3
Intervista ad Andrea Salvino IL CONTESTO L’edizione 2008 di Cantieri d’Arte si prefigge di affrontare il tema della città nel suo aspetto urbanistico e architettonico, dal punto di vista della visione chiedendo agli artisti una risposta che non sia necessariamente di mimesi ma piuttosto di rappresentazione. Non essendo mai stato prima a Viterbo qual è stato il tuo impatto con la città? Nessun “impatto” particolare. Quando penso a Viterbo, mi ritorna in mente l’anno trascorso in Aeronautica e che è una bella cittadina. Insomma un posto di passaggio per le gite domenicali. Tutto qui. Come hai risolto dal punto di vista della percezione il problema del rapporto, che pare senza soluzione di continuità, tra la città medievale all’interno delle mura con la sua struttura articolata e la sua storia e quella contemporanea che si articola al di fuori delle stesse? Non conosco Viterbo, la sua storia, etc. ma devo ammettere che il contrasto è forte. Comunque credo sia una caratteristica visibile di ogni cittadina medievale, non solo di Viterbo. C’e un concentrato forte di storia e bellezza e, come ne esci fuori trovi l’anonimato, il deserto, insomma lo schifo. Non so spiegarvelo. Confesso che non mi sono mai occupato di capirne le ragioni. Dovendo lavorare in un luogo fortemente “tipicizzato” (è completamente assente l’asetticità e la neutralità del whitecube) quale è stato il problema del rapporto tra il tuo lavoro e il contesto? Nessun problema. Il mio è un lavoro “politico”, sociale, guarda la storia passata e contemporanea e tutte le ansie e piaceri dell’umanità. Non credo che confrontarsi con Viterbo sia come confrontarsi con Saturno o la Polinesia francese. Parlo di cose vicine a noi. Forse in una grande metropoli vengono assorbite di più e in modo differente rispetto Viterbo.

Intervista ad Andrea Salvino

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Intervista ad Andrea Salvino

Citation preview

Intervista ad Andrea Salvino

IL CONTESTO

L’edizione 2008 di Cantieri d’Arte si prefigge di affrontare il tema della città nel suo aspetto urbanistico e architettonico, dal punto di vista della visione chiedendo agli artisti una risposta che non sia necessariamente di mimesi ma piuttosto di rappresentazione.Non essendo mai stato prima a Viterbo qual è stato il tuo impatto con la città?

Nessun “impatto” particolare. Quando penso a Viterbo, mi ritorna in mente l’anno trascorso in Aeronautica e

che è una bella cittadina. Insomma un posto di passaggio per le gite domenicali. Tutto qui.

Come hai risolto dal punto di vista della percezione il problema del rapporto, che pare senza soluzione di continuità, tra la città medievale all’interno delle mura con la sua struttura articolata e la sua storia e quella contemporanea che si articola al di fuori delle stesse?

Non conosco Viterbo, la sua storia, etc. ma devo ammettere che il contrasto è forte. Comunque credo sia

una caratteristica visibile di ogni cittadina medievale, non solo di Viterbo. C’e un concentrato forte di storia e

bellezza e, come ne esci fuori trovi l’anonimato, il deserto, insomma lo schifo. Non so spiegarvelo. Confesso

che non mi sono mai occupato di capirne le ragioni.

Dovendo lavorare in un luogo fortemente “tipicizzato” (è completamente assente l’asetticità e la neutralità del whitecube) quale è stato il problema del rapporto tra il tuo lavoro e il contesto?

Nessun problema. Il mio è un lavoro “politico”, sociale, guarda la storia passata e contemporanea e tutte le

ansie e piaceri dell’umanità. Non credo che confrontarsi con Viterbo sia come confrontarsi con Saturno o la

Polinesia francese. Parlo di cose vicine a noi. Forse in una grande metropoli vengono assorbite di più e in

modo differente rispetto Viterbo.

LA VISIONE

Cantieri d’Arte è un progetto d’arte pubblica che opera nei luoghi più disparati e disomogenei della città. Ciò significa che gli spettatori sono potenzialmente 60.000 (numero degli abitanti di Viterbo), ma che non tutti hanno il medesimo grado di interesse rispetto al lavoro degli artisti.Qual è stato il tuo approccio al lavoro sapendo che la percezione poteva essere, data la natura del progetto, anche distratta?

La distrazione è ovunque.

Qual è il tuo rapporto con l’immagine? Qual’è il tuo concetto di visione?

Provo in maniera sintetica. L’immagine è fondamentale. Racconta, ricerca e seleziona quello che del

passato, ma anche del presente, può essere delegato a rappresentare un disagio personale e collettivo.

IL PROGETTO

Nel tuo caso abbiamo scelto di utilizzare due immagini di lavori precedenti. Pur trattandosi di due lavori tra loro distinti, non c’è stata nessuna difficoltà a collocarli in una sorta di “dittico” che li fa dialogare e funzionare benissimo assieme. In fondo entrambi sembrano affrontare il medesimo argomento, quello che ha la “storia” come protagonista, seppur inquadrata da punti di vista differenti.Oltretutto l’immagine che si riferisce al G8 di Genova richiama concettualmente la recente protesta degli studenti – il caso ha voluto proprio durante i giorni dell’inaugurazione di “Spazi Manifesti” – contro l’allora decreto Gelmini (oggi legge), che ha reso il tuo lavoro estremamente attuale.Puoi chiarirci meglio il senso delle due immagini?Ritieni che la protesta e lo scontro siano ancora strumenti idonei per far fare ascoltare la propria voce?

Nel primo caso si tratta di Hitler che “gioca” con donne nude e qui il tema della storia torna ma visto in una

dimensione diversa dove la sessualità fa la sua parte. Nel secondo caso, l’immagine del G8, è un immagine,

punto e basta. E rappresenta quello che vedi.

Tanto e vero che tu stesso hai paragonato quella immagine alle recenti proteste. Io non guardo alla cronaca,

ma alla storia. E il taglio di quell’immagine puoi trovarlo in opere che vanno da il Quarto Stato di Pellizza da

Volpedo fino hai giorni nostri. L’elenco è lungo.

Non disdegno la violenza, e non credo molto nella democrazia, per rispondere alla seconda domanda.

Pensi che per costruire sia sempre necessario abbattere, oppure è ancora necessario tenere la nostra storia come punto di riferimento?

Credo di aver già risposto. La storia, la nostra storia o la storia di tutta l’umanità in generale è Importante. Ma

se per costruire bisogna abbattere questo ancora non lo so, anche se tendenzialmente ti direi di si.