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Ricerca 45 Elenco progetti di Ricerca Corrente 2005 (suddivisi per linee di ricerca) Linea N Responsabile Titolo 1 1 Tommasi Stefania Ruolo dei polimorfismi di erbB2 nella carcinogenesi del carcinoma mammario 1 2 Mangia Anita Studio del pattern dei cambiamenti genomici nei tumori mammari ereditari non BRCA1- e BRCA2-associati (BRCAx) 1 3 Zito Alfredo Francesco Caratterizzazione immunoistochimica delle stem cells nelle forme familiari e sporadiche di carcinoma mammario 1 4 Tommasi Stefania Fattori genetici edepigenetici nell’epatocarcinomaHCV -relato 1 5 Coviello Maria Valutazione della glicoproteina 90K, PIVKA-II e Protein-C in corso di evoluzione da cirrosi epatica ad epatocarcinoma 1 6 Caponio Maria Angela Determinazione di HPV e di P16 nella cervice uterina non neoplastica: studio combinato con LBC 1 7 Wiesel Sara p16INK4A come marker di displasia e neoplasia cervicale. Confronto tra metodica PCR e metodica ICA 1 8 Labriola Angela Studio immunoistochimico per la Cromogranina A nell’endometrio normale, iperplastico e neoplastico 1 9 Fanizza Giuseppe Studio randomizzato, a doppio cieco, multicentrico con placebo sull'utilizzo della crema al 5% dell'imiquimod prima della terapia ablativa per i condilomi ano-genitali esterni 1 10 Achille Gaetano Valutazione delle mutazioni del protooncogene RET nella diagnosi delle neoplasie maligne della tiroide 1 11 Paradiso Angelo Ruolo del pathway NHERF1/EGFR nella progressione, motilità ed invasione neoplastica 1 12 Simone Gianni Immunofenotipizzazione delle lesioni primitive e metastatiche, epatiche e polmonari e nei versamenti neoplastici su materiale citologico 1 13 Quaranta Michele Studio quantitativo e qualitativo della popolazione linfocitaria nel linfonodo sentinella nelle pazienti con carcinoma mammario 1 14 Quaranta Michele Correlazione tra espressione tissutale e livelli sierici del MUC-1 in pazienti con carcinoma mammario 1 15 Zito Alfredo Francesco Fattori predittivi di invasione stromale nel carcinoma in situ della mammella 1 16 Quaranta Michele Studio della Laminina 5 in pazienti con carcinoma della mammella 1 17 Petroni Stella Determinazione di HER/2-NEU nel carcinoma lobulare invasivo 1 18 Paradiso Angelo Profilo di espressione genica nella metastatizzazione del carcinoma del colon 1 19 Quaranta Michele Ruolo della cromogranina A nei tumori neuroendocrini: studio sierologico ed immunoistochimico 1 20 Quaranta Michele Alterazioni della coagulazione nelle neoplasie e nelle malattie cardiovascolari 1 21 Coviello Maria Caratterizzazione dei livelli di VEGF in differenti frazioni ematiche di pazienti affette da ca. mammario 1 22 Pellecchia Antonio Vascular Endothelial Grow Factor in soggetti normali di controllo, in pazienti con lesioni pre-neoplastiche ed in pazienti con carcinoma del colon-retto: possibile significato biologico nella cancerogensi intestinale 1 23 Coviello Maria Valutazione dei peptidi pro e anti-angiogenici in pazienti affetti da carcinoma del colon-retto 1 24 Ranieri Girolamo Vascular Endothelial Growth Factor e termoablazione mediante radiofrequenza di neoplasie epatiche e polmonari: possibili correlazioni biologico-cliniche 1 25 Quaranta Michele Studio prospettico sul ruolo dei fattori pro e anti angiogenetici nell'adenocarcinoma della prostata 1 26 Quaranta Michele Impiego clinico delle metalloproteasi MMP-2 e MMP-9 nel follow-up di pazienti operate per carcinoma mammario 1 27 Quaranta Michele Espressione tissutale e sierica dell'HER-2/neu in pazienti con carcinoma mammario: correlazione con MMP-2 e MMP-9 1 28 Coviello Maria Significato prognostico del u-Pa, u-PAR, t-PA, PAI-1 e PAI-2 nel carcinoma della mammella: analisi retrospettiva. 1 29 Zito Alfredo Francesco Carcinoma duttale infiltrante della mammella: studio quantitativo della componente

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Elenco progetti di Ricerca Corrente 2005

(suddivisi per linee di ricerca)

Linea N Responsabile Titolo

1 1 Tommasi Stefania Ruolo dei polimorfismi di erbB2 nella carcinogenesi del carcinoma mammario

1 2 Mangia Anita Studio del pattern dei cambiamenti genomici nei tumori mammari ereditari nonBRCA1- e BRCA2-associati (BRCAx)

1 3 Zito Alfredo Francesco Caratterizzazione immunoistochimica delle stem cells nelle forme familiari esporadiche di carcinoma mammario

1 4 Tommasi Stefania Fattori genetici ed epigenetici nell’epatocarcinoma HCV-relato

1 5 Coviello Maria Valutazione della glicoproteina 90K, PIVKA-II e Protein-C in corso di evoluzione dacirrosi epatica ad epatocarcinoma

1 6 Caponio Maria Angela Determinazione di HPV e di P16 nella cervice uterina non neoplastica: studiocombinato con LBC

1 7 Wiesel Sara p16INK4A come marker di displasia e neoplasia cervicale. Confronto tra metodicaPCR e metodica ICA

1 8 Labriola Angela Studio immunoistochimico per la Cromogranina A nell’endometrio normale,iperplastico e neoplastico

1 9 Fanizza GiuseppeStudio randomizzato, a doppio cieco, multicentrico con placebo sull'utilizzo dellacrema al 5% dell'imiquimod prima della terapia ablativa per i condilomi ano-genitaliesterni

1 10 Achille Gaetano Valutazione delle mutazioni del protooncogene RET nella diagnosi delle neoplasiemaligne della tiroide

1 11 Paradiso Angelo Ruolo del pathway NHERF1/EGFR nella progressione, motilità ed invasioneneoplastica

1 12 Simone Gianni Immunofenotipizzazione delle lesioni primitive e metastatiche, epatiche e polmonarie nei versamenti neoplastici su materiale citologico

1 13 Quaranta Michele Studio quantitativo e qualitativo della popolazione linfocitaria nel linfonodo sentinellanelle pazienti con carcinoma mammario

1 14 Quaranta Michele Correlazione tra espressione tissutale e livelli sierici del MUC-1 in pazienti concarcinoma mammario

1 15 Zito Alfredo Francesco Fattori predittivi di invasione stromale nel carcinoma in situ della mammella

1 16 Quaranta Michele Studio della Laminina 5 in pazienti con carcinoma della mammella

1 17 Petroni Stella Determinazione di HER/2-NEU nel carcinoma lobulare invasivo

1 18 Paradiso Angelo Profilo di espressione genica nella metastatizzazione del carcinoma del colon

1 19 Quaranta Michele Ruolo della cromogranina A nei tumori neuroendocrini: studio sierologico edimmunoistochimico

1 20 Quaranta Michele Alterazioni della coagulazione nelle neoplasie e nelle malattie cardiovascolari

1 21 Coviello Maria Caratterizzazione dei livelli di VEGF in differenti frazioni ematiche di pazienti affetteda ca. mammario

1 22 Pellecchia AntonioVascular Endothelial Grow Factor in soggetti normali di controllo, in pazienti conlesioni pre-neoplastiche ed in pazienti con carcinoma del colon-retto: possibilesignificato biologico nella cancerogensi intestinale

1 23 Coviello Maria Valutazione dei peptidi pro e anti-angiogenici in pazienti affetti da carcinoma delcolon-retto

1 24 Ranieri Girolamo Vascular Endothelial Growth Factor e termoablazione mediante radiofrequenza dineoplasie epatiche e polmonari: possibili correlazioni biologico-cliniche

1 25 Quaranta Michele Studio prospettico sul ruolo dei fattori pro e anti angiogenetici nell'adenocarcinomadella prostata

1 26 Quaranta Michele Impiego clinico delle metalloproteasi MMP-2 e MMP-9 nel follow-up di pazientioperate per carcinoma mammario

1 27 Quaranta Michele Espressione tissutale e sierica dell'HER-2/neu in pazienti con carcinoma mammario:correlazione con MMP-2 e MMP-9

1 28 Coviello Maria Significato prognostico del u-Pa, u-PAR, t-PA, PAI-1 e PAI-2 nel carcinoma dellamammella: analisi retrospettiva.

1 29 Zito Alfredo Francesco Carcinoma duttale infiltrante della mammella: studio quantitativo della componente

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stromale correlato all’espressione immunoistochimica per il NEU, la P53, il MI-1 ed irecettori per l’ER e il PgR

1 30 Tommasi Stefania Alterazioni geniche dei TK receptor EGFR ed ErbB2 nel carcinoma del colon

1 31 Casmassima Porzia Utilità clinica del recettore solubile della transferrina nei pazienti neoplastici conanemia

1 32 Azzariti Amalia PPARy agnisti in modelli tumorali

1 33 Azzariti Amalia Farmaci biologici e mdulazione di proteine MDR relate

1 34 Paradiso Angelo TKIS nel modello di ca squamoso testa-collo

1 35 Azzariti Amalia Approfondimento della risposta cellulare all'azione di farmaci TK inibitori nel modellodel colon

1 36 Azzariti Amalia Interazione del compartimento extracellulare con l'attività di farmaci inibitori di EGFRnel modello del ca epatico

1 37 Azzariti Amalia Ottimizzazione di schedule di somministrazione combinata di farmaci target-orientednel modello del ca. pancreatico

1 38 Tommasi Stefania Alterazioni di BRCA1/2 nel carcinoma mammario familiare: validazione di una nuovastrategia per lo studio di SNP in BRCA

1 39 Caponio Maria Angela Correlazione di metodo PCR con Hybrid Capture test per la ricerca del HPV incampioni cervicali.

1 40 Zito Alfredo Francesco Valutazione della concordanza diagnostica fra patologi su preparati istologici dabiopsia con mammotome digitalizzati e visualizzati con tecniche di Realtà Virtuale

1 41 Quaranta Michele Insuline-like Growth Factor I e II nelle neoplasie

1 42 Quaranta Michele Determinanti legate allo stile di vita dell'Insuline like Growth Factor I e II

1 43 Quaranta Michele Diabete mellito e carcinoma della mammella

1 44 Micelli Giuseppina Il Papilloma Virus Umano (HPV) nelle neoplasie della cervice uterina in correlazioneall'abitudine al fumo di sigaretta

2 45 Fanizza Giuseppe/ SchittulliFrancesco

Valutazione del rischio oncogeno sulla mammella nella HRT

2 46 Fanizza Giuseppe Studio di prevalenza del Papilloma Virus Umano (HPV) in campionicervicali:correlazione clinica e follow-up in pazienti positive

2 47 Digiesi Gambattista Trattamento endocrino preoperatorio con Tamoxifene in pazienti con carcinomamammario

2 48 Schittulli FrancescoLa Genesteina in donne in pre e postmenopausa considerate a rischio di camammario: ruolo del fitoestrogeno nella riduzione di incidenza del carcinomamammario

2 49 Gargano Giulio Utilizzo dell'isterosonografia diagnostica precoce di alterazioni strutturalidell'endometrio in pazienti in trattamento con Tam per carcinoma mammario

2 50 Longo Salvatore Reperaggio lesioni non palpabili mammarie tramite la tecnica della proiezionecutanea: analisi dei casi trattati chirurgicamente presso l'U.O. di Senologia

2 51 Ventrella Vincenzo Accuratezza diagnostica della microbiopsia mammaria stereotassica digitale conmammotome nelle microcalcificazioni

2 52 Achille Gaetano La diagnostica ecografica e citologica mediante agobiopsia ecoguidata degliadenomi paratiroidei

2 53 Achille Gaetano Utilizzo dei mezzi di contrasto nella diagnostica ecografica delle localizzazionineoplastiche linfonodali laterocervicali

2 54 Ventrella Vincenzo Accuratezza diagnostica nella microbiopsia mammaria stereotassica digitale conmammotome nelle opacità parenchimali

2 55 Ventrella Vincenzo Studio con RM nelle pazienti ad alto rischio per ca della mammella

2 56 Ventrella Vincenzo Verifica di un nuovo dispositivo di marcatore del sito di biopsia mammaria (Gel Mark)

2 57 Simone Gianni Indicazioni all'utilizzo della Core-biopsy vs la FNA nella diagnostica preoperatoriadelle lesioni mammarie maligne

2 58 Gargano Giulio Utilizzo del doppler associato alla ETG TV ed al dosaggio del CA125 nella diagnosticadifferenziale delle neoformazioni annessiali

2 59 Achille Gaetano I mezzi di contrasto nella diagnosi ecografica dei tumori tiroidei.

2 60 Ventrella Vincenzo Efficacia diagnostica della microbiopsia mammaria sotto guida stereotassica conaghi da 8G vs 11G

2 61 Ventrella Vincenzo Mammografia digitale con sistema CR vs mammografia analogica nello studio dellemicrocalcificazioni

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2 62 Ventrella Vincenzo Confronto tra Diagnostica Tradizionale ed RM nello studio delle pazienti ad altorischio per CA della mammella

2 63 Gadaleta CosmoValutazione “in tempo reale” di adeguatezza terapeutica dopo termoablazione (radiofrequenza ) di metastasi epatiche e di HCC utilizzando mezzi di contrastoecografici di ultima generazione e “pulse inversion” (seconda armonica)

2 64 Schittulli Francesco La sieroproteomica: un sussidio per la diagnosi precoce del ca mammario

2 65 Schittulli Francesco Percentuale di sopravvivenza in tutti inuovi casi di malattia diagnosticati dalmammotome

2 66 Simone Gianni Liquid Based cytology in citologia agoaspirativa ecoguidata (tiroidea, epatica epolmonare)

2 67 Wiesel Sara Liquid Based cytology in citologia cervico vaginale

2 68 Simone Gianni Determinazione immunocitochimica su FNA di EGF/Receptor nell’adenocarcinoma intestinale metastatico

2 69 Fanizza Giuseppe Individuazione del linfonodo sentinella nella stadiazione e trattamento del ca dellavulva

2 70 Cellamare Giovanni Valutazione dell'eventuale sottostadiazione della diagnosi della patologiamammaria tramite biopsia percutanea con Mammotome

2 71 Coviello Maria Tissue Factor e angiogensi nella progressione neoplastica dei tumori del colon-retto

2 72 Paradiso Angelo Fattori prognostico-predittivi nel carcinoma del colon-retto avanzato

2 73 Mangia Anita Le tubuline nella storia naturale del carcinoma mammario

2 74 Mangia Anita Fattori prognostico-predittivi nel carcinma mammario

2 75 Schittulli Francesco Dissezione linfonodale in pazienti con ca mammario NO: valore predittivo dellinfonodo sentinella per l'IRCCS Oncologico di Bari

2 76 Ranieri GirolamoEspressione della topoisomerasi II alpha e suo significato predittivo in pazienti affettida carcinoma epatocellulare trattati con chemioembolizzazione medianteantraciclina

2 77 Quaranta Michele Ricerca delle cellule tumorali circolanti nel sangue periferico di pazienti con tumoresolido e loro valore prognostico.

2 78 Quaranta Michele Utilità clinica del DNA circolante nel plasma di pazienti con tumore del polmone

2 79 Casamassima Addolorata Valutazione delle citochine, parametri bioumorali in pazienti affetti da MRCC trattaticon chemio-immunoterapia

3 80 Colucci GiuseppeTrattamento delle metastasi epatiche da carcinoma del colon-retto. Studiorandomizzato di confronto tra termoablazione mediante radiofrequenza ed exeresichirurgica

3 81 Achille Gaetano La PEI quale trattamento alternativo delle lesioni nodulari tiroidee

3 82 Achille Gaetano L’alcolizzazione percutanea ecoguidata degli adenomi paratiroidei

3 83 Gadaleta Cosmo Perfusione antiblastica ipertermica per il trattamento loco-regionale di sarcomi emelanomi degli arti

3 84 Gadaleta CosmoSperimentazione clinica randomizzata in pazienti con carcinoma pancreaticoavanzato : Gemcitabina per via classica venosa versus Fluorouracile-Leucovorin-Epirubicina-Carboplatino (FLEC) somministrati per via arteriosa

3 85 Colucci GiuseppeDocetaxel e gemcitabina versus docetaxel e capecitabina nel trattamento di primalinea del carcinoma mammario metastatizzato. Studio multicentrico randomizzato difase II

3 86 Lorusso Vito Associazione di Doxorubicina liposomiale /Caelix) e Gemcitabina (Gemzar) neltrattamento del carcinoma mammario avanzato. Studio di fase II

3 87 Lorusso Vito Studio di fase II di Capecitabina in combiazione con Vinorelbina orale neltrattamento del cancro mammario avanzato

3 88 Lorusso VitoStudio randomizzato di fase II di Gemcitabina + Vinorelbina versus Gemcitabina +Mitoxantrone come chemioterapia di prima linea nel cancro avanzato dellamammella nella donna anziana

3 89 Lorusso Vito Studio sull'utilizzo di ZD1839 (IRESSA) per uso compassionevole nel trattamento delcarcinoma del polmone metastatico e del carcinoma testa-collo

3 90 Latorre Agnese Associazione di Cisplatino e Capecitabina in pazienti con carcinoma testa-collo.Studio di fase II

3 91 Guida Michele Studio di parametri bio-immunologici in pazienti affetti da carcinoma indifferenziatodel rinofaringe

3 92 Caporusso Luciana Studio clinico prospettico randomizzato di fase III con Vinflunina versus Docetaxel neltrattamento del carcinoma polmonare NSCLC localmente avanzato o metastatico

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precedentemente trattato con platino

3 93 Latorre AgneseStudio multicentrico randomizzato di fase II per valutare attività e tollerabilità di 3diverse combinazioni di Docetaxel e Irinotecan come terapia di linea II neltrattamento del carcinoma polmonare NSCLC ricorrente o metastatico

3 94 Lorusso Vito Pemetrexed (ALIMTA) come seconda linea in pazienti affetti da carcinomapolmonare non a piccole cellule in stadio localmente avanzato o metastatico

3 95 Lorusso VitoStudio in aperto sulla sicurezza di Alimta (PREMETREXED) come farmaco singolo o incombinazione con Cisplatino o Carbonplatino in pazienti con mesotelioma maligno.H3E-MC-JMFL

3 96 Colucci GiuseppeTrattamento combinato del mesotelioma pleurico in stadio T1-3 N0-2 conchemioterapia pre-operatoria (cisplatino+pemetrexed) pleuropneumonectomia +/-radioterapia

3 97 Colucci Giuseppe Trattamento del carcinoma colorettale in fase avanzata con l'associazioneUFT+Irinotecan. Studio clinico di fase I-II

3 98 Galetta Domenico Trattamento con UFT più calcio folinato nel carcinoma avanzato del colon-retto neipazienti anziani "frail". Studio clinico multicentrico di fase II.

3 99 Colucci GiuseppeXelox vs Folfox-4 nel trattamento del carcinoma colorettale avanzato nonpretrattato: studio di fase II randomizzato del Gruppo Oncologico dell'ItaliaMeridionale (GOIM)

3 100 Colucci Giuseppe Folfox4+Cetuximab in pazienti con carcinoma colorettale avanzato non pretrattati:studio multicentrico di fase II del Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale (GOIM)

3 101 Colucci Giuseppe Xeliri vs Folfiri nel trattamento del carcinoma colorettale avanzato non pretrattato:studio di fase II randomizzato del Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale (GOIM)

3 102 Colucci GiuseppeGemcitabina vs Gemcitabina + Cisplatino nel trattamento del carcinomapancreatico localmente avanzato inoperabile e/o metastatico. Studio policentricodi fase III.

3 103 Lorusso VitoTrattamento del carcinoma della vescica in stadio avanzato o metastatico con unaschedula costituita da Epidoxorubicina e Gemcitabina derivata da esperienze sulinee cellulari in vitro

3 104 Lorusso Vito Studio di Gemcitabina + Paclitaxel ogni 2 settimane in pazienti non pretrattati affettida carcinoma a cellule transizionali (TCC)

3 105 Lorusso Vito

Chemioterapia adiuvante dopo cistectomia radicale in pazienti con carcinomatransizionale della vescica ad elevato rischio di recidiva. Studio nazionalemulticentrico di fase III randomizzato con due combinazioni selezionate in base allafunzionalita renale: Gemcitabina/Cisplatino vs controllo e Gemcitabina/Taxolo vscontrollo

3 106 Guida Michele Immunoterapia vs Immuno-chemioterapia in pazienti con carcinoma renalemetastatico. Studio multicentrico randomizzato di fase III

3 107 Guida Michele Studio clinico multicentrico randomizzato di fase III con chemio-immunoterapia inpazienti affetti da melanoma metastatico

3 108 Montemurro Severino Tubo transanale nei pazienti affetti da ca del retto trattato con terapianeoadiuvante

3 109 Fanizza Giuseppe Chirurgia citoriduttiva secondaria seguita da perfusione ipertermica intraperitonealenel trattamento del cancro ovarico

3 110 Grammatica Luciano Attuazione di un protocollo omogeneo di tecnica chirurgica nello svuotamentolinfonodale laterocervicale

3 111 Colucci Giuseppe L'accoglienza globale al paziente in chemioterapia: supporto psicologico emusicoterapia

3 112 Di Lauro Alessandra Programmazione di un trattamento riabilitativo "sandwich" nelle neoformazionicordali

3 113 Tanzarella Marina Utilizzazione di gel di silicone autoasciugante per la prevenzione delle cicatriciipertrofiche nelle pazienti mastectomizzate e quadrantectomizzate

3 114 Schittulli Francesco Associazione di Ecografia ad alta risoluzione ed eco color doppler per la valutazioneed il monitoraggio del linfedema nel corso dei trattamenti drenanti

3 115 Lorusso Vito

Studio randomizzato di Fase III, in aperto, per valutare l'efficacia del supportomarziale endovenoso in pazienti effetti da tumore solido primitivo (mammella,polmone, colon-retto e ginicologici) in trattamento con Darbepoetin-alfa peranemia correlata alla neoplasia e/o alla chemioterapia

3 116 Colucci Giuseppe Nutrizione artificiale nel paziente oncologico

3 117 Lorusso VitoPprevenzione del tromboembolismo venoso ed arterioso con l'Eparina a basso pesomolecolare (EBPM) "Nadroparina calcica" in pazienti in trattamento chemioterapico.Studio randomizzato, placebo-controllato, in doppio-cieco, multicentrico di fase III

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3 118 Savino EufemiaEfficacia del trattamento di eparina a basso peso molecolare (nadroparina calcica)verso la terapia anticoagulante orale nella prevenzione secondaria deltromboembolismo venoso in pazienti con neoplasia

3 119 Lorusso Vito

Valutazione dell'efficacia e tollerabilità di L-Acetilcarnitina (LAC) nel prevenire oridurre la polineuropatia indotta da trattamento con Taxolo in monoterapia o inassociazione ad altri farmaci neurotossici e non. Studio multicentrico randomizzato indoppio cieco e controllato verso placebo

3 120 Schittulli Francesco

Valutazione dell'efficacia della genesteina (isoflavone di soia-fitoestrogeno) indonne in premenopausa trattate per ca mammario con chirurgia, radioterapia echemio-ormonoterapia, nelmigliorare i disturbi clinici-biochimici della menopausa enel ridurrel'incidenza delle recidive di malattia

4 121 Colucci Giuseppe Indagine sulla fatigue in correlazione con i livelli di emoglobina e la presenza di ansiae depressione nei pazienti oncologici

4 122 Mattioli Vittorio Formazione Gruppi Balint per gli operatori dei reparti di degenza

4 123 Mattioli Vittorio Progetto Gruppo di informazione Psico Sanitario (G.I.P.S.)

4 124 Mattioli Vittorio Valutazione dei fattori psicosociali nel trattamento antalgico del paziente anzianocon dolore da cancro

4 125 Mattioli Vittorio Tecnica supportiva-espressiva nella Terapia Antalgica del paziente neoplastico

4 126 Mattioli Vittorio Valutazione della sindrome di burnout nel Quartiere Operatorio

4 127 Ursi AntonioSperimentazione di un intervento di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome daburnout presso l’Ospedale Oncologico di Bari con la modalità della ricerca-intervento

4 128 Montemurro Severino Qualità della vita nei pazienti sottoposti ad intervento di proctectomia restaurativanella U.O. Chirurgia Apparato Digerente

4 129 Montemurro Severino Uso dei sistemi impiantabili nel trattamento del diabete postoperatorio nei pazientipancreasectomizzati

4 130 Aloé Ferruccio Efficacia e tollerabilità di buprenorfina transdermica (transtec) in pazienti con dolorecronico da cancro

4 131 Loconte Biagio La musicoterapia nella riabilitazione per le pazienti mastectomizzate

4 132 Di Lauro Alessandra Paralisi laringee: studio strumentale pre e post-ciclo di riabilitazione logopedica

5 133 Milella Piero Revisione critica della documentazione di cura finalizzata alla stesura di unaarchitettura informativa comune medico/infermieristica

5 134 Milella Piero Analisi dei modelli organizzativi e gestionali del centro unificato di prenotazione

5 135 Milella Piero Introduzione di un modello per la governance degli outcome di cura

5 136 Milella Piero Correlazione fra spesa farmaceutica e tipologia di DRG nel biennio 2001-2003

5 137 Milella PieroSperimentazione ed applicazione di un modello organizzativo di integrazioneospedale-territorio mediante sistemi informativi di gestione dell'accesso da siti remoti,alle informazioni e ai servizi sanitari dell'Ospedale Oncologico di Bari

5 138 Milella Piero DGR, indicatori di controllo delle metodologie di budget nella gestione ospedaliera

5 139 Nardulli Patrizia Indicatori di valutazione dei flussi di file F

5 140 Mattioli Vittorio Modello di valutazione dell'efficienza delle procedure di sala operatoria attraversoun sistema informatizzato di raccolta dei dati di attivita operatoria

5 141 Grammatica Luciano Definizione di un programma di controllo dell'attivita assistenziale ORL per ilmiglioramento dei ricoveri e l'ottimizzazione delle risorse

5 142 Montemurro Severino Raffronto fra costi e ricavi nella Unita Operativa di Chirurgia Apparato Digerente

5 143 Schittulli Francesco Confronti nazionali/internazionali fra i sistemi sanitari

5 144 Rinaldi Michele /Longo Marisa

Standardizzazione interdipartimentale informatica delle diagnosi infermieristiche

5 145 Console Giangiuseppe Valutazione farmaco economica degli effetti indesiderati correlati all'impianto dicateteri venosi centrali in silicone e in poliuretano

5 146 Montemurro Severino Utilizzo di amido idrossi etilico 130/04 vs albumina nei pazienti sottoposti agastrectomina totale con linfadenectomia estesa

5 147 Carioggia Enza Valutazione dell'esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza causati dasorgenti, sia fisse che mobili, presenti in luoghi di vita e di lavoro

5 148 Montemurro Severino Risparmio trasfusioni di sangue ed emoderivati

5 149 Armenise Francesco Anestesia endovenosa (TIVA) in radiologia interventistica: associazione Propofol eRemifentanil

5 150 Simone Gianni Diagnosi istopatologica collegiale per via telematica

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5 151 Console Giangiuseppe Valutazione degli effetti indesiderati correlati all'impianto di dispositivi medici a brevee a lungo termine

6 152 Lerario Mario Antonio Impianto traslazionale per la ricerca: fund raising, scouting e consulenza per losviluppo di progetti di ricerca finalizzata al trasferimento tecnologico

6 153 Quaranta MicheleDeterminanti socio-economici della disuguaglianza in oncologia: Valutazione econtenimento del ritardo diagnostico-terapeutico per il cancro della mammella nelsud Italia.

6 154 Colucci Giuseppe ABC del percorso di cura in oncologia. Formazione per pazienti e familiari

6 155 De Cillis Patrizia /Montanaro Rosanna

Programma di informazione per pazienti oncologici

6 156 De Lena Mario Library consulting: realizzazione della biblioteca cartacea e on line per ilmiglioramento continuo nell'erogazione del servizio all'utenza

6 157 De Lena Mario / SalomoneGiancarlo

Rielaborazione della pagina web della biblioteca dell’istituto. Allestimento di una sala consultazione multimediale

6 158 Paradiso Angelo /Bruno Michele

Valutazione delle dinamiche attitudinali e psicologiche dei soggetti sottoposti aconsulenza oncogenetica e studio del fenotipo dei casi familiari ed ereditari dicarcinoma mammario

6 159 Tanzarella MarinaValutazione delle caratteristiche oncologiche nelle ricostruzioni mammarie effettuatenegli anni 2001-2002 e 2003 nel nostro istituto mediante revisione clinica edecografica.

6 160 Tanzarella Marina Valutazione clinico-strumentale delle caratteristiche morfologiche ed estetiche dellamammella ricostruita con protesi

6 161 Paradiso Angelo INQAT (Italian Network Quality Assessment Tumor Biomarkers): coordinamento esviluppo delle attivita

6 162 Simone Gianni Controllo di qualità per via telematica in istocitopatologia cervicovaginale

6 163 Paradiso Angelo Banca virtuale di tessuti tumorali: allestimento e creazione di un network

6 164 Fanizza Giuseppe Elaborazione delle Linee Guida in Ginecologia Oncologica

6 165 Paradiso Angelo Messa a punto di un protocollo per la certificazione e/o l'accreditamento di strutturelaboratoristiche sperimentali

6 166 Quaranta Michele Implementazione della qualita dell'assistenza nei laboratori di analisi degli IstitutiOncologici

6 167 Volpe StefaniaIl controllo di gestione applicato all'area della ricerca scientifica: messa a punto diuna procedura operativa sperimentale ed applicazione di principi di contabilitàeconomica

6 168 Giuliani Daniela Conduzione delle ricerca scientifica nell’IRCCS Oncologico di Bari: individuazione punti critici e messa a punto di interventi migliorativi

6 169 De Lena Mario Certificazione dei programmi di ricerca e del sistema di gestione nella DirezioneScientifica secondo standard internazionalmente riconosciuti

6 170 Lerario Mario Antonio Architettura informativa: flussi informativi, banche dati e linkage per il supporto delleattività di ricerca

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LINEA 1 - Cancerogenesi e caratterizzazione biologicaDIRETTORE: Angelo Paradiso

Resoconto attività 2004

a Linea di Ricerca 1 “Cancerogenesi e Caratterizzazione Biologica” ha raccolto nel 2004 studi sulla caratterizzazione bio-molecolare di forme

neoplastiche familiari, di lesioni precancerose e anchesulle modificazioni che caratterizzano la progressionedella malattia e la sua invasione locale ed a distanza.Per la maggior parte di queste informazioni bio-molecolari, sono stati previsti anche ulteriori studi diverifica del loro significato clinico nella fase di diagnosi,terapia e di follow-up. Infine, nella predetta linea diricerca risultavano compresi anche problematiche ditipo più prettamente tecnico-metodologico con progettiche hanno verificato con approcci polimetodologici leperformance di differenti tecniche laboratoristiche.Una linea di ricerca, quindi, di attività traslazionali che inultima analisi si è posto l’obiettivo di individuare e validare clinicamente nuove informazioni bio-molecolariprovenienti dai laboratori sperimentali. Questo processonel corso dell’ultimo anno ha tratto ulteriore vantaggio anche dalla formalizzazione delle attività di un Gruppo diattività Interdipartimentale sui tumori Familiari Femminili,dalla costituzione di una Banca TessutiInterDipartimentale e dallo sviluppo di una serie dicollaborazioni internazionali fra l’altro con l’OMS di Lyone, con l’NIH di Bethesda, con il Buck Institute di Novato-California, con il NCI di Bejing in Cina, con ilReceptor Biomarker Group del EORTC. Nel corso del2004, ci sono stati di conseguenza anche intensi scambidi personale con detti Istituti che hanno portato presso ilaboratori dell’Istituto Oncologico ricercatori del NCI di Pechino (3 mesi), dell’Università di Halle-Germany (1mese), dell’Università di Kerala-India (da luglio scorso atutt’oggi), dell’OMS di Lyon-France (1 mese); inoltre,personale dell’Istituto ha frequentato il Laboratorio di Immunogenetics dell NIH di Bethesda-Maryland (1 mese)ed il Buck Institute-California (oltre 12 mesi).I Programmi in cui la Linea è articolata sono come diseguito rappresentati:Cancerogenesi e progressione della malattia (progetti 1-25)Validazione diagnostica-prognostico-predittiva (progetti26-37)Messa a punto e validazioni tecniche di laboratorio(progetti 38-41)Area Cancerogenesi e progressione della malattia(progetti 1-25)La principale patologia interessata alle attività di questaarea di ricerca è stata la neoplasia della mammella conlo studio di alterazioni epigenetiche, di geni disuscettibilità, di fattori di invasione.Gli studi di epigenetica hanno avuto un grande sviluppocon analisi di casistiche significative dal punto di vistaquali-quantitativo.In particolare lo studio del gene HER2 ha portato adimportanti risultati.In primo luogo è stata verificata lapresenza dei polimorfismi di ErbB2 in una serie di lineecellulari di carcinoma mammario e di colon in relazionealle caratteristiche molecolari e funzionali del recettoretirosino-chinasico. I risultati di questo studio sono statioggetto di pubblicazione (Tommasi S et al. Cancer Lett,2004).I risultati ottenuti sono stati quindi verificati sucasistiche di pazienti. Sono entrati a far parte dello studio

620 pazienti e 169 controlli raccolti nei centri di Bari, Forlìe del Buck Institute di Novato (CA, USA). Sono statiinvestigati i polimorfismi in posizione 1170 (Ala1170Pro) e655 (Ile655Val). Lo studio delle frequenze dei vari genotipiha dimostrato una non differente distribuzione tra lefrequenze dei genotipi e degli alleli tra i pazienti e icontrolli per entrambi i polimorfismi. Lo studio di relazionetra i 2 polimorfismi e le caratteristiche clinico-patologichedei pazienti ha mostrato che solo la presenza dell’allele valina in posizione 655 risulta essere significativamenteassociata ad una più giovane età dei pazienti e aistologia invasiva, mentre il polimorfismo in posizione 1170non mostrava alcuna associazione. La relazione trapresenza di 655Val sembra maggiormente associata allagiovane età in pazienti con familiarità per carcinomamammario/ovarico. I risultati preliminari sono statipresentati in abstracts a congressi internazionali ed èstata inviata la pubblicazione per esteso a rivista di altoranking internazionale(Tommasi et al.Congresso Nazionale SIC, 2004; Paradisoet al. Breast Cancer Res Treat, 2004; Tommasi et al. Int JBiol Markers, 2004).Gli studi sui geni di suscettibilità al cancro mammariohanno comportato lo svolgimento di una grossa mole dilavoro sia di tipo prettamente laboratoristico che di tipoapplicativo clinico. Dal punto di vista laboratoristico sonocontinuati tutti i lavori sui geni BRCA; sono entrati a farparte di questo studio 100 pazienti facenti parte di unacasistica consecutiva di 511 pazienti con prima diagnosidi carcinoma mammario afferenti all’Ospedale Oncologico di Bari; i 100 casi sono stati selezionatimediante l’utilizzo di criteri relativi alla familiarità e alla anamnesi clinica (età, numero di parenti affetti, sesso,bilateralità, ecc) e per ciascuno di essi è stata calcolatala percentuale di rischio di essere portatore di unamutazione mediante l’utilizzo del modello matematico-statistico Myriad II. L’analisi molecolare del gene BRCA1, ha evidenziato la presenza di mutazioni patologiche(5382insC e 4566delA) nel 7% dei pazienti e la presenza dipolimorfismi nel 61% pazienti. La mutazione piùfrequentemente riscontrata in questa casistica pugliese èstata un’alterazione founder per la popolazione degli Ashknenazi (5382insC). L’altra mutazione evidenziata è un’alterazione mai riscontrata in altre casistiche. La sua peculiare localizzazione, importante per la funzionalitàdel gene, l’ha resa oggetto di studio dei prossimi mesi. Tra gli otto polimorfismi più di frequente individuati, ipolimorfismi S1613G e K1183R, sono risultati esseresignificativamente correlati, rispettivamente, ad unmaggiore e ad un minor rischio di essere portatore dialterazione. Tale significativa associazione, suggerisceche tali alterazioni potrebbero rappresentare,rispettivamente, un fattore predisponente e protettivoper lo sviluppo di una neoplasia. I risultati preliminari diquesto studio sono riportati nella pubblicazione diCipollini et al. (Cipollini et al, Ann Oncol, 2004) .Perstudiare la funzionalità del gene BRCA1 e di altri geniimportanti nella carcinogenesi della neoplasiamammaria, è stato condotto, in collaborazione con illaboratorio di Terapia Genica della Casa Sollievo dellaSofferenza di San Giovanni Rotondo (Prof. Fazio), unostudio sulla metilazione dei promotori di BRCA1, p16,

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ESR1, GSTP1, TRb1, RARb2, HIC1, APC, CCND2, CDH1.Sono stati arruolati 54 pazienti affette da carcinomamammario sporadico e 10 soggetti con lesioni benigne. Igeni che sono risultati più frequentemente metilati sonoESR1, HIC1, BRCA1 e p16. Inoltre, è emersa unacorrelazione inversa tra lo stato di metilazione delpromotore di BRCA1 e quello di RARb2, recettorenucleare capace di legare fattori di trascrizione. Inconclusione, è emerso che il pathway di metilazione neitumori sembra peculiare quando confrontato con quellodelle lesioni benigne di controllo. I risultati di questo studiosono stati pubblicati nel corso del 2004 (Parrella et al. ClinCancer Res, 2004;Parrella AACR 95th ,2004; Parrella etal.,Congresso Nazionale SIC, 2004; Parrella et al.Congresso Nazionale SIC, 2004; Crrapolicchio et al,Congresso Nazionale SIC, 2004).La parte clinica di detto progetto ha proseguito I suoilavori sulla analisi della compliance dell’utenza verso i programmi di screening molecolare.Un questionario diventi domande è stato sottoposto a un campione didonne con recente diagnosi di carcinoma mammario,ricoverate presso l’UO di Senologia. Oltre a informazioni di tipo demografico sono stati indagati il grado diconoscenza sul ruolo dei geni nell’insorgenza di alcuni tumori e sui test genetici e l’eventuale interesse asottoporsi allo studio molecolare per la ricerca dimutazioni genetiche predisponenti al tumore dellamammella. Infine sono state chieste le motivazioni diquesta ipotetica scelta.I risultati hanno evidenziato un livello di conoscenzalimitato su questi temi (poco più del 50% sa dell’esistenza dei test genetici) e d’altra parte un’ampia disponibilità all’esecuzione del test (superiore all’80%) se questo fosse praticabile. Le motivazioni più frequentemente citate perquesto orientamento maggioritario sono risultate ildesiderio di aiutare la ricerca nel campo della geneticae la volontà di conoscere il rischio dei propri figli.Tra i fattori che sembrano influenzare la scelta di fare iltest genetico oppure di rifiutarlo sono emersi l’età (una maggiore percentuale di donne più anziane farebbero iltest) e il grado di istruzione (le donne più colte sono piùfavorevoli), mentre una storia familiare di tumore dellamammella non appare determinante nella scelta.Questi risultati sono stati confrontati con quelli ottenutinella precedente indagine conoscitiva, rivolta a donnenon affette a neoplasia, che attendevano negliambulatori della Lega Tumori, già pubblicati nelSupplemento 1 del 2004 della rivista scientifica Annals ofOncology.Anche se i due campioni di donne presentavanoimportanti differenze riguardanti l’età, il grado i istruzione, lo stato civile, ecc., è emersa una sostanziale uniformitàdel livello di conoscenza sui test genetici e dellapercentuale di donne che propenderebbero per unascelta positiva di sottoporsi all’esame genetico. C’è da rilevare tuttavia una maggiore percentuale di donneaffette dalla neoplasia che hanno espresso una forteindecisione e che probabilmente avrebbero la necessitàdi ottenere maggiori informazioni e di prendere tempoper decidere in maniera definitiva.E’ attualmente in corso l’indagine su un ulteriore campione di donne, rappresentato da donneselezionate per elevata probabilità di essere portatrici dimutazione genetica. In questo nuovo questionario verràindagata la loro volontà di fare il test genetico el’atteggiamento nei confronti delle diverse opzioni preventive considerabili nel caso di test che accerti unamutazione genetica.

Inoltre da un punto di vista clinico, è stato costituito unGruppo Interdipartimentale (Centro per lo Studio deiTumori Ereditari), formato da specialisti in varie discipline,che ha elaborato un modello organizzativo per lagestione dei pazienti a rischio. E’ stato infatti delineato un percorso di consulenza oncogenetica a più tappe. Allafine di questo percorso i soggetti visitati possono essereinquadrati in tre gruppi. Il primo gruppo è costituito dasoggetti che rifiutano l’esecuzione el test oppure non eleggibili al test genetico ma considerati ugualmente adaumentato rischio di tumore mammario per familiarità; ilsecondo gruppo è costituito a soggetti che hanno fatto iltest genetico, risultato negativo ed il terzo gruppo dasoggetti a cui è stata identificata una mutazionegenetica e quindi con un rischio molto alto di insorgenzadi carcinoma mammario.Per ciascuno di questi gruppi sono stati discussi edapprovati specifici protocolli di prevenzione con controlliclinici e strumentali.Tutte le attività del progetto “Familiarità per il ca. mammario” ha esitato nella pubblicazione di unsupplemento degli Annali of Oncology sugli aspetti eticie sociali dei programmi di screening molecolari che, conguest Editors due ricercatori dell’Istituto e due ricercatori della New York University, ha avuto larga ecointernazionale.Sulla patologia mammaria, importanti risultati sono staticonseguiti anche nell’ambito dello studio di caratteristiche di invasività delle cellule tumorali. Nellostudio n. 3 sul ruolo della Laminina-5 nel processo diinvasione metastatica sono state arruolate 20 pazienticon ca mammario non metastatizzato e 20 pazienti conca mammario metastatico sottoposte ad intervento dimastectomia o quadrantectomia nell‘U.O. di Senologia del nostro Istituto. Nei prossimi mesi si effettuerà l’analisi qualitativa della Laminina 5 mediante Western blotsull’omogenato tissutale tumorale e si procederà all’analisi dei dati. Aggregati a questi progetti, troviamo risultati raggiunti su un altro pathway metabolicoimportante per la cellula neoplastica: il controllo eregolazione del pH.In un lavoro originale pubblicato suBreast Cancer Research (Paradiso et al BCR, 2004)abbiamo dimostrato che la proteina NHE1 inducevariazioni conformazionali nel citoscheletro cheavvengono tramite coinvolgimento di RhoA e Rac1. Lostudio continua con studi con FRET e MicroscopiaConfocale che hanno portato alla sottoposizione di unmanoscritto a Molecular Biology of the Cell (Cardone etal, submitted).In un altro progetto afferente alla stessa area di attivitàera previsto di verificare il significato clinico-biologicodei livelli sierici di MUC3 ed MCA in una serie di pazienticon ca. mammario operabile. In detto progetto è statoarruolato un numero significativo di pazienti (oltre 100) suiquali, dopo l’elaborazione delle analisi statistiche opportune si è proceduto all’elaborazione di un manoscritto pubblicato su rivista internazionale(Quaranta IJBM, 2004). I dati ottenuti dimostrano unachiara relazione diretta tra espressione di Muc-3 e livelli diespressione di PgR ed una relazione inversa con i livellisierici di MCA. Sono in corso ulteriori studi invitro perinterpretare il significato di dette relazioni e la verificaclinica del ruolo che detti marcatori possono avere nellapianificazione terapeutica e monitoraggio clinico deipazienti.Il progetto n. 8 di detta linea di ricerca ha valutato lerelazioni tra patologia diabetica e neoplastica dellamammella in circa 2000 donne pugliesi con ca.mammario e oltre 4000 soggetti sani. I dati oggetto di

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una pubblicazione su rivista internazionale dimostranoche nella popolazione pugliese un’alta percentuale di donne in premenopausa sono caratterizzate da un altoBody Mass Index e che, ancora più importante, diabetedi tipo 2 ed elevato BMI espongono ad un più elevatorischio di carcinoma mammario ( Resta et al, CDTIEMD,2004).Relato a detto studio, risulta il progetto n. 21 cheintendeva verificare le relazioni tra livelli sierici di TGF eproteine IGF relate. Oltre 100 pazienti sono entrate indetto studio dimostrando almeno per l’IGFBP3 una significativa associazione con la presenza di neoplasia.Infine su una casistica relata sono state anche studiate leabitudini di vita delle pazienti che hanno portatoall’ottenimento di risultati da due questionari ad hoc sottoposti a 150 soggetti. Sono stati testati i rispettivi valoridi IGF-I e II e IGFBP/3, di colesterolo, trigliceridi edemoglobina glicata.Passando a studi di carattere morfo-biologici,l’individuazione di fattori predittivi di invasione stremale nel carcinoma in situ della mammella (Progetto 5) haportato alla individuazione di una casistica di oltre 50 casicaratterizzati da diverso grado di differenziazionecitoistologica sui quali si è iniziato lo studio con l’analisi immunoistochimica di fattori neoangiogenetici. Dettostudio ha trovato larghi motivi di relazione con l’altro progetto (Progetto 6) che si interessava di espressionestromale di alcuni specifici antigeni all’interno del quale si è proceduto all’analisi della espressione dell’antigene fibronectina per una migliore identificazione dellacomponente stromale miofibroblastica. All’ulteriore allargamento della casistica seguirà l’analisi ed elaborazione dei dati.Lo studio su sottopopolazioni linfocitarie nel linfonodosentinella di pazienti con ca. mammario non ha avutoulteriori sviluppi rispetto a quanto documentato lo scorsoanno per difficoltà tecniche che sono emerse dallaanalisi dei preparati istologici ad alcuni mesi di distanzadal loro allestimento. Dopo la valutazione dei fattori allabase di detta inadeguatezza, lo studio verràdefinitivamente chiuso con l’elaborazione di un report finale.Per la immunofenotipizzazione di lesioni primitivemetastatiche epatiche e polmonari sono entrati in studio32 campioni di FNA (26 epatici e 6 polmonari sui quali èstata determinata con metodica ICA la presenza di CK 7e 20). Alcuni anticorpi (Ber-4 e CEA poli) non sono tuttoradisponibili ed altri sono stai acquistati solo di recente. LaCK7 è risultata positiva in 17/26 lesioni epatiche ed in 5/6lesioni polmonari, dimostrando particolare sensibilità nellemetastasi epatiche positive ed il 1/6 lesioni polmonari.Diversi casi morfologicamente accertati di metastasi daadenocarcinoma intestinale sono risultati negativi tantoda indurre l’uso di nuovi markers diagnostici (CD X2) nellaroutine.Due studi (n. 12 e 13), infine, riprendevano in questaarea, le problematiche dell’utilizzo clinico della cromogranina rispettivamente nei tumori neuroendocrinie nell’endometrio. Nello studio sulla patologia neuroendocrina, risultano attualmente dosati i campionisierici di 47 pazienti (24 SCLC, 10 ca mammario, 2 caprostata, 6 ca colon retto e 5 tumori neuroendocrini) e 12soggetti sani (persone di laboratorio o volontari). Finorasono tornati alla nostra osservazione 5 pazienti (3 SCLC, 1carcinoide e 1 ca colon) in trattamento con ocreotide,dei quali è stato possibile seguire la risposta alla terapia. Èancora in corso la correlazione dei livelli sierici diCromogranina A con i dati della tecnicaimmunoistochimica per pazienti di cui si dispone anche

del campione tissutale. Nello studio sulla patologiaendometriale sono entrate 40 pazienti di cui 20 concarcinoma. All’analisi dell’espressione immunoistochimica della cromogranina A ha fattoseguito una valutazione statistica delle differenze esistentiper questo biomarcatore nell’endometrio normale, preneoplastico e neoplastico.Il progetto 14 intendeva verificare l’impatto fisiopatologico della infezione da HP in lesioni pre-cancerose e cancerose dello stomaco. Con tecnichemorfologiche e molecolari abbiamo verificato in unacasistica di circa 60 pazienti che la presenza di alti livellidi IGg per HP predice la presenza di alti livelli sierici diVEGF mentre la presenza delle varie strains del virus non sicorrela con alcuna caratteristica patologica ed inparticolare di neoangiogenesi della neoplasia. Il lavoro inpubblicazione su rivista internazionale (Mangia et al. W JGastroenterology, 2005) suggerisce che solamente unainfezione long lasting può indurre effetti di tiponeoangionetico nel tessuto gastrico.L’interessante progetto sul ruolo fisiopatologico degli ormoni sessuali nello sviluppo e progressionedell’epatocarcinoma ha portato all’individuazione di oltre 20 soggetti che divisi per presenza o meno di HBVe/o HCV sono stati analizzati per quanto riguarda iprincipali ormoni sessuali. Lo studio prevedel’allargamento ulteriore della casistica prima di una ulteriore e definitiva analisi.Nella patologia neoplastica epatica è stata analizzataanche la espressione sierica della proteina 90K, PIVKA-II,coinvolta principalmente nei processi di difesaimmunitaria in corso di infezioni virali. Ai 70 pazientiattualmente arruolati, nel corso del 2005 verrannoaggiunti ulteriori 30 casi necessari per ottenere una analisiaffidabile dei dati.Nella patologia gastro-enterica, notevoli sono stati glisforzi prodotti nell’ambito di un progetto di ricerca per mettere a punto la tecnica analitica più opportuna perla determinazione dei livelli di VEGF nelle differenti frazionidi campioni di sangue (Ranieri et al, Oncol Rep, 2004) eper la verifica del significato clinico di dettadeterminazione in una casistica di oltre 60 carcinomi delcolon. Il lavoro prodotto (Ranieri et al, Oncol Rep, 2004)suggerisce che la determinazione di VEGF nella frazionedi sangue contenente piastrine attivate con CTAD sia lapiù idonea per una successiva utilizzazione di tipo clinico.Due ulteriori interessanti progetti focalizzavano il lorointeresse sui fattori biologici in grado di modularel’efficacia clinica del trattamento locale percutaneocon Radiofrequenza ed Ipertermia nei pazienti conneoplasie epatiche o polmonari. Detti studiassolutamente originali nel proprio settore hanno preso inconsiderazione sia biomarcatori circolanti che tissutali. Lostudio che ha considerato il ruolo predittivo del VEGFsierico è stato portato avanti arruolando 40 pazienti deiquali 30 con carcinoma epatocellulare e 10 conneoplasia polmonare primitiva o secondaria. Su talipazienti sono stati eseguiti tutti i dosaggi di VEGFmediante tecnica ELISA previsti dal progetto di ricerca inoggetto. I dati già elaborati riguardano la casistica dineoplasie epatiche nella quale abbiamo dimostrato chenon ci sono significative differenze tra i livelli di VEGF pree post trattamento locale ( Gadaleta et al, J Chemoth,2004; Gadaleta et al Annals of Oncol, 2004; Gadaleta etal, Parigi February, 2004). Il progetto di ricerca si proponedi ampliare la casistica attuale sui pazienti conepatocarcinoma e con neoplasia polmonare e pertantodi indagare ulteriormente il ruolo dei pepticiangiogenetici nei pazienti neoplastici sottoposti a

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termoablazione mediante radiofrequenza. Si ritiene dipoter concludere il presente progetto a fine 2006.Lo studio sul valore predittivo della Topoesomerasi II èstato portato avanti selezionando in modo retrospettivouna casistica di 22 pazienti affetti da carcinomaepatocellulare, già in passato sottoposti a prelievobioptico di microfrustolo epatico ed in seguito trattatimediante chemioembolizzazione epatica presso l’U.O. Radiologia Interventistica. I 22 campioni cito-istologicisono stati immunocolorati con tecnicaimmunoistochimica mediante l’anticorpo monoclinale anti-Topoisomerasi II e le percentuali di espressione sonostate valutate mediante analizzatore d’immagine. I datipreliminari ottenuti saranno esposti al prossimo congressonazionale AIOM. Il progetto di ricerca si ritiene in corso dicompletamento e potrà essere concluso nel corso delpresente anno 2005.Sulla cervice uterina, lo studio mirante all’analisi dellerelazioni fra HPV e abitudine al fumo della sigaretta hacomportato l’inserimento di 151 pazienti, i cui dati sono in elaborazione, dopo lo studio di HPV con tecniche PCR.Inoltre si è portato avanti anche lo studio della p16 conl’arruolamento di 50 donne portatrici di displasia,carcinomi o patologie infiammatorie varie. L’analisi combinata di HPV e di P16 ha portato a verificare lacompresenza di queste due caratteristiche in 15 casi condisplasia, dimostrando che quanto riferito in letteraturasino ad oggi sull’argomento merita ulteriore approfondimento.Una ulteriore importante area di attività di detta linea diricerca riguardava studi in vitro di nuovi farmaci nelleneoplasie gastroenteriche. Articolato in diverse sottoareedi attività, il progetto ha raggiunto importanti risultatiriferiti in un editoriale su rivista internazionale (Xu et al,EJC, 2004).Nell’ambito dell’ottimizzazione della schedula di somministrazione combinata di farmaci tradizionali ebiologici, abbiamo approfondito lo studio dellacombinazione di due farmaci biologici, il gefitinib e larapamicina, inibitore di mTor, in un modello costituito da4 linee cellulari tumorali di pancreas. Gli studi dicombinazione, hanno mostrato che la schedulasinergica era quella nella quale il gefitinib erasomministrato prima della rapamicina. L’analisi biologica dell’attività dei due farmaci sui propri target specifici e su alcuni step intermedi del pathway di trasduzione delsegnale mostrano che il sinergismo riscontrato, potrebbeessere determinato da una simultanea azione dei duefarmaci sul pathway di Akt. La verifica dei livelli diattivazione di ulteriori marcatori nel pathway di segnaleEGFR dipendente è attualmente in corso di valutazione.Inoltre abbiamo verificato l’efficacia della combinazionedi ZD6474 un inibitore specifico di VEGFR-2 con Sn-38 edoxaliplatino. La combinazione di ZD6474 ed SN-38sinergica è quando il farmaco citotossico è somministratoprima o contemporaneamente a quello biologico. Lecombinazini di ZD6474 e oxaliplatino risultano essereantagoniste. L’analisi biologica dell’attività dei farmaci in studio, sul ciclo cellulare, induzione dell’apoptosi e di modulazione dei target specifici e di alcuni stepsintermedi del pathway di trasduzione del segnale,spiegano il sinergismo riscontrato;Per quanto riguarda la determinazione dell’attività biologica di farmaci target-oriented dopo lungheesposizioni, abbiamo analizzato gli effetti biologici dellaesposizione prolungata di due composti gefitinib eZD6474 in due linee cellulari di colon. La stabilità chimicadei due farmaci, è stata determinata mediante analisi diHPLC nel mezzo di crescita cellulare. L’esposizione

prolungata dei farmaci è risultata efficace nell’inibire la crescita cellulare in misura superiore al 70%, inibendoefficacemente i loro target specifici e gli step crucialidella traduzione del segnale. Di particolare interesse, è laover espressione farmaco indotta di ABCG2, chepotrebbe costituire un utile elemento da considerarenella pianificazione della migliore schedula disomministrazione combinata con le camptotecine. Sonoin corso studi per approfondire ulteriormente la tematica.Nell’ambito della determinazione dell’attività antiangiogenetica di farmaci anti-VEGFR-2, abbiamovalutato l’attività antiangiogenetica dello ZD6474 incombinazione con SN-38 e oxaliplatino, mediantevalutazione dei livelli di rilascio del VEGF, i risultati hannomostrato che la combinazione dei due farmaci riduce ilrilascio epiteliale del fattore angiogenetico, risultandoquindi utile ad inibire il cross-talking paracrino tra tessutotumorale epiteliale ed endoteliale.Nell’ambito della determinazione dell’attività antitumorale dei farmaci nel modello epatico inpresenza di matrici extracellulari, i risultati hannodimostrato che gefitinib, inibisce la crescita tumorale diun modello in vitro di epatocarcinoma. Inoltre gliesperimenti di farmacosensibilità condotti in presenza dialcune componenti della matrice extracellulareesogene, (ln-5, fibronectina, collagene IV, fibrinogeno,etc,) riducono l’efficacia di gefitinib, proteggendo le cellule dall’azione del farmaco. In particolare la ln-5riduce la mortalità delle cellule trattate con gefitinib del70%, e tale effetto è dipendente dalla concentrazionedella laminina stessa. L’analisi biologica ha dimostrato che la ln-5 inibisce l’attivita del gefitinib stimolando il pathway della sopravvivenza cellulare Akt dipendente.Questo risultato è confermato dai dati relativiall’apoptosi, che evidenziano la capacità della ln-5 nell’ inibire l’apoptosi indotta da gefitinib.I sopracitati risultati hanno permesso la stesura di alcunimanoscritti sottoposti o pubblicati su riviste internazionali(Giannelli et al Laminin-5 offsets the efficacy of gefitinib('Iressa') in hepatocellular carcinoma cells. Br J Cancer.2004 Nov 29; 91 (11): 1964-9; Azzariti et al: The schedule-dependent enhanced cytotoxic activity of 7-ethyl-10-hydroxy-camptothecin (SN-38) in combination withGefitinib (Iressa, ZD1839). Biochem Pharmacol. 2004 Jul 1;68 (1): 135-44; Azzariti et al Effect of prolonged exposureof HT-29 and LoVo cells to the EGFR tyrosine kinaseinhibitor gefitinib (Iressa) and the antiangiogenic agentZD6474 on their specific targets and their signaltransduction pathways. (Sottoposto per pubblicazione)Nel carcinoma dello stomaco, lo studio multicentrico perla caratterizzazione della DNA ploidia. Il nostro centro hacontribuito con 20 casi al centro nazionale e staprocedendo all’analisi dei dati.Una serie di ulteriori progetti verifica il valore prognosticopredittivo di una serie di marcatori nella patologiagastroenterica e mammaria. La rilevanza prognosticopredittiva dei due enzimi target Topo-I e TS è statavalutata su una casistica consecutiva di 62 pazienti concarcinoma del colon retto avanzato, tratati con%FU/CPT-11 presso il nostro Istituto. Dopo aver dimostratoche la risposta clinica e la prognosi di questi pazienti nondifferiscono nei tumori con diversa espressioneimmunoistochimica di TS e Topo-I (Paradiso et al,International Journal of Cancer, 2004) abbiamosuccessivamente valutato su 62 campioni tumorali,l’espressione tissutale di CES2 (carboxylesterase 2). Abcg, l’attività proliferativa tumorale con MIB1 e l’apoptosi con tecnica TUNEL. Nessuno di questi biomarcatori è capacedi predire la risposta clinica. Solo TS predice un più corto

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Tempo di Progressione (TTP) ed una più cortasopravvivenza globale. Sugli stessi pazienti, distinti in duesottogruppi sulla base dei pattern di espressione deiTopo-I, TS, CES2, ABCG2, MIB1, è stata effettuata ancheuna “cluster analysis”. Ipotizzando che i biomarcatori abbiano caratteristiche biologiche differenti nellemetastasi, abbiamo valutato la loro espressione neltumore primitivo, nel linfonodo e nella metastasi epaticadi 19 pazienti trattati con CPT11. Solo le caratteristiche diTopo-I sono significativamente diverse nella metastasiepatica rispetto al tumore primitivo (p=0.000; T test).Inoltre, anche quando abbiamo confrontatol’espressione di Topo-I e di CES2, l’espressione di Topo-Inelle metastasi è risultata più alta rispetto all’espressione di CES2 (p=0.000 vs p=0.050).Nella patologia della mammella, dopo aver contribuitoad una revisione preliminare della letteratura (Daidoneet al, 2004), dopo aver proceduto su una casistica di 529pazienti con tumori altamente proliferanti di carcinomaoperabile nodo negativi, si è proceduto a valutarel’espressione di HER/2neu (J Clin Oncol, 21 (14) 2003) e l’attività mitotica su 306 pazienti nodo negativi trattati solo con terapia locoregionale (Mod. Pathol 16 (11),2003) abbiamo studiato su 372 pazienti nodo negativitrattati solo con terapia locoregionale, la rilevanzaprognostica del grado istologico e dei suoi componenti:la formazione tubulare e il polimorfismo nucleare nonsembrano essere associati con la prognosi(sopravvivenza libera da metastasi (DMFS) esopravvivenza globale (OS), (Mod. Pathol 17, 2004). Perquanto riguarda la malattia in fase avanzata abbiamoinvestigato la possibilità di disporre di biomarcatoripredittivi di risposta ai taxani. In una serie di 72 pazienticon carcinoma mammario avanzato, trattati con unaterapia combinata, paclitaxel ed epirubicina,precedentemente è stato verificato il potenziale valorepredittivo di alcuni biomarcatori (β Tubulina III e IV, VEGF-R, CD34, HER/2neu, apoptosi). Nessuno dei pazienti conbassa espressione di β Tubulina III andava in progressione dopo il trattamento chemioterapico con paclitaxel (Absmeeting NCI-EORTC; Marzo 2004). L’espressione di Tubulina III e IV, è stata determinata anche in 63campioni paraffinati di carcinomi mammari avanzati,trattati con paclitaxel, provenienti dall’Università di Halle (Germania), studio condotto in collaborazione con il Dr.Thomsenn. Sono stati allestiti esperimenti per la messa apunto della tecnica di ibridazione gnomica comparata(CGH), al fine di caratterizzare dal punto di vistacitogenetico i tumori mammari. Sono stati presi inconsiderazione 9 casi di carcinoma mammario operabiledei quali sono stati analizzati sia i campioni congelati, sia icampioni paraffinati. Il DNA di ciascun campione è statoestratto, marcato in fluorescenza e coibridato con DNAdi un donatore normale su metafasi normale. Leimmagini, acquisite tramite un microscopio afluorescenza e un sistema CCD camera, sono stateelaborate con un software dedicato ed è stata valutatal’attuabilità della CGH sui diversi tipi di campione.Inoltre, il ruolo clinico di alcune metalloproteasi nelfollow-up di pazienti operate per carcinoma mammarioha portato alla selezioni di 90 pazienti. Ad ognuna di loroè stato effettuato un prelievo sierico pre-operatorio e unsuccessivo prelievo dopo 6 mesi. Su tutti i campioni èstata testata, mediante zimografia, l’espressione dell’MMP-2 MMP-9 e del TIMP-2 al fine di valutarel’equilibrio proteolitico tra MMPs e l’inibitore tissutale (TIMP-2), vari in maniera considerevole nei peridoi di pree post intervento. Il nostro studio è stato oggetto di una2a pubblicazione dal titolo: “proteolytic imbalance is

reserved after therapeutic surgery in brest cancerpatients” (Giannelli et al. Int J Cancer, 2004).All’analisi di specifiche proteasi è anche ascrivibile lo studio che determina la serinoproteasi UPA in un’ampiacasistica di pazienti operati. Si è compilato un data-basedi tutte le pazienti arruolate per un totale di 842 casi dica mammario. U-PA 440pz; t-PA 441pz; PAI 1 300pz; u-PA/PAI 1/ t-PA 197 pazienti. È in corso la correlazione coni parametri citoistopatologici, grado nucleare e positivitàai recettori per Estrogeno (ES) e Progesterone (PgR).Infine, un ultimo gruppo di lavori ha preso inconsiderazione informazioni biomolecolari legate con glieffetti collaterali dovuti a trattamenti di interesseoncologico. Importante lo studio del recettore solubiledella transferrina in pazienti con anemia. Sino ad oggisono stati arruolati nello studio trentuno pazienti anemicicon neoplasia, sottoposti a trattamento chemioterapico.Sono stati eseguiti prelievi per il dosaggio preliminare delrecettore solubile della transferrina, del ferro sierico, dellatransferrina e ferritina, l’esame emocromocitometrico e la conta dei reticolociti. Otto di questi pazienti anemici(con HB<11g/dl), ricoverati presso i reparti di oncologia,sono stati sottoposti a un prelievo sierico basale per ildosaggio degli esami sopraindicati ed hanno eseguitouna terapia con eritropoietina umana ricombinante β (rhuEpo) ad alte dosi. A distanza di due settimane daltrattamento sono stati effettuati prelievi per il dosaggiosierico del recettore solubile della transferrina e degli altritest su menzionati, per valutarne l’aumento e quindi l’utilità clinica. I pazienti i cui livelli sierici non hanno mostrato un aumento> 25% per il sTFR, >0,5 g/dl per l’HB e 40.000 /μl per i reticolociti hanno continuato la terapia e sono stati sottoposti dopo altre due settimane ad unsecondo prelievo. Sono stati esclusi dallo studio i soggettiche presentavano un’anemia da perdite ematiche ed i soggetti talassemici.Indicatori biochimici sono stati anche presi inconsiderazione come marker predittivi di trombosi perpazienti sottoposti a chirurgia, producendo una data-base che include al momento 60 pazienti analizzati perlivelli sierici di vari fattori di coagulazione, proteasi ecc.In questa linea si inserisce anche il dosaggio dellatroponina in pazienti sottoposti a chemioterapia conantracicline, includendo 22 pazienti. I dati da noi ottenutidimostrano che la troponina non può essere considerataaltrettanto specifica e sensibile quanto laecocardiografia bidimensionale. È in corso la stesuradell’articolo definitivo dopo la presentazione dei dati sotto forma di abstract (Calabrese et al RiunioneNazionale GOIM, Roma Giugno 2005)Fattori pro e angiogenetici sono stati analizzati anche insogetti con cancro della prostata, portando inanziatuttoalla definizione dell’approccio tecnico e metodologico più opportuno, prima di passare all’analisi dei risultati.Infine un gruppo di progetti che si interessava dieffettuare confronti polimetodologici per ladeterminazione laboratoristica di biomarcatori di utilizzoclinico; lo studio di confronto tra metodo PCR ed HybridCapture per la determinazione di HPV conl’allargamento della casistica da analizzare che sarà completata nel corso del 2005 (Caponio et al, SIC, 2004). Sono in corso di definitiva valutazione i risultati di CQsulla determinazione del grade cito-istologico i cui risultatisono stati presentati al congresso Europeo di Citologia diAtene (Simone et al, Cytopathology, 2004).Gli ultimi progetti della linea intendono verificare lapossibilità di utilizzare tecniche di realtà virtuale permigliorare la concordanza diagnostica tra patologi nellavalutazione di tessuti con tecniche mammotome. La

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tecnica prevede la digitalizzazione del vetrino coloratocon ematossilina-eosina attraverso la fusione di piùmicrofotografie consecutive. Tale scansione delpreparato viene poi processato da un software di realtàvirtuale che produce un file in formato Quick Time VR,compatibile con sistemi MAC OS e Windows, nonché coni principali browser per internet. Con tale procedura sonostati già acquisiti 10 casi. Inoltre, si è proceduto allaimpostazione di un sito web dedicato ad accogliere ivari vetrini virtuali. Il sito, ancora in fase di allestimento,presenta alcuni esempi di vetrino virtuale ed è fruibile alseguenti eindirizzo: www.webalice/fazitoREFERENZETommasi S, Fedele V, Lacalamita R, Crapolicchio A,Perlino E, Bellizzi A, and Paradiso A: Molecular andFunctional Characteristic of ErbB2 in Normal and CancerBrest Cell. Cancer Letters 209 (2): 215-222, 2004Tommasi S et al.: Role of ERBB2 SNPS in the risk of familialbreast cancer in caucasian women. Tumori XLVICongresso Nazionale della Società Italiana diCancerologia 46th Annual Meeting of the Italain CancerSociety –Pisa, October 24-27, 2004 Vol. 4, Nr. 2 March-April 2005–75)Paradiso A et al.: ErbB2 SNPs in Caucasian women withfamilial breast cancer.Abs in Breast Cancer Res Treat 88 (Suppl 1): S163, n. 4043,2004Tommasi S et al.: Familial breast cancer risk and ErbB2single nucleotide polymorphism frequency. Abs in Int JBiol Markers 19 (S3): S49, 2004Cipollini G, Tommasi S, Paradiso A, Aretini P, Bonatti F,Lombardi G, Sensi E, Tancredi M, Bevilacqua G, CaligoMA: Genetic alterations in hereditary breast cancer.Annals of Oncology 15(1): i7-i13, 2004Parrella P, Poeta ML, Gallo AP, Prencipe M, Scintu M,Apicella A, Rossiello R, Liguoro G, Seripa D, Gravina C,Rabitti C, Rinaldi M, Nicol T, Tommasi S, Paradiso A,Schittulli F, Altomare V and Fazio VM: Nonrandomdistribution of aberrant promoter methylation of cancer-related genes in sporadic breast cancer. Clinical CancerResearch 2004 vol.10 (16): 5349-54Parrella P et al.: Promoter hypermethylation profiles ofsporadic primary breast cancer and benign lesions.Proceedings AACR 95th Annual Meeting –March 27-31,2004 Orlando (Florida)–Volume 45, march 2004- n. 4975Parrella P et al.: HIC1 promoter hypermethylation and17P13.3 allelic loss in breast ductal carcinomas. TumoriXLVI Congresso Nazionale della Società Italiana diCancerologia 46th Annual Meeting of the Italain CancerSociety –Pisa, October 24-27, 2004 Vol. 4, Nr. 2 March-April 2005–49Parrella P et al.: Non-random distribution of aberrantpromoter methylation of cancer related genes insporadic breast tumours. Tumori XLVI CongressoNazionale della Società Italiana di Cancerologia 46thAnnual Meeting of the Italain Cancer Society –Pisa,October 24-27, 2004 Vol. 4, Nr. 2 March-April 2005–50Crapolicchio A et al BRCA1 alterations in breast cancerpatients from Puglia: mutations and polymorphisms as amarkers of cancer risk. Tumori XLVI Congresso Nazionaledella Società Italiana di Cancerologia 46th AnnualMeeting of the Italain Cancer Society –Pisa, October 24-27, 2004 Vol. 4, Nr. 2 March-April 2005–69Bruno M, Tommasi S, Stea B, Quaranta M, Schittulli F,Mastropasqua A, Distante A, Di Paola L, ParadisoA:Awareness of breast cancer genetics and interest inpredictive genetic testing: a survey in Southern Italianpopulation. Annals of Oncology (2004) 15 (Suppl. 1): i48-i54

Paradiso A, Bruno M, Cicoria A, Digennaro M, Longo S,Rinaldi M, Schittulli F: Analysis of the reasons for acceptingor declining participation in a genetic breast cancerresearch: an hospital-based population study. Tumori,(2004) 90: 435-436Tommasi S, Fedele V, Bruno M, Crapolicchio A, Schittulli F,Ginzinger D, Scott G, Eppenberger-Castori S,Eppenberger U, Benz CC, Paradiso A: Familial breastcancer risk and erbB2 single nucleotide polymorphismfrequency. (2004) Abstract III International Meeting oncancer Molecular Markers (EORTC-NCI), April 18-20,BrusselsCrapolicchio A, Lacalamita R, Bruno M, Monaco A, DiGennaro M, Rinaldi M, Schittulli F, Tommasi S, Paradiso A:BRCA1 alterations in breast cancer patients from Puglia:mutations and polymorphism as marker of cancer risk.Tumori (2005) Abstract of XLVI Congresso Nazionale dellaSocietà Italiana di Cancerologia. Pisa, October 24-27Tommasi S, Fedele V, Lacalamita R, Bruno M, Moore D,Crapolicchio A, Schittulli F, Ginzinger D, Scott G,Eppenberger U, Benz CC, Paradiso A: Role of ERBB2 SNPSin the risk of familial breast cancer in Caucasian women.Tumori, (2005) Abstract of XLVI Congresso Nazionale dellaSocietà Italiana di Cancerologia. Pisa, October 24-27Paradiso A, Muggia F: Introduction: Familial BreastCancer Screening: ethical and social implications. Annalsof Oncology 15(1): i5-i6, 2004Paradiso A, Cardone RA, Bellizzi A, Bagorda A, Guerra L,Casavola V and Reshkin SJ: The Na+/H+ exchanger(NHE1) induces cytoskeletal changes involving reciprocalRhoA and Rac 1 signaling resulting in motility and invasionin motility and invasion in MDA-MB-435 cells. BreastCancer Research 2004; 6 (6): R616-28Cardone RA, Bagorda A, Bellizzi A, Guerra L, Paradiso A,Casavola V, Zoccolo M, Reshkin SJ: PKA gating of apseudopodial located RhoA/ROCK/p38/NHE1 signalmodule regulates invasion in the metastatic breast cellline, MDA-MB-435.Mol Biol of the Cell 2005 (submitted)Quaranta M, Coviello M, Daniele A, Abbate I, Durrant LG,Paradiso A, Schittulli F: MUC3 and MCA serum levels andsteroid receptor content in breast cancer. IJB Markers2004 vol.19 no. 2, pp. 109-114Resta F, Triggiani V, Sabbà C, Licchelli B, Ghiyasaldin S,Liso A, Schittulli F, Quaranta M, Paradiso A, Tafano E,Guastamacchia E: The impact of body mass index andtype 2diabetes on breast cancer: current therapeuticmeasures of prevention.Current Drug Targets –Immune, Endocrine & MetabolicDisordes 2004; 4: 327-333Mangia A, Chiriatti A, Ranieri G, Abbate I, Montemurro S,Rucci A, Stea B, Salvatore C, Di Leo A, Berloco P, Xu JM,Paradiso A: Helicobacter pylori status and angiogenesisfactors in human gastric carcinoma. World Journal ofGastroenterology, 2004 (submitted)Gadaleta C, Coviello M, Catino A, Venneri MT, Stea B,Quaranta M, Mattioli V, Ranieri G:Serum vascular endothelial growth factor concentrationsin hepatocellular cancer patients undergoingpercutaneously radiofrequency therma ablation.J Chemoth, 2004 16 (suppl 5) 7-10Gadaleta C, Coviello M, Catino A, Venneri MT, Stea B,Laricchia G, Cilifrese V, Quaranta M, Ranieri G: Serumvascular endothelial assessment in hepatocellular cancerpatients underwent to locally interventional radiologytreatments. Proceedings Book Fifteenth InternationalCongress on Anti-Cancer Treatment Paris(FR) 9thFebruary 2004 p. 270

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Gadaleta G, Coviello M, Catino A, Gugliotta D, VenneriMT, Cilifrese V, Laricchia G, Quaranta M, Mattioli V,Ranieri G: Serum VEGFconcentrations in hepatocellularcancer patients treated with parcutaneosradiofrequency thermal ablation.Annals of Oncol,15 (suppl.2) ii46 (C41) 2004

Xu JM, Paradiso A, McLeod HL: Evaluation of epidermalgrowth factor receptor tyrosine kinase inhibitorscombined with chemotherapy: is there a need for amore rational design? Eur J Cancer 40 (2004) 1807-1809Giannelli G, Azzariti A, Fransvea E, Porcelli L, Antonaci S,Paradiso A: Laminin-5 offsets he efficacy of gefitinib('Iressa') in hepatocellular carcinoma cells. Br J Cancer2004 Nov 29;91(11):1964-9Azzariti A, Xu JM, Porcelli L, Paradiso A: The schedule-dependent enhanced cytotoxic activity of 7-ethyl-10-hydroxy-camptothecin (SN-38) in combination withGefitinib (Iressa, ZD1839). Biochem Pharmacol 2004 Jul 1;68 (1): 135-44Azzariti A, Porcelli L, Xu JM, Simone MG and Paradiso A:Effect of prolonged exposure of HT-29 and LoVo cells tothe EGFR tyrosine kinase inhibitor gefitinib (Iressa) andthe antiangiogenic agent ZD6474 on their specific targetsand their signal transduction pathways. SubmittedDaidone MG, Paradiso A, Gion M, Harbeck N, SweepFCGJ, Schmitt M: Biomolecular features of clinicalrelevance in breast cancer. European Journal of NuclearMedicine and Molecular Imaging 31 suppl.1: S3-S14, 2004Volpi A, Bacci F, Paradiso A, Saragoni L, Scarpi E, Ricci M(RN), Aldi M, Bianchi S, Nuzzo F (CE), Simone G, Mangia

A, Schittulli F, Amadori D: Prognostic relevance ofhistological grade and of its components in node-negative breast cancer patients. Modern Pathology2004; 17: 1038-1044Paradiso A, Azzariti A, Porcelli L, Simone GM, Fransvea E,Antonaci S, Giannelli G: Getitinib in liver cancer: couldlaminin-5 expression be a good predictive factor? EJC16th EORTC-NCI-AACR Symposium on Molecular Targetsand Cancer Therapeutics – Geneva, Switzerland 28September-1October 2004 –Volume 2, No.8, September2004–401Giannelli G et al: Proteolytic imbalance is reserved aftertherapeutic surgery in breast cancer patients. Int JCancer, 2004 May 1; 109 (5): 782-5Calabrese P et al: Dosaggio sierico dei livelli di troponina Iin pazienti sottoposti a chemioterapia con antracicline.Riunione Nazionale GOIM, Roma Giuno 2005Caponio MA, Crapolicchio A, Cristiani S, Rubini V,Siciliano M, Wiesel S, Tommasi S, Simone G: HPV, PCRdetected, infection and morphological lesion in uterinecervix. Tumori XLVI Congresso Nazionale della SocietàItaliana di Cancerologia 46th Annual Meeting of theItalain Cancer Society –Pisa, October 24-27, 2004 Vol. 4,Nr. 2 March-April 2005–81Simone G, Mangia A, Cristiani S, Stea B, Siciliano M,Wiesel S, Paradiso A: Features of cytological grade andprognosis in breast cancer. Cytopatology 2004 Vol. 15,Supplement 2–35 pp. 11-12 (abs 35)

Programma 2005

a Linea 1 va sempre più caratterizzandosi perdinamicità progettuale ed approfondimentoscientifico/tecnologico delle tematiche in essa

incluse.In questa Linea trovano ormai applicazione le piùmoderne tecniche di “profiling” di vario tipo applicate sia nello studio del processo di cancerogenesi che delprocesso di invasione e metastatizzazione di varieneoplasie.Fra i progetti afferenti a questa Linea, ruoloassolutamente rilevante viene svolgendo un gruppo distudi che, prendendo spunto dalla disponibilità all’interno dell’Istituto di enormi casistiche consecutive di pazienti con carcinoma mammario, intende approfondiresoprattutto aspetti di cancerogenesi legata a geni disuscettibilità e al ruolo di fattori epigenetici. Ormai aquesto database e “Tissue resource” affluiscono una decina di progetti sia di tipo più specificamentebiologico che di tipo applicativo comprendendo ancheinnovativi protocolli terapeutici ed indagini di impattopsico-socio-culturale. Questi ultimi progetti sono inclusiper competenza in altre Linee di Ricerca dell’Istituto.Per quanto riguarda più specificamente gli studibiologici, l’analisi di alterazioni molecolari, patterns di metilazione, studi dei polimorfismi relativi a vari oncogenie oncosoppressori, informazioni circa grosse alterazioni diDNA analizzate con tecniche CGH ed in situ risultanotutte incluse in studi che per la prima voltacomprenderanno anche analisi di linkage edidentificazione di nuovi geni di suscettibilità per dettapatologia. Di particolare rilievo, da questo punto di vista,anche lo studio sull’individuazione di cellule staminali mammarie, loro caratterizzazione e relazione con fattoripredisponesti l’insorgenza della neoplasia nelle forme sporadiche e familiari. Dette attività vengono, tra l’altro, svolte all’interno di progetti collaborativi internazionali

coordinati dall’Istituto Oncologico ed a cui afferiscono numerose istituzioni internazionali come il Buck Institute forAgeing, Novato California. La qualità dellaprogrammazione scientifica in detta area di attività ètestimoniata anche dalla presenza di un progetto,finanziato da soggetti esterni, che prevedespecificamente la progettazione di nuovi microchips dabrevettare per l’analisi veloce di alterazioni a carico dei principali geni di suscettibilità al carcinoma mammario(progetto in collaborazione con il Laboratorio diImmunogenetica (prof. F. Marincola, NIH Bethesda).Sulla patologia mammaria, inoltre, vertono una serie diprogetti che intendono studiare i processi di invasione emetastatizzazione in modelli sia in vitro che in vivo.Molecole di adesione (Laminine), Proteasi (MMP) ed,infine, i meccanismi di regolazione della omeostasicellulare (NHE1/NERF) saranno al centro di studi cheprevedono anche l’utilizzo delle tecniche laboratoristichepiù innovative quali FRET, Microscopia confocale etc.Completano gli studi sulla patologia mammaria una seriedi studi che intendono valutare retrospettivamente edapplicare prospetticamente il valore prognostico dialcuni importanti biomarcatori quali le serinoproteasi;infine, gli studi sulla patologia mammaria riguarderannol’analisi di stili di vita legati all’insorgenza di detta neoplasia anche in relazione al ruolo svolto dagli IGF.La patologia neoplastica del colon sarà al centrosoprattutto di studi tesi ad identificare Molecular Targetsutilizzabili a scopi terapeutici. In questa prospettivarientrano anche studi di analisi dei profili di espressionegenica nelle varie sedi di malattia ed in tessuti tumorali dipazienti trattati con vari farmaci quali inibitori delletopoisomerasi e derivati del platino. Per quanto riguardal’utilizzo di inibitori specifici dell’attività di recettori di tipo tirosinochinasico, gli studi nel 2005 riguarderannosoprattutto il sequenziamento della porzione funzionale

L

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del recettore EGFR e l’ottimizzazione dei trattamenti clinici alla luce di dette caratteristiche. Attraverso unacollaborazione con l’Università di Bari, invece, verrà implementata l’attività di screening in vitro su modelli di ca del colon per l’individuazione di lead-drugsappartenenti alla famiglia dei PPAR gamma agonisti edei sigma antagonisti. Sempre presenti, infine, in questapatologia studi sulle caratteristiche di neoangiogenesi esull’equilibrio tra pro ed antiangiogenesi che numerosi peptidi svolgono in pazienti affetti da detta patologia.Nella patologia cancerosa del fegato vediamoaggregati quest’anno un numero interessante di progetti che intendono verificare il ruolo di profili genetici ecaratteristiche epigenetiche nella cancerogenesidell’epatocarcinoma HCV-relato (che tanto ruolopatogenetico svolge in Regione Puglia); inoltre, saràverificata in vitro la possibilità di utilizzare farmaci TK-recettori inibitori anche in questa neoplasia soprattuttoinserendolo in un contesto sperimentale in cui ne potràessere valutata l’interazione con fattori di invasione e di adesione.Nella patologia neoplastica della cervice uterinal’attenzione dei ricercatori si è soprattutto focalizzata nella patologia HPV-relata che, però, è statabrillantemente approcciata sia dal punto di vista diinterpretazione dei meccanismi di cancerogenesi che divalidazione di varie tecniche laboratoristiche per lostudio di HPV e di relazioni con abitudini voluttuarie qualiil fumo. Questi studi trovano, infine, eloquentetrasposizione in un studio clinico controllato multicentricoa cui il nostro Istituto partecipa, che intende verificarel’efficacia di terapie farmacologiche preventive per le patologie ano-genitali HPV-relate. Infine, fattorimolecolari e angiogenetici sono al centro di alcuni studiriguardanti la patologia tiroidea, della testa-collo e dellaprostata. Dopo la presentazione generale dei contenutidella Linea, per la presentazione dettagliata dei singoliprogrammi, risulta opportuno raccoglierli per affinità diproblematiche biologico-tecniche trattate.L’area di studi operanti più prettamente sulla “cancerogenesi” comprende 10 programmi (prog. 1-109) che riguardano i già ricordati progetti sugli studi deipolimorfismi di HER-2neu, sui pattern di cambiamentigenomici nei tumori BRCAx, sullo studio delle stem cellsnelle forme familiari e sporadiche del carcinomamammario. Inoltre troviamo gli studi sull’alterazione epigenetiche nell’epatocarcinoma HPV-relato ed iprogetti inerenti il ruolo di HPV nella patologianeoplastica cervicale.Nell’area di studio “invasione e metastatizzazione” sono stati inclusi 9 progetti (prog.110-19). Di particolareinteresse è quello che indaga nella patologia mammariail ruolo di transmodulazione tra NHERF ed EGFR e che faesplicito riferimento ad alterazioni di tipo molecolare diquesti due geni di grande, dai dati preliminari in nostropossesso, interesse clinico-applicativo. Alla casistica ditumori mammari dell’Istituto attingono anche gli studi nn.12-16 che valutano il valore clinico di molecole diadesione e di vari oncogeni nella determinazione delprocesso di invasione. Altrettanto interessanti sembrano idati preliminari inerenti lo studio di espressione genicanella metastatizzazione del colon previsto nell’ambito delprogetto 18.Proseguendo la tradizione che vede il nostro Istitutofortemente interessato al ruolo della “coagulazione ed angiogenesi” nel processo di cancerogenesi e progressione tumorale, anche quest’anno annoveriamo 6 progetti che intendono verificare il ruolocancerogenetico e prognostico di fattori di

coagulazione e di fattori solubili e tissutalineoangiogenetici quali il VEGF.Di particolare interesse in quest’area lo studio n. 24 che applica, al nostro innovativo approccio terapeutico contermoablazione sulle lesioni epatiche e polmonari, ilconcetto di individuazione di fattori predittivi di rispostaanche a questo trattamento di tipo fisico.La validazione di fattori di “prognosi e predizione di risposta” ai vari trattamenti è l’argomento principaleaffrontato dagli studi nn. 26-31 e che essenzialmenteconsiderano da questi punti di vista Metalloproteasi,Serinoproteasi e Recettori di tipo tirosinochinasico.Sei progetti risultano aggregati nell’area di ricerca definita come farmacologia preclinica che quest’anno muove i propri interessi anche verso prodotti di sintesifarmacologica innovativi. Appartengono a questacategoria farmaci PPAR gamma agonisti (prog. 32) esigma2 antagonisti (prog.339) di cui si intende investigaremeccanismi di azione, fattori predittivi di citotossicità ecaratteristiche molecolari dei targets. Gli studi nn. 34-37rinnovano l’interesse per farmaci TK inibitori applicandoli nella patologia testa collo (prog.34), del colon (prog.35),del ca epatico (prog.36) e del ca pancreatico (prog.37).Questi ultimi studi essenzialmente mirano ad ottimizzare leschedule di utilizzo di detti farmaci nella pratica clinicapartendo dall’analisi delle modulazioni sui targets specifici.In un’area etichettata come “problematiche tecniche” abbiamo raccolto i progetti di più squisito interessetecnologico fra i quali spiccano soprattutto lo studio perla realizzazione di innovativi microchips per l’analisi di geni di suscettibilità ed i lavori di confronto delleperformance delle varie tecniche nella determinazionedi HPV.Infine, 4 progetti riguardano lo studio sull’influenza degli stili di vita (alimentazione, fumo) e di patologieconcomitanti nella genesi e progressione della malattianeoplastica della mammella e della cervice. Questi studi,che hanno già prodotto importanti risultati su larghecasistiche di pazienti, comprendono anche studi drelazione fra stili di vita, biomarcatori sierici e sviluppodella neoplasia

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1. Ruolo dei polimorfismi di erbB2 nella carcinogenesi del carcinoma mammario

Responsabile Tommasi Stefania

Ricercatori Associati Paradiso A, Mangia A, Lacalamita R, Pelagio G, Crapolicchio A, Monaco A, Bruno M, Benz C (Novato CA-USA),Eppenberger S (Switzerland), Simone G, Salvatore C, Schittulli F

Programma A. Cancerogenesi

Parole chiave ErbB2, SNP, susceptibility

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione L’erbB2 codifica per un recettore di fattore di crescita che funziona come regolatore della crescita e della mobilitàcellulare. Recentemente è stata evidenziata una correlazione tra il polimorfismo (SNP) Ile655Val nella sua regionetransmembrana e rischio di cancro della mammella e questa correlazione sembra maggiore in pazienti con etàinferiore a 45 anni e sembra dipendere dall’etnia. Tuttavia non ci sono studi relativamente alla valenza prognostica di tale polimorfismo. Inoltre, altri 2 polimorfismi, uno della regione transmembrana Ile654Val e uno della regionecarbossi-terminale Ala1170Pro sembrano poter influenzare la funzionalità del recettore, essere legati alla suasovraespressione ed essere dipendenti dall’etnia.L’obiettivo dell’anno corrente è:Valutazione dell’amplificazione di ErbB2 e sua espressione allelo-specifica.Studio delle alterazioni cromosomiche nella serie dei pazienti già studiati per i polimorfismi di ErbB2.Verifica dell'associazione tra il genotipo polimorfico di erbB2 e gli altri geni di suscettibilità al carcinoma mammarioconosciuti (es. BRCA1 e BRCA2).Studio del linkage disequilibrium tra SNPs di erbB2 e di BRCA1 in una regione cromosomica di 10Mb che contiene i 2geni e i loro promotori.Studio della correlazione tra i genotipi polimorfici di erbB2 e BRCA1 e le caratteristiche clinico-patologiche dellepazienti.

Risultati e prodotticonseguiti

In primo luogo è stata verificata la presenza dei polimorfismi di ErbB2 in una serie di linee cellulari di carcinomamammario e di colon in relazione alle caratteristiche molecolari e funzionali del recettore tirosino-chinasico. I risultatidi questo studio sono stati oggetto di pubblicazione (Tommasi S et al. Cancer Lett, 2004).I risultati ottenuti sono stati quindi verificati su casistiche di pazienti. Sono entrati a far parte dello studio 620 pazientie 169 controlli raccolti nei centri di Bari, Forlì e del Buck Institute di Novato (CA, USA). Sono stati investigati ipolimorfismi in posizione 1170 (Ala1170Pro) e 655 (Ile655Val). Lo studio delle frequenze dei vari genotipi hadimostrato una non differente distribuzione tra le frequenze dei genotipi e degli alleli tra i pazienti e i controlli perentrambi i polimorfismi. Lo studio di relazione tra i 2 polimorfismi e le caratteristiche clinico-patologiche dei pazientiha mostrato che solo la presenza dell’allele valina in posizione 655 risulta essere significativamente associata ad unapiù giovane età dei pazienti e a istologia invasiva, mentre il polimorfismo in posizione 1170 non mostrava alcunaassociazione. La relazione tra presenza di 655Val sembra maggiormente associata alla giovane età in pazienti confamiliarità per carcinoma mammario/ovarico.

Attività previste Pazienti con prima diagnosi di carcinoma mammario afferenti all'Istituto Oncologico e di cui è presente in bancatessuti sangue intero congelato e un gruppo di controllo di soggetti sani, sottoposti a prelievo di sangue periferico,sono stati caratterizzati per i polimorfismi di erbB2. Il DNA è stato estratto con kit commerciale (Promega) e ipolimorfismi sono stati studiati con Real Time PCR utilizzando la metodica TaqMan e con SNaPshot kit (AppliedBiosystems). I risultati delle reazioni sono stati analizzati con software specifici. L’amplificazione di erbB2 sarà valutata su tessuto congelato degli stessi pazienti con metodica TaqMan e sempre con Real Time PCR sarà studiatal’espressione allelo-specifica del gene nei tessuti. La presenza del polimorfismo di erbB2 sarà successivamentecorrelata all’espressione di tale recettore, alla sua amplificazione, alla caratterizzazione patologica delle pazienti ed al loro followup. Lo studio sui riarrangiamenti cromosomici sarà condotto tramite multiple-CGH e questi sarannomessi in relazione alla eventuale presenza dei polimorfismi studiati. Saranno inoltre valutate alterazioni di genichiave dei pathway metabolici, quali p53, ecc. tramite sequenziamento delle regioni hot-spot.

2. Studio del pattern dei cambiamenti genomici nei tumori mammari ereditari non BRCA1- e BRCA2 associati(BRCAx)

Responsabile Mangia Anita

Ricercatori Associati Paradiso A, Chiarappa P, Tommasi S, Crapolicchio A, Monaco A, Lacalamita R, Zito A, Schittulli F

Programma A. Cancerogenesi

Parole chiave BRCA1, BRCA2, BRCAX, CGH, Breast Cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

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Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione I tumori ereditari al seno non BRCA1/2-associati, detti BRCAx, grazie alla loro eterogeneità rappresentano unanotevole fonte di nuove informazioni su quelli che possono essere i geni coinvolti nello sviluppo del tumoremammario ereditario. Tali tumori comprendono un gruppo estremamente eterogeneo dal punto di vista istologico,confermando la loro diversa origine genetica e complicando la loro analisi. Diversi geni possono essere coinvoltinella eziologia dei tumori BRCAx, ognuno responsabile del tumore in un piccolo numero di famiglie, e quindi l’analisi di linkage è risultata alquanto inefficace oltre che complicata.Le cellule del carcinoma mammario mostrano aberrazioni cromosomiche complesse ed eterogenee, difficili daindividuare e studiare con le tecniche di citogenetica classica. L’ibridazione genomica comparata (comparative genomic hybridization, CGH) è una tecnica di citogenetica molecolare che permette di individuare amplificazionie delezioni cromosomiche in tutti i tipi di tumori, indipendentemente dalla loro attività mitotica e dalla complessitàdei cambiamenti cromosomici. Inoltre è possibile utilizzare campioni di tessuto fresco, congelato e paraffinato, conle opportune modifiche del protocollo di estrazione del DNA genomico. E’ possibile individuare candidati oncogeniall’interno delle regioni amplificate, o soppressori di tumori, nelle regioni delete, che possono poi essere sottoposti ad ulteriori studi di tipo molecolare.Lo scopo della nostra ricerca sarà quello di caratterizzare dal punto di vista citogenetico i pattern dei cambiamentigenomici in tumori mammari BRCAx tramite la tecnica di ibridazione genomica comparata (CGH), supportata datecnica di microdissezione per aumentare il numero di cellule tumorali nei campioni e ridurre la contaminazione dicellule normali.Analizzeremo casi di tumore mammario provenienti dall’Istituto Oncologico di Bari, in cui è stata esclusa la presenza di mutazioni in BRCA1/2. Si tratta di campioni di cui abbiamo a disposizione materiale paraffinato e/o congelatodel tumore e campioni di sangue dei pazienti. Contiamo inoltre di arruolare ulteriori pazienti con anamnesi di tipofamiliare da sottoporre allo studio, supportati dall’attività del servizio di consulenza genetica dell’Istituto Oncologico.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Lo studio sarà così articolato:Selezione dei campioni tumorali sulla base della assenza di mutazioni nei geni BRCA1/2.Estrazione del DNA genomico tumorale da materiale congelato e/o paraffinato utilizzando la tecnica dimicrodissezione.Ibridazione gnomica comparata (CGH).Acquisizione delle immagini tramite microscopio a fluorescenza e CCD cameraElaborazione delle immagini tramite software dedicato.Elaborazione statistica dei dati ed individuazione delle aberrazioni cromosomiche caratteristiche dei tumorimammari BRCAx

3. Caratterizzazione immunoistochimica delle stem cells nelle forme familiari e sporadiche di carcinoma mammario

Responsabile Zito Alfredo Francesco

Ricercatori Associati D’Errico D, Lo Mele M, Labriola A, Mangia A, Paradiso A, Digirolamo R, Salvatore C, Schittulli F, Pellecchia A

Programma A. Cancerogenesi

Parole chiave Immunoistochemical, Stem cells, breast cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Dai dati della letteratura si evince che la valutazione della percentuale delle stem cells nel carcinoma mammariopotrebbe avere varie implicazioni per interpretare il porcesso cancerogenenetico della neoplasia mammaria.Di recente individuazione e caratterizzazione, la loro presenza è stata descritta a livello luminale anche tramite studidi tipo immunoistochimico.La disponibilità all'interno dell'Istituto di una larga serie di tessuti tumorali già caratterizzati per alterazioni di BRCA efamiliarità, rende possibile uno studio sulla presenza qualiquantitativa di cellule staminali mammarie nei sottogruppidi pazienti diversi per familiarità.Infine, obiettivo dello studio è la determinazione immunoistochimica delle stem cells in una popolazione di pazienticon follow-up di almeno 5 anni per verificarne anche l’eventuale valore prognostico.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Lo studio verrà condotto su 50 casi allestendo 2 sezioni in bianco sulle quali verranno condotte delle indagini diimmunoistochimica per le citocheratine 5 e 6.

4. Fattori genetici ed epigenetici nell’epatocarcinoma HCV-relato

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Responsabile Tommasi Stefania

Ricercatori Associati Lacalamita R, Crapolicchio A, Parrella P (S. Giovanni Rotondo), Monaco A, Mangia A, Pelagio G, Trentadue A, ZitoA, Simone G, Montemurro S, Gadaleta C, Paradiso A

Programma A. Cancerogenesi

Parole chiave Methylation, polymorphisms, HCV

Altri Enti coinvolti SGR-FG

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse Il virus dell’epatite C, insieme a quello dell’epatite B è la maggiore causa delle malattie epatiche croniche e del’epatocarcinoma. Il meccanismo secondo cui il virus HCV determina il fenotipo precanceroso non è noto. E’ stato dimostrato che la proteina virale interagisce direttamente con il DNA della cellula ospite come se fosse unelemento regolatorio di geni chiave (es. erbB2, TGFb, c-myc, Rb, p53, ecc.). La nostra ipotesi è che HCV agiscacontemporaneamente a differenti livelli nei principali pathways metabolici sia modulando geni a livellotrascrizionale sia inducendo variazioni epigenetiche.Obiettivo del progetto è l’identificazione dei meccanismi molecolari coinvolti nella carcinogenesi e progressione dell’HCC in modelli in vitro ed in vivo HCV-relati. In particolare sarà valutata in soggetti con HCC HCV-relato e non:l’espressione di erbB2 e TGF-b, che sembrano essere regolati dalla presenza di HCV;le alterazioni epigenetiche (metilazione) che regolano l’espressione dei 2 geni.

Descrizione

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L’analisi sarà condotta su soggetti normali, soggetti con infezioni croniche del fegato ed infezione da HCV e pazienti affetti da epatocarcinoma con e senza infezione da HCV. Di tutti i soggetti saranno disponibili sanguetessuto epatico. DNA ed RNA saranno estratti da sangue e tessuti epatici. L’espressione dei geni in analisi (erbB2, TGFb, ecc.) sarà valutata con Real Time PCR, metodica TaqMan utilizzando geni housekeeping di riferimento. Lametilazione dei promotori degli stessi geni sarà studiata con PCR quantitativa metilazione specifica (QMSP-PCR)utilizzando primers e probes specifici per le sequenze metilate e non metilate. I polimorfismi genici cherappresentano un aumento del rischio di infezione da parte del virus (erB2, TGFb, osteopontina) saranno studiaticon metodica TaqMan.

5. Valutazione della glicoproteina 90K, PIVKA-II e Protein-C in corso di evoluzione da cirrosi epatica adepatocarcinoma

Responsabile Coviello Maria

Ricercatori Associati

Programma A. Cancerogenesi

Parole chiave 90K, PIVKA-II, Epatocarcinoma

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione

La glicoproteina 90k (90k/Mac-2BP), appartenente alla superfamiglia degli Scavenger Receptor Cysteine-Rich, ècoinvolta principalmente nei processi di difesa immunitaria in corso di infezioni virali e tumori. I livelli circolanti di 90krisultano elevati in pazienti con diversi tipi di neoplasie, malattie autoimmuni, infezioni da HIV e nelle epatopatiecroniche, soprattutto da HCV, in cui costituirebbe un fattore predittivo di mancata risposta all’interferone.La desgamma carbossi-protrombina (DCP), detta anche PIVKA-II (protein induced by vitamin K absence orantagonist II) è considerata un marker tumorale complementare all’AFP per la diagnosi di HCC.ObiettiviL’epatocarcinoma (HCC) è una neoplasia a prognosi severa che complica gravemente una percentuale di casi di cirrosi epatica. Attualmente il monitoraggio di questi pazienti, per una diagnosi precoce di HCC, viene effettuatacon ecografia e dosaggio di AFP.Scopo di questo studio è la valutazione del possibile ruolo di 90K e PIVKA nel processo evolutivo da epatite cronicaa cirrosi fino ad HCC.

Risultati e prodotticonseguiti

Allo scopo di aumentare la casistica sono stati arruolati n° 40 pazienti con HCC e n° 30 pazienti con metastasiepatiche. Su tale gruppo sono stati effettuati n° 280 dosaggi di proteina C, proteina S e PIVKA-II.

Attività previste

50 pazienti epatopatici saranno sottoposti a routine ematochimica, ad accertamento dello stato virale, a visita,ecografia ed eventuale biopsia epatica.I pazienti verranno poi distinti in gruppi con epatite cronica, cirrosi ed HCC e monitorati con il dosaggio di AFP, 90Ke PIVKA e protein C.

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6. Determinazione di HPV e di P16 nella cervice uterina non neoplastica: studio combinato con LBC

Responsabile Caponio Maria Angela

Ricercatori Associati Petroni S, Giannone G, Siciliano M, Simone G, Fanizza G

Programma A. Cancerogenesi

Parole chiave HPV, PCR, P16, LBC, Cervical cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Il ruolo dell’overespressione di P16 e della presenza di HPV nella cancerosenesi del carcinomadella cervice uterinasono ormai documentati mentre poco è noto sulla loro relazione nell’endocervice prima della comparsa di alterazioni morfologicamente rilevabili.Osservare la presenza di P16 in donne asintomatiche in presenza di HPV e l’eventuale relazione tra i 2 parametri.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Entreranno in studio 50 donne sottoposte a determinazione di HPV con tecnica PCR senza riscontro citoistologico dilesione endocervicale. Nelle biopsie endocervicali o utilizzando LBC verrà ricercata la presenza di espressione diP16 con metodica immunoistochimica e verificata la presenza di relazione tra questa e la presenza di HPV.

7. p16INK4A come marker di displasia e neoplasia cervicale. Confronto tra metodica PCR e metodica ICA

Responsabile Wiesel Sara

Ricercatori Associati Caponio MA, Petroni S, Giannone G, Siciliano M, Simone G

Programma A. Cancerogenesi

Parole chiave HPV, P16, Cervico displana

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La diagnosi citologica e istologica di displasia (CIN) mostra di non avere un alto grado di riproducibilità tra i variosservatori. Pertanto l’utilizzo di uno specifico marker diagnostico di displasia come la proteina p16INK4A potrebbeessere di aiuto per selezionare i casi che evolveranno in Ca. cervicale.Ridurre il numero di errori nelle diagnosi di lesioni displastiche e neoplastiche della cervice uterina. Infatti come laoverespressione della p16 indica la presenza nella cervice uterina del carcinoma o dei suoi precursori, così unabassa espressione o assenza di questa proteina indica la presenza di lesioni reattive

Risultati e prodotticonseguiti

Aggiornamento al 10/02/2004: Abbiamo selezionato 30 donne con HPV+ (metodica PCR) e con relativo riscontroistologico. In 19 casi è stata confermata la presenza di una lesione preneoplastica o neoplastica della cerviceuterina. Sulla casistica verrà effettuata la determinazione di p16 con metodica PCR e con tecnica ICA.Aggiornamento febbraio 2005: Abbiamo arruolato 50 casi così suddivisi; 15 displasie, 15 carcinomi e 20 patologieinfiammatorie (metaplasie, erosioni, flogosi papillari,ecc.).Su tutti questi casi è stata effettuata la ricerca dell’HPV con metodica PCR.Sui 15 casi con displasia è stata effettuata anche la ricerca della p16.Allo stato attuale possiamo affermare che in tutti questi casi è stata rivelata sia la presenza dell’HPV ad alto rischio ,che la presenza della p16 INK 4A . Tale dato peraltro è in accordo con quelli riportati dalla letteratura.

Attività previste Entreranno in una prima fase dello studio 30 casi selezionati con lesioni preneoplastiche e neoplastiche del collouterino, con presenza di HPV rilevata con metodica PCR, e 20 casi di epitelio cervicale normale. Su tutti i casi saràvalutata l’amplificazione del gene p16INK4A, sia con metodica PCR, sia con metodica ICA.

8. Studio immunoistochimico per la Cromogranina A nell’endometrio normale, iperplastico e neoplastico

Responsabile Labriola Angela

Ricercatori Associati D’Errico D, Lo Mele M, Digirolamo R, Palma F, Refolo A, Gargano G, Zito A, Fanizza G

Programma A. Cancerogenesi

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Parole chiave Chromogramina A, synaptophysin

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La presenza di cellule neuroendocrine nell’endometrio è stata riscontrata nei carcinomi a piccole cellule e sporadicamente negli adenocarcinomi endometrioidi. Studi datati con tecniche di impregnazione argentinahanno dimostrato la presenza di cellule argirofile, verosimilmente neuroendocrine, anche nell’endometrio normale ed iperplastico.Verificare la presenza di cellule neuroendocrine nell’endometrio normale, iperplastico e neoplastico.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono stati raccolti 10 casi di endometrio normale, 10 iperplastici (8 di iperplasia semplice e 2 di iperplasiacomplessa) e 20 carcinomi sui quali è stata effettuata la determinazione immunoistchimica per la Cromogranina A.

Attività previste Verranno studiati con tecniche immunoistochimiche per la cromogranina A 20 casi di endometrio normale, 20 casidi endometrio iperplastico e 20 casi di adenocarcinoma omologo dell’endometrio.

9. Studio randomizzato, a doppio cieco, multicentrico con placebo sull'utilizzo della crema al 5% dell'imiquimodprima della terapia ablativa per i condilomi ano-genitali esterni

Responsabile Fanizza Giuseppe

Ricercatori Associati Falco G, Kardhashi A

Programma A. Cancerogenesi

Parole chiave HPV, condilomata, skin

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione I condilomi esterni ano-genitali, la MST più frequente, sono correlati con la infezione da HPV (maggiormente di tipo6 e 11). Le terapie ablative, particolarmente la laserterapia, DTC e crioterapia, sono spesso utilizzate,particolarmente per le lesioni estese ed interne. Il tassi di ricaduta dopo le ablazioni sembra altamente variabile (3-95%). L'efficacità dell'imiquimod è stato già dimostrato. Il suo utilizzo locale aumenta la sintesi di RNAm e diversecitokine (es IFN-α, IL-12, IL-1). Si pensa che sia la clearance virale che il basso tasso di ricaduta esercitati dallaapplicazione locale dell'imiquimod sono dovuti alla persistenza della memoria immunitaria cellulare, locale,specifica contro HPV mediata dai linfociti T. In letteratura il tasso di ricaduta dopo l’applicazione del farmaco è di 15% paragonato con 65% della sola terapia ablativa.Primario: Confrontare il tasso di ricaduta dopo 24 settimane dalla terapia ablativa in soggetti con condilomi esternitra il gruppo trattato con imiquimod (3 applicazioni settimanali per 4 settimane prima della ablazione) e quello conveicolo-placebo con lo stesso schema. La ricaduta è definita come lesione accertata dall'investigatore nella zonatrattato con il farmaco. Obiettivi secondari: 1) tempo di ricorrenza in ciascun gruppo 2) Misurare la riduzione deicondilomi dopo sola l'applicazione del farmaco 3) confrontare gli effetti cosmetici dopo 4, 12, 24 settimane dopo laterapia ablativa nei due gruppi 4) valutare la tollerabilità dei due trattamenti 5)Valutare la percentuale dellepazienti nelle quali la lesione scompare prima della terapia ablativa 6) valutare il numero delle lesioni nuove (fuoridalla zona trattata) in ciascun gruppo.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Studio randomizzato, a doppio cieco, multicentrico con placebo. Primo gruppo: Imiquimod (crema 5%) 3 volte allasettimana per 4 settimane; dopo 2 settimane terapia ablativa per curare tutte le lesioni rimanenti; Secondo gruppo:Veicolo (crema) 3 volte alla settimana per 4 settimane; dopo 2 settimane di follow-up terapia ablativa per curare lelesioni rimanenti. Alla prima visita, dopo un consegno informato, se la paziente si include nello studio, si procedecon la valutazione clinica e dopo 2 settimane si esegue la randomizzazione in rapporto 1:1 tra farmaco e placebo.Il trattamento dura 4 settimane e dopo 3 settimane di followup si esegue la terapia ablativa. Le partecipantiritorneranno per le visite di controllo dopo 4,12 e 24 settimane. In caso di ricaduta la paziente completa lo studio,perché è stato raggiunto l'obiettivo primario.

10. Valutazione delle mutazioni del protooncogene RET nella diagnosi delle neoplasie maligne della tiroide

Responsabile Achille Gaetano

Ricercatori Associati Simone G, Paradiso A, Giorgino F, Logoluso F (Università di Bari)

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Programma A. Cancerogenesi

Parole chiave Protooncogene RET, malignant neoplasm of thyroid

Altri Enti coinvolti Università di Bari

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione I pazienti affetti da patologia tiroidea presentano caratteristiche mutazioni del proto oncogene RET, la cuifrequenza sarebbe in diretta proporzione al tipo di patologia tiroidea presentata, variando quindi da una bassapercentuale nei processi iperplastici semplici, ad elevate percentuali nel carcinoma anaplastico.Obiettivo della ricerca è la valutazione della possibilità di utilizzare frequenza e penetrazione delle mutazioni delgene RET quale fattore prognostico nella pianificazione terapeutica dei pazienti affetti da patologia neoplasticamaligna tiroidea, aggiungendo il valore di tale dosaggio ai criteri già adottati nelle linee guida per l'assegnazionedei pazienti affetti da neoplasia tiroidea alle categorie di rischio, con conseguente modulazione degli attiterapeutici eventualmente successivi.

Risultati e prodotticonseguiti

Il progetto ha visto individuare le casistiche cliniche ed approntare le tecniche laboratoristiche su citologico eistologico. Si sta procedendo alla caratterizzazone immunoistochimica.

Attività previste I campioni istologici provenienti da pezzi operatori di pazienti affetti da patologia neoplastica maligna tiroidea e icampioni citologici di neoplasie maligne ottenuti mediante agoaspirato saranno sottoposti a ricerca e valutazionedella frequenza delle mutazioni del protooncogene RET mediante metodica immunoistochimica e/o mediantestudio biologico molecolare. I risultati verranno successivamente confrontati, mediante analisi multivariata, allecaratteristiche anamnestiche di ciascun paziente, ai successivi trattamenti e alla storia clinica post trattamento, inmodo da poter correlare la valutazione qualiquantitativa delle mutazioni del gene RET con le variazioni dei risultatidei trattamenti eseguiti.

11. Ruolo del pathway NHERF1/EGFR nella progressione, motilità ed invasione neoplastica

Responsabile Paradiso Angelo

Ricercatori Associati Reshkin S, Bellizzi A

Programma B. Invasione e metastatizzazione

Parole chiave NHERF1, EGFR, invation, migration

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La progressione neoplastica e l’invasione metastatica sono dirette da specifici segnalidi traduzione, finementeorganizzati e compartimentalizzati in strutture cellulari dirette dal citoscheletro insieme con proteine "impalcatura";queste ultime organizzano altre proteine in complessi per dare specificità di azione e di localizzazione alle cascatedi traduzione di segnale. NHE1 (Na+/H+ exchanger isoform 1) ed il suo fattore di regolazione NHERF1 sono duecandidate a questo ruolo di "proteine impalcatura", in quanto organizzano le cascade trasduzionali perpromuovere la trasformazione (FASEB J. 2000 Nov;14(14):2185-97 Na+/H+ exchanger-dependent intracellularalkalinization is an early event in malignant transformation and plays an essential role in the development ofsubsequent transformation-associated phenotypes. Reshkin SJ, Bellizzi A, Caldeira S, Albarani V, Malanchi I, PoigneeM, Alunni-Fabbroni M, Casavola V, Tommasino M) e la progressione neoplastica, la motilità (Biol Chem. 2000 Feb25;275(8):5361-9. Phosphoinositide 3-kinase is involved in the tumor-specific activation of human breast cancer cellNa(+)/H(+) exchange, motility, and invasion induced by serum deprivation.Reshkin SJ, Bellizzi A, Albarani V, Guerra L,Tommasino M, Paradiso A, Casavola V) ed invasione (Breast Cancer Res. 2004;6(6):R616-28. The Na+-H+ exchanger-1 induces cytoskeletal changes involving reciprocal RhoA and Rac1 signaling, resulting in motility and invasion inMDA-MB-435 cells. Paradiso A, Cardone RA, Bellizzi A, Bagorda A, Guerra L, Tommasino M, Casavola V, Reshkin SJ),l’apoptosi cellulare delle cellule tumorali. Recentemente Lazar et al. hanno identificato la proteina Na(+)/H(+)exchanger regulatory factor (NHERF) come un componente molecolare che stabilizza il recettore per il fattore dicrescita epidermico (EGFRs) alla superfice cellulare, riducendo quindi la regolazione negativa del recettore,coinvolto nei processi di proliferazione, invasione (Int J Mol Med. 2003 Jul;12(1):131-4 ErbB2 and the antimetastaticnm23/NDP kinase in regulating serum induced breast cancer invasion. Tommasi S, Fedele V, Crapolicchio A, BellizziA, Paradiso A, Reshkin SJ) e metastatizzazione, ed overespresso nei carcinomi di mammella dove ha acquisito unarilevanza prognostica e predittiva. Il significato biologico delle proteine della famiglia di NHERF e delle proteine condomini PDZ ad essa relate come le EGFRs non è ancora ben conosciuto; inoltre la rilevanza della relazione traqueste proteine e i processi fisiopatologici come il cancro è anch’essa da definire.Primo anno: verrà dimostrata l’interazione tra NHERF1 e EGFR e tra queste due proteine ed altre coinvolte in processidi regolazione e coordinazione di specifici sistemi di traduzione di segnale. Inoltre verrà misurato l’effetto dell’esposizione a differenti inibitori di tirosino chinasi su NHERF1. La localizzazione spazio temporale el’organizzazione dei segnali di traduzione coinvolti nell’interazione NHERF1/EGFR in piattaforme strutturali sarà infine studiata.

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Secondo anno: verrà chiarito l’effetto di inibitori di tirosinochinasi sulla funzione di NHE1, per capire il suo ruolo comeintegratore dell’azione degli inibitori di tirosino chinasi con le alterazioni finali del fenotipo neoplastico (proliferazione ed invasione).Inoltre verrà chiarito l’effetto su NHE1 del pathway di trasduzione del segnale attivato durante l’esposizione agliinibitori tirosinochinasici attraverso l’uso di inibitori /attivatori di differenti chinasi, fosfatasi, G proteine e oligo-nucleotidi antisenso di queste proteine. Questo permetterà di costruire un modello di interazione tra NHERF1/EGFRse di verificare l’utilità di una proteina di traduzione specifica (quale NHE1 e NHERF1) come un potenziale target terapeutico.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Le interazioni proteina-proteina verranno studiate mediante metodiche di coimmunoprecipitazione e protein pull-down. La modulazione dell’espressione di NHERF1 verrà studiata (A) riducendo l’espressione dell’mRNA di NHERF1 con oligonucleotidi antisenso contro il translational start sites o con siRNA specifici per NHERF1 e (B) overespressionedi NHERF1 con la trasfezione di full-length NHERF1 in vettori pCDNA. Verrà determinato il dominio necessario perl’interazione con EGFRs attraverso mutazioni del PDZ1 e PDZ2 binding domain, o troncando il c-terminal ERM-bindingdomain. Le alterazioni dell’espressione di NHERF1 verranno esaminate tramite l’analisi dei livelli di mRNA, RT-PCR andReal Time-PCR e dei livelli di proteina tramite immunobloting e confocal immunofluorescence.L’attività dell’NHE1 verrà studiata mediante metodiche di spettrofluorimetria, mentre la risposta in termini diproliferazione e capacità invasiva agli inibitori di tirosinochinasi verrà valutata tramite Boyden Chamber and MTTassey rispettivamente.

12. Immunofenotipizzazione delle lesioni primitive e metastatiche, epatiche e polmonari, e nei versamenti neoplasticisu materiale citologico

Responsabile Simone Gianni

Ricercatori Associati Caponio MA, Giannone S, Petroni S, Ranieri G, GadaletaC

Programma B. Invasione e metastatizzazione

Parole chiave Immunocytochemistry, FNA, cytology

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La diagnostica differenziale tra lesioni primitive e metastatiche presenta notevoli difficoltà e richiede spessol’immunofenotipizzazione con tecnica immunoistochimica. Alcuni anticorpi hanno suscitato di recente notevoleinteresse, ma sono stati utilizzati in prevalenza su materiale istologico, mentre la diagnosi di malignità viene ingenere eseguita su materiale citologico.Valutare la sensibilità e specificìtà diagnostica su prelievi eseguiti con FNA da noduli polmonari o epatici di un certoinquadramento diagnostico (primitivo o metastatico) e su liquidi di versamento nelle sierose pleurica e peritonealein pazienti affetti da neoplasia avanzata dei seguenti anticorpi: citocheratine 7 e 20, Transcription factor–1(TTF1).

Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 32 campioni di FNA (26 epatici e 6 polmonari sui quali è stata determinata con metodica ICAla presenza di CK 7 e 20. Alcuni ancticoepri (Ber-4 e CEA poli) non sono tuttora disponibili ed altri sono stati acquisitisolo di recente. La CK7 è risultata positiva in 17/26 lesioni epatiche ed in 5/6 lesioni polmonari, dimostrandoparticolare sensibilità nelle metastasi epatiche e nell’adenocarcinoma polmonare. La CK20 ha dato risultati inferiori all’attesa con 7/26 lesioni epatiche positive ed 1/6 lesini polmonari. Diversi casi morfologicamente accertati di metastasi da adenocarcinoma intestinale sono risultate negative tanto da indurre l’uso di nuovi markers diagnostici (CD X2) nella routine.

Attività previste Entreranno in studio 30 agoaspirati epatici e 20 polmonari fissati in formalina tamponata ed inclusi in paraffina, neiquali verrà determinata con tecnica ICA la presenza di citocheratine 7-20 e TTF1, a-fetoproteine e CEA(policlonale). Negli agoaspirati epatici verrà utilizzato anche l’anticorpo monoclonale MOC-31. Analogaosservazione sarà condotta anche su liquidi di versamento sieroso con l’aggiunta di anticorpo monoclonale BER-EP4 e/o calretinina.

13. Studio quantitativo e qualitativo della popolazione linfocitaria nel linfonodo sentinella nelle pazienti concarcinoma mammario

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati Zito A, D’Errico D, Schittulli F, D’Amico C, Abbate I

Programma B. Invasione e metastatizzazione

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

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Anno inizio 2003

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione

II linfonodo sentinella (LS) è il primo linfonodo o gruppo di linfonodi che riceve linfa direttamente dal tumore.Pertanto oltre ad essere il primo ad essere interessato da eventuali metastasi è anche il primo ad essere stimolatodagli antigeni tumorali.L'obiettivo del progetto è verificare se esiste una diversa distribuzione quantitativa e qualitativa della popolazionelinfocitaria nel LS rispetto ai linfonodi non sentinella (LNS) nelle pazienti con carcinoma mammario.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono stati testati i livelli sierici di Ca 15.3 (con metodo ELISA) e di MUC-1 nei tessuti di ca mammario e relativilinfonodi sentinella di 30 pazienti sottoposte ad intervento di mastectomia o quadrantectomia presso l'U.O. diSenologia del nostro Istituto. Si procederà alla valutazione dell'analisi statistica dei risultati ottenuti.

Attività previste

Nei 30 casi relativi alla fase di apprendimento della tecnica del LS, per i quali è presente sia il LS che i LNS, verrannoeseguite le seguenti indagini di immunoistochimica: CD20, I9G, catene k e lambda, CD45 RO, CD15, CD30,CD3,CD4, CD8, CD68, CD 21, CD25,CD54, EMA a CD227 (MUC1); contestualmente verranno determinate leconcentrazione sierica del CA 15.3 (in ELISA) e la presenza di IgG e IgM circolanti anti-MUC1 e linfociti T circolanti.

14. Correlazione tra espressione tissutale e livelli sierici del MUC-1 in pazienti con carcinoma mammario

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma B. Invasione e metastatizzazione

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Un requisito essenziale per la pianificazione delle strategie terapeutiche utili per il carcinoma mammario èl'identificazione, ad uno stadio precoce, dei pazienti ad alto rischio di ricorrenza. I marcatori tumorali sono statiinclusi tra le diverse variabili prognostiche che sono state studiate per tentare di migliorare il processo risolutivo. IlMUC1 (anche definito Ca 15.3) é una glicoproteina transmembrana circolante definita tramite anticorpimonoclinali che rappresenta il maggior componente dell'epitelio duttale della ghiandola mammaria ed ha unruolo importante nell'adesione cellulare favorendo il distacco cellula-cellula a cellula-matrice extracellulare (ECM);valori elevati di tale marcatore tissutali e sierici potrebbero essere, quindi, alla base della diffusione metastatica deltumore.Obiettivi di tale studio saranno i seguenti:correlare i valori sierici pre-intervento con l'espressione tissutale del MUC1 in pazienti con carcinoma mammariovalutare il valore prognostico dei livelli sierici e tissutali del MUC1 al momento della diagnosi iniziale di carcinomamammarioeffettuare un follow-up della durata di 3 anni delle pazienti arruolate per valutare quelle che restano libere damalattia a quelle che sviluppano metastasi e per valutare se un valore alto di MUC1 pre-intervento può essereconsiderato un addizionale indicatore utile per la diagnosi di carcinoma mammario.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono state arruolate 100 pazienti operate per carcinoma mammario. Ognuna di loro è stata inserita in un databasecontenenti le informazioni riguardanti i parametri clinico-patologici, lo stato recettoriale, l'espressione del MUC-1 sutessuto e i livelli sierici preoperatori del Ca 15.3 dosato in chemioluminescenza. E' in corso l'elaborazione statistica ela stesura di un manoscritto.

Attività previste Saranno arruolate 100 pazienti con carcinoma mammario; ad ognuna di loro sarà effettuato un prelievo siericoimmediatamente prima dell'intervento e verranno stoccati a 80°C frammenti di tessuto neoplastico proveniente daogni paziente sottoposta a mastectomia o quadrantectomia.Su tali campioni verrà effettuato il dosaggio siericodel Ca 15.3 in chemioluminescenza (IMMULITE 2000) a sarà valutata la rispettiva concentrazione tissutale inimmunoistochimica. Contestualmente sarà compilato un database the raccoglierà informazioniepidemiologiche,cliniche,istologiche e biochimiche di tutte le pazienti.

15. Fattori predittivi di invasione stromale nel carcinoma in situ della mammella

Responsabile Zito Alfredo Francesco

Ricercatori Associati D’Errico D, Lo Mele M, Labriola A, Daprile R, Mossa G, Refolo A, Pellecchia A, Schittulli F

Programma B. Invasione e metastatizzazione

Parole chiave CDIS, breast cancer

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Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Il numero di carcinoma intraduttale DCIS è in continuo incremento, grazie allo screening e alle tecniche di biopsiastereotassica. La percentuale di carcinomi invasivi occulti associati a DCIS soprattutto nella sua varietàcomedonica è stimato in letteratura dal 6 al 21%. Questo rischio ha indotto gli esperti del “Consensus Conference of Phyladelphia” sul linfonodo sentinella di raccomandare tale procedura anche sui DCIS.In questo studio ci proponiamo di studiare la membrana basale dei DCIS correlandola alla neoangiogenesi, allareazione stromale e all’infiltrato linfocitario periduttale che potrebbero essere espressioni morfologiche predittive di invasività.

Risultati e prodotticonseguiti

Dalla casistica del Laboratorio di Istopatologia sono stati selezionati 20 casi di carcinoma intraduttale di alto grado,15 casi di carcinoma intraduttale con aspetti microinvasivi e 15 casi di carcinoma duttale infiltranteprevalentemente in situ. Su tutti i casi si è già proceduto alla determinazione immunoistochimica per il CD34 per lavalutazione della componente angiogenetica.

Attività previste Verranno studiati 20 casi di DCIS di tipo comedonico, 15 casi di DCIS con aspetti microinvasivi e 15 casi di CDIprevalentemente in situ. Verranno eseguite le seguenti indagini di immunistochimica per la Laminino e il collagenoIV per lo studio della membrana basale, il CD34 per la neoangiogenesi attraverso la valutazione della densitàmicrovasale intratumorale e il CD20 e il CD45RO per lo studio della popolazione linfocitaria periduttale.

16. Studio della laminina 5 in pazienti con carcinoma della mammella

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati Schittulli F, Giannelli G, (Univ. Bari), Daniele A, Abbate I, Coviello M

Programma B. Invasione e metastatizzazione

Parole chiave

Altri Enti coinvolti Università di Bari

Anno inizio 2004

Durata 12 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La comparsa di metastasi rappresenta il più importante fattore prognostico sfavorevole in pazienti con carcinomadella mammella. La laminina 5, uno dei principali costituenti della membrana basale, ha un ruolo chiave neiprocessi di migrazione e metastatizzazione delle cellule tumorali quando viene proteolizzata dalla Metalloproteasidella matrice in particolar modo dalla MMP-2 e dalla MT1-MMP.L'obiettivo di tale studio sarà quello di valutare la concentrazione tissutale della laminina 5 in pazienti con camammario più invasivo e metastatico rispetto a quelle con carcinoma mammario meno diffuso e non metastaticoallo scopo di valutare se la concentrazione della laminina varia quantitativamente nelle due forme di tumore.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono state arruolate 20 pazienti con ca mammario non metastatico e 20 pazienti con ca mammario metastaticosottoposte ad intervento di mastectomia o quadrantectomia nell'U.O. Day Surgery del nostro Istituto; per ognuna diloro si è ottenuto il corrispettivo campione di siero e di tessuto che sono stati immediatamente congelati a -80°C. Èstata effettuata la omogeneizzazione dei tessuti con Microdismembratore automatico utile per l'estrazione delcytosol. Nei prossimi mesi si effettuerà l'analisi qualitativa e quantitativa della laminina 5 mediante Western blot.

Attività previste Saranno arruolate 80 pazienti con carcinoma mammario metastatico e 80 con carcinoma non metastatico, daognuna di esse si preleverà un’aliquota di tessuto istologico tumorale durante l'intervento di quadrantectomiae/omastectomia che verrà immediatamente congelato sino al suo utilizzo. Successivamente ogni campione verràomogeneizzato al Microdismembratore e su ognuno verrà quantizzata, mediante elettroforesi la concentrazionedella Laminina 5. In caso non si riscontri una significativa differenza di concentrazione tra i 2 gruppi arruolati siprocederà all'analisi qualitativa della laminina analizzando la differenza tra le catene Gamma2 con PCR e infine sivaluterà il pattern elettroforetico delle catene Gamma-2 con Western Blot per evidenziare se la laminina quandoproteolizzato dalla MMP-2 e MT1-MMp, promuove la migrazione e l'invasione delle cellule.

17. Determinazione di Her/2-neu nel carcinoma lobulare invasivo

Responsabile Petroni Stella

Ricercatori Associati D’Amico C, Giannone G, Siciliano M, Rubini V, Simone G

Programma B. Invasione e metastatizzazione

Parole chiave FISH, NEU, Breast cancer

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Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Dai dati riportati in letteratura emergono risultati spesso discordanti sull’espressione di Her/2 -Neu nel CLI (carcinomalobulare invasivo). In particolare viene spesso segnalato l’associazione di tale istotipo con l’iperespressione della proteina e non con l’amplificazione del gene. L’obiettivo di questo studio è quello di valutare l’iperespressione e l’amplificazione dell’Her/2 su tutti i casi di CLI operati preso il nostro Istituto. Il presente studio valuterà anche la possibilità di interagire con altri centri di Anatomia Patologica meridionali utilizzando il sistema di TelepatologiaTESEO.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Entreranno nello studio minimo 50 casi di carcinoma della mammella su cui è stata fatta diagnosi di CLI. Su tuttiverrà verificata sia l’amplificazione del gene Her/2-Neu con metodica FISH sia l’espressione della proteina P185 con metodica immunoistochimica.

18. Profilo di espressione genica nella metastatizzazione del carcinoma del colon

Responsabile Paradiso Angelo

Ricercatori Associati Tommasi S, Crapolicchio A, Monaco A, Mangia A, Pelagio G, Lacalamita R, Trentadue A, Zito F, Simone G,Montemurro S

Programma B. Invasione e metastatizzazione

Parole chiave Microarray, metastasis, colon carcinoma

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Numerosi aspetti della progressione clinica del carcinoma del colon rimangono ancora incompresi. Di grandeimportanza risultano in particolare la conoscenza delle modalità di diffusione della malattia nelle sedi metastatichee della predizione della efficacia dei vari chemioterapici comunemente utilizzati. Recentemente le tecnologiemicro-array sono state applicate a numerosi modelli strumentali permettendo di ottenere profili di espressione dimigliaia di geni chiarendo il coinvolgimento di singoli biomarcatori o pathways cellulari in specifici processi. Ilpresente progetto si prefigge di studiare il profilo di espressione dei geni coinvolti nel processo di metastatizzazioneanalizzando l’espressione differenziale del profilo genico nelle varie sedi di malattia del carcinoma del colon. Inoltre, in pazienti omogeneamente trattati con farmaci citotossici (CPT- 11 or OXA based regimens), la disponibilitàdi materiale patologico incluso in paraffina permetterà di studiare profili di espressione genica predittivi di rispostaclinica ai vari farmaci. L’aspetto probabilmente più interessante sarà costituito dalla possibilità di analizzare in subset di pazienti anche l’efficacia clinica del farmaco rispetto alle caratteristiche non solo del tumore primitivo ma anchedelle metastasi.Lo studio sarà condotto su pazienti operati per carcinoma colorettale. Saranno studiati profili di espressione genicacon 2 obiettivi:1.Identificazione di geni associati alle metastasi epatiche da carcinoma del colon2.Regolazione di geni target da parte dei farmaci maggiormente utilizzati in questa neoplasia

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L'analisi sarà condotta su 20-30 pazienti affetti da carcinoma del colon da cui saranno ottenuti frammenti di tessutoneoplastico primitivo, metastatico e, dove possibile, tessuto sano prelevato da regioni distali rispetto al tumore.Itessuti saranno microdissezionati, l'RNA sarà estratto con kits commerciali e amplificato con l'utilizzo di promotori T7.L'RNA da tessuto tumorale e quello da tessuto metastatico saranno rispettivamente marcati con i fluorocromi Cy3-dCTP e Cy5-dCTP. Saranno costruiti specifici chips per microarray utilizzando geni selezionati dal database UniGenedel National Center for Biotechnology Information. L'ibridazione, la rivelazione e l'analisi dei risultati sarà condotta supiattaforma Affimetrix. Per l'analisi dei cluster sarà utilizzato il software in dotazione alla piattaforma tecnologica eun software disponibile on-line (menome-www5.stanford.edu/MicroArray/ SMD/restech.html). Il rapportodell'intensità di fluorescenza dei 2 fluorocromi indicherà l'aumento o la diminuzione dell'espressione dei singoli geninella metastasi rispetto al tessuto primitivo. I geni che sembreranno differentemente espressi nei 2 tessuti, sarannostudiati più dettagliatamente. L'espressione degli stessi sarà quantizzata tramite Real Time PCR utilizzando metodicaTaqMan.Regolazione di geni target da parte dei farmaci maggiormente utilizzati in questa neoplasia: L'ibridazione, larivelazione e l'analisi dei risultati sarà condotta su piattaforma Affimetrix come descritto. I geni che sembrerannodifferentemente espressi nei 2 tessuti, saranno studiati più dettagliatamente. L'espressione degli stessi saràquantizzata tramite Real Time PCR utilizzando metodica Taq-Man.L'analisi sarà condotta su pazienti affetti da carcinoma del colon trattati con CPT-11 o Oxaliplatino i cui tessuti

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neoplastico e normale prelevato in posizione distale sono inclusi in paraffina. I tessuti saranno microdissezionati el'RNA estratto. L'RNA da tessuto tumorale e quello da tessuto normale saranno rispettivamente marcati con ifluorocromi Cy3-dCTP e Cy5-dCTP. Saranno costruiti specifici chips per microarray utilizzando geni che rientrano nelpathway metabolico dei geni target dei 2 farmaci oxaliplatino e CPT-11 (geni legati al ciclo cellulare e alla rispostaapoptotica e geni di riparo del DNA).

19. Ruolo della Cromogranina A nei tumori neuroendocrini: studio sierologico ed immunoistochimico

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma B. Invasione e metastatizzazione

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La Cromogranina A (CgA) è una proteina appartenente alla famiglia delle granine, costituita da 439 aminoacidi(P.M. 49 KDa) e presente nei granuli cromaffini delle cellule dei tessuti neuroendocrini, dalle quali è secreta insiemead amine e peptidi.Sebbene non sia ben noto il meccanismo d'azione,la Cromogranina A agisce come proormonee la sua proteolisi, tessuto#specifica, rilascia peptidi biologicamente attivi (vasostatina, cromostatina,pancreastatina ecc.)che hanno diverse funzioni autocrine a paracrine.E’ stata ampiamente testata l'importanza della determinazione immunoisto-chimica della Cromogranina A neldefinire la componente neuroendocrina di diverse neoplasie; al contrario non ci sono dati significativi riguardanti ilruolo della CgA come marcatore circolante. In questo ultimo caso, infatti, non ci sono molti lavori che dimostrino lasua specificità nella differenziazione tra tumori neuroendocrini e non#neuroendocrini e la sua sensibilitànell'individuazione dei piccoli tumori neuroendocrini.Tuttavia elevati livelli serici di CgA sono stati riscontrati inpazienti con carcinomi neuroendocrini di diversa natura. Lo scopo del nostro progetto è quello di valutarel'eventuale correlazione tra dosaggio serico e determinazione immunoistochimica della CgA nella diagnosi a nelfollow-up dei carcinomi neuroendocrini.

Risultati e prodotticonseguiti

Attualmente sono stati dosati i campioni sierici di 47 pazienti (24 SCLC, 10 ca mammario, 2 ca prostata, 6 ca colonretto e 5 tumori neuroendocrini) e 12 soggetti sani (personale di laboratorio o volontari). Finora sono tornati allanostra osservazione 5 pazienti (3 SCLC, 1 carcinoide e 1 ca colon) in trattamento con octreotide, dei quali é statopossibile seguire la risposta alla terapia. E' ancora in corso la correlazione dei livelli sierici di Cromogranina A con idati della tecnica immunoistochimica per i pazienti di cui si dispone anche del campione tissutale

Attività previste Nei tre anni di durata del nostro progetto saranno arruolati 150 pazienti con carcinomi del polmone, della prostata,della mammella a del colon-retto. I campioni di siero di ciascun paziente verranno utilizzati per determinare il livellodella Cromogranina A circolante, effettuando un dosaggio "a sandwich" con doppio anticorpo, in cui i campioni el'anticorpo anti-Cromogranina A coniugato alla perossidasi sono incubati simultaneamente in micropozzetti rivestiticon anti-Cromogranina A.Contestualmente verrà determinata la presenza della proteina mediante tecnicaimmunoistochimica su campioni di tessuto fissati in paraffina.

20. Alterazioni della coagulazione nelle neoplasie e nelle malattie cardiovascolari

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati Coviello M, Venneri MT, De Luca Tupputi Schifosa L, Paparella D, Galeone A (Univ. Bari)

Programma C. Coagulazione, neoangiogenesi

Parole chiave

Altri Enti coinvolti Università di Bari

Anno inizio 2004

Durata 12 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione I pazienti neoplastici hanno un'elevata incidenza di complicanze dei sistema emocoagulativo. Tale incidenzaaumenta significativamente durante gli interventi chirurgici essendo, questi, responsabili dell'attivazione del sistemainfiammatorio e coagulativo. E' stato visto, infatti, the nel corso di interventi per l’impianto di bypass cardiopolmonari, in cui si fa uso della circolazione extracorporea, il contatto con la superficie del circuito,l'ipotermia ed altri fattori possono danneggiare seriamente i globuli rossi, leucociti, piastrine ed altri fattori plasmaticia cellulari.Obiettivo della ricerca è essenzialmente quello di esaminare n. 20 pazienti con neoplasie a n. 20 pazienti senza

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neoplasie, afferenti all'U.O. di Cardiochirurgia - Università di Bari, sottoposti a CABG (coronary artery bypassgrafting) con l'uso di circolazione extracorporea per la valutazione degli indici di attivazione piastrinica, diattivazione della coagulazione a di emolisi.

Risultati e prodotticonseguiti

La prima fase dello studio è stata conclusa con la pubblicazione del lavoro: Paparella D., Galeone A., Venneri M.T.,Coviello M., Visicchio G., Cappabianca G., Maselli G., Marraudino N., Quaranta M., De Luca Tupputi Schinosa L “ Blood damage related to cardiopulmonary bypass. In vivo and in vitro comparison of two different centrifugalpumps”. Asaio Journal 473-8, 2004 I.F.: 1.152. Nella seconda fase dello studio sono stati arruolati altri 31 pazienti per iquali sono stati dosati, in tempi pre intra e post intervento opportunamente stabiliti , il PF1+2, TF, tPA, PAI1 e D-Dimeriper un totale di 217 dosaggi. E’ stato creato un nuovo database relativo a questi pazienti e i risultati di tali dosaggi sono in fase di elaborazione e saranno oggetto di un ulteriore lavoro.

Attività previste I dosaggi di TF (tissue factor), PF#4, PF1,2, P selectin, beta tromboglobulina, saranno effettuati con metodica diimmunoenzimatica (ELISA) su campioni di siero a plasma opportunamente congelati in azoto liquido asuccessivamente conservati a -80 C.

21. Caratterizzazione dei livelli di VEGF in differenti frazioni ematiche di pazienti affette da ca. mammario

Responsabile Coviello Maria

Ricercatori Associati Quaranta M, Ranieri G, Venneri MT, Daniele A

Programma C. Coagulazione, neoangiogenesi

Parole chiave Breast cancer, VEGFR-1, VEGFR-2-ER e PgR

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione L'angiogenesi tumore associata costituisce un meccanismo importante nel processo della cancerogenesi e dellaprogressione tumorale. Tra i fattori angiogenici che stimolano la formazione di nuovi capillari il più importante è ilVascular Endothelial Growth Factor (VEGF). I dati della letteratura indicano che la densità vascolare della massatumorale è correlata al grado di metastatizzazione e sembra avere un valore prognostico anche in relazioneall'outcome della malattia.Le pazienti arruolabili per lo studio saranno sottoposte a prelievi ematici in condizioni metodologichestandardizzate, prima dell'intervento chirurgico al fine di determinare , con metodiche di immunoenzimatica, i livellidi VEGF libero e totale, VEGFR-1 solubile e VEGFR-2 nelle diverse frazioni solubili.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Lo studio si propone di selezionare una casistica di 30 soggetti sani di controllo, 50 pazienti con patologia displasticae 100 pazienti affette da carcinoma mammario, sottoposte ad intervento chirurgico presso il nostro Istituto per :1)determinare il livello intratumorale di VEGF libero e totale e nelle diverse frazioni solubili (siero e plasma); 2) correlarei parametri angiogenici con le caratteristiche clinicopatologiche delle pazienti al fine di valutare l'aggressivitàbiologica della neoplasia e il suo significato prognostico.

22. Vascular Endothelial Grow Factor in soggetti normali di controllo, in pazienti con lesioni preneoplastiche ed inpazienti con carcinoma del colon-retto: possibile significato biologico nella cancerogensi intestinale

Responsabile Pellecchia Antonio

Ricercatori Associati Ranieri G, Coviello M, Scotto F, De Ceglie A, Catalano V, D’Erric D, Quaranta M

Programma C. Coagulazione, neoangiogenesi

Parole chiave VEGF, Colon cancer, carcinogenesis

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione L’angiogenesi è fondamentale per la progressione neoplastica. Il più importante fattore angiogenetico è il Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF), dotato di azione mitogenica ed anti-apoptotica sulle cellule endoteliali. E’ stato dimostrato che le concentrazioni sieriche e/o plasmatiche del VEGF si correlano con una prognosi peggiore, inoltretali concentrazioni possono predire la risposta ai trattamenti anti-neoplastici (chemioterapia e radioterapia). Tuttavia non sono ad oggi pubblicati studi che abbiano indicato i livelli plasmatici di VEGF in rapporto ad una linea di

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cancerogenesi intestinale comprendente: soggetti sani di controllo,precancerosi intestinali (retto-colite ul-cerosoemorragica polipi intestinali, poliposi rettocolica).Lo studio si propone di caratterizzare, sotto il profilo biologico, i livelli circolanti di VEGF nel plasma in soggetti sani dicontrollo ed in pazienti affetti da lesione pre-neoplastiche del colon-retto e carcinoma del colon-retto. Inparticolare sarà importante verificare se le concentrazioni plasmatiche di VEGF subiscano incrementi significativinelle sottopopolazioni oggetto di studio al fine di verificare le ipotesi relative all’importanza del peptide angio-genetico nella cancerogenesi colo-rettale e l’importanza della frazione plasmatici (rispetto al siero) come"reservuar" di VEGF biologicamente attivo.

Risultati e prodotticonseguiti

Su tali pazienti e soggetti sani volontari di controllo sono stati eseguiti tutti i dosaggi di VEGF mediante tecnica ELISAprevisti dal progetto di ricerca in oggetto e nell’arco dell’anno 2004 si è concretizzata una pubblicazione scientifica in extenso su Oncology Reports 12 (4): 817-820, 2004. Oltre a diverse comunicazioni a congressi edite a stampa susupplementi di Annals of Oncology del 2004 e Tumori del 2004.Il progetto di ricerca si propone di continuare mediante l’arruolamento di 30 soggetti affetti da lesione polipose del colon-retto e da malattia infiammatoria cronica intestinale, nei quali eseguire i dosaggi bio-umorali di VEGF.Saranno pertanto comparati i livelli bio-umorali di VEGF nei soggetti normali di controllo, nei pazienti "displastici" enei pazienti cancerosi. Si ritiene di poter concludere il presente progetto a fine 2006.Lo studio è stato portato avanti arruolando 60 pazienti affetti da carcinoma del colon-retto e da 30 soggetti sani dicontrollo tutti sottoposti ad indagine colonscopica diagnostica o preventiva.

Attività previste Lo studio sarà articolato in maniera prospettica arruolando una popolazione di 40 soggetti sani sottoposti a pan-colonscopia di controllo preventiva, 40 soggetti affetti da lesioni pre-neoplastiche del colon-retto e 40 pazienti concarcinoma colon-rettale in prima diagnosi. A selezione dei soggetti sani di controllo e dei pazienti sarà effettuataall’atto della pan-colonscopia eseguita con indicazione preventiva o per sospetto clinico di patologia presso l’U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di codesto Istituto. Il giorno dell’esecuzione dell’esame endoscopicoi casi clinici da studiare saranno sottoposti dalle ore 7.00 alle ore 8.00 a prelievo di campioni di sangue per siero eplasma. Dal plasma attraverso procedimenti di centrifugazione e di separazione verranno ottenute frazioni diplasma basale e ricco e povero di piastrine. Nelle differenti frazioni plasmatiche i livelli di VEGF con Metodo ELISA(kit R & D system). Lo studio prevede una durata triennale, nei primi due anni si provvederà dei pazienti alla raccoltadei campioni ematici ed ai dosaggi ELISA, il terzo anno sarà dedicato alle relative elaborazioni di analisi dicorrelazione statistica.

23. Valutazione dei peptidi pro e anti-angiogenici in pazienti affetti da carcinoma del colon-retto

Responsabile Coviello Maria

Ricercatori Associati Montemurro S, Ruggirei E, Savino E, Zito A, Ranieri G

Programma C. Coagulazione, neoangiogenesi

Parole chiave Angiogenesis, colon carcinoma, VEGF

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione L'angiogenesi èun processo complesso e multifasico controllato da fattori pro e antiangiogenici il cui equilibrio èfondamentale e rappresenta il risultato di un bilancio operato da peptidi che stimolano l'angiogenesi (VEGF, FGF, IL4, IL 8 ecc..) e fattori endogeni che inibiscono (trombospondina, angiostatina, endostatina ecc.). Ampiamentestudiati sono i fattori ad attività pro an-giogenica, scarsi in letteratura le determinazioni "in vivo" dei peptidi adattività fisiopatologica inibente l'angiogenesi.La ricerca si propone di valutare il profilo pro ed antiangiogenesi in pazienti con carcinoma colon-rettale. Inparticolare saranno eseguiti i dosaggi di endostatina e trombospondina in un gruppo di circa 70 pazienti affetti dacarcinoma del colon-retto.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Dosaggio immunoenzimatico del VEGF nelle diverse frazioni solubili e nel plasma ricco di piastrine. Dosaggio diendostatina e trombospondina.

24. Vascular Endothelial Growth Factor e termoablazione mediante radiofrequenza di neoplasie epatiche epolmonari: possibili correlazioni biologico-cliniche

Responsabile Ranieri Girolamo

Ricercatori Associati Catino AM, Coviello M, Venneri MT, Cannello E, Armenise F, Quaranta M, Gadaleta C

Programma C. Coagulazione, neoangiogenesi

Parole chiave VEGF, Termoablation, radiofrequency

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Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 48 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione L’angiogenesi è fondamentale per la progressione neoplastica. Il più importante fattore angiogenetico è il VascularEndothelial Growth Factor (VEGF), dotato di azione mitogenica ed anti-apoptotica sulle cellule endoteliali. E’ stato dimostrato che le concentrazioni sieriche e/o plasmatiche del VEGF si correlano con una con una prognosipeggiore, inoltre tali concentrazioni possono predire la risposta ai trattamenti anti-neoplastici (chemioterapia eradioterapia). Tuttavia non esistono studi sull’uomo che abbiano indagato i livelli di VEGF circolante in relazione ad una modalità terapeutica innovativa costituita dalla termoablazione mediante radiofrequenza. Dati su sistemisperimentali suggeriscono come l’endotelio tumorale proliferante sia più sensibile al danno termico rispetto all’endotelio non neoplastico quiescente e che l’effetto della termoablazione possa esplicarsi sulla rete vascolareoltre che direttamente sulle cellule tumorali.Lo studio si propone di caratterizzare, sotto il profilo biologico, le fluttuazioni dei livelli circolanti del VEGF in differentifrazioni ematiche (siero, plasma povero e ricco di piastrine) in pazienti affetti da lesioni neoplastiche epatiche opolmonari, primitive o secondarie, trattate mediante termoablazione con radiofrequenza. In particolare saràimportante verificare se le concentrazioni ematiche del VEGF determinate prima, subito dopo il trattamento ed adistanza dallo stesso subiscano variazioni significative al fine di individuare feed-back angiogenetici innescati dalladistruzione della neoplasia mediante radiofrequenza. L’analisi di relazione tra le concentrazioni di VEGF, tempo allaprogressione e sopravvivenza globale consentirà di ottenere indicazioni preliminari sull’utilità di tali dosaggi nel predire la risposta al trattamento di termoablazione ed in senso prognostico. Infine poiché non è ancora noto concertezza quale sia il comparto ematico più idoneo al fine della determinazione delle concentrazioni di VEGFl’analisi di differenti frazioni quali siero, plasma ricco di piastrine (VEGF piastrinico) plasma povero di piastrine (VEGF basale), potrà risultare utile nell’individuare il comparto ematico più utile per monitorare le fluttuazioni di VEGF in corso di trattamento mediante termoablazione.

Risultati e prodotticonseguiti

Lo studio è stato portato avanti arruolando 40 pazienti dei quali 30 con carcinoma epatocellulare e 10 conneoplasia polmonare primitiva o secondaria. Su tali pazienti sono stati eseguiti tutti i dosaggi di VEGF mediantetecnica ELISA previsti dal progetto di ricerca in oggetto e nell’arco dell’anno 2004 si è concretizzata una pubblicazione scientifica in extenso sul Journal of Chemotherapy (16 novembre, supplemento 5, 7-10, 2004) oltre adiverse comunicazioni a congressi edite a stampa su supplementi di Annals of Oncology del 2004 e Tumori del 2004.Il progetto di ricerca si propone di ampliare la casistica attuale sui pazienti con epatocarcinoma e con neoplasiapolmonare e pertanto di indagare ulteriormente il ruolo dei peptici angiogenetici nei pazienti neoplastici sottopostia termoablazione mediante radiofrequenza. Si ritiene di poter concludere il presente progetto a fine 2006.

Attività previste Lo studio sarà articolato in maniera prospettica arruolando i pazienti candidabili a termoablazione epatica opolmonare mediante radiofrequenza afferenti presso l’U.O. di Radiologia Interventistica. Per tutti i pazienti si dovràdisporre dell’esame istocitopatologico di conferma ottenuto sulla lesione neoplastica. Saranno esclusi dallo studio pazienti che presentino malattia neoplastica diffusa al di fuori dell’organo da trattare o affetti da duplice patologiaoncologica. Nel giorno che precede il trattamento termoablante i pazienti saranno sottoposti dalle ore 7.00 alle ore8.00 a prelievo di campioni di sangue per siero e plasma. Dal plasma attraverso procedimenti di centrifugazione edi separazione verranno ottenute frazioni di plasma ricco e povero di piastrine. I compartimenti plasmatici ricchi dipiastrine saranno cimentati con trombina al fine dell’attivazione piastrinica e della esocitosi del VEGF contenuto nelle medesime. In tutti i compartimenti ematici ottenuti saranno dosati i livelli di VEGF con Metodo ELISA (kit R & Dsystem). Il giorno seguente il trattamento verranno ripetuti i prelievi per le determinazioni del VEGF nelle medesimefrazioni ematiche così come successivamente, nel follow-up, in concomitanza dei controllo TAC. La determinazionedei livelli di VEGF verrà interrotta dopo la dimostrazione di progressione di malattia. Pertanto tutti i pazienti verrannoseguiti con opportuno follow-up clinico strumentale. Lo studio prevede una durata quadriennale, nei primi tre anni siprovvederà all’arruolamento dei pazienti (circa 25 casi stimati per anno), alla raccolta dei campioni ematici ed ai dosaggi ELISA, il quarto anno sarà dedicato all’ulteriore osservazione di follow-up dei pazienti alla registrazione ditutti i data ottenuti (livelli di VEGF, periodo di sopravvivenza libera da malattia, periodo di sopravvivenza globale) ealle relative elaborazioni di analisi di correlazione statistica.

25. Studio prospettico sul ruolo dei fattori pro e anti angiogenetici nell'adenocarcinoma della prostata

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma C. Coagulazione, neoangiogenesi

Parole chiave

Altri Enti coinvolti Università Bari

Anno inizio 2004

Durata 12 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La neoangiogenesi è una delle condizioni essenziali per creare un ambiente permissivo alla tumorigenesi. DuranteI'angiogenesi, gli enzimi della famiglia delle metalloproteinasi della matrice esterna (MMP) contribuiscono al

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rimodellamento del tessuto normale e patologico: è stato proposto un ruolo delle MMP nel rimodellamento tissutalea nella neoangiogenesi in corso di tumorigenesi. Gli inibitori tissutali delle MMP (TIMP) formano un complesso con leMMP bloccando la loro funzione. Vascular endothelial growth factor (VEGF) e basic fibrobiast growth factor (bFGF)hanno un effetto sinergistico nel mediare la crescita di nuovi vasi a vengono solitamente secreti dalle stesse celluletumorali.In questo studio saranno inseriti 85 pazienti sottoposti a prostatectomie radicali per cancro della prostata chesaranno seguiti in modo prospettico presso la cattedra di Urologia dell'Università di Bari.

Risultati e prodotticonseguiti

Su tutti i campioni biologici dei pazienti facenti parte dello studio sono stati effettuati i dosaggi di VEGF (VascularEndothelial Growth Factor). I primi risultati sono stati oggetto di una pubblicazione dal titolo" Vascular endothelialgrowth factor assessment in different blood fraction of cancer patients and healthy controls". Oncology Reports 11:435-39, 2004 I.F.: 1,256.

Attività previste Saranno esaminati i livelli plasmatici e tissutali di VEGF, bFGF, IL-1, MMP-1, MMP-2, MMP-3, MMP-8, MMP-9, TIMP-1,TIMP-2 con tecniche di immunoistochimica, real time PCR, ELISA, Western Blotting.

26. Impiego clinico delle metalloproteasi MMP-2 e MMP-9 nel follow-up di pazienti operate per carcinoma mammario

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma D. Prognosi predizione

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma mammario è in relazione alla capacità invasiva e metastatica dellostesso tumore. Un gruppo di enzimi ad attività proteolitica, noto come Metalloproteasi (MMP), ha un ruolo chiavenel favorire la diffusione metastatica delle cellule tumorali, degrandando alcuni componenti fondamentali dellamatrice extracellulare (ECM) che costituiscono la membrana basale (MB). Numerosi studi hanno messo in evidenziache le cellule tumorali, e/o peritumorali producono grandi quantità di MMP-2 e MMp-9 in corso di carcinomamammario.Obiettivo della ricerca è quello di valutare la modificazione della concentrazione sierica della MMP-2 e MMp-9 inpazienti con carcinoma mammario nel follow-up postoperatorio.Tale ricerca si articolerà sui seguenti punti:dosaggio della MMp-2 e MMp-9 sul tessuto di 50 pazienti affetti da carcinoma mammario.Localizzazione topografica della MMp-2 e MMp-9 sul tessuto neopla-stico.Dosaggio della MMp-2 e MMp-9 sul siero dei 50 pazienti valutati anche dal punto di vista tessutale.Dosaggio della MMp-2 e MMp-9 nel siero degli stessi pazienti dopo 1,3,4,6 mesi dall’intervento operatorio.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono state arruolate 90 pazienti con carcinoma mammario sottoposte a mastectomia o quadrantectomia presso ilDipartimento Donna di questo Istituto.Ad ognuna di loro è stato effettuato un prelievo sierico pre-operatorio e un successivo prelievo dopo 6 mesi.Su tutti icampioni é stata testata, mediante zimografia,l'espressione della MMP-2, MMP-9 e del TIMP-2 al fine di valutarel'equlibrio proteolitico tra MMPs e l'inibitore tissutale (TIMP-2) vari in maniera considerevole nei periodi pre e postintervento. Il nostro studio é stato oggetto di una 2° pubblicazione dal titolo: " proteolytic imbalance is reversed aftertherapeutic surgery in breast cancer patients". Int. J. Cancer 2004 May 1; 109 (5): 782-5 I.F.: 4,375.

Attività previste La quantificazione della MMp-2 e MMp-9 su tessuto sarà eseguita tramite tecnica zimografica. I tessuti sarannocongelati subito dopo l’intervento chirurgico, opportunamente omogenati e la quantità totale delle proteine sarà analizzato in un SDS-PAGE contenente gelatina come substrato, le bande di gelatinolisi appariranno come areenon colorate in un campo blu.La immunolocalizzazione delle MMPs su tessuto sarà eseguita mediante tecnica di immunoistochimica con fosfatasialcalina indiretta (APAP), in cui saranno utilizzati tessuti congelati incubati con anticorpi primari monoclonali, esuccessivamente con anticorpi secondari e complessi anti immunoglubulina secondaria.La quantizzazione dei livelli di MMp-2 e MMp-9, sia nel siero che nel tessuto, sarà effettuata secondo zimografiabasandosi su una curva interna standard (come recentemente pubblicato dal nostro gruppo).

27. Espressione tissutale e sierixca dell'HER-2/neu in pazienti con carcinoma mammario: correlazione con MMP-2 eMMP-9

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati Daniele A, Zito A, Digennaro M, Schittulli F, Di Tardo S, Labriola A, Lo Mele M

Programma D. Prognosi predizione

Parole chiave

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Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Il carcinoma della mammella è la forma di neoplasia più frequente nella donna. Sebbene un numero sempremaggiore di casi venga diagnosticato, la mortalità é in costante diminuzione grazie alla possibilità di effettuare ladiagnosi in stadi più precoci della malattia e/o all'aumento della efficacia delle terapie. Il proto oncogene HER-2/neu codifica per un recettore transmembrana avente attività tirosinchinasica. La parte esterna del recettorep105 può venire liberata in circolo a seguito dell'azione di enzimi proteolitici e i suoi livelli sono incrementatisoprattutto nelle fasi avanzate della malattia. Tra gli enzimi proteolitici, un ruolo chiave in tale processo, lo svolgonole Metalloproteasi, enzimi litici prodotti dalle cellule del tessuto connettivo e secreti come zimogeni nella matriceextracellulare. E' stata dimostrata una correlazione positiva tra overespressione dell'HER-2/neu e le 2 Gelatinasi,infatti sembra che gli effetti dell' overespressione dell'HER-2/neu sulla capacità invasiva delle cellule tumorali sia inbuona parte regolata dall'espressione delle 2 gelatinasi e dalla loro attività proteolitica.Obiettivi di questo studio saranno i seguenti: 1) valutazione della correlazione tra espressione tissutale dell'HER-2/neue l'espressione tissutale delle 2 Gelatinasi (MMP-2 e MMP-9); 2) valutazione della correlazioe tra i livelli sierici di HER-2circolante (p105) e livelli sierici di MMP2 e MMP-9; 3) valutazione della correlazione tra l'espressione di HER-2/neu e iparametri istopatologici (T, N,M) e recettori per l'estrogeno (ER) e progesterone (PgR) delle pazienti arruolate.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Saranno arruolate 400 pazienti con carcinoma mammario sottoposte ad intervento di mastectomia equadrantectomia presso il nostro Istituto. Da ognuna di esse si preleverà un campione di tessuto neoplastico(durante l'intervento) e un prelievo di siero in fase pre-operatoria; tutte le pazienti (previo consenso firmato) sarannoinserite in un database contenenti le informazioni riguardanti i dati anagrafici, la familiarità oncologica, i parametricitoistopatologici e lo stato recettoriale. Si procederà all'analisi dell'espressione tissutale dell'HER-2/neu, MMP-2 eMMP-9 in immunoistochimica su sezioni incluse in paraffina di circa 5µm di diametro utilizzando anticorpimonoclonali specifici per ogni marcatore e contestualmente saranno effettuati sui corrispondenti campioni sierici, idosaggi relativi a p105, MMP-2 e MMP-9 con tecnica ELISA. I risultati saranno oggetto di una valutazione statistica.

28. Significato prognostico del u-Pa, u-PAR, t-PA, PAI-1 e PAI-2 nel carcinoma della mammella: analisi retrospettiva

Responsabile Coviello Maria

Ricercatori Associati Quaranta M, Schittulli F, Daniele A, Venneri MT, Longo S, Paradiso A, Mangia A, Zito A, Stea B

Programma D. Prognosi predizione

Parole chiave Breast cancer, metastasis, serin proteasi

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Gli attivatori tissutali del Plasminogeno u-PA et-PA sono serinproteasi capaci di attivare la cascata enzimatica cheporta alla formazione della plasmina a partire dal plasminogeno. La plasmina presenta una spiccata azioneproteolitica contro diversi componenti della membrana basale (MB) (es. Collageno IV, Laminina-1, Laminino-5 ecc)alterando la sua integrità. Questo evento è causa di un passaggio delle cellule tumorali che liberandosi in circolodanno luogo alla produzione di metastasi che rappresentano, purtroppo, una grave complicazione della patologianeoplastica.Lo scopo di tale ricerca sarà quello di valutare retrospettivamente i valori di u-PA, t-PA, u-PAR e degli inibitori PAI 1 ePAI 2 in pazienti con carcinoma della mammella sottoposte a mastectomia o quadrantectomia presso questoIstituto a partire dal 1992-93 e correlarli con i parametri citoistopatologici come TNM, grado nucleare e positività airecettori per l’estrogeno e il progesterone; inoltre su un gruppo di pazienti opportunatamente selezionatoper unperiodo di ~120 mesi si valuterà l’intervallo libero da malattia (NED) al fine di evidenziare l’esatto ruolo prognostico di tali enzimi nel carcinoma della mammella.

Risultati e prodotticonseguiti

Si è compilato un database di tutte le pazienti arruolate per un totale di 842 casi di ca mammario. U-PA 440pz; t-PA441pz; PAI 1 300pz; p185 325pz;u-PA/ PAI 1/ t-PA 197 pz.

Attività previste Lo scopo di tale ricerca sarà quello di valutare retrospettivamente i valori di u-PA, t-PA, u-PAR e degli inibitori PAI 1 ePAI 2 in pazienti con carcinoma della mammella sottoposte a mastectomia o quadrantectomia presso questoIstituto a partire dal 1992-93 e correlarli con i parametri citoistopatologici come TNM, grado nucleare e positività airecettori per l’estrogeno e il progesterone; inoltre su un gruppo di pazienti opportunamente selezionato per unperiodo di ~120 mesi si valuterà l’intervallo libero da malattia (NED) al fine di evidenziare l’esatto ruolo prognostico di tali enzimi nel carcinoma della mammella.

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29. Carcinoma duttale infiltrante della mammella: studio quantitativo della componente stromale correlatoall’espressione immunoistochimica per il NEU, la P53, il MI-1 ed i recettori per l’ER e il PgR

Responsabile Zito Alfredo Francesco

Ricercatori Associati D’Errico D, Lo Mele M, Labriola A, Palma F, Salvatore C, D’aprile R, Mossa G, Schittulli F, Pellechia A

Programma D. Prognosi predizione

Parole chiave CDI, Breast cancer, immunoistochemical

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La fibrosi nel carcinoma duttale infiltrante della mammella è generalmente sempre ben rappresentata fino acostituire la quota principale nei classici carcinomi sclerosanti. Probabilmente essa svolge un ruolo importante nellaprogressione tumorale. Un recente studio ha dimostrato la maggior aggressività dei carcinomi con foci fibrotici.Valutazione prognostica della componente fibrosa attraverso uno studio correlativo con la stadiazione patologicae con l’espressione tissutale per l’ER, il PgR, il Neu, il MIB-1 e la P53.

Risultati e prodotticonseguiti

Dalla casistica del Laboratorio di Istopatologia sono stati selezionati 100 casi di carcinoma duttale infiltrante dellamammella delle dimensioni inferiori a cm 2 (pT1), di cui 50 con metastasi linfonodali.Tutti i casi sono stati sottoposti ad indagini di immunoistochimica per l’ER, il PgR, il MIB-1, l’HER2/neu.In 15 casi si è proceduto alla determinazione immunoistochimica per l’actina muscolo liscio per lavalutazione dellacomponente stromale miofibroblastica.

Attività previste Selezione di 100 carcinomi mammari duttali infiltranti delle dimensioni inferiori ai 2 cm (pT1) di cui 50 con metastasi ailinfonodi ascellari.Analisi quantitativa computerizzata della componente stromale.Correlazione dei risultati al punto 2 con la percentuale di positività per i recettori ormonali (ER/PgR), il NEU, il MIB-1 ela P53 determinati con metodiche immunoistochimiche, e con la stadiazione patologica.

30. Alterazioni geniche dei TK receptor EGFR ed ErbB2 nel carcinoma del colon

Responsabile Tommasi Stefania

Ricercatori Associati Lacalamita R, Bellizzi A, Crapolicchio A, Monaco A, Mangia A, Pelagio G, Trentadue A, Zito A, Simone G, Paradiso A

Programma D. Prognosi predizione

Parole chiave Receptors, ECFR, EerbB2

Altri Enti coinvolti AIRC

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Le mutazioni di EGFR sembrano conferire differente sensibilità ai suoi inibitori tramite variazione della posizione deiresidui aminoacidici interagenti con l’ATP o con gli inibitori stessi. Saranno quindi studiate le alterazioni di EGFR ed ErbB2 site nel dominio carbossi-terminale. Questa regione dei recettori è molto importante per la loro funzionalitàanche perché permette l’interazione con una proteina, NHE regulatory factor (NHERF1) capace di stabilizzare i recettori stessi a livello di membrana.Lo studio del pathway comprendente i recettori TK di membrana e la proteina NHERF1 permetterà di chiarire imeccanismi di azione degli inibitori specifici delle tirosine-chinasi e di individuare i soggetti candidabili a tali terapie.Obiettivi del presente progetto sono studiare mutazioni e polimorfismi dei recettori TK (EGFR, erbB2) nelle regioni cheinfluenzano la dimerizzazione e l’interazione con la proteina NHERF1e studiare i polimorfismi di NHERF1.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Il modello di studio in vitro sarà costituito da un pannello di linee cellulari di colon e di pancreas. Il DNA sarà estrattodalle linee con kit commerciali ed analizzato per polimorfismi/mutazioni nella regione transmembrana e carbossi-terminale di EGFR ed ErbB2. EGFR sarà studiato tramite analisi in dHPLC e successivo sequenziamento automatico,mentre ErbB2 con metodica TaqMan. Saranno analizzati anche eventuali polimorfismi/mutazioni di NHERF1 anche inquesto caso con dHPLC e successivo sequenziamento. La presenza di eventuali mutazioni sarà studiata in relazionealla loro localizzazione, agli eventuali cambi nelle proteine e alla loro influenza sulla eterodimerizzazione e sullegame con NHERF1.

31. Utilità clinica del recettore solubile della transferrina nei pazienti neoplastici con anemia

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Responsabile Casamassima Porzia

Ricercatori Associati Quaranta M, Coviello M, Savino E, Giotta F, Cataldo L, Maci R

Programma D. Prognosi predizione

Parole chiave Recptors, transferrina, cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 12 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Il recettore della transferrina è una glicoproteina di membrana adibita al trasporto intracellulare del ferro. I recettorisono distribuiti su tutte le superfici cellulari e per l'80-95% sono localizzati sulle cellule eritropoietiche in attiva sintesi diemoglobina, riflettendo il bisogno di ferro di tali cellule. Il ferro nel sangue é veicolato dalla transferrina; le cellulecaptano e utilizzano il ferro tramite un meccanismo di endocitosi del complesso transferrina e suo specificorecettore di membrana. Dopo il distacco del ferro all'interno dei vacuoli a sede citoplasmatica, la transferrina e ilsuo recettore ritornano sulla superficie cellulare: la transferrina é rilasciata nella circolazione, il recettore a seguito diun processo di proteolisi é liberato nel plasma come recettore solubile della transferrina (sTFR). La concentrazionesierica di sTFR é direttamente proporzionale alla concentrazione del recettore di membrana ed aumenta quandoc'é una intensa attività eritropoietica midollare in condizione di carenza di ferro. La concentrazione dell' sTFR é ingrado di rilevare l'esaurimento delle riserve di ferro indipendentemente dagli stati infiammatori. Questo studio sipropone di valutare: 1) la concentrazione sierica di sTFR come misura della intensa attività eritroide midollare incondizioni di carenza di ferro attraverso un semplice prelievo di sangue; 2) come aumenta la concentrazione disTFR nel siero in presenza di una carenza di ferro ancora prima che la concentrazione di emoglobina diminuiscasignificativamente;3) la concentrazione di sTFR in 150 pazienti neoplastici con anemia da carenza di ferro sottopostia terapia con eritropoietina ricombinante. In questi pazienti verrà eseguita la conta dei reticolociti e l'esameemocromocitometrico.

Risultati e prodotticonseguiti

Attualmente sono stati arruolati 31 pazienti anemici con neoplasia, sottoposti a trattamentochemioterapico.Contestualmente si sono eseguiti prelievi per il dosaggio preliminare del recettore solubile dellatransferrina, del ferro, della transferrina e ferritina, l'esame emocromocitometrico e la conta dei reticolociti. Otto diquesti pazienti anemici (con HB < 11 g/dl), hanno effettuato un prelievo sierico basale per il dosaggio degli esamisopraindicati e hanno eseguito una terapia con eritropoietina umana ricombinante # ad alte dosi. I pazienti i cuilivelli sierici non hanno mostrato un aumento > 25% per sTRF, > 0,5 g/dl per l'HB, e >40.000/ µl per i reticolociti, hannocontinuato la terapia e sono stati sottoposti dopo altre 2 settimane ad un secondo prelievo. Sono stati esclusi dallostudio i soggetti che presentavano un' anemia da perdite ematiche ed i soggetti talassemici.

Attività previste Nell'ambito di questa ricerca sarà utilizzato un test basato sulla lettura turbidimetrica nel range del visibile delcomplesso sTFR e anti-sTFR. La reazione immunologica sarà favorita dalle particelli di lattice legate ad anticorpi anti-sTFR. Gli anticorpi anti sTFR legati alle particelle di lattice, reagiranno con l'antigene nel campione, per formare uncomplesso Ag-Ab. La quantità di immunoprecipitato sarà proporzionale alla concentrazione di sTFR presenti nelsiero.

32. PPARy agonisti in modelli tumorali

Responsabile Azzariti Amalia

Ricercatori Associati Porcelli L, Paradiso A, Loiodice F (Dip. Farmaco-Chimico, Univ. Bari)Programma E. Farmacologia preclinica

Programma D. Prognosi predizione

Parole chiave PPARy agonist, colon cancer, breast cancer

Altri Enti coinvolti Università di Bari

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione I PPAR (α, β, γ) sono recettori nucleari attivati da ligando, che oltre ad essere importanti modulatori del metabolismo cellulare, regolano l’espressione di geni importanti nella cancerogenesi. In particolare i ligandi di PPARγ, attraverso diversi pathways, agiscono favorendo il blocco della crescita, l’apoptosi e il differenziamento cellulare di un’ampia casistia di tumori. Studi in vivo ed in vitro, in modelli gastrointestinali e della mammella, hanno dimostrato che gli agonisti di PPARγ agiscono determinando l’arresto del ciclo cellulare in fase G0/G1, attraverso meccanismi come l’overespressione degli inibitori delle chinasi ciclina dipendenti (CDKIs), inoltre attivano geni importanti nel riparo del DNA come GADD153, e inducono l’overespressione di geni soppressori del tumore comePTEN, inibendo così diverse funzioni cellulari come la migrazione, la sopravvivenza e la proliferazione mediata dalpathway di traduzione del segnale di AKT/PI3K. Sulla base di queste premesse, la ricerca e lo sviluppo di nuovicomposti "lead" ideati per interagire in maniera selettiva con i recettori PPAR, costituisce un nuovo approccioterapeutico da affiancare alla terapia chemioterapia tradizionale e alla più nuova terapia con farmaci target-oriented.

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Durante lo svolgimento di questo progetto di ricerca si svolgeranno le seguenti attività:caratterizazzione biologico molecolare del modello di studio costituito da un pannello di linee cellulari tumorali dicolon, fegato, pancreas e mammella,analisi dell’attività anti-proliferativa, pro-differenziazione e apoptotica di nuovi composti agonisti dei recettoriPPARγ,analisi ciclo-relata per la determinazione dei possibili meccanismi molecolari responsabili della rispostafarmacologia,messa a punto, in sistemi in vitro, di nuove strategie terapeutiche combinatoriali soprattutto miranti ad una piùefficiente inibizione di specifici pathways cellulari cruciali per la cancerogenesi,ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati con farmaci nuovi e della chemioterapia convenzionale.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica "in vitro" prevede l’applicazione di tecniche di biologia cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot, saggispecifici di attività, analisi citofluorimetriche, etc. Inoltre, si applicheranno tec-niche ed analisi inerenti lafarmacologia in vitro. per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica in regimedi mono o politerapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati sarannoanalizzati con il metodo di Chou e Talalay.

33. Farmaci biologici e modulazione di proteine MDR relate

Responsabile Azzariti Amalia

Ricercatori Associati Porcelli L, Simone G, Sebastian S, Paradiso A, Colabufo N (Univ. Bari), D’Incalci M (INT –Milano)

Programma E. Farmacologia preclinica

Parole chiave POP, ABCG2, PB28, gefitinib, colon cancer, breast cancer

Altri Enti coinvolti Università di Bari; INT- Milano

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Una delle maggiori problematiche nella terapia chemoterapica è l’insorgenza della resistenza ai farmaci che può essere intrinseca o estrinseca. Il più semplice meccanismo responsabile di questa resistenza è la riduzione dellaconcentrazione intracellulare di farmaco . Tra le varie strategie per cercare di superare la "drug resistance"mediante un aumento della concentrazione intracellulare di farmaco è quella di inibire l’espressione di alcune pompe di efflusso dei farmaci. I tre maggiori trasportatori"ATP-binding cassette (ABC) transportes" coinvolti nella"multidrug resistance (MDR)" sono la glicoproteina P (PgP) MDR1; le proteine MDR associate MRP1, MRP2, MRP3,MRP4 e MRP5; e la ABCG2. La glicoproteina P è notoriamente coinvolta nella resistenza alla doxorubicina ed aitaxani e la ABCG2 alle camptotecine, farmaci di elezione nel trattamento delle neoplasie mammarie e delcoloretto, rispettivamente.In questo studio focalizzeremo la nostra attenzione su due classi di composti che hanno mostrato capacità dimodulazione di queste proteine responsabili della resistenza ai farmaci: gli inibitori di recettori tirocini chinatici e gliago-nisti dei recettori sigma 2.I TKIs ed in particolare il gefitinib, hanno mostrato abilità di modulare l’ABCG2, esperimenti preliminari effettuati nel nostro laboratorio nel modello in vitro di tumore del colon abbiamo evidenziato che questo principio attivo inducel’overespressione della pompa di efflusso delle camptotecine in funzione del tempo di esposizione al farmaco, permettendoci di ipotizzare il meccanismo dell’antagonismo trovato tra il gefitinib e l’SN-38 quando il farmacocitostatico era somministrato prima del citotossico.Gli agonisti del recettore sigma2 inducono cambi della morfologia cellulare ed apoptosi. Ha raccolto notevoleinteresse nell’ambito preclinico l’osservazione che in linee cellulari resistenti o poco sensibili alla doxorubicina ed actinomicina-D ligandi ad attività agonista sigma2 sono in grado di indurre apoptosi. Partendo da questi datairiportati in letteratura abbiamo ipotizzato una possibile attività di questa classe di composti sulle pompe di efflussodei farmaci ed in particolare sulla PgP. Esperimenti preliminari condotti con un composto sigma2 agonista,il PB28,sintetizzato dal gruppo del prof. N. Colabufo del Dipartimento Farmaco-Chimico dell’Università di Bari, hanno mostrato la capacità di questa molecola di inibiore la crescita cellulare e di inibire l’espressione della PgP in modo concentrazione e tempo di esposizione dipendente (A.Azzariti et al. A cyclohexylpiperazine derivative (PB28),displaying sigma2 agonist and sigma1 antagonist receptor activity, as a possible glycoproteinP modulator andrevertant of anthracycline resistance 2005 AACR Annual Meeting in Anaheim, California).Durante lo svolgimento di questo progetto saranno svolte le seguenti attività:caratterizzazione biologico molecolare dei modelli di studio pre-clinico del tumore della mammella e del colonmediante analisi dei livelli di espressione delle proteine MDR relate e dei target di azione dei farmaci in studio,recettori tirosino chinatici e vari steps del signal transduction pathway, livelli di espressione di recettori sigma 1 e 2mediante esperimenti di binding, etc.determinazione della modulazione di delle pompe di efflusso dei farmaci da parte delle molecole in studio e analisidella modulazione dei loro target specifici in funzione del tempo di esposizione e della concentrazione;determinazione della modulazione della concentrazione intracellulare di farmaci convenzionali ed in particolareadriamicina e SN-38 in seguito a esposizione al PB28 ed al gefitinib;messa a punto di nuove strategie terapeutiche mediante combinazione di questi farmaci target oriented confarmaci convenzionali;ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati partendo dai risultati ottenuti sulla possibilità di reversione della

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farmaco resistenza all’adriamicina o alle camptotecine

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica "in vitro" prevede l’applicazione di tecniche di biologia cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot, saggispecifici di attività, analisi citofluorimetriche, HPLC, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche ed analisi inerenti lafarmacologia in vitro per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica in regimedi mono o politerapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati sarannoanalizzati con il metodo di Chou e Talalay.

34. TKIS nel modello di ca. squamoso testa-collo

Responsabile Paradiso Angelo

Ricercatori Associati Azzariti A, Sebastian S, Porcelli L, Simone G, Tommasino M (IARC, Lione–France)

Programma E. Farmacologia preclinica

Parole chiave EGFR, gefitinib, P53

Altri Enti coinvolti IARC, Lione–France

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione L’overespressione di EGFR è coinvolta nello sviluppo e nella progressione del carcinoma testa collo squamoso (HNSCC). Il blocco di questo recettore induce l’inibizione della crescita tumorale nei modelli diHNSCC in vitro ed invivo. Varie strategie sono state sviluppate utilizzando come target il recettore EGFR tra le quali anticorpi monoclinali,inibitori specifici tirosino chinatici, etc.Nell’ambito di questa tematica per l’identificazione di nuove strategie terapeutiche per HNSCC nei prossimi dueanni procederemo allo studio dei TK inibitori (TKIs) sia in regime di monoterapia che in somministrazione combinatacon altri farmaci in un modello in vitro costituito da 12 linee cellulari tumorali che permetteranno una ampiavalutazione dei meccanismi coinvolti nella risposta cellulare a questa classe di farmaci.Le linee cellulari tumorali, provenienti da vari tessuti dell’area "head and neck" sono state stabilizzate dal gruppo del Dr. e sono già state caratterizzate per i livelli di espressione e lo stato, wild type o mutato, di p53, p73, p63 e le loroisoforme. Inoltre, il gruppo francese aveva iniziato la determinazione della sensibilità di questo modello cellulare alcisplatino e alla gemcitabina e la tipizzazione per l’HPV. Esperimenti preliminari condotti nel nostro laboratorio hanno evidenziato differenze tra le varie linee cellulari per i livelli di espressione dei vari recettori riposino chinatici,EGFR, Neu ed KDR e vario grado di sensibilità al gefitinib, un inibitore TK.Durante lo svolgimento di questo progetto saranno svolte le seguenti attività:caratterizzazione biologico molecolare del modello in vitro per i livelli di espressione delle forme totali e fosforilatedei recettori Tk di membrana, di vari intermedi del pathway di traduzione del segnale da EGFR, quali Akt , Erk1/2,etc. e analisi di possibili oncogene che possono modificare la risposta ai farmaci inibitori di EGFR, come PTEN;determinazione dell’attività fenotipica dei TKIs, inibizione della crescita, apoptosi, etc.analisi della capacità dei TKIs di modulare vari intermedi cellulari del pathway di traduzione del segnale ed il ciclocellulare per la determinazione dei possibili meccanismi molecolari responsabili della risposta farmacologiamessa a punto di nuove strategie terapeutiche combinatoriali con farmaci nuovi e della chemioterapiaconvenzionale miranti ad una più efficiente inibizione di specifici pathways cellulari cruciali per la cancerogenesiottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica "in vitro" prevede l’applicazione di tecniche di biologia cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot, saggispecifici di attività, analisi citofluorimetriche, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche ed analisi inerenti lafarmacologia in vitro. per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica in regimedi mono o politerapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati sarannoanalizzati con il metodo di Chou e Talalay.

35. Approfondimento della risposta cellulare all’azione di farmaci TK inibitori nel modello del colon

Responsabile Azzariti Amalia

Ricercatori Associati Porcelli L, Simone G, Paradiso A

Programma E. Farmacologia preclinica

Parole chiave EGFR, PTEN, NHERRF

Altri Enti coinvolti

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Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Per il carcinoma del colon dopo i risultati clinici limitati ottenuti con i farmaci tradizionali (5-FU, CPT-11, Oxaliplatino)notevole interesse sta destando lo studio di farmaci di nuova concezione agenti su specifici targets , quali i recettoritirosinochinasici , come lo ZD6474 inibitore della porzione tirosino chinasica del recettore per Flk-1 (VEGFR-2) e ilgefitinib inibitore dell’EGFR. Durante gli anni precedenti nell’ambito del progetto di ricerca corrente "NUOVIFARMACI NELLE NEOPLASIE DEL TRATTO GASTROENTERICO" abbiamo focalizzato la nostra attenzione sullo studio, inun modello in vitro di ca. del colon, dell’azione di queste molecole da sole, sia dopo breve che prolungata esposizione, od in associazione con farmaci tradizionali quali oxaliplatino e le camptotecine. L’analisi biologico-molecolare dei possibili meccanismi coinvolti nel determinare la risposta farmacologia doposomministrazionecombinata dei vari farmaci aveva permesso di chiarire l’effetto sinergico od antagonista riscontrato.Azzariti A. et al The schedule-dependent enhanced cytotoxic activity of 7-ethyl-10-hydroxy-camptothecin (SN-38) incombination with Gefiti-nib (Iressa#, ZD1839). Biochem Pharmacol. 2004, 68 (1): 135-44 (IF 2.36)Azzariti A. et al. Prolonged exposure to the EGFR tyrosine kinase inhibitor gefitinib (Iressa™, ZD1839) and the antiangiogenic agent ZD6474: modulation of tyrosine kinase receptors and their signal transduction pathway. 2004submittedAzzariti A. et al. Combination of ZD6474 and 7-ethyl-10-hydroxy-camptothecin (SN-38) or oxaliplatin: in vitro study2004 Manuscript in preparationPorcelli L. et al Exposure of HT-29 and LoVo cells to EGFR tyrosine Kinase inhibitor gefitinib (IressaTM, ZD1839) and theantiangiogenic agent ZD6474: modulation of tyrosine kinase receptors and their signal trasduction pathwayProceedings AACR 95th Annual Meeting–March 27-31, 2004 Orlando (Florida)–Volume 45, march 2004- #4655Azzariti A et al Prolonged exposure to the EGFR tyrosine Kinase inhibitor gefitinib (IRESSATM, ZD1839 and theantiangiogenic agent ZD6474 Tumori XLVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Cancerologia 46th AnnualMeeting of the Italain Cancer Society–Pisa, October 24-27, 2004 Vol. 4, Nr. 2 March-April 2005–36Durante il prossimo anno approfondiremo ulteriormente la tematica di ricerca analizzando la capacità dei TKinibitori di agire su oncogeni coinvolti nel meccanismo di traduzione del segnale come PTEN e di modulare imeccanismi responsabili della internalizzazione del recettore EGFR.Durante lo svolgimento di questo progetto saranno svolte le seguenti attività:caratterizzazione biologico-molecolare del modello di studio per l’espressione di oncogeni come PTEN ed altre molecole coinvolte nel meccanismo di internalizzazione del recettore;modulazione di questi steps ad opera dei due farmaci, gefitinib e ZD6474, in funzione della loro concentrazione edel tempo di esposizione;ottimizzazione delle schedule di somministrazione combinata partendo dai risultati ottenuti dalla caratterizzazionebiologica.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica "in vitro" prevede l’applicazione di tecniche di biologia cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot, saggispecifici di attività, analisi citofluorimetriche, HPLC, etc. Inoltre, si applicheran-no tecniche ed analisi inerenti lafarmacologia in vitro per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica in regime di mono o politerapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati sarannoanalizzati con il metodo di Chou e Talalay.

36. Interazione del compartimento extracellulare con l’attivita’ di farmaci inibitori di egfr nel modello del ca. epatico

Responsabile Azzariti Amalia

Ricercatori Associati Porcelli L, Simone G, Paradiso A, Giannelli G (Univ. Bari)

Programma E. Farmacologia preclinica

Parole chiave EGFR, signal transduction, ED6474

Altri Enti coinvolti Università di Bari

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Nel carcinoma del fegato, i limitati risultati clinici ottenuti con i farmaci tradizionali (gemcitabina, CPT-11,Oxaliplatino) potrebbero essere dovuti tra i vari fattori ipotizzabili anche ad un’azione di protezione del tumore ad opera di particolari costituenti della matrice extracellulare (ECM) che è noto essere già coinvolti nella regolazionedella motilità cellulare e nell’invasività tumorale, come ad esempio la laminina 5 che è il componente più espresso. I risultati ottenuti nell’ambito del progetto di ricerca corrente "NUOVI FARMACI NELLE NEOPLASIE DEL TRATTO GASTROENTERICO", svolto negli anni precedenti, hanno mostrato la capacità del gefitinib, un inibitore di EG-FR, diinibire la crescita cellulare in un modello in vitro di epatocarcinoma e la capacità di alcune componenti della ECMesogene ( ln-5, fibronectina, col-lagene IV, fibrinogeno, etc.) di ridurre l’efficacia del farmaco (Giannelli G. et al Laminin-5 offsets Gefitinib’s effectiveness on HCC cells Br J Cancer. 2004 Nov 29;91(11):1964-9).Paradiso A. et al Getitinib in liver cancer: could laminin-5 expression be a good predictive factor? EJC 16th EORTC-

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NCI-AACR Symposium on Molecular Targets and Cancer Therapeutics –Geneva, Switzerland 28 September-1October 2004–Volume 2, No.8, September 2004–401Paradiso A et al Laminin-5 offsets gefitinib effectiveness on HCC cells Tumori XLVI Congresso Nazionale della SocietàItaliana di Cancerolo-gia 46th Annual Meeting of the Italain Cancer Society –Pisa, October 24-27, 2004 Vol. 4, Nr. 2March-April 2005–32Questi dati hanno messo in evidenza la necessità di estendere lo studio anche ad altri inibitori di EGFR, tra i quali uninibitore ad azione sia su EGFR che su KDR, lo ZD6474, che permetteranno di correlare l’azione antitumorale specifica di questi composti con la loro attività antiangiogenetica e di stabilire l’importanza dell’environement cellulare nel modulare l’azione farmacologia dei TK inibitori.Durante lo svolgimento di questo progetto saranno svolte le seguenti attività:determinazione nel modello in vitro della sensibilità allo ZD6474: modulazione di crescita cellulare, induzione diapoptosi, modulazione di invasione migrazione ed adesione;analisi della capacità di varie ECM di modulare l’azione del farmacoanalisi dei meccanismi biologico molecolari responsabili dell’attività dello ZD6474 in presenza ed in assenza di ECM.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica "in vitro" prevede l’applicazione di tecniche di biologia cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot, saggispecifici di attività, analisi citofluorimetriche, HPLC, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche ed analisi inerenti lafarmacologia in vitro per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica in regime di mono o politerapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati sarannoanalizzati con il metodo di Chou e Talalay.

37. Ottimizzazione di schedule di somministrazione combinata di far-maci target-oriented nel modello del ca.pancreatico

Responsabile Azzariti Amalia

Ricercatori Associati Porcelli L, Simone G, Paradiso A, Nicolin A (Univ. Milano)

Programma E. Farmacologia preclinica

Parole chiave Gefiinib, rapamycin, pancreas cancer

Altri Enti coinvolti Università di Milano

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Nel carcinoma del pancreas, le alterazioni genetiche che attivano l’oncogene K-ras e che causanol’overespressione di recettori tirosinochinasici (EGFR, TGFa ) sonoin grado di attivare pathways di survival o di celldeath. La produzione di farmaci innnovativi ideati per agire su specifici targets cellulari, come il gefitinib, un inibitoredi EGFR, e la rapamicina, un inibitore di mTor, offre la possibilità di studiare la risposta dei targets specifici quandoesposti al farmaco in monoterapia o in combinazione tra loro o con gli altri farmaci convenzionali.La caratterizzazione del nostro modello in vitro costituito da 6 linee cellulari tumorali di pancreas è stato oggettodell’abstract (Porcelli L. et al Molecular targets and chemosensitivity of human pancreatic cell lines Tumori XLVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Cancerologia 46th Annual Meeting of the Italian Cancer Society –Pisa, October 24-27, 2004 Vol. 4, Nr. 2 March-April 2005 –33) ed ha permesso di effettuare esperimenti prelimi-nari,nell’ambito del progetto di ricerca corrente: "NUOVI FARMACI NELLE NEOPLASIE DEL TRATTO GASTROENTERICO", sulla combinazione dei due farmaci biologici, gefitinib e la rapamicina, nel modello di ca pancreatico che erastato precedentemente caratterizzato mediante analisi dei targets specifici, della sensibilità ai 2 farmaci e dellamodulazione del ciclo cellulare. I risultati ottenuti hanno mostrato che la schedula sinergica era quella nella quale ilgefitinib era somministrato prima della rapamicina ed il pathway coinvolto sembrerebbe essere quello di Akt.L’ulteriore approfondimento dei meccanismo di azione dei due farmaci da soli o in combinazione potrebbe apporteranno importanti informazioni utili ad ipotizzare nuove possibilità terapeutiche nella patologia tumoralepancreatica.Durante lo svolgimento di questo progetto saranno svolte le seguenti attività:caratterizzazione biologico-molecolare del modello di studio per l’espressione di altri steps intermedi del pathway di traduzione del segnale dipendente dall’attivazione di EGFR, quali il fattore 4EBP1 e p70S6K, etc.modulazione di questi steps ad opera dei due farmaci, gefitinib e rapamicina, in funzione della loro concentrazionee del tempo di esposizione;ottimizzazione delle schedule di somministrazione combinata partendo dai risultati ottenuti dalla caratterizzazionebiologica;determinazione della modulazione di EGFR e dei vari intermedi del pathway sottoposti all’azione combinata dei due farmaci.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica "in vitro" prevede l’applicazione di tecniche di biologia cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot, saggispecifici di attività, analisi citofluorimetriche, HPLC, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche ed analisi inerenti lafarmacologia in vitro per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica in regime

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di mono o politerapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati sarannoanalizzati con il metodo di Chou e Talalay

38. Alterazioni di BRCA1/2 nel carcinoma mammario familiare: validazione di una nuova strategia per lo studio di SNPin BRCA

Responsabile Tommasi Stefania

Ricercatori Associati Crapolicchio A, Monaco A, Longo S, D’Amico C, Bruno M, Lacalamita R, Fedele V, Trentadue A, Pilato F, Schittulli F, Marincola F (NIH, Bethesda-USA), Paradiso A

Programma F. Problematiche tecniche

Parole chiave Polimorphism, BRCA, familiarità

Altri Enti coinvolti NIH Bethesda U.S.A.

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Il carcinoma mammario ereditario è caratterizzato da alterazioni geniche che per la maggior parte riguardano igeni BRCA1 e BRCA2. L’identificazione di mutazioni in uno di questi 2 geni permette di identificare una classe di pazienti da monitorare con un più stretto follow-up e di monitorare i familiari di questi pazienti che presentano unmaggiore rischio di sviluppare il tumore. Al momento l'unico studio sulle mutazioni legate alla popolazioneCaucasica pugliese è quello in corso nel nostro Istituto che ad oggi ha arruolato più di 700 pazienti consecutive conprima diagnosi di carcinoma mammario. Una serie di pazienti Pugliesi con carcinoma mammario di tipo familiaresono stati già caratterizzati nel nostro laboratorio per alterazioni di BRCA1 (Parrella et al. Clin Cancer Res 2004;Cipollini et al Ann Oncol 2004). Obiettivo di questo progetto è lo studio molecolare delle mutazioni del gene BRCA2e della funzionalità di entrambi i geni di suscettibilità nei pazienti ad alto rischio di mutazione e nei parentidisponibili. Purtroppo lo studio molecolare di questi geni risulta dispendioso e “time consuming” poiché i geni sono molto grandi e le mutazioni possono avvenire lungo tutta la sequenza. Recentemente presso la Sezione diImmunogenetica del NIH (Prof. F. Marincola, Bethesda, USA) è stato messo a punto un chip di oligo costruiti con unastrategia peculiare che permette di evidenziare alterazioni puntiformi anche di grossi geni con un’alta sensibilità e specificità. L’utilizzo di un array ad alta densità inoltre permette un risparmio di tempo e di costi. Il presente progettopermetterà la costruzione di chip ad hoc per il gene BRCA1 e la validazione dello stesso nella nostra casistica.Obiettivi del presente progetto sono:Identificare del pathway mutazionale di BRCA2 in una coorte di pazienti afferenti all'Istituto Oncologico, così comegià avvenuto per BRCA1.Caratterizzare funzionalmente BRCA1 in particolare in relazione alle mutazioni individuate.Inoltre, in collaborazione con la Sezione di Immunogenetica del NIH (Prof. F. Marincola, Bethesda, USA) ci sipropone di:costruire il chip per BRCA1;validare l’utilizzo del chip analizzando casi già studiati con tecniche standard quali dHPLC e sequenziamento direttoverificare l’utilizzo del chip nello studio di una casistica consecutiva del nostro laboratorio.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Studio molecolare: Previa firma del consenso informato, dal sangue intero (10ml) dei pazienti che risulteranno arischio di essere portatori di mutazione di BRCA1 o BRCA2, sarà estratto il DNA che sarà sottoposto a PCR con gliopportuni primers in modo da amplificare tutti gli esoni del gene BRCA1 che saranno sequenziati automaticamente(ABI Prism 377). Sarà inoltre messa a punto l'analisi di mutazioni per BRCA2 e il metodo di prescreening con dH-PLCper la valutazione delle mutazioni di entrambi i geni. Sarà contemporaneamente studiata l’espressione di BRCA1 e la sua funzionalità in termini di valutazione dell’ipermetilazione del suo promotore. Le caratteristiche molecolariverranno messe in relazione con le altre principali caratteristiche clinico-patologica delle pazienti. L'incidenza dellemutazioni rilevate nella nostra casistica sarà confrontata con quella riportata in letteratura in casistiche simili (stessaetnia) o di etnia diversa.

39. Correlazione di metodo PCR con Hybrid Capture test per la ricerca del HPV in campioni cervicali

Responsabile Caponio Maria Angela

Ricercatori Associati Wiesel S, Giannone G, Simone G, Micelli G

Programma F. Problematiche tecniche

Parole chiave PCR, HC II, HPV, cervical cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

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Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Negli ultimi anni sempre maggiore importanza ha assunto la presenza dell’HPV nella diagnosi del ca della cerviceuterina. Questo ci induce ad associare alla lettura del pap-test la ricerca dell’HPV.La necessità di ricerca dell’HPV su un’ampia fascia di popolazione rende sempre più necessario conoscere una metodica che dia il minor numero di falsi positivi e/o falsi negativi.

Risultati e prodotticonseguiti

Studio PreliminareNel periodo Giugno 2002- Dicembre 2003 sono entrate in studio 108 donne afferenti all’U.O. di Ginecologia con biopsia e/ esame citologico cervicale sottoposte ad indagine perla ricarca di dell’HPV con PCR.In 23 casi è stato possibile correlare il nostro risultato con quello ottenuto mediante Hybrid Capture test (HC).Di questi casi 18 casi correlavano (10 Negativi ed 8 Positivi) e 5 casi erano discordanti (4 casi Positivi con PCR sonorisultati Negativi all’HC ed 1 caso Negativo per PCR è risultato positivo per HC).Risultati preliminari del progettoDelle 81 donne 45 avevano il pap-test correlato. Nei 40 casi valutabili (5 sono stati esclusi dallo studio perchè noninidonei) abbiamo osservato: 33 paptest negativi e/o con alterazioni cellulari di tipo reattivo, 3 ASCUS, 2 Low -SIL e 2High - SIL.In 8/33 donne con Pap Test negativo è stata rilevata la presenza di HPV 16, 31 45, 56 singolarmente o inassociazione.Uno/3 casi di ASCUS, i 2 casi con Low SIL e i 2 casi con High SIL risultavano positivi per HPV (Sottotipi 16-31-56 singolie/o in associazione). In un caso di High -SIL positivo per la regione L1, non è stato identificato il sottotipo specifico.Si è verificata correlazione tra quadro citologico ( pap-test ) e presenza di HPV in 30/40 casi valutati mentre in 2 casidi ASCUS non è stata rilevata presenza di HPV .Sono in corso studio le correlazioni con il test HC.Nel 2004 sono stati effettuati 102 indagini biomolecolari per la ricerca dell’HPV, 21 su maschi partens di donne HPV positive, 81 su donne.

Attività previste Entreranno in studio le donne che avendo effettuato pap-test sono state suc-cessivamente sottoposte al prelievoper la ricerca dell’HPV con metodica PCR econ metodo Hybrid Capture.

40. Valutazione della concordanza diagnostica fra patologi su preparati istologici da biopsia con mammotomedigitalizzati e visualizzati con tecniche di Realtà Virtuale

Responsabile Zito Alfredo Francesco

Ricercatori Associati D’errico D, Lo Mele M, Labriola A, Paradiso A, Digirolamo R, Salvatore C, Ventrella V, Schittulli F, Pellecchia A

Programma F. Problematiche tecniche

Parole chiave QTVR, virtual slide, telepathology

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione La Realtà Virtuale (RV) è un fenomeno recentemente prodotto dalla tecnologia cibernetica più avanzata, cheprevede l’uso di computers che consentono una interazione pressoché totale e a tutti livelli tra il soggetto agente ela macchina alla quale esso è collegato attraverso dispositivi che stimolano i sensi principali. Le principaliapplicazioni in medicina di tale tecnologia riguardano soprattutto settori di interesse chirurgico, al fine di formareed addestrare, in tutta sicurezza, su simulatori, il personale sanitario. Le applicazioni di Realtà Virtuale in campoistopatologico sono ancora poche e quelle esistenti sono da validare attraverso studi intra e interosservazionali.Valutare l’accuratezza diagnostica di preparati istologici di patologia mammaria digitalizzati e visualizzati alcomputer con un sistema di Realtà Virtuale che si basa sulla tecnologia QuickTime VR (standard multimedialesviluppato da Apple Computer inc.)

Risultati e prodotticonseguiti

Dall’archivio informatico della U.S. di Istopatologia sono stati selezionati 40 casi di biopsia mammaria da mammotome, con lesioni di vario genere, ma tutte caratterizzate da una certa difficoltà diagnostica.Su tutti i preparati si è proceduto adindividuare l’area di interesse da digitalizzare. Si è proceduto ad acquisire i preparati istologici, attraverso una tecnica originale da noi già pubblicata su ModernPathology.La tecnica prevede la digitalizzazione del vetrino colorato con Ematossilina-Eosina attraverso la fusione di piùmicrofotografie consecutive.Tale scansione del preparato viene poi processato da un software di realtà virtuale che produce un file in formatoQuickTime VR, compaibile con sistemi MAC OS e Windows, nonché con i principali Browsers per Internet.Con tale procedura sono stati già acquisiti 10 casi.Inoltre si è proceduto alla creazione di un sito web, dedicato ad accogliere i vari vetrini virtuali.Il sito, ancora in allestimento, presenta alcuni esempi di vetrino virtuale ed è fruibile al seguente indirizzo:www.webalice.it/fazito.

Attività previste Biopsie stereotassiche (mammotome) relative a 30 casi di lesioni mammarie di vario tipo verranno digitalizzate eacquisite come file QuickTime VR secondo una tecnica da noi già pubblicata. Un portale internet accoglierà i files

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che potranno essere scaricati sul proprio computer da coloro che aderiranno al progetto previa password. Sarannoindividuate 4 categorie diagnostiche: a) lesioni benigne; b) lesioni atipiche; c) carcinomi in situ; d) carcinomiinvasivi. La diagnosi più frequentemente espressa per ogni caso, diagnosi prevalente (DP), sarà considerata quellavalida ai fini dell’analisi statistica. In seguito le DP saranno confrontate con le diagnosi effettuate sulle sezioniistologiche convenzionali da 2 patologi con particolare esperienza in patologia mammaria.

41. Insuline-like Growth Factor I e II nelle neoplasie

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma G. Stili di vita e cancerogenesi

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione Al fine di valutare lo studio delle associazioni tra IGF I e II a neoplasie è stato utilizzato un disegno epidemiologicodello studio caso - controllo. I sieri di 250 soggetti arruolati nel 1992-1993, conservati nella banca biologica, sono staticonfrontati con gruppi di controllo comune per neoplasia della mammella, del colon, dei polmone a dellaprostata.Obiettivo dello studio è valutare l’associazione tra IGF-I e II e neoplasie in uno studio di coorte in Italia Meridionale

Risultati e prodotticonseguiti

La coorte è stata arruolata nel 1992-93 con un progetto finanziato dal ministero della sanità all’IRCCS Oncologico di Bari ed all’IRCCS “De Bellis” di Castellana. Tutti i soggetti in età maggiore di 50 anni afferenti in quel periodo di tempo ai laboratori di analisi di 18 comuni, dell’area che va dal mare alle colline della Murgia intorno all’IRCCS di Castellana sono stati inviati a partecipare. Degli 11781 soggetti che hanno accettato di ricevere il questionario,7433 (63.1%) lo hanno restituito in maniera utile per successive elaborazioni statistiche ed hanno accettato anche dilasciare un campione di sangue per analisi di biomarkers dietetici e di suscettibilità collegati alla possibileinsorgenza di neoplasie. Questi 7433 soggetti (4337 f e 3096 m) hanno ciascuno almeno 10 anni di esposizione allecondizioni misurate al baseline, a meno che non sia sopravvenuto l’evento considerato come outcome (neoplasiedella mammella, della prostata, del polmone e del colon-retto) o qualche altro evento competitivo (soprattuttoaltre neoplasie, malattie cardiovascolari e neurologiche). I soggetti appartenenti alla coorte alla datadell’arruolamento erano tutti in età > 50 anni, di cui 3677 (il 49.5%) in età maggiore di 65 anni, quasi la metà, per cuila coorte si può considerare una coorte di anziani. La coorte verrà esaminata per gli outcomes neoplasticinell’ambito di un altro progetto di ricerca.È stata fatta una indagine a cinque anni, nel 1996-97, su di un campione della coorte principale, con l’aiuto dei medici di famiglia dell’area, per stimare l’incidenza attesa a 10 anni di tutte le neoplasie, e in particolare dei casi di neoplasie della mammella, della prostata, del colon-retto e del polmone nell’intera coorte. Le stime, approssimate di minima, sono: tutte le neoplasie incidenti=750 (350 f e 400 m), mammella= 80 (solo donne), colon-retto= 110,polmone= 90, prostata= 80. Gli studi realizzati sinora sugli insulin-like growth factors and insulin like growth factorsbinding proteins quando mettono in evidenza differenze statisticamente significative a livello di p-value (alfa)= 0.05di rifiuto dell’ipotesi nulla, utilizzano un numero di casi incidenti di neoplasia inferiore ai casi da noi attesi, per cuiquesto studio dovrebbe avere una potenza (1-beta) sufficiente almeno a livello di p-value dell’ipotesi nulla (alfa)= 0.10.

Attività previste Per lo studio delle associazioni tra insulin-like growth factors e insulin-like growth factors binding proteins, verrà usatoil disegno epidemiologico dello studio caso-controllo nested nello studio di coorte. Il siero del 1992-93 dei soggetticon le neoplasie incidenti nel periodo 1992-2002, quindi prima dell’insorgenza della neoplasia, conservato nella banca biologica, verrà confrontato con quello di un gruppo di controllo comune per tutte le neoplasie in studio,con almeno un controllo per caso, per tutte le variabili biologiche in studio.I dati verranno analizzati con la tecnica della regressione logistica multipla.

42. Determinanti legate allo stile di vita dell'Insuline like Growth Factor I e II

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma G. Stili di vita e cancerogenesi

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

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Area di interesse

Descrizione Il sistema degli insulin-like-growth-factor (IGF) e relative insulin-like-growth-factor-binding-proteins (IGFBP) è statoassociato a numerose neoplasie come intermedio tra fattori esterni e sviluppo della neoplasia (Giovannucci E.Insulin-like growth factor-I and binding protein-3 and risk of cancer. Hormone Research 1999; 51 (suppl. 3): 34-41),(Grimberg A, Cohen P. Role of insulin-like growth factors and their binding proteins in growth control andcarcinogenesis. J Cell Physiol 2000; 183: 1-9). Tuttavia i dati sul sistema tra IGF/IGFBP e le neoplasie ad esso associatee su i determinanti esterni del sistema IGF/IGFBP (Goodman-Gruen D, Barrett-Connor E. Epidemiology of insulin-likegrowth factor-I in elderly men and women. The Rancho Bernardo Study. Am J Epidemiol 1997; 145: 970-76), (VoskuilDW, Bueno de Mesquita HB, Kaaks R, Van Noord PAH, Rinaldi S, Riboli E, Grobbee DE, Peeters PHM. Determinants ofcirculating insulin-like growth factor (IGF)-I and IGF binding proteins I-3 in premenopausal women: physical activityand anthropometry. Cancer Causes Control 2001; 12: 951-58) sono ancora scarsi. Inoltre non esistono dati inrelazione allo stile di vita mediterraneo della nostra area (dieta, attività fisica e stressori sociali) e questi indicatori dineoplasia.Obiettivo dello studio è valutare l’associazione tra cibi e macro e micronutrienti nella dieta, ed attività fisica, qualità della vita e IGF-I e II e IGFBP1-3 in un campione di soggetti di popolazione

Risultati e prodotticonseguiti

Mediante uno studio epidemiologico, sono state arruolati 150 soggetti di entrambi i sessi di età compresa tra i 30 e69 anni. Ognuno di loro ha risposto a 2 questionari, uno riguardante le abitudini dietetiche e l'attività fisica el'altroriguardante la qualità della vita. Sono stati testati i rispettivi valori di IGF-I e II e IGFBPI/3, di colesterolo trigliceridied Emoglobina glicata. I nostri dati sono stati oggetto di una pubblicazione dal titolo: "The impact of body massindex and type 2 diabetes on breast cancer". Curr Drug Targets Immune Endocr Metabol Disord". 2004 Dec 4 (4):327-33.

Attività previste Campionare dalla lista dei medici di famiglia che acconsentono a partecipare all’indagine un campione di 300 soggetti di entrambi i sessi (150M e 150F), in età 30-69 anni.Somministrare ai soggetti un questionario standard dietetico di frequenza semiquantitativo, un questionario perl’attività fisica ed un altroper il livello della qualità della vita.Prelievo di sangue per il dosaggio degli IGF I-II e IGFBP 1-3, peptide C, insulina e colesterolo, trigliceridi, colesteroloHDL, glicemia, fruttosamina, emoglobina glicata, proteine totali con metodiche standard.Analisi dei dati con la tecnica della regressione multipla.

43. Diabete mellito e carcinoma della mammella

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma G. Stili di vita e cancerogenesi

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione È nota la possibile associazione tra malattia diabetica e neoplasie sottoposte al controllo ormonale anche se non siconoscono i meccanismi che predispongono alla crescita tumorale o gli eventi patogenetici che inducono allamalignità. L’insulino-resistenza e l’iperinsulinemia, caratteristiche del diabete tipo 2, sono associate ad alti livelli di estrogeni e di IGF1, che sono consi-derati degli importanti mitogeni sia in vitro che in vivo, e di leptina, una proteinaregolatrice del TNF-a implicato nell’apoptosi cellulare. Recentissimi dati evidenziano un ruolo di questi 3 fattori nella patogenesi del ca mammario. In un recente studio abbiamo riscontrato in vitro che i tessuti neoplastici di donnediabetiche in trattamento insulinico e affette da neoplasia mammaria hanno un’attività proliferativa inferiore a quella dei controlli, dati apparentemente in contrasto con il concetto che l’insulina possiede un potente effetto mitogeno.Il Trasforming Growth Factor b1 (TGF-b1) è una citochina la cui produzione è regolata da altri fattori di crescita(IGF1) ed è variamente espressa in un certo numero di tumori epiteliali. Nella malattia diabetica è stato dimostratoche tale citochina è prodotta in maggiore quantità; fra le sue molteplici azioni sembra che vi sia quella di inibire lacrescita cellulare ed indurre la sintesi della Extracellular Matrix protein (ECP), considerata un importante fattore nellagenesi della micro e macroangiopatia diabetica. E’ipotizzabile che nelle donne diabetiche sottoposte atrattamento insulinico la cronica aumentata produzione di TGF-b possa indurre un’inibizione della crescita cellulare.Obiettivi dello studio sono:valutazione dell’incidenza del diabete di tipo 2 nei soggetti affetti da carcinoma della mammella; valutazione dellivello plasmatico di IGFBP1, IGFBP3, P53, leptina e TGF-b1 nelle pazienti diabetiche tipo 2 con carcinomamammario e nei controlli; valutazione dell’espressione del TGF-b1 me-diante la tecnica del Northern Blot nel tessutomammario e neoplastico delle diabetiche e dei controlli; dell’assetto endocrino sulla neoplasia;follow-up a 5 anni dei due gruppi di pazienti per valutare eventuali differenze nella progressione della patologiatumorale.

Risultati e prodotticonseguiti

Mediante uno studio epidemiologico, sono state arruolate 1663 donne Pugliesi con carcinoma mammario e 4702donne sane; si è effettuata una correlazione tra obesità, diabete mellito e rischio di carcinoma mammario. I nostridati sono stati oggetto di una pubblicazione dal titolo: "The impact of body mass index and type 2 diabetes onbreast cancer". Curr Drug Targets Immune Endocr Metabol Disord". 2004 Dec 4 (4): 327-33.

Attività previste I dati saranno raccolti presso l’Istituto Oncologico di Bari a cui afferiscono pazienti del territorio della Regione Puglia.

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Per ogni caso saranno analizzati i seguenti parametri:età del paziente; età di insorgenza del diabete e della neoplasia; tipo di diabete mellito e terapia; durata dellapatologia (diabete e carcinoma mammario); familiarità per diabete e neoplasia; patologie associate(ipertensione, obesità, dislipidemie, ipeuricemia) ed eventuale familiarità per le stesse.Si procederà quindi ad una valutazione statistica dei dati raccolti relativi a circa 3.000 casi.Sarà selezionata una serie consecutiva di almeno 300 pazienti in cui la patologia tumorale è insorta a periodi ditempo variabile dopo la comparsa del diabete e una popolazione di controllo non affetta da malattia diabetica.Queste pazienti saranno caratterizzate dal punto di vista del tipo e durata del trattamento antidiabete.Dal punto di vista biologico la disponibilità di materiale patologico tumorale permetterà l’esecuzione del dosaggio di recettori cellulari tumorali per estrogeni e per progesterone.Si procederà inoltre alla determinazione dei livelli sierici di IGFBP1, IGFBP3, IGF1 e del TGF-b1 (metodo ELISA). In uncampione statistica-mente rappresentativo sarà valutata su tessuto l’espressione di TGF-b1 mediante tecnica delNorthern Blot. Si procederà inoltre all’analisi statistica del follow-up a 5 anni dei 2 gruppi di pazienti per valutarel’eventuale differenza nella progressione della patologia tumorale.

44. Il Papilloma Virus Umano (HPV) nelle neoplasie della cervice uterina in correlazione all'abitudine al fumo disigaretta

Responsabile Micelli Giuseppina

Ricercatori Associati

Programma G. Stili di vita e cancerogenesi

Parole chiave HPV, Hybrid capture II, cervical cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione E' nota, ormai da tempo, una stretta associazione tra l'infezione da HPV ed il cancro al collo dell'utero a come taledisplasia sia influenzata anche da fattori quali il fumo di sigarette. I dati della letteratura corrente suggeriscono,infatti, che il fumo può causare un difetto immunologico locale che facilita l'infezione a la persistenza del PapillomaVirus Umano. E' stato provato che alcuni genotipi di HPV sono associati ad un basso rischio di progressioneneoplastica (HPV 6 e 11) mentre altri ad un alto rischio oncogeno (HPV 16,18,31,33,35,56). In questo contesto èsicuramente importante poter disporre di metodi diagnostici sensibili ed affidabili che siano in grado non solo dirilevare la presenza del Papilloma Virus, ma anche di discriminare 1'alto ed il basso rischio oncogeno. La tecnica danot usata per rivelare la presenza dell'HPV, anche in corso di infezioni latenti, è una recente variante della tecnicadi ibridazione molecolare cioè il sistema Hybrid Capture II.Obiettivo della ricerca è essenzialmente quello di esaminare un cospicuo numero di pazienti che afferiranno allanostra U.O. di Ginecologia, le quali saranno sottoposte sia ad esame citologico che istologico. La diagnosi diinfezione da HPV sarà eseguita su campioni cervicali prendendo in considerazione sia lesioni benigne ( displasielievi, condilomi) che francamente neoplastiche displasia grave, ca. squamoso cervicale). Tali campioni verrannoclassificati in fumatori a non fumatori per avvalorare l'ipotesi delta correlazione tra 1'infezione da HPV a uno deifattori epidemiologicamente correlati quali il tabagismo.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono stati processati 155 campioni di pazienti ricoverati ed ambulatoriali i cui dati sono stati inseriti nel database giàesistente. I dati sono in fase di elaborazione.

Attività previste Le U.O. partecipanti al progetto vantano un'ottima esperienza nel cameo dello studio delle infezioni viralisessualmente trasmesse. Il Laboratorio di Microbiologia dispone di tune le metodiche standard per portare acompimento questo progetto a in particolare il sistema Hybrid Capture II. E' questo un test di ibridizzazione degliaa'di nucleici che si esegue su campioni cervico-vaginale prelevati con un brush. La tecnica si basa sulfuso disonde ad RNA che ibridizzandosi con il DNA virale denaturato formano complessi DNA # RNA che vengono"catturati "da anticorpi che riconoscono specificatamente questi ibridi. Il sistema di rivelazione consiste nel fuso diun 2° anticorpo anti-ibrido, coniugato con fosfatasi alcalina, che scinde una sostanza luminescente.

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LINEA 2.- Stadiazione biologica pre e post operatoriaDIRETTORE: Giuseppe Fanizza

Resoconto attività 2004

on riferimento ai raggruppamenti suggeriti nelrazionale della Linea di Ricerca n. 2, verranno diseguito esposte alcune valutazioni rinvenienti

dalle comunicazioni pervenute riguardo allo stato diavanzamento dei progetti assegnati alla linea stessa.ANTICIPAZIONE DIAGNOSTICA (Progetti 1-10)Di questo gruppo i progetti avviati sono 6; il progetto 7“Studio con RM nelle pazienti ad alto rischio per ca della mammella” (responsabile dott. V. Ventrella) e 8 “Reperaggio lesioni non palpabili mammarie tramite la tecnica della proiezione cutanea: analisi dei casi trattatichirurgicamente presso l'U.O. di Senologia” (responsabile dott. S. Longo) non sono stati avviati. Dei progetti 9 “La diagnostica ecografica e citologica medianteagobiopsia ecoguidata degli adenomi paratiroidei” e 10 “Utilizzo dei mezzi di contrasto nella diagnosticaecografica delle localizzazioni neoplastiche linfonodalilaterocervicali (responsabile dott. G. Achille) non èpervenuta alcuna risposta.I progetti: 1 “Verifica di un nuovo dispositivo di marcatore del sito di biopsia mammaria (GEL MARK)”, 2 “Accuratezza diagnostica della microbiopsia mammaria stereotassica digitale con mammotome nellemicrocalcificazioni”, 3 “Accuratezza diagnostica della microbiopsia mammaria stereotassica digitale conmammotome nelle opacità parenchimali” (responsabile dott. V. Ventrella) e 6 “Indicazioni all'utilizzo della core-biopsy vs. la Fna nella diagnostica preoperatoria dellelesioni mammarie maligne” (responsabile dott. G. Simone), riguardano la diagnostica strumentale per unamaggiore accuratezza della patologia mammaria. Sonostate messe a punto le metodiche previste ed è statoavviato il reclutamento dei casi, dopo aver esaminatoiniziali problematiche connesse all’utilizzazione della nuova metodica.In particolare, per il progetto 1 sono state reclutate 15pazienti con lesioni varie a cui il posizionamento delnuovo repere sembra dare buoni risultati per il successivofacile e rapido reperaggio ecografico. Alcuni problemi diidentificazione sembrano sorgere quando intercorre unperiodo maggiore di 30 giorni dal posizionamento alreperaggio prechirurgico, per il rapido riassorbimentodelle pastiglie gelatinose. Si vuole verificare il dato su unnumero maggiore di pazienti.Per il progetto 2 dal 30.3.2001 al 30.6.2004 sono statesottoposte a prelievo microistologico 411 pazienti conmicrocalcificazioni suddivise in 5 gruppi, secondo laclassificazione di Tabar (lobulari, granulari, pulverulente,miste ed a stampo). I risultati sono in corso dipubblicazione.Per il progetto 3 i risultati sono in corso di pubblicazione.Per il progetto 6 i risultati si riferiscono alla casistica 2003 ecomprendono 151 lesioni mammarie sottoposte a FNA e281 indagate con mammotome. Essi dimostrano, sullabase del riscontro istologico, che la sensibilità della FNAnel carcinoma invasivo è sovrapponibile a quella delmammotome (circa 94%) mentre nelle lesioni nonpalpabili e nella diagnosi di ca in situ il mammotomerisulta più efficace. Poiché allo stato attuale nel nostroIstituto i 2 metodi sono considerati alternativi e noncomplementari, sarà verosilmente necessario ridurre il

numero di casi in studio. Considerazioni derivanti dallostudio saranno pubblicate nel prossimo numero (gennaio2005) di International Journal of Surgical Pathology in una“Letter to Editor” del Responsabile del Progetto.I progetti 4 “Utilizzo dell'isterosonografia nella diagnostica precoce di alterazioni strutturali dell'endometrio inopazienti trattati con TAM per carcinoma mammario” e 5 “Utilizzo del doppler associato alla ETG TV e al dosaggiodel ca 125 nella diagnostica differenziale delleneoformazioni annessiali” (responsabile dott. G. Gargano) riguardano la patologia utero-annessiale. Perentrambi i progetti è stato avviato il reclutamento edeffettuata una prima valutazione dei risultati.STADIAZIONE (Progetti 11-14)Di questo gruppo i progetti avviati sono 3. Del progetto12 “Valutazione dell'eventuale sottostadiazione della diagnosi della patologia mammaria tramite biopsiapercutanea con Mammotome” (responsabile dott. G. Cellamare) non è pervenuto alcun risultato.Per quanto riguarda il progetto 11 “Popolazione linfocitaria nel linfonodo sentinella e marcatori siericinelle pazienti con carcinoma mammario” (responsabile dott. M. Quaranta), è stato completato il reclutamentodei casi previsti (30/30) ed effettuate le relativedeterminazioni di laboratorio. In particolare, sono statitestati i livelli sierici di Ca 15.3 (con metodo ELISA) e diMUC-1 nei tessuti di ca mammario e relativi linfonodisentinella di 30 pazienti sottoposte ad intervento dimastectomia o quadrantectomia presso l’U.O. di Senologia dell’Istituto. E’ in corso di elaborazione l’analisi statistica dei risultati ottenuti.Sulla scorta dei dati pervenuti, si può affermare che per ilprogetto 13 “Dissezione linfonodale in pazienti con camammario NO: valore predittivo del linfonodo sentinellaper l'IRCCS ONC. BAR” (responsabile prof. F. Schittulli) si è conclusa la fase di reclutamento (30/30) e sono daattendere i tempi tecnici del follow up per i risultati finali.Nello specifico, sono stati finora effettuati 30 casi didissezione linfonodale ascellare in pazienti con camammario dopo ricerca radioguidata e con iniezioni dicolorante vitale per la ricerca del linfonodo sentinella. Intutte le pazienti è stato eseguito il seguente programma:rimozione linfonodo sentinella dopo ricerca radioguidatae contemporaneamente dissezione ascellaretradizionale indipendentemente dal risultato istologicodel linfonodo sentinella al fine di valutare il valorepredittivo dell’esame stesso.Per quanto riguarda il progetto 14 “Stadiazione locoregionale del cancro del retto: confronto fraendoscopia (EUS) e Tomografia Computerizzata (TC)(responsabile dott.ssa A. De Ceglie), sono stati studiaticon ecoendoscopia rettale e TC 20 pazienti affetti daneoplasia del retto. Di questi 6 sono stati sottoposti già aresezione chirurgica dopo aver effettuato radioterapia esuccessiva nuova stadiazione con ecoendoscopia e TC.Altri 4 pazienti hanno già effettuato radioterapia, sonostati ristadiati dopo 40 giorni dal termine di essa eattualmente sono in attesa di intervento chirurgico. Perun paziente, avendo verificato una regressioneendoscopica ed istologica della neoplasia dopo RT, inbase all’età e alle scadenti condizioni generali, è stato

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deciso di non effettuare il trattamento chirurgico. I dropout sono stati 6. Attualmente 3 pazienti stannoeffettuando i cicli di radioterapia neoadiuvante. Siprevede di arruolare ulteriori pazienti e di completarel’iter diagnostico terapeutico di 7 pazienti già entrol’anno in corso.FOLLOW UP (Progetti 15-18)Di questo gruppo sono stati avviati tutti i progetti. Ilprogetto n. 15 “Ruolo del PAP-test nel follow-up dipazienti oncologiche (responsabile dott.ssa S. Wiesel) èconcluso ed i risultati sono in via di pubblicazione. Per iprogetti 16, 17, 18 è stato completato l’arruolamento dei casi previsti ed i risultati sono in corso di elaborazione,eccetto che per il progetto 18 che prevede un periododi follow up di 5 anni.In particolare, per il progetto 16 “Laserterapia e follow-updegli adenomi sessili del colon-retto” (responsabile dott. F. Scotto), si è concluso il reclutamento di 7 pazientiportatori di adenomi sessili del colon-retto ad ampiabase d’impianto, i quali sono stati sottoposti a resezionediartemica del polipo e successivo trattamento conLaserterapia. Per il progetto 17 “La sorveglianza neoplastica delle IBD” (responsabile dott. F. Scotto), sono stati reclutati 15 pazienti affetti da IBD a rischio per losviluppo del cancro del colon-retto ed inseriti nelprogramma di sorveglianza endoscopico-istologica. Per ilprogetto 18 “Risultati precoci (morbilità e mortalità) e tardivi (sopravvivenza e recidive) dopo linfectomiaestesa (D4) nel cancro gastrico localmente avanzato” (responsabile dott. S. Montemurro), è stato completatol’arruolamento dei 30 pazienti previsti. Sono in corso di elaborazione i dati riguardanti i risultati precoci ( morbilitàe mortalità). I risultati a distanza (sopravvivenza erecidive) saranno valutati nel corso dei prossimi 5 anni.CHEMIOPREVENZIONE (Progetti 19-23)Di questo gruppo i progetti avviati sono 4. Del progetto20 “Trattamento endocrino preoperatorio con Tamoxifene in pazienti con carcinoma mammario” (responsabile dott. G. Digiesi), non è pervenuto alcunrisultato.Per il progetto 19 “Studio di prevalenza del Papilloma Virus Umano (HPV) in campioni cervicali: correlazioneclinica e follow-up in pazienti positive trattate conImiquimod” (responsabile prof. G. Fanizza), a riguardo delle pazienti affette da HPV sono state reclutate 16pazienti su 30 previste, di cui 6 già trattate o in corso ditrattamento.Per quanto concerne il progetto 21 “La Genesteina in pre e post menopausa in pazienti considerate a rischio dica mammario: ruolo del fitoestrogeno nella riduzione diincidenza del carcinoma mammario” (responsabile prof. F. Schittulli), sono stati riportati i seguenti risultati cheappaiono in contrasto con le premesse e gli obiettivi delprogetto che era indirizzato a pazienti a rischio di tumoree non a pazienti operate per ca mammario. Sono state,infatti, reclutate 200 pazienti già sottoposte ad interventochirurgico per carcinoma mammario recettori positivi, a100 delle quali è stato somministrato l’antiestrogeno sintetico tipo TAM, e a oltre 100 il fitoestrogeno. Unavalutazione tra TAM e fitoestrogeno nell’impedire l’insorgenza di neoplasie controlaterali sarà possibile appena si avrà il consenso da parte del Comitato EticoScientifico alla somministrazione del solo fitoestrogeno. Lostudio è in corso e una prima valutazione dei diversiparametri sarà effettuata al termine del presente anno.Lo studio è ancora in corso perché allargato a studi sullapatologia molecolare condotto dall’Università La Sapienza di Roma e i dati preliminari sono in corso dielaborazione.

Per il progetto 22 “Valutazione del rischio oncogeno sulla mammella nella HRT” (responsabile prof. G. Fanizza), ad oggi sono state contattate 57 pazienti di cui 21randomizzate.A riguardo del progetto 23 “Utilizzo della videocapsula nelle emorragie gastrointestinali oscure” (responsabile dott. F. Scotto), sono stati arruolati 27 pazienti a cui èstata somministrata la videocapsula.Nel complesso si può dire che sul totale di 23 progetti sisono ottenute risposte in 19 (83%). Per gli altrievidentemente non è stato elaborato neanche unostudio di fattibilità. Tra quelli del primo gruppo 2 non sonostati a tutt’oggi avviati e, dunque, sono da ritenere assimilabili ai precedenti.Ad oggi, 4 risultano conclusi come reclutamento e studiodei casi, i cui risultati sono in via di elaborazione per cui iprodotti finali dovrebbero pervenire a breve.I restanti sono in fase di arruolamento o di follow up. Inconsiderazione di particolari tipologie oggetto di studio,spesso non frequenti, o per periodi di follow uprelativamente lunghi, i risultati potranno essere raccoltinel corso dei prossimi anni.

Programma 2005

’analisi dei progetti assegnati a questa linea, suggerisce la ridefinizione della stessa che megliopotrebbe essere definita come Linea 2 –

Prevenzione, diagnosi, stadiazione e prognosi delleneoplasie.Nel processo di sviluppo dei tumori esistono varie fasi diprogressione: la displasia, il carcinoma in situ, il tumoreinvasivo.Ogni fase di tale sviluppo presenta caratteristichebiologiche peculiari.La maggior parte dei tumori solidi si sviluppa in un’area del corpo e con il passare del tempo può dare origine ametastasi. Esistono grosse differenze nel comportamentobiologico dei vari tumori e persino nell’ambito di uno stesso tipo di tumore. Alcuni tumori non vanno incontro ametastasi quasi mai, altri metastatizzano moltoprecocemente.Ne scaturisce la necessità di una adeguata valutazionedella estensione della patologia al fine di:fornire indicazioni per la pianificazione del trattamentoprecisare la prognosifacilitare le possibilità di scambio dei risultati delle terapieCiò premesso, l’insieme dei progetti afferenti può essere analizzato secondo angolazioni diverse.Al fine di ottenere una visione d’insieme più efficace, ritengo utile una valutazione per organi o apparati chetenga conto, per ciascuno, dei singoli aspetti citati.Complessivamente vengono presi in esame le neoplasiepiù rappresentate nell’Istituto e cioè quelle femminili (mammella ed organi genitali), colon-retto, distrettotesta-collo, oltre ad alcune ricerche di laboratorio suitumori solidi.Appare superfluo sottolineare l’importanza che prevenzione, diagnosi, stadiazione e prognosi hannonella storia delle neoplasie.E’ ormai acclarato che per alcuni tumori la prevenzionerisulta l’arma più efficace, per tutti la accuratezza diagnostica permette anche la corretta stadiazioneindispensabili per le terapie più appropriate. Infine esisteun insieme di parametri strumentali e di laboratorio ingrado di poter suggerire l’eventuale ripresa, lo stato di avanzamento e quindi poter formulare una prognosiadeguata.

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A riguardo della prevenzione sono stati proposti alcuniprogetti (1,3,4) che riguardano essenzialmente dueneoplasie sulle quali la prevenzione è molto efficace ecioè mammella e cervice uterina.Per la prima viene proposto lo studio multicentricoconosciuto come HOT, l’utilizzo di derivati della soia e del tamoxifene tutti con angolazioni diverse prendono inesame l’utilizzo di sostanze ad attività estrogenica “debole” che in studi preliminari hanno dimostrato una certa efficacia da sole od in associazione a terapieestrogeniche tradizionali, nel prevenire il cancro dellamammella.Numerosi studi dimostrano la correlazione tra insorgenzadi neoplasie della cervice uterina ed infezione da ceppidi HPV. Lo studio proposto (2) intende valutare gli aspettidi persistenza dell’infezione da HPV che sembra rappresentare il fattore maggiormente a rischio perl’insorgenza di tumore.Numerosi studi vengono proposti per un affinamentodiagnostico mirato alla possibilità di stabilire una diagnosiprecisa in fasi sempre più precoci.Tali studi interessano la mammella (6,7,10,11,12,13,16,17,18,19,20) dove vengono presi in esame l’utilizzo della diagnostica per immagini (RNM , mammografiadigitale, ecc.) da sola o associata a metodiche piùinvasive quali la biopsia. Altri (5,14)riguardanol’endometrio e l’ovaio.Per il distretto testa-collo viene preso in esame anche lapossibilità di utilizzo di mezzi di contrasto ecografici.delleneoplasie tiroidee e paratiroidee. In questo gruppopossono essere compresi anche i lavori (22,23) propostiper l’utilizzo di citologia su strato sottile sia per le neoplasie della cervice che per quelle di tiroide, fegatoe polmone. Questa tecnica i cui vantaggi sembranoormai indiscussi permette una diagnostica più precisa eriproducibile.E’ importante distinguere la classificazione in stadi dalla stadiazione di un tumore.La prima rappresenta un modo di vedere la diffusionedella neoplasia, la seconda si riferisce, invece, a untempo specifico, in genere il momento della diagnosiiniziale.La stadiazione, di per sé, rappresenta pertanto ilpassaggio indispensabile dopo la diagnosi e prima diogni trattamento terapeutico.In tal senso può dare utili informazioni sulla tipologia ditrattamento e sulle eventuali associazioni nonché sullatempistica degli stessi. Anche dopo uno o più cicli ditrattamento vi è la possibilità di monitorare l’efficacia degli stessi e ristadiare l’andamento della malattia al finedi pianificare successivi interventi terapeutici edeventualmente rivalutare la prognosi.Alcuni progetti (24, 25, 26, 30) riguardano aspetti dellastadiazione di alcuni tumori ginecologici, mammella evulva mediante lo studio del linfonodo sentinella ol’utilizzo del mammotome.Allo stato attuale delle conoscenze, stadiazione ebiologia del tumore rappresentano i parametri piùattendibili per la prognosi e per le scelte terapeutiche.Sulla scorta di tali principi i lavori di impostazioneprognostica (27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35) prendono inesami alcuni dati di laboratorio nelle neoplasie del colonretto, mammella, polmone e tumori solidi.Nel complesso gli studi proposti per questa linea diricerca dimostrano l’intento di mettere a punto metodiche tradizionali ed innovative per una miglioredefinizione del quadro clinico delle neoplasie e delleperformance terapeutiche.

I progetti presentati rappresentano in maniera articolatail razionale della linea affrontando molteplici aspetti delleproblematiche ad esso connesse dal punto di vistaclinico, di laboratorio e strumentale. Gli argomentiproposti, comprendendo le più frequenti neoplasie delladonna (mammella, endometrio, cervice ed ovaio) oltrea colon-retto, tiroide e paratiroidi interessano lapatologia più frequente fra quelle trattate nell’Istituto e pertanto dovrebbero essere rispettati i tempi disvolgimento e la numerosità prevista per il reclutamento.

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1. Valutazione del rischio oncogeno sulla mammella nella HRT

Responsabile Fanizza Giuseppe, Schittulli Francesco

Ricercatori Associati De Liso MA, Kardhashi A, Altieri R, Aloisi A

Programma

Parole chiave Breast, HRT, risks/beneficts

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 120

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La terapia ormonale sostitutiva previene a tratta le patologie correlate alle modificazioni dell'organismo femminile,provocate dalla carenza dg steroidi sessuali. Tuttavia un use prolungato di HRT può aumentare il rischio di sviluppareun tumore mammario, specie con la combinazione estroprogestinica. La aggiunta di un Modulatore Selettivo diRecettori Ormonali come il Tamoxifene può ridurre L'effetto di promozione sulla crescita cellulare mammariaesercitata dall' HRT. Studi recenti suggeriscono the la dose di 20 mg di tamoxifene può essere ridotta a 5 mg senzathe questo determini perdita significativa dei suoi effetti biologici. Dato che l'effetto del Tamoxifene sull'endometrio èdose-tempo-dipendente, una riduzione della dose a 5 mg/die potrebbe ridurre il rischio di carcinoma endometrialemantenendo la sua capacità preventiva.Verificare se il Tamoxifene a basse dosi riduca I'incidenza di ca mammario invasivo ed in situ in donne sane inmenopausa, the stanno già assumendo HRT o new users.

Risultati e prodotticonseguiti

Ad oggi sono state contattate 57 pazienti di cui 21 randomizzate.

Attività previste Studio di Fase III, randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco, con il seguente disegno: donne sane inmenopausa in HRT, da non= più di 3 anni, o in procinto di iniziarla. Alla randomizzazione, aggiunta di Tamoxifene 5mgldie o placebo.

2. Studio di prevalenza del Papilloma Virus Umano (HPV) in campioni cervicali:correlazione clinica e follow-up inpazienti positive

Responsabile Fanizza Giuseppe

Ricercatori Associati Micelli G, Falco G, Quaranta M, Venneri MT, Carbonara MD

Programma

Parole chiave HPV, follow up, cervical cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Le ultime due decadi hanno segnato un sostanziale progresso nella conoscenza della storia naturale delcarcinoma della cervice. L'infezione da HPV è attualmente la malattia sessualmente trasmessa più diffusa ed èormai riconosciuta come la causa di tale neoplasia. Le ricerche correnti si sono concentrate sul pool dei tipi di HPVad alto rischio, lo sviluppo di strategie di screening primarie e secondarie dove all'esame citologico vengaassociato il test HPV e, come conseguenza, la realizzazione e la somministrazione di vaccini a scopo profilattico eterapeutico. Studi recenti hanno evidenziato la presenza di HPV DNA in 99,7% dei casi di carcinoma della cerviceuterina e hanno valutato che il rischio delle forme pre-neoplastiche è direttamente correlato con il numero dei testpositivi per HPV nella storia della paziente, quindi con la infezione persistente.Questo studio si pone come obiettivi quello di calcolare l'incidenza della infezione da HPV in pazienti appartenentia categorie a rischio e quello di valutare il follow-up a 6 mesi in pazienti positive.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono state reclutate 16 pazienti, di cui 6 già trattate o in trattamento con imiquimod.

Attività previste Il test che sarà utilizzato per la diagnosi di infezione da HPV sarà "Hybrid Capture II" (unico test attualmenteapprovato dall'FDA) che consente la simultanea determinazione di ceppi ad alto/medio o basso rischio oncogenoattraverso l'ibridazione in fase liquida del DNA virale eventualmente presente nel campione con una miscela (pool)di sonde ad RNA.

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3. Trattamento endocrino preoperatorio con Tamoxifene in pazienti con carcinoma mammario

Responsabile Digiesi Giambattista

Ricercatori Associati Cellamare G, Cicoria O, Brandi M, Schittulli F

Programma

Parole chiave Breast cancer, tamoxifen, presurgery

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Un trattamento endocrino con Tamoxifene, l’antiestrogeno più comunemente usato, in pazienti affetti dacarcinoma mammario con recettori ormonali positivi o sconosciuti può indurre risposte cliniche fino al 40% dei casi afronte di una buona tollerabilità e di effetti collaterali occasionali contenutie controllabili. È prospettabile l’uso di un trattamento endocrino dal momento della diagnosi istobiologica che preceda l’atto operatorio. Tale trattamento potrebbe avere un effetto citoriduttivo sulla massa neoplastica ed un effetto positivo sulla prognosi.Valutare le modificazioni cliniche, mammografiche, biologiche e prognostiche in pazienti con carcinomamammario trattate con terapia endocrina preoperatoria.

Risultati e prodotticonseguiti

Allo stato attuale sono entrate in studio 14 pazienti. Età mediana 52 anni (45-64), tutte T2.Otto pazienti hannocompletato il trattamento preoperatorio e sono state sottoposte ad intervento. Allo stato attuale il reclutamentodelle pazienti è stato completato: inoltre sono state prese in considerazione oltre 20 pazienti sempre allo stadio T1 T2di età superiore ai 45 anni senza alcun trattamento ormonale preoperatorio. La valutazione è a 5 anni.

Attività previste Reclutamento di 20 casi di carcinoma mammario T1-T2 tra pazienti di età superiore a 45 anni.Valutazione clinica, mammografica, ecografica e RNM della neoplasia.Stadiazione istobiologica della neoplasia, compreso assetto recettoriale, grading, indice di proliferazione (ki-67),Her2-neu, tramite biopsia percutanea con Mammotome.Stadiazione clinica tramite indici ematici (transaminasi e funzionalità epatica, piastrinemia ed indici dellacoagulazione), visita ginecologica con Pap test, prelievo isteroscopico ed eco transvaginale, visita oculistica(esclusione delle pazienti affette da glaucoma), Rx torace in due proiezioni, Scintigrafia ossea o/e Rx scheletro intoto, eco epatica. Trattamento, previo parere positivo del Comitato Etico e consenso informato, con Tamoxifene 20mg/die per 4 settimane.Rivalutazione clinica e strumentale, dopo le 4 settimane di trattamento, della neoplasia e follow-up nel tempo.

4. La Genesteina in donne in pre e postmenopausa considerate a rischio di ca mammario: ruolo del fitoestrogenonella riduzione di incidenza del carcinoma mammario

Responsabile Schittulli Francesco

Ricercatori Associati Guido A, Di Giesi G, Cellamare G, Longo S

Programma

Parole chiave Genesteina, breast cancer, pre menopausal, post menopausal

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione L’uso dei fitoestrogeni nela terapia ormonale sostitutiva assume una importanza crescente poiché dai dati clinici sembra che la somministrazione di ormoni di sintesi in pre e post menopausa possa, in qualche modo, essereresponsabile di lesioni a carico dell’apparato genitale femminile (iperplasie, displasie e carcinomi) come anche responsabile di un aumento di rischio di ca mammario quando questa somministrazione supera il tempo di 3 anni.Viceversa, sappiamo che ci sono popolazioni di donne orientali che fanno molto uso di prodotti vegetalicontenenti isoflavoni di soia (fitoestrogeni) le quali non accusano alcun disturbo della carenza ormonale diestrogeni in menopausa e che in queste popolazioni l’incidenza di ca mammario e di ca endometriale è moltobassa.Quindi, la somministrazione di genesteina (fitoestrogeno derivato dalla soia) può essere proposto quale mezzoalternativo alla terapia ormonale sostitutiva con finalità sia di prevenzione e cura della sintomatologia provocatadalla caduta dei livelli ormonali femminili propria della menopausa sia di eventuale riduzione di incidenza di camammario ed endometriale.Si intende valutare se la somministrazione di fitoestrogeni sia in grado di:-ridurre o eliminare la sintomatologia clinica menopausale e di migliorare la perdita di calcio con conseguenteriduzione di incidenza delle malattie osteoarticolari;-ridurre il rischio di ca mammario in donne con alto rischio (familiarità neoplastica, patologia preneoplastica).

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Risultati e prodotticonseguiti

Lo studio in corso è in collaborazione con l’Istituto di Patologia Molecolare dell’Università “La Sapienza” di Roma. Finora sono state reclutate circa 80 donne di cui 20 ritenute ad alto rischio di ca mammario in pre e postmenopausa, sottoposte a terapia ormonale 80 mg/die di genesteina dopo aver prodotto esami ematoclinici estrumentali (MOC, MX, Ecografia e biopsia mammaria co ago e/o mammotome), a tempo 0 e a 2 mesi dopol’inizio della terapia. Contemporaneamente sono sotto controllo clinico, di laboratorio e strumentale, oltre 60 donnead alto rischio (familiarità, nulliparità, non sono stati seguiti esami genetici). Lo studio prevede un reclutamento di100 donne trattate con genesteina.

Attività previste Saranno considerati due gruppi di donne tra i 45 e i 55 anni. Donne ad alto rischio di ca mammario in pre e postmenopausa questo gruppo comprende a sua volta 2 sottogruppi:: a) donne sottoposte a trattamento congenesteina alla dose di 80 mg/die per un periodo di tempo che varia dai 2 ai 5 anni; b) donne senza alcunaterapia. Tutte le donne saranno sottoposte periodicamente a : esami ematochimici, ormonali, visita senologica evisita ginecologica, esami strumentali (MOC, MX, Eco mammaria, ev agobiopsie di lesioni sospette mammarie,isteroscopia con prelievo bioptico, eco ovarica, Pap test).La prima valutazione avverrà a due anni dall’inizio della sperimentazione e le pazienti saranno valutate sia per quanto riguarda la riduzione dei problemi legati ai disturbi della menopausa sia per quanto riguarda l’incidenza di ca mammario.

5. Utilizzo dell'isterosonografia diagnostica precoce di alterazioni strutturali dell'endometrio in pazienti in trattamentocon TAM per carcinoma mammario

Responsabile Gargano Giulio

Ricercatori Associati Fanizza G, Schittulli F

Programma

Parole chiave SIS, Tamoxifen, breast cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Descrizione L’utilizzo della isterosonografia nella diagnostica precoce di alterazioni strutturali dell’endometrio in pazienti sottoposte a trattamento con TAM per patologie tumorali maligne della mammella, ha riscosso, negli ultimi annisempre più importanza. Indubbie sono ormai le conoscenze degli effetti collaterali sull’endometrio derivanti dal trattamento delle patologie maligne della mammella con TAM.Tale metodica, applicabile in regime ambulatoriale senza nessun preventivo trattamento farmacologico a cuisottoporre la paziente (analgesia locale), dà la possibilità di individuare con scarso margine di errore qualsiasialterazione strutturale dell’endometrio. Permette, quindi, il trattamento precoce e selettivo di tali patologie, evitando di eseguire trattamenti superflui, riservando l’approccio chirurgico solo aquei casi nei quali sia realmentenecessario.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono state sottoposte ad esame isterosonografico 35 pazienti nel corso dell'anno 2004.

Attività previste Saranno reclutate, n.80 pazienti affette da carcinoma della mammella in trattamento con TAM, per ilriconoscimento precoce di patologie a carico dll’endometrio. Nel presente studio tutte le pazienti reclutate saranno sottoposte ad una ETG TV. Qualsiasi piccola modificazione ecostrutturale dell’endometrio evidenziata con l’ecografia routinaria, indurrà l’operatore a sottoporre la paziente, nella stessa sede e nello stesso momento, ad una isterosonografia, dopo aver spiegato alla stessa l’indubbia utilità di questo esame. I cateteri usati per tali esami sono quelli per sonoisterografia.

6. Reperaggio lesioni non palpabili mammarie tramite la tecnica della proiezione cutanea: analisi dei casi trattatichirurgicamente presso l'U.O. di Senologia

Responsabile Longo Salvatore

Ricercatori Associati D’Amico, Guido A, Altieri R, Schittulli F

Programma

Parole chiave Lesioni mammarie non palpabili, proiezione cutanea

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

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Descrizione Per lesioni non palpabili mammarie si intendono quelle lesioni non reperibili clinicamente e per le quali le metodichedi diagnosi impiegate hanno evidenziato un sospetto senza acquisire una diagnosi di certezza citologica. Per talineoplasie non palpabili deve essere ovviamente programmato un adeguato trattamento chirurgico. La metodicadi reperaggio di tali lesioni usata presso l’Unità Operativa di Senologia del Dipartimento Donna è stata quella della proiezione cutanea su guida mammografica e/o ecografica, consistente in un disegno sulla cute della proiezionecutanea della lesione.Valutare l’efficacia di tale metodica dall’analisi dei numerosi casi trattati chirurgicamente presso l’U.O. di Senologia, anche analizzando il rapporto bioptico benigni/maligni.

Risultati e prodotticonseguiti

Nel secondo anno di attività del progetto, sono state analizzate 150 pazienti.Sono in corso le analisi statistiche dei dati e le valutazioni conclusive dell'indagine. Da dati preliminari il reperimentomammografico od ecografico permette un adeguato trattamento chirurgico delle lesioni non palpabili quasi al99% dei casi.

Attività previste Analisi della casistica operatoria dell’U.O. di Senologia in riferimento alle biopsie di lesioni non palpabili repertate con proiezione cutanea con attenzione al referto mammografico di sospetto e di indicazione alla biopsia conreperimento, alle dimensioni del pezzo operatorio, alla congruità del pezzo operatorio in relazione a quello dellivello mammografico, alla corrispondenza tra esame istologico estemporaneo ed esame istologico definitivo, aitempi di Sala Operatoria di effettuazione di tale procedura bioptica, al rapporto bioptico benigni/maligni.

7. Accuratezza diagnostica della microbiopsia mammaria stereotassica digitale con mammotome nellemicrocalcificazioni

Responsabile Ventrella Vincenzo

Ricercatori Associati Zito A, Dentamaro R, D’Amico C, Altieri R, Longo S, Cellamare G, Digiesi G, Schittulli F

Programma

Parole chiave Mammotome, microcalcification, breast cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Descrizione La mammografia ad alta definizione nella diagnostica senologica ha permesso la rilevazione sempre più frequentedelle microcalcificazioni. Esse rappresentano molto spesso l’unico reperto mammografico del ca in situ.Verificare il contributo diagnostico della biopsia con aspirazione forzata(VB)-Mammotome in Stereotassi Digitalenella valutazione diagnostica delle microcalcificazioni, in alternativa alla tradizionale biopsia chirurgica.

Risultati e prodotticonseguiti

Dal 30.3.2001 al 30.6.2004 sono state sottoposte a prelievo microistologico 411 pazienti con microcalcificazionisuddivise in 5 gruppi, secondo la classificazione di Tabar (lobulari, granulari, pulverulente, miste ed a stampo). Irisultati sono in corso di pubblicazione.

Attività previste Le pazienti con reperto di microcalcificazioni sospette alla mammografia e prive di riscontro clinico ed ecograficosaranno sottoposte a biopsia con Mammotome sotto guida stereotassica con l'ausilio di un tavolo prono Fisher. Lemicrocalcificazioni saranno suddivise in 5 gruppi secondo la classificazione di Tabar (globulari, granulari,pulverulente, miste ed a stampo). Il prelievo sarà effettuato con ago da 11G e con un nuovo sistema di aspirazioneforzata (Mammotome ST) che permette un'automazione dell'aspirazione e del prelievo. Dal 1.1.2002 al 20.5.2003sono state sottoposte a prelievo microistologico 305 pazienti con microcalcificazioni suddivise in 5 gruppi, secondola classificazione di Tabar (lobulari, granulari, pulverulente, miste ed a stampo). La diagnosi di malignità è statariscontrata in 72 pazienti con reperto mammografico di microcalcificazioni. Le microcalcificazioni hannorappresentato la spia del 97% dei CA IN SITU e del 67% dei CA INFILTRANTI. Per quanto riguarda la morfologia, lemicrocalcificazioni granulari sono state riscontrate nell#86% del ca in situ e nel 42% del ca infiltrante.

8. La diagnostica ecografica e citologica mediante agobiopsia ecoguidata degli adenomi paratiroidei

Responsabile Achille Gaetano

Ricercatori Associati Grammatica L, Simone G, La Raia E (CBH Hospital, Bari)

Programma

Parole chiave Parathyroid agobiopsy, parathyroid denomas

Altri Enti coinvolti Casa di Cura Santa Rita (Bari)

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

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Descrizione La patologia delle paratiroidi rappresenta spesso un challenge diagnostico, per le caratteristiche anatomichedelle ghiandole, di dimensioni ridotte e a localizzazione non facilmente accessibile: per tali ragioni spesso si assistea quadri clinici definiti di iperparatiroidismo primitivo, che in realtà sarebbero sostenuti da minuti adenomighiandolari non facilmente rilevabili dal consueto protocollo diagnostico, fondato essenzialmente sulla ricercadella paratormonemia e, in casi selezionati, sull'esecuzione della scintigrafia con mezzo di contrasto selettivo per leparatiroidi. La possibilità di adoperare strumentazioni ecografiche digitali, corredate con modulo color epowerdoppler, potenziate dall'impiego di mezzi di contrasto ecografici ha reso più agevole tale diagnosi, cheviene ulteriormente confermata attraverso l'indagine citologica eseguita su materiale agoaspirato in ecoscopia. Sutali campioni può essere eseguito, ad ulteriore arricchimento diagnostico, anche il monitoraggio dei livelli diparatormone.Stabilire un protocollo diagnostico nei pazienti portatori di iperparatiroidismo, attraverso l'impiego dell'esameecografico, con power e colordoppler, della successiva applicazione dei mezzi di contrasto ecografici edell'indagine citologica su agoaspirato eseguito in ecoscopia.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono attualmente stati inseriti 13 casi. La metodica ha dei ritardi legati alle mancate acquisizioni dei kit dirilevazione.

Attività previste Verranno reclutati pazienti in cui la storia clinica o il reperto ecografico facciano propendere per una patologiaparatiroidea. Verrà formulata una scheda raccolta dati in cui, oltre ai dati anamnestici e clinici, verranno inseriti irisultati degli esami ecografici e dell'indagine citologica, correlati con i livelli di paratormonemia e con i referti delleindagini scintigrafiche, nella prospettiva di costituire un database iconografico di riferimento. Allo stato attuale,nonostante la rarità di tale patologia, sono stati inseriti circa 8 nuovi casi di adenomi paratiroidei; se ne prevedel'ulteriore inserimento nel numero di circa 5 pazienti all'anno.

9. Utilizzo dei mezzi di contrasto nella diagnostica ecografica delle localizzazioni neoplastiche linfonodalilaterocervicali

Responsabile Achille Gaetano

Ricercatori Associati Grammatica L

Programma

Parole chiave Contrast enhancement in laterocervical methastasis

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La diagnostica ecografica rappresenta, per la rapidità, ripetibilità e assenza di invasività, un'importante risorsadiagnostica nella valutazione strumentale delle patologie neoplastiche a localizzazione linfonodale nel distrettocervico-cefalico. I relativi valori di sensibilità e di specificità, d'altro canto, non posseggono percentualmente unapari affidabilità: sono possibili, infatti, sia falsi negativi per linfoadenopatie ancora di dimensioni ridotte o nonintegralmente coinvolte in senso metastatico, sia falsi positivi (più frequentemente) per adenopatie reattive in faseacuta. L'impiego dei mezzi di contrasto ecografici può consentire di perfezionare la diagnosi delle adenopatiemetastatiche, che iconograficamente dimostrano un sovvertimento del normale disegno vascolare, oltre ad un'aumentata vascolarizzazione. Tale metodica piuttosto promettente necessita ancora, a tutt'oggi, di una precisapuntualizzazione e validazione delle diverse caratteristiche iconografiche in rapporto alla malattia dadiagnosticare.Obiettivo di tale progetto è quello di creare un database iconografico di adenopatie rilevate ecograficamente siain pazienti con diagnosi di neoplasia del distretto cervico-cefalico, sia in pazienti con diagnosi istologica dinegatività, sottoposti a somministrazione di mezzo di contrasto ecografico. Il confronto delle immagini, associatoad un'analisi multivariata in cui siano rappresentati i dati anamnestici e la storia clinica consentirà di stabilire deicriteri morfologici ecografici sui quali poter basare la diagnosi di presenza di malattia neoplastica e per ciascuno diessi i valori di specificità e sensibilità.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono inseriti in ciascun braccio 23 pazienti. La metodica potrebbe essere implementata dopo acquisizione dellasonda ecografica dedicata.

Attività previste Verranno reclutati due gruppi di pazienti: il primo gruppo sarà costituito da pazienti affetti da patologianeoplastica istologicamente confermata, il secondo da pazienti portatori di adenopatie a carattere nonneoplastico. Per ciascuno di questi pazienti verrà costruita una scheda raccolta dati, includente i dati anamnesticie la storia clinica. Verranno eseguiti gli esami ecografici linfonodali laterocervicali, con somministrazione di mezzodi contrasto ecografico, durante i quali verranno rilevati diversi parametri, quali la velocità di afflusso, lecaratteristiche di impregnazione, la velocità di deflusso, i parametri color e powerdoppler, oltre alle consuetevalutazioni morfologiche ecografiche. I risultati verranno confrontati e successivamente analizzati facendoriferimento, mediante un'analisi multivariata, a tutti gli altri fattori clinici ed anamnestici rilevati. Si prevede di poterreclutare, per ciascuno dei due bracci, circa 20 pazienti all'anno.

10. Accuratezza diagnostica della microbiopsia mammaria stereotassica digitale con mammotome nelle opacitàparenchimali

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Responsabile Ventrella Vincenzo

Ricercatori Associati Dentamaro R, Zito A, D’Amico C, Simone G, Guido A, Longo S, Cellamare G, Di Giesi G, Altieri R, Cicoria O, Di Gennaro M, Schittulli F

Programma

Parole chiave Mammotome, breast cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Il largo uso della mammografia ad alta definizione nella diagnostica senologica ha permesso la rilevazione semprepiù frequente di piccoli addensamenti parenchimali a contorni irregolarmente sfrangiati, in assenza di altri reperticlinico-mammografici. Tali lesioni molto spesso rappresentano l’unico reperto del carcinoma invasivo in fase precoce.Verificare il contributo diagnostico della biopsia con aspirazione forzata (VB)-Mammotome in Stereotassi Digitalenella valutazione delle opacità parenchimali, in alternativa alla tradizionale biopsia chirurgica.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono state biopsizzate 228 pazienti con opacità parenchimali e sono stati accertati 45 Cr di cui 36 infiltranti(77%) e 9in situ(5%).Il reperto semeiologico mamografico di nodulo irregolare è stato riscontrato in 37 casi (82%), di nodulo regolare in 3casi(7%), di distorsione architetturale in 4 casi (9%) ed asimmetria focale in 1 caso (2%).I risultati sono in corso di pubblicazione.

Attività previste Le pazienti con reperto di opacità stellari alla mammografia e prive di riscontro clinico ed ecografico sarannosottoposte a biopsia con Mammotome sotto guida stereotassica con l’ausilio di un tavolo prono Fischer.Il prelievo sarà effettuato con Ago da 11 G e con un nuovo sistema di aspirazione forzata (Mammotome ST), chepermette un’automazione dell’aspirazione e del prelievo.I frustoli di tessuto prelevati varieranno da 6 a 12.Le opacità parenchimali sono state suddivise in 4 gruppi: 1) Noduli rotondeggianti a contorni irregolari 2) Noduli acontorni regolari, 3) Distorsioni architetturali 4) Asimmetrie focali.La valutazione anatomo-patologica sarà sempre effettuata dallo stesso specialista che garantirà una uniformità dilettura.

11. Studio con RM nelle pazienti ad alto rischio per ca della mammella

Responsabile Ventrella Vincenzo

Ricercatori Associati Paradiso A, Ancona MA, Dentamaro R, D’Amico C, Bruno M, Tommasi S, DeLiso M, Digennaro M, Lattarulo S,Schittulli F

Programma

Parole chiave Breast cancer, RM

Altri Enti coinvolti Ospedale San Paolo, Bari

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Descrizione L'accuratezza diagnostica dell'indagine clinica associata alla mammografia ed ecografia mammaria presenta deilimiti, maggiormente per la valutazione di alcuni carcinomi infraclinici, in parte recuperati dallo studio con RM dellamammella.Verificare l'accuratezza diagnostica della RM nella diagnosi precoce del carcinoma mammario nelle pazienti adalto rischio, con accertata mutazione dei geni BrCa1 e BrCa2.

Risultati e prodotticonseguiti

Si prevede il reclutamento di 40 pazienti per anno da sottoporre ad indagine con RM.

Attività previste Le pazienti sottoposte a preliminare visita, ecografia e mammografia saranno successivamente sottoposte conscadenza annuale ad indagine con RM delle mammelle. L’apparecchiatura RM con intensità di campo non inferiore ad 1 Tesla dispone di tutti i dispositivi e software necessari e di una bobina dedicata per lo studiosimultaneo delle mammelle.L’indagine prevede l’acquisizione di sequenze prima e dopo mdc (Gadolinio DTPA).Le eventuali lesioni sospette accertate saranno successivamente valutate con un second look ecografico.

12. Verifica di un nuovo dispositivo di marcatore del sito di biopsia mammaria (GEL MARK)

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Responsabile Ventrella Vincenzo

Ricercatori Associati Dentamaro R, Zito A, D’Amico C, Simone G, Guido A, Longo S, Cellamare G, Di Giesi G, Altieri R, Cicoria O,Digennaro M, Schittulli F

Programma

Parole chiave Gel mark, breast cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Preclinica

Area di interesse

Descrizione I comuni dispositivi in uso per il reperimento del sito bioptico sono caratterizzati da alcuni inconvenienti legati inparte alla difficoltà di visualizzare tali dispositivi intraoperatoriamente con una elevata incidenza di inadeguatezzadel prelievo bioptico. Tale inconveniente nessariamente condiziona molto spesso un’asportazione di tessuto in eccesso per ovviare ad errori di prelievo con conseguenti inestetismi post-chirurgici. Inoltre nel reperaggio conansa metallica non è infrequente l’accidentale resezione del filo metallico.Verificare l’affidabilità e la facilità di rilevamento ecografico del Gel Mark posizionato nella sede bioptica.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono state reclutate 15 pazienti con lesioni varie a cui il posizionamento del nuovo repere sembra dare buonirisutlati per il successivo facile e rapido reperaggio ecografico. Alcuni problemi di identificazione sembrano sorgerequando intercorre un periodo maggiore di 30 gg, dal posizionamento al reperaggio prechirurgico, per il rapidoriassorbimento delle pastiglie gelatinose.Si vuole verificare il dato su un numero maggiore di pazienti.

Attività previste A 40 pazienti sottoposte a biopsia con sistema Mammotome sotto guida stereotassica sarà posizionato alla fine delprelievo il marcatore Gel Mark nel sito della biopsia.Il sistema consiste in un applicatore sterile monouso checontiene pastiglie di acido polilattico/acido poliglicolico nella seguente configurazione:11 pastiglie riassorbibili ,una con filo in acciaio inox incorporata(a forma di Omega o di “S”) nella sesta posizione.La capsula con filo metallico incorporato è prevista per l’evidenziazione radiografica a lungo termine del sito di biopsia. Le pastiglie sono visibili mediante ecografia per circa 6 settimane dopo il loro posizionamento e sono completamenteriassorbite in circa 12 settimane. L’applicatore sterile tipo siringa viene inserito nel Mammotome per accedere alla cavità della biopsia. Le pastiglie sono iniettate dall’applicatore attraverso il dispositivo per biopsia nella cavità della biopsia.

13. Indicazioni all'utilizzo della core-biopsy vs la FNA nella diagnostica preoperatoria delle lesioni mammarie maligne

Responsabile Simone Gianni

Ricercatori Associati Dentamaro R, Giannone G, Digirolamo R, Ventrella V

Programma

Parole chiave Breast cancer, corebiopsy, FNA

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione FNA e core-biopsy (mammotome), sono stati spesso considerati come metodi alternativi di diagnosi preoperatoriasenologica. In realtà la letteratura più recente evidenzia come si tratti di due metodiche con diverse indicazioni.Infatti, la core-biopsy rappresenta il metodo d’elezione nelle lesioni infracliniche e nelle microcalcificazioni, mentrela FNA resta il cardine della diagnostica delle lesioni nodulari.Monitorare, su una casistica retrospettiva, la diagnostica senologica preoperatoria della core-biopsy(mammotome) sulla base dell’indicazione mammografica, e quella con Fine Needle Aspiration sulla base dellacorrelazione citoistologica.

Risultati e prodotticonseguiti

Aggiornamento Gennaio 2005: i risultati si riferiscono alla casistica 2003 e comprendono 151 lesioni mammariesottoposte a FNA e 281 indagate con mammotome. Essi dimostrano, sulla base del riscontro istologico, che lasensibilità della FNA nel carcinoma invasivo è sovrapponibile a quella del mammotome ( circa 94%) mentre nellelesioni non palpabili e nella diagnosi di ca. in situ il mammotome risulta più efficace. Poichè, allo stato attuale, nelnostro Istituto i 2 metodi sono considerati alternativi e non complementari, sarà verosimilmente necessario ridurre ilnumero di casi in studio.Considerazioni derivanti dallo studio saranno pubblicate nel prossimo n° (Gennaio 2005) diInternational Journal of Surgical Pathology in una “ Letter to Editor” del Responsabile del Progetto.

Attività previste Entreranno in studio circa 300 casi di core-biopsy prelevati con metodica mammotome (Fisher) e un analogonumero di esami citologici mammari prelevati per agoaspirazione con ago sottile. Sia la classificazione delle lesioniche la valutazione dell’accuratezza diagnostica verranno effettuate secondo le linee guida europee recepite dalla SIAPEC.

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14. Utilizzo del doppler associato alla ETG TV ed al dosaggio del CA125 nella diagnostica differenziale delleneoformazioni annessiali

Responsabile Gargano Giulio

Ricercatori Associati Fanizza G, Selvaggio S, Zito A, Quaranta M, Abbate I

Programma

Parole chiave CA125, ETG TV, FCD (CFM)

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Descrizione L'introduzione dei trasduttori vaginali, ad alla frequenza, ed i progressi ottenuti, negli ultimi anni, nella valutazioneecografica della pelvi hanno consentito un più accurato studio delle masse annessiali. Gli aspetti indicativi dimalignità includono: masse ad ecostruttura complex (solido#cistica), setti spessi, propiezioni papillari superficiali edendocistiche, lesioni bilaterali, a free fluid peritoneale. I tumori maligni dell'ovaio sono associati ad alterazione deltavascolariuazione peri ed intra lesionale con ampi capillari sinusoidali di neoangiogenesi, prive, però, di fibremuscolari lisce della parete. Questa peculiare anomalia, che comporta la riduzione delle resistenze vascolariperiferiche, rende ragione della aumentata quantità a velocità del flusso, specie in fase diastolica. Ladeterminazione della velocità del flusso, mediante ultrasuoni é basata sull'effetto Doppler, l'introduzione del quale(Doppler pulsato a Color Doppler) combinato all’ecografia TV in tempo reale ha reso possibile la misurazione del flusso in qualsiasi vaso profondo. La pulsatilità del vaso, cioé la modificazione della velocità del flusso tra sistole adiastole, può essere quantizzata da un indice: Indice Resistenza (RI) ed Indice di Pulsati.Riconoscimento, in fase diagnostica strumentale, delle neoformazioni annessiali sospette, sulla base dellealterazioni di flusso vascolare determinate da fenomeni di neoangiogenesi delle masse tumorali maligne. Diagnosidifferenziale delle neoformazioni annessiali, con particolare attenzione a quelle che dimostrano alterazionimorfologiche ecografiche e flussimetriche sospette di malignità.

Risultati e prodotticonseguiti

Attualmente sono state sottoposte ad esame ecografici 48 pazienti.

Attività previste Tutte le pazienti inviate al nostro Istituto per neoformazioni annessiali primitive, saranno sottoposte ad esameecografico Transvaginale Doppler Pulsato e Color, oltre che dosaggio sierico ed immunistochimico del CA 125. Talirisultati, saranno poi confrontati con l'esame istologico, per poter valutare con esattezza la predittività degli stessi.Particolare attenzione verrà riservata a quelle neoformazioni i cui caratteri morfologici, ecografici, flussimetrici esierici, avranno dimostrato alterazioni degne di nota. Il numero dei casi di neoformazioni annessiali da arruolare nonsarà inferiore a 50 casi.

15. I mezzi di contrasto nella diagnosi ecografica dei tumori tiroidei.

Responsabile Achille Gaetano

Ricercatori Associati Grammatica L, Besozzi G

Programma

Parole chiave Contrast enhancement in thyroid malignancies

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione L’ecografia bidimensionale consente di diagnosticare un nodulo tiroideo come maligno con una percentuale di errore non accettabile. Infatti, le mere caratteristiche ecografiche di un nodulo tiroideo ecograficamenteevidenziabili non hanno peculiarità tali da rendere l’esame ecografico un’indagine specifica e sensibile. Il successivo utilizzo della metodica flussimetrica colordoppler ha potuto incrementare, seppure in modo nonsufficiente, tale discriminazione diagnostica. L’ecocolordoppler, in realtà, ha gettato in tal modo le basi dello studio vascolare dei noduli tiroidei, aprendo la possibilità di studiare le modificazioni del pattern vascolare dei nodulitiroidei attraverso l’utilizzo di mezzi di contrasto. La categorizzazione delle diverse modifiche del disegno vascolarenodulare in rapporto alle caratteristiche istologiche del nodulo tiroideo è tuttora molto lontana dall’essere standardizzata, per quanto tale studio costituisca una promettente possibilità di aggiungere un’ulteriore arma nell’arsenale diagnostico di imaging della patologia nodulare tiroidea.Obiettivo dello studio è quello di valutare l’accuratezza diagnostica dell’utilizzo dei mezzi di contrasto ecografici nella diagnosi differenziale ecografica fra noduli tiroidei benigni e patologia nodulare maligna.Tale valutazione studierà la possibilità di categorizzare i diversi pattern contrastografici nodulari in rapportoall’istotipo.Lo studio comprende la messa a punto di un algoritmo nel quale inserire il tipo di pazienti da sottoporre a tale

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indagine, il timing di somministrazione del mezzo di contrasto, le valutazioni di tipo medico legale, le correlazionicon l’esame citologico ed istologico, le correlazioni con il pattern ecografico bidimensionale e color doppler

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Verranno sottoposti a tale indagine i noduli con caratteristiche di tipo sospetto all’esame ecografico:noduli ipoecogeni, a margini non netti e/o privi di alone periferico e/o con calcificazioni a spruzzonoduli con pattern vascolare di tipo intranodularenoduli di pazienti con familiarità per neoplasie tiroidee maligneI risultati verranno correlati con:l’esame citologico dell’agobiopsia eseguita in ecoguidal’esame istologico del pezzo operatorio nei pazienti sottoposti ad interventoSi prevede di inserire nello studio circa 100 pazienti/anno.L’avvio dello studio è condizionato all’acquisizione dell’implementazione dell’apparecchiatura ecografica presente, attraverso l’installazione dei moduli per i mezzi di contrasto ecografici e della sonda lineare dedicata.

16. Efficacia diagnostica della microbiopsia mammaria sotto guida stereotassica con aghi da 8G vs 11G

Responsabile Ventrella Vincenzo

Ricercatori Associati Dentamaro R, Zito A, D’Amico C, Tanzarella M, D’Errico D, Guido A, Longo S, Cellamare G, Di Giesi G, Altieri R, Cicoria O, Digennaro M, Addante M, Schittulli F

Programma

Parole chiave Mmmotome, breast cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Il largo uso della biopsia microistologica nei casi sospetti o indeterminati alla mammografia ad alta definizione hapermesso la rilevazione sempre più frequente di piccoli carcinomi ma anche di lesioni atipiche suscettibilinecessariamente di approfondimento diagnostico con biopsia chirurgica tradizionale.Verificare il contributo diagnostico della biopsia con aghi da 8G nel ridurre il numero di biopsie chirurgichediagnostiche.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Saranno reclutate 50 pazienti con lesioni mammografiche sospette. Il prelievo sarà effettuato con ago da 8G econ un nuovo sistema di aspirazione forzata (Mammotome ST) che permette un’automazione dell’aspirazione edel prelievo.I frusoli di tessuto prelevati varieranno da 6 a 12.Saranno sottoposte a prelievo tutte le pazienti con lesioni sospette mammografiche che secondo la semiologiadiagnostica mammografica vengono suddivise in: 1) noduli irregolari, 2) noduli regolari, 3) distorsioni parenchimali,4) asimmetrie focali, 5) microcalcificazioni.La valutazione anatomo-patologica sarà effettuata con doppia lettura.

17. Mammografia digitale con sistema CR vs mammografia analogica nello studio delle microcalficazioni

Responsabile Ventrella Vincenzo

Ricercatori Associati Dentamaro R, Zito A, D’Amico C, Tanzarella M, D’Errico D, Guido A, Longo S, Cellamare G, Di Giesi G, Altieri R, Cicoria O, Digennaro M, Addante M, Schittulli F

Programma

Parole chiave Digital mammography, MX, microcalcification

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Descrizione La mammografia con sistema tradizionale con l’ausilio dell’ingrandimento diretto abbinato al microfuoco harappresentato fino ad ora il gold standard per lo studio delle microcalcificazioni mammarie. Recentemente sonostate messe in commercio sistemi digitali per mammografia che grazie alla elevata risoluzione di contrasto ed al

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post processing elettronico faciliterebbero la visualizzazione di tali formazioni molto spesso unico segno dicarcinomi infraclinici in fase iniziale. Migliorare la valutazione qualitativa e quantitativa delle microcalcificazionimammarie.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L’apparecchiatura digitale CR per mammografia consta di cassette con schermi ai fosfori abbinate a sistema di lettura ad alta velocità che permette di trasferire le immagini in formato digitale sulle consolle di refertazione delmedico dotate di schermi piatti di lettura a cristalli liquidi ad alta risoluzione e di software per il post-processing delleimmagini. Le pazienti sottoposte a preliminare mammografia analogica in caso di presenza di microcalcificazionisaranno successivamente sottoposte a rilevamento delle stesse immagini con sistema digitale CR.Si prevede il reclutamento di 150 donne.

18. Confronto tra Diagnostica Tradizionale ed RM nello studio delle pazienti ad alto rischio per ca della mammella

Responsabile Ventrella Vincenzo

Ricercatori Associati Paradiso A, Ancona MA (Ospedale San Paolo, Bari), Dentamaro R, D’Amico C, Bruno M, Tommasi S, De Liso M, Digennaro M, Lattarulo S, Schittulli F

Programma

Parole chiave RM, mammography, ultrasonography, BC

Altri Enti coinvolti Ospedale San Paolo, Bari

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Descrizione L’anatomia patologica ha sempre messo in evidenza un alto numero di cr multicentrici, multifocali e bilaterali nellapatologia neoplastica della mammella rispetto alle possibilità diagnostiche delle metodiche strumentalidiagnostiche tradizionali (visita, ecografia e mammografia). La RM dovrebbe offrire potenzialità diagnostichemaggiori nella rilevazione dei multipli carcinomi infraclinici.Verificare la maggiore accuratezza della RM vs le metodiche tradizionali nel diagnosticare lesioni multicentriche ebilaterali nelle pazienti ad alto rischio, con accertata mutazione dei geni CrBA1 e CrBA2.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Le pazienti sottoposte a preliminare visita, ecografia e mammografia saranno successivamente sottoposte conscadenza annuale ad indagine con RM delle mammelle.L’apparecchiatura RM con intensità di campo non inferiore ad 1Tesla dispone di tutti i dispositivi e softwarenecessari e di una bobina dedicata per lo studio simultaneo delle mammelle.L’indagine prevede l’acquisizione di sequenze prima e dopo mdc (Gadolinio DTPA).Le eventuali lesioni sospette accertate saranno successivamente valutate con un second look ecografico.Si prevede il reclutamento di 60 pazienti.

19. Valutazione “in tempo reale” di adeguatezza terapeutica dopo termoablazione (radiofrequenza ) di metastasi epatiche e di HCC utilizzando mezzi di contrasto ecografici di ultiMa generazione e “pulse inversion” (seconda armonica)

Responsabile Gadaleta Cosmo

Ricercatori Associati Mattioli V, Ranieri G, Catino A

Programma

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 48 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La termoablazione con radiofrequenza è attualmente considerata metodica promettente ed efficace neltrattamento dei tumori epatici sia primitivi che secondari.La tecnica utilizza onde elettromagnetiche nella banda della radiofrequenza , le quali inducono necrosi tissutaleper un raggio di circa 1.5 cm.intorno all’agoelettrodo infisso nel parenchima epatico sotto guida ecografica, grazie all’innalzamento della temperatura fino a 95° (termoablazione).

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Attualmente l’efficacia e la corretta esecuzione del trattamento vengono valutati in una fase successiva mediante TAC spirale eseguita dopo circa 20 giorni.Le ultime innovazioni tecnologiche, basate sull’uso di nuovi mezzi di contrasto ecografici di ultima generazione,impiegati con ecografia di ultima generazione e integrati da software dedicati allo specifico mezzo di contrastoscelto dall’operatore e corredati da sonde provviste della seconda armonica, consentono di eseguire in tempo reale una diagnostica eccellente in termini di definizione spaziale e di differenziazione strutturale. L’obiettivo da perseguire è quello del monitoraggio del trattamento in tempo reale e la sua ottimizzazione, grazie anche allarotazione tridimensionale della massa oggetto di studio mediante l’acquisizione del software DMS. La possibilità di rilevare in tempo reale il volume della necrosi prodotta e quello della neoplasia ancora vitale permetterebbe diadeguare il trattamento, in termini di radicalità terapeutica, conferendogli un’efficacia spaziale completa.

Risultati e prodotticonseguiti

Ad oggi sono stati reclutati ed inseriti nello studio 5 pazienti.

Attività previste I pazienti (20 affetti da HCC e 40 affetti da metastasi epatiche da tumori colo-rettali o della mammella) verrannostudiati in corso di termoablazione, eseguita in narcosi, con tecnica di “pulse inversion”, impiegando mezzi di contrasto ecografici di ultima generazione. L’eventuale persistenza di malattia focale o di vallo parenchimale paraneoplastico (dello spessore di 1 cm.) ancora esclusi dall’onda di necrosi indicherà la sede precisa ove prolungare il trattamento “seduta stante”.I pazienti sottoposti a questo trattamento verranno messi a confronto con i pazienti sottoposti a termoablazionesenza l’utilizzo di “pulse inversion”, in modo da valutare l’efficacia del trattamento.Tutti verranno studiati con TAC spirale.Si attende la disponibilità della strumentazione necessaria e dei nuovi mezzi di contrasto di cui si è fatta richiestaper poter intraprendere lo studio.

20. La sieroproteomica: un sussidio per la diagnosi precoce del ca mammario

Responsabile Schittulli Francesco

Ricercatori Associati Ventrella V, Iandolo V, Campobasso MT, Ponzio V, Losacco L, Addante M

Programma

Parole chiave Breast cancer, donne sane, diagnostica radiologica

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione A partire da un analisi statistica su campioni di siero di donne affette da ca mammario e donne sane, si vuoleindividuare il profilo proteico probabilmente coinvolto nella determinazione della neoplasia stessa.Incentivare la prevenzione, soprattutto nella fascia di età compresa fra i 30 e i 40 anni, con l’ausilio di un prelievo disangue, laddove la sola mammografia non risulta essere diagnostica, ovvero supportare l’iter diagnostico di routine nella prevenzione dei ca mammari in tutte le donne.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Raccolta di siero dalle pazienti dell’Istituto già affette da patologia mammaria e da donne sane che effettuano periodicamente esami radiologici di prevenzione.Studio di SIEROPROTEOMICA presso l’ISSIndividuazione dell’eventuale profilo proteico alterato e integrazione della SIEROPROTEOMICA nel normale iterdiagnostico di prevenzione.

21. Percentuale di sopravvivenza in tutti i nuovi casi di malattia diagnosticati dal mammotome

Responsabile Schittulli Francesco

Ricercatori Associati Ventrella V, Dentamaro R, Iandolo V, Aloisi A, Ponzio V

Programma

Parole chiave Mammotome, diagnosi precoce, breast cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

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Descrizione I programmi di screening sul territorio hanno permesso un aumento di rilievo di pazienti con lesioni non palpabili,che in caso di ca infraclinici, presentano, se trattati chirurgicamente, una sopravvivenza a 10 anni, superiore al95%.Valutare l’incidenza di ripresa loco-regionale di malattia, al fine di stabilire e promuovere l’importanza del mammotome nella diagnosi precoce, ovvero nel trattamento tempestivo di lesioni sub-cliniche, nell’ottica di un aumento percentuale di sopravvivenza, nonché di una riduzione di patologie recidivanti.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Nel periodo di durata del progetto si intende reclutare e seguire clinicamente, per un periodo di tre anni, pazientisottoposte a biopsia con sistema mammotome, in cui siano state riscontrate patologie carcinomatose mammarie,e successivamente sottoposte ad intervento chirurgico.Si valuterà il percorso post-operatorio con esami clinici con una frequenza inizialmente trimestrale e strumentali,con una frequenza annuale.

22. Liquid Based cytology in citologia agoaspirativa ecoguidata (tiroidea, epatica e polmonare)

Responsabile Simone Gianni

Ricercatori Associati Gadaleta C, Caponio MA, Rubini V, Petroni S, Giannone G, Siciliano M

Programma

Parole chiave LBC, FNA, immunocytochemistry

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La Liquid Based cytology consente di ottenere preparati cellulari in monostrato in condizioni ottimali diosservazione, in particolare con una fissazione adeguata e privi di materiale ematico. Sono ormai documentati ivantaggi in termini di sensibilità e specificità in citologia vaginale e nei liquidi biologici mentre ancora incerti quellisu agoaspirato.Valutare l’applicabilità della LBC su campioni ottenuti per FNA tiroidea, epatica o polmonare. Tali campioni sononormalmente molto ricchi in materiale ematico e si ritiene che laLBC possa contribuire, mantenendo gli attualelivelli di accuratezza diagnostica a: 1) ridurre i tempi di diagnosi, 2) migliorare la qualità dei preparati, 3) migliorarele performances delle metodiche immunocitochimiche normalmente applicate.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Entreranno in studio 150 casi di lesione nodulare di origine tiroidea, epatica e/o polmonare, sottoposti a FNA sottoguida ecografica a scopo diagnostico. Dal materiale prelevato verrà ottenuto il citoincluso sul quale verrannoeffettuate le determinazioni previste in diagnostica dalle comuni linee guida.Compatibilmente con le esigenze diagnostiche verranno allestiti preparati in LBC sia per la diagnostica che perl’immunocitochimica. Verranno confrontati i risultati ottenuti con le due metodiche e verificati i 3 punti descritti negli obiettivi.

23. Liquid Based cytology in citologia cervico vaginale

Responsabile Wiesel Sara

Ricercatori Associati Caponio MA, Rubini V, Petroni S, Giannone G, Siciliano M, Simone G, Falco G

Programma

Parole chiave LBC, pap test, cervical cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La Liquid Based cytology consente di ottenere preparati cellulari in monostrato in condizioni ottimali diosservazione, in particolare con una fissazione adeguata e privi di materiale ematico. Sono ormai documentati ivantaggi in termini di sensibilità e specificità in citologia vaginale. Valutare l’applicabilità della LBC su campioni vaginali per confronto con la citologia vaginale convenzionale. Verrà valutata l’accuratezza diagnostica della LBCe le differenze rispetto al Pap test convenzionale.

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Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Entreranno in studio 50 donne sottoposte a Pap test al di fuori dei programmi di screening.Verranno eseguiti prelievi sia per Test convenzionale che per LBC e valutati in particolare alcuni parametri citologicicome: idoneità, flogosi, cellule endocervicali, alterazioni di tipo metaplastico, atrofia.Compatibilmente con le esigenze diagnostiche, in alcuni casi verrà verificata la possibilità di determinare lapresenza di HPV su preparati da LBC.

24. Determinazione immunocitochimica su FNA di EGF/Receptor nell’adenocarcinoma intestinale metastatico

Responsabile Simone Gianni

Ricercatori Associati Gadaleta C, Caponio MA, Catino A, Giannone G, Rubini V, Petroni S, Ranieri G

Programma

Parole chiave FNA, immunochemistry, EGR/R

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Le strategie terapeutiche nel carcinoma avanzato utilizzano con sempre maggior frequenza target molecolarideterminati con tecniche immunocitochimiche su campioni tissutali. Particolarmente studiata è la possibilità diinibire l’EGFR nel carcinoma del grosso intestino, avanzato. La possibilità dirivelarne la presenza su campioniottenuti per agoaspirazione di noduli metastatici potrebbe contribuire alla programmazione terapeutica prima diun intervento chirurgico o nei casi non operabili.Lo studio intende caratterizzare sotto il profilo biologico la lesione metastatica da adenocarcinoma intestinaleutilizzando alcuni markers di differenziazione tumorale (CK20 e CDX2), angiogenetica (CD34) e determinare lapresenza di EGFR e valutare l’eventuale relazione tra i marker. Successivamente, nei soggetti valutabili verràvalutata la risposta clinica e l’eventuale ruolo predittivo-prognostico dell’EGFR.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Entreranno in studio 50 casi di adenocarcinoma colorrettale con metastasi epatiche o polmonari, sottoposti a FNAsotto guida ecografia a scopo diagnostico. Dal materiale prelevato verrà ottenuto il citoincluso sul quale verrannoeffettuate le seguenti determinazioni: EGFR, CDX2, CK20, CD34. La valutazione dell’EGFR verrà effettuata secondo i criteri dell’AJC (Goldstein e Armin, Cancer 2001). Compatibilmente con le esigenze diagnostiche si cercheràanche di utilizzare campioni allestiti in monostrato cellulare (Liquid Base Cytology).

25. Individuazione del linfonodo sentinella nella stadiazione e trattamento del ca della vulva

Responsabile Fanizza Giuseppe

Ricercatori Associati Falco G, Maggipinto G (Ospedale “Di Venere”, Carbonara –BA), Kardhashi A, Zito A

Programma

Parole chiave Vulva cancer, inguinal nodes

Altri Enti coinvolti Ospedale “Di Venere”, Carbonara –BA

Anno inizio 2003

Durata 48 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La chirurgia delle neoplasie ginecologiche ha subito negli ultimi anni una revisione in quanto a radicalitànell'intento di un maggior rispetto della funzionalità e della complainence. In particolare la chirurgia della vulvatradizionalmente demolitrice con notevoli ripercussioni funzionali, estetiche e sessuali, va orientandosi versotrattamenti personalizzati sulla scorta della reale estensione della malattia.In tale ottica, la precisa individuazione di un eventuale coinvolgimento linfonodale permette di associare allachirurgia meno invasiva una maggiore possibilità di trattamento radicale e più oculata scelta pre e post-operatoriadi eventuali trattamenti complementari (chemio e radioterapia).

Risultati e prodotticonseguiti

Il progetto non è stato avviato in quanto l’Amministrazione non ha a tutt’oggi definito il convenzionamento con il servizio di Medicina Nucleare.

Attività previste Verranno studiate 10 pazienti con diagnosi accertata di ca della vulva da sottoporre a trattamento chirurgico.Prima dell'intervento verrà iniettato dall'area tumorale albumina umana marcata con 99 rntc. successivamente si

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procederà a rimozione del linfonodo positivo e comparazione con eventuale interessamento degli altri linfonodiasportati.

26. Valutazione dell'eventuale sottostadiazione della diagnosi della patologia mammaria tramite biopsia percutaneacon Mammotome

Responsabile Cellamare Giovanni

Ricercatori Associati Schittulli F, D’Amico C, Ventrella V, Zito A

Programma

Parole chiave Chirurgia mammaria conservativa, biopsia per cutanea, mammotome

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La biopsia per cutanea tramite Mammotome, in uso presso il Dipartimento Donna di questo Istituto, rappresentauna importante risorsa diagnostica per quanto riguarda la patologia mammaria subclinica. Il suo uso corrente haportato alla diagnosi di un elevato numero di carcinomi in situ con conseguente incremento di chirurgiamammaria conservativa.Valutare la corrispondenza tra diagnosi istologia di carcinoma in situ tramite biopsia per cutanea tramiteMammotome e l’istologia del conseguente intervento chirurgico, con particolare riferimento al riscontronell’istologia definitiva di presenza di focolai invasivi o microinvasivi non rilevati dalla biopsia per cutanea e quindi sottostadiati prima dell’intervento chirurgico.

Risultati e prodotticonseguiti

Allo stato attuale sono stati valutati circa 100 casi di biopsia percutanea con mammotome sotto guidamammografica con una appropriatezza istologica tra l'esame con mammotome e quello istologico definitivo sulpezzo operato del 90% dei casi.

Attività previste 100 casi di carcinoma mammario in situ diagnosticati con metodica bioptica percutanea con mammotomepresso il Dipartimento Donna di questo Istituto saranno esaminati con riferimento al confronto tra l’istologia definitiva dopo intervento chirurgico con la valutazione dei casi di sottostadiazione.

27. Tissue Factor e angiogensi nella progressione neoplastica dei tumori del colon-retto

Responsabile Coviello Maria

Ricercatori Associati Montemurro S, Paradiso A, Venneri MT, Maci G, Ruggirei E, Zito A, Ranieri G, Quaranta M

Programma

Parole chiave Colon Carcinoma, Tissue Factor, Tumorigenesis

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Il fattore tissutale è una glicoproteina transmembranaria considerata il princi-pale fattore di regolazione dellacascata coagulativa e della trombogenesi in vivo. Recentemente è stato osservato che il complesso TF-Vlla ha unruolo non emostatico nella traduzione del segnale intracellulare, attivando specifiche vie metaboliche coinvolte inprocessi angiogenici e di crescita tumorale. Un’aumentata espressione del TF contribuisce a regolare le proprietà angiogeniche delle cellule tumorali alterando la produzione di molecole regolatrici della crescita endoteliale,come il VEGF.Lo studio si propone di determinare in un gruppo di 50 pazienti affetti da carcinoma del colon-retto e 30 soggettisani, i livelli di TF tissutale circolante e i livelli di VEGF al fine di valutare l’aggressività biologica della neoplasia e il significato prognostico del TF nell’evoluzione clinica della malattia.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Dosaggio immunoenzimatico del TF e del VRGF nel plasma e citosol.Elaborazione e analisi statistica dei dati.

28. Fattori prognostico-predittivi nel carcinoma del colon-retto avanzato

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Responsabile Paradiso Angelo

Ricercatori Associati Mangia A, Chiriatti A, Tommasi S, Crapolicchio A, Monaco A, Montemurro S, Rucci A, Zito A, Simone G, Salvatore C,Maiello E, Giuliani F, Mallamaci R, Colucci G

Programma

Parole chiave Colorectal cancer, predictive factors, chemotherapy, topoiso…I, CPT-11

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La terapia con fluorofolati,rappresenta lo standard per il trattamento del carcinoma del colon-retto in faseavanzata.La risposta clinica a questo farmaco è stata messa in relazione con alcune caratteristichemorfobiologiche della neoplasia,fra le quali l’espressione tissutale tumorale di timidilato sintetasi (TS) risulta essere fra le più investigate.Il ruolo della TS come fattore predittivo della risposta al 5FU è stato dimostrato più chiaramentein una serie di studi clinici recenti.La quantità intratumorale di TS è un affidabile indicatore della sensibilità oresistenza alla chemioterapia con pirimidine fluorinate.L’Oxaliplatino che appartiene ad una nuova classe di composti del platino,è un farmaco antitumorale innovativoche ha aperto nuove prospettive nel trattamento del cancro colorettale anche nella fase avanzata dellamalattia.Gli ultimi studi in pazienti con tumori metastatizzati ha confermato l’utilità del farmaco e la sua efficacia soprattutto a carico delle metastasi e delle forme refrattarie ad altri trattamenti (terapia di seconda linea). Iltrattamento elettivo è riservato ai carcinomi colonrettali con metastasi epatiche trattati per la prima volta e aquelli resistenti a precedenti terapie.In una casistica clinica di circa 100 pazienti con carcinoma del colon-retto avanzato, trattati con Oxaliplatino(OXA) in prima e seconda linea,sarà valutata l’espressione di geni che codificano per proteine coinvolte nel processo di riparazione del DNA ( p53, BRCA1,RAD51), di invasione (VEGF)e di proliferazione (MIB-1).Lo studio è così articolato:Selezione della casistica clinica di pazienti trattati con Oxaliplatino in prima e seconda lineaAggiornamento del follow-upSelezione dei preparati istologici inclusi in paraffinaDeterminazione dei markers biologici e dei polimorfismi dei geni coinvolti nei processi di riparazione del DNAAnalisi statistica dei dati morfologici e comparazione con quelli clinico-patologici.

Risultati e prodotticonseguiti

La rilevanza prognostico-predittiva dei due enzimi target Topo-I e TS è stata valutata su una casistica consecutivadi 62 pazienti con carcinoma del colon retto avanzato, trattati con 5FU/CPT-11 presso il nostro Istituto. I nostririsultati dimostrano che la risposta clinica e la prognosi di questi pazienti non differiscono nei tumori con diversaespressione immunoistochimica di TS e Topo-I (International Journal of Cancer,2004).Successivamente su 58 dei 62campioni tumorali, è stata valutata l’espressione tissutale di CES2 (carboxylesterase 2), ABCG2 (Breast CancerResistance Protein), l’attività proliferativa tumorale con MIB1 e l’apoptosi con tecnica TUNEL. Nessuno di questi biomarcatori è capace di predire la risposta clinica.Solo la TS predice un più corto Tempo di Progressione (TTP) eduna più corta Sopravvivenza Globale. Sugli stessi pazienti, distinti in due sottogruppi sulla base del pattern diespressione di Topo-I,TS, CES2, ABCG2, MIB1, è stata effettuata anche una “Claster analysis”. Ipotizzando che i biomarcatori abbiano caratteristiche biologiche differenti nelle metastasi, abbiamo valutato la loro espressione neltumore primitivo, nel linfonodo e nella metastasi epatica di 19 pazienti trattati con CPT11. Solo le caratteristiche diTopo -I sono significativamente diverse nella metastasi epatica rispetto al tumore primitivo (p=0.000; T test).Inoltre,anche quando abbiamo confrontato l’espressione di Topo-I e di CES2,l’espressione di Topo-I nelle metastasi èrisultata più alta rispetto all’espressione di CES2(p=0.000 vs p=0.050).

Attività previste L’espressione delle proteine coinvolte nel processo di riparazione del DNA (p53, BRCA1,RAD51), l’espressione del VEGF e l’attività proliferativi (MIB-1) saranno determinate con tecnica immunoistochimica su sezioni istologiche diinclusi in paraffina. Inoltre, per la ricerca dei polimorfismi dei geni coinvolti nei processi di riparazione del DNA, saràestratto DNA da materiale paraffinato con tecnica di microdissezione.

29. Le tubuline nella storia naturale del carcinoma mammario

Responsabile Mangia Anita

Ricercatori Associati Paradiso A, Chiriatti A, Tommasi S, Lacalamita R, Lorusso V, Latorre A, D’Amico C, Simone G, Zito A, Salvatore C, Schittulli F

Programma

Parole chiave Breast carcinoma, B tubulin III e IV, paclitaxel, predictive factors

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Il carcinoma mammario avanzato è una malattia a cattiva prognosi con meno del 20% di sopravvivenza,tuttavia è

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un tumore chemiosensibile, e tra i diversiagenti che possono indurre una risposta tumorale in un vasto numero dipazienti, le antracicline sono i referenti per la loro attività antitumorale. Anche i taxani, giocano un importante ruolonel trattamento del carcinoma mammario. Diversi trials clinici di chemioterapia con taxani hanno dimostrato unamigliore sopravvivenza. I taxani, sono agenti ad attività anti microtubulare, il conseguente arresto del ciclocellulare in fase mitotica e successiva apoptosi sono considerate causa dell’effetto citotossico indotto dai taxani.Questi effetti citotossici sono relati all’induzione dell’assemblaggio e della formazione dei fasci dei microtubuli.Un certo numero di alterazioni nel target cellulare del paclitaxel, b tubulina, sono stati associati con laresistenza a questo farmaco. Solo pochi studi hanno verificato la rilevanza clinica di queste alterazioni. In unacasistica di 72 pazienti con carcinoma mammario avanzato trattati con una terapia combinata, paclitaxel edepirubicina, è stata determinata e valutata l’espressione tissutale di fattori prognostico predittivi (b tubulina III-IV,VEGF-R, CD34, HER2-neu). Inoltre, mediante tecnica di ibridazione in situ (TUNEL), è stata eseguita la contaapoptotica. Obiettivo del progetto nell’anno 2005, è verificare il potenziale valore predittivo delle alterazioni della b tubulina in una casistica clinica di circa 100 pazienti trattati con paclitaxel. Le variazioni di espressione della btubulina III-IV saranno valutate nel tumore primitivo, nelle metastasi metacrone in pazienti prima e/o dopo iltrattamento. Lo studio, condotto in collaborazione con l’Università di Halle (Germania), è così articolato: Individuazione della casistica clinica e aggiornamento del follow-upSelezione dei preparati inclusi in paraffinaDeterminazione dell’espressione delle b tubuline III-IVElaborazione statistica dei dati e correlazione con i parametri clinico-patologici.

Risultati e prodotticonseguiti

Nella casistica dei 72 casi, l’espressione della tubulina III è stata determinata in vitro e su tessuti. In entrambi i casil’espressione tumorale della tubulina III è risultata predittiva di progressione dopo trattamento chemioterapico,infatti nessuno dei pazienti con bassa espressione di tubulina II andava in progressione dopo trattamento conpaclitaxel (Abs meeting NCI–EORTC; Marzo 2004).

Attività previste L’espressione tissutale delle tubuline III-IV sarà determinata su sezioni istologiche di inclusi in paraffina con tecnicaimmunoistochimica (IIC).

30. Fattori prognostico-predittivi nel carcinoma mammario

Responsabile Mangia Anita

Ricercatori Associati

Programma

Parole chiave Breast carcinoma, Her-2neu, proliferative activity

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione In questi ultimi anni,importanti progressi sono stati fatti riguardanti la conoscenza dei meccanismi molecolari nellatumorogenesi e nella progressione del carcinoma mammario, in particolare i meccanismi di controllo del ciclocellulare, dell’apoptosi e dell’angiogenesi. La presenza di marcatori che sono potenziali targets per nuovi trattamenti terapeutici volti a bloccare la proliferazione cellulare tumorale, neutralizzare fattori di crescita, stimolarel’apoptosi o inibire l’angiogenesi, costituisce una parte importante di nuovi approcci per migliorare il trattamento clinico di pazienti affetti da carcinoma mammario operabile. Particolare importanza riveste il gene HER-2/neu, checodifica per un recettore di membrana provvisto di attività tirosinochinasica e che sembra avere un ruoloimportante nei processi di proliferazione ed invasione del ca. mammario. Infatti, i livelli di espressione di questooncogene sono significativamente associati alle caratteristiche di farmacosensibilità della cellula tumorale ed inparticolare alla risposta clinica del trattamento con antracicline.Nel corso dell’anno 2005, obiettivo del progetto è determinare in una casistica clinica di circa 500 pazienti concarcinoma mammario operabile nodo negativi (N-) e N 1-3 linfonodi,biologicamente aggressivo, l’espressione della proteina HER-2/neu e di alcune proteine cell cycle associate.Lo studio, condotto in collaborazione con l’Oncologia Medica dell’Ospedale Pierantoni (Forlì), sarà così articolato:Aggiornamento del follow-up delle pazienti nodo negative (N-), trattate con chemioterapia adiuvante (StudioFEC/Controllo), e delle pazienti N-/N1-3linfonodi (Studio IBIS 03).Selezione dei preparati autoradiografici delle pazienti ad alta attività proliferativa tumorale (TLI)Determinazione dell’espressione di HER-2/neu e della ciclica D1Elaborazione statistica dei dati e correlazione dei markers biologici con i parametri clinico-patologici.

Risultati e prodotticonseguiti

Su una casistica clinica di 372 pazienti con carcinoma mammario operabile nodo negativi, trattati solo con terapialocoregionale, è stato completato lo studio sulla rilevanza prognostica del grado istologico e dei suoi trecomponenti, la formazione tubulare, il pleomorfismo nucleare e la conta mitotica.Solo la conta mitotica emerge come indicatore prognostico, la formazione tubulare e il pleomorfismo nuclearenon sembrano essere associati con la prognosi (sopravvivenza libera da metastasi (DMFS) e sopravvivenza globale(OS), (Mod.Pathol 17, 2004).Sono stati allestiti esperimenti per la messa a punto della tecnica di ibridazione genomica comparata (CGH), alfine di caratterizzare dal punto di vista citogenetico i tumori mammari. Sono stati presi in considerazione 9 casi dicarcinoma mammario operabile dei quali sono stati analizzati sia i campioni congelati che i paraffinati. Il DNA diciascun campione è stato estratto, marcato in fluorescenza e coibridato con DNA di un donatore normale sumetafasi normali. Le immagini, acquisite tramite un microscopio a fluorescenza e un sistema CCD camera, sonostate elaborate con un software dedicato ed è stata valutata l’attuabilità della CGH sui diversi tipi di campione.

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Attività previste Sulle sezioni istologiche dei preparati autoradiografici ,si determinerà l’espressione tissutale con tecnica immunoistochimica (IIC) di HER-2/neu e della ciclica D1.

31. Dissezione linfonodale in pazienti con ca mammario NO: valore predittivo del linfonodo sentinella per l'IRCCSOncologico di Bari

Responsabile Schittulli Francesco

Ricercatori Associati D’Amico C, Cellulare G, Digiesi G, Altieri R

Programma

Parole chiave Linfonodo sentinella, breast cancer no

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La dissezione linfonodale ascellare di principio, anche in pazienti con linfonodi negativi, è oggi al centro di unacceso dibattito. Da una parte utile per ottenere valutazioni prognostiche, d’altra parte espone la paziente a problemi postoperatori (linfedema, disturbi sensitivo-motori dell’arto superiore).Inoltre i trattamenti adiuvanti chemioormonali spesso sono indipendenti dallo stato linfonodale, tenendo presenti altri fattori patologici di rischio.Inoltre la dissezione linfonodale profilattica non sembra offrire vantaggi rispetto alla dis-sezione eseguita allacomparsa di linfonodi metastatici. Da ciò scaturisce l’opportunità di avere informazioni sullo stato linfonodale contecniche miniinvasive. Interesse riveste quindi lo studio del linfonodo sentinella (sN) che è il primo linfonodo deldistretto linfatico ascellare che drena il flusso linfatco del letto tumorale.La possibilità di identificare il sN si ottiene con la ricerca radioguidata e/o con l’iniezione di colorante vitale. Tale metodica è riservata a pazienti con N0 clinico, con la finalità di riservare la dissezione linfonodale ascellarecompleta solo ai casi con sN positivo all’esame istologico. Obiettivodi tale studio è confermare il valore predittivodel linfonodo sentinella nei riguardi del pN.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono stati effettuati finora 30 casi di dissezione linfonodale ascellare in pazienti con ca mammario dopo ricercaradioguidata e con iniezioni di colorante vitale per la ricerca del linfonodo sentinella. In tutte le pazienti è statoeseguito il seguente programma: rimozione linfonodo sentinella dopo ricerca radioguidata econtemporaneamente, dissezione ascellare tradizionale indipendentemente dal risultato istologico del linfonodosentinella al fine di valutare il valore predittivo dell’esame stesso.

Attività previste Le pazienti (30 casi) da inserire nello studio, adeguatamente informate, firmeranno un modulo di consenso e lostudio dovrà essere approvato dal Comitato Etico. Nello studio verranno incluse pazienti di età compresa tra i 18 e i75 anni con diagnosi di carcinoma mammario infiltrante, con nodulo unico e diametro uguale o inferiore a 3 cm elinfonodi ascellari non sospetti (rilievo clinico ed eco-mammografico). In fase preoperatoria, il giorno primadell’intervento, verrà eseguita la linfoscintigrafia mammaria con 99 mTC per la ricerca radioguidata del sN. Intraoperatoriamente si localizza il sN con sonda rilevatrice di raggi gamma e si procede alla sua rimozione ed alsuccessivo invio in Anatomia Patologica per esame istologico.Successivamente, si procederà alla dissezione del cavo ascellareLo studio si propone di valutare l’accuratezza diagnostica del sN, valutando lacorrispondenza tra positività del sNe la positività del p.Nell’ultimo anno si procederà a confrontare le performance della tecnica scintigrafica rispetto a quella con colorante vitale.Infine, in una serie preliminare di N1 clinici sospetti si procederà a confrontare la specificità della tecnica del LSrispetto alla DS.

32. Espressione della topoisomerasi II alpha e suo significato predittivo in pazienti affetti da carcinoma epatocellularetrattati con chemioembolizzazione mediante antraciclina

Responsabile Ranieri Girolamo

Ricercatori Associati Catino A, Labriola A, Zito A, Passantino L, Patrono R, Canniello E, Armenise F, Mattioli V, Gadaleta C

Programma

Parole chiave Topoisomerase, antraciclin, cancer

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

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Descrizione La topoisomerasi IIα è un enzima nucleare che taglia il DNA consentendone la duplicazione nella fase mitotica delciclo cellulare. La topoisomerasi IIα è un bersaglio dell’adriamicina che interagisce con il complesso topoisomerasi II-DNA stabilizzandolo e portando a morte la cellula. Dati pubblicati indicano come la ridotta espressione ditopoisomerasi II possa costituire una causa importante di resistenza ai trattamenti sistemici con antracicline. Nonsono tuttavia noti dati relativi al significato predittivo della topoisomerasi II in pazienti affetti da carcinomaepatocellulare (HCC) trattati con adriamicina in corso di chemioembolizzazione. Con questa tecncical’adriamicina viene utilizzata unitamente a sostanze capaci di modificare la circolazione epaticaconsentendo unapermanenza maggiore del farmaco in sede epatica e riducendo la rivascolarizzazione collaterale del tumore. Latecnica ottiene risposte obiettive intorno al 50% e sopravvivenze che superano i 12 mesi.Il carcinoma epatocellulare inoperabile costituisce una neoplasia gravata da una prognosi estremamente infaustacon un tasso di mortalità del 100%. Poiché allo stato attuale sono in fase di valutazione i risultati derivanti dall’utilizzo di differenti farmaci nell’ambito dei protocolli di chemioembolizzazione e sono disponibili trattamenti loco-regionalialternativi quali l’alcolizzazione percutanea o la termoablazione mediante radiofrequenza, la potenziale individuazione della Topoisomerasi IIα quale fattore predittivo di risposta all’adriamicina in corso dichemioembolizzazione consentirebbe di selezionare solo i pazienti realmente sensibili all’antraciclina. Di conseguenza, in virtù dei livelli di espressione tessutale di Topoisomerasi IIα i pazienti resistenti potrebbero essere sottoposti a chemioembolizzazione con associazioni di chemioterapici alternativi all’antraciclina (cisplatino, mitomicina C) o essere avviati ad altri tipi di trattamenti loco-regionali. Infine, l’accreditamento del tasso di espressione della Topoisomerasi IIα quale marcatore predittivo di risposta alla chemioembolizzazione conantraciclina eviterebbe la somministrazione del farmaco nei soggetti giudicati resistenti a rischio cardiologico o giàpesantemente trattati per via sistemica con adriamicina.

Risultati e prodotticonseguiti

Lo studio è stato portato avanti selezionando in modo retrospettivo una casistica di 22 pazienti affetti dacarcinoma epatocellulare, già in passato sottoposti a prelievo bioptico di microfrustolo epatico ed in seguitotrattati mediante chemioembolizzazione epatica presso l’U.O. di Radiologia Interventistica. I 22 campioni cito-istologici sono stati immunocolorati con tecnica immunoistochimica mediante l’anticorpo monoclonale anti-Topoisomerasi II e le percentuali di espressione sono state valutate mediante analizzatore d’immagime. I dati preliminari ottenuti sono stati sottoposti per comunicazione al prossimo congresso nazionale AIOM. Il progetto diricerca si ritiene in corso di completamento e potrà essere concluso nel corso del presente anno solare

Attività previste Lo studio di tipo retrospettivo prenderà in considerazione una casistica di circa 45 casi di HCC già trattati negli anniscorsi presso l’U.O. di radiologia interventistica di codesto IRCCS e sottoposti a chemioebolizzazione a base diadriamicina. Di ogni caso sarà rintracciato il frammento istopatologico archiviato preso l’istoteca dell’Istituto e da ogni frammento paraffinato saranno tagliate sezioni seriate spesse 6 micrometri. I vetrini così allestiti potrannoessere processati per il trattamento immunoistochimico secondo il sistema avidina-biotina a tre stadi. In breve ivetrini saranno deparaffinati e successivamente sottosti al trattamento con forno a microonde per losmascheramento degli epitopi antigenici. Successivamente si provvederà all’ incubazione delle sezioni con due differenti anticorpi monoclonali anti-topoisomerasi IIα dotati di differente specificità idiotipica che riconoscono duedifferenti sequenze aminoacidiche. Seguirà l’incubazione con l’anticorpo secondario biotinilato ed infinel’applicazione del complesso avidina perossidasi. Verranno considerate positive le cellule dove l’immunoreattività è nucleare mentre sarà considerata aspecifica l’eventuale immunocolorazione citoplasmatica in funzione della compartimentazione nucleare dell’enzima. In ogni test verrà inserito un controllo negativo omettendo l’anticorpo primario ed un controllo positivo costituito da un tessuto ad espressione nota di topoisomerasi II. La lettura deipreparati sarà eseguita a 100x, 200x e 400x attraverso l’ausilio dell’analizzatore immagine al fine della ottimizzazione della lettura e della riproducibilità della medesima . I livelli di espressione della Topoiusomerasi IIsaranno posti in relazione con il tipo di risposta al trattamento e con la durata della risposta medesima. Infine i livellidi espressione di Topoisomerasi II saranno posti in correlazione con la sopravvivenza globale. Lo studio saràarticolato in due anni nel primo anno sarà selezionata la casistica, reperiti i frammenti istopatologici, eseguiti i testimmunoistochimici ed effettuate le letture dei preparati. Nel secondo anno verranno ricostruiti caso per caso i daticlinici con l’identificazione del tipo di risposta al trattamento, del tempo alla progressione e della sopravvivenzaglobale; infine si provvederà alle correlazioni clinico-biologiche su base statistica

33. Ricerca delle cellule tumorali circolanti nel sangue periferico di pazienti con tumore solido e loro valoreprognostico.

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati Daniele A, Divella R, Digennaro M, Paradiso A, Tommasi S, Lacalamita R, Schittulli F

Programma

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La disseminazione occulta di cellule tumorali di pazienti con cancro operabile può causare la formazionesuccessiva di metastasi che spesso non si evidenziano con i comuni mezzi di indagine. Una micrometastasi è undeposito microscopico (di spessore < a 2 mm) di cellule maligne distinte dalla lesione primaria. La sua capacità dievadere la sorveglianza immunitaria, di invadere i canali vascolari e di sviluppare una malattia macroscopica, haportato a considerare il concetto di micrometastasi. In alcuni pazienti con tumori solidi le cellule tumorali circolantipossono essere identificate nel sangue periferico. Queste cellule sono presenti non solo in pazienti con malattia

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metastatica ma anche in quelli con tumori localizzati e ciò ha indirizzato diverse ricerche nell'identificazione dimarcatori specifici e ottimizzazione di tecniche utili a dimostrare il loro significato clinico.Scopo di questa ricerca sarà quello di esaminare: 1) il ruolo prognostico e di risposta alla terapia delle celluletumorali circolanti in un gruppo di pazienti con tumore allo stadio iniziale; 2) l'espressione delle citocheratine 8,18 e19 in pazienti con carcinoma del colon mammella e della prostata; 3)l'espressione del cerbB-2 mRNA nelcarcinoma della mammella, del CEA mRNA nel carcinoma del colon e del PSA mRNA nel carcinoma prostatatico

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste 60 pazienti con carcinoma mammario, 60 con carcinoma del colon e 60 con carcinoma della prostata, operatipresso questo Istituto, saranno arruolati nel presente studio. Per ciascun paziente sarà effettuato un prelievo disangue periferico (PBMC) di circa 15-20ml in vacutainer con EDTA sia nel periodo preoperatorio che durante edopo il trattamento terapeutico. Si procederà alla stratificazione del sangue intero su Ficoll, alla suacentrifugazione a 1500 rpm x 20' e infine l'anello linfomonocitario prelevato con pipetta Pasteur, sarà diluito in RPMI5% in provettoni Falcon da 15ml e congelato a - 80°C si-no al loro utilizzo. la quantificazione dell m'RNA dellecitocheratine 8,18 e 19 e dell'erbB2, CEA e PSA mRNA sarà effettuata mediante tecnica RT-Real Time PCRquantitativa . L'oscillazione della concentrazione di mRNA dei singoli marcatori esaminati nel tempo permetterà divalutare la risposta al trattamento terapeutico per ciascun paziente

34. Utilità clinica del DNA circolante nel plasma di pazienti con tumore del polmone

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Di tutte le neoplasie, il cancro del polmone è la prima causa di morte per tumori nei soggetti con più di 65 anni,esprimendo in tale fascia di età il 58% di tutte le neoplasie. In Europa vengono diagnosticati più di 150.000 nuovicasi ogni anno e solo il 10% di questi presentano una lunga sopravvivenza in quanto la presenza di metastasi almomento della diagnosi é molto frequente e rende molto spesso inefficace i trattamenti terapeutici. Studi recentihanno messo in evidenza l'utilizzo del DNA circolante nel sangue periferico, come marcatore prognostico per ladiagnosi di tumori in particolare al polmone. E' stato mostrato infatti, che nel sangue di pazienti affetti da tumore ilDNA circolante ha caratteristiche genetiche uguali a quelli dei tumori primitivi, quindi, la sua quantificazioneplasmatica risulta un metodo non invasivo e di facile misurazione per la diagnosi clinica di carcinoma.L'obiettivo di questo studio sarà quello di valutare la concentrazione plasmatica del DNA circolante in pazienti concarcinoma polmonare in fase pre-operatoria, pre e post trattamento chemioterapico.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste 100 pazienti con diagnosi di carcinoma polmonare saranno arruolati nel presente studio. A ciascun paziente sipreleveranno circa 10ml di sangue periferico in vacutainer contenente EDTA, nei giorni precedenti all'interventoper quelli operabili, durante e post trattamento chemioterapico. Successivamente da ogni campione siprovvederà all'estrazione del DNA dal plasma. Per la quantificazione del DNA circolante, utilizzeremo una RealTime PCR quantitativa sulla amplificazione del gene della telomerasi umana trascrittasi inversa (hTERT) basata sulmonitoraggio continuo attraverso un sistema ottico, dell'aumento progressivo dell'emissione della fluorescenzadurante il processo di PCR. Al fine di realizzare un range di normalità e un cut-off saranno reclutati 60 soggetti sanivolontari selezionati tra i non fumatori e i fumatori.

35. Valutazione delle citochine, parametri bioumorali in pazienti affetti da MRCC trattati con chemio-immunoterapia

Responsabile Casamassima Addolorata

Ricercatori Associati Guida M, Quaranta M, Candeloro A, La macchia P

Programma

Parole chiave Cytochines, MRCC

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

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Area di interesse

Descrizione La prognosi dei pazienti (pts) con carcinoma renale metastatico (MRCC) è generalmente infausta e iltrattamento a tutt’oggi è controverso. Recenti approcci terapeutici prevedono l’associazione dell’immunoterapia con la chemioterapia, tuttavia rimane ancora da stabilire l’efficacia ed il timing da utilizzare.Numerosi parametri bioumorali sono stati studiati al fine di stabilire il loro reale significato prognostico-predittivo ela loro correlazione con la risposta alle terapie impiegate e la sopravvivenza. Le citochine giocano un ruolocruciale nella risposta immune regolando lo sviluppo ed alcune funzioni delle cellule immunocompetenti.Poiché solo una piccola parte dei pazienti risponde ai trattamenti disponibili, si vuole studiare una serie diparametri di laboratorio al fine di individuare quali tra essi possono essere considerati prognostici e correlatiall’andamento della malattia e all’efficacia del trattamento. La determinazione dei livelli sierici di IL12, TNF# , IL10, IL6, IL1 #, IL8 potrebbe aiutare a comprendere i meccanismi biologici del tumore sul sistema immunitario.Inoltre si vuole valutare la loro utilità a livello diagnostico e nel follow up di pazienti con MRCC. Si vuole studiare lacorrelazione fra questi parametri immunobiologici con la risposta alla terapia e la sopravvivenza.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Nei pazienti affetti da MRCC si vogliono determinare, al tempo zero (prima di essere sottoposti ad uno schema dichemio-immunoterapia) i seguenti parametri bioumorali in citofluorimetria a flusso: IL12, TNFα, IL10, IL6, IL1 β, IL8.La cifluorimetria a flusso è una tecnica che permette contemporaneamente di determinare su un singolocampione (solo 25 µl) i diversi analiti in base alla loro grandezza e alla loro caratteristica (fluorocromo).I valori dei pts saranno confrontati con una casistica di soggetti controllo normali (circa 100 senza patologianeoplastica) e correlati alla risposta clinica e alla sopravvivenza

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LINEA 3 - Nuove terapieDIRETTORE: Prof. Giuseppe Colucci

Resoconto attività 2004

ei 52 progetti inseriti nell’anno 2004, solo 4 ricercatori responsabili non hanno risposto(progetti n° 6, 25, 39, 42), 6 progetti non sono stati

attivati per motivi tecnico-amministrativi (3, 4,5,37,38,52) 1mai attivato per motivi clinici, 11 sono stati completati(8,11,12,13,17,18,27, 32,34,35,36), uno è stato bocciatodal C.E. (16) e i rimanenti 29 progetti sono tuttora incorso.Per quanto riguarda i progetti conclusi, essi fanno tuttiparte del 2° settore (chemioterapia). Il progetto n° 8 (Leantracicline liposomiali nella pratica clinica quotidiana:effetti collaterali ed efficacia. Studio osservazionale suuna coorte di pazienti trattati tra il 2001-2003) è statoinviato come abstract all’ASCO 2005 ed ha preso in considerazione una coorte di 108 pazienti affetti dapatologie neoplastiche di diversa origine, in particolarecarcinomi mammari ed ovarici, trattati con antraciclineliposomiali sia in mono che in polichemioterapia.Tralasciando i dati relativi all’efficacia clinica, lo studio osservazionale ha evidenziato un 26% di pazienti chehanno manifestato il principale effetto collaterale di talenuova classe di antiblastici, vale a dire la eritrodisestesiapalmo-plantare, mentre la cardiotossicità è comparsasolo in 3 pazienti, peraltro pesantemente pretrattate conantracicline convenzionali. Anche l’alopecia ha rappresentato un effetto collaterale riscontrato in unaminoranza di pazienti.Lo studio n° 11 [Studio clinico multicentrico di fase III diconfronto tra Taxotere, Epirubicina, e Xeloda (TEX) versusEpirubicina e Taxotere (ET) in pazienti con carcinomamammario avanzato], ha visto l’accrual di 20 pazienti da parte del nostro Istituto (trattandosi di uno studiomulticentrico) e i risultati preliminari sono stati inviatiall’ESMO 2004.Lo studio n° 12 [Studio randomizzato di fase II deltrastuzumab (Herceptin) somministrato in associazione aTaxolo settimanale vs Taxolo settimanale da solo nellachemioterapia di prima linea del carcinoma mammariometastatico in pazienti con sovraespressione dell’HER-2/neu], ha visto l’inserimento da parte del nostro Istitutodi 4 pazienti (anche in questo caso si trattava di unostudio multicentrico).Nell’ambito del trattamento chemioimmunoterapico è stato completato il progetto n° 13 (Studio clinicomulticentrico di fase III con chemioimmunoterapia inpazienti affetti da carcinoma polmonare nonmicrocitoma) con l’inserimento da parte del nostro Istituto di 10 pazienti sui 118 globalmente arruolati; i datisono in elaborazione.Il progetto n° 17 (Irinotecan + Mitomicina C neltrattamento di seconda linea del carcinoma gastrico infase avanzata) è stato accettato per pubblicazionesull’American Journal of Clinical Oncology; tale studio ha arruolato globalmente 35 pazienti ottenendo unpercentuale di risposte obiettive del 34% con una rispostacompleta e 15 risposte parziali, una durata medianadella risposta di 6 mesi e una durata mediana dellasopravvivenza di 8 mesi. Il trattamento è statocomplessivamente ben tollerato, con tossicitàematologica rappresentata prevalentemente daleucopenia. L’attività dello schema proposto associata ad una buona tollerabilità, ne suggeriscono l’impiego in

prima linea valutando eventualmente l’associazione con altri farmaci.Lo studio n° 18 (Folfiri vs Folfiri + Celecoxib nel trattamentodel carcinoma colorettale in fase avanzata. Studiomulticentrico randomizzato di fase II), si è appenaconcluso con l’arruolamento di 80 pazienti; i dati relativi sono attualmente oggetto di valutazione statistica per lapubblicazione.Sono stati recentemente pubblicati sul Br J Cancer irisultati relativi allo studio n° 27 (Studio clinicomulticentrico randomizzato in pazienti anziani affetti dacarcinoma polmonare non microcitoma metastatico:confronto tra 4 bracci di trattamento a differenti dosi) alquale il nostro Istituto ha contribuito con l’inserimento di 10 pazienti.Lo studio n° 32 (Studio dei parametri bioumorali inpazienti affetti da MRCC trattati con chemio-immunoterapia) ha analizzato un pannello di parametribioumorali e clinici prima del trattamento ed in corso diterapia in pazienti affetti da carcinoma renalemetastatico, al fine di verificarne l’evoluzione clinica. Sono stati considerati globalmente 110 pazienti el’aspetto più interessante che è emerso è relativo a due parametri bioumorali (proteina C-reattiva e fibrinogeno)in grado di discriminare una prognosi favorevole da unacattiva prognosi. Lo studio è stato pubblicato sul Journalof Urology 2005.Il progetto n° 34 [Studio randomizzato di fase III concisplatino + taxolo + lonidamina (CDDP + TAX + LON) vscisplatino + ifosfamide + lonidamina (CDDP + IFO + LON)nel carcinoma ovario stadio III-IV], ha vistol’arruolamento di 30 pazienti ed i risultati preliminari sono stati pubblicati sottoforma di abstract sull’ASCO 2004; da questiè emerso che il regime CDDP + TAX + LON èrisultato più attivo di quello contenente l’ifosfamide il quale, peraltro, è risultato più tossico comportandol’interruzione della terapia in 4 pazienti. Lo studio n° 35 (Associazione di Topotecan ed Ifosfamidenel trattamento di II linea del carcinoma ovario: studio difase II) è stato completato con l’inserimento di 28 pazienti. Globalmente sono state ottenute 10 risposteobiettive (38.5%) tra cui 3 risposte complete e 7 risposteparziali con una durata mediana delle risposte di 11 mesie della sopravvivenza di 21 mesi. La tossicità prevalente èstata rappresentata dalla mielosoppressione conneutropenia di grado III-IV in circa il 20% delle pazienti. Lostudio è stato pubblicato sottoforma di abstract suAnnals of Oncology del 2004.Infine il progetto n° 36 (Mitoxantrone e prednisone versusTaxotere e prednisone nel trattamento del carcinomaprostatico ormonorefrattario) si è concluso conl’inserimento di 50 pazienti. I risultati finali hanno indicato una sostanziale equivalenza per quanto riguarda larisposta al PSA e la risposta obiettiva nei pazientivalutabili tra i due schemi di trattamento anche se loschema con il taxotere impiegato settimanale è risultatomeglio tollerato sia dal punto di vista soggettivo (analisidei questionari di qualità di vita) sia dal punto di vistadella tossicità ematologica e gastrointestinale.Tutti gli studi conclusi, come si può evincere dalresoconto, appartengono al settore 2 della linea diricerca ( “chemioterapia”), mentre al momento non sono state riportate pubblicazioni relativamente ai

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progetti afferenti agli altri settori (trattamenti loco-regionali, chirurgia, terapia di supporto-riabilitativa) equesto dato purtroppo si ripete costantemente e inquesto senso si dovrebbe in qualche modo intervenire.Il numero complessivo dei progetti di cui non si è avutorisposta (4) e quelli non ancora attivati per motivi vari (7),rappresenta ancora una percentuale enormementeelevata (11/52 = 21%) che testimonia, da un lato unascarsa attenzione da parte degli stessi ricercatoriproponenti e, dall’altro, un mancato controllo da parte degli uffici a ciò preposti.

Programma 2005

a linea di ricerca n° 3, comprende proposte diprotocolli di ricerca corrente volti ad individuarenuovi approcci terapeutici in campo medico e

valutazione di trattamenti integrati sistemici e loco-regionali. Le migliori conoscenze in campo biologico el’acquisizione di nuovi fattori di tipo prognostico e predittivo, consentono inoltre l’impiego di farmaci rivolti verso un particolare sottogruppo di pazienti al fine dieffettuare terapie mirate. Nella linea di ricerca sonoinclusi alcuni studi clinici che vedono l’Istituto coinvolto in trials internazionali, multicentrici, in alcuni casi per lasperimentazione di nuove molecole.La linea di ricerca comprende, articolati in 4 settori permeglio definire i campi di applicazione dei progettiproposti:Settore 1: trattamenti locoregionali (1-5)Settore 2: chemioterapia (6-28)Settore 3: chirurgia (29-31)Settore 4: terapia di supporto-riabilitativa (32-41 )Settore 1: Trattamenti locoregionaliCirca il 15-25% dei pazienti affetti da carcinoma delcolon-retto presenta metastasi epatiche al momentodella diagnosi e un ulteriore 30-40% le svilupperàsuccessivamente. La possibilità di resezione chirurgica,che al momento è ancora da considerare l’indicazione prioritaria, è limitata al 20% circa di tali casi ed è daconsiderarsi allo stato attuale indicazione prioritaria. Perle forme non operabili la chemioterapia sistemica puòessere integrata da diverse forme di terapia loco-regionale con la possibilità di incrementare lapercentuale di risposte obiettive e con l’obiettivo di migliorare la sopravvivenza. Tra le terapie loco-regionalinegli ultimi tempi si sta affermando l’uso delle radiofrequenze. Il progetto n° 1 si propone di verificarel’efficacia e la fattibilità della termoablazione percutanea mediante radiofrequenza in pazienti affettida metastasi epatiche da tumori del colon-rettocandidabili a resezione chirurgica, al fine di definire laproponibilità di tale tecnica in alternativa alla chirurgia.Tale progetto i realtà è parte integrante di uno studio piùarticolato riguardante un percorso di trattamentointegrato delle metastasi epatiche da carcinoma delcolon nel quale per le metastasi epatiche resecabili èprevisto un random tra chemioterapia e trattamentolocoregionale con successiva possibilità sempre in questobraccio di randomizzare tra radiofrequenza echemioterapia (sistemica alternata alla terapiaintraepatica).I progetti n° 2 e 3 prevedono l’effettuazione di iniezioni percutanee di etanolo (PEI) in ecoscopia qualemetodica alternativa mininvasiva alla chirurgia neltrattamento delle formazioni colloido-cistiche tiroidee erispettivamente degli adenomi paratiroidei.La perfusione antiblastica ipertermica con il TumorNecrosis Factor e il Melphalan è l’oggetto della

sperimentazione n° 4 quale trattamento locoregionale dipazienti affetti da melanomi e sarcomi degli arti. Al finedi individuare nuove metodiche terapeutiche chepossano migliorare la prognosi dei pazienti concarcinoma pancreatico avanzato inoperabile, ilprogetto n° 5 valuterà il trattamento standard congemcitabina settimanale per via endovenosa rispettoalla infusione per via intrarteriosa mediante catetereangiografico introdotto nell’asse celiaco dell’associazione fluorouracile-folinico potenziato,epirubicina e carboplatino.Settore 2: ChemioterapiaScopo precipuo della ricerca clinica in campooncologico è quello di individuare farmacichemioterapici e/o nuove associazioni chemioterapichecapaci di migliorare la percentuale di risposte obiettivecon un miglioramento del profilo di tossicità talvoltamodulando l’impiego dei farmaci sulla base di nuove conoscenze a livello di alcuni parametri biologici o dinuove formulazioni farmacologiche (terapie orali,impiego di liposomi, ecc.). Più recentemente sonodiventati disponibili farmaci a bersaglio cosiddetto“biomolecolare” ovvero molecole con diversa struttura (anticorpi monoclinali, molecole inibitorie della attivitàtirosinochinasica o dirette contro i recettori del VEGF odel PDGF) dirette specificamente contro bersaglibiologici importanti per la sopravvivenza delle celluleneoplastiche.Carcinoma mammarioNel trattamento del carcinoma mammario avanzato lascelta dei farmaci da impiegare è in relazione aiprecedenti trattamenti adiuvanti; il progetto n° 6prevede in pazienti precedentemente esposte adantracicline, l’impiego del docetaxel in associazione rispettivamente a gemcitabina o capecitabina qualeterapia di prima linea in fase metastatica.L’armamentario terapeutico per la pazienti con carcinoma mammario si è recentemente arricchito diuna nuova classe di farmaci: le antracicline liposomiali.Ciò che contraddistingue tali farmaci è l’incapsulamento del farmaco attivo (la doxorubicina) all’interno di liposomi con conseguente rilascio preferenziale delfarmaco nei tessuti tumorali e riduzione di alcuni effetticollaterali tra cui principalmente la cardiotossicità. Tra levarie combinazioni, il progetto n° 7 intende esplorarel’associazione tra doxorubicina liposomiale e gemcitabina quale trattamento di prima linea in pazientigià trattate con antracicline e a rischio di cardiotossicità.Il progetto n° 8 rappresenta la fase II dello studio dose-finding di combinazione tra la vinorelbina orale e lacapecitabina già pubblicato su Clinical Breast Cancer,essendo stata stabilita la MTD. Per la paziente anziana,sempre nel carcinoma della mammella è in corso lostudio (n° 9) randomizzato di fase II di confronto tragemcitabina+vinorelbina versusgemcitabina+mitoxantrone come chemioterapia diprima linea, che ha visto finora l’inserimento di 38 pazienti.Tumori del distretto cervico-cefalico e del polmoneIn pazienti affetti da carcinomi del distretto cervico-cefalico o del polmone in progressione dopo itrattamenti chemioterapici standard, si propone con ilprogetto n° 10 di valutare l’impiego dell’IRESSA (ZD1839), farmaco in grado di interferire con i recettori per l’EGFR (epidermal growth factor receptor) impedendol’attivazione della tirosinchinasi presente nella porzione intracellulare del recettore. Lo studio n° 11 intendevalutare l’attività e la tossicità della combinazione cisplatino + capecitabina sulla scorta della disponibilità

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di questa nuova fluoropirimidina orale che consente unamigliore compliance al trattamento per i pazienti inalternativa allo schema classico Al Sarraf. Il progetto n°12 si propone di realizzare una caratterizzazionebiologica del carcinoma indifferenziato del rinofaringepartendo dalla considerazione che tale tumore presentadelle caratteristiche anatomo-patologiche peculiari edun andamento clinico spesso aggressivo oltre che unaparticolare distribuzione geografica.Verrà effettuata una determinazione dell’HLA typing basato sullo studio in alta risoluzione dei campioni diDNA, uno studio basale del titolo anticorpale anti-EBV edel carico virale di EBV DNA e RNA con metodo real-timePCR.Nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccolecellule in progressione dopo terapie a base di cisplatino,il docetaxel ha dimostrato un impatto favorevole sullasopravvivenza rispetto alla sola terapia di supporto; lostudio n° 13 intende valutare l’efficacia di una combinazione tra docetaxel e vinflunina in pazientipretrattati con cisplatino. Sempre nel setting di pazienti inprogressione dopo trattamenti a base di cisplatino è daconsiderare il progetto n° 14 che intende valutare in unostudio randomizzato di fase II l’attività e la tollerabilità di tre diverse combinazioni di docetaxel e irinotecanL’Alimta è un farmaco antimetabolita che ha dimostrato di essere in grado di interferire a vari livelli con ilmetabolismo degli acidi nucleici e nella sintesi di DNA;utilizzato come farmaco singolo o in combinazione con ilcisplatino o il carboplatino ha prodotto risultati moltointeressanti in varie neoplasie. Gli studi n° 15 e 16rispettivamente intendono valutare l’efficacia dell’Alimta e il profilo di tollerabilità quale trattamento di secondalinea nel carcinoma polmonare e quale trattamento diprima linea del mesotelioma maligno. Nell’ambito di un approccio combinato nel mesotelioma maligno siinserisce il progetto n° 17 che prevede per le forme T1-3N0-2 M0, una chemioterapia di induzione a base dicisplatino e pemetrexed e successivamentepleuropneumectomia con o senza radioterapia.Tumori gastroentericiIl progetto n°18 è uno studio clinico di fase I-II cheimpiegherà l’UFT (nuova fluoropirimidina orale) in associazione all’Irinotecan in dosi scalari allo scopo di individuare la dose massima tollerata e la doseraccomandata, in pazienti affetti da carcinomacolorettale in fase avanzata. La sostituzione del 5-Fluorouracile con l’UFT nella combinazione con il CPT-11potrebbe ridurre i costi connessi alla pianificazione di untrattamento infusionale a base di 5-FU (ospedalizzazioni,posizionamento di cateteri venosi centrali, gestione dellecomplicanze correlate), senza comportare una riduzionedel potenziale terapeutico.Prosegue anche lo studio n° 19 sul trattamento delpaziente anziano”frail” affetto da carcinoma avanzato del colon con l’associazione UFT più acido folinico.Il settore della chemioterapia del carcinoma colorettaleè particolarmente ricco di proposte come testimoniatodalla proposizione di ben 3 nuovi progetti (n° 20,21,22)che prevedono combinazioni tra oxaliplatino oirinotecan rispettivamente con la capecitabina o ilfluorouracile folinico potenziato somministrato perinfusione breve e prolungata e l’associazione tra lo schema Folfox4 con il Cetuximab. Infatti un modernoapproccio al trattamento del carcinoma colorettale infase avanzata può essere rappresentato dallacombinazione di una chemioterapia convenzionale confarmaci “molecular targeted” ovvero molecole in grado di intervenire sui recettori dei fattori di crescita della

cellula tumorale o del suo microambiente. Il cetuximabè un anticorpo monoclonale che si lega al recettore perl’epidermal growth factor, spesso presente sullasuperficie delle cellule tumorali di natura epiteliale; ilblocco dei recettori per l’epidermal growth factorpotrebbe rallentare o addirittura bloccare la crescitadelle cellule tumorali e quindi la progressione di tumoriche presentano un’iperespressione di questi fattori.E’ sempre attivo lo studio intergruppo n° 23 (studio policentrico randomizzato di fase III di confronto tragemcitabina e gemcitabina + cisplatino) per iltrattamento del carcinoma del pancreas avanzato in cuisono entrati al momento 250 pazienti.Tumori dell’apparato genito-urinarioTre studi vengono proposti per il trattamento delcarcinoma della vescica. Un primo studio (n° 24) nasceda osservazioni sperimentali in vitro su colture cellulari diuna azione sinergica tra l’epidoxorubicina e la gemcitabina somministrate in maniera sequenziale adistanza di un’ora l’una dall’altra, mentre un altro studio (n°25) propone in prima linea l’associazione di gemcitabina e taxolo che in un recente studio di fase IIha realizzato una interessante percentuale di risposteobiettive del 40%. Infine lo studio n° 26 intende esplorare ilruolo della chemioterapia adiuvante post-cistectomiaradicale in pazienti con carcinoma transizionale dellavescica mettendo a confronto l’associazione cisplatino + gemcitabina versus la combinazione taxolo +gemcitabina.Il carcinoma renale metastatico ancora oggi nondispone di un trattamento in grado di assicurare unaadeguata percentuale di risposte obiettive; pertantopuò essere giustificata la proposta di una associazionechemioimmunoterapica. Lo studio n° 27 individua unaassociazione chemioimmunoterapica costituita dallagemcitabina e vinorelbina + l’interleukina–2 da testarerispetto alla sola immunoterapia rappresentata dalla IL-2.Rimanendo nell’ambito della immunoterapia lo studio n° 28 intende valutare la sopravvivenza libera daprogressione cerebrale a 12 mesi in pazienti conmelanoma maligno trattati con temozolamide odacarbazina e con immunoterapia comprendente IL-2.Settore 3: ChirurgiaNell’ambito del settore della chirurgia la linea 3 include un progetto volto ad individuare tecniche chirurgichecapaci di migliorare i risultati diagnostici e terapeutici equelli funzionali.Nella chirurgia del retto ampollare inferiore negli ultimianni sono stati ottenuti importanti cambiamenti grazie atrattamenti combinati chemioradioterapici pre-operatorie allo sviluppo di tecniche “sphincter preservino”; il progetto n° 29 si propone di valutare l’affidabilità del tubo transanale “Nocoil” come dispositivo per prevenire l’insorgenza di complicanze postoperatorie (fistole e deiscenze anastomotiche) dopo proctectomia totalerestaurativa. Nell’ambito della chirurgia ginecologica lo studio n° 30 valuterà l’efficacia della perfusione ipertermica intraperitoneale in pazienti operate percancro ovarico,Nell’ambito della chirurgia ORL, il progetto n° 31 si propone ridefinire un protocollo unico di tecnicachirurgica relativamente allo svuotamentolaterocervicale in tutti quei casi di patologia oncologicaper i quali viene posta tale indicazione.Settore 4: Terapia di supporto-riabilitativaIl paziente oncologico sottoposto a trattamentichemioterapici vive specie nelle fasi iniziali momenti diansia e paura potendo sviluppare un senso di impotenza,depressione, ineluttabilità. Il progetto n° 32 si propone,

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mediante un supporto psicologico e l’adozione della musicoterapica, di favorire il benessere psicofisico e lacompliance alle cure di pazienti neoplastici ricoverati pertrattamenti chemioterapici. Tale progetto vieneriproposto alla luce del rilevante grado di soddisfazionemanifestato dai pazienti nel corso dei primi incontri. Iltrattamento riabilitativo nel trattamento delleneoformazioni cordali a livello laringeo costituisceun’esigenza inderogabile sia ai fini del recupero funzionale che per il controllo della malattia; il progetton° 33 propone un trattamento riabilitativo a “sandwich” con un ciclo di 6 sedute logopediche pre-operatorie dariproporre 20 giorni dopo l’intervento in pazienti operati per neoformazioni laringee. Nelle pazienti sottoposte achirurgia mammaria talvolta si possono verificarefenomeni di ipertrofia delle cicatrici: nel progetto n° 34 èprevisto l’impiego di un gel di silicone autoasciugante al fine di favorire una cicatrizzazione normotrofica degli esitidi mastectomia e quadrantectomia. Rimanendo nelcampo della chirurgia del carcinoma mammario con lostudio n° 35 si vuole verificare la capacitàdell’associazione dell’ecografia ad alta risoluzione e dell’ecocolor doppler nell’anticipare il trattamento terapeutico del linfedema dell’arto superiore in donne sottoposte ad intervento chirurgico per carcinomamammario. L’anemia rappresenta una delle principali complicanze nel paziente oncologico dovuta, oltre chealla stessa patologia neoplastica, anche ai trattamentieffettuati (chemioterapia, radioterapia, chirurgia).L’obiettivo dello studio n° 36 è quello di valutarel’efficacia del supporto con ferro somministrato per via endovenosa al fine di garantire la migliore utilizzazione diuna dose standard di darbepoetina nel trattamentodell’anemia in pazienti affetti da tumore solido primtivo(mammella, polmone, colon-retto, ginecologici). Neldecorso della malattia neoplastica i pazienti oncologici sipresentano frequentemente malnutriti e tale situazionepuò condizionare la sopravvivenza e l’efficacia stessa dei trattamenti medici. Il progetto 37 è un modellointegrato di supporto nutrizionale nel pazienteoncologico sia in Ospedale che a domicilio cheprenderà in considerazione anche l’impatto sulla qualità di vita mediante l’adozione del questionario EORTC –C30. Il tromboembolismo venoso rappresenta la secondacausa di morbilità e mortalità nei pazienti neoplastici e lostudio n° 39 ha come obiettivo primario quello di valutarel’efficacia di una eparina a basso peso molecolare nella prevenzione di complicanze tromboembolicheclinicamente rilevanti in pazienti neoplastici intrattamento chemioterapico. Lo studio n° 39 inveceintende mettere a confronto un trattamento con eparinaa baso peso molecolare rispetto alla classica terapiaanticoagulante orale nella prevenzione secondaria deltromboembolismo venoso in pazienti oncologici. Ilprogetto n° 40 ha come obiettivo principale quello divalutare la l’efficacia e la tollerabilità della L-acetilcarnitina (LAC) nel prevenire o ridurre lapolineuropatia indotta da trattamento con taxolo oschemi comprendenti altri farmaci neurotossici; talestudio randomizzatoprevede l’impiego di un braccio controllo con placebo.Lo studio n° 41 prevede l’impiego della genesteina (isoflavone di soja-fitoestrogeno) in donne inpremenopausa trattate per carcinoma mammario conchirurgia, chemio e radioterapia, al fine di migliorare idisturbi clinico-biochimici legati alla menopausa oltreche verificare un eventuale impatto positivo nel ridurrel’incidenza di recidive.

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1. Trattamento delle metastasi epatiche da carcinoma del colon-retto. Studio randomizzato di confronto tratermoablazione mediante radiofrequenza ed exeresi chirurgica

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati

Programma A. Trattamenti loco-regionali

Parole chiave Locoregional treatment liver metastatis colon rectum carcinoma

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 48 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale, Oncologia Medica, Chirurgia Apparato Digerente, Radiologia Interventistica

Descrizione Circa il 50% dei pazienti affetti da carcinoma del colon-retto sviluppa metastasi epatiche. Considerato il nettomiglioramento della prognosi nei pazienti sottoposti a resezione epatica, si è reso più vivo l’interesse rivolto alle tecniche di tipo miniinvasivo che consentono di eradicare le metastasi epatiche, tra cui la termoablazione conradiiofrequenza. I dati riguardanti l’efficacia e la tollerabilità di questa tecnica nel trattamento delle lesioni epatichesia primitive che secondarie sono incoraggianti, oltre agli indubbi vantaggi rappresentatii dall’accesso percutaneo e dalla buona tollerabilità, che hanno reso la termoablazione con radiofrequenza metodica sempre piùfrequentemente proposta nella terapia delle metastasi epatiche non rispondenti a criteri di resecabilità.Lo studio sipropone di valutare l’efficacia della termoablazione con radiofrequenza anche nel trattamento delle metastasi epatiche colorettali candidabili a resezione chirurgica, al fine di definire la proponibilità di tale tecnica in alternativaalla chirurgia e di conseguenza individuarne il ruolo potenziale nella terapia delle metastasi epatiche colo-rettalinell’ambito di una strategia multidisciplinare. I pazienti , sottoposti a chirurgia o a termoablazione conradiofrequenza, verranno confrontati determinando la percentuale di recidiva locale ed il tempo alla progressione.

Risultati e prodotticonseguiti

Lo studio è tutt'ora in corso. Sono stati inseriti 14 pazienti.

Attività previste I pazienti eleggibili per resezione epatica dovranno rispondere ai seguenti criteri:Assenza di malattia extraepatica;Metastasi epatiche in numero non superiore a 3;Non coinvolgimento della biforcazione portale;Possibilità di ottenere almeno un margine di 1 cm. di parenchima sano;Possibilità di preservare un adeguato volume di parenchima epatico funzionale;Diametro delle lesioni non superiore a 3.5 cm.Tutti i pazienti verranno sottoposti a stadiazione con TAC spirale total body e randomizzati a ricevere uno dei duetrattamenti, previo consenso informato scritto. Saranno motivi di esclusione, per ciò che attiene specificatamentealla termoablazione, le lesioni prossime alla convergenza biliare, le lesioni esofitiche rispetto al parenchima epatico equelle situate in posizione paracolecistica. Si prevede l’ingresso in studio di 110 pazienti, che saranno inseriti nel programma di linee-guida nel trattamento delle metastasi epatiche colo-rettali di questo Istituto

2. La PEI quale trattamento alternativo delle lesioni nodulari tiroidee

Responsabile Achille Gaetano

Ricercatori Associati L. Grammatica, E. Cannello

Programma A. Trattamenti loco-regionali

Parole chiave PEI, percutaneous ethanol infection, thyroid cystic nodules, ecoscopic microsurgery

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Otorinolaringoiatria, Anestesia Rianimazione e Terapia del Dolore

Descrizione La patologia tiroidea maggiormernte frequente è quella nodulare benigna, nell'ambito della quale unapercentuale variabile sino a circa il 10% è rappresentata dalla cisti tiroidea benigna. Le problematiche di taliformazioni colloidali derivano dalla presenza di notevole quantità di tireoglobulina che talvolta può provocarel'insorgenza di temporanee crisi tireotossiche. In altri casi la compressione del tessuto tiroideo da parte della

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formazione colloidale rende inesporabile ecograficamente il parenchima tiroideo, che in questi pazienti talvoltapuò essere sede di noduli tiroidei solidi, la cui diagnosi viene per tale ragione ostacolata. Inoltre, sono statedescritte anche sindromi compressive delle strutture circostanti, quali le vie aeree superiori, l'esofago cervicale e lestrutture vascolari. Il trattamento di tali formazioni colloido-cistiche era in passato di tipo esclusivamente chirurgicoper via esterna.L'avvento delle tecniche diagnostiche e terapeutiche tiroidee a cielo chiuso , quali l'agoaspirazione delleformazioni colloidali e la succesiva iniezione percutanea di etanolo (PEI) in ecoscopia ha reso praticabileun'alternativa miniinvasiva a tali tecniche.Obiettivo è stabilire indicazioni, tecnica e strategia di follow up nei pazienti portatori di formazioni colloidocistichetiroidee, da sottoporre a PEI in regime di day surgery.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono stati inseriti 12 pazienti con una media di 2 tentativi per caso.

Attività previste Verranno reclutati tutti i pazienti che ecograficamente presenteranno una o più formazioni colloidocistiche delparenchima tiroideo. Le formazioni dovranno avere dimensioni minime (valutate ecograficamente) di circa 5 ml. Ipazienti verranno sottoposti a correlazione ematochimica - clinica attraverso il dosaggio degli esami di funzionalitàtiroidea e successivamente a PEI in ecoscopia. La PEI verrà ripetuta sino a portare le formazioni colloidali ad unadimensione non eccedente il valore di 1 ml, ma non oltre i cinque tentativi.

3. L’alcolizzazione percutanea ecoguidata degli adenomi paratiroidei

Responsabile Achille Gaetano

Ricercatori Associati L. Grammatica

Programma A. Trattamenti loco-regionali

Parole chiave PEI, percutaneous ethanol infection, iperparathyroidism, ecoscopic microsurgery

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Otorinolaringoiatria

Descrizione La comparsa di adenomi od iperplasie semplici delle ghiandole paratiroidi è una complicanza frequente neipazienti sottoposti a trattamento dialitico per insufficienza renale; a tale iperplasia ghiandolare seguecostantemente l’aumento dell’increzione del paratormone, con comparsa di sindromi dismetaboliche gravi rappresentate dall’ipercalcemia, dalla deposizione di calcio in sede osteoarticolare, ipofosforemia. Tale quadrodisendocrino rappresenta uno dei più importanti eventi peggiorativi della qualità della vita nei pazienti sottoposti atrattamento dialitico. Il trattamento chirurgico a cielo aperto degli adenomi paratiroidei rappresenta una viapossibile, ma purtroppo gravata dall’elevato rischio operatorio proprio dei pazienti con grave insufficienza renale, oltre alle possibili complicanze tipiche dei trattamenti della loggia tiroidea (quali le paralisi ricorrenziali). Lapossibilità di evidenziare ecograficamente tali adenomi, e di servirsi dell’ecoguida per poter effettuare trattamenti microinvasivi attraverso l’iniezione percutanea di etanolo in ecoscopia di adenomi paratiroidei rappresenta una via percorribile, maggiormente accettata dai pazienti soprattutto per la bassa invasività, e priva delle complicanzeinsite in un trattamento chirurgico in anestesia generale.Valutare la possibilità di effettuare trattamenti ablativi di adenomi paratiroidei attraverso l’iniezione percutanea di etanolo sotto guida ecoscopica in pazienti affetti da iperparatiroidismo primitivo o secondario, in cui vengadiagnosticata citologicamente e scintigraficamente la presenza di adenomi od iperplasie paratiroidee.La previsione è di trattare almeno 10 pazienti nell’arco dei due anni.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste L’algoritmo metodologico dovrebbe seguire tale schema:diagnosi citologica di adenoma paratiroideo attraverso agobiopsia ecoguidata;diagnosi scintigrafica di adenoma paratiroideo mediante scintigrafia con sestaMIBI;valutazione della baseline dei livelli di paratormone, calcemia, calciuria;trattamento dell’adenoma paratiroideo attraverso iniezione percutanea di etanolo in ecoguida;valutazione dei possibili effetti collaterali immediati e a distanza di tale trattamento microinvasivo;rivalutazione ecografica dopo 1 mese;rivalutazione ematochimica di paratormone, calcemia e calciuria dopo 1 mese;Secondo i dati della corrente letteratura tale trattamento potrà essere ripetuto sino a sclerotizzazionedell’adenoma bersaglio o a normalizzazione del quadro clinico, ma non oltre le 10 –12 volte sulla medesimaparatiroide.

4. Perfusione antiblastica ipertermica per il trattamento locoregionale di sarcomi e melanomi degli arti

Responsabile Gadaleta Cosmo

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Ricercatori Associati A. Catino, M. Guida, G. Ranieri, V. Lorusso, V. Mattioli

Programma A. Trattamenti loco-regionali

Parole chiave Perfusione antiblastica d’arto, ipertermia

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Radiologia Interventistica, Oncologia Medica, Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore

Descrizione La perfusione antiblastica ipertermica (PAI) ha dimostrato di essere un trattamento loco-regionale efficace neimelanomi e sarcomi localizzati agli arti; infatti, è in grado di determinare remissioni complete in oltre il 50% deipazienti, con risposte globali tra il 70-90%.Recentemente, la combinazione di Tum,or Necrosis factor Alfa (TNF) alla chemioterapia con Melphalan ed allaipertermia, hsi è dimostrata in grado di incrementare le risposte complete fino al 70-90%.Studi recenti hanno individuato come dose ottimale di TNF quella di 1 mg, non essendo stata individuata unacorrelazione tra aumento della dose utilizzata e risposta, a fronte di una tossicità locale e sistemica più elevata.Obiettivo è valutare la fattibililtà, l’efficacia clinica e la tollerabilità di uno schema di trattamento locoregionalecon TNF associato a Melphalan in perfusione ipertermica mediante pompa peristaltica nel trattamento di pazientiaffetti da melanomi e sarcomi degli arti.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste I criteri di eleggibilità sono rappresentati da: malattia istologicamente accertata, localizzata agli arti conestensione non oltre i linfonodi loco-regionali, età 18-75 anni, PS Ecog 0-2, consenso informato scritto., assenza disevera patologia cardiovascolare, epatica o renale, presenza di severa patologia vascolare dell’arto interessato dalla neoplasia.Sono esclusi i casi con localizzazione immediatamente vicina al legamento inguinale o alla regione deltoidea.Verrà utilizzata la seguente tecnica: dopo incannulamento dei vasi iliaci e ascellari, verranno apposti rilevatori ditemperatura a livello della cute dell’arto e dei muscoli dell’arto oltre che del nodulo tumorale.Mediante una pompa peristaltica, raggiunta la temperatura di 41,5°C, verrà somministrato TNF in circuitoextracorporeo alla dose stabilita; melphalan (10 mg/L o 13 mg/L in caso di arto superiore o inferiore) saràsomministrato dopo 30 minuti mentre la circolazione extracorporea continuerà per 60 minuti.

5. Sperimentazione clinica randomizzata in pazienti con carcinoma pancreatico avanzato: Gemcitabina per viaclassica venosa versus Fluorouracile-Leucovorin-Epirubicina-Carboplatino (FLEC) somministrati per via arteriosa

Responsabile Gadaleta Cosmo

Ricercatori Associati G. Colucci, G. Ranieri, A. Catino, D. Gugliotta

Programma A. Trattamenti loco-regionali

Parole chiave Carcinoma del pancreas, chemioterapia intraarteriosa

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Radiologia Interventistica, Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione Il carcinoma del pancreas (CAP) esocrino rappresenta attualmente la quarta causa di morte per neoplasiamaligna nelle nazioni occidentali. L’incidenza di tale neoplasia è in costante aumento negli ultimi anni e, di fatto, acinque anni dalla diagnosi il tasso di mortalità coincide con il tasso d’incidenza. La sopravvivenza mediana del CAP si attesta sui 4-6 mesi e l’attuale terapia “gold standard” con Gemcitabina e.v. settimanale non riesce aspostare significativamente la curva di sopravvivenza, sebbene vi sia un significativo guadagno in termini di qualitàdi vita. La prognosi rapidamente infausta del CAP è motivata da diverse ragioni: lo stadio avanzato della neoplasiaal momento della diagnosi; la scarsa accessibilità della neoplasia sotto il profilo chirurgico; l’aggressività biologica intrinseca della neoplasia (attivazione di c-k-ras, iperespressione di MDR); la scarsa accessibilità dei farmaci per laforte componente desmoplastica collagenosica e la pseudo capsula fibrotica entrambe condizioniistopatologiche caratteristiche del CAP. Su tali presupposti la somministrazione intraarteriosa di farmacichemioterapici, direttamente all’interno del tumore, potrebbe consentire di ottenere concentrazionisignificativamente più elevate di farmaco a contatto con le cellule tumorali In un recente studio pilota,randomizzato, prospettico, di fase III è stata comparata la somministrazione di Gemcitabina per via venosa versoFluorouracile-Leucovo-rin-Epirubicina-Carboplatino (FLEC) per via intraarteriosa con un guadagno significativo intermini di sopravvivenza. Tuttavia dalla revisione della letteratura non vi sono studi di conferma e questa è l’unica

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segnalazione terapeutica al momento attuale.Sulla scorta del razionale clinico pubblicato e della possibilà di ottenere vantaggi terapeutici con un regimechemioterapico somministrato per via intra-arteriosa pancreatica ci si propone di valutare, a scopo di conferma, l’ efficacia in termini di sopravvivenza globale (OS), sopravvivenza libera da malattia (DFS), “clinical benefit” (CB) in 20 pazienti affetti da carcinoma pancreatico avanzato e pertanto in operabili, randomizzati per ricevere FLEC oGemcitabina. Lo studio inoltre prevede il “cross-over” a ricevere FLEC, come “end-point” di fattibilità ed in senso pilota, per quei pazienti che in progressione con gemcitabina ed ancora con una compliance accettabile sotto ilprofilo clinico e bioumorale fossero motivati a ricevere una seconda linea di trattamento.

Risultati e prodotticonseguiti

La ragione della mancata attivazione risiede nell’avaria dell’apparecchiatura angiografica necessaria ed infungibile ai fini dell’espletamento delle metodiche suddette.In attesa della prevista imminente risoluzione del problema tecnico, riteniamo opportuno riproporre gli stessiprogetti di ricerca corrente anche per l’anno 2005, in considerazione sia del possibile inserimento di pazienti candidabili, sia della fattibilità delle metodiche non appena l’angiografo sarà disponibile.

Attività previste Lo studio di tipo prospettico arruolerà circa 20 pazienti con CAP avanzato in prima diagnosi, non operabile, nonprecedentemente trattato. I casi in prima diagnosi afferenti per la caratterizzazione isto-citopatologica pressol’Unità Operativa di Radiologia Interventistica o perché afferenti per il trattamento presso l’U.O. di Oncologia Sperimentale dovranno essere possedere i seguenti requisiti:diagnosi istocitopatologica di conferma per adenocarcinoma pancreatico, inoberabilità della malattia; PSsecondo Karfonski di almeno 50%; WBC> 3500 mm3; piatrine > 100.000 mm3, Hb > 10 g/dl, bilirubinemia etransaminasi non oltre 3 volte i valori normali; creatininemia non oltre 1,5 mg/; stadiazione radiologica (Rx torace,TAC addome-pelvi, ecografia addominale) non antecedente ai 30 giorni; GICA, ECG e crasi ematica basale;consenso informato scritto. Criteri di esclusione dal protocollo saranno: metastasi peritoneali, precedentitrattamenti; gravi coagulopatie; secondi tumori. I pazienti saranno randomizzati a ricevere Gemcitabinasettimanale da sola (Braccio A) 1g/m2 diluita in fisiologica e somministrata in 30 minuti per via venosa fino adocumentata progressione o FLEC (Braccio B) somministrato ogni tre settimane per mezzo di catetere agiograficointrodotto nell’asse celiaco (acido folinico 100mg/m2; 5-FU 100 mg/m2; Carboplatino 300mg/m2; Epi-rubicina 60mg/m2). I pazienti in progressione con Gemcitabina potranno passare a FLEC.Il follow-up clinico-strumentale, prevedrà essenzialmente: valutazione clinica, ecografia addominale con GICAmensile e TAC addome.Il CB sarà valutato sulla scorta del guadagno di peso, della riduzione del dolore attraverso una scala visualeanalogica e attraverso la riduzione del consumo degli antidolorifici.I dati di sopravvivenza saranno valutati a 24 mesi mediante analisi uni- e multivariata. Sarà inoltre valutata in terminidi fattibilità la seconda linea con FLEC per i pazienti in progressione con Gemcitabina.

6. Docetaxel e Gemcitabina versus Docetaxel e Capecitabina nel trattamento di prima linea del carcinomamammario metastatizzato. Studio multicentrico randomizzato di fase II

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Advanced breast cancer docetaxel, gemcitabina capecitabina

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione Il docetaxel (TXT) è un agente antimicrotubuli che stimola la polimerizzazione della tubulina con conseguenteaumentata formazione dei microtubuli di cui, peraltro, inibisce la depolimerizzazione. Esso ha dimostrato ininnumerevoli studi clinici di essere particolarmente attivo nel trattamento del carcinoma mammario metastatizzato,con risultati anche superiori a quelli riportati con le antracicline. In prima linea ha determinato il 37%-87% di risposteobiettive, mentre in seconda linea sono state osservate risposte nel 34%-60% delle pazienti.La gemcitabina (GEM) èun antimetabolita, analogo strutturale del nucleoside citosinico (due atomi di idrogeno sono sostituiti dal fluoro); èun profarmaco che necessita di attivazione intracellulare mediante fosforilazione da parte dell’enzimadeossicitidina chinasi. La gemcitabina ha determinato il 25%-46% di risposte nel trattamento del carcinomamammario pretrattato con antracicline e/o taxani; in prima linea la gemcitabina è stata associataprevalentemente alle antracicline oppure ad antracicline e taxani con risposte che arrivano fino al 93%.Particolarmente interessante è l’associazione tra gemcitabina e docetaxel, che si è dimostrata sinergica in vitro ed ha prodotto risposte che oscillano tra il 36% ed il 79%, nei sei studi più significativi, nella maggior parte dei quali tuttele pazienti erano già state trattate con una chemioterapia di prima linea contenente antracicline. Lacapecitabina è una nuova fluoropirimidina orale che viene convertita a farmaco attivo attraverso tre distintipassaggi metabolici. Essa attraversa la barriera intestinale ed a livello epatico viene convertita in due metaboliti, ladeossifluorocitidina e la deossifluorouridina, i quali a livello delle cellule tumorali, vengono convertiti in fluorouracile,ad opera della timidina-fosforilasi. Grazie a questo meccanismo di attivazione enzimatica, la capecitabina ètrasformata in farmaco citotossico per lo più nel tessuto neoplastico, esercitando, dunque, una tossicità selettivasulla cellula tumorale. La capecitabina ha prodotto risposte nel 20%-35% delle pazienti pretrattate con antraciclinee/o taxani ed è risultata superiore nel confronto con taxolo, in seconda linea e CMF, in prima linea metastatica.

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Sempre in prima linea metastatica sono in corso studi in cui la capecitabina è associata al docetaxel edall’epirubicina, alla vinorelbina, al taxolo.Di particolare interesse è l'associazione capecitabina/docetaxel. Nello studio di O'Shaughnessy, in cui oltre 500pazienti, per circa 2/3 pretrattate, sono state randomizzate a ricevere docetaxel alla dose di 100 mg 1° giorno odocetaxel/capecitabina, rispettivamente alle dosi di 75 mg /m2 1° giorno e di 1250 mg/m2 due volte al dì, dal 1° al14° giorno. I cicli venivano ripetuti ogni 21 giorni. L'associazione è risultata superiore sia in termini di risposte obiettive(42% verso 30%), che di tempo alla progressione (6.1 verso 4.2 mesi). Il dato più importante, però, è senz'altro quellodella sopravvivenza, che è risultata significativamente maggiore nel braccio trattato con i due farmaci (14.5 verso11.5 mesi). Si può, pertanto, ritenere che le combinazioni di docetaxel con gemcitabina o con capecitabina,rappresentino due nuove associazioni di grande importanza nel trattamento del carcinoma mammariometastatizzato sia per la loro potenziale efficacia che per la buona tollerabilità. I dati disponibili, tuttavia, nonprovengono da studi disegnati in modo da consentire una appropriata valutazione dell'efficacia di ognuna delledue combinazioni in rapporto ai criteri di selezione delle pazienti. Appare, quindi, di grande interesse uno studiomirante a valutare i meriti relativi, in termini di efficacia e tollerabilità delle due associazioni al fine di selezionare loschema più promettente per un successivo studio di fase III.Obiettivo primario: valutare l’efficacia delle due combinazioni chemioterapiche in termini di percentuale di risposte obiettiveObiettivi secondari:valutare la tossicità del trattamentovalutare il tempo alla progressione e la sopravvivenza globale

Risultati e prodotticonseguiti

In attesa di approvazione da parte del Comitato Etico dell'Istituto.

Attività previste BRACCIO A:Docetaxel 75 mg/m² in infusione e.v. di 1 ora giorno 8 dopo la gemcitabina.Gemcitabina 1000 mg/m² in infusione e.v. di 30 minuti nei giorni 1 e 8.BRACCIO B:Docetaxel 75 mg/m² in infusione e.v. di 1 ora giorno 1.Capecitabina 1250 mg/m² due volte al dì per os nei giorni 1-14.In entrambi i bracci i cicli saranno ripetuti ogni 3 settimane.Le pazienti in risposta (RC o RP) riceveranno 6-8 cicli di chemioterapia a discrezione dello sperimentatore; quellecon malattia stabile (NC) riceveranno 6 cicli di chemioterapia.La valutazione della risposta obiettiva sarà effettuata secondo i criteri RECIST (Response Evaluation Criteria In SolidTumors).Il tempo alla progressione sarà calcolato dall’inizio del trattamento alla data dell’eventuale progressione.La sopravvivenza globale verrà calcolata dall’inizio del trattamento alla morte.La tossicità sarà riportata e graduata secondo i "NCIC-Common Toxicity Criteria”.La selezione sarà basata sul “method of statistical ranking and selection theory” descritto da Simon.L'obiettivo principale sarà la valutazione dell’attività in termini di risposta obiettiva nelle pazienti. Assumendo una percentuale di risposta minima del 50%, con 36 pazienti per braccio, ci sarà una probabilità del 90% di selezionare iltrattamento che risulterà superiore all'altro con una differenza assoluta del 15% in percentuale di risposta (75%).Saranno pertanto necessarie 72 pazienti complessivamente. La durata della risposta, il tempo alla progressione e lasopravvivenza delle pazienti saranno calcolate con il metodo di Kaplan-Meier.L'analisi sarà effettuata secondo icriteri "intent to treat" su tutte le pazienti

7. Associazione di Doxorubicina liposomiale /Caelix) e Gemcitabina (Gemzar) nel trattamento del carcinomamammario avanzato. Studio di fase II.

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave doxorubicina liposomiale, gemcitabina, carcinoma mammario

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione La Doxorubicina liposomiale ha dimostrato, in uno studio randomizzato, di effere equiefficace alla doxorubicinatradizionale, ma significativamente meno tossica a livello cardiologico. Attualmente, l'indicazione di questofarmaco + la monochemioterapia è prevista in pazienti affette da carcinoma mammario metastatico, pretrattatecon antracicline e a rischio di sviluppare una cardiopatia da farmaci. La recente indicazione per il carcinomamammario ottenuta dalla gemcitabina e la scarsa tossicità di quest'ultima consentono di associare i due farmacicon un ottimo profilo di tollerabilità, peraltro già dimostrato in fase I. In questo studio verranno arruolateesclusivamente pazienti già sottoposte a terapia con antracicline e a rischio di cardiotossicità. L'obiettivo delprogetto è di valutare la tollerabilità de regime di combinazione dei due farmaci; valutare l'attività terapeuticadell'associazioe; valutare la durata della risposta al trattamento; valutare la sopravvivenza globale e la qualità divita.

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Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 14 pazienti.

Attività previste La Doxorubicina liposomiale viene somministrata alla dose di 25mg/m2 ogni 3 settimane. La gemcitabina vienesomministrata alla dse di 800 mg/m2 nei giorni 1+8 ogni 3 settimane.

8. Studio di fase II di capecitabina in combinazione con vinorelbina orale nel trattamento del cancro mammarioavanzato

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Capecitabina, vinorelbina, cancro mammario

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione La capecitabina è un nuovo farmaco antitumorale, che viene somministrato per via orale, appartenente allaclasse delle fluoropirimidine, che viene convertito nella 5'-DFUR da una nuova deaminasi localizzata nel fegato enei tessuti tumorali. L'ulteriore metabolismo a 5 fluorouracile del 5'-DFUR viene effettuato nella sede del tumore adopera della timidina fosforilasi.L'esposizione dunque dei tessuti sani al 5-Fluorouracile è pertanto ridotta al minimo. Risultati preliminari di studi conCapecitabina come agente singolo del ca mammario hanno prodotto risultati promettenti. La vinorelbina è unfarmaco attivo nel carcinoma mammario sia in prima che in seconda linea ed è dotato di una tossicità moderata.Studi in vitro ed in vivo hanno mostrato un forte sinergismo di azione tra 5-Fluorouracile e Vinorelbina. Attualmente èdisponibile la formulazione orale anche della Vinorelbina.Obiettivo del progetto è determinare il tasso di risposta (RR) della combinazione della capecitabina con lavinorelbina nel trattamento delle pazienti affette da cancro mammario avanzato precedentemente sottoposte achemioterapia con taxani più/meno antracicline. Valutare la tollerabilità di questa combinazione. Determinare iltempo alla progressione (TTP) e la sopravvivenza globale (OS).

Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 26 pazienti.

Attività previste Questo è uno studio prospettico di fase II. Verrà utilizzato il disegno a due fasi descritto da Simon e coll. (sevengono osservate almeno 3 risposte nei primi 16 pazienti, si aggiungerà il campione di 43 pazienti). Schema ditrattamento: vinorelbina 60 mg/mq/os giorni 1-8, Capecitabina 2000 mg/mq per os nei giorni 2-7-9-16. Lo schemava ripetuto ogni 3 settimane.

9. Studio randomizzato di fase II di Gemcitabina + Vinorelbina versus Gemcitabina +ERSUS Mitoxantrone comechemioterapia di prima linea nel cancro avanzato della mammella nella donna anziana

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Gemcitabina, vinorelbina, mammella

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione La Vinorelbina ed il Mitoxantrone sono tra i farmaci singoli più efficaci a meno tossici nel trattamento delcarcinoma mammario avanzato. Per questo motivo essi vengono frequentemente utilizzati nel trattamento dellepazienti anziane (>70 anni). La Gemcitabina è un farmaco molto promettente nel trattamento di questa neoplasiaed anch'esso dotato di scarsa tossicità. Studi di fase I/II hanno mostrato un buon sinergismo tra gemcitabina a

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vinorelbina o mitoxantrone nel trattamento di pazienti in stadio avanzato.Obiettivo del progetto è determinare il tasso di risposta (RR) della combinazione di gemcitabina + vinorelbina ogemcitabina + mitoxantrone nel trattamento delle pazienti anziane con cancro avanzato della mammella nonsottoposte precedentemente a chemioterapia.

Risultati e prodotticonseguiti

Studio aperto. Sono entrate in studio 38 pazienti.

Attività previste Questo è uno studio prospettico, randomizzato di fase II. Verrà utilizzato il disegno a due fasi descritto da Simon acoll. (se vengono osservate almeno 3 risposte nei primi 16 pazienti, verrà raggiunto il campione finale di 43 pazientiper braccio). Schemi di trattamento: A) Gemcitabina 1000 mg/m2 nei giorni 1 e 8 + Vinorelbina 25 mg/m2 neigiorni 1 e 8, ogni 3 settimane. B) Mitoxantrone 6#8* mg/m2 per via endovenosa il giorno 1 + gemcitabina 1,000mg/m2 per via endovenosa nei giorni 1 e 8, ogni 3 settimane. Aumento della dose* se la dose minima è bentollerata.

10. Studio sull’utilizzo di ZD1839 (IRESSA) per uso compassionevole nel trattamento del carcinoma del polmonemetastatico e del carcinoma testa-collo

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave ZD1839 (Iressa), carcinoma polmone, carcinoma testa-collo

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione Lo ZD1839 (IRESSA) è un farmaco in grado di interferire con i recettori per l'EGFR (epidermial growth factor receptor)impedendo l'attivazione della tirosinchinasi presente nella porzione intracellulare del recettore. Il blocco dellatransduzione del segnale determina un arresto della proliferazione cellulare.Obiettivo è valutare la percentuale di risposta ottenibile con l'IRESSA in pazienti affetti da NSCLC o carcinomatestacollo già in precedenza sottoposti a chemioterapia.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 86 pazienti.

Attività previste L'IRESSA viene somministrato alla dose di 250 mg/die per os. Il farmaco viene fornito gratuitamente da AstraZeneca.

11. Associazione di Cisplatino e Capecitabina in pazienti con carcinoma testa-collo. Studio di fase II

Responsabile Latorre Agnese

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Cisplatino, capecitabina, carcinoma testa-collo

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione La combinazione di Cisplatino e 5-Fluorouracile (5-FU) rappresenta il tratta-mento chemioterapico di induzionestandard per i pazienti con carcinoma squamoso della testa e del collo. La Capecitabina è una fluoropirimidinaorale che è preferenzialmente attivata a livello dei tessuti tumorali dove viene esplicata la maggiore attività legataalla timidina fosforilasi che porta alla formazione del 5-FU a partire dal suo metabolita 5'DFUR. Il Trattamento conCapecitabina induce una concentrazione di 5FU di circa 2,9 volte più alta nei tessuti neoplastici rispetto a quellisani. Inoltre, la capecitabina somministrata per via orale, consente di raggiungere una maggiore concentrazionetessutale di 5-FU rispetto alla somministrazione di quest'ultimo per via endovenosa.Obiettivo primario: valutare l’attività e la tossicità della combinazione di cisplatino e capecitabina in pazienti con

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carcinoma squamoso della testa e del collo avanzato o metastatico.Obiettivi secondari: valutare il tempo alla progressione, la durata della risposta e la sopravvivenza.

Risultati e prodotticonseguiti

Lo studio è appena partito ed è entrato in studio n.1 paziente.

Attività previste Il trattamento prevede la somministrazione di Cisplatino alla dose di 100 mg/ m² e.v. il 1° giorno e Capecitabina alladose di 2000 mg/m² per os al giorno, in due somministrazioni, per 14 giorni, ogni 21 giorni. I pazienti saranno trattatiper un massimo di 6 cicli o fino a progressione della malattia.

12. Studio di parametri bio-immunologici in pazienti affetti da carcinoma indifferenziato del rinofaringe

Responsabile Guida Michele

Ricercatori Associati A. Casamassima, A. Morelli, M. Quaranta, M. Picciariello, R. Berardino, V. Lorusso, L. Grammatica

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Bio immunologia, rinofaringe, HLA (Human Leucocyte Antigen)

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica, Laboratorio di Analisi Chimico-Cliniche, Otorinolaringoiatria

Descrizione Il carcinoma indifferenziato del rinofaringe (NPC) è una particolare entità nosologica caratterizzata da unaspecifica eziologia (virus di Epstein-Barr), da peculiari caratteristiche anatomopatologiche e da un andamentoclinico spesso aggressivo. Questa neoplasia, inoltre, ha una particolare distribuzione geografica (Cina, bacinomediterraneo) che è stata correlata alla presenza di fattori “promoting” di tipo ambientale, frequenza di infezioneda Epstein Barr virus, bassi livelli di condizioni igienico-sanitarie e l’elevata incidenza di genotipo HLA-A2.L’approfondimento di alcune problematiche immunologiche ha portato di recente a sperimentare, in questo tumore, nuovi approcci terapeutici con vaccini tumore-specifici.Sono obiettivi del progetto:Determinazione dell’HLA typing basato sullo studio in alta risoluzione dei campioni di DNA.Studio basale del titolo anticorpale anti-EBV e del carico virale mediante determinazione di EBV DNA e RNA conmetodo real-time PCR.Studio prospettico da eseguirsi durante il trattamento nelle fasi cruciali di malattia (esordio, remissione, ripresa)della titolazione EBV DNA e EBV RNA, del profilo immunologico e proteomico

Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 4 pazienti

Attività previste Lo studio sarà condotto in stretta collaborazione con la U.O. di Laboratorio di Analisi Chimico-cliniche e l’ U.O. ORL di questo Istituto al fine di reclutare tutti i pts con diagnosi di NPC indifferenziati afferenti all’ Istituto stesso. Lo studio sarà condotto in collaborazione con il centro di Immunogenetics, Department of Trasfusion Medicine del NationalInstitutes of Health di Bethesda, USA. Per lo studio 1. è previsto l’arruolamento di circa 30 pts e altrettanti familiarinon consanguinei (gruppo controllo).Per lo studio 2. è previsto l’arruolamento di 5 pts con malattia in atto ed altrettanti familiari non consanguinei (gruppo controllo).Per lo studio 3. è previsto l’arruolamento di pazienti all’esordio della patologia e nel follow up.Presso l’Istituto Oncologico di Bari saranno reclutati e selezionati i pts eleggibili; allestiti i campioni di sangue, siero, plasma e PBMCs utili alle determinazioni biologiche. Presso i laboratoridi Bethesda verranno eseguite le determinazioni dei parametri considerati.

13. Studio clinico prospettico randomizzato di fase III con Vinflunina versus Docetaxel nel trattamento del carcinomapolmonare NSCLC localmente avanzato o metastatico precedentemente trattato con platino

Responsabile Caporusso Luciana

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Vinflunina, docetaxel, NSCLC

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

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Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione La sopravvivenza globale a 5 anni dalla diagnosi dei pazienti con carcinoma polmonare si aggira intorno al 13%.Nell'ultimo decennio i buoni risultati ottenuti con l'associazuione di cisplatino (o del suo anologo carboplatino), coni nuovi farmaci quali i Taxani (paclitaxel, docetaxel), i nuovi antimetaboliti (gemcitabina), o i nuovi alcaloidi dellavinca (vinorelbina), hanno aperto la strada per valutare un eventuale impatto sulla malattia e sulla sopravvivenzada parte di un trattamento di II linea. In uno studio randomizzato è stato dimostrato un impatto favorevole sullasopravvivenza del docetaxel in monochemioterapia in III linea, confrontato con la migliore terapia di supporto.Obiettivo primario: valutare, parallelamente nei due bracci, la sopravvivenza libera dalla progressione (PFS).Obiettivo secondario: valutare la risposta alla terapia secondo i criteri RECIST, la qualità di vita, la durata dellarisposta, il tempo alla ricaduta di malattia, l'overall survival, e la tollerabilità ad entrambi i farmaci.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 2 pazienti.

Attività previste Dopo aver controllato i principali criteri di inclusione, i pazienti verranno assegnati a random a ricevere uno deiseguenti trattamenti:BRACCIO A: VINFLUNINA 320 mg/mq e.v., 1° giorno ogni 3 settimaneBRACCIO B: DOCETAXEL 75 mg/mq e.v., 1° giorno ogni 3 settimaneTutti i pazienti riceveranno la terapia in studio sino a progressione di malattia. Tutti i pazienti che durante iltrattamento in studio mostreranno una risposta completa o parziale alla terapia, o stabilità di malattiacontinueranno il trattamento sino alla progressione di malattia.

14. Studio multicentrico randomizzato di fase II per valutare attività e tollerabilità di 3 diverse combinazioni diDocetaxel e Irinotecan come terapia di linea II nel trattamento del carcinoma polmonare NSCLC ricorrente ometastatico

Responsabile Latorre Agnese

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Docetaxel, Irinotecan, carcinoma polmonare NSCLC

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione La sopravvivenza globale a 5 anni dalla diagnosi dei pazienti con carcinoma polmonare si aggira intorno al 13%.Nell’ultimo decennio i buoni risultati ottenuti con l’associazione del cisplatino (o del suo analogo carboplatino) con nuovi farmaci quali taxani (paclitaxel, docetaxel), i nuovi antimetaboliti (gemcitabina) o i nuovi alcaloidi dellavinca (vinorelbina) hanno aperto la strada per valutare un eventuale impatto sulla malattia e sulla sopravvivenzaanche da parte di un trattamento di II linea. In uno studio randomizzato è stato dimostrato un impatto favorevolesulla sopravvivenza del docetaxel in monochemioterapia in II linea, confrontato con la migliore terapia di supporto.L’irinotecan come singolo agente ha riportato, negli studi di fase II, risposte variabili tra il 15e il 34% con unasopravvivenza mediana di 6-10 mesi.Obiettivo primario:Valutare, in parallelo, l’attività e la tollerabilità dell' associazione irinotecan e docetaxel in accordo a tre diversi schemi terapeutici come trattamento di seconda linea nel carcinoma polmonare non apiccole cellule (NSCLC) ricorrente o metastatico.Obiettivo secondario: Valutare, in ciascun braccio, il tempo alla progressione, la durata della risposta e lasopravvivenza.

Risultati e prodotticonseguiti

Allo stato attuale sono stati arruolati 6 pazienti.

Attività previste I pazienti eleggibili verranno randomizzati ad uno dei tre gruppi di trattamento con irinotecan e docetaxel. Larandomizzazione sarà centralizzata; i pazienti verranno stratificati in accordo con la risposta ottenuta con iltrattamento di prima linea.Braccio A: Irinotecan 160mg/mq e.v. + Docetaxel 60mg/mq e.v. ogni 3 settimane. Braccio B: Irinotecan 80mg/mqe.v. gg 1,8, + Docetaxel 60mg/mq e.v. gg1, ogni 3 settimane.Braccio C: Irinotecan 60mg/mq e.v. gg 1,8,15,22 + Docetaxel 30mg/mq e.v. gg 1,8,15,22, ogni 6 settimane.I pazienti saranno trattati fino ad un massimo di 18 settimane (6 cicli per i bracci A e B, 3 cicli per il braccio C)oppure fino a progressione di malattia, o insorgenza di eventi avversi severi, o ritiro del consenso da parte delpaziente, e saranno seguiti per almeno 12 mesi, oppure fino alla morte, se sopraggiunge prima.

15. Pemetrexed (ALIMTA) come seconda linea in pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule instadio localmente avanzato o metastatico

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Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave ALIMTA, carcinoma polmonare, chemioterapia

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione Visti i risultati favorevoli sull’efficacia e la tollerabilità di Pemetrexed (ALIMTA) nel trattamento sia del mesotelioma pleurico maligno che nel trattamento di seconda linea del carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadiolocalmente avanzato o metastatico, ottenuti in studi condotti in America, ci si propone di estendere l’esperienza clinica con ALIMTA anche in Italia, paese in cui il farmaco non è ancora commercializzato.Obiettivo primario: valutare il profilo di sicurezza del farmaco ALIMTA, quale seconda linea di trattamento inpazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio localmente avanzato o metastatico.Obiettivo secondario: valutare la percentuale di risposta in pazienti con malattia misurabile (RECIST CRITERIA).

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Pemetrexed (ALIMTA) è un antifolato che ha dimostrato attività antitumorale in pazienti in progressione dopoiniziale risposta ad una prima linea di chemioterapia, con una buona tollerabilità e maneggevolezza. Il trattamentoprecede la somministrazione di ALIMTA alla dose di 500 mg/mq ogni 3 settimane per infusione endovenosa per 10minuti, i cicli verranno ripetuti fino a progressione di malattia, fino alla morte del paziente o per decisione dellosperimentatore o del paziente di sospendere il trattamento. La somministrazione di ALIMTA prevede: lasomministrazione per via orale di desametasone 4 mg 2 volte al giorno (il giorno prima, il giorno stesso e il giornodopo la somministrazione di ALIMTA); un supplemento vitaminico a base di acido folico (da 350 a 600 mcg),quotidianamente per os da 1 a 2 settimane prima dell’inizio del trattamento con ALIMTA e proseguire quotidianamente fino al completamento dei cicli di chemioterapia; iniezioni di vitamina B12 (1000 mcg)intramuscolo 1-2 settimane antecedenti al primo ciclo di terapia con ALIMTA e ogni 9 settimane fino alcompletamento del trattamento con chemioterapia.

16. Studio in aperto sulla sicurezza dei Alita (PREMETREXED) come farmaco singolo o in combinazione con Cisplatino oCarboplatino in pazienti con mesotelioma maligno H3E-MC-JMFL

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave ALIMTA, cisplatino, mesotelioma

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione L'Alimta è un farmaco antimetabolita che ha dimostrato di essere in grado di interferire a vari livelli con ilmetabolismo degli acidi nucleici e nella sintesi del DNA. Utilizzato come farmaco singolo o in combinazione con ilCisplatino o il Carboplatino, questo farmaco ha prodotto risultati molto interessanti in varie neoplasie, masoprattutto nel mesotelioma. Obiettivo del progetto è valutare la percentuale di risposta dell'Alimta utilizzato dasolo o in associazione al Cisplatino o al Carboplatino (la scelta se utilizzare la monochemioterapia o lapolichemioterapia viene effettuata dallo sperimantatore in rapporto ai pregressi trattamenti del paziente ed allecondizioni di performance status e funzionalità renale di quest'ultimo).

Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 17 pazienti.

Attività previste Dosaggio del farmaco: Alimta 500 mg/m² i.v. ogni 3 settimane. I pazienti assumeranno Acido folico 500 mg per osal giorno a partire da 15 giorni prima del 1° ciclo e per tutta la durata della terapia. Inoltre, ogni settimana i pazientiassumeranno vitamina B12 5000 U im. L'Alimta viene fornito gratuitamente dalla Eli Lilly.

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17. Trattamento combinato del mesotelioma plsurico in stadio T1-3 N0-2 con chemioterapia preoperatoria(cisplatino+pemetrexed) pleuropneumonectomia +/- radioterapia

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati D. Galetta, M. Di Bisceglie, F. Giuliani, G. Vinciarelli, E. Naglieri, F. Giotta

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Mesotelioma, pre-operative chemotherapy, premetrexed

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione In Italia il numero atteso di mesoteliomi maligni della pleura è di circa 1200 casi/anno con sopravvivenza medianadi 9,2 mesi. L’impiego della chirurgia con finalità radicali è stato lungamente messo in discussione.Nell’ampia casistica di Sugarbaker comprendente 183 pazienti operati tra il 1980 ed il 1987, l’impiego della pleuropneumonectomia associata a chemioterapia adiuvante (schema PAC o schema con Carboplatino etaxolo) ha prodotto una sopravvivenza del 15% a 5 anni con una mediana di 51 mesi in pazienti in stadio I diButchart modificato. La chemioterapia adiuvante riduceva la percentuale di ripresa di malattia a distanza neiconfronti di casistiche in cui l’intervento chirurgico non era seguito da chemioterapia adiuvante. La chemioterapia preoperatoria presenta potenzialmente alcuni vantaggi rispetto alla chemioterapia adiuvante: migliorecompliance, riduzione del volume tumorale a down-staging con possibilità di una più elevata percentuale diresezioni complete.In un grosso studio randomizzato che ha reclutato 456 pazienti confrontando il regime cisplatino(CDDP) e pemetrexed (MTA) verso il solo CDDP con supplementazione vitaminica si è evidenziato un vantaggiocon il regime di combinazione per quanto concerne le risposte obiettive, il tempo alla progressione lasopravvivenza mediana e la qualità di vita (Vogelzang et al 2003).Il progetto si propone la:Valutazione della fattibilità in termini di risposta e tossicità, resecabilità e risposte patologiche e mortalità/morbilitàchirurgicheValutazione della sopravvivenza globale libera da malattiaCorrelazione dei dati clinici, di diagnostica per immagine patologici e biologiciValutazione della qualità di vita

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Chemioterapia preoperatoria con CDDP e MTA per 4 cicli con supplementazione vitaminica seguita da chirurgia(laddove possibile) e successiva radioterapia post-chirurgica nei pazienti con margini e/o linfonodi interessati

18. Trattamento del carcinoma colorettale in fase avanzata con l’associazione UFT+Irinotecan. Studio clinico di fase I-II

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Advanced colorectal cancer UFT, irinotecan, phase II study

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione L’ UFT è una nuova fluoropirimidina orale in grado di incrementare l’accumulo intratumorale del 5-Fluorouracile (5-FU) e la sua attività antitumorale in modelli sperimentali. Le concentrazioni plasmatiche di 5-FU doposomministrazione orale di UFT sono simili a quelle ottenibili con dosi equimolari di 5-FU mediante infusioneendovenosa continua per cui la terapia con UFT potrebbe rappresentare una valida alternativa alla infusionecontinua di 5-FU in pazienti affetti da carcinoma colorettale in fase avanzata, anche in termini di qualità di vitadell’ ammalato.L’irinotecan è un derivato semisintetico idrosolubile della camptotecina che agisce quale inibitore della topoisomerasi I. Recentemente uno studio di fase III ha dimostrato come l’aggiunta del CPT-11 alla combinazioneacido folinico-fluorouracile determini un miglioramento statisticamente significativo della percentuale di risposte

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obiettive, della sopravvivenza mediana e del tempo alla progressione in pazienti con carcinoma colorettale in faseavanzata. La sostituzione del 5-FU con l’UFT nella combinazione con il CPT-11 non dovrebbe comportare unariduzione del potenziale terapeutico, mentre potrebbe ridurre i costi connessi alla pianificazione di un trattamentoinfusionale a base di 5-FU (ospedalizzazioni, posizionamento di accessi venosi centrali, gestione delle complicanze).Obiettivo primario: valutare la attività dell’associazione dei due farmaci utilizzati con lo studio di dose-finding inpazienti affetti da carcinoma colorettale in fase avanzata.Obiettivi secondari:valutare la tossicità della combinazione UFT-FA-CPT-11valutare il tempo mediano alla progressionevalutare la sopravivenza mediana

Risultati e prodotticonseguiti

Studio aperto. Inseriti 3 pazienti

Attività previste La prima parte dello studio è disegnata per determinare la tossicità dose-limitante, la dose massima tollerata e ladose raccomandata mediante dose-escalation alternativamente per UFT e CPT-11 mantenendo fissa la dose diacido folinico secondo il seguente schema:

Livello di dose CTP-11 (mg/m2) UFT (mg/m2) AF (mg totali)

1° 150 200 45

2° 150 250 45

3° 150 300 45

4° 180 250 45

5° 180 300 45

6° 200 300 45La seconda parte è costituita da uno studio multicentrico non-randomizzato di fase II disegnato per valutarel’attività delle dosi individuate nella prima parte dello studio. Verrà utilizzato il Simon optimal two-stage design;saranno inseriti inizialmente 17 pazienti valutabili per risposta; se si otterrano meno di 4 risposte, l’inserimento dei pazienti verrà fermato e la combinazione non sarà considerata efficace; in caso di un numero di risposte > 4,l’inserimento di pazienti avverrà fino ad un totale di 37 pazienti valutabili per risposta. La risposta verrà valutatasecondo i criteri RECIST, mentre per la tossicità verranno applicati i Common Toxicity Criteria del National CancerInstitute Canadese

19. Trattamento con UFT + Calcio folinato nel carcinoma avanzato del colon retto nei pazienti anziani “frail”. Studio clinico multicentrico di fase II.

Responsabile Galetta Domenico

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave FRAIL patients advanced colorectal cancer UFT + folinic acid, phase II study

Altri Enti coinvolti Napoli, Campobasso

Anno inizio 2003

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione II 75% dei cancri dei colon colpisce pazienti al di sopra di 75 anni di età a questi malati di solito non sonosufficientemente trattati con. terapie specifiche. I dati disponibili riferiti a pazienti anziani sono pochi a spessoestrapolati da studi concepiti per popolazioni più giovani. II fluorouracile è il farmaco più frequentemente utilizzato,sia da solo the in combinazione con altri farmaci, nella malattia avanzata anche in pazienti anziani. II trattamentodei pazienti in età geriatrica dovrebbe utilizzare farmaci più tollerabili ma the conservino una buona attivitàterapeutica comparabile con quella della infusione continua dei fluorouracile. L'UFT è una combinazione di uracilea tegafur in una concentrazione molare di 4:1, somministrabile per os. Studi di fase III hanno di confronto tra UFT +leucovorin a fluorouracile + leucovorin non hanno dimostrato vantaggi in termini di sopravvivenza, ma unasignificativa diminuzione della tossicità ed una migliore compliance da parte dei pazienti a vantaggio deitrattamento contenente UFT.Lo scopo primario dello studio è quello di valutare il trattamento con UFT + acido folinico in termini di attivitàantitumorale e tollerabilità (espressa in termini di qualità di vita) in pazienti anziani, "fragili" affetti da carcinomacolorettale in fase avanzata. Obiettivi secondari sono la valutazione della sopravvivenza globale, la valutazionedel tempo alla progressione, la valutazione della tossicità

Risultati e prodotticonseguiti

Studio aperto. Inseriti 24 pazienti

Attività previste Si tratta di uno studio multicentrico di fase II. Saranno ammessi allo studio pazienti con carcinoma colorettaleistologicamente accertato a con lesioni misurabili alo valutabili secondo i criteri RECIST, non suscettibili di intervento

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di resezione delle metastasi elo della recidiva; età compresa tra 70 a 85 anni;condizione di fragilità alovulnerabilità; assenza di un precedente trattamento chemioterapico per la fase avanzata di malattia (lachemioterapia adiuvante è consentita, purché completata almeno 6 mesi prima dell'immissione in studio). Lavalutazione della attività sarà effettuata secondo i criteri RECI-ST, mentre la gradazione della tossicità avverràsecondo i criteri della NCI Common Toxicity Criteria.

20. Xelox vs Folfox-4 nel trattamento del carcinoma colorettale avanzato non pretrattato: studio di fase IIrandomizzato del Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale (GOIM)

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati F. Giuliani, D. Galetta, F. Giotta

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Advanced colorectal cancer randomized phase II study xelox vs folfox 4

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione La combinazione tra Oxaliplatino (OHP) e Fluorouracile (FU) potenziato con acido folinico (FA) somministrati conschedula ibrida, parte in bolo e parte in infusione (schema FOLFOX-4), rappresenta uno standard di trattamento diprima linea del carcinoma colorettale avanzato. La Capecitabina (Xeloda) si e’ dimostrata piu’ attiva e meno tossica del FU+FA, con una migliore compliance da parte dei pazienti. L’associazione tra l’OHP e la Capecitabina si e’ dimostrata attiva in studi preclinici e studi di fase I hanno individuato la tossicita’ dose-limitante nella diarrea enella neuropatia e definito le dosi raccomandate per i successivi studi clinici. Considerate queste premesseabbiamo intrapreso uno studio di fase II randomizzato per valutare l’attivita’ di OHP+Capecitabina (XELOX) usando lo schema FOLFOX-4 come braccio di calibrazione.Obiettivo primario: valutare la attivita’ della combinazione OHP + Capecitabina (XELOX) nel trattamento del carcinoma colorettale avanzato non pretrattato, avendo come braccio di calibrazione quello che utilizza loschema FOLFOX-4.Obiettivi secondari: valutare la tossicita’ della combinazione; valutare la durata mediana della risposta; valutare il tempo mediano alla progressione; valutare la sopravvivenza mediana; valutare la fattibilita’ ambulatoriale di tale schema di trattamento.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Saranno inseriti in studio pazienti con diagnosi istologica di carcinoma colo-rettale non pretrattati, con malattiamisurabile, con performance status > 70 (K.fsky), di eta’ compresa tra 18-80 anni, con adeguata funzionalita’ midollare, epatica e renale, con aspettativa di vita > 3 mesi e che abbiano fornito consenso informato scritto.Lo studio è un randomizzato di fase II multicentrico con randomizzazione di 1:2 con un braccio di calibrazione nelqaule i pazienti riceveranno il classico schema FOLFOX-4 (OHP: 85 mg/mq gg 1, FA: 100 mg/mq gg 1-2, FU: 400mg/mq bolo gg 1-2, FU: 600 mg/mq infusione di 22 ore gg 1-2 ogni 2 settimane). Il braccio sperimentale (XELOX)prevede la seguente schedala: (OHP: 130 mg/mq gg 1 + Capecitabina: 2000 mg/mq in due somministrazioni al dìgg 1-14 ogni 3 settimane).La risposta sarà valutata secondo i criteri Recist e la tossicità secondo i criteri NCI.

21. Folfox4+Cetuximab in pazienti con carcinoma colorettale avanzato non pretrattati: studio multicentrico di fase IIdel Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale (GOIM)

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati E. Maiello (IRCCS S. G. Rotondo), F. Giuliani, M. Di Bisceglie

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Advanced colorectal cancer, phase II study folfox 4, cetuximab

Altri Enti coinvolti IRCCS S. G. Rotondo

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operative Oncologia Medica e Sperimentale

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coinvolte

Descrizione La combinazione tra Oxaliplatino (OHP) e Fluorouracile (FU) potenziato con acido folinico (FA) somministrati conschedula ibrida, parte in bolo e parte in infusione (schema FOLFOX4), rappresenta uno standard di trattamento diprima linea del carcinoma colorettale avanzato. Nel carcinoma colorettale il recettore per l’EGF (membro della famiglia dei fattori di crescita cellulare ad attivita’ tirosino-chinasica) e’ espresso in circa il 60-80%dei casi. IlCetuximab e’ un anticorpo chimerico diretto contro il recettore per l’EGF che ha dimostrato di possedere attivita’ antineoplastica in studi in vitro e in modelli animali di tumore trapiantato. In studi clinici il Cetuximab ha mostratoattivita’ contro una serie di tumori maligni sia quando impiegato da solo che in associazione con agentichemioterapici. Studi clinici hanno peraltro dimostrato che il Cetuximab puo’ superare la resistenza al Cpt-11.Obiettivo primario: valutare la attivita’ della combinazione Cetuximab + FOLFOX-4 in termini di percentuale dirisposte obiettive confermate in pazienti con carcinoma colorettale avanzato non pretrattato.Obiettivi secondari: valutare la tollerabilita’ della combinazione; valutare la durata mediana della risposta; valutare il tempo mediano alla progressione; valutare la sopravvivenza mediana; valutare la resecabilita’ post-trattamento di metastasi epatiche e/o polmonari; correlare l’espressione di EGFR e risposta; correlare la tossicita’ cutanea con la risposta.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Saranno inseriti in studio pazienti con diagnosi istologica di carcinoma colorettale avanzato non pretrattati, conmalattia misurabile, il cui tumore primitivo o metastatico esprima il recettore per l’EGF; con performance status > 70 (K.fsky), di eta’compresa tra 18-75 anni, con adeguata funzionalita’ midollare, epatica e renale, con aspettativa di vita > 3 mesi e che abbiano fornito consenso informato scritto.I pazienti riceveranno il trattamento con Cetuximab con cadenza settimanale alla dse iniziale di 400 mg/mq in dueore e successiva di 250 mg/mq in un’ora, mentre il trattamento chemioterapico sarà somministrato come un classico FOLFOX-4 con cadenza bisettimanale, iniziando un’ora dopo il Cetuximab, come di seguito riportato: oxaliplatino 85 mg/mq in 2 ore gg 1, FA 100 mg/mq in 2 ore insieme all’oxaliplatino gg 1-2, fU 400 mg/mq in bolo gg1-2, FU 600 mg/mq in infusione di 22 ore gg 1-2.La valutazione della risposta sarà effettuata dopo le prime otto settimane di trattamento (4 cicli di chemioterapia)secondo i criteri Recist. La tossicità verrà valutata secondo i criteri dell’NCI.

22. Xeliri vs Folfiri nel trattamento del carcinoma colorettale avanzato non pretrattato: studio di fase II randomizzatodel Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale (GOIM)

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati F. Giuliani, G. Vinciarelli, E. Naglieri

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Advanced colorectal cancer, randomized phase II study, xeliri vs folfiri

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione La combinazione tra Irinotecan (Cpt-11) e Fluorouracile (FU) potenziato con acido folinico (FA) somministrati conschedula ibrida, parte in bolo e parte in infusione (schema FOLFIRI), rappresenta uno standard di trattamento diprima linea del carcinoma colorettale avanzato. La Capecitabina (Xeloda) si e’ dimostrata piu’ attiva e meno tossica del FU+FA, con una migliore compliance da parte dei pazienti. L’associazione tra il Cpt-11 e laCapecitabina si e’ dimostrata attiva in studi preclinici e studi di fase I hanno individuato la tossicita’ dose-limitantenella diarrea e nella neutropenia e definito le dosi raccomandate per i successivi studi clinici. Considerate questepremesse abbiamo intrapreso uno studio di fase II randomizzato per valutare l’attivita’ di Cpt-11+Capecitabina(XELIRI) usando lo schema FOLFIRI come braccio di calibrazione.Obiettivo primario: valutare la attivita’ della combinazione Cpt-11 + Capeci-tabina (XELIRI) nel trattamento delcarcinoma colorettale avanzato non pretrattato, avendo come braccio di calibrazione quello che utilizza loschema FOLFIRI.Obiettivi secondari: valutare la tossicita’ della combinazione; valutare la durata mediana della risposta; valutare il tempo mediano alla progressione; valutare la sopravvivenza mediana; valutare la fattibilita’ ambulatoriale di tale schema di trattamento.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Saranno inseriti in studio pazienti con diagnosi istologica di carcinoma colorettale non pretrattati, con malattiamisurabile, con performance status > 70 (K.fsky), di eta’ compresa tra 18-80 anni, con adeguata funzionalita’ midollare, epatica e renale, con aspettativa di vita > 3 mesi e che abbiano fornito consenso informato scritto.Lo studio è un randomizzato di fase II multicentrico con randomizzazione di 1:2 con un braccio di calibrazione nelquale i pazienti riceveranno il classico schema FOLFIRI (CPT-11: 180 mg/mq gg 1, FA: 100 mg/mq gg 1-2, FU: 400mg/mq bolo 1-2, FU: 600 mg/mq infusione di 22 ore gg 1-2 ogni 2 settimane).Il braccio sperimentale (XELIRI) prevede la somministrazione dei farmaci secondo la seguente schedala (CPT-11:

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250 mg/mq gg 1 + Capecitabina: 2000 mg/mq in due somministrazioni al dì gg 1-14 ogni 3 settimane). Le dosisaranno ridotte a 200 mg/mq e 1500 mg/mq rispettivamente per i due farmaci se l’età dei pazienti sarà > 70 anni.La risposta sarà valutata secondo i criteri Recist e la tossicità secondo i criteri NCI.

23. Gemcitabina versus Gemcitabina + Cisplatino nel trattamento del carcinoma pancreatico localmente avanzato inoperabile e/o metastatico. Studio policentrico di fase III

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Locally advanced and/or metastatic pancreatic cancer, phase III tric study gemcitabina vs gemcitabina +cisplatin

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 48 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione II farmaco di riferimento net trattamento del carcinoma del pancreas esocrino inoperabile o metastatico è laGemcitabina (Gem) che ha dimostrato di poter ottenere una migliore sopravvivenza a beneficio clinico rispetto altradizionale fluorouracile (Fu) . Diversi studi sperimentali hanno cercato di migliorare i risultati ottenuti con la Gemassociando farmaci in grado dl potenziarne l'attività. Tra le varie combinazioni, quelle che ha determinato, in unostudio randomizzato, un miglioramento statisticamente significativo nella percentuale di risposte obiettive, e neltempo stesso progressioni e' l'associazione tra Cisplatino (Cddp) a Gem che ha peraltro mostrato un beneficioclinico sovrapponibile a quello ottenuto con l'impiego delta sola Gem. In tale studio si e' evidenziato anche untrend favorevole sulla sopravvivenza che non ha però raggiunto la significatività statistica.Obiettivo primario: confrontare la combinazione Cddp + Gem vs solo Gem in termini di sopravvivenza globale.Obiettivi secondari: determinazione del clinical benefit response, effetti sulla qualità di vita, tossicità; percentuale dirisposte obiettive, tempo alle progressioni, andamento dei markers tumorali (CEA, Ca 19-9).

Risultati e prodotticonseguiti

Lo studio è iniziato e al momento sono stati arruolati 146 pazienti.

Attività previste Studio clinico randomizzato dt fase III. Calcolando un errors alfa bilaterale dello 0.5%, un errors beta del 20%, conuna potenza dello studio pari all'80%, assumendo una sopravvivenza basale net braccio con la Bola Gem del 18%ad un anno a con un guadagno atteso dei 10%, sono necessari 355 events (decessi). La numerosità del campionee' di circa 400 pazienti.

24. Trattamento del carcinoma della vescica in stadio avanzato o metastatico con una schedula costituita daEpidoxorubicina e Gemcitabina derivata da esperienze su linee cellulari in vitro

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave carcinoma vescica, epidoxorubicina, gemcitabina

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione Il carcinoma della vescica è una neoplasia chemiosensibile. La Gemcitabina e la Epidoxorubicina hanno mostratodi essere attive in questa neoplasia. Inoltre, studi sperimentali in vitro (Amadori D. et al. Clinical Cancer Research, incorso di stampa) hanno dimostrato che i due farmaci utilizzati insieme possono avere un effetto sinergico. Inparticolare, è stato dimostrato su linee cellulari che la somministrazione sequenziale a distanza di un'ora dellaEpidoxorubicina seguita dalla Gemcitabina è altamente citotossica e sinergica nei confronti delle celluleneoplastiche.Obiettivo del progetto è verificare l'efficacia dell'associazione di Epidoxorubicina e Gemcitabina somministrate in

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maniera sequenziale, come suggerito dal modello sperimentale in vitro; verificare la tollerabilità di questacombinazione; il tempo alla progressione e la sopravvivenza globale.

Risultati e prodotticonseguiti

Studio non ancora attivato.

Attività previste La Epidoxorubicina verrà somministrata alla dose di 25 mg/m² nei giorni 1, 8 e 15, ogni 28 giorni. La Gemcitabinaverrà somministrata alla dose di 1000 mg/m² nei giorni 1, 8 e 15, ogni 28 giorni, esattamente un'ora dopo lasomministrazione dell'Epidoxorubicina. I pazienti non responsivi o quelli che andranno in progressione dopo unainiziale risposta verranno trattati con la chemioterpia MCV (Methotrexate, Cisplatino e Vinblastina).

25. Studio di Gemcitabina + Paclitaxel ogni 2 settimane in pazienti non pretrattati affetti da carcinoma a celluletransizionale (TCC)

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Gemcitabina, paclitaxel, carcinoma a cellule transizionale

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione L'associazione di Gemcitabina e Taxolo ha mostrato in fase II di poter ottenere una percentuale di rispostasuperiore al 40%. Lo scopo di questo studio è di confermare con una casistica più ampia, attraverso ilcoinvolgimento di numerosi centri italiani, i risultati ottenuti con il primo studio di fase II. Obiettivo del progetto èvalutare il tasso di risposta ottenibile con Gemcitabina e Paclitaxel in pazienti non pretrattati affetti da carcinoma acellule transizionali in fase avanzata o metastatica. Valutare la tollerabilità della suddetta combinazione.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 15 pazienti.

Attività previste La Gemcitabina viene somministrata alla dose di 2500 mg/m² ogni 14 giorni.Il Taxolo viene somministrato alla dose di 150 mg/² ogni 14 giorni.

26. Chemioterapia adiuvante dopo cistectomia radicale in pazienti con carcinoma transizionale della vescica adelevato rischio di recidiva. Studio nazionale multicentrico di fase III randomizzato con due combinazioniselezionate in base alla funzionalità renale: Gemcitabina/Cisplatino vs controllo e Gemcitabina/Taxolo vscontrollo.

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Chemioterapia adiuvante, cistectomia radicale, carcinoma vescica

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione Il ca della vescica costituisce la 4° causa di morte nel sesso maschile e la 9° nel sesso femminile. In Italia nel 1994sono stati osservati 17.840 nuovi casi di ca della vescica con 5.608 decessi. Al momento della diagnosi il 70/80% deipazienti presenta un ca superficiale, il 20/25% invasivo ed il 5/20% metastatico. Nei pazienti con ca muscoloinvasivo, il trattamento standard è rappresentato dalla cistectomia radicale con linfoadenectomia pelvica, ma il50% di questi pazienti sviluppa entro 2 anni una ripresa di malattia locale o a distanza.Studi recenti suggeriscono la possibilità di migliorare la DFS e la OS con un trattamento chemioterapico adiuvante.Obiettivo primario: Sopravvivenza globale, sopravvivenza libera da malattiaObiettivi secondari: Tossicità, intensità di dose, qualità di vita.

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Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Lo studio si articola in due linee di trattamento diversificato per pazienti con funzionalità renale integra e pertantosuscettibili di trattamenti con combinazioni includenti cisplatino e per pazienti con funzionalità renalecompromessa che non sono candidabili a tali trattamenti.Schemi di trattamento:A- Cisplatino 70mg/m² g 2 + gemcitabina 1000mg/m² gg1,8,15 ogni 28 giorni x 4 cicli vs controlloB- Taxolo 200 mg/m2 g 1 + gemcitabina 1000 mg/m2 gg 1,8,15 ogni 28 giorni x 4 cicli vs controllo.

27. Immunoterapia versus Immuno-chemioterapia in pazienti con carcinoma renale metastatico. Studio multicentricorandomizzato di fase III

Responsabile Guida Michele

Ricercatori Associati E. Naglieri, A. Casamassima , V. Lorusso, G. Colucci

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave Immunoterapia chemioterapia, carcinoma renale

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica, Oncologia Medica e Sperimentale, Laboratorio Analisi

Descrizione

Ancora oggi non esiste uno standard terapeutico per il carcinoma renale metastatico a causa della scarsaefficacia dei trattamenti finora impiegati. Infatti sia la chemioterapia che la immunoterapia, quando impiegatisingolarmente, sono in grado di dare risposte obiettive intorno al 10-15%. L’associazione chemio-immunoterapiasembra in grado di incrementare le risposte obiettive e la loro durata; tuttavia quali sono gli antiblastici più efficacie quale il timing più idoneo per ottimizzare l’efficacia della chemio-immunoterapia non sono ancora chiari. Recentistudi sperimentali e prime esperienze sull’uomo hanno documentato l’esistenza di un sinergismo d’azione tra 1’IL-2ed alcuni nuovi chemioterapici, in particolare: Vinorelbina e Gemcitabina.Obiettivo del progetto è valutare se l’aggiunta di Gemcitabina e Vinorelbina alla immunoterapia possa determinare unincremento dell’attività e della efficacia terapeutica della sola immunoterapia; valutare la tossicità dei due trattamenti; valutare l’impatto del trattamento sulla qualità di vita del paziente; valutare l’impatto prognostico di alcuni parametri bio-umorali ed immunologici (PCR, fibrinogeno, VES, albuminemia, LDH, linfocititotali e sottopopolazioni linfocitarie).

Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 41 pazienti di cui 21 arruolati presso l'Istituto Oncologico di Bari.

Attività previste

I pazienti verranno assegnati a random ai seguenti due bracci di trattamento:Braccio A: Gemcitabina 1200 mg/m2 ; Vinorelbina 25 mg/m2; IL-2: 4,5 Mil./die sc gg1,2,3,4 Da ripetere ogni due settimane per un totale di 12 cicli in assenza di progressione.Braccio B : IL-2 sc alle stesse dosi e timing del braccio A.E’ previsto l’arruolamento di circa 200 pazienti.

28. Studio clinico multicentrico randomizzato di fase III con chemio-immunoterapia in pazienti affetti da melanomametastatico

Responsabile Guida Michele

Ricercatori Associati

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave chemio-immunoterapia, melanoma

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 48 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

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Descrizione Il melanoma maligno metastatico (MM) rimane ancora oggi una delle neoplasie a peggiore prognosi con unasopravvivenza mediana di 6-8 mesi ed un’aspettativa di vita a 5 anni di circa il 10%; molti dei pazienti a più lunga sopravvivenza presentano ricadute cerebrali. I trattamenti antiblastici finora utilizzati si sono dimostrati scarsamenteattivi con risposte obiettivi variabili fra il 20 e il 30%. Recentemente è stato utilizzato un nuovo chemioterapico, latemozolomide, particolarmente interessante in quanto capace di attraversare la barriera ematoencefalica e diesprimere, quindi, la sa efficacia anche a livello cerebrale. La somministrazione per os, inoltre, rende tale farmacoestremamente maneggevole e con un buon profilo tossicologico. L’aggiunta alla chemioterapia di farmaci immunologici quali Interferoni o Interleukine, sembra in grado di incrementare la percentuale delle risposte e,soprattutto, la loro durata.Obiettivo principale: valutare se la sopravvivenza libera da progressione cerebrale a 12 mesi pazienti conmelanoma, trattati con temozolomide è significativamente più alta dei pazienti trattati con dacarbazina. Tutti ipazienti saranno inoltre trattati con cisplatino, IL 2 e con l’aggiunta di G-SF o GM-CSF come fattore di crescitamidollare.Obiettivi secondari: valutare l’impatto del trattamento sulla sopravvivenza complessiva. Valutare la tossicità e la qualità di vita nei due bracci di trattamento. Valutare la riposta immunologia in relazione all’uso di GM-CSF o G-CSF.

Risultati e prodotticonseguiti

Studio aperto. Sono stati inseriti 16 pazienti. Lo studio è stato emendato in quanto il GM-CSF è stato ritirato dalcommercio.

Attività previste E’ uno studio in GCP, coordinato dalla Divisione di Oncologia Medica di Padova. Disegno dello studio:Braccio A: Cisplatino 75 mg/m2 ev in un’ora, successivamente dacarbazina 800 mg/m2 ev in 30-60 minuti il giorno1, seguiti da GM-CSF 150 µg sc due volte al giorno, dal giorno 3 al 12 o G-CSF 300 µg al giorno, dal giorno 3 algiorno 12 e Interleukina (IL-2) 3 MU sc due volte al giorno, dal giorno 9 al giorno 17.Braccio B: Cisplatino 75 mg/m2 iv in un’ora il giorno 1, temozolomide 200 mg/m2 al giorno, dal giorno 1 al giorno 5, seguiti da GM-CSF 150 µg sc due volte al giorno, dal giorno 3 al giorno 12 o G-CSF 300 µg sc al giorno, dalgiorno 3 al giorno 12 e Interleukina-2 (IL-2) 3 MU sc due volte al giorno, dal giorno 9 al giorno 17.Il trattamento sarà ripetuto ogni 28 giorni in entrambi i bracci per un massimo di 6 volte, in assenza di progressionedi malattia o di una tossicità inaccettabile o del rifiuto del paziente. L’assegnazione dei pazienti al G-CSF o al GM-CSF sarà randomizzata e centralizzata presso il Centro di Coordinamento.Assumendo un periodo di arruolamento di 24 mesi, un periodo massimo di follow-up di 24 mesi e un tasso di perditadel 5%, è necessario randomizzare 142 pazienti nello studio.

29. Tubo transanale nei pazienti affetti da ca del retto trattato con terapia neoadiuvante

Responsabile Montemurro Severino

Ricercatori Associati C. Caliandro, E. Maselli, E. Ruggirei, V. Sciscio

Programma C. Chirurgia

Parole chiave Cancro rettale, tubo nocoil, terapia adiuvante

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Chirurgia Apparato Digerente

Descrizione La chirurgia del retto ampollare inferiore per patologia neoplastica nel corso degli ultimi anni ha subito importanticambiamenti grazie allo sviluppo delle tecniche”sphincter preserving” ed ai trattamenti combinati preoperatori di RT+CHT. Tali innovazioni hanno aumentato l’efficacia del trattamento chirurgico. Obiettivo principale del progetto è valutare l’affidabilità del tubo transanale “NoCoil” come dispositivo per prevenire l’insorgenza di complicanze postoperatorie(fistole e deiscenze anastomotiche) dopo proctectomia totale restaurativa con colo-anoanastomosi in pazienti già trattati con CHT e RT preoperatorie.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Saranno reclutati 20 pazienti affetti da neoplasia del retto ampollare inferiore, già trattati con terapianeoadiuvante (CHT+RT). A tutti questi pazienti sarà posizionato il tubo transanale NoCoil al termine dell’intervento chirurgico radicale. Si verificherà durante la degenza ospedaliera l’eventuale comparsa di complicanze specifiche.

30. Chirurgia citoriduttiva secondaria seguita da per fusione ipertermia intraperitoneale nel trattamento del cancroovarico

Responsabile Fanizza Giuseppe

Ricercatori Associati G. Colucci, M. Brandi, G. Falco, F. Raspagliesi (INT Milano)

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Programma C. Chirurgia

Parole chiave Ovarian cancer, intraperitoneal chemotherapy

Altri Enti coinvolti INT Milano

Anno inizio 2003

Durata 48 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Ginecologia, Oncologia Medica e Sperimentale, Senologia

Descrizione I tumori epiteliali maligni dell’ovaio sono responsabili per circa il 50% delle morti per tumori dei genitali femminili. Nel 70% dei casi la diagnosi è posta quando la malattia è già localmente avanzata (Stadio III). Il trattamentoconvenzionale (debulking chirurgico con malattia residua minima e chemioterapia sistemica di I linea) garantisceuna elevata percentuale di risposte complete cliniche, radiologiche e laboratoristiche. Tuttavia in circa il 50% deicasi si assiste a ricorrenza e/o progressione della malattia per resistenza al trattamento antiblastico primario. In casiselezionati sono prospettabili terapie di salvataggio alternative alla chemioterapia sistemica di II linea, conparticolare riferimento al trattamento chirurgico citoriduttivo secondario (CRS) e alla instillazione peritoneale dichemioterapici in condizione di ipertermia oltre al trattamento sistemico di II linea.Obiettivi PrimariValutare i vantaggi della chemioterapia intraperitoneale ipertemica nelle pazienti con cancro ovarico di III stadioe second-look macroscopio positivo in aggiunta alla CRS seguita da chemioterapia sistemica di II linea.Obiettivi SecondariValutare la sopravvivenza libera da malattia;Valutare la morbosità, la mortalità e la tossicità della terapia e la identificazione dei fattori di rischio;Valutare l’impatto della terapia sulla tossicità della chemioterapia di II linea;Identificare fattori predittivi e prognostici della risposta alla chemioipertermia.

Risultati e prodotticonseguiti

Progetto svolto per il 10% (Studio blibliografico ed impostazione del progetto). Non si è proceduto al reclutamentodei casi clinici, in quanto non è stata ancora acquisita l'attrezzatura necessaria alla per fusione.

Attività previste Trial clinico, prospettico, randomizzato, multicentrico. Sono previsti due bracci: n. 20 pazienti affette da ca ovaricoIII stadio già sottoposte a prima chirurgia e chemioterapia di I linea (carboplatino e taxolo).I braccio (n. 10 pazienti)Seconda chirurgia con riduzione di tutti gli impianti neoplastici >0.5 cm, eventuale peritonectomia parziale o totale,resezione totale o parziale di organi, anastomosi gastrointestinali e altre procedure ricostruttive.Infusione peritoneale ipertermica a 42°Cdi Cisplatino (25 mg/m2/l di perfusato) e Mitomicina C (3.3 mg/m2/l diperfusato) mediante pompa per circolazione extracorporea alla velocità media di 600 mL/min per 60 minuti.Chemioterapia di seconda linea.II braccio (n. 10 pazienti)Come sopra senza perfusione intraperitoneale.

31. Attuazione di un protocollo omogeneo di tecnica chirurgica nello svuotamento linfonodale laterocervicale

Responsabile Grammatica Luciano

Ricercatori Associati L. Fiorella (Università Bari), M. Barbara (AUSL BA4)

Programma C. Chirurgia

Parole chiave Svuotamento linfonodale, latero cervicale

Altri Enti coinvolti Università degli Studi di Bari, AUSL BA/4

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Otorinolaringoiatria

Descrizione Attualmente lo svuotamento linfonodale laterocervicale in chirurgia oncologica viene spesso eseguito nei varicentri dedicati con tecniche differenti e ciò comporta una difficile interpretazione dei risultati terapeutici raggiuntinei differenti centri soprattutto se con finalità scientifica. Pertanto, dopo aver analizzato l' attuale percorso tecnico-chirurgico adottato nei due maggiori centri di assistenza e ricerca oncolgica regionali, si evidenzieranno leeventuali diversità tecniche-metodologiche rilevate negli altri centri regionali.Il progetto si propone la definizione di un unico protocollo di tecnica chirurgica da proporre a tutti i centri regionalidi chirurgia oncologica testa-collo, in modo da rendere omogenei non solo nelle indicazioni ma anche nellatecnica i risultati raggiunti. Si prevede un arruolamento annuo di almeno 20 casi.

Risultati e prodotticonseguiti

21 pazienti sottoposti ad almeno 3 livelli di svuotamento e con un numero maggiore o uguale ad almeno 18linfonodi asportati.

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Attività previste Si prevede di effettuare in tutti i casi di patologia oncologica a cui viene posta l'indicazione allo svuotamentolatero-cervicale, in collaborazione chirurgica con l'Università di Bari, un'unica procedura tecnica predisponendo undatabase relativo ai livelli di svuotamento, alle caratteristiche cliniche e alle osservazioni intraoperatorie.Successivamente a questa fase verrà predisposto un filmato che verrà proposto a tutti i colleghi interessati che nefaranno richiesta.

32. L'accoglienza globale al paziente in chemioterapia: supporto psicologico e musicoterapica

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati

Programma D. Terapie di supporto riabilitative

Parole chiave Music therapy: psycologic support for patients underwent to chemotherapy

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Tecnologie abilitanti

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione Il paziente oncologico sottoposto a trattamento chemioterapici vive, soprattutto nelle fasi iniziali, particolarimomenti di ansia e paura legati alle fantasie sulle invasività di tali sostanze. L’ingresso in ospedale con tutti iproblemi collegati ai ritmi delle cure, alle relazioni con il personale sanitario, rappresenta una rottura repentina delnormale ritmo di vita che può accentuare tali paure, rispetto alle quali il paziente può sviluppare un senso diimpotenza, depressione e ineluttabilità. Per questo creare durante il periodo di ospedalizzazione momenti in cui ilpaziente può sentirsi ascoltato ed accolto nelle sue paure, può favorire il suo benessere psicofisico e la compliancealle cure. Sono obiettivi del progetto:Ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti chemioterapici partendo dall’ipotesi che il disagio, le tensioni somatizzate a livello corporeo, possono peggiorare i sintomi collegati al trattamento.Studiare l’integrazione tra approccio farmacologico, ed approccio psicologico nella cura al paziente oncologicoin ospedale, confrontando il gruppo sperimentale oggetto di studio, al quale sarà somministrata la triade: farmacoantiemetico + colloquio clinico + musicoterapica con un gruppo di controllo a cui sarà somministrato solo ilfarmaco antiemetico.Favorire una riarmonizzazione globale della persona attraverso l’espressione dei diversi codici comunicativi e del patrimonio espressivo della persona malata.

Risultati e prodotticonseguiti

Studio aperto. Inseriti 50 pazienti.

Attività previste Il progetto prevede la formazione di un gruppo sperimentale e di un gruppo di controlloGRUPPPO SPERIMENTALEFasi:selezione della popolazione in base alla scelta di alcuni protocolli, dell’età, del ciclo di trattamentosomministrazione di un test valutante i livello di ansia al momento dell’ingresso in ospedalecolloquio clinico rivolto all’individuazione dei fattori di crisi psicologicaintervento di musicoterapia attiva che può essere anche ripetuto a seconda dei tempi della degenza e su richiestadel pazienteQuesta modalità operativa sarà ripetuta per i sette cicli successivi sulla base dell’ipotesi che l’ansia al momento dell’ingresso in ospedale diminuirà di volta in volta consentendo anche una riduzione degli effetti collaterali dellachemioterapia.GRUPPO DI CONTROLLOselezione della popolazione in base alla scelta di alcuni protocolli, dell’età, del ciclo di trattamentosomministrazione di un test valutante il livello di ansia al momento dell’ingresso in ospedale.Il gruppo di controllo non avrà accesso né al colloquio clinico, né alla musicoterapica, ma sarà valutato solo illivello di ansia al momento dell’ingresso in ospedale nel corso dei cicli di terapia.

33. Programmazione di un trattamento riabilitativo “sandwich” nelle informazioni cordali

Responsabile Di Lauro Alessandra

Ricercatori Associati L. Grammatica, G. Achille, G. Saponaro

Programma D. Terapie di supporto riabilitative

Parole chiave Microlaringoscopia, riabilitazione foniatrica

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

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Durata 24 mesi

Tipologia Tecnologie abilitanti

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Otorinolaringoiatria

Descrizione Il trattamento riabilitativo nel programma terapeutico delle neoformazioni cordali costituisce un'esigenzainderogabile sia ai fini del recupero funzionale che per il controllo della malattia. Attualmente tale trattamentosegue abitualmente la procedura chirurgica, tuttavia sempre più di frequente si sta procedendo ad untrattamento riabilitativo a "sandwich" che appare garantire risultati migliori.Si prevede di migliorare il recuperofunzionale valutato non solo su parametri clinici ma documentato da indagini strumentali, comparando ilcampione arruolato con un gruppo a cui è stato effettuato il trattamento tradizionale.

Risultati e prodotticonseguiti

N. pazienti arruolati: cinque contro altrettanti a cui è stato applicato il trattamento tradizionale. Le difficoltàincontrate nell'attuazione di tale progetto derivano dalla mancata acquisizione del software per la spettrografia.

Attività previste I pazienti arruolati saranno sottoposti ad esame fibro e stroboscopico e a valutazione spettrografica della voce(daattuarsi tramite software tipo LING-WAWES da applicare all'apparecchio stroboscopico già in nostra dotazione) equindi ad un ciclo di circa 6 sedute logopediche preoperatorie. Quindi a distanza di circa 20 giorni dall'interventoinizieranno il programma riabilitativo completo ripetendo le valutazioni pre-operatorie effettuate. Si prevede diarruolare 40 pazienti.

34. Utilizzazione di gel di silicone autoasciugante per la prevenzione delle cicatrici ipertrofiche nelle pazientimastectomizzate e quadrantectomizzate

Responsabile Tanzarella Marina

Ricercatori Associati

Programma D. Terapie di supporto riabilitative

Parole chiave Gel silicone, ferita chirurgica, prevenzione cheloide

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Senologia

Descrizione L'esito cicatriziale di una ferita chirurgica può notevolmente differire a seconda di alcuni parametri quali: sededelle cicatrici, tempi di guarigione ed eventuali complicanze, l'utilizzo di tecniche e materiali di sutura diversi(intradermiche o punti staccati, fili intrecciati o monofilamento ecc). A parità di condizioni però si possonoosservare fenomeni di ipertrofia delle cicatrici a seconda delle caratteristiche proprie del paziente.Obiettivo èvalutare se l'utilizzo preventivo di gel di silicone autoasciugante determini una cicatrizzazione normotrofica degliesiti di mastectomia e di quadrantectomia.

Risultati e prodotticonseguiti

Allo stato attuale lo studio è stato condotto su 15 pazienti con mastectomia e ricostruzione immediata e su 6pazienti trattate con quadrantectomia (gruppo A). Il gruppo di controllo è costituito, allo stato attuale, da 10pazienti di cui 3 sottoposte a quadrantectomia e 7 con mastecomia radicale (gruppo B). Il gruppo A ha utilizzato arimozione della sutura intradermica (15° giorno post-operatorio) gel di silicone autoasciugante (2 applicazioni al dì)per 3 mesi.I controlli sono stati effettuati ad 1 mese dall'inizio dell'applicazione e ad 1 mese dal termine valutando parametriquali: ipertrofia, diastasi, iperemia, alterazioni della pigmentazione, ipersensibilità soggettiva.

Attività previste Su esiti cicatriziali di mastectomia (sia in pazienti con ricostruzione mammaria che non ricostruite) e su cicatrici daquadrantectomia, verrà applicato 2 volte al di per 2 mesi dalla rimozione di punti di sutura gel di siliconeautoasciugante. Verranno effettuati controlli al termine del periodo di applicazione, dopo 1 mese (3° post-op.) edopo 1 anno.

35. Associazione di Ecografia ad alta risoluzione ed eco color doppler per la valutazione ed il monitoraggio dellinfedema nel corso dei trattamenti drenanti

Responsabile Schittulli Francesco

Ricercatori Associati

Programma D. Terapie di supporto riabilitative

Parole chiave Linfedema, trattamento linfedema, monitoraggio, riabilitazione

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Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Senologia

Descrizione L’ecografia con ultrasuoni ha da tempo un suo ruolo nello studio dello statodi linfedema del tessuto sottocutaneoe fornisce notevoli indicazioni riguardo alla anatomia del tessuto stesso, riguardo a eventuali anomalie qualicetrosie linfatiche e a laghi linfatici, fibrosclerosi e stato interstiziale.L’unione di ecotomografo ad alta risoluzione con un modello eco-color doppler consente di ottenere, oltre aisuddetti dati morfologici molte altre informazioni aggiuntive quali la possibilità di calcolare la direzione e la velocitàdi scorrimento di un liquidi (sangue, linfa ecc) in movimento e informazioni anche quantitative sulle caratteristichedi scorrimento dei fluido in un determinato distretto preso come campione scelto normalmente dall’esaminatore.Obiettivo del nostro studio è quello di anticipare il trattamento terapeutico di linfedema all’arto superiore in donne sottoposte ad intervento chirurgico per ca. mammario, valutando di volta in volta la morfologia del tessutosottocutaneo ed interstiziale secondo una scala morfologica e nello stesso tempo guidare l’operatore del linfodrenaggio in determinati distretti ritenuti a rischio anche la stessa natura anatomica. L’associazione tra ecografia ad alta risoluzione cioè con sonde ad alta frequenza (10-15 mHz) e il modulo eco color dopplerpotrebbe essere una metodica efficace per la prevenzione e il monitoraggio del linfedema.

Risultati e prodotticonseguiti

L'ecografia ad alta risoluzione associata ad eco-doppler eseguita con sonda da 10-15 mHz, cioè sonde ad altafrequenza è una metodica rapida ed efficace per la valutazione ed il monitoraggio del linfedema nel corso deitrattamenti drenanti. Nella nostra, sia pur scarsa esperienza, è stata dimostrata una buona correlazione tra il datodell'immagine e la sintomatologia clinica, tale da suggerire una più larga utilizzazione nei programmi terpaeutici diriabilitazione.

Attività previste L’efficacia dell’associazione di ecografia ad alta risoluzione ed eco color doppler sarà valutata i un gruppo di 100 pazienti già sottoposte ad intervento chirurgico per carcinoma mammario ed operate di mastectomia radicale edi quadrantectomia con linfodemectomia bilaterale confrontandola con un altro gruppo di donne in cui laprevenzione del linfedema secondario è stata effettuata con altre metodiche quali la prevenzione di complicanzeprecoci (linforrea, linfangiti), il controllo clinico periodico, la linfoscintigrafia, le abitudini di vita e le misure igieniche,linfodrenaggio, la contenzione elastica e gli esercizi fisici.

36. Studio randomizzato di Fase III, in aperto, per valutare l'efficacia del supporto marziale endovenoso in pazientieffetti da tumore solido primitivo (mammella, polmone, colon-retto e ginicologici) in trattamento conDarbepoetinalfa per anemia correlata ala neoplasia e/o alla chemioterapia

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati M. Guida

Programma B. Chemioterapia

Parole chiave supporto marziale, Darbepoetin-alfa, anemia

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione L’alta incidenza di anemia in pazienti neoplastici, secondaria alla terapia antiblastica e/o alla neoplasia primitiva, causa spesso ritardi nella somministrazione della schedala di trattamento in conseguenza anche dello scadimentodel performance status del paziente. Da questa premessa deriva la necessità di una terapia di supporto atta aprevenire e risolvere gli stati anemici nei pazienti neoplastici. La Darbepoetina-alfa è una molecola sinteticaprodotta in laboratorio, costituita da 5 catene di carboidrati legate all’estremità N-terminale che ne garantisconoun’emivita terminale maggiore rispetto all’eitropoietine umane ricombinanti e una maggiore attività in vivo, mantenendo lo stesso meccanismo di azione e la stessa specificità per i recettori del’eritropoietina.Obiettivo primario: valutare l’efficacia del supporto con ferro endovenoso per assicurare la migliore utilizzazione di una dose standard di Darbepoetin-alfa nel trattamento dell’anemia in pazienti con tumore primitivo solido in corsodi chemioterapia che non presentino carenza o sovraccarico di ferro; valutare al termine delle 12 settimane ditrattamento il numero e la percentuale di pazienti che ottengono una risposta ematologia (con aumento diemoglobina superiore o uguale a 2 g/dl rispetto al valore basale, in assenza di trasfusioni di emazia nei precedenti28 giorni o un raggiungimento di valori di emoglobina superiori o uguali 12 g/dl. Obiettivi secondari: confrontarel’area sotto la curva dell’emoglobina (Hb AUC) nel tempo, negli intervalli tra la 1^ e la 12^ settimana e tra la 5^ ela 12̂ nei 2 bracci di trattamento; valutare l’impatto dell’utilizzo del ferro somministrato per via endovenosa sul fabbisogno trasfusionale, la sicurezza e la tollerabilità della terapia marziale in associazione con Darbepoetin-alfa el’incidenza dello sviluppo di una carenza funzionale di ferro nei due bracci.

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Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Tutti i pazienti riceveranno Darbopoetin-alfa alla dose totale di 150mcg sottocute una volta a settimana per 12settimane. In caso di mancata risposta dopo 4 settimane (aumento di Hb<1g/dl) la dose di Darbopoetin-alfa verràraddoppiata a 300 mcg sottocute a settimana fino al termine dello studio. Tale somministrazione sarà interrotta alraggiungimento dei valori di Hb superiori a 13 g/dl e ripristinata allorché il valore scenda al di sotto di 12 g/dl. Ipazienti saranno randomizzati a ricevere complesso gluconato ferrino-sodico per via endovenosa alla dose di 125mg una volta alla settimana per 6 settimane indipendentemente dal valore dell’emoglobina.

37. Nutrizione artificiale nel paziente oncologico

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati

Programma D. Terapie di supporto riabilitative

Parole chiave Artificial nutrition for neoplastic patients

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica e Sperimentale

Descrizione Nel decorso della malattia neoplastica i pazienti oncologici si presentano frequentemente malnutriti sia per effettodiretto delle alterazioni ormonali indotte dal tumore sia in conseguenza del trattamento chirurgico o medico alquale sono sottoposti. La presenza ed il grado della malnutrizione dipendono dalla sede, dal tipo e dallo stadio deltumore e spesso condizionano la sopravvivenza, l’efficacia del trattamento medico e dal trattamento radiante e ancora la morbilità e la mortalità post-chirurgica.Scopi principali della NA possono essere la prevenzione dell’ulteriore compromissione dello stato nutrizionale, il trattamento pre-operatorio della malnutrizione, la riduzione delle complicanze e della mortalità post-chirurgiche.Gli obiettivi sono valutare il grado di malnutrizione nel paziente oncologico, sia in quello sottoposto a terapiamedica sia in quello candidato a interventi chirurgici; individuare l’intervento nutrizionale enterale o parenterale più appropriato e idoneo per ciascun paziente; selezionare i pazienti candidati al trattamento di nutrizioneartificiale domiciliare; definire un protocollo di ricerca per la valutazione dell’efficacia di formule nutrizionali arricchite.

Risultati e prodotticonseguiti

Studio aperto. Inseriti 50 pazienti.

Attività previste Criteri di selezione dei pazienti: pazienti malnutriti, pz ben nutriti ma con riduzione degli introiti di almeno il 30%, pzcon KPS > 50, pz candidati a protocolli di chemioterapia molto aggressivi per i quali si può prevedere una tossicitàgastroenterica di grado III-IV, pz candidati a chirurgia maggiore.Valutazione della qualità della vita: i pazienti arruolati saranno sottoposti ad una valutazione della loro qualità divita mediante il questionario EORTC –C 30. Tale valutazione sarà successivamente ripetuta nei successivi controlliprevisti per il follow-up.Valutazione dello stato nutrizionale: i pazienti ricoverati per la prima volta nel Dipartimento di Oncologia Medica enell’Unità Operativa di Chirurgia dell’Apparato Digerente dell’Istituto Oncologico, saranno sottoposti alla seguenteroutine nutrizionale:

Valutazione antropometrica peso e altezza plica tricipitale e bicipitale del braccio plica sottoscapolare plica sovrailiaca circonferenza muscolare, area muscolare e area grassa del braccio Calcolo della spesa energetica Calcolo degli introiti alimentari

Selezione dei pazienti da sottoporre a trattamento nutrizionale enterale o parenterale in ospedale ovvero adomicilio.Sarà valutata una prima coorte di 100 pazienti mediante analisi delle schede di valutazione nutrizionale, di cui siallega copia.

38. Prevenzione del tromboembolismo venoso ed arterioso con l’Eparina a basso peso molecolare (EBPM)"Nadroparina calcica" in pazienti in trattamento chemioterapico. Studio randomizzato, placebo-controllato, indoppio-cieco, multicentrico di fase III

Responsabile Lorusso Vito

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Ricercatori Associati A. Misino

Programma D. Terapie di supporto riabilitative

Parole chiave tromboembolismo venoso, eparina, chemioterapia

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione Il tromboembolismo venoso (TEV) rappresenta la seconda causa di morbilità e mortalità nei pazienti neoplastici.Inoltre, è noto che i pazienti neoplastici rappresentano circa il 20% dei pazienti in cui viene diagnosticata unatrombosi profonda o un'embolia polmonare. L'incidenza di complicanze tromboemboliche riguardanti il distrettoarterioso in pazienti neoplastici è invece meno documentata da un punto di vista epidemiologico. Vi è una limitataevidenza in letteratura sugli effetti di una profilassi antitrombotica in pazienti neoplastici sottoposti a chemioterapia,rispetto a quanto disponibile nell'ambito della profilassi in pazienti postchirurgici. Le eparine a basso pesomolecolare (EBPM) sono ampiamente utilizzate nella prevenzione del TEV in pazienti neoplastici sottoposti adinterventi chirurgici, e nel trattamento della TVP e della embolia polmonare. Inoltre, sebbene con una minoredocumentazione rispetto all'ambito chirurgico, le EBPM si sono dimostrate efficaci nel ridurre il rischio di TEV inpazienti di interesse internistico. L'obiettivo primario di questo studio è la valutazione dell'efficacia di una EBPM, lanadroparina calcica, confrontata con placebo, nella prevenzione delle seguenti complicanze tromboembolicheclinicamente rilevanti in pazienti neoplastici in trattamento chemioterapico: trombosi venosa profonda degli artisuperiori o inferiori; embolia polmonare; infarto acuto del miocardio; stroke ischemico; tromboembolismo dellearterie periferiche; morte improvvisa di possibile origine tromboembolica.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono entrati in studio 6 pazienti.

Attività previste Lo studio prevede che il trattamento sperimentale venga applicato nel singolo paziente nel corso dellachemioterapia, e comunque per un massimo di quattro mesi. Nel caso il trattamento chemioterapico durassemeno di quattro mesi, il trattamento in studio proseguirà, dopo l'ultimo ciclo di chemioterapia, per un periodo ditempo pari a quello degli iintervalli fra i cicli di chemioterapia precedentemente eseguiti. La dose di nadroparinadi 0,4 ml è stata selezionata, fra le diverse formulazioni disponibili, sulla base della percezione clinica e delladocumentazione esistente che esprimono per essa un buon bilancio rischio/beneficio. Tale dosaggio presenta unariconosciuta efficacia ed un buon profilo di safety quando utilizzato nella prevenzione del TEV in pazienti conpatologie di interesse internistico in fase acuta. Il numero medio dei pazienti da arruolare in ciascun centro puòessere stimato in 20-25.

39. Efficacia del trattamento di eparina a basso peso molecolare (nadroparina calcica) verso la terapiaanticoagulante orale nella prevenzione secondaria del tromboembolismo venoso in pazienti con neoplasia

Responsabile Savino Eufemia

Ricercatori Associati M. Quaranta, M. Coviello, R. Marino

Programma D. Terapie di supporto riabilitative

Parole chiave nadroparina calcica, TAO, TEV

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Descrizione La terapia anticoagulante orale (TAO) a lungo termine rappresenta un caposaldo ben consolidato neltrattamento del tromboembolismo venoso (TEV) nei pazienti neoplastici, anche se il suo utilizzo, in questa categoriadi pazienti, comporta una serie di problematiche sia nella gestione terapeutica che nell'aumentata incidenza dicomplicanze trombotiche ed emorragiche. Le eparine a basso peso molecolare (EBPM) possono rappresentareuna valida ed efficace alternativa alla TAO. Studi limitati hanno dimostrato la superiorità di efficacia di alcuneEBPM (dalteparina sodica ed enoxaparina sodica), rispetto alla TAO, nel prevenire recidive trombotiche senzaaumentare il rischio emorragico.Valutare l'efficacia e la sicurezza del trattamento con EBPM (nadroparina calcica) verso la TAO nella prevenzionesecondaria del TEV in pazienti con neoplasia.

Risultati e prodotticonseguiti

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Attività previste Saranno arruolati nello studio 100 pazienti con neoplasia e TEV, randomizzati a ricevere: a) trattamento standard,cioè nadroparina calcica nella fase iniziale, seguita da TAO; o b) trattamento con nadroparina calcica sia nellafase iniziale che nei mesi successivi. Si valuterà, come outcome combinato, la comparsa di recidivetromboemboliche e di emorragie maggiori e minori in entrambi i gruppi:Dosaggio PT-INR ;Dosaggio eparinemia (metodica coagulativa anti FXa);Eco-doppler venoso degli arti inferiori

40. Valutazione dell’efficacia e tollerabilità di L-Acetilcanitina (LAC) nel prevenire o ridurre la polineuropatia indottada trattamento con Tavolo in monoterapia o in associazione ad altri farmaci neurotossici e non. Studiomulticentrico randomizzato in doppio-cieco e controllato verso placebo

Responsabile Lorusso Vito

Ricercatori Associati

Programma D. Terapie di supporto riabilitative

Parole chiave l-acetilcarnitina, polineuropatia, taxolo

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Unità Operativecoinvolte

Oncologia Medica

Descrizione Il taxolo è un farmaco antineoplastico estratto dalla corteccia del tasso, che ha dimostrato notevole attivitàantiproliferativa nei confronti di carcinomi mammari, ovarici e polmonari. L’azione antimitogena del taxolo è dose dipendente per cui il dosaggio viene determinato sulla presenza e sulla entità degli effetti collaterali. Di questi laneutropenia e la neuropatia periferica costituiscono le principali e più frequenti complicazioni che possono limitareil trattamento. Come per la neutropenia, l’ideale sarebbe utilizzare fattori trofici per ridurre la tossicità sul nervo. Studi preclinici con la L-acetilcarnitina hanno messo in evidenza come questo composto abbia la capacità distimolare la produzione Nerve Growth Factor, di intervenire sull’architettura cellulare e sulla crescita neuronale. Numerosi studi clinici hanno evidenziato l’efficacia dello stesso composto nelle neuropatie diabetiche e tossiche.Pertanto in considerazione dei risultati collegati all’utilizzo della L-acetilcarnitina si ritiene che uno studio clinico nellaneuropatia periferica distale simmetrica in corso di terapia con taxolo possa chiarire il ruolo di tale composto nelmigliorare questa condizione clinica.L’obiettivo principale dello studio è quello di valutare l’efficacia e la tollerabilità di LAC verso placebo nel prevenire o ridurre la polineuropatia periferica distale simmetrica che insorgein corso di terapia con taxolo in monochemioterapia o in associazione ad altri farmaci neurotossici e non.

Risultati e prodotticonseguiti

Studio aperto. Sono entrati in studio 8 pazienti.

Attività previste La popolazione in studio è costituita da pazienti a cui è stata diagnosticata una neoplasia da trattare con taxolo inprima linea ogni 3-4 settimane. Tutti i pazienti eleggibili per lo studio saranno randomizzati a ricevere LAC oplacebo. I pazienti riceveranno 500 mg x2/die i.m. (mattino e sera) di LAC o di placebo i 4 giorni precedenti laprima infusione di taxolo, il giorno dell’infusione stessa e ciascuno dei 10 giorni successivi. Dall’undicesimo giorno fino ad almeno 10 giorni dopo la fine del trattamento con taxolo i pazienti riceveranno 2 g/die di LAC o placeboper via orale.

41. Valutazione dell'efficacia della genesteina (isoflavone di soia-fitoestrogeno) in donne in pre-menopausa trattateper ca mammario con chirurgia, radioterapia e chemio-ormonoterapia, nelmigliorare i disturbi clinici-biochimicidella menopausa e nel ridurre l’incidenza delle recidive di malattia

Responsabile Schittulli Francesco

Ricercatori Associati A. Guido, C. D’Amico, S. Longo, G. Cellamare

Programma D. Terapie di supporto riabilitative

Parole chiave Genesteina, ormonoterapia adiuvante, ca. mammario

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

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Unità Operativecoinvolte

Senologia

Descrizione La caratteristica principale della menopausa sia naturale che chirurgica è la progressiva riduzione degliestrogeniche determina cambiamenti fisiologici nella donna con diversi disturbi quali la sudorazione notturna, ladisidratazione vaginale, l’irritabilità, il senso di affaticamento, lo stato ansioso, l’ipercolesterolemia, l’osteoporosi e i disturbi cardiovascolari. Tali problemi possono insorgere anche a seguito di terapie farmacologiche come quellache può verificarsi in donne trattate per ca mammario in età premenopausale e sottoposte a castrazionechirurgica o farmacologia. Sappiamo che esistono delle popolazioni orientali con bassa incidenza di camammario e ca dell’endometrio, ma con ciclo mestruale mediamente più lungo e nelle quali i disturbi della menopausa si presentano in una percentuale dei casi molto bassa. Queste popolazioni, quindi, non risentono delleconseguenze del calo degli estrogeni naturali in quanto la loro alimentazione è ricca di soia e di derivati. Appareevidente che la somministrazione di preparati a base di soia può svolgere un’azione di prevenzione e cura dei disturbi provocati dalla riduzione dei livelli ormonali femminili che si osserva nella menopausa.Obiettivo della sperimentazione clinica è la dimostrazione della riduzione di intensità dei sintomi della menopausain pazienti trattate per ca mammario. Altri obiettivi sono: testare l’eventuale aumento della densità ossea dello scheletro (prevenzione di eventuali fratture patologiche e ritardo o riduzione delle recidive/ metastasi ossee), infine,valutare le modificazioni dell’assetto lipidico (colesterolemia ecc).

Risultati e prodotticonseguiti

Al dicembre 2004 sono state reclutate complessivamente 208 donne in pre-menopausa (42-54 a, media 48): diqueste quasi i due terzi sono state sottoposte ad intervento chirurgico per carcinoma della mammella(mastectomia radicale, quadrantectomia, segmentectomia con o senza svuotamento ascellare) sia N- che N+ macon estrogeni/progesterone positiva. 65 donne sono sane non affette da alcuna patologia neoplastica. Il primogruppo di donne operate sono state divise in due bracci: il primo gruppo ha assunto terapia ormonaleantiestrogenica; il secondo gruppo operate di ca mammario ha assunto sia l’antiestrogeno che il derivato della Genesteina alla dose di 150 mg al giorno per un periodo in media di 2-3 anni. Da una prima valutazione a 2 annidall’inizio del progetto non si è notata alcuna differenza statisticamente significativa per quanto riguarda la ripresa di malattia tra il gruppo di donne che hanno assunto antiestrogeno+Genesteina e quello di donne che hannoassunto soltanto antiestrogeni. Dalla sperimentazione sono stati esclusi in partenza tutti i carcinomi T4. Invece, si ènotato un miglioramento sia della sintomatologia soggettiva legata all’assunzione dell’antiestrogeno come disturbivasomotori, alterazioni psicologiche e anche l’aumento di peso e l’ipertensione: non sono riscontrati differenze significative per quanto riguarda il dosaggio della minerologia ossea.

Attività previste Saranno prese in esame le pazienti sottoposte per ca mammario a trattamento chirurgico, radioterapico,chemioterapico ed ormonale e con RE/RPg positivi. Un gruppo di donne, che verrà confrontato con un altro dicontrollo, sarà trattato con 160 mg di Genesteina (isoflavone di soia-fitoestrogeni) al giorno per un periodo chevaria dai 2 ai 5 anni. Sono state reclutate per la sperimentazione 200 donne già operate di ca mammario esottoposte a terapia radante e chemioterapia alle quali è stata somministrata la genesteina alla dose di 150 mg algiorno per circa 2 anni: da una prima valutazione si può notare una riduzione degli effetti collaterali della terapiacon antiestrogeni come la ridu-zione della sintomatologia legata alla menopausa indotta. Una prima valutazionedell’efficacia che tale associazione di farmaci sarà effettuata al termine dell’anno in corso.

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LINEA 4 - Cure palliative, terapia del dolore e qualità della vitaDIRETTORE: Dott. Vittorio Mattioli

Resoconto attività 2004

ell’anno 2004 la Linea di ricerca n. 4 ha previsto l’avvio di 13 progetti di ricerca suddivisi in dueMacro Aree:psicologica e medica.

MACRO AREA PSICOLOGICAIl benessere psicologico dei pazienti è il fine ultimo che sivuole perseguire lavorando direttamente con gliinteressati come nei seguenti progetti:Progetto Gruppo di Informazione Psico Sanitario (G.I.P.S.)(Responsabile: dott. V. Mattioli)Valutazione dei fattori psicosociali nel trattamentoantalgico del paziente anziano con dolore da cancro(Responsabile: dott. V. Mattioli)formazione gruppi balint per gli operatori sanitari deldipartimento di area critica-quartiere operatorio(Responsabile: dott. V. Mattioli)Sperimentazione di un intervento di prevenzione,diagnosi e cura della sindrome da burnout pressol’ospedale oncologico di bari con la modalità dellaricerca-intervento (Responsabile: dott. A. Ursi)Corpo femminile e cancro (Responsabile: prof. F.Schittulli)Il suono della vita (Responsabile: prof. F. Schittulli)Counseling motivazionale: la malattia come risorsa(Responsabile: prof. F. Schittulli)MACRO AREA MEDICALa Macro Area Medica comprende 6 progetti suddivisi intre sottogruppi:B1 AnestesiaB2 Terapia del DoloreB3 ChirurgiaB1 Anestesia:Valutazione delle modificazioni dell’indice bispettrale (BIS) in corso di tecniche di sedoanalgesia (Responsabiledott. F. Aloè)Chirurgia senologica in anestesia locale con sedazione:analisi dei casi trattati presso l’U.O. di Senologia (Responsabile: dott. C. D’Amico)B2 Terapia del Dolore:Efficacia e tollerabilità di buprenorfina transdermica(Transtec) in pazienti con dolore cronico da cancro(Responsabile: dott. F. Aloè)B3 ChirurgiaIncidenza di linfedema nelle pazienti mastectomizzatecon ricostruzione mammaria immediata(Responsabile: dott.ssa M. Tanzarella)Qualità della vita nei pazienti neoplastici sottoposti adintervento di proctectomia restaurativa nella U.O. diChirurgia dell’Apparato Digerente (Responsabile: dott. S.Montemurro)Valutazione in tempo reale di adeguatezza terapeuticadopo termoablazione (radiofrequenza) di metastasiepatiche e di HCC utilizzando mezzi di contrastoecografici di ultima generazione e pulse inversion(seconda armonica) (Responsabile: dott. C. Gadaleta)Dei 13 progetti presentati, 4 non sono stati avviati: 3 delprof. Schittulli per mancanza di personale qualificato(Area Psicologica nn. 5,6,7), ed 1 del Dott. Aloè permancanza della strumentazione adeguata (AreaMedica, B1 Anestesia, n.1). Per questi progetti non èragionevolmente prevedibile la riproposizione per l’anno 2005.

I restanti 9 progetti sono stati avviati nel corso del 2004 everranno ripresentati per il 2005 per il completamento deidati.L’interesse primario che è emerso dai vari studi, indipendentemente dall’area di collocazione, è risultatorivolto allo studio ed al miglioramento della Qualità diVita dei Pazienti, definita come il livello di benessere,reale e percepito, rispetto a quello ideale o desideratorelativo ad una condizione specifica.Altrettanto interessante è risultata l’esplorazione della Qualità di Vita degli Operatori che, soprattutto in unastruttura oncologica, necessitano di una condizione dilavoro ottimale e di una costante sorveglianza al fine diprevenire situazioni di stress tali da sfociare in una vera epropria sindrome da burnout.QUALITÀ DELLA VITA DEI PAZIENTIIl benessere psicologico dei pazienti è il fine ultimo che sivuole perseguire lavorando direttamente con gliinteressati come nei seguenti progetti, che riguardanodiversi ambiti, dall’informazione resa ai pazienti, attraverso l’uso di depliant ed opuscoli informativi, con:PROGETTO GRUPPO DI INFORMAZIONE PSICO SANITARIO(G.I.P.S.), finalizzato a controllare gli stati ansiosi generatidal "non sapere" ciò che accadrà nel percorso malattia-terapia, o sostenuta da pregiudizi. Il gruppo coordinatodalla psicologa del Dipartimento di Area Critica, (dott.ssaR. Montanaro) ha approntato nel corso dell’anno un opuscolo informativo relativo alle metodicheterapeutiche della Radiologia Interventistica(dall’agobiopsia alla Termoablazione polmonare edepatica) ed uno relativo alle metodicheanestesiologiche a cui possono essere sottoposti ipazienti; entrambi sono in supervisione da parte delComitato del Dipartimento. Inoltre il progetto prevede laverifica attraverso un questionario della soddisfazionedegli utenti relativamente al periodo di ricovero.Per l’anno 2005 verrà completato il progetto attraverso la distribuzione degli opuscoli informativi ai pazienti almomento del loro ingresso in reparto e la verifica conquestionario del livello di soddisfazione relativa al periododi ricovero, così come già avviene per la Cartadell’Accoglienza. Responsabile del progetto: Dott. V. Mattioli.VALUTAZIONE DEI FATTORI PSICOSOCIALI NELTRATTAMENTO ANTALGICO DEL PAZIENTE ANZIANO CONDOLORE DA CANCROLo studio si è posto l’obiettivo di individuare se vi siainfluenza dello stato psicosociale nella sintomatologiaalgica del paziente anziano affetto da cancro. Ilrazionale muove dalla considerazione che al pari dialcune caratteristiche proprie del paziente anziano, qualile variazioni del metabolismo generale, la disugualerisposta ai farmaci, la presenza di patologie pregresse, ildecadimento organico delle funzioni vitali, anche lasolitudine, l’isolamento sociale e la depressionepotrebbero influenzare sensibilmente la sintomatologiadolorosa e, conseguentemente, i piani di trattamentoantalgico.Tutti i pazienti (n.40) arruolati quest’anno, sono stati edotti sulla metodologia e gli scopi della ricerca,acconsentendo a partecipare allo studio. I pazienti sonostati sottoposti a test autovalutativi (VAS, MAC, GDS,HAD, BPI, EORTC) e ad un’intervista semistrutturata sulla

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valutazione dei fattori psicosociali e sul livello di invaliditàcausato dal dolore dato dalla malattia neoplastica. Iquestionari impiegati sono stati quelli atti a rilevare oltreai fattori psico-sociali, quali lo stato civile e la qualità divita (EORTC QLQ-C30, Quality of Life); gli aspettipsicologici: le caratteristiche di personalità, la sensibilitàall’ansia (HAD, Hospital Anxiety and Depression Scale), ilgrado di depressione nel paziente anziano (GDS,Geriatric Depression Scale), l’atteggiamento prevalente, o stile di coping, adottato dal paziente nei confrontidella malattia (MAC, Mental Adjustment to CancerScale); la percezione del dolore neoplastico (VAS, VisualAnalitic Scale e BPI, Brief Pain Inventory) e il livello diinvalidità da esso causato (ECOG e BPI).La ricerca è tuttora in svolgimento ed interessa ilDipartimento di Area Critica e Quartiere Operatorio,(Unità Operativa di Radiologia Interventistica eAmbulatorio di Terapia del dolore); il Dipartimento diOncologia Medica Sperimentale (Unità Operativa diOncologia Medica e Unità Operativa di OncologiaMedica Sperimentale).Nel corso del 2004 sono stati arruolati 40 pazienti el’obiettivo finale dello studio è di raggiungere per il 2005 ilnumero prefissato di 80. Responsabile del progetto: Dott.V. Mattioli.Anche nell’ambito della Terapia del Dolore si è cercato di migliorare la Qualità di Vita dei pazienti con l’impiego di potente analgesico (Buprenorfina) attraverso la via disomministrazione transdermica (cerotto) che migliora lacompliance del paziente alla terapia; questo è l’intento dello studio:EFFICACIA E TOLLERABILITÀ DI BUPRENORFINATRANSDERMICA (TRANSTEC) IN PAZIENTI CON DOLORECRONICO DA CANCROQuesto progetto è stato attivato solo nella secondametà del 2004 a causa del ritardo nella fornitura delfarmaco in oggetto.Al momento attuale sono stati arruolati 10 pazienti, il cuirelativo monitoraggio è completato. Sono inelaborazione i dati di efficacia clinica del farmaco e lavalutazione dell’incidenza degli effetti collaterali, nel piùampio rapporto rischio/beneficio.Per il corrente anno si intende di arruolare circa 20pazienti complessivi per poter ricavare i primi dati parziali.Di massima il termine dello studio è previsto entro il 2006.Responsabile del progetto: Dott. F. Aloè.Nell’ambito della Chirurgia sono 3 i progetti avviati nel 2004 nelle seguenti UU.OO.:U.O. di Senologia ChirurgicaINCIDENZA DI LINFEDEMA NELLE PAZIENTIMASTECTOMIZZATE CON RICOSTRUZIONE MAMMARIAIMMEDIATANel corso del 2004 sono stati raccolti dati relativi a 20pazienti con mastectomia e ricostruzione e 12 pazienticon semplice mastectomia. Responsabile del progetto:Dott.ssa M.S. Tanzarella.CHIRURGIA SENOLOGICA IN ANESTESIA LOCALE CONSEDAZIONE: ANALISI DEI CASI TRATTATI PRESSO L’U.O. DI SENOLOGIAAllo stato attuale sono stati reclutati 200 pazienti affetteda varie patologie senologiche, dal fibroadenoma dicisti giovanili fino al carcinoma in età avanzata conpatologie collaterali che non possono essere sottopostead intervento in anestesia generale.I primi risultati riguardanti il problema costo beneficio è digran lungo superiore alle attese. Le pazienti sopportanobene l’anestesia locale con sedazione che ci permettenello stesso tempo una riduzione del costo di degenza e

nello stesso tempo una riduzione di eventualicomplicanze post intervento in anestesia generale.La possibilità di realizzare interventi chirurgici in anestesialocale con sedazione ha migliorato l'appropriatezza deiricoveri in quanto molti interventi dal ricovero ordinariosono passati al ricovero in day-surgery. Gli interventi inanestesia locale con sedazione nel 2003 sono stati 352 enel 2004 sono stati 456. Di questi interventi circa l'85%sono stati realizzati in regime di day-surgery migliorandosensibilmente l’appropriatezza dei ricoveri. Responsabiledel progetto: Dott. C. D’Amico.U.O. di Chirurgia dell’Apparato DigerenteQUALITÀ DELLA VITA NEI PAZIENTI NEOPLASTICISOTTOPOSTI AD INTERVENTO DI PROCTECTOMIARESTAURATIVA NELLA U.O. DI CHIRURGIA DELL’APPARATO DIGERENTEQuesta ricerca è stata avviata per valutare lacontinenza dei pazienti sottoposti a proctectomierestaurative dopo 1-3 mesi dall’intervento, al fine di indagare le ricadute sulla qualità di vita nel periodo postoperatorio.Nel corso dell’anno sono stati arruolati 28 pazienti sottoposti ad intervento di proctectomia restaurativa chevengono regolarmente sottoposti a follow-upambulatoriale.L’elaborazione dei dati e l’ulteriore arruolamento di casi continuerà nel corso del 2005. Responsabile del progetto:Dott. S. Montemurro.U.O. di Radiologia InterventisticaVALUTAZIONE IN TEMPO REALE DI ADEGUATEZZATERAPEUTICA DOPO TERMOABLAZIONE(RADIOFREQUENZA) DI METASTASI EPATICHE E DI HCCUTILIZZANDO MEZZI DI CONTRASTO ECOGRAFICI DI ULTIMAGENERAZIONE E PULSE INVERSION (SECONDAARMONICA).L’introduzione dei mezzi di contrasto ecografici, costituiti da microbolle di gas, di dimensioni troppo piccole peressere intrappolate nel letto capillare masufficientemente grandi per amplificare il riflesso causatodal flusso sanguigno, ha consentito di miglioraresensibilmente l’accuratezza nella valutazione di lesioni epatiche con differente vascolarità.Ciò è reso attuabile grazie alla sensibilità della tecnicache oggi sembra comparabile all’indagine radiologica mediante TAC e RMN con mezzo di contrasto (m.d.c.);inoltre, un ulteriore vantaggio offerto dall’ecografia con m.d.c. è quello di consentire un completamento dellatermoablazione nell’arco della stessa seduta, nel caso in cui venga evidenziata una zona vitale residuanell’ambito del nodulo neoplastico sottoposto al trattamento, con evidente vantaggio in termini diefficacia della procedura. Fino ad oggi sono stati inseritinello studio 5 pazienti, dei quali due affetti da metastasiepatiche (rispettivamente da carcinoma del colon-rettoe da GIST), e tre affetti da epatocarcinoma.Nel 2005 continuerà l’arruolamento dei pazienti e verrà avviata la comparazione dei dati con le altre metodiched’imaging radiologica. Sarà inoltre studiata la ricaduta inefficacia sull’abbreviazione del percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti arruolati nello studio.Responsabile del progetto: Dott. C. Gadaleta.QUALITA’ DELLA VITA DEGLI OPERATORIGli studi aventi come obiettivo lo studio Qualità di Vitadegli Operatori (Macro Area Psiclogica, nn. 3, 4) hannoaffrontato con metodiche differenti il problema legatoalla condizione ambientale di lavoro ed al rischioburnout, a cui può essere esposto chi fornisce assistenza.

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FORMAZIONE GRUPPI BALINT PER GLI OPERATORI SANITARIDEL DIPARTIMENTO DI AREA CRITICA-QUARTIEREOPERATORIOGli obiettivi posti alla base di questa ricerca sono stati 2:prevenire il burnout degli operatori e migliorare larelazione operatore-paziente, partendo dal presuppostoche migliorando la relazione miglioriamo anche il livellodi qualità della vita del paziente stesso, anche terminale;fornire competenze psiconcologiche alle diverse figureprofessionali impegnate attorno al letto del malatooncologico. Per raggiungere questo punto bisognapartire dalle considerazioni individuali sulla salute, sullamalattia, sull'atteggiamento di malattia, sulla vita e sullamorte non trascurando la percezione, estremamentesoggettiva, del dolore.Il progetto, tuttora in fase di sviluppo, è stato condotto incollaborazione con i medici di reparto della RadiologiaInterventistica, ed ha visto la realizzazione del "gruppoBalint", un gruppo terapeutico guidato dalla psicologadel Dipartimento di Area Critica, dott.ssa Montanaro.Il gruppo, costituito dagli operatori del reparto diRadiologia Interventistica, nel corso del 2004 si è riunitocon cadenza quindicinale, nelle ore a cavallo dei turnimattino/pomeriggio, impiegando strategie di "role-playing" per agevolare un contatto empatico colpaziente.L’ obiettivo di questo intervento è stato, principalmente, quello di prevenire il burnout degli operatori e migliorarela relazione operatore-paziente, partendo dalpresupposto che migliorando la relazione miglioriamoanche il livello di qualità della vita del paziente stesso,anche terminale.Un altro obiettivo è stato quello di fornire competenzepsiconcologiche alle diverse figure professionaliimpegnate attorno al letto del malato oncologico. Perraggiungere questo punto è stato necessario partiredalle considerazioni individuali sulla salute, sulla malattia,sull'atteggiamento di malattia, sulla vita e sulla morte nontrascurando la percezione, estremamente soggettiva,del dolore.Per l’anno 2005 s’intende continuare con questainiziativa ed esportarla negli altri Dipartimenti.Responsabile del progetto: Dott. V. Mattioli.SPERIMENTAZIONE DI UN INTERVENTO DI PREVENZIONE,DIAGNOSI E CURA DELLA SINDROME DA BURNOUT PRESSOL’OSPEDALE ONCOLOGICO DI BARI CON LA MODALITA’ DELLA RICERCA-INTERVENTOLa fase iniziale di questa ricerca-intervento è statacondotta secondo tre linee:presentazione e divulgazione del progetto;organizzazione del gruppo degli sperimentatori;rivisitazione della letteratura con aggiornamentobibliografico in termini di sindrome di burnout in ambitosanitario.Il progetto è stato illustrato ai Direttori dei Dipartimenticon colloqui individuali, finalizzati alla presentazione dellamodalità della ricerca-intervento.L’organizzazione degli sperimentatori è stata assicuratamediante la loro suddivisione in sottogruppi, ognuno conobiettivi specifici mirati ad effettuare indagini sullo statodi salute, ad individuare interventi sperimentali diprevenzione, monitoraggio e cura del Burnout ed allaelaborazione di una pubblicazione finale.Nel primo trimestre del 2005 si prevede che glisperimentatori provvedano alla somministrazione del MBI(Maslach Burnout Inventory). Responsabile del progetto:Dott. A. Ursi.

Programma 2005

ell’ottica della patient centred medicine laQualità della Vita sta diventando oggetto dicrescente attenzione nelle decisioni che

riguardano la salute che, così come attualmente èdefinita dall'OMS, non si limita alla valutazione dello statodi assenza di malattia, ma estende il suo assiomaconcettuale allo stato di benessere psicologico,integrando quindi nella definizione aspetti fino a pocotempo fa non valutati quali le relazioni interpersonali,l'autostima, il senso di soddisfazione e di efficacia.Nel percorso assistenziale teso ad assicurare la Qualitàdella Vita, specie nel paziente neoplastico, tappedecisive sono rappresentate dal:riconoscimento e trattamento delle sindromi dolorose,spesso così intimamente embricate al vissuto psico-affettivo del paziente e alla sua capacità reattiva, dasfociare in quadri di sofferenza, meglio conosciuta comedolore totale;cura attiva, globale e interdisciplinare dei pazienti la cuimalattia non risponde ai trattamenti specifici e di cui lamorte è diretta conseguenza;riabilitazione e terapie di supporto che oggicomprendono metodiche di esecuzione sempre piùnumerose ed efficaci.La Terapia del Dolore, le Cure Palliative e la RiabilitazionePsico-Fisica rappresentano quindi tappe importanti neldecorso clinico, spesso irreversibile, della malattianeoplastica ed esprimono in modo chiaro edinequivocabile la transizione dalla cura della malattiaall’assistenza della persona ammalata secondo il concetto anglosassone espresso dalla distinzione deitermini to cure e to care.Ma la Qualità della Vita riguarda anche i fautori delpercorso assistenziale, cioè tutti gli Operatori Sanitari. Perloro, presupposto irrinunciabile per una prestazioneefficiente ed efficace è la possibilità di operare nellacondizione ideale di un ambiente di lavoro sereno emotivante, con l’obiettivo sia di migliorare le performances assistenziali sia di prevenire situazioni distress tali da sfociare in una vera e propria sindrome diburnout.Il termine burnout è diventato ormai di uso comune edilagante negli ambienti lavorativi dei Paesi Occidentalia tecnologia avanzata. Spesso il posto di lavoro è unambiente freddo, talvolta, ostile, esigente in termini siaeconomici sia psicologici. Tale sindrome ha maggioreprobabilità di svilupparsi quando si evidenzia una gravediscrepanza tra natura del lavoro e natura della personache svolge quel lavoro.Nei contesti lavorativi, sempre più frequentemente, esisteuna predominanza dei valori economici su quelli umani,con la conseguente tendenza a trasformare i lavoratoriin splendide macchine super efficienti alle quali chiedereperformances sempre più elevate. Sono queste lepremesse che hanno portato ad analizzare le dinamicheall’interno del nostro Istituto con l’obiettivo di prevenire situazioni di stress prima che si possano cronicizzare.La presente linea prevede, per l’anno 2005, 12 progetti di ricerca, di cui 6 già avviati nel 2004, e 6 presentati exnovo. Questi progetti sono stati suddivisi secondo ilsettore d’interesse nelle seguenti Macro Aree:PSICONCOLOGIA: 7 progettiCHIRURGIA: 2 progettiTERAPIA DEL DOLORE: 1 progettoRIABILITAZIONE: 2 progetti

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PSICONCOLOGIA: sono presenti 7 progetti di ricerca dicui 4 hanno come fine comune la valutazione ed ilmiglioramento della qualità di vita dei pazienti e 3 di chi liassiste.CHIRURGIA: sono presenti 2 progetti che riguardanol’innovazione sia tecnica sia tecnologica con la valutazione di tecniche restaurative, nella terapia delcancro del retto, e sostitutive, con l’applicazione di sistemi impiantabili per il trattamento del diabete postpancreasectomia per ca del pancreas.TERAPIA DEL DOLORE: viene presentato 1 progetto per lavalutazione della tollerabilità e dell’efficacia della

buprenorfina in formulazione transdermica neltrattamento del dolore da cancro. Il disegno progettualeè quello specifico per lo studio clinico di una nuovaspecialità farmaceutica, con graduazione metodologicadegli endpoint di valutazione.RIABILITAZIONE: sono presenti 2 progetti molto attuali erelativi rispettivamente all’impiego della musicoterapicacome supporto riabilitativo nelle pazientimastectomizzate e della valutazione spettrografiacomputerizzata per migliorare il programma riabilitativo deipazienti con paralisi laringea.

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1. Indagine sulla fatigue in correlazione con i livelli di emoglobina e la presenza di ansia e depressione nei pazientioncologici

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati

Programma A. Psiconcologia

Parole chiave Anemia, fatigue, anxiety in neoplastic patients

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La fatigue cancro correlata è un problema molto comune nei pazienti oncologici indipendentemente dallo stadiodella malattia e dal tipo di trattamento i corso. E’ una sindrome multidimensionale, che coinvolge aspetti fisici e siinterrala fortemente con problematiche psicologiche del soggetto, in un rapporto di reciproca causalità. L’anemia è presente in oltre il 70% dei casi di fatigue e quest’ultima sembra correlare significativamente con i livelli diemoglobina presenti. E’ inoltre, uno dei problemi maggiormente lamentati dai pazienti anche perché interferisce con gli aspetti sani della loro vita quali, ad esempio, i rapporti sociali, i loro hobby ed interessi, l’attività sessuale. E’ proprio in questo senso che i problemi fisici e psicologici trovano la loro più stretta interrelazione. Ai pazienti inoltrespesso manca l’informazione riguardo al fatto che a fatigue è uno degli effetti collaterali più insidiosi della malattia edei trattamenti.Obiettivo di questo studio è, principalmente, indagare il livello di fatigue cancro correlata nei pazienti afferenti allanostra Unità Operativa, in rapporto con i livelli di emoglobina presenti e di ansia e/o depressione, per stabilireun’eventuale correlazione tra questi aspetti. Un obiettivo secondario è quello di informare i pazienti sul fatto che la fatigue è un problema ampiamente diffuso nella popolazione oncologica e può essere transitorio. Questainformazione contribuisce ad aumentare il senso di controllo e può così ridurre l’ansia legata alla paura che tale condizione sia immutabile.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Tale studio sarà condotto somministrando ai pazienti la scala FACT (Functional Assessmente of Cancer Therapy) nelledue sottoscale fatigue e anemia, e la scala HAD (Hospital Anxiety and Depression) Sono entrambi strumenti valicatia livello italiano e internazionale e molto diffusi in ambito oncologico, sono strumenti poco invasivi e bene accettatidai pazienti perché utilizzati come spunto per parlare di sé. Saranno valutati tutti i pazienti afferenti all’U.O. per sei mesi dall’inizio dello studio indipendentemente dallo stadio della malattia e dal tipo di trattamento in corso: tali dati saranno comunque raccolti, insieme ai dati anagrafici, e utilizzati per condurre analisi di tipo correlazionale. I livelli diemoglobina saranno controllati in occasione della routinaria somministrazione della chemioterapia o in occasionedelle visite di controllo. I test saranno somministrati dalla psicologa, dr.ssa F. Romito, in un ambiente a parte qualora ilpaziente non possa essere solo nella stanza.I dati saranno poi analizzati utilizzando il pacchetto statistico SPSS (Statistica Package for Social Science).

2. Formazione Gruppi Balint per gli operatori dei reparti di degenza

Responsabile Mattioli Vittorio

Ricercatori Associati

Programma A. Psiconcologia

Parole chiave Role-playing, Psiconcologia, Relazione di aiuto

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Il "gruppo Balint" è un gruppo terapeutico guidato da un esperto e costituito da un insieme di operatori che siriuniscono per discutere delle problematiche emergenti dal proprio lavoro attraverso la discussione di casi clinici.Oltre ad essere d'aiuto per l'attività terapeutica in sè, ha un'azione preventiva sulla sindrome del burnout attraversovari fattori: l'attenzione posta sulla relazione in generale e su quella operatore-paziente in particolare; l'effettogratificante prodotto dal sostegno del gruppo sotto forma di consigli, rassicurazioni e altre indicazioni specificheper la risoluzione attiva dei casi; la preparazione all'esperienza emotiva col paziente attraverso l'apprendimentodiretto di tutte quelle informazioni verbali e non verbali che sono presenti nel rapporto operatore-paziente e infinela discussione di tutte le problematiche specifiche del lavoro assistenziale compresi i rapporti coi colleghi, coisuperiori e con l'amministrazione.Obiettivo di questo intervento è, principalmente, prevenire il burnout degli operatori e migliorare la relazione

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operatore-paziente, partendo dal presupposto che migliorando la relazione miglioriamo anche il livello di qualitàdella vita del paziente stesso, anche terminale. Un altro obiettivo è quello di fornire competenze psiconcologichealle diverse figure professionali impegnate attorno al letto del malato oncologico. Per raggiungere questo puntobisogna partire dalle considerazioni individuali sulla salute, sulla malattia, sull'atteggiamento di malattia, sulla vita esulla morte non trascurando la percezione, estremamente soggettiva, del dolore. Perciò il lavoro è molto profondo,perché coinvolge in prima persona gli operatori, ma tutto questo parte dal vissuto del paziente, e da ciò chescatena negli operatori, non dimenticando che non si tratta di una terapia di gruppo tout court.

Risultati e prodotticonseguiti

Il progetto è tuttora in fase di sviluppo. Viene condotto in collaborazione con i medici di reparto della RadiologiaInterventistica, dott.ssa Catino, dott. Ra-nieri, dott. Gadaleta, i caposala sig.ra Bradascio e sig. Cilifrese; ha visto larealizzazione del "gruppo Balint", un gruppo terapeutico guidato dalla psicologa del Dipartimento di Area Critica,dott.ssa Montanaro. Per l’anno 2005 s’intende continuare con questa iniziativa ed esportarla negli altri Dipartimenti.

Attività previste Il "gruppo Balint" ha una cadenza quindicinale, possibilmente, nelle ore a cavallo dei turni mattino/pomeriggio. Siutilizzano strategie di "role-playing" per agevolare un contatto empatico col paziente. Per verificare l'utilità e lasoddisfazione del personale si utilizzeranno schede di gradimento compilate dagli stessi partecipanti in modoanonimo, favorendo così anche la discussione di temi non di facile gestione, quali la relazione con i familiari deipazienti, il dolore, la morte del paziente stesso.

3. Progetto Gruppo di informazione Psico Sanitario (G.I.P.S.)

Responsabile Mattioli Vittorio

Ricercatori Associati

Programma A. Psiconcologia

Parole chiave Informazione, Educazione, Percorso Terapeutico

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse Descrittiva a fini conoscitivi

Descrizione Il Gruppo di Informazione è uno strumento utile ai pazienti che sono in corso di trattamento o in attesa di un iterchirurgico. Sarà costituito da pazienti ricoverati, in day hospital ed ex pazienti già trattati con le varietecniche(termoablazione, radiofrequenza o chirurgia ablativa). Il gruppo sarà coordinati dal personaleinfermieristico, anche per facilitare il libero scambio di opinioni e domande relative all'argomento, e saràsupervisionato dalla psicologa del reparto di Radiologia Interventistica.L'obiettivo del Gruppo di Informazione è di tipo educativo: dare, appunto, un'informazione "corretta" (menodistorta possibile), aiutando i pazienti a sedare l'ansia provocata dal "non sapere" (dal "non detto") con precisioneciò che accadrà durante e dopo l'intervento. Il modo di trasmettere queste informazioni (sia verbali sia cartacee)è un compito di tipo psicologico, e per questo motivo che sarà utile la supervisione della psicologa.

Risultati e prodotticonseguiti

Per l’anno 2005 si conta di distribuire gliopuscoli informativi ai pazienti al momento del loro ingresso in reparto, cosìcome già avviene per la Carta dell’Accoglienza.

Attività previste Il progetto è in fase di realizzazione: è stato approntato un opuscolo informativo relativo alle metodicheterapeutiche della Radiologia Interventistica (dall’agobiopsia alla Termoablazione polmonare ed epatica); ed uno relativo alle metodiche anestesiologiche a cui possono essere sottoposti i pazienti; entrambi sono in supervisione daparte del Comitato del Dipartimento. Inoltre il progetto prevede la verifica attraverso un questionario dellasoddisfazione degli utenti relativamente al periodo di ricovero.

4. Valutazione dei fattori psicosociali nel trattamento antalgico del paziente anziano con dolore da cancro

Responsabile Mattioli Vittorio

Ricercatori Associati Aloè F, Canniello E, Armenise F, Montanaro R

Programma A. Psiconcologia

Parole chiave Dolore Totale, Anziano, Affettività, Ansia, Depressione, Fatigue

Altri Enti coinvolti Università di Bari

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse Terapeutica/Quality of life

Descrizione L’aumento nel nostro Paese dell’età media e l’incremento delle patologie d’interesse oncologico presentano in modo sempre più urgente all’attenzione del terapista del dolore le problematiche connesse al trattamento

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antalgico di pazienti anziani affetti da cancro. Nell’esame clinico di tali pazienti vengono studiate l’etiologia, la tipologia e la topografia della manifestazione algica, mentre spesso viene trascurata la valutazione del contestopsicosociale. Pur mancando una sistematica informazione al riguardo, è possibile che nel paziente anziano taleapproccio possa rivestire un ruolo importante nel pianificare il trattamento del dolore di natura neoplastica.Obiettivo della ricerca è individuare se vi sia influenza dello stato psicosociale nella sintomatologia algica delpaziente anziano affetto da cancro. In particolare si cercherà di accertare se i fattori psico-sociali possano influiredeterminando un aumento della sindrome dolorosa. Infatti al pari di alcune caratteristiche proprie del pazienteanziano quali le variazioni del metabolismo generale, la disuguale risposta ai farmaci, la presenza di patologiepregresse, il decadimento organico delle funzioni vitali, anche la solitudine, l’isolamento sociale e la depressione potrebbero influenzare sensibilmente la sintomatologia dolorosa e, conseguentemente, i piani di trattamentoantalgico.

Risultati e prodotticonseguiti

Tutti i pazienti (n.40) arruolati quest’anno, sono stati edotti sulla metodologia e gli scopi della ricerca, acconsentendo di partecipare allo studio. La ricerca è in svolgimento all’interno dell’Ospedale Oncologico di Bari, interessando il Dipartimento di Area Critica e Quartiere Operatorio, (Unità Operativa di Radiologia Interventistica eAmbulatorio di Terapia del dolore); il Dipartimento di Oncologia Medica Sperimentale (Unità Operativa diOncologia Medica e Unità Operativa di Oncologia Medica Sperimentale).Per l’anno 2005 il nostro obiettivo è quello di raggiungere l’arruolamento di 80 pazienti complessivi come è previsto dal progetto.

Attività previste Un campione totale di 80 pazienti ambosesso oltre i 65 anni d’età con patologia algica da cancro verrannosottoposti a trattamento antalgico secondo le linee guida OMS per la terapia del dolore oncologico. Nell’esame clinico dei pazienti arruolati per il nostro progetto (n = 40) nell'anno 2004, sono state studiate oltre all’etiologia, la tipologia e la topografia della manifestazione algica e il contesto psicosociale in cui essi vivono. I pazienti sono statisottoposti a test autovalutativi (VAS, MAC, GDS, HAD, BPI, EORTC) e ad un’intervista semistrutturata sulla valutazione dei fattori psicosociali e sul livello di invalidità causata dal dolore dato dalla malattia neoplastica. I questionaricercano di rilevare altri fattori psicosociali, quali lo stato civile e la qualità di vita (EORTC QLQ-C30, Quality of Life);gli aspetti psicologici: le caratteristiche di personalità, la sensibilità all’ansia (HAD, Hospital Anxiety and Depression Scale), il grado di depressione nel paziente anziano (GDS, Geriatric Depression Scale), l’atteggiamento prevalente, o stile di coping, adottato dal paziente nei confronti della malattia (MAC, Mental Adjustment to Cancer Scale); lapercezione del dolore neoplastico (VAS, Visual Analitic Scale e BPI, Brief Pain Inventory) e il livello di invalidità daesso causato (ECOG e BPI).

5. Tecnica supportiva-espressiva nella Terapia Antalgica del paziente neoplastico

Responsabile Mattioli Vittorio

Ricercatori Associati Aloè F, Montanaro R

Programma A. Psiconcologia

Parole chiave Dolore Cronico, Psiconcologia, Qualità di Vita

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse Terapeutica/Quality of life

Descrizione Nel percorso assistenziale teso ad assicurare la qualità della vita, specie nel paziente neoplastico, tappe decisivesono rappresentate dal:- riconoscimento e trattamento delle sindromi dolorose, spesso così intimamente embricatecon elementi di importante soggettività psico-affettiva connessi al vissuto del paziente e con la sua capacitàreattiva, da sfociare in quadri di sofferenza altrimenti meglio conosciuta come dolore totale; cura attiva, globale emultidi-sciplinare dei pazienti la cui malattia non risponde ai trattamenti specifici e di cui la morte è direttaconseguenza.La Terapia del Dolore e le Cure Palliative rappresentano quindi tappe importanti nel decorso clinicoirreversibile della malattia neoplastica ed esprimono in modo chiaro ed inequivocabile la transizione dalla curadella malattia all’assistenza della persona malata secondo il concetto anglosassone espresso dalla distinzione dei termini to cure e to care.Nell'ottica della multidisciplinarietà è importante il supporto psicologico ai pazienti che affluiscono all'Ambulatoriodel Dolore, o ai pazienti ricoverati in consulenza: 1) per differenziare meglio, a livello diagnostico, quanto vi è dipsicogeno e reattivo e quanto vi è di organico nella sintomatologia dolorosa portata dal paziente; 2) migliorare lacompliance con i pazienti; 3) ridurre l'uso di farmaci antalgici.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste A tutti i pazienti con dolore cronico neoplastico che affluiscono all'Ambulatorio di Terapia del Dolore o inconsulenza nei reparti verrà impostata una cartella clinica antalgica in cui, oltre ai dati strettamente clinici eanamnestici, sarà indicata 1) la valutazione del colloquio psicologico per comprendere maggiormente il paziente,il suo dolore e quanto questo gli provoca invalidità fisica e isolamento sociale, attraverso la tecnica supportiva-espressiva; b) l'esito dell'indagine sulle funzioni vitali e cognitive, sulla Qualità della Vita; c) la valutazione dell'ansia,della depressione, della fatigue, tipica del paziente neoplastico. Inoltre, laddove necessario, verrà impostato unpercorso psicoterapeutico integrativo alle terapie antalgiche. Il monitoraggio sarà indicato nella Cartella ClinicaAntalgica.

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6. Valutazione della sindrome di burnout nel Quartiere Operatorio

Responsabile Mattioli Vittorio

Ricercatori Associati Montanaro R, De Franco R

Programma A. Psiconcologia

Parole chiave Sala operatoria, dinamiche relazionali, stress, burnout

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse Dinamiche relazionali/Qualità di vita

Descrizione Il termine burnout è diventato ormai di uso comune e dilagante negli ambienti lavorativi dei Paesi occidentali atecnologia avanzata. Spesso il posto di lavoro è un ambiente freddo, talvolta, ostile, esigente in termini siaeconomici che psicologici. Originariamente il burnout è stato concettualizzato come una sindrome risultante dalcontatto continuo e ripetuto con persone che vivono una grave sofferenza o disagio, come in ambito sanitario; inseguito si è osservato che anche in altri ambiti lavorativi esiste il rischio di burnout. Tale sindrome ha maggioreprobabilità di svilupparsi quando si evidenzia una grave discrepanza tra la natura del lavoro e la natura dellapersona che svolge quel lavoro. Nei contesti lavorativi, sempre più frequentemente, esiste una predominanza deivalori economici su quelli umani, con la conseguente tendenza a trasformare i lavoratori in splendide macchinesuper efficienti alle quali chiedere performance sempre più elevate.La ricerca deve essere condotta intenzionalmente nel Q.O. poichè rappresenta un ambiente sicuramente moltoparticolare per molteplici fattori di tipo strutturale ed organizzativo e che espone chi vi lavora al rischio di sviluppareelevati livelli di stress o addirittura sindrome di burnout. L’ambiente tecnologico, le procedure di preparazione e di supporto alle attività, le strategie chirurgiche ed anestesiologiche, il lavoro in èquipe, le responsabilità di ruoli eprofili, i rapporti gerarchici, le conflittualità anche latenti tra operatori, sono alcuni dei fattori che giornalmenteconnotano il Q.O., suscitando dinamiche che, non gestite, possono sfociare in quadri di burnout. A ciò va aggiuntol’impegno di una mission istituzionale esclusivamente oncologica, con l’emotività che smuove a livello inconscio: ancora oggi “cancro” evoca l’idea di morte! La natura incalzante del lavoro nel Q.O. impedisce la riflessione su certi temi: il paziente arriva in sala con le sue paure, ma non è solo, fuori vi sono i suoi familiari con altrettanteangosce. Per questo gli operatori sono sottoposti ad un “carico stressogeno”, senza avere, il più delle volte, la possibilità di effettuare una rielaborazione psicologica delle esperienze (debriefing).

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Per indagare i vari aspetti della vita nel Quartiere Operatorio abbiamo pensato di costruire un apposito strumentodi valutazione, poiché quelli esistenti non prendevano in considerazione vari aspetti della vita quotidianalavorativa.

7. Sperimentazione di un intervento di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome da burnout presso l’Ospedale Oncologico di Bari con la modalità della ricerca-intervento

Responsabile Ursi Antonio

Ricercatori Associati

Programma A. Psiconcologia

Parole chiave Burnout, modalità ricerca-intervento, oncologico

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione L’I.R.C.C.S. Ospedale Oncologico di Bari (OO) è stato protagonista, nel corso del 2002 e del 2003 di due progetti formativi aziendali caratterizzati contemporaneamente da lungimiranza e innovazione.I due corsi ECM sul Burnout (di questi si tratta) hanno, infatti, rappresentato allo stesso tempo:un’iniziativa d’avanguardia, rispetto allo scenario dell’offerta formativa complessiva in ambito ospedaliero, che ha toccato un nervo scoperto nella letteratura e nella prassi delle scienze dell’organizzazione ed un tabù “hard” nell’immaginario e nello stato di salute delle istituzioni che erogano prestazioni di cura alla personaun investimento a lungo termine il cui capitale finale è rappresentato dalle risorse umane interne all’azienda, sulle quali si decise a suo tempo di investire optando per un pacchetto formativo con le caratteristiche della“formazione formatori”. Sarebbero proprio i protagonisti di questi eventi formativi, gli attori di questo progetto.Appare ora naturale e logicamente consequenziale, capitalizzare gli investimenti fatti e riscuotere la rendita daposizione (d’avanguardia) di cui sopra.L’occasione è data dal presente progetto di ricerca e sperimentazione.In questo momento la situazione dell’OO sembrerebbe essere caratterizzata dai seguenti fattori, connessi tra loro e

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con il focus della ricerca:Un gruppo nutrito di dipendenti dell’OO ha portato a termine un percorso di formazione ECM della durata complessiva di 100 ore, suddivise su due livelli propedeutici, il cui profilo formativo in uscita è di assolutacaratterizzazione. Si tratta di venticinque persone in rappresentanza della quasi totalità delle figure professionali inorganico e con una buona copertura dei Dipartimenti. A formazione conclusa, le persone che hanno portato atermine il doppio percorso si sono dichiarate fortemente interessate e seriamente disponibili a proseguire il percorsoprofessionalizzante partecipando ad una qualche attività applicativa delle competenze maturate che consentala “restituzione” all’OO dell’investimento fatto. In questo senso, un progetto di Ricerca-Intervento si poneefficacemente come attività che è al contempo di ricaduta per l’OO e di formazione continua on stage per gli ex allieviPur con le tante sfaccettature con le quali un’organizzazione complessa come l’OO deve fare i conti, l’intero ospedale ha potuto in qualche modo respirare una sorta di “avvento” (l’innovazione cui si faceva riferimento in premessa) e, tra luci ed ombre come è logico che sia, ha iniziato a metabolizzare l’enzima umanistico inoculato daun protocollo scientifico che, per quanto clinico, resta saldamente ancorato alle Scienze dell’Uomo. Il tema del burnout, infatti, è passato da essere senz’altro sconosciuto a molti, come hanno dimostrato gli oltre 130 colloqui effettuati per selezionare i 31 allievi che hanno preso parte alle due edizioni del primo livello, ad abitare il lessicoquotidiano di gran parte degli operatori ospedalieri. A ciò si aggiunga che il successivo progetto formativoaziendale sulla Relazione d’Aiuto ha senza dubbio contribuito ad allargare ulteriormente il parterre di operatoriospedalieri “sensibilizzati” al tema. Si ha così, complessivamente, un background ideale per un progetto che, inevitabilmente e volutamente, deve coinvolgere un numero significativo di persone.E’ in fase di felice incubazione un servizio stabile, formale e definitivo di psiconcologia ospedaliera che, per quanto è plausibile ipotizzare, rappresenterà la punta di diamante delle prestazioni non ordinarie dell’OO e sistema-tizzeràgli interventi integrativi e di supporto alla pratica medica.Appare legittimo ipotizzare il raggiungimento dei seguenti risultati:Rilancio e prosecuzione della formazione a favore di quei dipendenti che, avendo preso parte ai corsi diformazione ECN sul Burnout ed avendo dato la propria disponibilità, hanno fattivamente preso parte alla Ricerca-InterventoDefinizione di un modello prototipale esportabile di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome da Burnout inambito oncologicoImplementazione di un sistema specifico di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome da Burnout, tarato sullafattispecie OO di Bari, replicabile, standardizzabileConsolidamento di una prassi sulla quale impostare l’eventuale futuro servizio di psiconcologia ospedalieraDiffusione di una pubblicazione scientifica a titolarità IRCCS Ospedale Oncologico di Bari e relativa divulgazionenazionale dei processi attivati e dei risultati ottenuti.

Risultati e prodotticonseguiti

La fase iniziale di questa ricerca-intervento è stato condotta secondo tre linee:presentazione e divulgazione del progetto;organizzazione del gruppo degli sperimentatori;rivsitazione della letteratura con aggiornamento bibliografico in termini di sindrome di burnout in ambito sanitario.Il progetto è stato illustrato ai Direttori dei Dipartimenti con colloqui individuali, finalizzati alla presentazione dellamodalità della ricerca-intervento.L’organizzazione degli sperimentazione è stata assicurata mediante la loro suddivisione in sottogruppi, ognuno con obiettivi specifici mirati ad effettuare indagini sullo stato di salute, ad individuare interventi sperimentali diprevenzione, monitoraggio e cura del B.O. ed alla elaborazione di una pubblicazione finale.L’attività del partecipanti al progetto è stata scandita da riunioni plenarie (n. 9) periodiche e riunioni (n. 2) deireferenti dei sottogruppi. Di ogni riunione un report riprende i momenti organizzativi e decisionali.Per la somministrazione del MBI è stato necessario assicurare agli sperimentatori un periodo di formazione esuccessive simulazioni di somministrazioni.È stato elaborato il progetto di sperimentazione per la prevenzione e la cura della sindrome di burnout.Alla rivisitazione della letteratura in termini di sindrome di burnout in ambito sanitario è stato associato uno studiocondotto su “La sindrome di burnout” di F. Pellegrino, mediante la realizzazione di schede di lettura. È emersa la necessità di prendere in esame i risvolti giuridici della sindrome di burnout.

Attività previste La Ricerca-Intervento si propone di integrare l’indagine con la sperimentazione di pratiche innovative in materia di burnout. Si tratta, concretamente, di validare alcune delle ipotesi emerse durante la formazione in aula (esuffragate dalla letteratura in materia) e di farlo all’interno di un percorso scientificamente coerente e verificabile. L’intero intervento, che nella sua macrostruttura è al tempo stesso di ricerca e di intervento, appunto, si articolerebbe nelle seguenti azioni:Indagine sullo stato di saluteLa finalità di questo importante segmento del progetto è quella di acquisire dati che consentano di andare al di làdelle supposizioni e di dotarsi di una batteria di informazioni sulla base delle quali ipotizzare la conseguentesperimentazione di interventi mirati. Le informazioni cui si fa riferimento attengono alla eziologia, ai sintomi, aldecorso ed all’esito dell’eventuale sindrome da burnout, in un campione significativo della popolazione dipendente ospedaliera. E’ evidente che connesso agli indicatori specifici summenzionati, vi è il dato quantitativoe qualitativo della diffusione della sindrome stessa nell’ambito dell’OO. L’indagine si muoverà secondo i canoni della ricerca multicentrica che si dà più punti di osservazione e più strumenti di rilevazione. Nel nostro casospecifico punti di osservazione e strumenti di ricerca in qualche modo tendono a sovrapporsi essendo gli uniapplicazione degli altri:somministrazione di un test psicometrico ad hoc (MBI –Maslach Burnout Inventory nella sua versione italiana) econseguente stesura di un rapporto dettagliato e commentatointerviste semistrutturatefocus groupsrepertorio di informazioni sulla prassi organizzativaInterventi sperimentali di prevenzione, monitoraggio e curaL’attivazione, per un periododeterminato, di microinterventi sperimentali è legata sia al patrimonio di conoscenzelegate alla formazione appena conclusa e sia alle informazioni che giungerebbero dalla indagine di cui sopra. Ilpacchetto di competenze a disposizione del gruppo di lavoro consente di partire subito con le procedure diimplementazione dei primi interventi. I risultati della indagine andrebbero ad integrare ed, eventualmente, acorreggere la rotta di ciò che è stato già avviato. La prima fase di questo segmento consisterebbe nella

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definizione degli interventi implementabili; tale definizione avverrebbe con le modalità della progettazionepartecipata i cui attori non potranno non essere anche l’Amministrazione, la Direziona Sanitaria e la Direzione Scientifica. In linea di massima è possibile dire che gli interventi implementati potranno essere scelti tra quellielencati nella seguente batteria:

Sportello di counseling individuale Gruppi di auto/mutuo aiuto Gruppi di discussione Pianificazione partecipata Matching bisogni/risorse Attività extra-lavorative Formazione continua ad hoc Pubblicazione finale

Lungi dal rappresentare, questa, il mero prodotto finale della RicercaIntervento, si costituisce, invece, qualeelemento di giuntura tra le due dimensioni del processo di ricercazione. Il lavoro di preparazione dellapubblicazione, infatti, si pone in un continuum ininterrotto tra la ricerca e l’intervento, grazie alle parti che è già prevedibile lo comporranno:

Rassegna critica della letteratura in materia di Burnout e di Burnout in Oncologia Report ragionato dell’esperienza formativa realizzata nel 2002 e nel 2003 Rapporto di ricerca relativo alla somministrazione del MBI ad un campione Rapporto di intervento relativo alla sperimentazione di interventi Definizione di alcune linee-guida in materia di Burnout in Ospedale Oncologico

Dato il probabile gap tra le risorse disponibili (il tempo a disposizione del personale coinvolto) e i bisogni (obiettivi erisultati previsti), si rende necessario articolare un sistema organizzativo capace di tenere insieme talicaratteristiche, enfatizzando la cooperatività quale strumento chiave dell’organizzazione.In linea di massima, l’assetto organizzativo sarebbe il seguente:Sottogruppi di lavoro: l’intera équipe di lavoro sarà divisa in sottogruppi operativi ciascuno afferente ad una delleazioni descritte in precedenza Ogni gruppo di lavoro avrà un referente “primo tra pari” che avrà cura di tenere le fila del lavoro svolto e da svolgere.Portavoce: l’intera équipe di progetto è animata da unapersona con funzioni di portavoce cui spetta il compito dicurare la comunicazione interna alla équipe e quella tra équipe e contesto ospedaliero.Coordinamento: i tre referenti dei sottogruppi formano, insieme al portavoce, il coordinamento del progetto. Ilcoordinamento ha cura della esatta esecuzione dei compiti assegnati a ciascuno, del rispetto dei tempi indicati edella pianificazione degli steps successivi.Responsabile: l’intera ricerca-intervento è coordinata dal Responsabile del progetto Dr. Antonio Ursi, il qualeavvalendosi dell’apporto dei due ricercatori associati (Dr.ssa Perrotti e Dr. Di Lernia), cura la coerenza complessivadelle diverse azioni, la connessione tra Ricerca-Intervento e OO, la validazione metodologica di tutte le azioni, lavalidazione metodologica di tutti gli strumenti, la composizione dei sottogruppi di lavoro (e ne dà comunicazionealla Direzione Sanitaria), la congruenza tra azioni e obiettivi,l’attendibilità scientifica di procedure e prodotti.In particolare al Dr. Di Lernia, in virtù del fatto che questi ha progettato e realizzato l’intero percorso di formazione ECM sul Burnout e che quindi può garantire adeguata continuità e organicità al percorso complessivo, è affidato ilcompito di supervisionare l’operatività del progetto.

8. Qualità della vita nei pazienti sottoposti ad intervento di proctectomia restaurativa nella U.O.Chirurgia ApparatoDigerente

Responsabile Montemurro Severino

Ricercatori Associati Caliandro C, Maselli E, Ruggieri E, Sciscio V, Trerotoli P

Programma B. Chirurgia

Parole chiave Qualità della vita, ca. retto, proctectomia totale restaurativa

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse Terapeutica/Quality of life

Descrizione La chirurgia del retto per patologia neoplastica nel corso dell’ultimo ventennio ha subito importanti cambiamenti grazie allo sviluppo delle tecniche “sphincter preservino” e all’avvento delle suturatrici meccaniche. Tali innovazioni hanno sicuramente aumentato l’efficacia e la sicurezza del trattamento chirurgico; tuttavia poco si è indagato circa il loro impatto sulla qualità della vita del paziente nel postoperatorio.Obiettivo principale: valutare la continenza dei pazienti sottoposti a proctectomia restaurativa dopo 1-3 mesidall’intervento. Obiettivi secondari: percezione dello stato di salute generale da parte del paziente dopo l’intervento chirurgico; valutazione delle complicanze chirurgiche a breve e lungo termine che hanno influenza sullo stato di salute percepito dal paziente.

Risultati e prodotticonseguiti

Dal 1/3/2004 al 31/12/2004 sono stati arruolati nello studio 28 pazienti sottoposti ad intervento di proctectomiarestaurativa che vengono regolarmente sottoposti a follow-up ambulatoriale. Continua l’arruolamento dei pazienti anche nel 2005.

Attività previste Saranno reclutati tutti i pazienti, che abbiano subito una proctectomia restaurativa senza protezione stomale,ricoverati c/o la U.O. Chirurgia Apparato Digerente dal 1/3/2004 al 31/3/2006. Lo studio è osservazionale e prevedeesclusivamente la raccolta ed elaborazione dei dati clinici che il paziente deve fornire ai curanti per il follow-up

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della patologia.Al momento delle visite ambulatoriali programmate sarà somministrato un questionario per lavalutazione dello studio di salute percepito, basato sul modello SF36, nonché un questionario specifico per lavalutazione dello stato di continenza. Tale stato sarà valutato in accordo alla scala Kirwan. Le visite di controllo, inaccordo con la consuetudine dei controlli ambulatoriali avverranno secondo il seguente schema: 1° visita dopo ladimissione entro 15 gg. Dalla dimissione 2° visita entro 90 gg. Dalla dimissione 3° visita in concomitanza del controllodopo un anno dalla dimissione.

9. Uso dei sistemi impiantabili nel trattamento del diabete postoperatorio nei pazienti pancreasectomizzati

Responsabile Montemurro Severino

Ricercatori Associati Caliandro C, Maselli E, Ruggieri E, Sciscio V

Programma B. Chirurgia

Parole chiave Diabete postoperatorio, pancreasectomia totale

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Tecnologie abilitanti

Area di interesse

Descrizione Una delle problematiche che si determina nei pazienti sottoposti a pancreasectomia totale è l’insorgenza e la gestione del diabete postoperatorio.Trattare il diabete postoperatorio mediante l’utilizzo di un sistema impiantabile che nello stesso tempo determina la glicemia del paziente e somministra estemporaneamente l’insulina nella giusta quantità.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste A 20 pazienti sottoposti a pancreasectomia totale per carcinoma del pancreas, verrà applicato un sistemaimpiantabile che, nel postoperatorio, attraverso un sensore sottocutaneo determinerà la glicemia e, in base alvalore riscontrato, somministrerà automaticamente la giusta dose di insulina.

10. Efficacia e tollerabilità di buprenorfina transdermica (transtec) in pazienti con dolore cronico da cancro

Responsabile Aloè Ferruccio

Ricercatori Associati D’Aluisio L, Rucci A, Montepara M

Programma C. Terapia del dolore

Parole chiave Analgesia, dolore da cancro, qualità di vita

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse Terapeutica/Quality of life

Descrizione Da pochi mesi è in commercio in Italia una nuova formulazione di Buprenorfina, in cerotti a rilascio controllatotransdermico (Transtec). Tale via di somministrazione, secondo la letteratura, dovrebbe ridurre sostanzialmentealcuni effetti collaterali di questa molecola, che avevano reso poco maneggevole il suo utilizzo nella gestione deldolore cronico oncologico. Ciò potrebbe permettere non solo di avere un'arma supplementare a livelloterapeutico, ma anche di identificare un suo spazio gestionale specifico e peculiare, probabilmente intermedio fragli oppioidi deboli e quelli forti.Raggiungere una valutazione di efficacia e di tollerabilità del farmaco, mediante endpoint primari di efficacia(intensità del dolore), endpoint secondari di efficacia (performance, qualità/durata sonno, consumo rescuemedication, frequenza di dolore fuori controllo, durata trattamento, drop-outs, qualità della vita), endpoint primaridi tollerabilità (effetti collaterali locali, effetti collaterali sistemici).

Risultati e prodotticonseguiti

Questo progetto è stato attivato solo nella seconda metà del 2004 a causa del ritardo nella fornitura del farmacoin oggetto.Al momento attuale sono stati arruolati 10 pazienti, il cui relativo monitoraggio è completato. Sono inelaborazione i dati di efficacia clinica del farmaco e la valutazione dell’incidenza degli effetti collaterali, nel più ampio rapporto rischio/beneficio. Per il corrente anno vi è l’intendimento di raggiungere almeno una ventinadipazienti complessivi per poter ricavare i primi dati parziali. Di massima si prevede, comunque, di terminare lo studioentro il 2006.

Attività previste I pazienti verranno selezionati secondo rigorosi criteri di ammissione e di esclusione. Riguardo ai tempi divalutazione, saranno organizzati con 4 visite, divise in V0 (reclutamento), V1 (controllo alla seconda settimana diterapia), V2 (controllo alla quarta settimana di terapia), V3 (controllo alla sesta settimana di terapia), V4 (controllo

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all'ottava settimana di terapia). Inoltre ci si avvarrà di un diario giornaliero gestito dal paziente e di controllitelefonici secondo necessità. L'analisi statistica finale sarà gestita con Test del t di Student per variabiliparametriche e Test del chi quadrato per variabili non parametriche.

11. La musicoterapia nella riabilitazione per le pazienti mastectomizzate

Responsabile Loconte Biagio

Ricercatori Associati Guida A, Collella R

Programma D. Riabilitazione

Parole chiave Music role, mastectomised patients riabilitation

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Tecnologie abilitanti

Area di interesse

Descrizione Il miglioramento dell’attività motoria per le pazienti operate per cancro, acquista maggiore probabilità di successo nella fisioterapia-riabilitativa con un supporto sicuramente valido quale la musica. La musica intesa sia d’ascolto, quando vengono effettuati tutti gli esercizi validi per un immediato ripristino, sia come improvvisazione edesecuzione, con l’ausilio di semplici strumenti musicali e l’aiuto di una tastiera. Ciò per metterà alle pazienti di raggiungere quell’autonomia psico-fisica adeguata.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Il lavoro programmato nell’arco di 3 anni è svolto dal fisioterapista,responsabile del progetto, affiancato dallapresenza del musicoterapeuta, che guidi la paziente all’utilizzo di diversi strumenti musicali a percussione e/o a vibrazione, compresa una tastiera.

12. Programma di informazione per pazienti oncologici

Responsabile De Cillis Patrizia

Ricercatori Associati

Programma

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Negli ultimi anni studi clinici controllati su pazienti con diversi tipi di tumore ed in diverse fasi di malattia hannodimostrato che i programmi di informazione hanno effetti positivi sull'impatto emozionale causato dalla diagnosi,sui livelli di ansia e depressione, sui rapporti con le figure sanitarie e sull'aderenza del paziente alle indicazioniterapeutiche. In definitiva, forniscono un significativo contributo al miglioramento della qualità di vita. Pertanto laDirezione Scientifica, attraverso la Biblioteca, vuole facilitare l'adeguata informazione ai pazienti ed ai loro familiarisupervisionando il materiale fornito ai Dipartimenti, alle Unità Operative di degenza, agli ambulatori dell'Istituto.Seguendo le linee guida redatte da Girghis e Sanson-Fisher sulla base di una revisione della letteratura e delleraccomandazioni di un "Consensus panel" di medici e malati di cancro, i compiti della bibliotecaria sono: 1)garantire al malato la riservatezza dei dati personali e tempi adeguati di comprensione ed elaborazionedell'informazione; 2) fornire informazioni circa la diagnosi e la prognosi in maniera semplice ed onesta, evitandol'uso di eufemismi; 3) mettere a disposizione del paziente e della sua famiglia un adeguato materiale informativo.La psicologa si occuperà di: 1) assicurarsi dell'avvenuta comprensione, da parte del paziente, dei contenutidell'informazione; 2) incoraggiare il paziente ad esprimere i propri dubbi, ansie e sensazioni; 3) avere sempre ecomunque un atteggiamento positivo e costruttivo.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste

13. Paralisi laringee: studio strumentale pre e post-ciclo di riabilitazione logopedia

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Responsabile Di Lauro Alessandra

Ricercatori Associati Grammatica L, Achille G

Programma D. Riabilitazione

Parole chiave Riabilitazione logopedica, stroboscopia

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Tecnologie abilitanti

Area di interesse

Descrizione Le paralisi laringee costituiscono un campo molto vasto da un punto di vista eziopatogenetico. Da tale fattorederiva il loro trattamento specifico. Si prenderanno quindi in considerazione le paralisi dovute a causa neoplastica(compressione sul nervo ricorrente da massa neoplastica localizzata a livello cervicale o toracico) e iatrogena(post-tiroidectomia).Si prevede di ottenere con il programma riabilitativo, un recupero funzionale della corda vocale controlaterale"sana" documentandio strumentalmente il quadro clinico pre e post trattamento riabilitativo. Da un punto di vistaspettrografico si tenterà di documentare l'avvenuta riduzione dell'incontinenza glottica con la dimostrazione di:riduzione della Frequenza Fondamentale del soggetto;innalzamento dell'intensità;durata fonatoria vicina a quella di una normale voce di conversazione (U.:25-35 sec. D.; 15-25 sec.)

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Si arruoleranno 15 pazienti che saranno sottoposti ad esame fibronasolaringoscopico, stroboscopico e avalutazione spettrografica (da attuarsi tramite software tipo LING-WAWES da applicare all’apparecchio stroboscopico in nostra dotazione). Tali valutazioni saranno effettuate prima e dopo il ciclo riabilitativo cheprevederà circa dieci sedute individuali.In particolare l'esame spettrografico che costituisce una metodica elettroacustica per l'analisi della voce,consente, tramite l'elaborazione del Sonogramma, di analizzare la voce in tre dimensioni:Frequenza (in Hz) sull'asse delle ordinate;Tempo (in secondi) sull'asse delle ascisse;Intensità (in dB) scala dei grigi.

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LINEA 5 - Sperimentazione di nuovi modelli organizzativi e gestionali inambito sanitarioDIRETTORE: Giangiuseppe Console

Resoconto attività 2004

er quanto concerne il progetto riguardante gliIndicatori di valutazione dei flussi di File F, di cui èresponsabile la dr.ssa Patrizia Nardulli, si stanno

valutando, in collaborazione con la DSA, il servizio SIE/SIS,i parametri utili per creare la griglia prevista dal progetto.Stato di avanzamento 10%.Lo stato dell’arte dei progetti coordinati dal Dr. Piero Milella è il seguente: per il progetto “Revisione criticadella documentazione di cura finalizzata alla stesura diuna architettura informativa comunemedico/infermieristica”, è in corso di implementazionenel Dipartimento Donna la cartella clinica informatizzatache andrà ad affiancarsi alla lettera di dimissioneospedaliera ed infermieristica al fine di costituire undocumento più esaustivo del percorso di diagnosi ecura. Stato di avanzamento 10%.Per quanto concerne la “Analisi dei modelli organizzativi e gestionali del centro unificato di prenotazione”,è incorso la stesura di un percorso organizzativo –gestionaleafferente il CUP, l’URP e che coinvolga la libera professione intramuraria finalizzata all’ottimizzazione degli interventi necessari all’ottimizzazione dei rapporti tra utenza e servizi. Stato di avanzamento 10%.Per il progetto “Introduzione di un modello per la governance degli outcome di cura” si è ritenuto opportuno utilizzare come modello il percorso integratofinalizzato a sostituire la continuità assistenziale dalDipartimento Donna che prevede un itinerario unico dalricovero con la neoplasia già accertata sino alladimissione con eventuale ricostruzione senza soluzione dicontinuità. Si è agli inizi della costruzione di un modellogestionale. Stato di avanzamento 10%.Relativamente al progetto “Correlazione fra spesafarmaceutica e tipologia di DRG nel biennio 2001-2003”, si è approfondita l’indagine circa i profili dei primi dieci DRG Oncologici e Chirurgici. In particolare si sonocalcolate le spese relative ai DRG 410 pensando dicostruire un prontuario relativo ai costi dei protocollirelativi alle varie patologie. Si è in attesa della stesuradell’abstract del lavoro che può considerarsi concluso.Il progetto “Sperimentazione ed applicazione di un modello organizzativo di integrazione ospedale-territoriomediante sistemi informativi di gestione dell'accesso dasiti remoti, alle informazioni e ai servizi sanitaridell'Ospedale Oncologico di Bari” ha avuto un ritardo a causa del danneggiamento dell’hardware necessario per il collegamento con i siti remoti. Stato diavanzamento 30%.Per quanto attiene al progetto “DGR, indicatori di controllo delle metodologie di budget nella gestioneospedaliera”, attraverso la collaborazione dell’UO di Farmacia e dell’U.Ma.C.A., si è provveduto a stilare i reports afferenti alle principali attività di diagnosi e curarelative all’U.O. di Oncologia Medica e Sperimentale. Stato di avanzamento 30%.Relativamente al progetto “Valutazione dell'esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza causati dasorgenti, sia fisse che mobili,presenti in luoghi di vita e dilavoro” , di cui è responsabile la dr.ssa Enza Carioggia, si stanno elaborando i dati raccolti nelle fasi di misura. Sista procedendo all’esame statistico.

Il progetto intitolato “Modello di valutazionedell’efficienza delle procedure di sala operatoria attraverso un sistema informatizzato di raccolta dei datidi attività operatoria” è attualmente in corso. Il dr. Vittorio Mattioli ha comunque segnalato che il percorsod’indagine ha subito dei ritardi temporali legati allascelta ed alla fornitura dell’hardware. Lo stato dell’arte dei progetti di cui è responsabile il Dr. Severino Montemurro è il seguente: per il progetto Utilizzodi amido idrossi etilico 130/04 (voluvent 6%) vs albuminanei pazienti sottoposti a gastrectomia totale conlinfadenectomia estesa sono stati arruolati 20 pazientirispetto ai 30 previsti, pari al 66%, suddivisi nei due gruppiprevisti dallo studio.Il progetto intitolato Risparmio trasfusioni di sangue edemoderivati ha visto l’arruolamento di 20 dei 60 pazienti previsti, pari cioè al 33%.Infine, per il progetto Raffronto fra costi e ricavi nellaUnità Operativa di Chirurgia sono stati raccolti i datirelativi alla degenza di 50 dei 100 pazienti previsti, pari al50%, onde valutare i risultati economici conseguitidall’U.O. di Chirurgia Apparato Digerente.Relativamente al progetto intitolato, da me stessocoordinato, “Valutazione degli effetti indesideraticorrelati all’impianto di dispositivi medici a breve e a lungo termine”, l’attuale stato di avanzamento è del 90%. Si stanno infatti elaborando i dati raccolti e presto siprocederà alla stesura finale.

Programma 2005

nche per l’anno 2005 i progetti afferenti alla linea di ricerca 5 possono essere classificatisostanzialmente in due macroaree riguardanti

rispettivamente l’aspetto economico – gestionale el’ottimizzazione dei percorsi assistenziali in relazione al rapporto costi/benefici.Nella prima macroarea si collocano tutti i progetticoordinati dal dr. P. Milella.Il progetto Revisione critica della documentazione dicura finalizzata alla stesura di un'architettura informativacomune medico/infermieristica, scaturiscedall’osservazione che la nuova normativa in materia di tutela della privacy e le indicazioni contenute nel PianoSanitario nazionale riguardanti il sistema di gestionedell'informazione, impongono una riflessione qualificataal fine di verificare il grado di compliance del sistemainformativo aziendale rispetto agli obblighi di legge, masoprattutto in relazione alle esigenze dell’interoperabilità. Le organizzazioni sanitarie sono oggi sommerse di dati deiquali non è verificata l’attendibilità, in quanto manca un architettura concettuale "comune" di riferimento.L’obiettivo del progetto è pertanto quello di costruirel'architettura informativa aziendale, individuando perogni unità organizzativa i flussi informativi e le banchedati, mediante l'intervista agli operatori coinvolti nelpercorso assistenziale, il workshop di formazione rivoltoagli stessi, l’autorilevazione con questionari strutturati, ilgruppo di approfondimento finale per la convalidadell'architettura informativa.

P

A

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Negli ultimi anni è cresciuto notevolmente l'interesse neiconfronti dell’umanizzazione delle cure e il rapporto fra paziente e struttura di cura. Il secondo progetto intitolatoAnalisi dei modelli organizzativi e gestionali del centrounificato di prenotazione, ha, quale obiettivo, quello diprocedere ad un'analisi delle diverse variabiliorganizzative del Centro Unificato di Prenotazione al finedi sviluppare un modello organizzativo di riferimentomediante strumenti di rilevazione quantitativa equalitativa.Nel panorama internazionale si riscontra un crescenteinteresse verso l’applicazione di strumenti di rilevazione degli esiti, tale da suscitare il coinvolgimento delleamministrazioni pubbliche e dei fondi assicurativi privati iquali sono sempre più interessati agli outcome delleattività di cura e sempre meno legati alle determinazionivolumetriche delle prestazioni. Il terzo progettoIntroduzione di un modello per la governance deglioutcome di cura ha quindi come obiettivo quello diselezionare un sistema di classificazione degli esiti e distudiarne l'andamento con riferimento ad uno specificopercorso diagnostico terapeutico, utilizzando un sistemadi classificazione fra quelli internazionalmentericonosciuti.Il quarto progetto intitolato Correlazione fra la spesafarmaceutica e tipologia di DRG nel biennio 2001-2003,intende utilizzare i reports statistici al fine di individuare idieci DRG medici e i dieci DRG chirurgici piùfrequentemente trattati all’interno dell’Istituto. Questo porterà alla costruzione di 3 classi omogenee per DRG,rapportando la tariffa riconosciuta con il costo digestione “terapeutica” dello stesso.Il progetto Sperimentazione ed applicazione di unmodello organizzativo di integrazione ospedale-territoriomediante sistemi informativi di gestione dell’accesso da siti remoti, alle informazioni ai servizi sanitari dell’Ospedale Oncologico di Bari, si propone di migliorare il livello diaccessibilità ai servizi sanitari, integrare e far radicaremaggiormente le attività dell’Ospedale Oncologico sul territorio, migliorare e razionalizzare le procedure dideterminazione dei rimborsi tariffari per mobilità da partedelle ASL di appartenenza dell’assistito, massimizzare l’interscambio informativo con il Sistema Informativo Sanitario della Regione Puglia.I DRG's e le loro applicazioni rappresentano validiindicatori di controllo dell’attività del reparto che, messi aconfronto con i costi dello stesso, costituiscono unostrumento indispensabile per l’assegnazione del budget. Il progetto DRG, indicatori di controllo delle metodologiedi budget nella gestione ospedaliera vuole costruirereports informativi afferenti ai primi venti DRG in ordinenumerico aventi per oggetto: numero dei casi,percentuale sul totale degenza medica, percentualericoveri in un giorno, totale ricavo DRG, spesafarmaceutica, indice di case-mix, indice comparativo diperformance, ricoveri ripetuti, indice di attrazione,rapporto di DRG omologhi, importo medio per giornatedi degenza.Sempre nella prima macroarea si colloca il progettocoordinato dalla dr.ssa P. Nardulli, intitolato: Indicatori divalutazione dei flussi di File F. Il File F nasce comestrumento di compensazione finanziaria di farmacisomministrati in regimi di assistenza diversi dal ricovero asoggetti a rimborso diretto da parte delle AziendeSanitarie Locali di appartenenza dei pazienti trattati. Conil progetto si intende creare una griglia di indicatorinecessaria al monitoraggio dei consumi dei farmaciafferenti al FILE F, al fine di ottimizzare gli acquisti,

programmare la logistica, adeguare la previsione dibilancio relativo alla quota farmaci.Il progetto del dr. V. Mattioli, intitolato Modello divalutazione dell’efficienza delle procedure di sala operatoria attraverso un sistema informatizzato diraccolta dei dati di attività operatoria intende realizzareun modello di valutazione dell’efficienza delle procedure di sala operatoria attraverso un sistema informatizzato diraccolta dei dati di attività chirurgica. L’ottimizzazione della gestione del registro operatorio, della cartellaanestesiologica, del magazzino e dei costi d’intervento, mediante un sistema informatizzato di gestione, costituiràun importante supporto in grado di semplificare lacomunicazione e l’analisi dei fenomeni onde incrementare l’efficienza di tutti i processi legati all’attività chirurgica.Il dr. L. Grammatica con il progetto Definizione di unprogramma di controllo dell'attività assistenziale ORL peril miglioramento dei ricoveri e l'ottimizzazione delle risorse,intende migliorare il percorso assistenziale attualmente inuso in relazione a: tipo di malattia, appropiatezza ed infunzione dei progetti di ricerca, servendosi di un’analisi retrospettiva degli elementi di criticità e definizione deipercorsi assistenziali migliorativi finalizzati alle risorseassegnate.La necessità di determinare la produttività e il risultatodella gestione di una unità operativa con criteriaziendalistici induce a considerare il rapporto costi-benefici derivanti dalla degenza dei pazienti nellesingole unità operative. Da tale osservazione trae origineil progetto coordinato dal dr. S. Montemurro, intitolatoRaffronto tra costi e ricavi nell’U.O. Chirurgia Apparato Digerente. Lo studio è infatti mirato al raffronto tra DRG ei costi (farmaci, esami clinici e strumentali, ecc.) persingolo paziente al fine di determinare il risultatoeconomico dell'attività svolta in un tempo stabilito.Il progetto coordinato dal prof. F. Schittulli Confrontinazionali/ internazionali fra i sistemi sanitari si propone diesaminare alcuni aspetti del sistema sanitario italiano, siaattraverso la valutazione degli obiettivi di politica diassistenza sanitaria nazionale sia con la proposte dimodifiche nei criteri di gestione ed organizzazione deiservizi, nonché nelle relazioni con il cittadino–utente.M. Rinaldi e M. Longo con il progetto Standardizzazioneinterdipartimentale informatica delle diagnosiinfermieristiche, si propongono, da una parte, digarantire agli infermieri la possibilità di accedere ad unsistema computerizzato di informazioni sanitarie,dall’altra, il miglioramento della qualità dell’assistenza in termini di continuità assistenziale attraverso un’assistenza personalizzata. Ciò sarà realizzato mediantel’elaborazione di una lista di diagnosi infermieristiche attraverso l’analisi statistica dei dati ottenuti.Nella seconda macroarea si collocano i progetti diseguito descritti.Come noto, le complicanze legate alle cateterizzazioniincludono quelle associate all’inserimento del catetere venoso centrale (pneumotorace, danni alle arterie ed ainervi) e quelle associate alla durata dellacateterizzazione (trombosi ed infezioni). Le complicanzeinfettive sono le più comuni, nonché causa di mortalità emorbidità significative e di alti costi di ospedalizzazione.Nello studio retrospettivo e prospettico già effettuato nonsi sono potute valutare in modo congruo la maggiorparte delle cateterizzazioni in quanto realizzate consvariate tipologie di CVC e metodiche d’inserimento diverse. Questo ha richiesto pertanto la realizzazione diuno studio più selettivo, coordinato dal dr. G. Console,dal titolo Valutazione farmaco economica degli effetti

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indesiderati correlati all'impianto di cateteri venosicentrali in silicone e in poliuretano. Tale studio permetteràdi evidenziare in modo univoco i costi diretti ed indirettilegati a tali CVC.Due sono i progetti coordinati dal dr. S. MontemurroUtilizzo di amido idrossietilico 130/04 vs albumina neipazienti sottoposti a gastrectomia totale conlinfadenectomia estesa e Risparmio trasfusioni di sangueed emoderivati. Il primo scaturisce dall’osservazione che, per il cancro gastrico, i migliori risultati in termini disopravvivenza, si ottengono con interventi digastrectomia totale associati a linfectomie estese.Quest’ultime possono comportare linforragia intra o postoperatoria. La deplezione proteica induce edemidiscrasici con aumento delle complicanzeperioperatorie. Lo studio intende confrontare duetrattamenti, albumina vs amido idrossietilico, ondestabilire quale sia più idoneo a ristabilire l’equilibrio osmotico. Il secondo progetto nasce invecedall’esigenza di ridurre ilconsumo di sangue e diemoderivati, giacché il loro uso indiscriminato comportacosti elevati ed aumenti delle complicanzeperioperatorie.Il progetto coordinato dalla dr.ssa E. CarioggiaValutazione dell'esposizione a campi elettromagnetici aradiofrequenza causati da sorgenti, sia fisse che mobili,presenti in luoghi di vita e di lavoro intende valutare la

reale esposizione ai campi elettromagnetici nei luoghi divita e di lavoro, mediante il confronto tra i livelli di campodelle varie sorgenti, in relazione ai modelli teorici adisposizione.L’affermarsi in campo oncologico di tecniche di radiologia interventistica tese a trattare tumori primitivie/o metastatici con mezzi fisici (radiofrequenze) ofarmacologici (chemioterapia locoregionale, stopflow,bagno epatico, ecc.), ha imposto la ricerca di tecnichee sequenze farmacologiche che consentano dieffettuare i citati interventi con un’ottima anestesia/ analgesia, con risveglio pronto e basso impegnometabolico. Tra queste tecniche è stata presa inconsiderazione quella che prevede l’impiego del Propofol e del Remifentanil in infusione continua. Ilprogetto coordinato dal dr. F. Armenise dal titoloAnestesia Endovenosa (TIVA) in Radiologiainterventistica: associazione Propofol e Remifentanil ininfusione continua vuole individuare il dosaggio piùfavorevole nella somministrazione dell’associazione farmacologica Propofol/Remifentanil per ottenere unefficace livello di anestesia/analgesia insieme con lamaggiore stabilità cardiocircolatoria ed un rapidorecupero psicomotorio e dell’autonomia delle funzioni vitali in pazienti sottoposti alle diverse tecniche diradiologia interventistica.

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1. Revisione critica della documentazione di cura finalizzata alla stesura di una architettura informativa comunemedico/infermieristica

Responsabile Milella Pietro

Ricercatori Associati

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave Cartella clinica

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La nuova normativa in materia di tutela della privacy e le indicazioni contenute nel Piano Sanitario nazionaleriguardanti il sistema di gestione dell'informazione, impongono una riflessione qualificata al fine di verificare il gradodi compliance del sistema informativo aziendale rispetto agli obblighi di legge, ma soprattutto in relazione alleesigenze dell'interoperabilità. Numerosi sono gli attori che si avvicendano lungo il continuum assistenziale delpaziente e numerose sono le duplicazioni e le incomprensioni generate dalla documentazione di cura. Leorganizzazioni sanitarie sono oggi sommerse di dati dei quali non è verificata l'attendibilità, in quanto manca unarchitettura concettuale "comune" di riferimento.Obiettivo del progetto è quello di costruire l'architettura informativaaziendale, individuando per ogni unità organizzativa i flussi informativi e le banche dati.

Risultati e prodotticonseguiti

E’ in corso di implementazione nel Dipartimento Donna la cartella clinica informatizzata che andrà ad affiancarsialla lettera di dimissione ospedaliera ed infermieristica al fine di costituire un documento più esaustivo del percorso didiagnosi e cura. Stato di avanzamento 10%.

Attività previste La metodologia per lo sviluppo dell'architettura informativa include l'intervista agli operatori coinvolti nel percorsoassistenziale, il workshop di formazione rivolto agli stessi, l'autorilevazione con questionari strutturati, il gruppo diapprofondimento finale per la convalida dell'architettura informativa.

2. Analisi dei modelli organizzativi e gestionali del centro unificato di prenotazione

Responsabile Milella Pietro

Ricercatori Associati

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave CUP

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Negli ultimi anni e' cresciuto notevolmente l'interesse nei confronti dell'umanizzazione delle cure e per quello cheriguarda il rapporto fra paziente e struttura di cura. La carta dei servizi, l'istituzione degli Uffici per le Relazioni con ilPubblico e l'introduzione dei Centri unificati di prenotazione, l'Attività Libero professionale Intramoenia e le attivitàper solventi sono tutte iniziative in questo senso. Nonostante le numerose iniziative, il Piano Sanitario Nazionaleindividua nella gestione delle liste d'attesa e nel rapporto con il paziente uno dei principali elementi di criticità dellagestione.Obiettivo del progetto e' quello di procedere ad un'analisi delle diverse variabili organizzative del CentroUnificato di Prenotazione al fine di sviluppare un modello organizzativo di riferimento.

Risultati e prodotticonseguiti

E’ in corso la stesura di un percorso organizzativo-gestionale afferente il CUP, l’URP e che coinvolga la libera professione intramuraria finalizzata all’ottimizzazione degli interventi necessari all’ottimizzazione dei rapporti fra utenza e servizi. Stato di avanzamento 10%.

Attività previste La metodologia per lo sviluppo del progetto si basa essenzialmente su strumenti di rilevazione quantitativa(questionario da somministrare a utenti, medici di medicina generale, distretti sanitari, istituzioni per l'assistenzasociale e per la tutela dei diritti dei pazienti, strutture sanitarie per benchmark) e su tecniche di rilevazionequalitativa (interviste di approfondimento e visite da compiere presso CUP di altre aziende omologhe).

3. Introduzione di un modello per la governance degli outcome di cura

Responsabile Milella Pietro

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Ricercatori Associati

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave Esiti

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione A partire dai primi anni novanta si sono diffusi anche in Italia sistemi di classificazione delle prestazione e deipazienti, soprattutto con riferimento all'attività per acuti. Carente risulta essere l'applicazione di sistemi diclassificazione per le attività ambulatoriali e per quello che riguarda gli aspetti di esito collegato alle attività di curasvolte. Nel panorama internazionale si riscontra un crescente interesse verso l'applicazione di strumenti dirilevazione degli esiti, tale da suscitare il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche e dei fondi assicurativiprivati i quali sono sempre più interessati agli outcome delle attività di cura e sempre meno legati alledeterminazioni volumetriche delle prestazioni. Obiettivo del progetto è quello di selezionare un sistema diclassificazione degli esiti e di studiarne l'andamento degli stessi con riferimento ad uno specifico percorsodiagnostico terapeutico.

Risultati e prodotticonseguiti

Si è ritenuto opportuno utilizzare come modello il percorso integrato finalizzato a sostituire la continuità assistenzialedal Dipartimento Donna che prevede un itinerario unico dal ricovero con la neoplasia già accertata sin alladimissione con eventuale ricostruzione senza soluzione di continuità. Si è agli inizi della costituzione di un modellogestionale. Stato di avanzamento 10%.

Attività previste Per la rilevazione dei dati verrà utilizzato un sistema di classificazione fra quelli internazionalmente riconosciuti. I datisaranno rilevati con l'utilizzazione di un apposita modulistica sviluppata nel corso del progetto. L'analisi dei dati saràeffettuata con il ricorso a metodolgie biostatistiche.

4. Correlazione fra spesa farmaceutica e tipologia di DRG nel biennio 2001-2003

Responsabile Milella Pietro

Ricercatori Associati

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave Controllo spesa

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2001

Durata 60 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione A partire dal 1 gennaio 1998, è entrata a pieno regime la legge regionale sull’assetto programmatico contabile –gestionale e di controllo delle aziende e degli Ospedali, in applicazione dei due D.L. 502 dell’1992 e 517 del 1994.Il nuovo sistema contabile dovrà, pertanto, basarsi su di un’adeguata autonomia e responsabilità dei dirigenti sanitari, che dovranno usare adeguati sistemi di autovalutazione e autorevisione.Costituire reports informatici, finalizzati alla correlazione tra il numero di DRG per U.O. e la tipologia dei medicinali edei dispositivi medici erogati alla stessa per singolo DRG.

Risultati e prodotticonseguiti

Si è approfondita l’indagine circa i profili dei primi dieci DRG oncologici e chirurgici. In particolare si sono calcolatele spese relative ai DRG410 pensando di costruire un prontuario relativo ai costi dei protocolli relativi alle variepatologie. Stato di avanzamento 90%.

Attività previste Verranno utilizzati i reports statistici al fine di individuare i 10 DRG medici e i 10 DRG chirurgici più frequentementetrattati all’interno dell’Istituto. Saranno analizzati i dati di consumo per medicinali e per dispositivi medici, imputandoli alla singola SDO che riporta il DRG corrispondente. Queste porteranno alla costruzione di 3 classiomogenee per DRG, rapportando la tariffa riconosciuta con il costo di gestione “terapeutica” dello stesso.

5. Sperimentazione ed applicazione di un modello organizzativo di integrazione ospedale-territorio mediante sistemiinformativi di gestione dell'accesso da siti remoti, alle informazioni e ai servizi sanitari dell'Ospedale Oncologico diBari

Responsabile Milella Pietro

Ricercatori Associati

Programma A. Area Economico-Gestionale

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Parole chiave Rete

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2001

Durata 60 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione L'IRCCS Oncologico di Bari costituisce un importante punto di riferimento per l’intera area meridionale, per quanto riguarda gli assistiti con patologie oncologiche. L'elevato grado di dispersione territoriale dell’utenza a il costante aumento della domanda di prestazioni, contribuiscono a rendere critico il livello di accessibilità, anche pergarantire una migliore programmazione ed organizzazione delle attività. A ciò si aggiunge la complessità dellagestione dei rapporti con le ASL di provenienza degli assistiti ai fini del calcolo dei rimborsi tariffari.Migliorare il livello di accessibilità ai servizi sanitari che, per quarto riguarda gli assistiti ontologici, è un elementocritico da considerare anche ai fini della valutazione della qualità della vita.Integrare e far radicare maggiormente le attività dell’Ospedale Oncologico sul territorio, anche con in collaborazione delle Farmacie convenzionate a dei Medici di Base.Migliorare a razionalizzare le procedure di determinazione dei rimborsi tariffari per mobilità da parte delle O ASL diappartenenza dell’assistito.Massimizzare l’interscambio informativo con il Sistema Informativo Sanitario della Regione Puglia.

Risultati e prodotticonseguiti

Ha avuto un ritardo a causa del danneggiamento dell’hardware necessario per il collegamento con i siti remoti. Stato di avanzamento 30%.

Attività previste Si procederà all’attivazione di postazioni di lavoro (PC + stampante + lettore di badge per acquisizione automaticadel Codice Fiscale+penna ottica per acquisizione automatica dell’identificativo ricetta e medico prescrittore) dotate di software di gestione CUP e collegamento al Sistema Informativo Sanitario della Regione Puglia,denominato SETUP (Servizio Elaborazione e Trattamento Unificato delle Prestazioni): n. 3 postazioni di lavoro pressol’Ospedale Oncologico e n. 10 postazioni di lavoro presso alcune Farmacie convenzionate esistenti sul territorio epresso gli studi di alcuni Medici di Base dell’Area Metropolitana di Bari, da selezionare.Si procederà, inoltre, a somministrare un questionario di valutazione della qualità del servizio sia agli operatori(farmacie, medici di base), sia agli assistiti. Inoltre, si procederà alla valutazione dei livelli di utilizzo del servizio e deirisultati di riduzione dei tempi d'attesa allo sportello.Si prevede In prenotazione dal sistema CUP/SETUP di almeno 20.000 prestazioni per ogni 12 mesi, la riduzione deitempi d'attesa allo sportello e uno scarto tra livello di qualità atteso e livello di qualità percepito di un 25%.

6. DGR, indicatori di controllo delle metodologie di budget nella gestione ospedaliera

Responsabile Milella Pietro

Ricercatori Associati

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave DRG, indicatori, budget

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 48 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione II nuovo sistema contabile deve basarsi su di una adeguata autonomia e responsabilità dei dirigenti che dovrannoutilizzare strumenti di autovalutazione e autorevisione messi a disposizione dal sistema informativo. Sarà necessario,pertanto, dotare le U.O. di uno strumento di valutazione che mette in relazione i costi dello stesso con i ricavi.I DRG's a le loro applicazioni, rappresentano validi indicatori di controllo dell'attività del reparto che, messi aconfronto con i costi dello stesso, costituiscono uno strumento indispensabile per l’assegnazione del budget.Costruire reports informativi afferenti ai primi 20 DRG in ordine numerico aventi per oggetto:

Numero dei casi Percentuale sul totale Degenza medica Percentuale ricoveri in un giorno Totale ricavo DRG in lire Spesa farmaceutica In una tabella a parte: Indice di case-mix Indice comparativo di performance Ricoveri ripetuti Indice di attrazione Rapporto di DRG omologhi Importo medio per giornate di degenza

Risultati e prodotticonseguiti

Attraverso la collaborazione con l'U.O. di Farmacia e dell'UMACA si è provveduto a stilare i reports afferenti alleprincipali attività di diagnosi e cura relative all'U.O. di Oncologia Medica e Sperimentale. Stato di

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avanzamento30%.

Attività previste Quale utile elemento di valutazione per l’assegnazione di budget a per analizzare l’attività e la produttività della struttura, ci si propone di affiancare, in aggiunta e/o in contrapposizione al ricavo finale, anche gli indicatorielencati negli obiettivi.Costruite le tabelle annuali, si procederà a valutazioni comparative finalizzate e monitorare le attività sanitarieoggetto di attribuzione del budget.

7. Indicatori di valutazione dei flussi di FILE F

Responsabile Nardulli Patrizia

Ricercatori Associati

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave FILE F, evaluations indicators

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 12 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione II cambiamento della logica di assegnazione delle risorse a i contemporanei inizi volte a favorire una riduzione delnumero di ricoveri in regime ordinario a favore di forme di assistenza extra-opedaliera avevano creato difficoltàalle strutture ospedaliere nella gestione della spesa farmaceutica. Infatti le tariffe di rimborso delle prestazionierogate in regime extra-ospedaliero non comprendono la spesa per i farmaci . Il File F nasce quindi comestrumento di compensazione finanziaria di farmaci somministrati in regimi di assistenza diversi dal ricovero a soggettia rimborso diretto da parte delle Aziende Sanitarie Locali di appartenenza dei pazienti trattati.Creare una griglia di indicatori necessaria al monitoraggio dei consumi dei farmaci afferenti al FILE F. Al fine diottimizzare gli acquisti, programmare la logistica, adeguare la previsione di bilancio relativo alla quota farmaci.

Risultati e prodotticonseguiti

Si stanno valutando, in collaborazione con la DSA, il servizio SIE/SIS, i parametri utili per creare la griglia prevista dalprogetto. Stato di avanzamento 10%.

Attività previste Creazione di un software aggregato al programma in uso per il data entry del File F in grado di fornire la griglia diIndicatori di valutazione dei flussi di File F.

8. Modello di valutazione dell'efficienza delle procedure di sala operatoria attraverso un sistema informatizzato diraccolta dei dati di attività operatoria

Responsabile Mattioli Vittorio

Ricercatori Associati Chiumarulo F, Aloè F, Armenise F, Canniello E, D’Aluisio L

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave Indicatori di processo gestionale, statistica operatoria, gestione interventi

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Le principali macro funzionalità individuate sono le seguenti:Gestione registro operatorio: il registro operatorio rappresenta il riferimento centrale nella gestione del Servizio; ilsistema dovrà essere in grado di gestirne in modo completo la redazione e l'archiviazione di tutti i dati del RegistroOperatorio. Una corretta gestione del registro Operatorio renderà possibile una migliore pianificazione delle attivitàstesse in termini di tempi, risorse materiali e umane, professionalità.Produzione Statistiche e indicatori occupazione sale: le statistiche realizzate dal sistema saranno fruttodell'elaborazione dei numerosi dati inseriti da tutti i soggetti che condividono il sistema. Le statistiche permettono diinterfacciare dati relativi alle attività con i tempi, personale e materiale impiegato, fornendo preziose indicazioni ditipo consuntivo, gestionale e clinico.Gestione della cartella anestestesiologica: il sistema dovrà gestire tutti i principali dati clinici di una cartellaanestesiologica raggruppati nelle seguenti macro categorie: a) dati della visita pre-anestesiologica; b) datiintraoperatori; c) dati relativi al risveglio ed alla fase post-operatoria.Gestione magazzino e consumo materiali: ogni blocco operatorio dovrà gestire un magazzino dei presidi chirurgicie anestesiologici associando ad ogni intervento un consumo standard. La procedura gestirà i movimenti dicarico/scarico del magazzino, e per questo, sarà interfacciabile con i sistemi di gestione della farmacia (per ifarmaci) e dell'economato (per i materiali di consumo).

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Gestione dei costi per intervento: sarà possibile effettuare la rendicontazione dei consumi relativi ad un intervento(protesi, materiali di consumo, presidi), l'impiego di risorse umane (Chirurghi, personale infermieristico, Tecnici, ecc..)che determina il costo diretto degli interventi, costo che potrà essere ricondotto e confrontando con quellostandard del ricovero corrispondente.Un buon processo di informatizzazione dell'attività di sala operatoria può diventare il momento di ripensamentosulle modalità di gestione delle attività e del lavoro. La definizione dell'agenda giornaliera degli interventi el'assegnazione della èquipe al singolo intervento ha un impatto organizzativo non solo sulla gestione della salaoperatoria ma anche sull'organizzazione interna delle singole Unità Operative da cui provengono i membri dellaèquipe.La programmazione degli interventi supportata da un sistema informativo permette di ottimizzare l’utilizzo delle sale e consente alle risorse di programmare al meglio l’attività interna del reparto di provenienza limitando le attività svolte al di fuori del normale orario di lavoro.Infatti, eventuali tempi morti tra gli interventi rende difficoltosa la programmazione delle attività di reparto da partedel personale medico ed infermieristico coinvolto, obbligando a svolgere attività al di fuori dell’orario di lavoro.La riduzione dei tempi morti tra gli interventi conseguente all’introduzione del sistema informatico consentirà, invece, di distribuire gli interventi chirurgici nell’arco della giornata rispettando impegni specifici presso il reparto di provenienza.Il sistema informatizzato di gestione delle sale operatorie dovrà costituire un importante supporto in grado disemplificare la comunicazione e l’analisi di fenomeni in modo da incrementare l’efficienza di tutti i processi legati all’attività chirurgica.

Risultati e prodotticonseguiti

Si comunica che lo studio è attualmente in corso con la raccolta dei dati e l’analisi degli stessi. Il percorso di indagine ha avuto tuttavia dei ritardi temporali in relazione alla scelta e fornitura dell’hardware e dall’installazione del software gestionale prodotto ad hoc dal gruppo ingegneristico Università Pavia CBIM.

Attività previste La scelta delle metodologie da adottare in fase di analisi e di implementazione ricade sulle ormai notemetodologie Object Oriented. Verranno usati strumenti di analisi e di implementazione conformi agli standard UML(Unified Modeling Language) iin modo da poter Garantire un’elevata qualità del prodotto software dda implementare.Nella tabella seguente viene indicata l’architettura tecnologica del sistema scelta:Database relazionaleL’RDBMS Oracle utilizzato per lo sviluppo del software applicativo proposto è aderente al modello relazionale ed allo standard ANSIO SQL.Architettura Client Server e protocollo di trasmissione dati TCP-IP.Architettura ClientServer-Internet based-per la quale le applicazioni e la logica risiedono sulle postazioni client(Personal Computer in ambiente Windows 98/ME, 2000 o NT o NP) mentre la base dati OracleTM ed una serie diservizi applicativi comuni risiedono sul server dotato di Sistema Operativo UNIX o Windows NT/2000.Le stazioni client dialogano mediante protocollo TCP/IP con il server.Interfaccia utente WindowsL’interfaccia utente proposta è allineata alle moderne tecniche basate sull’utilizzo di grafica e finestre(WIMP=Windows Icons Mouse Point) tipiche dell’ambiente Microsoft WindowsTMAmbiente di sviluppoL’applicazione è stata realizzata utilizzando l’ambiente di sviluppo ad oggetti PowerBuilder.Configurazione del sistema (Server e Client) con relativi tempi di risposta nelle funzioni di registrazione dati che nondevono essere superiori ai 2 sec.Il sistema è configurato per rispettare tempi di risposta nelle funzioni di registrazione dei dati non superiori a 2 sec.Profondità storica–data inizio data termine–nella gestione delle tabelle di struttura e classificazione (Es. ICD9-CM)Le tabelle di struttura e classificazione utilizzate vengono aggiornate periodicamente, in base ai cambiamenti dellanormativa, dirette aziendali, ecc.Aiuto alla codifica, gestione dei casi tipo personalizzabili per utentePrevista in fase di configurazione del SW e di definizione delle personalizzazioniRispetto e produzione dei debiti informativi nei confronti degli Enti istituzionali (es. Regione Veneto)Sono previste statistiche standard, personalizzabili in base alle esigenze dell’Azienda.

9. Definizione di un programma di controllo dell’attività assistenziale ORL per il miglioramento dei ricoveri e l'ottimizzazione delle risorse

Responsabile Grammatica Luciano

Ricercatori Associati

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave DRG, percorsi assistenziali

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La gestione dell'attività assistenziale, finalizzata per tipologia di malattia, appropiatezza e in funzione dei progetti diricerca, necessita di opportuni strumenti di monitoraggio nella gestione in modo da valutare per tempo la tipologiadell'attività resa, valore che oggi viene reso dall'Ente con cadenza semestrale, limitando così la possibilitàoperativa di migliorare "in itinere" le prestazioni rese.Migliorare il percorso assistenziale attualmente in uso in

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rapporto ai parametri esposti in premessa al fine di ottimizzare le risorse assegnate.

Risultati e prodotticonseguiti

Vi è stata la creazione di un programma di analisi e raccolta dei DRG prodotti e valorizzati, la simulazione dipercorsi terapeutici possibili per tipologia di malattia e quindi il trasferimento, in fase di programmazione di ricovero,dei trattamenti a cui sarebbe conseguito un DRG55 dal regime ordinario a quello diurno. Si è effettuato inoltraun'analisi mensile dei possibili ricsvi con monitoraggio real time dell'andamento economico della filiera produttivaassistenziale.

Attività previste Analisi retrospettiva degli elementi di criticità e definizione dei percorsi assistenziali migliorativi finalizzati alle risorseassegnate.

10. Raffronto fra costi e ricavi nella Unita Operativa di Chirurgia Apparato Digerente

Responsabile Montemurro Severino

Ricercatori Associati Caliandro C, Maselli E, Ruggieri E, Sciscio V, Sivo M, Cessa M, Pellegrini M

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave DRG, S.D.O.

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La necessità di determinare la produttività e il risultato della gestione di una unità operativa con criteri aziendalisticiinduce a considerare il rapporto costi-benefici derivanti dalla degenza dei pazienti nelle singole unità operative. Lostudio è mirato al raffronto tra DRG (entrate) e i costi (farmaci,esami clinici e strumentali, materiale di salaoperatoria ecc.) per singolo paziente al fine di determinare il risultato economico dell'attività svolta nell'arco di dueanni.

Risultati e prodotticonseguiti

Studio attualmente in corso. Sono stati raccolti a tutto il 2004 i dati relativi al costo inerente la degenza di 50 pz. sui100 previsti, pari al 50% per valutare i risultati economici conseguiti dalla U.O. Chirurgia Apparato Digerente.

Attività previste Saranno seguite 100 pazienti e, attraverso accurata classificazione e registrazione del costo inerente la degenza,saranno raccolti i dati necessari per valutare il risultato economico conseguito dalla Unità Operativa di Chirurgia.

11. Confronti nazionali/internazionali fra i sistemi sanitari

Responsabile Schittulli Francesco

Ricercatori Associati Rinaldi M, Ponzio V, Riflesso S, Addante M, Lisco A

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave Organizzazione, confronto, gruppo operativo

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Il nostro proposito è quello di studiare i vari modelli gestionali adottati.nell'ambito dell'organizzazione assistenziale del SSN. Il confronto con la realtà potrà suggerire dei miglioramenti chegarantiscono all'utente, che si affaccia all'Istituto, una sempre più efficace ed efficiente prestazione (es.prenotazioni on-line, indicazioni circa i percorsi da intraprendere nella prevenzione e cura del tumore ecc...) daparte degli operatori (personale idoneo preposto alle prenotazioni che indichi e illustri all'utente il percorso daintraprendere, operatori sanitari-medici, infermieri, amministrativi ed ausiliari - pronti e disponibili per ogni necessitàed urgenza dell'utente/paziente ecc...). Lo studio che ci proponiamo prevede, per il primo anno, la valutazionedelle varie realtà nazionali ed in seguito, l'estensione ad altre strutture internazionali.L'obiettivo che ci si propone di raggiungere è quello di rendere efficace l'attuale potenziale delle risorse umanerelazionandolo alle esigenze espresse/ inespresse dell'utente/paziente. Il confronto con altre strutture a livellonazionale ed in seguito internazionale, potrebbe consentire un salto di qualità del percorso assistenziale, attivare laimplementazione di nuove formule che consentano il miglioramento del flusso informativo fra i vari soggetti nelprocesso di erogazione dei servizi sociosanitari.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Ricerca attiva e sistematica delle possibili complementarietà tra i diversi sistemi sanitari.

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Analisi nel primo anno di sperimentazione delle diverse esperienze nazionali come spunto per la strategiaalternativa.Implementazione di un sistema reticolare (on line) di assistenza integrata.Attivare presso il nostro Istituto un "gruppo operativo" formato da personale sanitario e utenti, che individui leattività problematiche e le possibili soluzioni con opportune strategie di miglioramento.

12. Standardizzazione interdipartimentale informatica delle diagnosi infermieristiche

Responsabile Rinaldi Michele

Ricercatori Associati Schittulli F, Colucci G, Micella P, Pacifico C, Damian S, Mancini A, Tarantino M, Roppo N, Romito C, Barione F

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave Qualità dell’assistenza, continuità assistenziale

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La diagnosi infermieristica si propone di identificare i problemi di salute sia attuali che potenziali della persona,adoperando un linguaggio standardizzato, semplice e conosciuto dalle diverse categorie sanitarie, e costituisce labase sulla quale scegliere gli interventi infermieristici.Obiettivi del progetto sono:Miglioramento della qualità dell’assistenza in termini di continuità assistenziale attraverso un’assistenza personalizzata.Garantire agli infermieri la possibilità di sviluppare e di entrare a far parte di un sistema computerizzato diinformazioni sanitarie che raccoglie, analizza e sintetizza i dati utili per l’attività professionale e la ricerca.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Elaborazione di una lista di diagnosi infermieristiche sulla base delle esperienze di lavoro condotte dal personaleinfermieristico all’interno dei Dipartimenti coinvolti nel progetto.Dotazione dei Personal Computer;Analisi statistica dei dati rivenienti;Programmazione di un software gestionale dedicato;Dotazione per ciascun Dipartimento di un informatico da dedicare allo studio;E’ prevista una prima valutazione allo scadere dei 6 mesi dall’inizio del progetto, previa acquisizione di quanto descritto.

13. Valutazione farmaco economica degli effetti indesiderati correlati all'impianto di cateteri venosi centrali in siliconee in poliuretano

Responsabile Console Giangiuseppe

Ricercatori Associati Nardulli P, Calabrò C

Programma B. Linee guida applicative percorsi assistenziali

Parole chiave Outcome research, risk assessment, CVC

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Nello studio retrospettivo e prospettico già da noi effettuato sono stati considerati esclusivamente 44 pazienticateterizzati nel periodo compreso fra luglio 2003 e gennaio 2004 presso l’Unità Operativa di Chirurgia dell’Apparato Digerente. Bisogna osservare però che non si sono potute valutare le altre 200 cateterizzazioni avvenute in questo stesso lasso di tempo, in quanto sono state realizzate con altre tipologie di CVC e conmetodiche di inserimento diverse rispetto a quelle che ci apprestiamo ora a considerare. Questo ha richiestopertanto la realizzazione di questo studio che permetterà di evidenziare i costi diretti e indiretti legati a tali CVC.Come è noto le complicanze legate alla cateterizzazione includono quelle associate all’inserimento del catetere (pneumotorace, danni alle arterie e ai nervi) e quelle associate alla durata della cateterizzazione (trombosi einfezioni): Le complicanze infettive sono le più comuni. Le infezioni associate ai cateteri (catheter-relatedbllodstream infections o CRBSI) sono causa di mortalità e morbilità significative, nonché di alti costi diospedalizzazione.

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Le cause che favoriscono lo sviluppo di trombosi includono: fattori legati alla patologia di base, al materiale delCVC, nonché alla posizione del CVC stesso. In particolare, alcuni fattori in grado di determinare n effettotrombogeno sono: alterazioni dei fattori della coagulazione (come ad esempio la diminuzione dei livelli diantitrombina III), deficienza di proteina C, manutenzione non ottimale del catetere stesso. Alcuni tumoricostituiscono di per sé un rischio per lo sviluppo di trombosi, come ad esempio i tumori del mediastino che possonodeterminare anomalie del flusso venoso. Anche lo stato ipercoagulativo associato ad alcuni tumori rappresenta unfattore predisponente alla trombosi.E’ stato dimostrato che i pazienti neutropenici presentano un alto rischio di infezioni e di trombosi causate dallacateterizzazione. Anche la somministrazione di emulsioni lipidiche e l nutrizione parenterale possono a loro voltafavorire lo sviluppo di batteri e funghi.Diversi studi hanno dimostrato in modo sicuro l’interazione tra la contaminazione di alcuni batteri e la formazione detrombo e viceversa.Da segnalare, infine, le manifestazioni trombotiche dovute alla trombocitopenia indotta da eparina che moltospesso è utilizzata per mantenere la pervietà del catetere.Il progetto si propone di valutare:la frequenza d’infezioni correlate all’impianto, con individuazione dell’agente infettante;valutazione dell’eventuale profilassi antibioticala frequenza di trombosi correlate al tipo di impianto, di tumore, di trattamento effettuato attraverso il device e allaposizione dello stesso CVCla frequenza di eparinizzazioniconsiderazioni su costi diretti e indiretti derivanti dall’uso di tali dispositivi.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste I pazienti saranno arruolati fra quelli delle seguenti UU.OO.:Chirurgia Apparato DigerenteOncologia medicaOncologia Medica e SperimentalePer ogni U.O. saranno arruolati 30 pazienti che saranno suddivisi in due bracci in base al tipo di impianto (in siliconeo in poliuretano); all’interno di ciascun braccio si distingueranno i pazienti che effettueranno profilassi anti-bioticada quelli che non la effettueranno.Il follow-up si concluderà al momento dell’espianto del CVC.Sarà effettuata un’analisi prospettica ei dati ottenuti mediante la scheda di raccolta dati di seguito indicata:

Iniziali del paziente età, luogo dinascita__________________________________________________________________________________________

M□ F□ Unità operativa_______________________________________________________

Ca. del_____________________ Stadiazione___________________________________________________________

Terapia_________________________________________________________________________________________________

Tipo di dispositivo impiantabile impiegato/materiali componenti____________________________________________

Diametro del catetere in Fr____ Data dell’impianto____________________________________________________

Profilassiantibiotica_______________________________________________________________________________________

Qualeaccesso_________________________________________________________________________________________

Sistema impiantabile usatoper_____________________________________________________________________________________________

Duratadell’impianto____________________________________________________________________________________

Tipo di effettoindesiderato_____________________________________________________________________________________

Trattamento effettuato percomplicanze_____________________________________________________________________________________

Parametri ematochimici al momento dell’impianto

WBC___ PLT____ PT, PTT, Fibrinogeno_____ Antirombina III_______ Proteina C ed S_____________

Rimozione del Device?_________________________ Osservazioni_________________________________________

14. Utilizzo di amido idrossi etilico 130/04 vs albumina nei pazienti sottoposti a gastrectomina totale conlinfadenectomia estesa

Responsabile Montemurro Severino

Ricercatori Associati Chiumarulo F, Sciscio V, Ruggieri E, Rucci A, Caliandro C, Polignano FM, Maselli E

Programma B. Linee guida applicative percorsi assistenziali

Parole chiave Ca. gastrico, castrectomia totale, linfadenectomia estesa

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Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Per il cancro gastrico i migliori risultati in termini di sopravvivenza a distanza si ottengono con interventi digastrectomia totale ad intento curativo associati a linfectomie estese D3-D4. L’estensione della linfectomia alle stazioni mesenteriche superiori e retroperitoneali sovra e sottorenali può comportare una linforragia intra epostoperatoria. La deplezione proteica induce edemi discrasici e compromissione clinica generale, con aumentodelle complicanze perioperatoria.Obiettivo del presente progetto è valutare quale trattamento (Albumina vs Amido idrossi etilico 130/04) sia piùidoneo a ristabilire un giusto equilibrio osmotico tale da ridurre gli edemi sistemici e, quindi, le complicanzeperioperatoria. Si valuteranno inoltre i costi dei diversi trattamenti.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Saranno arruolati 30 pz. affetti da cancro gastrico e trattati con intento radicale di gastrectomia totale associata alinfectomia D3-D4. I 30 pz. saranno suddivisi a random in due gruppi di 15 pz. ciascuno. Il primo gruppo A verràsottoposto a trattamento con Albumina Umana 25% a termine dell’intervento chirurgico e nei 5 giorni successivi a dosaggio di 2 fl./die. Al secondo gruppo B saranno somministrati intraoperatoriamente e nei 5 giorni successiviAmido idrossi etilico 130/04 al dosaggio di 2 fl./die. I pz. saranno valutati clinicamente e con esami di laboratorio(dosaggio elettroliti plasmatici, albuminemia e proteine totali, glicemia,azotemia ecc.).I pazienti saranno arruolati solo dopo approvazione del progetto da parte del Comitato Etico.

15. Valutazione dell'esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza causati da sorgenti, sia fisse che mobili,presenti in luoghi di vita e di lavoro

Responsabile Carioggia Enza

Ricercatori Associati

Programma B. Linee guida applicative percorsi assistenziali

Parole chiave Radiofrequenze, campi e.m.

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 48 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Descrizione L'esposizione a campi e.m. a radiofrequenza coinvolge la quasi totalità della popolazione. Pertanto alla luce dellenuove normative in vigore e dei nuovi risultati sugli effetti sanitari di tali onde, riveste notevole importanza unaindagine che caratterizzi l'esposizione a vari tipi di sorgenti a radiofrequenza.Valutazione della reale esposizione ai campi e.m. nei luoghi di vita e di lavoro.Caratterizzazione del campo creato da alcune sorgenti tipiche (telefonini, forni a micro onde, apparecchielettromedicali, ecc.).Confronto tra i livelli di campo delle varie sorgenti.

Risultati e prodotticonseguiti

Si stanno elaborando i dati raccolti nelle fasi di misura e si sta procedendo all'esame statistico.

Attività previste Rilievi sia in campo vicino che lontano dai campi e.m. confrontati con i modelli teorici a disposizione.Confronto tra i valori di campo e.m. misurati ed i valori responsabili di effetti sanitari conosciuti.

16. Risparmio trasfusioni di sangue ed emoderivati

Responsabile Montemurro Severino

Ricercatori Associati Chiumarulo F, Ruggieri E, Caliandro C, Polignano FM, Rucci A, Sciscio V

Programma B. Linee guida applicative percorsi assistenziali

Parole chiave Autodonazione, emodiluzione intraoperatoria

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

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Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione Il risparmio del sangue ed emoderivati è un obiettivo che ogni ente ospedaliero ed ogni unità operativa chirurgicadeve perseguire nei propri programmi istituzionali. L’uso indiscriminato di sangue ed emoderivati comporta, oltre che un elevato costo, un aumento delle complicanze perioperatoria di tipo immunologico ed emocoagulativopeggiorando anche la prognosi a distanza. Obiettivo del progetto è ridurre l’utilizzo di sangue ed emoderivati comporta un guadagno in termini economici e di sopravvivenza a distanza dei pazienti chirurgici.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Il progetto prevede l’arruolamento di 60 pazienti oncologici sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore. Saranno esclusi i pz. cardiopatici (valvulopatie, infarto recente, indici di funzionalità diminuiti con FE<50%), stato anemico(Hgb<10, Hct>30%),o con deficit coagulativo. I suddetti pazienti verranno suddivisi in tre gruppi di 20 pazienticiascuno in base ai valori dell’esame emocromocitometrico, così come da linee guida standardizzate. Il primogruppo A (pz con Hgb > 14) verrà sottoposto a 2 predepositi + emodiluizione intraoperatoria (se HCT e Hgb ancoranel range normale); il secondo gruppo B (pz. con Hgb compresa tra 13.9 e 12) verrà sottoposto a 1 predepositoe/o emodiluizione intraoperatoria (dopo induzione dell’anestesia generale); il terzo gruppo C (Pz. con Hgb minore di 11.9) eseguirà somministrazione di eritropoietina 10000 UI/die per 4 giorni precedenti all’intervento e 200 mg. di ferro ev/die. Se il paziente presenterà dopo tale terapia valori di HCT e Hgb compatibili, potrà eseguire ilprogramma B. Tutti i pazienti verranno controllati intraoperatoriamente dal punto di vista emodinamico medianteinfusione di plasma expanders (tipo Voluven 6%) e cristalloidi per mantenere una adeguata normovolemia.

17. Anestesia endovenosa (TIVA) in radiologia interventistica: associazione Propofol e Remifentanil

Responsabile Armenise Francesco

Ricercatori Associati Canniello E, Chiumarulo F, Mattioli V

Programma B. Linee guida applicative percorsi assistenziali

Parole chiave TIVA, sedazione analgosedazione

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione L’affermarsi in campo oncologico di tecniche di radiologia interventistica tese a trattare tumori primitivi e/ ometastatici con mezzi fisici (radiofrequenze) o farmacologici (chemioterapia locoregionale, stopflow, bagnoepatico, ecc.), ha imposto la ricerca di tecniche e sequenze farmacologiche che consentano di effettuare i citatiinterventi con un’ottima anestesia/analgesia, con risveglio pronto e basso impegno metabolico. Tra queste tecniche è stata presa in considerazione quella che prevede l’impiego del Propofol e del Remifentanil in infusionecontinua.Scopo della ricerca è individuare il dosaggio più favorevole nella somministrazione dell’associazione farmacologica Propofol + Remifentanil per ottenere un efficace livello di anestesia/analgesia insieme con lamaggiore stabilità cardiocircolatoria ed un rapido recupero psicomotorio e dell’autonomia delle funzioni vitali in pazienti sottoposti alle diverse tecniche di radiologia interventistica.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono stati eseguiti alcuni casi applicati alla termoablazione polmonare. Si è in attesa di completare la casisticaprogrammata.

Attività previste Un campione di 60 pazienti adulti ambosesso con patologia oncologica primitiva o secondaria da sottoporre adinterventi con metodica radiologica interventistica, sarà sottoposto ad anestesia generale tipo TIVA. Il campionegenerale verrà suddiviso con modalità random in tre gruppi di 20 unità. A ciascuno gruppo verrà assegnato undifferente profilo posologico dei due farmaci la cui somministrazione sarà effettuata per via e.v. con pompa.Durante l’intervento verranno monitorizzati e registrati i principali parametri delle funzioni vitali ed i tempi di ripresa della coscienza e dell’autonomia del paziente.

18. Diagnosi istopatologica collegiale per via telematica

Responsabile Simone Gianni

Ricercatori Associati Cristiani S

Programma A. Area Economico-Gestionale

Parole chiave Telepatologia, microscopia virtuale

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

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Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La Telepatologia, pur considerata un’evoluzione naturale della diagnostica istocitopatologica, non è entrata nella pratica corrente dell’attività del Patologo. Di recente è stato realizzato un collegamento telematico tra i sette Centri Oncologici italiani nell’ambito del Progetto TESEO (TElepatologia Scanner Enti Oncologici). Tra le sue prime attività, il gruppo di Patologi referenti per Istituto ha avviato una sperimentazione sulla discussione collegiale di casiistocitopatologici.Verificare le potenzialità del sistema operativo Olympus BLISS in dotazione degli Istituti, sia nella scannerizzazionedei preparati che nella loro trasmissione.Condurre sessioni di discussione collegiale istocitopatologica.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Entreranno in studio 50 casi proposti e digitalizzati presso i Centri del TESEO. I casi verranno inviati per via telematicaal server centrale localizzato presso il CBIM di Pavia e, da quel momento, saranno visualizzabili per la diagnostica ela discussione tra i Patologi.

19. Valutazione degli effetti indesiderati correlati all'impianto di dispositivi medici a breve e a lungo termine

Responsabile Console Giangiuseppe

Ricercatori Associati Cristiani S

Programma B. Linee guida applicative percorsi assistenziali

Parole chiave Outcome research, medical device, risk assessment

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 48 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Descrizione I CVC e sistemi impiantabili port – sono d’uso più frequente nella pratica clinica, in particolare in oncologia, innefrologia, nella nutrizione parenterale totale e nell’area delle cure intensive. I problemi più sentiti legati all’uso di tali dispositivi medici sono riconducibili all’insorgenza di gravi infezioni (sia per le conseguenze sul paziente, sia per ilnotevole dispendio di risorse umane ed economiche), nonché allo sviluppo di trombi.Si tratta di uno studioosservazionale che intende valutare le complicanze (come l frequenza di infezioni, il tipo di agente patogeno,ecc.) in relazione al tipo di impianto (CVC, Port), ai materiali costituenti (poliuretano, Silicone) ed al tipo ditrattamento effettuato. In particolare si valuteranno i costi diretti e, quando possibile, quelli indiretti derivantidall’uso di questi dispositivi.

Risultati e prodotticonseguiti

L'attuale stato di avanzamento è del 90%. Si stanno elaborando i dati raccolti per procedere alla stesura finale.

Attività previste Analisi retrospettiva e prospettica dei dati estrapolati dalle cartelle cliniche dei pazienti impiantati a partire daGennaio 2001.

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LINEA 6 - Sperimentazione di nuovi outcome della ricercaDIRETTORE: Prof. Mario De Lena

Resoconto attività 2004

rincipale obiettivo di questa linea di ricerca è quellodi applicare la metodologia scientifica per losviluppo della ricerca nel rispetto dei principi di

efficacia e di efficienza della gestione.La sperimentazione di nuovi outcome della ricercacostituisce un’esigenza non differibile specie se si considera il costante ridimensionamento dei fondi dadestinare alla ricerca e la molteplicità degli usi alternativipossibili. Tale impostazione viene confermata anchedalle indicazioni fornite dal D.lgs. 288/03 recantedisciplina in materia di riordino degli Istituti di Ricovero eCura a carattere Scientifico.La sperimentazione di nuovi outcome mira a considerarel’insieme degli effetti risultanti dall’implementazione di strumenti per la gestione della ricerca.I progetti inseriti in questa linea di ricerca possono esseresuddivisi in due grandi aree:la prima riguarda gli aspetti di relazione fra l’Istituto e l’ambiente regionale, nazionale ed internazionale di riferimento; in questa area rientra la creazione e lapartecipazione a reti per la ricerca, l’implementazione di relazioni sinergiche volte a facilitare il trasferimento deirisultati dalla ricerca alla clinica, la definizione dimeccanismi bidirezionali per il dialogo fra ricerca e cura;la seconda riguarda aspetti interni della gestione; inquest’area rientrano progetti di analisi e sviluppoorganizzativo per la gestione della ricerca, certificazionedella qualità, sistemi contabili e implementazione delcontrollo di gestione per la governance degli outcomedella ricerca, sistemi per la gestione dell’informazione, sistemi innovativi per la gestione della biblioteca, analisidegli indicatori per la valutazione dei risultati dellaricerca.Scendendo nel dettaglio, il primo progetto della linea èintitolato: “Alleanza contro il cancro e i programmi europei: sviluppo del project management”. Il progetto è stato avviato lo scorso anno sia con riferimento allapartecipazione dell’Istituto ad “Alleanza Contro il Cancro”, sia per la crescente rilevanza, sottolineata anche dai recenti orientamenti ministeriali, di reperirefondi a livello europeo. Nel corso dell’ultimo anno sono state svolte attività riconducibili ai seguenti ambiti:monitoraggio dei progetti volto ad aggiornare lo stato diavanzamento scientifico e contabile;implementazione di un sistema centralizzato per lagestione informatizzata dei progetti;sperimentazione di meccanismi innovativi per la gestionedel budget da parte del ricercatore.Sempre nell’area reti per la ricerca è il progetto “INQAT (Italian Network for Quality Assessment of Tumorbiomarkers): coordinamento e sviluppo delle attività”.Lo svolgimento del presente progetto, che ha vistocoinvolti i principali gruppi laboratoristici italiani operantisul problema “Biomarcatori in Oncologia”, ha portato al raggiungimento di una serie di importanti ed indiscutibilirisultati riassunti nelle relazioni scientifiche periodiche.Ha permesso lo sviluppo di una cultura del Controllo diQualità (CQ) in un settore così delicato ed in rapidaevoluzione come quello dei Biomarcatori Oncologici.Questo progresso è sinteticamente evincibile dalleattività del sito www.INQAT.org, e dalla attivazione di unaserie di gruppi di lavoro nazionali ed interdisciplinari e

soprattutto il Working Group Nazionale “Clinical Appropriatness of Tumour Biomarker Utilization”.Ha attivato una serie di CQ sul territorio nazionalerealizzando periodiche riunioni a livello nazionale chehanno coinvolto di volta in volta le decine di laboratoripartecipanti ai singoli programmi di CQ; le varie UUOOcollaboranti al progetto hanno realizzato procedureoperative e prodotto periodici booklets sui risultati deivari Programmi di CQ.PROTOCOLLI OPERATIVI CONTROLLO QUALITÀrapporto-analisi data base determinazione BiomarcatoreBCL-2 16-6-2003rapporto-analisi database determinazione grading”-06.03.2000/’01.07.2004rapporto-analisi database determinazione her-2/neu”-25.09.2002rapporto-analisi database VEGF circolante”-01.07.2004rapporto-analisi database conta mitotica”-01.07.2004Ha infine pubblicato una serie di pubblicazioniscientifiche che hanno sicuramente portatoall’attenzione internazionale lo sforzo che nel settore del CQ per i Biomarcatori Tumorali, in Italia si è prodotto negliultimi anni.I risultati raggiunti da questo progetto, anche incollaborazione con attività simili svolte nell’ambito del progetto CNR-MIUR, hanno permesso di acquisire il know-how necessario e l’organizzazione gestionale indispensabile per la conduzione di programmi di CQ inItalia.Le attività di CQ per prestazioni laboratoristiche“routinarie” sono ora presenti e hanno perso il carattere di esperienza preliminare che aveva accompagnatoprecedenti esperienze in tal senso.Si sono inoltre sviluppate sin dall’inizio sinergie con altre realtà europee sicuramente propedeutiche per losviluppo di CQ in ambito EU. I risultati raggiunti da questoprogetto, anche in collaborazione con attività similisvolte nell’ambito del progetto CNR-MIUR e più ingenerale su tutto il territorio nazionale, hanno permessodi acquisire il know how necessario e l’organizzazione gestionale indispensabile per la conduzione diprogrammi di CQ in Italia. Le attività di CQ perprestazioni laboratoristiche “routinarie” sono ora presenti e hanno perso il carattere di esperienza preliminare cheaveva accompagnato precedenti esperienze in talsenso.Si sono inoltre sviluppate sin dall’inizio sinergie con altre realtà europee sicuramente propedeutiche per losviluppo di CQ in ambito EU.Ancora in tema di relazioni esterne di collegamento perla ricerca è il progetto “Banca virtuale di tessuti tumorali:allestimento e creazione di un network”, volto alla realizzazione di una banca dati di tessuti tumorali.Le attività di detto progetto nel corso del 2004 hannoavuto importanti sviluppi sia in termini di allestimento diuna banca interdipartimentale interna all’Istituto, sia in termini di coordinamento e progettazione di banche divalenza internazionale.Per quanto riguarda la realizzazione di una bancainterdipartimentale dell’Istituto si è dato vita ad un GOIP che inizialmente coinvolge i rappresentanti dei trelaboratori, di oncologia sperimentale di istocitopatologiae di patologia clinica. Alla survey delle facilities

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attualmente utilizzate ha fatto seguito l’ideazione e progettazione di un prototipo di software di gestione.Sono in corso contatti con la ditta Angelantoni per losviluppo di procedure operative e standard tecnologicibasilari per la organizzazione definitiva di detta banca,che si avvarrà oltre di un coordinatore di un CTS e di unCT proprio. All’interno di detta attività importante qualiquantitativamente è risultato il ruolo svolto dalla bancaper l’organizzazione e gestione della partecipazione del nostro Istituto al progetto proteomico Italia-USA.In detto progetto sono stati arruolati in meno di unsemestre oltre 500 casi eleggibili ad analisi proteomicada effettuare negli Stati Uniti.Per quanto riguarda gli aspetti internazionali nel 2004dopo alcune riunioni di coordinamento nazionali tra irappresentanti dei sette IRCCS oncologici italiani, è statomesso a punto un progetto finalizzato che, coordinatodall’Istituto Oncologico di bari, è stato finanziato come ricerca finalizzata dal MS 2005. Detto progetto miraessenzialmente a creare database e POS comuni fra lebanche oncologiche attualmente attive in Italia.Con riferimento all’area gestionale interna, il primo progetto intitolato “La qualità e la certificazione nei programmi di ricerca”, mira a valutare i sistemi di certificazione della qualità a livello internazionale al finedi selezionare la metodologia maggiormenterispondente per la certificazione della gestione deiprogetti di ricerca. Nel corso dell’ultimo anno è stata svolta un’analisi comparativa delle metodologie di certificazione per la qualità. Particolare attenzione èstata data alle metodologie proposte da JCAHO, EFQMe ISO. Con riferimento alle collaborazioni internazionali,l’Istituto ha partecipato alla certificazione di qualità promossa dall’OECI, ponendo in essere una rilevazione che ha coinvolto l’Istituto nel suo complesso.I risultatidella certificazione verranno valutati contestualmente aquelli degli altri Istituti Italiani ed Europei.Ancora nel campo della qualità è il progetto “Messa a punto di un protocollo per la certificazione e/ol’accreditamento di strutture laboratoristichesperimentali”.Dopo la survey nazionale eseguita nel 2003 sullo stato diavanzamento e sulle problematiche relative allacertificazione ed accreditamento di strutturelaboratoristiche sperimentali (vedi relazioni precedenteanno) nel corso degli ultimi 12 mesi si è dato corsoall’impostazione del processo di certificazione del laboratorio di oncologia sperimentale clinica, che perquanto a tematiche scientifiche e gestionali costituiscesicuramente un riferimento anche per gli altri laboratorinazionali. Dopo l’individuazione degli obiettivi da raggiungere sia con processi di certificazione nazionalied internazionali è stata individuata e cooptataun’agenzia di consulenza di comprovata esperienza a livello nazionale ed internazionale nell’areadella sanità epiù specifico di strutture sperimentali quale la TotalQuality Management. È stato definito il GANTT delprogetto e sono stati realizzati i primi incontri formativi perla identificazione dei flessi e delle procedure operativeda certificare.Nella stessa area il progetto “Implementazione della qualità dell’assistenza nei laboratori di analisi degli istituti oncologici”. È stata ad oggi redatta la documentazione di sistema (Manuale della Qualità. Procedure, IstruzioniOperative, Modulistica di registrazione) ed è al momentoin fase di attuazione quanto programmato. È in fase dipianificazione una serie di attività formative inerenti laQualità e di Verifiche Ispettive interne allo scopo divalutare il livello di conseguimento della conformità delle

attività di Gestione della qualità alla norma ISO diriferimento. Al tempo stesso sono stati avviati contatti conEnti di certificazione:DNV (Det Norske Veritas);Certiquality;CSQ (Qualità Systems certification).I contatti sono finalizzati a valutare la specificità delleesperienze degli enti di certificazione ed insiemel’impegno di spesa necessario per il perfezionamento del sistema di gestione della qualità.Sempre nell’area gestionale il progetto “Indagine conoscitiva delle problematiche incontrate dairicercatori nell’esecuzione di un nuovo progetto di ricerca” volto a verificare le difficoltà che i ricercatori dell’Istituto possono incontrare nello svolgimento delle loro attività, legate al tempo e ai mezzi a disposizione,all’individuazione di criteri di priorità nell’esecuzione delle attività di tipo assistenziale e di ricerca. Nel corso del 2004è stata effettuata un’analisi volta ad individuare possibili raggruppamenti omogenei al fine di renderestatisticamente significativa la lettura dei dati. Sono statiselezionati gruppi di personale associando ai profiliprofessionali (dipendenti, collaborazione professionale,borsa di studio) le attività svolte (cura, ricerca,formazione), differenziando le aree (sanitaria,amministrativa) e gli ambiti della ricerca (corrente,finalizzata, sperimentazione clinica). La scelta di definiregruppi omogenei è nata anche in relazione all’esigenza di rendere anonimi i questionari. Sulla base dei gruppirisultanti è stata avviata la definizione dei questionari chesaranno somministrati ed analizzati nel corso del 2005.Collegata al tema della qualità è anche il progetto“Determinanti socio-economici della disuguaglianza inoncologia: valutazione e contenimento del ritardodiagnostico terapeutico per il cancro della mammellanel sud Italia”. Le attività svolte nel corso del 2004 sono relative a:analisi retrospettiva con questionario precodificato dellecartele cliniche di 486 pazienti ricoverate per cancrodella mammella presso la U.O. di Senologia del nostroIstituto;arruolamento di 220 pazienti ricoverate ed operatepresso l’U.O. di senologia dell’Istituto, a cui è stata condotta un’intervista seguendo il questionario precedentemente validato.Il progetto “Library consulting: realizzazione della biblioteca cartacea on-line per il miglioramento continuodell’erogazione del servizio all’utenza”, interamente dedicato allo sviluppo della biblioteca dell’Istituto. Nel corso dell’anno 2004 sono state svolte attività riconducibili ai seguenti ambiti:rinnovo abbonamenti periodici scientifici nazionali einternazionali versione print e print+on-line;acquisti di nuovi periodici versione print e print+on-line;acquisti di monografie;scambio interbibliotecario gratuito con altre biblioteche,ovvero IRCCS, università e/o enti pubblici (progettoBibliosan);servizio di reference più adeguato e specializzato allesingole richieste dell’utenza;ricerche bibliografiche su banche dati gratuitespecializzate, come ad esempio PubMed in ambitobiomedico, GioFil in ambito sanitario-farmaceutico eDuralex in ambito amministrativo;sistemazione adeguata del pregresso e collocazionedelle annate più recenti in un ambiente predisposto per ildeposito del materiale posseduto e per eventuali corsi eriunioni;

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sviluppo del progetto azalea per l’informazione oncologica a parenti e pazienti effettuata da oncologi epsicologi tramite la biblioteca dell’Istituto.Le tematiche inerenti la qualità, il sostegno per la ricerca,la programmazione ed il monitoraggio dei progetti,conduce al controllo di gestione, che vienespecificamente affrontato dal progetto “Il controllo di gestione applicato all’area della ricerca scientifica: messa a punto di una procedura operativasperimentale”. La realizzazione del controllo di gestione implica la definizione di una struttura contabile perl’auditing della ricerca. Tale tematica è affrontata dal progetto “Applicazione di principi di contabilità economica e ipotesi di financial auditing della ricercascientifica”. Tale attività di ricerca è strettamente collegata al progetto di ricerca finalizzata approvato dalMinistero della Salute, in cui L’IRCCS Oncologico è capofila. Le attività svolte nel corso dell’anno 2004 sono riconducibili ai seguenti ambiti:analisi delle procedure di contabilità analitica diffusepresso gli IRCCS pubblici e privati;definizione del piano aziendale dei centri di costo e diresponsabilità per la ricerca;adozione di un sistema di contabilità analitica integratocon il sistema della contabilità generale;adozione di procedure informatiche per il linkage deidati.Sono in corso di definizione iniziative di formazione rivolteal personale di ricerca per la sperimentazione dei flussiinformativi rilevati dal sistema contabile e per ladefinizione di indicatori per la governance della ricerca.Il tema dell’analisi dei costi della ricerca è ripreso dal progetto “Analisi dei costi di conduzione della ricerca clinica” che si pone di verificare, tramite la predisposizione di form e con specifiche rilevazioni, i costidi conduzione delle attività clinico sperimentali. Nel corsodell’esercizio trascorso sono state svolte attività volte a:identificare gli episodi di cura per la vaccinazione concellule dendritiche;identificazione e misura delle attività e delle risorseeffettivamente impiegate per la vaccinazione.Le attività svolte hanno permesso di sviluppare unametodologia di rilevazione dei costi che si basa sulconsumo effettivo di risorse. È in corso di definizione latariffa standard per la vaccinazione con celluledendritiche. Tale metodica, infatti, non prevede unatariffazione secondo il criterio del costo standardprospettico del tipo DRG. La metodologia di rilevazione edi analisi dei costi individuata sarà oggetto di attivitàformative nel corso dell’anno 2005.A completamento della linea di ricerca il progetto“Analisi statistica dell’attività di ricerca scientifica condotta nell’Istituto oncologico di Bari nel periodo 1993-2003” intende rendere disponibile le informazioni relative alla produzione scientifica dell’Istituto, con l’intento dicostituire un learning database delle esperienzematurate e dei risultati raggiunti.Nel primo anno di attività del progetto è stata avviata laraccolta degli articoli e degli abstract con il supportodella biblioteca dell’Istituto. È in fase di predisposizione ilmodello di database relazionale per la costituzione dellabase di dati per la ricerca.

Programma 2005

rincipale obiettivo di questa linea di ricerca è quellodi applicare il metodo scientifico per lasperimentazione di indicatori innovativi di natura

biologica ed amministrativo contabile per la gestionedella ricerca e della cura nel rispetto dei principi diefficacia e di efficienza della gestione.La sperimentazione di nuovi outcome costituisceun’esigenza non differibile specie se si considera ilcostante ridimensionamento dei fondi destinati allaricerca ed alla cura ed in controparte la molteplicitàdegli usi alternativi possibili.Tale impostazione viene confermata sia dalle recentiindicazioni fornite dal D.lgs 288/03, in materia di riordinodegli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, siadalle indicazioni di cui al DPCM 28/11/2001 in materia diLivelli Essenziali di Assistenza.L’esplorazione di nuovi outcome risponde all’esigenza di migliorare il sistema di indicatori per la governance delleattività di ricerca e di cura: la mera indicazione diattività, infatti, non fornisce indicazioni circa i risultatitangibili conseguiti. Di conseguenza l’esigenza di sperimentare nuove misure in grado di orientare leattività di ricerca e cura secondo indicatori di risultato,considerando gli stessi nella loro accezione più ampia dioutcome.La principale criticità connessa con il razionale della linean. 6 è proprio nella definizione di indicatori che guidano ilpersonale verso il raggiungimento di risultati che, proprioin quanto attinenti la ricerca, rientrano fra quelle funzionidifficilmente prevedibili e programmabili.I risultati attesi presentano una forte connotazionetraslazionale, infatti, la definizione di sistemi di misurazionee dei relativi indicatori si dimostra immediatamenteapplicabile ai fini dell’innovazione del sistema di governo della gestione, sia con riferimento agli ambiti piùstrettamente clinici e di ricerca, sia con riferimento alleprocedure amministrativo contabili.I progetti inseriti in questa linea sono articolati in duegrandi aree: la prima, denominata “Outcomes della ricerca”, comprende i progetti 1-15 e riguarda gli aspettidi relazione fra l’Istituto e l’ambiente regionale, nazionale ed internazionale di riferimento. In questa area rientranola creazione e la partecipazione a reti per la ricerca,l’implementazione di relazioni sinergiche volte a facilitare il trasferimento dei risultati dalla ricerca alla clinica, ladefinizione di meccanismi bidirezionali per il dialogo fraricerca e cura. La seconda area, denominata“Procedure amministrativo-contabili della ricerca”, comprende i progetti 16-19 e riguarda aspetti internidella gestione; in quest’area rientrano progetti di analisi e sviluppo organizzativo per la gestione della ricerca,certificazione della qualità, sistemi contabili eimplementazione del controllo di gestione per lagovernance degli outcome della ricerca, sistemi per lagestione dell’informazione, sistemi innovativi per la gestione della biblioteca, analisi degli indicatori per lavalutazione dei risultati della ricerca.Scendendo nel dettaglio, il prog.1, intitolato: “Impianto traslazionale per la ricerca: fund raising, scouting econsulenza per lo sviluppo di progetti di ricerca,finalizzata al trasferimento tecnologico”, in linea con gli indirizzi strategici del Ministero della Salute, mira asperimentare il nuovo impianto traslazionale per laricerca delineato dal D.lgs. 288/03. Il progetto, diduratatriennale, prevede la realizzazione di attività cheprevedono innanzi tutto l’analisi di esperienze similari a

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livello nazionale ed internazionale nonché del contestonormativo e regolamentare;. Sulla base dei risultati cosìevidenziati è possibile poi procedere alla definizione delpercorso bidirezionale per il collegamento della ricercasecondo una logica traslazionale di collegamento alcontesto di riferimento; alla definizione delle funzioni,degli strumenti e degli ambiti operativi dell’unità di supporto per la ricerca; alla sperimentazione delleattività di supporto e valutazione dei risultati ed, infine,all’assessment dell’iniziativa e diffusione dei risultati.Collegato alla sperimentazione di nuovi outcome è ilprog. 2, “Determinanti socio-economici delladisuguaglianza in oncologia: valutazione econtenimento del ritardo diagnostico terapeutico per ilcancro della mammella nel sud Italia” che mira a definire le possibili cause di variabilità degli outcome dicura correlate con lo stato sociale, economico eculturale della popolazione in cura, standardizzandol’effetto variabilità del comportamento clinico. La programmazione delle attività prevede chepreliminarmente venga eseguita un'analisi retrospettivasulle cartelle cliniche per valutare lo stadio delle pazientiricoverate per cancro della mammella negli ultimi treanni. Il progetto utilizzerà la metodologia degli studi dicoorte su pazienti con tumori incidenti istologicamenteconfermati,ricoverati ed operati in un anno. A talipazienti verrà condotta una intervista con unquestionario in cui saranno riportati i dati clinici pereffettuare una precisa stadiazione e le informazionimirate ad evidenziare lo stato socio-economico eculturale del paziente. Il ritardo diagnostico saràsuddiviso in tre categorie:tempo intercorso tral'insorgenza del primo sintomo e primo consulto medico(patient delay); tempo tra primo consulto e ricovero inospedale (medical delay); tempo tra primo sintomo eintervento chirurgico (total delay). Il ritardo nella diagnosisarà valutato categorizzando il periodo in quattrointervalli di tempo. L’analisi finale dei dati sarà seguita mediante regressione logistica multipla stratificata percentro partecipante. I pazienti saranno seguiti nel corsodell'anno successivo al ricovero per valutare tempo etipo di ulteriori trattamenti e ricadute.Interessante il percorso programmato per la realizzazionedel prog.3 “ABC del percorso di cura in oncologia. Formazione per pazienti e familiari”che prende in considerazione le problematiche di comunicazione e diasimmetria informativa che si manifestano nel percorsodi cura in oncologia. Confermando la crescenterilevanza della comunicazione, il progetto mira asperimentare metodiche innovative volte a rinnovare imeccanismi di informazione e ad integrare il continuumdell’assistenza che, specie per i pazienti oncologici, travalica il singolo episodio di cura, coinvolgendo l’intera esistenza del paziente e dei familiari.Collegato alla tematica dell’informazione al paziente come momento topico di collegamento fra l’ospedale ei fruitori delle cure che esso eroga è anche il prog.4“Programma di informazione per pazienti oncologici” che mira a rendere disponibili strumenti informativi circale patologie oncologiche per i pazienti in corso diricovero. Il progetto è nato sull’onda della partecipazione dell'Istituto al Progetto Azalea,patrocinato dal Ministero della Salute, che ha offertol’occasione per soffermarsi sull’importanza di poter predisporre un apposito spazio a pazienti, familiari ecittadini ovvero alla comunità non scientifica al qualerivolgersi per ottenere una informazione di qualitàaccessibile e comprensibile da tutti.

Sempre nell’ambito del settore di ricerca che individua la Biblioteca dell’Istituto come punto di raccordo fra ricercatori e fruitori in genere e Direzione Scientifica è ilprog.5 “Library consulting: realizzazione della biblioteca cartacea on-line per il miglioramento continuodell’erogazione del servizio all’utenza”, interamente dedicato alla sviluppo della biblioteca dell’Istituto.A completamento di quest’area di ricerca è il prog 6 “Rielaborazione della pagina web della biblioteca dell’Istituto. Allestimento di una sala consultazione multimediale” che si propone in modo strumentale per il miglioramento della fruibilità dell’informazione disponibilepresso la biblioteca dell’Istituto con riferimento sia all’utenza interna, sia all’utenza esterna.Di natura clinica, epidemiologica e gestionale è il prog. 7“Valutazione delle dinamiche attitudinali e psicologiche dei soggetti sottoposti a consulenza oncogenetica estudio del fenotipo dei casi familiari ed ereditari dicarcinoma mammario” che ha come finalità la valutazione di una serie di test ontogenetici al fine dispecificare i fattori di rischio associati con le patologietumorali femminili e con particolare riferimento allamammella. In ottica traslazionale, lo studio considera siagli aspetti clinico laboratoristici associati con il tumoredella mammella, sia gli aspetti economici per lavalutazione costo beneficio associato in relazione aforme di prevenzione primaria e secondaria.La sperimentazione di nuovi outcome richiede, insiemead una misura dello stato dei parametri selezionati incorrispondenza degli episodi di cura, una secondarilevazione a distanza di tempo al fine di verificare irisultati raggiunti. Gli esiti, infatti, possono variare anchesensibilmente se si considera il fluire del tempo. Inquest’ottica si inseriscono i progetti “Valutazione delle caratteristiche oncologiche nelle ricostruzioni mammarieeffettuate negli anni 2001-2002 e 2003 nel nostro istitutomediante revisione clinica ed ecografia” e “Valutazione clinico-strumentale delle caratteristiche morfologiche edestetiche della mammella ricostruita con protesi”. La sperimentazione mira ad individuare parametri diriferimento sulla base dei quali orientare le attività clinicogestionali collegate con la ricostruzione della mammella.Lo studio considera insieme ad aspetti di natura clinica,epidemiologica e gestionale, anche elementi divalutazione economica in considerazione della prossimaadozione della versione 19 della ICD9–CM, che vede unaffinamento dei sistemi di codifica ed una modifica nelsistema di classificazione dell’attività di cura.Il tema della qualità è fortemente sentito nell’Istituto Oncologico di Bari, per cui i prog. 10-15 affrontano tuttiargomenti legati a quello che ormai deve essereconsiderato un criterio ispiratore di qualsiasi attivitàumana, in particolare quella clinica e laboratoristica.Si ripropone, quindi il prog.10 “INQAT (ItalianNetwork forQuality Assessment of Tumor biomarkers): coordinamentoe sviluppo delle attività”, che già ha conseguito importanti e riconosciuti risultati nell’anno precedente e si propone ora, per il 2005 di rendere il sito webwww.inqat.org ancora più dinamico e comprensivo ditutte quelle prestazioni che possano renderlo strumento,oltre che comunicativo, soprattutto operativo. Inoltre, siincrementerà la sua visibilità, anche a livellointernazionale e se ne otterrà l'accreditamento. Sistimoleranno forti collegamenti con il portale E-Oncologydel ministero della Salute, creando appositi forum didiscussione. Si cercherà di stabilire forti legami con leSocietà Scientifiche nazionali, oltre che internazionali,compresa la FONCAM, il CNR ecc, attraverso lacreazione di gruppi di discussione ad hoc. Si procederà

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alla realizzazione di singoli programmi di CQ, mirandoalla messa a punto di protocolli di IQA ed EQA.A seguire il prog.11 “Controllo di qualità per via telematica in istocitopatologia cervicovaginale”, nato seguendo le orme tracciate dal progetto Teseo,approvato da Alleanza Contro il Cancro che si propone,nell’ottico dello sviluppo e della maggiore diffusione della Telepatologia, quale evoluzione naturale delladiagnostica istocitopatologica, di esaminare 50 casiproposti e digitalizzati presso i Centri del TESEO. La finalitàultima di tale azione è il successivo invio telematico deicasi esaminati al server centrale localizzato presso il CBIMdi Pavia e, di conseguenza, la visualizzazione in rete a finidiagnostici e di discussione fra esperti del settore.Il tema delle relazioni esterne di collegamento per laricerca è alla base del prog.12 “Banca virtuale di tessuti tumorali: allestimento e creazione di un network”, volto alla realizzazione di una banca dati di tessuti tumorali.Riproposto anche quest’anno, dopo la brillant serie di risultati già conseguiti, il progetto si propone laprogettazione, implementazione e diffusione di unastruttura informatica per la conservazione, elaborazionee condivisione dati; la realizzazione di apposito softwarecon database locali, network interconnetion, differentilivelli di accesso multiclient; lo lo sviluppo di appositi POSper la manipolazione e crioconservazione di materialibiologici e la realizzazione di un prototipo di un sistema dibio-repositories in collaborazione con una ditta esternaspecializzata per un sistema automatizzato di stoccaggioe gestione della Banca Tessuti.Sempre nella stessa area un nuovo prog.13 volto alla“Elaborazione delle Linee Guida in GinecologiaOncologica”. Tale strumento rappresenta un punto di riferimento imprescindibile ai fini della definizione di studiper l’analisi della variabilità clinica e di conseguenza degli outcome.Ancora nel campo della qualità è il prog.15 “Messa apunto di un protocollo per la certificazione e/ol’accreditamento di strutture laboratoristiche sperimentali”, riproposto per il 2005 con un programma di attività che prevede la definizione a livello nazionale,regionale, internazionale della problematica del sistemaqualità in sanità e, in particolare, delle prestazionisperimentali in campo oncologico; la ricerca sistematica,valutazione critica e sintesi del materiale disponibileevidenziato; la formulazione di ipotesi di modello conidentificazione di zone di dubbio; la revisione esterna; laprogrammazione di aggiornamenti per la diffusione el'mplementazione della pratica nel modello.A completamento della Macro Area “Outcomes della ricerca” e perfettamente in linea con i progetti che lo precedono è il prog. 15 “Implementazione della qualità dell’assistenza nei laboratori di analisi degli istituti oncologici” che, sulla base dell’oramai consolidata esperienza del Laboratorio Analisi dell’Istituto Oncologico di Bari, mira a far diventare il concetto di “qualità” parte integrante del tessuto connettivo su cui si costruisce lavita quotidiana del lavoro. La seconda Macro Area“Procedure amministrativo-contabili della ricerca, sicompone di 4 progetti (16-19). In particolare, il prog.16 “Il controllo di gestione applicato all'area della ricercascientifica: messa a punto di una procedura operativa

sperimentale ed applicazione di principi di contabilitàeconomica”, prendendo a sistema le tematiche della qualità, del sostegno per la ricerca, la programmazioneed il monitoraggio dei progetti si proponel’implementazione del controllo di gestione mediante l’analisi della struttura informativa di base per il controllo di gestione; la definizione dei punti critici ed articolazionedel calendario annuale per la programmazione ed ilcontrollo; il collegamento della programmazioneoperativa con le linee strategiche per lo sviluppoaziendale; la definizione del piano aziendale dei controllie della reportistica strutturata; la sperimentazione di unsistema multidimensionale di indicatori del tipo balancedscorecard. Nella stessa area il prog.17 “Conduzione delle ricerca scientifica nell’IRCCS Oncologico di Bari: individuazione punti critici e messa a punto di interventimigliorativi”, volto ad esaminare le criticità che iricercatori dell’Istituto possono incontrare nello svolgimento delle loro attività, legate al tempo e ai mezzia disposizione, all’individuazione di criteri di priorità nell’esecuzione delle attività di tipo assistenziale e di ricerca. Infatti, dare adeguata soluzione a taliproblematiche è senz’altro di basilare importanza per poter predisporre interventi correttivi nell’ottica del miglioramento continuo. La programmazione dello studioprevede la predisposizione di questionari da sottoporreall’attenzione dei ricercatori per la rilevazione diesigenze, pareri, aspetti di particolare rilevanza dasottolineare e così via; l’ elaborazione di tali dati al fine di evidenziare punti di forza e punti deboli dell’attuale conduzione della ricerca; l’esame critico da parte dellaDirezione Scientifica dei risultati nell’indagine conoscitiva con messa a punto di strumenti appositi di divulgazionedelle informazioni necessarie al superamento delleproblematiche nonché di rettifica delle procedure inatto al fine di soddisfare le esigenze riscontrate ed, infine,la messa a punto di appositi interventi formativi sia per ilpersonale sanitario che per quello amministrativofinalizzati a realizzare.Il tema del miglioramento continuo e del perseguimentodella qualità è alla base del prog.18 “Certificazione dei programmi di ricerca e del sistema di gestione nellaDirezione Scientifica secondo standardinternazionalmente riconosciuti”. Esso mira a valorizzare l’esperienza maturata nel campo della gestione dei progetti di ricerca e nella direzione scientifica,promuovendo la certificazione del sistema di gestionesecondo standard internazionalmente riconosciuti. Ilprogetto costituisce un’opportunità significativa con applicazioni traslazionali trasferibili nei confronti degli altriIRCCS a livello nazionale.Infine, il prog.19 “Architettura informativa: flussi informativi, banche dati e linkage per il supporto delleattività di ricerca”, prende in considerazione le tecnologia ICT, considerando il ruolo abilitante dellestesse con riferimento al percorso di cura del pazienteoncologico. Il progetto si collega alle attività previste incollaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio diPuglia per la realizzazione di un architettura informativadi collegamento fra ospedale e territorio nella cura dellepatologie oncologiche senologiche e ginecologiche.

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1. Impianto traslazionale per la ricerca: fund raising, scouting e consulenza per lo sviluppo di progetti di ricercafinalizzata al trasferimento tecnologico

Responsabile Lerario Antonio Mario

Ricercatori Associati Lanetti A, Volpe S, Giuliani D

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave Fund raising, scouting, trasferimento tecnologico, consulenza organizzativa per la ricerca

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione I risultati della ricerca scientifica, molto spesso, corrono il rischio di trovare una applicazione limitatamente alcontesto della pubblicazione, in quanto la professionalità precipua del ricercatore non sempre si coniuga con lecompetenze necessarie per la trasformazione del prodotto della ricerca in un prodotto per la “clinica”. L’applicazione dei risultati della ricerca alla clinica richiede, infatti, un passaggio intermedio nel quale sono richiesteprofessionalità ben definite, non sempre presenti nel panorama regionale o nazionale.Obiettivo del progetto è quello di sperimentare la realizzazione di unità operativa di supporto per la ricerca le cuiattività principali consistono in:scouting di nuovi prodotti e di nuove forme di applicazione per la ricerca;trasferimento tecnologico (supporto per la brevettazione, valutazione opportunità di spin-off, business plan, ricercadi partner);ricerca di nuove fonti di finanziamento;studio delle forme per una migliore valorizzazione della ricerca in linea con il D.lgs 288/03.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste La realizzazione del progetto si basa essenzialmente su attività riconducibili ai seguenti ambiti:analisi di esperienze similari a livello nazionale ed internazionale;analisi del contesto normativo e regolamentare;definizione del percorso bidirezionale per il collegamento della ricerca secondo una logica traslazionale dicollegamento al contesto di riferimento;analisi della produttività scientifica e valutazione delle possibilità applicative;definizione delle funzioni, degli strumenti e degli ambiti operativi dell’unità di supporto per la ricerca;realizzazione impianto organizzativo e sperimentazione;sperimentazione delle attività di supporto e valutazione dei risultati;assessment dell’iniziativa e diffusione dei risultati.

2. Determinanti socio-economici della disuguaglianza in oncologia: Valutazione e contenimento del ritardodiagnostico-terapeutico per il cancro della mammella nel sud Italia.

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti L.I.L.T.Bari, Ist.Pascale, Napoli

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Il ritardo diagnostico è la risultante di una serie di fenomeni legati alle caratteristiche del paziente,del tumore,deimedici e del sistema sanitario nel complesso. Uno studio ha evidenziato uno stadio più avanzato alla diagnosiassociato a fattori socio-demografici ed alla residenza in zone rurali dell'Italia meridionale. Dai dati disponibili ilritardo diagnostico appare essere un fenomeno strettamente correlato all'efficienza del sistema sanitario,difatti essorisulta più evidente nelle popolazioni definite "medically underserved".Inoltre i dati dei Registri Tumori hannoevidenziato come in Italia vi siano delle forti disuguaglianze territoriali,come sopravvivenza inferiori di circa il 10% peralcuni tumori al sud rispetto al nord.Si riscontra,pertanto,un'asimmetria informativa che risulta maggiore nelle fascesociali meno abbienti e socialmente disagiate e che,col progredire delle conoscenze mediche e con l'uso semprepiù sofisticato di tecniche e mezzi d'informazione,tende ad aumentare. Si è visto inoltre che il ritardo è accentuatoda fenomeni legati alla cultura della popolazione,il che porta a sottovalutare o a misconoscere i primi sintomid'insorgenza delle neoplasie.

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Il progetto si propone di valutare i meccanismi che generano il ritardo diagnostico-terapeutico nel sudItalia,proponendo soluzioni per migliorare la sopravvivenza e razionalizzare il percorso diagnostico-terapeutico deipazienti con tumore della mammella. Si valuterà l'entità del ritardo diagnostico dovuto a fenomeni socio-economicie culturali,l'esistenza di ritardi dovuti al mancato aggiornamento dei medici generici e specialisti,la relazione delritardo in rapporto all'efficienza delle strutture sanitarie e all'offerta di servizi con particolare riferimentoall'articolazione delle liste di attesa. Si valuterà la praticabilità di terapie aggiornate e la quota di malati chepreferisce migrare. Il progetto favorirà,così,il miglioramento dell'efficienza del Sistema Sanitario nel meridione inquanto i risultati, aumentando il livello delle conoscenze sia degli utenti che del personale sanitario e verificando leprocedure sanitarie, potranno permettere la messa in opera di appropriati interventi correttivi delle procedurestesse. In rapporto ai risultati ottenuti, si potrà sviluppare un idoneo programma di formazione del personale sanitariomirato alla diagnosi precoce e alla qualità dell'assistenza.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Preliminarmente sarà eseguita un'analisi retrospettiva sulle cartelle cliniche per valutare lo stadio delle pazientiricoverate per cancro della mammella negli ultimi tre anni. Il progetto utilizzerà la metodologia degli studi di coortesu pazienti con tumori incidenti istologicamente confermati,ricoverati ed operati in un anno. A tali pazienti veràcondotta una intervista con un questionario in cui saranno riportati i dati clinici per effettuare una precisastadiazione e le informazioni mirate ad evidenziare lo stato socio-economico e culturale del paziente. Il ritardodiagnostico sarà suddiviso in tre categorie:tempo intercorso tra l'insorgenza del primo sintomo e primo consultomedico (patient delay); tempo tra primo consulto e ricovero in ospedale (medical delay); tempo tra primo sintomoe intervento chirurgico (total delay). Il ritardo nella diagnosi sarà valutato categorizzando il periodo in quattrointervalli di tempo. L'analisi finale dei dati sarà seguita mediante regressione logistica multipla stratificata per centropartecipante. I pazienti saranno seguiti nel corso dell'anno successivo al ricovero per valutare tempo e tipo diulteriori trattamenti e ricadute.

3. ABC del percorso di cura in oncologia. Formazione per pazienti e familiari

Responsabile Colucci Giuseppe

Ricercatori Associati Romito F, Longo M, Germano R, Bari F, Verna C

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Un informazione completa ed esauriente costituisce il prerequisito ad una relazione medico-paziente efficace;contribuisce alla riduzione dei livelli di ansia; favorisce il processo di adattamento alla malattia attraverso l’impiego di strategie di coping più mature; promuove la partecipazione alle scelte, stimolando la compliance con gliinterventi medici e la possibilità per i pazienti di divenire soggetti ‘attivi’ nella cura. Inoltre da recenti studi risulta che la maggior parte dei pazienti desidera ricevere informazioni sulla natura e la diagnosi della malattia, sui trattamentie i loro effetti collaterali e anche sulla prognosi.Ridurre il senso di incertezza del paziente riguardo alla malattia con informazioni chiareFavorire un maggiore apertura del paziente nel dialogo con l'equipe curanteRidurre i senso di isolamento dei pazienti promuovendo la condivisione dei vissutiFavorire una migliore gestione del percorso della malattia, tramite l’apprendimento di modalità diverse di adattamentoTale iniziativa ha la finalità di contribuire a rendere l’Ospedale un luogo di maggioreaccoglienza delle esigenzedei pazienti e delle famiglia, verso un obiettivo di umanizzazione delle cure. Contribuisce a rendere i pazientipartner più competenti nella gestione della malattia e del percorso di cure.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Sono previsti 13 incontri, della durata di circa 1 ora, a cadenza quindicinale, si svolgeranno in orario pomeridianoin una saletta disponibile all'interno dell'Istituto (p.es. la Biblioteca). Gli incontri saranno pubblicizzati mediante l’usodi locandine. Sarà inoltre inviata una lettera ai direttori di U.O. per metterli al corrente dell’iniziativa, perché possano proporre alcuni dei medici dei loro reparti a relazionare durante gli incontri. È previsto un momentovalutativo da parte dei partecipanti a quest’esperienza: sarà proposto ai pazienti e agli accompagnatori un questionario di gradimento dell’iniziativa in seguito al quale sarà possibile, in seguito, proporre ad un gruppo di pazienti più motivati e interessati, accompagnati dai loro familiari, un percorso di approfondimento, discussione econdivisione delle tematiche emerse, condotto secondo le modalità del gruppo di auto-aiuto.

4. Programma di informazione per pazienti oncologici

Responsabile De Cillis Patrizia, Montanaro Rosanna

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Ricercatori Associati

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Negli ultimi anni studi clinici controllati su pazienti con diversi tipi di tumore ed in diverse fasi di malattia hannodimostrato che i programmi di informazione hanno effetti positivi sull'impatto emozionale causato dalla diagnosi,sui livelli di ansia e depressione, sui rapporti con le figure sanitarie e sull'aderenza del paziente alle indicazioniterapeutiche. In definitiva, forniscono un significativo contributo al miglioramento della qualità di vita. Pertanto laDirezione Scientifica, attraverso la Biblioteca, vuole facilitare l'adeguata informazione ai pazienti ed ai loro familiarisupervisionando il materiale fornito ai Dipartimenti, alle Unità Operative di degenza, agli ambulatori dell'Istituto.Seguendo le linee guida redatte da Girghis e Sanson-Fisher sulla base di una revisione della letteratura e delleraccomandazioni di un "Consensus panel" di medici e malati di cancro, i compiti della bibliotecaria sono: 1)garantire al malato la riservatezza dei dati personali e tempi adeguati di comprensione ed elaborazionedell'informazione; 2) fornire informazioni circa la diagnosi e la prognosi in maniera semplice ed onesta, evitandol'uso di eufemismi; 3) mettere a disposizione del paziente e della sua famiglia un adeguato materiale informativo.La psicologa si occuperà di: 1) assicurarsi dell'avvenuta comprensione, da parte del paziente, dei contenutidell'informazione; 2) incoraggiare il paziente ad esprimere i propri dubbi, ansie e sensazioni; 3) avere sempre ecomunque un atteggiamento positivo e costruttivo.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste La Biblioteca dell'Istituto partecipa al Progetto Azalea, patrocinato dal Ministero della Salute, e condiviso dagli altriIstituti di Ricerca a carattere oncologico, offre la Biblioteca per i Pazienti, ovvero uno spazio riservato a malati,familiari e cittadini ovvero alla comunità non scientifica al quale rivolgersi per ottenere una informazione di qualitàaccessibile e comprensibile da tutti. Per ottenere un servizio adeguato alle richieste specifiche, è necessario unlavoro organizzativo di scelta del materiale da fornire, di catalogazione e soggettazione dello stesso nella bancadati Azalea e di valutazione su criteri internazionalmente riconosciuti, che necessita la collaborazione di unbibliotecario qualificato esterno all'Istituto a supporto dell'attività del Servizio. Il progetto prevede due fasisuccessive all'organizzazione dello stesso: la prima è di pubblicizzazione del Servizio. La seconda fase presume: a)l'implementazione del Servizio; b) una maggiore disponibilità di documentazione scientifica; c) il monitoraggio e lavalutazione del Servizio reso all'utenza attraverso un'appropriata modulistica; d) rilevazione statistica dei dati fornitidall'utente mediante apposite schede; e) valutazione statistica dei dati rilevati.La I fase del progetto è stata già avviata con l'ideazione e la realizzazione di locandine affisse per pubblicizzare laBiblioteca per i Pazienti a tutti coloro che affluiscono in vari luoghi dell'Istituto: sale di attesa, ambulatori, Uffici diPrenotazioni (CUP) e Punto Informazioni, e opuscoli informativi per una maggiore spiegazione e diffusione delservizio presso ogni Dipartimento e ambulatorio dell'Ospedale.

5. Library consulting: realizzazione della biblioteca cartacea e on-line per il miglioramento continuo nell'erogazionedel servizio all'utenza

Responsabile De Lena Mario

Ricercatori Associati Marinaccio L, Simone D, De Cillis P

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2003

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La presenza di una biblioteca in un IRCCS riveste carattere cruciale soprattutto in considerazione del ruoloistituzionale di eccellenza che questi Istituti rivestono nel campo della ricerca biomedica. L'Istituto si è dotato,recentemente, di un software operativo specifico per la gestione della biblioteca "Sebina 4.3", versionemultiutenza, che gestirà i dati relativi a tutto il materiale cartaceo (riviste, journals, monografie, letteratura grigia),con due postazioni di lavoro per gli operatori e per gli utenti. E' stato approntato un monitoraggio volto a rilevare idati quali-quantitativi sull'utenza e sulle relative richieste.Sono obiettivi del progetto:acquisizione di abbonamenti in formato cartaceo a riviste scientifiche internazionali e nazionali e relativaattivazione delle stesse riviste in formato elettronico;acquisizione di monografie;procedure di registrazione, bollatura, catalogazione nel nuovo software operativo "Sebina 4.3" di tutto il materiale

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posseduto;messa in rete del catalogo dei periodici e monografie nella versione OPAC del programma Sebina sul sito webdell'Istituto con il link specifico;sperimentazione di indicatori finalizzati al confronto delle modalità di accesso ad una biblioteca on line rispetto aquelli relativi ad una biblioteca tradizionale con supporti di tipo cartaceo;maggiore disponibilità di documentazione scientifica attraverso la realizzazione di consorzi tra istituti, università e/obiblioteche scientifiche nazionali;realizzazione di un collegamento informatico con altre biblioteche nazionali del settore per il servizio gratuito didocument delivery;miglioramento del servizio di reference, ovvero assistenza resa all'utenza;accesso a banche dati biomediche, sanitarie ed amministrative per ricerche bibliografiche sempre più aggiornateed idonee alle esigenze dell'utenza;utilizzo del prestito bibliotecario interno;migliore predisposizione degli ambienti adibiti a sale di consultazione e a depositi del materiale posseduto.

Risultati e prodotticonseguiti

Sono stati raggiunti i seguenti obiettivi:rinnovo abbonamenti, versione cartacea, periodici scientifici e attivazione della versione elettronica degli stessi;acquisizione di nuove riviste e monografie;nell’ambito dell’adesione a progetti nazionali per la condivisione razionalizzata dei periodici elettronici e di banchedati specialistiche, sono stati attivati periodi "trials" con il CILEA per la consultazione di periodici elettronici e banchedati;scambio interbibliotecario gratuito con altre biblioteche, ovvero IRCCS, università e/o enti pubblici;servizio di reference con ricerche bibliografiche su banche dati specializzate come ad esempio PubMed in ambitobiomedico, GioFil in ambito sanitario-farmaceutico e Duralex in ambito amministrativo;sistemazione adeguata di ambienti sia per il deposito di materiale pregresso sia per la collocazione delle annatepiù recenti.

Attività previste Realizzazione di schede informative sulle caratteristiche dell'utenza e sue richieste.Adesione a progetti nazionali per una condivisione razionalizzata di periodici elettronici e di banche datispecialistiche, come il CILEA (Consorzio Intrauniversitario Lombardo per l'Elaborazione Automatica), l'OVID eBIBLIOSAN.Realizzazione di un catalogo dei periodici della biblioteca disponibile in Internet.Acquisizione e collocazione di scaffalature e mobili idonei per l'allestimento della biblioteca.

6. Rielaborazione della pagina web della biblioteca dell’Istituto. Allestimento di una sala consultazione multimediale

Responsabile De Lena M, Salomone G

Ricercatori Associati De Cillis P, Simone D

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Tecnologie abilitanti

Area di interesse

Descrizione Dall’anno 2000, la biblioteca dell’Istituto ha registrato un aumento di af-fluenza dell’utenza (medici, biologi, tecnici laboratoristi, operatori sanitari ecc.) interna ed esterna ed un numero sempre maggiore di richieste per la ricerca eper il reperimento di documentazione scientifica, incrementata in seguito alla nostra adesione al progetto Bibliosantra le biblioteche degli IRCCS italiani.Inoltre, si è aggiunta anche un’utenza non specialistica (malati familiari e cittadini) da quando è stata attivata la Biblioteca per i Pazienti, un servizio per la diffusione di informazioni in campo oncologico (Progetto “Azalea: biblioteca digitale in oncologia per malati, familiari e cittadini”).Per implementare i servizi offerti all’utenza, si ritiene necessario fornire maggiori risorse tecnologiche, oltre ad unapiù confortevole ed ergonomica sala consultazione, dotata delle attrezzature idonee a garantire la fruizione.Di conseguenza, si rende necessario perseguire una maggiore visibilità e una migliore fruizione degli stessi conl’aiuto di nuove tecnologie, attraverso la rielaborazione della pagina web della Biblioteca sul sito dell’Istituto per l’accesso ai data base di consultazione.Si vuole aumentare la accessibilità e la semplicità d’uso delle risorse informatiche, in modo daestendere la utenza,allo stato attuale prevalentemente interna specialistica, anche a pazienti e utenti esterni in generale.Si vogliono incrementare i servizi e le risorse offerte agli utenti della biblioteca, rendendoli disponibili in rete.Si vuole strutturare la nuova pagina web della Biblioteca con una interfaccia amichevole e interattiva per leseguenti funzioni:informazioni generali (orario di apertura della biblioteca, indirizzo, contatti);servizi erogati gratuiti;cataloghi;banche dati nazionali ed internazionali;links;news.Si vogliono:adeguare gli spazi logistici per la consultazione alle suddette funzioni, garantendo, oltre all’accesso remoto, un adeguato standard di servizio presso la biblioteca, da dotare di una sala attrezzata, con:

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postazioni di consultazione ergonomiche, con tavoli dotati di barra attrezzata portacavi;postazioni PC con collegamento intranet ed internet, server centrale e possibilità di formazione multimediale adistanza;stampante di rete laser a colori.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste La pagina web dovrà consentire semplicità di accesso, tale da garantire la fruizione dei servizi di biblioteca anchead utenza non esperta. La realizzazione grafica sarà affidata al CBIM di Pavia, società responsabile della gestionedel sito web dell’Istituto, previa progettazione e supervisione da parte di un esperto di pagine web per siti di biblioteche.La sala consultazione sarà allestita presso una ampia sala disponibile presso l’Istituto, già utilizzata per riunioni,convegni, corsi ecc.L’attrezzamento della sala, previa acquisizione delle necessarie apparecchiature, sarà realizzato con risorse interne (Ufficio Tecnico).

7. Valutazione delle dinamiche attitudinali e psicologiche dei soggetti sottoposti a consulenza oncogenetica e studiodel fenotipo dei casi familiari ed ereditari di carcinoma mammario

Responsabile Paradiso Angelo, Bruno Michele

Ricercatori Associati Schittulli F, Lo Mele M, Stea B; Zito A, Tommasi S, Digennaro M, Longo S

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Circa il 20% dei carcinomi mammari sono detti familiari perchè insorgono in famiglie con precedenti casi dellastessa neoplasia. Le donne appartenenti a queste famiglie hanno un rischio statistico di sviluppare un tumoremammario superiore alle altre donne della stessa età. Tale rischio diventa molto più alto quando è possibileaccertare in un membro della famiglia la presenza di mutazioni genetiche nei geni BRCA1 e 2, responsabili dei casidefiniti ereditari.E’ importante che per questi soggetti sia offerto un servizio di informazioni adeguate e di percorsi clinici idonei a verificare il reale livello di rischio e a proporre misure di prevenzione appropriate. Grande impulso è stato dato negliultimi anni nel nostro Istituto alla individuazione di un percorso di counselling oncogenetico atto a mettere i soggettiin grado di formulare decisioni informate e consapevoli sulle modalità per la valutazione e la gestione del propriorischio. Inoltre è fondamentale il test genetico, cioè la possibilità di individuare chi, tra i familiari, è portatore dellamutazione e chi no.Per il prossimo futuro diventa prioritario comprendere con maggiore attenzione gli aspetti psicologici associati aquesto tipo di informazione e le modalità di gestione delle informazioni conseguenti sia a un test positivo chenegativo per i risvolti pratici, psicologici, socio-economici, per la tutela della privacy, etc. che potrebberopotrebbero essere utilizzati per rendere più facile l’individuazione di questi casi. Per lo stesso scopo, una selezione più mirata delle famiglie da studiare, verificheremo l’esistenza di altri fattori di rischio del carcinoma mammario chepotrebbero concorrere con quello ereditario a determinare maggiore o minore penetranza delle alterazionigenetiche.Analisi statistica comparativa dei risultati di due successive indagini conoscitive sull’atteggiamento delle donne del nostro territorio nei confronti dei test genetici in due campioni di donne rappresentati da donne sane che sisottopongono a controlli preventivi e da donne con recente diagnosi di carcinoma mammario.Valutazione della percentuale di consenso all’esecuzione del test genetico e delle motivazioni implicate con taledecisione, delle caratteristiche caratteriali e delle reazioni psicologiche attuali e delle ipotetiche misure preventivepreferibili per ridurre il rischio di comparsa della neoplasia o per consentire una diagnosi precoce dalle donneeleggibili al test genetico per i geni BRCA1 e 2.Sostegno nella scelta e assistenza psicologica per i soggetti sottoposti a valutazione per rischio genetico di tumoremammario.Ricerca di eventuali correlazioni tra fenotipo tumorale (caratteristiche istopatologiche e immunoistochimiche) ecaratteristiche di familiarità.Ricerca di fattori di rischio o caratteristiche di presentazione clinica associati in maniera significativa conl’insorgenza precoce di tumori ereditari dellamammella.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste I risultati di un primo studio, già pubblicati (M. Bruno, S. Tommasi, B. Stea, M. Quaranta, F. Schittulli, A. Mastropasqua,A. Distante, L. Di Paola, A. Paradiso: Awareness of breast cancer genetics and interest in predictive genetic testing:a survey in Southern Italian population. Annals of Oncology (2004) 15 (Suppl. 1): i48-i54) saranno messi a confrontocon quelli di un nuovo studio su circa 100 pazienti con recente diagnosi di carcinoma mammario. Le conclusioniemergenti saranno utilizzate per la definizione di specifiche modalità di approccio alla diversa tipologia di utenzadell’ambulatorio di Consulenza Oncogenetica. L’analisi statistica riguarderà innanzitutto il confronto delle caratteristiche demografiche tra i due campioni esaminati. Quindi saranno verificati i livelli di conoscenza e

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soprattutto l’interesse all’esecuzione del test genetico per la valutazione del rischio di tumore. Infine saranno analizzate le variabili (come per esempio la presenza di una storia familiare) che possano influire nella sceltaipotetica di sottoporsi al test.Verrà somministrato un questionario da autocompilarsi e anonimo a tutte le donne afferenti alla consulenzagenetica e poste davanti alla scelta di sottoporsi al test. Il questionario riguarderà le motivazioni implicate nellascelta e le misure preventive (sorveglianza clinica e radiologica o farmacoprevenzione o chirurgia profilattica) dicui intenderebbero giovarsi.Per i soggetti con aspetti caratteriali tendenti a sviluppare ansia o depressione, sarà disponibile un’assistenza psicologica, effettuata da psicologa specializzata su questi argomenti, che aiuti ad elaborare una sceltaconsapevole e che fornisca sostegno nelle varie fasi della consulenza.Sarà preparato un database comprendente i dati anamnestici, clinici e patologici di una casistica consecutiva dipazienti affetti da carcinoma mammario e sarà ricercata l’eventuale esistenza di caratteristiche fenotipiche del tumore che si associano in maniera significativa con i casi familiari o ereditari per accertata mutazione genetica.Saranno rivisti tutti i vetrini per una nuova valutazione delle caratteristiche accessorie già verificate in sedediagnostica, con particolare attenzione agli aspetti morfologici presenti nel parenchima mammario extratumorale.Per i casi con mutazione accertata o per soggetti appartenenti a famiglie con elevata aggregazione di casi dicarcinoma mammario precoce, saranno considerati le modalità di presentazione e la fase di progressionetumorale in cui vengono diagnosticati e i fattori di rischio associati più frequentemente. E’ probabile che la manifestazione clinica del tumore avvenga più facilmente in soggetti sottoposti ad altri particolari fattori di rischio(oltre a quello ereditario) o a fattori protettivi vari, per cui potremmo spiegare la diversa penetranza riscontrata trafamiglie e tra i membri di una stessa famiglia.

8. Valutazione delle caratteristiche oncologiche nelle ricostruzioni mammarie effettuate negli anni 2001-2002 e 2003nel nostro istituto mediante revisione clinica ed ecografica.

Responsabile Tanzarella Marina

Ricercatori Associati Ventrella V, Dentamaro R, Massiah G, Gargano T, Schittulli F

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La ricostruzione mammaria immediata viene effettuata nel nostro Istituto con risparmio di cute (skin sparingmastectomy), e pertanto ciò potrebbe determinare l’incompleta rimozione di tutto il tessuto ghiandolare mammarioLa revisione della nostra casistica operatoria della pazienti sottoposte a mastectomia radicale con ricostruzioneimmediata, ci permetterà di valutare l’eventuale presenza di residui ghiandolari o di recidive locali.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Verranno prese in esame le pazienti sottoposte presso il nostro Istituto a mastectomia radicale con ricostruzioneimmediata che abbiano già completato il secondo tempo ricostruttivo (inserimento di protesi definitiva).La valutazione della situazione locale sarà effettuata mediante esame clinico ed esame ecografico e, dove fossenecessario, esame RMN.

9. Valutazione clinico-strumentale delle caratteristiche morfologiche ed estetiche della mammella ricostruita conprotesi

Responsabile Tanzarella Marina

Ricercatori Associati Guido A, Massiah G, Cellamare G, Digennaro M, Schittulli F

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica osservazionale

Area di interesse

Descrizione La ricostruzione mammaria immediata post mastectomia radicale, effettuata nel nostro Istituto dal 2001, prevede

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l’espansione della cute residua e l’inserimento di una protesi definitiva in gel di silicone coesivo. In associazioneall’intervento ricostruttivo viene spesso effettuato anche l’adeguamento della mammella controlaterale mediante mastoplastica riduttiva, additiva o pessi.La revisione della nostra casistica di ricostruzioni mammarie immediate degli anni 2001, 2002, 2003, sarà volta allavalutazione di parametri morfologici ed estetici della neo mammella.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Le pazienti, operate da almeno un anno, saranno sottoposte ad esame clinico ed ecografico.

10. INQAT (Italian Network Quality Assessment Tumor Biomarkers): coordinamento e sviluppo delle attività

Responsabile Paradiso Angelo

Ricercatori Associati Mangia A, Pelagio G, Lacalamita R

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti INT Milano

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La tematica del Controllo di Qualità delle prestazioni del Laboratorio Oncologico appare delicata e problematicaa causa di azioni svolte sul territorio nazionale in maniera spesso poco coordinata, con procedure e strumentimetodologici non standardizzati, variabili normative, oltre che, naturalmente, scientifiche, tecnologiche in continuaevoluzione. Molte sono le realtà di riferimento, da quelle delle Società Scientifiche Italiane, che da tempo sioccupano del problema, come la Sibioc, la Siapec ecc, sia le realtà internazionali come l'Ukneqas. Il presentestudio prende le mosse dai risultati di un progetto finalizzato finanziato dal Ministero della Salute nel 1998 e che haportato fra i suoi principali risultati, la creazione di un Network per il CQ del laboratorio oncologico, il cui sito webdedicato www.inqat.org è l'espressione più visibile. La rete web è, infatti, lo strumento identificativo cherappresenta in maniera migliore lo spirito dinamico del gruppo, cui fanno riferimento alcune fra le maggiori realtànazionali in materia, come l'INT Milano, l'IRE Roma ecc). L'obiettivo principale è realizzare una maggiore coesioneattorno al problema CQ, soprattutto a livello nazionale, attraverso la concretizzazione e maggiore sviluppo delNetwork, che possa fungere da organo di riferimento e consulenza per le frammentarie realtà regionali, e che siinserisca e si rapporti con i gruppi delle maggiori Società Scientifiche Italiane sull'argomento. Fare il punto dellasituazione, dunque, sia da un punto di vista normativo che scientifico sull'argomento, è uno dei principali obiettivi,al fine di concertare successivamente un'azione nazionale che renda possibile la realizzazione di programmicomuni di CQ su quei biomarcatori ritenuti di valenza clinica, attraverso strumenti metodologici standardizzati,stimolando altresì la realizzazione di CQ pilota e speriementali. In un'ottica di qualità totale, inoltre, allargare gliinteressi dei programmi di CQ in atto, anche all'EQA ed IQA. Obiettivo ultimo, la diffusione ed incentivazione di unacultura della qualità totale in una prospettiva di continuo miglioramento.

Risultati e prodotticonseguiti

All'indirizzo www.inqat.org è pubblicato un sito web che contiene tutte le informazioni relative al progetto, oltre chearee di interazione con i diversi centri collaboranti.E’ pubblicato anche un periodico quadrimestrale diffuso on line.Si trovano inoltre sul sito le notizie relative al progetto sul controllo di qualità approvato da Alleanza Contro ilCancro, in collegamento con il portale e-oncology.Attivato nel corso dell’anno, un working group sulla clinical appropriatness di utilizzo dei biomaratori tumorali,gruppo cui partecipano società scientifiche cliniche e laboratoristiche italiane.Formalizzata nell’anno la collaborazione con la società inglese UKNEQAS (United Kingdom National External Quality Assessment Schemes) per il VEQ dei recettori e del neu. Partecipano allo studio complessivamente n.22 laboratori.Iniziata di recente inoltre, una collaborazione con l’ASSR per la realizzazione di un Technology Assessment sul tema.

Attività previste Si renderà il sito web www.inqat.org ancora più dinamico e comprensivo di tutte quelle prestazioni che possanorenderlo strumento operativo oltre che comunicativo. Si incrementerà la sua visibilità, anche a livello internazionalee se ne otterrà l'accreditamento. Si stimoleranno forti collegamenti con il portale E-Oncology del ministero dellaSalute, creando appositi forum di discussione. Si cercherà di stabilire forti legami con le Società Scientifichenazionali, oltre che internazionali, compresa la FONCAM, il CNR ecc, attraverso la creazione di gruppi didiscussione ad hoc. Si procederà alla realizzazione di singoli programmi di CQ, mirando alla messa a punto diprotocolli di IQA ed EQA.

11. Controllo di qualità per via telematica in istocitopatologia cervicovaginale

Responsabile Simone Gianni

Ricercatori Associati Cristiani S

Programma A. Outcomes della ricerca

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Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 12 mesi

Tipologia Clinico-epidemiologica sperimentale

Area di interesse

Descrizione La Telepatologia, pur considerata un’evoluzione naturale della diagnostica istocitopatologica, non è entrata nella pratica corrente dell’attività del Patologo. Di recente è stato realizzato un collegamento telematico tra i sette Centri Oncologici italiani nell’ambito del Progetto TESEO (TElepatologia Scanner Enti Oncologici). Tra le sue primeattività, il gruppo di Patologi referenti per Istituto ha avviato una sperimentazione sulla discussione collegiale di casiistocitopatologici.Verificare le potenzialità del sistema operativo Olympus BLISS in dotazione degli Istituti, sia nella scannerizzazionedei preparati che nella loro trasmissione. Condurre sessioni di discussione collegiale istocitopatologica.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Entreranno in studio 50 casi proposti e digitalizzati presso i Centri del TESEO. I casi verranno inviati per via telematicaal server centrale localizzato presso il CBIM di Pavia e, da quel momento, saranno visualizzabili per la diagnostica ela discussione tra i Patologi.

12. Banca virtuale di tessuti tumorali: allestimento e creazione di un network

Responsabile Paradiso Angelo

Ricercatori Associati

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2004

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La ricerca laboratoristica oncologica negli ultimi anni è stata soprattutto caratterizzata da un contenuto semprepiù applicato delle sue attività e dall’utilizzo di tecnologie completamente innovative ma anche estremamente delicate dal punto di vista della loro performance.Ambedue gli aspetti citati hanno evidenziato l’urgenza e la necessità di poter disporre di materiali biologici umani idonei all’utilizzo per analisi laboratoristiche così sofisticate ed allo stesso tempo numericamente sufficienti aconsentire la pronta verifica delle sempre più numerose ipotesi sperimentali di potenziale valenza clinica.Ulteriore considerazione è rappresentata dalla necessità di disporre di detto patrimonio di tessuti secondo logichecollaborative multiistituzionali per una ulteriore facilitazione dei moderni programmi di ricerca condotti ormainecessariamente in ambienti internazionali.La logica risposta a questo tipo di problematiche organizzative (per la numerosità dei campioni richiesti),scientifiche e, non ultimo, economiche, è stato a livello internazionale, quella di pensare a banche comuni ditessuti umani completi di informazioni cliniche e conservati secondo procedure operative ottimali che li rendanoidonei per le più recenti tecnologie e per gli studi traslazionali.Alcune delle principali istituzioni oncologiche italiane, cogliendo l’urgenza e la rilevanza della tematica, hanno già attivato fasi di strutturazione di proprie banche tessuti, mentre alcune risultano attardate nella realizzazione diquesto processo.Lo sviluppo di dette esperienze ha inoltre messo in luce quanto importanti siano le problematiche etico-socialisollevate da dette iniziative, problematiche che richiedono, a livello anche normativo, proposte di valenzanazionale e/o sovranazionale.Obiettivi del presente programma sono:definire le caratteristiche gestionali di un’idonea banca tessuti in oncologia;definire gli standard tecnologici di facilities di questo tipo;definire gli aspetti etico-legali derivanti dalla gestione ed utilizzo delle banche;definire i criteri di gestione ed eventualmente individuare modalità di gestione comune da parte del network deglistudi oncologici.Tutti i predetti punti sollecitano e rinviano il problema banca tessuti alla proposta di un network interistituzionaleche, appoggiandosi e sfruttando il know-how di Alleanza Contro il Cancro, sviluppi eventualmente l’idea di una banca virtuale condotta e gestita secondo ottimali standard quali-quantitativi.Nello specifico per il 2005 l’attività sarà volta all’implementazione della BT Interdipartimentale con interventi su vari fronti ed in particolare::implementazione e validazione del prototipo di BT Interdipartimentale ideato nel 2004;sviluppo di sistemi gestionali e tecnologici di BT, in parte in collaborazione con una ditta esterna specializzata;confronto del nostro modello di BTI con quelli esistenti sul territorio nazionale.In collaborazione con una ditta esterna specializzata, nei primi 3 mesi il LOSC provvederà alla:messa a punto e descrizione dei flussi operativi

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elaborazione di una versione definitiva del nostro software gestionale internoInoltre, provvederà alla costituzione di vari gruppi di lavoro (etico, procedure, CTS, controllo di qualità).Nei successivi 3 mesi, in collaborazione con una ditta esterna specializzata, perfezionerà lo sviluppo definitivo di unprototipo di software, comprendente il sistema gestionale delle macchine e dei dati, coadiuvato dal personaledell’IRCCS di Bari.Nel trimestre successivo si dovrà procedere, all’interno dell’IRCCS di Bari, alla validazione del prototipo di software messo a punto, attraverso la gestione di tutte le attività della BT. Questa fase sarà sviluppata dall’IRCCS di Bari coadiuvato dal personale Angelantoni;Negli ultimi 2 mesi si procederà ad una ottimizzazione delle performance del software. Questa fase sarà condottadall’Angelantoni che provvederà ad elaborare il software definitivo a conclusione della propria collaborazione.

Risultati e prodotticonseguiti

Dopo la costituzione di un gruppo di lavoro interdipartimentale, costituito da rappresentanti dei tre laboratoridell’Istituto, per la costituzione di una Banca Tessuti Interdipartimentale per la conservazione del materiale biologico, hanno fatto seguito riunioni periodiche, di cui è stato redatto regolare verbale, nei quali sono stati definitii seguenti punti:un survey delle banche biologiche presenti nel nostro Istituto in relazione al tipo di materiale biologico conservato;la filosofia della Banca Tessuti Interdipartimentale;le procedure operative comuni;un prototipo di software gestionale;un ipotesi di flusso di lavoro da un punto di vista quali/quanitativo e definizione dei programmi operativi.Tutto il materiale proveniente dai reparti chirurgici, dagli ambulatori e laboratori di raccolta dei campioni biologiciviene distinto per patologia e tipo di tessuto e crioconservato a -80°C. E’ stato ideato un prototipo di Software specifico per la gestione del Database Interdipartimentale unico. Tale Software, consentirà medianteun’interfaccia con il server dell’Istituto, collegato all’anagrafica regionale di avere immediatamente a disposizione tutti i dati relativi al singolo paziente. L’inserimento dei dati nel database della Banca Tessuti, avviene secondo un diagramma di flusso che mette in evidenza il percorso dei campioni biologici, secondo procedure operativeapprontate da parte dei singoli laboratori partecipanti alla realizzazione della Banca Tessuti Interdipartimentale.

Attività previste Progettazione, implementazione e diffusione di una struttura informatica per la conservazione, elaborazione econdivisione dati.Realizzazione di apposito software con database locali, network inter-connetion, differenti livelli di accessomulticlient.Sviluppo di appositi POS per la manipolazione e crioconservazione di materiali biologici.Realizzazione di un prototipo di un sistema di bio-repositories in collaborazione con una ditta esterna specializzataper un sistema automatizzato di stoccaggio e gestione della Banca Tessuti.

13. Elaborazione delle Linee Guida in Ginecologia Oncologica

Responsabile Fanizza Giuseppe

Ricercatori Associati Kardhashi A, Renna A

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La Medicina basata sulle Evidenze si è progressivamente diffusa a livello internazionale favorita dalla crescitaesponenziale del volume e della complessità dell'informazione biomedica che ha reso sempre più difficilel'aggiornamento professionale per il singolo medico, questo aiutato anche dallo sviluppo delle tecnologieinformatiche nel settore biomedico e l'esplosione del fenomeno Internet. La possibilità di avere linee guidaaggiornate costituisce un nuovo approccio all'assistenza sanitaria dove "le decisioni cliniche" risultano dallaintegrazione della esperienza del medico (che rimane l'unico responsabile nei confronti del paziente) e l'utilizzodelle migliori evidenze scientifiche disponibili.Produrre delle linee guida in Ginecologia Oncologica basate sulla migliore evidenza della letteratura aggiornata almomento.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste La scelta degli argomenti si basa sul metodo epidemiologico (rilevanza in termini di incidenza, mortalità ecc),quello della disponibilità delle prove (analizzando su banche dati la disponibilità di ultimi dati di efficacia diinterventi sull'argomento individuato) e i pareri degli operatori del gruppo di lavoro. I quesiti scientifici a cui darerisposta verranno definiti in sede di gruppo di lavoro. La raccolta delle prove si baserà sulla ricerca nelle banchedati più importanti della medicina (Medline, CancerLit) e la consultazione delle linee guida già pubblicatesull'argomento scelto (Cochrane Collaboration, National Guideline Clearinghouse ecc). Le prove raccolte evalutate saranno redatte dallo stesso gruppo. Le linee guida prodotte saranno qualificate con un certo grado diLivelli di prova e di Forza di raccomandazioni. I livelli di prova si riferiscono alla probabilità che le conoscenzederivino da studi pianificati e condotti in modo tale da produrre informazioni valide e prive di errori sistematici. Laforza delle raccomandazioni si riferisce alla probabilità che l'applicazione nella pratica di una raccomandazionedetermini un miglioramento dello stato di salute della popolazione, obiettivo cui la raccomandazione è rivolta.

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14. Messa a punto di un protocollo per la certificazione e/o l'accreditamento di strutture laboratoristiche sperimentali

Responsabile Paradiso Angelo

Ricercatori Associati

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2001

Durata 36 mesi

Tipologia Tecnologie abilitanti

Area di interesse

Descrizione Nell'arco di pochi decenni lo sviluppo tecnologico e culturale ha contribuito in modo determinante al progressodiagnostico e terapeutico. In un sistema sanitario in profonda trasformazione come quello del nostro Paese, risultasempre più chiara e pressante la necessità di trovare strumenti internazionalmente riconosciuti, tali da "garantire" laqualità delle prestazioni erogate. La necessità di dotarsi e quindi di sviluppare sistemi di qualità si scontra, però, conla forte evoluzione di alcuni settori come quello delle prestazioni sperimentali, soprattutto laboratoristiche in campooncologico, per le quali se per un verso l'aggiornamento costante in termini di informazioni biologiche ha permessol'introduzione di esami sempre nuovi e sofisticati, dall'altro si opera in assenza di iniziative ufficiali tese a verificarnel'attendibilità oltre che di linee guida dell’appropriatezza del loro utilizzo clinico.Obiettivo del programma è stilare un protocollo per la messa a punto di criteri tesi ad ottenere l'accreditamento ela certificazione dei laboratori sperimentali in oncologia. L'ottica è quella del TQM al fine di realizzare un SistemaQualità flessibile e integrabile con altri strumenti della qualità quali il problem solving, il controllo statistico dellaqualità (SPC), la reingegnerizzazione dei processi, le tecniche di VRQ ecc. Per soddisfare le necessità evidenziate, sipropone un modello organizzativo ed un sistema di gestione della qualità che sia conforme alle serie ISO 9000, oltreche ai programmi di accreditamento di eccellenza introdotti a livello internazionale.

Risultati e prodotticonseguiti

Lo studio, durante il primo anno, si è svolto solo in fase preliminare, con il coinvolgimento di tutti gli operatori dellaboratorio, i quali, attraverso un piccolo numero di riunioni, si sono aggiornati circa i moderni strumenti dellaqualità in ambito laboratoristico, analizzando in particolare le normative dell'International Standard Organization9000 e 9001 (VISION 2000, oltre ai maggiori programmi di accreditamento a livello internazionele, primo fra tutti ilCPA.Nel secondo anno sono state contattate delle società di consulenza per l'applicazione del processo dicertificazione.E’ stato inoltre organizzato il programma delle attività attraverso una consulenza esterna che, nei primi mesi del2004 va a completarsi come previsto nell’anno in corso.

Attività previste Definizione a livello nazionale, regionale, internazionale della problematica del sistema qualità in sanità e, inparticolare, delle prestazioni sperimentali in campo oncologico.Ricerca sistematica, valutazione critica e sintesi del materiale disponibile evidenziato.Formulazione di ipotesi di modello con identificazione di zone di dubbio.Revisione esterna.Programmazione di aggiornamenti per la diffusione e l'implementazione della pratica nel modello.

15. Implementazione della qualità dell'assistenza nei laboratori di analisi degli Istituti Oncologici

Responsabile Quaranta Michele

Ricercatori Associati

Programma A. Outcomes della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2002

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Negli ultimi anni il concetto di qualità è passato dalla semplice qualità del prodotto, intesa come grado diconformità agli standard, alla qualità come soddisfazione del cliente, intesa come qualità dell’organizzazione. Nella Sanità la qualità fa riferimento alla struttura, al processo, cioè procedure diagnostiche terapeutiche, follow-up eall’esito, cioè il cambiamento nello stato di salute attuale e futuro attribuibile all’assistenza sanitaria ricevuta.In questo ambito, un’opportunità al miglioramento viene data da norme internazionali riconosciute. La scelta di individuare e disporre di strumenti di monitoraggio e di progettare e impiantare un Sistema Qualità, conforme allanorma ISO 9001, è quindi in un certo senso obbligata in un contesto competitivo sempre più dinamico, cherichiede una maggiore trasparenza ed un maggior coinvolgimento degli utenti e degli operatori.Istituti Oncologici fattori di cambiamento e di innovazione attraverso l’ottica della Qualità come strumento per la creazione, il mantenimento e l’accrescimento del valore dei servizi erogati per i rispettivi pazienti/utenti. L’attività in

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oggetto si inquadra inoltre nell’obiettivo di definire un percorso nella prospettiva di un’uniformità di azioni e di risultati e di un continuo confronto fra essi, che indirizzi verso la Certificazione di Qualità ed il successivoAccreditamento Regionale.Nell’ambito del suddetto obiettivo generale si individuano i seguenti obiettivi principali:Definizione di uno strumento innovativo di monitoraggio per la rivelazione delle attese, della percezione e dellasoddisfazione dei pazienti/utenti attraverso cui misurare la qualità.Disponibilità di un quadro di riferimento sulla soddisfazione attesa e da quella percepita da parte dell’utenza nonché sui punti di miglioramento dei servizi erogati.Definizione di un modello organizzativo di riferimento implementato partendo dal modello organizzativotradizionale e finalizzato all’aumento di efficacia.Impianto di un Sistema di Qualità, opportunamente progettato e sviluppato, e conseguimento di un certificato diconformità alla norma ISO 9001/2000 (VISION 2000)con relative diffusioni di informazioni sui risultati conseguiti.

Risultati e prodotticonseguiti

Si riportano di seguito i risultati da conseguire nell’ambito della ricerca proposta.Nuova tecnica di misura (questionari, data base e risultati di elaborazioni).Sperimentazione nuova tecnica di misura in cui il sistema di trattamento delle informazioni ottenute sia orientatoalla soluzione dei problemi del sistema e della qualità dei prodotti/servizi/processi che ne fanno parteNuovo modello organizzativo realizzato attraverso un piano di miglioramento.Sistema di Gestione Qualità, ottenimento del certificato di conformità alla norma ISO 9001/2000, diffusione deirisultati.E' stato implementato un data-base di tutte le attività del Laboratorio a dei relativi reattivi. E' stata, inoltre, avviataun'analisi delle attività, con particolare attenzione alla figura del paziente, volta all'individuazione dei punti criticiche presumibilmente sono oggetto di procedure, istruzioni operative ed istruzioni funzionali. II tutto ha come finalitàultima quella di tenere sotto controllo lo svolgimento delle attività per evitare eventuali non conformità. E’ stato preparato un questionario da sottoporre ai pazienti avente come scopo la "customer satisfaction" ed è statoorganizzato un corso accreditato ECM a cui hanno partecipato esperti del settore.

Attività previste La nostra U.O. vanta già una buona esperienza nel settore della qualità. In particolare è dotata di personale giàformato sui requisiti normativi, di strumentazioni idonee e di protocolli diagnostici, soprattutto per la patologianeoplastica, per operare dei processi che trasformano gli imput in outcome con lo scopo di riuscire a far diventareil concetto di “qualità” parte integrante del tessuto connettivo su cui si costruisce la vita quotidiana del lavoro.

16. Il controllo di gestione applicato all'area della ricerca scientifica: messa a punto di una procedura operativasperimentale ed applicazione di principi di contabilità economica

Responsabile Volpe Stefania

Ricercatori Associati Lanetti A, Giuliani D

Programma B. Procedure amministrativo-contabili della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Il contemporaneo svolgimento di attività di cura, ricerca e formazione da parte del personale degli Istituti diRicovero e Cura a Carattere Scientifico incontra una serie di difficoltà collegate sia alla scarsità delle risorsedisponibili, sia ai possibili usi alternativi delle stesse. In tal senso, al fine di orientare la gestione e per coordinarel’operato del personale, nel tempo sono stati definiti indicatori di struttura, di attività e di esito.Obiettivo primario del progetto è quello di studiare le relazioni esistenti fra l'organizzazione e la programmazione alfine di implementare un meccanismo operativo per la governance della gestione negli Istituti di Ricovero e Cura aCarattere Scientifico.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Le attività per la realizzazione del progetto sono riconducibili ai seguenti ambiti:analisi della struttura informativa di base per il controllo di gestione;definizione dei punti critici ed articolazione del calendario annuale per la programmazione ed il controllo;collegamento della programmazione operativa con le linee strategiche per lo sviluppo aziendale;definizione del piano aziendale dei controlli e della reportistica strutturata;sperimentazione di un sistema multidimensionale di indicatori del tipo Balanced score Card;definizione di iniziative di formazione per il coinvolgimento e la crescita culturale del personale;valutazione dei risultati raggiunti e diffusione.

17. Conduzione delle ricerca scientifica nell’IRCCS Oncologico di Bari: individuazione punti critici e messa a punto di interventi migliorativi

Responsabile Giuliani Daniela

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Ricercatori Associati Costacurta J, Lerario AM

Programma B. Procedure amministrativo-contabili della ricerca

Parole chiave

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione La realizzazione di un progetto di ricerca richiede necessariamente il coinvolgimento di una serie di professionalitàche svolgono la loro attività anche in sedi e in ambiti diversi dal laboratorio o dalla clinica. Infatti all’attività di ricerca scientifica in senso stretto si associa l’indispensabile attività genericamente identificata di supporto amministrativo. In realtà, ben lungi dall’essere un’attività secondaria, essa comprende una serie di compiti che vanno dal reperimento fondi alla gestione delle risorse, dall’assistenza informatica all’elaborazione statistica dei dati, dalla consulenza legale alla realizzazione di percorsi informativi.Da questa complessa interazione di professionalità differenti emergono una serie di problematiche in quanto latempistica e le esigenze del ricercatore non sempre sono in linea con quelle burocratiche e amministrative.Diventa di conseguenza essenziale far sì che la Direzione Scientifica si collochi in questo contesto come un punto diriferimento in grado non soltanto di coordinare le attività di ricerca ma anche di informare e formare i ricercatorifornendo loro gli strumenti per operare in un’ottica globale.La finalità del presente studio è fondamentalmente l’individuazione, mediante un’indagine conoscitiva condotta direttamente fra i ricercatori dell’Istituto, delle problematiche che essi incontrano nella realizzazione delle loro ricerche. Attraverso la raccolta di tali dati si potrà ottenere un quadro significativo della situazione attuale cheevidenzi i punti critici sui quali è opportuno intervenire predisponendo e realizzando gli opportuni interventimigliorativi.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Predisposizione di questionari da sottoporre all’attenzione dei ricercatori per la rilevazione di esigenze, pareri,aspetti di particolare rilevanza da sottolineare e così via.Elaborazione di tali dati al fine di evidenziare punti di forza e punti deboli dell’attuale conduzione della ricerca.Esame critico da parte della Direzione Scientifica dei risultati nell’indagine conoscitiva con messa a punto distrumenti appositi di divulgazione delle informazioni necessarie al superamento delle problematiche nonché direttifica delle procedure in atto al fine di soddisfare le esigenze riscontrate.Messa a punto di appositi interventi formativi sia per il personale sanitario che per quello amministrativo finalizzati arealizzare punti di raccordo e migliore coordinamento delle attività di ricerca.

18. Certificazione dei programmi di ricerca e del sistema di gestione nella Direzione Scientifica secondo standardinternazionalmente riconosciuti

Responsabile De Lena Mario

Ricercatori Associati Lerario AM, Costacurta J, Giuliani D, Lanetti A, Volpe S

Programma B. Procedure amministrativo-contabili della ricerca

Parole chiave certificazione di qualità, requisiti riconoscimento IRCCS, sistema di gestione

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 36 mesi

Tipologia Gestionale

Area di interesse

Descrizione Ai fini della conferma e per il riconoscimento dei nuovi Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, il D.Lgs.288/03 ha introdotto il requisito di certificazione del sistema di gestione secondo standard internazionalmentericonosciuti. In tal senso l’Istituto Oncologico si è già attivato e numerose sono le iniziative avviate, fra cuiparticolare interesse desta la certificazione dei laboratori di ricerca sperimentale, quella del laboratorio analisi, lacertificazione dei progetti di ricerca, ma anche l’area tecnica e del patrimonio. Oggetto del presente è la certificazione del sistema di gestione che, oltre a costituire un preciso requisito di legge, costituisce un’opportunità per tutta l’organizzazione. Essa, infatti, non mira a fornire un generico “bollino” di qualità: obiettivo principale è quello di rinnovare il sistema di gestione, ponendo in essere meccanismi adattivi per il miglioramento continuodella qualità gestionale. La necessità di dotare le aziende sanitarie di un sistema certificato per la gestione dellaqualità, nasce in risposta alla crescente complessità delle attività gestite, per cui si rende necessario procedere inmodo sistematico alla revisione ed alla semplificazione delle procedure di gestione. In modo particolare nascel’esigenza di rivedere la distribuzione delle funzioni, la modulistica, gli strumenti, gli indicatori e quanto di volta involta necessario per la governance delle performace. Nell’intento di rilanciare il ruolo degli IRCCS, il decreto di riordino accentua l’impianto traslazionale della ricerca, ed in tal senso il ruolo di sostegno della Direzione Scientificanei confronti dei ricercatori. Tutto ciò implica la necessità di procedere sulla strada della certificazione, ponendo inessere tutte le azioni necessarie per il rilancio della produzione scientifica con iniziative ad hoc per il sostegno nella

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gestione amministrativa dei progetti, per lo scouting e l’accesso a nuove fonti di finanziamento, per il trasferimento tecnologico, per la formazione e con quanto necessario in relazione allo specifico contesto organizzativo.Obiettivo prioritario è quello di effettuare uno studio approfondito dell’attuale struttura organizzativa per la ricerca allo scopo di ricostruire il quadro delle unità operative attivate, le funzioni svolte, i principali processi di gestione ed imeccanismi di coordinamento attivati. Intento del progetto è quello di giungere alla certificazione dei progetti diricerca e del sistema di gestione della direzione scientifica

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste Le attività che saranno svolte nel corso del progetto sono riconducibili ai seguenti ambiti: incontri formativi per la selezione dei processi da certificare e per la formazione del personale coinvolto

nella definizione operativa del progetto; definizione di un sistema di gestione documentale ad hoc (manuale, procedure, piano della qualità,

istruzioni operative, norme interne…); implementazione del sistema nella Direzione Scientifica; scelta dell’ente certificatore; verifica documentale; verifica applicativa certificativa; rilascio del certificato soggetto a verifiche annuali e triennali.

19. Architettura informativa: flussi informativi, banche dati e linkage per il supporto delle attività di ricerca

Responsabile Lerario Antonio Mario

Ricercatori Associati Ernito G, Costacurta J, Giuliani D, Lanetti A, Volpe S

Programma B. Procedure amministrativo-contabili della ricerca

Parole chiave Architettura informativa, sistema di gestione dell'informazione, linkage dei dati

Altri Enti coinvolti

Anno inizio 2005

Durata 24 mesi

Tipologia Tecnologie abilitanti

Area di interesse

Descrizione La gestione delle informazioni sta assumendo sempre più rilevanza nelle attività di ricerca, cura e formazione,anche in considerazione delle potenzialità messe a disposizione dal settore dell’Information e Communication Technology (ICT). I medesimi dati, infatti, assumono valore per finalità diverse. Di conseguenza, anziché rilevare piùvolte le medesime informazioni, si avverte la necessità di collegare a sistema le diverse fonti informative esistenti,rendendo le stesse disponibili in modo ubiquitario, secondo livelli di preordinati di accesso.Una criticità di rilievo in tal senso deriva dalla mancanza di un sistema di monitoraggio delle banche dati esistentiall’interno dell’azienda, per cui molto spesso, piuttosto che valorizzare l’esistente, si preferisce creare banche dati ad hoc, la cui vita finisce per essere legata alle persone ed alle esigenze che ne avevano determinato la nascita.Tutto ciò, oltre ad implicare notevoli disagi di natura operativa, limita di fatto la possibilità di fruizione dei datianche per fini strettamente collegati a quelli per cui la raccolta di dati era stata posta in essere.Obiettivo prioritario del progetto è quello di implementare l’architettura informativa per la ricerca, sperimentandouna metodologia innovativa per:rilevazione dei flussi informativi e delle banche dati attualmente esistenti;rilevazione dei fabbisogni e dei contributi informativi associati con le attività di ricerca;definizione di procedure operative per la normalizzazione e la condivisione dei dati;definizione di un piano strategico di sviluppo del sistema informativo per la ricerca.

Risultati e prodotticonseguiti

Attività previste La metodologia prevede attività riconducibili ai seguenti ambiti:predisposizione di schede per la rilevazione dei dati;realizzazione di eventi formativi volti alla condivisione della modulistica ed all’applicazione della stessa;autorilevazione da parte del personale dell’Istituto;analisi dei dati e impostazione di una architettura informativa preliminare;applicazione di metodologie qualitative per la validazione dell’architettura informativa;presentazione dei risultati e formazione sui temi del D.lgs 196/03.