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Dossier La florida e sofferente Maria Rosa

La florida e sofferente Maria Rosa

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I documenti raccontano - Pezzaze

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Dossier La florida e sofferente

Maria Rosa

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Progetto i documenti raccontano

Progetto della Regione Lombardia Direttore progetto: Roberto Grassi U.O. Portale del patrimonio culturale e valorizzazione degli archivi storici Soggetto partner Partecipazione

CIVITAS SRL

Con il contributo Soggetto realizzatore

Cooperativa A.R.C.A.

Ricerca e redazione: Francesca Curti

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TITOLO: LA FLORIDA E SOFFERENTE MARIA ROSA

CRONOLOGIA: Marzo 1938 - Ottobre 1940 LUOGHI: Brescia , Pezzaze , Corteno Golgi (BS) , Locarno. VICENDA Maria Rosa nasce a Solduno, Locarno, il 21 settemb re 1918. Nel 1936, diciottenne e nubile, è costretta a rimp atriare in Italia perché affetta da una forma acuta di TBC pol monare. Di un primo ricovero negli Spedali Civili di Brescia si h anno cenni che ne testimoniano la durata ( dal 25 maggio 1936 al 2 luglio 1937) e la presa in carico per le spese di spedalità da par te del Consorzio Provinciale Antitubercolare, con sede in Via Calatafimi, a Brescia. Maria Rosa viene nuovamente ricoverata il 15 marzo 1938 per una grave ricaduta della malattia. E da qui ha inizio il tribolato e solitario calva rio della giovane donna italo – svizzera. In Italia è sola, la madre e una sorella risiedono a Locarno; il padre è rinchiuso in manicomio dal 1936. Uno zio ma terno, residente a Brescia, è l’unico legame familiare che le resta. Nonostante tale desolata situazione familiare, aggr avata dal perdurare feroce di una forma di TBC aggressiva e c ontagiosa, il Comune di Pezzaze sollecita agli Spedali Civili la dimissione della giovane, alla fine del maggio del ’38, non s ussistendo, secondo il podestà Brentana cavaliere Gustavo le c ondizioni per il protrarsi del ricovero in ospedale. Il Comune, infatti, deve corrispondere all’Amministrazione degli Spedali C ivili le somme dovute per la diaria ospedaliera dell’ammalata (cir ca 20Lire al giorno): più giorni di ricovero, più oneri per il Comune. Secondo il podestà nella fase di cronicizzazione de lla malattia, risoltasi in ospedale l’urgenza, l’ammalata dovreb be essere trasferita in centri ambulatoriali o Dispensari spa rsi sul territorio, spettando così le spese al Consorzio Pr ovinciale Antitubercolare. Il podestà lamenta più volte che i l Comune annualmente versa al CPA 1 Lira pro-capite per ogni abitante del comune, onde sostenere il consorzio stesso nel gara ntire la cura in ospedale di malati di TBC poveri residenti nel C omune stesso. Maria Rosa fa parte, a buon diritto, di tale catego ria. Le proteste ininterrotte da parte del Comune, tanto rivolte al CPA, anche tramite l’interessamento della Prefettur a, quanto rivolte agli Spedali Civili, provocano una serie d i risposte seccate quando non indignate da parte degli Spedali Civili. Infatti nell’agosto del ’38 la Direzione medica de gli Spedali Civili sottolinea al podestà l’impossibilità di dim ettere la giovane Maria Rosa per “ragioni di ordine umanitari o” non potendo la paziente contare su alcun sostegno una volta fu ori dal nosocomio: l’Ospedale non può “ metter nel mezzo di una strada una malata bisognevole di cure”.

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“ La indirizziamo ai parenti di Brescia ( è però co ntagiosa e può darsi che non la accettino)” annota laconico il podestà a matita in calce all’ennesima comunicazione della Direzion e medica degli Spedali Civili, che respinge gli insistenti solleci ti di dimissione. Maria Rosa resta perciò ricoverata, se si eccettua un trasferimento nel Dispensario di Via Calatafimi (da l 9 giugno al 5 luglio) che esita però in un nuovo ricovero ospedal iero per un aggravamento della TBC . Durante tutta l’estate del 1938 il podestà leva coc ciute proteste mettendo in dubbio l’effettiva gravità dello stato di salute della donna che, finché ricoverata in struttura ospedalie ra, resta a carico dell’amministrazione comunale, le cui risor se finanziarie, sostiene, sono collassate ed esangui. A supporto della sua presa di posizione il podestà raccoglie la testimonianza del medico condotto comunale, che inc ontra la malata, trovandola “in condizioni floride” sfebbrata e in buona salute. In una greve lettera dell’agosto del 1938 inviata a lla Prefettura, e per conoscenza anche al podestà, la Direzione Med ica degli Spedali Civili documenta in una dettagliata relaz ione medica le condizioni di Maria Rosa, che permangono gravi. La Direzione dell’Ospedale dubita della veridicità della testimonianza del medico condotto comunale, che si sarebbe limitato a incontrare la malata, senza effettivamen te visitarla. Lo scritto della Direzione chiude con un pietoso qu anto retorico interrogativo: “può un ospedale mettere nel mezzo di una strada “ una paziente italiana bisognosa di cure? Lo scambio di comunicazioni, proteste, solleciti, richieste di chiarimenti, aiuti, fra CPA, Direzione degli Spedal i Civili, Comune, Prefettura perdura lungo tutta la stagione invernale a cavallo fra la fine del ’38 e l’inizio del ’39. Se ne evince un forte e vivace conflitto fra questioni meramente fi scali (a chi spetti sostenere le spese di spedalità della sventu rata) e questioni più sottili, di ordine sanitario profilat tico ed etico-umanitario. Infatti la Direzione medica sottolinea come, dimett endo una malata ancora contagiosa per TBC, il rischio che possano contrarre la malattia coloro che entrassero in contatto con lei comporterebbe un aggravio fiscale addivenire sul sistema sanitari o tutto. Nel gennaio del 1939 il Ministero degli Interni gar antisce un intervento in sostegno delle spese di spedalità per la prolungata degenza di Maria Rosa, nella misura del 25% (corris pondente a Lire 5 al giorno) incaricando il CPA di provvedere a su a volta al 25%, lasciando al Comune l’onere della metà, Lire 1 0 al giorno. Nel frattempo, dall’autunno del 1938, la paziente è trasferita al sanatorio di Corteo Golgi, in riabilitazione, sa natorio da cui viene dimessa nell’ottobre del 1939, salvo poi esse re ricoverata d’urgenza a novembre per una ricaduta della malatt ia. Ma nessuno più sembra volersi incaricare di garanti re a Maria Rosa una adeguata assistenza: né il Ministero che interr ompe l’erogazione del contributo fino ad allora dato, né il CPA, né il

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Comune che si rifiuta di saldare il debito per le d iarie non corrisposte. Solo alla fine del 1939 fa capolino, attraverso un a comunicazione del Vice Consolato Svizzero, la madre di Maria Rosa : contribuirà mensilmente con circa Lire 50 al mantenimento delle cure che necessitano alla figlia, che all’alba del 1940 è an cora ricoverata per una recrudescenza della tabe. Le ipotesi sul s uo destino sono infauste. ELENCO DEI DOCUMENTI 1. Avviso di ricovero dagli Spedali Civili al podestà di Pezzaze,

15 marzo 1938 2. Comunicazione dal podestà agli Spedali Civili, copi a, 29 maggio

1938 3. Comunicazione del CPA al podestà, 15 giugno 1938 4. Comunicazione del podestà alla Prefettura, copia, 2 5 giugno

1938 5. Avviso di ricovero dagli Spedali Civili al podestà, 6 luglio

1938 6. Comunicazione dal podestà alla Direzione medica deg li Spedali

Civili, copia, 12 luglio 1938 7. Comunicazione dagli Spedali Civili al podestà, 18 l uglio 1938 8. Comunicazione dal podestà alla Prefettura e p.c. ag li Spedali

Civili, copia, 23 luglio 1938 9. Comunicazione dal podestà agli Spedali Civili, copi a, 1 agosto

1938 10. Comunicazione dagli Spedali Civili al podestà, 03 agosto 1938 11. Relazione medica sulla paziente dagli Spedali Civil i alla

Prefettura ep.c. al podestà, 9 agosto 1938 12. Comunicazione dal podestà a l Prefetto, 17 agosto 1 938 13. Comunicazione dal CPA al podestà, 5 settembre 1938 14. Comunicazione dal podestà alla Prefettura e p.c. al CPA e agli

Spedali Civili, 23 settembre 1938 15. Comunicazione dalla Prefettura al podestà, 24 genna io 1939 16. Comunicazione dagli Spedali Civili al podestà, febb raio 1939 17. Comunicazione dal podestà alla Prefettura, 12 marzo 1939 18. Comunicazione del CPA al podestà, 10 agosto 1939 19. Comunicazione dalla Prefettura al podestà, 02 ottob re 1939 20. Comunicazione dal podestà agli Spedali Civili, 22 o ttobre 1939 21. Comunicazione del CPA al podestà, 27 ottobre 1939 22. Dimissione della paziente dagli Spedali Civili al p odestà,

allegata relazione medica 23. Avviso di ricovero dagli Spedali Civili al podestà, 03

novembre 1939 24. Comunicazione dal Vice Consolato d’Italia in Locar no

all’ospedale S.Antonino, 30 dicembre 1939 25. Avviso di dimissione dagli Spedali Civili al podes tà, 08

febbraio 1940 26. Comunicazione dal Vice Consolato d’Italia in Locarn o al

podestà, 20 aprile 1940 27. Comunicazione dalla Prefettura al podestà, 05 ott obre 1940.

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I DOCUMENTI

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CONTESTO ARCHIVISTICO La ricerca è stata effettuata presso l’archivio sto rico del comune di Pezzaze, inventariato dalla Cooperativa A.R.C.A. nel’ambito delle attività del Sistema Archivistico della Comun ità Montana della Valle Trompia. E’ stata consultata la sezione novecentesca dell’ar chivio comunale di Pezzaze e nello specifico la Categoria II Opere pie e beneficenza: * Cat. II Opere pie e beneficenza, Classe 2 "Cure e d assistenza agli infermi ed agli inabili. Ospedali e ricoveri. ", Busta 46, Fasc. 2, anno 1938 CENNI STORICO ISTITUZIONALI: PEZZAZE Il 1934 per la comunità di Pezzaze, che nel censime nto del 1921 conta 1804 abitanti, è “ tempo di grande crisi” , come registrato a matita in una breve nota trovata nella sacrestia de lla Parrocchiale di Pezzaze. Il podestà riconfermato in carica, Brentana Cav. Ga etano, nel primo quadriennio di amministrazione (1930 – 1934) aveva attuato sul territorio comunale numerose e urgenti opere pu bbliche: acquedotti, fognature, lavatoi. Sono, gli anni Trenta, gli anni delle campagne per la raccolta dell’oro e del ferro per la Patria, in seguito alle sanzioni deliberate dalla Società delle Nazioni. L’economia della comunità pezzazese si basa sopratt utto sulla sussistenza garantita dal lavoro della terra, dall’ allevamento e produzione di latticini, e dal lavoro stagionale ne lle miniere che sono attive nella zona. Nel 1934 i Fratelli Marzoli, proprietari delle mini ere, riprendono i lavori di scavo della galleria Stese, fonte soprattutto di siderite e fluorite, aperta alla fi ne dell’Ottocento dalla Società degli Alti Forni , Acc iaierie e Miniere di Terni e bloccati dopo 488 metri di scav i: seppur con interruzioni e successive riprese tali lavori conti nuano fino alla fine della seconda guerra mondiale. Altro giacimento di ferro e rame, già sfruttato a p artire dalla seconda metà dell’Ottocento, coltivato e abbandonat o nel tempo fino alla presa in carico da parte dei Fratelli Mar zoli alla fine degli anni Trenta, è la miniera Regina Zoie. Accanto all’attività estrattile delle Miniere Stese e Regina, site nel comune di Pezzaze, che vedono in quegli anni al terne vicende di funzionamento e interruzione della attività, è f ondamentale il lavoro dei carbonai, dovuto tanto alle condizioni n aturali del territorio, fittamente boschivo, quanto alle esigen ze delle miniere stesse. Lungo il “sentiero dei carbonai” in val Cavallina a Pezzaze è possibile trovare tracce della vita dei carbonai de l secolo scorso, dai “poiat”, caratteristici forni temporan ei per la combustione della legna, a resti di manufatti parzi almente

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recuperati: una baita, calchere per la produzione d ella calce, piccoli ricoveri per animali domestici, alcune sorg enti. Un rilievo particolare merita un tratto peculiare d elle comunità dell’alta Valle Trompia: la stretta interazione fra le varie culture, della montagna, della stalla e del ferro. All’interno della più ampia comunità locale trova v oce la comunità dei minatori, segnata da aspre fatiche e durezza e colpita spesso da tragici incidenti o invalidanti malattie. I disagi dell’emigrazione ma anche il fiero senso di appartenenza alla comunità dei minatori sono vivacemente testim oniati dai canti e dalle musiche che mettono in luce aspetti p iù duri della vita dei minatori, spesso satirici e ballabili ad a rricchire i momenti di aggregazione e convivialità. CONTESTO STORICO ISTITUZIONALE E NORMATIVA VIGENTE Negli anni Trenta l’incidenza della TBC è tale da coinvolgere e sollecitare le Istituzioni tutte, in modo concorde e fattivo, nella profilassi e cura di questo flagello; nella p rovincia di Brescia vi sono numerosi centri ad altissima densi tà di ammalati. Nel Testo Unico delle Leggi Sanitarie del 1934– già Legge 23 giugno 1927 - si istituiscono i Consorzi Provincial i Antitubercolari (CPA): al CAPO IV , Delle misure speciali di profilassi e assistenza pe r alcune malattie dell’uomo, alla Sezione II, Disposizioni per combattere la TBC, si delineano i ruoli dei vari enti che contribuiscono alla lotta alla TBC. Nell’Art. 268 si descrivono le funzioni di coordin amento del Ministero degli Interni; dall’ Art. 269 al 282 si istituiscono i CPA e se ne stabiliscono le competenze, gli ambiti di intervento, la struttura amministrativa interna, gli oneri per le spese di spedalità, la stesura dei bilanci. Questi Consorzi, obbligatori in ogni provincia, svo lgono ruolo precipuamente di profilassi, primaria e secondaria , attraverso i Dispensari dislocati capillarmente sul territorio (più numerosi nella bassa bresciana e in città, meno presenti ne lle Valli) : nei Dispensari il personale formato ad hoc svolge i nnanzitutto un lavoro di ricerca, di diagnosi precoce, di segnalaz ione dei casi cronici più contagiosi da “isolare” per evitare il formarsi di micro focolai in seno alle famiglie, alle scuole o ai luoghi di lavoro. Il CPA di Brescia sorge nel 25 marzo del 1928, acco gliendo le indicazioni del legislatore e da corpo in tal modo alle direttive della legge, sia in ambito preventivo che curativo. All’inizio degli anni Trenta, infatti, come documen ta un ricco e dettagliato rapporto del CPA allora retto dal dott . Giorgio Porro Savoldi, nella provincia di Brescia sono in funzi one a pieno ritmo il reparto dei tubercolotici degli Spedali Civili, il sanatorio di Sant’Antonino, quello di Bormio, vari cosiddetti repartini dislocati in città e provincia per i mala ti ormai incurabili ma contagiosi , Istituiti Climatici mont ani, Colonie

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elioterapiche marine e montane, dodici dispensari, due preventori, atti all’accoglienza, cura ed educazion e dei bambini sani, tolti da famiglie con persone ammalate per ev itarne il precoce e pernicioso contagio. Un esempio di efficiente e funzionale Preventorio è Villa Paradiso, operativo sin dal 1918, che proprio negli anni Trenta subisce importanti opere di ampliamento e miglioria . Nel Testo Unico sulle Assicurazioni Sociali del 193 5 si sottolinea l’importanza delle assicurazioni obbligatorie al fi ne di garantire assistenza e cura ai malati di TBC. Al Titolo II, Capo I, Art. 37, Art.38, si definisco no i criteri per l’obbligatorietà dell’assicurazione, mentre ag li articoli 45 e 46, Capo II, si determinano gli scopi e l’oggett o dell’assicurazione stessa. Al Capo III, Art. 47, 48, 51 si definiscono le modalità di riscossione del contribu to assicurativo, e dall’Art. 67 fino al 72, si precis ano i diritti degli assicurati e dei loro familiari malati di TBC e le modalità di verifica degli aventi diritto. Nella dicembre 1928 si istituisce l’Emblema della D oppia Croce Rossa, simbolo della lotta alla Tubercolosi: nell’a pposita legge si specifica quali Enti e Associazioni possono e de bbono fregiarsi di tale simbolo. Nel marzo del 1934 viene decretata, con una dispo sizione del Ministero dell’Interno diramata anche ai President i dei CPA, la celebrazione della ”Giornata delle Due Croci”, che unisce le feste della Croce Rossa Italiana e la Giornata del Fiore, storicamente dedicata alla lotta alla TBC. Tale Cel ebrazione che annualmente ricorre ha scopo di propagandare tutt e le informazioni atte a prevenire il diffondersi della TBC, e nondimeno ha lo scopo di raccogliere fondi atti a s ostenere i CPA nel loro lavoro sul territorio, nella misura del 65 % del ricavo raccolto, spettando il restante 35% alla CRI. BIBLIOGRAFIA 1. L’attivita’ del C.P.A. nel biennio 1929–1930 , edizioni

Apollonio, Brescia, 1930. 2. Giovanni de Nardi, Indice sistematico cronologico della

legislazione italiana. Leggi, decreti e regolamenti dal 1861 Volume dal 1861 al 31 dicembre 1930, S.E.B.A., anno 1931.

3. C.P.A.-Ufficio di collegamento coi medici condotti, Relazione

antitubercolare della provincia di Brescia al 31 di cembre 1932 , Tipografia del Pio Luogo Orfani, 1933.

4. Carlo Simoni (a cura ), La via del ferro e delle miniere in

Valtrompia, Comunità Montana di Valle Trompia, 2004

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5. AAVV, Valtrompia nella storia , La compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, Roccafranca (Brescia), 20 07

6. Vincenzo Rizzinelli (a cura), Pezzaze nella storia e nell’arte ,

Vol. III, Com&Print s.r.l., Brescia, 2008 7. AAVV, Il sudore e l’ingegno. I luoghi del lavoro e il sap ere

dei minatori dell’Alta Valle Trompia. Comunità Montana di Valle Trompia, Sistema Museale, Agenzia Parco Miner ario dell’Alta Valle Trompia, opuscolo estratto da via del ferro e delle miniere in Valtrompia (Op.cit.)

FONTI NORMATIVA 1. Regio decreto 27 luglio 1934, N°1265 T.U. delle Leggi

Sanitarie , Casa Editrice Apollonio, 1934, Brescia. 2. Regio decreto, 4 ottobre 1935, n°1827, Testo Unico sulle

Assicurazioni Sociali , già Legge del 27 ottobre 1927, n° 2055. 3. Legge 6 dicembre 1928, N°3038 Istituzione dell’Emblema della

Doppia Croce Rossa. 4. Ministero dell’Interno – Direzione generale della s anità

pubblica, La Giornata delle due croci , opuscolo stampa anno 1934