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8/2/2019 N02_2010
http://slidepdf.com/reader/full/n022010 1/13
Direttore Luca Beltrami Gadola
Numero 2 Anno II
19 gennaio 2010
www.arcipelagomilano.org
Editoriale - L.B.G. - MILANO. UNA GIUNTA PRIGIONIERA DEL PRESENTE
Lettera - Antonio Piva - BOB NOORDA: UNA BELLA FIGURA MILANESE VENUTA DALL'OLANDA
Architettura - Maurizio De Caro - DARSENA: THE WATER TALES (I RACCONTI DELL'ACQUA)
Mobilita - Giovanna Franco Repellino - CENTRALE BRUTTA E SCOMODA: DUE TRAGEDIE IN UNA
Lavoro - Nicoletta Fasani - COLF & BADANTI IN ITALIA: INVISIBILITA DELLO STEREOTIPO 0 STE-
REOTIPO DELL'INVISIBILIT A?
Urbanistica - Giancarlo Consonni - LIBERTA E URBANISTICA. DEREGULATION 0 RELIGIO CIVILE?
Societa - Vincenzo Ortolina - COSTI DELLA POLITI CA. TAGLIARE GLI SPRECHI NON LA DEMOCRA-
ZIA CIVILE?
Dall' Arcipelago - Savino Natalicchio - IL CAMMINO DEL PGT E I NODI DA SCIOGLIERE
Cultura - Chiara Volpato - SIMONE DE BEAUVOIR - LA PASSIONE PER LA LIBERTA
Approfondimenti - Emilio Vimercati - PGT: COMMEDIA IN TRE ATTl
Musica
Daniel Steibelt (1765 -1823) - SUONATA A QUATTRO MANI - rondo
YouTube
IL CAMINETTO MORA TTl: PARLARE SENZA DIR NULLA
II magazine offre come sempre le sue rubriche di attualita in
ARTE & SPETT ACOLI
ARTE - acura di Rita P. Bramante
MUSICA - a cura di Paolo ViolaTEATRO - a cura di Guendalilla MUITolli
CINEMA E TV - a cura di Simone Mancuso
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Editoriale
UNA GIUNTA PRIGIONIERA DEL PRESENTE
L.B.G.
Da Orazio a Seneca, da Bergson a
Einstein in molti 10 hanno definito
rna per il "presente" c'e oggi una
nuova definizione: il triduo della po-
litica. Ogni afferrnazione, ogni atto
dura tre giomi: quello dell'af-
fermazione, quello della replica e,
infine, quello della smentita 0 della
rettifica. Tre giomo soltanto 0 poco
pili e ogni cosa perde valore, scom-
pare dalle pagine dei giornali, dai te-
legiornali, dalle chiacchiere della
gente. Anche se un a vicenda dura di
pili e un su ss egu ir si di tridui mono-
tematici.
Sembra che questo 10 si debba ai me-
dia, soprattutto ana televisione, che
ha accorciato tempi e distanze ridu-
cendo tutto al presente a cominciare
dalla politica dove il triduo ormai euna regola fissa: dichiarazione, repli-
ca, smentita Irettifica. E dunque sic-
come non c'e la realta senza la sua
rappresentazione mediatica, la politi-
ca si e adeguata e soffre inesorabil-
mente dell' ossessione del presente. E
un'ossessione che non trova argini in
chi non sa e non ha interesse per il
passato, poco per quello prossimo
nulla per quello remoto e puo na-scondere la sua ignoranza in questo
gioco fatto tutto al presente. IIpassa-
to e come non esistesse se non
nell'accezione della favola di Fedro -
«S e non sei stato tu e stato tuo padre
(politico) a intorbidare l'acqua! » - e
il futuro e ormai il regno delle pro-
messe marinaresche. Cosi si fa poli-
tica, cosi si anuninistra una c it ra : Mi-
lano.
Oggi ci si affretta a far fuori 10 staff
del Difensore civico, I'indomani si
vede che il decreta non e (fortunata-mente) passato, il terzo giomo si cer-
ca di rimettere tutto al suo posto.
Oggi si annuncia una storica riunione
di Consiglio comunale, domani man-
ca ilnumero legale, ilterzo di, come
se nulla fosse, si tirano le orecchie
agli assenti. Poi tutto come prima.
Oggi i cittadini proclamano la loro
indignazione per i1 deturpamento di
Piazza Piemonte, domani ilsindaco
accoratamente se ne duole e dichiara
che provvedera, il terzo giorno i co -
struttori dicono che il loro progetto
aveva bolli tondi e bolli quadri e tut-
to muore Ii. Sull'Ecopass e un rosa-
rio di tridui, come sui parcheggi sot-
terranei, sulle buche nelle strade 0
sugli incidenti dell' ATM. Purtroppo
anche l'opposizione, che a Milano
sembra sempre giocare di rimessa, si
e adeguata al costume, probabilmente
perche la sua influenza sui media, la
cui prevalente proprieta e altrove, e
debolissima e un'inversione di ten-denza - parliamo di meno cose rna
pili a lungo e seriamente - sembra
impossibile.
Quanto pu o durare una c it ta ammini-
strata in questo modo? Anche
all'infinito perche la sindrome del
triduo riguarda solo Ia superficie, i
burattini della politica, quelli che
nell'acqua buttano tanti sassolini per
teneme sempre increspata l a s upe rf i-cie in una micro tempesta, forse non
in un bicchiere ma in una tinozza. La
vera realta si muove in profondita,
dove nell' acqua torbida non arriva 10
sguardo e i padroni del vapore, quelli
si, fanno il futuro e non si perdono
nel triduo del presente. Sanno come
sovrapporre i lora disegni - Expo,
Fiera, PGT, tangenziali private a pa -
gamento, privatizzazione dell'acqua,
rinascita della finanza drogata - per
accordarsi su di un disegno unitario,
non privo di conflitti e di tensioni rna
ben sapendo che in un Paese come il
nostro il futuro va dove va il denaro.
Per chi intravvede questa realta e
cerca di opporsi 10 sforzo e titanicoperche le cortine fumogene che si
stanno innalzando sono sempre pili
dense e per sapere come vanno le co-
se non basta l'immaginazione, che
spesso ci azzecca, ma ci vorrebbe pili
trasparenza, prima e poi. Quella del
poi, a malversazioni e reati commes-
si, era nata a Milano con Mani pulite
e forse morira a Milano dove si riabi-
lita Craxi e non si riescono a conclu-dere i processi berlusconiani. II disa-
gio milanese intanto cresce e chissa
se qualcuno si domanda perche i ge-
nitori non riescano a impedire ai figli
di togliersi la vita: forse il malessere
e 1a sofferenza passano di padre in
figlio.
Lettera
BOB NOORDA: UNABELLA FIGURA MILANESE VENUTA DALL'OLANDA.Antonio Piva
Capita che con un'avvolgente telefo-
nata Omella mi comunichi all'im-
provviso che Bob e mancato si apre
cosi nna nuova ferita con una pugna-
lata che va ad aggiungersi aIle altre
che il corpo e 10 spirito sopportano
per necessita.
Bob Noorda a Milano tutti 10 cono-
scono e s' intende fuori dalla cerchia
delle mura in giro per il mondo, an-
che per aver disegnato la segnaletica
della metropolitana di New York do-
po quella delle nostre tre linee me-
tropolitane a partire dagli anni ses-santa quando, con Franco Albini,
Franca Helg e il sottoscritto, abbiamo
iniziato a occuparci delle finiture del-
le stazioni della prima e della secon-
da linea. Questo lavoro ci ha visti
impegnati per decenni ed anche ora,
nel tentativo di realizzare un aggior-
namento nelle stazioni mantenendo
quello spirito compositivo e quei
principi costruttivi e di comunicazio-
ne che hanno concluso degnamente il
primo mezzo secolo di vita.
Come avrebbe voluto la logica, dopo
aver chiarito insieme, con la Soprm-
tendenza e il Ministero dei Beni Cul-
di un progetto e una realizzazione
complessa, abbiamo sempre sperato
di poter essere utili custodi del pen-
siero generatore. Mille ostacoli han-
no rallentato le procedure e iconfini
di una collaborazione con ATM con
cui pero non e stato possibile ancora
raggiungere accordi tesi a una con-
servazione ragionevole di alcune sta-
zioni e di un rinnovamento, dove e
necessario, bloccando il degrado in
atto e attivando quelle migliorie di
supporto a una gestione degli spazi
aggiomata.
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Noorda e professionista che SI e
sempre imposto per la sua serieta; il
rigore del suo approccio ai temi della
comunicazione seguiva ilfilo della
razionalita che proveniva dalla cultu-ra del suo paese d'origine, ha valo-
rizzato le sue linee essenziali con il
colore e con la misura mai in eccesso
rna in armonia con 10spazio disponi-
bile.
Ma d'altro si veste la sua figura di
uomo che ha mantenuto i principi
della serieta professionale senza
spingere rna facendo ricorso alle doti
di discrezione e della sua sensibilita
restia a cogliere gli spunti della pro-
gettualita dalle forme alla moda
quanta piuttosto dalle necessita della
comunicazione. IIlogo della Regione
Lombardia, di Agip, Feltrinelli, Mo-
ndadori, Pirelli, aprono la fila dellericonoscibilita.
II tono mite, educato all'ascolto, la
dolcezza degli occhi azzurri che ave-
va un riscontro nel movimento delle
labbra che difendevano un leggero
accento del nord 10 rendevano auto-
revole, affidabile, incapace di tradire.
Per caso abbiamo sempre abitato a
poche decine di passi I'uno dall 'altro
affermando cosi rapporti anche occa-
sionali colti con il sacchetto del pane
o la bottiglia di vino. Poche chiao-
chiere di cui non c'era bisogno rna
l'affermazione ogni volta del piacere
di una presenza di cui non si puc fare
ameno.Siamo sopravvissuti agli accadimenti
pili tristi e crudeli senza sfuggire al
peso che ilnostro carapace ha sop-
portato con gli scricchiolii delle no-
stre risorse.
Chi esce di scena prima e pili fortu-
nato: agli altri e concesso un altro
tratto di vita che ci fa ricchi di con-
sapevolezza rna riduce i pilastri su
cui ci vorremmo appoggiare per ri-
manere ancora attenti e partecipi.
ArchitetturaTHE WATER TALES (I RACCONTI DELL'ACQUA)
Maurizio De Caro
La darsena di Milano nasce dall' in-
tersezione della forcella d'ac-qua
formata dai rami del Naviglio Grande
e del Naviglio Pavese. Quasi una col-
lana che ha alle due estremita le
piazze Cantore e XXIV maggio, con
la porta Ticinese del Cagnola. E' no-
to a tutti che il destino eli una parte
della citra, mutando nel corso deltempo e inseguendo gli imprevedibili
eventi che ne determinano il volto,
non puo identificarsi con la semplici-
ta teorica della conservazione.
II futuro del passato e la sua inter-
pretazione; se il testo puo mutare
marginalmente, la messa in scena
puo essere solo contemporanea.
L' area della darsena presenta una
fortissima stratificazione storica che
corrisponde alla varieta degli usi fun-
zionali nel tempo. Dall 'arena rornana
nei pressi, alIa basilica, allo specchio
d'acqua prodotto dalla costruzione
dei navigli, fino al suo rnolo eli giun-
tura fra le due porte della citra Ri-
dotta l' arena a reperto archeologico
'segreto', cessati i traffici sui navigli
e interrati quelli urbani facendo della
darsena solo un elemento di colore,
annullato il confine tra citra e cam-
pagna con la riduzione della circon-
vallazione a superstrada di scorri-
mento e delle piazze con Ie porte mo-
numentali declassate a rotatorie. Im-
possibile la balneazione, la darsena
appare oggi come una frattura (1'a-
sfaltatura e la riduzione a parcheggio
dell' area intema ne sono la prova, in
quanto tentativo di trovare un qual-
che uso all 'area stessa).
Un "vuoto" estemo alla cerchia dei
bastioni che dialoga con 10 spazio
aperto di futura riqualificazione dellascalo di Porta Genova (che disegna
una sorta di "controcurva" rispetto
alIa sagoma della darsena) e gli spazi
aperti dei nuovi parchi Argelati e del
Sieroterapico, accanto ad ambiti eli
riqualificazione come quello di Ma-
golfa, con permanenze riconducibili
alla trama d'insediamenti rurali, e
quello della periferia industriale sto-
rica del piano Beruto, a nord del na-
viglio grande.
II progetto e fortemente sbilanciato
sui temi della sociologia, dell'an-tro-
pologia e dell 'estetica delle contami-
nazioni. Piazza, porto, acqua, lu-ogo
urbano, mercato, pedonalita nella
mon-umentalita, verde progettato,
percorsi tematici, segnaletica storica,
illuminazione dinamica, poli di ag-
gregazione, studi cromatici, ponti,
attraversamenti, aste commerciali,
musica, aree archeologiche, siti reli-
giosi, poli museali, centro-periferia,
viabilita.
3
Forme, funzioni e luoghi che hanno
assunto valori e sensi urbani diversi,
impensabili contraddittori; e dall' ac-
qua partiremo per disegnare il cuore
nuovo del Ticinese, con tutta la forza
catalizzatrice che I' acqua riveste
nell'immaginario collettivo, nel pas-
sato dei navigli e nel futuro di Mila-
no. Livelli di case, eli parcheggi, distrade, di ponti e di collegamenti che
ci hanno spinto a progettare partendo
da un'unica gigantesca sezione come
se simbolicamente volessimo operare
uno scavo archeologico per analizza-
re anche i suoni viscerali di quella
particolarissima parte di citta Quel-
l'acqua deve assumere la forma di
una piazza, nuova, unica, diversa e
contemporanea su cui si specchie-
ranno Ie trasformazioni future e dove
confluiranno disorelinatamente i flus-
si disordinati delle esistenze che cal-
cano a migliaia isuoli del quartiere.
Sara il fulcro di un sistema comples-
so di piazze e eli percorsi che avra
come sinergie d'attrazione Ie piazze
XXIV Maggio e Cantore, per cui
quella sara la Piazza de! racconto
dell' acqua. Quella piazza guarda al
mercato/galleria d'arte, aperto 24 ore
con tutte le funzioni possibili e im-
maginabili che 10 renderanno un'a-
ltemativa pubblica al sistema com-
merciale e consumistico spesso im-
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) .
personale del sistema un po' sfiatato
dei locali dei navigli. Nello scambio
delle merci e implicito 10scambio di
emozioni, nelle diverse parti del
giomo e della notte che rappresenta-
no mondi diversi e poco comunican-
ti. Quel "mercato"e quella piazza so-
no luoghi dialettici per eccellenza,
luogo di antiche grida, di silenzi mo-
demi, di volti, di popoli diversi.
Il progetto si basa sui principi di: in-
tegrazione interdisciplinare (con at-
tenzione alla ricostruzione della sto-
ria del luogo, alla lettura sociale del
contesto, agli aspetti degli usi nello
spazio e nel tempo, agli aspetti eco-
logici e alle suggestioni umanistiche,
in particolare artistiche e letterarie, e
le nuove prospettive aperte della
multimedialita) sostenibilita (con at-tenzione agli aspetti ambientali, con-
siderando l'ambito di progetto come
un eco-sistema urbano connesso a
sistemi ambientali territoriali) multi-
scalarita (basata sulla consapevolezza
della necessita di integrare attraverso
il progetto con altre opportunita/pro-
blematiche di scala metropolitana 0
di regione urbana, come ad esempio
la risoluzione di conflitti fra esigenze
di residenti e di city users) partecipa-
zione (considerando una risorsa pre-
ziosa la ricchezza sociale del conte-
sto e illavoro delle varie associazioni
che si sono spontaneamente costituite
per la valorizzazione di tale ambito e
dei navigli ). L'acqua ha un potenzia-
le di fruibilita sociale diretta e/o pae-
sistica al centro del progetto Green-
way: la darsena viene interpretata
come chiave di volta per connettere il
parco agricolo sud Milano con i par-
chi urbani centrali; tale connessione
si svolge sia lungo I'asse principale
del parco lineare del Naviglio grande
sia lungo l'asse di penetrazione del
verde attraverso l' ambito di riqualifi-
cazione di Romolo e la serie di par-
chi di successione Argelati e Sierote-
rapico.
II passaggio da una dimensione di
consapevolezza (e segno) della tradi-zione a quella dell'innovazione sara
il significante di questa interpreta-
zione della Darsena. Piazza e acqua
ne potranno identificare le declina-
zioni sia materiali che simboliche. La
piazza (sull'acqua) diviene il luogo
che nei suoi "contenuti" e destina-
zioni funge da scenario dei valori in-
novativi.
Alcuni di questi riguardano la piazza
come situazione aperta aile diverse
possibili integrazioni:
* della spazio e del tempo (una si-
tuazione organicamente sempre aper-
ta dove accadono costantemente si-
tuazioni, occasioni, eventi ... );
* del multiculturalismo e del multi-
linguismo (una situazione dove le
istanze culturali, artistiche, espressi-
ve in genere ...vengono valorizzate e
contestualizzate );
* delle arti e delle merci ... , una con-tarninazione che fa il mercato e mo-
della costanti transiti di modalita di
fmizione e di profili sociali d'in-
terlocuzione.
In sostanza una piazza che ospita ed
esprime contaminazioni e integrazio-
ni, come tale assorbita dalla citra e
"assorbente" nel senso pili moder-
namente glocal. n luogo nell'acqua
(pili che le funzioni sull'acqua) con-nota la sua relazione con la citra an-
che in chiave di polivalenza simboli-
ca: l'acqua come fluidita comunica-
tiva, l' acqua come origine, l' acqua
come rallentamento ipnotico e narra-
tivo.
Un luogo che richiama la complessi-
ta sociale, linguistica, culturaIe della
citra e la riforma nella fluidita:
l' architettura alla prossima puntata.
Mobilita
CENTRALE BRUTTA E SCOMODA: DUE TRAGEDIE IN UNA
Giovanna Franco Repellino
E nota come gli architetti italiani
siano i migliori restauratori sul mer-
cato internazionale, l'esperienza, Ie
tradizioni culturali, la presenza della
Sopraintendenza fanno si che nessu-
no sia altrettanto bravo a recuperare
un intonaco 0 una superficie marmo-
rea decorata, a ricomporre parti man-
canti e in complesso a ridare smalto a
paesaggi storici, cosi e strano che in
Italia sia molto raro vedere un inter-
vento contemporaneo che ben si spo-
sa con un monumento 0 un ambiente
antico, ehe sappia essere perf e tta-
mente attuale eppure giustamente
allacciato e non prevaricante. In-
somma uno di quegli interventi che
fa piacere guardare e che ci fa sentire
bene inseriti in uno spazio dove tra-
dizioni e modemita ei danno un sen-
so di appartenenza continuativo. A
questo penso girando senza meta alla
stazione centrale di Milano nel gior-
no tragico e desolato della giomata
prenatalizia della nevicata in cui mi-
gliaia di persone si accalcavano nella
speranza di un treno.
Ma perche mi domando questa tra-
sformazione della stazione mi appare
cosi sgradevole e ostile tanto che
onnai preferisco, se posso, prendere
il treno da un'altra parte? Sieuramen-
te la scarsa funzionalita e il primo
motivo. In precedenza daIl'uscita del
metro al binario ci mettevo pochi
minuti e adesso ho triplicato il tem-
-4-
po. Della scarsa funzionalita della
stazione si e gia parlato, ma anche
trattando di estetica non si puo trala-
sciare quello che e il nostro criterio
fondamentale di bellezza: il buon
funzionamento spaziale di un luogo,
quella semplicita d'incastro degli
ambienti che da un senso di natura-
lezza. Certo parlare di naturalezza in
Centrale sembra assurdo, 10 spazio
pili insolito, gigantesco, artefatto,
imponente, ma al contempo fantasio-
so, signorile, urbano e, come un'a-
ntica eattedrale, riceo di dettagli arti-
stici anehe nei luoghi nascosti. La
sua costruzione aveva richiesto una
lunga gestazione, ben due concorsi
con un totale di quasi sessanta pro-
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getti, in cui il presidente Camillo
Boito, il fondatore della scuola ita-
liana di restauro, dopo diverse va-
rianti aveva scelto la soluzione
dell' architetto Ulisse Stacchini con
cui lavon) una ricca squadra di arti-
sti.
Uno spazio immenso con cuiediffi-ciIe eonfrontarsi. Le intenzioni di
Trenitalia erano buone con seopi si-
mili a quelli di molte altre stazioni
europee che si sono trasformate in
luoghi attrattivi dove andare e poter
stare assierne anche senza dover
prendere il treno. Questo e il secondo
punto di eritiea cioe I'incapacita delnuovo intervento di esprimere senso
di accoglienza, di creare luoghi dove
sia piacevole stare. Se non si riesce
in questo intento e inutile pensare di
poter aprire negozi, ristorantini e ba-
retti in luoghi che hanno il calore e
l'attrattiva dell'ingresso a un diurno.
Ma andiamo per ordine, seguiamo un
pereorso, seendiamo dalla metro ed
entriamo nella vecchia galleria delle
carrozze pedonalizzata. E' deserta,
gigantesca e semibuia, Sara state an-
che giusto togliere i taxi ma tutti
sappiamo ehe gli spazi pedonali fun-
zionano solo se ci sono delle attivita
forti ehe sostituiseono il traffieo se
non possono essere l' anticamera del
degrado. Questo vuoto fa tristezza e
subito si rimpiange il eonvulso mo-vimento precedente. Anche la vee-
chia biglietteria e abbastanza vuota,
svuotata di significato, se non altro
possiamo guardare ilsoffitto e Ie bel-
le pareti: ci accorgiamo che sono in
travertino, vorrei sapeme pili, sareb-
be bello se ci fosse qualche video ehe
ei fa vedere da vicino queste opere, i
materiali e i lavori, sicuramente ae-eurati, di recupero storieo.
Bene, infiliamoci nel nuovo atrio da
cui partono i grandi tapis roulant per
i treni. Tutto diventa marmo avorio,
vetro e aeciaio con forti luci diffuse.
Vetro marmo e acciaio formano or-
mai un trio buono in tutte Ie occasio-
ni, ma perche quell'ossessivo colore
beige? Beige era anehe il travertino
ma la patina del tempo gli ha virato il
colore, della stesso marmo avorio
sono anehe degli inserti dei vecchi
mosaici di pavimento delle sale supe-
riori, ma e troppo poco per giustifica-re una seelta legata alIa preesistenza,
in realta quel colore lucido fa a pugni
con i toni grigi e sfumati della vee-
chia stazione. La tonalita ealda non esuffieiente a rendere quello spazio
differente da tanti ipermercati che
circondano le nostre citta, dove perc
progettisti esperti in marketing sono
stati pili bravi a inserire attivita
eommereiali allegre e differenziate
piuttosto che la lunga e terrificante
fila di vetrine nel mezzanino, tutte
uguali, desolate, che sembrano desti-nate a non riempirsi mai, nonostante
Ie reeenti assicurazioni in senso con-
trario. La mediocrita stilistica e l'u-
niformita dei materiali pretenziosi
ma banali risalta negativamente in
eonfronto alla passione tardo roman-
tica di un edificio dove chimere e
leoni vegliano dall'alto. Non si tratta
solo di un eclettismo deeorativo or-mai desueto, ma anehe di opere di
alta ingegneria come Ie enormi strut-
ture a centina reticolare a copertura
dei binari, progettate dall' ingegnere
delle ferrovie Alberto Fava e montate
1929.
Realizzate tutte per chiodatura a eal-
do, ineemierate al eulmine alIa base,
sono dei capolavori, una vera opere
d'arte in ogni singolo pezzo. Siamo
arrivati infine al piano dei treni, la
confusione morfologiea qui e totale,
spiccano ai lati soppalchi con scala
chiocciola ispirati da quelli di casa in
fase di recupero di sottotetto, una sa-
la vip tutta in vetro (ovviamente)
come una grande vasea per i pesei
rossi e rossi sono i grandi divani
comp1etamente vuoti: forse nessuno
osa sedersi.
Che dire dunque in sintesi: poco
funzionale, poco accog1iente, banale.
Una trasformazione da manuale di un
1uogo dense e significativo in un non
1uogo senza patria e senza storia. II
vecchio Genio che liabitava e scom-
parso.
Lavoro
COLF & BADANTI IN ITALIA: INVISIBILITA DELLO STEREOTIPO 0 STEREOTIPO
DELL 'INVISIBILIT A?Nicoletta Fasani
Dopo anni d'invisibilita d'immigra-
zione femmini1e, oggi 1a categoria eli
genere diventa uno stmmento di ana-
1isi utile a comp1etame il quadro: le
donne migranti sono ormai visibili
(In Italia, nel 2008 sono il 50,8% dei
migranti), ma di qua1e visibilita si
par1a? Secondo I'opinione pubblica
le donne migranti sono: badanti, col-
laboratrici familiari 0 pili raramente
infermiere [CaritasIMig-rantes 2009].
Alcuni elementi contribuiscono allo
stereotipo dellinvisibilita sociale: il
lavoro di cura, da sempre considerate
invisibile, l' aspetto trascurato ma sto-
ricamente imporwnte che vede le
donne migranti come al seguito degli
uomini e il mole dei media. Tuttavia
in Italia il tasso di attivita delle mi-granti e pili elevato di quello delle
italiane: 59,9% a fronte di poco pili
del 51% della totalita della popo1a-
zione di sesso femmini1e [Cari-
taslMigrantes, 2009] e le donne con
permesso di soggiorno di 1avoro
(46,3%) hanno superato le titolari
con permesso di soggiorno per moti-
vi fami1iari (44,9%). Meno della me-
5
ta (circa i1 43%) e impiegata ne1 la-
voro domestico/cura, rna poco ci
s'interroga sulla parte restante, ali-
mentando attraverso 10 stereotipo
immigrata-badante, i1 perpetuarsi di
ostaco1i all' inclusione sociale. Che
1avoro svo1ge l'invisibile restante
57%? Siamo di fronte ad un imperia-
lismo cu1turale in base a cui un grup-
po e invisibi1e e contemporaneamen-
te e additato all 'attenzione e rappre-
sentato attraverso stereotipi. [Young,
1996]
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II binomio donna migrante-badante e
diventato cosi evidente da celare le
differenze intragenere: Ie donne mi-
granti sono invisibili e, in quanta im-
piegate nel lavoro domestico, tuttebadanti e questo stereotipo diviene a
sua volta invisibile, nascondendo le
altre donne migranti. Esiste un mon-
do di non-badanti invisibile, 0meglio
visibile solo fuori da stereotipi de-
formanti. Contro 10 stereotipo sem-
pre pili numerose sono le donne che
emigrano da sole 0 hanno un ruolo di
breadwinner (quasi Ia meta dei mi-
granti nel mondo sono donne), i la-
voratori domestici di origine immi-
grata sono diminuiti tra il2002 e il
2006 del 20%[ www.inps.it] e, in
ogni caso, occorre stratificare illavo-
ro di cura, considerando ad esempio
Ie infenniere. L'101tre e ricomparsa,
nellambito di cura retribuito la don-
na italiana di mezza eta espulsa dal
mercato del lavoro industriale e va
annoverata Ia presenza in Italia
d'imprese migranti femminili.
Contro la visione mono-oculare e ste-
reotipata, le donne straniere titolarid'imprese rappresentano il 17% di
tutti i titolari d'impresa e sono anche
lavoratrici attive nei bar e ristoranti
etnici, negli alberghi e nel ramo este-
tico. Tra Giugno 2007 e Giugno
2008 Ie imprese femminili sono au-
mentate di +5.523 unita, di cui 3.921
hanno a capo una donna extracomu-
nitaria, In Lombardia nella stesso
anno si sono registrate +1.739 di cui730 con titolarita femminile extra-
comunitaria [Osservatorio Imprendi-
toria Femminile, Unioncarnere]. 11
numero di donne extracomunitarie
cresce se si considera anche la per-
centuale di socie d'impresa oltre alle
donne titolari. L'Ultima Dichiarazio-
ne di Emersione per la regolarizza-
zione di CoIf e Badanti, conclusasi
ufficialmente a Ottobre 2009, distin-
gue le domande inviate in base a di-
stribuzione per mansione (tot. 294.-
744/colf 180.408, badanti 114.-744)e le Province con maggior numero di
domande inviate e principali nazio-
nalita.
Nulla compare circa la divisione per
sesso delle domande, il Ministero
non ha ancora reso pubblici idati.
Non sappiamo ancora quanti uomini
e Quante donne abbiamo inviato la
domanda per essere regolarizzati e,
sapendo che ci sono stati casi di coIf
e badanti 'improvvisati'per un gior-
no, appare fondamentale Ia distinzio-
ne per sesso per non contribuire in-
consapevolmente alIa diffusione del-
10 stereotipo immigrata-badante,
Quale visibilita delle donne immigra-
te?
Urbanistica
LIBERTA E URBANISTICA. DEREGULATION 0 RELIGIO CIVILE?
Giancarlo Consonni
La realta restituita dall 'assessore allo
Sviluppo del Territorio del Comunedi Milano nell'intervista rilasciata a
Luca Beltrami Gadola per Arcipela-
gomilano e tutta in bianco e nero,
senza sfumature. Per Carlo Masseroli
pubblico e sinonimo d'inefficienza e
degrado, privato e sempre e comun-
que dinamismo e positivita, Baste-
rebbe un minimo di familiarita con la
materia di cui e chiamato a occuparsi
- l'assetto urbanistico della citta di
Milano - per rendersi conto che Ie
cose stanno diversamente. Per rima-
nere al novecento, suI fronte del fare
citta ifallimenti non sono prerogativa
esclusiva del pubblico, cosi come i
successi non 10sono del privato.
Masseroli liquida la vicenda dei
quartieri d'iniziativa pubblica come
del tutto negativa, quando invece ci
sono realizzazioni in Iarga parte riu-
scite e di forte tenuta (basti pensare
al QT8 e al quartiere Feltre, espe-
rienze apprezzate e studiate in Italia e
all'estero), Ese, per contro, in altri
quartieri si sono manifestate forme di
degrado fisico e di ghettizzazione
sociale, cioeimputabile a 'difetti'd 'impostazione (come dimenticare Ia
deportazione dei ceti popolari opera-
ta dal fascismo"), rna anche ad altro.
Essenzialmente al fatto che l'am-
ministrazione della citra non e inter-
venuta per tempo con recuperi, inne-
sti e sostituzioni (come solo da quaI-
che anna si va facendo con i contratti
di quartiere).
Anche suI fronte dell' iniziativa pri-
vata il quadro milanese degli ultimi
decenni non da ragione all 'assessore.
Ci sono parti della citra - si pensi al
tessuto misto lungo la via Tortona -
ottimamente recuperate grazie a ope-
ratori privati e che costituiscono una
risorsa per l' economia urbana e per
la vita civile. Ma ci sono anche di-
verse realizzazioni a cui corrispon-
dono tante occasioni mancate: l'ex
Maserati, l' ex OM, la Bicocca, per
fermarci alle maggiori. Realta che
parlano da sole e che nell'insieme
testimoniano di un'amara verita: Mi-
lano ha fin qui perso l'aggancio a un
6
importante movimento che, da oltre
trent'anni caratterizza la pili qualifi-cata scena europea e ch e va sotto il
nome di Rinascimento urbane.
L'impostazione che sorregge Ia pro-
posta del PGT di Milano e coerentecon il bilancio cosi sbrigativamente
tracciato dall 'ingegner Masseroli. Esolo lasciando libero campo agli ope-
ratori privati - egli sostiene - che si
pu o raggiungere il grande obiettivo
strategico che tutti gli altri ordina e
illumina: la possibilita per icittadini
di poter scegliere dove andare a vive-
re (non a caso 10slogan posto in capo
all'operazione e «Milano per scel-
t a» ) .
L'assessore allo Sviluppo del Terri-
torio si descrive come protagonista di
una svolta. Come dargli torto? Tra gli
obiettivi del PGT da lui promosso vi
e quello di incrementare la popola-
zione di Milano di diverse centinaia
di migliaia di abitanti (700.000 se-
condo isuoi primi annunci, 489.441
secondo il Documento di piano). Se
alle prospezioni dovessero seguire i
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http://slidepdf.com/reader/full/n022010 7/13
fatti, egli troverebbe posto a fianco di
figure come quella del Barone Haus-
smann, che ha fatto di Parigi la capi-
tale del XLX secolo, o di Edouard
Herriot, il sindaco socialista di Lioneche si e avvalso dell'opera di Tony
Garnier per riqualificare la sua citra
Anche se, nell' ideale galleria di chi
ha rilanciato la vicenda urbana in eta
contemporanea, non c'e nessuno che
si sia mai spinto fin la dove Massero-
li ambisce di arrivare.
Da dove verrebbe infatti quel mezzo
milione di nuovi abitanti di Milano?
A meno che non si tratti di un'im-
migrazione senza precedenti (gli
stessi Longobardi erano solo qualche
decina di migliaia), 0 che non si veri-
fichi un'invasione di alieni, quegli
abitanti non potranno che venire
dall'hinterland, ossia dalla periferia
metropolitana in cui la rendita li ha
cacciati (decisamente esigua e la
componente che se n'e andata per
libera scelta). E, se si vuole fare sul
serio, occorrerebbe una politica della
casa popolare - pardon, di social
housing - da fare impallidire quella
della Vienna Rossa 0 le sagge politi-
che di governo del territorio e della
casa da cui ip ae si s cand in av i non si
sono mai discostati. In altri termini,l'inversione radicale di una tendenza
insediativa come quella che, dai pri-
mi anni settanta a oggi, ha svuotato
Milano di oltre mezzo milione di abi-
tanti sarebbe possibile solo se si sov-
vertissero ab imis le regole della ren-
dita immobiliare. Siamo dunque alle
soglie di una rivoluzione senza pre-
cedenti?
Purtroppo la realta eben altra.L'idea, 0 meglio I'ideuzza, su cui
Masseroli e la giunta Moratti scom-
mettono e questa: se il pranzo del pa-
drone e luculliano alIa fine ci sara
trippa anche per i gatti. Saziati a do-
vere i vari immobiliaristi che tengono
in pugno le aree pregiate e non, tro-
vato spazio per i capitali rientrati con
10 scudo fiscale e per i fondi pensio-
ne americani, e cosi per quelli della
mafia, grazie a un'abbondante offerta
di aree e con indici edificatori gene-
rosi si creeranno spazi anche per le
cooperative (di vario colore).
Niente male per chi contesta I'im-
postazione quantitativa di un'ur-
banistica basata sugli standard. Cio
che mancava a questa urbanistica non
e il fatto che essa avrebbe osteggiato
l'iniziativa privata, come sostiene il
Nostro: a fare difetto, in molti casi,
era un'idea di citta: linee guida e
chiari indirizzi di disegno urbano. Equesto limite della cultura dei tecnici
e degli amrninistratori che va supera-
to. Ma non e certo facendo saltare il
banco, cioe ritornando alIa non piani-ficazione degli anni cinquanta, che si
otterra un salta di qualita.
Fare citta e un'arte difficile che com-
porta come prima cosa un'idea di
convivenza civile e la consapevolez-
za che ogni scelta sugli assetti fisici
pu o favorirla 0 osteggiarla. E del sa -
pere e della comune esperienza attor-
no a tali questioni che si nutre ilpia-
no urbanistico. C'e nel PGT in di-scussione un'indubbia attenzione alle
infrastrutture (la rete delle metropoli-
tane; rna anche il turmel Linate-Rho
Fiera, un'opera demenziale che avril
effetti devastanti su importanti spazi
pubblici urbani). Ma bastano Ie reti
tecnologiche a fare citra? No: occorre
dare vita a un'armatura di servizi e di
spazi pubblici di relazione. Di ci o il
PGT si occupa poco e male. Ne una
simile strategia e mai entrata nell'ag-enda degli immobiliaristi.
Pensare, poi, che essa possa essere
conquistata in un a contrattazione di
rimessa, caso per caso, fa torto
all'intelligenza di chi indica questa
scelta come linea programmatica.
E da un a rete forte della socialita che
dipende anche il problema della sicu-
rezza.
Ma, evidentemente, chi ha oggi la
responsabilita di governare l 'ex capi-
tale morale preferisce vivere di rendi-
ta sulla paura invece che dare corpo a
un religio civile.
La storia della citra 10 dimostra: laliberta non viene dal vivere "dissolu-
ti" (Giambattista Vico) rna dai vinco-
li civili liberamente scelti e persegui-
ti.
Societa
COSTI DELLA POLITI CA. TAGLIARE GLI SPRRCHI NON LA DEMOCRAZIAVincenzo Ortolina
Sui media ritorna ciclicamente il te-
rna dei costi della politica. V'e in-
dubbiamente, sull'argomento, la ne-
cessita e l'urgenza di affrontare una
razionalizzazione generale del siste-
ma istituzionale del nostro paese, per
evitare gli sprechi, e rendere pili fun-
zionale la pubb1ica amministrazione.
Per taluni opinionisti dei maggiori
quotidiani, il problema sembra sia
rappresentato dalle province, che co-
stano inutilmente, e che bisognerebbe
avere il coraggio di abolire. In argo-
mento, io, milanese, sono tra coloro
che condividono, innanzi tutto, l'esi-
genza di realizzare con urgenza. In
quest'area, la Citta metropolitana
(chiamiamola cosi, 0 in qualsiasi al-
tro modo), destinata, tra l'altro, ad
assorbire l 'ente provincia. Un'opera-
zione, peraltro, complicata, a me
sembra, dal fatto dell'avvenuta istitu-
zione della nuova provincia di Mon-
za.
Tornando al tema delle province in
generale, mi chiedo tuttavia se sia ora
7
il caso di riportare I'orologio indietro
di anni, riaprendo una discussione
che dovrebbe considerarsi conclusa,
perlomeno per il medio periodo, con
l'avvenuta approvazione, nel 2001,
delle modifiche alla parte seconda
della Costituzione, confermate dal
referendum popolare. Modifiche che
hanna rafforzato, in parte ridefinen-
dolo, il malo degli enti locali, pro-
vince comprese. La nuova Costitu-
zione mi pare abbia disegnato un as-
setto adeguato e coerente: un quadro
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http://slidepdf.com/reader/full/n022010 8/13
costituzionale e istituzionale chiaro,
organico, pulito, mi verrebbe da dire.
Un disegno che prevede come noto,
che 10 state abbia competenza su ben
determinate materie che non possonoche essere attribuite allivello centra-
le (moneta, politica estera, esercito,
eccetera), mentre Ie regioni 1'abbiano
su ogni altra materia non espressa-
mente assegnata, appunto, allo stato.
Ma la competenza regionale e di na-tura squisitamente legislativa e piani-
ficatoria, mentre le funzioni ammini-
strative sono attribuite interamente ai
comuni, salvo il caso della necessita
di un eventuale esercizio unitario da
parte di province, citta metropolitane,
regioni 0 stato.
Un quadro chiaro, ribadisco, nel
quale la provincia e cosi tenuta a ge-
stire soitanto le funzioni che riguar-
dina i problemi che superano i confi-
ni dei singoli comuni. E a occuparsi,
in raccordo con la regione, e coordi-
nandosi con i comuni, di program-
mazione, economica, territoriale, so-
ciale, e ambientale. Nonche di attivi-
ta di promozione e di sostegno ai
comuni medesimi, in particolare
quelli di piccola dimensione. Pro-
granuuazione, non gestione, dunque.
Nonche coord inamento, promozione,sostegno. Funzioni sussidiarie, per-
cia, in un certo senso. Salvare 1'Italia
abolendo le province, pare, in ogni
caso, illeit motiv del momento, finita
(forse), 1'era dell'attacco della stesso
tenore alle prefetture, sferrato in par-
ticolare dalla Lega Nord Oppure,
mantenerle, Ie province, ma soltanto
quali unita tecnico-operative, come
pure e state proposto. In proposito, io
ho qua1che dubbio che decidere in
particolare su viabilita, trasporti, in-quinamento, formazione professiona-
Ie, grandi insediamenti (i gia citati
problerni di area vasta), debba com-
petere soltanto alla dimensione tecni-
ca , e considero in particolare che Ie
citate funzioni di programmazione, di
coordinamento e di supporto ai co-
muni siano di natura squisitamente
politica.
Ma se allora, per i suddetti opinioni-
sti, il problema pare ridursi alIa que-
stione degli stipendi (il termine e ov-
viamente improprio) di presidenti,
assessori e consiglieri provinciali, io
credo si possa fare di pi u e di meglio,
in Italia, per risparmiare. Riducendo
per esempio i privilegi di tutti politi-
ci, che sono peraltro assai diseguali
da categoria a categoria (quelli dei
provinciali non parrebbero scandalo-
si, in confronto ad altri), a partire da
quelli dei parlamentari , ilnumero dei
quali potrebbe, innanzi tutto, essere
ridotto in misura anche significativa.
Del resto, che senso ha avere conferi-
to alle regioni un'enormita di compe-
tenze legislative, e continuare a man-tenere un migliaio di parlamentari?
In ogni caso, forse, fermo restando
che non ha indubbiamente senso ere-
arne di nuove, piu che sopprimere
tout court le province esistenti, la
gran parte delle quali ha una storia
lunga e importante, 0 comunque pri-
rna di farlo, varrebbe la pena di spe-
rimentare davvero la piena attuazione
del dettato costituzionale sopra de-
scritto, imponendo soprattutto che
ciascuna istituzione si mantenga nelproprio ambito di competenza e non
invada campi altrui: 10 state non sia
accentratore. La regione non riprodu-
ca, per parte sua, neocentralismi, e si
limiti, appunto, alla legificazione,
alIa grande pianificazione e alIa ne-
cessaria funzione di coordinamento
infraregionale, trasferendo tutta 1'at-
tivita amministrativa agli enti locali.
Le stesse province (che giustificano
la lora esistenza, innanzitutto, se
hanno, insieme, una popolazione a-
deguata e un territorio peculiare.
Monza ha quest' ultimo"), infine, non
esercitino competenze dei comuni,
come pure, da qualche parte, accade.
Tutti gli enti, poi, valorizzino piena-
mente Ie risorse interne, evitando
possibilmente la moltiplicazione di
agenzie, istituti, sub enti e quanto
altro, riducendo la proliferazione del-
le consulenze, e astenendosi dall' at-
tuare, Ie amministrazioni subentranti,
uno spoil system selvaggio. Ridurre i
costi della politica e indispensabile e
possibile, dunque.
Credo, pero, serva anche la consape-volezza che, come detto, la democra-
zia resta un bene fondamentale. In
proposito va alIora segnalata anche
1'imprescindibile esigenza di ridare
dignita aIle assemblee elettive degli
enti locali, oggi in evidente cnsi
d'identita e di molo.
Dall'Arcipelago
IL CAMMINO DEL PGT E I NODI DA SCIOGLIERE
Savino Natalicchio
E iniziata in questi giorni la discus-
sione in Consiglio Comunale per
l'adozione del Piano di Governo del
Territorio, il piu importante atto am-
ministrativo della Giunta Moratti,
che sostituira il vecchio Piano Rego-
latore Generale del 1980. Sono stati
presentati complessivamente 1395
emendamenti, dei quali oltre 350 del
PD-IdV, rna anche 200 del PdL e
della Lega. La prima seduta di di-
scussione in consiglio del 14 gennaio
ha visto la mancanza del numero le-
gale, per l'assenza di 12 consiglieri
di maggioranza. Un pessimo segnale
per 1'assessore Masseroli che conta
di arrivare all'adozione del Piano in
tempi utili da concludere entro 1'anno
1'approvazione definitiva del PGT,
dopo i 240 giorni previsti dalla Leg-
ge Regionale 12/'05. Considerando
che a primavera 2011 scade il man-
8
dato amministrativo, i tempi risulta-
no molto stretti e il cammino e assai
rischioso.
Stante il quadro, e utile richiamare i
punti pin critici del piano, Ie questio-
ni piu rilevanti e sulle quali si stanno
concentrando Ie richieste di modifica
del Partito Democratico milanese.
Da una prima lettura d'insieme, il
PGT non pensa Milano come una
citra fulcro di un' area metropolitana
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http://slidepdf.com/reader/full/n022010 9/13
prezzo delle abitazioni. Una signifi-
cativa crescita della popolazione si
realizzerebbe inoltre solo a fronte di
un qualificato incremento dell'offerta
occupazionale. In assenza di questecondizioni l'aumento della popola-
zione previsto dal P.G.T. sembra ale-
atorio e irrealizzabile.
I limiti del Piano sono poi molto evi-
denti in relazione ai temi del verde e
delle grandi dotazioni ambientali tra
Ie quali si pone, per rilevanza, il Par-
co Sud.
L'obiettivo di affermare la natura a-
gricola e produttiva del Parco Sud si
attua, come visto, tramite la perequa-
zione urbanistica, acquisendo al Co-
mune la proprieta delle aree, al fine
di realizzare ilparco agricolo pubbli-
co pili grande d'Europa, e sostenere
I' attiviti agricola mediante I' ani-
vazione di contratti agrari di lunga
durata.
Si eomprende tuttavia che il nodo
politico principale del PGT, l'anello
debole del meccanismo di funziona-
mento del piano e insito nella defini-
zione autoritativa da parte del eomu-
ne di Milano dell'indice di edificabi-
lim sulle aree del parco, essendo que-
sta materia di concertazione con gli
altri comuni del parco sud, oltre checon la Provincia di Milano e, soprat-
tutto, con la Regione Lombardia (il
Parco e infatti regionale). Da
un'analisi delle quantita insediabili si
evince inoltre che a oggi non esiste
alcuna garanzia che Ie aree del Parco
Sud vengano salvaguardate da even-
tuali atterraggi dei diritti edificatori,
in quanto Ie modalita attuative sono
rimandate ai Piani di Cintura Urbana,
strumenti esecutivi del Piano Territo-riale di Coordinamento del Parco
Sud.
Da ultimo una riflessione sui progetti
infrastrutturali del Piano tra i quali si
riehiama, oltre alle numerose nuove
linee di trasporto, anehe i1 tunnel vi-
abilistieo Expo-Linate.
Si puo eonvenire a priori come una
viabilita interrata, anche rilevante,
possa portare signifieativi benefici, a
eondizione ehe l'infrastruttura porti
con se una riorganizzazione eom-
plessiva e forte di tutta la rete di su-
perfieie, valutando opportunamente
in fase progettuale gli aeeessi e le
uscite del tunnel, per evitare il rischio
di searieare quantita rilevanti di traf-
fico in ambiti non in grado di assor-
birli. II progetto in questione tuttavia
va proprio nella direzione opposta e,
come tale, va rigettato.
Avrebbe pili senso una viabilita inter-
rata ad andamento trasversale e non
di attraversamento urbano, come ad
esempio nel quadrante nord sul trac-
ciato est-ovest della Strada Interquar-
tiere Nord, ehe nei tratti eritici e pilieontestati puo essere interrata.
Per cio che concerne la trasformazio-
ne dei comparti ferroviari, il Piano
disattende le iniziali indicazioni degli
accordi di programma Comune di
Milano-FS e non prescrive aIle Fer-
rovie di impiegare le valorizzazioni
economiche lora derivanti dalle tra-
sformazioni assentite dal PGT, esclu-
sivamente per opere connesse al po-
tenziamento infrastrutturale del nodoferroviario milanese (ad esempio, la
connessione ferroviaria Centrale-
Garibaldi 0 il passante ferroviario
ovest). II rischio e che tali risorse
siano impiegate per capitoli di spesa
non strutturali (ad esempio, il rinno-
vo del materiale rotabile) 0, peggio
ancora, per esigenze di bilancio.
In conclusione si puo osservare che il
PGT puo rimanere un libro dei sogni
in assenza di risorse economiehe
pubbliche e se si attarda la ripresa del
ciclo immobiliare.
Vi e poi il rischio ehe le previsioni di
piano, quand'anche approvato, siano
disattese 0 peggio contraddette in fa-
se attuativa, in quanto le aree strate-
giche verranno attuate mediante se-
parati atti di programmazione nego-
ziata (accordi di programma, pro-
grammi integrati d'intervento) ehe
anticipano l' efficacia del piano.
Centrale sara la capacita dell' Am-
ministrazione di verificare e valutare
gli effetti del PGT in fase di attua-
zione e gestione. Occorrera in parti-
colare verificare se il PGT sara ingrado di operare come strumento se-
lettivo della sviluppo urbano, e cioe
capace di produrre seelte tangibili in
termini localizzativi, spaziali, quali-
tativi.
Cultura
SIMONE DE BEAUVOIR - LA PASSIONE PER LA LIBERTA
Chiara Volpato
Giovedi 17 dieembre, all'Universita
di Milano-Bicocea, ilgruppo ABCD
- Centro Interdipartimentale per 10
Studio dei Problerni di G enere ~ e il
Comitato Pari Opportunita de11'U-
niversita di Milano-Bicocca hanno
organizzato un incontro dal titolo
"Simone De Beauvoir. La passione
per la Iiberta" per ricordare il sessan-
tesimo anniversario della pubblica-
zione de "II secondo sesso".
L'incontro, presieduto da Carmen
Leccardi, si e aperto con una bella
riflessione di Liliana Rampello, cura-
trice dell' edizione 2008 del volume
per ilSaggiatore e autrice della post-
fazione a110 stesso volume, e si e
ehiuso con un piccolo, magnifico,
concerto di Maria Vittoria Jedlowski,
chitarrista classica e cantautrice, che
ha presentato alcune sue composi-
zioni dedicate aIle tematiche del
femminile.
La vicenda editoriale italiana del Se-
condo Sesso fu accidentata: Monda-
dori acquisto i diritti del saggio subi-
to dopo il successo francese e 10fece
trad urre; nel m arzo d el 1 953 la p ub -
10
blicazione fu pero bloecata da una
serie di resistenze interne alla casa
editrice, un esempio significativo
delle quali e la scheda di lettura di
Remo Cantoni. L'inserimento del
testa nell'Indice dei libri proibiti nel
1956 ne procrastino aneora l'uscita.
La traduzione italiana vide la luce
solo nel 1961 per merito della casa
editrice II saggiatore, fondata tre anni
prima da Alberto Mondadori.
Nel suo intervento, Liliana Rampello
ha seguito le linee della postfazione
a ll'e diz io ne d el 2 00 8, ra cc onta nd o I a
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ricezione che il testo ebbe negli anni
Sessanta e Settanta tra le esponenti
del femminismo italiano; tra le tante
voci citiamo quelle di Luciana Ca-
stellina, Carla Mosca, Miriam Mafai,delle donne dell'Udi. Negli anni Set-
tanta, l'influenza del Secondo Sesso
fu forse meno pregnante, sostituita
dagli apporti del femminismo ameri-
cano e anglosassone. Tutte le testi-
monianze sono pero concordi nell 'in-
dicarlo come un testo fondante, uno
snodo essenziale della riflessione fe-
mminista, con il quale ogni genera-
zione si trova prima 0 poi a fare i
conti.
Ascoltando Liliana Rampello ho pen-
sato che sarebbe interessante conti-
nuare il suo percorso, raccontandoci
se e quanto questo libro ha contato
nella nostra personale formazione e
riflessione.
Personalmente so di averlo letto poco
dopo i vent'anni; ricordo di essermi
soffermata sulla seconda parte, dopo
aver scorso pill frettolosamente la
prima; sicuramente non tutto mi era
chiaro; mi aveva pero catturato
I'inizio, fulminante:
"Ho esitato a lungo prima di scrivere
un Iibro sulla donna. II soggetto e
irritante, soprattutto per le donne; enon e nuevo.".
E mi aveva colpito anche la conclu-
sione, che indicava, dopo un percorso
tanto sofferto, una possibile alleanza
tra l'universo femminile e quello ma-
schile. Simone De Beauvoir parlava
di una 'fraternita', parola desueta, rna
ricca di significati, che rimandano
alIa parte menD conosciuta, rna forse
pill promettente del pensiero rivolu-
zionario francese, un'indicazione sul-
la quale si potrebbe tornare a riflette-
re oggi:
Correva I'anno 2005 quando il Con-
siglio regionale della Lombardia va-
rava la nuova legge urbanistica n. 12
in sostituzione della precedente n. 51
del 1975, cosiddetta legge Morpurgo,
dal nome del consigliere regionale
del1'allora pci che pur dall'opposi-
"E' in seno al mondo dato che spetta
all 'uomo far trionfare il regno della
liberta; per raggiungere questa su-
prema vittoria e tra l'altro necessario
che uomini e donne, al di 1 £ 1 delle 10 -ro differenziazioni naturali, affermi-
no, senza possibilita di equivoco, la
lora fraternita."
Di Simone De Beauvoir ho poi fre-
quentato le pagine autobiografiche e
IMandarini, che con Alberta Conta-
rello abbiamo usato, insieme ad altri
testi letterari, quale archivio di dati
per una ricerca sull'amicizia lungo i
secoli. Le descrizioni di amicizie fe-
mminili non abbondano nel romanzo,
in linea con il pensiero dell'autrice,
secondo la quale Ie donne sono anco-
ra troppo poco libere per sperimenta-
re con completezza la pill libera delle
relazioni, l'amicizia appunto.
Delle pagine autobiografiche di Si-
mone De Beauvoir mi e restato tanto,
soprattutto suggerimenti di pratiche
possibili, percorsi da tentare, rifles-
sioni su fallimenti ripensati con luci-
dita e dignita,
Citero solo due esempi che mi hanno
fatto compagnia in questi anni.
La pagina, ne L'eta forte, sulle scar-
pe basse come pratica di liberta, Ie
scarpe che permettono di fuggire ra-pide da cia che si rifiuta e di correre
veloci verso cia che si desidera.
Le pagine, nel La forza delle cose,
sul rapporto con la Francia nel diffi-
cile periodo della guerra di Algeria:
Simone non si sentiva pill a suo agio
nel suo paese; troppo spesso al caffe,
per la strada captava brandelli di
conversazione che la ferivano, troppo
spesso assisteva a pubbliche prese di
posizione 0 si trovava a leggere arti-
coli che la indignavano, segni di un
imbarbarimento del sentire comune
Approfondimenti
PGT: COMMEDIA IN TRE ATTl
Emilio Vimercati
zione ne era stato il relatore. Dopo
trent'anni nessuno ha messo in di-
scussione la necessita di una revisio-
ne della stessa. Infatti iPiani Regola-
tori Generali dei comuni risultano
rivoltati da innumerevoli varianti
nonnative introdotte nel corso e li
11
provocato dal desiderio dei suoi con-
cittadini di continuare a essere dei
colonizzatori, padroni del territorio e
dell' anima altrui. Con la consueta
lucidita arriva a dire:"1 0 e altri eravamo stati trattati da
antifrancesi: 10 diventai. Non soppor-
tavo pill i miei concittadini."
Epili sotto:
"E forse anche peggio, perche di
quella gente di cui non sopportavo
pill nemmeno la vicinanza, mi trova-
vo nolente 0 volente a essere compli-
ceo Questo soprattutto non riuscivo a
perdonarle. Perche ragionassi diver-
samente avrebbero dovuto fin dalli-
nfanzia formarmi come una SS 0 un
para, invece d' inculcarmi una co-
scienza cristiana, democratica, uma-
nistica; una coscienza insomma. Per
vivere avevo bisogno di avere stima
di me stessa, mi vedevo invece con
gli occhi delle donne violentate, degli
uomini a cui erano state rotte le ossa,
con gli occhi dei bimbi impazziti:
una francese" .
Questa pagina mi e tornata in mente
innumerevoli volte negli ultimi anni
di fronte al nostro imbarbarimento, a
un'Italia che rifiuta l'altro e con
I' altro il proprio passato e ilproprio
futuro. Mi ha costretto a non disto-gliere 10 sguardo, a guardarmi con gli
occhi dei clandestini sottoposti a 0-
gni arbitrio, di chi dopo aver lavorato
vent'anni in Italia e rinchiuso in un
lager perche ha perso il lavoro, con
gli occhi delle ragazze che subiscono
la tratta, dei bambini cacciati perche
rom.
Anche di questo vorrei ringraziare
Simone De Beauvoir.
questi anni, chiamate di deregulation,
che hanno anteposto la realizzazione
dei progetti rispetto aIle previsioni
dei piani.
Ambiti omogenei, destinazioni fun-
zionali, indici volumetrici, aree a
servizi, nulla e pili utilmente pro-
8/2/2019 N02_2010
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grammabile e prefigurabile a fronte
di singoli interventi che si sovrap-pongono a qualsiasi disegno di piani-ficazione e che contengono in se, si
dice, ogni risposta. Anzi pianifica-zione e standard sono vocaboIi che
sono spariti daliessico urbano. Tuttocio si giustifica invero per Ie troppemancate attuazioni di obblighi preor-
dinati a rimanere sulla carta: indica-zioni di aree produttive mentre Ie at-
tivita dismettono, difesa dell' esisten-
te laddove e necessario ricostruirlo,destinazioni d'uso rigidamente com-
patibili e percentualizzate in un si-
stema eeonomieo dinamieo, vincoliper l'esproprio delle aree a servizisenza le risorse necessarie, limitazio-
ni volumetriche in luogo di un mag-gior uso della spazio edificabile con
minor consume di suolo. Si e quindiarrivati a mutare 1aconcezione intesaa rego1arechirurgicamente ogni area
e ogni isolato formu1ando viceversacon 10 strumento del govemo del ter-ritorio le ipotesi d'intervento in un
pili vasto scenario aperto. Tutto be-ne? Si e no. Per i comuni con popo-
lazione inferiore ai 2.000 abitanti e
per quelli con popolazione compresafra i 2.001 e 15.000abitanti, 1asban-
dierata semplificazione della norma-tiva e imbarazzante.L'articolazione in tre atti del PGT
manifesta una scenografia ridondanterna poco efficace. La legge n. 12/05,modificata spesso, si conferma comeun contenitore di procedure senzaoffrire strategie e modelli d'innova-
zione della programmazione territo-
riale. I PGT rischiano di funzionare
solo in termini di quantita e crescitaedilizia sottovalutando i temi strate-
gici che incombono sul nostro futuro:Ia sostenibilita ambientale, i limiti
che la natura pone allo sviluppo,
l'ecosistema, il clima, il riscaldamen-
to, irifiuti, le fonti energetiche, l'ac-qua, ilsuolo, 1aria. Non si percepi-
see che rimandare il confronto conqueste problematiche puo costituirela causa, come gia avviene in alcuneparti del mondo, di conflitti e penurie
mettendo in pericolo la convivenzacivile.Le nuove leggi per il governo delterritorio e di conseguenza i PGT,cosi come sono concepiti non tra-
guardano il presente; il loro scopo e
aprire un mare aperto agli interventiedilizi con semplici scorciatoie. IIgoverno del territorio e ben pili com-plesso di un piano che disegna ambiti
specifici e quindi ci si aspetta cheesso prefiguri come tutelare e miglio-
rare l'insieme degli interessi dellacollettivita: e sotto quest'aspetto pr-
ioritario che oggi si sta perdendo
un'occasione. II PGT di Milano con-ferma questa ipotesi. Ma tutto proce-
dera senza intoppi vista la scarsa at-tenzione che la predisposizione delnuovo strumento urbanistico per Mi-
lano suscita nell' opinione pubblica epersino negli addetti ai lavori chepreferiscono attendere e delegare adaltri Ie scelte e le critiche. Lo stru-
mento milanese ha la caratteristica diuno studio dedicato alIa metodologiadella rieerca per la stesura dei PGT:prefigura una tecnica, insegue obiet-
tivi preordinati e Ii giustifica di con-
seguenza. L'esempio paradigmaticoe l'art. 35 delle norme di attuazionedel piano delle regole secondo cuinelle note aree del parco sud si appli-ca ex ante la perequazione preveden-
do la slp complessiva gia concordata
in altra sede, funzioni comprese.E' cosi che si evitano i commissari
straordinari. Si potrebbe proseguirecon la previsione di 1.600.000 mq di
sIp sulle aree del Trotto. Sviluppoappunto. Per rimanere sulle questionigeneraIi mi limito ad alcune breviconsiderazioni suI PGT: primo atto,il documento di piano: e la messin-
scena, un complesso di obiettivi usati
per descrivere una realta virtuale, lapresentazione di una vetrina alle cuispalle emerge una tendenza conser-
vatrice fatta di progetti in termini di
quantita e con una regia disposta asoluzioni di compromesso mentre il
contesto metropolitano fa solo da
sfondo; secondo atto, il piano dei
servizi: si esplica mediante Ia speri-mentazione teorica, proiezioni dimodelli, fabbisogni statistici, misura-
zione qualitativa, rna rispetto alIamodernita Iiquida il cittadino chiedepiuttosto un servizio che risponda inbreve aIle sue esigenze; terzo atto, ilpiano delle regole: in pratica disci-p1ina e liberalizza l'attivita ediliziasull' esistente senza esclusioni. Anco-ra pochi spunti per trattare di pro-
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blemi che meriterebbero ben pili ap-profondite riflessioni.
La crescita della popolazione: dalfamoso picco di 1.745.220 unita re-
sidenti del settembre 1973agli odier-ni 1.296.103 unita pari a 449.117 re-
sidenti in meno, che sono e rimango-no attomo a questa cifra da ormai
quasi vent'anni: da un lata c'e una
citra che invecchia e non promuove ilricambio generazionale, dall'altro
immaginare una crescita della popo-
lazione che recuperi gli abitanti persiappare improbabile, come di fattoavviene, anche perche l'offerta abita-tiva si rivolge a ristrette categorie
socioeconomiche e per ripopolareoccorrerebbe realizzare pili ers, come
fu in passato, rna non ci sono risorse.La vocazione della citta: e esplicitata
dal dato che emerge dal centinaio diPH approvati in questi anni in cui la
funzione produttiva raggiunge incomplesso appena il 5% ivi compresele attivita ricettive alberghiere, il chesignifica fare i conti con un mercatoche 0 chiude 0 si delocalizza e per-tanto si dovrebbe pensare comeporre
al centro la questione del lavoro e
dell'indirizzo professionale dei gio-vani. I servizi: incombe anche per il
futuro il solito problema delle tantepromesse contenute nelle convenzio-
ni che non vengono mantenute enemmeno sanzionate rna anche il ti-more che la cifra di 18 mq/ab non siaun minima rna la regola per di pilisenza distinguere tra aree a verde earee a servizi. L'Arcimboldi, la
BEIC, il Centro Congressi, La citra
della moda, stanno tutti nei 18mq/ab. Ciao vecchi 44 mq/ab. E an-cora: perche sull'area del Tiro a Se-gno Nazionale di Piazzale Accursiodestinata a Servizi Comunali e stata
localizzata la sede del nuovo Conso-
lato americano, interrompendo ilRaggio Verde che da Monte Stellascende verso il centro? Proprio nonc'era un'area alternativa gia com-
promessa? Perche la nuova sede dellaRegione sull'area dei Giardini diGioia, con il Galfa a lato vuoto da un
decennio? Altro che diminuzione delconsumo di suolo. E al fin della li-cenza, un appello. Spiace chesull' argomento PGT appaiano affie-volite le voci della societa milanese e
manchino Ie critiche ovviamente sia
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positive ehe negative in un eonfronto
civile. C'e aneora tempo per le pro-
poste e questo e il momento propizio
dei tanti saperi diffusi di manifestarsi
RUBRICHE
ARTEQuesta mbrica e curata da Rita P. Bramante
e suscitare l 'interesse dei cittadini per
il futuro del territorio milanese.
"ANTENATE DI VENERE" A MILANO DAL CUORE DELL'EUROPA
Figure femminili con accentuate ca-
ratteristiche del profilo corporeo e
particolari anatomici distorti - fianchi
abbondanti e natiche prominenti, di
dimensioni spropositate, con solehi
profondi e seni infantili, a pera rivoltiall'ingiu - estremamente stilizzate
tanto che a prima vista possono sem-
brare sculture eontemporanee e fauna
pensare alle forme dalle linee volu-
tamente ipertrofiche di Botero: sono,
invece, immagini di donna plasmate
nell' argilla 0 seolpite in pietra, osso e
ciottoli all'alba della nostra civilta.
Dalla piu antica terracotta
dell 'umanita -1a 'Venere' paleolitiea
ritrovata nel foeolare del sito di Dol-
ni Vestoniee sui Monti Pavlov, tra la
Moravia e l' Austria - che ha quasi
trentamila anni http://en.wikipedia.-
orglwiki-lVenus_of_Doln%-C3%A-
D_V%C4%9Bstonice, alla monu-
mentale figura femminile di Masovi-
ce degli agrieoltori moravi del V mil-
lennio a. C.
La Sala Sforzesca del Castello ospita
fino al 28 febbraio 2010 la mostra
archeologica 'dal27000 a.C, Antena-
Vcstard Shimkus e un ragazzone
lungo lungo e sottile, di ventieinque
anni, con i modi del bravo figliolo
ehe si siede al pianoforte per far pia-
cere agli amici; iniziato 10 studio del
pianoforte a Riga, dov'e nato, aveva
cinque anni quando si sono aperte Ie
frontiere del suo paese verso I' oc-
cidente, e da aH ora a oggi e r iu sc ito a
te di Venere', interessanti reperti di
creature femminili, primitive statuet-
te che raccontano i primordi e
l' evoluzione dell' arte figurativa pa-
leolitica e neolitica europea e sono
figure simbolo di abbondanza e ferti-lim, impregnate di valore simbolico e
spirituale: statuette feticcio legate a
riti sciamanici per propiziare la ferti-
lim della terra, l'abbondanza del rae-
coIto e la continuita della specie nella
prole, divinita femminili riferibili
all'arehetipo della Dea Madre, pro-
tettrice della fecondita nella donna.
http://www.antenatedivenere-
.it/mostra.html,
Grazie ai ISO reperti del percorso
espositivo databili tra i127.000 a.C. e
il 4.000 a.C. (oltre alle figure femmi-
nili, oggetti d'uso, vasellame e reci-
pienti, un piccolo zoo di statuette di
animali dei cacciatori di mammut) la
fantasia ei aiuta a ricostruire la vita
quotidiana dei primi europei nel cuo-
re del continente, il passaggio dalla
comunita nomade di cacciatori e rae-
coglitori alIa prima societa agricola
stanziale. Ignoti agricoItori moravi
MUSICAQuesta mbrica e curata da Paolo Viola
mbriche(ZIl,arcipelagomilano,org
UN CONCERTO "GIOVANE"
continuare e a perfezionare gIi studi
musicali in Spagna, negli Stati Uniti,
in Germania, a vincere eoncorsi e
premi, a suonare in tutti i continenti,
in recital e con orchestra, e a cimen-
tarsi anehe nella composizione.
L'altra sera ha debuttato in Italia sia
come pianista che come eompositore,
ospite delle Serate Musicali nella sala
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hanno scolpito la figura femminile di
Masovice in argilla cotta: il volta e-
statico, atteggiato a perpetua stupefa-
zione, in contemplazione del cielo, le
mani a palme in su in atteggiamento
orante ci interroga suI molo di questeantiehe figure femminile: donne 0
dee?
L'esposizione, realizzata con il pa-
trocinio e contributo degli Assessora-
ti al Turismo, marketing territoriale,
identita e alla cultura del Comune di
Milano, e organizzata dall' Associa-
zione Culturale Capodanno Celtico
con la collaborazione del Servizio
Castello, e in programma presso la
Sala Sforzesca del Castello.
In un'epoca segnata da un culto esa-
sperato e non di rado autolesionista
della linea e della magrezza eccessi-
va del corpo denutrito delle top
model, puc far riflettere soffermare
10 sguardo su immagini femminili
che hanno la propria cifra nella gene-
rosita delle forme e aprire un varco
per ulteriori considerazioni.
grande del Conservatorio milanese,
con un programma a dir poco sor-
prendente e sintomatico dellevolu-
zione del gusto e della prassi concer-
tistica di questi ultimi anni,
L'inizio e clamoroso: la Hammerkla-
vier, l'opera 106 in si bemolle, venti-
nove sima delle trentadue sonate per
pianoforte di Beethoven, arcinota per
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ehe riprende il eoneetto filosofieo
dell' assurdita dell' esistenza umana,
ne 11milo di Sisifo di Camus mi vie-
ne detto che "... bisogna non appar-
tenere al tempo ... ".Direi ehe ci sono abbastanza elemen-
ti di riflessione, anehe se mi rendo
eonto personali, per prendere il vali-
gino e andare all 'Out Off entro il 7
febbraio.
Questa settimana:
Debutta il 19 gennaio al CRT, La
Madre, adattamento di Lettere di una
novizia di Guido Piovene con dram-
maturgia di Luea Searlini, messa inseena e adattamento di Maria Grazia
Mandruzzato.
Debutta il 19 La Malattia della fa-
miglia M., di Fausto Paravidino al
Teatro Litta fino al 31 gennaio.
Gallery
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YOUTUBE
Ancora in scena:
Il Fabbricone di Giovanni Testori,
con l'adattamento di Emilio Russo e
la regia di Marco Balbi, al Teatro
Oscar fino al 31 gennaio.
L'ingegner Gadda va alia guerra, di
Carlo Emilio Gadda con la regia di
Giuseppe Bertolucci al Teatro
Franco Parenti, fino al 24 gennaio.
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MORA TTl: PARLARE SENZA DIR NULLA
http://www.youtube.comiwatch?v=bKZg_FNL9LE
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