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N° 83 3°Bimestre Maggio Giugno 2014 Notiziario "Divina Misericordia"

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3°Bimestre Maggio giugno 2014 Notiziario "Divina Misericordia" della Chiesa di Santo Spirito in Sassia Santuario della Divina Misericordia in Roma

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  • Sommario

    P. 3 e 4Omelia del Santo Padre Francesconella Canonizzazione di GiovanniPaolo IIe Giovanni XXIII

    P. 6 - 11Omelia di S.E. Card. Ago-stino VALLINI

    P. 12 e 16Omelia di Mons. Jozef BartRettore del SantuarioPrimi Vespri della Domenicadella Divina Misericordia

    www.divinamisericordia.itwww.faustyna.pl

    La Divina Misericordia

    Notiziario del Santuario dellaDivina Misericordia,Chiesa Santo Spirito in SassiaVia dei Penitenzieri 12 00193 -Roma

    CCP: 16311003 intestato a ChiesaSanto Spirito in Sassia Santuariodella Divina Misericordia

    IBAN: IT-50-B-07601-03200-000016311003

    RedazioneDirettore: Mons. Jozef BartVice direttore: Giovanni PiccardiGruppo redazionale: Congrega-zione delle Suore della Beata Ver-gine Maria della Mise- ricordia,Anna Cantoro, Alessandro Ortenzi,Don Vincenzo Mercante

    P. 17 - 23Catechesi su SantIgnazio di Loyola diPadre Joaquim Barrero S.J.

    Le foto della Domenica dellaDivina Misericordia sono state scattate da

    Nuova Romana Immagini

  • Canonizzazione dei Beati Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII

    27 Aprile 2014Omelia del Santo Padre Francesco in oocasione della

    Canonizzazione dei Santi Padri Giovanni Paolo II e Giovanni XXIIIcelebrata nella Domenica della Divina Misericordia in Piazza San Pietro

    Al centro di questa dome-nica che conclude lOt-tava di Pasqua, e chesan Giovanni Paolo II ha vo-luto intitolare alla Divina Mise-ricordia, ci sono le piaghegloriose di Ges risorto.Egli le mostr gi la primavolta in cui apparve agli Apo-stoli, la sera stessa del giornodopo il sabato, il giorno della

    Risurrezione. Ma quella sera,come abbiamo sentito, noncera Tommaso; e quando glialtri gli dissero che avevanovisto il Signore, lui rispose chese non avesse visto e toccatoquelle ferite, non avrebbe cre-duto. Otto giorni dopo, Gesapparve di nuovo nel cena-colo, in mezzo ai discepoli:cera anche Tommaso; si ri-

    volse a lui e lo invit a toccarele sue piaghe. E allora quel-luomo sincero, quelluomoabituato a verificare di per-sona, si inginocchi davanti aGes e disse: Mio Signore emio Dio! (Gv 20,28).Le piaghe di Ges sono scan-dalo per la fede, ma sonoanche la verifica della fede.Per questo nel corpo di Cristo

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    Omelia di Papa Francesco - Cannonizzazione Giovanni Paolo IIe Giovanni XXIII

  • 4risorto le piaghe non scompa-iono, rimangono, perch quellepiaghe sono il segno perma-nente dellamore di Dio pernoi, e sono indispensabili percredere in Dio. Non per cre-dere che Dio esiste, ma percredere che Dio amore, mi-sericordia, fedelt. San Pietro,riprendendo Isaia, scrive ai cri-stiani: Dalle sue piaghe sietestati guariti (1 Pt 2,24; cfr Is53,5).San Giovanni XXIII e san Gio-vanni Paolo II hanno avuto ilcoraggio di guardare le ferite diGes, di toccare le sue manipiagate e il suo costato trafitto.Non hanno avuto vergognadella carne di Cristo, non sisono scandalizzati di Lui, dellasua croce; non hanno avutovergogna della carne del fra-tello (cfr Is 58,7), perch inogni persona sofferente vede-vano Ges. Sono stati due uo-mini coraggiosi, pieni dellaparresia dello Spirito Santo, ehanno dato testimonianza allaChiesa e al mondo della bontdi Dio, della sua misericordia.Sono stati sacerdoti, e vescovie papi del XX secolo. Nehanno conosciuto le tragedie,ma non ne sono stati sopraf-fatti. Pi forte, in loro, era Dio;pi forte era la fede in GesCristo Redentore delluomo eSignore della storia; pi forte inloro era la misericordia di Dioche si manifesta in queste cin-que piaghe; pi forte era la vi-cinanza materna di Maria.In questi due uomini contem-plativi delle piaghe di Cristo etestimoni della sua misericor-dia dimorava una speranzaviva, insieme con una gioiaindicibile e gloriosa (1 Pt1,3.8). La speranza e la gioia

    Omelia di Papa Francesco - Cannonizzazione Giovanni Paolo IIe Giovanni XXIII

  • 5Omelia di Papa Francesco - Cannonizzazione Giovanni Paolo IIe Giovanni XXIII

    che Cristo risorto d ai suoi di-scepoli, e delle quali nulla enessuno pu privarli. La spe-ranza e la gioia pasquali, pas-sate attraverso il crogiolo dellaspogliazione, dello svuota-mento, della vicinanza ai pec-catori fino allestremo, fino allanausea per lamarezza di quelcalice. Queste sono la spe-ranza e la gioia che i due santiPapi hanno ricevuto in dono dalSignore risorto e a loro voltahanno donato in abbondanzaal Popolo di Dio, ricevendoneeterna riconoscenza.Questa speranza e questagioia si respiravano nella primacomunit dei credenti, a Geru-salemme, di cui ci parlano gliAtti degli Apostoli (cfr 2,42-47),che abbiamo ascoltato nellaseconda Lettura. E una comu-nit in cui si vive lessenzialedel Vangelo, vale a direlamore, la misericordia, insemplicit e fraternit.E questa limmagine diChiesa che il Concilio VaticanoII ha tenuto davanti a s. Gio-vanni XXIII e Giovanni Paolo IIhanno collaborato con lo SpiritoSanto per ripristinare e aggior-nare la Chiesa secondo la suafisionomia originaria, la fisiono-mia che le hanno dato i santinel corso dei secoli. Non di-mentichiamo che sono proprioi santi che mandano avanti efanno crescere la Chiesa. Nellaconvocazione del Concilio sanGiovanni XXIII ha dimostratouna delicata docilit allo SpiritoSanto, si lasciato condurre ed stato per la Chiesa un pa-store, una guida-guidata, gui-data dallo Spirito. Questo stato il suo grande servizio allaChiesa; per questo a me piacepensarlo come il Papa della do-

    cilit allo Spirito Santo.In questo servizio al Popolo diDio, san Giovanni Paolo II stato il Papa della famiglia.Cos lui stesso, una volta, disseche avrebbe voluto essere ri-cordato, come il Papa della fa-miglia. Mi piace sottolinearlomentre stiamo vivendo un cam-mino sinodale sulla famiglia econ le famiglie, un camminoche sicuramente dal Cielo luiaccompagna e sostiene.

    Che entrambi questi nuovisanti Pastori del Popolo di Diointercedano per la Chiesa affin-ch, durante questi due anni dicammino sinodale, sia docileallo Spirito Santo nel serviziopastorale alla famiglia. Che en-trambi ci insegnino a non scan-dalizzarci delle piaghe diCristo, ad addentrarci nel mi-stero della misericordia divinache sempre spera, sempre per-dona, perch sempre ama.

  • 6Domenica della Divina Misericordia - Omelia S.E. Card. VALLINI

    Domenica della Divina MisericordiaOmelia di S.E. Card. Agostino VALLINI

    Vicario Generale di Sua Santitper la Diocesi di Roma

    A conclusione della Domenica della Divina MisericordiaS.E. Card. Agostino Vallini ha presieduto la

    Solenne Santa Messa presso il Santuario della Divina Misericordia in Roma

    Cari fratelli e sorelle,siamo qui nella com-mozione e nella gioiaa conclusione di questagiornata molto particolare,giornata di fede, di gioia, difraternit. Noi stiamo vi-vendo la Pasqua, la resurre-zione, noi stiamo bene oggi,davvero, ma sulla Pasqua,sullevento morte e resurre-zione di Ges dobbiamo so-stare e riflettere perch nonriguarda solo oggi, riguardatutti i giorni, anche quandosiamo soli e non insiemequi, stipati in questa bellachiesa che piccola e dun-que avrebbe bisogno di al-largarsi, per dare un posto atutti.

    Comprendere Ges fi-glio di Dio, entrare nella suaprofondit non facile, per-ch il Ges che parla del-lamore, della misericordia,il Ges che da la vista ai cie-chi, che moltiplica i pochipani per sfamare migliaia dipersone, il Ges che ri-chiama addirittura in vita i

  • morti, ci piace, ma il Ges cheparla di croce, di sofferenza, didolore e di morte non ci piace.E non piaceva neanche agliApostoli, tant vero che nono-stante lavesse annunciato al-meno tre volte, quando arrivlora, questi uomini mostraronotutta la loro fatica nellaccettareil vero Ges. Alcuni lo rinnega-rono, Giuda se lo vendette,tutti gli altri se ne scapparono.Sul calvario non c un Gesfallito, c il vero Ges, per cuila morte di Ges non lultimaparola della sua vita, la pe-nultima. Bisogna capirlo beneperch lultima parola la re-surrezione, la vita. Pasquavuol dire passaggio, lanticapasqua ebraica il passaggiodalla schiavit dellEgitto alla li-bert della terra promessa. Lapasqua di Cristo, che com-pleta, modifica, trasforma, di-

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    Domenica della Divina Misericordia - Omelia S.E. Card. VALLINI

  • 8Domenica della Divina Misericordia - Omelia S.E. Card. VALLINI

    ciamo, annulla la prima per su-perare, per vivere la seconda, il passaggio dalla morte allavita, non dalla vita alla schia-vit. Ma questo passaggio faticoso, se lo guardiamo neglialtri, forse, lo di meno, ma selo dobbiamo fare noi, diventadifficile.

    Ecco perch, se avete se-guito le celebrazioni dalla ve-glia di Pasqua ad oggi, tutti igiorni Ges si fa maestro dellarealt della resurrezione di-nanzi ai discepoli increduli,spaesati, turbati; ricordatevi idue discepoli di Emmaus, unosi chiamava Cleopa, laltro non

    ha nome, pu avere il mionome o il tuo o il suo, se neerano andati da Gerusalemmeperch laria era pesante, tuttoera finito, perch Ges eramorto in croce anzi era sepoltoe non se ne parlava pi; vannovia delusi e amareggiati, arrab-biati perch in fondo avevanocreduto a Ges, ma a qualeGes?

    Oggi [il Vangelo ci porge]questo testo bello e importanteper noi della crisi di Tommaso.Tommaso vuole mettere lamano; Tommaso vuole toc-care; Tommaso non crede nalle donne n a Pietro e Gio-vanni, n agli altri: se nonmetto la mano io, non credodice. E un po di Tommaso inognuno di noi, pensateci. Ar-riva Ges e abbiamo sentitocosa succede. Ma perchTommaso cos in difficoltnellaccettare; era stato treanni con lui, aveva sentitocose importanti, aveva vistoprodigi, miracoli, perch? La ri-sposta a questo perch im-portantissima anche per noi.Perch Tommaso aveva unal-tra idea di Dio. Tommaso vo-leva un Ges glorioso, unMessia atteso che avrebbecon una sorta di bacchetta ma-gica, risolto tutto. A Tommasostava bene un Ges che fa-ceva miracoli, ma il Ges an-nientato, il Ges che entranella realt pi debole, pi fra-gile e povera, nel dolore enella morte, non gli sta bene.E allora Ges cosa fa, aiutaTommaso a fare questo pas-saggio e glielo spiega, conpoche parole naturalmente,ma il contesto di tutto moltochiaro, glielo spiega dicendo

  • 9Domenica della Divina Misericordia - Omelia S.E. Card. VALLINI

    che quella morte non un fal-limento, non una sconfitta,quella morte la rivelazionealta e definitiva dellamore diDio. Dunque una morte peramore; un offrirsi per checosa, per vincere la morte, perfar morire la morte. facile ca-pire questo? Non facile senon con la grazia del Signore,

    e gli Apostoli difatti lo capirono,ma lo capirono a Pentecoste,completamente. Tommaso,certo, confessa la sua fede inGes, quando Ges gli diceTommaso vieni qua, nonsono un fantasma, tocca, mettile tue mani nelle mie piaghe,tocca il mio costato, sono pro-prio Io, quello di sempre e

    Tommaso Signore mio, Diomio ed ancora Ges Tom-maso, tu hai creduto perchhai veduto. Beati quelli checredono anche senza vedere.Ecco questo passaggio: fidarsidella parola di Ges la cui ga-ranzia che vivo e che dun-que tutto quello che successo in Lui, soprattutto lasua morte, il suo annienta-mento umano - Paolo dir chesi annientato fino alla mortedi croce per questo Dio lo haesaltato.

    Questo dobbiamo capire,quale Ges vogliamo, qualeVangelo ci piace, perch solose, dobbiamo chiedercelo,solo se riusciamo con la graziadi Dio a saper leggere tutte lecontraddizioni della vita, tutti idolori soprattutto quelli ina-spettati, quelli ingiusti, peresempio vi arriva addosso unabella calunnia, vi arriva ad-dosso una sentenza di tumore,finiamo a terra, schiacciati, fi-niti. Come si fa a capire que-sto? Come si entra dentro? Sientra solo guardando e ab-bracciando il Crocefisso. Vi ri-cordate lultimo venerd santodel 2005, quello di papa Gio-vanni Paolo II, mentre era-vamo al Colosseo per la ViaCrucis, Lui era nella cappellacon il Crocefisso abbracciato erivolto verso di s. Quello .

    Ecco perch la giornata dioggi una giornata impor-tante, perch tutto il misterodella morte e resurrezione diGes che continua nella storiadi quelli che per la forza delloSpirito rivivono quella stessaragione ultima della morte,delle tante piccole morti, met-tendoci dentro lamore, sco-prono che cosa la Divina

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    Domenica della Divina Misericordia - Omelia S.E. Card. VALLINI

    Misericordia. A differenza diTommaso, primo, perch poiTommaso stato diverso, morto anche lui, ma non haavuto pi paura n dubbi, a dif-ferenza del primo Tommaso, iSanti di questa mattina, questi,hanno creduto.

    Papa Giovanni XXIII, chi hauna certa et se lo ricordabene che cosa stato questouomo indomito e coraggioso,dopo la morte di Pio XII parevache il mondo crollasse, quel 9ottobre 58 quando il feretro diPio XII da Castel Gandolfo at-travers tutta Roma, parevaun buio, ebbene arriva que-stuomo anziano, ma uomo di

    Dio, il quale aveva costruitotutta la sua vita sul Vangelonella gioia e nei dolori, avevavisto la guerra, era stato rap-presentante del papa in tanteparti, aveva salvato tante viteumane, arriva l e fortificatodalla grazia della Pasqua,prende tutta la Chiesa e concoraggio annuncia il Concilio.Che cos il Concilio: una riu-nione di vescovi che duratacinque anni e che ha riletto ilVangelo e la vita della Chiesaimprimendo per la forza delloSpirito, nuovo vigore e nuovoslancio. Non era facile farlo,non era una attivit qualunque,ci voleva del coraggio profe-

    tico, stato detto, vero.E Giovanni Paolo II, se-

    gnato dal dolore fin da piccolo,a nove anni perde la mamma,a dodici lunico fratello e aventi il pap; due dittature:quella nazista e poi quella co-munista, ha attraversato tuttalesperienza del dolore umano,del lavoro e della fatica, dellamortificazione. Diventa Papaperch Dio lo vuole, i papi sifanno perch Dio li vuole, ve loposso assicurare, non c nes-suna manovra, niente. Siprega solo, si chiede a Dio laluce, poi succede, perch loSpirito Santo io Lho visto, cicredo, Lho visto nella cappella

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    Domenica della Divina Misericordia - Omelia S.E. Card. VALLINI

    Sistina, Lho visto, credetemi.Arriva e comincia dal giornodella inaugurazione del pontifi-cato a dire Non abbiatepaura. Aprite anzi spalancatele porte a Cristo, diventatoun canto e labbiamo fatto al-linizio. Ma che c dentro que-ste parole, c la vita,lesperienza della Misericordiadi Dio che attraverso il doloree la croce ti fa essere felice eporta salvezza. Questo c!

    E allora, noi siamo qui sta-sera, tutti pellegrini al Santua-rio della Divina Misericordia. Cifa bene, ci fa bene allanima, alcuore. Queste migliaia di gio-vani, comera bello ieri, ho

    visto per le strade di Romaqueste frotte di giovani allegri,contenti che cantavano eosannavano - a volte siamoabituati a vedere altre espe-rienze pi dure, pi difficili, pidi contrasti, di lotte - questo il popolo della resurrezione, il popolo che umilmente devedire grazie al Signore, guar-darlo, rivedersi nei santi an-dando avanti seminandomisericordia e amore anche at-traverso la croce. Ogni voltache celebriamo lEucarestianoi facciamo questo; nei segnieucaristici che la Chiesa custo-disce gelosamente da duemilaanni e le sono stati dati da

    Ges il quale ha detto di farequesto come lo ha fatto LuiPrendete e mangiate questo il mio corpo, questo il san-gue. Chi mangia di me, vivrper me, noi troviamo la forzadi poter vivere il dolore comeamore, morire e risorgere edessere santi.Fratelli e sorelle, auguri, que-sto il nostro destino, bello, fe-lice ed eterno; questo ilnostro paradiso, facciamolocominciare oggi, qui sullaterra.Cos sia.

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    Omelia di Mons. BART nei primi Vespri della Doemnica della Divina Misericordia

    Sia lodato Ges Cristo, mentreascoltavamo la parola di Dio diquesta messa vespertina allaDivina Misericordia, il cielo hatuonato; ancora una volta nonpossiamo ignorare questisegni della natura, ancora unavolta Giovanni Paolo II inmezzo a noi e continua a par-larci. Papa Francesco a noi sacer-doti romani, gioved dopo leceneri, disse che facile di-menticarsi degli insegnamentidel magistero della Chiesa, ed facile, cari amici, dimenti-carci anche degli insegnamentidi Ges. Perch? Perch cos avvenuto anche per quellipi vicini a Ges, gli apostoli;anche loro si sono dimenticatidi quello che Lui aveva prean-nunciato: non aveva dettoforse a Pietro e agli altri che ilfiglio delluomo dovr soffrire,dovr patire, dovr essere uc-ciso, ma il terzo giorno resusci-ter? A nulla servito il tempodelle catechesi che Ges hafatto, a nulla sono serviti gli in-segnamenti e, poi, a nulla isuoi gesti, la lavanda dei piedi:come, tu lavi i piedi a me,

    Domenica della Divina MisericordiaOmelia di Mons. Jozef BART

    Rettore del Santuario della Divina Misericordia

    Primi Vespri della Domenica Sabato 26 Aprile 2014

    Ges lascia le 99 pecorelle e si mette alla ricercadellunica smarrita, questa la Misericordia

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    Omelia di Mons. BART nei primi Vespri della Doemnica della Divina Misericordia

    mai, non sia mai! aveva dettoPietro.Ancora le porte chiuse, avetesentito le porte chiuse. Gio-vanni Paolo II, quel 22 ottobre78, disse a tutti gli uomini dibuona volont di aprire leporte, lasciare le porte aperte,di non avere paura. Ma noi an-cora ci nascondiamo perchabbiamo paura di perdere lanostra povera vita, abbiamopaura di perdere quel poco de-naro che abbiamo e vorremmofare assicurazioni su assicura-zioni e cerchiamo dove vinceree guadagnare qualcosa. Cari Fratelli, Ges sta inmezzo a noi, ci troviamo nelcenacolo, stavolta con le porteaperte e davanti ad esse; noinon vogliamo sentirci superiori

    a quelli che erano accanto aGes; anche se la realt, nonsempre tutta, ma molti di voi si-curamente non sarebbero maicapaci di dire io Ges non loconosco, io non appartengo alui. Se qualcuno minacciasse:se rinneghi Ges sarai salvo,se non lo rinneghi ti uccido,molti di voi verserebbero il san-gue prima di rinnegare. Martiridella fede di oggi, come ilbeato padre Popieluszko, per-sonalmente conosciuto daGiovanni Paolo II.Oggi Ges appare a noi inquesto tempio della Divina Mi-sericordia cos come ognigiorno si presenta davanti anoi nei nostri luoghi di famigliae di lavoro, ci dona la sua pacee soffia su di noi il suo spirito.

    Soprattutto soffia il suo spirito,oggi, su di noi, cari confratellinel sacerdozio, presenti qui,accanto a questa Eucarestiadellaltare della Divina Miseri-cordia. Noi siamo i primi a es-sere toccati dalla visita delRisorto perch Lui soffia il suospirito su di noi, affinch noipossiamo perdonare i peccati. la festa della Misericordia, iprimi siano noi sacerdoti adaccogliere e celebrare questafesta, perch? Perch Lui hasoffiato su di noi il suo spirito eci ha affidato il dono e il com-pito di perdonare: Ricevete loSpirito Santo. A coloro a cuiperdonerete i peccati, sarannoperdonati; a coloro a cui nonperdonerete, non saranno per-donati. (Gv 20,21-23). Cari

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    Omelia di Mons. BART nei primi Vespri della Doemnica della Divina Misericordia

    Fratelli nel sacerdozio, a co-minciare da me padre Giu-seppe, ma siamo noiconsapevoli di questo straordi-nario dono, unico e particolare,che stato posto nelle nostremani fragili, peccatori anchenoi, bisognosi, noi per primi, diricevere il perdono? Ringrazio oggi Santa FaustinaKowalska che ci ha ricordatoattraverso la sua missione e ilmessaggio che il Signore le haconsegnato, questo dono. Nonsono bastate le parole di Gesper convincerci di questa festache noi portiamo nel nostrocuore sacerdotale per il donodi perdono che Cristo Risortoci ha concesso. Non sono ba-state; un bene che papa

    Francesco ci abbia conse-gnato il vangelo e che questovangelo siamo i primi a portarenella nostra tasca ovunque an-diamo. Ges disse a SantaFaustina che non bastava laSua passione per convincere econvertire i peccatori. Tantevolte cos, cari fratelli, ecco ilsanto. Questi sono i santi, ab-biamo bisogno dei santi. Ci di-spiace e siamo feriti quandovediamo che non basta la pa-rola, non basta Ges a convin-cerci. Santa Faustina ci haricordato questo dono di per-donare i peccati; ma ci ren-diamo conto che noi possiamoaprire le porte del Paradisoalle anime, ma nello stessotempo ci rendiamo conto che

    possiamo anche chiudere que-sta porte.Grande la Misericordia diDio. Oggi nellottava di Pasquaprendiamo la consapevolezzadel dono della Resurrezione ri-cordatoci da Santa Faustina.Perch prima del 2000 e di-ciamo prima del 1978, primadella elezione di GiovanniPaolo II, questa domenica eraancora vuota. Diciamo qual-cosa di pi, prima del 78 an-cora si poteva dire che laPasqua del Signore ha riem-pito le chiese, il dopo Pasquano! Oggi si presenta davanti almondo intero, credenti e noncredenti, davanti ai teologi, unfatto inspiegabile. Dal punto divista delle persone che si sono

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    Omelia di Mons. BART nei primi Vespri della Doemnica della Divina Misericordia

    confessate, dal punto di vistadelle persone che hanno fattola santa comunione, dal puntodi vista delle persone chesono venute nelle chiese, pre-vale questa domenica della Di-vina Misericordia. Quale orala domanda che si pongono iteologi, io non sono un teo-logo, e i giornalisti, e quale larisposta; allora ve la dico su-bito la risposta: questa dome-nica non prevale sulla Pasqua,no, questa domenica il raffor-zamento della verit che Cri-sto risorto, se tanti non sisono svegliati domenica di Pa-squa, se tanti ancora nonhanno capito che Cristo ri-sorto, oggi s, perch oggi sisono confessati, oggi hanno

    svuotato la durezza del lorocuore e oggi hanno aperto leporte. Aprite le porte a cristo. Giovanni Paolo II, donandociSanta Faustina, canonizzandoSanta Faustina e istituendo lafesta della Divina Misericordianella seconda domenica di Pa-squa, compiendo pienamentela volont di Cristo che la do-menica dopo Pasqua fosse lafesta della Misericordia, conquesto atto Giovanni Paolo II,domani santo, ha consegnatoa ciascuno di noi la chiave peraprire le porte a Cristo, peraprire le porte a tutti gli uomininei quali presente il Signore,per aprire le carceri, le portedelle nostre chiese e delle no-stre case affinch le nostre

    case, le nostre chiese diven-tino case di Misericordia pertutti. E qui su questa strada diMisericordia aperta e intuita daGiovanni Paolo II, su questastrada oggi entra papa France-sco; entra e dice: uscite dellacase, uscite dalle chiese, en-trate in queste strade dove cisono poveri, malati, abbando-nati, disperati, soli, sofferentimoralmente e fisicamente,portate a questa gente il vostrocuore, un cuore come lo ve-diamo in questa immagine,cuore aperto, cuore trafitto per-ch dobbiamo soffrire con loro,portare loro compassione, te-nerezza, speranza, dobbiamoprenderli per mano e portarlidavanti a Ges affinch anche

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    Omelia di Mons. BART nei primi Vespri della Doemnica della Divina Misericordia

    loro conoscano che Lui noncondanna ma perdona, non al-lontana ma accoglie, non mi-naccia ma benedice, coluiche china lo sguardo su di te,anzi si china davanti a te, si in-ginocchia davanti a te, perchLui, Misericordioso, vuole en-trare in contatto con te perchtu sei suo figlio prediletto,come Lui. Ges disposto atutto, disposto a lasciare le99 pecore e mettersi alla ri-cerca dellunica smarrita, que-sta la Misericordia. difficilecapire questo. Ecco perch ladomanda di questa domenicadella Misericordia la do-manda sulla fiducia: Tommasoabbi la fede, sii credente. Lafede, cari fratelli, non solo unfatto razionale, la fede ab-bandono anche senza capire,perch mi fido di chi mi parla,di chi Ges, ma tu leggi lasua parola, ma tu ascolti la suaparola? Ecco il vangelo che ciriconsegna tra le mani il papaFrancesco. Quante volte, carifratelli, questo Ges ci parlaquando siamo malati, ci parlaquando siamo nel disagio,quando ci troviamo nellagrande povert, quando civiene, questa volta lui, a toc-care le nostre ferite e noi, congli occhi chiusi e con il cuorechiuso, non sentiamo questotocco di Ges, perch rima-niamo nella nostra cecit, per-ch continuiamo a chiudere lenostre porte, perch abbiamopaura, paura di perdere e que-sta festa della Misericordia lafesta in cui il Signore ci vuoleriscaldare il cuore, il Signore civuole accarezzare come unabuona madre vuole accarez-zare suo figlio e vuole scio-gliere i nostri problemi. Questa

    la festa della Misericordia;forse non siamo ancora prontia convincerci di questa Miseri-cordia, per lasciamoci toc-care, parlare, il resto sar lui,confidiamo non nelle nostrepovere forze che ci possonodeludere. Noi sacerdoti, forsedotati di tante belle espe-rienze e di tante conoscenzeteologiche, lauree, ma se nonci abbandoniamo in lui tutto

    crolla, basta poco, perch ab-bandonarci in lui significa nonguardare a noi, non preoccu-parci dei nostri problemi, per-ch vediamo la nostradebolezza, tentati nella mente,negli occhi, nelle mani, nellacarne, non preoccuparci diquesto ma di avere fiducia epoter dire ovunque e sempreGes, confido in te.Amen.

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    Cetechesi su la Spiritualit di SantIgnazio di Loyola - 21 Marzo 2014 Padre J. Barrero

    Come nato il pro-gramma delle catechesiche abbiamo svolto inquesta Chiesa a cominciaredallo scorso ottobre? Da unaproposta molto semplice: il de-siderio di far conoscere la spi-ritualit, che la vita e il cuore diPapa Francesco portano in s.Un anno dopo linizio del suopontificato, constatiamo congioia che la sua parola e i suoigesti arrivano a tutti quanti,

    tanto ai grandi e ai potentidella terra, quanto special-mente ai semplici, ai poveri eai lontani. La spiritualit diPapa Francesco non altrache la spiritualit ignaziana.Egli lha scoperta anno dopoanno, interiorizzandola con lapratica degli Esercizi Spiritualidi santIgnazio, e impegnan-dosi giorno dopo giorno ametterla in pratica.Per questo motivo ora cer-cher di descrivere litinerariodi questi Esercizi e le loro prin-cipali linee di forza.

    Litinerario degli esercizi spiri-tuali di santIgnazioGli Esercizi Spirituali sono unodei grandi contributi che san-tIgnazio ha offerto alla Chiesadi tutti i tempi, compresa la no-stra Chiesa di oggi, e in questaChiesa siamo inclusi anchenoi. Gli Esercizi sono unmezzo o uno strumento chesantIgnazio propone perchmettiamo, con pace e con fidu-cia, la nostra vita di fronte aDio, per poterlo amare e ser-vire. Amare: contemplazione.Servire: azione.SantIgnazio li struttura e li

    pensa in quattro tempi, quattrosettimane, il che non vuol direesattamente sette giorni persettimana. Sono quattro tappe,con un ritmo che va orientatosecondo le necessit e le spe-cificit di ogni singola persona.Lesperienza completa degliEsercizi dovrebbe durare circa30 giorni, ma - insisto - unesperienza che pu esseremolto adattata, in modo con-sono alle possibilit e alle cir-costanze di quelli che li fanno.Fare gli Esercizi prendere ilrischio di lasciarsi interrogareda Dio: Signore, tu che cosadici di me? Lasciarsi porre ladomanda che Ges pone alcieco Bartimeo: Che cosavuoi che io faccia per te?Che io ci veda, Signore (Mc10,51). E sempre il momentodi nascere di nuovo. Ges il buon maestro di scuola cheinsegna in maniera personalea ogni alunno. E il buon alunno colui che si lascia guidare econdurre dal maestro.Sappiamo bene che la vita cilogora e abbiamo bisogno,ogni tanto, di ricuperare leenergie, di rianimarci spiritual-mente. Per fare questo, oc-

    Incontro con la Spiritualit di SantIgnazio di Loyola21 Marzo 2014

    In tutto amare e servire:contemplativi nellazione

    Catechesi di di Padre Joaquim Barrero S.J.

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    Cetechesi su la Spiritualit di SantIgnazio di Loyola - 21 Marzo 2014 Padre J. Barrero

    corre tornare alle fonti. E lafonte una sola: Ges. La no-vit degli Esercizi lincontropersonale con Ges, faccia afaccia. Un incontro di vecchiamici, che si mettono con pia-cere a conversare, secondolespressione di santIgnazio,come un amico parla con unamico.Allinizio degli Esercizi Spiri-tuali santIgnazio ci invita a es-sere consapevoli che Dio cichiama personalmente adamarlo e a servirlo, per rag-giungere cos la nostra sal-vezza e aiutare gli altri, ilprossimo. E una sfida moltobella e appassionante. Maquesta persona, che statachiamata, ossia ciascuno dinoi, insieme anche personapeccatrice, debole, fragile. Unvaso dargilla, che spesso sirompe in mille pezzi. Devo pre-sentarmi davanti a Dio coscome sono, riconoscendo ilmio peccato e chiedendogliperdono.

    Ma il peccato non lunica re-alt della mia vita, e neppure lapi importante. Pi importante la misericordia e lamore diDio, che va al di l di quelloche io faccio. Quanto sottoli-nea questo Papa Francesco!Dio mi d sempre il suo per-dono e il suo amore incondi-zionato, come fa una madre,che ama suo figlio non perch buono, ma perch suo fi-glio. Crediamo in questoamore misericordioso di Dio ? La misericordia di Dio unprecetto divino, un comanda-mento di Dio: Siate misericor-diosi, come il Padre mio misericordioso.(Lc 6, 36). Cicomanda di essere misericor-diosi come lo il Padre. La mi-sericordia la miglior provache amiamo Dio. Chi mi rivelala misericordia di Dio? Il Croci-fisso. Il colloquio di misericor-dia che santIgnazio indicanegli Esercizi un colloquio incui rendere grazie. Se io ri-cevo misericordia, perch

    anche in me si attui la miseri-cordia. Se non cos, vuol direche mi sto chiudendo alla mi-sericordia di Dio.Questo il finale autenticodella prima settimana: da per-sona che riceve misericordia,diventare persona che la tra-smette. Dobbiamo rimanere ri-conciliati con Dio, con gli altri econ noi stessi. Ho visto la mi-sericordia in azione e voglioessere come una corrente dimisericordia, perch la miseri-cordia opera a favore degli uo-mini e a partire da loro.

    Nella seconda settimana,o tappa, si tratta di familiariz-zarsi con Ges e di contem-plare la sua vita (cfr. EESS104). Prima di ogni contempla-zione santIgnazio ci racco-manda di chiedere, e chiederecon insistenza, la conoscenzainteriore del Signore Ges per-ch io lo ami e lo segua di pi.E il contrario di una cono-scenza superficiale. E la cono-scenza difficile che pu

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    nascere solo avvicinandosi alcuore misericordioso di Cristo.Non viene dalla scienza n dalsapere molta teologia, ma dalgustare e sentire le cose inte-riormente. Contemplare Gesnon per vedere quello chedobbiamo fare, ma per esseretrasformati in quello che vo-gliamo essere. Solo la contem-plazione ci trasforma.

    Cos, chi fa gli Esercizi, apoco a poco e con la grazia diDio, va avanti giorno pergiorno, orazione dopo ora-zione. Nella sua vita interiore,e in modo molto profondo, sisusseguono una serie di espe-rienze: sono una creaturaamata da Dio, un peccatoreperdonato, certo un peccatore,ma allo stesso tempo chia-mato a seguire Ges, al qualemi sono avvicinato attraverso imisteri principali della sua vita,contemplati nelle pagine sem-pre nuove del Vangelo.

    Ma il cammino non finito.Ora, nella terza settimana, sitratta di identificarmi con Cri-sto, sapendo che scegliereGes scegliere la Croce. Piche capire questo mistero, sitratta di identificarmi con Cristopovero e messo in croce. Ecome cominciare a prenderecoscienza che il programma bello, ma non facile. Ren-dersi conto di questa compo-nente ineludibile della storia,che sono il dolore e la morte.E per questo dovr ricavareforza, non da me stesso, ma inCristo Ges. Sono chiamato aunirmi a Cristo nel libero attocon cui si consegna la vita.

    Arriviamo cos alla quartasettimana degli Esercizi, chevuole farci giungere alle radicidellessere, dellamore, dellamisericordia e della speranza.Il Venerd Santo dura soltantofin dove luomo pu giungere.Cos si esauriscono le sue ul-time possibilit Dopo, gi

    il tempo di Dio Settimana o tappa questamolto importante perch biso-gna che restiamo molto dentrola fede nella Risurrezione, per-ch quando passiamo attra-verso la croce, prendiamo lastrada della vita. Nella nostravita vi sono dolore, croce emorte. Ma al di sopra di tuttocrediamo nella fecondit deldolore del parto. Dal profondodella morte, della frustrazione,germoglia la vita nuova in pie-nezza. La Resurrezione ilvolto della gratuit di Dio, of-ferto a ogni uomo e a ognidonna. Ogni uomo e ognidonna sanno di avere la possi-bilit di essere una personanuova.In questa contemplazione san-tIgnazio ci suggerisce di chie-dere al Signore la gioia comedono permanente e come gra-zia necessaria per tutta la no-stra vita, personale, familiare,professionale, apostolica e

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    soprattutto per la nostra vita in-teriore, spirituale. Chiedere dicamminare gioiosi attraversola nostra vita e le nostre diffi-colt. Non si tratta di stendereun bel tappeto sul mondo.Lobiettivo da raggiungere rallegrarsi della gioia di Cristonostro Signore. E per questoche Papa Francesco, buon co-noscitore della spiritualit igna-

    ziana, ci invita costantementealla gioia, come espressionedella nostra fede in Ges e nelsuo Vangelo. Ci colleghiamocos alle ultime orazioni sugge-rite da santIgnazio per conclu-dere con frutto gli Esercizi, lepreghiere che hanno come ti-tolo generico la contempla-zione per giungere allamore.

    Contemplazione per giungereallamore (EESS 230-234)

    Chi ha fatto gli Esercizi deve

    rendersi conto che la suascelta di vita ha un senso,ossia: amare e servire in tuttele cose. E una contempla-zione mistica, che ci d unot-tica nuova, un atteggiamento,uno stile nellamare e nel ma-nifestare amore e misericordia.La contemplazione per giun-gere allamore la forza spiri-tuale che sostiene una vita

    cristiana che vuole essere alservizio degli altri. E la capa-cit di incontrare Dio in tutte lecose. Abbiamo bisogno di for-marci una sensibilit spiritualeper scoprire Dio presente nelmondo.

    Il teologo Metz fu il primo aparlare di mistica con gli occhiaperti, che quella dei Van-geli, occhi capaci di vedere larealt, non mossi dalle mi-nacce, ma attraverso Dio:Jahv dice: Non vedete che

    sto facendo qualcosa dinuovo? (Isaa 43, 19). Qui ilproblema quello della nostrasensibilit, vedere la realt inmodo nuovo, vederla vera-mente. Perch non vediamo?Perch ci impegniamo a ve-dere soltanto il male in noistessi, negli altri, nel mondo?Perch ci impegniamo a ve-dere soltanto il peccato e non

    la misericordia? Si tratta di contemplare

    come Dio mi ama, per amare amia volta con lo stesso amore.Liniziativa di Dio ci precede.Un amore che, secondo san-tIgnazio, sempre comunica-zione fra le due parti.Comunicazione che semprefrutto della libert. Ci poniamodi fronte a Dio non solo per ri-cevere, ma anche per dare.Ciascuno d quello che ha, opu dare le sue possibilit

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    (230); come dice anche Ales-sandro Manzoni: Regalaagli altri la luce che non hai, laforza che non possiedi, la spe-ranza che senti vacillare re-gala un sorriso quando haivoglia de piangere Ecco,quello che non ho, te lo do.Questo il tuo paradosso.

    Dio passa amandoci, evuole che questo amore siasentito e riconosciuto. Unamore che consiste nel rima-nere fedeli al servizio di Dio edegli uomini, ciascuno nellavocazione a cui Egli ci ha chia-mati e continua a chiamarci.Amore che sta pi nelle opereche nelle parole: nonamiamo a parole o mentendo,ma con opere e in verit (1Gv 3, 17). Dobbiamo peravere amore anche nelle pa-role. Parlare di amore anchenecessario. Molto necessario.Opere e parole. Quando unoama, d tutto quello che ha,senza tenere nulla per s(231); ed ancora AlessandroManzoni: Ti accorgerai che lagioia a poco a poco entrer inte, invader il tuo essere, di-venter veramente tua nellamisura in cui lavrai regalataagli altri.

    I quattro punti che Ignaziopone in questa contempla-zione:

    a - Riportare in memoriai benefici ricevuti conside-rando con molto affetto quantoDio ha fatto per me equanto mi ha dato Io sonoquello che ho ricevuto da Dio.Un Dio che fa di tutto per do-narsi e che mi sta sempre col-mando di doni, di benefici,generali e particolari. Dob-biamo contemplare tutto que-sto, finch nasca in me la

    necessit di restituire a Diotutto ci che ho ricevuto, per-ch tutto suo. Dio stato fe-dele con noi. Perci con laVergine Maria ripetiamo congioia il magnificat: Dio ha fattoin me meraviglie.I benefici sono legati luno al-laltro: mi crea, mi redime e mid la mia storia di benefici par-ticolari. Bisogna far uscire

    dallanonimato tutti i doni chericeviamo, specialmente quellievidenti, di ogni giorno, di cuispesso non siamo consape-voli: con questo, riflettere econsiderare quello che io devodare a Dio, consegnare ognicosa e consegnare me stesso,vi sono cose che non abbiamomai consegnato.

    b - Guardare come Dio

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    abita nelle creature. La vita presenza. Luomo un essereabitato. Spargendo mille gra-zie passato per questi bo-schi dice san Giovanni dellaCroce. Guardare come Dioabita in tutte le creature, nes-suna esclusa, neppure io.Tutto tempio sacro, tempio diDio. Questo lottimismo cri-stiano di santIgnazio riguardoal mondo e alla storia. Tuttoviene da Dio. In tutto il creato vi la pre-senza di Dio. Senza idealiz-zare la vita e la realt, maanche senza demonizzarla: in-contrare Dio nelle profonditdella realt. Dobbiamo cer-care le tracce di Dio in tutto ciche accade. Abbiamo bisognodi una nuova psicologia. Chie-dergli occhi contemplativi checercano di scoprire il passag-gio di Dio, la sua presenza at-tiva. Dio continua a essere ilSignore della storia. Ma senzadimenticare che Dio si trovaanche nelle mie zone oscure enelle zone oscure del mondo.Rahner dice: Riesce a trovareDio in tutte le cose soltantocolui che incontra Dio in ciche vi di pi fitto, pi chiusoal divino, pi tenebroso e inac-cessibile in questo mondo, nelquale Egli disceso, la Crocedi Cristo. Lo possiamo trovarein tutte le cose soltanto se lotroviamo nella Croce.

    c - Dio in azione. Conside-rare come Dio fatica e lavoraper me, in tutte le creature, Diosuda per me nella creazione,Dio lavora, e io con Lui, ecosi trasformiamo il mondo.Come dice Ges nella discus-sione attorno al paralitico dellapiscina: mio Padre lavorasempre, e anchio lavoro.

  • Pensiamo a questa bella im-magine del contadino, chepiega la schiena sul solco. EDio che crea il futuro, il Dioumile che lavora per me. E iomi unisco a Lui con il mio la-voro. Mi chiede di essere lesue mani. A Dio piace farmisuo strumento, per collaborarea creare un mondo migliore:pi umano, pi colmo di amoree di misericordia.

    d - Guardare come tutti ibeni scendono dallalto: ognidono buono viene dallalto(Gc 11, 17). Anche a me dal-lalto sono stati comunicati deidoni di Dio. Non accettarlo orgoglio, riportare alla memo-ria e ringraziare: Se non cono-sciamo quello che riceviamo,non ci svegliamo allamore(santa Teresa).

    Al termine di questa contem-plazione per giungere al-lamore troviamo unapreghiera, che uno dei tesoridella spiritualit ignaziana. Inquesta preghiera vi tuttalanima di santIgnazio. Si-gnore, prendi quello che tuoe ricevi quello che mio. Di-sponi secondo ogni tua vo-lont. Disponi senzacondizioni. Cos la nostra vitasar feconda.Vi recito ad alta voce questapreghiera e cosi finisco:Prendi, Signore, e ricevi tuttala mia libert, la mia memoria,la mia intelligenza e tutta lamia volont, tutto ci che ho epossiedo. Tu me lo hai dato. Ate, Signore, lo restituisco, tutto tuo, disponi secondo ognitua volont. Dammi soltanto iltuo amore e la tua grazia: que-sto mi basta.

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  • ALLA SOGLIA DEL CUORE - LE STORIE

    Speranza, perdono, umilt, fede viva, ab-bandono filiale a Dio. Esperienze di vita eracconti di devozione alla Divina Misericordia nelle storie di"Alla soglia del Cuore", in onda tutti i giorni alle ore 14:40 ealle 15:10, prima e dopo la recita della Coroncina alla DivinaMisericordia. In preghiera davanti all'immagine di Ges Mise-ricordioso, venerando le reliquie di Santa Faustina Kowalska,i fedeli riuniti nellaChiesa romana di Santo Spirito in Sassiaonorano il momento dell'agonia di Cristo sulla croce ed invo-cano "Ges confido in te"...

    Francesco Durante raccoglie le testimonianze dei fedeli chepossono essere riviste nel canale ufficiale di Tv2000 su You-Tube.