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Lanterna #29 Or ti piaccia gradir la sua venuta: libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta. (Dante, Purgatorio, I canto) periodico dell’associazione studentesca La Terna Sinistrorsa

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Il giornale studentesco de La Terna Sinistrorsa!

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Or ti piaccia gradir la sua venuta:libertà va cercando, ch’è sì cara,come sa chi per lei vita rifiuta.

(Dante, Purgatorio, I canto)

periodico dell’associazione studentesca La Terna Sinistrorsa

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Bentornati e soprattutto benvenuti!

La redazione del vostro Lanterna ha voluto lavorare durante l’estate per accogliervi nel nuovo Anno Accademico. L’anno che viene, come al solito, sarà pieno di attività ed in-contri, ci saranno le elezioni studentesche per il consiglio nazionale degli studenti universitari e dovrebbe essere approvato il nuovo Statuto del Politecnico. Bisogna ini-ziare carichi!!

Le elezioni Europee di Giugno appaiono molto lontane; ai tempi però erano nati interessanti dibattiti sulla questione. Ci domandavamo cosa significasse l’Europa per noi e quali fossero i confini reali, quali ricchezze trasportavano così tante culture tutte assieme.

Il numero 29 del Lanterna vuole cercare di approfondire avvenimenti internazionali di questi mesi, dalle elezioni, all’Iran, fino alla situazione politica in Cina. Abbiamo voluto riflettere sul ruolo dell’Europa nella vita di tutti i cittadini europei, sul suo impor-tante ruolo, che spesso dimentichiamo, nel garantire democrazia e libertà, che invece non vengono rispettate in tante parti del mondo, a partire di quelle di cui scriviamo in questo numero.

Gli spunti di riflessione che proponiamo non vogliono ovviamente essere esaustivi. Vogliono invece presentare un punto di par-tenza per riflessioni che speriamo vogliate condividere, magari anche alla storica riu-nione della Terna che si tiene, da 12 anni ormai, tutti i mercoledì alle 18 in interfa-coltà (primo piano aule N).

Libertà è PartecipazioneeditorialeDalla redazione, Elena Argolini

Auguriamo a tutti un buon inizio di anno accademico, ricordandovi che l’università è anche un punto di incontro per confrontar-si e crescere. Le tue idee, i tuoi progetti e le tue domande sono risorse importati che all’interno di un gruppo di rappresentanza possono fare la differenza.

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Al termine della passata legislatura il Consiglio Nazionale degli Studenti Universi-tari, a seguito di una lunga elaborazione, ha licenziato lo “Statuto dei diritti e doveri delle studentesse e degli studenti univer-sitari”, nella speranza che potesse essere fatto proprio da tutti gli atenei italiani.

Qui al Politecnico di Milano è stata La Terna Sinistrorsa la prima ad impegnarsi affinché lo Statuto fosse adottato apportando migliorie insieme alle modifiche necessarie a renderlo compatibile con le nostre istituzioni; presto

Così è, (se vi pare)Carta dei Diritti e Doveri degli

Studenti del Politecnico di MilanoMauro Brivio

anche le altre principali rappresentanze ne hanno compreso le potenzialità e si sono ci-mentate in un lavoro comune che mi auguro possa portare alla deliberazione di quella che è stata ribattezzata “Carta dei Diritti e Doveri delle Studentesse e degli Studenti del Politecnico di Milano” in Senato Accade-mico e Consiglio di Amministrazione.

E’ una Carta importante, che enuncia alcuni principi fondamentali rispetto ai quali non si tornerà indietro, che consolida alcune conquiste recenti e che introduce alcune innovazioni a beneficio degli studenti e del-l’intero Ateneo. E’ importante anche perché esplicita diritti e doveri già in parte garan-titi o comunque generalmente adottati, ma che proprio in quanto non dichiarati spesso lasciano lo studente in un limbo di incertez-za davanti ad alcuni incidenti nel proprio percorso accademico.

E’ uno strumento in divenire: non abbiamo la presunzione aver condotto a termine un’opera completa e perfetta. La Carta sarà perfezionata negli anni, da altri rappre-sentanti, e su di essa si dovrà misurare la crescita dell’Ateneo e la maturazione civile degli studenti.

La carta rappresenta per noi uno strumento di grande importanza, che vorremmo dive-nisse fondante per il nostro modo di essere studenti e di fare rappresentanza: un riferi-mento solido e fondamentale per ciascuno studente ed un documento programmatico che in futuro raccoglierà le istanze più avan-zate sulla didattica, la ricerca ed i servizi.

La Carta è pubblicata sui seguenti link: www.ternasinistrorsa.it; www.studentipoli-tecnico.it)

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Breve cronologia Europea

25 marzo 1957 Trattato di Roma, sancisce la nascita della Comunità Economica Europea.

1962 l'U.E. introduce la Politica Agricola Comune, l’unione va incontro alle esigenze alimentari degli stati membri,migliorando le condizioni di vita degli agricoltori, regolarizzando i prezzi di mercato dei beni alimentari e proteggendo il patrimonio rurale.

1974 Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (F.E.S.R.), questo strumento trasferisce, fondi economici, in quelle nazioni che sono considerate povere(sotto la media europea), per riuscire a sanarsi, creando posti di lavoro, sviluppando le infrastrutture e i nodi commerciali.

7/10 Giugno 1979 Prima Elezione Europea, gli Europarlamentari non sono più designati dai parlamentari nazionali, vengono eletti attraverso elezioni fatte dal popolo.

17 febbraio 1986 creazione dell'Atto Unico, Questo documento regolarizza la liberalizzazione degli scambi tra i paesi dell’Unione Europea, per le modifiche legislative, si passa da una maggioranza unanime a una maggioranza qualificata.

15 giugno 1987 Programma Erasmus, una data che tutti gli studenti universitari ricordano con piacere,gli studenti possono studiare all’estero per un anno sovvenzionati dall’U.E., aumentano gli scambi culturali tra le nazioni, un progetto che ha avuto

IL TRATTATO DI LISBONANuove Regole per l’Unione Europea

Lorenzo Salciccia

L’Unione Europea nasce dalla coope-razione tra Belgio, Lussemburgo, Italia, Francia,Germania dell’Ovest e Olanda, nel 1951 con la firma del trattato basato sulla dichiarazione Schuman.

Figlia del Consiglio di Europa del 1949 e ancor prima della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Da quel giorno l’U.E. è cresciuta e si è allargata fino a compren-dere ben 27 stati.

Unite per non commettere più gli errori della prima e della seconda guerra mondia-le e per far valere la propria voce nel pano-rama politico, economico mondiale.

L’idea chiamata “Unione Europea”, negli anni si è ampliata, è cresciuta con il tempo, si è ramificata, toccando aspetti nel mondo del lavoro, dell’istruzione e dell’avvicina-mento culturale, ha creato solide basi per la sua identificazione nel mondo, diventando una solida realtà.

Una realtà che ha bisogno di aggiornarsi, di prepararsi verso quelle che sono le sfide del ventunesimo secolo.

Tra i progetti in corso d’opera, troviamo il Trattato di Lisbona. Nasce come proposta il 13 dicembre del 2007, e ha come obbiettivo la trasparenza e l’affidabilità, per aumen-tare la partecipazione del cittadino alle po-litiche europee. All’idea di Unione Europea. Inoltre vuole rendere l’Europa forte verso le sfide del nuovo millennio,le politiche am-bientali, economiche e di sicurezza.

l’U.E. acquista un potere politico

decisionale superiore nei confronti di ogni singolo stato membro

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IL TRATTATO DI LISBONANuove Regole per l’Unione Europea

Lorenzo Salciccia

Di fatto l’U.E. acquista un potere politico decisionale superiore nei confronti di ogni singolo stato membro, aumentando la sua importanza e diventando un vero e proprio punto di riferimento.

Un pensiero orribile per chi pensa che sia meglio stare da soli ma, che alla fine ha por-tato a grandi risultati.

Questo documento che doveva portare l’UE verso il futuro non è ancora in vigore.

L’obbiettivo per l’attivazione del tratta-to consisteva nell’approvazione e della

successiva ratificazione a Roma di tutti i 27 stati membri entro il 1° gennaio 2009 , prima delle elezioni europee di giugno.

Obbiettivo non raggiunto dato che nazio-ni come la Germania non avevano ancora ratificato il documento e dato che ancora non era stato approvato dall’Irlanda, unica nazione europea che aveva rifiutato il trat-tato. Questo gesto è interpretato come una brusca frenata al processo di attivazione del trattato, dato che per la sua entrata in vigore occorre l’unanimità di tutti i 27 paesi.

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Le negoziazioni si sono concluse il 19 giugno portando l’Irlanda ad ottenere autonomie decisionali sull’aborto, la neutralità milita-re e le tasse, ma, il vero e proprio supera-mento dell’ostacolo è avvenuto il 2 ottobre quando gli irlandesi sono tornati alle urne per il referendum sul trattato di Lisbona.

L’U.E. sta convergendo verso una crescente unità, cosciente che per valere nel mondo moderno occorre unirsi, ci si vuole amalga-mare come la pasta del pane. L’”unione” è un processo difficile, le nazioni che fanno parte di questa “cooperazione”, hanno la propria identità nazionale, fondata dal credo religioso, dalla storia, dalla mentali-tà dei singoli cittadini e non stupisce che ancora non ci si è abituati a questa idea. Si vuole mantenere certe autonomie, per non sentirsi sopraffatti dagli altri ed è giusto perchè, ogni nazione, ogni governo, ha il di-ritto e il dovere di opporsi e chiedere delle modifiche se non sente che i propri cittadini siano tutelati.

Probabilmente in un futuro non molto lon-tano, si vedranno cadere quelli che sono i limiti creati dalle nazioni, probabilmente, il nome Italia, Grecia, Germania, perderà il significato che diamo noi ora.I nomi delle nazioni indicheranno solo una zona territo-riale dell’U.E. .

Il Trattato in sé, non costituisce un vero problema, e solo un piccolo passo verso una vera Unione Europea senza confini di sorta, prima di lui, ne sono seguiti tanti altri, e si-curamente questo non sarà l’ultimo e come tutti i suoi precedessori il trattato è uno strumento necessario per identificare uno schema da seguire che rappresenti l’identi-tà dell’Unione Europea.

L’importante è che si riesca a garantire, la libertà decisionale di tutti, superando ran-cori storici, problemi legati alla razza e alla religione, superando preconcetti di supe-riorità vecchi e scaduti, raggiungendo una coesistenza che risulterà spontanea.

Buona Unione Europea.

e che ha ancora un grande successo tra i giovani universitari.

1989 Caduta del Muro di Berlino, un evento storico importante per il mondo e per l’U.E., la Germania si unifica in una sola nazione, la cortina di ferro dei russi cede, e la loro influenza nell’Europa dell’est cala, tanto da permettere nel corso degli anni a numerosi stati rossi di annettersi all’U.E.

7 febbraio 1992 Trattato di Maastricht sull’Unione Europea (T.U.E.), Il più importante tra tutti i trattati, con questo documento si concepiscono tre punti cardini per l’Unione Europea,si crea una cooperazione e una integrazione tra i paesi membri dell’U.E. senza precedenti:

P.E.S.C., le Comunità Europee, la Politica Estera e di Sicurezza Comune.

J.A.I., Cooperazione tra le forze di polizia e cooperazione giudiziaria in materia penale.

U.E.M., Si crea la Cittadinanza Europea, si rafforzano i poteri del Parlamento Europeo e nasce una vera e propria Unione Economica e Monetaria.La Comunità Economica Europea (C.E.E.) diventa Comunità Europea, ormai non siamo più uniti per il solo fattore economico.

17 giugno 1997 Trattato di Amsterdam, consolida i trattati precedenti aumentando di fatto l’importanza dell’Unione Europea nel resto del mondo.

26 marzo 1995 Accordo di Schengen, con questo accordo si permette a ogni cittadino dell’unione europea di varcare i confini degli stati membri senza

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Pazza Burocrazia

Patate, Broccoletti ed altre Assurdità Europee

Lorenzo Salciccia

Girovagando nella rete e soffermandomi nel sito dell’Unione Europea, ho notato che come tutte le organizzazioni governa-tive per funzionare ha bisogno di leggi e regolamenti.

Un numero infinito di decreti e disposizioni legati ai diversi aspetti della vita di uomo e della stessa U.E., dall’aborto, all’agricoltu-ra, alla comunicazione, alla costituzione eu-ropea. Tutti strumenti che regolamentano la vita quotidiana del cittadino, dall’agricolto-re, al produttore televisivo, dall’insegnante alle stesse nazioni.

Nel caso non si rispettano i termini stabiliti dall’U.E., si incorre in sanzioni economiche molto gravi, che finiscono per danneggiare tutti quanti noi nel portafoglio.

In questo articolo, non saranno presi in considerazione i grandi trattati, che hanno costituito l’Unione Europea, sarà incentra-to su quei provvedimenti di piccola “en-tità” che a volte risultano efficaci e altre volte risultano essere delle vere e proprie ASSURDITA’.

Sembra quasi di entrare nella parodia di Asterix contro Cesare, dove il nostro eroe doveva affrontare la burocrazia romana, evitando di impazzire.

Ultimamente l’Italia si è adeguata con le di-sposizioni dell’U.E. in materia ambientale e del risparmio energetico, abolendo a fasi alternate nel tempo (il processo di rinno-vamento si concluderà nel 2011), tutte le vecchie lampadine ad incandescenza con quelle al neon. Questo porterà un notevole risparmio in termini energetici ed economici, soprattutto per le tasche dei contribuenti.

Lo stesso vale per la conversione dei sac-chetti di plastica non biodegradabili in bio-degradabili. Sicuramente un provvedimento utile per evitare l’inquinamento prodotto dall’abbandono di sacchetti, vere e proprie trappole mortali per gli animali e difficili da smaltire.

In questo casi i provvedimenti attuati dal-l’U.E. sono utili e ben mirati a migliorare le condizioni di vita di ogni singolo cittadino all’interno del territorio.

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bisogno di presentare il passaporto, un altro passo verso l’unificazione.

1999 Introduzione dell’Euro, arriva la moneta dell’U.E., ricordo ancora che la vera prima moneta riportava un evidente errore, visto che ancora considerava la Germania divisa in due.

26 febbraio 2001 Trattato di Nizza, Con questo documento si definiscono le linee guida per l’Allargamento dell’Unione Europea, grazie a questo trattato passiamo da 15 a 25 stati membri.

29 ottobre 2004 Costituzione Europea, si raccolgono i vari trattati in un Testo Unico (un po’ come il testo unico sull’edilizia, in materia di sicurezza), a cui viene associato il nome di Costituzione, questo documento ha come obbiettivo la chiarezza, definendo l’assetto politico e organizzativo dell’Unione Europea che fino a quel momento era stabilito dai diversi trattati sopra riportati.

13 dicembre 2007 Trattato di Lisbona, con questo trattato, si vuole rendere più affidabile, trasparente, si vuole aumentare la partecipazione dei cittadini europei, inoltre si vuole rendere all’avanguardia l’U.E. per le sfide di questo nuovo secolo, si pensava che il trattato si sarebbe ratificato nel mese di giugno prima delle elezioni europee, ma dei ventisette paesi membri, 26 hanno firmato il trattato e 23 hanno depositato i loro strumenti di ratifica.

2 ottobre 2009 In Irlanda è stato votato il referendum per ratificare il Trattato di Lisbona

In altri casi invece ci si chiede perchè si è perso del tempo a produrre dei documenti e di conseguenza delle leggi da rispettare che non hanno senso, totalmente superflue. Un vero e proprio spreco di carta.

Il 5 dicembre 2008 è entrato in vigore il regolamento C.E. 1221/2008 in materia di prodotti agricoli, questo strumento aggior-na quello precedente eliminando punti che riguardavano le misure standard di alcuni specifici ortaggi, come i cavoli cappucci o la cicoria witloof.

Principalmente il motivo per cui erano entrati degli standard a descrivere come doveva essere una zucchina era per tute-lare quelle nazioni, che erano in grado di

“soddisfare” quelle specifiche proteggendo i loro prodotti, al contrario di altri paesi che avevano la zucchina più piccola di mezzo centimetro.

Il regolamento però non fa piazza pulita di tutte le specie vegetali. Ancora seleziona dei parametri qualitativi che le nazioni del-l’U.E. devono rispettare.

Una cosa assurda e un enorme spreco se devo pensare che ogni frutto che non rispet-ti un dato peso o una data colorazione deve essere buttato via. Infatti non è così, ce ne accorgiamo tutti andando dal fruttivendolo o al supermercato, in ogni cassetta messa in vendita c’è sempre la classica mela marcia.

Sta a noi, consumatori decidere cosa acqui-stare e gli agricoltori non hanno il potere di costringere le piante a fare dei frutti D.O.C., rischiando tra l’altro di prendere delle multe, anche salate.

L’esempio è divertente ma in altri casi, si rischia di incorrere in sanzioni gravi, il che mi fa pensare che in un organizzazione, le maglie troppo strette portano a un malcon-tento generale, e non si può regolarizzare ogni singola cosa, si finisce per entrare in un vortice di leggi, un vero e proprio caos dove non si capisce cosa sia utile e cosa sia superfluo.

Dopotutto per alcune decisioni non occorre l’aiuto dell’intera comunità europea, basta solo un briciolo di buon senso.

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Come spendiamo i fondi europei

Appunti sul bilancio dell’UE e sulla gestione italiana dei fondi

comunitariDenis Gervasoni

La tematica è, come si può immaginare, di grande importanza, tuttavia si tratta di argomenti poco dibattuti e poco conosciuti dagli italiani. Cercherò di fare un po’ di chia-rezza, senza tuttavia entrare nello specifico perché si tratta di tematiche complesse per cui non abbiamo lo spazio né la pretesa di approfondire.

Il bilancio dell’UETutti sappiamo che ogni stato devolve parte delle sue risorse all’Unione Europea e tutti sappiamo che queste risorse vengono uti-

lizzate per politiche di diverso tipo verso i paesi membri. Ma quante? Il bilancio dell’UE è di circa 130 miliardi di euro e corrisponde circa all’1% al PIL dell’Intera UE. Per rego-la non esiste debito pubblico, quindi tanti soldi entrano e tanti escono.

L’aspetto più interessante riguarda il modo in cui vengono spesi: il 45% di essi vengo-no utilizzati per un insieme di politiche, riguardanti lavoro, ricerca, sviluppo, coe-sione e formazione. Rientrano in questa voce i fondi strutturali per lo sviluppo delle aree più svantaggiate, il “fondo sociale eu-ropeo” per la formazione, i programmi per

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Infine, Che cosa è L’Unione Europea?L’Unione Europea, è nata come strumento per mantenere la pace e per riuscire a contrastare le potenze economiche di questo secolo e di quello passato,ma non solo.Nel corso degli anni, si è plasmata, è cresciuta, fino a diventare un organismo complesso, fatto di diverse nazioni, culture e modi di pensare, che però hanno deciso, di collaborare tra loro, di integrarsi, di contagiarsi l’una con l’altra, in quello che è l’Unione Europea odierna.Io sono certo che sia un organismo in continuo miglioramento, che dimostra ogni giorno della sua esistenza, che la cooperazione funziona e fa fronte ai problemi che ci circondano.

il lavoro e l’occupazione. Una grossa fetta del bilancio, il 43% è invece speso nella po-litica agricola comune, un insieme di politi-che specialmente distributive con lo scopo di incentivare e proteggere l’agricoltura del vecchio continente rispetto a quella, dai prezzi più competitivi, dei paesi meno sviluppati. Basta dire che ben 4 miliardi di euro necessari per finanziare il progetto “Galileo” (l’equivalente europeo del GPS) sono stati reperiti in pochi giorni togliendoli della spesa per l’agricoltura, senza che nel complesso essa venisse penalizzata. È un esempio sui tanti per spiegare quanto consi-stente sia questa voce di bilancio, che forse merita un ripensamento.

L’Italia e la gestione dei fondi strutturaliTra i finanziamenti europei vi sono come specificato poco sopra, quelli per lo svilup-po e la coesione territoriale, tra i quali i due più consistenti sono il FESR (fondo europeo sviluppo regionale) e il FSE (fondo sociale europeo, per la formazione). Tali fondi sono assegnati alle regioni italiane in base al Qua-dro Strategico Nazionale, definito dal gover-no ogni 7 anni, il quale recepisce le regole europee definendo le aree a maggior pover-tà (che ricevono più finanziamenti), quelle intermedie e i fondi disponibili per tutte le regioni. Il periodo 2007-2013 per l’Italia ha significato circa 29 miliardi di €, dei quali 23 per le regioni del sud e 4,9 per le aree in crisi economica del nord. Per essere chiari, è previsto che questi soldi vengono usati per costruire opere pubbliche, per politiche di formazione e per aiuti alle imprese.

Un aspetto fondamentale sono i criteri di assegnazione dei fondi ai diversi territori che ne hanno diritto, che in Italia a partire dagli anni 90 hanno segnato un’ondata di innovazione rispetto alle precedenti prati-che di distribuzione “a pioggia” (ad esempio la Cassa per il Mezzogiorno), generalmente inefficaci e non prive di sprechi. I criteri europei prevedono selettività e premialità, cioè concentrazione delle risorse in alcuni progetti – i migliori – selezionati con mec-canismi trasparenti e controllo della loro attuazione con possibili premi o sottrazione di fondi in base al rispetto degli obiettivi prefissati.

Purtroppo mentre molti paesi europei si sono sviluppati grazie ai fondi europei (Ir-landa, Spagna, europa dell’Est), in Italia l’implementazione di politiche regionali di coesione territoriale ha registrato, ad ec-cezione di alcuni buoni esiti, un sostanzia-le fallimento. Talvolta le procedure molto burocratizzate e la tempistica da rispettare ha prodotto interventi di scarsa rilevanza e poco efficaci, spesso alla logica della se-lettività ha prevalso la distribuzione delle risorse in modo uniforme per interessi di consenso politico.

Oggi il mito dell’Unione Europea sembra essere finito tra gli amministratori pubblici e l’innovazione che aveva portato tende a perdere importanza. Il rischio che, invece che migliorare i sistemi di finanziamento introdotti dall’UE, si torni a meccanismi come i precedenti è reale, come alcune recenti dichiarazioni su una ricostituzione della cassa per il mezzogiorno sembrano confermare.

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La Cina dieci anni dopo...

Considerazioni di uno studente italiano a 10 anni dalla strage di

Piazza Tien An MenLuca Maggiolini Cacciamani

Il 4 giugno di quest’anno ero in piazza Tienanmen.

Venti anni prima l’Esercito di Liberazione del Popolo era stato mandato per massacra-re e disperdere gli ultimi studenti, operai e abitanti di Pechino ancora rimasti in piazza.

Mentre ad Hong Kong decine di migliaia di persone si radunavano per ricordare insieme, a Pechino la gigantesca piazza era percorsa solo da qualche turista, qualche reporter free-lance e migliaia di uomini del governo fra giovani volontari del partito, poliziotti, militari, servizi speciali, e finte comitive di turisti con ombrelli. Gli ombrelli, abbiamo scoperto successivamente, oltre che ri-parare dal sole servivano anche coprire la visuale delle telecamere della ABC e CNN (guardate il grottesco video su youtube). In piazza potevi davvero sentire sulla tua pelle la dittatura totale sotto cui 1,300,000 di persone vivono oggi in Cina. Ma è davvero così?

Poco tempo fa ho avuto la mia prima, e fino-ra unica, conversazione seria di politica con un ragazzo cinese privo di educazione occi-dentale. Questo ragazzo, di nome Maurizio, è stato mio compagno di classe per un anno intero e si è distinto per essere sempre uno

dei primi a fare domande scomode ai nostri professori italiani in evidente difficoltà. E’ un tipo molto diretto e molto orgoglioso. Sostanzialmente la discussione si è conclusa con io che cercavo di spiegare a lui e a me stesso quali sarebbero stati gli evidenti van-taggi dell’instaurazione della democrazia in Cina. Qui a Shanghai, dove gli standard di vita sono occidentali, è semplicemente ridicolo che non si possa eleggere nemme-no il sindaco, ma cosa succederebbe se 800 milioni di abitanti delle zone rurali acqui-sissero improvvisamente il diritto di voto e pretendessero i loro diritti? La Cina come la conosciamo noi non esisterebbe neppure. In una nazione enorme come la Cina l’in-stabilità tipica di un governo democratico è impensabile. Il governo cinese affronta disuguaglianze sociali enormi, separatismi millenari e una popolazione di oltre 1300 milioni di persone a colpi di censura e eser-cito. Gli scioperi dei tassisti, che da noi provocano code infinite in stazione, in Cina causano guerriglia urbana con auto della polizia in fiamme e barricate. Le code au-tostradali di agosto sono bazzecole insignifi-canti se comparate al gennaio cinese in cui, dal più umile al più ricco, tutta la Cina torna alle loro rispettive case. In quell’occasione abbiamo visto interi plotoni dell’esercito

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Armonia è la mancanza di contrasti e qualunque

cosa crei contrasto in Cina viene subito eliminato

gestire le folle immense che si radunano alle stazioni ferroviarie. L’esercito, che a Shanghai non si vede quasi mai, ha circon-dato con un cordone umano la stazione di Shanghai in un raggio di centinaia di metri. Le rivolte sono molto più frequenti di quel-lo che si legga sui giornali occidentali: poco prima di quel-la dello xinjiang un suicidio poco chiaro nel completamente cinese Hubei aveva provocato la guerriglia urbana con oltre 70,000 persone per strada, edifici e macchine della polizia in fiamme. E nessuno sa cosa realmente è successo. Il sistema economico cinese non collassa perché ogni cittadino cinese è clandestino nel suo paese. Nessuno si può muovere dal suo luogo di residenza per cercare lavoro altrove senza un’apposita autorizzazione. Ecco così creato un esercito di schiavi irre-golari senza nessun diritto, che emigra verso le zone industrializzate in cerca di un lavoro che gli permetta di sostenere la sua famiglia.

A tutto ciò si aggiunge un controllo comple-to dei mezzi di informazione e il costante ri-chiamo da parte degli uomini di facciata del partito all’armonia, il principio regolatore di

ogni cosa in Cina. Armonia è la mancanza di contrasti e qualunque cosa crei con-trasto in Cina viene subito eliminato; questo è da te-nere sempre ben presente quando si parla di Cina. Gli studenti universitari e

la classe media in genere condividono l’opi-nione che il governo cinese debba necessa-riamente essere stabile e armonioso. Difficil-mente approverebbero la censura su inter-net, ma questa non è percepita. Qui viene il nodo centrale: la censura che il governo opera su internet interessa principalmente i mezzi di comunicazione usati dagli occiden-tali. Ad oggi Facebook, youtube blogspot e i principali blog in inglese riguardanti la Cina sono completamente bloccati. Il governo non si sognerebbe mai di bloccare i provider di blog in cinese perché provocherebbe una vera e propria rivoluzione armata. Si limita

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solo a tagliare tutti i ponti che la più grande comunità virtuale del mondo, già lontana per questioni linguistiche, ha con il resto del mondo. Nessun Cinese usa Facebook o youtube wikipedia. Non sanno neanche che esistono. A Maurizio non poteva interessare di meno che questi siti fossero stati bloc-cati. E così il governo che apparentemente apre la Cina al mondo con le Olimpiadi e l’Expo 2010 di Shanghai, in realtà non fa altro che cercare in tutti i modi di evitare che avvengano reali contatti fra occiden-tali e cinesi (pochi) che parlano inglese. Eppure la Cina e il resto del mondo sem-brano avere talmente poco da sparti-re che a nessuno dei nostri compagni sembra importare molto questo fatto. Il punto è che il momento della democrazia per la Cina era vicinissimo nel 1989. Pochi occidentali e nessun Cinese sa che molto dell’establishment dell’epoca era effettiva-mente a favore del cambiamento. Il segre-tario del partito comunista dell’epoca e le sue scuse pubbliche per non essere venuto prima ad ascoltare la folla di Tienanmen sono stati rimossi dalla memoria collettiva.

Come anche i motivi che avevano spinto migliaia di studenti delle migliori universi-tà di Pechino (quelle dei figli di partito) a protestare in piazza e a costruire una sta-tua della democrazia davanti al ritratto di Mao. Quello ora non sono altro che ribelli. Non esiste il momento giusto per la libertà di pensiero e qualunque trauma uno stato deve affrontare per raggiungere questo scopo è pienamente giustificato. Non è vero che la Cina non ha le basi per avere una democrazia. I primi movimenti democrati-ci nascono nel 1911 e lo stato dell’epoca non era molto diverso da quello italiano di Giolitti (perdonatemi l’estrema generaliz-zazione). La democrazia in Cina è sempre stata prevista, ma è solo la sete di potere di un partito anacronistico e attaccato al potere che costringe il suo popolo all’iso-lamento e alla rosea prospettiva della mi-gliore armonia. Mi è chiaro ormai che l’ar-monia di cui parlano sempre è un popolo di zombie inoffensivi votati solo al guadagno. Le prime elezioni sono previste ora per il 2040.

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COMPAGNO PRESIDENTE...Il Cile dal socialismo democratico al golpe nel ricordo di Salvador AllendeDenis Gervasoni

L’11 settembre per un occidentale, ma probabilmente per tutti è una data che difficilmente si può dimenticare, per gli avvenimenti tragici legati agli attacchi terroristici negli Stati Uniti, dei quali que-st’anno ricorre l’ottavo anniversario. Gli avvenimenti di New York tuttavia non sono l’unico, seppur importante, motivo per ri-cordare questa triste data.

Proprio 36 anni fa a Santiago del Chile il go-verno democraticamente eletto del Sociali-

sta Salvador Allende veniva de-stituito attraveso un violento

colpo di stato dell’esercito, non senza il coinvolgi-mento dei servizi segreti degli Stati Uniti. Segui-rono 27 anni bui con la dittatura del Generale Pinochet, particolar-mente opprimente

e violenta con gli oppositori.

Vogliamo ricor-dare questi

avvenimenti proponendovi alcuni stralci di due discorsi del presidente Allende, ancora molto attuali nei loro contenuti, sia per le parole di lealtà alla democrazia che per i temi sociali.

Università di Guadalajara (Messico), 2 dicembre 1972[...]Molti anni fa, non chiedetemi quan-ti, anch’io ero un giovane universitario, ma un giovane che non cercava soltanto un titolo di studio. Come dirigente degli studenti, fui espulso dalla mia università. Vorrei che però voi sappiate, che non esista nessuna querelle generazio-nale. Ci sono giovani vecchi e vecchi giovani, in questi ultimi io mi trovo.

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Ci sono giovani vecchi che comprendono per esempio, che essere universitario è un pri-vilegio straordinario per l’immensa maggio-ranza del nostro continente. Questi giovani vecchi, credono che l’università esista per soddisfare la necessità di preparare tecnici e che questi debbano ritenersi soddisfatti della mera acquisizione di un titolo pro-fessionale. Questo gli consente di avere un rango e una scalata sociale, carramba!

Che strumento dramaticamente pericoloso, quello che da la possibilità di guadagnarsi la vita partendo da condizioni di supe-riorità rispetto alla maggioranza dei suoi concittadini!

E questi giovani vecchi però, se sono ar-chitetti non si domandano di quante case mancano nei nostri Paesi e spesso nel loro proprio Paese. Ci sono studenti che con un criterio estrinsecamente liberale, fanno della propria professione il mezzo onesto per guadagnarsi la vita, però in un ottica di soli propri interessi.

Ci sono molti medici (ed io sono un medico) che non comprendono che la salute si com-pra, e ci sono migliaia e migliaia e migliaia di uomini e donne, in America latina che non possono comprare la salute [...]

Per questo parlo così in questa vostra uni-versità di Guadalajara, chè è una università all’avanguardia [...] affinché non si dimen-tichi che questa come le altre, è una uni-versità dello Stato che è pagata dai contri-buenti e che la stragrande maggioranza di questi è rappresentata dai lavoratori e che deplorevolmente in questa università come in quelle della mia Patria, i figli degli ope-rai e dei contadini, mancano tuttavia di un tasso adeguato di presenza!

[...] Senza dubbio, data la realtà cilena, l’unico cammino che abbiamo potuto e vo-luto mettere in atto è stato quello istituzio-nale, attraverso la lotta elettorale, anche se in questo continente, specialmente dopo la rivoluzione cubana, sembrerebbe più di moda seguire tattiche guerrigliere o da eserciti popolari di liberazione. [...]

Un esempio personale, quando ero uno dei leaders del gruppo universitario “Avance”

(il gruppo più vigoroso della sinistra) un giorno del 1931, fu proposto di firmare un manifesto per la realizzazione dei soviet in Cile, composti da operai, contadini, soldati e studenti. Io dissi che era una scemenza e che mai avrei firmato qualcosa da studente che poi da professionista, non avrei potuto accettare.

Ebbene, 395 dei miei compagni di allora, votarono per la mia espulsione. Dei 400 che eravamo, attualmente solo in 2 continuia-mo nella lotta sociale. Gli altri fino al giorno della formazione del mio governo, che ha nazionalizzato banche e monopoli, avevano depositi bancari (spesso all’estero) erano proprietari di latifondi, o azionisti di ban-che o monopoli. A me che cacciarono come come reazionario, oggi i lavoratori del paese mi chiamano compagno presidente.

Santiago del Cile, 11 settembre 1973Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi. La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes... Io vi chiamo per dirvi di avere fiducia. La storia non si ferma, né con la repressione, né con il crimine. Questa è una fase che verrà superata, questo è un momento duro e difficile. È possibile che ci annientino, ma il domani apparterrà al popolo, apparterrà ai lavoratori.

L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore. [...] Costoro posseggono la forza, potranno sottometterci, ma non è con il crimine, né con la forza che si guidano i processi sociali. [...]

Mi rivolgo ai giovani, a coloro che hanno cantato e hanno portato la loro allegria e il loro spirito di lotta; mi rivolgo all’uomo ci-leno, all’operaio, al contadino, all’intellet-tuale, a coloro che saranno perseguitati [...] Altri uomini supereranno il momento cupo e amaro, quel momento in cui è il tradimento a voler imporsi. Dovete sapere che presto si apriranno grandi viali dove passerà l’uomo, libero di costruire una società migliore.

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Elezioni in IranCronaca da TeheranDaniele Adamo

Siamo in aperta campagna elettorale. A sole due settimane dalle elezioni, Ahmadinejad, proprietario di tutte le emittenti televisive nazionali e candidato con-servatore, ha dovuto constatare, con qualche malumore imprevisto, la rapida ascesa del partito riformista ai son-daggi nazionali guidato da Mir Hassein Moussavi, ex primo ministro, e Mehdi Kroubi, ex presidente del parlamento. Il 12 giugno i cittadini Iraniani sono stati chiamati al voto per le elezioni del nuovo Presidente. E, con una massiccia mobilitazione, l’affluenza del 85% degli aventi diritto ha fatto

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registrare un record nella storia del paese. Insomma, cifre da capogiro per un italiano.

Del resto l’Iran, nella storia del suo popolo, ha sempre dimostrato un forte attaccamen-to alla vita religiosa e politica manifestan-dola nei momenti di maggior bisogno,in una nazione dove ancora i due poteri, temporale e spirituale, sono saldamente uniti.

Rispolverando un po’ di storia, ricordiamo nel ‘51 come Mohammad Mossadeq porta a segno un golpe di stampo popolare a capo del fronte nazionale iraniano nell’intento di nazionalizzare la compagnia petrolifera “Anglo-Iranian Oil Company” agente sul ter-ritorio e gestita da autorità inglesi e ameri-cane. La situazione durò tre anni, periodo in cui le potenze europee boicottarono il petrolio della Persia, fino a quando la CIA, stanca di quel raffreddore medio orientale, aiutò l’esercito dei guardiani a ripristinare il controllo ricreando un regime accentrato e autoritario basato sull’appoggio straniero. Un regime durato fino al ‘79, prima degli spari della polizia sugli studenti in manife-stazione che hanno riacceso il fermento na-zionale con dimostrazioni e proteste in tutte le piazze pubbliche. Le recite di poesie dei persiani classici e l’assidua partecipazione di massa dei dimostranti ogni 40 giorni sono stati gli strumenti che hanno avuto la me-glio sulle coscienze dei militari impegnati nelle “operazioni di pulizia”, che dopo aver ascoltato per tanti e tanti giorni, deposero le carabine e segnarono la fine dello Shah (imperatore in persiano).

Ritornando a noi, quel 12 giugno 2009 viene eletto Ahmadinejad a guida del governo, ma qualcuno non ci sta. Migliaia di manifestanti, sotto il nome inter-nazionalmente riconosciuto di Onda Verde, scendono nella piazza principale di Teheran per 5 giorni consecutivi accusando il gover-no di brogli elettorali e alcuni giornalisti esteri vengono allontanati e arrestati con accuse di istigazione. I giornali e le tele-visioni locali tacciono sugli scontri e sulle forze paramilitari inviate per sedare i rivol-tosi, mentre i cineasti Mohsen Makhmalbaj e Marjane Satrapi – autrice del fumetto

Persepolis – denunciavano nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles il colpo di stato in atto in Iran. I due hanno presen-tato la fotocopia di un documento che sa-rebbe una certificazione del risultato del voto della Commissione elettorale irania-na, nella quali a Moussavi erano assegnati 19.075.423 voti, 13.387.103 a Mehdi Kroubi, e soltanto 5.498.217 a Ahmadinejad, dichia-rato invece poi vincitore. Non vi erano però certezze sull’autenticità del documento. «Ahmadinejad ha avuto solo il 12 per cento, non il 65 per cento dei voti» ha denunciato Satrapi. «Moussavi – ha riferito dal canto suo Makhmalbaj – alla fine dello spoglio dei voti fu chiamato dalla Commissione elettorale che gli comunicava la vittoria e gli diceva di prepararsi per il discorso. Poco dopo al-cuni militari sono entrati nel suo ufficio, gli hanno detto che non avrebbero consentito una rivoluzione verde. Poi, la televisione di Stato ha annunciato la ‘vittoria’ di Ah-madinejad». Makhmalbaj ha esortato «la comunità internazionale a non riconoscere ufficialmente la vittoria di Ahmadinejad. Quello che è successo non sono brogli elet-torali, è un vero e proprio colpo di Stato. Se qualcuno si chiedeva se il popolo iraniano è pronto per la democrazia, la risposta è sì, lo abbiamo espresso nel voto, ma siamo stati derubati del voto. Ora abbiamo bisogno del sostegno internazionale».

Intanto il capo partito riformista Moussavi, il terzo giorno della rivolta, decide di pren-dere le redini di questa marea e di “ca-valcare l’onda”, anche se caldamente sconsigliato dai suoi amici e parenti, dopo che furono arrestati 25 tra giornalisti e di-pendenti del suo giornale, il Kalemeh Sabz. La situazione inizia a farsi sempre più tesa, molti atenei sono in rivolta, le associa-zioni per i diritti umani iniziano a farsi sen-tire sempre più forte tanto che il 30 giugno, nel venerdì di preghiera,scende in campo la suprema guida iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei con un discorso alla nazione dove invita i manifestanti a smettere e rinvigo-risce il sostegno al Consiglio dei Guardiani legittimando l’esito del voto.

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Il suo discorso è trasmesso su tutte le reti televisive, interrompendo le tra-smissioni già in atto, con una visibili-tà che l’Ayatollah non riceve nemmeno in occasione della fine del Ramadam quando, come di consueto, parla alla città. «La gente ha scelto chi voleva» ha detto Khamenei,«Il sistema islamico non ma-nipolerà mai il voto del popolo, com-mettendo tradimento. Le strutture le-gali del sistema e le regole elettorali di questo paese non permettono brogli». Da parte sua Ahmadinejad, oltre che al largo potere mediatico, come mu-scoli aggiuntivi al suo pugno duro può contare sull’aiuto di forze milita-ri e paramilitari: i Pasdaran e i Basiji. I primi, di cui Ahmadinejad è un ex del-l’ordine, è il corpo delle Guardie Islamico, chiamato anche Esercito dei Guardiani, istituito dopo la rivolta islamica del ‘79. Sono massimamente fedeli al Capo Supre-mo e raccolgono al loro interno dei nuclei d’azione volontari chiamati Basiji, che sono un’altro corpo affiliato, istituito al tempo della guerra Iran-Iraq, per ospitare quei sol-dati “o troppo giovani o troppo vecchi” per il servizio militare. Dei fuori corso in prati-ca, che vigilano da terra le possenti mura di questa fortezza del regime.

Intanto in piazza il 6 Luglio, a poco più di tre settimane dal voto e a seguito degli scontri avvenuti in tutta la città, si registravano in tutto, secondo giornali indipendenti, più di un centinaio di persone uccise negli scontri dai Basiji , con 34 giornalisti e più di 1200 tra studenti, professori e intellettuali arre-stati mentre erano in piazza a manifestare. Accusati di azioni contro la sicurezza na-zionale, quando vengono arrestati, ai ma-nifestanti non è loro consentito di vedere e sentire nessuno - nemmeno un proprio avvocato. Portati nelle carceri vengono picchiati e maltrattati. Non si sa dove siano tenuti e vengono messe sotto controllo mail e cellulari.

Ecco che allora il governo parte con la cen-sura delle emittenti straniere. Sempre il 6 Luglio La Bbc ha denunciato l’oscuramento del suo segnale, sia in inglese che in farsi

(la lingua maggiormente parlata in Persia), due giornalisti della televisione pubblica olandese sono stati espulsi perché filma-vano gli scontri, mentre due reporter belgi sono stati fermati per un’ora. Anche i re-sponsabili delle televisioni tedesche Zdf e Ard hanno

lamentato che ai loro inviati è stato impedi-to di lavorare.

E proprio due giorni dopo le dichiarazio-ne internazionali di Ahmadinejad e le sue promesse di cambiamento, il 10 Luglio un gruppo armato di paramilitari ha assalito, nella notte dopo la manifestazione dei rifor-misti, la casa dello studente dell’Università di Amirkabir di Teheran. Durante l’attacco, «diversi studenti sono stati percossi e feriti, mentre altri sono stati arrestati e portati via dai paramilitari. Sono inoltre stati pro-curati dei danni all’aula di studio, al bagno e alla piccola moschea della stessa struttura studentesca» scrive il giornale studentesco ‘Amirkabir’. Secondo un altro sito riformi-sta, ‘Bamdadkhabar’, «i paramilitari avreb-bero minacciato di ripetere, anche questa notte, l’aggressione agli studenti».

A due mesi di distanza, ora che le voci sui presunti brogli sono state provate, nessuno parla più di loro. Degli studenti, dei ma-nifestanti, la loro voce si è persa tra le troppe botte subite e il silenzio. Le azioni diplomatiche iraniane e il presunto nuclea-re catalizzano tutto l’interesse mediatico, e d’altro canto, un sostegno internazionale in Iran rischierebbe di diventare l’ennesima “operazione democratica di pace” che, con la scusa sempre più crescente della deten-zione di materiale nucleare, ci porterebbe a ritornare all’inseguimento di quelle armi di distruzione di massa che non si sono trovate nemmeno sotto il panciotto di Saddam. Ma quella guerra, se sarà, arriverà solo a rivolta sedata.

Mentre noi,che ancora non rischiamo nien-te, non rischiamo i pestaggi a sorpresa a casa, non rischiamo gli arresti e gli abusi, ci chiediamo se facciamo abbastanza?

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Chiare, fresche et dolci acque

La privatizzazione della gestione dell’acqua potabile

Claudio Avella

“Fonte insostituibile di vita, l’acqua deve essere considerata un bene comune patri-moniale dell’umanità e degli altri organismi viventi, l’accesso all’acqua, potabile in particolare, è un diritto umano e sociale imprescrittibile”. Il manifesto del comitato italiano per il Contratto Mondiale dell’Ac-qua sembra essere assolutamente inequivo-cabile. Più che l’enunciato di un principio, sembra essere la conclusione di un’analisi approfondita della storia dei popoli, dei loro spostamenti e dei loro conflitti. Senza andare a scavare troppo nel passato, si sco-pre che i conflitti che nel mondo vengono scatenati e alimentati da motivi legati alle risorse idriche sono innumerevoli: dal con-flitto Israelo-Palestinese, a quello emergen-te tra Turchia e Siria, dovuto alla costruzio-ne di dighe in Turchia che, deviando i flussi a scopo agricolo e industriale, impediscono il flusso naturale verso la Siria.

Purtroppo il diritto all’acqua, come diritto naturale e universale, non ha ancora ricevu-to una piena e soddisfacente codificazione da parte della comunità internazionale. La tendenza sembra essere, anzi, in contro-tendenza: durante il Forum mondiale del-l’acqua a L’Aja del 2000, l’acqua è stata dichiarata una risorsa naturale in via di ra-refazione a causa di inquinamento e sprechi, quindi sempre più cara. Per gestirla in ma-niera “efficace”, bisognerà perciò trattarla come un bene economico, non come bene sociale.

Il passo è breve. Molti Stati si dotano di le-gislazioni che permettono, o obbligano, la privatizzazione dei servizi di gestione della risorsa, affinché venga affidata alle leggi di mercato e di libera concorrenza. Que-st’ultimo è il caso dell’Italia: il 6 agosto del 2008 il decreto legge nr. 112 del 25 giugno 2008 viene convertito in legge. La legge 133 disciplina il settore dei servizi pubbli-ci locali di rilevanza economica (compresi i servizi idrici): il comma 23bis dichiara in sostanza che l’acqua è un bene economico e che i comuni sono obbligati a metterne a gara la gestione, affidandola a soggetti (imprenditori o società in qualunque forma costituite) individuati mediante procedure competitive, allo scopo di favorire la diffu-sione di principi di concorrenza, libertà di stabilimento, libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale. Esistono casi e contesti in cui l’affidamento può essere dato a soggetti pubblici, ma solo se viene dimostrato che le condizioni economiche, sociali, geomor-fologiche e ambientali non rendono efficace il ricorso al mercato.

In Italia la legge Galli, che divide il terri-torio italiano in Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), permetteva già l’affidamento della gestione del servizio a enti privati: alla fine del 2007 su 106 enti gestori, 5 erano società private, 31 società a capitale misto pub-blico-privato, 64 enti interamente pubblici e 6 di altra natura (dati del rapporto del Comitato di vigilanza delle risorse idriche

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al Parlamento). L’esperienza vissuta dove la gestione è affidata a privati non risulta es-sere sempre positiva: in Toscana su sei enti gestori del servizio, cinque sono a capitale misto pubblico-privato, a maggioranza pub-blica e uno a capitale interamente pubblico. Tutte sono società per azioni, tra i quali soci privati figurano so-prattutto la francese Suez, ACEA, Iride e Monte dei Paschi di Siena. A Firenze, ad esempio, a un com-portamento virtuoso dei cittadini, che hanno ridotto del 5% il consumo di acqua, è corrisposto un aumento delle tariffe del 10% per colmare il vuoto dovuto ai mancati introiti dell’azienda.

Negli ATO di Arezzo e di Latina, a capitale misto, si sono registrati aumenti tariffari dal 50% al 300% e si prevede, che per permet-tere la convenienza della gestione privata, sarà necessario un aumento dei consumi del 18%.

In Lombardia la legge 133 era stata già anticipata da una legge regionale, varata il 6 agosto 2006, secondo cui la gestione e l’erogazione vanno separate, affidando l’erogazione a enti privati e la gestione a enti pubblici. La legge, valida in tutti i comuni tranne Milano, sostanzialmente la-sciava tutti i costi a carico della collettività e tutti gli introiti ad imprese private: per

“erogazione” si intende, infatti, quel tratto di rete dove sono presenti praticamente solo i contatori dell’acqua. La storia lombarda si conclude con l’abrogazione della legge

regionale: 144 consigli comunali richiedono un referendum regionale per l’abrogazione. Segue un anno di trattative. Alla fine il re-ferendum non si fa: con l’arrivo della crisi economica l’affidamento a soggetti privati non sarebbe stato efficace ed efficiente, per cui la Commissione Ambiente della Regione

si vede costretta ad ac-cettare le proposte dei sindaci.

D’altra parte sarebbe stupido nascondere che il servizio idrico in Italia presenta comunque dei problemi: le perdite di rete sono mediamente del 35%, che vanno dal

16,5% circa della Lombardia a punte del 60% nel Sud Italia. Questi dati non sono, però certo trascurati dal Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua e dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, che propongono una legge di iniziativa po-polare: “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposi-zioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico” . La legge, per la quale fin’ora sono state raccolte 406.626 firme, stabilisce i termini per rendere nuovamente pubblici i servizi idrici, gestire la risorsa e distribuirla, basandosi sul principio del diritto all’acqua per tutti e su quello del governo partecipa-tivo del servizio idrico integrato.

E’ giunta l’occasione di impegnarsi per sfa-tare il mito “privato eccellente, pubblico scadente”.

“Ingegneria Senza Frontiere è un’associazione nata in Europa, attiva da alcuni anni anche in Italia. A Milano l’associazione nasce nel 2003 ad opera di un gruppo di studenti, docenti e professionisti con lo scopo di utilizzare le conoscenze ingegneristiche per promuovere uno Sviluppo Sostenibile. ISF-Milano è attiva all’estero in Congo, Senegal, Perù con progetti di Cooperazione allo Sviluppo e in Italia con progetti, campagne di sensibilizzazione e di formazione sullo sviluppo sostenibile. Un ruolo fondamentale nell’associazione lo assumono gli studenti del Politecnico di Milano che partecipano ai progetti e alle campagne. Per maggiori informazioni visita: www.isf.polimi.it o scrivi a [email protected] o [email protected]

La legge, valida in tutti i comuni tranne Milano, sostanzialmente lasciava tutti i costi a carico della

collettività e tutti gli introiti ad imprese private

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Un anno da presidente

Bilancio di un anno profiquo per la rappresentanza

Mauro Brivio

È passato un Anno Accademico; sento l’esi-genza di fare un bilancio del lavoro svolto, di misurare l’avanzamento delle istanze della componente studentesca nel nostro Politecnico, in un anno straordinariamente fruttuoso per la rappresentanza e di conse-guenza per gli studenti dell’Ateneo.

Proverò qui di seguito a sintetizzare i ri-sultati più significativi del lavoro svolto quest’anno negli organi centrali (Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione e Presidenza del Consiglio degli Studenti) da me insieme ad altri rappresentanti.

Progetto università aperta 24h/24 In seguito ad un’intensa collaborazione con l’Amministrazione sono stati ultimati i lavo-ri di riqualificazione del patio nella sede di Architettura e Società, che ci consentiranno di prolungare l’orario di apertura della bi-blioteca, del patio stesso e di alcune aule adiacenti fino alle 2 del mattino.

Tra gli interventi realizzati a supporto del-l’iniziativa, il patio è stato coperto da rete wi-fi e cablato con torrette per l’accesso al-l’elettricità, inoltre la nuova sistemazione della biblioteca garantirà un accesso ai libri continuato fino all’orario di chiusura.

Ampliamento Sottocommissione per il Diritto allo Studio Con l’assenso dell’Amministrazione ho coin-volto i rappresentanti eletti dalle due prin-cipali case dello studente del Politecnico nei lavori della Commissione Permanente

Studenti (un tavolo di lavoro perenne cui siedono studenti, delegato del Rettore e di-rigenti dell’Amministrazione) in materia di Diritto allo Studio, per meglio intercettare le istanze degli studenti, con una conseguente eccezionale accelerazione nell’affrontare e risolvere i problemi che affliggono le case dello studente.

Poli tam-tam ed iniziative culturali degli studenti Da settembre agli strumenti in uso legati a poli tam-tam, in particolare rispetto alla pubblicizzazione delle attività culturali promosse dagli studenti, sarà affiancata una news-letter a cadenza periodica com-pilata dagli stessi rappresentanti, per una comunicazione più puntuale e frequente delle attività in corso nell’Ateneo.

Progetto merito e pubblicazione valutazione della didattica dei docentiLa mobilitazione che ci ha impegnati per diversi mesi lo scorso autunno, in seguito alla legge 133, ha portato qui al Politec-nico all’approvazione da parte del Senato Accademico di una delibera che costruisce un sistema di valutazione che rende visibile il contributo individuale di ciascun docente all’Ateneo, in termini di didattica e ricerca prodotte, nonché di carico gestionale. Tale sistema contempla anche la costruzione di un format di curriculum vitae che ciascun docente dal prossimo anno dovrà compilare e pubblicare sul sito di Ateneo, nel quale è riportata anche la valutazione della didatti-ca (operata dagli studenti tramite i questio-

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nari al termine di ciascun insegnamento) mediata negli ultimi tre anni.

Tale soluzione richiede ancora qualche piccolo affinamento, ma rappresenta una sostanziale vittoria dei rappresentanti, che per anni hanno condotto la battaglia per la pubblicazione.

Linee Guida per l’Attribuzione dei Fondi alle Attività Culturali degli StudentiNella Commissione Permanente Studenti di luglio sono state vagliate le nuove linee guida per l’attribuzione dei fondi alle at-tività culturali degli studenti, che dovreb-bero essere definitivamente adottate in settembre.

L’elaborazione di questo nuovo documento è frutto di un comune sforzo volto a rendere il più possibile trasparente il processo deci-sionale in materia di attribuzione dei fondi da parte della Commissione.

Carta dei Diritti e dei Doveri degli Studenti del Politecnico di MilanoHa avuto approvazione definitiva nel Con-siglio di Amministrazione di luglio; ad essa seguirà il Decreto del Rettore nel mese di settembre: in questo modo avremo la pos-sibilità di comunicare a dovere i contenuti della Carta. Frutto di un anno di mediazio-ni, rappresenta l’attuazione al Politecnico, fortemente voluta dalla Terna sinistrorsa, dello Statuto dei Diritti e Doveri degli Stu-denti Universitari, già licenziato la scorsa legislatora dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari.

E’ una Carta importante, che enuncia alcuni principi fondamentali rispetto ai quali non si tornerà indietro, che consolida alcune conquiste recenti, garantisce alcuni diritti in parte garantiti per prassi, e che intro-duce alcune innovazioni a beneficio degli studenti e dell’intero Ateneo.

Progetto spazi per lo studio libero ed il lavoroConcertato con il Rettorato e con l’Ammini-strazione sta prendendo forma un progetto

di riqualificazione di alcuni spazi strategici dell’Ateneo, nel polo di Città Studi. Ad oggi il Politecnico soffre di una quantità limita-ta di spazi per lo studio libero degli allievi; questo indice per altro, penalizza la nostra università nelle classifiche internazionali.

Il progetto prevede la riqualificazione sia dell’Interfacoltà, che vorremmo diventasse uno spazio più che altro di relazione, con attrezzature funzionali a consentire la riu-nione di gruppi e associazioni, che di tutta una serie di spazi collaterali, spesso sot-toutilizzati, dislocati in sedi diverse anche nello stesso campus.

Il nostro proposito è quello di allestire ed ar-ticolare tutti gli spazi a disposizione in modo da garantire agli studenti la possibilità di studiare, lavorare o semplicemente di stare in spazi di qualità elevata. Probabilmente ciascuno degli spazi in oggetto avrà una ca-ratterizzazione diversa, secondo la propria vocazione architettonica e posizione.

Riforma Centri Stampa I centri stampa sono stati riformati. Sono stati portati all’interno dei poli (biblioteca PK in Campus Durando e Poliprint in Città Studi): questo perché in precedenza erano collocati in posizioni davvero scomode per gli studenti; è stato abolito il sistema di pagamento con tessera acquistata in Clup: d’ora in poi i pagamenti avverranno in con-tanti presso la cassa degli stessi centri stam-pa, come in normali copisterie. La stampa infine non avviene più passando per diversi terminali, ma come in ogni altra copisteria si consegna la chiavetta al responsabile del centro e la stampa è immediata.

Riqualificazione solarium (piazza soprastante l’Acquario in Città Studi) Nel corso di questi mesi estivi sono stati eseguiti i lavori di riqualificazione della mensa (su iniziativa degli attuali gestori, vincolati dal recente contratto di appalto) e della piazza soprastante l’acquario.

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Palazzo della RappresentanzaNei prossimi mesi gli spazi di città studi in concessione alle liste di rappresentanza sa-ranno razionalizzati e riposizionati: saranno collocati ai quattro piani dell’edificio Nave, così da caratterizzarlo come la sede della rappresentanza studentesca dell’Ateneo. In questo modo, anche grazie ad un’integra-zione della segnaletica, sarà più facile per gli studenti rintracciarci.

Borse di studioSi trattava di investire 800.000 euro de-rivanti dal progressivo accumulo di tutta una serie di donazioni elargite al Politecni-co nel corso dei secoli a partire dalla sua fondazione.

La soluzione approvata è stata quella di co-struire un certo numero di borse da erogare nei prossimi 3 anni a studenti del Politecni-co ed a studenti stranieri, finalizzate alla realizzazione di tesi e progetti di ricerca all’estero per i primi, a Milano per i secondi. Rispetto a queste borse verrebbe costruito un bando di gara che privilegi progetti su paesi in via di sviluppo.

Nel prossimo semestre sarà pubblicato il bando che darà avvio alla procedura per l’assegnazione delle borse.

Riforma servizio di ristorazione per studenti borsistiAd oggi gli studenti borsisti che accedono al servizio di ristoro sono costretti a consu-mare i propri pasti in alcune mense. Nell’ul-timo anno, attraverso un percorso virtuoso di collaborazione tra i rappresentanti degli studenti di Ateneo, quelli degli studentati e l’Amministrazione, siamo giunti ad una riforma sostanziale di tutto il sistema di ristorazione, la quale prevede un elevato numero di punti di ristoro di varia natura convenzionati con il Politecnico (circa 60, distribuiti sui vari poli) presso i quali i bor-sisti potranno accedere tramite tesserino magnetico. Queste e altre trasformazioni minori saranno gradualmente inserite e por-tate a regime nell’anno 2009/2010.

Contribuzione studentescaIl passaggio dal sistema ICE a quello ISEEU ha portato ad una ridefinizione dei contri-buti di ciascuno studente ed ha comportato un sostanziale incremento del gettito: si è deciso informalmente di reinvestire l’extra-gettito in due direzioni: la prima riguarda alcuni investimenti sui servizi agli studenti; la seconda ci ha consentito per quest’an-no di mantenere invariata la contribuzione (senza adeguare il tasso di inflazione del 2%), cosa che conti permettendo potremo fare anche il prossimo anno.

Inoltre i rappresentanti della Facoltà del Design sono anch’essi giunti ad un accordo che fissa la cessazione della tassa di scopo entro 2 anni, a precise condizioni.

Queste sono le principali innovazioni in-trodotte lo scorso anno dalla rappresentan-za studentesca dell’Ateneo, ma riguardano solo la gestione degli organi centrali:ho citato solo quelle che ho seguito personal-mente. Molto altro lavoro poi è stato svolto nelle facoltà e nei consigli di corso di studi. Altri progetti ancora sono in elaborazione.

Ad ogni modo vi invito a considerare nel suo insieme quest’elenco di cose fatte in un anno: io credo che sia piuttosto impressio-nante in senso positivo.

Tutte queste conquiste, capaci di cambia-re in meglio la vita di uno studente, sono frutto del lavoro di altri studenti, che nel corso dell’anno sono stati capaci di concilia-re il proprio percorso di studi con il proprio impegno civile, che talvolta hanno decli-nato nella politica universitaria, talvolta nell’organizzazione di attività culturali o nell’associazionismo, oppure anche solo in semplice partecipazione.

Questo vale a dire che per far cambiare le cose, basta volerlo.

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tel. 02.2399.2639

DOVE SIAMOLEONARDO: Aule rappresentanti (vicino V.2)

BOVISA-LAMASA: Aula rappresentanti ac-canto alla CLUP

BOVISA-DURANDO: Aule rappresentanti vici-no all’ovale

RIUNIONITutti i mercoledì alle 18 nell’Aula Terna in Interfacoltà a Leonardo

Lanterna è solo una delle tante iniziative e produzioni de “La Terna Sinistrorsa”: il gruppo dei rappresentanti degli studenti del Politecnico di Milano che riunisce tutti gli studenti di sinistra che vogliono vivere l’università in modo attivo e propositivo.

www.ternasinistrorsa.itRedazioneElena Argolini, Denis Gervasoni, Lorenzo Salciccia, Mauro Brivio, Giulia Pasetti

Interamente finanziato dal Politecnico di M

ilanoGaetano Belvederi, Ballo intorno all’albero della libertà, 1849, olio su tela, 1850 circa. Il dipinto illustra i festeggiamenti tenutisi a Bologna il 12 febbraio 1849 in seguito alla nascita della Repubblica Romana e alla fine del potere temporale della Chiesa.Museo civico del Risorgimento di Bologna