Pentagramma 2 2016

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    Penta gramm

    Lector ium Rosicrucianum

    Un appello dal cuore solare;il Cammino, la verità nella tua vita!

    2016 Numero 2

    2 0 1 6 N u m e r o

    2

    T a r i f f a A s s o c i a z i o n i S e n z a

    F i n i D i L u

    c r o : P

    o s t e I t a l i a n e s . p . a . S p e d

    . i n A b b . P o s t a l e -

    D . L .

    3 5 3 / 2 0 0 3 ( c o n v .

    i n L

    . 2 7 / 0 2 / 2 0 0 4 n ° 4 6 ) a r t . 1

    , c o m m a 2

    , D C B F o r l ì .

    CONTRIBUTI

    SEZIONI

    SAGGIO

    Il sale della terraL’attività della Fraternità mondialeChi sono? Da dove vengo?Sappiate ciò che si deve fareL’insegnamento di ErmeteLa morsa dell’attuale situazione socio-economica

    Recensione: Paul Levy: Dispelling Wetiko – Dissolvere la maledizione del maleReportage : Settimana della Gioventù Internazionale RosacrocianaCronaca : Il punto ciecoSimboli: Il cerchio e il punto

    Platone e la dottrina delle Idee

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    pen tagramma

    pentagramma – base della coscienza dell’anima

    p e r m

    e m b r i , a l l i e v i e

    a m i c i –

    l e c t o r i u m r o s i c r u c i a n u m

    i m e a n d r i d e l m o n d o d e l l ’ a n i m a

    s e g n a l

    i p e r u n v

    i a g g i o

    t e r r e s

    t r e e c

    o s m i c o

    p o s s i b i l i t à : c o m e i n a l t o

    c o s ì i n b a s s o – i l m i r a c o l o

    d e l q u o t i d i a n o

    La rivista Pentagramma escequattro volte all’anno nelleseguenti lingue:Italiano, Bul-garo, Francese, Greco, Tedesco,Inglese, Spagnolo, Ungherese,Olandese, Polacco, Portoghese,Russo, Slovacco, Svedese.

    Redazione :Pentagramma,Maartensdijkseweg I,NL - 3723 MC Bilthoven.e-mail: [email protected]

    Indirizzo della redazioneitaliana:Via Montepaolo 29,47013 Dovadola (FC)Tel.0543 [email protected]

    Amministrazione eabbonamenti:Lectorium Rosicrucianum,Via Montepaolo 29,Dovadola, Forlì.www.rosacroce.info

    Abbonamenti :€. 25.00 abbonamento annuale,€. 7.00 a copia,€. 7.00 copia arretrata.

    Proprietario : AssociazioneLectorium Rosicrucianum

    Editore:S.A.S. EdizioniLectorium Rosicrucianum

    Direttore responsabile:Eva Cristina Casciello

    Stampata dalla tipografia:ATENA.NET S.r.l.Via del Lavoro, 2236040 Grisignano – VI

    Autorizzazione del Tribunaledi Forlì n.16/’99 dell’11/05/’99

    Per concessione dellaRozekruis Pers, Olanda.

    Tribunale competente perqualsiasi controversia:Tribunale di Forlì.

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    Partendo da campioni di DNA, sembra che gli scienziati siano riusciti a ricostruirel’itinerario probabile chel’Homo sapiensha percorso sulla terra nel corso di migliaiadi secoli. Il “Progetto genografico” consiste nel confrontare il DNA di diversigruppi per determinare sia l’esistenza di famiglie umane diverse sia l’origine deiloro lontani antenati. Il nostro DNA indica che l’uomo ha iniziato i suoi viaggi in

    Africa circa duecentomila anni fa! Inizialmente è andato verso est; più tardi, men-tre continuava la mutazione del patrimonio genetico, si diresse verso ovest.Alla base di questa indagine, vi è un fascino comparabile a quello del cercatorespirituale quando si pone le eterne domande: Da dove vengo? Dove sto andando?Chi sono io? A poco a poco qualcosa si chiarisce ed è così sconcertante quasifosse la Medusa stessa che ci fissa. È così lampante che noi, quali esseri umani,non siamo in grado di imparare per vie sociali e morali oppure altruistiche. Im-parare cioè che siamouno, che condividiamo lo stesso DNA, che abbiamo lo

    stesso antenato: l’Homo sapiens. In origine, egli era più piccolo, aveva la pelle scuraed era molto più vicino alla natura di quegli automobilisti aggrappati al loro cel-lulare che siamo noi oggi. Oltre al DNA, condividiamo ogni elemento propria-mente umano, ogni molecola, ogni atomo. Nulla svanisce, tutto risale a miliardidi anni fa, tutto era presente all’origine della vita; ha conosciuto i dinosauri ecompiuto un viaggio immenso per trovare qui espressione in voi e in me, primadi proseguire il suo cammino attraverso il tempo e lo spazio – o è per uscire daltempo e dallo spazio? Ciò darebbe un senso al fatto che noi siamo polvere di s tellee

    non semplice materia!Da dove veniamo?Da ogni parte. Dove stiamo andando?In ogni luogo. Chi siamo?Nient’altro che un’espressione dell’Uno. Pertanto, amici che ci leggete, continuatela vostra ascensione. Abbiamo tutte le ragioni per essere umili, ma allo stessotempo nessuna per non abbracciare la grandezza della creazione.

    2016 numero 2 pentagramma

    CopertinaUna guida locale fa cenno agli occupanti di un veicolo, smarriti nel deserto del Sahara.Utilizzando l’analisi del DNA e con l’aiuto di molte comunità indigene, il “Progetto genografico”del National Geographic cerca dal 2005 di trovare le risposte alle domande fondamentalidell’umanità: come spiegare la nostra origine? In quale modo abbiamo popolato tutta la terra?Dove ci conduce la nostra storia? Le moderne tecnologie consentono di utilizzare il DNA per fareluce sul nostro passato comune. Tutti possono partecipare in tempo reale al lavoro scientifico e

    così conoscere di se stessi più di quanto pensavano fosse possibile.© genographic.nationalgeographic.com

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    Sommario

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    505261

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    Immagini dal mondo [Copertina, 3, 7, 64]

    Il sale della terra Jan van Rijckenborgh

    L’attività della Fraternità mondiale

    Qualche parola sul prossimo fututro

    Chi sono? Che cosa sono? Da dove vengo?Che cosa mi ha formato?Un giovane rosacroce alla ricerca di se stessoin un paese stranieroE.L. White

    ReportageSettimana della Gioventù Internazionale RosacrocianaRenova –M. van der Velden

    L’insegnamento di Ermete

    Un buon inizio

    Sappiate ciò che si deve fare

    Platone e la dottrina delle IdeeW.K.C. Guthrie

    RecensionePaul Levy: Dissolvere la maledizione del male

    La morsa dell’attuale situazione socio-economica

    Cronaca – Il punto cieco

    Simboli – Il cerchio e il punto

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    Questo appello tocca innumerevoli anime, i microcosmi, le sfavillanti essenze di ununico spirito, che popolano l'universo incommensurabile nella Luce del Tutto-Uno

    Il 12 giugno 2015 nel parco Gorky a Mosca fu inaugurata la mostra La teoria dell’innito e lostesso giorno il museo Garage . Un museo progettato da Rem Koolhaas (nl), in cui Yayoi Kusama

    ha installato degli specchi all'innito. Migliaia di luci scintillanti sommergono i visitatori e dannovita a un'esperienza psicologica e sensoriale unica. Per noi è stata come la luce di milioni di anime© www.spletnik.ru/buzz/59771-novoe-zdanie-muzeya-garazh-chto-zhdet-posetiteley.html

    immagini dal mondo

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    Il pensiero lucido di Jan van Rijckenborgh e il suo grande amore per

    l’umanità lo condussero a fondare, con Catharose de Petri, una modernascuola di trasformazione della coscienza: il Lectorium Rosicrucianum.L’idea di partenza era di colmare le lacune concernenti le conoscenze allabase dell’esistenza, al fine di alleviare la sofferenza del mondo.

    Il Sale della Terra - fermo immagine del film di Wim Wenders e Ribeiro Salgado, 2014. © Sebastião Salgado

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    divino, potete volgerla al “noi”, vale a dire a tutti gli esseri umani. Ilvostro compito non si trova nell’“io” ma nel “noi”. Voi non conosce-rete riposo finché questa luce non abbia penetrato i luoghi più oscuri.Ecco una importante opera buona! L’unica che risponde a un coman-damento divino ed esige un sacrificio vero: essere il sale della terra ela luce del mondo. E, sull’esempio del Cristo, non concedersi riposoprima che la totalità dell’onda di vita del genere umano non abbia rag-giunto il suo scopo.Questa proposta è ricca di implicazioni che ci orientano verso un com-portamento particolare che chiarisce per noi il Sermone sulla Montagna.Ora, indubbiamente, tutto ciò che vediamo intorno a noi dimostra che

    questo Sermone sulla Montagna non è stato ancora assimilato. Ed ènormale che di fronte alla necessità di realizzare una così ardua impresasorgano in noi grandi reticenze, perché ciò che chiede il Cristo è un cam-biamento completo dell’uomo e della società. Ogni cercatore serio sentiràche il punto centrale per raggiungere lo scopo non è nel dire ma nel fare, eper fare correttamente qualche cosa, occorre prima conoscere e compren-dere. Quando si dice che siete il sale della terra e la luce del mondo, ciòsigni ca che c’è in Cristo una via tracciata che può essere percorsa. Se sicomprendesse anche soltanto uno iota delle intenzioni del Cristo, il risul-tato sarebbe signi cativo per il mondo intero. Se il Sermone sulla Montagnafosse attuato anche in modo marginale, causerebbe un cambiamento radi-cale, sia nel nostro essere interiore sia in ciò che ci circonda. Saremmotentati di pensare di essere entrati nel regno dei cieli. Ciò sarebbe inconte-stabile per ogni mortale e manifesto per l’intera umanità.µ

    Il Sermone sulla Montagna,se fosse attuato anche in modo marginale,causerebbe un cambiamento radicale

    Saluto ai monti Tetons,al crepuscolo, in prossimità diJackson Lake Lodge (Wyoming,USA) © Dong Nan Xi Bei

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    Tra una vita terrestre e una vita solare, quale scegliere?

    Indubbiamente la vita solare!

    immagini dal mondo

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    mondiale

    Des Meeres und der Liebe Wellen (le onde del mare e dell'amore) dipinto di Anselm Kiefer, 2011.Una rappresentazione del classico dramma di Leandro, che ogni notte, a nuoto, attraversava l'Ellesponto per trovare la sua Era.

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    Boulder (Colorado), mattino del 6 gennaio 2015. © Tom Yulsman

    Non esistono soluzioni politiche,siete voi che dovete mettervi all’opera

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    deboli dalla paura e dalla ricerca di una compensazione nella presunzione, nell’odioe nell’agitazione distruttiva. Per cambiare il modo di pensare dei loro membri, chepure sono i nostri fratelli, è necessaria una grande corrente cosmica d’amore imper-sonale sostenuta coscientemente da migliaia e migliaia di cuori aperti di uominicome voi e noi.Non si tratta della ne del mondo. Ciò che accade oggi può essere de nito come laposa, nell’etere, di nuovi punti di partenza accordati alla grande legge dell’amore edella coesione di ogni vita. Milioni di cuori vi si dedicano, lo sentono, lo provano evi sono orientati. Dentro se stessi, questi uomini rimuovono i veli tra le vibrazionisolari e le vibrazioni terrestri. Questo si accompagna al riscaldamento del pianeta, aicambiamenti climatici ed eventualmente anche a catastro naturali. È lo Spirito – ilLogos dell’Universo e la Volontà del Padre – che mantiene in equilibrio questeenormi trasformazioni magnetiche all’interno del pianeta Terra. Non certo al serviziodelle nostre povere vacillanti personalità, ma dell’insieme dell’evoluzione cosmica alcui interno si muove l’onda di vita umana.

    Introdurre una nuova dimensione nel mondoUna modi cazione della coscienza è imminente. Si avvicina in risposta a una neces-sità cosmica, ma anche e soprattutto dal risveglio dell’autentico potenziale d’amorealtruistico, ri esso di un’immagine primordiale dell’uomo spirituale. Nel cuore ditale amore percepiremo la realtà in modo totalmente differente. La nuova aurorametterà in gioco concretamente una nuova dimensione. Il vostro cuore ne è ricettivo,e con il vostro intelletto potrete coglierne la Ragione superiore. Con i vostri attibenevoli e coscienziosi contribuirete ad introdurla nel mondo.Ci fu un tempo in cui l’uomo era connesso all’immagine divina primordiale, perchéera un autentico uomo celeste. Oggi la pienezza di una tale immagine è molto lon-tana. Tuttavia, un lontano ricordo riposa in ogni essere umano, in ogni cuoredisposto a pulsare nel giusto modo per gli altri. Questa immagine, ne siamo certi,sarà chiaramente visibile in conseguenza della grande attività cosmica di cuiparliamo. Gli uomini la proveranno come una esperienza che farà loro percepire epenetrare la potenza della matrice originale: ciò che noi chiamiamo piano divino peril mondo e l’umanità. L’accoglienza di un gran numero di profughi provenienti dalvicino Oriente non è una prima reazione positiva a questa esperienza? Alla luce dellenuove forze o valori eterici che si offrono a noi oggi, ci è possibile comprendere,con un sospiro di sollievo, il nostro compito e la nostra missione. Compito emissione che hanno origine da un ordine più profondo: “Vegliate per far viverel’anima!” Allo stesso tempo, ci è chiaro quali conseguenze genererebbe sottrarsi aquesta missione.

    In tutti i domini,l’impostura perderà la sua forza

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    Uno sconvolgimento che riguarderà l’intero pianetaEsaminiamo ora uno dei modi per aprire la porta alla vera vita. È evidente che nonsolo la psiche dell’uomo può essere risanata, per quanto possibile, ma anche chequesta esperienza e le potenti attività delle forze luce produrranno in lui una sostan-ziale puri cazione. Ciò riguarderà non solo gli esseri umani ma tutte le sfere di vita.Potrà allora prodursi un autentico sconvolgimento sociale, un grandioso e impressio-nante nuovo sviluppo che seguirà sette vie. Ognuno ne prenderà parte poichériguarderà l’intero pianeta. Nessun ambito della nostra società si sottrarrà alle lumi-nose in uenze di tale rivoluzione. Sarà come se l’attuale dimensione si dissolvesse esi dileguasse. L’immagine originale dell’uomo, conservata nella sua purezza nellesfere di vita superiori, lo avvolgerà come anima-spirito. Egli crescerà ogni giorno inconsapevolezza e discernimento. La falsità e la doppiezza perderanno ogni interesse.Non è dif cile immaginare le implicazioni in termini di cambiamento morale nellanostra società e negli scopi perseguiti dalla scienza. Si tratta di un’ampia prospettiva,una modi cazione profonda della coscienza che potrà avviare una formidabile rivo-luzione mondiale. Di tanto in tanto la Scuola Spirituale ne parla, anche se con laminor enfasi possibile. Nuove premesse, nuovi punti di partenza ci guideranno versoun nuovo comportamento. In tal modo, la nuova attività cosmica di cui parliamo ciporrà davanti alla prospettiva d’una evoluzione diversa e armoniosa.Ognuno potrà impegnarsi sulla via del grande piano divino per l’umanità e ilmondo. E poiché il nostro cuore ci inciterà e il nostro intelletto ce lo farà compren-dere, i nostri atti ne saranno la dimostrazione.

    Illuminati dalla pura immagine di ciò che è l’uomo autenticoSi manifesteranno così la verità e la nuova realtà. Le maschere e le apparenze non pre-varranno più e nell’uomo avverranno delle armoniose modi cazioni strutturali.Quando tutti gli individui saranno psichicamente condotti su nuove strade e la pura“immagine” li illuminerà su ciò che è l’uomo autentico, con tutte le sue possibilità,il corpo di razza diminuirà in densità. Gli effetti delle forze di gravità saranno modi-cati – i giovani sono già sensibili a questo, il che li rende innovatori – e la societàmostrerà in ne un volto nuovo.Insieme a tutti coloro che sanno, e sono numerosi, collaboreremo, in totale abnega-zione, con la Fraternità mondiale. Perciò, nel momento in cui avverrà,l’atteggiamento atteso da noi sarà quello di un autentico amore volto al servizio.Coloro che potranno comprendere la natura di questo richiamo si prepareranno e sidedicheranno interamente al grande lavoro al servizio di un’umanità alla ricerca delsuo autentico modello, l’immagine originale dell’uomo celeste. Questo compitorichiede un gran numero di collaboratori che possiedano la necessariacomprensione.µ

    Articolo scritto dalla redazionedel Pentagramma (vedi ancheJ. van Rijckenborgh – L’Epilogodel vol. II delle Nozze Alchemiche )

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    UN GIOVANE ROSACROCE ALLA RICERCA DI SE STESSO IN

    Chi sono? Che cosa sono?

    Da dove vengo?Che cosa mi ha formato?I pinnacoli, parco nazionale di Nambung, vicino a Cervantes, WA, Australia

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    Arrivi in un ambiente nuovo, in una terra sconosciuta, inmezzo a tante persone diverse e non sei mai stato cosìcosciente di te stesso come in quel momento. Non conoscile persone che incontri. Ti guardano, non con riprovazione,ma con curiosità. Devi fare del tuo meglio per dare una

    buona impressione. Pensi a chi sei, alle esperienze che hai fatto e a quelleper cui meriti l’approvazione. Puoi comportarti come se non ti giudicas-sero, ma sai che lo faranno comunque: non fai forse lo stesso anche tu?Chi sono loro? Sanno da dove vieni? Quello che hai imparato? Hannoforse imparato le stesse cose? Ti fai forza e vai avanti.

    Ti presenti. Cercano di indovinare il tuo accento: Canadese? Irlandese?...Ah, Olandese! Di colpo eccoti Olandese. In Olanda non sei mai Olandeseperché gli Olandesi non hanno granché in comune: religioni diverse,diversi colori della pelle, tradizioni diverse e accenti diversi. No, sei vera-mente Olandese solo durante le partite di calcio o quando vai all’estero.E quando vai oltre la Francia o l’Italia, oltre la Turchia, oltre qualche altromare o frontiera, allora diventi un Europeo. Ah, l’Europa! Con la suaciviltà, la sua cultura, la sua storia e le sue lingue. Il luogo dove tutto haavuto inizio! È quello che pensiamo noi. Chi siamo noi? Noi, Olandesi?Noi, Europei? Noi, i venti-trentenni? Noi, i Sagittario? Noi, i vegetariani?Tutti questi noi e questi loro, identità che non esistono. Se tutti lo com-prendessero, la Terra sarebbe un bel pianeta. Ancor più bello di quanto giàlo sia.

    Detto questo, ti senti comunque diverso dalle persone che ti osservanocon sguardo interrogativo in questo posto sconosciuto. Loro sono nati quie non hanno una grande considerazione del tuo paese. Noi Europei siamoconvinti che abbiamo diffuso la civiltà nel mondo intero; ed è per questaragione, e forse anche con ragione, che alcuni ci disprezzano. Questo

    UN PAESE STRANIERO

    E.L. WHITE

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    Si percepisce il desiderio di unità e lo sforzo per lacreazione di un’identità, ma non è un compito facile

    Giovani partecipanti al Outdoor Festival Camp Doog, WA, Australia

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    casa tua. Ma ciò che è stato fa parte delpassato e va bene così!E d’altronde, le persone in questa stanzanon sono forse tutte di origine Europea?Sì! È così! Infatti, la conquista dell’Austra-lia da parte degli Occidentali è iniziatasolo duecento anni fa. Tutti i presenti aquesta festa hanno antenati che, no alsedicesimo secolo circa, condivisero latua medesima storia.

    Cercando di spostare l’attenzione da testesso, chiedi a uno dei presenti qual è lasua origine. «I’m 100% Aussie, Mate» (Sono100% australiano, ragazzo.). Ecco larisposta. Gli rivolgi uno sguardoperplesso – non vede che sono una fem-mina e non un “ mate” (un ragazzo)? Nonlo correggi e poni la stessa domanda a unaltro. Stessa risposta. A questo puntochiedi se i loro antenati erano Aborigeni.E no, non esageriamo! Preferiscono peròtacere a proposito delle loro origini euro-pee. Perché? Forse perché i primicolonizzatori erano dei detenuti?No, l’identità europea non ha più postoin Australia. Qui si lavora alla costruzionedi un’identità propria. Mentre in Europastiamo decostruendo (probabilmente inmodo inconscio) il senso di cittadinanza,abolendo le frontiere oppure semplice-mente ignorandole, in Australia si cercadi creare un’identità australiana. Però ècomplicato, poiché l’Australiano non esi-ste e neppure l’Europeo. Tuttavia, ai tempiin cui le nazioni europee adottarono ilnazionalismo come ideologia politica,esse poterono fare appello a una culturasecolare di tradizioni e costumi, escegliere con precisione quelli adatti aconvincere il popolo della sua unità cosìda far corrispondere le frontiere culturalie politiche di una nazione. Qui, inAustralia, si percepisce il desiderio di unatale unità. La creazione dell’identità è

    disprezzo, ti pare di percepirlo, pur seattenuato, anche se ti sei presentato conmodestia.

    Ti senti uno straniero. Non ti vergognidella tua origine, anzi, ma sei in mino-ranza e ti senti vulnerabile.Confrontandoti con i presenti, sei consa-pevole che i tuoi pensieri e i tuoi gestinon sono sempre stati benevoli ecordiali, neppure quando eri al sicuro a

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    molto sentita, ma il compito non è facile.Gli Australiani non vogliono più essere ireietti, i condannati dell’Europa. Nonhanno una cultura sulla quale basarsi,hanno solo due secoli di storia per creareuna vera tradizione comune.Essi vogliono separarsi dalla storia euro-pea mantenendosi però nella sfera diin uenza anglosassone, come tutti i paesianglofoni, come gli Stati Uniti e la NuovaZelanda. Ma ciò è suf ciente per creareun’identità? Sì, certo, The Australiandream (il sogno australiano) puòrimpiazzare il sogno americano. L’Austra-lia è il paese delle possibilità illimitate; il

    paese delle miniere e dei self-mademiliardari. Niente sangue blu, niente ari-stocrazia. I ricchi sono i broker, iproprietari delle miniere e dei casinò.Qui non ci si può ispirare ai grandi del-l’Illuminismo, ai profondi loso o aisaggi dell’Oriente. Ecco perché ci siorienta in un’altra direzione: la sempli-cità e la facilità sono elevate al di sopradella complessità. Qui non c’è niente dicomplicato, tutto è “Too easy, Mate”(troppo facile, ragazzo). Gli Australiani sicompiacciono molto della loro tolleranzamulticulturale. Ognuno è benvenuto etrattato cordialmente, a patto di contras-

    segnare le giuste caselle dellarichiesta di visto. Così comequando devi salire a bordo diun aereo e il tuo bagaglio amano deve stare in una strut-tura metallica sempre troppopiccola, allo stesso modopuoi entrare in quest’isolagigantesca e spopolata solose hai meno di trent’anni ese sei originario di un paeseoccidentale e in buona salute.Una cultura coca-cola con unlivello di tolleranza limitato.È la mentalità del «Non sono

    Albero solitario nelle dune di sabbia di Noverosa, Doornspijk, NL

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    razzista, ma la maggior parte degli Aborigeni sonodei criminali». Se come premessa dichiaridi non essere razzista, puoi dire quelloche vuoi. Torna alla mente questa frase diVoltaire: «Uccidere è proibito, quindi tutti gliassassini sono puniti; salvo che non si uccida sularga scala e al suono delle trombe». Questetrombe risuonano ogni anno sul conti-nente in memoria del giorno in cui iprimi Inglesi arrivarono con la lorootta. E ora che vivono tutti in pace, ben-ché gli uni in comode case e gli altri inmisere periferie, è facile dimenticare chequel giorno segna l’inizio dello sfrutta-mento e del genocidio degli Aborigeni.L’atmosfera nella stanza è cambiata. Pen-savi d’imporre le tue idee sulla paritàdelle razze, la parità dei sessi o il matri-monio omosessuale, e ti trovi coinvoltoin un feroce dibattito per difendere te ele tue idee.

    Comprendi quanto sei stato fortunato dinon aver mai avuto bisogno di difenderele tue idee. La tristezza ti invade, o forse èpaura. La paura di dimenticare da dovevieni, oppure la vergogna perché talvolta,quando sei stanco, scuoti la testa e guardidall’altra parte perché non hai voglia dispiegare al tassista che gli uomini dicolore diverso non sono inferiori. Vorre-sti tanto avere un sostegno, un appoggio,e ti metti in cerca dei tuoi simili. Ti sor-prendi a pensare quanto sono diversi!Finora la tua neutralità non era mai statamessa così fortemente alla prova, mentrecerchi la luce – la forza della civiltà sottoforma di amore – nelle persone intorno a

    te. Ma non trovi quella luce, e chiudi gliocchi per il timore e lo sconforto.

    Poi ti ricordi di Noverosa. Dirigi losguardo verso l’interno. Senti i canti delTempio e, sotto i tuoi piedi, la ghiaia delsentiero del Tempio ( non correre!) mentreil profumo dei ori del giardino delleRose penetra nelle tue narici. All’improv-viso comprendi che, in fondo, lasemplicità non è così sciocca quando sipensa alla descrizione della Forza univer-sale: una scintilla, proveniente da ungrande fuoco, in ogni cuore umano. Ilpanico svanisce quando afferri che tuttihanno la stessa origine, che sicuramentelo sanno e lo percepiscono intimamente.La ricerca dell’unità, di una storiacomune, è la ricerca di ognuno.

    Lo senti nuovamente. Sai di nuovo chi seiveramente, qual è la tua vera identità. Saidi nuovo da dove vieni. È una nuovaopportunità, anche se non sapevi diaverne bisogno. E all’improvviso, dall’al-tra parte del mondo, ti senti connesso enalmente a casa.µ

    Ricordandoti di Noverosa,

    vai all’ascolto di te stesso

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    Reportage

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    I giovani di oggi sono benancorati alla vita e fannoscelte coscienti, ma sannoanche riconoscere i mo-menti in cui devono ascol-tare la voce interiore che

    dice loro di andare alla con-ferenza, senza cercare dianalizzare questa voce.

    EsserciChe cosa rende una setti-mana dei giovani allievi cosìspeciale? Che cosa significa

    per loro? «Qui, durante lasettimana dei giovani al-lievi, con tutte le personeche ci sono, posso condivi-dere le mie idee e i mieipensieri – racconta uno diloro – e non posso farlonella mia vita quotidiana.Qui sono diverso e i mieipensieri sono speciali. Il

    fatto di essere diverso ge-nera solitudine. Quelli checredevo amici mi hanno ab-bandonato. Qui gli altrisono come me. Condivi-diamo dei principi e delle

    idee. Qui non sono unostraniero; qui mi sento acasa». Il gruppo è unitoperché i giovani hannoqualche cosa in comune.Puoi anche sentirti solo eavere qualche difficoltà aparlare con gli altri, comun-

    que sia fai parte delgruppo. Si lavora insieme:un lavoro fisico, mentale espirituale. Vengono co-struite cose, altre vengonodemolite o spostate. Si hala possibilità rara di rom-pere modelli e abitudini chec’impediscono di raggiun-gere ciò cui aspiriamo.

    Come liberarsi di questi le-gami? Premendo un pul-sante? Qualunque siano lerisposte, è innegabile cheuna conferenza è una forzaformidabile che aiuta a

    rompere con il vecchio e acostruire il nuovo.

    PartireLa conferenza finisce sem-pre troppo rapidamente eci salutiamo tutti dicendoaddio, agli amici e anche

    alla settimana, anche senon si tratta di un veroaddio. Ovunque tu vadaporti i tuoi ricordi e i tuoiamici nel cuore, e sai che virivedrete, a breve o forsefra un anno.No, non parti certamente amani vuote: porti dentro dite il frutto di una settimana

    di lavoro spirituale. Questofrutto è personale, maanche collettivo, ed è resotale dal fine della settimanadi lavoro. Ci sono buoneprobabilità che tu abbia

    trovato delle risposte alletue domande; e una nuovaforza ed energia, la motiva-zione di cambiare, la gioia,la luce e molte altre coseancora. Porti con te l’atmo-sfera della settimana di la-voro e ti accorgi che il tuo

    cuore è un po’ più leggeroe puoi gestire meglio la tuavita. Si è lavorato a una co-struzione che è molto piùgrande di Renova, e si con-tinua a lavorare nel mondointero, pietra dopo pietra,giorno dopo giorno, finoa quando la meta saràraggiunta.

    9-16 agosto 2015, settimana a Renova

    Foto Cedric Veldhuis, Rumon Bruins

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    T r a m o n

    t o d e l s o

    l e , E

    s s o u

    i r a ,

    M a r o c c o . ©

    F r a n

    k F a b r i c e , 2

    0 1 1

    L’insegnamento di Ermete

    Uno degli appellativi attribuiti ad Ermete intempi ormai remoti era “Principe dellaLuce”. Alcuni pensatori appartenentiall’ambito esoterico ritengono che la sua

    apparizione risalga all’incirca al 10350a.C. Coincide così con un periodo che, daun punto di vista astrologico, segna l’iniziodell’era del Leone, che va dal 10500all’8000 circa a.C. Tale periodo vieneanche denominato “età dell’oro”, poiché,secondo la leggenda, l’essere umano aquei tempi “camminava con gli dei”.

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    del loro orientamento complessivo. Ainostri giorni possiamo nuovamenteavvertire le trame del suo pensiero attra-verso la scienza, nell’ambito della teoriaquantistica, dei livelli energetici e della materia oscura.Nonostante il lungo sonno in cui sem-brava essere stato fatto cadere, tutti i suoidiscepoli fedeli hanno potuto conoscereil contatto con la dimensione superioredel suo cammino. Lungo l’eclittica, che siestende in un’atmosfera che può ancoraperfettamente essere percepita in modocorretto dallo spirito umano, là continuaa dimorare il sapiente Ermete, messag-gero tra gli dei e gli uomini: «Credendoa metà [al visibile come sola metà delreale], confessando pienamente [la tota-lità del reale], nascosto nelle sublimialtezze, vedrà dei che mutano aspetto perelevare l’essere umano nel loro regno». Elà, proprio dietro l’orizzonte, là dove glidei si degnano di lasciare ancora unatraccia dei loro passi tras guranti, lasapienza ermetica rimane sempre accessi-bile a quelli che, in totale purezza,orientano la propria vita su questo obiet-tivo con una sincera aspirazione e unagiusta comprensione.

    Ermete è il pensatore che tutto trasforma.Il suo pensiero esamina la relazione traDio, cosmo ed essere umano, e tra corpo,anima e spirito, senza affermare la loroidentità, bensì talvolta la loro differenza.Egli afferma ad esempio: «Il nostro corpoè uno strumento. Allo stesso tempo è unattributo dell’anima». Ciò c’invita allari essione. Cosa signi cano questeparole? Ecco la sua spiegazione: «Cosìcome il corpo viene miracolosamenteformato nell’utero, allo stesso modol’anima lo è nel corpo. Ma – aggiunge –fate attenzione, il corpo che escedall’utero va dalle tenebre verso la luce,ma l’anima che entra nel corpo va dallaluce verso l’oscurità. (…) Lo spirito ènell’anima, e l’anima nel corpo. È lo spi-rito a creare l’anima, e l’anima il corpo».Continua poi chiarendo che lo scopo del-l’esistenza è che l’anima, racchiusanell’oscurità del corpo, riattivi il ricordodello spirito, ossia della luce alla qualeappartiene. «Poichè – prosegue poi –l’anima penetra nel corpo percostrizione; mentre lo spirito penetranell’anima sulla base di una scelta.Quando l’anima si trova fuori dal corpo,non possiede né qualità, né quantità;

    riceve queste nel corpo,come una specie di attributi,così come il bene e il male,poiché la materia implica talieffetti». Ermete intende direche passare attraverso la vitaterrestre comporta alcunirisultati. Una volta acquisitela qualità e la quantitàl’anima è messa in grado dieffettuare delle scelte.Ma ora parliamo della costri-zione di cui sopra. Di cosa sitratta? Possiamo intenderlaattraverso le parole di Ermetenel brano seguente: «Settestelle, ognuna diversa dall’al-tra nel proprio corso,ruotano attorno alla vettadell’Olimpo e, insieme adesse, va e viene senza inter-ruzione il tempo in nito».Nomina a questo punto isette pianeti conosciuti aisuoi tempi: la Luna che brilladi notte; il terribile Crono(Saturno); il dolce Sole; ladea di Paphos (Afrodite oVenere) portatrice del letto

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    Sette stelle ruotano con

    diverse orbite attorno aisacri confini dell’Olimpo

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    nuziale; Ares (Marte), il prode; Ermete(Mercurio) dalle celeri ali; e Zeus(Giove), il più antico, fonte primeva dacui la natura uisce.È ad essi che il genere umano è af dato,ed è così che in noi troviamo la Luna,Giove, Marte, Venere, Saturno, il Sole eMercurio. Il nostro destino, allora, è di

    ricevere dallo Spirito di Vita: «Le lacrime,il riso, la collera, il potere di generazioneo riproduzione, l’intelligenza dellaparola, il sonno e il desiderio:da Crono o Saturno le lacrime;da Giove il potere di generazione;da Mercurio l’intelligenza della parola;da Marte la collera;dalla Luna il sonno;dalla dea di Citera (Afrodite o Venere) ildesiderio;e dal Sole il riso poiché è grazie a lui cheride a ragione ogni essere dotato diragione ed il cosmo in nito».

    Ciò veniva considerato un dato universaleed erano pertanto i pianeti a dotare dellequalità umane universali: in questo sensoogni entità umana è un microcosmo.Gli esseri umani di allora siconsideravano molto meno che al giornod’oggi individui indipendenti nel sensonormalmente inteso, dal momento che leloro qualità risultavano fornite loro daglidei, allo scopo di poter venir guidati daessi, sperimentandone l’in usso vitaledurante le loro esperienze. Secondo gliermetisti tutti i pianeti esercitavano unin usso sul campo di vita. Sostenevanoche il mondo, il cosmo, fosse il corpo diDio e l’essere umano un cosmo in minia-tura! L’anima si trova quindi nel corpoper costrizione, cioè sotto la spinta diforze coercitive. Ed è in tal modo che,vivendo le proprie esperienze, impara adessere buona e ad aspirare all’unico Bene,ovvero alla perfezione. Tale è lo scopodella nascita in questo mondo, ed è lostesso per qualsiasi essere umano.Secondo le parole stesse di Ermete:«Come il corpo abbandona l’utero

    quando è giunto a maturità,così l’anima abbandona ilcorpo quando è giunta allaperfezione. Poiché come ilcorpo non potrebbe conser-vare la propria vita seabbandonasse l’utero ancorain stato di immaturità, cosìl’anima non potrebbe soprav-vivere se si separasse dalcorpo in uno stato ancoraimmaturo. Tuttavia, la perfe-zione dell’anima consiste nel“possedere la conoscenza” diciò che è eterno. Il modo incui voi vi comporterete conla vostra anima quando si tro-verà ancora nel vostro corpo,sarà lo stesso in cui l’anima sicomporterà verso di voiquando l’avrà lasciato!»A questa conclusione sonogiunti molti pensatori nelcorso dei secoli passati: ciòche resta all’essere umano èla sua capacità di compierela buona scelta, grazie alproprio desiderio di esserbuono, di fare il bene, e difondersi in una plenitudinedi gioia nella Bellezza, nellaVerità e nel Bene. Ecco il suopercorso di apprendimentosulla terra, grazie al suocorpo, grazie ai doni deglidei alla sua anima e grazieallo Spirito eterno, immor-tale, che lascia aleggiare ilproprio pensiero nelle pro-fondità abissali e nelsilenzio, discerne, osserva,genera senza fine e dimoraeternamente nella gioia.Così come apprendiamo dal-l’insegnamento di Ermete.µ

    Tramonto del sole a 348 km al di sopradell’Oceano Pacico (Foto scattata dalla

    Stazione Spaziale Internazionale, 2003)

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    Un buon inizio

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    La vita è piena di possibilità per un buoninizio, e ogni giorno, a tutte le ore, essesi presentano a ciascuno di noi. Soventeun inizio è misero e sembra inconclu-dente, insigni cante. In realtà, gli

    avvenimenti più importanti della vita iniziano cosÈ suf ciente osservare come, nel mondo materialetutto provenga da qualcosa molto più piccolo. Ilpiù possente dei umi si avvia come un rivolo cheuna cavalletta può saltare senza pericolo; la grandinondazione inizia con qualche goccia di pioggia;la robusta quercia che ha retto numerosi inverni emolte tempeste nasce da una piccola ghianda.Ri ettete: anche nel mondo spirituale le cose gran-diose si sviluppano da un inizio molto piccolo.Un’idea luminosa può essere all’origine di unascoperta meravigliosa o della creazione diun’opera d’arte capace di s dare i secoli. Il

    pensiero puro e perseverante può costituire unaforza rigeneratrice per il mondo intero. Si puòiniziare bene oppure male, e gli effetti sono conseguenti. Se controlliamo i nostri pensieri possiamoevitare una cattiva partenza, e non soltanto evitarerisultati indesiderabili, ma anche rallegrarci peresiti felici. Pensieri pieni d’amore, amabili, disinteressatie puri generano un buon inizio e produconorisultati bene ci. È talmente semplice, è così evi-dente, così assolutamente vero, ma purtroppotrascurato, evitato, poco compreso! Infatti, lanostra vita intera è la conseguenza dei nostri pen-sieri! La nostra condotta ne è interamentedeterminata, modulata. Tutte le nostre azioni,buone e cattive, sono dei pensieri manifestati.µ

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    Sappiate ciò che si

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    d l i l f i l ! h i d f i d l A i é l il i d ll’

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    In nome del cielo, fai qualcosa!– gridava la mamma – alzati daquella poltrona!» Passare iltempo a fare niente non era perlei accettabile. La mammaconosceva bene il proverbio: “L’ozio è il

    padre dei vizi”.In Europa, la parola d’ordine è ancora esempre “lavorare”. Per no gli anzianisono sollecitati talvolta a cercare lavoro,peraltro introvabile. La cognizione chenon ci sarà lavoro per tutti, se non saràcondiviso, non sembra ancora acquisita.L’antico detto che tutti conoscono “chinon lavora non mangia” è confutato daglisviluppi dell’agricoltura moderna. L’eticadel lavoro dovrebbe evolversi versoun’etica di condivisione dello stesso. Diconseguenza anche il tempo liberopotrebbe essere ripartito in modo piùgiusto. Ma dopo? Che cosa fare di questotempo? Siamo liberi di impiegarlo comevogliamo. Tra il nutrire il nostro “grandeio” di consumatori e servire il prossimoci sono tutte le sfumature possibili. Lanozione di “grande io” provienedall’umanista Harry Kunneman, il qualeattribuì a questo io tre caratteristiche:divenire sempre più grande (il consuma-tore smodato); gon arsi (credersiimportante); avere la pelle dura.Condannare moralmente il “grande io” èinutile, perché tutto scivola via da lui. Ciòè vero sia per l’individuo che per l’eco-nomia, per la politica e per l’ecologia.Secondo Kunneman, il genere umano nel

    suo insieme si comporta da “grande io”.Ciò malgrado, molti preferiscono essereal servizio del prossimo. Ma sapere comedare un valore a questo servizio è un belproblema. I bisogni sono incommensura-bili, sia sul piano materiale sia sul pianospirituale. Da dove iniziare? Una regoladi facile applicazione è questa: fare quello

    che c’è da fare. Quando si è aperti, quello

    che si deve fare arriva da solo. Avete rice-vuto un talento, forse dieci, forse mille,utilizzateli!Il losofo Wilhem Schmid diede laseguente de nizione: «Il lavoro è tuttoquello che faccio per me e per la mia vitaal ne di condurre una vita che sia bellae piena di valore». Questa de nizionenon considera né il lavoro retribuito né ilvolontariato, ma soltanto l’intenzionecon cui si lavora e i valori che emergono.Un’altra opinione interessante è quella diLynn McTaggart che, nel suo libroLascienza dell’intenzione,fornisce numerosiesempi d’intenzioni coscientemente sol-lecitate, individualmente o in gruppo,che in uiscono sugli ambienti e le circo-stanze. Con l’aiuto di esperimentiscienti ci ella dimostra che la coscienzagoverna la materia, anche se, secondoMcTaggart, la scienza tradizionale non loriconosce. La nostra in uenza su tutto ciòche ci circonda, anche di quello cheimmaginiamo, supera di molto le nostrecongetture, di più, è essenziale.I Rosacroce considerano il servizio reso alprossimo collegato innanzitutto al lavorointeriore, e necessita quindi di calma e diequilibrio. J. van Rijckenborgh l’esprime così: «Se viallontanate dalla natura della morte pervolgervi verso la Gnosi, rimarrete persempre liberi – mediante la purezza delcuore – dal mutamento. Sarete, dentro efuori del Tempio, in perfetta quiete,entrerete in una grande calma e in un

    profondo silenzio. Ebbene, ben prestoavrete un’assoluta necessità di questostato d’essere, per non lasciarvi più assor-bire dalle violente emozioni della naturadella morte».*Queste parole chiariscono il senso delversetto di Lao Tze: «È per questo che ilsaggio adotta il non-fare; pratica l’inse-

    gnamento senza parole». Solo la resa di

    sé al silenzio accorda all’attoconcreto la giustaintenzione.La Voce del Silenziodice: «In te c’è la possibilitàsia di agire sia di non agire».Ma aggiunge subito questomonito: «Il non agire dettatodall’egoismo produrrà cattivifrutti. Semina atti colmid’amore e raccoglierai buonifrutti». In ogni caso, bisognaagire, perché quando lacarità è una necessità, nonagire signi ca essereirresponsabili. Quello chefacciamo non ha moltaimportanza, poiché nella vitamateriale siamo sottomessialla legge dei contrari, equindi il bene è sempremolto vicino al male. Se èvero che l’Unico Benemerita di essere cercato,dobbiamo essere coscientiche non si trova nel mondomateriale. Ecco cosa dice Janvan Rijckenborgh inDei Glo-ria Intacta,dopo aver decrittocome si raggiungequell’equilibrio interiore incui l’anima è illuminatadallo spirito: «Posso conce-pire che, in certe circostanze,un rosacroce possa essere unmilitare». L’uomo che hacompreso l’importanza

    essenziale del servizio ètenuto a praticarlo, anche seciò sarà travisato, anche sesembrerà privo di senso.Questo no a quando com-prenderà che l’universo – ilPiano divino secondo laRosacroce – opera per far

    comprendere all’essere

    «

    Bansky, arte di strada, Londra

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    umano il senso e lo scopo della vita.Quali sono i nostri valori? In molte partidel mondo popolazioni intere sono sra-dicate dalle loro terre. Fatti atroci ci“cadono addosso” e le vittime bussano

    alla nostra porta. Fate quindi quello chedovete fare, anche se per voi comportauna perdita. Se qualcuno possiede le ric-chezze del mondo e, vedendo suo fratelloo sua sorella in dif coltà, chiude il suocuore, dov’è il suo amore per Dio?La Vocedel Silenziodice: «Se vorrai ottenere ladolce pace e la quiete, allora, o discepolo,

    semina i semi del merito nel campo dove

    attendi la raccolta. Accetta i dolori dovutial fatto d’essere nato». Se accettiamo lavita come si presenta quando otteniamola pace dell’anima, allora l’anima riceveràl’ispirazione per agire spontaneamente

    dall’interiore, un “non-fare che tutto fa”.Il vostro stato irradierà superando qual-siasi ostacolo; aiuterete il vostroprossimo pur restando semplicementeun essere umano. Non resterete indisparte, perché, come ci diceLa Voce delSilenzio: «Non crediate che il mantenersiin una era solitudine, lontano dagli

    uomini, vi conduca verso il ne, verso la

    liberazione nale».Consapevoli delle pene edelle sofferenze, un’intensacompassione per l’umanità sirisveglierà in voi. Quando la

    resa di sé aprirà le porte auna nuova comprensione,una gioia silenziosa viaccompagnerà per sempre.Questa nuova comprensionevi dirà chiaramente ciò che ègiusto fare.µ* J. van Rijckenborgh e Catharose

    de Petri, La Gnosi cinese , cap. 15

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    Allievi del Trinity College di Cambridge ascoltano una lezione che tratta del contributoapportato dall’archeologia alla comprensione dei cambiamenti climatici, 2013

    articolo di fondo W.K.C. GUTHRIE

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    Nel corso della sua lunga vita, e in particolare neglianni della maturità, Platone era sempre più attratto dalsuo mondo interiore, dall’essenza della sua coscienza.Attratto dal mondo che sta dietro e al di là delle

    limitate percezioni sensoriali e oltre il flusso dei pen-sieri e della mente volubile. Era affascinato dal mondoimmutabile e permanente, che non muore e non nasce.Probabilmente approfondiva questi argomenti con iventotto studenti che accoglieva a casa sua e che

    costituivano il nucleo centrale della sua scuola. Aglialtri studenti della sua Accademia proponeva unsistema di conoscenze più comune.

    In questo saggio sono posti in primo piano gli aspetti

    universali della liberazione dell’anima. I diversi dialoghicitati da W. K. C. Guthrie si riferiscono all’organizza-zione ideale della città-Stato. Tuttavia, possono ancheessere considerati come una pura immagine gnosticaprimordiale, la stessa che ha ispirato i fondatori della

    Rosacroce d’Oro per concepire la Scuola Spirituale.

    l tonee la dottrina delle Idee

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    organizzativo della città-Stato fosse at-alle attività di un certo numero di li-

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    tribuita a una sorta di autorità trascen-dente e assoluta. Una difesaragionevole dell’ordine costituito edelle sue istituzioni era possibile sol-tanto su questa base. Però, una similevisione delle cose poteva dif cilmentevenire fuori da un universo fondato suuna concezione assoluta del divino.

    Antropomor smo religioso, nichili-

    smo ateo, contestazioneEra dif cile riferirsi ancora a Omero eal suo pantheon di divinità che, quat-tro secoli prima, erano considerati ingrado di assumere una forma umana.Non è il caso di menzionare le criticheaspre dei loso atei chiamati so sti,perché tale visione era già antiquata altempo di Platone.La visione antropomor ca del mondodivino non poteva più sussistere al-l’interno della società ateniese del IVsecolo a. C. in cui si raggiunse il cul-mine dello sviluppo del pensieroastratto. Ma considerare obsoleta la vi-

    sione antropomor ca del Pantheonnon signi cava che nulla potesse sosti-tuirla. Era d’altronde evidente la ne-cessità di garantire la sopravvivenza diuna società in rapida trasformazione.Ma il rischio che l’etica morale e l’or-ganizzazione che la sosteneva potes-sero irrevocabilmente affondare nelnichilismo ateo esisteva.I fondamenti tradizionali della societàerano triplicemente minacciati: conl’osservazione e l’analisi dei fenomenidella natura; dai so smi atei e dal pen-siero mistico.Per quanto riguarda questo terzo peri-

    colo, dobbiamo prestare attenzione

    beri pensatori, soprattutto quelli che siispiravano alle opere attribuite a Orfeo.Il loro insegnamento scuoteva l’ordinestabilito poiché affermava che la reli-gione è in relazione con l’anima diciascuno e non con i suoi doveri versolo Stato o la comunità. Per quanto ri-guarda le critiche da parte di chi ana-lizzava i fenomeni della natura, esseconsistevano nella negazione degli dei

    antropomor così come erano descrittida Omero. Il terzo pericolo, quello deiso sti, era nell’affermazione che leleggi non potevano essere il risultatodi una ispirazione divina – poiché glidei erano soltanto fantasie umane – esi potevano quindi modi care.

    Difesa dell’ellenismo per la salvezzadella CittàQueste tre s de erano comuni ai tempidi Platone. Egli aveva una mente pra-tica e aveva rinunciato alla carriera po-litica al ne di dedicarsi interamenteall’elaborazione di un sistema di go-

    verno. Due possibilità si presentavano alui. La prima era di seguire le tendenzein voga e riconoscere che il progettodella città e la sua struttura organizza-tiva appartenevano al passato, nel qualcaso poteva contribuire alla demoli-zione della struttura e, sulle sue rovine,cercare di ricostruire una nuova societàe una nuova religione.La seconda era di usare tutte le sueforze per proteggere la città ed eviden-ziare i progetti criminali dei suoi ne-mici, prendendo comunque da lorociò che poteva servire per rafforzare ilsistema tradizionale indebolito. Ma in

    ogni caso non era necessario che gli

    Ad Atene, leprime leggiprovenivanodal dio Apollo,

    il quale agivacome unprofeta omessaggero

    di Zeus

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    sue regole.

    Assicurare alla comunitàintera una vita feliceNe La Repubblica, i membridella classe dominantesono tenuti a un compor-tamento severo di sotto-missione al pubblico

    interesse che può sembrare

    approcci politici, religiosi o meta sicisi contraddicano, anzi. Nessun verocambiamento nel pensiero politico po-trebbe essere raggiunto senza un cam-biamento parallelo nella progettazionegeneralmente accettata circa la naturadella realtà. Platone vedeva chiara-mente tutto questo, e decise di agirecon tutto il suo peso per la difesa

    dell’ellenismo e la salvezza della città.

    Il fatto cheLa Repubblicasia stato pub-blicato all’inizio della sua carriera discrittore, e le sue Leggi poco primadella sua morte, dimostra che egli de-dicò tutta la sua vita a questo ideale:concepire una riforma sociale il cuiobiettivo non sia la soppressione dellacittà come forma di organizzazione,ma piuttosto il perfezionamento e raf-

    forzamento delle sue istituzioni e delle

    visione del mondo e della società. NeL R bbli Pl t t tt ib i

    coerenza durante la sua de-t i M t i i

    La caverna di Platone? Crystal Cave nel parconazionale di Sequoia, California, USA

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    eccessivo per noi. I cittadini più emi-nenti e di maggior talento sono allon-tanati dalla famiglia e privati dei beni;l’educazione dei bambini è posta sottola supervisione della comunità; i do-veri e i diritti sono assegnati secondoun sistema che non evita le distinzionidi classe.Queste caratteristiche hanno conser-

    vato delle rami cazioni nella nostra

    La Repubblica, Platone stesso attribui-sce ad uno dei suoi ascoltatori l’os-servazione che, in questo nuovomodello di società, coloro che sonochiamati a essere leader non sem-brano avere una vita particolarmentepiacevole; anzi, non avranno né casané altri beni; vivranno in comunitàcome in una caserma di militari e,come Socrate dichiarava per rendere

    l’osservazione più caustica e cinica,«senza ricevere un soldo».Platone lo spiega così: «Il nostro obiet-tivo nella creazione di questa societànon è di rendere felice e privilegiatauna classe dirigente, ma di assicurarealla comunità intera una vita felice». Laforma organizzativa proposta neLa Re- pubblicaè la continuazione logica del-l’adesione al concetto di base dellacittà. Ma Platone aveva compreso chenon ci sarebbe stato un futuro per talesocietà, se le conseguenze determinateda questa forma di organizzazione nonfossero state accettate; egli pensava che

    la comunità dovesse proteggersi daicomportamenti individuali indeside-rati e dalle autonomie che, nel corsodel tempo, possono sempre far sorgereforze distruttive. Se la città riesce man-tenere la sua omogeneità – la sua ar-monia, come l’esprime Platone – èprobabile che possa continuare afunzionare nel modo desiderato. Talearmonia si basa sull’adesione di ognicittadino all’idea della necessariacorrispondenza tra la funzione dasvolgere e la capacità richiesta.Che Socrate sia stato l’ispiratore delplatonismo non ci sorprende per nulla,

    poiché testimoniò chiaramente la sua

    tenzione. Mentre i suoiamici e seguaci tramavanoper la sua libertà, egli disseloro: «Pensate davvero che unacomunità possa esistere senza es-sere capovolta se un qualsiasicittadino fa tutto quello che gli passa per la testa? I giudici e ilegislatori perderebbero così illoro ruolo e l’autorità».

    In questo contesto, la que-stione principale scaturivadirettamente dalla dottrinadi Socrate. In effetti, in unmodo semplice e moltooriginale egli cercava diconvincere le persone aprendersi cura della loroanima e quindi a lavoraresu se stessi. Cercava di farcomprendere loro che nondovevano limitarsi a osser-vare e a rispettare le diverseforme ed espressioni dipossibili virtù – azioni giu-

    ste, coraggiose e caritate-voli – ma dovevano anchefare di tutto per giungere arappresentarsi chiaramenteil signi cato e il valore diconcetti come la giustizia,il coraggio e l’amicizia, chedovrebbero guidare leazioni degli uomini.Platone non è stato ilprimo ad occuparsi diquesti argomenti, ma èchiaro che le incessanti erilevanti questioni poste daSocrate agli spiriti scettici

    dei suoi contemporanei

    ateniesi suscitarono molti interroga-tivi e reazioni

    stesso tempo dal corpo dipendente perpoter agire Quando il corpo moriva

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    tivi e reazioni.Considerate questo esempio: «Socrate, iltuo invito a un comportamento virtuoso parte

    dal presupposto che ci sia qualcosa come lagiustizia e la virtù indipendentemente dalleazioni concrete che si manifestano. Dobbiamodavvero dare per scontato che ci sia in asso-luto, e separato dall’uomo, una giustizia o unavirtù? I fatti ci dimostrano che alcuni uo- mini, in ogni epoca e in momenti diversi,

    hanno agito in un modo che noi consideriamogiusto o virtuoso. Ma nessuno di questi atti può essere assimilato alla virtù o alla giusti- zia perfetta di cui noi cerchiamo di dare unadefinizione. Al massimo possiamo dire chequesti esempi sono approcci rudimentali alla perfezione e che nella realtà esistono solo attiindividuali e isolati. Se un tale concetto uni-versale non dovesse esistere, a che ci giova cer-care a tutti i costi una tale chimera?»

    Prendersi cura della salvezza dellapropria anima.Una seconda obiezione, che ben pre-sto si manifestò, nasceva dall’incita-

    mento di Socrate agli ateniesi diprendersi cura della salvezza dellapropria anima. Il metodo che egliproponeva, e sul quale molto insi-steva, era del tutto nuovo. I grecierano per lo più abbastanza pragma-tici, con i piedi ben saldi sulla terra.La psiche e il mondo dell’anima nonerano cose che li interessavano molto.Si accontentavano di concetti vaghi,suscettibili di interpretazioni diver-genti, tramandati da Omero quattrosecoli prima. Il concetto di psiche, peresempio, era per loro l’immagine diun sof o o di una sostanza eterea che

    dovrebbe animare il corpo, ma allo

    poter agire. Quando il corpo moriva,la psiche si ritrovava senza riparo econdannata a sprofondare in un’esi-stenza crepuscolare, priva di forza.Anche i progressisti del tempo di So-crate, i quali speravano che i misterigarantissero loro una vita miglioredopo la morte, erano molto stupitidalla nuova concezione che poneva lapsiche quale sede di tutte le proprietà

    morali e intellettuali dell’essereumano, addirittura più importante delcorpo sico. Per far fronte alle inevita-bili critiche e af nché tutte questenuove idee potessero imporsi, è statonecessario introdurre in parallelo ledue prospettive della loso a, vale adire la meta sica e la morale.Per questo compito, Platone aveva lequalità richieste per eccellenza. A diffe-renza di Socrate, egli cercava di stabi-lire una de nizione della natura dellarealtà stessa e di collegare i concettiastratti con la morale. Alle grandi do-mande «Che cos’è l’essere? E il non-

    essere? Che cosa è reale? Che cosa nonlo è?», Platone s’ispirava ai suoi prede-cessori, Eraclito e Parmenide.

    Origine delle concezioni di PlatoneL’insegnamento di Eraclito dice in so-stanza che nel mondo dello spazio edel tempo tutto è costantemente inmovimento, tutto è soggetto a un con-tinuo processo di scambio, che il cam-biamento non cessa mai, che nulla èdue volte la stessa cosa. La logica con-seguenza di questo insegnamento èche in realtà non ci può essere cono-scenza del mondo. Perché se tutto

    cambia continuamente e non è mai

    I greci eranoabbastanzapragmatici,con i piedi

    ben saldisulla terra.La psiche eil mondo

    dell’animanon eranocose che liinteressavanomolto

    identico a se stesso, non è possibile co-noscere ciò che un momento prima

    “oggetti conoscibili” hanno una esi-stenza e possono essere descritti ma

    anche ingiusti cate legeneralizzazioni dei concetti

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    noscere ciò che un momento primaera diverso.La conoscenza implica che vi sia unoggetto stabile e permanente. Parme-nide si oppose alle tesi di Eraclito edifese l’idea di una realtà stabile e im-mutabile. Ma la realtà può essere rive-lata soltanto dall’attività dello spirito,poiché è completamente separata dalmondo transitorio, l’oggetto dei

    sensi. Può essere conosciuto solo ciòche è immutabile, eterno, oltre iltempo e lo spazio. Per quantoriguarda i sensi, essi ci mettono incontatto con il mondo che sta cam-biando, deperibile e passeggero.Questo è il tipo di pensiero che, dopoParmenide, Platone utilizzava per colle-gare le domande poste da Socrate suiprecetti da dare per un comporta-mento ragionevole e morale. Inoltre,Platone vi univa il suo grande interesseper la matematica pitagorica.

    L’Idea, concetto non identi cabile

    esistente al di là dello spazio-tempoPlatone voleva a tutti i costi risolveredue problemi. Il primo era il collega-mento tra l’eredità di Socrate e l’esi-stenza di norme assolute di condotta;il secondo era l’esistenza o la non esi-stenza di un mondo passibile di esserecompreso in un modo puramentescienti co – ipotesi che le teorie diEraclito minacciavano di condurre alcaos in ragione della mutevolezzadelle cose. Platone era convinto che cidovevano essere delle risposte a questedomande, e ricorse all’unico metodopossibile per risolvere questo appa-

    rente dilemma. Affermò che gli

    stenza e possono essere descritti, maessi originano dai concetti non assimi-labili a ciò che si può osservare nelmondo materiale; inoltre, essi esistonoal di là dello spazio-tempo, in unasorta di mondo ideale. Ecco l’originedelle idee de nite platoniche.La parola greca “idea” aveva a queltempo il signi cato di forma o di mo-dello. Il signi cato di “idea”, come lo

    intendiamo noi oggi, pecca per l’omis-sione del fatto che le idee possono esi-stere in maniera completamenteindipendente, al di là della nostra fa-coltà di rappresentazione, fuori dellanostra mente. L’accezione platonica delconcetto ha portato a rappresentarcil’idea come, in qualche modo, una so-stanza, alla quale Platone attribuivaun’esistenza autonoma e perfetta. Pos-siamo facilmente concepire un’ideaunica che comprenda concetti come labontà o l’uguaglianza. Questo ci per-mette di dire che c’è qualcosa di co-mune in situazioni diverse, come

    quando ad esempio si parla di unbuonvino o di unbuonatleta, di pari oppor-tunità o di un triangolo con i latiuguali. Senza una base comune, qual-siasi comunicazione tra le persone sa-rebbe impossibile. Questa basecomune è chiamata idea, concetto onozione, come ad esempio “la bontà”o “l’uguaglianza”.Il risultato di questa visione non è coe-rente con il modo di vedere moderno,dove si preferisce considerare che “igusti e i colori non si discutono”, valea dire che i concetti sono relativi e chenon è il caso di formulare norme ge-

    nerali. Oggi, molti scettici considerano

    generalizzazioni dei concetti.Di conseguenza essi nonconcordano sulla qualità diun buon vino o di un buonatleta. Si noti che nella con-cezione platonica, i duesigni cati sono presentiquando si parla dell’Idea delBene.Platone ci dice che queste

    Ideesono concetti assoluti,separati, esistenti in modoautonomo al di fuori dei li-miti dello spazio e deltempo; in caso contrario laconoscenza sarebbe unsogno inutile, una chimera.Nella fede in un mondo diidee assolute o di concettiesistenti in se stessi, le lorode nizioni possono essereragionevolmente richieste.È così possibile coglieresotto un denominatore co-mune – ilBuono– dei feno-

    meni legati a cose diversecome il vino e lo sport. Po-tremmo allora rappresen-tarci un mondo ideale,dove si collocherebbero iconcetti fondamentali dellanatura, perfettamente puried eterni. Per quanto ri-guarda l’esistenza appa-rente del mondo materiale,essa procederebbe nel suostato più o meno grande direlazione con l’altromondo e la partecipazioneall’esistenza piena e per-

    fetta di quest’ultimo.

    Il cuore e la ragione parlano di unmondo ideale

    L’insegnamento di Socrate ci è perve-nuto grazie a Platone. È Socrate che ha

    stabilire alcune basi e prin-cipi fondamentali.

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    mondo idealePoiché questa visione delle cose èmolto simile a un credo religioso e aun’esperienza mistica, e dif cilmentepuò essere impostata su argomenti ra-gionevoli, Platone, per fornire una de-scrizione del rapporto tra i due mondi,ha ripetutamente fatto ricorso a deiconfronti e a delle allegorie. Con daperò esplicitamente che la ragione

    stessa possa mostrarci realmente l’esi-stenza di questi due mondi.Tuttavia, questo pensiero contieneanche un signi cato che si aggiunge alconcetto di ragione, quindi più ampiodi quello che è generalmente accettato,che include solo argomenti logici,meccanici.Secondo Platone, la ragione includeanche sia il pensiero guidato dal senti-mento sia il silenzio contemplativo, econduce a ciò che è giusto e ragione-vole. Aristotele considerava l’uso diconfronti una imperfezione, ma non èchiaro come Platone avrebbe potuto

    procedere altrimenti.A volte parla di questo “mondo ideale”come di un modello del mondo sicoosservabile attraverso i sensi, comefosse un suo ri esso, a condizione chele limitazioni della materia lo consen-tano. Altre volte parla del mondo sicocome partecipe all’esistenza delmondo ideale. Uno dei suoi paragonipreferiti è quello tra l’attore di teatro ela sua interpretazione del ruolo chedeve recitare, e il personaggio origina-riamente immaginato dall’autore.

    I concetti alla base della nostra cul-

    tura scienti ca tecnocratica

    nuto grazie a Platone. È Socrate che haintrodotto per la prima volta il temadell’Idea, o il concetto che speci cadelle nozioni morali e intellettuali. Pla-tone ampliò questa prima idea per in-cludere tutti i fenomeni e le creaturedella natura. Di conseguenza, siamoora in grado di prendere in considera-zione forme diverse, ma proprie diuna specie o di una razza – per esem-

    pio, quella dei cavalli – come facentiparte del concetto più generale di “ca-vallo”; sebbene la manifestazione diquesta immagine ideale e assoluta di“cavallo” possa essere applicata sol-tanto al ri esso limitato e imperfettodel cavallo nel mondo sico. NelFe-done, Socrate dice: «Mi sono affezionato, in modo semplice e diretto, forse stupidamente, al pensiero che la bellezza da sola non fa mai di-ventare belle le altre cose». Se rapportiamoquesta dichiarazione ai nostri scopilinguistici e scienti ci, potremmo direche noi consideriamo un fenomenocome scienti co se può essere incluso

    in una classi cazione, in un ordine; ciòsigni ca che dobbiamo avere una co-noscenza preventiva della classe in cuisarà in grado di inserirsi. La maggiorparte delle persone che conosciamotroverebbe astrusa una dichiarazione diquesto tipo e non seguirebbe facil-mente Platone quando egli attribuiscea questa classi cazione una esistenzapropria e indipendente, come un’Ideaseparata dalla mente umana. Questadeduzione di Platone era fondata suuna scelta che egli fece, perché, comeSocrate, aveva una fede incrollabilenella possibilità e nella realtà di un ap-

    proccio scienti co e analitico con cui

    cipi fondamentali.Un approccio che, in ul-tima analisi, ha condottoalla tecnocratica culturascienti ca che conosciamo.Platone e Socrate condivi-devano anche la convin-zione della necessità diun’etica sociale basata sudelle norme assolute, senza

    le quali la società sarebbeirrimediabilmente destinataa perire nel caos e nella di-visione. Era l’esigenza di unnuovo modo di vedere lecose, ma i presuppostierano meno evidenti diquanto lo siano per la mag-gior parte dei nostri con-temporanei. Da una partec’era il pensiero di Eraclito,il quale sosteneva che tuttoè in continua mutazione edescludeva quindi un ap-proccio analitico e scienti-

    co ai fenomeni. Vi era poil’insegnamento di Parme-nide che sosteneva inveceche tutto ciò che è reale èeterno e immutabile.

    Ipotesi che hanno gene-rato i bastioni dellascienza modernaL’insegnamento di Platoneha molti più punti di con-tatto con il pensiero mo-derno di quanto siamoinclini ad accettare in unprimo momento. Se il

    nostro pensiero si basi

    sull’utilizzo di concetti generali,astratti e impersonali, che hanno in tal

    Eppure si parla sempre di in uenzacome di un fatto assoluto esistente in Secondo

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    p ,modo una qualità di indipendenza e diassoluto, è una domanda che non ciponiamo più. Nella scienza, per esem-pio, si parte dall’immutabilità diquello che noi de niamo leggi.Ma uno scienziato, interrogato su que-sto argomento, risponderebbe chel’adozione di leggi è in realtà solo unasempli cazione per un uso pratico; in-fatti, enunciare una legge non è altroche la formulazione di una buona pro-babilità e approssimazione alla verità ealla realtà. Tuttavia, ipotesi di questasorta pare siano diventate i fondamentidi imponenti bastioni della modernatassonomia scienti ca; e ciò sulla basedi verità e di realtà apparentementeimmutabili a cui queste leggi prestanola loro forza. Se dovesse mancare la -ducia sul fatto che queste stesse leggisi applicheranno domani, così comesono state applicate ieri, la scienza nonpotrebbe fare alcun progresso. In que-sto approccio scienti co si tratta dun-

    que anche di fede e di ducia, nchésiamo disposti ad attribuire a questiconcetti astratti un valore trascendentee assoluto. La notevole ambiguità delpensiero moderno è che usiamo deiconcetti e delle leggi come se fosseroassoluti e immutabili, mentre rivendi-chiamo nello stesso tempo che essinon abbiano questa esistenza indipen-dente e assoluta. Se ne può vedere laprova nel fatto che diversi nomi sonoutilizzati per indicare determinate ma-lattie, l’in uenza per esempio. L’in-uenza è un concetto generale cheinclude molti sintomi diversi, che non

    si manifestano mai nello stesso modo.

    se stesso e di una realtà evidente. Lanostra esperienza ci fa dire che ci sonopersone malate, non una malattia.

    Complessità dell’astratto e delconcretoPossiamo dunque affermare che in uncerto senso Platone ha difeso ed ele-vato a un livello loso co ciò che lamaggior parte di noi ammette inconsa-pevolmente come evidente.Questo signi ca che esistono effettiva-mente concetti assoluti, autonomi eimmateriali che abbracciano fenomenisici distinti e differenti. Tuttavia ciònon è suf ciente perché, alla streguadella Grecia di Socrate, oggi noi utiliz-ziamo questi concetti generali e questitermini astratti in modo molto super -ciale e senza ri ettere, senza assimi-larne i veri signi cati.Platone era consapevole di come que-sti concetti astratti e generali incarnas-sero una realtà trascendente non

    materiale, così ha insistito molto sul-l’importanza dell’esortazione di So-crate a impegnarsi in un profondoesame di se stessi per scoprire il signi-cato preciso di questi concetti. Ma separtiamo dal presupposto dell’esi-stenza di un mondo perfetto ed eternoin cui sono ssate le leggi e i modellidel mondo sico visibile, e questi duemondi sono in parte connessi inmodo che la realtà delle forme tra-scendenti possano essere trasmessealle forme siche, allora possiamoanche domandarci dove e come siamoentrati in contatto con queste forme e

    concetti astratti, dove e come siamo

    Platone, la ra-

    gione includesia il pensieroguidato dalsentimento siail silenzio con-templativo, econduce a ciòche è giusto eragionevole

    stati in grado di riconoscerle e utiliz-zarle come punti di riferimento, e

    doveva apparire molto radicale quandodichiarò che l’anima è più importante

    crate, Platone cercò di di-mostrare la verità degli in-

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    scoprire che una particolare azionepuò essere considerata buona o bella.

    Prendersi cura dell’anima per la sal-vezza della propria psicheA questo punto, Platone conferma unaltro aspetto dell’insegnamento di So-crate e lo sviluppa alla luce della tradi-zione mistico-religiosa dei seguaci diOrfeo e di Pitagora. Si tratta dell’incita-mento incessante di Socrate ai suoi se-guaci di prendersi la responsabilitàdella cura dell’anima per la salvezzadella propria psiche. Platone sapevache il ponte tra il mondo eterno e tra-scendentale delle idee e lo spiritoidenti cato con il corpo si trovavanelle dottrine dei riformatori religiosi,per quanto riguarda il tipo e la naturadell’anima umana.Come abbiamo visto, la visione cor-rente dei Greci sull’argomento era vagae super ciale. Essi pensavavo chequando il corpo deperiva, l’anima era

    disorientata come un senzatetto e fu-gace come il fumo; e come disseOmero, ridotta a un’esistenza impalpa-bile, vaga e senza vitalità. Per spiegarel’insensatezza di una tale visione, So-crate spinse il ragionamento no al-l’assurdo di evitare gli amici checredevano a una tale idea. Se il giornodel suo trapasso dovesse essere unagiornata di tempesta, diceva, morirepoteva essere per lui un’impresa moltorischiosa, perché il vento avrebbe po-tuto disperdere la sua anima ai quattropunti cardinali!In un clima di credenze del genere,

    non c’è da meravigliarsi che Socrate

    del corpo e che l’uomo ha il dovere dioccuparsene, anche di più del corpo -

    sico, talvolta anche a scapito di que-st’ultimo. Di fronte a una taleaffermazione, l’incredulità dei suoicontemporanei fu generale. Pertanto,per dare peso al punto di vista di So-

    segnamenti più antichi,come quelli di Pitagora, il

    quale affermava chel’anima è di essenza eternae che per sua natura non èa casa propria in un mondodipendente dal tempo e

    dallo spazio.L’anima ha conosciuto molte incarna-

    per l’anima, la morte del corpo gli dàla possibilità di ritemprarsi e di rivi-

    Il Simposio di Platone, opera diAnselm Feuerbach, circa 1869.Vediamo rappresentato Agatone

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    zioni, e negli intervalli tra ognuna diesse, liberata dal suo legame con il

    corpo, ha intravisto, più o meno chia-ramente, qualcosa dell’unico mondoreale in cui i valori e i concetti senzatempo sono al di là del mondo sico esensoriale. Invece di essere un disastro

    vere nella vita reale. Da questo puntodi vista, il corpo è come una prigione

    o una bara da cui l’anima spera di es-sere liberata per ritornare al mondoideale dove ha vissuto prima di essereunita a un corpo.La dottrina del mondo ideale dipende

    pp gche accoglie Alcibiade. Il contrastotra l’ospite ubriaco e la guraspirituale di Agatone è l’espres-sione della lotta interiore delpittore. Il dipinto è pieno disimboli che si riferiscono alla vitaspirituale dell’Accademia diPlatone, un soggetto che haoccupato Feuerbach per oltrequindici anni.

    interamente dalla fede incrollabilenell’anima eterna, e nel riconosci-

    di i di ’ l

    idee in cui crediamo.Ma siccome l’anima ha precedente-

    i il d l d

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    mento di una preesistenza di quest’ul-tima. Solo allora il processo di

    apprendimento può essere intesocome reminiscenza. Poiché l’osserva-zione dei fenomeni e dei fatti esterni eintorno a noi non è di per sé mai ingrado di evocare qualsiasi forma di co-noscenza relativa agli aspetti universali,eterni e astratti, dei concetti e delle

    mente sperimentato il mondo reale dacui è sorta e a cui appartiene, il ri esso

    debole e imperfetto di questo mondoideale sulla terra ci rammenta ciò cheuna volta sapevamo e che abbiamo di-menticato, contaminati come siamo daun’esistenza materiale che ci lega allaterra.

    Da una partec’era il pensierodi Eraclito, peril quale tutto èin continuamutazione;dall’altraParmenide che

    sosteneva chetutto ciò che èreale è eternoe immutabile

    Platone e l’Accademia di Atene, mosaico, Pompei, 79 d.C. circa

    L’imperfetto non conduce mai allaperfetta conoscenzaIl punto di partenza di questa visione è

    a Socrate, la filosofia aiuta a prepararsialla morte perché educa l’anima affin-ché sia in grado di dimorare nel

    il Pan lio, con il quale siconcludeLa Repubblica.In questo mito c’è una de

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    Il punto di partenza di questa visione èil pensiero secondo il quale l’imper-

    fetto non può mai condurre alla cono-scenza perfetta. Nessuna cosa delmondo sico è matematicamenteidentica a un’altra. Se, nella nostramente, operiamo con l’idea di posse-dere il vero signi cato della parola“uguaglianza”, non conferiamo a que-sta qualcosa di paragonabile a un rife-rimento materiale, come due regole odue caratteristiche.Questi approcci terrestri dovrebberoeffettivamente essere studiati e osser-vati, tuttavia essi possono operaresolo come indicatori o parametri diriferimento per la mente, al fine ditrovare la via della conoscenza dellaperfezione. Questa conoscenza erauna volta presente nella nostramente, ma è ora in uno stato latente.È necessario che sia riscoperta e riat-tivata, affinché l’intelligenza possafunzionare. In realtà, tutta la cono-

    scenza del mondo materiale è unaquestione di reminiscenza.Quando il filosofo è sulle tracce del“Mondo ideale”, non appena ha im-parato a usare nel modo giusto i suoisensi e la sua capacità di osservazione,non deve più preoccuparsi continua-mente delle cose della sfera fisica. Puòquindi considerare il corpo per quelloche è, controllare i desideri – tutti idesideri – in modo da liberarel’anima e lo spirito da un pesante far-dello. È quindi pronto a elevarsi al disopra del mondo sensoriale e a ritro-vare la conoscenza delle forme per-

    fette. Nelle parole che Platone fa dire

    ché sia in grado di dimorare nelMondo ideale, la sua dimora origi-

    nale; e riesca a rimanere lì invece diessere ancora una volta condannataalla prigionia nella camicia di forza diun involucro deperibile.

    Il linguaggio simbolico coniuga laloso a e la religioneQuesta concezione della natura del-l’anima e la spiegazione de nitiva delconcetto di conoscenza attraversano,come un lo rosso, tutto il dialogo in-titolatoFedone. Platone vi espone i suoipensieri in modo analitico, ma anchecon un linguaggio simbolico, come ilmito che chiude il dialogo. Ma altrove,con una logica rigorosa e in modo tan-gibile, espone e cerca di dimostrare laveridicità di questa concezione dellaconoscenza che è la reminiscenza; cosìè anche inMenone, dove il lavoranteanalfabeta con questo nome deve ri-spondere a delle domande di ordine

    matematico.Tuttavia, anche in questo caso, Platonefa dire a Socrate che questo insegna-mento proviene da sacerdoti e sacer-dotesse, i quali reputano che leresponsabilità personali facciano partedei loro doveri e dei loro compiti.Quindi, di nuovo, in modo quasiinosservato, la loso a e la religionesono introdotte mano nella mano. Lastessa correlazione, con le conse-guenze che ciò comporta per la dot-trina platonica, è rappresentata informa di grandi miti, come appaionoalla ne dei dialoghi. Il più impor-

    tante di questi miti è forse quello di Er

    In questo mito c’è una de-scrizione completa del

    viaggio dell’anima attra-verso la creazione, dove lediverse incarnazioni sonidenti cate, così come ciòche accade negli intervalliche le separano. Questomito descrive inoltre comel’anima è perfezionata epuri cata per sfuggire -nalmente al ciclo delle na-scite e delle morti. Laragione per cui non ci ri-cordiamo della realtà diquesto mondo ideale è nar-rata in questo mito, doveogni anima è obbligata abere l’acqua del umeAmelete, il ume del-l’oblio, prima di accogliereun nuovo corpo.Ora, siccome le anime at-traversano una vasta pia-

    nura desertica, latentazione di bere unagrande quantità di que-st’acqua è molto grande. Inquel preciso momento, leanime dimostrano i pro-gressi che hanno realizzatonelle precedenti incarna-zioni, perché è qui che laforza di controllo chehanno acquisito è davveromessa alla prova.Ma, ahimè, tutte le animesono obbligate a bere unpo’ di acqua, eccetto quelle

    che sono predestinate a

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    sfuggire al collegamento con uncorpo, e possono quindi ritrovare il le-game eterno con la verità stessa. Qua elà, nell’antica Grecia, si ritrova l’imma-gine del ume dell’acqua dell’oblioche l’anima deve bere, ciò sottolinea ilbuon uso che Platone traeva dalle leg-gende tramandate dalla tradizione perillustrare i propri concetti.

    Abbandonare la logica e il pensieroanalitico ed entrare là dove i poeti e imistici si ispiranoNelFedonevi è un mito con una carat-teristica ancora più allegorica. Lacomposizione dell’anima umana èrappresentata simile a un carro alato

    costituito da un cocchio trainato da

    due cavalli, di cui l’auriga rappre-senta la Ragione. L’auriga deve gui-dare i cavalli, uno dei quali èintelligente e impulsivo ma incline aobbedire per sua natura, mentre l’al-tro è malvagio e disobbediente. Ilprimo cavallo rappresenta il lato co-raggioso, eroico e capace di disci-plina della natura umana, volontàinclusa; il secondo la tendenza a es-sere trascinato dalla sua componentefisica, sensoriale e grossolana.Successe, narra la leggenda, che in unlontano passato il carro fece un girolungo il bordo del cielo, dove il coc-chiere potè intravedere la verità eterna.Tuttavia, il cavallo disobbediente e ca-

    priccioso s’impennò a tal punto che il

    Museo Americano di Storia Naturale di New York, visitatori di fronte a una parete che illustra la biodiversità

    Platone esponei suoi pensieriin modo anali-tico, ma anche

    con un linguag-gio simbolico,come nei mitiraccontati allafine dei dialoghi

    carro precipitò. Cadde e si immerse nelmondo della materia, del cambia-mento dello spazio e del tempo

    Riscoprire l’idea pura e perfetta dicui tutte le cose non sono altro cheun ri esso

    della loso a. L’intero pro-cesso deve includere ancheun processo di selezione ed

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    mento, dello spazio e del tempo.La presenza di così tanti punti essen-

    ziali del suo sistema di pensiero tra-smessi in questo modo, ha spintoalcuni ricercatori a chiedersi se Pla-tone voleva davvero che le sue storiemitiche fossero prese sul serio. Forsela migliore risposta è quella che egliaffida a Socrate, nelFedone. Ricor-diamo che l’immortalità dell’animane è il soggetto e il dibattito terminacon il racconto di un mito in cuimolti dettagli sono forniti circa lavita dell’anima dopo la morte. Perterminare, Socrate lo riassume così:«Per questo motivo, Simmia, dobbiamo faredi tutto in questa vita per acquisire la virtù

    e la saggezza. Ne vale la pena, perché c’è molto da aspettarsi. Non conviene a unuomo intelligente fare affidamento al fattoche tutto sia come io l’ho descritto. Ma misembra lecito aspettare che egli prenda inconsiderazione le cose dell’anima e la suadimora, poiché sembra che l’anima siaeterna. Un tale tentativo vale la pena, è unosforzo nobile. Un uomo deve ricordarsi diquesto come fosse una formula magica. Per questa ragione mi sono dilungato su questo mito».Il grande vantaggio del mito è che illettore deve abbandonare la logica e ilpensiero analitico e lasciarsi trasportarein un mondo pieno di emozioni,quello in cui si ispirano i poeti e i mi-stici. Noi non leggiamo i miti accet-tando il loro signi cato letterale, macome un mezzo per esprimere ciò chedi solito sfugge alla rete grossolanadell’argomentazione logica e precisa.

    un ri essoTuttavia, prima di terminare, per evi-

    tare di considerare Platone un idealista,con gli occhi ssi su un altro mondo esenza i piedi per terra, ricordiamoquanto si è anche occupato per le que-stioni riguardanti i doveri e la società,come si può vedere nell’allegoria dellacaverna e neLa Politica.Quando il losofo riesce a uscire dal-l’oscurità profonda della caverna, è suodovere ritornare per rivelare ai suoicompagni di sventura la verità e la re-altà che egli ha visto e di cui ha fattoesperienza.NeLa Politica, Platone dice che è questacategoria di uomini, i loso , che de-

    vono costituire la classe dirigente. Pergovernare con giustizia, è necessarioche questa classe abbia raggiunto ungrado di saggezza quasi divina, poichéil compito e il dovere dei dirigentidella società consistono nel portare lecoscienze a contemplare il Bene, cheessi però devono già possedere in sestessi. In altre parole, devono aver ri-scoperto l’idea pura e perfetta, di cuitutte le cose create sono solo un ebileri esso.Ecco perché i giovani devono passareattraverso un’educazione e una disci-plina rigorose, prima di essere ritenutiadatti a funzioni direttive. Fino all’etàdi diciotto anni, dice Platone, essi do-vrebbero ricevere una formazione ge-nerale e un addestramento militare esportivo. Poi, per dieci anni, dovreb-bero essere istruiti in tutti i settoridella matematica superiore e, in ne,

    per altri cinque anni, in tutti gli aspetti

    un processo di selezione edè soltanto a trentacinque

    anni, e non prima, chequesti uomini possono es-sere considerati degni dioccupare funzioni direttivenell’apparato statale.Ne consegue che i losonon possono possederenulla di proprio e che ilpotere politico è più unpeso che una tentazione.Essi devono esercitare leloro funzioni al servizioesclusivo della comunità.Inutile precisare che questiprìncipi della società plato-

    nica non siano la classe di-rigente più fortunata; percontro, potrebbero essere lapiù felice, se li conside-riamo dal punto di vistadella luce che agisce inqueste menti illuminate.Una luce che, ineluttabil-mente, irradia da questiuomini in ogni direzione.µ

    Esprimiamo la nostra gratitudineper l’autorizzazione a pubblicarequesto articolo, tradotto da unamonograa intitolata Due saggi su Platone , destinata ad unutilizzo interno alla Scuola diFilosoa e tratta dal capitolo Vdel libro I Filoso greci daTalete ad Aristotele (1950), di W. K. C.Guthrie.

    Dissolvere la Maledizione del Male – A proposito del

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    «Dispelling Wetiko è uno di quei rari libricoraggiosi che vuole portarci dove preferiremmonon andare, nelle profondità della nostra stessaoscurità, del nostro lato ombra. Ai nostri giorni è ilviaggio più essenziale. (...) Sicuramente una letturaobbligata».(Catheryne Mysse)

    Nel suo libro, l’artista e ricercatore Paul Levy ci parla diuna malattia mentale, una psicosi collettiva che ha col-pito l’umanità, uno stato chiamatowetiko nellacultura dei nativi americani. Una persona che soffre diwetiko è assillata da avidità ed egoismo portatoall’estremo; inoltre, vive parassitando l’energia vitale dichi le sta accanto ed è incapace di pentirsi.L’autore descrive questo stato morboso comeprovocato da un virus annidato da secoli nella nostrapsiche, un virus che si comporta come un anticorpoimpazzito attaccando le parti sane dell’organismo comese fossero tumori. Allargando lo sguardo, Paul Levyspiega come questa malattia in realtà si manifestidavanti ai nostri occhi in tutto il mondo, e porta comeesempi la distruzione sistematica dell’ambiente e delnostro pianeta, dalla deforestazione dell’Amazzonia (unpolmone della Terra) all’inquinamento degli oceani, dal-l’avidità sconfinata dei mercati finanziarî del sistema diWall Street, agli orribili atti di violenza che riempiono lepagine dei giornali e dei notiziari.Tutto questo accade quando il genere umano mostra il“cancro dell’anima“ l’assenza di ogni empatia perl’umanità. Un fenomeno già conosciuto molto tempofa anche dagli gnostici dell’antichità greco-romana cheparlavano di Arconti, entità viventi a spese del genereumano. (Vedere Pentagramma n ° 1 del 2016 )

    Non ridursi a cibo per i demoniNella visione del nostro autore, le espressioni tenden-zialmente psicotiche della mente umana hanno lafacoltà di raggiungere una certa autonomia “esisten-

    ziale” ma, per mantenersi,devono poi costringere l’es-sere parassitato a comportarsiin base a un livello sublimi-nale, inconsapevole,facendogli adottare uno stiledi vita dannoso per il suoessere più profondo. In que-sto modo tutta l’energiavitale si riduce a diventarecibo per i demoni, unconcetto preso in prestito daC. G. Jung.«Wetiko è anche in grado di creare in modo fittizio delleforme pensiero inconsce,delle vere e proprie credenzeche, una volta accese,alimentano il virus di cui

    sopra, in un circolo viziosoche alla fine uccide il porta-tore stesso. Wetiko si alimenta dell’immaginazionecreativa che gli manca. Eccoche, se noi non utilizziamo al

    servizio della vita il dono del-l’immaginazione creativa, il virus utilizza la nostra imma-

    ginazione contro noi stessi,fino a portarci all’autodistru-

    zione. Il predatore wetiko è incompetizione con noi, cercadi impadronirsi della menteusurpando il nostro posto.

    Allora non siamo più esseri sovrani che creano consape-volmente attraverso i loro

    pensieri: siamo condizionati eutilizzati dal virus stesso che

    Paul Levy, nato a New York nel1956, ha fatto studi di Economiae Belle Arti. Negli anni ‘90 halavorato per la Fondazione Jung.Dopo esperienze spiritualiintense, ha formato i gruppi diRisveglio nel sogno, un percorsoin cui accompagna le persone ascoprire la vera natura dellarealtà in cui sono immerse. Tieneconferenze e lezioni, è praticantedel buddhismo tibetano, eautore di due libri:La pazzia di George Bush (un riesso dellanostra psicosi collettiva) eDispel-ling Wetiko (la più grandemalattia epidemica mai cono-sciuta dal genere umano).

    testo di Paul Levy ispelling Wetiko

  • 8/16/2019 Pentagramma 2 2016

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    ci rende malati e letteral-mente pensa al nostro

    posto ».Come insegna la fisicaquantistica, non c’è sepa-razione tra l’osservatore el’osservato. Tutto è colle-gato a tutto, come in unsogno; tutti i fenomenisono indissolubilmentelegati gli uni agli altri e inogni momento. Questaconoscenza è fondamen-tale per avere una buonacomprensione della nostrarealtà. Quando sicomprende in che modola nostra realtà individualee collettiva si manifesti inquesto momento allaconsapevolezza, alloraabbiamo raggiunto ilpunto di svolta dal qualela prospettiva può cam-biare. Questacomprensione, secondol’autore, permette unavisione più elevata che cifa agire in modo diverso