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N° 73 5° Bimestre 2012 Settembre Ottobre Notiziario "Divina Misericordia"

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N° 73 5° Bimestre 2012 Settembre Ottobre Notiziario "Divina Misericordia" della Chiesa di Santo Spirito in Sassia Santuario della Divina Misericordia

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Sommario

P. 3 e 4Omelia dell’Inizio AnnoPastorale 2012-2013

P. 5 e 6Introduzione all’Annodella Fede

P. 7 a 9Catechesi del 16 Marzo 2012

P. 10 a 12Catechesi del 20 Aprile 2012

P. 13 e 14La Misericordia divina cheabbraccia tutto l’Universo

P. 15Restare orfani del Padre Spi-rituiale

www.divinamisericordia.itwww.faustyna.pl

La Divina Misericordia

Notiziario del Santuario della Di-vina Misericordia, Chiesa SantoSpirito in SassiaVia dei Penitenzieri 12 00193 -Roma

CCP: 16311003 intestato aChiesa Santo Spirito in SassiaSantuario della Divina Misericor-dia

IBAN: IT-50-B-07601-03200-000016311003

RedazioneDirettore: Mons. Jozef BartVice direttore: Giovanni PiccardiGruppo redazionale: Congrega-zione delle Suore della BeataVergine Maria della Mise- ricor-dia, Anna Cantoro, AlessandroOrtenzi, Don Vincenzo Mercante

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5 Settembre 2012Inizio dell’Anno Pastorale

2012 - 2013“Signore aumenta la nostra fede”

Con questa invocazioneriprendiamo il nostro cam-mino con la Divina Miseri-cordia, che ci porterà adattraversare la porta dellafede che papa BenedettoXVI spalancherà a tutti gliuomini il prossimo 11 otto-bre. Cari fratelli, ci stiamoavviando verso un tempodi grazia in cui la nostrafede professata ritrovi ilsuo stretto legame con lafede vissuta nell’incontro,nella testimonianza, enell’annuncio di Cristo almondo. Uno dei drammidella società odierna è ilnon riconoscimento delprimato di Dio. Non è suf-ficiente considerarsi cre-denti per il solo fatto chesiamo capaci di recitare lepreghiere oppure di osser-vare i precetti. Occorreche a Dio diamo noi stessi,cuore, mente, spirito,anima e ogni forza.Prima di osservare i pre-cetti e le regole occorre in-contrare una persona, cioèCristo, solo il vero e auten-tico incontro con lui trasfor-merà radicalmente lanostra vita. Oggi una pro-fonda crisi di sé sconvolgemolte persone; non pos-siamo accettare, scriveBenedetto XVI nella letteraapostolica “La porta dellafede”, che il sale diventi in-

sipido e la luce sia nasco-sta. Anche l’uomo di oggi,dice ancora il santo padre,può sentire di nuovo il bi-sogno di recarsi come lasamaritana al pozzo perascoltare Gesù che invitaa credere in lui e ad attin-gere alla sua sorgente.Perciò nell’anno della fededobbiamo dedicare unaaccoglienza più attentaalla predicazione, alla ca-techesi e al magisterodella chiesa; è necessario,prima di tutto, evangeliz-zare nuovamente sestessi per essere poi nellecondizioni di evangelizzaregli altri. L’anno della fedepuò diventare per molti untempo di grazia per unaautentica e rinnovata con-versione al Signore salva-tore del mondo. In questocammino vogliamo riper-correre la storia della no-stra fede: una storiaattraversata dalla santitàma anche dal peccato;perciò in questo camminodobbiamo riversare unospeciale spazio per la pu-rificazione, per la confes-sione dei nostri peccati,per la sperimentazionedella potenza della DivinaMisericordia. In questocammino desideriamo so-stare lungamente in piedidavanti al Santissimo Sa-

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5 Settembre 2012 - Inizio Anno Pastorale 2012/2013

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cramento. L’eucare-stia deve avere lasua “statio” princi-pale. Un tale cam-mino ci permetterà direndere pubblica lanostra professione difede nel Signore ri-sorto. Il mondo ha bi-sogno di questatestimonianza. Infattiviviamo in un mondonel quale prevale l’in-credulità e non dirado il disprezzo della fede. Ètanto facile illudersi di crederema è anche facile banalizzarela fede. La fede è una cosamolto seria, solo chi è stato nelbuio e l’ha trovata, riesce apercepire tutto il miracolo diquesto dono. Quello della fedeè certamente un dono di Dio,dato a tutti perché la fede è ne-cessaria alla salvezza. Perònon tutti riescono a risponderecon il loro “sì” a questa grazia.Benedetto XVI scrive, nella let-tera apostolica “La porta dellafede”, che la fede è decidere distare con il Signore per viverecon Lui. E questo stare conGesù introduce alla compren-sione delle ragioni per cui sicrede. Quotidianamente dob-biamo invocare il Signore affin-ché accresca la nostra fede. Santa Faustina ha annotatonel suo diario: “prego ardente-mente il Signore che si degnidi fortificare la mia fede affin-ché nella grigia vita quotidiananon mi regoli secondo consi-derazioni umane ma secondolo spirito di Dio” (Diario 210).Gesù le ha detto: “perché iopossa agire in un’anima,l’anima deve avere fede.Quanto mi è gradita la fedeviva” (Diario 1420).

Cari fratelli, accostiamoci dun-que con piena fiducia a Gesùper trovare la grazia ad essereaiutati nel rendere pubblica lanostra professione di fede. Ini-ziamo il nostro cammino pren-dendo coscienza della nostradignità e della verità come ri-cordataci oggi da San Paolonella lettera ai Corinzi (3,1-9)“voi siete il campo di Dio, l’edi-ficio di Dio”. Dobbiamo perciòavere ambizioni alte dal puntodi vista spirituale per poter vo-lare all’alta quota dello Spirito.Il nostro comportamento deveessere ispirato dalla fede.Tutta l’attività di questo Centrodi spiritualità va, quest’anno, inquesta direzione, cioè venirealla fede, riscoprire i contenutidella fede professata, cele-brata, vissuta e pregata. Inquesto contesto vogliamo de-dicare la massima attenzionee partecipazione alle catechesiche si svolgeranno nella no-stra chiesa, una volta al mese.Sarà una scuola della pre-ghiera, guidata dal parroco diSanta Maria in Transpontina,padre Mariano Cera, priorecarmelitano.Cari fratelli, Benedetto XVInella lettera apostolica citata,scrive che ciò di cui il mondo

oggi ha partico-larmente biso-gno è latest imonianzacredibile diquanti, illuminatinella mente e nelcuore dalla pa-rola del Signore,sono capaci diaprire il cuore ela mente di tantial desiderio diDio. Ed esatta-

mente questo deve essere ilnostro impegno per la nuovaevangelizzazione; dobbiamometterci in cammino per con-durre gli uomini fuori dal de-serto verso il luogo della vita,verso l’amicizia con il Figlio diDio; come apostoli della DivinaMisericordia siamo particolar-mente coinvolti in questa mis-sione di presentarci a tuttal’umanità, cominciando dallanostra famiglia, nei luoghi di la-voro per portare lì la fiaccoladella fede.Questo fervore apostolico loattingiamo dalla consacra-zione alla Divina Misericordiacompiuta dal beato GiovanniPaolo II, il 17 agosto 2002,quando ci ha dato incarico diportare questo fuoco a tutti gliabitanti della terra. Con sicurafiducia nella Divina Misericor-dia, fissiamo il nostro sguardoal Signore e diciamo: Signoreaumenta la nostra fede affin-ché essa sia una fede profes-sata, celebrata, vissuta epregata.

Mons. Jozef BartRettore di Santo Spirito inSassiaCentro della spiritualità dellaDivina Misericordia

5 Settembre 2012 - Inizio Anno Pastorale 2012/2013

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L’Anno della Fede

Con la Lettera apostolica"Porta fidei" dell'11 ottobre2011, il Santo Padre BenedettoXVI ha indetto un Anno dellafede. Esso avrà inizio l'11 otto-bre 2012, nel cinquantesimoanniversario dell'aper-tura del Concilio Ecume-nico Vaticano Il, eterminerà il 24 novembre2013, Solennità di No-stro Signore Gesù CristoRe dell'Universo, anno incui ricorrono anche i1700 anni dalla promul-gazione dell'Editto di Co-stantino, con il qualeveniva garantita ai cri-stiani libertà di cultodopo secoli di persecu-zioni. Nella stessa Lettera apo-stolica il Santo Padre in-dica che "riscoprire icontenuti della fede pro-fessata, celebrata, vis-suta e pregata, eriflettere sullo stesso attocon cui si crede, è un im-pegno che ogni credentedeve fare proprio, so-prattutto in questo Anno". (dalla Lettera Apostolica informa di Motu proprio Portafidei del Sommo Pontefice Be-nedetto XVI). Come ci ricorda la Chiesaanche ai nostri giorni la fede è

un dono da riscoprire, da colti-vare e da testimoniare», perchéil Signore «conceda a ciascunodi noi di vivere lo bellezza e logioia dell'essere cristiani» Quest' Anno potrà essere

un'occasione privilegiata percondividere quello che il cri-stiano ha di più caro: CristoGesù, Redentore dell'uomo,"autore e perfezionatore dellafede'" L'Anno della fede vuoI contri-buire a una rinnovata conver-

sione al Signore Gesù e alla ri-scoperta della fede, affinchétutti i membri della Chiesasiano testimoni credibili e gio-iosi del Signore risorto nelmondo di oggi, capaci di indi-

care alle tante persone inricerca lo "porta dellafede". Questa "porta"spalanca lo sguardo del-l'uomo su Gesù Cristo,presente in mezzo a noi«tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). (Discorso ai parteci-panti all'Incontro pro-mosso dal PontificioConsiglio per la Promo-zione della Nuova Evan-gelizzazione, 15 ottobre2011). Quest'anno sarà un'occa-sione propizia perché tuttii fedeli comprendano piùprofondamente che il fon-damento della fede cri-stiana è «l'incontro conun avvenimento, con unaPersona che dà alla vitaun nuovo orizzonte e conciò la direzione decisiva»

Fondata sull'incontro con GesùCristo risorto, lo fede potrà es-sere riscoperta nella sua inte-grità e in tutto il suo splendore. (Nota con indicazioni pastoraliper l'Anno della Fede, Congre-gazione per la Dottrina dellaFede).

L’anno della Fede

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L'Anno delle Fede può diven-tare per ognuno l'occasionepropizia per riscoprire la gioiadell'incontro con Cristo, perdare un nuovo slancio alla no-stra fede, riscoprendola comeatto personale e esperienza in-teriore e momento da condivi-dere: dono di Dio vissuto nellagrande comunione con laChiesa con il desiderio di co-municarlo al mondo per an-nunciare ovunque la BuonaNovella. Annunciarlo prima ditutto a noi stessi, alla nostravita, alla (lostra quotidianitàper poi condividerne la gioiacon altri in cammino insieme anoi. Insieme potremo scoprire tuttala bellezza di questo Annodella Fede ed incamminarciverso la "porta della fede cheintroduce alla vita di comu-nione con Dio e permette l'in-gresso nella sua Chiesa ( ... )E' possibile oltrepassare quellasoglia quando la Parola di Dioviene annunciata ed il cuore si

lascia plasmare dalla graziache trasforma. Attraversarequella porta vuoi dire immet-tersi in un cammino che duratutta la vita". (dalla Lettera Apostolica informa di Motu proprio Portafidei del Sommo Pontefice Be-nedetto XVI).

L'Opera Romana Pellegri-naggi, organo del Vicariato diRoma, collabora con gli orga-nismi ecclesiali competenti allabuona riuscita delle iniziativelegate all'Anno della Fede, peraiutare i fedeli di tutto il mondoa vivere questo anno di grazia.A questo proposito, Opera Ro-mana Pellegrinaggi ha messoa punto un itinerario cateche-tico-celebrativo nella città diRoma, sede di Pietro, diretto aintegrare e coronare il cam-mino di riscoperta della fedeche ogni comunità cristiana in-tende sviluppare in questo pe-riodo nel proprio contesto. La proposta di pellegrinaggio a

Roma è unpe r co r soesperien-ziale in 4tappe: 1. La pre-ghiera e lariflessionesul temadella fedecome pre-parazionepross imaalla via dapercorrere; 2. La cele-b r a z i o nedel Sacra-m e n t odella Peni-tenza e la

celebrazione del Sacramentodell'Eucaristia; 3. L'incontro con i Santi, testi-moni della fede, e la loro spiri-tualità; 4. La Solenne Professione diFede nella Basilica di San Pie-tro e l'ascolto della parola delSuccessore di Pietro. Questi itinerari si svolgono indiverse aree di Roma, ma con-vergono tutti nella quarta e ul-tima tappa: la Basilica di SanPietro. Ogni itinerario è stato conce-pito in una determinata areaper permettere ai pellegrini dicompiere a piedi il percorso eapprofondire la conoscenza diquella particolare zona dellacittà di Roma. Comprende Ba-siliche e Chiese prescelte peril messaggio spirituale, la sto-ria e la tradizione di vita cri-stiana che incarnano.

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L’anno della Fede

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Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34).

La sfida del renderci conformi all’immagine del Signore crocefisso

Catechesi del 16 marzo 2012

Il tema di questa catechesi èl’obiettivo principale della“conversione cristiana”, affin-

ché possiamo realizzare la no-stra vocazione a “essereconformi all’immagine del Figliosuo” (cfr. Rm 8,29) nella nostradisponibilità a seguirlo anchesul cammino della sua pas-sione. Il comprendere e il vivereconcretamente la “conver-sione” dipendono in eguale mi-sura sia da come l’uomo siriconosce realmente bisognosodi essere cambiato, sia dacome intende affrontare il cam-biamento.

La comprensione del pec-cato e le conseguenze per la

conversione.Ciascuno di noi comprende ilpeccato, secondo la propriaeducazione cristiana, secondo

le proprie personaliriflessioni e comeconseguenza delleesperienze fatte. Innoi è presente, an-cora, l’idea, consi-derando il peccatosoltanto come tra-sgressione di un co-mandamento, dipoterci liberare daesso e correggere ilnostro comporta-mento soltanto conle nostre forze, nonriconoscendo nelpeccato soprattutto

quella condizione umana – nonavere piena fiducia in Dio – chepuò essere cambiata solo daDio stesso e che richiede danoi una fiducia crescente in Lui.Per intendere bene che cosasia il peccato, abbiamo bisognodello Spirito Santo, di cui Gesùdice nel vangelo di Giovanni: “Equando sarà venuto, dimo-strerà la colpa del mondo ri-guardo al peccato, alla giustiziae al giudizio. Riguardo al pec-cato, perché non credono inme” (Gv 16,8-9). È in fondo unamancanza di fiducia in Dio, i cuieffetti negativi notiamo nei no-stri comportamenti sbagliati,nella nostra incapacità di corri-spondere pienamente ai co-mandamenti di Dio (cfr. Rm7,19-20; 14,23).Non ammettendo di essereschiavi del peccato e conside-

randolo solo come trasgres-sione di un comandamento, ri-manendo ferminell’atteggiamento di volercisalvare con le proprie forze econ il proprio impegno asceticorimaniamo chiusi al tentativo divoler meritare l’amore di Dio,mentre, al contrario, dovremmoconfessare il nostro bisogno delsuo amore. In tal modo la “con-versione” si trasforma nella ri-cerca preoccupata di se stessi.Considerando invece il pec-cato, come fa Gesù, qualemancanza di fede e incapacitàdi avere piena fiducia in Dio,esso si manifesta piuttostocome una “condizione” chel’uomo non è in grado di cam-biare con le sue forze. Il pec-cato, quindi, è da paragonare –come avviene nei vangeli sinot-tici – con la malattia, da cuil’uomo non può liberare sestesso, anzi ha bisogno del me-dico che lo guarisca. PerciòGesù disse ai farisei: “Nonsono i sani che hanno bisognodel medico, ma i malati; io nonsono venuto a chiamare i giusti,ma i peccatori” (Mc 2,17).La comprensione del peccatocome malattia rappresenta cosìil cammino per arrivare allacompassione verso il pecca-tore, quella stessa che Gesùaveva verso tutti gli uomini ealla quale voleva condurreanche i suoi discepoli. Soltantograzie all’atteggiamento di

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Catechesi del 16 Marzo 2012

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compassione nei confronti deipeccatori, i discepoli di Cristosaranno capaci di rendersiumili, così che Pietro pone ladomanda: “Signore, se miofratello commette colpe controdi me, quante volte dovrò per-donargli? Fino a sette volte?”(Mt 18,21). Solo l’amore vero,che soffre acausa dell’inca-pacità e della de-b o l e z z adell’altro, puòperdonare conti-nuamente esenza stancarsicosì come feceGesù, chepianse, per la du-rezza dei cuori,alla vista di Ge-rusalemme: “oh,se tu pure cono-scessi, in questogiorno, quelloche occorre allatua pace!” (Luc19,42). Soltantola compassionepuò far crescerel’amore che, no-nostante l’evi-denza del male,continua a credere nel bene:“Padre, perdona loro perchénon sanno quello che fanno”(Luc 23,34). Lo sguardo sul Si-gnore crocefisso è decisivo,non solo per renderci conto inmodo crescente del suo amoreredentore per noi, ma ancheper imparare da Lui il nostrogiusto comportamento difronte all’uomo peccatore. L’in-vito di Gesù: “Se qualcunovuol venire dietro a me, rinne-ghi se stesso, prenda la suacroce e mi segua” (Mc 8,34)possiamo infatti accoglierlo

solo se il nostro modo di defi-nire il peccato corrispondedavvero a quello di Lui, cioèmancanza di fede e incapacitàdi avere piena fiducia in Dio.Perciò, la comprensione delpeccato, come malattia, comec’è mostrato dalla preghiera edal comportamento di Gesù

sulla croce, è l’unica via per ar-rivare a una dedizione pro-fonda a Dio e ad offrire lapropria vita per gli altri e vivereveramente la vocazione. I lsacramento della Penitenza èun segno dell’amore e dellacompassione di Dio per l’uomopeccatore e allo stesso modol’atteggiamento dei cristianiverso il peccatore deve confor-marsi a quella divina compas-sione, cosicché il peccatorenon si senta tanto accusato edisprezzato bensì aiutato eamato.

Le conseguenze del mododella conversione sulla se-

quela.L’accogliere l’invito di Gesù aseguirlo, il corrispondere allesue parole: “Se qualcuno vuolvenire dietro a me,...”, non puòlimitarsi alla sola imitazione

esteriore, prenden-dolo come esempio divita, ma richiede so-prattutto la disponibi-lità interiore a mettersia sua disposizionecome “strumentonelle sue mani”. Parlosolo della nostra di-sponibilità e non dellanostra capacità, per-ché, infatti, non ènelle nostre mani l’es-sere uno “strumentoperfetto nelle mani diDio”: il riuscirci di-pende dalla nostra fi-ducia in Dio, ciò che èessa stessa una gra-zia.Seguendo i discepoli,vediamo come essi,imitando e accompa-gnando Gesù, si sen-tissero sicuri e forti,

ma quanto poco si rendesseroconto della loro reale debo-lezza e dipendenza. Dap-prima, avendo fiducia solo inloro stessi, non potevano nécomprendere l’annunzio dellasua passione né accettarlo in-teriormente. Soltanto con lapassione di Gesù fecerol’esperienza dolorosa ma salu-tare del loro fallimento e dellaloro debolezza e si aprironoalla fiducia vera in Lui.Questa vocazione, che valeanche per tutti noi, non signi-fica però una passività, ma ri-

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Catechesi del 16 Marzo 2012

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chiede la collabora-zione con Dio. Dob-biamo impegnarci atestimoniare Gesù Cri-sto non solo con parolee opera, quasi procla-mando solo con labocca: “Gesù è il Si-gnore!”, ma a renderlodavvero, per quantopossibile, il “Signore esovrano della nostravita”.

Il desiderio di “es-sere conformi all’im-magine del Figlio

suo”La gente ascoltava lesue parole, osservava ilsuo agire con le persone soffe-renti e bisognose, e lo segui-vano. Gli apostoli, chiamatiesplicitamente da Gesù deside-ravano essere, per quanto pos-sibile, conformi a lui. Questodesiderio rimaneva vivo, però,solo finché il comportamento diGesù corrispondeva alle loroattese e non richiedeva troppoda loro, diminuiva, invece,quando il suo messaggio di-ventava esigente e cominciavaa parlare della sua passione edella sua morte sulla croce.Permaneva, comunque in loro,quella fiducia fondamentale perla quale non lo abbandonavanocome fecero altri e continua-vano il cammino con lui. Que-sta fedeltà li fece capaci diaccompagnarlo, almeno per unbreve tratto, anche lungo la viacrucis. Veramente importantediviene per la loro fedeltà ilgiorno di Pasqua, perché, ricor-dando la sua passione e lamorte sulla croce, come i disce-poli di Èmmaus (cf. Lc 24,13-35), sono stati infine in grado di

riconoscerlo “nello spezzare ilpane” (Luc 24,35) e di crederlocome “Il Signore”, risorto e pre-sente.Seguire il percorso della Pas-sione fu di certo difficile, maservì a togliere ai discepoliquella fiducia in se stessi cheera sbagliata, e a riconoscerenella passione, passo dopopasso, il Suo amore e la Suavittoria sul peccato e sullamorte. La fiducia nel Signore sitrasformava in una viva spe-ranza che, sola, poteva liberarlidalle preoccupazioni quoti-diane e renderli capaci di rinne-gare se stessi, di prendere lacroce e di dare la vita nel mar-tirio.La passione e la Croce pos-sono farci paura, ma la spe-ranza nella risurrezione simanifesta, in questa situazione,come la forza che ci aiuta ad af-frontare la croce quotidiana, ledifficoltà e le sofferenze, le umi-liazioni e i disprezzi perché ab-biamo visto con Gesù che allamorte segue la risurrezione. Lavocazione a seguirlo non solo

ci trasforma in strumenti nellesue mani, ma, grazie alla spe-ranza, ci rende annunciatori etestimoni della risurrezione inmezzo ad altre croci e difficoltàdi ogni giorno. La speranzaperò ci fa anche interiormentepiù liberi fino ad essere ingrado di mettere la nostra vita,in modo disinteressato, al ser-vizio degli altri facendoci cosìcollaboratori del “Regno di Dioche viene”. Comprendiamo al-lora l’importanza delle parole diGiovanni: “Volgeranno losguardo a colui che hanno tra-fitto” (Gio. 19,37) dove l’amoredel Dio vero che si è fatto uomovero per la nostra salvezza cichiama a collaborare alla suaopera redentrice, vivendoanche noi, per quanto possi-bile, quello stesso amore attra-verso la croce.

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Catechesi del 16 Marzo 2012

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Catechesi del 20 Aprile 2012

”Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e comel’avevano riconosciuto nello spezzare il pane“ (Luc 24,35)L’importanza della memoria eucaristica per la vitalità della

vocazione e per il processo dell’essere conformi a Gesù Cristo

Catechesi del 20 aprile 2012

La misericordia come “per-dono” del peccato

L’uomo che si riconosce pecca-tore certamente desidera es-sere perdonato. Ma che cosaintende in realtà chiedendo“perdono” e cosa desidera dav-vero da Dio? Sperimentando ilpeccato come qualcosa di ne-gativo, egli vuole esserne libe-rato, ne desidera lacancellazione, chiede che siatolta la sua impurità, e così ri-cominciare una vita nuova. Mail vangelo intende il perdono inaltro modo.Sulla croce, Gesù intercede perquelli che lo hanno crocefisso,dicendo: “Padre, perdona loroperché non sanno quello chefanno” (Luc. 2,4). Gesù chiara-mente si rende conto dell’agireesteriore della gente, della loromalvagità e del loro peccato

evidente e scoperto;ma Gesù consideraanche la condizioneinteriore della gentee vede che questanon è padrona delproprio agire, ma ècondizionata inte-riormente, quindiesteriormente, nelcomportamento. Ilperdono di Dio nonsignifica soltanto lasemplice elimina-zione del peccato,ma la disponibilità aprendere su di Sé le

conseguenze del peccato. Per-ciò il perdono svela non il solopeccato, ma rivela anchel’amore, quello che dà la vitaper i propri amici (cfr. Gio.15,13). Ciò vuol dire che il veroperdono presuppone la com-prensione profonda della situa-zione dell’altro: come è e comesi comporta; implica anche ladisponibilità interiore a pagareil prezzo delle mancanze edelle possibili cattiverie dell’al-tro. È l’atteggiamento in cui simanifestano l’amore e la mise-ricordia! Senza impegnarci acomprendere l’altra persona esenza avere compassione diessa, rimaniamo fermi in un at-teggiamento che giudica e con-danna, ciò che fa crescere innoi un’opinione negativa dell’al-tro e ci rende difficile l’offrire noistessi per lui e quindi perdonar-

gli davvero.Nella prima parte della para-bola del servo spietato (Mt.18,23-34) Gesù sottolinea nonsolo la grande compassione diDio – il re - verso il suo debitore– il servo, ma anche la disponi-bilità a condonargli tutto il de-bito – in questo senso è giustodire che il perdono di Dio “to-glie” la colpa e “purifica” dalpeccato, proprio perché Egli“paga” per noi! Ma non vuoletogliere al debitore il ricordo diessere stato un peccatore,tant’è che, nella seconda partedella parabola, Gesù ribadiscequanto sia importante ricordarsidel debito condonato e del-l’esperienza della misericordiaricevuta. Il testo Prosegue de-scrivendo il comportamentocontrario, cioè senza alcunacompassione, che il servo, ap-pena perdonato, ha nei con-fronti di un suo debitorefacendo gettare il malcapitatoin carcere (cfr. vss. 28-30). Noiriconosciamo in questo com-portamento una ingiustizia cla-morosa verso il compagno;domandiamoci se noi siamodavvero sempre disposti a per-donare. Siamo veramente di-sposti a vivere secondo lanostra preghiera quotidiana: “ri-metti a noi i nostri debiti comenoi li rimettiamo ai nostri debi-tori”?La nostra incapacità o indispo-nibilità a essere misericordiosi

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è dovuta alla mancanzadi un’esperienza pro-fonda dell’amore e dellamisericordia di Dio. Que-sta mancanza ci fa pre-occupati di noi stessi, e lapreoccupazione, poi, citoglie la libertà interiore erende le nostre relazionicon gli altri piuttosto tesecosicché ci risulta difficileseguire Gesù Cristo e viverebene la nostra vocazione

La confessione della propriamiseria e della mancanza di

fede Il racconto della apparizione delRisorto ai discepoli sulla stradaper Emmaus è la descrizionedel cammino spirituale e dellagraduale crescita del rapportocon Gesù Cristo e della fede inLui. I versetti introduttivi riferi-scono la conversazione tra duediscepoli tra loro e poi con unterzo viandante, avvicinatosiloro, che si mostra ignaro diquanto è successo a Gerusa-lemme. Costui è Gesù, ma nonlo possono riconoscere (cfr.Luc 24,13-18). Il loro è un cam-mino: cioè essere alla ricerca diqualcosa, un andare avanti, unmuoversi verso una meta; è ilcontrario dello stare fermi,senza interessi e senza desi-deri. I due discepoli non si met-tono in cammino da soli ma“insieme” ed insieme confes-sano l’uno all’altro ciò che limuove e li preoccupa: la loro“miseria” cioè le sofferenze, latristezza, la disperazione, eanche la loro mancanza difede. Parlando della loro po-vertà umana e della loro debo-lezza di fede, ammettono il lorobisogno di aiuto; così diventanosensibili e aperti all’aiuto che gli

si sta offrendo. Si rendonoconto di quel qualcuno che siavvicina e che cammina conloro e sono grati che costui siinteressi alla loro situazione,ma non sono in grado di ricono-scere Gesù perché “i loro occhierano impediti”.

Quale lezione ne rica-viamo? Ogni approfondimentodel cammino spirituale comin-cia con la confessione del biso-gno di redenzione e quindi conla confessione della nostra “mi-seria”. Solo in questo modopossiamo fare l’esperienza cheDio, anche per mezzo di altrepersone, ci accompagna e cioffre il suo aiuto. Fondamentaleall’esperienza del Dio, vicino epresente, è l’ammissione delnostro bisogno e della nostrapovertà davanti a Dio: “Beati ipoveri in spirito, perché di essiè il regno dei cieli” (Mt 5,3).Questo atteggiamento è deci-sivo, pur essendo molto lontanidal riconoscere il Signore, per-ché ci prepara a questa espe-rienza.

La professione di fede –senza poter credere vera-

menteSe l’uomo è disposto a confes-sare, per quanto possibile, lasua miseria e il suo bisogno,Dio stesso lo aiuta a ricono-scere ancora più chiaramente

la sua situazione umana,predisponendolo a sentire ilsuo amore, la sua compas-sione e la sua compren-sione.La domanda di Gesù: “Checosa?” (Luc 24,19), con-sente ai discepoli di consi-derare appieno la lorotristezza e la loro miseria emanifestare così la loro in-

credulità e difficoltà a credere.Essi fanno una professione difede, ma senza poter credereciò che professano! Raccon-tano dell’operare potente diGesù e della sua morte sullacroce, parlano della loro spe-ranza delusa e indicano tuttiquegli elementi che potrebberofar credere nella sua risurre-zione: professano tutto, ma nonpossono credere!

Con quella domandaGesù vuole farci capire che lafede è una grazia e un’opera diDio in noi, e non è semplice-mente nelle nostre mani. Certo,dobbiamo collaborare con Dioe ricordare e professare la no-stra debole fede per quantopossibile, ma la vera crescitanella fede dipende da Dio. Por-tandoci a riconoscere la man-canza di fede, Dio vuolepreservarci dall’erronea sicu-rezza di se stessi, quella stessache impediva ai farisei di rico-noscere in Gesù l’amore e lamisericordia di Dio.

Istruzione nella fede – sen-tire la Parola di Dio

Per manifestare la loro tri-stezza, la delusione e la sfidu-cia, i due discepoli siesprimono con un “aiutaci!”pieno di speranza e così re-stano attenti alla reazione e allarisposta del compagno scono-

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Catechesi del 20 Aprile 2012

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sciuto, il quale così li istruisce:“disse loro: «Stolti e lenti dicuore a credere in tutto ciò chehanno detto i profeti! Non biso-gnava che il Cristo patissequeste sofferenze per entrarenella sua gloria? ». E, comin-ciando da Mosè e da tutti i pro-feti, spiegò loro in tutte leScritture ciò che si riferiva alui.” (Luc 24,25-27).Chiamandoli stolti e lenti dicuore a credere, Gesù non ligiudica o li disprezza, ma piut-tosto conferma la loro confes-sione di non poter credere aisegni della sua risurrezione e,pieno di compassione, comin-cia a istruirli nella fede spie-gando ciò che si riferiva a luinelle sacre Scritture. Al centrodi questa istruzione di fede stala passione del Signore, la suamorte sulla croce: la necessità

che il Cristo patisse quelle sof-ferenze per entrare nella Suagloria. La crescita della fede edella fiducia in Dio è stretta-mente collegata alla compren-sione della croce.

Perciò abbiamo biso-gno di una istruzione di fedeche ci confronti continuamentecon il mistero centrale dellanostra fede: la croce. La cele-brazione dell’eucaristia è que-sta istruzione di fede che ciinvita a contemplare il misteroe a ricordarlo: “Tu ci hai redenticon la tua croce e la tua risur-rezione: salvaci, o salvatoredel mondo.” È Gesù stessoche ha insegnato ai suoi disce-poli a richiamare alla memorial’esempio di tutta la sua vita,fino alla morte sulla croce,esortandoli nell’ultima cena:“Fate questo in memoria di

me”. Noiabbiamo bi-sogno ditale memo-ria, perchéd i m e n t i -cando il suoamore, pari-menti dimi-nuisce lanostra fidu-cia in Lui ecresce la di-s t r u t t r i c epreoccupa-zione pernoi stessi. La celebra-zione dellafede nell’eu-caristia

L’istru-zione diGesù tra-sforma i dued iscepo l i .

Cresce il desiderio di poter im-parare ancora di più da lui e digodere più a lungo della suapresenza. Matura in loro ladisponibilità a stare con lui e aseguirlo, si approfondisce lavocazione e si preparano a ri-conoscere la loro missione (cfr.Luc 24,28-35). come si leggenegli ultimi versetti del rac-conto:

Preparati dall’insegna-mento di Gesù e aiutati dallagrazia di Dio, essi riconoscononello spezzare il pane il Si-gnore crocefisso e risorto. Inquesto gesto, con cui il Si-gnore ricorda l’ultima cena e ilsuo ordine: “Fate questo inmemoria di me”, Egli non solosi rivela come il Risorto, maimprime nel loro cuore quel-l’amore, redentore e misericor-dioso, che offre nella passionee sulla croce la sua vita per inostri peccati.

Contempliamo nell’eu-caristia, sempre e di nuovo,questo suo amore e questasua misericordia verso di noipeccatori. Dobbiamo chiederedal Signore la grazia che lacontemplazione del suo amoreci renda altrettanto misericor-diosi, cioè ci trasformi, grazieall’esperienza dell’amore diDio, in uomini capaci a perdo-nare agli altri e disposti a pren-dere su di sé le conseguenzedei peccati degli altri, facendocosì sentir loro l’amore illimi-tato di Dio, come testimoni edannunciatori della misericordiadivina.

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La Misericordia divina che abbraccia tutto l’Universo

Traduzione dal polacco dell’articolo preso dal n° 70 del notiziario trimestrale dellaCongreagazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia

Traduzione a cura della Sig.ra Jadvika Radzik

Dove inizia la vita? Che valorepossiede? Come attribuirle unsenso quando troppo spesso cisi trova di fronte alla dolorosarealtà del fluire di ogni avveni-mento nell’impotenza di poterintervenire? Chi soltanto ieri haparlato con noi già oggi vienesalutato con corone di fiori.Colui che ancora poco tempofa era nel pieno della gioia di vi-vere e non conosceva ostacoli,ecco che oggi giace paraliz-zato. Una città con il suo na-turale ritmo frenetico e rumorein pochi minuti si ferma acausa di un cataclisma, siriempiono di lacrime gli occhidei suoi abitanti. Che valorepossiede tutto ciò checi circonda? Che va-lore ha ciò che è statocreato? E’ vero chetutto ciò che esiste è ilrisultato del caso op-pure c’è Chi veglia suogni cosa? Posti da-vanti all’esperienzadella sofferenza moltisi pongono la domandasul senso dell’esistenzadell’universo e cercanoDio. Intuitivamente, in-fatti, capiscono che lacreatura-un esserecontingente (che nondeve necessariamenteesistere e se esiste èun miracolo) non puòdare una risposta esau-riente. Cercano Dio;

Santa Faustina scrive chetutto l’universo è immerso è ab-bracciato dalla Sua misericor-dia (cfr. D. 949) anche se lalogica umana, di fronte alla sof-ferenza, sembra contraddirequesta bontà di Dio. Cerca etrova sulle pagine della BibbiaDio vivo: ”poiché retta è la pa-rola del Signore” (Sal 33,4), “laparola del Signore è sicura”(Sal 18,31)e perciò degna di fi-ducia. Con le parole del salmi-sta Dio assicura che…

La terra è piena di “hesed”del Signore

Dove la vita prende inizio? “Egliparlò è fu fatto, egli comandò

ed esso uscì fuori” (Sal 33,9;cfr. Sal 89,12) perché il Signoreè “Amante della vita” (Sp11,26). Quale senso praticohanno queste parole? Ci fannocapire che Dio ha creato dal-l’amore. Quindi io sono l’operadell’amore di Dio! Parafra-sando la teoria del Big Bangpossiamo dire che l’universo fuinnescato dalla bontà di Dio eche essa è l’inizio di tutte lecreature. Come afferma il sal-mista: “della misericordia delSignore è piena la terra” (Sal33,5). Quella benevolenza diDio ha fatto si che il mondo dalui creato è risultato un com-pleto contrario del caos e del

disordine (hebr.”tohu wa-wohu). Si è fatto l’ordinee l’armonia (kosmos gr.).Forse per questo motivomolti filosofi Socrate, Ari-stotele, Agostino scopri-rono nel mondo dellanatura una certa teologia(finalità) e Fibonacci inbiologia intravedeva unacerta meditata strutturadello sviluppo del mondodella natura. L’autore del“Libro della Sapienza”dice: “Veramente sonovani per natura tutti gli uo-mini che ignorano Dio eche dai beni visibili nonfurono capaci di cono-scere colui che è, né,considerando le opere,seppero riconoscere l’ar-

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tefice” (Sp 13,1).Tuttavia la benevolenza(“hesed”) di Dio non si limitasoltanto alla bellezza degli es-seri creati. La parola ebraica”hesed” comprende in se unaricchezza di significati. Primadi tutto mette l’accento sulla fe-deltà di Dio. Infatti, Dio nonsoltanto ha creato il mondobello ma ha in continuazione lacura di esso malgrado la trage-dia del peccato e della morte(cfr. Sp 2,24). Questa veritàviene espressa benedalla parola polacca“opatrznosc” provvi-denza, cura, che èunita etimologica-mente al verbo “opa-trzyc”e cioè curare..per esempio le ferite.Dio ha curato le feritealla sua creatura conl’opera della Reden-zione. Il Libro dellaSapienza mostramolto realisticamentelo status della crea-tura che davanti aDio è : “come polvere sulla bi-lancia, e come una goccia dirugiada che di buon mattinoscende sulla terra”(Sp 11,22).Dio di tutto ha pietà (Sp 11,23)e cura. Il Creatore, semplifi-cando, non “ha fatto quelloche doveva” abbandonandola creazione a se stessa (comeaffermano i deisti). L’amoremisericordioso di Dio continuaad abbracciare tutti gli essericreati fatto indicato esplicita-mente dal tempo presente deiverbi “amare” e circondare di“misericordia” (cfr. Sp11, 23-24) usati per descrivere la re-lazione di Dio con la suacreatura.

Che cosa è l’uomo che ti ri-cordi di lui?

La bontà di Dio che abbrac-cia l’uomo viene sempreespressa chiaramente dalleparole scritte nell’Antico e nelNuovo Testamento. Che cosaè l’uomo che ti ricordi di lui?Che cosa è il figlio d’uomo chedi lui ti prendi cura? (Sal 8,5,cfr. Ebr 2,6). Esse costitui-scono una specie di linea me-lodica per gli altri brani dellaBibbia che descrivono l’amore

di Dio e la Sua provvidenzaemanata sull’uomo. Ripetutodoppiamente lo stesso sensodella domanda è un’ eco delmodo semitico che esprime intal modo una verità degna diattenzione particolare. Già gliautori ispirati intuivano chel’uomo pur essendo appenauna parte dell’universo, unapolvere (cfr. Sal 8,4) ha un va-lore enorme agli occhi di Dio.Sembra che anche il papaPaolo VI che propose agliastronauti americani di portarecon se nel cosmo il Salmo 8pensava allo stesso modo.Ecco un frammento del Salmo8: Quando contemplo i cieli,opera delle tue mani, la luna e

le stelle che tu hai fissate, checos’è il figlio d’uomo che di luiti prendi cura? Notiamo che inqueste parole bibliche riguar-danti il rapporto di Dio verso ilmondo creato si parla quasisempre al presente. L’autoredel Salmo 139 perfino af-ferma: tu sai se mi siedo e semi alzo (Sal 139,2). L’autorecanta l’inno di lode a Dio nonsoltanto perché egli si prendecura di lui. Ringrazia Dio per-ché Egli C’E’ sempre con lui,

dal momento delc o n c e p i m e n t ostesso(cfr. Sal139, 15).La Bibbia ci dice

chiaramente che ilmondo creato nonè opera del casoma prende il suoinizio dalla volontàdi Dio che ama fe-delmente e cir-conda la suacreatura con curapaterna conducen-dola all’unione con

lui per i secoli. Il dolore cheimpregna spesso l’effimeraquotidianità e la realtà dellasofferenza sono l’effetto delpeccato dal quale Dio liberal’uomo facendo della morte laporta di passaggio alla pie-nezza della vita con Lui. Sap-piamo bene che non di radosovvertimenti e catastrofi lo-cali sono causati dall’azione ir-razionale e miope dell’uomoche non rispetta le leggi dellanatura e la dignità del pros-simo. Tuttavia la misericordiaabbraccia la sua creatura sem-pre e dappertutto.

S. Maria Faustina Ciborowska

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La Divina Misericordia a Lecce

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