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 COSIMO MAGAZZINO  1

MAGAZZINO-Capitolo 5

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COSIMO MAGAZZINO 

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 L’economia neoclassica concede poco spazio ai concetti di potere

e gruppi sociali, mentre le istituzioni private diverse dal Mercatosono pressoché assenti.

La macroeconomia keynesiana ha introdotto differenzesistematiche nelle posizioni dei vari individui, configurandol’esistenza di diverse classi (capitalisti-salariati; risparmiatori-

investitori).La teoria dei gruppi di interesse riconosce l’esistenza di gruppi

sociali con interessi comuni e vede il  p.m. come un riflesso dellapressione di tali gruppi.

Secondo l’analisi economica si definisce regulatory capture  (o

capture theory ) il fenomeno della “cattura” dei regolatori (leautorità di regolazione) da parte dei soggetti regolati, ossia laconvergenza d’interessi tra gli uni e gli altri, con la conseguenteperdita del carattere di imparzialità del soggetto regolatore.

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 Le teorie del ciclo politico-economico nascono con le analisi di

KALECKI rivolte a interpretare l’incapacità del capitalismo di perseguireil pieno impiego nel lungo periodo. Nella visione di KALECKI il ciclopolitico-economico nasce  come effetto secondario delle politichekeynesiane. Infatti i tentativi di controllare il ciclo attraverso lepolitiche espansive porterebbero: 1) espansione e “Stato  sociale”; 2)

disaffezione dei lavoratori; 3) inflazione e politiche restrittive; 4) nuovadisoccupazione e ripresa del ciclo.

I politici, di origine elettiva, definiscono gli obiettivi dell’azione pubblica. I burocrati traducono in realtà le linee d’azione individuatedai politici.

Secondo KALECKI, il sistema capitalistico è incapace di perseguire la

p.o. nel l.p.: l’eliminazione del ciclo economico attraverso politicheespansive keynesiane e l’istituzione di uno “Stato del benessere” ridurrebbero la disciplina dei lavoratori, non più sottoposti allaminaccia della disoccupazione. Come conseguenza, vi sarebbe un ↑ P epolitiche pubbliche restrittive, tali da originare un ciclo politico-economico.

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ALECKIè considerato il progenitore delle cosiddette teorie del“ciclo politico-elettorale”. L’idea originaria è che il sistema

capitalistico non possa rimanere per troppo tempo in condizionidi crescita e piena occupazione, perché altrimenti i lavoratoriacquisirebbero troppa forza contrattuale (↑ W), tendendo a“sfuggire al controllo”, per cui «i capitani d’industria sarebbero

ansiosi di dar loro una lezione». La presenza di tensioniinflazionistiche e le pressioni delle grandi imprese sui governiporterebbero inevitabilmente all’adozione di politiche restrittive.Ne seguirebbe la depressione, nel corso della quale si verrebbe aristabilire la “disciplina del lavoro” (↓ W). Ma l’aumentata 

disoccupazione provocherebbe una forte pressione delle masseper obbligare i governi a intraprendere politiche espansive.Cambiamenti nel tipo di pressioni politiche darebbero cosìorigine a oscillazioni attorno a un trend di crescita vicino allapiena occupazione.

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 Secondo la teoria di NORDHAUS, le decisioni dei politici sono

espressione di loro proprie preferenze. Il primo obiettivo dei politiciincumbent è quello di essere rieletti. Infatti, la funzione di utilità deipolitici ha quale argomento unico la massimizzazione dellaprobabilità di (ri)elezione, che passa attraverso il numero dei votiottenuti. Le politiche attuate saranno quelle in grado di

massimizzare i voti attesi, aumentando le probabilità di rielezione.Inoltre, i risultati elettorali sarebbero influenzati dall’andamento 

economico. Tuttavia, ritenendo gli elettori “immemori”, essiattribuirebbero un forte peso alla congiuntura economica presentee del recente passato. Gli elettori sono ritenuti anche “miopi” eignari delle conseguenze negative nel l.p. delle manovre economicheposte in atto nel periodo elettorale.

Un’altra ipotesi prevede la possibilità per il  p.m. di espanderel’economia attraverso strumenti monetari e fiscali, anche se taleespansione non è sostenibile nel l.p., producendo solo P (ritardato nel tempo).

I politici e gli elettori sono “indistinti”.  5

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 Si supponga che il p.m. annunci di seguire una regola di P.M. per cui

pe=0. Se i privati credono a quest’annuncio, p=0 (punto A). Se il  p.m. decide di spostarsi lungo la curva di PHILLIPS di b.p. (S2), al fine di ↓ u (ma al costo di ↑ p), potrà attuare politiche espansive (specie in periodoelettorale). L’economia si sposterà nel punto B2, situato su di unacurva di indifferenza sociale più bassa (e, dunque, socialmente

preferibile). Tuttavia, gli agenti economici reagiranno alle politiche discrezionali,modificando al rialzo le loro aspettative inflazionistiche. Pertanto, se il

 p.m. deciderà, in un periodo successivo, di varare nuove politicheespansive, la curva di PHILLIPS di b.p. si sposterà verso l’alto. Datequeste nuove aspettative, per il p.m. sarà ottimale spostarsi in B3.

 Tale processo continuerà finché non sarà stato raggiunto il punto B4,dove la curva di PHILLIPS di b.p. è tangente a una curva di indifferenzasociale (P4), ed entrambe passano per la curva di PHILLIPS di l.p. (LL ). InE le aspettative dei mercati sono realizzate e il  p.m. non ha più alcunincentivo a barare, non potendo raggiungere curve di indifferenzasociale più basse, spostandosi lungo la curva di PHILLIPS di b.p.

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 Le curve S

1,…, S

4sono curve di PHILLIPS di b.p.; la curva LL è

una curva di PHILLIPS di l.p.; le curve P1,…, P4 sono funzioni dipreferenza sociale (allontanandosi dall’origine O, il malessere ).A è il punto di equilibrio per il  p.m. che agisca nel pubblicointeresse nel l.p. Ma il p.m. avrà incentivo a spostarsi in B2 (sullacurva di PHILLIPS di b.p. passante per A). Ma se p ≠ pe, si passerà

dapprima alla S3 e poi alla S4. Pertanto, p nel l.p., mentre u solo nel b.p.

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 Si ipotizza l’esistenza di politici ed elettori distinti (partigiani),

con preferenze diverse. Ogni partito assegna pesi diversi ai variobiettivi economici, per ragioni di carattere ideologico e/o perchérappresenta istanze sociali diverse. L’alternanza dei partiti algoverno implica diverse politiche economiche, dando luogo a unciclo economico che ha un’origine politica.

Elemento comune a tali teorie è l’idea che il politico sia uomodi parte (  partisan theory ) e che le scelte pubbliche risentanodelle preferenze del partito o della coalizione al potere.

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 La burocrazia cerca di massimizzare il proprio benessere, che

dipende da elementi quali Y, potere, status , soddisfazione,riconferma, tempo libero. Il rapporto tra  p.m. e burocrazia puòessere rappresentato dal “teorema principale-agente”.Supponiamo che la burocrazia sia incaricata della fornitura di uncerto servizio, per il quale il  p.m. decide il finanziamento. Per il

 p.m., il finanziamento massimo assegnabile: q* = ON. BNT = BT  –  CT. Per la condizione di efficienza allocativa: BMg = CMg, q = OE= O’D’, dove max(BT  –  CT)= A’D’ = AD. Quindi, stanziamentoefficiente = ED (=CT), con BSocN = AD = A’D’.

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Secondo NISKANEN, il p.m. ha una corretta valutazione dei BT (e quindi

dello stanziamento massimo assegnabile per ciascun livello di Y), manon conosce perfettamente né le risorse fisiche né i costi di produzionedel servizio. Pertanto, il  p.m. non è in grado di accertare se i fondirichiesti dalla burocrazia corrispondano ai costi minimi di produzione omeno: la burocrazia è così liberata dal vincolo di efficienza.

Inoltre, per NISKANEN, nella funzione di utilità della burocraziacompaiono anche elementi non monetari, che sono funzione direttadello stanziamento ottenuto. La burocrazia sarà incentivata a proporreq = ON (> OE), con lo stanziamento max. = NF, e una sovra-produzionedel volume del servizio pari a EN.

Ma i burocrati non possono appropriarsi del residuo fiscale

(differenza tra stanziamento finanziario erogato ed effettivo costo delservizio), per cui il loro vantaggio informativo sarà rivolto soltanto allarealizzazione degli obiettivi non monetari.

Di conseguenza, si avrà un sovra-dimensionamento dell’attività pubblica e una sotto-produzione di quella privata, rispetto allequantità PARETO-ottimali. Tuttavia, la produzione pubblica

soddisferebbe criteri di efficienza interna, avvenendo al costo minimo.  11

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Applicando alla burocrazia l’analisi del comportamento deimanagers  privati svolta da WILLIAMSON, MIGUÉ e BÉLANGER 

ritengono che tra la max. dello stanziamento (e quindi del volumedel servizio) e la realizzazione di alcuni obiettivi non monetari esistaun trade-off . L’ampliamento (non necessario) degli uffici e degliorganici comporta la realizzazione di ogni volume di produzione acosti più elevati. Quindi, all’aumentare  dell’impiego di risorse

finanziarie per quegli obiettivi, diminuirà la produzione realizzabile(e l’efficienza interna). Così, il residuo fiscale equivaleall’ammontare di risorse impiegabili o per scopi direttamenteproduttivi ovvero per spese improduttive (“bilancio discrezionale”).

Dalle preferenze di ciascun burocrate rispetto ai due “beni” alternativi (volume del servizio e dimensioni degli uffici)risulteranno la quantità di servizio pubblico prodotta e il suoeffettivo costo di produzione (superiore a quello minimo).

Hp.: preferenze burocratiche espresse dalle curve di indifferenzad1,…, d3; d2 è tangente al bilancio discrezionale L’A’F’. Quelburocrate sceglierà q = O’H’ = OM, e le risorse finanziarie H’G’ 

saranno utilizzate per coprire i maggiori costi di produzione dovutiall’impiego inefficiente delle risorse.

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 1. L’origine  dell’intervento pubblico va ricercata nellaconsapevolezza che i politici maturano dell’esistenza di unproblema.2. L’analisi del funzionamento di altre istituzioni. L’intervento pubblico si giustifica quando siano soddisfatte le 2 seguenticondizioni: a) vi è un fallimento delle istituzioni private; b) lo

Stato può conseguire risultati migliori di quelli delle altreistituzioni da almeno un punto di vista.3. La scelta tra tipi alternativi di intervento pubblico: esso puòavvenire con strumenti diversi, che implicano costi e risultatidifferenti. La scelta del tipo di intervento va operata guardando ai

seguenti elementi: a) fattibilità dal punto di vista politico eburocratico; b) fattibilità dal punto di vista delle reazioni deimercati; c) natura dei risultati, in termini micro emacroeconomici.

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 Si individuano 3 gruppi di Autorità Amministrative

Indipendenti, che svolgono compiti diversi:1. Le autorità garanti, che hanno quale principale obiettivo latutela di interessi di rilievo costituzionale, con poteri di naturaquasi-giurisdizionale. Esercitano funzioni arbitrali.2. Le autorità di vigilanza, che tutelano interessi di rilievo

costituzionale, con funzioni essenzialmente normative e diregolazione finalistica.3. Le autorità di regolamentazione, che determinano le tariffe,definiscono le condizioni di accesso ai mercati, gli standardqualitativi, di sicurezza, di efficienza, etc.

Le autorità garanti e quelle di vigilanza rientrano nel più ampiogruppo delle autorità di controllo.

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 - ACOCELLA N., Politica economica e strategie aziendali ,

Carocci, Roma, 2008 (Capitolo 5).

- BISES B., Lezioni di Scienza delle Finanze , Parte I,

Giappichelli, Torino, 2005 (Capitolo 6).

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