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ANNALI DELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA Serie IV Quaderni, 1 CLASSE DI LETTERE E FILOSOFIA PISA 1999

SUPERIORE DI PISAlsa.sns.it/dbsite_on_line//attachments.php?file=../uploads/2015_06... · plurilinguismo e sulle interferenze grafiche e linguistiche nella Sicilia antica, ha additato

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ANNALI DELLA

SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA

Serie IV

Quaderni, 1

CLASSE DI LETTERE E FILOSOFIA

PISA 1999

Pubbl icazione semestrale Amor. Trib. Pisa n. 7/64 del 28 di cembre 197 1 - Di r. resp. Enrico Castelnuovo

Periodico associato all'Unione Stampa Periodica Italiana ISSN 1128- 1510

Sicilia Epigraphica

Atti del convegno internazionale Erice, 15-18 Ottobre 1998

a cura di Maria Ida Gulletta

A l ricordo di Giuseppe Nenci

QUADERNO 1

UGO FANTASIA

GIUSEPPE NENCI

LUCIANO AGOSTINIANI

VITTORIA AUIATA

MARlA GIULIA AMAoASI Guzzo

RENATO ARENA

ALBERTO B ERNASJ:

GABRIELLA BEVILACQUA

IRMA BITTO

LI VIA BIVONA

ANTONIETTA B RUGNONE

GIORGIO CAMASSA

FEDERICA CORDANO

J AlME CURBERA

ALDINA CUTRONI T USA

MARlA AMALIA DE LUCA

R OSSANA DE SIMONE

STEFAl'\lIA DE Vroo

UG O F A..NTAS IA

BRUNO GAROZZO

SOMMARIO

Premessa

Saluto inaugurale

L'epigrafia e1ima

Le epigrafi islamiche su pietra da Monte Iato

Epigrafia fenicia in Sicilia

Interferenze linguistiche e grafiche

nell ' epigrafia greca di Sicilia

La laminetta orfica di Entella

Le epigrafi magiche

Leggende monetali romane di Sicilia

L'epigrafia latina

L'iscrizione del Tempio G di Selinunte e le tradizioni

sui responsi oracolari delfici

La Lex Sacra di Selinunte

Le istituzioni delle città greche di Sicilia

nelle fonti epigrafiche

Defixiones

L'epigrafia monetale greca

L'epigrafia araba in Sicilia. Bilancio degli studi

condoni nel corso dell 'ultimo cinquantennio

e prospettive per il Duemila

Riflessioni sull ' onomastica punica

Corpora epigrafici siciliani da Gualtherus a Kaibel

I al To<jJUÀaKES e i aLTWVLU di Tauromenio

Nuovi bolli anfo rari dalla Sicili a occidentale

(Entell a, Erice, Segesta)

IX

XI

l

15

33

47 53

65

89

113

129

141

149

159

187

197

205

221

25 1

281

QUADERNO 2

ANDru: GUILLOU

HANS PETER ISLER

ALAN ]OHNSTON

GIACOMO MANGANARO

GIACOMO MANGANARO

CHIARA MICHELINI

ANNA MARIA PRESTIANNI GIALLOMBARDO

ALDO LUIGI PROSDOCIMI

MARIARITA SGARLATA

CARLO DE SIMONE

SHLOMO SIMONSOHN

ROGER J.A. WILSON

DISCUSSIONE

ILLUSTRAZIONI

Epigrafia bizantina e post-bizantina

Iscrizioni su ghiande missili dagli scavi di Monte Iato

Ceramic Texts, Archaic to Hellenistic

L'epigrafia greca di Sicilia

Annotazioni sulla epigrafia di Lipara

Reimpiego di iscrizioni a Segesta

Le Tabu/ae Ha/aesinae. Aicuni aspetti grafici c linguistici

Sicilia. Note sull'alfabetizzazione

L'epigrafia greca e latina cristiana della Sicilia

L'epigrafia sicana e sicula

Epigrafia ebraica in Sicilia

Iscrizioni su manufatti siciliani in età ellenistico-romana

385

393 407

417

425

439 449

465

483

499 509

531

557

601

PREMESSA

Chi ha avuro il piacere di partecipare alle giornate ericine dell ' ottobre 1998 dedicate a Sicilia Epigraphica serberà certamente un vivo ricordo dell'atmosfera di forte impegno intellettuale e di franca discussione che le

ha cararterizzate.

L'incontro era, in un certo senso, una scommessa. Si trattava da un laro di tracciare un bilancio delle

conoscenze nei diversi ambiti specialistici dell' epigrafia siciliana, dall' altro di contribuire, attraverso il

confronto fra esperienze così diverse , ad una migliore comprensione di una prassi epigrafica che, nella varietà

delle sue concrete manifestazioni, rispecchia fedelmente il carattere multietnico e multiculturale della storia

millenaria della Sicilia.

Il lettore degli Atti di quelle giornate (la cui pronta pubblicazione è stata curata con impegno e competenza

dalla dott.ssa Maria Ida Gulletta) giudicherà se lo scopo è stato raggiunto. Egli ne trarrà comunque, credo,

numerosi spunti di riflessione su molteplici aspetti del patrimonio epigrafico siciliano e sul contributo che esso

offre in campo linguistico, storico, istituzionale, religioso; e non farà fatica ascorgervi chiare tracce del progetto

culturale, ovvero politico-culturale, che ha ispirato Giuseppe Nenci nell' organizzazione di quel Convegno. La

dedica di questi Atti alla Sua memoria non è solo il nostro doveroso omaggio a colui che ne ha concepito l'idea,

ma non ha purtroppo fatto in tempo a vederne la pubblicazione. Essa è anche il giusto riconoscimento allo

studioso che ha dato un contributo decisivo alla scoperta e alla valorizzazione del patrimonio culturale della

Sicilia; che, in spirito autenticamente 'erodoteo ' , ha dedicato una larga parte del Suo impegno scientifico allo

studio dei contatti fra le diverse culture del mondo antico; che, infine, soprattutto in alcuni saggi recenti sul

plurilinguismo e sulle interferenze grafiche e linguistiche nella Sicilia antica, ha additato linee di ricerca la cui

fecondità è testimoniata proprio dalle pagine di quesro volume.

Nel licenziare gli Atti di Sicilia Epigraphica mi è gradito rinnovare il ringraziamento alle persone e agli Enti

che, a vario titolo, ne hanno reso possibile lo svolgimento e la pubblicazione: in primo luogo il Centro 'Ettore

Majorana' di Erice che ha generosamente ospitato il Convegno, e il suo Direttore, Prof. Antonino Zichichi,

che fin dal primo mom ento ha dato la sua convinta adesione al progetto; la Scuola Normale Superiore per il

costante e concreto sostegno d ato all ' iniziativa; il Prof. Enrico Castelnuovo, Direnore degli Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa per avere accolto gli Arri nei Quaderni della rivista; il personale del Laboratorio di

Topografia Storico-Archeologica del M o ndo Antico della Scuo la Norm ale per l'impegno organizzativo.

Pisa, settembre 2000

U go Fantas ia

Direnore del Labo ratorio d i Topografia

Sto rico-Archeologica del Mondo Am ico

Autorità, Signore e Signori, cari e illustri Colleghi,

è motivo di grande soddisfazione, per gli organizzatori del presente Convegno, aprirne stamani i lavori in questa magnifica

cornice ericina in cui, un anno fo, abbiamo chiuso le Terze Giornate Internazionali di Studi suff'Area Elima.

Ed è motivo di soddisfazione anche il fatto che, in un anno che ha visto arrestarsi in Sicilia l'attività archeologica, sia stato

possibile - grazie ai congiunti sforzi della Scuola Normale Superiore di Pisa, della Fondazione 'Ettore Majorana' e del Centro di Cultura Scientifica di Erice - dar vita a questo incontro che, per l'importanza del tema affrontato e per l'alto livello dei

Rduori, dimOsti'i ti chi ne ha la responsabilità politica quanto urgente sia che ia SiclÌia continui a valorizzare i suoi beni con

mezzi adeguati e impegno non destlltorio. E purtroppo in questa situazione non è stato possibile né allestire una Mostra dei principali testi epigrafici della Sicilia, né esporre almeno a Trapani la 'lamina di piombo di Selinunte' che giace a Roma ormai

da anni, dopo il suo rientro in Italia nel 1992. Quale sia la finalità del Convegno è ben chiaro a tutti i partecipanti e nasce dal proposito di cogliere gli elementi di continuità

o di rottura nella prassi epigrafica nel corso dei secoli e attraverso quei processi di interferenza linguistica che diedero vita nello

stesso tempo a fenomeni di interferenza epigrafica, in un susseguirsi e intrecciarsi di lingue e culture che, anche sotto questo profilo,

fo della Sicilia un 'unicum: Nello stesso tempo sarà questa un 'occasione per dei bilanci critici sulle scoperte epigrafiche più

significative dell'ultimo cinquantennio, in cui l'eccezionale rifiorire della ricerca archeologica in Sicilia ha tanto arricchito

anche il patrimonio epigrafico dell'isola: basterebbe citare il caso deltE/imo.

In questo senso il Convegno si articola in una serie di relazioni che affronteranno, in ordine cronologico, le testimonianze

epigrafiche peculiari delle varie lingue o alcuni specifici tematismi ad esse connessi e sarà arricchito da alcune brevi

comunicazioni.

Sono certo che i risultati saranno pari, o superiori, alle nostre attese e questo Convegno avrà raggiunto il StIO scopo se da esso nascerà anche la consapevolezza che la documentazione epigrafica siciliana meriterebbe nei nostri musei quella esposizione che oggi le è, nella maggior parte dei casi, del tutto negata.

Nel ringraziare i partecipanti al nostro Convegno, mi corre il gradito obbligo di ringraziare a nome di tutti il Centro 'Ettore

Majorana 'per la sua liberale, generosa, signorile ospitalità in questo anfiteatro che ha visto, negli anni, presenze e testimonianze

scientifiche fra le più illustri del nostro secolo.

Ma ci tengo a ricordare che, come diretta espressione di quello che da tempo è stato definito "lo spirito di Erice», è nata proprio

qui, quindici anni fo, la World Federation ofScientist. Questa Federazione, che opera in una larga serie di Paesi, dalla Cina

agli Stati Uniti, dal Brasile alla Repubblica di Georgia, dalla Svizzera al Giappone, ha lo scopo di richiamare l'attenzione degli

scienziati di tutto il mondo su quelle che furono definite "le quindici emergenze planetarie», a partire dai fomosi Seminari sul

nucleare che qui si svolsero negli anni della guerra fredda.

La Federazione si propone infotti di fovorire il trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, di contribuire alla salvaguardia dell'ambiente ed all'ottimizzazione delle risorse, in una parola di incentivare la cooperazione scientifica fra i vari Paesi.

La Federazione, della quale è stato fondatore ed è Presidente l'amico Pro! Zichichi, che in questo spirito ha accolto con

entusiasmo i nostri lavori ed al quale va la mia più sentita gratitudine, ha rappresentanze in centodieci Paesi ed ha costituito

quindici grandi e qualificatissimi gruppi di lavoro per ognuna delle emergenze planetarie, fra le quali - per non citarne che

alcune - la sism%gia, la desertificazione, le biotecnologie.

Si tratta, com è evidente, di competenze ben lontane dalle nostre ma anche noi, in un certo senso, riflettendo su/ passato della

civiltà occidentale, contribuiamo con i nostri lavori a propagare ,cio spirito di Erice".

A quanti studiera nno i manufa tti epigrafici, in questa sorta di visione stratigrafìca dell'epigrafia siciliana, non mi resta che porgere il p iù cordiale augurio di buon lavoro.

C iuseppe N enci

Erice, ottobre 1998

LA LAMINETTA ORFICA DI ENTELLA1

ALBERTO B ERNABÉ

1. La nuova laminetta di Entella.

In poco più di una pagina della rivista Firene del 1994 veniva pubblicata da J. FreF una nuova laminetta orfica, accompagnata da indicazioni molto succinte:

Ginevra, collezione privata. Trovata nel cenrro occidentale della Sicilia (a Perro, presso Entella?) dentro una lampada di terracotta , perduta, forse del 3. secolo. Oro, 4,2 - 8,1 cm x 0,7 - 3,6 cm Lenere bene incise, 0,2 - 0,3 cm

Non abbiamo altra informazione sulla laminetta. Malgrado le ricerche di qualche studioso svizzero non si è potuto trovare, per quanto ne sò, il collezionista ginevrino che la possiede, e non mi è noto che alcuno specialista, tranne lo stesso Frel, l'abbia vista. Non abbiamo a disposizione neppure una fotografia.

Inoltre, i dati offerti da Frel sono poco attendibili. Devo al professore Nenci, per litteras, un paio di preziosi suggerimenti sul contesto archeologico: in primo luogo, dato che non vi è in Sicilia alcun posto chiamato «Petro», si dovrà pensare ad un errore per «Petraro», dove infatti è ubicata una necropoli da cui poteva provenire un testo come il nostro. In secondo luogo, la datazione del III sec. a.c. sembra molto tardiva al professore Nenci, che preferisce datare la laminetta tra il Ved il IV sec. a.c. Da parte mia, condivido assolutamente questa valutazione e, per i motivi ortografici offerti dall'uso delle grafìeT) e W

(ex.gr.: TlPwS') di fronte a OD (Ovpavou), mi sembra verosimile datare la laminetta al N sec. a.c. , datazione del resto molto adatta ad altri documenti simili a nostra disposizione ed ai quali farò poi riferimento. Inevitabilmente mi sento a disagio lavorando su un testo che non posso vedere, anzitutto perché la trascrizione di Frel presenta abbondanti e notevoli errori, alcuni dei quali si possono attribuire di certo alla stessa laminetta, cosa non strana per questo tipo di testi. Altri tuttavia emergono, come si vedrà,

nell'apparato critico, attribuibili soltanto allo stesso FreP. Pur essendo tanti gli inconvenienti, a mio avviso vale la pena di occuparsi di questo testo,

appartenente ad un gruppo interessante di documenti oggetto di recenti e numerosissimi studi: le laminette orfìche d 'oro. Esso, presentando in concreto parecchie somiglianze con la laminetta di Hippon ion, ma anche con quelle di Petelia e Pharsalos, appartiene chiaramente al gruppo I A della recente edizione di Pugliese Carratelli4, corrispondente al gruppo B di quella più antica di Zuntz'i . Si sono occupati molto recentemente di questa laminetta CassioG, D ettar?, Pleket8, chi vi parla9 e

sopratut to Riedweg lO, apportando qualche correzione importante al resto .

Anziturto presenterò il testo corretto a partire da ciò che possiamo dedurre dalla trascrizione dovuta a F rel; po i, l'apparato cri tico; infÌne il testo, privo d 'apparato , delle lamine((e di Hipponion, Petel ia

e Pharsalos, così come apparirà nell ' edizione dei frammenti or fÌ ci che sto attualmente preparando per

la Bibliotheca Teubneriana. Per fac ilitare un rapido paragone del le somiglianze e le d ifferenze con le

ALBERTO BERNABÉ

altre laminette dello stesso gruppo, presento a destra del testo della laminerta di Entella le corrispondenze con gli altri testi simili.

Farò quindi un commento del testo della nuova laminetta, anche se mi accorgo del fatto che la validità di tutto quanto sarò in grado di dire sarà provvisoria finché non potremo vedere l'originale o almeno una buona fotografia. Comunque mi limiterò ad insistere sugli apporti della nuova laminetta, visto che per ragioni evidenti farò soltanto breve riferimento ai numerosi aspetti d'interesse che condivide con quelle ben note. Lascio da parte anche certi aspetti linguistici assai trattati, particolarmente da Dettori e da Cassio l

!.

2. Testo della laminetta.

Hipp. Per. Phars.

coLli 2 ÈTTEL av I-lÉÀ-lÀ-llLCJL 8avELCJ8aL

I-llE I-l Vlll-lÉ <v>oS' f)pwS' l CJKaToS' aW/:>LKaÀ-vq;aL.

ÈTTì.l OEçLà À-LI-lVllv 2 TTàp O' aÙT~L À-EVK~V ÉCJTlllKùav KVTTapLCJCJov 5 3

Ev8a KaTE PX61-lEVaL q;vlxaL VEKUWV q;UXOVTaL. 4

TauTllS' TllS' KPllVT]S' I-lllloÈ CJXE OÒV È<I-l>TTEÀ.ciCJ<aCJ>8aL. 5

T~S'l MVlll-l0CJUVllS' àTTÒ À-LI-lVllS' 6? q;vXPòv uowp TTPOpÉOV ' l <pvÀ-aKoL O' ~TT\JTTE<p >8<EV f>aCJLV. 7 TOL oÉ CJE ElPllCJOVTaL Èvì.l <ppaCJL TTEvKaÀ-Ll-lllCJLV, lO 8

éhn O~ ÈçEpÉELS' "ALooS' CJKaTolS' òP<P{O}VllEVTQ<S' >. 9

ELI-lL Kaì.l Oùpavoù àCJTEp6EVTOS" lO?

KaL aTTaÀ-À-lul-laL' aÀ-À.à 86TE I-lI-lOL Il

q;vXPòv UOwp mÉVaL T~S' l MVlll-l0CJVVllS' aTTò f-LI-lVllS'. 12 col. Il aÙTàp È[I-l0L yÉvoS' oùpaVLov' T60E O' '(CJTE KaL aùToL'. 15

KaL TOl 8~ [ÈpÉOUCJL V lJTToX8oVl WL ~aCJLÀ-ElaL 13

KaL TOTE T[OL OWOVCJL mEÌ.v ~S' MVTJI-l0CJvvy]S' ciTTà À-LI-lVTJS' 14? KaL TOTE o[~ 15/

CJul-l!3oÀ-a cP[ (Pheris 1) KaL <pE[ 20 CJE V[

54

12-13

mmg

l

2 2

3 3 4? 4?

5 5

6? 8? 8 9

9

7

10/

lP

LAMIN ETTA O RFI CA DA ENTELLA

l in init. MVCl~lOCJ VVClS' TOOE EPYOV (col!. Lam. Hippon., I) legi possit I ÈrrEÌ. GIl (malui uv) W ìdìù]lCJl 8aVEÙJ8aL dub. Riedweg: frrH all' IlEÀ.IT]VlOLV 8ClVlE CJ8aL (s ic) lego Frel (cfr. Bw/[wBm ... a printing error for Bw'àaBai? Pleket) " 2 l-tlEIl VT]iJ. É<V>OS' dub. prop. Riedweg: IfiJ.VT] iJ.fOç lego Frel " 3 awt>lwÀ.vìjJaç co l!. Lam. Pete!. in mg. prop. Riedweg " 4 EUPrlaHS' O' 'Aloao OO~l@J Èrrl] oEi;Là suppl. Riedweg colI. Lam. H ippon., 2 et Lam. Petel. , l: possis et EUPrlCJHS' 'MOClO OOiJ.OLS' È v]6É ~lC1 colI. Lam. Phars. , 1: ÈCJT' È rrll 6f~Là Frell15 rràp o' aVT~l Àf vKijV ÉaTT]!KvClv suppl. Riedweg: IKVaL leg. Frel "6 init. suppI. Frel " 7 TC1VTT]S' T~ç KpÉ:VT]S' (sic) 1lT] I8É Frell È <iJ.>TTEMa<Cla>8aL Riedweg: ÈTTÉÀaa8aL lego Frel " 8 TTpoCJ8EV oÈ fupf]aflS' T~S' I suppl. Frel: possis et rrpoCJaÙJ o ' fVpf]CJflS' (Lam. Phars., 4) vel fVpf]CJELS' o' ÉTÉpm (Lam. Pete!. , 5) "9 init. suppl. Frell </lvÀaKol scripsi: </lvì..aKOl Frel: </lvÀaKES' Riedweg 1 0~TT1)rrE(p)8'fV f>aCJlV Riedweg, Cassio: 8' vrrorrÉ8aCJLv lego Frel " lO TOL SÉ: a f ElprlaoVTaL Èv't l suppI. Riedweg, Plekec 0'( (s ic) SÉ af Elpf]aoVTaL Èv Frel " Il é:iTTL oij È~E pÉELS' "AlooS' aKoTolS' òp</l{O)vr'jEVTQ<ç> Riedweg: lllov </lovT]fvTa (sic) lego Frel" 12 f'l TTOV" vòs- raç fLiJ.l wì.l e Lam. Hippon., lO suppl. Riedweg: at EL rrE-l V" r~S' rraLç fLiJ.l (li[ in Lam. Pete!., 6ì et. possibile: r~s- O'lÒç ELIlì. (sic) w L] suppl. Frel " 13 olìjJaL o ' EliJ.L aiJoS' Kal aTToÀì..luiJ.aL Riedweg (at in init. possis et Sl<jJT]l o' EliJ.ì. aUT] [cf. Lam. Petel., 8] velolìjJaL o ' aiJoS' É: Y(:J [colI. Lam. Eleuth.]): oli/JaL a VoS- ÈycJJ K' aTToÀlviJ.aL (sic) suppl. Frell oon Ill-1Ol Riedweg: oon [1l)1l0l Pleket: OOTEiJ.fLOL Frel " 14 ìjJvxpòv DO('Jp mÉvaL T~S'1 suppl. Riedweg: i/Jvxpòv Do(,Jp TTpOpfOV (s ic) T~S' 1 Frell scalptor lineam transversam post v. 14 et alteram verticalem inter duas columnas delineavit " 15 aVTàp È[iJ.OL - aVTol Riedweg (iam aVTàp È[fLOL YEVÒç ovpavlov [sic] Frel) " 16 wl TOl 6ij (et possis Kal TOT<E ) oij) [ÉpÉOVCJlV scripsi : Kal TOL èì v [È Àf(~j CJlV Frel; veri simillimum mihi viderur 6H per errorem AN lectum I tmox8ovl('Jl ~aaLÀdaL Riedweg: uTToX8ovlOl ~aoùf'lS' Frel" 17 suppl. Riedweg: T[Ol mEù/ (:JOl'Jp rrpopÉov Frel" 18 o[ij Riedweg qui tempt. aù mUlv bSòv EPXEal fiv TE WL èiÌv\Ol .. . vel aÀÀOWl W8' TJPUJWaLV aval;flS' : S[(:Jm'JaLv T~S' MV1WOaVVT]ç aTTò ÀLiJ.VT] S' Frel " 19 <l>[EpaE</lova(L) et 20 KaL <l>dPCJE </lOVT](Ll legere possis " 21 fon. aqJ.[vT]-

3. Laminette di Hipponion, Petelia, Pharsalos e Pherai.

3a. Laminetta di Hipponion (ca. 400 a. C. Museo Archeologico Statale di Vibo)l3 :

MVUIJ.00UVUS' TOÙE EPYOV. ÈTTEl dv IJ.ÉÀÀll L0l 8GVEl.08aL

ElS' 'ALÙGO 861-l0vS' ElJT]pEaS', E0T' ÈTTl. ùEi;Là KpT]VG ,

TTàp Ù 'GlJTàv É0TGKÙG ÀEVKà KVTTCipw<0>oS"

Ev8u KGTEPX6wvaL 4;VXGl. VEKUWV 4;UXOVTaL.

TGUTGS' TàS' KpaVGS' I-lllÙÈ 0XEÙÒV ÈYYU~EV n811LS'. 5 TTp008EV ÙÈ El.lpT]0ELS' TàS' MVGI-l00UVGS' ciTTà ÀLIJ.VGS'

4JVXPÒV iJÙ(J)P TTPOpÉOV' cpUÀGKES' ÙÈ ÈTTUTTEp8EV EG0L.

TOl. ÙÉ 0E ElpT]00VTaL ÈV<L> cppG0l. TTEVKGÀllJ.aL0l

ih<T> L ùi) ÈçEpÉELS' A'(ùoS' 0K6TOS' òpCP<V>T]EVTOS'.

d TTOlF ' VaS' ràs ELru KGì. oùpuvoù ci0TEPOEVTOS" lO ÙL 4JaL ù' E ll-l' G 1)0S' KGL ciTT6ÀÀvl-laL ' ciÀ<À>à ÙOT' w[KGl

4;VXPÒV iJùwp mÉvaL TllS' MVlllJ.00uvllS' ciTTÒ ÀLI-l[vllç] '.

KGl. ÙT] TOL ÈpÉOU0LV (dimox80vLWL PU0 LÀEL<aL>'

Wl (ST] To Ll Ùt00 0U0l TTLE'LV TàS' M VGIJ.00UVUS' ciTT(Ò ] ÀLIJ.VGS'

WL SlÌ KCxL 0Ù TTL ())!' b8òv EPXEG<L > av TE KGì. èiÌv\OL 15 ~1l)0TaL KGì. f3aKxol l Epàv 0TEl XOU0L KÀE <E> LVO L.

55

ALBERTO BE:RNABt

3b. Laminetta di Petelia (metà IV sec. a. c., British Museum n. 3155)14 :

EUPllCJ(CJ}ELS" 8' 'AL8ao 86iJ.wv ÈTI' àpLCJTEpà KPllVT]V, TIàp 8' aÙT~L ÀEUKT]V ÉCJTT]KuLav KumipLCJCJov'

TaUTT]S" T~S" KPllVT]S" iJ.T]8È CJXE8òv È iJ.TIE ÀaCJE LaS" . EUPllCJELS" 8' hÉpa~ , T~S" MVT]iJ.0auvT]S" àTIÒ ÀLiJ.VT]S" tJ;uXpòv 08wp TIpopÉoV' ~uÀaKE S" 8' ÈTILTIpoCJ8EV EaCJLv. 5 EL TIELV" r~S" TIaLS" ELiJ.L KaL Oùpavoù àCJTEPOEVTOS", GìJTàp f-iJ.OL yÉvoS" oùpavlov' To8E 8' '(aTE Kaì. aÙTOL. 8LtJ;T] l 8' ELiJ.ì. aiJr) Kaì. àTIoÀÀuiJ.aL. àÀÀà 80T' altJ;a tJ;UXpòv u8wp TIpopÉov T~S" MVT]iJ.oCJuvT]S" àTIÒ ÀLI-LVT]S" '. KaùT[oL] CJ[O]l 8wCJoUCJl 1TlElV 8ElT]S" àTI[ò KPllJVT]S", lO Kaì. TOT' E TI El T' a[ÀÀOlCJl iJ.E8 'J lÌ pWE CJCJ l v àvaçEl[S"J. [MvT]iJ.0CJuJVT]S" To8<E> E p[yov' ÈTIEl av I-lÉ À.À.T]lCJlJ 8aVE LCJ8[aL . . . .J r08E ypatJ;( in rng. dextro .... ]TQY :>-'4lQ'O l)'q CJKOTOS" àiJ.~lKaÀ.utJ;aS".

3c. Laminetta di Pharsalos (ca. 350-330 a. c., Museo di Volos M 65)15 :

EùpllCJElS" 'AL8ao 80iJ.OlS" Èv8É6a KpT)VT]V, TIàp 8' aÙT~l ÀEUKT]V ÉCJTT]KULav KUTIapLCJCJov'

TaUTT]S" T~S" KPllVT]S" iJ.T]8È CJXE 808EV TIEÀaCJT]lCJ8a' TIpoCJCJw 8' EÙpT]CJElS" TÒ MVT]iJ.oCJuVT]S" èmò ÀLiJ.VT]S" tJ;uXPòv u8wp TIpo<pÉoV>' ~vÀaKES" 8' ÈTIUTIE p8EV EaCJLV' oL 8É CJ<E> ELpllCJovTm O TL XpÉoS" ELaWplKaVElS"' TOLS" 8È aù ED iJ.aÀa TIàCJav àÀT]8ELT]V KaTaÀÉçm' ElTIEL1F' r~s TIaLS" EliJ.l KaL Oùpavou àCJT<Ep6EVTOS">'

'AaTÉploS" 6v0iJ.a· 8LtJ;T] l 8 ' ELiJ.' aùoS"' àÀÀà 86TE iJ.0l 1TlÉv' àTIÒ

3d. Laminetta di Pherae (metà IV sec. a. C. Museo di Vo los !vi 124)16 :

5

aUiJ.~oÀa· 'Av<8>pLKETIm868upCJov. 'Av8pLKfTIm808upCJov. BPLiJ.W. Bpl iJ.W . f'LCJl8<l > 'L Epòv ÀfL iJ.{DVCl . aTIOLvoS" y àp Ò iJ.UaTT]S" .

LAMiN ETTA ORFiCA DA ENT ElLA

4. Commento della laminetta di Entella.

La perdita di più della metà del testo, in ogni riga della prima colonna, è lamentabile anzitutto nei caso

del primo verso, perché l'inizio della laminetta di Hipponion è uno dei punti più discussi del testo.

Per ragioni citate in altra sedei?, preferisco leggere Mval-l0CJuvaS' To8E EPYOV , invece di tEpOV

(Pugliese) o qualsiasi altra proposta. Sembra che il testo, allo stesso modo della laminetta di

Hipponion, continuasse con la frase ÈTIEl cIv I-lÉ À-1À-T) LCJL 8avELCJ8m. Il soggetto che va sottinteso

è possibilmente «l'iniziato» 18. Si tratta di un ' indicazione relativa al momento in cui la laminetta viene

utilizzata, quando l'anima, recandosi verso l'aldilà, deve scegliere la via giusta e conoscere certe

risposte per ottenere un destino migliore di quello delle anime dei non iniziati. Troviamo indicazioni

simili, che invece mancano nella laminetta di Pharsalos, in quella di Petelia, ma alla fine del testo.

Alla luce dei testi paralleli possiamo supporre che lalaminetta di Entella inel udesse l' indicazione «quando

sia sul punto di morire» e il riferimento al momento in cui l'oscurità vela il defunto (CJKOTOS'

àl-l<pLKaÀ-ùpm). In questo caso però le indicazioni dovevano essere più ampie perché, a quanto pare, si

estendevano ancora per un verso (v. 2) di cui possiamo leggere solo le parole finali: «eroe che ricorda»,

È probabile che il termine 'eroe' si riferisca al defunto, in particolare alla condizione acquisita da

certi defunti che hanno superato le prove da affrontare nell'aldilà, come troviamo sulla laminetta di

Petelia «e dopo d'allora con gli altri eroi sarai sovrana»19. Il concetto è presente anche in un frammento

di Pindaro20 , spesso interpretato come espressione di idee orfiche, in quanto si parla di anime che dopo l'ultima reincarnazione «sono chiamate dagli uomini, nel tempo a venire, eroi venerandi». È necessario accennare anche ad un papiro21 che parla degli «esseri del mondo inferiore ed eroi puri».

In una data molto più antica si può interpretare in questa luce anche un frammento di Asio in cui

appare un personaggio qualificato come «un eroe sorto dal fango»22, forse un modo per indicare «un

uomo a quanto pare venuto dall'aldilà» 23.

Il participio I-lEI-lVT)I-lÉvoS' (<<che ricorda» , se si accetta la correzione di Riedweg) può accennare alla

condizione indispensabile per diventare uno di questi 'eroi', vale a dire esseri con un destino molto

speciale nell' aldilà: tale status sarebbe quello di ricordare l'iniziazione e non patire la dimenticanza di

ciò che hanno imparato ai fini di sapere quanto devono dire e fare. L'espressione sembra equivalente

a quella che troviamo su una laminetta di Thurii24 dove, in un passo oscuro, l'iniziato viene sollecitato

a «tenere tutto ben presente» (TIE<puÀ-aYI-lÉvov EÙ WIÀ-a TIClvTa) .

Da tutto ciò, possiamo dedurre che la condizione di llPwS' in senso orfico si acquisisce appunto per la

capacità di ricordare l'iniziazione e non sbagliare bevendo dalla fontana a cui si recano tutte le anime.

Subito dopo troviamo la nota indicazione di una fontana (qui chiamataÀ-Ll-lvT) e non KpTjVT) , anche

se i termini sembrano sinonimi). Non ricostruisco il v. 4 perché i testi paralleli presentano letture

diverse. La posizione della fontana viene segnata da un cipresso bianco, com e indica il v. 5. Bisogna

correggere il finale ]Kum letto da Frel, visto che si tratta di un p articipio accordato co n l'accusativo

KUTIapLCJCJov . La forma del verso sembra quella del v. 2 della laminetta di Petelia (TIàp 8' aÙT~L À-E UKlllJ ÈCJTllKULa lJ KUTIapLCJCJolJ), e n on piuttosto quella del v. 3 della lam inetta di Hippo nion (TIàp

8' alJTàv ÈCJTaKua À-EUKà KUTIapLCJ<CJ >oS'), dove la quantità lunga dell'a finale di ÈCJTaKua indica

l'adattamento da una formu la in accusativ025 .

L'anima non deve bere ques t 'acqua, perché non c'è dubbio che si tratta della fontana dell'O blio

(/\ Tj811S') , e j' iniziato, per essere ancora !-lE 1-l1Jll1-lÉ lJOS' e rico rdare quindi l'iniziazione, deve bere J' acq ua

')7

ALB ERT O BERNABÈ

della fontana di Mnemosyne, la dea della Memoria, che lo protegge nella misura in cui lo aiuta a ricordare ciò che deve aver presente nell'aldilà2G

.

Ma ci sono le guardie a vigilare la fonte. Di fronte alla parola cpuÀaKES delle altre laminette, sembra che q ui (v. 9) vada letto cpvÀaKol 27. Riedweg propone la sostituzione con cpuÀaKES' , ma cpuÀaKol è ben attestato anche nel linguaggio del I ' epica28

, perciò è preferibile conservarlo. Il resto della riga, anche se mol to corrotto, si può ricostruire abbastanza bene attraverso il confronto con il il v. 7 della laminetta di Hipponion.

Quando giunge davanti alle guardie, perché le permettano bere l'acqua di Mnemosyne, l'anima del defunto deve dimostrare che è stata iniziata rispondendo con una sorta di contrassegno alla loro domanda. Questa domanda varia a seconda delle laminette, ma la fine dei vv. lO e Il che leggiamo sulla laminetta di Entella permette di dedurre che il testo coincideva con la domanda che le guardie rivolgono ali' anima in quella di Hipponion (vv. 8-9). Alla fine del v. Il, Frellegge j.1ov cpovT)EvTa, ma ciò non ha senso. Riedweg interpreta la prima lettera non come my, bensì comesigma, la lettera finale di CJK6TOS' seguita dalla parola ÒPCP0vT]EVTOS', errore per ÒpcpvT]EVTOS'. Se le cose stanno così potremo confermare la lettura

ÒPCPvT]EVTOS' proposta da Ebert29 per il v. 9 della laminetta di Hipponion (altro luogo discusso). Il defunto viene istruito (v. 12) a rispondere: «Son figlio della Terra e del Cielo stellato», una

dichiarazione mistica che ha suscitato diverse spiegazioni, a mio avviso non del rutto contradittorie. Questa frase, come del resto tutte le altre dichiarazioni mistiche che appaiono sulle laminette, è assai pregnante, e la sua ambiguità esprime, allo stesso tempo, diversi significati, trovando le sue radici in credenze moltl:> tradizionali, espresse già da Esiodo e Pindaro30. In primo luogo può significare il riconoscimento della sua origine titanica31: ciò indica, da una parte, che si affratella con la stessa dea Mnemosyne, figlia della Terra e del Cielo32, e dall'altra, che l'iniziato ammette la sua essenza duale, terrena e celeste3.'l. In secondo luogo, l'espressione implica la rinuncia alla condizione di uomo concreto (e che, come tale , appartiene ad una famiglia, ad un yÉvoS'), condizione che deve perdere per affrontare la nuova vita dell'Ades34. Egli accetta così una posizione cosmica e primordiale35

, che gli permette di inserirsi in una realtà universale e fondersi con la divinità nell' altro mondo.

Dopo la solita domanda 'sul bere'3G (vv. 13-14), sembra che la frase «urania è la mia stirpe» (aùTùp È[j.10l yÉvoS' oùpavLov, presente anche sulla laminetta di Petelia [v. 7]) insista nell 'idea di collegare il defunto con il cielo. È possibile anche ricostruire il v. 16 con l'aiuto del v. 14 della laminetta di Hipponion , anche se il testo di quest'ultima è incerto37.

Le guardie si rivolgono a Persefone, regina degli Inferi e dea incaricata di assegnare il destino dell' anima. Vengono, quindi, tre righe che certamente non coincidevano né con le ultime due di Hipponion

né con la fine delle altre laminette note. Sfortunatamente sono troppo rovinate per ipotizzarne il

contenuto, dato che non possiamo ricorrere a ness un parallelo. Si riesce soltanto a leggere chiaramente un termine assai interessante del v. 19, CJuj.1~oÀa.

Nel linguaggio della religione misterica, i CJuj.1~oÀa sono «contrassegni» rivelati ai mystai nel corso dell 'iniziazione. Il loro carattere di formula segreta permette agl i iniziati di riconoscersi a vicenda e differenziarsi dai non-iniziati; ess i, inoltre, rendono poss ibile raggiungere un destino migliore nell 'aldilà, sono cioé dei lasciapassare alla salvezza38

. La parola, già attestata in relazione a contesti misterici in una parte molto frammentata del Papiro di Gurob.39 , si trova anche sulla laminetta di Pherai in Tessaglia (IV sec. a.c.), pubblicata quas i con temporaneamente a quella di Entella40

.

Anche se purtroppo si legge solo una lettera del resto della riga (insieme a due di quella successiva

e tre dell'ultima) , la parola CJuj.1poÀa rivela che l'anima del defunto, dopo aver superato le domande

58

LA!vlINETTA ORFICA DA ENTELLA

delle guardie, doveva passare ancora un controllo pronunziando varie formule e con trassegni, appresi nel corso dell ' iniziazione e che le avrebbero permesso di raggi ungere illocus amoenus del l' aldilà, dove

trovare la sua sede definitiva.

Non è possibile sapere se i contrassegni venissero suggeriti subito, come sulla laminetta di Pherai, o se altre fossero le indicazioni; né possiamo stabilire davanti a chi l'anima dovesse pronunciare le formule,

anche se chi vi parla ritiene vi siano almeno 5 forti ragioni per pensare a Persefone: l) nelle laminette della serie II B di Pugliese Carratelli (collegate alla serie A di Zuntz) troviamo l'anima del defunto che rivolge

la parola a Persefone con diversi conuassegni, inizianti con la formula EPX0lJ.aL ÈK Ka8apwv Ka8apa, X80VL0JV ~a<JLÀE La; 2) nella laminetta di Pelinna41 si dice al derI! mo: «Dì a Persefone che ti liberò proprio Bacchos»; 3) il v. 16 (sedobbiamoricostruirlo con l'aiuto del v. 13 dellalaminettadi Hipponion42) implica, in questo contesto, la presenza di Persefone; 4) il frammento pindarico già citato43 parla della dea come di

colei che decide il destino finale delle anime; 5) sembra, infine, che i <Juf.l~oÀa della laminetta di Pherai

si pronunciassero in presenza di Persefone. BPLf.lW è uno dei suoi soprannomi44, e l'iniziato viene invitato

ad «introdursi nel prato sacro» (E'L<JL8<L> 'LEpÒV ÀELf.lwva), che è quasi impossibile separare dai ÀELf.lwvaS'

~k) 'LEpOÙS' KaL aÀ<JEa <PEp<JE<poVElaS' di un'altra laminetta di Thurii4s. Per tutte queste ragioni è verosimile supporre che la <P del v. 19 e le lettere <pE del v. 20 potrebbero

essere l'inizio del nome della dea (<PEp<JE<pOVT]) e che al v. 21, dal momento che nessun termine iniziante per <JEV- sembra logico in questo contest046 , si possa leggere l'inizio diun caso della parola

<JEf.lVll, epiteto collegato a Persefone nella letteratura orfica47. Diversi autori, tra i quali Riedweg48 e chi vi parla49

, hanno difeso di recente il fatto che le laminette

del gruppo I e quelle del gruppo II di Pugliese Carratelliso non appartengono a diversi ambiti religiosi,

bensÌ a due tappe di una stessa sequenza. Se accettiamo, d'altro canto, che dopo la parola <Juf.l~oÀa si possa leggere sulla laminetta di Entella il nome <PEp<JE<POVT] avremo qui un anello di congiunzione

tra due stadi, con riferimento alla scena delle guardie e all'inizio dell'intervista con Persefone. Sono

consapevole che si tratta di una proposta alquanto speculativa, ma non inverosimile.

Per concludere questa rapida disamina, lasciando da parte le novità individuate nel testo e che ci

obbligano a porci ancora una volta la questione dell'ipotetico archetiposl , la laminetta di Entella è molto interessante dal punto di vista religioso, poiché unica laminetta orfica trovata in Sicilia.

Quando saremo in grado di conoscere il contenuto gelosamente custodito di quella trovata a Lesbos

dieci anni fa s2 (ma devo ammettere che i miei tentativi di ottenere dalla direzione del Museo di

Mitilini una trascrizione oppure una fotografi a sono falliti), potremo configurare con sempre

maggiore precisione la geografia delle laminette. Se un giorno la comunità scientifica riuscisse a vedere

anche soltanto una fotografia della laminetta di Entella saremo in grado di verificare o meno le letture

che abbiamo dovuto quasi indovinare in questa sede.

l. QlIesw lavoro Ll pane di un progeno più ampio , fìn amiato dal "Progra m3 Sec(()r ial dc Promoci6n Generai del Co nocimicnro de la D irccci6n Ge nerai de Ensefianza Sliperiop, d i Spagna (PB 95-0362) . Desidero ringrazia re Pepa Linares che ha cu rato la trad uzione in italiano.

2. J. FREL, Una nuova laminella "o rfìcrl ", in «Eirene», XXX, 1994, 183- 184.

3. Cfr. FREL, art. cit., 184: «le emendazione proposte sono exemp fi g,.afia, un esperto fa rà si curamente megli o" .

4. C fr. G. PUGU ESE CARRATEU.J (a cura di), Le lamine d 'oro "o/fiche '; Milano, Libri Scheiwiller 1993. La nat u ra dell 'ed izione, purtroppo ha im pediw che l'opera sia sta ta di ffusa al livd lo che meritereb be.

59

AL BERTO BERNABe

5. G. ZUNTZ, Persephone. Three Essays on Religion and Thought in M agna Graecia, Oxford, Clarendon Press 1971; cfr. anche G. COLLI, La sapienza greca. I testi dei pensatori greci antichi in edizione critica, con traduzione, introduzione e commento3

, I, Milano, Adelphi 1980 (Milano , Adelphi 1977).

6. A.C CASSIO, ITLÉ pa L e il modello ionico della laminetta di Hipponio n, in Forme di religiosità e tradizioni sapienziali inA1agna Grecia, Ani del Convegno Napoli 14-15 dicembre 1993, a cura di A.C Cassio - P. Poccetri , Pisa - Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali 1995, 183-205, 184 sg.

7. E. DETTORI, Testi "orfici" dalla M agna Grecia al Mar N ero, in «PP'" LVII, 1997, 292-310, 294 sgg.

8. H.W. PLEKET, in SEG, XLIV (1994), 224, n. 750.

9. A. BERNAB t. , Nuovi .frammenti orfici e una nuova edizione degli 'Opq;LKO. , in M. TORTORELLI (a cura di), Orfismo e pito':gorismo in lv/agna Grecia e a Roma: nuovi spunti di ricerca, c.s. (con ampia bibliografia sulle laminetre).

lO. Ch. Rl EDWEG, Initiation-Tod-Unterweft: Beobachtungen zur Komunikationssituation und narrativen Technik der orphisch-bakchischen Goldbliittchen, in F. GRAF (hrsg.), Ansichten griechischer Rituale. Geburrstag-Symposium fi.ir Walter Burkerr, Catselen bei Basel 15-18 marz 1996, Stuttgarr - Leipzig, Teubner 1998, 359-398.

Il. Cfr. sopratutto CASSIO, TTLÉ PaL e il modello Ionico cir., passim e DETTORI , art. cit. , 294 sgg.

12. «Sono [la prima col. c'è] una linea orizzontale incisa. [La] seconda col. [è] delimitata a sinistra da una fina linea verticale, comincia allivello tra la prima e seconda linea della prima col. ", cfr. FREL, art. cit., 183.

13. Per la prima edizione cfr. G. PUGLIESE CARRATELLl, Un sepolcro di Hipponion e un nuovo testo orfico, in «pp '" XXIX, 1974, l 08-126; per edizioni e commenti successivi cfr.: M. GUARDUCCI, Laminette auree orfiche: alcuni problemi, in «Epigraphica», XXXVI, 1974,7-32; M. GIGANTE, Per l'esegesi del testo orfico vibonese, in «PP'" XXX, 1975, 223-225; H. LLOYD-]o NEs, On the Orphic Tablet from Hipponion , in "PP», XXX, 1975, 225-226; G . PUGLlESE CARRATELLl, Sulla lamina orfica di Hipponion, in «PP», XXX, 1975, 226-231; R. MERKELBACH, Bakchisches Goldtdfelchen aus Hipponion , in «ZPE .. , 17, 1975, 8-9; M.L. WEST, Zum neuen Goldbliittchen aus Hipponion , in «ZPE», 18, 1975, 229-236; M. GUARDUCCI, Qualche osservazione sulla laminetta orfica di Hipponion, in «Epigraphica», XXXVII, 1975, 19-24; W. BURKERT, Le laminette auree: da Orfeo a Lampone, in Orfismo in Magna Grecia, Atri XIV Convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 6-10 ottobre 1974, Napoli, Arre Tipografica 1975,81-104; M. MARCOVlCH, The Gold Leaffrom Hipponion, in «ZPE», 23, 1976,221-224 (cfr. anche Studies in Greek Poetry, Atlanta, Scholars Press 1991 , 138-141 con Postscript 141-142); G. ZUNTZ, Die Goldlamelle von Hzpponion , in «WS'" n. s., X, 1976, 129-151; G. PUGLIESE CARRATELLI, Ancora sulla lamina orfica di Hipponion , in «PP '" XXXI, 1976, 458-466; G . NAMIA, Sul X86PL05" f3amÀéV5" e la i épà 6565" della laminetta orfica di Hipponion, in <Nichiana .. , VI, 1977, 288-289; O. Musso, Eufemismo e antifrasi nella laminetta aurea di Hipponion?, in «G IF .. , XXIX, 1977, 172-175; W. LUPPE, Abermals das Goldb1dttchen von Hipponion, in «ZPE", 30, 1978, 23-26; M. GUARDUCCI, Laminetteauree "orfiche ", in Epigrajìa Greca, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato 1978, IV, 258-270; ]. GIL, EpigraphicaIII, in «CFC .. , XIV, 1978,83-85; COLLI, op. cit., 4[A62] (= 1, 172) ; F. PRONTERA, Sullalaminetta

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60

LA.'"II NETTA ORFICA DA ENT ELLA

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15. Prima edizione di N. M. VERD ELIS, XaÀKi! Tf"<PpoooxoS' KaÀ1TL :,' h <f>apoaÀwv, in «AE», 1950-1951,97-105; cfr. anche Bul!.Épig. , LXV, 1952, 152 s. , n. 70; ZUNTZ, Persephone cir., 360 S5. (B 2); COLLI, op. cit., 4 (A 64) (=1 176 s.); PUGLIESE CARRATELLl, Le lamine d'oro cir., 36 sS., J .-C DEcouRT, lnscriptions de Thessalie l, (Études épigraphiques 3), Paris, École Française d'Arhénes 1995, 128 sgg. n. 115.

16. Prima edizione di TI. XpYL:OnOMOY, 'H GEooaÀLKi} BEà 'Ev(v!o8ia i] (:!Jfpata Bai, Docr. Diss. 8woaÀovlKTjl991, 376; cfr. inoltre ID., 'Ev(p)ooia, 'Evooia 'EKaTT), 'EKGTT) 'Evo8ia, in La Thessalie, Quinze années de recherches. BiUtns

et perspectives 1975-1990. Actes du colloque imernarional, Lyon 17-22 avriI1990,Athènes, Ministère de la Culture 1994, 339-346,344; ID., fI ÀayTpEia TOV L1wovvoov oTT) GEooaÀia Kal El olKoTEpa OTlS tPEpÉ<;;, in «Y1TE:pEla" II, 1994, 126 sgg; B. H ELLY, in Bull. Épig., CXl, 1997, 530, n. 285; BERl'lABÉ, Nuovi ftammenti cit., c.s.

17. BERNABl'. , El poema orfico cit. , 222-224.

18. jANKO , art. cit ., 99 ; PUGLIESE C. ... RRATELLI , Le lamine d'oro cit. 21.

19. C fr. Lam. Pet., l l Kal T(lT' fTìH T' c'i[ÀÀOL Ol fl Ee'] TlP(;JWOLI! àvaçn[S'!.

20. P!., 133, 5 Snell-Maeh lcr = 65 Ca nnatà Fera fS òÈ TÒV ÀO lTTÒV Xpòvov ~pOES' i àyvOl .. . KaÀÉ oVTat .

21. P.Mag., IV 1446, I 120 Preisendanz - Henrichs Xe6Vl E Kaì. T1Pt')( S' 6.yvol .

22 . Cfr. ASI US fr. 14, 4 West ~p1JJ S' Bop[3òpt'JL Èçava8vS' .

23. C fr. anche D. L. , VIlI, 32 (= l'ythagorici 58 B l a D.-K. ) E"lval TE navTO ·T ÒV aEpa t/Jvx ~,iv ElJ.nÀnw · WL TO VTOlJe;- TOÌJS' 8alp ova S' Tf Kaì. T1 P{}Jac;- l!olJ.l (w8at KTÀ. Sui BopBòpUlL nell'aldila cfr. PL., l'hdr., 69c 0S' èiv

òplrrlToc;- Kal àTÉÀWTOe;- d e;- ":\l8ov Òct>L KT]TaL Èv :30p!'36p{}l[ KEL OfTOL ; R. , VII p. 533d Év BopBòpu)l

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ALB ERTO B E RNA B ~

[:3ap[3apLK0'jl Tl l'L TÒ T~<) <pUX~<) Oflj.W; ARISTOPH., Ra., 145 El Ta f3opf3opov TTOÀUV ; 273 OKOTO<) Kaì. f3opf3opo<) ; cfr. anche Ra., 435 ed inoltre PLUT.,ft. 178 SandbachÉ v POp[30Pl,Jl TIOÀÀl'Jl Kal 0J.lL XÀrll; PLOT., I, 6, 6 OLÒ Kal a't TE Ànal òp6t~J<) al l'l TTOIlTUl TÒV j.1lÌ KEKa6apj.1Évov Wl El<) "AL OOU KE low8QL Év [3opf30pt'JL , OTl TÒ j.1lÌ Ka6a pòv j3opf36p( 'lL bLà KéIKT)V <!>LÀOV; ARISTlD ., Or., XXII, lO Kal OÙK Év OK6n.)l TE Wl f3o pj30pÙJL KELGOj.1Évou<), a blÌ TOÙ<) àJ.l.UT]TOU<) àVOj.1ÉVElV. Cfr. F. GRAF, Eleusis und die orphische Dichtung Athens in vorhellenistischer Zeit. Berlin - New York. W. de Gruyter 1974. 103 sgg. ; P. KINGSLEY. Ancient Phi/osophy. Mystery, and Magie: Empedocles and Pythagorean tradition, Oxford, Clarendon Press 1995, 118 s; F. CASADESÙS, RevisùJ de les principals flnts per al'estudi de l'orfisme a l'epoca classica (Plato i el Papir de Derveni), Tesi Doctoral, Universitat Autònoma de Barcelona, Bell aterra 1995.60 ss.; M .L. WEST, The East Face ofHelicon. WestAsiatic Elements in Ear/y PoetI') and Myth, Oxford, Clarendon Press 1997, 162, n. 257 ed anche Lam. Thur., fr. 1II 1,9 Pugliese Carratelli, dove forse si legge all'inizio iirll )ç.

24. Fr. 32f Kern = 4 [A 67] Colli = II B 2 Pugliese Carratel li.

25. Cfr. LLOYD-JONES, On the orphic Tablet cit., 226; MERKELBACH, Bakchisches Goldtdjèlchen cit. , 9.

26. Cfr. ATj6T)<) e MVT)flOOUVT)<) ìJoulp nell'oracolo di Trofonio in PAUS., 9, 39, 8; Ar)8T)<) TIEOLOV in ARISTOPH., Ra., 186; 'Aj.1É ÀT)<) in PL, Re., 621a; InscrCnidos 303. Il (I sec. a.c.) OVK Emov A i]8T)<) 'Alb(,WlbO<) EoxaTov ìJO('Jp; LucIAN ., Luct., 5 Kal TIOTÒV J.lvr)j.1T)<) TIOÀÉJ.l.LOV · Ar)6T) <) yoùv olà TOÙTO (,'WOj.1aOTQL; si veda anche M.P, NILSSON, Die Quellen der Lethe und der Mnemosyne, in "Eranos», XLI, 1943, 1-7; ID., Geschichte der griechischen Religion~, Mlinchen, Beck 1961 -1965, Il, 238 s; H. WAG ENVOORT, The jOl/mey ofthe souls ofthe dead to the Isles ofthe Blessed, in "Mn", XXIV, 1971,113-161, 130 sg. Un'altra interpretazione è data in V. PROPP, Las m/w historicas del cuento, Madrid, Anagrama 1974,287 sgg,: l'acqua della prima fonte è l'acqua di vita, cui attingono i morti che non entrano all'Ade e l'acqua di Mnemosyne è l'acqua di morte, benefica e che dà la morte definitiva, cfr. COMPARETII, op. cit., 35 e n.l; B. LINCOLN, Waters ofMemory, Waters ofForgetfolness, in "Fabula", XXIII, 1982, 19-34; G . SCALERA MCCUNTOCK, Non firmarsi alla prima fonte. Simboli della salvezza nelle lamine auree, in "Filosofia e Teologia», V, 199 1,396-408,400 ss .; TORTORELLI, art. cit., 178; P. POCCETTI, Culti delle acque estadi della vita muliebre: dottrine misteriche e fondo religioso ita/ico nella Tavola osca di Agnone, in La tavola di Agnone nel contesto italico, Atti del Convegno di studio, Agnone 13-15 aprile 1994, a cura di L. Del Tutto Palma, Firenze, Olschki 1996,219-241,234.

27. Sull'accento , cfr. HDN., I, 150; II, 128 (cpUÀOKOL Frel).

28. HOM., H, XXIV, 566; THEOc., XXIX, 38; CALL,fr. 280, 18 Pfeiffer ecc.

29. l EB ERT ap. LUPPE, art. cit., 25. 30. Cfr. HES. , Th., 106; PI., N, 6, I s.; PORPH.,Abst., 222, 3 (= EUR.fr. 1004 Nauck1

) ; cfr. anche PUGLIES E CARRATELLI , Un sepolcro di Hipponion cit., 120 sg.; ID., Le lamine d'oro ci t., 460 sg.: «consapevolezza di una spezia le dignità derivanre dalla coscienza di una origine divina"; D.M. COSI, Il XIV Convegno di Stl/distilia Magna Grecia: "Orfismo in Magna Grecia n, in "Aevum", XLIX, 1975,394-399, 398,

31. L'interpretazione piil antica, ma non disprezzabile, è di G UTHRI E, op. cit., 174.

32. Cfr. HES., Th., 135 e MARCOVICH, The Gold Leaffi-or/'l Hipponion revisited cit., 77.

33. Cfr. FESTUGIÈRE, op. cit., 63: «croyance en la double ori gine de l'homme>>, cfr. anche SEG, XXVIII (1978), 162, n. 528 (Pheris, III sec. a.C):((~i Èv ovpavLOLS' aOTpOL<) imò TIaTpò<) à Ep6fl <) ,10C·'jJ.l.o bÈ flT)TPÒ <) Éj.1~<) J.l.T)TÉpa ~'T)V Ka TÉXEl; Z UNTZ, Persephone cit., 366: "he procla ims ". man's dual potcntial ity".

34. Cfr. D. SABBATUCCI, Criteri per una valutazione scientifica del mistico-OIfico nella Magna Grecia, in Orfismo in Magna Grecia, cit., 45: «rinunzia di parte del defunro al genos determinato dai suoi genitori reali ".

35. 13 URKERT, art. cit. , 89 : «esprime ... un ' integrità cosmica ". il mono iniziaw ha una posizione prim ordial e e cosmica».

36. Cfr . M. H. V ELASCO, La formula de peticion del agua erI las Mminas de oro orficas, i n Actas deL VIII Gmgreso espanol de Estudios CUsicos, Madrid 23-28 septiembre 1991, Madrid , Ediciones C lasicas 1994, II, 455-460.

37. Cfr. Lam. Hippon., 14 KOì. b~ TOl ÈpÉOUOLV fd imox60VlLJl f3oGl Àf L<Ul > ÉpÉOUGl V Lazzari ni:ÉÀEouGlV Pugliese Carra rel li : É'ÀÉ OUGl v dub. Lu ppe: <T>E ÀÉ OVGlV (vel <OT>E ÀÉovm v ve l melius (T)f ÀÉ OUOl o ') Wesc <o'> È ÀEOùm v Janko I ~ l : deleveru m edd., prob.l errawm pro H: <O;L Burkert ap. Riedwegl imox60vlluL f3a Gl Àfl (Ql > West: \m ox6ovl ldL p(j (JL)..,~( Merkelbach: (mò X80V[( 'Jl P(1GlÀ~l Pugli ese Carratelli: amò) X60VLOL paGlÀ~E S' L1oyd-

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LAMINE'rr.' ORFICA DA ENTELLA

Jones: lJTTOX8oVlOL 13aCJlÀ~éS' Janko: lUTIoX8ovlOL13aCJlÀéL H .

38. W. M UERI , Griechische Studien. Ausgewahfte Wort- und Sachgeschtliche Forschungen zur A ntike, Basel, F. Reinhardr 1976, 1-44 .

39. PGurob (III sec a.C) 23-25 1k l>lovuaoS' . a4-Li30Àa / lupa BéÒ<; alà KoÀTIou / l . .. V ÉmOl! ovoS' 130UKOÀOS'. Cfr. la prima ed izione di G . SMYLY, Greek Papiry ji-om Gurob, Dubl in, Hodges, Figgis & Co. 192 1, n. l ; cfr. anche M. TIERNEY,A NewRitualofthe Orphic Mysteries, in «CQ,>,XVI, 1922,77-87; M.-l L.A.GRAJ'\JGE, Lesmystères. L 'Olfisme, Paris, Lecoffre 1937, 113 sgg.; O . SCHUETZ, Zwei orphische Liturgien, in «RhNf" , LXXXVII, 1938,24 1-267; M.P. Nn.5SoN. The DionysùlcMysteries ofthe hellenistic and roman age, Lund, G leerup 1957 [N ew York, Arno Press 1975) 12; W. FAUTH s.v. Zagreus, in RE IX A 2 (I 967),2257 sgg.; K PRUEMM, s.v. Mystèm. IV L 'orphisme, in Supplément au Dictionnaire de la Eyble, Paris, Letouzey & Ané 1960, VI, 71 s.; FESTUGl tRE, op. cit. , 40 ss.; W. BURKERT, Ancient mystery eults, Cambridge 1''/'1:155. , Harvard U nÌv. Prcss 1987, 70 s.; L. BRiSSON) Orphée et l'Orphisme à !'époque impériaie. Témoignages et interprétations philosophiques, de Plutarque à jamblique, in <ANRW», XXXVI 4, 1990, 2867-2931 (con addenda in AAW., Orphéeetl'Orphismedansl'Antiquitégréco-romaine, par L Brisson,A1dershor, Variorum 1995, IV); MLWEST, l Poemi orfici, rr. ita!. di M. Tortorelli, Napoli, Loffredo Editore 1993, 181 sgg.

40. Cfr. BE~"1ABÉ, Nuoviji-ammenti orfici cic, dove si può trovare un ampio elenco di riferimenti aa4Li3oÀa in autori letterari .

4 1. PUG LI ES E CARAAT ELLI , Le lamine d'oro cir., II B 3 (cLTTÒ V <PépaéçpovOl a ' OTL B<clK>XLOS' aùTòS' i'Àuaé ).

42. Cfr. Lam. Hippon. , 13 KaL oi] TOl ÈpfouaLv lJTToX8oVLl'JL 13aaL ÀElaL

43 . Cf L PL, fr. 133, 5 Snell-Maehler = 65 Cannatà FeraoL CTL Ké <PE'paéçpOVa TIOLVàv TIaÀaLou Tffv8éOS' /ofçnaL KTÀ.

44. Cfr. PGurob 5; Lyc , 698; Tz. ad loc (p. 229 Scheer); ORPH., A., 17; 429, ecc, O. KERN, s.v. Brimo, in RE III l (1897) 853 sg., Xpn:02:TOMOr, op. cit., 386 sgg.

45 . Lam. Thur., 32f Kern = A 4 Zunrz = 4 (A 67) Colli = I B 2 Pugliese Carratelli (cfr. Le lamine d 'oro cie) .

46. Nel LSj rroviamo soltanto CTéVOOVKll (CTE'VOOVK LOV) e aévvLov.

47. In particolare in due inni: ORPK , H, 29 , l O CTéJ.lVf). TIaVTOKpclTélpa. KOPll KapTIOlCTL 13pvouaa; 71,2 f]v Tfa pà I« (»)KUTOU TIpoxociis ÈÀoXévaaTo CTqlY~ <PéPCTé çpO Vll ÀÉKTpOLS- tépOLS' ZllvÒS- KpOVLOLO ; ma cfr. anche 24, IO UfJ.él S' yàp TIP(;iTaL TEÀnÌ]v aVéoé U;OTé aéJ.lvÌ]v éÌ!LfpOU BciKXOLO Kal ayv~S' <PE'pCTéçpOVcL 1lS'.

48. R1wWEG, lnitiation- Tod- Unterwelt cic , passim.

49 BERNABt, Nuovi fta mmenti orfici cie, passim.

50 Pugliese Carrarelli separa quelle che chiama 'Mnemosinie' da quell e relazionate con Persefone (cfr. Le lamine d'oro cie, Il sgg. ).

51 Cfr. BERNABÉ, Nuovi ftammenti orfici cir., con bibliografìa.

52. Xpuoo EVE7T{ypaq;o ÉÀaO!-la !-lE E7Tlypaq;~ Éfl OTTJÀù'W !-lE Opq;l KG KdJJElIO (BE 7849), in «AD », XLIII , B 2,1988 [1993], 459.

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