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03 LANTERNA POLITECNICO Periodico dell’associazione studentesca “La Terna Sinistrorsa” # 33 “La libertà è partecipazione” Giorgio Gaber

Lanterna 33

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Il 33° numero del giornalino de La Terna Sinistrorsa, il sistema di riferimento del Politecnico di Milano!

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LANTERNAPOLITECNICOPeriodico dell’associazione studentesca “La Terna Sinistrorsa”

# 33

“La libertà è partecipazione” Giorgio Gaber

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Ciao!

l tema di questo nuovo numero di Lanterna è la democrazia. L’idea di approfondire l’argomento è nata dopo un dibattito molto partecipato avvenuto al cineforum di autunno organizza-to dalla Terna.

Avevamo appena finito di vedere “L’onda” (D. Gansel, 2008), la sala era piena e uno dopo l’altro si sono susseguiti interventi interessanti e costruttivi.La redazione del Lanterna ripropone questo argomento analizzandolo da un punto di vi-sta storico, sociale/architettonico ed attuale, presentando anche un’analisi della storia dei partiti politici “attuali” in Italia.Ci piacerebbe poter avere le tue opinioni, il tuo giudizio, dei suggerimenti ..Siamo degli studenti e delle studentesse come te, caro lettore e cara lettrice. Siamo studenti fuori sede e pendolari, con un sacco di esami da fare!!Crediamo che l’università non sia solo an-dare a lezione e fare gli esami. Viviamo l’uni-versità come luogo di crescita e di scambio umano e intellettuale. C’è chi riesce a partecipare molto attivamente e chi riesce a ritagliarsi un po’ di tempo ogni tanto. Tutto è bene accetto nella Terna!!

Come tuoi rappresentanti ci confrontiamo sulle criticità inevitabili del sistema e pazien-

EDITORIALEdi Elena Argolini

DELLA POLITICA ITALIANA

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EDITORIALE: LA DEMOCRAZIA

I PERICOLI DELLA DEMOCRAZIA

LA GRANDE ILLUSIONE

UNA GENERAZIONE DI MOLLE

SPAZIO PUBBLICO È DEMOCRAZIA

IL GROVIGLIO GENEALOGICO

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SUU KYI E LA DEMOCRAZIA IN BIRMANIA

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03have a lot of exams to do too!!We think that university is not only going to class and do the exams. We live fully university and we believe that is the correct place to improve human changing ideas about the society. Someone of us find a lot of time and energy to put in the Terna, oth-ers find time only sometimes. All you can do is great for the group and for the university!

As your representative students we talk about the problems of the system and, patiently, we try to find the solution… know-ing that you understand our work is really important for us!

You can help us in different ways! Con-tact us when you have problems, when you have an idea, when you have some doubtful…and remember to go to vote your representative student this spring!! Tell it to all your friends!

Enjoy the reading!

[email protected]

temente cerchiamo le soluzioni…tuttavia abbiamo bisogno del tuo sostegno per essere sempre più incisivi! Puoi sostenerci in tanti modi! Contattaci quando ci sono dei problemi nella tua Facol-tà, esponici le tue idee e le tue necessità.Sei stato in un’università estera a studiare? Vieni a riunione a raccontarci quello che di differente hai visto, cosa potremmo importa-re al Poli.…..e la cosa più importante di tutte: vota alle votazioni dei Rappresentanti degli Stu-denti!! Esorta tutti a farlo!!A presto e buona lettura!

Hi!

he subject of this new Lanterna is the democracy. The idea of talking about this argu-ment came out during a nice and pleasant debate that took place at the end of one section of the Cineforum, organized from Terna last autumn.We watched the movie “The wave” (D. Gansel, 2008), the hall was full and a lot of students told their ideas peacefully. Had been a really interesting moment.

Now we propose you this theme starting from a historical view, passing through a social/architecture one, and ending with something about actuality.

We would like to have your opinion and your impression…We are student like you, dear reader.We are from Milan, from Italy or not, and we

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a nostra Costituzione è chiamata democrazia perché il potere è nelle mani non di una minoranza ma del popolo intero”.

I membri della Convenzione europea pensarono di dar lustro al preambolo della Costituzione Europea (28 maggio 2003) con questa citazione dall’epitaffio di Pericle, il celebre discorso attribuito dallo storico greco Tucidide a Pericle dopo un anno di scontri e battaglie tra Atene e Sparta, in quella che prende il nome di guerra del Peloponneso.Lo stampo greco-classico che i membri della Convenzione Europea avrebbero voluto dare (queste parole, infatti, non sono state inserite nella versione definitiva) alla nascente Costituzione europea, conferma la radicata e, se non del tutto sbagliata, quantomeno ridimensionabile equazione Grecia=Atene=Democrazia.È interessante a tal proposito confrontare questa versione del testo, che senza dub-bio ben si adatta allo scopo della citazione, con la traduzione che del medesimo passo fa il filologo Luciano Canfora: “La parola che adoperiamo per definire il nostro sistema politico è democrazia per il fatto che nell’amministrazione esso si qua-lifica non rispetto ai pochi ma rispetto alla maggioranza”.(Dunque non c’entra il “potere” e men che

04I PERICOLI DELLADEMOCRAZIAdi Federico Labriola

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meno il “popolo intero”). Pericle prosegue: “Però nelle controversie private attribuiamo a ciascuno ugual peso e comunque nella nostra vita pubblica vige la libertà”.[ cit.Luciano Canfora - La democrazia. Sto-ria di un’ideologia].Oltre a sottili (ma influenti) precisazioni filolo-giche, non può sfuggire l’evidente antitesi nel passo presentata tra libertà, giustizia e democrazia.E per rendere chiaro a tutti l’importanza di quanto riportato, basti pensare alla situazio-ne paradossale che ormai da anni stiamo vivendo: si accusa la magistratura di voler sovvertire il voto popolare, ovvero di minare l’assetto democratico del paese (eventuali somiglianze con dichiarazioni effettivamente avvenute non sono casuali.)Non è infatti l’appoggio popolare, il consen-so della maggioranza, che può influenzare una sentenza giudiziaria o ogni altro tipo di scelta che implichi un giudizio dei fatti.Molti secoli dopo Tucidide, Rousseau poneva come massimo e urgente problema della politica quello di “trovare una forma di governo che ponga la legge al di sopra degli uomini” , arrivando all’estrema conclu-sione di sacrificare la democrazia purché la giustizia fosse custodita .Tornando alla questione greca, è bene specificare in che contesto si parla di mag-gioranza: ci si riferisce infatti ai soli cittadini, ovvero i maschi adulti (in età militare), purché figli di padre e madre ateniese, e liberi di na-scita. Vige ancora l’identificazione cittadino-guerriero che implica, tra l’altro, in continuità con la tradizione epica, la disponibilità dei mezzi per provvedere all’armatura. L’attribu-zione della piena cittadinanza era in definitiva legata anche a questioni patrimoniali: solo i

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05possidenti potevano essere politeuòmenoi, cioè potevano esercitare la cittadinanza.Siamo ben lontani dunque dall’immagine di un’Atene democratica, libera, giusta e mo-derna, per cui probabilmente tutti “abbiamo fatto il tifo” nelle guerra contro l’oligarchica e militarizzata Sparta.A questo punto potrebbe sorgere un dub-bio: perché questo articolo? È forse di stampo oligarchico o dittatoriale? Lungi da me.Cogliendo però la sfida lanciata dal già citato Luciano Canfora, è forse arrivato il momento di ridimensionare la democrazia, per darle un assetto preciso, stabile, chiaro. Per citare Jacques Le Goffe, “...l’oggi discende dall’ieri, e il domani è il frutto del passato. Un passato che non deve paraliz-zare il presente, ma aiutarlo a essere diverso nella fedeltà e nuovo nel progresso”.Troppo spesso, ritengo, rinunciamo a con-frontarci su concetti alti come appunto de-mocrazia, libertà, cittadinanza, e ci facciamo scudo con un passato distorto, manipolato per giustificare i nostri fini.La triste epoca delle dittature e dei regi-mi totalitari ha inevitabilmente portato ad accettare, quasi a scatola chiusa, un’ondata democratica, che senza ombra di dubbio ha portato a fondamentali conquiste nell’am-bito dei diritti umani; per citarne giusto uno, il diritto di voto alle donne e quindi l’affermazio-ne almeno legislativa della parità di diritti civili e politici tra uomini e donne.Adesso, però, è arrivato il momento di discutere criticamente,a mente fredda, i limiti e i pericoli della democrazia.Penso che tre siano i punti chiave, le “falle” delle democrazia che puntualmente ven-gono utilizzate strumentalmente dalla nostra

Pericle

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06Sarebbe ora di arrivare ad una responsabile scissione tra la nostra persona e il nostro essere cittadini. Filosofia? No, tangenti. Nella mentalità comune, e non per questo giusti-ficabile, non c’è nulla di “male” nel ringraziare con un voto una persona particolarmen-te generosa, sempre pronta a dare una mano. Questo perché è inevitabile rimanere abbindolati davanti a regali, di ogni natura, non per forza materiali, e ci si convince della bontà di una persona. Eccola la corruzione più pericolosa, perché quasi invisibile: si conquista la persona e la si sfrutta in quanto cittadino.È forse questa la grande sfida che la Storia ha lanciato alla nostra generazione: dopo il passaggio formale alla democrazia è arrivato il momento di difenderla, migliorarla, proteg-gerla, contro le inestinguibili ceneri di fanati-smi politici o, peggio, contro giochi di soldi e di potere, che quotidianamente mettono alla berlina quanti si battono per i propri ideali, in nome del profitto personale.

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politica occidentale. (La stessa politica occidentale che utilizza la democrazia addirittura come casus belli, nascondendo gli interessi economici dietro un presunto dovere di “esportare” la demo-crazia nei paesi “non civilizzati”). L’idea di maggioranza ha senso solo in am-bito di decisioni che effettivamente coinvol-gono l’intera popolazione, ma è a dir poco pericolosa nel momento in cui si cerca di strumentalizzare l’idea di sovranità popolare quando bisogna discutere di tecnicismi, o ancor peggio di giustizia.Dovrebbe arrivare il momento in cui la de-mocrazia si riveli per quel che è: un enorme carico di responsabilità sulle spalle di cittadini che, tutt’altro che preparati, o interessati, a compiere decisioni sulle sorti dell’intero pa-ese, spesso preferiscono mimetizzarsi nella maggioranza, mescolarsi nel minestrone di numeri degli exitpool, delegando sempre “ai voti degli altri” la responsabilità di quanto avviene nel proprio paese.

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07ovunque si pensi non sia ancora arrivata, anche a costo di tornare a servirsi di stru-menti barbari, questi sì, quali l’invasione e la guerra. La democrazia è la migliore forma di organizzazione sociale, non si dimentica di nessuno,si occupa di tutti. Democrazia si-gnifica “governo del popolo”, è cosa buona e giusta nostro dovere e fonte di salvezza, Amen.Così ci insegnano. Chi? I democratici, chi sennò? Cioè tutti, perché tutti siamo demo-cratici. Oggi si può essere qualsiasi cosa tranne che antidemocratici: rossi, gialli, verdi, azzurri, di destra, di sinistra, di centro, libera-li, liberisiti, socialisti, comunisti… antidemo-cratici no, non sta bene. Uno può addirittura dichiararsi fascista, che di antidemocratico è sinonimo, però suona meglio, e poiché quel che conta non è la sostanza ma la forma, viene dunque tollerato: anzi, a giudicare dai numerosi avvistamenti di questa inverosimile specie, pare che ultimamente il fascista democratico vada di moda in tutta Europa.Ma siamo davvero sicuri che la demo-crazia sia davvero quella manna dal cielo come vogliono farci credere? È possibile che nonostante i numerosi difetti essa resti l’unico modello sociale praticabile, di gran lunga migliore di qualsiasi altro? Un grande rivoluzionario russo, Michail Bakunin, diceva che democrazia non significa altro che “bastonare il popolo in nome del popolo”. Se così fosse, che differenza ci sarebbe tra quest’ultima e una monarchia assoluta o una dittatura? Solamente che nella prima il popolo, con compiaciuto masochismo, sceglierebbe da chi farsi bastonare: troppo poco per beatificarla e osannarla. Ma forse proprio in questa ambiguità consiste la forza della democrazia: essa è un potere assoluto

edo una folla innumerevole di

uomini simili e uguali che girano senza tregua su se stessi per procurarsi piccoli piaceri volgari, con cui si appagano l’anima. Al di sopra di questa folla s’eleva un potere immenso e tutelare[…]. Assomiglierebbe alla podestà paterna, se, come questa, avesse come scopo di preparare gli uomini all’età virile; ma, al contrario,non cerca che di fissarli in un’in-fanzia perpetua; vuole che i cittadini se la godano, purchè non pensino ad altro che a godersela”.E io, illuso, pensavo di esser libero. Inve-ce, come tutti voi, sono parte integrante della caotica folla: ne faccio parte perché sono nato, vivo e probabilmente morirò in seno all’istituzione efficacemente descritta dall’inquietante figura paterna; che non è una tirannia né una dittatura bensì la nostra cara democrazia moderna occidentale, così come Alexis de Tocqueville la vedeva quando ancora in fasce, semisconosciuta, scalciava e sgomitava per ritagliarsi uno spazio sempre più ampio fra le secolari monarchie in voga in quel tempo, assolute o costituzionali che fossero.Democrazia? Scusate, forse mi sto con-fondendo: la democrazia è la prima cosa bella dopo millenni di barbarie, dispotismi e sottomissioni; è talmente bella che non resistiamo all’impulso altruista di esportarla

LA GRANDEILLUSIONEdi Fabrizio Colombelli

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08camuffato da potere popolare, una regina dispotica mascherata da amabile popolana. Diversamente da una monarchia o una dit-tatura, in cui sovrano e dittatore incarnano e rappresentano in toto il potere, in democra-zia il potere non è manifesto bensì celato: il cittadino deve essere ingannato, deve credere di essere libero di poter autodeter-minare la propria vita e quella della comunità in cui vive, mentre in realtà è poco più di un suddito, sottomesso ai dettami imposti per preservare la democrazia stessa.Che fare dunque? Rovesciare il sistema e promuovere un modello che garantisca la piena e libera espressione del cittadino? Oppure accordarsi e mettersi nelle mani di un monarca assoluto, possibilmente illumi-nato, come auspicava Thomas Hobbes? O, ancora, rifugiarsi nell’illusione democratica di contare qualcosa, sperando in un futuro riscatto? Ovviamente una risposta certa non ce l’ho, ma sono convinto che sia lecito e utile mettere in discussione qualsiasi cosa. Solo con la critica si possono infatti indivi-duare e risolvere problemi e difetti; solo con un continuo e quotidiano ripensamento dello status quo si può davvero sperare di migliorare le cose. E soprattutto noi giovani, che dovremmo essere i più fertili dal punto di vista creativo e delle idee, non possiamo proprio chiamarci fuori da questo compito, come invece, purtroppo, sembra accadere troppo spesso.

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Michail Bakunin

Alexis De Toqueville

Thomas Hobbes

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09dello spazio pubblico, vivo e vissuto.Non solo folklore, ma anche luogo di discussione e confronto, ultimo rimasuglio dell’agorà e del foro.È ancora così? Assume, quindi, il valore di luogo, ovvero di possedere un’idea comune ed un valore in cui tutti i cittadini si ricono-scono, anche magari inconsciamente? È, quindi, ancora luogo popolare e cuore della democrazia, dove si manifesta il governo del popolo?Non andiamo lontano a cercare esempi di luoghi, sarebbe facile riferirsi ai piccoli borghi che popolano il nostro paese o a realtà del Sud Italia, dove ancora la piazza e la strada sono la vita pubblica.Pensiamo a Milano, con caratteristiche lon-tane anni luce da quelle sopra elencate e i

talia. Paese delle piazze colorate da chiese, mercati, caffè e osterie. Paese e paesi dove le piazze si ri-empiono degli schiamazzi dei bambini, degli anziani seduti ai bar e delle immense folle fe-stanti alle vittorie della Nazionale o chiuse in un doloroso silenzio ai funerali dei suoi padri. Paese della morra e dello struscio, di giorno e di sera, sempre nella piazza o lungo la via.Insomma, il paese – forse per eccellenza ‐

SPAZIO PUBBLICOÈ DEMOCRAZIAdi Luca Tomaino

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Piazza gremita a Pesaro

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cui luoghi pubblici sono pian piano erosi dal-la forte e dirompente onda del commercio, rubandogli sempre più spazio e sostituendo a queste funzioni nobili quella sovrana del consumo rapido e dai contatti con gli altri sfuggevoli.Eppure cercando in posti insospettabili e senza limitarsi ad un rapido e sfuggevole sguardo, si trovano ancora spazi pubblici adatti ad essere questo tipo di luoghi. Sono magari lontani da dove immaginavamo che fossero, sono mutati rispetto all’idea colletti-va, sono rimasti negli anfratti oppure vivono un momentaneo stato di sopimento.Piazza San Fedele: piccola piazza, dietro Palazzo Marino e a due passi dalla Galleria e dal Duomo.Uno spazio pubblico, che seppur fragil-mente, mantiene un sapore antico, capita spesso di vedere gruppetti di giovani e meno giovani seduti sulle panchine o ai piedi del Manzoni che parlano e sostano.

Sono molto semplici, forse addirittura banali, le azioni capaci di trasformare uno spazio in luogo popolare e cuore della democrazia: delle panchine, dei bar, delle edicole e tutti gli altri oggetti che compongono una città, ma che devono essere capaci di incentivare la sosta, il restare e riempire uno spazio di contenuti, anche temporaneamente.Piazza San Sepolcro: anche questa una piccola piazza, a due passi dal cuore della Milano romana e dal Duomo. La dimensio-ne pubblica in questo caso è, invece, soffo-cata e deturpata da una scarsa attenzione all’arredo urbano e dalla presenza dominan-te delle automobili, meccanismo infernale della non socialità; eppure, anche in questo caso, le azioni capaci di creare un luogo popolare cuore della democrazia sono poche e semplici: creare un’area pedonale e, specificatamente, rendere la Pinacoteca Ambrosiana, che qui si affaccia, un luogo aperto anche all’esterno.

Manifestazione studentesca

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Piazza San Fedele_Milano

allontanando la paura dello straniero, che, più attaccato al valore dello spazio pubblico di noi, lo abita e lo utilizza. Tornare, quindi, a considerarlo un luogo cardinale e vitale, non soltanto un accessorio.È necessario infine tornare a scoprire l’im-portanza dello spazio pubblico come luogo popolare e cuore della democrazia, tornare ad avere come fulcro di una città agorà e fori moderni.

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Lo spazio pubblico, nella suo antico sapore, sembra che sia andato perduto, eppure è semplice farlo respirare nuovamente e farlo tornare ad essere luogo di socialità e incon-tro. I passi da compiere sarebbero semplici. Da parte di chi governa le città, un’attenzio-ne nuova: al pedone, all’arredo e al decoro urbano e a molte altre piccole azioni. E da parte nostra, basterebbe, come cittadini, tornare a vivere lo spazio pubblico, non più correndo distrattamente con le borse in mano, ma fermandoci a parlare sulle pan-chine o nei bar, ricominciando ad utilizzarlo come luogo di incontro e di scambio ed

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12debole sia la nostra generazione di molle, che, sollecitata dalla preoccupazione di un triste futuro all’orizzonte, è nel 2008 e poi nel 2010 esplosa verso il potere dei vecchi. Eppure passati i momenti più salienti siamo tornati a nasconderci nel nostro torpore, quello che ormai è il nostro stato preferito. Grazie ad esso infatti possiamo nasconderci nella pigrizia del non volere accettare questa decadente situazione; per quanto continue-remo a nasconderci sotto un letto aspettan-do che la mamma ed il papà accenderanno la luce? Siamo una generazione così pateticamente passiva che abbiamo trasformato quella che era per antonomasia l’età della ribellione e degli ideali in una seconda infanzia con l’uni-ca differenza che ora assomigliamo triste-mente a dei bambinoni con giganti pannolo-ni aspettando che qualcuno ci ripulisca.In circa venti anni l’intero mondo si è drasti-camente trasformato, e noi che siamo nati nel momento della trasformazione e che

na molla è un oggetto elastico il cui scopo è quello di accumulare energia per rilasciarla in un secon-do momento. Questa semplice e breve definizione è più che sufficiente per descri-vere quella che fondamentalmente è ormai la nostra generazione, una generazione fatta di ragazzi e ragazze che ogni giorno ricevo-no dal mondo che li circonda sollecitazioni sempre più forti, che accumuliamo per poi di colpo esplodere. Poi esaurita questa forza torniamo nel nostro torpore.In un paio di anni si è potuto vedere gra-zie alla tragica riforma universitaria quanto

UNA GENERAZIONE DI MOLLEdi Valerio Ceraudo

Manifestazione studentesca

U

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13meglio di chiunque sappiamo ciò che ci circonda, lasciamo ancora che a decidere per noi siano vecchi comatosi. La vera tragedia è che nella nostra inerzia abbiamo smesso di pensare e lasciamo che siano altri a farlo per noi dimenticandoci della nostra cara democrazia. I politici, da semplici segretari del popolo che dovevano essere si sono trasformati, chi in re chi in tiranno, in dei sovrani del popolo, e noi da popolo in servitù. Noi viaggiamo su internet, possiamo affacciarci in ogni momento su ogni altro angolo del mondo, e dovremmo farlo in verità molto più spesso per darci la possibilità di vergognarci di ciò che siamo diventati, specialmente come ragazzi italiani, rispetto ai coetanei del resto del mondo, che ancora hanno un pensiero e ribaltano

i propri politici quando questi li tradiscono. Noi non ne siamo più capaci, così adde-strati ad essere pigri che neanche più ci pensiamo ad una tale eventualità, e rima-niamo dunque passivi, aspettando che per questi vecchi il tempo e la biologia facciano il loro decorso, ma dimenticandoci che ciò avverrà anche per noi.Come popolo italiano siamo fortunati che il polpo Paul, andato alla ribalta durante i mondiali Fifa del 2010, sia morto, altrimenti, nella nostra pigrizia avremmo delegato lui a prendere le decisioni purché non lo facessi-mo noi.

[email protected]

Manifestazione a Napoli

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redo si parli troppo poco di politica. Ne parlano così poco i politici stessi che il resto degli ita-liani si sente ampiamente dispensato dal farlo. In questa reticenza penso che giochi

14un ruolo importante la scarsa istruzione che tutti noi abbiamo ricevuto sul tema. A cominciare dalla storia che ci hanno fatto studiare. Io, ad esempio, tra elementari, medie e superiori ho studiato ben tre volte fenici e sumeri ed una sola volta, in un caldo pomeriggio di giugno della mia quin-ta superiore ciò che è successo in Italia nella seconda parte dello scorso secolo.Quello che voglio dire è che forse ci mancano alcune basi storiche per capire meglio la situazione politica attuale.Penso che si parli poco di politica in-nanzitutto perchè ciò che accade ogni giorno nelle stanze che governano questo paese, di cui i telegiornali parlano quasi controvoglia, sembra piovuto dal cielo senza un perché. In secondo luogo la politica di oggi, con i suoi PD, PdL, IdV e tutte le altre sigle strane, con i propri esponenti schierati prima a destra poi a sinistra e dopo ancora, per non sbagliare, al centro, pare qualcosa di inspiegabile e di cui non si possa parlare senza finire a farlo attraverso i soliti luoghi comuni. Per cercare di districare il groviglio, si po-trebbe cominciare ad esempio cercando di capire una volta per tutte che cos’è la destra e cos’è la sinistra… Meno facile di quanto si pensi.Storicamente, in Europa, facendo riferi-mento ad un partito di destra ci si riferisce ad un partito conservatore. Il termine abbraccia un concetto molto ampio e difficile da sintetizzare ma sostanzialmente il movimento conservatore si oppone ai cambiamenti radicali sia in termini legislativi che sociali. In Italia l’evoluzione della destra

IL GROVIGLIOGENEALOGICODELLA POLITICAITALIANAdi Mirko Curtolo

C

“Ma cos’è la destra?

Cos’è la sinistra?”

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15per entrare in Parlamento.I partiti di matrice liberale progressista sono oggi sostanzialmente rappresentati dai Radicali Italiani le cui figure di spicco sono Emma Bonino e Marco Pannella. Attualmente i Radicali Italiani sono alleati con il PD. Sempre tra gli altri alleati del PD possiamotrovare l’IdV (Italia dei Valori), il cui leader, Antonio Di Pietro, nasce come magistrato ed ha un ruolo importante nell’inchiesta nota come Mani Pulite che ha modificato notevolmente il panorama politico dopo il 1992. Di Pietro si dimette da magistrato e forma IdV nel 1998.Per quanto riguarda la destra, i movimenti fascisti hanno termine con la seconda guerra mondiale. Alcune correnti neofa-sciste (o post-fasciste) hanno dato origine all’MSI (Movimento Sociale Italiano). Nel 1995, allo scioglimento dell’MSI, i dele-gati uscenti si dividono tra AN (Alleanza Nazionale) e Movimento Sociale Fiamma Tricolore. In seguito alcuni di essi forme-ranno Forza Nuova.Mentre le correnti monarchiche sono andate affievolendosi nel corso del secolo (anche se ne esistono ancora attive), quelle nazionaliste sono, al giorno d’oggi, per la maggioranza confluite nel PdL tra-mite AN. Recentemente Gianfranco Fini, ex leader di AN, è uscito dal PdL forman-do con altri delegati il partito FLI (Futuro e Libertà per L’Italia) di orientamento liberal-conservatore.In Italia va citato un movimento insolita-mente forte rispetto ai corrispettivi in tutti gli altri paesi europei, quello cattolico-de-

ha portato ad includere in essa partiti libe-rali, monarchici, nazionalisti e fascisti.Per partito di sinistra si intende solitamente un partito riformista. Il concetto di riformista si contrappone perfettamente a quello di conservatore e si basa sul concetto di un governo che non si opponga o addirittura accompagni il cambiamento sociale di un paese. In Italia la sinistra ha abbracciato partiti di matrice liberale progressista, socialista, radicale e comunista.Cos’ha a che fare tutto questo con ciò che accade oggi? Me lo chiedo anche io. Proviamo a fare maggiore chiarezza. Vediamo cosa è successo, in Italia, a ciascuna di queste correnti e da chi sono rappresentate ai giorni nostri.I partiti socialisti, alcuni dei quali avevano avuto origine dai movimenti politico-sinda-cali che miravano alla conquista di migliori condizioni per i lavoratori, sono andati frammentandosi e riunendosi più volte fino praticamente a sparire nel 1994. Alcuni movimenti socialdemocratici di centro-sinistra come i Democratici di Sinistra e La Margherita (legata però al cristianesimo democratico) si uniscono nel 2007 per formare il PD (Partito Democratico) che noi tutti conosciamo.Il PCI (Partito Comunista Italiano), che na-sce nel 1921 per scissione dal PSI (Parti-to Socialista Italiano), arriva ad avere nelle elezioni del 1976 il suo massimo storico prendendo il 34% dei voti. Nel 1991 la maggior parte dei delegati escono dal partito. Una minoranza forma il partito noto come Rifondazione Comunista che, nelle ultime elezioni, non prende i voti necessari

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16mocratico che nell’ultimo decennio è stato rappresentato dall’UdC (Unione di Cen-tro), il cui personaggio politico di spicco è Pierferdinando Casini. Altra eccezione alla regola è la Lega Nord che rappresenta un movimento autonomista, legata al nord Italia, allineata nel corso degli anni a volte a sinistra, altre volte a destra a seconda della convenienza.Oggi, grazie ad un continuo spostamento di personaggi politici da sinistra a destra (e viceversa) da far venire il mal di mare al capitano Achab, la differenza tra destra e sinistra non è più così delineata. Per questo motivo hanno deciso di chia-marsi centro-destra e centro-sinistra e di adottare un po’ la politica che va di moda al momento. Che spesso è quella di con-fondere le idee.Le due maggiori forze politiche sono il Partito Democratico (centro-sinistra) e il Popolo delle Libertà (centro-destra), in cui sono confluite più o meno tutte le correnti citate in questo articolo. La morale della favola (che poi tanto favola non è) è che quei personaggi che ci ca-pita di votare e che sembrano lì quasi per

caso, in realtà rappresentano molta più ideologia di quanto essi stessi sappiano (o vogliano far sapere). Esprimendo il proprio voto per uno di essi non si manifesta una simpatia personale per un partito, ma l’aderenza ad un certo tipo di pensiero che ha accompagnato l’Italia per almeno cento anni. Votare senza confrontarsi con quel pensiero non significa solo conosce-re poco chi si sta votando, ma spesso conoscere poco anche di colui che sta votando.

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Schema sull’assetto partitico in Italia

di Erica Lenzi

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17SUU KYI E LADEMOCRAZIA INBIRMANIAdi Erica Lenzi

onoscere la democrazia a volte vuol dire non porsi delle domande, non preoccuparsi della condizione degli altri e quindi non pensare a cosa sarebbe la propria vita senza di essa.Ebbene essere orfani in Birmania perché i propri genitori vengono presi e costretti a lavorare in miniera è all’ordine del giorno, questo accade perché mancano le libertà fondamentali dell’uomo. In Myanmar (nome della Birmania dal 1989) sono anni che non

si conosce la democrazia a causa della dit-tatura militare. In questo disastroso contesto politico emerge la celebre lotta non violenta che porta avanti da ormai 15 anni la figlia Suu Kyi di Aung San, padre dell’indipenden-za birmana, assassinato nel 1947.La lotta per la democrazia chiama la donna quando nel settembre 1988 trovando-si dopo molti anni in Birmania per motivi familiari vede una brutale repressione del governo nei confronti di un movimento popolare in difesa della democrazia. Da quel momento Suu Kyi decide di fondare la Lega Nazionale per la Democrazia (LND), diven-ta capo dell’opposizione con l’obiettivo di contrastare la dittatura militare dello SLORC (consiglio di stato per la restaurazione della legge e dell’ordine). Lo SLORC detiene il potere tramite la legge marziale, gli arresti arbitrari e la detenzione di persone sospette.Già dal luglio di quello stesso anno Suu

Suu Kyi libera!

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18Kyi si trovava agli arresti domiciliari per aver denunciato che lo SLORC fosse control-lato dal generale Ne Win che, sebbene in pensione, comandava il paese. Nel maggio 1990 la LND vince le elezioni ottenendo l’80% dei seggi, ma lo SLORC annulla i risultati delle votazioni.Suu Kyi per motivi politici è rimasta per 15 anni vittima di arresti da parte del regime , mentre dalle parti del mondo si cercava la vicinanza ; riceve la laurea honoris causa in filosofia dell’università di Bologna per la difesa dei diritti umani. Nel 1991 Suu Kyi è insignita del premio Nobel per la Pace. Nello stesso anno, riceve dal Parlamento Europeo il premio Sakharov per la libertà di pensiero.Dopo estenuanti anni di lotta pacifica il 13 novembre 2010 Aung San Suu Kyi si è potuta sentir dire «Adesso è libera».Le sue prime parole pronunciate ai suoi sostenitori sono state : “Dobbiamo lavorare assieme per raggiungere il nostro obiettivo” …“C’è un tempo per restare tranquilli e un tempo per parlare”.Forse è davvero arrivato il momento di dire che la democrazia è un dono del pensiero di alcuni uomini e donne che l’ hanno con-cepita e hanno provato a realizzarla. Averla non vuol dire, all’ americana, importarla nel mondo per evidenti strategie economiche, ma vuol dire difenderne i principi e deside-rarla per tutti quei popoli che ancora lottano per ottenerla.

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Manifesto pro-liberazione

Suu Kyi

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ORIZZONTALI 1. Uno dei figli di Rea Silvia 4. Di banchetto raffinato e ricco 13. Rimproverare, riprendere 14. Stato del centro Africa con capitale N’Djamena 15. Denuncia d’Inizio Attività 16. Era di Lady Chatterley in un romanzo di D.H. Law-rence 18. Ambiente di vita di una specie animale 21. La testa di ossimoro 22. Italo Rota 23. Fiume russo 24. Taranto 25. Città russa sul fiume Don 27. Armare nuovamente 31. Colpevoli 32. Enrico Mentana 34. Proposizione 35. Eugène, scrit-tore e drammaturgo franco-rumeno. 38. Calice da vino tradizionale della Valle d’Aosta 39. Sorella maggiore di Anastasia Romanov e santa della chiesa ortodossa 41. Pesce simile alla manta 43. La prima nota 45. Organizzazione Mondiale della Sanità 46. Il capo e la coda di orca 47. Né io né lui. 49. Gigante della strada 51. Pungenti, aspri 53. Combattenti, membri del Ministero della Magia, contro le Arti Oscure nella saga di Harry Potter 56. Non vero, non reale. 58. Muniti di protezioni di difesa 60. Sono pari in rese 61. Statue o immagini di divinità oggetto di adorazioni. 62. Il da scozzese 63. Bruciati, incendiati 65. L’esplosione onomatopeica 67. Il giorno dopo Halloween 68. Il no russo

VERTICALI 1. Chimico e fisico neozelandese, padre della fisica nucleare 2. Le ultime di aforisma 3. Antico mezzo di trasporto che prevedeva il traino dei cavalli 4. Celebrati, approvati 5. Oggetto che costituisce interezza e compiutezza 6. Agenzia di spionaggio estero statunitense 7. Antica città della bassa Mesopotamia 8. Nome della Pericoli, ex tennista itali-ana 9. Di cosa che ritrae la realtà così come appare 10. Associazione Italiana Nucleare 11. Donne del luogo 12. Fiume di confine tra Polonia e Germania 17. Nome di Mendelssohn, filosofo tedesco di origini ebraiche 19. Comune in provincia di Viterbo famoso per il Parco dei Mostri 20. Verona 26. Ninfe delle montagne 28. Iridio 29. Non ammetti! 30. Eolo 33. Vi si firmò il Trattato sull’Unione Europea del 7 febbraio 1992 36. Paesi Bassi sulle targhe 37. Supporti fotografici tridimensionali, utili come sistemi di antifalsificazione. 40. General Motors 42. Nome moderno di Zacinto 44. Coclite, eroe romano del VI secolo a.c. 47. Il nord e il sud della Toscana 48. Ammazzata, assassinata 49. Antica città dei Fenici, ora in Libano 50. Tra la Mi e la Xi nell’alfabeto greco 52. Scultore francese, celebre per “Il Pensatore” 54. Uzbekistan in internet 55. Sono pari in lontra 56. Città delle Marche in provincia di Pesaro Urbino 57. L’elemento chimico il cui simbolo è Ne 59. Città francese, culla dell’eresia càtara 63. Arsenico 64. Roberto Saviano 66. Non è off

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