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Malattie infettive: prevenzione e controllo Servizio di riferimento Regionale di Epidemiologia per la sorveglianza la prevenzione e il controllo delle Malattie infettive SeREMI ASL AL

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Malattie infettive: prevenzione e controlloServizio di riferimento Regionale di Epidemiologia per la sorveglianza la prevenzione e il controllo delle Malattie infettive

SeREMI ASL AL

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OBIETTIVI DELL’EVENTO FORMATIVO

Fornire agli Agenti di polizia penitenziaria le conoscenze di base su:

1. L’organizzazione del sistema deputato al loro controllo a livello nazionale e regionale

2. Le principali malattie infettive che possono interessare le strutture detentive, con particolare riferimento alle modalità di trasmissione e alle misure di protezione e prevenzione

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L’ORGANIZZAZIONE DELLE STRUTTURE DEPUTATE ALLA

PREVENZIONE E CONTROLLO DELLE

MALATTIE INFETTIVE A LIVELLO NAZIONALE E

REGIONALE

ORGANIZZAZIONE DEL CONTROLLO DELLE MALATTIE INFETTIVE

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MINISTERO DELLA SALUTE

Direzione generale (a)

Ufficio 1

Ufficio 2

Ufficio 3

Ufficio 4

Ufficio 5

Ufficio 6

Ufficio 7

Ufficio 8

Ufficio 9

Ufficio 10

Direzione generale (b)

Direzione generale (c)

Direzione generale (d)

Direzione generale (e)

Direzione generale (f)

Direzione generale (g)

Direzione generale (h)

Direzione generale (i)

Direzione generale (l)

Direzione generale (m)

Direzione generale (n)

Ufficio 5 - Prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale

Direzione generale della prevenzione sanitaria

Ministero della Salute

L’ORGANIZZAZIONE DELLE STRUTTURE DEPUTATE ALLA

PREVENZIONE E CONTROLLO DELLE

MALATTIE INFETTIVE A LIVELLO NAZIONALE

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REGIONE PIEMONTE

Direzione A100000

Direzione A11000

Direzione A12000

Direzione A13000

Direzione A14000

Settore A1409A

Settore A1410A

Settore A1403A

Settore A1404A

Settore A1406A

Settore A1407A

Settore A1412A

Settore A1411A

Direzione A15000

Direzione A16000

Direzione A17000

Direzione A18000

Direzione A19000

Direzione A20000

Regione Piemonte

Direzione Sanità

Settore Prevenzione e Veterinaria

SeREMI ASL AL

L’ORGANIZZAZIONE DELLE STRUTTURE DEPUTATE ALLA

PREVENZIONE E CONTROLLO DELLE

MALATTIE INFETTIVE A LIVELLO REGIONALE

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SEREMI

ASL Città di Torino

Strutture Malattie infettive

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL TO3

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL TO4

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL TO5

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL AT

Strutture Malattie infettive

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL AL

Strutture Malattie infettive

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL CN1

Strutture Malattie infettive

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL CN2

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL VCO

Strutture Malattie infettive

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL NO

Strutture Malattie infettive

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL BI

Strutture Malattie infettive

Strutture diagnosi e cura SSR

ASL VC

Strutture Malattie infettive

Strutture diagnosi e cura SSR

SEREMI

Servizi Igiene e Sanità Pubblica

ASL

Servizi specialistici di diagnosi

e cura

L’ORGANIZZAZIONE DELLE STRUTTURE DEPUTATE ALLA

PREVENZIONE E CONTROLLO DELLE

MALATTIE INFETTIVE A LIVELLO REGIONALE

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Esposizione ad agenti biologici

Esposizione ad agenti biologici e misure di prevenzione

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I FATTORI DI RISCHIO si distinguono, in base alla natura, origine, luogo della

presenza ed effetti negativi sulla salute, in: Biologici (virus, batteri, funghi,

parassiti, protozoi, prioni, ecc.); Chimici (acidi, basi, aldeidi, chetoni, farmaciantiblastici, ecc.); Fisici (microclima, illuminazione, rumore, UV, microonde,

ultrasuoni, radiazioni ionizzanti, laser, ecc.).

L’AGENTE BIOLOGICO è qualsiasi microrganismo, anche geneticamente

modificato, qualsiasi coltura cellulare o parassita che potrebbe provocare danni alla salute di tipo :infettivologico (infezioni, intossicazioni), allergico,

irritativo, cancerogeno.

Il RISCHIO BIOLOGICO è la possibilità che, in seguito ad esposizione o contatto con persone, animali o materiali infetti (contaminati da sangue o altri fluidi

biologici contenenti microrganismi) un soggetto possa ammalarsi.

L’INFEZIONE è l’insieme dei meccanismi con cui i microrganismi riescono a superare i differenti sistemi di difesa dell’organismo, penetrando e

moltiplicandosi all’interno dello stesso organismo.

QUALCHE

DEFINIZIONE

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attraverso le mucose delle vie respiratorie: colpi di

tosse o starnuti, dall’albero respiratorio di soggetti

ammalati o portatori;

attraverso le mucose dell’apparato digerente: per

contaminazione delle mani o di altri oggetti portati

inavvertitamente alla bocca;

attraverso la mucosa congiuntivale, via di accesso

poco frequente: schizzi di liquidi contaminati o per

contaminazione delle mani portate

inavvertitamente agli occhi;

attraverso la cute: ferite ben evidenti, ma anche di

microlesioni inapparenti.

MODALITÀ DI

PENETRAZIONE DEGLI

AGENTI BIOLOGICI

NELL’ORGANISMO

UMANO

La conoscenza della via di trasmissione di una malattia è

fondamentale per consentire l’applicazione delle misure di controllo

ed interrompere la diffusione dei microrganismi che la sostengono.

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In tutti i casi in cui possano configurarsi situazioni a rischio di

trasmissione di agenti biologici l’adozione di “precauzioni universali”

deve ritenersi prioritaria.

Le “precauzioni universali” prevedono le seguenti procedure:

1) lavaggio delle mani;

2) uso di dispositivi di protezione delle mani (guanti);

3) uso di indumenti di protezione (camici o tute);

4) uso di dispositivi di protezione delle vie respiratorie e degli occhi (maschere, occhiali, visiere);

5) altre precauzioni finalizzate alla prevenzione di esposizioni accidentali.

MISURE DI

PREVENZIONE

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MISURE DI PREVENZIONE:

LAVAGGIO DELLE MANI

Le mani dovranno essere lavate:

- in tutti i casi in cui si sia venuti a contatto con oggetti o materiali ove

si sospetti possano essere presenti agenti patogeni;

- dopo aver effettuato operazioni che abbiano comportato l’uso di

guanti;

- in caso di contatto accidentale con sangue o altri liquidi biologici.

L’igiene delle mani è un elemento fondamentale per prevenire le

infezioni. Secondo il Center for Disease Control and Prevention

(CDC) di Atlanta rappresenta il "most important means of preventing

the spread of infection", la misura più importante per prevenire la

diffusione delle infezioni.

In caso di contatto accidentale con liquidi biologici

si raccomanda il lavaggio delle mani, per almeno 30

secondi, con acqua e sapone, seguito da un

“lavaggio antisettico”.

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MISURE DI PREVENZIONE:

USO DI DISPOSITIVI DI

PROTEZIONE DELLE MANI

E’ raccomandato utilizzare tali mezzi di protezione:

- in tutte le condizioni in cui vi sia rischio di contatto con sangue o altri liquidi biologici;

- in tutte le condizioni in cui vi siano contatti con soggetti potenzialmente portatori di infezioni o con oggetti e materiali potenzialmente contaminati;

- quando si manipolino oggetti di cui non è nota la provenienza;

- quando la cute delle mani presenti lesioni anche di modesta entità (ferite, abrasioni, dermatiti ecc.).

L’utilizzo di guanti riduce significativamente il rischio

di contaminazione da agenti biologici, ma non

protegge da eventuali lesioni prodotte da corpi

appuntiti o taglienti.

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MISURE DI PREVENZIONE:

USO DI INDUMENTI DI

PROTEZIONE E DI DISPOSITIVI

DI PROTEZIONE DELLE VIE

RESPIRATORIE E DEGLI OCCHI

L’utilizzo di dispositivi di protezione e di indumenti (camici o

tute) di protezione dovrà essere riservato a particolari

circostanze operative, non potendosi prevedere un loro

impiego sistematico.

In particolare quando è vi sono specifiche disposizioni delle

Autorità Sanitarie o delle Amministrazioni di appartenenza che

prescrivono tale tipo di protezione .

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MISURE DI PREVENZIONE:

ALTRE PRECAUZIONI

Interventi di primo soccorso nei confronti di soggetti

traumatizzati

In tutte le situazioni in cui si presti soccorso a soggetti

traumatizzati ed in particolar modo quando vi sia

rischio di contatto con sangue o liquidi biologici è

opportuno che siano utilizzati almeno i guanti.

Manipolazione e trasporto di reperti od oggetti

potenzialmente contaminati da agenti biologici

Tutti gli oggetti potenzialmente contaminati da

agenti biologici (effetti personali, armi da taglio,

indumenti, ecc.) devono essere maneggiati con

delicatezza, al fine di prevenire la contaminazione

degli ambienti e degli operatori e comunque

facendo uso dei guanti.

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Infezione da HIV

Cos’è, come si trasmette, come si previene

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HIVL’HIV appartiene a un gruppo di virus chiamati retrovirus e tra questi al sottogruppo dei lentivirus, chiamati così perché sono caratterizzati da tempi lunghi tra il contagio e la manifestazione clinica della malattia.

A differenza di altri virus, il corpo umano non è in grado di eliminare il virus HIV. Ciò significa che, una volta avvenuta l'infezione, il virus rimane nell’organismo per tutta la vita.

Una persona si dice sieropositiva all’HIV se ha contratto il virus HIV, ma non ha sviluppato la malattia (AIDS).

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CHE COS’È L'AIDS

Questa infezione virale comporta un

progressivo abbassamento delle difese

immunitarie e con conseguente insorgenza di

infezioni causate da virus, batteri o funghi

(malattie opportunistiche).

AIDS (Acquired Immune Deficiency Sindrome) significa

"Sindrome da immunodeficienza acquisita".

Si tratta di una malattia provocata dal virus HIV (Human

Immunodeficiency Virus: virus dell'immunodeficienza

umana).

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DIFFUSIONE DELL'HIV

Si stima che nel Mondo le persone HIV positive siano 37 milioni (tra sieropositive e malate di AIDS). (dati WHO 2015)

In Italia sono circa 123.000 le persone che vivono con l’infezione da HIV, con una media di 3.500 casi nuovi casi ogni anno. (dati COA 2015)

In Piemonte, sono 232 le persone che hanno scoperto di aver contratto l’HIV nel 2015 e circa 8.500 quelle che vivono con l'infezione. (dati SeREMI 2015)

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DIAGNOSI E CURA DELL'HIV

DIAGNOSI

Per sapere se si è stati contagiati dal virusHIV è sufficiente un prelievo di sangue.

In Piemonte il test HIV è gratuito, adaccesso diretto, con garanzia dianonimato, se richiesto, e senzaesplicitazione da parte della persona chene fa richiesta della propria condizione dirischio.

TERAPIE

Le terapie contro il virus HIV si basanosui farmaci antiretrovirali.

Negli ultimi anni, i progressi della ricercascientifica hanno reso possibileallungare molto la vita delle personecontagiate, riducendosignificativamente i sintomi dellamalattia.

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COME SI TRASMETTE

L'HIV?TRASMISSIONE VERTICALEE PERINATALE: La trasmissione verticale è la trasmissione del virus da madre a figlio. Può avvenire durante la gravidanza, il parto o l’allattamento al seno.

PREVENZIONESi attua attraverso lo screening per HIV delle donne gravide, l’assunzione della terapia antiretrovirale durante la gravidanza e la sua somministrazione intrapartum, la somministrazione della profilassi antiretrovirale al

neonato.

l virus dell’HIV è presente nei seguenti liquidi biologici della persona infetta

TRASMISSIONE SESSUALE: sperma, liquido pre-eiaculatorio, secrezioni vaginali.

PREVENZIONEIl profilattico è una barriera fisica che elimina quasi totalmente il rischio, evitando il contatto tra

mucose genitali e i liquidi biologici attraverso i quali si può verificare la trasmissione del virus. La sua efficacia è legata all’appropriatezza dell’uso che se ne fa.

TRASMISSIONE EMATICA: sangue, trapianti d’organo. La principale modalità di contagio nella

popolazione dedita all’uso di droga per via endovenosa è legata allo scambio di siringhe infette.

PREVENZIONEIl donatore a ogni donazione, viene obbligatoriamente

sottoposto agli esami di laboratorio volti a escludere la positività per le principali malattie infettive trasmissibili con il sangue, tra cui rientra l’infezione da HIV.

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UN PO' DI CHIAREZZA

SULL'HIV

La condivisione di ambienti di vita con persone HIVpositive non comporta alcun rischio di contagio.L’infezione non si trasmette attraverso bicchieri, piatti,posate, stoviglie e materiali da cucina.

L’infezione non si trasmette toccando oggettimaneggiati o sui quali abbia respirato una personaportatrice di virus. Non si trasmette attraverso l’aria néattraverso l’acqua. Nessun pericolo esiste per l’uso incomune di bagni, letti, docce, e gabinetti.

L’infezione non si trasmette tramite strette di mano,abbracci, carezze, baci e per qualsiasi contattoaffettivo, familiare, sociale, esclusi i rapporti sessuali.

L’infezione non si trasmette tramite le lacrime, ilsudore, la saliva, l’urina, le feci, le secrezioni nasali, ilvomito.

Non può essere trasmesso da animali o punture diinsetto.

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Tubercolosi

Cos’è, come si trasmette, come si previene

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TUBERCOLOSI

La tubercolosi è una malattia infettiva, causata dal

batterio Mycobacterium tuberculosis, conosciuto

anche come Bacillo di Koch, dal nome dello

scienziato che lo scoprì nel 1882.

MALATTIA TUBERCOLARE. La forma più frequente incui si manifesta la malattia è la tubercolosipolmonare (70% circa). Si parla di tubercolosipolmonare nel momento in cui i bacilli simoltiplicano nei polmoni. I bacilli tubercolaripossono anche diffondersi nel corpo attraverso ilsangue ai linfonodi, al sistema nervoso centrale, alleossa.

INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE (ITBL). La persona èvenuta a contatto con i bacilli della tubercolosi,contagiandosi, si è infettata, ma non è né malatané contagiosa. La maggior parte delle personeinfettate (90%) non si ammalano mai di tubercolosi.

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DIFFUSIONE DELLA TB

L’OMS stima che nel 2015 si siano verificati circa 10,4milioni di nuovi casi di tubercolosi nel mondo. Lamaggior parte dei nuovi casi sono registrati in Asia enella Regione africana dell’OMS.

In Europa si registra, nell’ultimo decennio, una riduzione dell’incidenza della malattia, con 323 mila nuovi casi nel 2015, pari al 3% del valore globale.

In Piemonte nel 2016 si registrano 382 casi ditubercolosi. L’andamento della malattia è inriduzione.

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TRASMISSIONE DELLA

TUBERCOLOSI

TRASMISSIONE

I micobatteri tubercolari possono entrare nell’organismo umano

per: via aerea (gioca un ruolo preponderante) e via digestiva, in

seguito all’assunzione di latte infetto (TB bovina, rara nei Paesi

ricchi).

Si parla di tubercolosi polmonare contagiosa quando la malattia

nei polmoni è così progredita che la persona colpita tossendo (o

starnutendo) diffonde i bacilli.

Solo la tubercolosi delle vie respiratorie è potenzialmente

contagiosa

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DIAGNOSI E CURA DELLA TB

TUBERCOLOSI RESPIRATORIA

SINTOMI

Spesso la malattia si manifesta inizialmente con poche complicazioni, quali ad

esempio tosse (talvolta con tracce di sangue), stanchezza, febbricola,

sudorazione notturna. In uno stadio più avanzato, si manifestano perdita di

peso, mancanza di appetito e dolori al petto.

DIAGNOSI

La diagnosi di tubercolosi attiva si formula in base a:

• raccolta dettagliata di notizie sulla vita del paziente e sulle malattie

precedenti (anamnesi)

• esame obiettivo,

• esecuzione degli esami strumentali (radiografia, TAC, ecografia)

• esecuzione indagini microbiologiche

TERAPIA

La terapia della tubercolosi è basata sull’utilizzo associato di diversi antibiotici

con meccanismi di azione differenti, per trattare la malattia nelle diverse fasi in

cui questa si presenta. Il trattamento, per essere efficace, deve avere una

durata non inferiore ai 6 mesi.

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DIAGNOSI E CURA DELL'ITBL

INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE (ITBL)

SINTOMI

Le persone con ITBL non hanno sintomi

DIAGNOSI

Il test Mantoux (TST) o intradermoreazione alla tubercolina è il test di prima

scelta. Se positivi, questi test evidenziano solamente che l'individuo è entrato

in contatto con il micobatterio e che ha sviluppato l'infezione tubercolare.

Sarà necessario sottoporsi a ulteriori indagini per escludere la malattia

tubercolare ed eventualmente iniziare il trattamento preventivo.

TRATTAMENTO

Per alcuni soggetti con infezione tubercolare latente è consigliabile un ciclo di

terapia preventiva. La terapia preventiva dell’infezione o chemioprofilassi, ha

lo scopo di evitare la progressione da infezione a malattia tubercolare,

attraverso la somministrazione di farmaci antitubercolari specifici per un

periodo di tempo definito.

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MISURE DI CONTROLLO

DELLA TB

VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI TRASMISSIONE

Il rischio di trasmissione dipende da diversi fattori:

• contagiosità del caso

• concentrazione dei batteri nell’aria prossima alla persona ammalata

• intensità, frequenza e durata del contatto

• fattori di rischio specifici del contatto

MISURE DI PREVENZIONE

Una persona affetta da tubercolosi polmonare contagiosa viene isolata, in

ospedale o a casa. Resta isolata fino a quando non sarà più contagiosa.

In seguito è necessario che prosegua la terapia sotto controllo del medico

fino alla sua completa guarigione.

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UN PO' DI CHIAREZZA

SULLA TB

Le persone con infezione tubercolare latente nonsono malate.Le persone con infezione tubercolare latente nonpossono trasmettere micobatteri tubercolari ad altri.

Il rischio di contagio di TB sussiste solo in seguito al contatto prolungato con una persona affetta da tubercolosi polmonare contagiosa.

Sono a rischio solo le persone che hanno avuto uno stretto contatto (diverse ore nello stesso ambiente) con una persona affetta da tubercolosi polmonare contagiosa.

Una persone in trattamento per TB con esami microbiologici negativi non è contagiosa e non deve essere posta in isolamento.

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INDICAZIONI OPERATIVE PER IL

CONTROLLO DELLA TUBERCOLOSI NEGLI ISTITUTI

PENITENZIARI DEL PIEMONTE

Redatto sulla base del provvedimento del Ministero della Giustizia Protocollo Operativo

per il controllo della Tubercolosi nel Sistema Penitenziario Italiano, raccoglie le principaliraccomandazioni per il controllo della TB nelle Case circondariali e di reclusione,identificando gli interventi che, alla luce delle contesto attuale e delle indicazioniinternazionali più aggiornate, è fondamentale vengano assicurati, nell’abito della ReteSASP, in modo omogeneo e adeguato su tutto il territorio regionale.

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INTERVENTI PRIORITARI PER IL

CONTROLLO DELLA TB NELLE STRUTTURE

CARCERARIE

•Diagnosi precoce dei casi di malattia con particolare riguardo alle forme respiratorie

•Trattamento adeguato dei casi di TB e continuità delle cure

•Diagnosi e trattamento delle infezioni tubercolari latenti

•Sorveglianza e prevenzione della TB negli operatori sanitari penitenziari

•Sistema di valutazione del rischio TB nell'Istituto Penitenziario e degli interventi di sorveglianza, prevenzione e controllo messi in atto

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Diagnosi precoce dei casi di malattia con particolare riguardo alle forme respiratorie

• INDICAZIONI

• TUTTI I DETENUTI IN INGRESSO E PRESENTI NELLA STRUTTURA PENITENZIARIA CHE MOSTRANO SINTOMI

RESPIRATORI DEVONO ESSERE VALUTATI PER ESCLUDERE LA TB

• È INDICATA L’ESECUZIONE TEMPESTIVA DELLA RADIOGRAFIA DEL TORACE A TUTTI I DETENUTI CHE

PRESENTINO UNO O PIÙ SEGNI E/O SINTOMI SUGGESTIVI DI TB E A TUTTI I DETENUTI ASINTOMATICI CHE

PRESENTINO UNO O PIÙ FATTORI DI RISCHIO PER TB

• OGNI CASO SOSPETTO DI TB DEVE ESSERE VALUTATO PER LA RICERCA DELLA MALATTIA RESPIRATORIA

ATTIVA MEDIANTE RADIOGRAFIA DEL TORACE E L'ESAME MICROBIOLOGICO

• OGNI CASO SOSPETTO DI TB IDENTIFICATO NELL’ISTITUTO PENITENZIARIO DEVE ESSERE POSTO

TEMPESTIVAMENTE IN ISOLAMENTO RESPIRATORIO.

INTERVENTI PRIORITARI PER IL

CONTROLLO DELLA TB NELLE STRUTTURE

CARCERARIE

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Trattamento adeguato dei casi di TB e continuità delle cure

• INDICAZIONI

• IL DETENUTO IN TERAPIA ANTITUBERCOLARE CHE AFFERISCE A UN ISTITUTO PENITENZIARIO, AL MOMENTO

DELL’INGRESSO, VA VALUTATO PER STABILIRE L’EVENTUALE GRADO DI CONTAGIOSITÀ E DEVONO ESSERE

MESSE IN ATTO LE CONSEGUENTI MISURE DI CONTROLLO.

• A OGNI PAZIENTE AFFETTO DA MALATTIA TUBERCOLARE DEVONO ESSERE ASSICURATI L'APPROPRIATEZZA

DELLE PROCEDURE DIAGNOSTICO-TERAPEUTICHE SECONDO GLI STANDARD INTERNAZIONALI E

NAZIONALI VIGENTI E GARANTITO IL COMPLETAMENTO DEL TRATTAMENTO ANTITUBERCOLARE E LA

CONTINUITÀ DELLE CURE.

INTERVENTI PRIORITARI PER IL

CONTROLLO DELLA TB NELLE STRUTTURE

CARCERARIE

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Diagnosi e trattamento delle infezioni tubercolari latenti

• INDICAZIONI

• PER OGNI CASO DI TUBERCOLOSI ATTIVA, SOSPETTA O ACCERTATA, IN UN DETENUTO OSPITE DELLA

STRUTTURA PENITENZIARIA, È NECESSARIO ATTIVARE UNA TEMPESTIVA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI

TRASMISSIONE E AVVIARE LA RICERCA DI TUTTE LE PERSONE CHE SONO VENUTE A CONTATTO CON IL

CASO DI TB

• LO SCREENING PER ITBL NEI DETENUTI NON CONTATTO DI CASO DI TB ATTIVA, MA CON PRESENZA DI

FATTORI DI RISCHIO PRINCIPALI O PATOLOGIE/CONDIZIONI FAVORENTI LA TUBERCOLOSI DEVE ESSERE

VALUTATO E PROGRAMMATO QUALORA SUSSISTANO LE CONDIZIONI PER PORTARE A TERMINE L’INTERO

CICLO DI TRATTAMENTO PER ITBL.

INTERVENTI PRIORITARI PER IL

CONTROLLO DELLA TB NELLE STRUTTURE

CARCERARIE

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Sorveglianza e prevenzione della TB negli operatori sanitari penitenziari

• INDICAZIONI

• OGNI OPERATORE SANITARIO PENITENZIARIO CHE PRESENTI UNA SINTOMATOLOGIA COMPATIBILE CON

TB ATTIVA DEVE ESSERE PRONTAMENTE VALUTATO PER LA RICERCA DELLA MALATTIA.

• ALL’ATTO DELL’ASSUNZIONE, È INDICATO CHE TUTTI GLI OPERATORI SANITARI PENITENZIARI SIANO

VALUTATI PER IL RISCHIO TB SECONDO I PROTOCOLLI ELABORATI DAI MEDICI COMPETENTI.

• È INDICATO CHE, ALL’ATTO DELL’ASSUNZIONE, TUTTI GLI OPERATORI SANITARI PENITENZIARI ESEGUANO IL

TEST TST. GLI OPERATORI SANITARI PENITENZIARI CON TST NEGATIVO È OPPORTUNO CHE RIPETANO IL TEST

OGNI DUE ANNI O ANNUALMENTE SULLA BASE DELLE RISULTANZE DELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

RELATIVA ALLA STRUTTURA PENITENZIARIA.

• PRESSO TUTTE LE CASE CIRCONDARIALI E DI RECLUSIONE REGIONALI DEVONO ESSERE PIANIFICATI E

ATTUATI PROGRAMMI DI FORMAZIONE E DEFINITI PROTOCOLLI RIVOLTI AL PERSONALE CHE

COMPRENDANO L’ADDESTRAMENTO PER L’ADOZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

COLLETTIVE E INDIVIDUALI PER LIMITARE IL RISCHIO DI TRASMISSIONE DI TB.

INTERVENTI PRIORITARI PER IL

CONTROLLO DELLA TB NELLE STRUTTURE

CARCERARIE

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Sistema di valutazione del rischio TB nell'Istituto Penitenziario e degli interventi di sorveglianza, prevenzione e controllo messi

in atto

• INDICAZIONI

• OGNI ISTITUTO PENITENZIARIO DEVE PROVVEDERE, ANNUALMENTE, A VALUTARE IL RISCHIO DI TB

NELL’AMBITO DELLA PROPRIA STRUTTURA E L’APPROPRIATEZZA E LA TEMPESTIVITÀ DELLE MISURE DI

CONTROLLO MESSE IN ATTO.

• IN BASE AI RISULTATI DELLA VALUTAZIONE ANNUALE DEL RISCHIO DI TB, DELL’APPROPRIATEZZA E DELLA

TEMPESTIVITÀ DELLE MISURE DI CONTROLLO MESSE IN ATTO NELL’AMBITO DELLA STRUTTURA E

AVVALENDOSI DELLA CONSULENZA DEL SERVIZIO DI IGIENE E SANITÀ PUBBLICA DELL’ASL

TERRITORIALMENTE COMPETENTE, VIENE VAGLIATA L’OPPORTUNITÀ DI INTRODURRE MISURE PREVENTIVE

AGGIUNTIVE.

INTERVENTI PRIORITARI PER IL

CONTROLLO DELLA TB NELLE STRUTTURE

CARCERARIE

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Epatiti viraliA, B e C

Cosa sono, come si trasmettono, come si prevengono

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DIFFUSIONE DELLE EPATITI

A, B E C

In Italia, negli ultimi decenni, si è assistito a un profondomutamento dell’epidemiologia delle epatiti virali, per ilcontribuito di diversi determinanti.

Negli ultimi 30 anni si è assistito a un calo progressivodell’incidenza dell’epatite A e, ancor di più, delle epatiti B, C

Tuttavia tra febbraio 2016 e febbraio 2017, in 13 Paesi europei,tra cui l’Italia, è stato evidenziato un eccesso di casi di Epatite Ae tre diversi cluster di infezione.

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EPATITE VIRALE A

Il virus dell’epatite A (HAV) è un picornavirus classificato come prototipodel nuovo genere degli Hepatovirus. Incubazione: da 15 a 50 giorni, in media 28-30 giorni.

Clinica: la malattia, che dura 1-2 settimane, si manifesta con febbre, malessere,nausea, dolori addominali, ittero, aumento delle transaminasi e della bilirubina.Una quota delle infezioni, specialmente se contratte in età infantile, rimaneasintomatica. Decorso generalmente benigno. Possibilità di forme più gravi condecorso protratto e anche forme fulminanti rapidamente fatali.

TRASMISSIONE

• consumo di acqua e alimenti

contaminati (cibo non cotto o manipolato dopo la cottura)

• alcune pratiche sessuali

• tramite trasfusioni di sangue o prodotti derivati (rari casi)

• viaggi in Paesi ad alta endemia

PREVENZIONE

In Italia sono disponibili diversi vaccini che forniscono una protezione dall’infezione

già dopo 14-21 giorni. La vaccinazione

garantisce una protezione duratura.

Molto importanti sono pure le norme

igieniche generali per la prevenzione delle infezioni oro-fecali (igiene

personale, lavaggio e cottura delle

verdure, molluschi ecc.) e il controllo

della coltivazione e della

commercializzazione dei frutti di mare

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EPATITE VIRALE B

Il virus dell’epatite B (HBV) è un Virus a DNA appartenente alla famigliadegli Hepadnaviridae. Incubazione: varia tra 45 e 180 giorni, solitamente 60-90giorni.

Clinica: esordio con disturbi addominali, nausea, vomito e a volte itteroaccompagnato da febbre di lieve entità. Nell’adulto la malattia cronicizza nel 5-10% dei casi. Nel 20% dei casi l’epatite cronica può progredire in cirrosi epaticanell’arco di circa 5 anni. Il tasso di letalità è pari a circa l’1%, ma la percentualeaumenta nelle persone di età superiore ai 40 anni.

TRASMISSIONE

• parenterale per tagli/punture con aghi/strumenti infetti, trasfusioni di

sangue e derivati del sangue

infetto, trapianto di organi infetti.

• attraverso lesioni della cute o

delle mucose

• da madre infetta al feto

• rapporti sessuali non protetti

PREVENZIONE

In Italia sono disponibili diversi vaccini che forniscono una protezione dall’infezione

già dopo 14-21 giorni. La vaccinazione

garantisce una protezione duratura.

Molto importanti sono pure le norme

igieniche generali per la prevenzione delle infezioni oro-fecali (igiene

personale, lavaggio e cottura delle

verdure, molluschi ecc.) e il controllo

della coltivazione e della

commercializzazione dei frutti di mare

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EPATITE VIRALE C

Il virus dell’epatite C (HCV) è un Hepacavirus (HCV), appartenente allafamiglia dei Flaviviridae. Incubazione: da 2 settimane a 6 mesi, in generecompreso fra 6 e 9 settimane.

Clinica: l’infezione acuta iniziale da HCV è nella maggior parte dei casi,asintomatica. In coloro che manifestano clinicamente la malattia, i sintomi sono:anoressia, nausea, vomito, febbre, dolori addominali e ittero. Il 15-25% circa deisoggetti infetti elimina l’infezione naturalmente e non sviluppa l’infezionecronica. Un decorso fulminante fatale si osserva assai raramente (0,1%), mentreun’elevata percentuale dei casi, stimata fino tra il 75-85%, andrà incontro acronicizzazione.

TRASMISSIONE

• parenterale (principale consumo di droghe per via endovenosa)

• attraverso lesioni della cute o

delle mucose

• sessuale (piuttosto rara)

• verticale

PREVENZIONE

A tutt’oggi non esiste un vaccino contro l’epatite C.

Misure profilattiche efficaci sono

rappresentate dalle generali norme

igieniche, dalla sterilizzazione degli strumenti chirurgici e per i trattamenti

estetici, dall’utilizzo di materiali monouso,

dalla protezione nei rapporti sessuali a

rischio.

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UN PO' DI CHIAREZZA

SULLE EPATITI VIRALI

I virus dell’epatite B e C non si trasmettono attraverso glialimenti o l’acqua, la condivisione di posate.

I virus dell’epatite B e C non si trasmettono attraversoallattamento al seno, baci, abbracci, stretta di mano,tosse o starnuti.

Non è stata dimostrata la trasmissione oro-fecale deivirus dell’epatite B e C.

Non è stata dimostrata la trasmissione del virusdell’epatite C e B da insetti vettori.

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Scabbia

Cos’è, come si trasmette, come si previene

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DIFFUSIONE DELLA SCABBIA

La scabbia è una malattia della pelle più diffusa di quanto sicreda. La sua diffusione ha un andamento ciclico con epidemiepiù o meno circoscritte.

Colpisce ogni anno nel mondo milioni di persone di tutti i livellisocioeconomici, senza particolare riguardo a età, sesso, razza econdizioni di igiene personale.

Nell’ultimo decennio in Italia si è riscontrato un aumento dei casiprobabilmente a causa della crescente diffusione dei viaggi inPaesi ove la malattia è più diffusa.

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SCABBIA

La scabbia è una malattia contagiosa che colpisce la pelle. È causata da un

acaro invisibile a occhio nudo. Incubazione: da 2 a 6 settimane per l’infestazione

primaria, ma può essere di sole 24-48 ore in caso di reinfestazione.

Clinica: il sintomo principale è un prurito intenso e generalizzato che peggiora di

notte e con il calore e può causare insonnia e stati di ansia. Sulla pelle si

formano delle piccole chiazze rosse in rilievo, vescicole e lesioni che

corrispondono ai cunicoli scavati dall’acaro.

TRASMISSIONE

• attraverso il contatto prolungato

(almeno 20 minuti) con la pelle di una persona infestata

• tramite indumenti, biancheria da

letto e asciugamani contaminati

molto raramente

PREVENZIONE• evitare il contatto diretto con le

persone infestate

• trattare, su indicazione dello

specialista, i contatti stretti del caso

• trattare, secondo i protocolli,

biancheria, oggetti e ambienti

domestici del caso

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UN PO' DI CHIAREZZA

SULLA SCABBIA

La scabbia non è bella da vedersi, perché provoca il grattamento e per questo può super-infettare la pelle, ma resta una patologia banale, per la quale si dispone di farmaci efficaci e a basso costo.

È poco probabile infestarsi senza venire a contatto con una persona infetta perché l’acaro non vive più di 2-3 giorni al di fuori del corpo umano.

La scabbia non è una malattia grave, ma non guarisce se non è curata.

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Legionellosi

Cos’è, come si trasmette, come si previene

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COS’È, PERCHÉ E COME SI DIFFONDE

LA LEGIONELLA

Le legionelle sono ubiquitarie, si trovano negli ambienti acquatici

naturali: acque sorgive, comprese quelle termali, fiumi, laghi, fanghi,

ecc. (la concentrazione nell’ambiente è di solito bassa). Da questi

ambienti esse raggiungono quelli artificiali come condotte cittadine

e impianti idrici degli edifici, quali serbatoi, tubature, fontane e

piscine, che possono agire come amplificatori e disseminatori del

microrganismo, creando una potenziale situazione di rischio per la

salute umana.

Negli impianti idrici sottoposti a scarsa manutenzione possono

svilupparsi aggregati di batteri, polimeri, alghe e sali dove il batterio

trova il supporto indispensabile per vivere e svilupparsi. A causa di

forti sbalzi termici, improvvise turbolenze o urti meccanici, si possono

liberare grandi quantità di batteri.

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LEGIONELLOSI

La legionellosi è un'infezione causata dai batteri del genere

Legionella. La malattia si presenta principalmente in due forme:

Malattia dei Legionari (forma più grave con polmonite) e - Febbre di

Pontiac (forma leggera di infezione).

Le persone in buono stato di salute generalmente non si ammalano.

TRASMISSIONE

• la legionellosi viene

normalmente acquisita per

via respiratoria mediante

inalazione, aspirazione o

microaspirazione di aerosol

contenente Legionella,

oppure di particelle derivate

per essiccamento.

PREVENZIONE

La prevenzione delle infezioni da

Legionella si basa essenzialmente su:

• corretta progettazione e

realizzazione degli impianti

tecnologici che comportano un

riscaldamento dell’acqua e/o la

sua nebulizzazione (impianti a

rischio).

• adozione di misure preventive

atte a contrastare la

moltiplicazione e la diffusione di

Legionella negli impianti a rischio.49

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UN PO' DI CHIAREZZA SULLA

LEGIONELLOSI

Non è mai stata dimostrata la trasmissione

interumana della malattia.

Per quanto le misure di prevenzione nongarantiscano che un sistema o un suo componente siano privi di Legionella, esse contribuiscono a diminuire la probabilità di una contaminazione batterica grave.

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