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Dott. Arch. DANIELE BORGNAVia G. Pascoli, 39/6 - 12084 Mondovì (CN)� 339-3131477 � [email protected]
Geom. ALBERTO BALSAMOS.S. 28 Nord, 6 - 12084 Mondovì (CN)� 347-4097196 � [email protected]
Dott. Ing. ALBERTO BONELLOStrada di Pascomonti - 12084 Mondovì (CN)� 328-4541205 � [email protected]
STUDIO DI INGEGNERIADott. Ing. ANTONIO CAPELLINOVia Rosa Bianca, 18 12084 Mondovì - (CN)� 0174/551247� [email protected]
Si riservano tutti i diritti di divulgazione e/o riproduzione del presente documento senza specifica autorizzazione ai sensi della legge 24.04.41 n.633 e s.m. ed int.
RICHIEDENTEGRUPPO DI PROGETTAZIONE
REGIONE PIEMONTE
PROVINCIA DI CUNEOCOMUNE DI CEVA
PROGETTO DI NUOVO IMPIANTO IDROELETTRICO “BIANCOMANO”
PROGETTO DEFINITIVODocumentazione ai sensi del d.lgs. 387-03
DATA PROGETTO DEFINITIVO
Maggio 2014SCALA
Elaborato
S.C.S. s.r.l.
Via Divisione Cuneese, 50 12010 - Bernezzo - (CN)
per S.C.S. ing CARLO SIMONDI
S2
STUDIO D'IMPATTO AMBIENTALE
Sintesi non tecnica
Dott.ssa For. Gloria RoattinoVia C. Trombetta, 6012080 Vicoforte (CN)� 339/6465766� [email protected]
DERIVAZIONE IDROELETTRICA SUL FIUME TANARO – Comune di Ceva (CN)
Autorizzazione unica D.Lgs 29 dicembre 2003 n. 387 e L.R. n. 40/1998
Studio di ingegneria Antonio CAPELLINO – Via Rosa Bianca 18 – Mondovì (CN) Pagina 1
Sommario
1 Premessa ................................................................................................................................................... 2
2 Caratteristiche del progetto ........................................................................................................................ 3
3 Contesto progettuale .................................................................................................................................. 4
3.1 Quadro programmatico ...................................................................................................................... 4
3.2 Quadro ambientale ............................................................................................................................ 5
3.2.1 Atmosfera ....................................................................................................................................... 5
3.2.2 Suolo e sottosuolo ......................................................................................................................... 7
3.2.3 Ambiente idrico .............................................................................................................................. 8
3.2.4 Ambiente biologico ........................................................................................................................ 9
3.2.5 Ambiente fisico............................................................................................................................. 11
3.2.6 Ambiente antropico ...................................................................................................................... 11
3.2.7 Paesaggio .................................................................................................................................... 12
4 potenziali impatti ....................................................................................................................................... 13
5 conclusioni ................................................................................................................................................ 15
DERIVAZIONE IDROELETTRICA SUL FIUME TANARO – Comune di Ceva (CN)
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1 PREMESSA
La presente Sintesi in linguaggio non tecnico, redatta ai sensi dell’art. 3.1.d della L.R. 14/12/98 n.40, riporta
il quadro riepilogativo delle informazioni e dei dati significativi, prodotti nell'ambito dello studio di impatto
ambientale, ivi comprese cartografie illustrative della localizzazione del progetto, presentato con modalità e
linguaggio tali da consentire la comprensione e la valutazione critica da parte del pubblico, nonché
un'agevole riproduzione.
Il presente Studio di Impatto Ambientale è stilato ai sensi della L.R. n. 40/1998 “Disposizioni concernenti la
compatibilità ambientale e le procedure di valutazione”, del D.P.C.M. n. 377 del 27/12/88 “Norme tecniche
per la redazione degli studi di impatto ambientale e per la formulazione del giudizio di compatibilità” e del
D.Lgs. n. 152 del 03/04/2006 per quanto concerne i contenuti da inserire nello studio di impatto ambientale
(allegato V e VII alla parte II), ha come oggetto la realizzazione di una derivazione idrica per la produzione di
energia elettrica nel Comune di Ceva, nei pressi della Borgata Mazzarelli.
Lo Studio di Impatto ambientale è suddiviso nei tre quadri previsti dalla normativa vigente ovvero il quadro
programmatico, il quadro progettuale e il quadro ambientale. Il primo analizza la congruenza del progetto
rispetto alla legislazione e pianificazione vigente; il secondo contiene una descrizione e l’analisi
dell’intervento in progetto e l’individuazione della migliore tra diverse alternative progettuali. Il terzo infine
comprende l’analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti potenzialmente soggette ad un
impatto importante, cioè dei prevedibili effetti che la realizzazione del progetto comporta sull’ambiente e la
descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e compensare, dal punto di vista ambientale, gli effetti
negativi sull’ambiente.
L’obiettivo dello studio è, quindi, quello di analizzare le azioni progettuali in relazione alle caratteristiche
ambientali presenti, valutando gli eventuali impatti negativi e quelli positivi, la loro entità, la relativa durata nel
tempo.
In linea generale per la redazione degli inquadramenti e per tutto ciò che si riferisce al settore del bacino del
Fiume Tanaro, in cui ricade l’area in studio, si fa esplicito riferimento alle informazioni desunte dalla
letteratura specifica, mentre per quanto riguarda l’assetto locale sono state condotte specifiche indagini in
sito integrate con la letteratura e riferite all’area in esame.
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2 CARATTERISTICHE DEL PROGETTO
Il Progetto prevede la realizzazione di un nuovo impianto idroelettrico ad acqua fluente, costituito da opera di
presa, ubicata sul canale irriguo Piana di Ceva e Lesegno presso il bacino di carico esistente della centrale
Mazzarelli con soglia di derivazione a 430.36 m s.l.m, da una condotta forzata della lunghezza di circa 94
avente diametro di 1500 mm e da un edificio interrato adibito a centrale idroelettrica ubicato alla quota di
circa 390 m s.l.m. e restituzione in sponda destra del sinistra del Fiume Tanaro
L’impianto è classificabile in funzione delle proprie caratteristiche nei seguenti modi:
- mini – impianto (100 kW ≤ P < 1000 kW)
l’impianto idroelettrico progettato ha una potenza massima nominale di 1.437 kW e media di
958 kW; la potenza della turbina Francis installata è di 1.261 kW e permette la produzione
media annua di 6,96 GWh;
- impianto ad acqua fluente
l’impianto idroelettrico progettato non possiede capacità d’invaso, se non per i piccoli volumi
d’acqua contenuti nelle varie opere idrauliche che compongono la centrale, che non possono
essere sfruttate in modo proficuo per la modulazione della portata;
- impianto a bassa - media caduta (0 m < H < 50 m)
l’impianto idroelettrico progettato sfrutta un salto idraulico medio di 50,72 m;
- impianto a piccola portata (Q < 10 m³/s)
l’impianto idroelettrico progettato sfrutta portate per un valore massimo di 2.900 l/s e medio di
1.925 l/s .
e si compone di:
- un’opera di derivazione dal canale irriguo Piana di Ceva e Lesegno con sdoppiamento del
canale di adduzione e dotata di:
- paratoie di gestione
- impianto sgrigliatore
- una condotta forzata costituita da una tubazione interrata in PRFV del diametro di 1,5 metri,
dello sviluppo di circa 94 m e funzionamento in pressione;
- un locale turbine di tipo interrato, posto in sponda sinistra orografica del Fiume Tanaro, delle
dimensioni esterne di 12,0 x 8,0metri con copertura piana in c.a. interrata e un piccolo locale
adiacente adibito ad ospitare il trasformatore a servizio della turbina Francis
- gruppo di produzione che si costituisce di:
- n.1 turbina tipo Francis con relativo generatore
- n.1 trasformatore
- quadri elettrici e impianto di gestione informatizzato
- accessi mediante la sistemazione di piste sterrate e realizzazione breve tratto nuova pista
- l’allacciamento alla rete di distribuzione ENEL composto da:
- interventi su locale ENEL presso centrale Mazzarelli
- elettrodotto di collegamento alla linea MT interrato privato
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3 CONTESTO PROGETTUALE
La derivazione di acqua per scopi idroelettrici riguarderà un tratto a valle del bacino di carico che alimenta la
centrale idroelettrica dei Mazzarelli all’interno del Comune di Ceva (CN). La centrale è prevista in sinistra
orografica del Fiume Tanaro.
Il sito in esame è identificabile su Carta Tecnica Regionale Foglio n° 228010.
Il Tanaro è il secondo fiume per lunghezza del Piemonte dopo il Po del quale è principale affluente di destra.
È lungo 276 chilometri ed il corrispondente bacino idrografico ricopre un’area di circa 8175 km2. Nasce a
2200 m s.l.m. dal Monte Saccarello, per confluire nel Po nei pressi di Bassignana. Conta diversi affluenti sia
in destra orografica che in sinistra orografica; da un punto di vista idrogeologico il Fiume Tanaro risulta
essere caratterizzato da un regime complesso, tra i connotati dei fiumi alpini e di quelli appenninici.
Il fiume presenta infatti due picchi massimi di piena durante l'anno (tarda primavera e autunno) con quello
tardo-primaverile maggiore di quello autunnale (caratteristica comune ai fiumi alpini) e due picchi di magra
(estate e inverno) con quello estivo assai più accentuato di quello invernale (come avviene invece per i fiumi
appenninici).
Principalmente il Fiume Tanaro può essere suddiviso sotto un punto di vista idrogeologico in tre tratti
principali. Il primo tratto è rappresentato dalla porzione che dalla sorgente giunge a Ceva, in cui il regime è di
tipo alpino con ricche portate nella tarda primavera per lo scioglimento delle nevi sulle Alpi Liguri e magre
estive e invernali. Le differenze tra portata di piena e di magra non risultano eclatanti. Il secondo tratto va da
Ceva a Cherasco, in esso il regime diventa pluvio-nivale con valori massimi di portata in autunno (a causa
delle forti precipitazioni che in questo periodo interessano l'altopiano monregalese e in particolare le Langhe)
e in primavera (per lo scioglimento delle nevi) con il picco primaverile leggermente maggiore di quello
autunnale. Le magre invece seguono l'andamento tipico dei fiumi appenninici, con la magra estiva assai più
marcata di quella invernale. Il terzo tratto infine è quello che da Cherasco va a confluire nel Po, in esso le
portate crescono notevolmente e si accentua anche il regime pluvio-nivale che presenta due picchi di piena
annui uno autunnale tra ottobre e novembre ed uno tardo primaverile tra maggio e giugno. Il periodo di
magra è fortemente riscontrabile in inverno tra dicembre e febbraio e in estate nel mese di agosto.
Nonostante il livello di naturalità del contesto ambientale, in prossimità del sito non sono presenti aree di
interesse nazionale e/o regionale e/o provinciale. A livello di area vasta, invece, elementi paesaggistici ed
ambientali di pregio sono costituiti dai S.I.C. Siti di Importanza Comunitaria ai sensi della Dir 94/43/CEE
“Habitat”: “Bosco di Bagnasco” (IT1160020) nel Comune di Bagnasco a circa 10 km a S-SE dell’area oggetto
di intervento, “Sorgenti del Belbo” (IT1160007) nei Comuni di Montezemolo, Camerana e Saliceto a circa 12
km a E, “Faggete di Pamparato, Tana del Forno, Grotta delle Turbiglie e Grotte di Bossea” (IT1160026) nei
Comuni di Frabosa Soprana, Montaldo di Mondovì, Pamparato e Roburent a circa 20 km a SW, “Monte
Antorotto” (IT1160035) nei Comuni di Garessio e Ormea a circa 20 km a S, “Alte Valli Pesio e Tanaro”
(IT1160057) SIC e ZPS (ai sensi della Dir 74/409/CEE “Uccelli”) nei Comuni di Briga Alta, Chiusa Pesio,
Magliano Alpi, Ormea, Roccaforte Mondovì a circa 40 km a SW, e “Oasi di Crava Morozzo” (IT1160003) SIC
e ZPS (ai sensi della Dir 74/409/CEE “Uccelli”) nei Comuni di Mondovì, Morozzo e Rocca del Baldi a circa
40 km a W. È inoltre da considerare la presenza del Parco Naturale del Marguareis ubicato al centro delle
Alpi Liguri e comprendente due valli: la Valle Pesio e la porzione dell’Alta Val Tanaro.
3.1 Quadro programmatico
Il presente capitolo intende delineare i principali contenuti e norme derivanti dai documenti di pianificazione
relativi alle aree interessate. Ai fini del presente progetto, detti strumenti assumono rilevanza non
unicamente per i vincoli e per le norme che ne derivano, ma anche per gli elementi di conoscenza ed
inquadramento territoriale che li caratterizzano, per le criticità e potenzialità rilevate, per gli scenari di tutela,
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intervento e progettazione che delineano. L’esame di questi documenti tiene, pertanto, conto di questi
plurimi aspetti di interesse.
L’area in oggetto non risulta essere compresa nelle aree sottoposte a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D.
n. 3267/23 e della L.R. 9 agosto 1989 n. 45. Risulta compresa nelle aree sottoposte a vincolo ambientale e
paesaggistico ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004. L’area di intervento non ricade all’interno di aree protette per la
loro valenza ambientale quali SIC, SIR, ZPS.
I principali elementi normativi, ai quali il presente intervento fa riferimento, derivano da:
P.T.R. Piano territoriale regionale,
P.P.R. Piano Paesaggistico Regionale,
P.T.C.P. Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Cuneo,
P.T.A. Piano di Tutela delle Acque della Regione Piemonte,
P.R.G.C. Piano Regolatore Generale Comunale del Comune di Ceva,
P.Z.A. Piano di Zonizzazione Acustica,
Pianificazione Energetica.
Il Comune di Ceva non rientra nel Piano per la Qualità dell’Aria della Provincia di Cuneo (D.Lgs 351 del
04/08/99 approvato con D.C.P. 6 del 7/03/05 e successive modifiche).
3.2 Quadro ambientale
Comprende una fase descrittiva che contiene l’analisi della qualità ambientale con riferimento alle
componenti potenzialmente soggette ad un impatto importante del progetto proposto.
3.2.1 Atmosfera
Da un punto di vista di area vasta la Valle Tanaro risulta essere parte di un settore ben definito,
caratterizzato da precipitazioni medie annue comprese tra 800 e 1000 mm.
La distribuzione annuale delle precipitazioni in Piemonte presenta un andamento bimodale, con due
massimi, uno primaverile ed uno autunnale, e due minimi, uno estivo ed uno invernale.
Il Comune di Ceva (CN), nei quali ricade l’intervento in progetto, risulta caratterizzato da un regime
pluviometrico Prealpino, è situata in un’area caratterizzata da precipitazioni di discreta intensità che si
aggirano intorno ai 850-900 mm annui e da una temperatura media annua piuttosto bassa che si aggira
intorno agli 11°C.
Per rilevare la presenza di fattori limitanti si utilizzano dei diagrammi pluviotermici. Essi mettono in relazione i
valori delle temperature con quelli delle precipitazioni. Sullo stesso diagramma, infatti, si possono
paragonare le due curve che uniscono tutti i dati mensili espressi in millimetri per le precipitazioni e in gradi
centigradi per le temperature medie.
Nella figura sottostante è riportato il diagramma di Bagnouls e Gaussen realizzato con i dati rilevati nella
stazione presa in considerazione. Per la realizzazione di tale grafico sono stati utilizzati i dati medi degli anni
in cui fossero disponibili sia i dati relativi la piovosità che quelli relativi la temperatura. Come si evince dal
grafico viene rilevata un periodo di siccità relativo al mese di luglio e di agosto in cui la curva termica
interseca quella ombrica.
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Figura 1: climodiagramma di Bagnouls e Gaussen_Ceva da dati ARPA
Secondo la classificazione climatica piemontese di Thornthwaite, l’area in esame ricade all’interno della
zona classificata come tipo climatico “Umido” e varietà climatica “Primo mesotermico”, mentre, secondo la
metodologia proposta da Newhall, invece, l’area in esame, presenta un regime di umidità dei suoli di tipo
Udic, caratterizzato da periodi aridi di durata e frequenza limitata e tali da non interferire fortemente con lo
sviluppo delle colture e un regime di temperatura di tipo mesic, con temperature sufficientemente elevate da
permettere lo sviluppo delle colture.
La composizione chimica dell’atmosfera e l’andamento climatico risultano essere sensibilmente influenzati,
dalle attività antropiche. In particolare il traffico veicolare, le attività produttive e gli impianti termici che
generano calore ed energia elettrica costituiscono le principali sorgenti di inquinanti primari e di precursori di
inquinanti secondari dell’aria.
La composizione chimica dell’atmosfera e l’andamento climatico risultano essere sensibilmente influenzati,
dalle attività antropiche. In particolare il traffico veicolare, le attività produttive e gli impianti termici che
generano calore ed energia elettrica costituiscono le principali sorgenti di inquinanti primari e di precursori di
inquinanti secondari dell’aria.
Allo stato attuale il grado di qualità dell’aria del sito oggetto di studio è definito prendendo in considerazione
le informazioni contenute nei Rapporti sullo Stato dell’Ambiente dell’A.R.P.A. Piemonte riguardanti l’anno
2012.
Allo stato attuale il grado di qualità dell’aria del sito oggetto di studio è direttamente legato alle sorgenti
d'inquinamento (già esistenti) riassumibili come traffico circolante sulla viabilità principale esistente,
l’Autostrada Torino-Savona e in traffico minore su superficie comunale per il trasporto civile, agricolo e
forestale.
Inoltre, per un’analisi più approfondita dello stato qualitativo dell’aria nello specifico sito interesse di studio
viene fatto riferimento al Resoconto delle campagne di rilevamento condotte da marzo ad ottobre 2004 nei
Comuni di Magliano Alpi, Mondovì, San Michele Mondovì, Lesegno, Ceva, Garessio, Ormea e Bagnasco.
In seguito a quanto analizzato, è possibile affermare che l'area oggetto di studio presenta livelli
d'inquinamento abbastanza elevati soprattutto a causa del traffico veicolare, della combustione non
industriale e dell’attività agricola. Ciò causa un abbassamento della qualità dell’aria che risulta pertanto
essere discreta.
-20,0
30,0
80,0
130,0
180,0
-10,0
10,0
30,0
50,0
70,0
90,0
0 2 4 6 8 10 12 14
T (° C) A (mm)
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È quindi possibile affermare che nell’area in oggetto la qualità climatica risulta bassa e la qualità dell’aria
è scarsa.
3.2.2 Suolo e sottosuolo
L’area vasta presa in esame risulta fare parte delle colline del cebano, che sono confinate a NW dal corso
del Torrente Corsaglia a N ed E dal Fiume Tanaro e a S dai rilievi del basamento alpino, sono caratterizzate
da una serie di blandi pendii, prevalentemente costituiti dai depositi pelitici delle unità basali del Bacino
Terziario Piemontese. Le quote medie sono tipiche delle aree collinari e vanno dai 400 ms.l.m.ai 600 m
s.l.m., le quote massime si rinvengono nel territorio del Comune di Ceva (zone di Bosco San Giovanni, Prato
Lungo e Poggio S. Sirio).
Dal punto di vista morfologico il bacino montano si connota per una successione di solchi vallivi di
modellamento glaciale, ripresi dall'erosione fluviale (Colla, Pesio, Ellero, Corsaglia, Casotto, Mongia); forme
di circo numerose nei settori di testata. Diffusa presenza di movimenti gravitativi di versante, alcuni dei quali
di grandi dimensioni. Diffusa presenza di tributari minori soggetti a fenomeni di violenta attività torrentizia,
con riattivazione di settori di conoide; fondovalle principale con morfologia prevalentemente incassata nel
tronco superiore, sovralluvionata nel tratto intermedio. Importante sviluppo di aree carsiche nel bacino
montano e pedemontano. Profonda reincisione lungo il tratto inferiore dell'asta principale, con formazione di
meandri incastrati nei depositi del Bacino Terziario, e diversi ordini di terrazzi alluvionali. Vasti settori di
fondovalle alluvionale soggetti ad inondazione lungo l'asta principale nel settore vallivo inferiore. Bacini
collinari nel settore inferiore (dx.idr.) del bacino con sviluppo asimmetrico, impostati nella monoclinale delle
Langhe, con elevato grado di erodibilità nel contesto dei depositi sedimentari del Bacino Terziario Ligure-
Piemontese; diffusa franosità per scivolamento planare di porzioni di versante strutturale.
Dal punto di vista geologico e litologico l’area in oggetto risulta far parte della formazione Molare costituita
da ghiaie grossolane e conglomerati (particolarmente abbondanti nella parte basale o in piccoli bacini limitati
da faglie), microconglomerati e arenarie più o meno cementate e da sabbie fini e/o limose nella parte
sommitale.
L’area in oggetto risulta essere composta da formazioni che nelle porzioni adiacenti il Fiume Tanaro,
risalgono al Olocene Attuale, si tratta del Subsistemi di Piantorre e al Pleistocene Superiore con il
Subsistema di Basino come sopra riportato.
Dal punto di vista della capacità d’uso del suolo l’area in oggetto risulta essere vocata all’attitudine
agricola. I suoli che interessano l’area di intervento sono in buona parte appartenenti alla Classe 4 delle
Capacità d’uso del suolo. A tale classe come precedentemente esposto appartengono i suoli con molte
limitazioni che restringono la scelta delle colture agrarie e richiedono specifiche pratiche agronomiche, nello
specifico con limitazioni stazionali quali la pendenza (sottocategoria e1).
Localmente risultano presenti anche suoli appartenenti alla Classe 3 di Capacità d’uso del suolo. I suoli
appartenenti a tale classe sono suoli con alcune limitazioni che riducono la scelta e la produzione delle
colture agrarie, nello specifico si tratta di suoli che presentano limitazioni di suolo relative alla profondità utile
per le radici delle piante (sottocategoria s1).
Dal punto di vista pedologico emerge che i suoli presenti nell’area vasta interessata dall’intervento rientrano
per la porzione a S del viadotto negli Inceptisuoli di montagna, mentre a N dello stesso negli Alfisuoli di
pianura e negli Entisuoli di pianura.
Come per l’inquinamento atmosferico, l’inquinamento del suolo si presenta come compromissibile le
condizioni naturali, quando la concentrazione di tali inquinanti nella matrice suolo supera i limiti indicati nella
legislazione vigente.
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L’area in esame risulta non soggetta a superamenti dei limiti di legge anche se si avvicina molto a questi con
la concentrazione di Cr (Cromo) registrata nel 2012 per aree omogenee. Risulta inoltre esservi elevata
concentrazione di Cobalto (Co) che nel 2012 supera i limiti di legge stabiliti dal D.Lgs 152/06.
Non esiste tuttavia allo stato attuale una classificazione biologica dei suoli specificatamente all’area in
esame né di aree vicine.
L’area non risulta interessata da fenomeni di dissesto secondo la cartografia disponibile on-line derivante
dalla banca dati “SIFraP - Sistema Informativo Frane Piemonte” a cura dell’Arpa Piemonte.
In riferimento alla normativa sismica il territorio il Comune di Ceva viene classificato nella Zona 4 della
classificazione sismica vigente. L’area di impianto non è interessata né da dissesti né da frane. Anche nelle
vicinanze non si segnalano aree instabili.
3.2.3 Ambiente idrico
Il bacino imbrifero che alimenta la centrale idroelettrica in progetto è costituito dal bacino di carico che
alimenta la centrale idroelettrica in località Mazzarelli nel Comune di Ceva, la quantità di acqua prelevata
prosegue poi in un tratto di 75 m all’interno del canale di alimentazione posto a raddoppio del presente
canale irriguo Piana Ceva – Lesegno, per giungere alla vasca di carico con manufatto sgrigliatore da cui
attraverso condotta forzata interrata di 94 m arriva alla centrale di nuova costruzione e terminare tramite
l’opera di scarico nel Fiume Tanaro circa 160 m a valle della restituzione dell’attuale opera di restituzione
della centrale dei Mazzarelli.
Il Fiume Tanaro nasce, con il nome di Tanarello, dalle pendici del Monte Marquareis (2.651 m s.l.m., Alpi
Marittime) e attraversa con direzione SW-NE tutto il territorio meridionale del Piemonte.
Come già detto in precedenza l’asta principale del Tanaro risulta essere suddivisibile in tre tratti distinti per
caratteristiche morfologiche, morfometriche e per comportamento idraulico. Vi è il tratto montano che si
sviluppa dalla sorgente alla confluenza del Corsaglia (alto Tanaro) , il tratto medio (medio Tanaro) tra il
Corsaglia e Castello d’Annone e, infine, il tratto terminale (basso Tanaro) fino alla confluenza in Po.
I centri abitati di maggiore importanza toccati dal percorso sono Garessio e Ceva nel tratto montano,
Clavesana, Farigliano, Alba e Asti nel tratto medio, Felizzano e Alessandria nel tratto basso.
Si riportano le principali caratteristiche idrologiche del Fiume Tanaro riferite al corpo idrico superficiale
relativo al Tanaro a Ceva con superficie di circa 468 Km2. Per il presente studio sono stati utilizzati i dati
pluviometrici reperiti nel Piano di Tutela delle Acque (P.T.A., Regione Piemonte, 2004), che si riferiscono al
Fiume Tanaro in Comune di Ceva.
Il PTA ha definito lo stato ambientale dei corpi idrici della Regione Piemonte attraverso un sistema integrato
di reti di monitoraggio, arrivando a definire lo stato quali-quantitativo della risorsa “acqua” sia superficiale sia
sotterranea. Il livello di compromissione quantitativa della risorsa idrica superficiale si può stimare come
medio-alto, in relazione agli altri bacini regionali. Nel settore di pianura, non si riscontrano specifiche criticità
in ordine al bilancio idrogeologico delle acque sotterranee. Nella porzione di bacino montano, si evidenziano
diffuse situazioni di temporanea crisi di approvvigionamento idropotabile riferibili alla fase di esaurimento dei
deflussi sorgivi. Lo stato di qualità ambientale delle acque superficiali è da considerarsi sufficiente nel tratto
di monte del Tanaro, a valle di Garessio e Ormea, per la presenza di immissioni di origine produttiva e civile;
analoga considerazione vale per l'Ellero a monte della confluenza in Tanaro. Sull'asta del corso d'acqua
principale sono stati riscontrati prodotti fitosanitari. Le criticità qualitative riscontrate nella falda superficiale
riguardano la compromissione da nitrati (diffusa) e prodotti fitosanitari (localizzata). Nella porzione di bacino
montano, le situazioni di criticità potenziale sono riferibili alla insufficiente protezione sanitaria delle fonti di
approvvigionamento idropotabile da acque sorgive, o alla vulnerabilità degli acquiferi di fondovalle
alluvionale.
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Analizzando il livello di compromissione quantitativa della risorsa idrica superficiale sull'Alto Tanaro si può
stimare come medio-alto, in relazione agli altri bacini regionali, in quanto, se anche sull'asta principale del
Tanaro non sussistono particolari pressioni (derivazioni) che causino criticità significative di risorsa, sulle
aste dei tributari il livello di compromissione è decisamente maggiore, specialmente sul Pesio, a causa di
prelievi irrigui significativi.
Per quanto concerne il comparto delle acque sotterranee, si segnala che il 14 % circa della superficie
dell'area idrografica è classificabile in uno stato quantitativo di tipo "D", in relazione alla presenza di
complessi idrogeologici con intrinseche caratteristiche di scarsa potenzialità idrica.
Secondo quanto definito dal D.Lgs 152/99 il SACA, ovvero Stato Ambientale dei corpi idrici, calcolato sulla
base dei parametri successivamente descritti, è un indicatore che sintetizza i dati relativi all'inquinamento
chimico-fisico e alle alterazioni dell'ecosistema dei corsi d'acqua e nello specifico del Tanaro, esso risulta
essere Sufficiente nella stazione di interesse. Il valore Sufficiente sta a indicare che: I valori degli elementi
della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico si discostano moderatamente da quelli di norma associati
allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. I valori mostrano segni di alterazione derivanti dall'attività
umana e sono sensibilmente più disturbati che nella condizione di "buono stato". La presenza di
microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non comportare effetti a breve e lungo
termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento.
Dalle osservazioni si può classificare la qualità biologica delle acque del Fiume Tanaro come Sufficiente.
3.2.4 Ambiente biologico
Vegetazione
Per la descrizione della vegetazione realmente presente nell’area di interesse si fa fede alle osservazioni
effettuate nel corso dei sopralluoghi, dallo studio del Piano Territoriale Forestale dell’Area n°13, dall’utilizzo
dei Tipi Forestale del Piemonte, dall’analisi di immagini aeree e dal confronto con la “Carta dei tipi forestali e
delle coperture del suolo” (I.P.L.A., Regione Piemonte, 2002). In tal modo è stato possibile individuare la
presenza di differenti coperture vegetali localmente interrotte da infrastrutture antropiche quali il viadotto
Tanaro dell’autostrada Torino – Savona, la centrale idroelettrica dei Mazzarelli, la Borgata dei Mazzarelli e la
strada comunale secondaria che conduce ad essa.
Nel caso specifico, nell’area oggetto di intervento, troviamo il castagneto nei pressi del canale di
alimentazione che costituisce il raddoppio del tratto del canale irriguo Piana Ceva-Lesegno e della vasca di
carico con manufatto sgrigliatore. L’area risulta essere limitata a valle dalla pista sterrata che attualmente
permette l’accesso alla vasca di carico della Centrale idroelettrica dei Mazzarelli. Il Tipo forestale è
identificato con la sigla CA20X ed è costituito da popolamenti di castagno puri o in mescolanza con altre
latifoglie subordinate. Presenta struttura irregolare anche per la presenza di latifoglie mesofile di invasione.
Nella porzione compresa tra la attuale pista di accesso alla vasca di carico e l’edificio della centrale dei
Mazzarelli, nella scarpata retrostante gli edifici della centrale e del locale di trasformazione in progetto e
nella porzione interessata dalla condotta forzata che da essi termina con l’opera di scarico, si rileva la
presenza di robinieto identificato con la sigla RB10X ovvero popolamenti di robinia pressoché puri. Sono
popolamenti d’invasione generalmente di tipo secondario, sono solitamente boschi stabili che possono
evolvere verso boschi misti con la comparsa di specie autoctone. Nelle aree più vicine al corso d’acqua si
rileva una maggiore presenza di Salix sp..
Per quanto concerne la porzione adiacente i fabbricati in progetto della centrale e del locale di
trasformazione, si rileva un tratto costituito da formazione erbacea prativa permanente che costeggia il tratto
di pista sterrata esistente.
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Fauna
I terreni oggetto d’intervento ricadono in territorio facente parte dell’C.A. (Comprensorio Alpino) C.N.6 “Valli
monregalesi”, in cui è vigente il Piano Faunistico Venatorio approvato nel giugno 2003 con delibera del
Consiglio Provinciale.
L’area di interesse ricade in un territorio caratterizzato da ecosistemi in minima parte di tipo naturale o
seminaturale caratterizzati da discreta variabilità specifica. Gli ecosistemi antropici sono molto presenti e
rappresentati dalla Borgata Mazzarelli, dalla viabilità secondaria, dalla centrale idroelettrica presente e
soprattutto dal viadotto dell’autostrada Torino-Savona che sormonta l’area. Risulta pertanto esservi una
situazione di scarsa naturalità sul territorio in oggetto.
Non dobbiamo comunque, dimenticare, che a non troppi chilometri dall’area di impianto sono presenti delle
aree di rilevanza naturalistica quali il SIC Bosco di Bagnasco, il SIC Sorgenti del Belbo, il SIC Faggete di
Pamparato, Tana del Forno, Grotta delle Turbiglie e Grotte di Bossea, il SIC Monte Antorotto, il SIC e ZPS
Alte Valli Pesio e Tanaro, il SIC e ZPS Oasi di Crava Morozzo e il Parco Naturale del Marguareis.
Nell’area di impianto il susseguirsi di ambienti diversi determina la presenza di diverse specie di mammiferi,
si ha inoltre una buona rappresentanza delle popolazioni di rettili ed anfibi ed un’ottima rappresentanza
dell’avifauna.
Per quanto riguarda l’ittiofauna, si riporta quanto definito dal Piano di Tutela delle Acque : Sull' Alto Tanaro la
zona a trota fario si estende dalle sorgenti fino ad Ormea, ed è presente nei due rami Negrone e Tanarello.
Nell'alto Negrone sono presenti trote fario di ceppo mediterraneo. Da Ormea a Ceva il corso d'acqua è,
soprattutto dal punto di vista idromorfologico, una zona a trota marmorata/temolo; in questo tratto, infatti, la
comunità ittica è povera a causa di alterazioni soprattutto qualitative del corso d'acqua.
Ecosistemi
Di seguito vengono esaminati i diversi ecosistemi che caratterizzano l’area di impianto, con l’obiettivo di
valutare la presenza di connessioni o barriere tra di loro che possano favorire o ostacolare i sopracitati flussi
di materia e energia che ne permettono l’esistenza.
L’ecosistema fluviale che è un ambiente estremamente complesso che scambia continuamente energia e
materia con gli altri ambienti terrestri circostanti ed è per questo che viene considerato un "ecosistema
aperto". Quando l'ecosistema fluviale è perturbato si assiste alla riduzione o alla scomparsa delle specie
sensibili.
L’ecosistema bosco interessa buona parte dell’area in esame e si diversifica nelle diverse zone come
precedentemente detto. Non si segnala la presenza di una vera e propria fascia di vegetazione ripariale,
anche se si concentrano in tali aree alcune Salicacee.
Nella porzione antestante il fabbricato della centrale in progetto si riscontra l’ecosistema prato. Come già
descritto precedentemente si tratta di un prato permanente polifita. Ai margini di tale area si assiste alla
graduale invasione del bosco.
Nell’area strettamente interessata dall’impianto l’ecosistema antropico è rappresentato dalla centrale
idroelettrica dei Mazzarelli con le diverse opere che la compongono, dal viadotto dell’Autostrada Torino-
Savona che sorvola l’area. A poca distanza è da segnalare la presenza della borgata dei Mazzarelli e della
strada comunale secondaria che collega quest’ultima al centro abitato di Ceva.
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3.2.5 Ambiente fisico
Rumore e vibrazioni
Radiazioni non ionizzanti
Data la mancanza di dati specifici relativi all’area di interesse si fa riferimento ai dati elaborati dall’ARPA
(Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) Regione Piemonte contenuti nel Rapporto
sull’elettromagnetismo 2012. Da tale elaborato risulta che la provincia di Cuneo registra i livelli più bassi
della Regione per quanto riguarda la densità degli impianti per telecomunicazioni, costituendo però la
seconda provincia dopo Torino (con enorme distacco) per la potenza complessiva degli impianti per
telecomunicazioni censiti sia per le stazioni radio base sia per gli impianti radiotelevisivi.
È possibile notare che le province con maggiore impatto da parte di elettrodotti sono quelle di Torino e
Novara, mentre un impatto decisamente inferiore, in rapporto alla superficie totale, si verifica per le province
di Biella, Asti e Cuneo.
Nella provincia di Cuneo, fatta eccezione per alcune aree fortemente urbanizzate, vi sono limitati casi di
concentramento e raggiungimento dei livelli limite di densità degli impianti telecomunicazioni a livello
comunale. In tali aree vengono attivati interventi di risanamento e controllo, a carico della rete elettrica
regionale mentre nelle maggior parte delle aree si opera con interventi atti alla modernizzazione del sistema
di distribuzione e al miglioramento delle tecniche di realizzazione in relazione al territorio ed alla sua
morfologia anche a livello comunale. Nello specifico il Comune di Ceva in cui ricade l’area di interesse del
progetto presenta una densità degli impianti di comunicazione medio-alta.
3.2.6 Ambiente antropico
Traffico indotto
Il settore di intervento interesserà in minima parte la viabilità secondaria presente nell’area e costituita dalla
strada secondaria che giunge alla Borgata Mazzerelli su cui i volumi di traffico insistenti sono assai ridotti. La
maggior parte dei lavori interesseranno invece esclusivamente le piste sterrate all’interno dell’area della
centrale chiusa al pubblico. In relazione al sito oggetto di intervento non si hanno comunque informazioni
statistiche circa l’entità del traffico locale.
Salute umana
Il Comune di Ceva rientra nei 33 Comuni (oltre al Comune di riferimento) facenti parte del Distretto di Ceva
appartenente all’ASL CN1. Tale distretto è riferito ad una popolazione residente di circa 24.000 abitanti. La
densità abitativa è di circa 31 abitanti per chilometro quadrato. L’economia locale è sviluppata nei settori
prevalenti dell’agricoltura, dell’allevamento, dei servizi; notevole è la presenza di insediamenti industriali.
Per quanto concerne lo stato della salute pubblica nello specifico ambito dell’area oggetto di impianto non si
hanno dati a disposizione. È possibile ipotizzare che, dal momento che l’intera area risulta essere chiusa al
pubblico, essa sia priva di rilevanti rischi riguardanti la salute intesi nell’accezione più ristretta del termine
(salute intesa come assenza di malattia) derivanti da emissioni acustiche, vibrazioni, radiazioni, inquinanti
chimici ecc..
Inoltre, non sono rilevabili elementi di disagio emotivo.
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Contesto socio-economico e culturale
Ceva è uno dei 250 Comuni della Provincia di Cuneo, conta 5.862 abitanti in una superficie di 43 km2
per
una densità di circa 136 abitanti a km2. Il Centro storico del Comune di Ceva è situato in una sorta di conca
naturale, circondata da colline costituite prevalentemente da marna ed altri sedimenti di origine alluvionale. Il
Comune rientra nella Comunità Montana Alto Tanaro Cebano Monregalese.
La maggior parte della superficie territoriale è superficie agricola utilizzata, seguita da quella a boschi, altra
superficie ed infine arboricoltura da legno.
Il Comune risulta inoltre interessato da attività turistica in incremento negli ultimi anni.
Per quanto riguarda l’individuazione dei punti di interesse culturale presenti nell’area si fa riferimento alla
Tavola dei “Beni culturali ambientali” che individua e localizza le emergenze architettoniche, culturali e
ambientali dell’area di studio. I beni culturali, architettonici, urbanistici ed archeologici della Regione
Piemonte sono stati rilevati, per conto della stessa Regione, da un gruppo di lavoro della Facoltà di
Architettura di Torino, coordinato dal Prof. G. Vigliano, negli anni 1979-80, all’interno dell’area oggetto di
intervento non risultano essere presenti beni culturali.
3.2.7 Paesaggio
Secondo la Carta dei paesaggi agrari e forestali del Piemonte (Regione Piemonte – IPLA, 2005) risulta che
l’area oggetto di intervento è ascrivibile all’Unità di Paesaggio AIV13 nella porzione a nord rispetto al
viadotto, mentre nella porzione a sud dello stesso si riscontra l’Unità di Paesaggio LII6.
AIV13: Sistema A, Rete fluviale principale; Sottosistema AIV, Alto corso piano del Po, del Tanaro e dei suoi
affluenti; Sovraunità di paesaggio 13
LII6: Sistema L, Rilievi collinari meridionali (Langhe); Sottosistema LII, Alta Langa; Sovraunità di paesaggio 6
L’area interessata dall’intervento in progetto, come precedentemente detto, è costituita da aree boscate e da
aree antropizzate rappresentate principalmente dalla centrale idroelettrica dei Mazzarelli. Il grado di
antropizzazione risulta quindi essere elevato se si considera anche il viadotto dell’autostrada che sorvola
gran parte dell’area.
L’area risulta fortemente caratterizzata da impronta antropica, con massiccia presenza di strutture che ne
tracciano gli aspetti più rilevanti. Tale rilevante grado di antropizzazione riduce la naturalità rappresentata
dall’ecosistema fluviale.
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4 POTENZIALI IMPATTI
Vengono di seguito esposte le considerazioni conclusive in merito ai risultati conseguiti dal presente Studio
di Impatto Ambientale riguardo la valutazione dell’impatto complessivo derivante dalla realizzazione della
centrale idroelettrica sul tratto iniziale del canale irriguo Piana Ceva - Lesegno. La valutazione dell’impatto
complessivo deriva dall’aggregazione dei risultati delle analisi precedentemente eseguite su ciascuna
componente e dall’esposizione di un giudizio sintetico per ciascuna di esse.
Atmosfera
L’impatto potenziale su tale componente risulta essere di tipo positivo per quanto riguarda la tipologia
dell’impianto che, seppure in minima parte, contribuisce alla riduzione di emissioni in atmosfera come
previsto dal protocollo di Kyoto, in quanto produce energia elettrica da fonti alternative rinnovabili. Per
quanto concerne la qualità dell’aria, tenendo conto delle metodologie di realizzazione e le misure di
mitigazione previste, è possibile definire l’impatto potenziale come nullo o poco significativo.
Suolo e sottosuolo
Per quanto riguarda tale componente l’impatto potenziale risulta essere soprattutto causato dal cambio d’uso
del suolo e dall’alterazione negativa del suolo e sottosuolo causata dagli scavi necessari per la realizzazione
dell’opera in progetto. Considerando le metodologie, la limitata dimensione delle superfici interessate e gli
interventi di mitigazione e recupero in progetto che garantiranno effetti positivi di tipo permanente, è
possibile definire tali impatti come di media entità e di carattere permanente.
Ambiente idrico
Nel caso di tale componente gli impatti risultano principalmente determinati dalla realizzazioni di scavi in
fase di cantiere per la realizzazione dell’opera di restituzione e dalla modificazione del flusso causato dalla
traslazione di circa 160 m a valle di parte della prelievo rispetto all’attuale situazione. Tenendo conto delle
metodologie di realizzazione dell’impianto, delle limitata porzione dell’asta fluviale interessata e delle misure
di mitigazione attualmente presenti tra cui in primis il rilascio del DMV a valle della traversa in conformità alla
vigente normativa (in particolare al Regolamento Regionale 8/R “Disposizioni per la prima attuazione delle
norme in materia di deflusso minimo vitale” L.R. 29/12/2000 n° 61) e la realizzazione di opere di difesa
spondale in progetto relativa al tratto interessato dall’opera di restituzione, è possibile definire tali impatti
come di lieve entità e di carattere permanente.
Vegetazione
L’impatto potenziale che interessa tale componente deriva principalmente dalla perdita di parte della
vegetazione attualmente presente e dal cambio d’uso del suolo in alcuni tratti. Considerando le limitate
dimensioni delle aree interessate, le metodologie di realizzazione dell’opera e gli effetti positivi derivanti dalle
connesse misure di mitigazione e recupero in progetto è possibile definire l’impatto sulla componente in
esame come lieve e di carattere prevalentemente temporaneo.
Fauna
Sulla componente in esame l’impatto potenziale di maggior rilievo è connesso all’effetto negativo derivante
dalla traslazione a valle (circa 160 m) di parte della restituzione attuale sul Fiume Tanaro. Valutando le
metodologie di realizzazione dell’opera, le limitate dimensioni della stessa e le misure di mitigazione tra cui,
come precedentemente detto e il mantenimento del rilascio del DMV come avviene allo stato attuale
conformemente alla normativa vigente, è possibile classificare tale impatto come di lieve entità e di
carattere permanente.
Ecosistemi
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Anche per quanto concerne la componente in esame i potenziali impatti sono connessi alla posticipazione di
parte della restituzione circa 160 m a valle dell’opera di restituzione della centrale presente ed
all’asportazione della copertura vegetale presente. Secondo quanto già detto per la componente precedente,
è possibile definire tale impatto come di lieve entità e permanente.
Ambiente fisico
In merito alla componente in esame l’impatto potenziale è definito irrilevante per quanto riguarda le
radiazioni non ionizzanti mentre, per quanto riguarda il rumore è definito di limitata entità e di carattere
temporaneo in quanto limitato alla sola fase di cantiere.
Ambiente antropico
In merito alla salute pubblica, al traffico indotto, gli aspetti socio-economici e culturali, e alle ricadute sociali, i
potenziali impatti derivanti dalla realizzazione dell’opera possono essere definiti come irrilevanti.
Paesaggio
In merito alla componente paesaggistica, considerando lo stato attuale del paesaggio, il progetto interesserà
un contesto a media naturalità e scarso valore estetico segnato da molti elementi di origine antropica. I
maggiori impatti potenziali sono sostanzialmente riconducibili all’eliminazione di tratti di vegetazione arborea,
arbustiva ed erbacea, alla visibilità dei manufatti e delle porzioni di edifici sopra al piano di campagna, ed,
infine, alle conseguenze connesse alla posticipazione di parte della restituzione rispetto alla situazione
attuale.
Considerando le limitate dimensioni delle aree interessate, le metodologie di realizzazione dell’opera e gli
effetti positivi derivanti dalle connesse misure di mitigazione e recupero in progetto è possibile definire i
potenziali impatti come permanenti e di media entità.
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5 CONCLUSIONI
Vengono di seguito esposte le considerazioni conclusive in merito ai risultati conseguiti dal presente Studio
di Impatto Ambientale riguardo la valutazione dell’impatto complessivo derivante dalla realizzazione della
centrale idroelettrica in oggetto. Tale impianto è ubicato interamente all’interno del Comune di Ceva, in
sinistra orografica del Fiume Tanaro.
Come si evince dal presente Studio di Impatto Ambientale, il progetto non risulta in contrasto con gli indirizzi
e le prescrizioni presenti nelle norme e negli strumenti di pianificazione vigenti. Essa non ricadere in area
sottoposta a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. n. 326/23 mentre ricade in parte nell’area sottoposta al
vincolo ambientale e paesaggistico ai sensi del D.Lgs n. 42/04. Il progetto risulta inoltre conforme a molti
degli obiettivi individuati dal P.T.C.P. nei progetti strategici, nello specifico al progetto E.10. – politiche
energetiche. L’impianto è conforme a quanto definito nelle misure e nelle linee di intervento della
pianificazione idrica ai diversi livelli. Non è in contrasto con le prescrizioni del P.R.G.C..
L’intervento di derivazione idrica in progetto per il funzionamento della centrale idroelettrica, consiste
nell’utilizzo di parte della portata attualmente derivata per l’alimentazione della centrale dei Mazzarelli, con
raddoppiamento del tratto iniziale del canale irriguo piana Ceva – Lesegno, realizzazione della vasca di
carico con manufatto sgrigliatore coperta, interramento della condotta forzata, realizzazione degli edifici della
centrale con locale di trasformazione, dell’opera di restituzione con difese spondali e dell’interramento del
cavo di connessione ENEL. La realizzazione di dette opere determinerà limitate modifiche sostanziali alle
caratteristiche naturali e paesaggistiche.
Le misure di tutela ambientale e paesaggistica adottate si rivolgono quindi alla conservazione delle
caratteristiche della vegetazione presente ed ecosistemiche dell’area interessata dal progetto e al
mantenimento della sua percezione visiva così come si presenta allo stato attuale, con aree di acque
correnti e di greto e, nelle aree adiacenti il corso d’acqua, aree boscate e prative.
Le azioni in progetto, studiate coerentemente ai principi generali della “Salvaguardia dell’ambiente e dei
suoi paesaggi significativi o caratteristici”, si sviluppano in un ambito di gestione e prospettiva di sviluppo
sostenibile armonizzato con le trasformazioni provocate dai processi di sviluppo sociali, economici ed
ambientali.
Si inseriscono in quest’ottica quindi, sia le scelte localizzative delle varie opere (canale di adduzione, vasca
di carico e sgrigliatore, centrale idroelettrica, locale di trasformazione e punto di restituzione), sia le
mitigazioni contemplate per la fase di esercizio, sia gli interventi di recupero ambientale previsti in progetto a
mitigazione e compensazione degli interventi di taglio del soprassuolo arboreo, asporto temporaneo del
suolo e scavo eseguiti per il raddoppio di un tratto del canale irriguo, per la realizzazione della vasca di
carico con manufatto sgrigliatore, per la posa della condotta forzata, per la realizzazione delle opere edilizie
annesse e per l’interramento del cavo di connessione ENEL.