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1 Anno XXXV n. 3 Luglio/Settembre 2015 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 · Legge 662/96 · Aut. Dir. Poste Bari

Missionari Nostri settembre 2015

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Eco delle Missioni dei frati Cappuccini di Puglia

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Anno XXXV n. 3 Luglio/Settembre 2015 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 · Legge 662/96 · Aut. Dir. Poste Bari

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Con approvazione dell’ordineRegistrato al. n. 346 Decreto del tribunale di Bariin data 28 marzo 1968

DirettoreRuggiero Doronzo

Redattore responsabileAntonio Imperato

Impaginazione e stampa:Grafica 080 Modugno (Bari)

Il bollettino si spedisce ai benefattori e simpatizzanti della Missione e a chiunque lo richiedesse.

sommarioMissionari nostrieco delle missioni deicappuccini di pugliaANNO XXXV n. 3 - Luglio/Settembre 2015

Avvisiamo tutti i nostri lettori e benefattori

che l’Associazione Oasi Onlus

non collabora più con il Segretariato Missioni

e con i Frati Cappuccini di Puglia,

pertanto eventuali donazioni

non verranno più riportate su questa rivista.

Editoriale

Spiritualità• Messaggio del Santo Padre Francesco

per la Giornata Missionaria Mondiale 2015

• La missione ha aperto le sue porte an-che per me: l’Albania sarà la mia terra!

Vento nuovo in Albania

Perché tanto studio? Serve davvero ad un povero affamato?

Esperienze• Pasqua celebrata in una zona investita

dalle alluvioni• Shqipëria ynë (La nostra Albania)• Un viaggio diverso

Corrispondenza & Solidarietà Progetti

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editoriale

• Per collaborare alla formazione di giovani Mozambicani aspiranti al sacerdozio;• Per sostenere le Missioni e i loro progetti sociali• Per qualsiasi altra informazione rivolgersi al:

Via Crocifisso 54 | 70054 Giovinazzo (BA) | Cell. 3423214796 | Tel. 0803945562Via San Francesco, 78 | Scorrano (LE) | Cell. 3423214796

Conto Corrente Postale: 001018318418 - IBAN: IT 11 D 07601 04000 001018318418E-mail: [email protected] | segretariato missioni giovinazzo | www.missionarinostri.it

SEGRETARIATO MISSIONI ESTERE CAPPUCCINE

Carissimi amici di Missionari Nostri,

da pochissimi giorni sono rientrato dal Mozambico, dove ho avuto la possibilità di visitare tutti i nostri progetti. Un paese in forte crescita economica, soprattutto nella città di Maputo, ma accanto ai palazzi alti e belli ci sono sacche di povertà impressionanti, nelle periferie delle grandi città e nei villaggi sperduti nell’entroterra pieno di foreste! È stato bello vedere i nostri fratelli missionari che nonostante tutto, sono vicino a loro, accanto agli ulti-mi, inseparabili compagni di viaggio. Mi sento fortunato perché, dopo aver sopportato la fatica del viaggio, ritorno a casa e mi dico: possiamo sognare e costruire un mondo diverso, un altro mondo possibile, perché, infondo c’è tantissimo bene disseminato in ogni angolo di questa nostra madre Terra! Ci sono ancora uomini e donne che hanno il coraggio di fare della loro vita un dono per gli altri.Sul mio profilo facebook hanno postato questa bellissima poesia, purtroppo con conosco l’autore, né il titolo, leggetela con calma, riflettete e abbiate anche voi, i vostri figli e le vostre comunità passione per la vita. Non dobbiamo mai aver paura di reinventarci la nostra esistenza come servizio e rispetto della nostra madre: la terra e dei suoi figli, specialmente coloro che, per i più, non valgono niente.

Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento.Bisognerebbe stare all’aria aperta almeno due ore al giorno. Ascoltare gli anziani, lasciare che parlino della loro vita. Costruirsi delle piccole preghiere personali e usarle. Esprimere almeno una volta al giorno ammirazione per qualcuno. Dare attenzione a chi cade e aiutarlo a rialzarsi, chiunque sia. Leggere poesie ad alta voce. Far cantare chi ama cantare.In questo modo non saremo tanto soli

come adesso, impareremo di nuovo a sentire la terra su cui poggiamo i piedi e a provare una sincera simpatia per tutte le creature del creato.Più che l’anno della crescita,ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.attenzione ai ragazzi che crescono,attenzione anche a un semplice lampione,a un muro scrostato.Oggi essere rivoluzionarisignifica togliere più che aggiungere,significa rallentare più che accelerare,significa dare valore al silenzio,al buio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.

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Messaggio del Santo Padre Francesco per la

Giornata Missionaria Mondiale 2015

Cari fratelli e sorelle,la Giornata Missionaria Mondiale 2015 avvie-ne sullo sfondo dell’Anno della Vita Consacra-ta e ne riceve uno stimolo per la preghiera e la riflessione. Infatti, se ogni battezzato è chia-mato a rendere testimonianza al Signore Gesù annunciando la fede ricevuta in dono, questo vale in modo particolare per la persona con-sacrata, perché tra la vita consacrata e la missione sussiste un forte legame. La sequela di Gesù, che ha determinato il sorgere della vita con-sacrata nella Chiesa, risponde alla chiamata a prendere la croce e andare dietro a Lui, ad imitare la sua dedicazione al Padre e i suoi ge-sti di servizio e di amore, a perdere la vita per ritrovarla. E poiché tutta l’esistenza di Cristo ha carattere missionario, gli uomini e le donne che lo seguono più da vicino assumono piena-mente questo medesimo carattere.La dimensione missionaria, appartenendo alla

natura stessa della Chiesa, è intrinseca anche ad ogni forma di vita consacrata, e non può essere trascurata senza lasciare un vuoto che sfigu-ra il carisma. La missione non è proselitismo o mera strategia; la missione fa parte della “grammatica” della fede, è qualcosa di impre-scindibile per chi si pone in ascolto della voce dello Spirito che sussurra “vieni” e “vai”. Chi segue Cristo non può che diventare missiona-rio, e sa che Gesù «cammina con lui, parla con lui, respira con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 266).La missione è passione per Gesù Cristo e nello stes-so tempo è passione per la gente. Quando sostia-mo in preghiera davanti a Gesù crocifisso, ri-conosciamo la grandezza del suo amore che ci dà dignità e ci sostiene; e nello stesso momento percepiamo che quell’amore che parte dal suo cuore trafitto si estende a tutto il popolo di Dio

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e all’umanità intera; e proprio così sentiamo anche che Lui vuole servirsi di noi per arriva-re sempre più vicino al suo popolo amato (cfr ibid., 268) e a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero. Nel comando di Gesù: “andate” sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuo-vi della missione evangelizzatrice della Chiesa. In essa tutti sono chiamati ad annunciare il Vangelo con la testimonianza della vita; e in modo speciale ai consacrati è chiesto di ascolta-re la voce dello Spirito che li chiama ad andare verso le grandi periferie della missione, tra le genti a cui non è ancora arrivato il Vangelo.Il cinquantesimo anniversario del Decreto conciliare Ad gentes ci invita a rileggere e me-ditare questo documento che suscitò un forte slancio missionario negli Istituti di vita consacrata. Nelle comunità contemplative riprese luce ed eloquenza la figura di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni, quale ispira-trice dell’intimo legame della vita contempla-tiva con la missione. Per molte congregazio-ni religiose di vita attiva l’anelito missionario scaturito dal Concilio Vaticano II si attuò con una straordinaria apertura alla missione ad gentes, spesso accompagnata dall’accoglien-za di fratelli e sorelle provenienti dalle terre e dalle culture incontrate nell’evangelizzazione, tanto che oggi si può parlare di una diffusa interculturalità nella vita consacrata. Proprio per questo è urgente riproporre l’ideale della missione nel suo centro: Gesù Cristo, e nella sua esigenza: il dono totale di sé all’annuncio del Vangelo. Non vi possono essere compro-messi su questo: chi, con la grazia di Dio, accoglie la missione, è chiamato a vivere di missione. Per queste persone, l’annuncio di Cristo, nelle molteplici periferie del mondo, diventa il modo di vivere la sequela di Lui e ricompensa di tante fati-che e privazioni. Ogni tendenza a deflettere da questa vocazione, anche se accompagnata da nobili motivazioni legate alle tante neces-sità pastorali, ecclesiali o umanitarie, non si accorda con la personale chiamata del Signore a servizio del Vangelo. Negli Istituti missionari i formatori sono chiamati sia ad indicare con chiarezza ed onestà questa prospettiva di vita e di azione, sia ad essere autorevoli nel discer-nimento di autentiche vocazioni missionarie. Mi rivolgo soprattutto ai giovani, che sono an-cora capaci di testimonianze coraggiose e di

imprese generose e a volte controcorrente: non lasciatevi rubare il sogno di una missione vera, di una sequela di Gesù che implichi il dono totale di sé. Nel segreto della vostra coscienza, do-mandatevi quale sia la ragione per cui avete scelto la vita religiosa missionaria e misurate la disponibilità ad accettarla per quello che è: un dono d’amore al servizio dell’annuncio del Vangelo, ricordando che, prima di essere un bisogno per coloro che non lo conoscono, l’annuncio del Vangelo è una necessità per chi ama il Maestro.Oggi, la missione è posta di fronte alla sfida di rispettare il bisogno di tutti i popoli di ripartire dalle proprie radici e di salvaguardare i valori delle ri-spettive culture. Si tratta di conoscere e rispettare altre tradizioni e sistemi filosofici e riconoscere ad ogni popolo e cultura il diritto di farsi aiuta-re dalla propria tradizione nell’intelligenza del mistero di Dio e nell’accoglienza del Vangelo di Gesù, che è luce per le culture e forza tra-sformante delle medesime. All’interno di questa complessa dinamica, ci poniamo l’interrogativo: “Chi sono i destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico?”. La rispo-sta è chiara e la troviamo nel Vangelo stesso: i poveri, i piccoli e gli infermi, coloro che sono spesso disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti (cfr Lc 14,13-14). L’evangelizzazione rivolta preferenzialmente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare: «Esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 48). Ciò dev’essere chiaro specialmente alle persone che abbrac-ciano la vita consacrata missionaria: con il voto di povertà si sceglie di seguire Cristo in questa sua preferenza, non ideologicamente, ma come Lui identificandosi con i poveri, vi-vendo come loro nella precarietà dell’esistenza

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quotidiana e nella rinuncia all’esercizio di ogni potere per diventare fratelli e sorelle degli ulti-mi, portando loro la testimonianza della gioia del Vangelo e l’espressione della carità di Dio.Per vivere la testimonianza cristiana e i segni dell’amore del Padre tra i piccoli e i poveri, i consacrati sono chiamati a promuovere nel servizio della missione la presenza dei fedeli lai-ci. Già il Concilio Ecumenico Vaticano II affermava: «I laici cooperino all’opera evan-gelizzatrice della Chiesa, partecipando come testimoni e come vivi strumenti della sua mis-sione salvifica» (Ad gentes, 41). È necessario che i consacrati missionari si aprano sempre più coraggiosamente nei confronti di quanti sono disposti a collaborare con loro, anche per un tempo limitato, per un’esperienza sul campo. Sono fratelli e sorelle che desiderano condividere la vocazione missionaria insita nel Battesimo. Le case e le strutture delle missioni sono luoghi natu-rali per la loro accoglienza e il loro sostegno umano, spirituale ed apostolico.Le Istituzioni e le Opere missionarie della Chiesa sono totalmente poste al servizio di coloro che non conoscono il Vangelo di Gesù. Per realizzare efficacemente questo scopo, esse hanno biso-gno dei carismi e dell’impegno missionario

dei consacrati, ma anche i consacrati hanno bisogno di una struttura di servizio, espres-sione della sollecitudine del Vescovo di Roma per garantire la koinonia, così che la collabora-zione e la sinergia siano parte integrante del-la testimonianza missionaria. Gesù ha posto l’unità dei discepoli come condizione perché il mondo creda (cfr Gv 17,21). Tale convergenza non equivale ad una sottomissione giuridico-organizzativa a organismi istituzionali, o ad una mortificazione della fantasia dello Spirito che suscita la diversità, ma significa dare più efficacia al messaggio evangelico e promuove-re quell’unità di intenti che pure è frutto dello Spirito.L’Opera Missionaria del Successore di Pietro ha un orizzonte apostolico universale. Per questo ha bisogno anche dei tanti carismi della vita consacra-ta, per rivolgersi al vasto orizzonte dell’evan-gelizzazione ed essere in grado di assicurare un’adeguata presenza sulle frontiere e nei ter-ritori raggiunti.Cari fratelli e sorelle, la passione del missiona-rio è il Vangelo. San Paolo poteva affermare: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16). Il Vangelo è sorgente di gioia, di liberazione e di salvezza per ogni uomo. La Chiesa è consapevole di questo dono, pertanto non si stanca di annunciare incessantemente a tutti «quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo vedu-to con i nostri occhi» (1 Gv 1,1). La missione dei servitori della Parola - vescovi, sacerdoti, religiosi e laici - è quella di mettere tutti, nes-suno escluso, in rapporto personale con Cristo. Nell’immenso campo dell’azione missionaria della Chiesa, ogni battezzato è chiamato a vi-vere al meglio il suo impegno, secondo la sua personale situazione. Una risposta generosa a questa universale vocazione la possono offrire i consacrati e le consacrate, mediante un’inten-sa vita di preghiera e di unione con il Signore e col suo sacrificio redentore.Mentre affido a Maria, Madre della Chiesa e modello di missionarietà, tutti coloro che, ad gentes o nel proprio territorio, in ogni stato di vita cooperano all’annuncio del Vangelo, di cuore invio a ciascuno la Benedizione Apostolica.Dal Vaticano, 24 maggio 2015Solennità di Pentecoste

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La missione ha aperto le sue porte anche per me:l’Albania sarà la mia terra!

fra Giuseppe Lanzellotti

I l Signore continua a sorprendermi! La vocazione a seguire Cristo non la si ri-ceve una sola volta e per sempre, chi si mette in cammino dietro di Lui non può

far altro che farsi provocare continuamente da ciò che ascolta nella Parola di Dio, da quello che vive e da ciò che prega. Forte di tutto ciò mi sono ritrovato, a 33 anni appena compiuti, con un cuore aperto e disponibile a far spazio ad un mondo nuovo e desideroso di gettarsi in un’avventura fino a poco tempo fa ammi-rata solo da lontano. La missione ha aperto le sue porte anche per me: l’Albania sarà la mia Terra!Nei miei anni di formazione altre volte l’a-vevo visitata, ma l’ultimo viaggio compiuto a giugno scorso è stato diverso: ormai l’Albania ha per me un volto nuovo, è il campo che Dio mi ha donato per seminare il Vangelo, per te-stimoniare la bellezza della vita consacrata, il luogo dove mettere a frutto la mia capacità di amare. Non avrebbe senso fare una cronaca dei venti giorni trascorsi nella “Terra delle aquile”, ritengo opportuno invece condividere parole ed immagini, brevi fotogrammi di ciò che mi ha colpito di più e che resta indelebile nella mia memoria.La prima: SORRISI. Ne ho incrociati tanti lungo le strade albanesi: nonostante la povertà

e le sofferenza che questo popolo ha dovuto subire, non ha smesso di sorridere; sorriso che diventa accoglienza, che ti fa sentire subito a casa, che vuole in fondo dirti: sei uno di noi. Mentre si viaggia per le strade dei nostri vil-laggi è facile imbattersi in gruppi di bambini che fanno lunghi chilometri per raggiungere la scuola o i pochi centri di aggregazione dove poter incontrare i propri coetanei e giocare insieme. L’auto dei missionari diventa allora miracolosamente più spaziosa per accoglierli tutti ed accompagnarli ed il loro grazie si tra-muta in strette di mano e sorrisi che illumina-no il cuore.

L’Albania educa alla SEMPLICITÀ, di cui forse noi, gente dei paesi “evoluti”, abbiamo molto bisogno. Per incontrare il Signore in modo vero e profondo basta davvero poco: una chiesa fatta di alberi, un tappeto d’erba per panca, un tavolino per altare e una chitar-ra per lodare Dio. La celebrazione più intensa, forse, l’abbiamo vissuta proprio in questa mo-dalità, dopo circa mezz’ora di viaggio in auto su strada sterrata e un buon quarto d’ora di cammino nel bosco per raggiungere il villaggio di Lumzi dove tanti ci attendevano per cele-brare l’Eucaristia.

Fra Giuseppe Lanzellotti e fra Matteo Di Seclì in-sieme ai bambini dell’oratorio

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Ma in terra di missione la semplicità si toc-ca con mano anche nella vita fraterna, una dimensione più famigliare si respira a pieni polmoni nel nostro convento di Nenshat dove sono stato ospite. Ognuno con i suoi carismi dà il suo contributo per la gestione della casa, c’è chi cucina, chi taglia l’erba, chi spazza e chi lava, chi cura l’orto e chi fa la spesa, il tutto in un clima di letizia francescana.Non credevo fosse possibile ma in questi primi giorni in Albania ho avuto già la grazia di po-ter annunciare il VANGELO, grazie all’aiuto di volenterosi traduttori che hanno facilitato la comunicazione. Ho incontrato con fra Gjon, per un momento di catechesi, i giovani di Hajmel che si prepa-ravano a ricevere il sacramento della Cresima, mentre con fra Matteo e i giovani dei nostri tre villaggi abbiamo visto insieme un film sul-la vita di san Francesco al quale è seguito un bel momento di condivisione. Mi ha edifica-to ascoltare la profondità dei loro interventi e vedere come la testimonianza del Poverello di Assisi li abbia provocati. Il mio sogno è quello di poter al più presto parlare di Gesù nella loro lingua, mi sto attrezzando perché questo desi-derio diventi subito realtà, ma, nel frattempo, ho provato almeno a cimentarmi nel canto in lingua albanese. Già dalla prima domenica suor Marieta mi ha coinvolto nelle animazioni delle celebrazioni eucaristiche; da subito si è creata una bella sintonia con i giovani coristi, e pur sbagliando spesso pronunce e accenti, sono certo che il ri-sultato sia stato gradito al Signore perché Lui guarda i cuori, e quelli erano perfettamente in armonia.

L’ultima parola che mi piace condividere è FEDE. Tante sono state le testimonianze che ho ricevuto dalla gente semplice dei nostri villaggi, ma più di tutte porto impressa nella mente un’immagine che ho voluto immortala-re con una foto. Prima di recarmi all’aeropor-to per il mio viaggio di ritorno, insieme a fra Matteo, abbiamo visitato la cattedrale di Tira-na. La messa era terminata da pochi minuti, ma subito mi ha colpito il silenzio in chiesa, cosa rara da gustare al termine delle nostre ce-lebrazioni in Italia. Con grande compostezza e spirito di fede ognuno ringraziava nel pro-prio cuore il Signore per la Parola che aveva ascoltato e per il pane di vita di cui si era nu-trito. Poi, quasi attirati da una calamita, molti giovani, uno alla volta si sono alzati dalle loro panche e sono andati ad inginocchiarsi davan-ti al Tabernacolo per un momento intenso di adorazione. La scena mi ha commosso, la pre-ghiera in quella chiesa era contagiosa come un meraviglioso virus. Nell’osservare una così semplice ma profonda testimonianza ho pensato al potere della fede. Una feroce dittatura di 50 anni che ha cercato di spegnere la luce di ogni credo non è riuscita a strappare dal cuore di questi uomini e donne la certezza che Dio ha continuato ad amarli sempre e non li ha mai abbandonati. Il sangue versato dei loro fratelli martiri sta irrorando il campo della giovane Chiesa albanese e veri frutti di santità, sono certo, non tarderanno a fiorire, anzi, sono già sotto i nostri occhi.

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VENTO NUOVO IN ALBANIA

I l Consiglio Provinciale da poco eletto sta facendo sogni grandi per la nostra missione in Albania. La presenza cappuccina in questa meravigliosa terra raggiungerà il suo massi-mo storico grazie anche alla generosità di nuovi frati che si sono resi disponibili a partire.

In Albania ci saranno otto frati della Provincia di Puglia e un frate tedesco. La fraternità di Nenshat che serve pastoralmente la parrocchie di Nenshat, Hajmel e Dheu Let sarà compo-sta da fra Bonaventura Mossuto, fra Matteo di Secli, fra Salvatore Chierico e fra Francesco Trotto. Dopo qualche anno invece sarà riaperto il nostro convento di Scutari che diventerà anche casa di accoglienza vocazionale e di ospitalità per giovani e famiglie che dall’Italia o dall’Albania vorranno condividere qualche giorno con i frati e conoscere meglio la spiritualità francescana. La fraternità di Scutari è composta da fra Flaviano Ricciardi, fra Piergiorgio Taneburgo, fra Giuseppe Lanzellotti e fra Gjon Shtjefni. Sulle montagne di Puka invece sarà ancora parroco fra Andreas Waltermann, al quale come sempre i nostri frati cercheranno di dare un supporto. La redazione di Missionari Nostri augura a tutti i missionari di vivere pienamente il meravi-glioso carisma cappuccino in questa terra affascinante e di diffondere in ogni dove la passione per il Vangelo non solo annunciato ma incarnato nella concretezza. Un Vangelo che tocchi il cuore della terra ma che allo stesso tempo sia capace di volare in alto come le aquile, simbolo dell’Albania.

Perché tanto studio? Serve davvero ad un povero affamato?

fra Mimmo Mirizzi

Gli ultimi sei anni della mia vita li ho dedicati allo studio della Sacra Scrittura, conseguendo la licenza in Scienze Bibliche al Pontificio

Istituto Biblico di Roma e avendo terminato proprio in questi giorni la stesura della mia ricerca dottorale in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Urbaniana che, a Dio piacendo, sarà discussa nel prossimo ottobre. Il mio obiettivo è di mettere le competenze bibliche acquisite a disposizione della Chiesa del Mozambico, soprattutto lavorando nella formazione dei sacerdoti nel Seminario “San Pio X” di Maputo.Ad alcuni di voi potrebbe sembrar strano che, dopo aver lavorato per 5 anni nella discarica di Maputo ed avendo toccato per mano situa-zioni veramente estreme di povertà e degrado

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umano abbia deciso di ritornare, ad un età non propriamente scolare, tra i banchi delle suddette università pontificie. In realtà tale scelta, maturata durante quasi due anni di continuo confronto con il mio superiore di al-lora, P. Francesco Neri, è stata causata proprio dal contatto diretto con i poveri. Ho compreso che la povertà non si vince soltanto invaden-do l’Africa con ingenti quantità di denaro e provvedendo semplicemente ai bisogni mate-riali dei poveri. Tutto questo è necessario ma non basta. Bisogna far crescere l’uomo nella sua integrità di essere umano, che significa farlo sviluppare anche culturalmente, fornirgli strumenti e competenze in modo tale da essere in grado di produrre da se stesso benessere e ricchezza. Mi faccio sostenere da un bellissimo pensiero di Nelson Mandela il quale afferma che: «L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo minie-ra o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra». La capacità di valo-rizzare al meglio ciò che si ha non si conquista semplicemente con il denaro, è necessario un mirato, costante e sistematico intervento edu-cativo. E per educare è necessario che ci siano persone formate a questo scopo. Ecco il per-ché dei miei studi. Al pensiero di Mandela vorrei aggiungere una riflessione che deriva dalla mia esperienza di-retta con i poveri. Mandela parla di compe-tenze nei settori lavorativi. Cioè, attraverso l’educazione bisogna trasmettere conoscenze tecniche, insegnare il mestiere, come si dice da noi. Secondo il mio parere anche questo è insufficiente. Molti miei confratelli si sono sfor-zati, (ed alcuni continuano a farlo) di fondare aziende, cooperative agricole ecc. Quasi sem-pre questi tentativi si sono rivelati dei fallimen-ti. Quindi trasmettere una competenza tecni-ca non basta per implementare dinamiche di produzione che riescano a vincere in modo stabile e duraturo la povertà. O almeno alle-viarla nelle sue espressioni più aspre. È neces-sario intervenire anche al livello interiore delle persone e creare un cuore nuovo formato ai

valori del Vangelo. Il discorso si fa ampio ma voglio fare solo un piccolo esempio per meglio illustrare la prospettiva dalla quale mi pongo nell’interpretazione delle problematiche so-ciali in cui mi trovo ad operare. L’idea che un futuro migliore dipenda anche dalla serietà, dall’impegno, dal senso di responsabilità che bisogna mettere nelle attività lavorative non ha molta presa nelle popolazioni locali. Si tende più a credere che la ricchezza o la povertà sia già stata decisa in cielo dagli antenati. Se sono povero in fondo non è colpa mia, ma perchè non ho avuto abbastanza aiuti dal cielo. Stessa cosa si pensa dei ricchi: lo sono diventati gra-zie all’intervento miracoloso di spiriti benefici, nonostante essi non siano stati diligenti, onesti o non abbiano profuso impegno nell’attività lavorativa. Questo tipo di mentalità è alla base di molti fallimenti di attività economiche mes-se in piedi dai missionari e non si vince soltanto fornendo competenze tecniche professionali, bisogna lavorare nei cuori. Lo studio della Sa-cra Scrittura, l’evangelizzazione, l’annuncio di Gesù Cristo, provoca un cambiamento interio-re, fa nascere e sviluppare “l’uomo nuovo” con tutte le sue qualità interiori. Questo “uomo nuovo” poi sarà capace di gestire e far fruttare le risorse economiche che giungono dai paesi ricchi, senza che esse vadano perdute, produ-cendo non fuochi di paglia, ma dinamiche di sviluppo solide, stabili e durature. La mia esperienza nella discarica mi ha inse-gnato che bisogna ripartire da Cristo e dal suo Vangelo se vogliamo essere davvero significati-vi per il popolo mozambicano. Ecco il perché dei miei studi in Sacra Scrittura.

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Pasqua celebrata in una zona investita dalle alluvioni

La mattina del Giovedì Santo partii per Derre, contento di poter allevia-re con la parola di DIO le sofferen-ze di quel popolo ed anche felice in

cuor mio perché erano arrivati i primi VAN-GELI tradotti in Ilolo inviati da padre Impera-to e portati da Giuseppe Gammarota. È per la prima volta nella storia di questo popolo, che vive nella zona di Morrumbala, Derre e Shire che conosce un testo scritto!Arrivato però al fiume Lumba, all’entrata di Derre, venni colpito da profonda tristezza, la corrente della piena aveva formato un profon-do burrone ai lati del ponte e per attraversarlo si era costretti a passare sopra ad una parete che presentava una superficie calpestabile lar-ga appena 30 cm. lunga 7 metri con ai due lati uno strapiombo di 7 metri di profondità. La paura di cadere in quel precipizio mi do-minava ma i cristiani di Derre, che erano al di là del ponte, mi incoraggiavano di passare. Guardai in basso e rabbrividii per il terrore che aveva preso possesso di me poveretto, tor-nare indietro mi era impossibile e capii che ero nelle mani di DIO.Così potetti celebrare la Messa a Derre, bat-tezzai, confessai e celebrai matrimoni, inoltre feci un incontro con i 24 professori delle scuole cattoliche comunitarie finanziate dal nostro Segretariato.Al ritorno lo sgomento non diminuì perché dovetti rifare quel pericoloso percorso. I fra-telli mi esortavano a pregare ed io recitai l’Ave Maria nel mio cuore, pregai quella orazione efficentissima con intensità e con la certezza di ottenere: “...qualunque cosa chiederete al PADRE in nome mio ve la concederà” (Gv 16,23)

Tu ridi? Sperimenta anche tu, ma confida, io ne sono testimone. Anche da questo episodio ho imparato a stare nelle mani di DIO, ho ca-pito che questo popolo ama ancora i frati. Così presi la decisione di continuare a offrire la mia breve vita per la Chiesa di Cristo e combattere l’analfabetismo.

ALCUNI DANNIPROVOCATI DALLE ALLUVIONI I ponti crollati o resi inservibili sono: - in Derre: Lumba, Mubudi, Lualua e Mun-

gur.- in Chire: Zimuku, Missange, Tamba e Dia-

snota.I morti sono molti e le case distrutte sono tan-

Padre Leone Innamorato, missionario

Padre Leone riceve i primi Vangeli in lingua Ilolo

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tissime. Basti pensare che a Megare di Mur-rumbala, un villaggio di appena 127 case, i morti sono stati 12.In queste zone colpite da gravi danni e calami-tà quest’anno 2015 continuano a funzionare 42 scuole comunitarie.

A Chire sono 19, a Derre sono 23 animati co-stantemente da 2 direttori.Lo stipendio mensile attuale è di 700 meticais (circa 20 euro) ma è mia intenzione, con l’ap-poggio del segretariato, aumentare il loro sti-pendio di 5 euro. Qualcuno insiste nel diminuire il numero delle aule scolastiche, ma il problema è che le mam-me hanno fiducia nei professori delle nostre scuole, perché quando le aule scolastiche sono vicine alle loro case, difficilmente i banditi vanno a rapire i bambini per arricchirsi con i loro organi… come succede in alcune grandi città. Perciò secondo la logica di Dio dovrem-mo mantenerle finché lo Stato non interverrà.A Derre gli alunni iscritti in questo anno 2015 sono 1.420, le alunne sono 1.150. A Chire gli alunni iscritti sono 2.200 le alunne 900.Adesso insieme ai catechisti e a tutti i cristiani della zona aspettiamo la pubblicazione com-pleta di tutta la Bibbia in lingua Ilolo.Ringrazio anche da parte della Comunità tut-ti i collaboratori e ei benefattori delle nostre missioni.

Luoghi, volti, colori che resteranno per sempre impressi nella mia me-moria … e poi tanti, tanti chilometri in sella alle nostre moto.

Non mi interessa scrivere un “diario di bor-do”, ma farvi partecipi del condensato di emo-zioni che hanno reso unici questi quattro gior-ni dedicati alla scoperta di quell’«altro» che fin lì mi era arrivato solo e sempre per interposta persona. Quattro giorni che hanno sconfitto le nostre bizzarrie quotidiane, i nostri vuoti, le nostre “tare” e che ti congedano, mentre esci, per la seconda volta, da quel traghetto con un laconico: “E allora? Hai capito cosa è vera-mente importante? Vedi tu cosa devi fare,…”. «Cosa vuoi che io faccia Signore?». Essere spettatore inerme restando a “zappet-

tare il mio orticello” mentre fuori c’è la “vita bella”?La bellezza straripante e a tratti violenta di quella natura (quasi) incontaminata è destina-ta ad arricchire le raccolte di foto ammucchia-te nei nostri hard disk o a popolare per qual-che giorno i nostri profili di Facebook?Dentro di me sento che nella gente ho incon-trato Gesù: nei miei compagni di viaggio, negli occhi pieni di amore dei nostri missionari di Nënshat, nella gioia dei bimbi Majip e delle loro insegnanti della scuola di Tarabosh, nei timidi sorrisi delle ragazze di Hajmel con cui abbiamo condiviso l’Eucarestia, negli abbracci dei nostri novizi salutati “al volo” per strada nei dintorni di Lhëze, nei saluti allegri dei ra-gazzi che ci guardavano passare, negli sguardi

Shqipëria ynë (La nostra Albania)

Vincenzo Bini

Don Vito Castiglione Minischetti, Parroco della Chiesa Sant’Antonio di Monopoli, nipote di Padre Leone, visita le scuole comunitarie della foresta

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nzedegli anziani seduti sui cigli delle strade e a

cui il tempo aveva restituito la dignità, nella gratitudine della bimba bellissima che mi ha “venduto” una manciata di more sulla strada per Koman… Per tutto questo, Signore, ti ren-do grazia!Ora, a freddo, riconsiderando il dono di que-sta esperienza riesco a focalizzarne meglio gli effetti e a comprendere appieno l’importanza

della missionarietà e del compito che quotidia-namente attende i nostri religiosi. Così come è altrettanto evidente che il lavoro da svolge-re è enorme e che c’è spazio per l’impegno di ciascuno di noi… Il viaggio in terra di missio-ne è importante proprio per acquisire questa consapevolezza, per “cambiare prospettiva”. Dopodiché si diramano tanti percorsi possibili: ognuno scelga il suo!Giovinazzo

Sul Lago di Scutari

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Nel corso degli anni ho viaggiato molto e in luoghi lontani, Pata-gonia, India, USA, Europa, mai avevo pensato di visitare l’Alba-

nia, forse perchè troppo vicina alla mia città o forse perchè, negli ultimi anni, se nè parlato spesso evidenziandone gli aspetti negativi, tan-to da spegnere la curiosità di visitarla.L’occasione si è presentata quando un’amico mi ha proposto di fare il viaggio in moto (mez-zo che adoro e che utilizzo dall’età di 13 anni) in compagnia di un frate. La spinta emotiva di conoscerlo è stata fortissi-ma, poi, durante il viaggio abbiamo familiariz-zato con gli altri compagni di avventura; per tutti ero il “nonno” del gruppo.La mia ultima e assidua frequentazione con l’apparato clericale risaliva all’età delle ele-mentari, avendo praticato l’oratorio salesiano, Fra Antonio è stato una rivelazione, elemento catalizzante per me e tutto il gruppo per la sua

conoscenza dei luoghi, della lingua e soprat-tutto per l’entusiasmo e la forza d’animo che ha utilizzato per coinvolgerci. Viaggiare in moto non significa solo spostarsi dal punto A al punto B, come tutti i motoci-clisti ben sanno; viaggiare in moto permette un totale coinvolgimento psicofisico con quello che ti circonda, il motociclista e la moto diven-tano un unicum padrone dello spazio.In Albania è stata una sensazione particolar-mente gradevole, complice la sua natura in-contaminata.Viaggiare per chilometri su strade di monta-gna, tra paesaggi mozzafiato fatti di boschi, fiumi, insenature, laghi e un cielo sempre azzurro, incrociando solo pochissime auto e qualche motociclista è da registrare sul libro dei ricordi.E poi la gente incontrata, quasi sempre sor-ridente, disponibile e…. pronta a parlare con noi nella nostra lingua. Ci siamo sentiti “igno-ranti” noi che non conoscevamo una parola di albanese...Come non menzionare i ragazzi che al nostro passaggio in moto ci salutavano sbracciandoci e offrendoci il “5”..Indimenticabile la domenica del 31 maggio; partiti da Scutari, Fra Antonio ci ha condotti in una contrada distante 40 minuti. Abbiamo percorso una stradina piena di gente, dignito-samente vestita con abiti della domenica, gio-vanissime coppie con prole, fratelli che accom-pagnavano per mano i più piccoli.Al nostro arrivo, nei pressi della chiesa, ci han-no riservato una grande festa, che non scor-derò mai.La sorpresa più forte per me, non abituato alle cose di chiesa, è stata vedere Fra Antonio scendere dalla moto in abiti da “Biker” (moto-ciclista) e uscire dalla sacrestia in abito talare, circondato da pii e giulivi chierichetti, con tan-to di candele, campane, incenso e tutto l’arma-mentario di una funzione religiosa. Forse è stato troppo per un “nonno” come

Un viaggio diversoAntonio Miccoli

Fra Bonaventura e Antonio Miccoli alla guida

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me, non assiduo frequentatore di chiese, ex co-munista; pur nella difficoltà di capire la lingua sono intervenuto quando l’assemblea ha reci-tato il “Padre Nostro” e il “Credo”, preghiere che mi sono ritornate alla mente e che, con convinzione, ho declamato.Ho fatto la comunione e, come nel film “Blues Brothers”, ho “visto la luce”!Naturalmente sto esagerando ma, garantisco che, realmente ho provato uno stato di be-nessere spirituale, favorito dalla presenza di un frate francescano che umanamente, con le stesse virtù e le stesse debolezze di tutti gli uomini, cerca di essere vicino ai bisognosi, ai poveri e a chi chiede aiuto.Questo impegno concreto l’ho visto di persona visitando il centro per bambini di etnia Rom, vicino al convento di Scutari, dove siamo stati accolti con canti e gridolini di gioia.La realtà che ho visto è stato un chiaro esem-pio di carità cristiana, che da sempre ha sop-perito ai disastri della storia, vedi guerre, epi-demie, carestie e regimi totalitari.Nel visitare l’Albania ho constatato che la “Dittatura Comunista” imposta da Hoxa ha

reso infelice un intero popolo, impedendo una crescita sociale ed economica. Un’ulteriore conferma del fallimento dell’ideologia comu-nista, ben distante dall’idea di unità sociale, benessere economico per tutti, abolizione delle classi sociali.A questo punto mi viene in mente la visio-ne del Fraticello di Assisi quando, spogliandosi dei beni materiali, abbracciò il sogno di fratel-lanza e di condivisione dei beni terrestri, ideali giunti sino a noi immutati, nonostante il pas-sare dei secoli.

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Foto ricordo nel convento di Nenshat, con i motociclisti, compagni di questa avventura in Albania

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16Carissimi amiciè trascorso un altro anno e io non posso che continuare, dal profondo del mio cuore, a ren-dere grazie alla vita per la vostra amicizia e il vostro sostegno.Con il mio impegno e con la vostra presen-za spero che il prossimo sia per me l’ultimo di studio ma, ne sono certo, non l’ultimo per la

nostra amicizia.Il vostro appoggio e la vostra presenza per me è stata sempre uno stimolo per mettermi alla prova e realizzare quello che desideravo di più nella vita: essere un professionista che vuole impegnarsi ad aiutare gli altri, specie quelli meno fortunati di me.Non smetterò mai di ringraziarvi per il vostro sostegno: con responsabilità spero di ricam-biarvi con il mio stile di vita. Jovanotti, un can-tante italiano a me molto caro, ha sintetizzato bene quello che io ho nel cuore: .perchè non ho altro, niente di meglio da offrirti di tutto quello che ho…Anche io non ho niente di meglio da offrirvi se non il mio profondo ringraziamento

Angjelin Jaku

Dalle nostre Missioni

Dukagjin

Helerda Minete Gabriel,è nata il 10 marzo 2009, nel Distretto di Namacura in Provin-cia della Zambesia; i suoi genitori, Gabriel Meninete Ignazio e Tomasia Rassul Muibo, hanno perso la vita, l’8 dicembre 2013, durante una rapina presso la loro abitazione; uccisi senza moti-vo, solo perché erano presenti nella loro casa.

All’epoca dei fatti Helerda aveva solo 4 anni; durante la rapina e l’uccisione dei suoi genitori è stata scaraventata fuori di casa e i predoni, dopo aver rubato tutto quello che potevano, l’hanno lasciata sola. È stata trovata dal nonno che, dopo giorni, ha raggiunto la casa con la polizia ed ha provveduto a seppellire i corpi dei suoi parenti già in stato di decomposizione.Fu subito accompagnata presso il nostro Villaggio della Pace (Aldeia da Paz, prog. 22). Da allora vive insieme ad altre coetanee serena - anche se con il peso di quanto le è accaduto - e frequenta con impegno la prima classe.

Dal Villaggio Della pace

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Angjelin Jaku con i bambini del Dukagjin

Carissimo Padre Antonio,Ti siamo veramente grati per l’accoglienza che ci hai riservato, e da parte nostra la grande felicità nel ritrovarci, anche se brevemente, dopo tanto tempo.Siamo rimasti entusiasti per come è stata preparata la giornata missionaria, dedicata, soprattutto a chi, come noi, nulla o quasi nulla realmente conosceva, se non dai vari spot pubblicitari per l’aiuto ai bambini molto meno fortunati di noi.Ti posso assicurare che abbiamo ascoltato con molto interesse, le emozioni, i gesti, il coraggio e soprattutto la fede immensa di questi missionari che si lasciano trasportare dalle parole di Cristo senza chiedere in cambio nulla del loro operato.Padre Antonio, noi viviamo in due mondi dove l’uno combatte l’altro, come dire: ubi maior minor cessat, dove l’intenzione non è aiutare i popoli in difficoltà ma farli perire, come succede appunto nel continente africano. Solo grazie a chi come Voi, che siete Angeli chiamati da Dio, potevate addentravi nel cuore di tutti quei bambini che hanno bisogno di affetto, di alimenti e di cure per allievare le loro sofferenze, per non parlare dei problemi strutturali. Rinnoviamo il nostro grazie e salutandoti, ti diamo l’indirizzo per farci recapitare il vostro giornalino.

I tuoi cugini Miche e Ada

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contribuisci anche tu alla realizzazione dei nostri progetti fiscalmente deducibili:attraverso il conto corrente postale allegato n. 001018318418oppure Bonifico Bancario iBaN: iT 11 D 07601 04000 001018318418Segreteriato Missioni estere cappuccini puglia oNlUSVia crocifisso, 54 - giovinazzo (Bari)

adotta un progetto

carissimi lettori e sostenitori,con gioia noi Frati cappuccini di puglia vi annunciamoche il “segretariato Missioni estere cappuccini puglia”

È oNlUS

PROGETTO 10 - SOSTIENI LA VITA E IL LAVORO DEI NOSTRI MIS-SIONARI E I GIOVANI FRATI IN FORMAZIONEFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Da diversi anni i frati missionari vivono fianco a fianco con la gente del Mozambico e dell’Albania condividendo la vita difficile sotto svariati aspetti. Tanti sono i traguardi raggiunti ma tanto altro resta ancora da fare. Soste-nere l’opera dei missionari significa fornire loro gli strumenti adatti per portare avanti la loro missione e contribuire anche alla formazione dei giovani che, volendo abbracciare l’ideale francescano, si rivolgono ai frati perché li aiutino a scoprire la volontà del Signore nella loro vita.

€ 600,00 Marco M. - Taranto; € 500,00 Giovanni S. - Maglie; € 400,00 Andrea M. - Campi Salentina; € 200,00 Giuseppe C. - Barletta, Ilaria C. - Barletta; € 150,00 Francesco C. - € 100,00 Michele S. - Bari, Elisabeth O. - Supersano, Teresa L. - Triggiano; € 50,00 Fam. Marrano - Giovinazzo; € 45,00 Domenico A. - Giovinazzo; € 40,00 Saverio C. - Giovinazzo; € 30,00 Antonio M. - Inzago; € 25,00 Fulvio M. - Taranto, Nicola E. - Brindisi; € 20,00 N.N., Raffaele M. - Martina Franca, Anna L. - Conversano, Adriana C. - Brindisi; € 16,00 Bernardino F. - Bernalda; € 10,00 Francesco R. - Brindisi, Maria L. - Bari, Francesco U. - Bari, Maria C. - Campi Salentina, Vito V. - Bari, Luigi C. - Francavilla Fontana, Vito M. - Scorrano, Rocco S. - Montescaglioso, Raffaele T. - Taranto, Pietro B. - Trani, Angela S. - Altamura, Laura M. - Zurigo, Vincenza C. - Bari; € 6,00 Rubina S. - Francavilla Fontana; € 5,00 Lucia R. - Francavilla Fontana

S.S. MESSE € 250,00 Alfredo M. - Campi Salentina; € 200,00 Luigia B. - Olgiate Molgora; € 100,00 Giulio C. - Maglie; € 15,00 Donato R. - Spongano, Pierina P. - Spongano, Ada P. - Scorrano; € 10,00 Adriana R. - Taviano, Lucia P. - Specchia.

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PROGETTO 12 - MATERIALE MEDICO-SANITARIOFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418La situazione sanitaria è il settore più fragile del Mozambico. Aids, malaria tubercolosi sono le maggiori cause di morte per mancanza di medicinali. Vogliamo sostenere l’opera di P. Aldo Marchesini, Primario dell’Ospedale di Quelimane.

€ 100,00 M.C. - Campi Salentina; € 55,00 O.F.S. C. - Molfetta; € 50,00 Alfredo M. - Campi Salentina; € 40,00 Giosafatte C. - Adelfia; € 30,00 Giuseppina S. - Cisternino; € 20,00 Gianvito D.S. - Tricase, Maria C. - Corsano; € 15,00 Riccardo F. - Trinitapoli.

PROGETTO 13 - RECUPERO BAMBINI DELLA STRADAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418II bambini sono la categoria più esposta alle conseguenze dellapovertà: fame, malattie, nudità, evasione scolastica, ecc. Nella città di Quelimane sono molti quelli che vivono per strada; vengono accolti i ma-schietti nella Casa Speranza gestito dalla Diocesi di Quelimane e le fem-minucce nel Villaggio della Pace e nell’Istituto Livramento retti dalle Suore Francescane. Possono essere sostenuti con adozioni a distanza con Euro 25 al mese.

€ 100,00 Nunzia C. - Ginosa; € 90,00 Domenico M. - Bari; € 75,00 Antonio B. - Molfetta; € 55,00 O.F.S. C. - Molfetta; € 50,00 Antonio I. - Altamura, Vincenza C. - Francavilla Fontana; € 30,00 Giosafatte C. - Adelfia, Giuseppina S. - Cisternino; € 25,00 Vita D. - Triggiano, Antonia R. - Alessano, Gaetano F. - Bari.

ADOZIONI€ 750,00 Vito C. - Triggiano; € 300,00 Elisabetta M. - Mola di Bari; € 150,00 Sergio B. - Giovinazzo, Anna T. - Taranto, Maria C. - Bari; € 102,00 A.S. - Bari; € 100,00 Filomena L. - Triggiano, Serafina A. - Francavilla Fontana, Ada P. - Scorrano, Umberto F. - Brindisi; € 75,00 Antonio P. - Carbonara, Piccoli Amici - Scorrano; € 50,00 Antonia R. - Alessano; € 25,00 Francesca B. - Fasano, Maria D.B. - Lucugnano, Gaetano F. - Bari.

Adozioni a distanza: ecco comeDa anni Missionari Nostri promuove adozioni a distanza in Mozambico, sostenendo tre strut-ture rette dalle Suore Francescane: Casa Madre Clara a Maputo con 96 bambine (Progetto 22), Casa Speranza con 50 maschietti ed il Villaggio della Pace con 78 bambine interne e 30 ester-ne a Quelimane (Progetto 13). Con Euro 25 al mese si può aiutare la struttura a provvedere ad un bambino in tutte le sue necessità. Il Segretariato Missioni provvede ad inoltrare le oerte direttamente alle Suore. La vita di questi bambini, strappati alla strada o a situazioni famigliari estremamente precarie e dolorose, dipende esclusivamente dalla sensibilità e dalla carità dei benefattori. Molti ci chiedono le foto ed i nomi, noi pensiamo che la serenità di questi bimbi non sarebbe avvantaggiata da un rapporto diretto con una singola famiglia adottiva, che cre-erebbe squilibri tra l’adottato e gli altri. Basterà loro la certezza che ci sono persone che, se pure distanti, sanno aiutare ed amare indistintamente tutti i bambini, ugualmente bisognosi, che vivono nella struttura.

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PROGETTO 22 - CASA DI ACCOGLIENZA E MENSAPER BAMBINI DELLA STRADAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Le bambine orfane o abbandonate sono accolte nell’Istituto San José di In-hambane e nella “Casa Madre Chiara” a Maputo dalle Suore Francescane dell’Ospitalità, che assistono anche un centinaio di bambini della strada, anziani e ammalati del quartiere Lhanguene con un pasto giornaliero nella Mensa Madre Clara; si possono sostenere con adozione a distanza con Euro 25 al mese.

€ 100,00 Pina C. - Muro Leccese, Francesco R. - Monopoli; € 90,00 Maria M. - Ruggiano - Salve; € 75,00 Ma-ria L.A. - Maglie; € 50,00 Raffaele D.L. - Bari; € 25,00 Antonia R. - Alessano, Antonia I. - Gagliano del Capo, Gaetano F. - Bari; € 20,00 Luigino S. - Brindisi; € 10,00 Azione Cattolica - Giovinazzo, Agostino F. - Giovinazzo.

ADOZIONI€ 200,00 Cafagna M.; € 100,00 Giuseppe M. - Campi Salentina, Addolorata B. - Campi Salentina; € 50,00 Antonia R. - Alessano; € 25,00 Gaetano F. - Bari, Petronilla M. - Noicattaro.

PROGETTO 27 - SCUOLA DI ARTI E MESTIERI “MARTIRI DI INHASSUNGE” Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Alla “Scuola dei Martiri” in Quelimane (3.650 alunni) si è aggiunta la Sezione Arti e Mestieri (400 alunni) che favorirà lo sbocco nel mondo del lavoro di tanti giovani. Il sostegno serve all’acquisto di materiale tecnico e di consumo per i reparti falegnameria, meccanica e ceramica.

€ 3.000,00 Sergio M. - Dossobuono; € 700,00 Costantino L. - Dossobuono; € 30,00 Rosa D. - Giovinazzo.

PROGETTO 30 - FONDO A SOSTEGNO DI LAICI VOLONTARI - sostenuto da Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Prezioso in Mozambico è il contributo dei laici che offrono le proprie com-petenze ed esperienza al servizio di progetti di utilità sociale. Occorre il nostro sostegno per contribuire alle spese di viaggio, di mantenimento e di lavoro di chi offre la propria opera. Se sostieni un volontario, è come se lavorassi con lui.

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PROGETTO 44 - SCUOLE PER LE COMUNITÀ DI MORRUMBALAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418La zona di Morrumbala conta 60.000 bambini in età scolare, le scuole del governo sono 150 e ne accolgono solo 15.000. La Missione ha aperto 42 scuole nella foresta per 3.500 bambini. Sono necessari € 10.000 all’anno per lo stipendio dei maestri, tre ispettori e per il materiale didattico. Adot-ta una scuola con Euro 15 al mese.

PROGETTO 45 - BORSE DI STUDIO PER GIOVANI UNIVERSITARIFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Lo sviluppo del Mozambico dipende anche dalla preparazione dei giova-ni; molti sono nell’impossibilità di continuare gli studi per mancanza di mezzi.

€ 610,00 Carmela Z. - Giovinazzo; € 75,00 Rosaria C. - Barletta.

€ 500,00 Vito M. - Monopoli; € 300,00 Clementina L. - Vaglio Basilicata; € 200,00 Pasqua P. - Palo del Colle; € 105,00 Angela C. - Grumo Appula; € 30,00 Ada E. - Acquarica del Capo; € 25,00 Martino C. - Bellinzago Novarese, Antonia L. - Giovinazzo.

PROGETTO 49 - “MENSA SAN FRANCESCO” PER I POVERI DI QUELIMANEFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Ogni giorno circa 100 persone, mendicanti, ciechi, handicappati, vedove, bambini di strada ricevono un pasto caldo e assistenza alla Mensa. Altri 21 anziani, lebbrosi e vedove sono assistiti a Nicoadala, dove possono coltivare un proprio campo. Adotta un povero con euro 15 al mese.

€ 1.500,00 Emilia D.P. - Monopoli; € 200,00 Livianna A. - Taranto; € 100,00 - N.N.; € 50,00 Rosa D.C. - Gio-vinazzo; € 25,00 Nicola D.C. - Brindisi; € 20,00 Francesca G. - Molfetta; € 15,00 Francesca A. - Bari.

PROGETTO 52 - CASE PER ANZIANI, VEDOVE E PORTATORI DI HANDICAPFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Un folto gruppo di anziani, vedove, lebbrosi che vivono di elemosina per le strade della città di Quelimane si è radicato in una zona agricola da dove trae sostentamento. Occorre costruire case organizzate in un piccolo villaggio. Una casa in mattoni € 2.000, in materiale locale € 300.

€ 100,00 Tiziana M. - Brindisi Casale.

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PROGETTO 58 - CHINDE: CASA DI ACCOGLIENZA PER ORFANIFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418A Chinde, sperduta isola tra lo Zambesi e l’Oceano, 51 bambini abbando-nati o orfani sono curati da un’anziana suora sola e senza mezzi. Abbiamo costruito un nuovo orfanotrofio: occorrono circa 1000 euro al mese per le loro necessità.

€ 200,00 Livianna A. - Taranto; € 105,00 Angela C. - Grumo Appula; € 100,00 Corsignana P. - Giovinazzo, Antonio L. - Francavilla Fontana; € 10,00 Azione Cattolica - Giovinazzo, Agostino F. - Giovinazzo; € 5,00 Gruppo Famiglia - Giovinazzo.

PROGETTO 63 - ORFANATROFIO S. ROQUE - MAPUTOFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Il centro ospita 35 bambini e ragazzi orfani o appartenenti a famiglie non in grado di sostenerli. Il loro sostegno dipende dall’aiuto dei benefattori.

€ 200,00 Livianna A. - Taranto; € 50,00 Giuseppina S. - Cisternino; € 20,00 Maria F. - Ceglie Messapica.

Segretariato Missioni Estere Cappuccini Puglia è una Onlus (organizzazione non lu-crativa di utilità sociale) ai sensi del d.lgs. n. 460/97.Conservi la ricevuta di versamento, purché bancaria o postale, e potrà dedurre o detrarre l’importo del versamento con la prossima dichiarazione dei redditi.Benefici fiscali per le persone fisicheRif.: art. 14, decreto legge n. 35/2005 (conv. dalla legge 80/2005). Le liberalità in denaro o in natura erogate dalle persone fisiche in favore delle Onlus sono deducibili fino al 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque non oltre 70.000 €/anno.In alternativa(Rif.: art. 15, comma 1.1 d.P.R. 917/86). Le erogazioni liberali in denaro per un importo non superiore a 30.000 € a favore delle Onlus consentono una detrazione dell’imposta lorda pari al 26% della donazione effettuata.

PROGETTO 64 - SOSTEGNO BAMBINI “CASA FAMIGLIA”Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Fra Antonio Triggiante ha accolto in una “Casa Famiglia” 75 bambini rac-colti dalla strada, orfani di AIDS, figli di genitori ciechi o invalidi. È stata costruita una nuova struttura: occorrono circa € 1.000 al mese per le loro necessità.

€ 500,00 Vito M. - Monopoli; € 200,00 Livianna A. - Taranto.

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PROGETTO 66 - SCUOLA “BEATO ZEFERINO” SCUTARI”Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Nella Missione di Scutari 50 bambini Magjyp di etnia Rom, ai margini della società albanese, sono bisognosi di istruzione per uscire dall’emar-ginazione. Il tuo sostegno per lo stipendio alle maestre e per la mensa scolastica. Spesa mensile € 2.300

PROGETTO 68 - PROGETTO AGRICOLTURA A NICOADALAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418La Mensa S. Francesco ha avviato un gruppo di vedove, anziani, lebbrosi, che vivevono di elemosina per le strade di Quelimane, all’attività agricola nella zona di Nicoadala. Occorre acquistare attrezzi agricoli e sementi, sostenere le spese del personale addetto alla gestione: motorista, respon-sabili dell’approvvigionamento, ecc. Preventivo € 10.000 all’anno.

€ 500,00 Livianna A. - Taranto.

PROGETTO 69 - STAMPA DELLA BIBBIAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Stampa di 2.000 copie della Bibbia tradotta da Padre Leone Innamorato in lingua Lolo, per aiutare le comunità a conoscere, comprendere e spiegare la Parola di Dio.

€ 500,00 Vito M. - Monopoli; € 20,00 Michele R. - San Ferdinando di Puglia.

PROGETTO 72 - AIUTACI A COSTRUIRE IL CENTRO DI SALUTE E NUTRIZIONALE NEI PRESSI DELLA DISCARICA DI MAPUTOFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Nel bairro (=quartiere) di Hulene, dove opera il nostro fratello Mimmo Mi-rizzi, che è uno dei più popolosi della città di Maputo con i sui 40.000 abi-tanti assiepati in poverissime case a ridosso della discarica municipale, manca il presidio sanitario. Per questo motivo, cito del parole del missionario: “stiamo cercando di soddi-sfare questa enorme necessità con la costruzione di un poliambulatorio che serva a rispondere almeno alle patologie mediche di base della popolazione e includendo in esso anche un centro nutrizionale. La struttura di base è già stata costruita. Adesso servono fondi per completarla: pavimenti, porte, finestre, l’acquisto dell’arredamento, delle strumentazioni mediche....ecc”.

€ 100,00 Henrie E. - Andria; € 70,00 Annarita M. - Foggia; € 60,00 Saverio C. - Giovinazzo; € 50,00 Giusep-pina S. - Cisternino; € 30,00 Francesco C. - Taranto; € 20,00 Gaetano F. - Carbonara, Rosa D. - Giovinazzo; € 10,00 Azione Cattolica - Giovinazzo, Agostino F. - Giovinazzo, Michela D. - Bari; € 5,00 Gruppo Famiglia - Giovinazzo.

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PROGETTO 73 - UNA NUOVA CHIESA IN ONORE DEI MARTIRI DI INHASSUNGE - Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418 Noi frati minori cappuccini di Puglia, di Trento e i frati missionari del Mo-zambico, per onorare i nostri fratelli Camillo, Oreste e Francesco, insieme a di tutti gli amici e benefattori, vogliamo erigere una chiesa per ricordare il loro sacricio. La chiesa sarà un punto di riferimento per migliaia di cri-stiani che vivono sull’isola di Inhassunge. Su alcune delle tombe vengono costruite delle basiliche, come luoghi di preghiera e di memoria, che permettono alle celebrazioni anniversarie di assumere caratteri di solennità. Le tombe dei martiri di-vengono meta di pellegrinaggio (Cf Paolinus Nolanus, Carmen 26, v.387-388; Prudentius, Peristephan. Hymn.XI, v.195-210). Previsti 15,000 euro per la sua realizzazione.

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