in vendita nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano, così come identificati, descritti e valutati dall’esperto in seno alla relazione agli atti. L’aggiudicatario dovrà versare la differenza del prezzo (detratta la cauzio-ne di cui sopra) oltre oneri, diritti e spese di vendita per la registrazione e la trascrizione del decreto di trasferimento (pena la revoca dell’aggiudicazione) entro un termine massimo di 60 giorni dalla data di aggiudicazione; in man-canza, si provvederà a norma dell’art.587 c.p.c.Maggiori informazioni, anche relative alle generalità del debitore, possono es-sere fornite dalla cancelleria (ov’é possibile visionare la perizia di stima)

Caltanissetta 25.9.2014 Il Funzionario

La famiglia“nuova”femminileapertae solidale

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Poesia in “divisa”l’amore declinato con Passo Svelto

Versi secchi, senza rime. Af-fannose sequenze verbali, montate come immagini

che raccontano la natura inquieta dei sentimenti. Soprattutto l’amore e le sue contraddizioni, il tempo, l’esistenza. Le poesie di Marilina Giaquinta, poliziotta di professio-ne (dirigente della Polizia di Stato presso la Questura etnea), catane-se con un trascorso tutto nisseno, danno conto di un interessante e non scontato lavoro artigianale sulle parole. Parole d’amore: quel-lo che, coi suoi passi svelti, forse troppo svelti, dovrebbe scandire il tempo della vita; e che invece scap-

pa via senza un senso, senza ordi-ne. L’autrice – questa silloge edita da Le Farfalle di Angelo Scandurra rappresenta il suo debutto lettera-rio – esprime la complessità del tema attraverso un esperimento di scrittura ironica e irrequieta, che privilegia la sonorità dei sostan-tivi, degli aggettivi e delle forme verbali. Non manca l’omaggio alla sua terra, nell’impasto raffinato di parole che non disdegna di utiliz-zare – qua e là, ma senza esagera-zioni – vocaboli dialettali. Insom-ma, sembra proprio la lingua il senso della verità sconclusionata dell’amore. E nel parlare d’amore, e di poesia, Marilina parla innan-zitutto di se stessa. E racconta ai lettori del Fatto Nisseno il periodo trascorso a Caltanissetta alla fine degli anni Ottanta. “Fui aggregata presso la questura nissena – dice - perché in quegli anni si celebra-rono i maxi processi per la strage di Pizzolungo (attentato al giudi-ce Carlo Palermo) e per l’assassi-nio del giudice Ciaccio Montalto.

Mi occupavo dei servizi di ordine pubblico predi-sposti presso il palazzo di giustizia. Cal-t a n i s s e t t a – continua - era una parte della Sicilia a me anco-ra sconosciuta. Ho incon-trato persone che ancora mi porto nella memoria del cuore. Nel tem-po libero giravo per la campagna, per cogliere a pieno sguardo le ondulazioni citrine di un pae-

saggio scabro e solitario che non mi era uso, io nata e vissuta con il mare d’intorno. Ricordo che di fronte al palazzo di giustizia c’era la libreria Sciascia, dove compravo tutti i miei libri e dove mi piaceva trattenermi a parlare di letteratu-ra, scambiare gusti e impressioni”. Nissa ha fama di città noiosa. Dica la verità, si è annoiata anche lei? “No, non mi sono annoiata, io ero in continua esplorazione. Avevo una specie di curiosità bambina: gli accenti, il dialetto, i dolci, le abitudini, tutto diverso ed io mai sazia di cogliere ogni aspetto di questa differenza. Ricordo storie sulle miniere, di fatica innocente e dannata. I ricordi hanno sempre un colore quando cerchi di rive-derli”. E che colore è Caltanisset-ta? “È il giallo arenario della sua pietra, è il colore profumato delle paste dei suoi bar, il rosso conci-tato delle chiacchiere per strada, il grigio della strada dritta e uguale che correva la mattina da Catania, è il bianco della neve di dicembre

che erano anni che non cadeva, e il silenzio azzurro della sera che scende quieta e addormenta. Bei ricordi”. A proposito di noia, che cos’è per lei? “Forse la rinuncia alla conoscenza delle cose, una suppo-nente sazietà di aver tutto veduto e tutto vissuto. Ma chi sa di non sapere non si annoia mai, è avido di conoscenza di luoghi, di perso-ne, di cose, di sensazioni, di idee, di scoperte, insomma di vita e di tempo. Di quello si ha gran conto nelle piccole realtà”. Perché? “Per-ché nelle città dell’uomo c’è sempre tempo: per bere un caffè e ritrovare l’amico perduto, per chiedere e sa-pere dei fatti accaduti mentre non c’eravamo, per far visita e condivi-dere il dolore di un lutto, per sfida-re in una partita cruciale la squa-

dra del cuore, per far brindisi in rima seduti ad una ta-

vola dove si sta stretti e uniti, per comprare

la spesa e scambiarsi i saluti ai figlioli che sono

andati via, per vivere sen-za la fretta dello sfaccen-

dio del giorno. Ho sentito che nelle metropoli come

Parigi o New York si sceglie la casa dove abitare in base a

quello che offre il quartiere e le sue botteghe e alla tranquil-

lità del posto. In fondo, le me-tropoli sono uno strano, infinito,

concentrico insieme di paesi che si includono l’un l’altro”. Ma cos’è per lei il tempo? “Un orizzonte, come quello del mare: ogni volta che sembra vicino, si allontana sempre di più e non riesci a raggiungerlo. Eppure senza orizzonte non ci sa-rebbe il mare. Il tempo della vita è

l’orizzonte del mare: non bisogna inseguirlo, ma navigarci dentro, cercando di scampare, in qualche modo”.Torniamo all’amore. La provincia ne facilita o ne ostacola l’esplosio-ne? “Pare che l’amore soffra della stessa sorte della poesia: mi sento ripetere che a nessuno interessa la poesia, che nessuno più la legge e che nessuno più la vuole. Come l’amore. Sentimento che somiglia tanto a quegli esseri mitologici di cui tutti narrano ma che nessuno ha mai visto e nessuno sa come sono fatti. E invece vedo ognigiorno di più (anche dai commen-ti che giungono sul mio libro) che l’amore è la leva di Archimede che solleva il mondo”. L’amore per la poesia influenza il suo lavoro di

poliziotta? “Non so. Posso dire cosa hanno detto gli altri dopo aver letto le mie poesie: si sono stupiti - e non poco - perché non avrebbero mai creduto che dietro la donna che sul lavoro è inflessi-bile, ferma e assertiva, quasi “mu-scolare”, cui è chiesto di dare rispo-ste precise e immediate e ordini chiari quando per strada ci sono importanti manifestazioni, che fa un lavoro “maschile” come quello del poliziotto insomma, potesse celarsi un animo sensibile capace di sentimenti forti e delicati”. Una contraddizione? “Direi di no: non puoi fare il poliziotto senza essere sensibile, empatico, introspetti-vo, visionario. Amo il mio lavoro come amo la poesia ed entrambi li affronto con lo stesso animo, credo. Non credo di essere dura e ferma sul lavoro, come mi vedo-no gli altri, ad esempio: credo nel

mio lavoro e nel sintagma di valori che ho costruito - spesso dolorosa-mente - nel corso della mia vita e li porto avanti anche nel mio lavoro, con passione. Forse le passioni non si nutrono di compromessi, no?”. Un augurio. “La Poesia è Viva. Viva la Poesia”.

di Salvatore Falzone

L’autrice è al suo debutto letterario conquesta silloge editada Le Farfalle diAngelo Scandurra

“La poliziotta catanese MarilinaGiaquinta ha, per anni, prestatoservizio presso la Questura diCaltanissetta, città che ama

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Il mestiere del sindaco al tempo del-la crisi non è esattamente l’ideale. Tante responsabilità (a volte anche

troppe), altrettante critiche (spesso gratuite), pochi meriti e, soprattutto, piccole e grandi rogne. Senza contare che bisogna fare i conti con i costi della politica, con le tasse comunali e con cit-tadini che, esasperati da tempi sempre più grami, si lamentano di tutto e non sono mai contenti di quanto gli am-ministratori riescono a fare con le loro politiche sempre più austere per man-canza di fondi. Se poi a tutto questo si aggiunge che i Governi centrali dimi-nuiscono drasticamente i trasferimen-ti e che spesso i primi a scendere dal carro sono quasi sempre gli amici ed alleati che prima l’avevano sostenuto, si comprende come oggi fare il sindaco equivalga a quella che gli inglesi sono soliti definire “mission impossibile”. Insomma, se uno da grande sogna di fare il primo cittadino, con i tempi che corrono, ammesso ne abbia capacità e possibilità, forse è meglio rinviare il tutto a tempi migliori. In un simile sce-nario, tuttavia, c’è anche chi, il ruolo del sindaco, lo interpreta in maniera nuo-va, diversa rispetto ai soliti stereotipi consunti e superati della vecchia poli-tica. Giampiero Modaffari, in questo senso, non sembra avere avversari. Il suo essere sindaco è un procedere quo-tidiano che, senza mai sottrarsi alla co-municazione, appare improntato alla semplicità e spontaneità. Un racconto che trova uno dei suoi scenari in quel gran contenitore di idee, sensazioni, emozioni e notizie chiamato facebo-ok. Uno strumento che il sindaco di San Cataldo utilizza per comunicare in maniera immediata e spontanea con i suoi cittadini. Un modo innovativo di comunicare, certamente figlio dei tempi, che sfugge, anche qui, ai soliti schemi triti e ritriti di comunicati uf-ficiali di tempi andati quando parole pomposamente misurate erano tese a

comporre contenuti pieni di vuoto. I post di Giampiero Modaffari, invece, sono “pieni” perché immediati, parole che vanno dritte ai fatti. Parole che in tanti leggono a San Cataldo. Gli stu-denti come i politici di parte avversa, gli amici come coloro che non condi-vidono le sue idee, i disoccupati come coloro che lavorano, le persone ricche come quelle che non lo sono: tutti han-no la possibilità, seguendo quei post, di conoscere l’attività dell’amministrazio-ne comunale con un linguaggio spon-taneo e immediato. Dal sopralluogo ai siti minerari a quelli nel centro storico, dalla passeggiata per la pace alla sem-plice visita in una scuola. Per Giampie-ro Modaffari è giusto che i sancataldesi sappiano cosa fa il loro sindaco. Non mancano post come quelli nei quali annuncia lo sblocco del finanziamento di opere pubbliche come la riqualifica-zione del quartiere di Santa Germana o quelli in cui parla dell’attività portata avanti sul fronte della salute e del di-ritto dei cittadini a poter usufruire di servizi medico – sanitari adeguati nel proprio territorio. Ci sono poi post in

cui ci sono foto che immortalano sem-plici cittadini, ma anche professionisti impegnati a sistemare pezzi rotti di un parco giochi prima in stato di abban-dono che è stato possibile recuperare grazie all’azione di volontariato dell’a-mico o della ditta che ha offerto il ma-teriale, il tempo e l’opera per sistemarli. E c’è anche il cittadino che il giorno prima chiede di sistemare il marcia-

piede di una via del centro storico e il giorno dopo il sindaco comunica allo stesso cittadino che quel marciapiede è stato sistemato grazie all’opera gratuita di una ditta edile. Piccoli gesti, piccole parole, piccole cose che tuttavia fanno grande una comunità. C’è anche il cit-tadino che segnala il guasto all’orologio della chiesa e il sindaco che, immedia-tamente, si attiva per risolverlo. E’ un dialogo costante che va al di la della semplice e sola esperienza elettorale, quella tra lui e i cittadini. Il tutto sen-za mai perdere di vista la rivitalizza-zione di quel centro storico che, per la sua amministrazione, rappresenta

una scommessa da vincere. Anche la rinascita di una piccola villetta per lui è un evento da raccontare ai cittadini, così come la derattizzazione e la disin-fezione del centro abitato. E non man-ca nemmeno il Giampiero Modaffari sportivo che partecipa a partite ami-chevoli o che promuove eventi benefi-ci. Ogni evento è il piccolo tassello di quel grande mosaico che è la sua espe-rienza amministrativa. Dietro ogni evento, tuttavia, c’è impegno, presenza, continuità e volontà di portare avanti il progetto per il quale si è stati eletti. Una esperienza nella quale Giampiero Modaffari sta mettendo tutto se stesso. Dal tempo alle sue competenze, dalla sua umanità al suo modo di essere e di porsi con tutti ed ognuno. Un compito non facile che, tuttavia, riesce a svolge-re con estrema naturalezza e sponta-neità. Come quando si “arma” dei suoi stessi attrezzi da lavoro per andare ad effettuare i rilievi tecnici alla zona in cui è destinato a nascere il parco urba-no “Achille Carusi”. Lo si vede prendere misure e rilevare distanze con l’entusia-smo di chi sente di voler fare qualcosa per la sua comunità prima che per se stesso. Il tutto, ovviamente, a titolo gra-tuito, e non per una sola mezza giorna-ta. E i cittadini apprezzano il loro sin-daco tutto dire e tutto fare. Si, perché il loro non è solo il sindaco tutto dire,

Giampiero ModaffariFatti & San Cataldo

“I miei primi 100 giorni”

Junior

cettina bivonaCaltanissetta

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ma al dire fa corrispondere il fare. E’ un sindaco che dice quello che fa e fa quel-lo che dice. A parole sembra quasi un gioco, ma quando si deve poi passare ai fatti, non è facile riuscire a far qua-drare ciò che si dice con ciò che si fa.

Giampiero Modaffari lo dice e lo fa in maniera schietta, senza tanti peli sulla lingua, dando del tu alle parole come ai fatti, senza paura di scheletri nell’ar-madio. Alla fine, le sue scelte potranno essere condivisibili o meno, ma questo rientra nell’ambito di quella democra-zia che resta l’unica in grado di garanti-re la pacifica convivenza di punti di vi-sta o parti politiche opposte. Oggi San Cataldo si specchia nel suo sindaco, si confronta, si propone, si appropria

di un nuovo modo di essere comuni-tà. E lo fa a partire dalle piccole cose, dai piccoli gesti, dalle piccole azioni di volontariato, ma anche dalla stessa dia-lettica politica, genuina espressione di pensarla diversamente su qualcosa ma

sempre avendo come unico obiettivo il benessere della comunità in cui si vive. Oggi San Cataldo ritrova nelle paro-le e nei gesti di Giampiero Modaffari la sua sancataldesità, piccoli e grandi gesti, parole e fatti di una comunità che, proprio in questo modo nuovo di comunicare e di proporsi, scopre un modo nuovo di viversi e di essere. La sua politica, il suo stesso amministrare potranno piacere o meno, potranno star bene a qualcuno e meno bene ad altri, ma il suo essere sindaco a partire dal recupero del dialogo e del confron-to con tutti ed ognuno rappresenta un aspetto qualificante del suo essere sin-daco. Alla fine, se dopo pochi mesi forse è ancora presto per fare un bilan-cio di questa sua prima fase di ammi-nistrazione, su una cosa sembra aver già raggiunto un primo importante obiettivo: essere riuscito a coinvolgere tanti cittadini in una idea nuova, attiva e propositiva, di comunità.

Tra gli stand della Fiera di Ottobre ce n’era uno che ha destato non poca curio-

sità. Collocato ad angolo nel nuo-vo Piazzale degli Eroi, era uno stand sul quale campeggiava la scritta “Gazebo della Solidarietà”, con un banchetto pieno di gio-cattoli di vario tipo. Organizzata dagli imprenditori Ignazio Pirre-ra, Salvatore Riggi e Marco Sapo-rito, si è trattata di una raccolta di giocattoli durante la Fiera di Ot-tobre, da redistribuire a famiglie con gravi difficoltà economiche, in grado così di poter regalare ai propri piccoli un momento di al-legria e serenità nel periodo del-la commemorazione dei defunti il 2 Novembre.L’ini-z i a -t i v a sem-b r a avere riscos-so un notevo-le suc-c e s s o , con non meno di 150 gio-c a t t o l i r a c c o l t i . Una ini-ziativa che si distingue per la sua particolarità. Ma se, da un canto, è l’enne-sima cartina di t o r n a -sole di una realtà economica che ha visto aumentare le fasce dei più indigenti, dall’altra ci racconta una Città che da più parti sembra avere riscoperto un “senso di co-munità” che l’aveva caratterizzata nel passato e sembrava perduto.Da qualche mese, infatti, non si contano più le iniziative di liberi cittadini, imprenditori, negozian-ti, che offrono qualcosa alla pro-

pria Città, rigidamente a titolo gratuito. È di qualche giorno fa, per esempio, la sistemazione di alcune basole in Via Garibaldi, tra l’altro poche ore dopo avere ricevuto segnalazione da parte di alcuni cittadini su Facebook; così come i fratelli Vecchio stanno portando a termine il ripristino di una struttura in legno nel parco giochi di via Mimiani (nel quale, tra l’altro, è installata una giostra donata da un’azienda che è voluta rimanere anonima); ed è di pochi giorni fa l’inaugurazione del mo-numento “Emblema” all’ingres-so della Città, donato dalla “Associazio-

ne Amici dell’Aquilone”. Per la

semplice elencazione non basterebbe un articolo: do-nazione di generi alimentari, il-luminazioni, piccole opere di manutenzione che non sarebbe stato possibile fare altrimenti. Tra gli altri, anche l’Amministra-zione partecipa: tra i più visibili, i rilievi per il parco urbano in contrada “Achille Carusi” fatti dallo stesso Sindaco Giampiero Modaffari, o la relazione geo-

logica dell’assessore Angelo La Rosa per l’area sita nel quartiere di Santa Maria di Nazareth, desti-nata alla realizzazione di un’area di ammassamento e ricovero fi-nanziata dalla Protezione Civile.I primo cittadino sancataldese afferma: “In tempo di crisi, la ricchezza che rimane è compo-sta da tempo e volontà”. La Città di San Cataldo sta riscoprendo la voglia di essere comunità, di es-sere partecipi della vita cittadina, abbandonando (almeno per un po’) l’abitudine tutta siciliana di l a m e n - tarsi sempre

e comunque senza alza-re mai un dito per si-stemare le cose, vi-vendo in una pas-s i v i t à o r m a i i n a c -ce t t a-b i l e .L à dove i go-ver-n i d i -

ventano ciechi e avidi, il cittadino può riscoprire la possibilità di avere un rappor-to sano e corretto col proprio territorio: ben sapendo che ogni minuto speso per la propria Città porta benefici a lungo termine. Il futuro di una realtà picco-la come quella di San Cataldo sembra passare da questo per-corso di sostegno reciproco, un sussidio costante, la redi-stribuzione di “tempo e vo-lontà”, in qualche caso anche di una disponibilità economi-ca più fortunata di tante altre.

San Cataldoe la voglia di essere comunità

Il sindaco tutto dire e tutto fare con l’obiettivo di promuovere un nuovo mododi essere e vivere la città

Ogni evento è un piccolo tassello di quelgrande mosaico che èla sua esperienzaamministrativa

Solidarietà

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La carica dei mille pezzi, senza scomodare le garibaldine me-morie, che vorrebbero dar vita

ad un museo fotografico a Caltanis-setta che potrebbe essere il secondo in Italia e che invece non vede la “luce”. La storia, anzi per rimanere in tema, l’istantanea che raccontiamo in questa pagina, è un classico alla nis-sena in cui convivono, un’eccellenza assoluta e l’atavica ignavia, accom-pagnata dall’immancabile indolenza, che alberga malevola nelle vie della città alle pendici del Redentore.Vincenzo Marcè, è un valente foto-grafo, figlio d’arte, che possiede una collezione unica in Italia, di oltre mille pezzi: cin-quecento macchine fotografiche e un numero equiva-lente di accessori e attrezzature corre-late. Valore tecni-co, artistico, storico ed anche economi-co rilevantissimo. Il suo sogno è, da anni, quello di aprire un museo a Cal-tanissetta: rendere la

sua “amata” collezione patri-monio della città, donarle il giusto risalto; potenzial-mente stiamo par-lando di un museo che avrebbe le carte in regola per essere il secondo in Italia. Marcè nel 2000 è sta-to ospite a Brescia del Museo Nazionale della Fotografia, fondato nel 1953, che si trova in via San Faustino e contiene circa 8.000 reperti pre-ziosi di macchine foto-grafiche; durante la sua visita, la direzione del

museo bresciano si congratulò con lui per la collezione, mostrandosi fat-tivamente propensa ad una collabo-razione attiva nel caso in cui si fosse aperto il museo nel capoluogo nisse-no, palesando anche la disponibilità a cedere i doppioni dei propri pezzi.A questo punto viene fuori la vena-tura kafkiana della vicenda, perché Marcè ha bussato alle porte di varie Amministrazioni ed Enti, sempre con il medesimo risultato: nulla, di fatto, nonostante si parlasse di una collezione preziosa e della possibili-tà di aprire a Caltanissetta un museo “unico”. Lui ha sempre evidenziato l’intenzione di mettere a disposizio-

ne gratuitamente la sua collezione.“Ne ho parlato con Ruvolo prima

delle elezioni. Era piacevolmen-te sorpreso ed esterrefatto, mi disse che ne avremmo dovuto riparlare, ma nessuno si è fatto più sentire. Ne ho parlato con tutti i sindaci da Mancuso in poi. Circa tre settimane fa mi sono rivolto a Emilio Giam-

musso, presidente del consorzio

universitario, che si è detto disponibi-le a concedermi l’uso, per una mostra temporanea, dei locali della Casa del-lo Studente in via San Domenico, ma aspettava l’abitabilità.”Ripercorriamo la strada della crea-

zione di questa incredibile collezio-ne. “Iniziò mio padre Angelo Marcè, che nel 1948 girava i paesi dell’en-troterra nissena proponendo gli in gradimenti; era un artigiano della fotografia. Erano tempi particolari, le persone pagavano non solo con dena-ro, ma anche con ricotta, carne, uova, formaggio, oro. Poi nel 1952 aprì il suo negozio, all’inizio di corso Um-berto. Ha anche lavorato al Giornale di Sicilia di Caltanissetta; ne è stato il fotografo ufficiale per 25 anni, sino gli

inizi degli anni ottanta. Mi ha lasciato una ventina di pezzi, tra i più belli in assoluto”.Il sogno sempre essere posto in cima ad una salita troppo irta, impercorri-bile, che potrebbe fiaccare la volontà

dell’infaticabile Vincenzo: lui non molla nonostante le difficoltà. Un dato sia utile per far capire l’ampiezza del progetto: occorre una sala espo-sitiva, considerato l’elevato nume-ro dei pezzi, di almeno cinquemila

metri quadrati. Ecco perché Marcè ha avuto un’idea, intanto, per inizia-re a far conoscere la sua collezione al grande pubblico. Realizzare una sorta di apertura lampo, una “demo”, con circa cento macchine e in questa

direzione ha opera-to, contattando an-che don Antonio Lo Vetere, della chiesa di san Domenico, per avere una sala, anche se dalle dimensioni ridotte.Racconta la

sua storia con grande passione, sfoglia

ripetutamente un voluminoso libro che contiene le foto di tutti i pezzi del-la collezione che, per il grande valo-re, tiene nascosta in un luogo segreto. Accanto a lui, l’amico Salvatore Irul-lo, che lo sostiene e collabora nell’im-presa titanica di riuscire a dare vita al sogno. Una bella notizia rischiara una storia dai contorni cupi e tristi. “Il responsabile del Museo Archeologi-co Regionale di Caltanissetta si è deci-so di fare la mostra temporanea delle macchine fotografiche antiche della mia collezione dal 15 dicembre al 30

gennaio. La notizia è però subordina-ta all’approvazione dell’Assessorato ai beni culturali delle Regione”. Speriamo che questo sia un auspicio favorevole per Vincenzo Marcè, l’ini-zio di una strada percorribile che lo possa portare a realizzare il suo so-gno, possibilmente aiutato dall’Am-ministrazione, perché non sfruttare una collezione di questa importanza e non creare un Museo che sarebbe unico da Roma in giù, rappresen-terebbe l’ennesima sconfitta di un territorio che si sta assuefacendo all’insuccesso: una rotta perdente che dobbiamo iniziare a invertire.

La raccolta è stata iniziata da Angelo Marcè,padre di Vincenzo: messi assieme 1000 pezzi. Passione che racconta la storia della fotografia

La rara collezione di un fotografo nissenonon trova sistemazione

A.A.A

di Donatello Polizzi

Sopra Vincenzo Marcé nel suo studio di Piazza Girgenti.A destra due pezzi pregiati della sua collezione: una Fiammetta prodot-ta dalla F.I.A.M.M.A. di Firenze negli anni 30. Apparecchio di tipo box prodotto per uso amatoriale; a seguire una Lanchaster & Son Mod. Special Istantograf 1892, fotocamera in legno e ottone.

Vincenzo Marcé con una Busch Pressman 1928–1947 Series D. /D�PDFFKLQD�IRWRJUD¿FD�GHL�IRWRUH-SRUWHU�DPHULFDQL�H�IRWRJUD¿�PLOLWDUL�US Navy e US Marine Corps pre-sente su tutti i teatri di guerra del VHFRQGR�FRQÀLWWR�PRQGLDOH�In bianco e nero il papà Angelo QHO�VXR�VWXGLR�IRWRJUD¿FR�GL�&RUVR�Umberto

cercasi museo

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Una doppietta di riconosci-menti senza uguali in pro-vincia che attirano turisti

da tutto il mondo, nuove tecnologie incastonate tra rocce e antichi quar-tieri, la raccolta differenziata e la caparbietà di una comunità aggrap-pata alla sua montagna. «È proprio per la nostra testardaggine che a noi suteresi ci chiamano testa di issu (te-sta di gesso)», esordisce Giuseppe Grizzanti, medico igienista, 60 anni, sposato e con due figli universitari, ospitando IlFattoNisseno nel suo uf-ficio di Sindaco affacciato sulla piaz-zetta-belvedere con il Municipio e la Chiesa Madre. Ma i problemi non mancano neanche a Sutera.Cominciamo dalle cose belle, come è arrivata la bandiera del “Borgo più bello d’Italia”?

A noi la notizia è arrivata solo alla fine del procedimento previsto per l’inserimento nella lista dei Borghi più belli d’Italia del nostro quartiere più antico, il Ràbato. Quando l’Asso-ciazione che cura questa lista ha con-tattato il nostro assessore al Territo-rio Nino Pardi. Poi abbiamo saputo di essere stati monitorati per diverso tempo e di aver ricevuto anche delle visite in incognito.

Qual è il significato di questo rico-noscimento?Oltre alla soddisfazione, all’orgoglio direi, che si aggiunge a quello di es-sere già da tempo Bandiera Arancio-ne del Touring Club Italiano, questo riconoscimento premia l’impegno nella conservazione del Ràbato, te-atro ad esempio del nostro famoso Presepe vivente. Ma non vuol dire che il borgo diventa un museo, anzi il contrario, che va tenuto vivo. Come abbiamo fatto trasformando alcune antiche abitazioni in bed&breakfast, migliorando così l’accoglienza, e come stiamo facendo incentivando

l’insediamento nel Ràbato di piccoli commercianti e artigiani attraverso sconti sulle imposte comunali e con-tributi per il restauro dei locali.

Parlando del Ràbato non possia-mo non parlare dell’ascensore, perché non funziona?Il punto è proprio quello, non è un ascensore. L’impianto adotta un

sistema di risalita a piani mobili inclinati. E questo, se sul piano in-gegneristico rappresenta un’inno-vazione, su quello autorizzativo è stato classificato come se fosse un tram o una cremagliera. E neces-sita quindi del nulla osta di un Ente di controllo delle Ferrovie, l’USTIF. Il quale dopo aver visitato l’impianto ha riscon-trato delle carenze in termi-ni di sicurezza. Per metterlo a norma servono 45 mila euro.Non è una gran cifra…Infatti non lo è, ma per noi che siamo un pae-se di sole 1.500 anime sì. Adesso non voglio fare proclami, né dare appuntamenti o date perché trop-pe ne sono state date. Dico solo che stiamo cercando di risparmiare, di raschiare come si suol dire il fondo del barile per racimolare questa cifra e mette-re in moto l’impianto affinché possa dare nuova attrattiva al nostro bor-go e facilitare l’accesso dei pellegrini al Santuario di Monte San Paolino. Magari chiederemo un prestito alla Cassa Depositi e Prestiti.Venendo qui abbiamo trovato del-le strade in condizioni pessime, di chi è la responsabilità della manu-tenzione?Della provincia, ma non esiste più. Il che rende ancora più pressante un problema che da decenni affligge il

Vallone, e che in tanti ci rimprove-rano: “Bellissima Sutera, ma rag-giungervi è un’impresa”. Imboccando l’ultimo tratto di strada verso Sutera certamente avrà visto l’inizio ideale della Superstrada del Vallone, sempre accennata e mai realizzata.Sì, la famosa Superstrada… ma come intendete muovervi per su-perare questo isolamento?Intanto occorre portare la questione in seno ai nuovi liberi Consorzi tra comuni che prenderanno il posto del-le province per cercare di trovare con gli altri sindaci degli accordi per la manutenzione di queste strade. Ma se mi posso permettere e senza voler fare polemica la mia idea è un’altra. Da sempre la nostra zona ha espres-so politici sia a livello regionale che nazionale, quello che chiedo è se sia

possibile, attraverso questi rappre-sentanti, scegliere una, due strade

che attraversano il Vallone e farle diventare

da pro-

vinciali a statali in modo che siano affidate all’Anas e la manutenzione sia garantita.Senta... ho visto i risultati della raccolta differenziata. E lei è uno dei più virtuosi e tra quelli che gode del maggior sconto sull’im-posta comunale.Allora... Intanto io sono medico igie-nista. E per essere sincero devo anche essere poco galante, denunciando la fissazione di mia moglie per la dif-ferenziata. Sono 27 anni, e cioè da

quando siamo sposati, che a casa mia si differenzia di tutto. Si figura che fino a pochi anni fa, quando qui non c’era ancora il servizio, quando anda-vo a Palermo per lavoro mi riempiva la macchina di ogni sorta di rifiuti. Ma al di là delle mie vicende fami-liari, quello di cui possiamo vantarci a Sutera è di poter fare concorrenza perfino alla Svizzera per il senso civi-co dei nostri concittadini.Come funziona questo servizio di raccolta differenziata?E’ già da qualche anno che lo fac-ciamo. Ma da alcuni mesi abbiamo avviato un nuovo progetto con la so-cietà uno@uno quadruplicando i vo-lumi della roccolta. Il sistema è molto semplice: i cittadini differenziano

carta, vetro, alluminio e plastica e su ogni sacchetto appon-

gono un ade-s i v o

colorato che ne individua il conte-nuto, dopodiché i sacchetti vengono pesati e portati nelle isole ecologiche. In base al peso è assegnato uno scon-to sull’imposta comunale sui rifiuti. Mentre in discarica finisce soltanto l’umido.

Dal ValloneI problemi non mancano. E neanche le idee per risolverli. Come racconta Giuseppe Grizzanti, sindaco dell’unico Comune che può vantare la Bandiera Arancione del Tourig Club Italiano e il riconoscimento “Borghi più belli d’Italia”

Suterapiccola Svizzera

“di Rosario Neil Vizzini

La raccolta differen-ziata viene effettuata da tutti i suteresi,in discarica finiscesoltanto l’umido

Il borgo di 1.400abitanti è impreziosi-to dall’anticoquartiere Ràbato

Sopra una veduta panoramica di Sutera.

A destra, l’ascensore panoramico di Monte San Paolino

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Ottobre www.ilfattonisseno.it 33

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www.ilfattonisseno.it34 Ottobre

Il sogno di Enrico Mattei è durato 55 anni. Una pagina della storia di Gela è stata girata nel libro dell’eco-

nomia di una città. E’ la pagina della Raffinazione che si è chiusa lo scorso giugno ma che è stata ufficializzata il 21 ottobre alla fine dell’incontro che si è tenuto al Ministero dello sviluppo economico alla presenza dei dirigenti dell’Eni, dei sindacati confederali, del sindaco di Gela Angelo ed una rap-presentanza del consiglio comunale e della Regione Sicilia con il Gover-natore e della Confindustria. E’ stato firmato l’accordo di massima che pre-cede l’accordo quadro che verrà siglato il 6 novembre. L’accordo sancisce che

la Raffinazione a Gela non ci sarà più pur mantenendo i livelli occupazio-nali del diretto ed indotto. Niente più raffinazione a Gela ma verrà prodotta la benzina verde e la resina di origi-ne vegetale. La dirigenza dell’Eni ha spiegato la sua decisione nell’ambito di un rinnovo complessivo dell’indu-stria pesante che non prevede più la raffinazione come attività principale: le scorte di petrolio sono in esauri-mento e la multinazionale deve seguire i tempi che cambiano a ritmo veloce. Le nuove frontiere dell’industria sono rappresentate dai prodotti ecologici e dalle produzioni vegetali. L’inten-to dei sindacati mirava al potenzia-mento del piano di interventi. Nella prima fase dei lavori il sindacato ha puntato il dito sulla inadeguatezza del progetto industriale che non assicu-ra prospettive future per il territorio, ma pone delle incertezze nel sistema industriale, e l’aumento del numero degli occupati proposto per le attività all’interno della Raffineria che anche nelle altre attività come le bonifiche della Sindyal, Safty Center, Enimed e altro. L’Eni ha spostato l’attenzio-ne su un altro fronte presentando una nuova produzione attraverso la coltivazione del guayule ( latti-ce). Alla fine l’Eni ha imposto le sue decisioni e i sindacati hanno cantato vittoria ‘convinti’ di ave-re conservato i posti di lavoro. Ecco i punti dell’accordo: . La salvaguardia dei livelli

occupazionali assunti a ruo-lo nel sito di Gela. Le azioni da intraprendere dovranno essere finalizzate al mante-nimento delle opportunità lavorative nel territorio di Gela.. Il piano industriale di Eni, orientato alla qualificazione dell’area indu-striale di Gela nella direzione della bioraffinazione, della sostenibilità ambientale e di una politica organi-ca di sviluppo della attività di upstre-am, chiarirà in modo analitico il rapporto tra iniziative industriali e corrispondenti ricadute occupa-zionali. Il dimensionamento della Grean Refinery rappresenta un rife-rimento industriale importante per gestire iniziative dirette ed indotte, da insediare nelle aree che risultasse-ro libere dal petrolchimico.. Intensificazione delle attività di bo-nifica del territorio per le quali sarà definito un piano temporale di in-

vestimenti con le ricadute lavorative conseguenti. . Salvaguardia delle prospettive pro-duttive ed occupazionali nelle atti-vità indotte dei processi industriali Eni e Gela e utilizzo degli strumenti di sostegno al reddito delle attività di formazione e riqualificazione pro-fessionale al fine di tutelare i lavora-tori nella fase di transizione.. Impegno alla accelerazione, nei li-miti consentiti dalle norme vigenti, del processo autorizzativo per le at-tività upstream.. Implementazione delle iniziative che favoriscano la riqualificazione e riconversione di un’economia verde

e definizione, in un quadro di cor-rette compensazioni , delle iniziative che favoriscano la riqualificazione produttiva , urbana e culturale del territorio.

Nell’accordo di programma per “Gela” del 29.09.2014, che misteriosamente è stato fatto conoscere alla cittadinanza solo da pochi giorni, a pag. 8 a fron-te della chiusura della raffineria sono previste misure di compensazione connesse al programma di sviluppo:1) Finanziamento da parte dell’Eni di una parte del parco agrofotovoltaico dell’azienda agricola Agroverde; 2) centomila euro per installare condizio-natori e due porte nella sala del museo archeologico che dovrà ospitare prov-visoriamente la nave greca; 3) la ces-

sione per intero della diga Dirillo da cui attingere

acqua per usi civili. Un altro appuntamento è fissato per il 28 ottobre quando si riunirà a Gela la Commissione attività produttive, che si sposta da Palermo per fare il punto sulla situazione di gravissima crisi che investe la città. Peccato che la tutela dei posti di lavoro dell’indotto , al punto 4 riguarda solo la fase di transizione. I sindacati sono andati a Roma per chie-dere il potenziamento dell’industria che aveva tutta l’aria di essere una ri-chiesta utopica ma sono tornati vinci-tori per non aver perso posti di lavoro.” L ‘obiettivo sindacale delle proteste di Luglio – dice il segretario della Cgil, Ignazio Giudice - era mantenere i livel-li occupazionali del diretto e dell’indot-

to, avere un’idea chiara in merito alle bonifiche ed evitare che l’Eni, improvvisamente, abbandonasse Gela e la Sicilia dopo averla utilizzata. Oggi il verbale d’in-contro (che non è accordo) dice questo . Un passo avanti, il primo. Una cosa è camminare sapendo che nessun posto si perde, altra cosa è camminare con il peso dell’abbandono da tradimen-to”. L’Eni ha confermato che in questo processo di riconversione investirà 2,2 miliardi di euro. Positivo per Crocetta il risultato dell’incontro. “L’Eni deve rivedere assolutamente la propria strategia del refining. Per

questo e’ opportuno che sia il premier Renzi sia il ministro Padoan, nella qualita’ di azioni-sta di controllo Eni, si occupino della questione. Risultano incom-prensibili, infatti, le scelte recenti portate avanti dall’Ente, con la chiusura della gran parte delle raf-finerie e la concentrazione del suo business esclusivamente nel gas e oil”. E’ quanto dichiara il deputato Ncd Alessandro Pagano. “Basti pen-sare, ad esempio - aggiunge l’espo-nente Ncd – che Erdogan in Turchia sta investendo 17 miliardi di euro sulla raffinazione. In Italia, invece, c’e’ il rischio che una mediocre gestione aziendale ne decreti la parola fine. Sa-rebbe inammissibile. Ricordo in me-rito - aggiunge Pagano - il recente in-cendio alla raffineria di Milazzo, che si aggiunge agli altri capitati a Gela, Sannazzaro e Priolo, segnali di questa inefficienza manageriale. Per questo ritengo che semmai vadano sostituiti i vertici Eni, non stravolgere la stessa raffinazione italiana. Il rischio sareb-be rimanere senza un bene essenziale quale gasolio e benzina e dipendere dagli altri. Tutto cio’ Erdogan, che e’ erede di una cultura imperialistica, l’ha capito bene. Gli altri pure. E Ren-zi, che aspira ad essere il nuovo Blair, no?”, conclude Pagano.

“Oggi al Mise sono state fissate alcu-ne importanti direttrici per il rilancio dell’Eni di Gela. Esistono, infatti, tutte le condizioni per mantenere i livel-li occupazionali dello stabilimento e dell’indotto, per bonificare il territorio e per migliorare la produzione in ter-mini ecocompatibili”. Lo dice il senato-re del Pd Giuseppe Lumia. “Ha fatto bene - aggiunge - il presi-

dente Crocetta a chiedere il massimo impegno al Governo e all’Eni. Bisogna continuare su questa strada, seguire con attenzione la vertenza, per rag-giungere l’obiettivo di rilanciare una realtà produttiva strategica per il Paese e dal grande valore occupazionale per la città di Gela”.

di Liliana BlancoGela & dintorni

L’Eni ha confermatol’investimento da 2,2 miliardi di euro.Positivo l’incontro svoltosi a Roma

La fine del sogno di Enrico MatteiA Gela, la raffinazione non si farà più

“ Petrolchimico: svolta storica, si alla benzinaverde e salvaguardato illivello occupazionale

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Esperienza altamente formativa quella che, dal 15 settembre al 10 ottobre hanno vissuto quin-

dici studenti del Liceo Linguistico, del Tecnico Economico e Tecnologico “L.Russo” di Caltanissetta ad Edimbur-go. Lo stage, coordinato dal Dirigente scolastico Annalisa Fazia e previsto dal Programma Operativo Naziona-le (Obiettivo / Azione C 1 Interven-ti per lo sviluppo delle competenze chiave Comunicazione nelle lingue straniere - percorso formativo in un Paese Europeo C-1-FSE-2014-432), ha permesso, agli studenti selezionati per merito, di frequentare un corso di 80 ore alla Caledonian School al fine di migliorare le loro competenze lin-guistiche, acquisire la certificazione B2

Cambridge e immergersi nella cultura tipicamente scozzese.Il soggiorno ad Edimburgo, città moderna, piena di mistero e di fasci-no, ricca di eleganza e tradizione, ha dato anche l’opportunità agli studen-ti di vivere intensamente il dibattito arlamentare e le elezioni “Yes/No” a favore dell’indipendenza. Le lunghe passeggiate a piedi lungo Princes Stre-et, Holy Rood Road, le visite ai musei, al Parlamento, al Botanic Garden, alla old town, la salita sul vulcano, il ghost tour nei cunicoli sotterranei, ed inoltre le escursioni al castello di Stir-ling, a Glasgow, al lago Lomond e a St. Andrews, sono alcune delle esperien-ze vissute che hanno consentito una “full immersion culturale e linguistica”

altamente significativa per la loro for-mazione. Hanno partecipato allo stage gli stu-denti Ivana Bognanni, Alessandro Bruno, Gaia Cammarata, Maria Ca-rola Cammareri, Miriam D’agostino, Michela Giada Canna rozzo, Alessia Maria Fiorenza,Francesca Galesi, Le-andra Gioè, Sefora Naomi Lombardi, Christian Antonio Lombardo, Mar-tina Maria Lorina, Noemi Mancuso, Maria Giovanna Marchese Ragona, Matteo Vilardo, accompagnati dai prof. Maria Gabriella Cavaleri, Adria-na Lachina e Dario Lana.

is magicAnche quest’anno l’I.I.S.S. “Lui-

gi Russo” ha ottenuto il finan-ziamento per la realizzazione

di due Progetti PON C1, “Interventi formativi per lo sviluppo delle com-

petenze chiave – comunicazione nelle lingue straniere”, grazie ai quali allievi dell’Istituto hanno partecipato a stage linguistici di quattro settima-ne nel Regno Unito, ottenendo anche

una certificazione linguistica di livel-lo B1 o B2. Dopo un’opportuna sele-zione, trenta “bravissimi” sono partiti il 15 Settembre, pronti a conquistare nuove competenze e a fare comun-que una bellissima esperienza insie-me ai loro insegnanti nelle splendide città capitali, Edimburgo e Londra.Il gruppo di Londra, accompagnato dalle professoresse Alessandra Belve-dere, Francesca Pettinato e Jose Lom-bardo e alloggiato al “Premier Inn”

nel bel quartiere di Ealing, ha usufru-ito ogni mattina di lezioni di inglese tenute da insegnanti madrelingua qualificati al West London College, per la preparazione all’esame Cam-bridge “First Certificate”.Nei tanti pomeriggi, dedicati alla visita della città, gli alunni hanno scoperto la magica capitale che tra parchi, musei, monumenti e piazze riesce sempre ad affascinare. Non sono mancati inoltre i momenti dedi-cati allo shopping tra le bancarelle di Camden Market e Portobello, e nella scintillante Oxford Street.

Il tem-po niente affatto “londinese”, con sole e tem-perature miti, ha reso indimenticabili le escursioni previste dal progetto. Durante i week-end, infatti, i ragaz-zi hanno visitato Windsor Castle, Hampton Court, Stonehenge, Leeds Castle, Bath e le città universitarie di Oxford e Cambridge. Un’esperienza davvero unica e indimenticabile.

Full immersionculturale e linguisticaaltamente significativaper la formazione dei ragazzi

Lezioni tenute da insegnantimadrelingua qualificati al WestLondon College

News dall’istituto d’istruzionesecondaria Luigi Russo

Stage linguistico ad EdimburgoI travel ...I learn

London

L’IISS “Luigi Russo” di Calta-nissetta, per la Giornata Mon-diale dell’Alimentazione del 16 ottobre 2014, ha dedicato parte delle attività didattiche alle te-matiche relative all’agricoltura familiare, alla educazione ali-mentare ed alla bio sostenibi-lità.La scuola ha condiviso le tema-tiche del progetto nazionale, indetto dal Ministero dell’I-struzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministero degli Affari Esteri, e le ha fatte proprie coinvolgen-do i docenti in attività di sen-sibilizzazione e ricerca.Gli alunni hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa e, du-rante la giornata, hanno mo-strato ai compagni i prodotti realizzati: video, piccoli lavori svolti in classe e a casa, poster, striscioni, spot.E’ stata inoltre particolarmente gradita una merenda alternati-va predisposta per la giornata con prodotti rigorosamente biologici e frutta di stagione, tutto a km zero.

Giornata mondiale dell’Alimentazione:la merenda alternativa

Il “Linux Day”Il Linux Day è la principale manifestazione italiana dedicata ai sistemi GNU/Linux e, più in generale, al sof-tware libero: si sono tenuti decine di eventi in tutta Italia, centinaia di volontari coinvolti e presenti migliaia di visitatori per celebrare insieme la libertà digitale.Per il secondo anno consecutivo il Linux Day si è svolto anche a Caltanis-setta, il 25 ottobre scorso, presso l’Istituto “Luigi Russo”. Durante l’evento sono state trattate le tematiche riguardanti il software libero, il progetto

Gnu, il kernel Linux e la libertà digitale.Il tema centrale del Linux Day di quest’anno è stata

proprio la libertà digitale, una delle libertà più importanti in assoluto – con-

siderando che la stragrande maggioranza della popolazio-

ne mondiale utilizza quotidia-namente la tecnologia per innu-

merevoli scopi. L’Istituto “Luigi Russo”, protagonista di questa par-

ticolare giornata, ha visto alcuni alunni coinvolti in prima persona

nell’accoglienza degli ospiti, nella v i s i t a dei laboratori di informatica e nella divulgazione delle informazioni ai visitatori. La giornata, nata dalla sinergia d’intenti tra l’alunno Emanuel M.Di Vita, il prof. Calà, l’A.T. Roberto Gagliano e la Preside Annalisa Fazia, si è svolta in modo articolato e ricco di talk su diverse tematiche, dalla storia del sof-tware libero al software libero nella Pubblica Amministrazione, al bino-mio privacy-sicurezza nel mondo digitale e a molto altro ancora.

Un avvio dell’anno scolastico ricco di occasioni quello dell’Istituto “Luigi Russo”. Gli studenti dei corsi attivati dalla scuola, il “Liceo Linguistico”, il Tecnologico “Chimica e Biotecnologie Sanitarie” e il Tecnico “Am-

ministrazione e Relazioni Internazionali per il Marketing”, sono stati coinvolti da alcune delle tante iniziative che arricchiscono il Piano dell’Offerta Formativa connotando l’impegno verso una formazione integrata con l’educazione per-manente (EQF).

Fatti & ScuolaComunicazione Istituzionale a cura dell’ITAS “Luigi Russo”

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è arrivato!

L’informazione dei bambiniL’INIZIATIVA

Ma cosa significa veramente informarsi? Come e dove cercare le notizie? Come “metterle insieme”? Questo è il lavo-

ro del giornalista. Proponiamo un progetto che possa stimolare la voglia di informarsi e contri-buisca allo sviluppo di una personale capacità critica. La consapevolezza è fondamento per un futuro migliore. Il Fatto dei Piccoli è rivolto a bambini e ragazzi, dalle scuole elementari alle medie. Vo-gliamo che ogni bambino di questa città possa diventare un “giornalista in erba”. Scopo di que-sto progetto è mettere il bambino in primo piano aiutandolo a crescere in modo sereno e dandogli continui stimoli per valorizzare il suo operato e

potenziare la sua autostima.I bambini, futuro di domani, hanno bisogno di crescere in modo sereno e possibilmente pieno di stimoli positivi e creativi. Sono il nostro fu-turo: teniamoceli stretti cercando di far vedere e vivere loro una realtà più serena. In questo modo raccoglieremo i frutti. I bambini di oggi hanno bisogno di credere in se stessi, nelle proprie ca-pacità ma soprattutto nelle proprie potenzialità: diamo loro fiducia. I bambini di oggi hanno bisogno di dimostrazio-ni concrete: le parole non bastano più... occorro-no i fatti: fatti dei piccoli. Un invito quindi a va-lorizzare questo progetto promuovendolo a 360° affinché il bambino si senta sempre più l’artefice

di qualcosa di grande che lo fa gran-de. Avranno la possibilità di scrivere articoli, fare interviste, correggere boz-ze, commentare testi e fatti, viag-giare in cerca di notizie.Il Fatto dei Piccoli ha già uno spazio apposito sul sito de Il Fatto Nisseno e sarà presente sul mensile cartaceo.

Il Fatto dei Piccoli ha bi-sogno dell’aiuto, dei con-tributi, delle idee, delle

emozioni dei nostri piccoli lettori. Raccontateci del-le vostre scuole, dei vostri successi nello sport o nello studio, delle vostre idee per rendere migliori la città, fate gli auguri ai vostri amici, scrivete alla “vostra” e-mail: [email protected]

Aspettiamo le vostre mail

Lo sport è fondamentale nella vita di tutti. Lo sport, come si suol dire, è vita!Per fortuna a Calta-

nissetta, come nel resto della Sicilia, non mancano le strutture adatte a pra-ticarne di tanti tipi. Solo che, come uni-co difetto, la maggior parte di queste strutture, o non sono tenute in ottimo stato e quindi al 70 percento inutilizza-bili, oppure sono utilizzate superficial-mente e una volta ogni tanto.In questo articolo quindi, parlerò della Piscina Comunale, del Palazzetto G. Carelli e dello Skate Park. Iniziamo con la Piscina Comunale. Questa struttura, necessita in parte di

una ristrut-tu r a z i on e all’interno ma, per quanto si possa im-maginare, è una splendi-da struttura in cui io stesso ho avuto l’onore di recarmi per più di otto anni, durante la mia giovane car-riera di nuotatore.Dal 2012 però, quando la crisi è ini-ziata, è iniziata anche una fase molto strana nella piscina: l’acqua delle docce

è stata li-m i t a t a e resa o congelata o bollente e la tem-

p e r a t u r a dell’acqua delle vasche è scesa note-volmente. Ma nonostante questo la piscina Comunale di Caltanissetta è una delle piscine più belle di tutta la Si-cilia perché un nuotatore, che ha girato varie strutture, ha avuto anche la pos-

sibilità di notare in che stato fossero, e devo dire che quella di Caltanissetta è migliore rispetto a molte piscine della regione perché infatti ne è al centro e di conseguenza è facilmente raggiun-gibile. Qui, perciò, si potrebbero orga-nizzare ogni mese, importanti Trofei provinciali, o gare di un certo spessore ma che purtroppo avvengono di tanto in tanto. Mi sposto adesso sul Palazzetto dello Sport Carelli, una delle più importanti strutture della città.In questo momento non so chi ha avu-

to l’esperienza di recarsi al suo interno e ammirarne l’immensità. Infatti questo Palazzetto è uno dei più grandi della Si-cilia e in questo si potrebbero organiz-zare importanti manifestazioni, voglio dire che potrebbe funzionare all’incir-ca ogni giorno per ospitare fino a 4000 persone. Però non è cosi! Vi chiederete come mai, in una struttura così mae-stosa, non si organizzano delle manife-stazioni, che potrebbero portare molto denaro all’interno di Caltanissetta. Ora

vi rispondo dicendovi che, ho saputo da varie fonti, che dei dirigenti della Provincia di Caltanissetta, a cui appar-tiene il Carelli, ostacolano le scelte sulla sorte del Palazzetto e sul suo fine, e tut-ti lo sanno. Perciò, perché la Provincia Nissena non vigila su una struttura che potrebbe funzionare giorno e notte at-traverso le pre-vendite?Invece lo Skate-Park è una cosa com-pletamente differente: fino al 2011 la struttura, posizionata dietro il Pala-cannizzaro, ha funzionato regolar-mente e ospitava all’incirca ogni mese importanti gare di ragazzi provenienti da tutta la Sicilia. Al giorno d’oggi sono molti i giovani che praticano questo sport in tutta Italia e, come le altre strutture, questo era uno degli Skate-Park più belli di tutta la regione. Oggi è in completo stato di abbando-no per via degli immigrati che lo han-no occupato e in cui risiedono tuttora portando, inoltre, molta sporcizia e numerose malattie dannose per la sa-lute dei ragazzi. Per questo, chiedo al comune di Cal-tanissetta, assieme a tutti i ragazzi, di rimettere in funzione al più presto queste strutture in modo da regalarci un futuro dignitoso e pieno di vitalità grazie allo sport.

Lo sport èfondamentalenella vita di tutti

Noi vogliamo faresport, il Comuneci aiuti e sistemi le strutture

di Alessandro Rossi

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Ottobre www.ilfattonisseno.it 39

I pantaloni blue jeans, per tutti “jeans” sono vecchi almeno 160 anni. Intorno al 1853 infatti, in-

cominciò in America la produzione di jeans da parte della Levi’s. Il primo tessuto antenato del jeans in cotone risale però addirittura al XVI secolo, quando un nuovo tes-suto in lino e trama di cotone aveva soppiantato il fustagno e riprendeva

il modello della armatura saia, cioè una tessitura in cui le trame del filo vengono legate con un andamen-to diagonale (guardate da vicino le trame del jeans che indossate e lo vedete). La nuova stoffa prese il nome di de-nim che stava per de-Nîmes, cioè proveniente da Nîmes, la città fran-cese dove fu realizzato per la pri-

ma volta. Data la grande richiesta di q u e - ste stoffe (e per aumentare il

giro d’affari), gli im-prenditori francesi aprirono rivendite in due città stra-tegiche: Genova e Cadice. Da Geno-

va, infatti, par-tivano le

m e r c i p e r

i l

N o r d America e l’A-sia.Il termine je-ans, invece, indica il taglio

dei pantaloni, caratterizzato da 5 ta-sche di cui le due dietro cucite sopra il pantalone. Nel 1853 Levi Strauss aprì a San Francisco un negozio per vendere oggetti utili ai lavoratori e ai cercato-ri d’oro. Fu allora che, per confezio-nare grembiuli da lavoro resistenti ma morbidi, usò il denim di colore blu. Uno dei suoi clienti, un sarto di nome Jacob Davis, anch’egli fabbri-catore di vestiti con il denim, fiutò le potenzialità del tessuto e si unì a lui il 20 maggio 1873: Strauss e Davis idearono il primo blue-jeans.Due curiosità: Giuseppe Garibaldi, insieme a molti dei Mille, indossò proprio i jeans durante la spedizio-ne. Sono conservati a Roma presso il Museo centrale del Risorgimento.A ricordo di tale primato, nel no-vembre 2004 è stato realizzato un pantalone “blu di Genova” da Guin-ness dei primati: alto 18 metri, con-fezionato con seicento paia di vecchi jeans e issato su una gru del porto antico di Genova.

Chi di voi non ne ha almeno un paio nell’armadio? E quanti di voi non ne possono fare a meno? Pochissimi, ma quanti di voi sanno come vengono prodotti i Jeans e da dove deriva il loro nome?

Ma quanto è bello leggere! Io leggo molto, credo che i bambini della

mia età leggano poco perché nel tempo libero hanno altri interessi come guardarsi la televisione o giocare con l’Ipad, premesso che lo faccio pure io però compenso con la lettura. Non ci si deve scoraggiare solo perché a primo colpo non si trova il genere adatto

ai propri gusti. Per chi legge poco vorrei consigliare la collana di Geronimo e Tea Stilton, che per iniziare sono adatti perché sono né troppo lunghi né complicati. Per i più lettori consiglio sia quelli un pò più grandi sempre di questi scrittori o anche altri generi. Vorrei consigliare in particolare un libro che ho letto e mi è piaciuto molto, è adatto di più alle bambine, si intitola: «Principessa dei Ghiacci» e fa parte di una collezione che si chiama: «Principesse del Regno della Fantasia» di Tea Stilton. Questo è un libro molto appassionante che parla di una di cinque sorelle che vive nel regno dei ghiacci...... Il resto non ve lo racconto perché se no sapete già tutta la storia. In ogni caso provate a farvi regalare prossimamente un libro di un argomento che vi piace, iniziate a leggerlo e in fondo vi renderete conto che leggere non è poi così noioso.

Leggere...che passione!

La merenda giusta per i bambi-ni deve essere genuina, facile da consumare e molto colo-

rata. Ecco mcome prepararla, e quali sono gli errori da evitare.Per sei esperti su dieci è il pasto più a ri-schio per i bambini. Eppure, la meren-da continua ad essere sottovalutata dai genitori, mentre i piccoli la considera-no sinonimo di “strappo alle regole”. È quanto emerge da uno studio promos-so da un osservatorio sulle tendenze

alimentari, condot-to intervistando i nutrizionisti e oltre 125 illustri chef nazionali.Il primo consi-

glio degli addetti ai lavori è proprio quello

di non relegare la merenda al ruolo di Cenerentola dei pasti. «La merenda è un momento sottovalutato, quando an-drebbe invece considerato al pari degli altri pasti della giornata – commenta il nutrizionista Andrea Strata –. Una buo-na merenda pomeridiana, unita allo spuntino di metà mattinata, permette infatti di frazionare la soluzione di cibo in 5 pasti giornalieri, così da dare al bambino, soprattutto nella fase di cre-scita, un rifornimento energetico e dei vari nutrienti distribuito in maniera modulata per tutta la giornata, evitan-do un sovraccarico a pranzo e a cena».

Vietato, quindi, lasciare il bambino li-bero di mangiare ciò che vuole (l’errore più diffuso per il 55% degli intervistati), o perdere di vista le quantità (41%). Ma anche saltare a piè pari la merenda è un errore grave, così come quello di fare distinzioni tra merende “da maschi” e merende “da femmine”. Ma qual è, allo-ra, la merenda giusta?I masterchef italiani consigliano di pre-parare dei piatti misti che contengano sia il salato che il dolce, utilizzando ver-dure, conserve vegetali, yogurt e frullati di frutta, mixati ad ingredienti più golo-si come formaggio, marmellata e cioc-colato fondente.«Per lo spuntino di metà mattina sug-gerisco sicuramente frutta fresca – consiglia Tano Simonato del Ristoran-te milanese Tano Passami l’olio. Per lo spuntino pomeridiano dipende dalla corporatura del bambino e da cosa ha mangiato a pranzo. Indicativamente,

se si decide per una merenda salata, sicuramente è bene consumare pani-ni piccoli e non dei filoni, da condire magari con tonno, pomodoro, basili-co, un filo d’olio e un po’ di sale oppure con mozzarella, pomodoro e basilico. Un’ alternativa al paninetto che trovo molto valida è la tartina, che ha una fetta sola di pane, da condire con un filo d’olio, due foglie di insalata e cre-ma di vitello».Per invogliare il bambino a consumare una merenda sana e nutriente, chef e nutrizionisti non hanno dubbi: bisogna curare molto anche l’estetica del piatto. Ci si può divertire a creare delle core-ografie con il cibo, oppure organizzare un percorso/gioco di degustazione. Ma se si ha poco tempo, anche conte-nitori, piatti e bicchieri colorati e dalle forme divertenti possono trasformarsi in un’ottima cornice per la merenda perfetta.

di Martina Spena

Merenda buona e sana le dritte di chef e nutrizionisti

“Come si fa?”

Giuseppe Garibaldi

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Ottobre 1944: nell’Italia spac-cata in due dalla guerra, il go-verno di “grande coalizione”

(DC, PCI, PSI, Pd’A, PLI e PDL) dopo vent’anni di dittatura fascista sta spe-rimentando faticosamente una transi-zione difficile, con il territorio ancora occupato dalle truppe naziste al nord e dagli anglo-americani al sud. La Co-stituzione è ancora lontana, e l’Assem-blea Costituente sarebbe stata eletta più di un anno e mezzo dopo.

Ma il Paese è allo stremo: dopo lo sbandamento dell’8 settembre e la ver-gognosa fuga del Re, ogni tentativo di

recuperare la dignità militare di paese alleato (come alla Francia di De Gaulle era stato riconosciuto nonostante l’oc-cupazione nazista) era stato ignorato. In periferia, e in Sicilia in particolare, il movimento del “non si parte” vani-ficava il tentativo di un nuovo arruo-lamento e si saldava pericolosamente con le agitazioni separatiste (sostenute dalla mafia e dalla criminalità) fomen-tate dai grandi proprietari terrieri che puntavano a staccare la Sicilia dall’I-

talia e ad infeudarla agli Stati Uniti d’America. Storia antica quella del separatismo delle classi dirigenti siciliane, che, in cambio della difesa dei loro privilegi, da sempre avevano preferito la subal-ternità ad uno straniero piuttosto che la responsabilità faticosa dell’autogo-verno.In questo contesto tumultuoso rie-merge dalla storia antica della Sicilia la questione delle questioni, in campo in tutti i momenti cruciali: la questione della terra, migliaia di ettari di terre incolte nell’Isola, la promessa di distri-buirla ai contadini poveri per dare loro lavoro e dignità, dopo secoli di sfrut-

tamento.Era stata questa la molla della vittoria di Garibaldi nel 1860: solo in Sicilia il Risorgimento era stato un movimento popolare di massa, perché ai contadini erano state promesse le terre dema-niali, con tanto di decreto in nome di Vittorio Emanuele. Ma la strage di Bronte aveva smascherato l’illusione e consolidato il potere dei gattopardi.Quarant’anni dopo ci avevano ripro-vato i contadini siciliani, con il gran-

de movimento dei Fasci: stroncato nel sangue da un Capo del Governo siciliano, Francesco Crispi. Sembra-va essere scesa una pietra tombale sulle speranze di giustizia dei sici-liani e sulla credibilità delle classi di-rigenti, in quella che Pirandello, nel suo romanzo “I vecchi e i giovani”, avrebbe definito “la bancarotta del patriottismo”.Dopo la Grande Guerra, nel 1919, ancora promesse di terra ai reduci ex combattenti, cancellate poi in tutta fretta dal Fascismo.Ottobre 1944: un ministro comunista del Governo di unità nazionale, l’av-vocato calabrese Fausto Gullo, com-

pagno di lotta di Gramsci e Terraci-ni, scrive e riesce a fare approvare un Decreto, il n.279 del 19 ottobre 1944; il primo intervento legislativo che af-frontava, da parte del nuovo Gover-no del Paese, la questione della terra e della dignità del lavoro contadino. Sarebbe passato alla storia come “il Ministro dei contadini”.«Le associazioni di contadini regolar-mente costituite in cooperative o in altri enti, possono ottenere la conces-

sione di terreni di proprietà privati o di enti pubblici che risultino non col-tivati o insufficientemente coltivati in relazione alle loro qualità, alle condi-zioni agricole del luogo e alle esigenze culturali dell’azienda in relazione con le necessità della produzione agricola nazionale» Così l’art. 1 del Decreto. Finalmente lo Stato italiano stava dalla parte degli ultimi.Per il popolo siciliano era la realizza-zione di un sogno, il riscatto da secoli di sottomissione ai latifondisti e ai loro gabelloti. Le terre incolte venivano oc-cupate dalle popolazioni di interi pae-si, a cavallo, con i carretti, a piedi, con

donne e bambini, e la banda musicale a solennizzare la presa di possesso di una nuova libertà.Intanto, di fronte al ruggito di quel mo-vimento, i latifondisti avevano stretto un patto di potere con la criminalità mafiosa, affidando i loro feudi in ge-stione ai capimafia, per dimostrare che non erano incolti e per far presidiare la loro proprietà da quel potere violento che da sempre, in Sicilia, aveva dettato legge nelle campagne.

Calogero Vizzini, a Villalba nel feudo Micciché della principessa di Trabia, a Mussomeli Giuseppe Genco Russo nel feudo dei principi Lanza, Vanni Sacco a Camporeale, nel feudo Parri-no; e anche Luciano Liggio (la nuova generazione della mafia) diventa ga-belloto di un feudo a Corleone.Sulla terra dei feudi occupati e poi regolarmente assegnati, i cortei dei contadini trovano spesso le doppiette dei mafiosi e la minaccia antica della prepotenza di chi aveva sempre co-mandato.E infatti “Ca sempri tu vo’ cumannà?” diventa uno degli slogan di successo cantati in coro nelle manifestazioni. Finalmente una intera generazione di popolo comincia a prendere in mano la propria vita, superando la paura, l’omertà, il ricatto. E una generazione di intellettuali, studenti, ma anche ar-tisti, scrittori, si schiera, apertamente, a fianco di chi lotta per la propria di-gnità. Nonostante il piombo della mafia: 52 dirigenti sindacali uccisi in Sicilia dal 1944 al 1960.Soltanto in provincia di Caltanissetta 7.570 ettari vengono assegnati a 26 cooperative, in dieci Comuni. E così in tutta la Sicilia. L’operazione di redi-stribuzione della proprietà della terra assume dimensioni epocali. Ma non è ancora una riforma agraria: le coo-perative assegnatarie dei terreni non hanno capitali, credito presso le ban-che, acqua, strade e luce elettrica nelle campagne, formazione professionale e imprenditoriale adeguata.Quando tutto questo arriverà, dopo la riforma agraria del 1950 (ma di fatto molti anni dopo), sarebbe stato troppo tardi: quella generazione, impoverita e disillusa, avrebbe preso la strada dell’e-migrazione per il nord Italia o per il Belgio, la Francia, la Germania. Con il loro lavoro avrebbero costruito l’Europa unita. Molto prima dell’euro.

Il piombo della mafia non fece sconti: 52dirigenti sindacaliuccisi in Sicilia dal1944 al 1960

L’ultima epopea del Popolo Siciliano

di Fiorella Falci

Settant’anni fa l’occupazione delle terre

“L’occupazione delle terre incolte”, il dipinto di Renato Guttuso del 1949/50

Il decreto del 1944realizzò il sogno dei contadini isolani, le terre incolte vennero occupatedalla popolazione

Storia & Cultura

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