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2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 19 Maggio 2016 POTERI Non solo Rcs Proprio quando il governo ha più bisogno di appoggio, l effetto della crisi ha innescato cambiamenti che avvicinano la grande stampa all e s e c u t i vo Editori e politica, si va verso il giornale unico Prime pagine Dalle promesse ai risparmiatori agli errori sul referendum trivelle Più renziani del premier, titoli & articoli che fanno comodo a Palazzo Chigi I CASI » ROBERTO ROTUNNO P rovvedimenti economici, più o meno reali, annun- ciati a caratteri cubitali. In- chieste a sostegno delle tesi del premier. E qualche erro- reche finisce per dare una mano al governo. La distanza tra informazione - su carta e tv - e politica si sta riducendo e gli effetti si cominciano a ve- dere sempre più spesso. IL BONUS BEBÈ. Repubblica di questa domenica titola così: Bonus bebè, più soldi per le famiglie. Primo figlio, 160 eu- ro. Il provvedimento viene presentato come già deciso, un aiuto alle famiglie anche per rassicurare i cattolici do- po le unioni civili. Subito, pe- rò, il piano annunciato in pompa magna si sgonfia: da Palazzo Chigi, fanno sapere che il bonus è solo unidea. Che è venuta prima a Repub- blica che al governo stesso. IL CASO DAVIGO. Ogni anno in Italia 7 mila persone arre- state e poi giudicate innocen- ti. Così il 24 aprile, La Stampa si schiera nel dibattito (aperto dal nuovo presidente dell Anm, Piercamillo Davi- go, attaccato per aver detto al Fatto e al Corriere della sera che i politici continuano a ru- bare, ma non si vergognano più) pubblicando uninchie- sta sugli errori giudiziari e sui risarcimenti da ingiuste car- cerazioni. Il potere renziano non avrebbe potuto desidera- re un temamigliore di quello scelto dal giornale guidato da Maurizio Molinari. IL TITOLO SU MOROSINI. Nel clima di scontro tra politica e ma- gistratura si in- serisce subito il r e n z i an i s s m o Foglio di Claudio Cerasa che attri- buisce la frase Renzi va ferma- toal consigliere del Csm Pier- giorgio Morosi- ni. Il giudice smentisce di aver pronunciato quelle parole, specificando anche che si trattava di un colloquio infor- male e non di unintervista. Ma intanto il Pd ha trovato molti argomenti per u- na campagna an- ti-pm di sapore berlusconiano. I RISPARMIATO- RI TRADITI. Do- po mesi di prote- ste organizzate dagli obbligazio- nisti vittime del salva banche, a fine marzo il pre- mier promette rimborsi totali a tutti, senza arbitrati. È una sparata, che non otterrà mai il via libera di Bruxelles, ma i giornali fanno lo stesso da me- gafono e presentano la cosa come quasi fatta con titoli co- me Spunta lindennizzo per tutti i correntisti possessori di bond (Repubblica); Obbli- gazionisti, rimborsi fino a 300 milioni(Corriere); Inden- nizzi a tutti senza arbitrato(Sole24ore). Il decreto, un me- se dopo, dirà che i rimborsi au- tomatici (non integrali) si ot- terranno solo a certe condi- zioni. Chi non vi rientra deve passare per larbitrato, tuttal- tro che abolito. » STEFANO FELTRI E CARLO TECCE M i accorgo che i giornali sono tutti u gu a li , diceva Nanni Moretti nel suo Aprile mentre incollava, una dopo laltra, pagine di te- state diverse fino a creare un unico grande giornale. Era linizio del ventennio berlu- sconiano, oggi molto è cam- biato, ma in questi mesi si as- siste a una coincidenza di tempi: mentre si avvicinano gli appuntamenti più rilevan- ti per la politica (il referen- dum costituzionale di otto- bre, le prossime elezioni po- litiche), si sblocca il settore delleditoria che allimprov- viso inizia a reagire ai traumi della crisi con un processo di aggregazioni e concentrazio- ni. Che spinge i grandi gruppi più vicini allorbita del gover- no renziano. Ecco la fotogra- fia della rivoluzione in corso. RCS. La cordata di Andrea Bo- nomi e dei soci storici (Medio- banca, Della Valle, Pirelli, U- nipolSai) ha presentato unof- ferta migliore di quella delle- ditore puro Urbano Cairo, so- stenuto da Intesa Sanpaolo. Bonomi ha un fondo di private equity, vuole fare soldi (e lu- nico modo è facendo opera- zioni sulla parte sportiva, Gaz- zetta dello Sport e Marca), agli altri il Corriere serve per pe- sare politicamente. E Medio- banca, regista della cordata, vuole rimanere al centro di un sistema finanziario che vive di operazioni legate al settore pubblico e alle grandi imprese controllate dal governo. Per Palazzo Chigi un Corriere del- la Sera così non sarà certo un problema (mentre quello at- tuale, che ha approfittato della frammentazione dellaziona- riato per ritrovare indipen- denza, è parecchio sofferto). La battaglia tra Cairo e gli altri si deciderà entro lestate. STAMPUBBLICA. A marzo, lannuncio della fusione tra Gruppo Espresso (Repubbli- ca, Espresso, giornali locali, ra- dio) e Itedi (Stampa, Secolo XIX) ha messo le basi di un grande gruppo editoriale con- trollato dalla Cir dei De Bene- detti e da Exor di John Elkann. Un grande gruppo con i conti in ordine, ma i cui soci hanno una lunga lista di interessi fuo- ri dalleditoria che lambisco- no la politica: la Cir ha appena venduto parte del suo busi- ness sanitario a F2i, fondo par- tecipato dalla Cassa Depositi e Prestiti, la Fiat che John El- kann presiede è parte inte- grante della proiezione inter- nazionale di Matteo Renzi (che spesso si consulta con Carlo De Benedetti). Sorge- nia, la società energetica che era controllata dalla Cir, è naufragata sotto il peso di scelte sbagliate e se la sono ac- collata le banche creditrici, a cominciare da Mps. Al presi- dente di Sorgenia, Chicco Te- sta, i renziani di governo ave- vano promesso il posto di mi- nistro dello Sviluppo, ma ci so- no state troppe polemiche. Il presidente del Gruppo E- spresso, Carlo De Benedetti, non si è mai espresso pubbli- camente sul referendum di ot- tobre, ma ha affidato il giorna- le a Mario Calabresi, già diret- tore di una Stampa molto ren- ziana. A Repubblica ha confer- mato la stessa linea (in questi giorni però qualche spazio lo hanno avuto anche i sosteni- tori del no). CALTAGIRONE. Altro gruppo sano che ha interessi soprat- tutto nella politica romana: è sufficiente ricordare la cam- pagna contro la candidata sin- daco Virginia Raggi, M5S, ap- pena ha provato ad avvicinarsi allAcea, ex municipalizzata di cui il Gruppo Caltagirone è il primo azionista privato. Con il governo ha buoni rapporti, ma ha rifiutato di farsi carico del Corriere della Sera. Però ha deciso di uscire dalla Fieg, la federazione degli editori. Uno strappo che temono i gior- nalisti darà ancora più pote- re ai gruppi editoriali riducen- do lautonomia di chi scrive che potrebbe non avere più le tutele del contratto nazionale di categoria. IL FOGLIO. A parte una piccola quota (pignorata dai giudici) in mano a Denis Verdini, il Fo- glio è passato per intero allim- prenditore immobiliare Val- ter Mainetti dopo che il finan- ziere Matteo Arpe ha deciso di non voler fare lazionista di minoranza. Mainetti appog- gia in pieno la linea renziana del direttore Claudio Cerasa, che ha appena lanciato una campagna per convincere lex editore Silvio Berlusconi (che aveva intestato il quotidiano alla ex moglie Veronica Lario) a sostenere il al referen- dum di ottobre. LIBERO. La famiglia Angelucci (vedi articolo a fianco) licenzia il direttore Maurizio Belpie- tro, che si congeda con un e- 15,7 mln Per lo Stato Il debito che il re delle cliniche sè fatto spalmare Tutti uniti Elkann, Della Valle, De Be- nedetti e Na- gel. Sotto, Cal- tagirone. A destra, una scena del film Aprile LaPresse Tempismo L inchiesta della Stampasugli errori giudiziari arriva nei giorni delle polemiche sul giustizialismo LIBERTÀ DI STAMPA Grasso: Garantire il pluralismo dell informazione q UNINFORMAZIONE libera, auto- revole e indipendente è uno dei pre- requisiti essenziali in un sistema democra- tico maturo. Il presidente del Senato Pietro Grasso, parlando alla sua Lectio brevis nellAula Magna della Sapienza a Roma ha sottolineato limportanza della libertà di stampa. L'informazione che utilizza una sola fonte ha continuato Grasso non è informazione ma pubblicità mascherata, quando riguarda beni o servizi, propaganda quando si occupa di politica, proselitismo. Non è mancato il riferimento anche alle grandi manovre societarie che nelle ultime settimane stanno portando avanti i più im- portanti gruppi editoriali italiani (la fusione di Stampa e Repubblica al duello tra Bazo- li-Cairo e Mediobanca-Della Valle per il Corriere della Sera) e al dovere delle istitu- zioni di vigilare per garantire il pluralismo. Chi opera nei settori della stampa, delle- ditoria, dellinformazione e della cultura ha una grande responsabilità ha ribadito. Due sono i rischi principali: da un lato l'ab- bassamento degli standard deontologici, dallaltro la dipendenza economica o nor- mativa dal potere. Il gruppo Espresso La partita è iniziata con la fusione Stampa e Repubblica che piace molto al premier

Il fatto p2:3

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2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 19 Maggio 2016

P OT E R I

Non solo Rcs Proprio quandoil governo ha più bisognodi appoggio, l’effetto della crisiha innescato cambiamentiche avvicinano la grandestampa all’e s e c u t i vo

Editori e politica, si vaverso il giornale unico

Prime pagine Dalle promesse ai risparmiatori agli “e r ro r i ” sul referendum trivelle

Più renziani del premier, titoli & articoliche fanno comodo a Palazzo Chigi

I CASI

» ROBERTO ROTUNNO

Provvedimenti economici,più o meno reali, annun-

ciati a caratteri cubitali. In-chieste a sostegno delle tesidel premier. E qualche “erro -re” che finisce per dare unamano al governo. La distanzatra informazione - su carta e tv- e politica si sta riducendo egli effetti si cominciano a ve-dere sempre più spesso.

IL BONUS BEBÈ. Repubblica diquesta domenica titola così:“Bonus bebè, più soldi per lefamiglie. Primo figlio, 160 eu-r o”. Il provvedimento vienepresentato come già deciso,un aiuto alle famiglie ancheper rassicurare i cattolici do-po le unioni civili. Subito, pe-rò, il piano annunciato in

pompa magna si sgonfia: daPalazzo Chigi, fanno sapereche il bonus è solo un’idea.Che è venuta prima a R e p u b-blica che al governo stesso.

IL CASO DAVIGO. “Ogni annoin Italia 7 mila persone arre-state e poi giudicate innocen-ti”. Così il 24 aprile, La Stampasi schiera nel dibattito (apertod a l n u o v o p r e s i d e n t ed el l ’Anm, Piercamillo Davi-go, attaccato per aver detto alFat to e al Corriere della serache “i politici continuano a ru-bare, ma non si vergognanopiù”) pubblicando un’inchie -sta sugli errori giudiziari e suirisarcimenti da ingiuste car-

cerazioni. Il potere renzianonon avrebbe potuto desidera-re un temamigliore di quelloscelto dal giornale guidato daMaurizio Molinari.

I L T I T O L O S UMOROSINI. N elclima di scontrotra politica e ma-gistratura si in-serisce subito ilr e n z i an i s s m oFogliodi ClaudioCerasa che attri-buisce la frase“Renzi va ferma-to” al consiglieredel Csm Pier-giorgio Morosi-

ni. Il giudice smentisce di averpronunciato quelle parole,specificando anche che sitrattava di un colloquio infor-male e non di un’i nt er vi st a.

Ma intanto il Pdha trovato moltiargomenti per u-na campagna an-ti-pm di saporeberlusconiano.

I RISPARMIATO-RI TRADITI. Do -po mesi di prote-ste organizzatedagli obbligazio-nisti vittime delsalva banche, afine marzo il pre-

mier promette rimborsi totalia tutti, senza arbitrati. È unasparata, che non otterrà mai ilvia libera di Bruxelles, ma igiornali fanno lo stesso da me-gafono e presentano la cosacome quasi fatta con titoli co-me “Spunta l’indennizzo pertutti i correntisti possessori dibo nd ” (R ep ubb lic a); “O bb li-gazionisti, rimborsi fino a 300mili oni” (Cor riere); “I n d e n-nizzi a tutti senza arbitrato”(Sole24ore). Il decreto, un me-se dopo, dirà che i rimborsi au-tomatici (non integrali) si ot-terranno solo a certe condi-zioni. Chi non vi rientra devepassare per l’arbitrato, tutt’al -tro che abolito.

» STEFANO FELTRIE CARLO TECCE

M i a c c o r g o c h e igiornali sono tuttiu gu a l i ” , dicevaNanni Moretti nel

suo A pr il e mentre incollava,una dopo l’altra, pagine di te-state diverse fino a creare un“unico grande giornale”. Eral’inizio del ventennio berlu-sconiano, oggi molto è cam-biato, ma in questi mesi si as-siste a una coincidenza ditempi: mentre si avvicinanogli appuntamenti più rilevan-ti per la politica (il referen-dum costituzionale di otto-bre, le prossime elezioni po-litiche), si sblocca il settoredel l’editoria che all’imp rov-viso inizia a reagire ai traumidella crisi con un processo diaggregazioni e concentrazio-ni. Che spinge i grandi gruppipiù vicini all’orbita del gover-no renziano. Ecco la fotogra-fia della rivoluzione in corso.

RCS. La cordata di Andrea Bo-nomi e dei soci storici (Medio-banca, Della Valle, Pirelli, U-nipolSai) ha presentato un’of -ferta migliore di quella dell’e-ditore puro Urbano Cairo, so-stenuto da Intesa Sanpaolo.Bonomi ha un fondo di privateequity, vuole fare soldi (e l’u-nico modo è facendo opera-zioni sulla parte sportiva, Gaz -zetta dello SporteMarca), aglialtri il Corriere serve per pe-sare politicamente. E Medio-banca, regista della cordata,vuole rimanere al centro di unsistema finanziario che vive dioperazioni legate al settorepubblico e alle grandi impresecontrollate dal governo. PerPalazzo Chigi un Corriere del-la Sera così non sarà certo unproblema (mentre quello at-tuale, che ha approfittato dellaframmentazione dell’aziona -riato per ritrovare indipen-denza, è parecchio sofferto).La battaglia tra Cairo e gli altrisi deciderà entro l’estate.

STAMP UBBL ICA . A marzo,l’annuncio della fusione traGruppo Espresso (R ep ubb li-ca, Espresso, giornali locali, ra-dio) e Itedi (Stampa, SecoloXIX) ha messo le basi di ungrande gruppo editoriale con-trollato dalla Cir dei De Bene-detti e da Exor di John Elkann.Un grande gruppo con i contiin ordine, ma i cui soci hannouna lunga lista di interessi fuo-ri dall’editoria che lambisco-no la politica: la Cir ha appenavenduto parte del suo busi-ness sanitario a F2i, fondo par-tecipato dalla Cassa Depositi ePrestiti, la Fiat che John El-

kann presiede è parte inte-grante della proiezione inter-nazionale di Matteo Renzi(che spesso si consulta conCarlo De Benedetti). Sorge-nia, la società energetica cheera controllata dalla Cir, ènaufragata sotto il peso discelte sbagliate e se la sono ac-collata le banche creditrici, acominciare da Mps. Al presi-dente di Sorgenia, Chicco Te-sta, i renziani di governo ave-vano promesso il posto di mi-nistro dello Sviluppo, ma ci so-no state troppe polemiche.

Il presidente del Gruppo E-spresso, Carlo De Benedetti,non si è mai espresso pubbli-camente sul referendum di ot-tobre, ma ha affidato il giorna-

le a Mario Calabresi, già diret-tore di una Stampa molto ren-ziana. A Repubblicaha confer-mato la stessa linea (in questigiorni però qualche spazio lohanno avuto anche i sosteni-tori del “no”).

CALTAGIRONE. Altro grupposano che ha interessi soprat-tutto nella politica romana: è

sufficiente ricordare la cam-pagna contro la candidata sin-daco Virginia Raggi, M5S, ap-pena ha provato ad avvicinarsia l l’Acea, ex municipalizzatadi cui il Gruppo Caltagirone èil primo azionista privato. Conil governo ha buoni rapporti,ma ha rifiutato di farsi caricodel Corriere della Sera. Però hadeciso di uscire dalla Fieg, la

federazione degli editori. Unostrappo che – temono i gior-nalisti – darà ancora più pote-re ai gruppi editoriali riducen-do l’autonomia di chi scriveche potrebbe non avere più letutele del contratto nazionaledi categoria.

IL FOGLIO. A parte una piccolaquota (pignorata dai giudici)

in mano a Denis Verdini, il Fo-glioè passato per intero all’im -prenditore immobiliare Val-ter Mainetti dopo che il finan-ziere Matteo Arpe ha deciso dinon voler fare l’azionista diminoranza. Mainetti appog-gia in pieno la linea renzianadel direttore Claudio Cerasa,che ha appena lanciato unacampagna per convincere l’exeditore Silvio Berlusconi (cheaveva intestato il quotidianoalla ex moglie Veronica Lario)a sostenere il “Sì” al referen-dum di ottobre.

LIBERO. La famiglia Angelucci(vedi articolo a fianco) licenziail direttore Maurizio Belpie-tro, che si congeda con un e-

15,7 mlnPer lo Stato Il debitoche il re delle cliniches’è fatto spalmare

Tutti unitiElkann, Della

Valle, De Be-nedetti e Na-

gel. Sotto, Cal-tagirone. Adestra, una

scena del filmAprile La Pre ss e

Te mpi s moL’inchiesta della“S t a mp a” sug l ierrori giudiziariarriva nei giornidelle polemichesul giustizialismo

LIBERTÀ DI STAMPA

Grasso: “Garantireil pluralismodell’i n fo r m a z i o n e ”

q UN’INFORMAZIONE libera, auto-revole e indipendente è uno dei pre-

requisiti essenziali in un sistema democra-tico maturo”. Il presidente del Senato PietroGrasso, parlando alla sua Lectio brevisnell’Aula Magna della Sapienza a Roma hasottolineato l’importanza della libertà distampa. “L'informazione che utilizza unasola fonte – ha continuato Grasso – non è

informazione ma pubblicità mascherata,quando riguarda beni o servizi, propagandaquando si occupa di politica, proselitismo”.Non è mancato il riferimento anche allegrandi manovre societarie che nelle ultimesettimane stanno portando avanti i più im-portanti gruppi editoriali italiani (la fusionedi S ta m p a e Re p u b b l i ca al duello tra Bazo-li-Cairo e Mediobanca-Della Valle per il

Corriere della Sera) e al dovere delle istitu-zioni di vigilare per garantire il pluralismo.“Chi opera nei settori della stampa, dell’e-ditoria, dell’informazione e della cultura hauna grande responsabilità – ha ribadito.Due sono i rischi principali: da un lato l'ab-bassamento degli standard deontologici,dall’altro la dipendenza economica o nor-mativa dal potere”.

Il gruppo EspressoLa partita è iniziatacon la fusione Stampae Repubblica che piacemolto al premier

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Giovedì 19 Maggio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 3

ditoriale sull’importanza divotare “No” al referendum diottobre. Al suo posto tornaVittorio Feltri, già schieratoper il “Sì”.

IL SOLE 24 ORE. Da mesi i pezzidi Confindustria più contiguialla politica sono insofferentiogni volta che il Sole 24 Ore, dicui sono editori, muove qual-che critica al governo, con ildirettore Roberto Napoleta-no. Nell’elezione del nuovopresidente Vincenzo Bocciasono state determinanti le im-prese a controllo pubblico(renziano), in particolare l’E-ni presieduto da Emma Mar-cegaglia. Da Radio 24, che faparte del gruppo, il giornalista

Oscar Giannino denunciapressioni renziane di un go-verno “affamato di informa-zione”.

L’UNITÀ Che come direttoreresti Erasmo D’Angelis, giàcollaboratore di Renzi a Pa-lazzo Chigi, o arrivi RiccardoLuna, altro consulente delpremier sul digitale, il giorna-le non cambierà. La sua soste-nibilità economica è a rischio(si parla di 250 mila euro diperdite al mese), ma almenofino al referendum deve resi-stere in edicola, per diffonde-re l’interpretazione autenticadel pensiero renziano. Poi sivedrà.

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Milioni e contributi,perché Angelucciha scelto RenziL’editore caccia Belpietro, direttore ostile alle riforme,dopo che Lotti ha sbloccato i fondi e rateizzato il debito

Antonio Angelucci, deputatoassenteista di Forza Italia epatron di Libero, s’è appena i-scritto al partito dei riformisti

renziani. Quelli che s’adoperano per ilsì al referendum costituzionale di ot-tobre. Ha defenestrato Maurizio Bel-pietro, che per il commiato ha firmatoun manifesto contro la scomparsa delbicameralismo e la deriva autoritariadi Matteo Renzi. Ora il quotidiano L i-beroè schierato per il sì. Angelucci nons’è ispirato né a Piero Calamandrei néa Giuseppe Dossetti, ma ha scoper-chiato un movente fin troppo palese: ildenaro. E per il denaro, all’ex portan-tino dell’ospedale San Camillo che do-mina la sanità privata laziale, convie-ne rinsaldare il legame con Denis Ver-dini e con Luca Lotti. Abruzzese classe’44, occhiali dai vetri fumé, collezio-nista di Ferrari, la carriera di Angeluc-ci mescola cliniche e giornali con laTosinvest. Per la proprietà incrociatadi Libero e del Riformista, come con-testato dall’Autorità garante per le co-municazioni, la finanziaria Tosinvests’è trascinata un contenzioso miliona-rio con lo Stato. Per l’esattezza, con ilDipartimento per l’editoria che deli-bera i contributi pubblici. L’ufficio diPalazzo Chigi che rientra fra le dele-ghe del sottosegretario Luca Lotti. Giàcinque anni fa, il governo ha sospeso ladoppia erogazione, poi la Tosinvest haceduto il Riformista per dirimere ilconflitto, ma sono rimasti 15,7 milionidi euro che Angelucci non poteva in-cassare e doveva restituire.

DOPO RICORSI, appelli e fragili media-zioni, lo scorso settembre, assistitodall’Avvocatura dello Stato, Luca Lottiha concesso una rateizzazione decen-nale al gruppo di Angelucci: 1,5 milionidi euro con gli interessi ammassatis ul l’ultimo pagamento, previsto nel2025. Così l’impresa editoriale di An-gelucci, che controlla pure il Tempo diRoma, ha scongiurato il fallimento.Poiché Liberoriceve ancora il sussidiostatale ripristinato con l’a v ve n t odell’esecutivo renziano (3,5 milioni di

euro liquidati a dicembre), la Tosinve-st ha attutito, senza conseguenze ve-nefiche, il debito con lo Stato. Non èfinita. Perché l’ultima buona notizia èdi qualche giorno fa, riguarda i contri-buiti relativi agli anni 2011 e 2012, circa8 milioni di euro che Angelucci riven-dica.

IL CONSIGLIOdi Stato ha risolto la que-stione con una sentenza, ancora da no-tificare, che non dispiace né al governoné all’ex portantino: il 2011 non verràsaldato, ma per il 2012 a Libero spet -tano 4 milioni di euro.

Que st’elenco di fatti e cifre spiegaperché per l’ex portantino sia preziosoil rapporto con il giovane e scafato Lot-ti. E poi c’è Verdini, che dall’esordio aPalazzo Madama è un riferimento po-litico di Angelucci. Per il fondatore diAla, il movimento che soccorre il go-verno renziano e coordina le strategieper il sì al referendum, Angelucci è piùdi un munifico imprenditore: è un ge-neroso amico e, soprattutto, un credi-tore. Per salvare il patrimonio di fami-glia, l’editore di Li b e r o ha prestato 8milioni di euro a Verdini e poi è suben-trato all’ipoteca del Credito Fiorenti-no, la banca che lo stesso senatore diAla ha guidato per vent’anni. Verdini èl’ideologo del “partito della nazione”–tutti dentro assieme a Renzi – e adessoplasma “il giornale della nazione”.

Angelucci partecipa con il quotidia-no Libero, poi, chissà, potrebbe mirareal Gi orn ale de ll’ex Cavaliere. Qui loscambio è costante. Con meticolosa at-tenzione, Ala già presenta emenda-menti sul tema sanità (un recente e-sempio è la legge di Stabilità). Dunquenon è improbabile un incarico per An-gelucci ai vertici di Ala, per ratificare iltrasbordo dalla periferia di Forza Ita-lia al nuovo grumo della maggioranza.Per azzerare le distanze con PalazzoChigi, supportare Verdini, allietareLotti e, siccome capita, riformare laCarta.

CAR. TEC.Twitter@Teccecarlo

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IL REFERENDUM TRIVELLE. Leconsultazioni No-triv sono unaltro esempio di assist al go-verno giunto dall’informazio -ne. I comitati, nel mese cheprecede il voto, lamentanoscarsa attenzione da parte deimedia. I dati dell’Agcom loconfermano. Quando le tv sene occupano, peggiorano le

cose. Sky Tg 24 in un titolo da“f as ci on e”, e il conduttoreGerardo Greco durante u-na puntata di A go rà (s u

Rai Tre) riferiscono cheil referendum è convo-cato solo nelle noveregioni promotrici.Inducendo gli spet-tatori a pensare di

non essere chiamati a votare;impressione rafforzata anchedal poco renziano EugenioScalfari che proprio il 17 aprilesu Repubblica parla - non pererrore - di un voto che “nonriguarda chi vive lontano dalmare, come in Piemonte e inLombardia”.

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Come vuoleil premierMatteo Renziè presente intv 84 minutial giorno, se-condo la GecaLa Presse

R E T ROS C E NA

RCS, INTESAP R E PA RAL’U LT I M OT E N TAT I VO

N on è finita: anchese il vecchio salot-to buono dei soci

(Mediobanca, Della Valle,UnipolSai, Pirelli) ha of-ferto più di Urbano Cairosostenuto daIntesa San-p a o l o , èt r o p p opresto pers t a b i l i r ec h i c o n-t r o l l e r à i lCorriere dellaSera. “Io sconfitto per l’O-pa sul Corriere? Ho lascia-to i miei incarichi. E poiconsiglierei di aspettareun momento. Oggi non soproprio come andrà a fini-re”, ha detto l’ex presiden-te di Intesa, Giovanni Ba-zoli, a Ezio Mauro, ex di-rettore di Repubblica.

Il titolo, in Borsa, con-tinua a salire (di poco): ie-ri ha chiuso a 0,71 euro, unrialzo minimo ma l’azio -ne resta comunque soprail prezzo dell’Opa annun-ciata dai soci storici e daBonomi. Rcs ha anche co-municato di aspettarsientro il 7 giugno il via li-bera delle banche al rifi-nanziamento del debitoper 352 milioni (al nettodel l’effetto della venditadei libri Rizzoli a Monda-dori, ammontano a 411complessivi). Un accordocon scadenza 2019, rile-vante perché uno degli ar-gomenti di Cairo era di a-vere dalla sua il principalecreditore, cioé Intesa.

Proprio Intesa ieri erain grande attività. Per tut-ta la giornata si sono rin-corse voci di manovre incorso, di conciliaboli dacui dovrebbe uscire a bre-ve una nuova offerta mi-gliorativa rispetto all’o f-ferta pubblica di scambio(azioni Cairo Editore incambio di azioni Rcs) diun mese fa. Gira il nome diMatteo Arpe, finanzieremolto attivo nell’editoria:ha investito e poi disinve-stito sul Foglio, da anni haLettera43, da poco P a g i-n a 9 9, R i v i s ta S t u d io , U n-d i c i. Una strategia chepunta su web e nicchie diqualità, molto lontana dalcarrozzone del C o rr ie re .Ma il coinvolgimento diArpe, avvezzo a scontrifrontali (non sempre vin-ti), è suggestiva perché lovedrebbe contrappostoad Alberto Nagel di Me-diobanca, con cui c’è unaantica rivalità da quandoerano colleghi a piazzettaCuccia. Per ora, però, èsoltanto una suggestione.Di contatti tra Intesa e Ar-pe ancora non c’è trac-cia.

SCUOLA DEI MARESCIALLI

Verdini, “pressionisui Matteoliper favorire l’amico”

q DENIS VERDINI era a conoscenzadel quadro corruttivo in cui si inseriva

nella vicenda degli appalti per la ristruttura-zione della Scuola dei Marescialli di Firenze.Nelle motivazioni della sentenza di condan-na a due anni di reclusione per corruzione cherisale allo scorso 17 marzo, i giudici della VIIsezione penale di Roma affermano che il lea-der di Ala sapeva che Fusi, suo amico di vec-

chia data, voleva rientrare con la sua impresaBtp nell'appalto al posto della società Astaldiche aveva ottenuto i lavori. A questo scopo ilsenatore esercitò pressioni sull’allora mini-stro delle Infrastrutture e dei Trasporti AlteroMatteoli per ottenere provvedimenti che so-spendessero i lavori dell'Astaldi grazie an-che alla nomina di Fabio De Santis a provve-ditore interregionale delle opere pubbliche

della Toscana. Le prove raccolte nel processodimostrano che Verdini “era al corrente deirapporti intercorsi tra gli imprenditori Ric-cardo Fusi e Francesco De Vito Piscicelli dauna parte e il presidente del Consiglio nazio-nale delle opere pubbliche Angelo Balducci eFabio De Santis". Per lo stesso procedimentosono stati condannati in via definitiva Bal-ducci, De Santis, De Vito Piscicellie Fusi.

Chi èA n to n i oAngelucci èun politico ei m p re n d i to renel campodella sanitàprivata lazialee in quelloe d i to r i a l e .Pro p r i e t a r i odelquotidianoL i b e ro.Paperone tra iparlamentari,è risultato ilpiù riccodopo lapubblicazionedelled i c h i a ra z i o n idei redditi.Detieneanche unaltro recordd ov u toal suoa ss e n te i s m oin auladurante ilavori diM o n te c i to r i o

A mor imai sopitiA nton ioAngelucci eDenis Verdi-ni, amici divecchia data