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TAMTAM MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA NUMERO 3 - ANNO 2011 REG. TRIB. BS 23/08/10 N. 30 In questo numero: Nascono nuove imprese all'Incubatore di Cividate Cariplo, Giuseppe Guzzetti sui Distretti Culturali Maraèa: che meraviglia il racconto della memoria! Con "aperto_2011" l'arte è giovane Stefano Bollani, testimonial di Tam Tam GIOVANI: ALLA PRECARIETÀ RISPONDIAMO CON LE IDEE Così si gioca la scommessa per il futuro

TAM TAM Magazine del Distretto Culturale di Valle Camonica, NUMERO 3 ANNO 2011

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GIOVANI: ALLA PRECARIETA' RISPONDIAMO CON LE IDEE Così si gioca la scommessa per il futuro

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TAMTAMMAGAZINE DEL DISTRETTOCULTURALE DIVALLE CAMONICANUMERO 3 - ANNO 2011REG. TRIB. BS 23/08/10 N. 30

In questo numero:Nascono nuove impreseall'Incubatore di CividateCariplo, Giuseppe Guzzettisui Distretti CulturaliMaraèa: che meravigliail racconto della memoria!Con "aperto_2011"l'arte è giovaneStefano Bollani,testimonial di Tam Tam

GIOVANI: ALLA PRECARIETàRISPONDIAMO CON LE IDEECosì si gioca la scommessa per il futuro

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le Siamo tutti consapevoli, perché la viviamo e la respiriamo ogni giorno, della crisi vissuta dal nostro paese, ma proprio in questo momento di crisi importanti industriali adottano significativi monumenti, il FAI porta avanti le sue iniziative di recupero e valorizzazione di edifici, a Breno una generosa mecenate fa decollare l’Accademia Arte e Vita ed il Teatro delle Ali, Fondazione Cariplo avvia altri Distretti Culturali!!!La cultura, insomma, è viva, è fortunatamente viva e

tutti dobbiamo sentirci coinvolti nel mantenerla tale.Possiamo fare cultura in tanti modi, soprattutto possiamo viverla quotidianamente.Dobbiamo guardarci attorno, conoscere le attività delle scuole che nella nostra valle preparano egregiamente i nostri giovani, frequentare le biblioteche, apprezzare le innovazioni (il progetto media library on line è una di queste!); curiosare nei musei per riappropriarci delle nostre tradizioni, cogliere le proposte musicali, teatrali, i convegni che spesso le amministrazioni comunali organizzano… e potrei continuare!Dobbiamo, tutti, credere nella cultura, per noi stessi, per i nostri figli, per tutti i giovani.Ho vissuto la mia vita nella scuola, ho visto adolescenti crescere, cercare e trovare, a volte a fatica, altre con vivacità e tenacia, la loro strada.Anche ora, nel Distretto Culturale, posso conoscere ed apprezzare il lavoro dei giovani, le loro idee, i loro progetti.Ma naturalmente non basta avere idee e fare progetti, ora in modo particolare. Non bastano l’impegno e la fatica quando le occasioni sono poche… e quindi è necessario crearle, aiutare i giovani a riconoscerle, offrire loro un appoggio.L’avventura del Distretto sta terminando ma sono stati sparsi tanti semi… perché possano germogliare è indispensabile il coinvolgimento di chi può e deve credere nei giovani, di chi può (e deve) essere convinto che, investendo nella cultura, si può costruire una società migliore, più forte e più libera!Le bellezze naturali, archeologiche, artistiche della valle sono la nostra ricchezza; è importante valorizzarle, conoscerle e farle conoscere; è necessario credere nel potenziale turistico camuno sulla base delle grandi risorse culturali di tutti noi.

Simona FerrariniPresidente del Distretto Culturale di Valle Camonica

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Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, affronta il tema dei Distretti Culturali quali modello di sviluppo territoriale. Attraverso i beni culturali. Come sta accadendo per la Valle Camonica.

Giuseppe GuzzettiLa cultura? Può rilanciarel'economia di un territorio

Dario BolisResponsabile Comunicazione di Fondazione Cariplo

D. Come nasce il progetto dei Distretti Culturali?Guzzetti: Da un’esperienza e un progetto realizzato sull’Isola Comacina, in provincia di Como, che ci fecero venire un’idea per integrare la valorizzazione del patrimonio culturale con una più generale strategia di sviluppo del territorio. Vorremmo dimo-strare che attraverso il modello dei Distretti Culturali è possibile rilanciare l’economia del terri-torio a partire dai beni culturali. Un’idea ambiziosa, qualcuno dice perfino utopistica, ma il ruolo delle fondazioni come la nostra è proprio quello di sperimentare. Se però, come mi auguro, il mo-dello funziona… allora avremo reso un importante servizio per il bene comune, che è poi il nostro obiettivo principale. Si tratta di un’iniziativa unica in Italia per complessità, durata e dimensioni, che prevede un piano pluriennale di interventi in sei aree geografi-che della Regione Lombardia.

D. Un progetto ambizioso… cosa l’ha convinta a realizzarlo?G. Non nascondo che all’inizio anch’io qualche dubbio l’avevo. Si trattava di investire ingenti ri-sorse. Più di venti milioni di Euro. Un ruolo importante l’ha giocato il gruppo di professionisti che ha lavorato all’elaborazione del pro-getto, che ha convinto gli organi della Fondazione che ne valesse la pena. Poi, quando abbiamo presentato l’iniziativa c’erano più di seicento persone tra il pubblico; una risposta inattesa e per certi versi inaspettata. Ecco

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un’iniziativa che vale 65 milioni di Euro non è cosa da poco. Noi ci cre-diamo fortemente.E’ un progetto sperimentale, abbiamo disposto una attenta analisi e valutazione di processi e risultati del progetto al fine di studiarne le condizioni di replicabilità e diffusione. è come se questi sei distretti fos-sero sotto stretta osservazione, nel senso buono del termine… Se loro ce la fanno, si può provare a replicare ovunque. Immaginando i grandi benefici che il nostro Paese ne potrà trarre contribuendo a rilanciare l’economia, valorizzando il patrimonio artistico e culturale. La chiusura ideale del cerchio.

D. Le piace il Distretto della Valle Camonica?G. Come si fa a dire che un figlio è più bello di un altro? Però effetti-vamente il tema del patrimonio legato alle scritture rupestri è unico al mondo… In Valle Camonica si lavora per estendere l’offerta culturale creando occasioni di imprenditorialità nel settore turistico e dei ser-vizi, per dare impulso alla creatività degli artisti contemporanei e per riscoprire preziose testimonianze di arte sacra e reperti della Grande Guerra. Abbiamo tesori che il mondo ci invidia, ma abbiamo soprat-tutto una storia che non possiamo dimenticare.

D. Quando potremo dire se ha funzionato?G. Occorre attendere il tempo giusto perché nascano buoni frutti. Chi ha provato ad accelerare i tempi della natura ha prodotto solo danni. Questo progetto ha bisogno di anni per poter dare un responso defini-tivo. Quello che si può dire è che i sei distretti son partiti bene, quello della Valle Camonica prima di tutti gli altri e dunque sta già dando delle risposte apprezzabili. Credo che la comunità di questa zona se ne stia accorgendo. O no?

quella giornata ha suggellato la convinzione. Tutta quella gente era lì perché era convinta della bontà dell’iniziativa. Che infatti è decollata…

D. Non deve essere stato facile selezionare i sei distretti…G. Nella fase di avvio, Fondazio-ne Cariplo ha cofinanziato studi di fattibilità operativa in tutta la regione. Da lì in avanti abbiamo proceduto selezionando quelle iniziative che avevano dimostrato creatività nell’idea di partenza, ma anche grande affidabilità dal punto di vista gestionale. Chi è arrivato in fondo ha vinto una corsa a eliminazione, ma significa che se lo sono meritati davvero.

D. E ora Fondazione Cariplo che fa?G. Continua ad affiancare i territo-ri con azioni di supporto tecnico, monitoraggio e comunicazione. Ha idea di cosa significhi tirare le fila di 150 enti locali e organizza-zioni coinvolti? Seguire le fasi di

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Una stagione di sfideNascono nuove imprese. Al via la campagna di comunicazione “La Valle dei Segni”

Sergio Cotti PiccinelliDirettore del Distretto Culturale di Valle Camonica

bella sinergia tra cultura, promozione imprenditoriale, microcredito finanziario. Distretto Culturale, Impresa e Territorio - società di gestione dell’incubatore - Sol.Co Camunia, Fondazione Tassara unitamente a PerMicro firmano insieme un bando che è una prima tappa per raccogliere i frutti del lavoro fin qui fatto in campo culturale, e per seminare sul territorio un nuovo percorso di collaborazione tra cultura e impresa.La seconda sfida comincia in questi giorni con una campagna di comunicazione per il lancio della nuova declinazione del turismo camuno: Valle Camonica come la Valle dei Segni.In inglese: the Valley of Landmarks; in francese: la Vallée des Signes; in tedesco: das Tal der Zeichen.Un’idea che piace sempre di più, e che caratterizza davvero il territorio camuno: dove per “Segni” si intendono i graffiti del sito Unesco, ma anche i segni della natura (i parchi, l’ambiente) i segni del benessere (lo sport, il circo bianco, le terme), i segni delle nostre comunità (le tradizioni, le feste) e altro ancora.

Si parte da qui nello sforzo di riposizionare complessivamente il comparto turistico della Valle, rafforzandone l’immagine unitaria, coordinando strutture e punti informativi, attivando nuove iniziative di visibilità e promozione.Un’opportunità per gli operatori turistici per i quali si aprirà in autunno una serie di iniziative formative, realizzate in collaborazione con il GAL Valcamonica-Val di Scalve, per migliorare la qualità dell’offerta turistica.Un’altra opportunità per il territorio, le cui risorse, grazie anche alla nuova segnaletica stradale che verrà posizionata nei prossimi mesi, acquisiranno più ordine e maggiore visibilità.Un’opportunità per il Distretto Culturale: quello di lasciare un segno profondo sul futuro del territorio che, per la sua storia e le sue risorse, è destinato al turismo e alla fruizione sostenibile, a quella pratica del territorio che fa dell’incontro tra natura e cultura, tra tradizione e innovazione, tra la realtà locale e il richiamo internazionale, la sua carta vincente.

Si apre con due sfide concrete - e altrettante opportunità - la nuova stagione del Distretto Culturale di Valle

Camonica.La prima sfida si trova ben descritta nelle pagine che seguono: un bando per promuovere e sostenere nuove imprese nel campo della cultura, del turismo e dell’artigianato artistico. Un’opportunità per tutti coloro che hanno la volontà di misurarsi con l’obiettivo personale di diventare imprenditori: verranno messi a disposizione servizi, accompagnamento e assistenza tecnica, gestionale e finanziaria, per avviare e consolidare una nuova impresa.Un’opportunità per quanti hanno frequentato il corso per l’autoimpresa “Idee in azione”, come primo passo per misurare le forze e le energie di tanti giovani che in questi anni hanno mangiato pane e cultura a fianco del Distretto Culturale.Un’opportunità per il territorio: per valorizzare lo spazio dell’incubatore di Cividate Camuno, e per consolidare una

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FARE IMPRESA.Con la cultura si può

Un bando del Distretto Culturale di Valle Camonica per promuovere e sostenere nuovi progetti di impresa

Perché un bando Per la Promozione di imPresePerché il patrimonio culturale, le tradizioni artigianali, la creatività, l’arte sono una grande opportunità per promuovere nuove attività di impresa. Sono un campo aperto per esercitare l’innovazione, per sperimentare nuove forme di lavoro per i giovani, per creare nuove modalità di business.E la Valle Camonica ha tutte le caratteristiche per seminare questo campo: ha un patrimonio culturale di livello internazionale, una tradizione artigianale consolidata, un contesto vivace rianimato anche dai progetti del Distretto Culturale.Da qui la scelta di dare sostegno e assistenza a chi intende cimentarsi in questa sfida: realizzare un nuovo progetto di impresa in Valle Camonica.

chi lo PromuoveIl Distretto Culturale di Valle Camonica promuove il bando in collaborazione con:

• Impresa e Territorio scarl - Società di gestione dell’Incubatore di imprese di Cividate Camuno• SolCo Camunia scsc - Consorzio di cooperative operante sul territorio camuno• Fondazione Tassara - Fondazione con sede in Breno avente finalità di promozione del territorio, che

ha definito un accordo con la società Permicro per servizi finanziari agevolati alle nuove imprese.

i contenuti Il bando seleziona dieci progetti finalizzati alla creazione e sviluppo di nuove imprese nei settori della Cultura, del Turismo e dell’Artigianato artistico, mettendo a loro disposizione una vasta gamma di servizi: assistenza tecnica, tutoraggio, spazi a tariffa agevolata nell’Incubatore di Cividate Camuno, agevolazioni per l’accesso al microcredito, accompagnamento per la creazione di nuove società in forma cooperativa.

chi Può ParteciParePossono partecipare al bando, inviando la domanda completa degli allegati previsti:

• Aspiranti imprenditori: persone fisiche, singole o raggruppate, che intendono sviluppare, o siano in procinto di realizzare un progetto imprenditoriale innovativo, di prodotto o di servizio, nei settori della Cultura, del Turismo e dell’Artigianato artistico;

• Imprese innovative di nuova costituzione, che non abbiano ancora avviato l’attività; • Imprese innovative già esistenti, in fase di start up, attive da non oltre 12 mesi.

Per tutti: non ha importanza la provenienza, né l’età. L’importante è che ci si impegni a realizzare una nuova impresa in Valle Camonica. A tal fine viene messa a disposizione anche la struttura dell’Incubatore di Cividate Camuno.

le scadenze Per ParteciPareIl bando è aperto dal 28 ottobre al 20 dicembre 2011. Le domande vanno consegnate alla Comunità Montana di Valle Camonica entro il 20 novembre per chi vorrà partecipare alla prima selezione. Sono solo 10, infatti, i progetti che verranno sostenuti, pertanto è necessario attivarsi per tempo.

Per informazioniIl Bando pubblico, il fac simile di domanda e gli allegati sono disponibili:- sui portali www.vallecamonicacultura.it e www.cmvallecamonica.bs.it;- presso la sede della Comunità Montana di Valle Camonica, in Piazza Tassara 3- 25043 Breno (Bs)- presso la sede di Impresa e Territorio scarl, SolCo Camunia, Fondazione Tassara.Per informazioni e chiarimenti in ordine al Bando Pubblico scrivere solo all’indirizzo mail:[email protected]à possibile effettuare sopralluoghi presso gli spazi messi a disposizione nell’Incubatore d’impresa di Valle Camonica a seguito di richiesta scritta solo al seguente indirizzo di posta elettronica. [email protected]

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Il workshop dedicato alla moda e alla creatività diventa lo spunto per raccontare a giovani aspiranti imprenditori una storia di successo: quella di Alberto Piantoni, AD del Gruppo Missoni e membro del Comitato Tecnico Scientifico del nostro Distretto Culturale.

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far diventare l’azienda un punto di riferimento nel mercato del casalingo. Ma come fare? C’erano le giuste tecnologie, quello che mancava era un marchio riconoscibile. Da qui l’intuizione di acquisire Bialetti, che allora produceva solo caffettiere, ma già rappresentava un marchio molto potente. Questo è stato il suo primo successo: a determinarlo fu soprattutto la fiducia nella validità dell’intuizione, che convinse anche i banchieri a sostenere l’acquisizione di Bialetti. “La comunicazione di quello che si vuole fare - sostiene Piantoni - è fondamentale: dal grado della tua convinzione in un’idea dipenderà la convinzione che gli altri avranno di te”. Per questo un aspirante imprenditore deve continuare a raccontare e raccontarsi la propria idea “ad alta voce, come uno studente che ripete la lezione, scrivendola su un pezzo di carta e rileggendola allo sfinimento: se continuerà a crederci, l’idea è davvero buona”.Oggi Alberto Piantoni è un convinto sostenitore del “made in italy”, che non consiste semplicemente nel produrre dei beni in Italia, ma è soprattutto un modello di business, che insiste su alcuni elementi fondamentali: “Il primo è il territorio, con le sue localizzazioni e il fatto che le cose speciali si producono in luoghi speciali (le ceramiche a Sassuolo, le porcellane a Sesto Fiorentino, ecc...). Un altro aspetto - prosegue - è l’artigianato, la capacità che ha di creare e innovare, di non produrre solo numeri o tecnologia o gusto, ma di produrre paradigmi. Infine sono irrinunciabili i valori, come la

socialità e la coesione, ma anche la consapevolezza di come siamo fatti noi italiani: generatori sani di simpatia”. In questo modo si produce business, unitamente all’appeal che tutto ciò che è italiano provoca nei mercati esteri. Piantoni ha trovato questi pilastri del “made in italy” in un’azienda come Missoni, un gruppo che da più generazioni si rinnova e si reinventa. Partendo dalle persone che vi lavorano, respirando arte e design, con una fabbrica in mezzo al bosco e alla natura, grandi ispiratori dei colori che caratterizzano le collezioni.Con questo background professionale, Alberto Piantoni quali consigli darebbe a un giovane con un’idea imprenditoriale? “Uno solo: essere coraggiosi. La domanda corretta da porsi sarebbe: Perché non posso farlo? Almeno all’inizio bisogna imparare a ragionare senza limiti, come quando si è innamorati”. Per i dubbi c’è tutto il tempo dopo, quando ci si scontra con la realtà: “Un problema di questo momento storico è il fatto che le banche non seguono i giovani. Nessuno segue più i giovani, che devono quindi fare affidamento quasi esclusivamente sulle proprie forze. Una volta si diceva “chi non ha cuore ha gambe”. Bisogna rimboccarsi le maniche, lavorare, essere testardi e rischiare. Un giovane di oggi - conclude Alberto Piantoni - deve sempre ricordarsi che è solo sul vocabolario che successo viene prima di sudore”.

Avrebbe voluto frequentare la facoltà di Chimica, ma poi si è iscritto a Economia e Commercio. Gli

sarebbe piaciuto intraprendere un percorso accademico, ma si è trovato a lavorare in un’azienda. Avrebbe desiderato diventare alpinista e, anche se oggi fa l’amministratore delegato, in un certo senso ci è riuscito, dal momento che ha raggiunto davvero tante “vette”, nella sua carriera. Stiamo parlando di Alberto Piantoni, Amministratore del Gruppo Missoni dal 2011, dopo essere passato per Richard Ginori e Bialetti, per citare solo un paio di esempi. Ma torniamo agli inizi, ossia al primo lavoro come direttore amministrativo e finanziario nell’azienda dello zio e del cugino, che produceva pentole e padelle. Erano anni importanti, anni in cui la gente “ci provava”. E il giovane Alberto decise di provarci anche lui, di porsi un obiettivo ambizioso:

Alberto Piantoni.A self-made (in Italy) man

Maura Serioli

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ruolo di partner sia a livello formativo che a livello finanziario. Accanto al sostegno per le famiglie, che eroghiamo insieme a quello per le imprese, vorremmo puntare sempre di più sul microcredito all’impresa per costruire un modello di sviluppo socio-economico sul territorio, anche perché l’Europa stessa vede nel microcredito uno strumento in grado di creare occupazione. Dal punto di vista formativo quali sono gli strumenti forniti? Spesso e volentieri le persone che hanno un’idea imprenditoriale non hanno mai toccato con mano un’impresa, proprio perché sono in fase d’avvio. Quindi c’è la necessità di accompagnarli con un minimo di abc normativo, giuridico, economico e creditizio-finanziario che consenta loro di avere degli strumenti per poi poter gestire la nuova attività. Noi lavoriamo molto sugli adempimenti di impresa e su quello che è poi il business plan, i due elementi caratterizzanti l’attività del microcredito. In quali settori operate maggiormente?Tornano i lavori tradizionali e artigianali. La componente artigianale è importante e fa parte del panorama italiano, composto da imprese con una cultura che lega la base teorica a quella pratica: il prodotto o servizio aggregato però c’è sempre. Le imprese artigiane sono imprese molto flessibili proprio perché persona fisica e persona giuridica coincidono e questo permette di reagire meglio davanti alla crisi. Lavoriamo prevalentemente con realtà artigiane, quindi individuali, anche se seguiamo alcuni casi di imprese snc e srl; con le comunità straniere, molto attive dal punto di vista imprenditoriale soprattutto su alcuni settori come quello del commercio, dell’artigianato e quello dei servizi; con i giovani, che spesso non trovano nel panorama lavorativo attuale la possibilità di progettare ed intraprendere un percorso lavorativo e di vita. Da un lato incontriamo quindi persone che avviano una nuova attività per scelta e dall’altro persone che si trovano ad aprire una nuova impresa per necessità.Su quali elementi puntare per fare impresa sul nostro territorio?Ritengo che la Valle Camonica possa fare molto soprattutto a livello turistico, ad esempio puntare sul settore enogastronomico. Una volta individuato il prodotto è necessario saperlo comunicare, non basta produrre ma bisogna saper vendere. Quindi c'è la necessità di avere da un lato una base di cultura e la capacità di comunicazione e dall’altro un prodotto che poi deve essere venduto. La Valle Camonica in passato è stata una fucina di grandi aziende in settori quali il tessile o la metallurgia. Adesso c’è l’esigenza di tornare alle origini e ai prodotti tradizionali del territorio: tutto ciò che è legato all’enogastronomia, alla presenza del lago, ai percorsi artistici e al trekking. Oggi anche molti corsi di laurea vanno nella direzione della valorizzazione del territorio, e l’Incubatore stesso dunque dovrà essere in grado di interpretare i valori del territorio in questa direzione.

Dal progetto all'idea, attraverso comunicazione e marketing. Abbiamo incontrato Carlo Liscidini - responsabile di Per Micro area Brescia e Bergamo - per capire come intraprendere un percorso imprenditoriale vincente.

Microcredito e formazione: nuovi strumenti per gli imprenditori di domani

Marta Pagano

Di cosa si occupa Per Micro?Per Micro è la prima società in Italia specializzata in

microcredito. Prevalentemente lavoriamo sul microcredito all’impresa ed eroghiamo finanziamenti a soggetti “non bancabili”, ossia a coloro che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario. La nostra mission è quella di verificare la fattibilità di un’idea imprenditoriale attraverso l’accompagnamento nella realizzazione del business plan; accanto all’accesso al credito erogato dalla nostra società effettuiamo poi il monitoraggio dell’andamento dell’attività fino al pagamento del finanziamento. Per le nuove imprese eroghiamo finanziamenti che vanno dai 3.000 ai 25.000 euro con un tasso d’interesse del 12%, ma all’interno del panorama camuno abbiamo costruito un progetto con Fondazione Tassara: il progetto MICRO CAM, con tassi più bassi. Nell’ambito del progetto, che consente anche ai corsisti di “Idee in Azione” di poter utilizzare questa tipologia di linea di credito, la Fondazione Tassara ha calmierato il tasso di interessi portandolo all’8%. All’interno dell’Incubatore d’imprese Per Micro svolge così il

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Il sogno di due amici si trasforma in realtà: è la storia di Esterni. Ecco come un'associazione culturale diventa faroe modello di riferimento nell'organizzazione di eventi.

La passionediventa lavoro

Maura Serioli

Mai sottovalutare il potenziale di una dichiarazione di intenti fatta tra compagni di università, perché a volte capita che i sogni di gloria, i “farò” e i “vorrei” si realizzino davvero. Così ci si trova a gestire uno degli eventi più importanti del panorama culturale nazionale. E la piccola

manifestazione della durata di un solo giorno dedicata alla proiezione di sei cortometraggi di autori rigorosamente milanesi si trasforma in un maxi evento di 10 giorni, che ogni anno propone circa 400 film provenienti da 80 Paesi diversi. Si trasforma nel Milano Film Festival che, con le sue 10 differenti location sparse per il capoluogo lombardo, accessibili a 100 mila spettatori all’anno, ben rappresenta l’evoluzione di Esterni, alla ribalta dal 1995. In sedici anni l’aspirazione di un paio di amici si trasforma in “associazione culturale no profit a regime di impresa” che può contare su uno staff fisso di 30 persone stipendiate, più circa 200 collaboratori “satellite”. Oltre al Milano Film Festival, Esterni - il cui obiettivo è da sempre quello di proporre iniziative culturali in spazi pubblici debitamente valorizzati per ospitare e favorire l’incontro tra le persone - vanta oggi l’organizzazione di altri eventi di spicco, come il Public Design Festival e Audiovisiva. A parlarci dell’esperienza di Esterni durante uno dei workshop di “Idee in Azione” è Anna Spreafico, figura emblematica della filosofia dell’associazione milanese: “Ho iniziato con uno stage subito dopo l’università, intorno ai 25 anni, dopodiché sono stata confermata nel ruolo di responsabile della produzione dei nostri progetti: sono cresciuta e maturata con loro. Dal 2006 faccio parte del consiglio direttivo, e oggi mi occupo del coordinamento del Public Design Festival”. Passare in soli otto anni da uno stage non retribuito al coordinamento di uno dei tre progetti più importanti dell’associazione diventa la norma quando il modus operandi si basa sulla condivisione degli obiettivi, sulla motivazione, sulla divisione ferrea di compiti e competenze e sulla responsabilizzazione di ognuno.Com’è possibile, in un contesto come quello odierno, mantenere un’organizzazione così strutturata che opera solo in ambito culturale?“Ovviamente come primi referenti ci rivolgiamo alle istituzioni ma la forza di Esterni è stata quella di crearsi delle alternative, dal momento che non sempre i finanziamenti pubblici arrivano o riescono a coprire i progetti nella loro totalità. Come quella di coinvolgere le aziende in modo innovativo, con progetti da condividere, contenuti integrati, partnership attive. Qualcosa di molto diverso dalla diffusione fine a se stessa del logo aziendale. Entrare in sintonia con un’azienda in virtù della condivisione di progetti ci differenzia notevolmente dalle altre agenzie di comunicazione. Inoltre, rispetto ai concorrenti - prosegue Anna Spreafico - Esterni può contare su un pubblico molto grande cresciuto negli anni, un pubblico attento e fedele che partecipa attivamente con feedback sulle nostre iniziative. Abbiamo una comunità di 70 mila persone che ricevono la nostra newsletter: sappiamo chi sono, quali sono i loro gusti. Questo è un patrimonio che vale moltissimo agli occhi di un’azienda”.Una “dritta” per chi voglia cimentarsi in questo settore?

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“Oggi le aziende hanno a disposizione budget sempre più bassi per realizzare progetti propri, e sono quindi alla ricerca di contenitori che permettano loro di aver la maggiore visibilità ai costi più contenuti. Questa potrebbe essere un’opportunità, oltre a creare iniziative sempre più innovative che sappiano cogliere le necessità del pubblico un attimo prima del pubblico stesso”.

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devono essere in grado di raccontare delle storie. C’è bisogno di au-tenticità, la stessa che è radicata nel territorio”. La realtà WHOMADE è esemplare nel percorso dell’Incubatore perché unisce l’aspetto creativo a quello “imprenditoriale”: giovani che si sono fatti strada nel mondo del design e della comunicazione utilizzando tutte le risorse a disposizione e reinterpretando la tradizione: “ritenia-mo” - spiega Dario Riva - “che per giovani menti creative e imprendi-toriali in un territorio ricco di cultura e tecnologia come la Valle Camo-nica sia interessante seguire dei corsi come questo ed essere messi in contatto con realtà giovani come la nostra. Penso che sia significativo come percorso sia per l’aspetto imprenditoriale che per l’idea creativa. è utile per capire da dove nasce l’idea, come si sviluppa, e quali sono le problematiche legate alla parte pratica del creare e gestire una so-cietà”.La ricetta vincente non è semplice da trovare. è necessario individuare i giusti ingredienti e per questo è utile un percorso formativo e di ricerca che aiuti a valutare la reale applicabilità di un’idea: “Sono le idee nuove che possono fare la differenza, soprattutto in un momento come que-sto, di crisi ma anche di grande innovazione. La tecnologia permette di essere connessi con tutto il mondo e portare le proprie idee imprendi-toriali dalla realtà locale a livello internazionale. Bisogna lavorare molto sull’idea imprenditoriale, non buttandosi nelle cose che fanno tutti, e valutarne la fattibilità economica”. Per cominciare è fondamentale par-tire dai bisogni del territorio, confrontarsi con altre persone e costruire un’idea imprenditoriale solida: “Lo spazio c’è: soprattutto adesso che il mercato è bloccato è il momento di mettersi in gioco. Utilizzare quello che si ha, per esempio l’artigianato della Valle Camonica, per creare prodotti vendibili sui mercati”. Un settore in cui sperimentare, secondo il duo di WHOMADE, potrebbe essere il turismo: come accaduto per i prodotti enogastronomici si potrebbe spingere sulle eccellenze dell’ar-tigianato locale: “l’artigiano diventa promotore del territorio e dei suoi prodotti e si mette in gioco, vivendo la tradizione in chiave con-temporanea”. Storie esemplari potrebbero così attirare i giovani verso l’industria manifatturiera, portando ad un recupero della tradizione e creando una ricaduta economica positiva per il territorio.

La ricetta di WHOMADE, società di creativi milanesi, per dar vita a nuove opportunità di lavoro nel settore del design.

Tra artigianatoe design: la creativitàrinnova la tradizione

Tra artigianatoe design: la creativitàrinnova la tradizione

Marta Pagano

Tra design e artigianato, tra comunicazione e nar-razione il duo di WHO-MADE ha offerto la sua esperienza ai ragazzi di

Idee in Azione. “Il nostro” - spie-ga Edoardo Perri -“è uno studio di design che lavora anche nel campo dello sviluppo di prodotti di comunicazione per aziende italiane di piccole e medie di-mensioni. Da tre anni abbiamo affiancato le attività tradizionali di studio e design all’attività di vero e proprio brand che suppor-ta una serie di realtà artigianali studiando e realizzando collezioni tra design e artigianato adatte ai mercati moderni”. Consulenti tradizionali da un lato e creato-ri di un vero e proprio marchio dall’altro, i fondatori di WHOMA-DE realizzano prodotti ibridi che abbinano manifattura altamente qualificante a caratteristiche di design contemporaneo. “La sfida è stata creare questo brand per prodotti e collezioni da promuo-vere e spingere sul mercato attra-verso strumenti integrati di comu-nicazione, curando ogni aspetto del progetto dall’ideazione alla distribuzione”. WHO - la mano di chi crea il prodotto e - MADE - la componente artigianale si fondo-no seguendo una filosofia in cui il territorio diventa componente cruciale: “Alla fine i nostri oggetti 9

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Il turismo è un potenziale enorme per il territorio,ma è una risorsa che deve essere sfruttata secondo la domanda dei mercati. Sempre più orientata verso l’autostenibilità. La parola a tre esperti del settore.

Reinventareil turismoin Valle Camonica

Andrea Richini

Carlo Zani, Responsabile dei Progetti Turistici del Distretto Culturale di Valle Camonica

“Dopo l’edu-cational che abbiamo fatto con i giornalisti tedeschi e austriaci, tutti collaboratori di importanti testate da Am-burgo a Sali-

sburgo, non posso che confermare le mie idee, ovvero che c’è una enorme necessità di far conoscere la Valle Camonica al di fuori dei suoi confini. Queste persone sono rimaste lette-ralmente ammirate dalla ricchezza dei nostri posti: hanno passeggiato, pedalato e scalato ed in ogni situazio-ne hanno molto apprezzato ciò che veniva loro proposto, a dimostrazione della bontà dell’offerta turistica. Il fatto che siano rimasti piacevolmente impressionati non può che conferma-re l’enorme potenziale rappresentato dalla Valle Camonica: un potenziale che deve essere ulteriormente divul-gato verso l’esterno. è infatti peren-torio che la Valle Camonica prenda

coscienza che solo il turismo può rappresentare un punto di svolta per una ripresa economica globale: si può puntare su questa risorsa, ma bisogna crederci e investire. Certamente molto è già stato fatto, le infrastrutture prin-cipali ci sono e non si tratta di operare altri sconvolgimenti tumultuosi. é però necessario proseguire sull’onda di quanto già fatto, portando avanti i prodotti sostenibili in modo intelligen-te ed economicamente vantaggioso, sull’esempio di quanto già funziona all’esterno e nei paesi a noi vicini. Le soluzioni ci sono: a questo punto non si può più rinunciare. Certo è che bi-sogna prendere una decisione.”

Gino Baccanelli, Presidente di Assorifugi e gestore del Rifugio“Tita Secchi”

“Per fare tu-rismo serve rispettare i tempi impo-sti dal turi-smo stesso. In 10 anni mi sono fatto una certa esperienza

Uno degli ambiti che più sta a cuore al Distretto Culturale, per la diffusione della cultura della Valle Ca-monica entro e al di fuori

dei confini territoriali, è certamente rappresentato dal turismo, che oggi più che mai deve essere considerato come una vera forma di economia, in grado di sostenere ed innalzare un’area geografica altrimenti povera di altre risorse. Già molti progressi sono stati fatti in questo senso, grazie all’impegno del Distretto e di molte altre realtà valligiane, ma c’è ancora un po’ di strada da per-correre prima che l’offerta camuna, seppur ricca e variegata, riesca ad imporsi sul mercato al pari di altri soggetti con caratteristiche morfolo-giche e culturali simili. Parlare di tu-rismo non è certo semplice e anche se l’argomento è di grande attualità, abbiamo chiesto l’opinione di alcuni esperti di settore, i quali ci hanno dato alcune considerazioni relative ai rispettivi ambiti. La domanda che abbiamo posto è stata: “Cosa è oggi il turismo in Valle Camonica e quali sono le prospettive per il futu-ro?”. Ecco le risposte:

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gli operatori e poi fare progetti a lun-go termine. Non servono solo grandi capitali: servono coordinamento e tanta buona volontà.”

Giovanni Malcotti, direttore del consorzio Adamello Ski

“Valle Ca-monica luogo di incontro fra cultura, tra-dizioni ed esperienza turistica”Gli antichi già lo ave-vano previ-

sto, incidendo i massi di Naquane ci hanno trasferito un valore storico-culturale di enorme importanza. Da qui è facile introdurre l'argomento turistico poiché, se è vero che nel mondo i siti UNESCO sono divenuti fiore all'occhiello delle destinazioni che hanno avuto la fortuna di bene-ficiare di questo importante ricono-scimento, è altrettanto vero che la trasformazione di un bene storico in un momento di turismo esperien-ziale deve diventare l'obiettivo dei prossimi anni. La Valle Camonica ha la fortuna di godere di un patrimo-nio storico di primissimo piano oltre che di un patrimonio paesaggisti-co e naturale di grande interesse anche dal punto di vista turistico. Queste sono le leve sulle quali atti-vare una politica di miglioramento dei flussi turistici sul territorio par-tendo da un analisi delle potenzia-lità ad oggi ancora inespresse ma che potrebbero garantire un futuro, anche sotto l'aspetto di prospetti-ve di lavoro, al territorio ed ai suoi abitanti”.

in questo campo, ed ho capito che la diffusione del turismo va fatta nelle fiere e va programmata con molto anticipo, mentre in Valle Ca-monica si ha un po’ la tendenza ad arrivare all’ultimo minuto. Inoltre ognuno tende sempre a badare solo a se stesso. Anzi, in certi casi, guai addirittura anche solo a pen-sare lontanamente ad una colla-borazione tra due realtà. A questo bisogna inoltre aggiungere il fatto che qui da noi si guarda molto poco verso l’esterno: si cerca sempre di proporre qualcosa, ma guardando solo ai locali, mentre bisognerebbe rivolgersi all'esterno, con una voce forte. Negli anni Settanta facevamo grandi fiere per promuovere le in-cisioni rupestri: si andava a Milano, Roma, Napoli e dopo queste sortite i risultati si vedevano. Poi, per molto tempo si è vissuto di rendita, ma le visite hanno continuato a calare, fino a ridursi ad un turismo marginale, di nicchia. Se si vuole rilanciare il turi-smo bisogna anzitutto tornare a fare interessare la gente. La nostra Valle non ha nulla da invidiare al Trentino o alla Valle d’Aosta, è solo che è poco conosciuta e spesso è addirit-tura confusa con altre aree. Manca una diffusione specifica ed un nome che faccia da traino. Questi sono i punti su cui investire anche se, oltre ad avere degli obiettivi, bisognereb-be anche variare un po’ la mentalità della gente, ad esempio iniziando a concepire la montagna non solo come “bianca”, ma come una risorsa da sfruttare in ogni stagione. Serve cambiare mentalità e investire sul territorio come si sta già facendo e va coinvolta la base, siamo stati abi-tuati ad avere le cose calate dall’alto, mentre prima bisognerebbe sentire

Fare turismo oggi? Bisogna mettere al centro la persona, i suoi sogni, farle vivere esperienze profonde, capaci di lasciare un segno.

Giampietro Moraschetti

Il turismo rappresenta uno dei settori sui quali si giocherà il futuro economico e occupazionale della Valle Camonica. Luigi Bandera, presidente del CTS Brescia che da 25 anni organizza viaggi low cost per i giovani, è intervenuto al workshop sull’incoming turistico all’interno di Idee in Azione.Cosa significa parlare di turismo e di offerta turistica oggi? “Definire il turismo oggi è piuttosto complesso - sostiene Bandera - il turismo di massa ha ceduto il posto a nuove modalità, termini come turismo sociale, responsabile, ecosostenibile sono entrati nell’uso comune. Ciò che contraddistingue questo approccio al turismo è una sensibilità diversa. Turismo non è la spiaggia o il paesaggio ma è l’insieme delle relazioni che si generano fra le persone, un genere di turismo che si alimenta del dialogo fra culture diverse.”Il turismo verso la provincia di Brescia è un “turismo di prossimità”: i turisti lombardi rappresentano un quarto degli arrivi, l’afflusso è stagionale e concentrato prevalentemente nel bimestre luglio-agosto. I turisti stranieri più affezionati sono tedeschi, olandesi e inglesi, mentre le strutture ricettive preferite sono gli alberghi di lusso (4 e 5 stelle) e per quanto riguarda il turismo extra alberghiero i bed & breakfast e gli agriturismi.La Valle Camonica è sicuramente un luogo a vocazione turistica ed il turismo rappresenta un volano economico, ma per far arrivare il turista non bastano il paesaggio, i luoghi, le opere d’arte o la storia. è necessario che gli operatori turistici acquistino maggior consapevolezza e responsabilità optando per un turismo dedicato alla piena realizzazione della relazione fra le persone, che si esprime nella capacità di scoprire con sguardo antropologico ambienti, storia, comunità e persone.L’offerta turistica si deve ampliare e divenire flessibile per fare spazio a richieste variegate di viaggio, in periodi diversificati e tempi accorciati.Elemento importante è l’incontro con le persone, siamo noi i primi attori-promotori del territorio. “Credo che sia necessario - conclude Bandera - costruire un patto territoriale che parte da alcune premesse condivise sull’identità turistica della valle. Poi ogni attore istituzionale e privato del territorio deve interpretare il proprio ruolo.”

LE PAROLE CHIAVE DEL TURISMO MODERNO

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12 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 2011info

scuo

laè attivo solo da poche settimane, ma è già a pieno regime, il nuovo serviziodi supporto e coordinamento delle visite didattiche sul territorio,voluto dal Distretto Culturale e affidato allo Youth Point CTS - Centro Turistico Studentesco e Giovanile di Brescia.

Scoprire la vallecon il servizio infoscuola

Andrea Richini

Brescia, forniscono periodicamente giovani studenti di lingue interes-sati a svolgere uno stage formativo ed in grado di offrire un ulteriore valore aggiunto al servizio di “call center” dell’InfoScuola, rivolto an-che ad utenti stranieri.

Già da queste premesse, si può intuire come l’InfoScuola, che ricor-diamo essere gratuito e rivolto a tutti gli istituti di ogni ordine e gra-do, voglia contribuire a coordinare la variopinta offerta turistica valliva, contribuendo con la professionalità dei suoi operatori a rafforzare il valore evocativo del nuovo marchio ideato dal Distretto Culturale.

La sede dell’ufficio informativo è ubicata a Brescia, presso lo Youth Point CTS in via Tommaseo Nr. 2/a, ed è aperta tutti i giorni dalle ore 09.00 alle 12.30 e dalle ore 15.00 alle 19.00 tranne il sabato, giorno in cui lo sportello rimane aperto solo la mattina. Quello che l’InfoScuola offre, in aggiunta al tradizionale servizio informativo di consulenza diretta, è una serie di proposte che rendono ancora più completa l’as-sistenza offerta ai potenziali utenti. Tra queste, molto importante è la possibilità di usufruire dell’infoline dedicata: una linea telefonica atti-va 24 ore su 24 che permetterà di seguire le prenotazioni anche nei

giorni e negli orari in cui lo sportel-lo è fisicamente chiuso, garantendo un supporto costante agli inse-gnanti in gita scolastica.

L’InfoScuola offre, inoltre, una serie di servizi informativi periodici, tra i quali una newsletter interattiva volta a far conoscere le ultime noti-zie e gli aggiornamenti relativi alle proposte ed alle manifestazioni in corso. Infine, sfruttando le moder-ne tecnologie e per affermare in modo incisivo la propria presenza anche sul web, il servizio si propo-ne sui principali social network, tra cui Facebook e Twitter, oltre che su Skype, YouTube e Slide Share, per essere facilmente raggiunto da chiunque e in qualunque luogo.

INFOSCUOLAValle Camonica. La Valle dei Segnic/o CTS - Youth Point - Via N. Tommaseo 2/a - 25128 Brescia - Italytel. +39.030.2809556 - fax +39.1784413150mail: [email protected]: infoscuola.valle.camonicasito: www.vallecamonicacultura.itun progetto del Distretto Culturale di Valle Camonica

Lo scorso martedì 20 settem-bre, nell’elegante sede del Palazzo della Cultura di Bre-no, è stato presentato agli operatori del territorio valli-

giano il nuovo servizio InfoScuola di Valle Camonica, attivo fino alla fine del 2012. Questa nuova edizione del servizio, fortemente voluta dal Distretto Culturale quale strumen-to indispensabile per proporre in modo coordinato l’offerta turistico-didattica del territorio, è stata affi-data allo Youth Point CTS - Centro Turistico Studentesco e Giovanile di Brescia.

La scelta, caduta al di fuori dei confini territoriali della valle, ha premiato un’associazione attiva in tutta Italia ed operante, da oltre trent’anni, non solo nel mondo del turismo giovanile e scolastico, ma anche in quello sociale, sostenibile e responsabile. Affidare a questa realtà la gestione del servizio Info-Scuola evidenzia, infatti, la volontà del Distretto di offrire alla Valle Ca-monica un nuovo “alleato”, capace di portare il proprio contributo “esterno” alla ricca e variegata of-ferta camuna.

Il servizio è attivo già dalla fine di settembre e grazie alle partnership sviluppate dal CTS nel corso degli anni può vantare il sostegno di al-cune associazioni nazionali, tra cui la FITuS - Federazione Italiana Tu-rismo Sociale e il CTG - Centro Tu-ristico Giovanile, oltre a quello del Forum del Turismo Sociale di Bre-scia. Inoltre, il CTS collabora con alcuni prestigiosi atenei del Nord Italia, tra cui l’Università degli Studi di Verona, l’Università Cattolica di Brescia e l’Università degli Studi di Bergamo le quali, insieme ad alcuni istituti turistici come l’IIS Lunardi di

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La grande sfida del Distretto Culturale per il rilancio del territorio nasce dalle nuove tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Alla portata di tutti.

Apps, Tablet e Smartphone:nuovi strumenti di promozione

Andrea Richini

P arlando di turismo in Valle Camonica, è ormai ben chiaro che l’unica forma possibile in que-sto senso è quella di un turismo auto sosteni-bile, ovvero quello che anni addietro veniva chiamato “fai da te”. Se però allora questa

forma rappresentava un’alternativa, ora è divenuta invece un’esigenza, compensata dalla disponibilità di strumenti e servizi, grazie ai quali il turista può realmen-te organizzare in piena autonomia la propria vacanza. Il Distretto Culturale è pienamente consapevole di questa tendenza, ed ha compreso che il primo passo da compiere in questo senso non può che essere il comunicare la cultura in modo innovativo ed al passo coi tempi, sfruttando Internet ed in particolar modo il Web 2.0.

Non sarà però soltanto la rete “www” che siamo abituati a vedere sullo schermo di casa: si cercherà soprattutto di comunicare il patrimonio in maniera efficiente ed efficace utilizzando la nuova tecnologia degli smartphone e dei tablet. Potrà sembrare strano, ma se oggi non ancora tutte le famiglie dispongono nelle loro case di almeno un PC con la connessione Internet, è altrettanto vero che questi altri dispositivi - che altro non sono che un mix tra un telefonino e un computer - hanno raggiunto una diffusione incredibile, sfruttando proprio il loro essere “alla portata di tutti”. Ormai chiunque può disporre di un iPad, di un iPhone o di un dispositivo analogo, sia esso ottimizzato con la tecnologia “Apple” o con la rivale “Android”. Questa è sicuramente la vera rivoluzione della nostra epoca ed i tempi sono maturi perché venga cavalcata in maniera intelligente ed innovativa.

“Anzitutto, ancor prima di pensare come sfruttare queste nuove tecnologie per la promozione turistica del territorio - spiega Boris Savoldelli, project manager della Cooperativa CSC che ha ricevuto dal Distretto l’incarico di progettare le nuove tecnologie - il Di-stretto Cultuale ha messo in pratica una ricerca volta a stabilire quanto queste nuove forme di comunicazione fossero efficaci sul territorio. La considerazione da cui partire è stata fondamentalmente: ‘basta con il web tradizionale’, ed in questo senso ci si è avviati verso un nuovo orizzonte: quello costituito dai nuovi strumenti web - tablet e smartphone - e quel grande universo a loro direttamente collegato che è il mondo delle ‘apps’ o ‘applications’, ovvero delle applicazioni. Perché? Proprio perché questi strumenti hanno raggiunto una diffusione prima inimmaginabile e perché i campi di utilizzo da essi offerti sono innumerevoli e facilmente spendibili anche dal punto di vista turistico. In un primo momento sono state fatte delle ‘microsperimentazioni’ mirate, ma già si sapeva in quale direzione muoversi:

da questo momento in poi il processo di comunica-zione deve necessariamente avvenire non più solo attraverso il web tradizionale, ma attraverso la comuni-cazione M-Site o Mobile Site, ovvero il riadattamento del web per lo smartphone”.

Le ottimizzazioni e la realizzazione di un progetto spe-cifico per la Valle Camonica, al momento, sono ancora un segreto: non si vuole svelare nulla di quello che sarà per la Valle Camonica un modo completamente nuovo di concepire il turismo. Diremo solo che, in accordo con il Consorzio delle Pro Loco di Valle Camonica, è prevista la realizzazione di un sito internet sul quale saranno caricate “apps” relative ai diversi beni del ter-ritorio, liberamente scaricabili dagli utenti i quali, diret-tamente dal proprio telefonino, potranno fruire in mul-tilingua la cultura ed il patrimonio della Valle Camonica direttamente sul posto, grazie alle moderne tecnologie interattive, multimediali ed agli strumenti satellitari e GPS, entrati ormai a far parte della vita di ogni giorno. Sullo stesso sito saranno presenti anche delle parti-colari “Card” che, sotto forma di “voucher” potranno essere scaricate dagli utenti e presentati nell’ambito di particolari eventi, manifestazioni o nel corso di deter-minate campagne di promozione turistica per ottenere prodotti o comunque dei “bonus” o dei “benefits” personali, quale forma di incentivo alla fruizione dell’of-ferta culturale territoriale e delle sue molteplici forme. Delle “Card” sarà probabilmente predisposta anche una versione cartacea, più “concreta” dal punto di vi-sta pratico ed accessibile anche ai “non possessori” di smartphone, anche se la tendenza è comunque quella di spingere sempre più la cultura verso l’integrazione con la tecnologia e l’innovazione: in questo caso si può dire che l’obiettivo sia di instaurare, anche su questo sito, una forma di “e-commerce” culturale.

Non più quindi fruizione passiva, ma acquisizione e in-tegrazione con la tecnologia e con le realtà più rappre-sentative del territorio: questo è un modo intelligente di sfruttare la innovazioni, questo è il vero futuro su cui puntare.

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Torna del bene e del bello - Giornate del patrimonio culturale della valle camonica. Quattro weekend per scoprire e apprezzare il patrimonio storico, artistico e culturale del nostro territorio.

Del bene e del bello: ottobre, mese della cultura

Marta Pagano

Ottobre è il mese dedicato alla scoperta delle bellezze del patrimonio culturale grazie a Del Bene e Del Bello - Giornate del patri-

monio culturale della Valle Camonica. L’edizione 2011 ha animato tutto l’au-tunno con iniziative che si sono svilup-pate per l’arco dell’intero mese: quattro weekend densi di appuntamenti, per

una manifestazione che ormai da sette anni arricchisce la Valle Camonica e che è resa possibile grazia alla collaborazione delle Amministrazioni dei Comuni coin-volti, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, dell’Associazione Amici del FAI, del Circolo Culturale Ghislandi e grazie al lavoro della Cooperativa

Il Leggio e K-pax, di Casa Giona-Parroc-chia SS. Salvatore di Breno, e dei giova-ni collaboratori del Distretto Culturale.Il primo weekend, l’1 e il 2 ottobre, anche quest’anno era dedicato alla scoperta dei borghi più caratteristici: un sabato e domenica trascorsi tra le bellezze storico-architettoniche della Valle Camonica. Centro del secondo weekend, l’8 e il 9 ottobre, sono stati in-vece il popolo valligiano e le personali-tà che hanno rappresentato il territorio: accanto a convegni dedicati agli sport

alpini come “Lo sport e lo sci... ieri, oggi e domani” e a temi storici come “Una valigia di speranze: emigrazione italiana ieri e oggi”, sono stati organizzati incontri pub-blici con musicisti locali che attraverso le loro creazioni artistiche restituiscono l’identità valligiana. Dopo il gran-de successo dell’anno scorso è tornato “Arte: un ponte

tra culture”: sabato 15 e domenica 16 ottobre sono state proposte visite in lingua alla Casa Museo di Cerveno e al Museo Camuno di Breno, che hanno aperto le porte ai visitatori. Il patrimonio museale è diventato così strumento di integrazione fra culture diverse. L’ulti-mo weekend della manifestazione era invece rivolto al mondo della scuola, protagonista delle giornate di sabato 22 e domenica 23. Sono stati presentati al pubblico i progetti “Territorio Reale. Territori possibili” del Liceo Golgi di

Breno e il progetto “Toponimi”, la sensibilizzazione am-bientale della “Giornata a pieni polmoni”, letture per i ragazzi e proiezione di cineforum. Ampio spazio anche alla formazione musicale con l’esibizione di bande della Valle Camonica alle Terme di Boario. Ai giovani, inoltre, era dedicato il convegno “Spazio Giovani”: nel corso del tradizionale appuntamento organizzato dalla Fon-dazione Cocchetti e dalla Comunità Montana di Valle Camonica sedici neolaureati camuni, coordinati dal dr. Giovanni Gregorini, hanno riflettuto sul territorio e sul contenuto delle loro tesi di laurea specialistica riguar-danti il patrimonio artistico e ambientale locale.Intorno a questi quattro fine settimana sono state poi organizzate numerose iniziative collaterali: il Sistema Museale di Valle Camonica ha aperto le porte ai visitato-ri organizzando nelle giornate di sabato 15 e domenica 16 ottobre visite guidate e laboratori. è tornata in Valle anche la grande arte con il secondo opening della ma-nifestazione aperto_2011 che nelle giornate del 22 e 23 ottobre ha proposto, accanto all’esposizione delle ope-re realizzate, una giornata di studi con artisti, critici e cu-ratori d’arte. La novità di questa edizione è stata l’inau-gurazione de “Il Teatro delle Ali”: una nuova casa per la musica e le arti ufficialmente inaugurata nella giornata di sabato 8 ottobre con lo spettacolo “Vesperanza”. Un ricco calendario di spettacoli con ospiti di rilievo, quali il pianista jazz Stefano Bollani, il gruppo vocale The Hilliard Ensemble, il coro di voci bianche I Piccoli Musici per quello che è il fiore all’occhiello dell’Accademia Arte e Vita di Breno. Ai bambini è invece dedicata l’ini-ziativa “La Biblioteca di Archimede”, mostra itinerante inaugurata il 1 ottobre a Cedegolo che celebra l’Anno Internazionale della Chimica esponendo volumi sul tema della scienza. Sono state molte anche le occasioni di approfondimento all’insegna dell’intrattenimento, come la serata organizzata dal festival “Dallo Sciamano allo Showman” che ha celebrato il mondo della canzo-ne con “Cantaforum: canzone pop e canzone d’autore”. Sotto la conduzione di Enrico de Angelis si sono con-frontati sul tema Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), Sergio Secondiano Sacchi, Paolo Talanca, Davide Van De Sfroos e Roberto Vecchioni. Una serata ricca di spun-ti culminata con la consegna della Targa Shomano 2011 all’autore televisivo Antonio Ricci, ideatore di Striscia la Notizia. Nel solco della tradizione non potevano manca-re anche eventi legati al cibo e alla gastronomia locale, con una ricca offerta legata alla tradizione enogastrono-mica valligiana.

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La guerra, il suo significato, il valore della scrittura di Gadda. Un convegno a Edolo racconta il legame fra lo scrittore milanese e la Valle Camonica, trasformandosi in un’occasione di riflessione sulla vita, sulle nostre azioni e sul senso (non senso) della guerra.

Carlo Emilio Gadda alpino e scrittore in Valle Camonica

Giampietro Moraschetti

“A cquistai questo quaderno oggi, in Edolo, al bazar Edolo, 24 agosto 1915”. Così scrive

Carlo Emilio Gadda nella prima pagina di “Il Giornale di Guerra e Prigionia”, a testimonianza del suo legame nascente con il territorio della Valle Camonica. In molte delle sue opere, lo scrittore Carlo Emilio Gadda racconta dei luoghi camuni e dei valligiani. In “Eros e Priapo” descrive il senso del dovere, la laboriosità, la dedi-zione dei camuni: “il popolo mi ha offerto i modelli sublimi de’ berga-maschi e camuni, de’ piemontesi; e certi vecchi saggi operai che ancora li vedo lavorare: li vedo vivere in un mondo il quale sta già disparendo dalla mia anima come orizzonte in fuga”.Per tali ragioni, in Alta Valle Camo-nica è stato promosso un progetto, ideato dal sindaco di Cerveno Giancarlo Maculotti, incentrato sulla figura dello scrittore: 44 pannelli in esposizione, un concorso letterario, materiale didattico per le scuole e, infine, un convegno a Edolo che ha connotato il secondo weekend di “Del Bene e del Bello”.L’infanzia e la prima giovinezza di Gadda sono caratterizzate da una

serie di eventi traumatici che segne-ranno in modo ossessivo la sua pro-duzione artistica: la guerra è uno di questi eventi. Richiamato alle armi negli Alpini, Gadda combatte sul Tonale, sull’Adamello e nel Carso.Durante il convegno di sabato 8 ottobre sono intervenuti alcuni dei principali esperti e studiosi dell’au-tore: Pietro Gibellini, Claudio Vela, Luciano Cenati, Elisabetta Carta e Pierangelo Ferrari. La Prima Guerra Mondiale ebbe un impatto notevole sugli scrittori del '900: “Gadda è un pensatore esi-stenziale - ha sottolineato Gibellini - un autore dal vigile sentimento mo-rale e dalla sensibilità sociale. Una sensibilità che dipende dal modo con cui guardiamo i nostri simili e soprattutto i più umili. La letteratura di Gadda, e più in generale quella di qualità, ci interessa perchè ha a che fare con la vita. Il corpo degli Alpini ha fatto la guerra detestando la guerra ed avendo una profonda vocazione per la pace. Nella cultura degli Alpini infatti non c’è esaltazio-ne della guerra.”Vela propone una sintesi della biografia e della produzione di Gadda, come scrive in “Per favore lasciatemi nell’ombra. Interviste 1950-1972”: “la guerra è rimasta una sanguinosa delusione che ha intaccato il suo idealismo. La piaga di Caporetto, ad esempio, non si è ancora rimarginata, e a ogni fine

ottobre Gadda è più cupo del solito, il do-lore e il lutto si perpetua-no…”.La rievoca-zione della guerra, gra-

vemente patita sulla propria pelle, è uno dei temi fondamentali di Gad-da: lo si evince ancora dal “Giornale di Guerra e di prigionia”, diario cro-nachistico della tragedia europea. Quando lo scrive, l’autore ha tra i 21 e i 26 anni, periodo che trascorre indossando la divisa di granatiere e poi di alpino. Gadda scrive di getto, in condizioni talvolta precarie. L’au-tore, sostiene Cenati: “si assume l’intera responsabilità del suo inter-ventismo militare…articola ragioni e irragioni della sua guerra…”.Gadda parla di ciò che la guerra produce sul suo corpo, dei dolori viscerali che esprimono in modo psicosomatico la sua emotività, la contraddizione fra l’interventismo, il desiderio razionale di partecipazio-ne e l’irrazionalità, l’impossibilità di comprendere la guerra: “la guerra si accanisce contro il corpo - com-menta Elisabetta Carta - e lo modi-fica. Nella prima guerra mondiale ci furono 15 milioni di morti e 20 milioni di feriti e reduci”.Il soldato decapitato che Gadda ritrae nel “Giornale di Guerra e di prigionia” è lui stesso, che meta-foricamente denuncia il non senso guerra in cui non c’è ragione, nè testa.“La buona letteratura - conclude Pierangelo Ferrari - serve alla politi-ca, alla fede, al lavoro, per impedire la deriva che la gestione del potere comporta. Gadda è un antidoto, una medicina. Amo Gadda perché non ha rappresentato i vizi della no-stra nazione. La citazione diretta al popolo camuno in “Eros e Priapo” vuole rivendicare misura, compo-stezza, sobrietà all’io. è ciò che vor-rebbe che noi fossimo: un mondo di uomini appassionati, misurati, composti.”

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Gli immigrati alla scoperta del territorio, grazie alla seconda edizione di un progetto che ha come scopo la valorizzazione del patrimonio artistico e l’integrazione culturale.

Arte: un ponte tra culture

Stefano Malosso

“C hissà cos’è L’Au-stralia”: cos’era l’Australia nella mente di un ca-muno, la notte

prima della partenza? Un enorme mistero. Così come l’Italia, la Valle Camonica è da sempre terra di migranti. Nel corso dei secoli, migliaia di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case e le proprie famiglie per emigrare all’estero, in paesi che neanche si conoscevano. Un mistero. Così come un mistero erano poi le re-lazioni sociali di questi emigrati, una volta in un paese straniero. Spesso l’integrazione è stata difficile, più general-mente si può dire che non è affatto avvenuta: si era stranieri in una terra lontana.“Per un italiano all’e-stero, il pane aveva sette croste” sento spesso dire da mia nonna quando ricorda i suoi anni di lavoro in Svizzera. Abbiamo oggi tante testimonianze di storie di emigrazione; le più recenti le abbiamo lette nei volumi “Nell’incavo di queste mani. Storie e racconti di gente camuna” e in “Oltreconfine. Frammenti di emigrazione camuna”, fresco di stampa. La storia sembra ciclica, e oggi tutta l’Europa sta vivendo questo fenomeno all’inverso, con centinaia di miglia-ia di immigrati che bussano alle sue porte, in cerca di aiuto.

L'Associazione Amici del FAI di Brescia, ideatrice del progetto “Arte: un ponte tra culture”, promosso in collaborazione con il Distretto Culturale di Valle Camonica, la Cooperativa Sociale K-pax Onlus e il Centro Casa Giona - Parrocchia SS. Salvatore, inten-de favorire il dialogo fra culture diverse attraverso un confronto che vede nell’arte, nella cultura locale e nella storia una straordinaria occasione di incontro. Mentre l’edizione passata era centrata sulla scoperta dei siti archeologici di età romana, l’edizione 2011 ha aperto le porte nei giorni di sabato 15 e dome-nica 16 ottobre al mondo dei musei camuni, con un programma di visite guidate in lingua all’interno di due importanti pilastri del Sistema Musei di Valle Camonica: la Casa Museo di Cerveno e il Museo Ca-muno di Breno.

Il patrimonio artistico della Valle Camonica gioca il ruolo fondamentale di essere lo strumento di col-legamento fra i popoli, l’occasione di incontro e di discussione attorno alle rispettive culture e le diver-se identità che si affacciano così le une alle altre, alla ricerca di punti di contatto e di comprensione reci-proca. Protagonisti di “Arte: un ponte tra culture” sono dunque gli immigrati presenti sul territorio, che entrano in contatto con il patrimonio artistico locale grazie ad un programma di visite tenute da guide specializzate in lingua italiana, albanese, araba, francese, inglese, rumena, russa e spagnola. Grandi gruppi di stranieri hanno partecipato agli appunta-menti, seguendo i percorsi artistici e storici, aprendo il proprio interesse e la propria curiosità alla tradizio-ne della Valle Camonica, dimostrando l’attualità di “Arte: un ponte tra culture”. A suggellare l’edizione di quest’anno con una serata di musica e di scambio umano è stato il concerto dei gruppi musicali Kurghi Newsound e Respirazione Continua, che nella serata di sabato hanno animato il week-end locale al batti-to della musica multietnica. “Chissà cos’è l’Italia.”E nella mente iniziano a prendere forma dei pensieri, dentro i luoghi che raccontano storie di gente pas-sata da qua.

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Durante le settimane “Del Bene e del Bello” il Distretto Culturale e la cooperativa “Il Leggio” hanno organizzato due seminari residenziali per far scoprire il potenziale della Valle Camonica a insegnanti e operatori del turismo scolastico.

La Valle Camonicain cattedra

Maura Serioli

l turismo di un territorio si diffonde anche tra i banchi di scuola. Una consapevolezza radicata per la Valle Camonica, da sempre nel cuore e nei ricordi di schiere di ex studenti, ai quali almeno una volta nella vita è capitato di visitarla per le incisioni rupestri. E sebbene le rocce incise siano senza dubbio il bene più prezioso e distintivo, questo territorio ha

molto altro da offrire e da condividere con l'esterno. è il principio alla base degli interventi di sviluppo turistico promossi dal Distretto Culturale con il progetto di rilancio turistico “Valle Camonica - La Valle dei Segni”. E così, per coinvolgere gli studenti nella visita di parchi, musei e bellezze storiche e artistiche della Valle, il Distretto Culturale - coadiuvato dalla Cooperati-va Sociale “Il Leggio” di Ceto - riporta professori e dirigenti scolastici sui banchi di scuola. Perché per potere insegnare qualcosa bisogna prima conoscerlo e amarlo. Nasce in questo modo una delle numerose iniziative di “Del Bene e del Bello” dedicate al rapporto tra scuola e territorio. Nel corso di due fine settimana (quello del 30 settembre, 1 e 2 ottobre e quel-lo del 21, 22 e 23 ottobre) sono stati organizzati due seminari residenziali aperti a dirigenti scolastici, insegnanti e operatori del turismo scolastico, accolti dai rappresentanti delle istituzioni coinvolte. Una full immersion che ha permesso a una cinquantina di insegnanti, sia italiani che stranieri, di scoprire i tanti tesori che rendono la Valle Camonica un territorio da scoprire. Non solo incisioni rupestri, quindi, ma anche le testimonianze di epoca romana, gli edifici medievali, le pievi e i borghi, i cicli pittorici e la scultura lignea, la civiltà del ferro e quella contadina, l'archeologia indu-striale e le centrali idroelettriche, fino ad arrivare alle bellezze naturalistiche e alla maestosità dei complessi montuosi. Due week-end e un obiettivo: incrementare le visite e i soggiorni scolastici facendo innamorare i visitatori della Valle Camonica.

IL WEEK-END DELLA SCUOLA (21, 22 e 23 ottobre)

Le altre iniziative di “Del Bene e del Bello” dedicate al rapporto scuola-territorio

Territorio reale, territori possibili. Progetto presentato dal Liceo Camillo Golgi di Breno, per fornire agli studenti strumenti per indagare e comprendere la realtà ambientale e storico-culturale della Valle Camonica.Toponimi. Presentazione del sito, un dvd e tanti strumenti realizzati dai ragazzi delle scuole della valle, che hanno censito i toponimi del territorio studiandone etimologie, storie e leggende.La giornata a pieni polmoni. L'istituto comprensivo di Berzo Inferiore protagonista di un progetto di sensibilizzazione ambientale con una visita al Parco dell'Adamello.Raduno delle bande musicali della Valle Camonica. L'Unione Bande Musicali di Valle Camonica organizza alle Terme di Boario un grande raduno con esibizioni dal vivo.La Valle Camonica nella voce dei suoi laureati. La Fondazione Annunciata Cocchetti di Cemmo premia come ogni anno le tesi di laurea aventi per oggetto la Valle Camonica.

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dalle scuole in visita potendo nello stesso luogo compiere alcune sco-perte sui tavoli e attraverso gli equi-paggiamenti e le macchine inventate ad hoc per prima immagi-nare e poi comprendere magneti-smo, elettromagnetismo ed elettrostatica; esser colti di sorpresa dalla pregnanza e pienezza delle pa-role e della voce dei testimoni della costruzione del sistema idroelettrico camuno; godere della spettacolarità dei fenomeni naturali, e altro ancora. Il suo lavoro di guida è prezioso quanto è importante avere qualcuno che ci introduce in un mondo nuovo da esplorare con le nostre gambe e la nostra testa ma sorretti dalle giu-ste istruzioni per l'uso o dotati del punto di osservazione più efficace. Daniela ha quarant'anni, una fami-glia e coltiva ogni giorno l'inten-zione di fare della cultura materiale valliva la materia prima del suo me-stiere, facendo crescere insieme la sua formazione e il suo amore per la terra natia.

Capita nei musei: le cose stanno, esposte e nominate con dovizia, le macchine son ferme, i magli tacciono, gli utensili non incontrano mani abili da troppo tempo, i giochi giacciono inermi, i costumi sopravvivono.L'inerzia che s'avverte traduce forse in modo troppo diretto la quantità di tempo che i musei riescono a condensare e il dovuto rispetto che ciascuno di noi riserva alla grande capacità di memoria di un museo. Succede anche però, nei musei di Valle Camonica, che la cultura preservata venga continuamente

interrogata, venga coltivata, venga messa nelle mani dei figli. Per far questo accade che - per raccogliere e trasmettere la cultura materiale valliva - si stia dentro i musei quanto fuori dai musei, alla ricerca del giusto testimone foriero di storie di luoghi e di tempi ormai cancellati; si osservi per lungo tempo una macchina che ancora funziona e le mani che ancora la fanno macinare; si cerchi di condurre sguardi estranei ma lucidi dentro il nostro modo di abitare, nelle nostre case di ieri e di oggi; si decida di raccogliere in un unico spazio immateriale il sapere immateriale della Valle con l'intenzione di trasformarlo in un cantastorie. Vorremmo raccontarvi questo lavorio, e mostrarvi come spesso stia in mani muliebri, o almeno come vi sia grande scambio tra il piacere di custodire e allevare un sapere e quel che insieme stiamo facendo.

Donne al lavoro per la raccolta e la restituzione della cultura. I progetti del Sistema Musei di Valle Camonica si dipanano lungo un filo “rosa”, che unisce storie e testimonianze. Come leggerete nelle prossime pagine.

Elena TurettiResponsabile Sistema Musei di Valle Camonica

Women at work

DANIELA LAVORAIN CENTRALEDaniela lavora in centrale, la vecchia centrale della SEB - Società Elet-trica Bresciana - oggi Museo dell'e-nergia idroelettrica della Valle Camonica - un imponente edificio realizzato tra il 1909 e il 1910 su pro-getto dell’ing. Egidio Dabbeni di Brescia per sfruttare la caduta delle acque derivate in comune di Ma-lonno sul versante orografico destro del fiume Oglio.

La centrale in pen-sione - è rimasta in attività dal 1910 al 1962 - è oggi luogo di loisir e di apprendimento per conoscere tutti i segreti dell’acqua lungo un tra-gitto punteggiato di scoperte e di ri-velazioni inevidenti sull’energia e sulle

sue trasmutazioni.  Il Musil oltre ad essere un manifesto vivente di quel particolare statuto della materia che la riconosce come risorsa è anche una sorta di riserva che protegge e racconta la cultura del lavoro rispetto ad un orizzonte talmente ampio da comprendere la capacità di compiere un lavoro, la fatica di un lavoro, i diritti dei lavora-tori, i contesti sociali in cui il lavoro si è espresso...Daniela si adopera perché questo approccio possa essere compreso

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1919

Mulino di Bienno, Valgrigna. Uno dei vecchi mulini del paese è stato progettato e restaurato per diventare un museo et-nografico. Al piano superiore si trova una ricostruzione della tipica abitazione rurale

camuna, ricca di mobili d’epoca e oggetti di lavoro e vita quotidiana. Con un percorso guidato viene spiega-ta la storia della molitura fin dalle sue origini. Al piano inferiore campeggia un mulino del ‘600, ancora perfet-tamente funzionante, che i visitatori possono vedere al lavoro. Alle pareti una serie di pannelli didattici illustra i vari processi di lavorazione della farina.“Qui il tempo si è fermato”, recita una scritta intagliata su una tavoletta in legno. Potremmo credere a questa affermazione, se nel mulino trovassimo una guida con-venzionale, di quelle con la tessera identificativa pun-tata al bavero della giacca e che staccano i biglietti. Se questa fosse l’ennesima struttura nata per preservare una testimonianza del passato e cristallizzarla nella me-moria collettiva.Ma non è così. A Bienno troviamo Francesca, la mu-gnaia. Ogni giorno si reca al mulino, lo avvia, e macina mais o grano saraceno da vendere ai suoi clienti. L’uni-ca polvere che troviamo in questo posto non è quella che si deposita sulle cose antiche che giacciono immo-bili a ricordarci un passato che appare tanto lontano anche se si tratta solo di ieri; semmai è il pulviscolo dorato del grano turco che sbuffa dal buratto, il setac-cio, e va a ricoprire ciò che sta intorno con il suo velo leggero. Francesca è anziana, ma ogni giorno, pun-tuale, apre i battenti del museo e inizia a far funzionare il mulino, a compiere un rito. Tira la leva per azionare la ruota ad acqua - lei sa quanta acqua ci vuole - e gli ingranaggi cominciano a girare. Colma il catino azzur-ro di chicchi di mais - lei sa quanto mais ci vuole - e li consegna alle macine che li polverizzano. Controlla il buratto, e continua a sgravare il cassone della farina

che le mole hanno prodotto, mettendola in grossi e pesanti sacchi di cartone. E così di seguito, fino all’ora-rio di chiusura del museo.Francesca ha passato i settant’anni, è in pensione, il suo guadagno è la farina che vende. E c’è da scom-mettere che non ne venda quantitativi smisurati - del resto il vecchio mulino non sarebbe nemmeno in grado di produrne. E poi, come dice lei, oggi vanno tutti a far la spesa al supermercato e la polenta non la cucinano più ogni giorno. Verrebbe da chiedersi per-ché continui a farlo. Risposta semplice: non può farne a meno. Il mulino, quel mulino, sta a Francesca come l’aria sta ai polmoni. Non è una semplice passione, non è un hobby. è la sua vita, lì ci è nata. Prima di lei la mugnaia era sua madre, prima ancora la nonna. Lo sa a memoria quel mulino: tende l’orecchio, e capisce che la catena si è spezzata, anche se sta parlando con qualcuno e la ruota non ha smesso di girare. Tende l’orecchio e sa che deve partire con un altro carico di mais. Lo sa perché lo ha fatto migliaia di volte, perché quei suoni le appartengono da sempre e da prima an-cora di sempre.A questo punto il visitatore aguzza la vista e inizia a vedere oltre i pannelli didattici, al di là dei faretti messi a bella guisa per illuminare le parti del mulino. Arriva l’amica della signora Francesca che, cascasse il mondo, ogni giorno alle 10 le porta il caffè; arrivano il marito e il nipotino che a ridosso del mezzogiorno vengono a prenderla per il pranzo. Ecco allora che si vedono i rat-toppi del mulino, praticati da Francesca e dalle gene-razioni prima di lei per farlo funzionare meglio; si vedo-no i calendari segnati e i ricordi tristi; si vedono i turisti che ogni anno tornano a comprare la farina e a salutare la signora. Si vede che questo posto è solo camuffato da museo, ma è vivo. Qui il tempo non si è fermato per nulla, e Francesca è, oggi come oggi, l’unico nume tutelare possibile del mulino.

Maura Serioli

Infanziadella tecnica.

Una vitanel mulino

Viaggio nel cuore di un museo che non racchiude

solo macchine e oggetti, ma storie di persone e momenti

vissuti in un unico luogo. Come il mulino di Bienno che

da sempre scandisce la vita della mugnaia Francesca.

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20 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 2011

Stefano MalossoRacconto di Elisa Salvetti

Elisa e Margherita.In viaggio verso noi dueDue donne s'incontrano per raccontarsi.E nonostante le divida più d'una generazione,nella scoperta dell'altra trovano a sorpresa anchese stesse. Continua Memory Talk, progetto di scambio di testimonianze fra giovani e anziani,nel recupero della memoria e del passato.

Elisa e Margherita. Lo stesso paese, due gene-razioni apparentemente così lontane. A Capo di Ponte, grazie al progetto

Memory Talk, una giovane e un’anziana signora s'incontrano, dando vita ad uno scambio cultu-rale e umano che le porta ad aprire le porte della propria vita una all’altra, lasciandola entrare - sempre in punta di piedi, senza fare troppo rumore - e accompa-gnandola nelle stanze della me-moria e dei propri ricordi.Due donne, prima di tutto. Che attraverso il filo del dialogo da una parte, e dell’ascolto dall’al-tra, sembrano intrecciare il rac-conto della condizione femminile in Valle Camonica, lungo i de-cenni che sono scivolati via e che si contano negli sguardi d’intesa tra le due protagoniste dell’in-contro.

Un incontro raro che Elisa Sal-vetti sta elaborando attraverso un racconto personale, del quale vi presentiamo in anteprima un breve estratto.

“Di mio personale nessuno sa niente.”Certo, come inizio può essere scoraggiante (…). Ho cominciato pensando di avere tante do-mande e convinta di trovare tante risposte: un inizio, un per-corso, una meta. Semplice, pen-savo. E invece no. Senza aspettarmelo mi sono tro-vata immersa in una trama fitta, in un groviglio di parole, gesti e sguardi che nascondevano signi-ficati che non avrei mai potuto carpire del tutto.Questa è la cosa più importante di tutte, a ben vedere. Sapere che in fondo non si fa che cer-care, attraverso segni, o meglio,

tracce, di ricostruire qualcosa che comprende Margherita, ma anche me stessa (…). Allora si cerca di raccogliere queste tracce disseminate su diversi sen-tieri, spesso interrotti, fitti, ine-splorati, difficili da seguire fino in fondo. Spesso mi sono dovuta fermare per riconoscere che non ero solo “quella che raccoglieva le interviste”, ma ero traccia io stessa.Ero protagonista della ricerca in tutti i sensi, come Margherita. E in quei sentieri potevo perdermi davvero, seguendo intuizioni che lentamente mi portavano a sco-prire qualcosa di nuovo non solo sul suo passato e presente, ma anche sul mio, sul nostro, su quel passato che abbiamo ripercorso insieme e quelle chiacchierate che abbiamo intrapreso, in due, nell'oggi, mettendo in gioco le nostre esperienze per vedere

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cosa saltava fuori: cos'è la fem-minilità? Nel nostro essere per-sone, è imprescindibile l'esser prima di tutto donne? Cosa com-porta essere donne, ieri e oggi?Ho scoperto che le cose più im-portanti sono quelle che a un primo momento ti lasciano indif-ferente, o ti portano fuori strada, ti deviano dal percorso che ti eri prefissato. Ecco quindi che una frase come quella proposta all'i-nizio diventa chiave di volta, pas-saggio segreto, per una sensazione che si fa largo... la sorpresa.“Nell'indole non l'ho di essere donna di casa, no no no... ho detto a Tommaso: il sacerdote, quando vado a confessarmi, in-vece di dirmi 'dì un Ave Maria' o che, dovrebbe dirmi 'pulisci la casa'! Allora non farei più pec-cati!”Si rimane spiazzati. E si sorride.

Ci si ritrova incapaci di mettere ordine e ricomporre il puzzle che già si stava per finire perché quel pezzo sembra non incastrarsi da nessuna parte. (…)Mi piace pensare non tanto a una raccolta di interviste, quanto a una ricerca comune che ci ha coinvolte insieme, me e Marghe-rita, e che di certo non può dirsi conclusa. Continua con noi, con le nostre vite, e continuerà anche oltre. Un viaggio dove ciò che conta non è tanto la meta, ma il percorso stesso, non il cosa viene raccontato, il contenuto, ma il come, il modo in cui viene rac-contato. A pensarci bene, è pro-prio per questo motivo che è un'esperienza che può cambiarci davvero, in qualche modo. Ascol-tare e avvertire, a ogni passo, la cultura, l'ironia, ma anche la mancanza d'ingenuità e la riser-vatezza di Margherita, non è da

considerare elemento di disturbo al raggiungimento dell'obiettivo, di una presunta verità: niente dev'essere trascurato, né la fa-tica, né la delusione, né lo scon-forto di entrare in un vicolo cieco, perché ogni sensazione, ogni abbaglio, diventa non sot-tofondo, non cornice né ostacolo della ricerca, ma protagonista, oggetto stesso dell'indagine. Per arrivare a scoprire non tanto come effettivamente era questo fantomatico passato, ma come questo groviglio di esperienze è ricostruito, creato e vissuto concretamente, ogni singolo giorno, da Margherita come da tutti noi.

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Immateriale come una nuvola. Come una nuvola che muta di stato e di forma.Come una nuvola che si sposta, che può anche uscire dalla Valle.Una nuvola che lascia cadere gocce che irrigano il terreno,la Valle.Una nuvola fatta di stratisedimentati nel tempo.Questi sono i concetti chiaveche hanno guidato lo sviluppodel marchio per l’Archiviodel Patrimonio Immaterialedi Valle Camonica.Il segno è una nuvola stilizzata, composta da linee che in alcuni punti si toccano e si fondono.Con spessori di linee via via più sottili si ottengono tre ulteriori varianti del segno base con differenti effetti di rarefazione.Al segno è accostato il lettering “maraèa”,in dialetto “meraviglia”,la parola è rarefatta,le lettere sono piccole e molto distanziate, quasi dei puntiche creano un orizzonte visivodal quale si alza la nuvola.Il colore del segno è verde scuro, accostato al lettering nero.

Elena TurettiResponsabile Sistema Musei di Valle Camonica

i saperi immaterialimaraèa

I saperi immateriali espressi dalla Valle Camonica tro-vano ora uno spazio che li ospita e nel tempo li raccon-terà. Quali saperi? I saperi tecnici, le tecniche di produzione, le materie prime impiegate e i processi produttivi, i sa-

peri della natura, la saggezza ecologica tradizionale, i si-stemi curativi e la farmacopea, la magia, le cosmogonie, i proverbi, le leggende, le canzoni epiche, le poesie, le pre-ghiere, le canzoni, le musiche, i balli, il teatro, tutte le forme tradizionali dello spettacolo di  piazza, della panto-mima, dei cantastorie, i riti di culto, i riti del passaggio, i ri-tuali di nascita, di cerimonia nuziale e di funerale, i giuramenti di fedeltà, i sistemi legislativi tradizionali, i gio-chi e gli sport tradizionali, le cerimonie rituali della paren-tela, le tradizioni culinarie, le cerimonie stagionali e altro ancora. Immateriali perché in gran parte narrati, e randagi, senza fissa dimora, affidati alla memoria di alcuni testimoni d'ec-cezione; di difficile riproduzione, talvolta estinti o così re-moti da essere quasi completamente usciti dall'immaginario comune; o espressione subitanea di un sentito troppo vicino a noi, d'oggi, per essere decodifi-cato. Maraèa innanzitutto raccoglie, e per raccogliere si è ri-dotto a magnete atto a far convergere in un sol luogo il la-voro di molti, compiuto in tempi e condizioni diversissime e da lì in poi garantirne la sopravvivenza; capirne la portata e progettarne il racconto. Maraèa racconta e racconterà, il sapere immateriale deve essere documentato, studiato ma anche e soprattutto tra-smesso, necessita per sua natura di rappresentazione, di reificazione per assumere la consistenza di una canzone ancora oggi ascoltabile, di un manufatto riproducibile che da reliquia torna ad essere oggetto d'uso, di un rito signifi-cante per la comunità che lo vive, di un odore sapiente-mente ricostruito, passo a passo, a suon di dettagli. Si chiama maraèa, maraeà è un suono che sta tutto nella grande abbondanza di vocali che codesta parola porta con sé, un suono che sta a ricordare che di oralità soprat-tutto, si parla.Maraèa è meraviglia, e svela il carattere molteplice delle espressioni raccolte, lo stupore provato di fronte alla loro ricchezza, alla loro diversità. Maraeà è un spazio on air, è uno spazio aperto,è uno spazio di condivisione di saperi che vorremmo far ri-vivere, vorrebbe divenire un raffinato cantastorie e tra qualche tempo luogo in cui ritrovare un pezzo di noi stessi. Maraèa ha un segno con cui identificarsi, la nuvola.Mi vengono in mente le parole di un ostinato quanto astuto giardiniere Gilles Clément che nel suo “Elogio delle vagabonde”, le piante vagabonde, dice: “Se mietessimo le nuvole resteremmo sorpresi di raccogliere impondera-bili semi mischiati di loess, le polveri fertili. Già in cielo si disegnano paesaggi imprevedibili”. Cercate la nuvola per trovare i luoghi e le occasioni in cui la cultura immateriale della Valle è oggetto di attenzione; ricordatevi di cercare il sapere immateriale vallivo all'indirizzo www.maraea.it, si trasferisce lì dalla fine di novembre 2011 in poi.

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Casa dolce casa

“Casa dolce casa” è il nuovo progetto del sistema dei musei di Valle Camoni-ca, l'intenzione è riaprire le danze e dopo “le cose e il paesaggio” affidare ancora una volta a mani esperte e sguardi affilati la cultura materiale valliva.A determinarne l'avvio un incipit, di cui pubblichiamo a seguire un estratto, quasi una necessità che invita ciascun videomaker ad occuparsi delle dimo-

re alpine, delle suppellettili di casa, della vita domestica, di quella particolare commistione di intimità e comfort che è propria della stanze del vivere quotidiano. E' un progetto di ricerca e di formazione insieme, poiché il bando appena pubblicato, porte-rà 15 videomaker under 40, selezionati a curriculum da una commissione di rilievo, a condivi-dere un percorso di progettazione del proprio documentario all'interno di un laboratorio ideato in collaborazione con Lab80 di Bergamo.Si è pensato al laboratorio come ad un'occasione di scambio con registi d'esperienza, di scavo e di analisi critica del tema, di conoscenza di repertori video originali, di sviluppo delle capacità progettuali applicate da un produzione specifica, il film documentario.Al termine del laboratorio, la presentazione alla commissione di un teaser determinerà la scelta e la premiazione dei tre progetti meritevoli di essere realizzati, prodotti e distribuiti. L'auspicio è che attraverso gli occhi di questi giovani videomaker possiamo godere della fe-licità di un stanza ben tornita e della gravità di un muro ben costruito, riconoscere l'assoluta necessità di un utensile, rivivere la gioia del convivio, riavvertire il tempo delle piccole cose di ogni giorno.

Elena TurettiResponsabile Sistema Musei di Valle Camonica

Un bando per videomaker, lanciato dal Sistema Musei, sul tema delle “dimore alpine, delle suppellettili di casa, della vita domestica e di quella particolare commistione fra comfort e intimità.”Per tutte le informazioni, www.museidivallecamonica.it, sezione “eventi”.

La porta di casa era sempre aperta. Varcarne la so-glia è ben altra cosa. Avvertire della propria presenza, sincerarsi della pre-senza della padrona di casa, essere accolti dall'afro-re della vita vissuta in quelle stanze, entrare, invi-schiarsi e immischiarsi con quel mondo confinato, comparire nell'orizzonte visivo di chi c'è e porsi piedi a terra in quel cerchio invisibile ma potente in cui si avverte il calore di corpi simili per distinguervi calma e affanno, felicità e mestizia. Varcata la soglia si appartiene a quel mondo.

La casa è il luogo della vita intima, è il luogo della convivialità elettiva, è il luogo in cui la famiglia si riu-nisce e celebra la propria alleanza, è il luogo del cor-po che si lava, si cura, si veste, si nutre, si riposa. (….....)La casa è il luogo in cui stare, e stare tra quattro mura che descrivono il confine tra noi e l'alterità di tutto quanto è fuori, spazi perturbanti poiché selvag-gi o troppo abitati. Tale distanza è misura della potenza arcaica delle mura, è diversa in differenti geografie, climi e civiltà e sancisce la distinzione tra famigliare e estraneo,

(heimlich/unheimlich), la separazione tra vita privata e vita pubblica, la divergenza tra esibire e celare. In geografie alpine la casa è anche un rifugio, è un riparo dalla durezza del clima, protegge, salva la vita e la trattiene in infiniti modi diversi, tali da creare un regno a sé che sta tra l'aria libera e l'aria in cattività, che vede mischiarsi bestie da soma e uomini dediti al lavoro diuturno nei campi o nei boschi ed esibisce grande aderenza ai movimenti del sole, all'anda-mento dei venti, all'orientamento dei pendii. (…......)La casa scrigno della vita intima, reca tracce vive dei riti quotidiani e dei gesti d'abitudine, di quanto lo scorrere della vita lascia alle spalle: cataloghi di con-sumi, oggetti reliquie dotati del potere di ricordare, avanzi, scarti, residui e mischianze spontanee di cose, ammennicoli, carabattole, balocchi, macchine, utensili. (…......)La porta di casa è sempre chiusa. Il suono acuto del campanello ridesta dal sonno o dagli intenti del mo-mento e avverte dell'arrivo di un estraneo. Indossata la maschera la porta potrà aprirsi, la figura in contro-luce avanzare e incontrare lo sguardo d'assenso del padrone di casa, la stanza divenire palcoscenico, all'ospite un tazza di caffè e altri racconti.

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“C redo che la cultu-ra per l’Italia sia l’equivalente di quello che i pozzi di petrolio sono

per il Texas. C’è un grande gia-cimento sul quale siamo seduti sopra; la differenza è che i texani i loro pozzi di petrolio li sfruttano come meglio non si potrebbe, noi invece i nostri giacimenti petro-lifero-culturali spesso li lasciamo lì e non li usiamo come sarebbe giusto fare”. Gianni Canova, cri-tico cinematografico, scrittore e Preside della Facoltà di Comu-nicazione, Relazioni Pubbliche e Pubblicità presso l’università IULM di Milano, si trova a suo agio con la cultura della moder-nità, che interroga da anni attra-verso lo sguardo e l’immagine, come a scrutarvi i contemporanei oracoli della nostra epoca. Mi ha dato appuntamento per l’intervista nel suo ufficio mi-lanese, affollato di volumi e di documenti. Conosce già il lavoro della nostra redazione, dopo essere stato ospite della serata di presentazione del preceden-te numero della rivista, ed è già entrato quindi in relazione con

il progetto di Distretto Cultu-rale: “Trovo molto interessante la categoria di Distretto. Indica un’identità territoriale costruita a partire da un sapere condiviso, che coniuga cultura umanistica e cultura scientifica, con la capacità di mettere in rete saperi, culture e percorsi diversi. E’ un concetto che dice molto di più del tanto evocato “radicamento sul territo-rio”, cosa che mi fa molto paura. Io sono d’accordo con Carmelo Bene quando diceva che le radici servono nella misura in cui ti con-sentono di allontanarti da esse, per far crescere la pianta: le radici non servono per stare lì, ma per andare altrove. Devi averle, certo, ma da lì devi crescere. L’idea di un Distretto che metta in connes-sione, che faccia dialogare, che congiunga le ricchezze e le forze dinamicamente attive in una certa area mi sembra interessante”. Un’area che, gli ricordo, sta alla periferia non solo della città, ma della provincia stessa; un territo-rio sul quale fare della cultura e della comunicazione comporta notevoli criticità. “Io non cre-do che voi siate ai margini” mi risponde mentre con un gesto

della mano sembra disegnarli nell’aria, questi margini tutti men-tali. “La Valle Camonica è uno dei siti in cui gli esseri umani si sono insediati millenni fa, e quindi questo è un sito centrale, tutt’al-tro che marginale. Vede, a mio avviso la grandezza della società multimediale è che non esistono più centro e periferia: questi sono paradigmi vecchi, novecenteschi. Alto/basso, vero/falso, centrale/marginale. Sono categorie che non servono più a niente e salta-no per aria: tutto circola, e quindi stiamo dentro il grande circolo ermeneutico di una comunicazio-ne dove il centro non esiste più. Per fortuna”. Canova trova nella nostra epoca un fulcro di cambiamenti e nuove vie percorse dalla comunicazione, che vedono nelle nuove genera-zioni i portavoce del futuro del paese: “I guru della comunicazio-ne tradizionale vedono con gran-de diffidenza ciò che i giovani stanno costruendo oggi, perché in qualche modo difendono un vecchio modello di comunicazio-ne dove uno parla a tutti, mentre invece le forme di comunicazione che stanno crescendo dal basso

Stefano Malosso

Per un ritornodella parolaQuali sfide deve affrontare oggi la cultura? Ne parla il critico cinematografico Gianni Canova, che nei mesi scorsi ha presentato il secondo numero di Tam Tame ha conosciuto da vicino il Distretto Culturale.

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e che vedono comunità giova-nili protagoniste sono forme di comunicazione in cui la comuni-cazione è qualcosa che circola, e non va da me a te, o da me a tan-ti, ma circola fra i tanti, e questa è un’idea di una comunicazione liquida, che transita, che non tra-smette ordini, ma veicola in modo virale suggestioni, provocazioni, emozioni, menzogne”. Il cinema è uno strumento in questo senso molto potente: ha mutato il nostro modo di guarda-re aprendo vasti dirupi attorno ai concetti di vero e falso (lancio un piccolo sasso nel dirupo per son-darne la profondità, ma non rie-sco a udire traccia del suo impat-to sul fondo; caduta senza fine). “Sono ogni volta stupito di notare come la maggior parte delle persone veda l’immagine come la portatrice di verità. “L’ho visto in televisione, quindi è vero”: lo diceva mia nonna. Le immagini mentono ma chi lo dice mente, perché c’è una doppiezza costitu-tiva dell’immagine, che non può che dire la verità perché conserva in sé un’impronta del mondo che l’ha generata, ma non può allo stesso tempo che mentire, perché

è sempre frutto del punto di vista di chi l’ha generata”.Guardare un film oggi è un’ar-te divinatoria complessa; il suo processo richiede di sezionare i frame cinematografici uno ad uno con la meticolosità di un chirur-go, di rivoltarne i metri e metri di viscere di celluloide arrotolata su se stessa, di decifrare i riflessi di luce ed ombra in essi imprigio-nati, incastonati per sempre nei volti scolpiti delle star. Ma forse le nuove frontiere della comuni-cazione stanno battendo nuove strade. “Oggi io vedo il ritorno, piuttosto imprevisto, della parola. Trovo che la radio e i blog siano oggi dei mezzi potenti. E a pen-sarci bene a cosa serve in fondo il telefonino che tutti abbiamo in tasca? Lo usiamo per verbalizza-re continuamente la nostra vita: è come se tutto fosse un lungo romanzo. Poco tempo fa, mi capi-tava spesso di uscire a correre alle sette del mattino, e vedevo incre-dulo intorno a me la gente che già se ne stava attaccata al telefonino, che parlava in continuazione già a quell’orario. A chi parlavano? Cosa dicevano? Trovo fantastico questo ritorno alla parola”.

Sorride gentilmente; forse nel suo interminabile rovistare le immagi-ni nell’oscurità della sala cinema-tografica, nel preciso istante in cui la pellicola è ormai terminata e ricomincia inevitabilmente a scor-rere il nastro della nostra esisten-za, ha trovato la soluzione, il se-greto che tutti rincorriamo. Sono ormai le quattro, ci congediamo con un cortese saluto e infine mi confessa: “La cultura è una cosa straordinariamente piacevole e divertente, che non ha nulla a che fare con la noia: è colpa dei tradizionali ceti culturali italiani se si è diffusa questa idea distorta. Tocca a voi provare a corregger-la, e credo che i nuovi linguaggi multimediali ci aiutino nella sfida imprescindibile del far provare a tutti che la cultura è anche diver-tente. E ci aiuta a vivere meglio”.

Il Laboratorio di Comunicazione intervista Gianni Canova.

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Una trasmissione di sei puntate per raccontare i progetti, ma non solo, del Distretto Culturale. Interamente realizzata dal nostro Laboratorio di comunicazione: un'avventura multimediale che ha riscosso grande successo.

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“Tam Tam, si gira”:il Distretto in tv

Un banco di prova tosto: prendere in mano una telecamera per la prima volta e trovarsi a realizza-re uno speciale televisivo.

Commettere tutti gli errori possi-bili: coi microfoni, le luci e il fuoco. Ammaccare cavalletti. Litigare col programma di montaggio. E anche sfinire ogni volta lo staff di Officine Video, il nostro “malaugurato” angelo custode di quest'avventu-ra. Per quanto ne abbiano a dire i nostri detrattori, per noi “sperimen-tatori” è un gran traguardo, soprat-tutto se a dimostrarcelo è un guru della comunicazione come Gianni Canova, che ha molto apprezzato il risultato di questo lavoro.

Abbiamo cercato di comunicare con i nostri filmati un meccanismo complicato come il Distretto Culturale, di chiamare in causa i personaggi della cultura transitati in Valle, e dare volto e voce ai giovani che come noi stanno cercando di trovare la propria strada. Le sei puntate di “Tam Tam, si gira” sono andate in onda sull'emittente Teleboario da febbraio a luglio del 2011, e sul canale Internet Vimeo sono state viste da più di 1500 utenti. Qui vi proponiamo la nostra “antologia”. Ma vi ricordiamo che le troverete tutte sul sito vallecamonicacultura.it.

Maura Serioli1. La sigla animata di “Tam Tam, si gira”, realizzata per noi da Nicola Ballarini e Silvano Richini

2. “Verso l'Europa”, un servizio sull'esperienza di alcuni giovani camuni all'estero per studio o per lavoro

3. “aperto_lab”: tappa conclusiva della rassegna 2010 di arte contemporanea del Distretto Culturale

4. Gli immigrati in Valle Camonica alla scoperta del nostro patrimonio grazie ad “Arte: un ponte tra culture”

8. Con il cartoon “Camuni” di Bruno Bozzetto il Distretto Culturale riceve il Premio della Giuria “La P.A. che si vede” dal Ministero della Pubblica

Amministrazione e dell'Innovazione

7. Intervista a Ascanio Celestini, ospi-te del Festival Abbracciamondo, contro i razzismi e le superficialità quotidiane

5. “Memory Talk”: il dialogo tra generazioni diventa un corto in stop motion realizzato dalla premiata ditta Nicola Ballarini-Silvano Richini, coadiuvati dalla nostra redazione

6. I musei (e le nostre telecamere) entrano nelle scuole elementari con i laboratori didattici “Esploratòri”

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Le speranze per il futuro di una generazione “affamata e folle”.

Eletta FlocchiniResponsabile della Comunicazione del Distretto Culturale di Valle Camonica

I giovani delDistretto Culturale:scommettiamo chece la faremo?

I volti che vedete in queste foto sono dei ragazzi (oltre un centinaio in totale) che a vario titolo hanno collabo-rato con il Distretto Culturale di Valle Camonica. Chi per qualche ora e chi per quasi tre anni. Con passione, curiosità e molte domande sul futuro. Il Distretto Cultu-

rale ha fornito nella sua triennale durata, ormai giunta al termine, strumenti e opportunità di crescita e formazione. Adesso tocca a loro camminare con le proprie gambe e affacciarsi verso nuovi progetti. L’aria che tira nel mondo del lavoro magari non sarà incoraggiante. Ma è venuto il momento di misurarsi davvero con l’esterno, far conto sul-le proprie forze e individuare strade da percorrere. è la scommessa che stanno affrontando molti giovani italiani, in una situazione di grave crisi economica e scarse oppor-tunità occupazionali. Per affrontarla, ci vogliono tenacia, coraggio e molta pazienza. Come leggerete nelle prossi-me pagine.

speciale

Anna Raffetti

Memory Talk

Igor Verdozziaperto_2011

Sara Polonioli

Scuola dell'Andare

Sara BassiMemory Talk

Silvia Tottoli

Memory Talk

Elisa Martinelli

Staff tecnico

Daniela ForzaniniTurismo

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LUCA GIARELLILa leggenda di Carlo Magnonel cuore delle AlpiHa collaborato con il Distretto con il progetto “START! Stai con l’arte” nel 2009; nel 2010, per il percorso “La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi” e nel 2011 per la raccolta di testimonianze “Memory Talk”. “Collaborare con il Distretto è stato non solo occasione di crescita formativa e professionale, ma anche umana, di arricchimento individuale. In questi anni il Distretto ha avuto l’importante funzione di catalizzatore per i giovani e di traino per idee e progetti che altrimenti non avrebbero avuto possibilità di essere sviluppati. Sono convinto che la Valle Camonica, con la sua storia e le sue ricchezze naturali, rappresenti un argomento di interesse per chiunque abbia l’opportunità e la sensibilità di conoscerla, soprattutto per i giovani. Il Distretto mi ha permesso di portare un piccolo contributo in questo grande progetto. Un’occasione unica, che meritava solo di essere colta”.

SARA POLONIOLIScuola dell’andare“Ascolta, senti e cammina. Solo così potrai vedere mondi possibili e luce nei tuoi occhi”. Per Sara è questa la Scuola dell’Andare, il progetto del Distretto che invita a vivere la Valle Camonica attraverso le sensazioni e l’intensità che il territorio sprigiona. Il suo ruolo nel gruppo è quello di realizzare con tecnica ad acquarello le mappe e le cartine che finiranno sull’agenda del viandante: una guida evocativa delle emozioni del visitatore che si appresta a compiere i percorsi proposti. Un compito perfetto, per una creatività incontenibile come quella di Sara, che sta lavorando sodo e senza tregua per un futuro “nel mondo dell’arte e per l’arte”. Quest’esperienza le ha portato una nuova competenza e un gruppo di amici che condividono con lei un profondissimo amore per la Valle Camonica.

GISELLA MARTINAZZOLIStaff tecnicoDa Milano, dove si è laureata in architettura, è tornata in Valle Camonica, trovando nel Distretto Culturale l’opportunità di lavorare sul suo territorio. Qui si è trovata ad operare in un ambiente caratterizzato da un’atmosfera quasi familiare, diverso da quello sperimentato nelle precedenti esperienze lavorative: “I ritmi sono flessibili e la gestione dello spazio e dei tempi di lavoro ha uno stile quasi “british”. Nel corso di questa esperienza lavorativa ha svolto compiti molto diversi ed è entrata in contatto con tante realtà tra loro differenti, in una contaminazione continua tra settori, persone e luoghi: “Questo mi ha permesso di acquisire nuove competenze in vari ambiti, approfondendo anche alcuni aspetti che saranno utili per il mio lavoro, per esempio ciò che è legato alla dimensione burocratica ed amministrativa di alcuni progetti”. Non si tratta però di conoscenze solo teoriche: “Ho avuto modo di mettermi direttamente in gioco e di tornare a quella dimensione del fare che è parte essenziale del mestiere di architetto.” Gisella ha potuto sperimentare e fare proprio un approccio di lavoro dinamico, legato alla dimensione più artigianale della sua professione.

CLAUDIA COMELLAStaff tecnicoVarietà e passione: queste le parole chiave che descrivono il suo lavoro nello staff tecnico del Distretto Culturale. La varietà dei progetti e delle attività svolte, le ha permesso di cimentarsi in campi diversi e di arricchire la sua professionalità; poi la passione per il proprio lavoro, la stessa che incontra nelle persone che operano all’interno del Distretto e che lei mette in tutti i progetti che segue. Ogni attività le ha permesso di assorbire nuove conoscenze e acquisire competenze in campi diversi: “Si impara sempre, ma ciò che preferisco è stendere un progetto culturale e seguirlo in tutti i suoi aspetti.” Il lavoro per il Distretto le ha infatti permesso di scoprire nuove realtà e di individuare nuovi ambiti di interesse. Da questa consapevolezza nasce l’idea di poter costruire in futuro occasioni professionali che combacino con la sua attività di architetto. “Mi piacerebbe mantenere le due attività in parallelo riuscendo a coniugare i due aspetti”.Tutto sta ora nel trovare la ricetta giusta.

ELISA MARTINELLIStaff tecnicoIl Distretto Culturale è una parte importante del suo percorso lavorativo: “Attraverso questa esperienza sono diventata più autonoma in alcuni ambiti: ho imparato a seguire un evento in tutte le fasi di realizzazione, dalla sua nascita fino alla conclusione”. Occupandosi prevalentemente delle attività del Sistema Musei, Elisa si muove in un ambiente che le è congeniale, per passione e percorso di studi: “E’ un’opportunità per fare ciò per cui ho studiato nel mio territorio. Durante questo percorso ho incontrato persone con professionalità di alto livello dalla quali ho imparato tanto, grazie anche al rapporto di collaborazione che si è instaurato.” Accanto all’attività del Distretto, Elisa lavora nel settore turistico e ha fondato l’ “Associazione Culturale Proponendo”. Da qui il desiderio di far confluire nel suo lavoro futuro quanto appreso in questi anni. “Il sogno sarebbe poter applicare le conoscenze acquisite mettendo insieme quello che ho imparato lavorando per il Distretto con quella che è la mia attività lavorativa.”

STEFANIA GAIONIStaff tecnicoEntrata da poco in squadra, è stata da subito ben accolta dal gruppo di lavoro: “Mi piacciono l’ambiente e il gruppo, con cui ho legato sin dall’inizio”. Inoltre, lavora in un settore affine alle sue competenze e al suo titolo di studi: si occupa del sito UNESCO e in parte del turismo. Da subito si è confrontata con la gestione di un evento complesso: la presenza del Distretto Culturale alla Mostra Mercato di Bienno e la rilevazione di dati statistici su turismo e cultura in Valle. Supportata dalle ragazze dello staff tecnico, ha toccato con mano ansie, difficoltà e soddisfazioni legate alla gestione di un progetto, cimentandosi direttamente sul campo. E proprio la varietà di compiti in cui è impegnata è per lei l’elemento più stimolante: “Il lato dinamico e la multidisciplinarietà del lavoro che sto svolgendo sono gli aspetti che preferisco”. Il Distretto per Stefania è soprattutto un’opportunità per il futuro: “E’ un occasione per creare una rete di contatti e di rapporti personali e lavorativi.”. Per ora sta investendo tutte le energie in questo progetto, pur sapendo che si tratta di un impiego a termine. E anche se non è certa di cosa accadrà alla fine del percorso, è consapevole di acquisire molti strumenti utili per il futuro.

speciale

Loris Bendotti

Infanzia della tecnica

Stefania GaioniTurismo

Dragan Mihajlovicaperto_2011 Giorgio Lainiaperto_2011

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GIULIA TAMAGNI Osservatorio sul turismoUn corso di laurea in Lingue con indirizzo in giornalismo che sta per concludersi con una tesi sulla vicenda dei rifugiati politici ospitati in Valle Camonica. E poi un grande progetto: quello di specializzarsi in diritti umani e cooperazione internazionale. è questo il futuro che Giulia desidera per sé. Nel suo passato recente una collaborazione con il Distretto le ha permesso di imparare tanto sul territorio in cui vive, preparandola prima di spiccare il volo verso il mondo. Durante l’estate, infatti, ha partecipato a un bando che l’ha portata a Bienno a raccogliere sondaggi tra i visitatori della Mostra Mercato con l’obiettivo di indagare sulla conoscenza del nostro patrimonio culturale. Tra i progetti del Distretto che ha conosciuto, le è restata nel cuore Casa Valiga; per la sua bellezza, certo, ma anche per la splendida idea bohèmien di “dare casa” a tanti giovani artisti.

SARA BASSISistema Musei e Memory talk Sono due i grandi amori che portano Sara a incrociare più volte il suo destino con quello del Distretto: quello per l’etnografia (culmine del suo percorso di formazione), e quello per Cerveno, una comunità che l’ha sempre accolta a braccia aperte, soprattutto ora che ne fa parte a tutti gli effetti. Tutto comincia nel 2006, quando inizia a lavorare per la Casa Museo (oggi una delle realtà più felici del Sistema Museale), e prosegue con progetti come “Nell’incavo di queste mani” e “Memory Talk”. Il filo rosso della memoria, materiale e immateriale, traccia il cammino di Sara, che per il futuro vorrebbe semplicemente continuare su questa strada. Ha molta gratitudine per Anna Bonfadini, fondatrice e direttrice della Casa Museo, e spera che i tanti giovani che ha conosciuto attraverso il Distretto possano continuare ad occuparsi della cultura della Valle, con la stessa passione e tenacia di oggi.

NICOLA BALLARINIComunicazioneL’arte come missione di vita. Nicola Ballarini ha deciso, ormai da anni, che la propria via è questa. Pittura, grafica, animazione: Ballarini è un artista che ama esplorare la vasta gamma di esperimenti e soluzioni del mondo artistico. “Sono entrato in contatto con il Distretto per la realizzazione della copertina del primo numero di Tam Tam. Ho trovato una squadra di persone determinate, e ho capito da subito che sarebbe stata un’esperienza costruttiva e stimolante”. Nei mesi, Nicola lavora per le illustrazioni della rivista, firma la sigla e le grafiche del format televisivo “Tam Tam: si gira”, progetta e realizza il cortometraggio “Memory Talk” utilizzando la tecnica d’animazione dello stop-motion. Un lavoro individuale sì, ma anche di squadra: “il Distretto mi ha dato la possibilità di uscire dalla tradizionale dimensione dell’artista che crea i propri lavori in uno spazio mentale di isolamento rispetto al resto del mondo. Qui ho potuto confrontarmi con uno staff e costruire un percorso creativo a più mani, condiviso con gli altri e ricco di punti di vista”. Un arricchimento che gli servirà anche in futuro per la sua carriera, sempre camminando a piedi nudi negli immaginifici territori dell’arte.

GIORGIO LAINIaperto_2011Il battito della musica risuona in Valle Camonica nelle canzoni dei Fraulein Rottenmeier, gruppo guidato dal front-man Giorgio Laini. Il percorso di Giorgio, dopo la laurea in Arti e Spettacolo allo Stars di Brescia, si è incrociato con quello del Distretto lo scorso anno, quando ha partecipato con una videoinstallazione alla manifestazione aperto_2010. “è stata una grande opportunità per mettermi alla prova con un linguaggio che mi è congeniale e che rappresenta una logica conseguenza ai miei studi. Ma subito è sorta l’esigenza di pormi dall’altra parte della barricata”. Così, durante aperto_2011 abbiamo ritrovato Giorgio all’interno della manifestazione, ma questa volta nella squadra organizzativa, a seguire in particolar modo la comunicazione dell’evento. “E’ stato per me un ulteriore passo verso l’universo-lavoro, con l’acquisizione di nuove competenze e capacità: una sorta di palestra che mi ha arricchito, e che mi sarà utile per aggirarmi all’interno dei complessi meccanismi del mondo del mercato musicale e culturale”.

speciale

Emanuel Montini

aperto_2011

Giulia TamagniOsservatorio sul turismo

Milena Berta

aperto_2011

Stefano BettoniMemory Talk

Gisella Martinazzoli

Staff tecnico

Claudia ComellaStaff tecnico

Scalvinoni Giampaolo

Memory TalkNicola Ballarini

Comunicazione

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30 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 2011

acebook, Twitter, Myspace, Youtube… termini come questi sono ormai diventati di uso comune nel linguaggio degli anni Duemila. Soprattutto tra i più giovani, ovviamente, ma anche in televisione, sui giornali, alla radio e perché no, anche in strada, al bar e al supermercato. La tecnologia del Web 2.0 è infatti entrata “prepotentemente” anche nelle nostre case: fortissima e con un potenziale enorme, proprio perché fa leva sui gusti e sulle passioni della gente e la coinvolge direttamente, agendo sul personale e sulla vita di tutti i giorni.

Ecco perché anche il Distretto Culturale ha aperto su Facebook, il più contestato e nel contempo osannato dei social network, una sua pagina(www.facebook.com/distrettoculturale) che conta ormai quasi 1.200 iscritti.Gli utenti appartengono mediamente alla fascia di età che va dai 24 ai 34 anni e regolarmente ricevono le notizie e gli aggiornamenti postati settimanalmente dal Laboratorio di Comunicazione, interagendo attivamente nella rete con i quasi 10.000 commenti, post e “mi piace” rilevati e partecipando personalmente ai numerosi eventi organizzati dal Distretto.

Chiunque, accedendo alla pagina può rendersi conto della potenza comunicativa di questo strumento: ogni notizia pubblicata sul portale www.vallecamonicacultura.it viene letta in genere da circa 700 utenti di Facebook, il che vuol dire diverse centinaia di lettori in più rispetto ai normali navigatori del sito istituzionale e gli eventi hanno una media di un paio di migliaia di invitati, tra i “fan” del Distretto e i contatti personali degli Amministratori, il che significa una maggiore diffusione divulgativa degli stessi.

Si capisce, dunque, come anche la comunicazione abbia avuto in questo senso una notevole evoluzione e non esiste più quell’informazione tradizionale, passiva. Oggi si parla di un’informazione attiva e reattiva che proprio grazie a Internet ha trovato il mezzo di diffusione ideale e creato quel tipo di interazione che forse cinquant’anni fa nessuno poteva neanche lontanamente immaginare. Di fronte a questa potenza mediatica esistono ovviamente posizioni contrastanti: chi condanna la rete e i social network e chi

li considera invece un importante passo verso un futuro concreto. Difficile dire chi abbia ragione e chi torto. Tuttavia, un utilizzo consapevole e ragionato di questi strumenti non può che giovare, soprattutto a chi si occupa di informazione.

Non è però tutto: sulla pagina Facebook del Distretto Culturale è possibile trovare molto altro: vi sono infatti anche video, raccolte di immagini, discussioni e molte altre applicazioni attraverso le quali il Distretto può promuoversi e promuovere il territorio, indirizzandosi soprattutto ai più giovani, forse i soggetti meno raggiungibili con i media tradizionali ma certamente la più grande risorsa del futuro.

Andrea Richini

Su Facebook il Distretto Culturale diventa 2.0Da sempre attento ad ogni forma di comunicazione, il Distretto Culturale ha fatto proprie le nuove tecnologie lanciandosi su uno dei più famosi e controversi social network, per attirare anche i più giovani.

speciale

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aperto_2011art on the borderpercorso di arte contemporanea

Edolo - Incudine - Monno - Vezza d’Oglio - Vione - Temù - Ponte di Legno

maggio _bando10 giugno_selezione artisti17 giugno - 14 luglio _sopralluoghi artisti14 luglio - 29 luglio _residenze estive30 luglio _primo Openingdal 30 luglio _installazioni visitabilisettembre-ottobre _residenze finali 22 ottobre _A case study22 ottobre _mostra dei lavori a Torre Federici23 ottobre _secondo Opening

L a manifestazione di arte contemporanea aperto_2011 art on the border, dedicata al tema del fare arte al confine, si è

svolta durante l’estate nei sette Co-muni dell’Alta Valle Camonica: Edolo, Monno, Incudine, Vezza d’Oglio, Vione, Temù, Ponte di Legno. Ogni paese ha ospitato un artista, chiamato a dare forma ad un’opera progettata e realizzata sul posto (site specific) e concepita per attivare un dialogo con il luogo e la sua comunità, con i riti e i saperi, le attività antiche e i nuovi comporta-menti. Gli artisti hanno vissuto e la-vorato tre settimane nei paesi, im-mersi in un ambiente per loro com-pletamente nuovo e ricco di sti-moli; provenienti da Torino, Milano, Bergamo, Venezia, hanno avuto la

possibilità di compiere una vera e propria ricerca sul campo e di svi-luppare attività ricche di implica-zioni. Vivere il territorio ha per-messo loro di indagare e riflettere, cercare e selezionare in un am-biente compreso fra tradizione e modernità, scegliendo percorsi anche molto diversi ma comunque rivolti ad esplorare ciò che in esso permane vivo e rielaborabile, (usi, tecniche, materiali, pratiche, riti, consuetudini condivise) per costru-ire ancora tessiture sociali. Ogni intervento, assumendo come elemento di riferimento il legno, è il capitolo di una narrazione collet-tiva, di un racconto strutturato per episodi che, nel suo svolgersi, ap-pare chiaramente una esperienza in divenire. Il legno, risorsa fonda-mentale e allegoria dell’abitare

montano, viene letto nella sua con-sistenza essenziale come elemento organico che, adattandosi e mo-dellandosi, si trasforma all’interno del ciclo naturale della vita e della materia. Il legno, nell’opera degli artisti di aperto, parla della lavora-bilità e della forma modellata, della tecnica artigiana e dei processi in-dustriali, della conservazione e del deperimento, della crescita e della dispersione, della parola e del rac-conto, dell’ingegno e dell’arte, del sacro e dell’immaginario, della casa e dell’abitare. Gli artisti, con linguaggi e forme di-verse, hanno messo in atto un labo-ratorio artistico che racconta per metafore il nostro ambiente, of-frendo forse nuove modalità di let-

Giorgio AzzoniResponsabile dei Progetti Artistici del Distretto Culturale di Valle Camonica e Direttore Artistico di “aperto_”

Patrocini artistici Un progetto di

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tura, profonde riflessioni, ma anche, e soprattutto, domande rife-rite al nostro presente (ricco di pas-sato) e al domani che sapremo co-struire. La via tracciata dal progetto aperto_2011 è quella della respon-sabilità sociale, della partecipa-zione e dell’inclusione, della rela-zione con l’ambiente, con la storia e gli abitanti, con le radici e l’ethos, senza nostalgie retrospettive ma con i piedi posati sul nostro con-traddittorio presente, nel segno dell’arte pubblica.

Al termine delle residenze è stata organizzata una giornata di studio per riflettere sull’esperienza vissuta dagli artisti, attorno all’efficacia e all’incisività degli interventi realiz-zati, al rapporto con il territorio e alle possibilità di aprire una fase di ricerca attraverso gli strumenti dell’arte. La giornata, che ha visto la parteci-pazione di critici, curatori e artisti, ha approfondito i lavori realizzati, per coglierne anche i caratteri non unicamente riconducibili ai valori estetici e per metterne a fuoco gli aspetti legati al processo di svolgi-mento del lavoro, nel complesso sistema di narrazioni storiche, so-ciali e culturali che compone il ca-rattere dei luoghi.L’esperienza di aperto 2011_art on the border è stata trasformata in un caso studio, per leggere le componenti di carattere antropo-logico e sociale interne ai processi artistici e le dinamiche innescate dalla manifestazione e dai suoi at-tori. La modalità partecipativa adottata, con il fine di allentare l’at-teggiamento rigido comune-mente utilizzato per affrontare l’arte contemporanea, ha propo-sto forme di attuazione alterna-tive a quelle del monumento tra-dizionale, rivolte ad identificare nel processo e nel contesto il va-lore sostanziale dell’opera.

Durante l’inverno si svolgeranno i laboratori didattici di aperto_2011 rivolti a studenti della scuola pri-maria e secondaria di primo grado sul tema conduttore del legno, con il compito di approfondire il ciclo vitale delle piante, gli usi e le tecni-che di lavorazione del legno, e la grande tradizione della scultura.

degli altari lignei in Alta Valle. L’obiettivo è coinvolgere i giovani in un per-corso di conoscenza e di esperienza che fornisca loro stimoli e strumenti per affrontare in modo consapevole l’arte storica e quella contemporanea, il proprio ambiente naturale e culturale, e i cicli della vita.

Opere realizzate:Andrea Carettoe Raffaella Spagna_Ponte di Legno località ex TrampolinoMutando Riposa_Larix X Picea_installazione ambientale

Franco Ariaudo_Vione Dòs de le Barbine/S.RemigioLogos tu Stauros_azione/installazione

Andrea Magaraggia_Vezza d’Oglio Torre FedericiApoptosi_sculture in legno e poliuretano

Serena Porrati_Ponte di Legno c/o Bottega Pietro SandriniBelvedere_video installazioneL’impero del sole_bassorilievi in legno

Christian Tripodina_Incudine località Niscle e ComuneMoorschneehuhn_performance/installazione

Chiara Trivelli_Temù c/o Pro Loco e Museo L’Zuf Co de Ros (un Pater Noster e dieci Avemarie)_audioguida Lungo la via Valleriana

Maria Zanchi_Monno prato adiacente al Centro storicoStramadécc_azione/installazione

Cosimo Veneziano _Edolo viale delle StazioneLa fine del mondo e il paese delle meraviglie_ installazione

Giornata di studio – A case study Sabato 22 Ottobre 2011 – Vezza d’Oglio (Bs) Torre Federici

A cura di Chiara Agnello e Matteo LucchettiCon gli artisti residenti di Aperto 2011Andrea Caretto e Raffaella Spagna artisti tutor di Aperto 2011 e le relazioni di Giorgio Azzoni, direttore artistico di Aperto 2011 Ivan Bargna, antropologo visivoDenis Isaia, curatore indipendente e scrittoreMaria Giovanna Mancini, storica dell’arte e curatricee la presenza al dibattito diOrietta Brombin, Stefano Coletto, Noemi Satta, Amministratori dei sette Comuni

aperto©_2011 [fare]arte in valle _art on the border

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Apoptosi è il titolo del lavoro svolto all’interno della residenza di aperto_2011 nel comune di Vezza d’Oglio.Il lavoro (site specific all’interno della Torre Federici) formalizza il potenziale emerso dai sopralluoghi e dalle attività di ricerca svolte in collaborazione con la realtà locale e la sua comunità.Il progetto Apoptosi sviluppa una ricerca sull’oggetto e sulle sue possibili connotazioni e declinazioni a partire da un accumulo di materiale raccolto durante il periodo di residenza.L’apoptosi è un processo fisiologico di morte autodeterminata di alcune cellule, messo in atto da un organismo. E’ una procedura irreversibile e geneticamente determinata, preposta al controllo e alla gestione della singola cellula.Nel processo di realizzazione del lavoro il materiale iniziale è sot-toposto a continue modifiche e contaminazioni fino al raggiungi-mento di uno stadio autonomo in cui non è più possibileaggiungere o togliere alcun elemento.

Andrea Magaraggia

Il progetto a cui ho lavorato in Alta Valle vede come obiettivo la realizzazione di un’audioguida “partecipata”, ovvero un percorso audio costruito attraverso il coinvolgimento della popolazione locale. L’audioguida collega “a mezza costa” i due musei etnogra-fici, quello della Guerra Bianca di Temù e ‘l Zuf di Vione, passando attraverso la strada rurale di Sant’Alessandro, probabile tratto della antica via Valleriana. Il percorso, oltre la funzione didascalica, è teso a rielaborare le memorie locali legate al sistema agro-silvo-pastorale e la memoria storica della Grande Guerra in un tessuto narrativo che conduca l’utente verso uno sguardo critico sulla “memoria dell’ambiente”, sulla complessità sottesa a una comunità, nell’articolarsi di identi-tà e linguaggio.Molte finora le persone coinvolte, in primis la compagnia del Teatro Stabile di Villa Dalegno, protagonista dell’azione performa-tiva “Appunti per un percorso sonoro”, in occasione della prima inaugurazione di aperto_2011, lo scorso 30 luglio.

Chiara Trivelli

Il lavoro nasce dall’incontro di due profonde tradizioni legate al territorio: gli Stramadécc e le rocche. A Monno si diceva: “andia-mo a Stramadécc” per indicare l’incontro ed il chiacchiericcio tra parenti e amici che si teneva nelle stalle durante le serate inver-nali, mentre si lavorava. La rocca in nocciolo, che veniva usata un tempo per filare la lana, racchiude in sè le tradizioni della tessitura e del legno tipiche della comunità. Le nonne del paese narrano di come, un tempo, i fidanzati regalassero alle loro donne queste rocche, tutte decorate in segno d’amore. La rocca, strumento quotidiano di lavoro, diventava così anche simbolo di unione tra le persone. Maria Zanchi incontra queste tradizioni dialogando con il fale-gname, gli esperti di nocciolo, le maestre, il sindaco, gli anziani, i bambini e tutti gli abitanti. Con loro trasforma la piazza di Monno in un laboratorio a cielo aperto in cui costruire rocche monumen-tali. Gli abitanti, incuriositi dal fare collettivo, si sono avvicinati ricreando così l’atmosfera degli stramadécc di un tempo. La piazza è diventata il luogo dell’incontro tra le rocche, le tradizioni e gli abitanti. Da questo dialogo nasce un prato di rocche, segno visibile di una nuova coralità comunitaria. Possono le stalle di un tempo diventare le piazze di oggi?

Maria Zanchi

MONNO: Stramadécc

Il monumento creato sotto la commitenza del comune di Edolo che ha indicato l’area di lavoro, due cedri del libano, parte dall'a-nalisi del fondo fotografico privato Pedrotti con la consulenza del-lo storico locale Antonio Perini e della bibliotecaria Lorenza Zani. Dal fondo fotografico sono state tratte le immagini che descri-vono la storia di Edolo, concentrando la ricerca principalmente sulle architetture, simbolo della stratificazione storica del paese. In collaborazione con la scultrice Milena Berta abbiamo deciso di rispettare l’attuale forma dei cedri, incidendo solo il primo strato, andando a ricreare una colonna coclide. La parte fondamentale del lavoro è la superficie scolpita, non un comune tronco di legno ma un albero vivo.Un monumento in continua mutazione perché vive.

Cosimo Veneziano

TEMU’: Co de Ros

VEZZA D’OGLIO: Apoptosi EDOLO: La fine del mondo e il paese delle meraviglie

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Un’installazione formata da grosse ceppaie di abete rosso e assi grezze di larice prende forma al bordo di un vasto prato, situato in un’area di transizione tra l’abitato di Ponte di Legno e le estese foreste del Parco dell’Adamello. Un bosco di abeti secolari, deno-minato Pecceta di val Sozzine, si affaccia sull’area; l’atmosfera che si percepisce è sia di grande quiete e tranquillità, sia di inquie-tudine e mistero. I materiali utilizzati provengono dal sito stesso ed in un medio lasso di tempo potranno “ritornare in circolo” nel loro ambiente di provenienza. L’installazione ha preso forma gradualmente senza seguire schemi predeterminati, adattandosi alle caratteristiche tecniche e formali dei materiali a disposizione: le ceppaie di abete costituiscono le nuove radici per la costruzio-ne in legno di larice che “crescendo” secondo una successione di piani orizzontali e inclinati, ha dato forma ad una “scultura da abitare”, sulla quale mangiare, dormire, leggere, giocare...

Raffaella Spagna, Andrea Caretto

La mia esperienza di aperto_2011 si è tradotta in un progetto dal titolo Logos tu Stauros.Durante il periodo di residenza, invitato a lavorare sul comune di Vione, la mia attenzione si è incentrata sul Dòs delle Barbine, piccolo promontorio adiacente il paese, presente nell’immagi-nario comune quale meta di esperienze di vita vissuta soprattut-to nell’età adolescenziale, ora abbandonato a se stesso. Sulla cima del dosso in questione si trova una croce metallica in stato avanzato di degrado. Questa ha singolarmente assolto negli anni più la funzione di elemento scenografico che religioso, ma in qualche modo è riuscita a mantenere integro il luogo. Il focus del mio studio è mirato alla sottrazione di tale croce da un luogo che quasi la rigetta, per farla rientrare nella comunità attraverso la trasformazione del suo metallo in oggetti/reliquia distribuiti agli abitanti, i quali diventeranno i custodi di un oggetto testimone al contempo intimo e collettivo.

Franco Ariaudo

Moorschneehuhn è una “cerimonia sonora” con l’obiettivo di stabilire delle relazioni attraverso il rituale, l’aggregazione e la solidarietà tra l’artista, i luoghi e gli abitanti di Incudine.Il cerimoniale come trascrizione delle differenze sociali ha lo scopo di sancire e rafforzare la distanza che separa, in termini di rango, segmenti e soggetti sociali diversi.La ricostruzione di un’antica struttura per ricavare il carbone ha permesso agli stessi abitanti di riconoscere la propria memoria storica. Il suono registrato nei boschi della Valle ha creato un lega-me tra il luogo e le persone tramite l’interazione di alcuni musicisti interessati al progetto. I costumi sono stati una trasposizione materiale del legno che, oltre ad essere l’elemento simbolico della Residenza, è stato trasformato dall’artista in pigmento per dar forma ai costumi indossati dai performers. Le tracce dell’azione verranno conservate e custodite all’interno di uno spazio restando così fruibili a chiunque come ricordo dell’e-sperienza del progetto.

Christian Tripodina

VIONE: Moorsheehuhn

Durante l’esperienza di aperto_2011 credo sia stato importante relazionare l’arte contemporanea all’artigianato e vice versa. Lo scambio di conoscenza, sensibilità e sguardi. Dare e ricevere in un rapporto simbiotico.L’arte contemporanea finalmente abbraccia la materia, la tecnica, la manualità. è come tornare indietro di 200 anni, ma con una nuova consapevolezza. Uno scalpello e una tavola di legno, la dedizione, la precisione, la pazienza, la ripetizione del gesto, sono serviti prima di tutto a ripulirmi gli occhi, la mente, a sentire di nuovo le dita, la mano, i muscoli del corpo e la mia anima mi dicevano grazie.Credo che sia stato importante in questo processo riuscire a sottolineare la cultura del territorio, delle tradizioni che riescono a parlare di vite passate e di generazioni che ci hanno preceduto, ritrovando il legame che ancora ci unisce.Tornare a guardare con occhi incantati il nostro paese ma soprat-tutto le zone periferiche meno imponenti, lontane dalle città e dagli stereotipi, dove ancora tutto è a giusta misura d’uomo e ambiente.

Serena Porrati

VIONE: Logos tu StaurosPONTE DI LEGNO: Mutando Riposa_Larx X Picea

PONTE DI LEGNO: Belvedere e l’Impero del sole

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Seguendo la venadel paesaggioDurante la permanenza degli artisti di aperto_2011 in Valle Camonica, i membri del Comitato Tecnico Scientifico ci hanno raccontato le loro impressioni,in occasione di un sopralluogo fra le opere in divenire.

Una lunga arteria che attra-versa un territorio di 80 km. L'Oglio, con le sue insena-ture, le secche, i salti e le diramazioni disegna la

Valle Camonica e ne determina la morfologia. “C'è bisogno di prepa-razione e di conoscenza, per entrare nella vena di questo luogo”, so-stiene Orietta Brombin, responsabile delle attività educative del PAV_Parco Arte Vivente di Torino, centro sperimentale di arte contemporanea in dialogo col territorio. Si trova in Valle Camonica in qualità di membro del Comitato Scientifico di aperto_2011 e non può fare a meno di notare che il filo conduttore dell'e-dizione di quest'anno, il legno, è quanto mai evocativo: “La prima re-gola per chi lavora il legno è quella di non entrare in contrapposizione con la materia, ma di seguirla. Seguire il corso delle cose e l'andamento di una morfologia che non è solo fisica e spaziale, ma anche culturale e fatta di tradizioni. Il ragionamento a monte di aperto_2011 - prosegue - è assolutamente concreto, reale. Si in-fila in meandri che partono dalla co-noscenza del luogo, dal paesaggio e dalle tradizioni, per raggiungere, fi-nalmente, le persone”. è dello

Orietta Brombinresponsabile attività educativePAV_Parco Arte Vivente di Torino

Chiara Agnellocuratrice del Careof DOCVA di Milano

Matteo Lucchetticritico d'arte

stesso avviso anche Chiara Agnello, curatrice del Careof DOCVA di Mi-lano, una delle realtà archivistiche fra le più importanti nel campo dell'arte contemporanea: “Ho partecipato a tutto il processo di selezione degli artisti e dei lavori, ma non conoscevo la Valle Camonica, ed è davvero inte-ressante vedere cosa succede real-mente in un territorio tanto particolare e così forte in termini di carica umana, storica e culturale”.I membri del Comitato, visitando tutti e sette i comuni dell'Alta Valle coinvolti e incontrando i giovani arti-sti ad essi abbinati, sono stati a tutti gli effetti testimoni di un processo creativo dettato dalle vibrazioni di un luogo e dalla capacità degli autori di interpretarle, di tradurle in opera con i mezzi a disposizione, attraverso col-laborazioni con le realtà locali. “Il la-voro non nasce a prescindere dal contesto - continua Chiara Agnello - ma nasce in risposta a una precisa si-tuazione. C'è un rapporto molto forte, in alcuni casi quasi di commit-tenza, che si instaura con le ammini-strazioni comunali e con le persone di riferimento che coadiuvano gli ar-tisti”. Anche Matteo Lucchetti, cura-tore e critico d'arte milanese, insiste su quella componente reale di dia-

logo tra artista e comunità locale che è stata la vera forza di aperto_2011: “Gli abitanti di queste comunità prima hanno sperimentato il ruolo di partecipante attivo, di possibile in-formatore delle ricerche e collabora-tore. A opera conclusa si sono poi trasformati in spettatori. Ma non in spettatori qualsiasi, bensì in spetta-tori emancipati in possesso di infor-mazioni maggiori, anche laddove le opere abbiano raggiunto una forma-lizzazione finale di non immediata comprensione. Dati il lungo termine in cui il rapporto con l'artista si è creato e la collaborazione ravvici-nata, essi si sono trasformati in spettatori privilegiati”. Non solo: le sensibilità artistiche in campo hanno creato negli abitanti delle comunità coinvolte un genere di esperienza sfaccettata, non scon-tata. Multipla. Come multipli sono “i diversi approcci, le diverse meto-dologie, i diversi studi e le diverse esperienze - conclude Lucchetti - che si sono incrociati l'uno sull'altro. Nei nostri sopralluoghi abbiamo potuto trovare una corrispondenza tra le obliquità di interessi degli ar-tisti e le obliquità che esistono nella Valle in termini di temi, problemi, situazioni e urgenze”.

Maura Serioli

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Claudia Comella

“A ciascuno il suo passo”. Prove tecniche per un patrimonio “democratico”I parchi d'arte rupestre diventano accessibili a tutti, grazie ad un progetto del Distretto Culturale studiato “a misura d'uomo”.

IL WORKSHOPCamminare insieme, salendo da Seradina “ciascuno al suo passo”, osservando il paesaggio, il bosco e le incisioni, raccogliendo materiali ed esperienze; fermarsi a Bedolina, assaporando il momento del riposo e tornare al Campus per restituire le proprie emozioni e riflessioni: questi gli elementi fondamenta-li per giungere a quel racconto condiviso e coinvolgente che ha preso forma nei sette giorni di “A CIASCUNO IL SUO PASSO” - Pro-gettare l’esperienza inclusiva dei parchi d’arte rupestre della Valle Camonica (Sito Unesco n. 94)”. Il workshop promosso dal Distretto Culturale e dal Gruppo Istituzio-nale di Coordinamento del Sito Unesco n. 94, è nato dall’esigenza di trovare modalità “inclusive” e coinvolgenti per raccontare ai fruitori il meraviglioso patrimonio delle incisioni rupestri della Valle Camonica ed è stato realizzato con la collaborazione della Soprinten-denza per i Beni Archeologici della Lombardia, del Centro Camuno di Studi Preistorici di Capo di Ponte (CCSP), dell’istituto Design for All Italia e della cooperativa Il Cardo di Edolo. Il progetto si basa sul superamento dell’idea di “utente tipo” e sulla comprensione della molteplicità di “fruitori” a cui rivol-gersi: non solo coloro che si trova-

no in una condizione permanente di disabilità, motoria, sensoriale o percettiva, ma anche bambini, anziani, donne incinte e portatori di particolari necessità nel vivere quo-tidiano. Obiettivo: fare del racconto dei parchi d’arte rupestre camuna e del paesaggio di cui fanno parte la modalità privilegiata da utilizzare nella realizzazione degli strumenti di fruizione del patrimonio, siano essi visita diretta, sito web, guida cartacea o progetto editoriale per bambini.

UNA SETTIMANA PER CONO-SCERE I PARCHI Durante la setti-mana dal 4 all’11 settembre 2011 nove giovani professionisti (archi-tetti, designer, grafici e illustratori) sono stati selezionati, tramite bando pubblico. Sono stati quindi divisi in tre gruppi corrispondenti a tre diversi temi (il percorso di visita, la guida web-cartacea e il progetto editoriale) e seguiti da tutor esper-ti. I partecipanti hanno realizzato un’ipotesi di progetto partendo proprio dall’esplorazione diretta dei parchi, scoprendone in prima persona il fascino e la storia, i limiti fisici e cognitivi. Quartier generale del workshop la Cittàdella Cultura di Capo di Ponte e campo di speri-mentazione il “Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina”, scelto per il suo carattere “natura-le” e meno strutturato. L’esperienza che ha “segnato” fortemente il gruppo di lavoro è stata quella con i ragazzi della cooperativa “Il Car-do”: una giornata insieme ad un

gruppo di persone con disabilità cognitive e ai loro accompagnatori ha permesso di sperimentare una modalità “altra” di fruizione dei parchi e di entrare in contatto con lo spirito stesso del progetto.

A CIASCUNO IL SUO PASSO: GLI STRUMENTI Tre gli strumenti ideati dai rispettivi team: quello del gruppo di paesaggio è un percorso lungo i segni presenti sul territorio di Capo di Ponte; il progetto del gruppo web riguarda invece larealizzazione di un sito web del Sito Unesco n. 94 in un’unica versione Design for All e la creazione di una guida cartacea sotto forma di qua-derni, che portano il fruitore ad una progressiva “scoperta”, accostan-do alla parte informativa il racconto emozionale del paesaggio. Infine, il progetto del gruppo editoriale che ha realizzato una serie di qua-derni tattili tematici su argomenti particolari del territorio rupestre, dalla storia delle rocce levigate dai ghiacci a quella dell’affascinante mestiere dell’archeologo, raccon-tati tramite segni, materiali, disegni e colori.

I PROGETTI PRENDONO VITA Dopo la presentazione dei lavori il percorso continua: il progetto edi-toriale potrà diventare il primo “se-gno tangibile” del lavoro in corso, anticipando la realizzazione del sito web e del lavoro sul paesaggio. Il workshop è stato anche l’occasione per attivare relazioni e sinergie sul territorio, facendo nascere collabo-razioni e progetti.

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Quali iniziative sta sviluppando il tavolo UNESCO per valo-rizzare il sito 94 e le incisioni rupestri?

“La prima iniziativa è stato ilworkshop “A ciascuno il suo pas-so”, sulla fruizione delle incisioni da parte dei disabili e non solo. Il workshop è stato pensato per individuare soluzioni progettua-li da inserire poi nel circuito di finanziamenti legati alla Legge 77/2006 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di inte-resse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella ‘lista del patrimonio mondiale’, posti sotto la tutela dell’UNESCO”. Un altro aspetto su cui puntare è l’edu-cazione dei cittadini: devono es-sere soprattutto i camuni a saper valorizzare quello che hanno in Valle Camonica a partire proprio dalle incisioni. Il sito UNESCO 94 ha bisogno della comunità, che

è il primo vettore significativo per dare impulso al turismo e all’eco-nomia”. Tra gli obiettivi che il Tavolo UNESCO si è proposto, di parti-colare importanza è la creazione di una segreteria che sia punto di riferimento e braccio operati-vo del gruppo di lavoro. Grande valore viene attribuito anche alla promozione turistica: “è impor-tante riuscire a realizzare punti di accoglienza dove il turista venga stimolato a incontrare il sito UNE-SCO e non solo. Diventa inoltre fondamentale lavorare in sinergia con il territorio per cogliere le opportunità offerte. Un esempio è costituito dai percorsi formativi realizzati dell’Incubatore di Impre-se: per noi è importante puntare su idee volte alla promozione di nuovi servizi per la fruizione del Sito UNESCO n. 94”. In questo senso, è strategica la collabora-zione con le Ferrovie Tre Nord per

promuovere un protocollo d’inte-sa sulla linea Brescia-Iseo-Edolo che prevederà l’ideazione di pac-chetti turistici legati al patrimonio delle incisioni e ai parchi. Come si sta muovendo il Tavolo UNESCO sul fronte della promo-zione del patrimonio? “Ci stiamo muovendo su tre concetti chiave: fruibilità e accessibilità, per ren-dere fruibili i parchi da parte di tutti gli utenti; visibilità; adattabili-tà, cioè la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito per renderlo sempre utilizzabile ”. Sul fronte della promozione, con il Presidente del Distretto Culturale, Simona Ferrarini, sono stati af-frontati alcuni passaggi importan-ti, già operativi e finanziati, primo fra tutti il bando legato alla mani-festazione “Del Bene e del Bel-lo” e rivolto al turismo scolastico: “si punta al coinvolgimento delle scuole con incontri rivolti ai diri-genti scolastici. è una proposta a

Sito Unesco n.94:il lavoro di squadraper valorizzare le incisioni

Prosegue il lavoro del Tavolo UNESCO per la gestione del Sito n.94: il presidente Marco Dossena ci guida alla scoperta dei prossimi passi per la valorizzazione dei parchi archeologici. Molti i progetti in campo, con un’attenzione particolare rivolta alla formazione. A partire dagli abitanti del territorio.

Marta Pagano

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carattere europeo con lezioni sul campo, sviluppate all’interno dei vari parchi camuni. Oltre l’aspetto culturale in senso stretto, il tavolo UNESCO sta lavorando per una promozione unitaria del territorio. Ne è un esempio il bando “Pro-muovere i segni: un viaggio tra i simboli camuni e le produzioni del territorio”: si tratta di un pro-getto rivolto alla contaminazione tra filiere diverse in cui il punto di partenza è il simbolismo delle immagini incise utilizzate come segno distintivo di prodotti ap-partenenti ad ambiti diversi, ad esempio quello enogastronomico con la realizzazione di vini che utilizzano i nomi e i simboli delle incisioni. Il progetto lega ambiti diversi della cultura del nostro territorio puntando sui prodotti d’eccellenza. Come si gestisce la complessità di un gruppo di lavoro eteroge-neo come il Tavolo UNESCO?I comuni fanno parte di un team di lavoro dove è il gruppo che si muove e che non solo riceve input ma li propone. Esempio di questa ottica di collaborazione è il fatto che quest’anno i compiti legati alla gestione del Tavolo UNESCO non gravano solo sul Presidente ma vengono distribui-ti, per esempio a livello nazionale è il sindaco di Capo di Ponte, Francesco Manella, che opera all’interno del gruppo di lavoro dei siti UNESCO nazionali in rap-presentanza del nostro Tavolo. Si sta lavorando per rafforzare questo team, che si muove in direzione ministeriali, regionali, e soprattutto attraverso quella

che, secondo me, è la novità più grande: l’Expo 2015 e i finanzia-menti europei ad esso collegati, che potranno dare ottimi risultati. L’Expo può essere un’opportunità di crescita e innovazione.

Protocollo d’Intesa per la gestione integrata dei servizi culturali del

Sito Unesco n.94

Il Gruppo istituzionale di Coordinamento del sito Unesco n.94 “Arte rupestre della Valle Camonica” è composto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, dalla Provincia di Brescia, dalla Comunità Montana di Valle Camonica e dal Consorzio Comuni BIM di Valle Camonica, dal Distretto Culturale di Valle Camonica e dai sette Comuni del Sito (Capo di Ponte, Ceto, Cimbergo, Darfo Boario Terme, Paspardo, Sellero e Sonico). La finalità del Protocollo d’Intesa, presentato recentemente, è la creazione di una rete in grado di attivare forme di razionalizzazione delle risorse di sviluppo e sostegno delle competenze presenti sul territorio e realizzare azioni di promozione e valorizzazione del patrimonio.Il primo e principale obiettivo del protocollo di intesa è la creazione del Museo Nazionale della Preistoria di Capo di Ponte. I lavori di realizzazione del Museo prevedono l’erogazione entro il 31 dicembre 2012 di consistenti finanziamenti da parte dei diversi enti coinvolti. Il Gruppo di Coordinamento (GIC) coordinerà i lavori di un Tavolo Tecnico con competenza tecnico-amministrative. Al Distretto Culturale di Valle Camonica spetterà il compito di individuare le professionalità idonee al sostegno delle attività di fruizione al pubblico e di realizzare azioni di promozione e valorizzazione del sito UNESCO n.94 all’interno del progetto di sviluppo turistico del brand “La Valle dei Segni”.

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40 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 201140 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 2011

Giampietro Moraschetti

Riscoprire l'identitàdi Casa ValigaRecuperare il significato di un'opera e rileggerne le vicissitudini storiche: è questo il valore delle operazioni di restauro eseguito da Giuseppina Suardi, restauratrice di opere d'arte.

Giuseppina Suardi si è occupata dei lavori di restauro alla Casa degli Artisti di Bien-no. Formatasi alla

Scuola di Restauro di Botticino, ha una considerevole esperienza nel restauro che l’ha portata ad occuparsi di alcune opere cele-bri: la colonna Traiana a Roma, la cupola del Battistero di Parma, la Natività del Perugino a Città del-la Pieve, La Pietà e L’Adorazione della Croce del Tintoretto e la Madonna del Carmelo del Tiepo-lo a Brera, per citarne alcuni.Le abbiamo chiesto di descrivere l’intervento realizzato alla Casa degli Artisti di Bienno:“Abbiamo realizzato un interven-to di restauro straordinariamente impegnativo, in quanto le con-dizioni dell’edificio e degli affre-schi erano di estremo degrado. Le complesse fasi del restauro hanno interessato ripetutamente ogni centimetro quadrato dei di-pinti. Innanzitutto si è proceduto a più fasi di preconsolidamento degli affreschi, in concomitanza alle opere di messa in sicurezza statica dell’edificio. Di seguito, si sono consolidati gli strati di profondità degli intonaci di sup-porto degli affreschi attraverso iniezioni di calce idraulica E’ stata impiegata la resina acrilica per ristabilire l’adesione e la coesio-ne dell’intonachino affrescato. Successivamente per rimettere in luce i dipinti del salone al primo piano, abbiamo asportato ben 13 strati soprastanti costituiti da im-biancature di vari colori, intonaci e stuccature. Per rendere leggibili i dipinti che si presentavano to-talmente anneriti da un incendio, sono state necessarie molte fasi di pulitura, intervallate dal fissag-gio delle parti più deboli delle pitture. Per favorire la lettura

unitaria del ciclo pittorico sono state applicate malte neutre sulle estese zone lacunose. Le diffuse martellinature, che in passato danneggiarono irreparabilmen-te i dipinti, sono state trattate stuccando sottolivello quelle più profonde che causavano ombre marcate.Infine è stata realizzata la reinte-grazione pittorica dell’affresco con velature ad acquerello per ridurre l’interferenza visiva co-stituita da abrasioni, lacune e cadute di colore. Si tratta di un intervento reversibile finalizzato a migliorare la leggibilità del testo pittorico.”Come si presenta ora l’affresco del salone?“Il ciclo pittorico si presenta ben leggibile con la zoccolatura in fin-to marmo, il fregio a girali floreali, le coppe ricolme di frutti e cornu-copie su fondo rosso con scene monocrome e numerose cartelle con frasi poetiche. Ne si deduce che si trattava di un salone di rap-presentanza ricco, decorato con un soggetto colto, a tema uma-nistico: I Trionfi del Petrarca. At-traverso questo restauro si sono identificati e resi leggibili oltre ai testi letterari alcuni disegni lineari di figure e tra queste si sono rico-nosciuti Dante e Virgilio.” Che valore ha il restauro di Casa Valiga?“Il restauro è la conservazione del valore storico e artistico del patri-monio culturale.Quindi chi visiterà la Casa degli artisti potrà ammirare i dipinti, ma anche leggere le tracce dei vari passaggi e modifiche che l’edificio ha avuto nel corso dei secoli. La Casa degli artisti è un edificio, antico ed originale. è un’opera non riproducibile e rappresenta un unicum. A Bienno possiamo ammirare molti edifici

costruiti utilizzando lo stesso mo-dus operandi, gli stessi materiali semplici trovati nel territorio (la calce, la sabbia, le pietre, il legno) che hanno dato vita ad edifici con identità diverse. Nel ‘500 si costruiva per rispondere a biso-gni specifici del committente, l’unicità dell’edificio dipende così dal fatto che rispecchia la perso-nalità di chi lo ha commissionato, di chi lo ha costruito e dall’uso dei materiali.L’edificio nel suo insieme ha un’i-dentità e personalità che solo il restauro consente di riconoscere e rendere leggibile. Il restauro è il riconoscimento dell’opera che svela la sua consistenza materica, estetica e storica”.

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Giampietro Moraschetti

Attraverso il racconto della signora Andreina Raffetti torniamo a Casa Valiga negli anni '60, quando ancora la residenza per artisti era un palazzo privato.

Vivere la“Casa degli Artisti”

Spesso viviamo, lavoria-mo, trascorriamo le no-stre giornate in luoghi ricchi di storia o che hanno ospitato gruppi

di persone, famiglie, bambini, anziani. Ciò accade quotidiana-mente. Il più delle volte non ce ne rendiamo conto. è il caso di Casa Valiga di Bien-no, futura Casa degli Artisti; costruita nei primi anni del Cinquecento come palazzo nobiliare, oggi rappresenta una significativa testimonianza della qualità architettonica ed artisti-ca del borgo di Bienno. In questi giorni si stanno ter-minando i lavori di ristruttu-razione che hanno riportato alla luce un tesoro nascosto dall’abbandono e dall’incuria protratta negli anni. Fino agli anni Settanta que-sto palazzo è stato abitato da alcune famiglie. Andreina Raf-fetti, 80 anni, ha vissuto a Casa Valiga negli anni ‘50-‘60. La incontro a Malegno dove vive oggi e mi racconta la sua sto-ria. Ripercorrere la propria vita non è sempre facile, significa compiere un viaggio che ricor-da esperienze, eventi piacevoli e spiacevoli. “Mi sono trasferita in quella casa nel ‘53 e ci ho vissuto fino al ‘69 - mi racconta Andreina - avevo 22 anni. Mia suocera era nata lì e l’aveva ereditata dai suoi antenati “I Valighe”. In casa vivevano oltre a noi, mia suocera, la nipote di mia suocera ed un cugino. La casa era grande ma per noi era co-munque piccola, eravamo ac-comodati male: il terrazzo era comune, dal soffitto scendeva la polvere, non c’era neanche il bagno, lavavo i bambini sul ter-razzo in un mastello. Mi sono

adattata, ho fatto fatica. Quan-do ci ripenso adesso mi chiedo come ho fatto da sola con 5 bambini. Ricordo la stanza del primo piano, c’era un camino grande che aveva le colonne ed occupava molto spazio. Le stanze erano tutte intonacate di bianco e solo adesso ho scoperto che c’erano degli affreschi, ricordo il simbolo di famiglia sul capitello e le per-sone che venivano a vedere l’affresco sulla loggia del primo piano ma non sapevano chi fosse l’autore”. In quei tempi a Bienno si lavorava in agricol-tura ma anche nelle fucine o all’Olcese - prosegue Andreina - quando ripenso a quei tempi mi vien la malinconia. Ho anche ricordi belli, i miei figli sono nati lì. Ricordo tanti bambini che salivano da me, in questi tempi c’erano molti bambini e nel terrazzo si poteva giocare. In strada si poteva giocare, con tranquillità, c’era molta solida-rietà fra le persone, andavamo in casa d’altri a vedere la TV dei ragazzi. Sono sincera, mi hanno voluto bene tutti, i vicini di casa mi hanno aiutato moltissimo”.Chiedo ad Andreina cosa ne pensa della ristrutturazione, mi dice con entusiasmo: “Anche se entrare in quella casa mi fa ritornare al passato, sono con-tenta che sia stata ristrutturata. Io in quei tempi non potevo aggiustarla. Andrò sicuramente a vedere l’inaugurazione”.Ora Casa Valiga diverrà un luo-go di produzione artistica, una residenza ed uno spazio espo-sitivo per artisti, si scriveranno storie nuove, apparentemente diverse dalla storia di Andreina, ma accomunate dalla fatica, dalla tenacia, dall’amore e dal-la capacità di incontro.

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a cura di Stefano Malosso

Viaggio nel mondo del libroUn tuffo nell'universo del libro per crescere attraverso la lettura.

Il piacere della lettura e il mondo del libro continuano ad essere gli ideali territori che il Sistema Bibliotecario di Valle Camonica continua a esplorare, attraverso le sue iniziative e i progetti che ri-guardano il mondo dei ragazzi ma anche quello degli adulti. è infatti il libro ad essere la metaforica bussola attraverso la quale i ragazzi possono muoversi nella scuola e nella società. L’immagi-nazione e la fantasia diventano i punti cardinali della formazione, nelle diverse fasi della crescita dell’individuo; ne “L’attimo fug-gente” di Peter Weir, il giovane Todd sale sul banco del college a declamare “Oh Captain, my captain” di Walt Whitman, e di colpo

scopriamo che lo scolaretto è diventato un uomo.

L’iniziativa “Viaggio nel mondo del libro” intende infatti porre il piacere della lettura al centro della formazione dei ragazzi, fornendo loro gli strumenti, i suggerimenti e gli stimoli per entrare in contatto con il mondo dei libri, di chi li scrive e di chi li legge. Per il secondo anno consecutivo, dal mese di febbraio 2012 le classi 4° e 5° delle scuola Pri-marie saranno coinvolte in una serie di incontri interattivi, basati sul concetto dell’imparare “facendo”, con attività didattiche che preve-dono una serie di lezioni e di spunti relativi al pianeta-libro.

Innanzitutto, i ragazzi apprenderanno come è costituito un libro (coper-tina, frontespizio, illustrazioni, testi, indici), e quali sono i luoghi che rappresentano delle tappe importanti per la sua vita: le case editrici, le librerie, le biblioteche, i laboratori di restauro, fino alla singola camera di chi lo sta leggendo. Importante sarà anche capire quali figure pro-fessionali ruotano attorno a tale mondo: coloro che lo costruiscono (come autori e illustratori, redattori, grafici, editori), coloro che lo ren-dono fruibile al maggior numero di lettori (i librai e i bibliotecari) e co-loro che lo curano, come i restauratori. Infine, l’attenzione si sposterà sulle finalità della lettura di un volume, in relazione alla scelta del libro più adatto alle proprie esigenze di lettori: è possibile leggere una fiaba, un romanzo, un saggio scientifico, una ricetta di cucina, una guida turi-stica, un manuale di fai-da-te. La scelta è vasta, e rispecchia la comples-sità del mondo che ci circonda; per evitare di smarrirsi, è opportuno saper scegliere al meglio cosa fa per noi.

Con l’acquisizione di queste nuove consapevolezze, il ragazzo potrà servirsi di una metaforica bussola durante la sua crescita. Una bussola che lo potrà tener lontano dalla paura del non capire, e da quella an-cora più insidiosa del non focalizzare quali siano i suoi interessi nella vita, la sua via da seguire. “Viaggio nel mondo del libro” è anche e so-prattutto un modo per indirizzare i ragazzi verso i propri gusti personali, alimentando la loro immaginazione, ampliandone le possibilità e il rag-gio d’azione: la creatività, la capacità di lavorare in gruppo e di dialo-gare con i coetanei sono guidati dall’occasione della lettura, dal piacere dello scambio condiviso con i maestri o i vicini di banco, veri compagni di avventura ai quali rivolgersi con quel meraviglioso “o ca-pitano, mio capitano” che sembra riassumere in poche parole il senso del nostro vivere in relazione all’altro nella nostra epoca.

n Sistema Bibliotecario di Valle Camonica

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dare un contributo alle scienze e al pro-gresso. Il territorio

vallivo, nella storia, ha infatti sempre pre-

stato un occhio d’at-tenzione all’ambito

tecnico-scientifico: basti pen-sare alla figura dello scienziato Camillo Golgi, centrale nell’intera scena internazionale, o all'impo-nenza degli impianti idroelettrici, piccoli capolavori di tecnica la cui grandezza è ancora oggi contem-plabile nei vasti spazi del Museo dell’Energia Idroelettrica di Cede-golo.

Dopo l’inaugurazione avvenuta lo scorso 1 ottobre nelle sale del Musil di Cedegolo, i 210 volumi esposti continueranno a viaggiare fisicamente da un luogo all’altro durante tutto il prossimo anno, alla ricerca di nuovi lettori e cu-riosi, offrendo il proprio carico di conoscenze e mettendole a di-sposizione di tutti. Oltre ai libri presenti, saranno realizzate visite guidate e piccoli laboratori per bambini e ragazzi, che li coinvol-geranno nell’affascinante mondo della scienza e dei saperi, con l’accompagnamento delle opere grafiche realizzate da Sara Pe-dretti. I giovani scienziati in erba potranno leggere, approfondire gli argomenti, formulare le pro-prie domande e soddisfare le cu-riosità più urgenti: domani, quando saranno dei veri scienziati e potranno dare il loro apporto all’evoluzione dell’uomo, ringra-zieranno Archimede e quella mo-stra itinerante che indicò loro la via da percorrere.

Illustrazioni di Sara Pedretti

La biblioteca di ArchimedeUna mostra itinerante proietta i giovani lettori nel mondo della scienza.

Piccoli scienziati crescono. La mostra biblio-grafica itinerante “La Biblioteca di Archimede” avvi-cina i bambini, i ragazzi e gli adulti al mondo del libro di argo-

mento scientifico, coniugando il piacere della lettura ai saperi tec-nici che hanno permesso all’uma-nità di compiere grandi passi in avanti nei campi della chimica, della paleontologia e delle scienze naturali, dell’astronomia e delle meteorologia, dell’energia e del riciclaggio, dell’anatomia e del corpo umano, dell’informatica e in generale delle odierne tecno-logie che affollano e influenzano la nostra vita quotidiana. Entrare in contatto con questi testi signi-fica innanzitutto entrare in con-tatto tra il mondo: le sue evoluzioni, le sue mutazioni, la sua storia e le sfide che il futuro ci chiederà di affrontare.

Da dove prende spunto l’idea? L’ONU ha nominato il 2011 come l’Anno Internazionale della Chi-mica, e anche il Sistema Bibliote-cario di Valle Camonica intende

n Sistema Bibliotecario di Valle Camonica

Sei scrittrici donne,per un pubblico di lettori non solo femminile; un concorso letterario aperto a tutti, il cui tema “L’amore è… perdono” è stato reso pubblico in occasione dell’incontro con Maria Venturi, madrina ufficiale dell’iniziativa.Accogliete ogni libro come un amico, un compagno, un arricchimento!Buona lettura,Prof.ssa Simona Ferrarini(Assessore alla Cultura della Comunità Montana di Valle Camonica)

Torna anche per quest’anno il ciclo di incontri con l’autore “Scrittura di Donna”, che da ottobre a dicembre vede il Palazzo della Cultura di Breno ospitare una ricca selezione di scrittrici locali e nazionali. Gli incontri con Maria Venturi, Carla Baroni, Marta Mai, Cinzia Tani, Sabrina Baglioni e Cinzia Franceschinelli inviteranno alla riflessione innescata dalla loro penna, abile nel tratteggiare storie, racconti ed emozioni ricamate dalla sensibilità femminile.In questa occasione torna anche il Premio Letterario S. Valentino di Breno, che per il secondo anno premierà il miglior elaborato sul tema “L’amore è… perdono” con un premio di 1.000,00 euro. Termine della consegna è il 23 gennaio 2012, mentre la premiazione avverrà il 14 febbraio 2012: chi saprà descrivere meglio il rapporto tra amore e perdono?

SCRITTURADI DONNA

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44 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 201144 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 2011

Una storia di cortileGli scrittori del concorso letterario di Borno si aggirano negli spazi della tradizione con un occhio creativo.

Un cortile. Uno spazio fisico che facil-mente ap-pare come la materializza-zione di un ben più ampio campo di battaglia

dell’animo umano, fatto di diffe-renze e vicinanze, di aderenze e discordanze. Non è eccessivo af-fermare che quella del cortile è un’immagine visiva che da sem-pre ha affascinato letterati, artisti, registi. Torna alla mente la com-plessità dello sguardo in “La fine-stra sul cortile” di Hitchcock, ma anche l’esplorazione dello spazio sociale-antropologico dei cortili abitati dai braccianti emiliani, fil-mati da Bernardo Bertolucci nella saga familiare del suo “Nove-cento”, o la desolazione del cor-tile abbandonato (per un lungo giorno) nello splendido “Una giornata particolare” di Ettore Scola. Dalla potenza delle imma-gini a quella delle parole, il passo è breve; scorrono veloci i ricordi dei cortili di provincia di Cesare Pavese, quelli desolati delle poe-sie di Ungaretti, quelli oppressivi studiati una vita intera da Fou-cault. Nel cortile, insomma, si ma-nifestano senza sosta tutti quegli amori & disaccordi del quotidiano che sembrano riassumere in quei pochi metri quadrati di pietra e stucco tutta l’essenza di ciò che siamo. Il Circolo Culturale La Gazza, in collaborazione col Sistema Bi-bliotecario di Valle Camonica, il Distretto Culturale e il Comune di Borno, ha pensato per l’edizione 2011 del suo ormai tradizionale concorso letterario di mettere alla prova i suoi scrittori con questo vasto tema, interpretandolo e flettendolo agli stili e alle sfac-cettature che ogni singola penna

riesce a donargli. E la risposta è stata effettivamente massiccia, vedendo la partecipazione di cir-ca quaranta autori che hanno pre-sentato la propria composizione letteraria.A spuntarla, nella serata di pre-miazione avvenuta a Borno lo scorso 19 agosto, sono stati gli scritti di Mara Malacarne per la categoria adulti e di Annalisa Cermenati per la categoria ra-gazzi, oltre ad alcune importanti menzioni speciali assegnate dalla giuria riunita per l’occasione sotto gli occhi curiosi del cartoonist Bruno Bozzetto, ospite d’onore che ha poi discusso con i relatori e con il folto pubblico presente alcuni fra i suoi più celebri lavori. Come (ri)vive il cortile nella nuova narrativa? Mentre la piccola An-nalisa sceglie di raccontare la vita in una casa di ringhiera milanese collegandosi alle storie del padre e dello zio, Mara Malacarne porta una sfumatura multietnica al tema del concorso, con un bel racconto che crea un intreccio tra un cortile nel Congo e il ricordo materno della montagna veneta. Tagliente è invece lo spunto di Sirio Bac-canelli, che fa vivere al lettore lo

spazio del cortile attraverso gli occhi di un maiale, simbolo cen-trale della vita tradizionale con-tadina, lucidamente consapevole dell’avvicinarsi della propria fine e del proprio destino di insaccato. Questi e altri quattordici racconti saranno presto pubblicati in un volume dedicato ai lettori ipo-vedenti, dopo il precedente “La voce della montagna”. L’iniziativa si inserisce nel più complesso progetto “La Biblio-teca Diffusa: un libro per tutti”, che si pone l’obiettivo di superare le barriere che impediscono ad alcune tipologie di utenti di ac-cedere al mondo del libro e della biblioteca. La volontà del pro-getto è di avvicinare alla lettura gli anziani, gli extracomunitari e i soggetti che vivono alcune forme di marginalità fisiche o mentali, sperimentando passo per passo nuove modalità di integrazione e di inserimento sociale attraverso il filo conduttore del libro e del sa-pere condiviso. Un cortile sempre più aperto sul mondo, dunque: uno spazio mentale che riesce a far crollare i solidi muri a secco per far entrare nuova luce.

n Sistema Bibliotecario di Valle Camonica

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Giampietro Moraschetti

“La scuola dell’andare”Le pietre sono i segni più evidenti della Valle. Attraverso il progetto “Scuola dell'andare” le pietre incise, scolpite, macinate, indicano un percorso capace di stimolare creatività e riscoprire il senso della vita.

Un passo dopo l’altro, cam-minare, ascoltare il battito del proprio cuore, osserva-re, entrare in sintonia con il senso di storia e spiritualità

che ci sono qui e solo qui. è questa l’essenza della Scuola dell’Andare, un cammino che si staglia in un territorio di segni riconoscibili.“La Valle Camonica è satura di segni riconoscibili - mi racconta EmilioVisconti, ideatore e promotore del percorso denominato “Scuola dell’Andare” - segni rimasti immo-dificati nel tempo, riconoscibili oggi nella loro espressione originaria.Il filo conduttore è il linguaggio della pietra, la Valle Camonica è la valle della pietra: è la pietra che ti parla, la pietra delle gallerie scavate a ridosso del lago di Iseo, dei muretti a secco, delle macine per mulini. La Valle Ca-monica è la valle delle pietre per le case, i palazzi e i castelli, per i i filari che sostengono le viti, la pietra ma-cinata e bruciata in calchera a Ono San Pietro, delle pietre levigate che da oltre diecimila anni e più portano i segni dell’uomo. Il punto di vista di Emilio Visconti è inedito: “I percorsi non sono un’idea nostra, noi siamo a servizio di questi luoghi, vediamo qualcosa di bello e lo vogliamo condividere. Con l’altro cerchiamo di leggerlo e di interpre-tarlo”.Per descrivere la Valle usa una meta-fora: “la Valle Camonica è come un uomo addormentato sulle cui verte-bre puoi leggere o ascoltare ciò che lui da millenni ha recepito, assimilato. Se hai una sensibilità che ti permette di metterti in sintonia con lui, ne trai un grosso arrichimento.”La scelta è stata quindi quella di individuare i tracciati lungo i quali l’uomo ha camminato e nei quali si è sedimentata questa domanda di senso millenaria. Ad oggi i percorsi promos-si dall’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Brescia e dal Distretto Cul-turale sono tre: Capo di Ponte; Piamborno-Annunciata-

Ossimo e Breno-Val Gri-gna. Ogni percorso inizia e si conclude alla stazione del treno.Il primo percorso compie un tour circolare attorno al parco archeologico di Naquane, cuore del sito Unesco delle incisioni rupestri. Il percorso fa tappa alla Pieve di San Salvato-re, alla Riserva Regionale di Na-dro, alla Via Crucis di Cerveno, alla Calchera di Ono San Pietro, a Pescarzo, alla Pieve di San Siro ed ai castagneti di Campivo e della Deria.Il secondo percorso attraversa Breno e la Val Grigna. Si inizia a Cividate Camuno e si percorre sulla via roma-na il sentiero delle steli delle viti, si va al teatro e anfiteatro di Cividate per poi dirigersi verso Spinera al parco della Minerva. Da lì si sale al castello di Breno e poi a piazza sant’Anto-nio, ci si dirige quindi a Bienno e si attraversa il centro storico. A Bienno si visitano i magli, il centro rinasci-mentale, casa Valiga, gli affreschi del Romanino in S. Maria Annunciata, gli affreschi del Fiamminghino, l’organo dell’Antegnati nella chiesa parroc-chiale. Si percorre quindi la campa-gna fino a raggiungere la casa Torre a ridosso di Esine. Si attraversa Esine con la chiesa di Santa Maria, si sale alla chiesa della Trinità e attraverso il parco del Barberino si raggiunge chiesa di San Lorenzo e la chiesa di S. Michele. Si torna quindi a Bienno per poi ridiscendere a Cividate.Il terzo percorso nasce da un ri-chiamo storico. Più di cent’anni fa le donne che lavoravano alla fabbrica tessile dell’Olcese di Piancogno scendevano da Ossimo e da Borno attraverso un sentiero scavato nella

roccia. Si sale que-sto sentiero verso Ossimo e ci si diri-ge ad Anvòia. Si va all’Annunciata e poi

a Pianborno.L’équipe di lavoro del

progetto ha realizzato anche alcuni strumenti di

promozione della “Scuola dell’Andare”: un logo, le carto-

line, un libro-agenda, le mappe.

Le cartoline ritraggono alcuni luoghi poco conosciuti ma pieni di intensità, ricchi di fascino e di cultura secolare. Il libro-agenda raccoglie frasi e poe-sie di autori vari in sintonia con il no-stro cammino. I luoghi sono descritti attraverso le emozioni che suscitano. Il logo, realizzato dal grafico Lorenzo Caffi, nasce da una serie di idee pro-poste dal gruppo di lavoro e trova la sua sintesi in questa forma: una foglia con all’interno una freccia. La freccia richiama il cammino e l’incisione ru-pestre. Ciò che ci preme - sostiene Viscon-ti - è l’attenzione al camminare per percepire, camminare per andare incontro ai propri sensi. Con questi percorsi ci rivolgiamo a chi vuole vol-gere il proprio sguardo oltre, a chi ha una certa predisposizione e sensibi-lità. Per fare questi percorsi bisogna andare in punta di piedi, dialogare con il luogo, ascoltare il silenzio, per-cepire il buio, l’emozione di vedere le incisioni dove sono state incise millenni di anni fa. Sono percorsi per i creativi, perchè questi luoghi danno stimoli, idee, l’opportunità di sviluppare la propria creatività ma soprattutto sperimen-tare l’emozione di fruire un’opera nel contesto in cui è stata creata.Incamminarsi con la “Scuola dell’An-dare” significa riscoprire se stessi attraverso la conoscenza millenaria del territorio che ci circonda. Il fine è ambizioso; cercare ciò che dà senso al vivere, ciò che nella nostra vita é essenziale. L’uomo ha bisogno di guardare oltre, di capire perché vive.

stimolare creatività e riscoprire il senso della vita.

compie un tour circolare attorno al parco

incisioni rupestri. Il percorso fa tappa alla Pieve di San Salvato-re, alla Riserva Regionale di Na-dro, alla Via Crucis di Cerveno, alla Calchera di Ono San Pietro, a Pescarzo, alla Pieve di San Siro Le cartoline ritraggono alcuni luoghi

LA SCUOLA

DELL’ANDARE

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46 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 201146 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 2011

Che rapporto ha con la Valle Camonica?“Io e mio marito vivia-mo qua da ormai 27 anni. Tutto ha avuto

inizio quando mio marito si è dovuto trasferire in Valle Camo-nica per lavoro, e ho deciso di seguirlo con nostro figlio Vla-dimir, che all’epoca aveva solo due anni. Lasciavo Parigi, il mio lavoro... Abbiamo preso una casa in affitto a Borno, siamo ri-masti sette anni lì, e ovviamente mi sono affezionata al luogo. Ho iniziato a parlare con la gen-te, ho imparato l’italiano e nel frattempo impartivo ripetizioni

di francese ai ragazzi del luogo. Ho trovato, in quegli anni, tanti amici”.

Perché la scelta di investire in un teatro in un periodo di tagli alla cultura e in una fase economica tanto difficile?Sorride con ironia Hélène Zaleski.“Io non investo: io spendo. Non lo faccio per un ritorno, l’uni-co ritorno è il piacere. Non è concepito come investimento o sponsorizzazione, è un atto di mecenatismo. Non voglio esse-re sepolta in un cofano d’oro, voglio che sia scritto sulla mia tomba che ho fatto qualcosa nella mia vita, che ho lasciato qualcosa. Nel 2004 la Madre Superiore delle Suore Messi-cane di Breno mi ha chiesto di aiutarla a ricostruire una vecchia scuola abbandonata. Io da sem-pre avevo come sogno quello di creare un centro culturale. Ho detto a mio marito: anche noi dobbiamo lasciare una traccia,

fare qualcosa per i giovani. Così è nata l’Accademia Arte e Vita. Oggi ci siamo allargati, non ci rivolgiamo solo ai giovani ma anche agli anziani: i nostri corsi spaziano dal cucito, alla cucina, ai computer. Alcuni utenti hanno più di sessanta anni, qualcuno addirittura settanta. I corsi sono aperti da zero a cento anni. (Ride nuovamente). La missione è dare l’opportunità alle per-sone di imparare. Per essere più felici è necessario ascoltare musica, vedere le belle cose. La bellezza è per tutti”.

Che rapporto ha con la cultura?“La cultura è da sempre la cosa più importante per me. Quando ero giovane preferivo saltare un pranzo e pagarmi il biglietto del teatro o del cinema. Camminavo a piedi per risparmiare i soldi della metropolitana, facevo risparmio sui viaggi per poter entrare in un cinema. Quando vivevo a Parigi c’era la possibi-lità di assistere agli spettacoli stando nella “piccionaia” pa-gando 5 franchi: il costo più o meno di un pranzo, allora. Ho sempre dato la precedenza alla cultura, e allo sport. Mente e corpo. Abbiamo la possibilità di essere felici con poche cose. Io posso dare la possibilità a tante persone di entrare qui, di stu-diare, ascoltare musica, assistere a spettacoli: devono venire. Lo scriva, mi raccomando: devono venire tutti!”.

Quale tipo di risposta si aspetta dalla popolazione?“Mi aspetto dell’entusiasmo. C’è già della gente per strada che mi ferma e mi ringrazia: “grazie signora Zaleski!”. è un fatto strano, sento un po’ questa responsabilità: è come se io da sola avessi la capacità di risolve-re tutti i problemi, come se fossi l’angelo custode di tutta la val-lata, ma non è così... Nel teatro ci sono le ali, potete vedere che bellezza”.

A tal proposito, cos’è per lei la bellezza?“La bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij. è qualcosa che ti riempie di piacere, più di ogni altra cosa. Alzarsi ogni mattino: questa per me è la bel-lezza, una magia che si rinnova ogni giorno”.

Stefano Malosso

Labellezzasalveràil mondoDa Parigi a Breno.Hélène Zaleski, mecenate mitteleuropea e moglie del finanziere Romain, spiega perché, in tempi di svalutazione della cultura, ha deciso di costruire in Valle Camonica un'accademia e un teatro.

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Sostiene Bollani“La musica ha una forza straordinaria. Dobbiamo

usarla per comunicare con i nostri ragazzi”: questo è il segreto che il pianista Stefano Bollani ci ha svelato in occasione dell’inaugurazione del Teatro delle Ali.

Breno, giovedì 13 ottobre. Manca una manciata di ore all’inizio del concerto di Stefano Bollani per l’inaugurazione del Tea-

tro delle Ali. Tra una chiacchierata con gli allievi dell’Accademia Arte e Vita e una veloce visita al Teatro (“quando mi siedo al pianoforte raramente decido cosa suonare. Mi lascio prendere dalla situazio-ne. Tant’è vero che non faccio più nemmeno il sound-check, nel sen-so che non incontro il pianoforte prima di suonare, perché mi piace l’idea di venir sorpreso” rivela al pubblico presente) lo incontriamo per una breve chiacchierata sul jazz, sulla potenza del linguaggio televisivo e sui musicisti che suo-nano la musica del mondo in cui vorrebbero vivere.

“Prima di scrivere un’opera le giro intorno più volte, in compagnia di me stesso”, affermava il pianista Erik Satie. Come nascono i lavori di Stefano Bollani? Io giro poco intorno alle opere, nel senso che sono un amante dell’improvvisazione, sia durante i concerti che in fase creativa e

quindi anche in fase di gestazio-ne di una composizione - o di un programma televisivo come in questo periodo - per cui mi diver-te molto mantenere una sorta di freschezza.

Si sente parlare spesso del ruolo che il contesto ambientale sem-brerebbe avere nell’opera di un artista. Esiste un collegamento tra le sue creazioni musicali e il luogo fisico in cui le ha concepite?

Esiste un collegamento diretto, perché io tutte le sere in cui suo-no improvviso per la maggior parte della serata, quindi sono fortemente influenzato dal luogo in cui mi trovo, dallo strumento che suono, dalla reazione delle persone, dal cibo che ho mangia-to: per cui il luogo è decisamente importante.

Lei usa il linguaggio del jazz fa-cendolo a brandelli e rimontan-dolo a suo piacimento, spesso utilizzando anche elementi definiti “popolari”. Picasso amava affer-mare che “i migliori quadri sono fatti allo stesso modo di come i principi fanno i loro figli più belli: con le pastorelle”. Quanto c’è di popolare nel suo modo di inten-dere la musica?

Non dipende da me: il jazz in origine è davvero una musica popolare. Approdato in Europa è diventato colto solo in un secon-do momento, ma nasce in Ameri-ca per le strade, nei bordelli e nei locali fumosi. Deve essere suona-to per il pubblico, e non messo su un piedistallo.

Lei crede che un musicista possa, attraverso la sua opera, racconta-re qualcosa del proprio tempo?

Penso di sì. Però io ho sentito una volta Pat Metheny affermare che esistono due tipi di musicisti: quelli che suonano la musica del

mondo in cui vivono e quelli che suonano la musica del mondo in cui vorrebbero vivere. Io mi sento nella seconda categoria. Però penso che invece ci siano musicisti in grado di raccontare la nostra realtà. Il problema è che se racconti questa realtà la musica che ne uscirà forse non sarà parti-colarmente buona.

Attraverso la giocosità dei suoi concerti, e ora nel suo program-ma televisivo, sembra usare la musica come strumento di unio-ne, di crescita e di espressione. Divulgare la musica ai giovani è possibile?

è necessario, più che possibile. La musica ha una forza straordinaria, è un linguaggio che non ha biso-gno di traduzioni, contrariamente alla letteratura. Dobbiamo usare la musica per comunicare con i nostri ragazzi. E’ un linguaggio immediato, gioioso, nato quando è nato il mondo… per cui è as-solutamente necessario, sia che si faccia in televisione, che nelle scuole o nelle strade di ogni quar-tiere. Dobbiamo farlo tutti.

Stefano Malosso

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48 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 3 ANNO 201148

News in pillole a cura di Andrea Richini

BIENNO Grande successo del Distretto alla Mostra Mercato In occasione della scorsa 21° edi-zione della Mostra Mercato di Bienno, attesa manifestazione espo-sitiva che da oltre due decenni attira

DARFO BOARIO TERME Restaurata la chiesetta del castello di Gorzoneè stato recentemente portato a com-pimento un altro degli interventi fi-nanziati dal POR – Programma Operativo Regionale FERS 2007-2013 “Lungo i crinali”: il lavoro di re-stauro alla chiesa di San Giovanni Battista in località “Castello” a Gor-zone, nel Comune di Darfo Boario Terme. Il costo dell’intervento, sti-mato a 210.520 Euro è stato coperto per il 50% con il contributo del POR e per l'altra metà grazie ad un finan-ziamento regionale, con il 30% a fondo perduto e la restante quota da restituire a Finlombardia. Gli inter-venti, dopo l’autorizzazione della So-

printendenza, sono iniziati il 18 aprile del 2010 sotto la guida dell’archi-tetto Valentina Gaioni, progettista e direttrice dei lavori. La prima azione è consistita nel consolidamento e messa in sicurezza della copertura, le cui condizioni di grave degrado ave-vano messo in grave pericolo la stati-cità dell’intera struttura. A seguire il completo rifacimento dell’intonaco sulle facciate esterne ed il restauro di quello presente all’ingresso, me-diante tecniche e materiali tradizio-nali appositamente ricreati grazie al rilevamento granulometrico delle sabbie originariamente utilizzate. Anche l’interno è stato oggetto di la-vori ed ora risulta completamente ri-sanato, grazie all’utilizzo di intonaci deumidificanti ed alla posa del pavi-

mento in cotto che ha contribuito a ricreare il microclima originale. Infine, sono stati restaurati anche gli affre-schi, in particolare quello presente sull’abside: una pregevole raffigura-zione della nascita di San Giovanni Battista, cui la chiesa è dedicata, cor-redato dall’epigrafe che ne attesta la realizzazione all’anno 1610 e la com-missione da parte di Federico dei Federici, signore del castello.

OSSIMO L'organo Callido torna a suonare grazie al PORSarà saldato entro i primi mesi del 2012 il finanziamento di 45.500 Euro erogato dal POR “Lungo i Crinali”, con il contributo del Distretto Cultu-rale di Valle Camonica per coprire metà delle spese di restauro dell’or-gano veneziano “Gaetano Callido”, di proprietà della parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano a Ossimo Inferiore e ora rimesso a nuovo nella sua sede originale. Lo strumento, datato 1810, era fermo da oltre 50 anni, quando nel 2008 si decise di restituirlo al suo antico splendore. Nonostante l’età e le numerose ma-nipolazioni subite nel corso degli anni, l’organo non presentava gravi

in Valle Camonica migliaia di visita-tori, anche il Distretto Culturale ha deciso di presentarsi al grande pub-blico, aprendo all’interno del per-corso espositivo non uno, ma ben due spazi informativi. L’iniziativa è stata pensata con l’intento di incon-trare la gente, per far conoscere l’a-zione distrettuale e presentare le iniziative e tutti i progetti. Come? Mettendosi letteralmente “in mo-stra”, con tutte le pubblicazioni, i video e tutti i materiali divulgativi fi-nora realizzati a completa disposi-zione dei visitatori. Soprattutto, però, il Distretto ha raccontato se stesso alla gente attraverso la viva voce dei suoi collaboratori, che per tutti gli otto giorni della mostra si sono avvicendati al presidio dello stand alla Casa degli Artisti e presso

l’InfoPoint all’inizio del percorso. Moltissimi i visitatori che si sono av-vicinati alle postazioni: dapprima con una certa titubanza, forse per-ché non avvezzi ad incontrare uno stand “non commerciale”, ma suc-cessivamente con grande curiosità e interesse. L’esperimento è stato dun-que un vero successo e molti degli oltre 180.000 ospiti di quest’anno sono tornati alle proprie case con un po’ di consapevolezza in più rispetto al ruolo che il Distretto ricopre nella cultura in Valle Camonica. Anzi, a giudicare dalle molte “shopping bag” sponsorizzate che circolavano per le vie del borgo, parecchi di loro sono tornati a casa con una “compi-lation” di libri, brochure e pubblica-zioni su questo nostro ricchissimo e meraviglioso territorio.

deterioramenti, ma il suo stato ge-nerale, seppure in buone condizioni, lamentava la necessità di un’assi-stenza specializzata. Ad occuparsi del restauro è stato il noto organaro Barthelemy Formentelli, originario della Valle Camonica, che per ben due anni ha lavorato a questo pic-colo organo a 500 canne, molto raro nei nostri paesi e ora perfettamente funzionante nella sua versione origi-naria. In particolare è stato ripristi-nato l’originale registro dei

tromboncini, rimosso sotto la Ri-forma Ceciliana perché ritenuto troppo pagano e sostituito con quelle delle viole, più consono alla musica liturgica. I lavori sono termi-nati da oltre un anno e lo scorso 26 settembre 2010, in occasione della festa patronale, l’organo restaurato ha potuto suonare nuovamente, inaugurato ufficialmente da un con-certo dell’organista di Lourdes, il Maestro Jean Paul Lécot. Da allora la parrocchia ossimese organizza re-golarmente concerti di grande pre-stigio invitando insigni maestri organisti, per intrattenere gli ascolta-tori ma anche per creare una sensi-bilità alla conservazione di questo magnifico pezzo di storia musicale italiana e camuna.

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C@municareI progetti culturali del Distretto spiegati alla Valle Camonica.

Manca qualche mese al termine del progetto del Laboratorio di comuni-cazione del Distretto Culturale, anche se in

cantiere ci sono ancora molte inizia-tive da realizzare. Eppure nell’aria si sente quel non so che di congedo, malinconia e un po’ di fretta di curio-sare nel domani, che rende il nostro lavoro di questi giorni più che un “addio”, il preludio a qualcosa di nuovo. Qualcosa di nuovo, anzi di an-tico. Di nuovo c’è che domani i ra-gazzi del Laboratorio proseguiranno verso mete sconosciute, ma con l’e-sperienza maturata sul campo della comunicazione in un territorio di montagna – la Valle Camonica - rac-contando progetti culturali. Un lavoro che in questi mesi si è tradotto nell’applicazione di un metodo inno-vativo, attraverso gli strumenti multi-mediali a disposizione: blog, post sui social network, video, news virtuali, scatti fotografici, filmati in stop mo-tion. I linguaggi della nuova genera-zione (e di qualcun’altra prima, anche se più faticosamente) si sono mostrati idonei a instaurare un dialogo “confi-denziale” con il pubblico e la comu-nità del territorio. I filmati in home page sul sito Internet istituzionale (vallecamonicacultura.it), le notizie pubblicate su Facebook e la trasmis-sione “Tam Tam, si gira”, in onda in tv e sul canale Vimeo, hanno comuni-cato i progetti del Distretto Culturale con un taglio più accattivante. E la ri-cetta ha funzionato: il Laboratorio di Comunicazione è riuscito a coinvol-gere molti giovani non solo nella di-vulgazione delle notizie, ma anche nella partecipazione diretta alle atti-vità del Distretto. Oltre ai mezzi più immediati di comunicazione, ab-biamo continuato a percorrere anche la strada della carta stampata. La rivi-sta “Tam Tam” è certamente il “luogo” più frequentato dai fruitori della comunicazione del Distretto, che non necessariamente devono ac-cendere un pc o fissare uno schermo per conoscere i nostri progetti. “Tam Tam” giunge adesso al terzo numero, crescendo nei contenuti e nella scrit-tura, insieme alla consapevolezza e

alle competenze acquisite dai gio-vani della redazione. Ed ecco manife-starsi quel qualcosa di antico. E’ qual-cosa che si fa strada in questo veloce affacciarsi del domani, sottoforma di un bagaglio di esperienze. Ma più che la condivisione del lavoro pas-sato, è semmai la forza che viene dopo qualcosa che è riuscito, vale a dire un progetto che ha dato buoni frutti, ha ottenuto riscontri ed ora è diventato un curriculum vitae da inse-rire, più che nei formati standard eu-ropei da spedire via mail, nella perce-zione di sé. Un attestato di autostima, per cacciare fuori il naso senza che tremino le gambe di fronte al senso di precarietà del mondo del lavoro. Una piccola iniezione di fiducia, per darsi un tono di fronte a se stessi. Serve anche quello, in tempi di crisi, come dimostrano le interviste ai gio-vani nell’inserto di questo numero. Per i ragazzi del Laboratorio di comu-nicazione e per chi ha lavorato duro nel Distretto in questi anni, il nuovo e il vecchio, fusi insieme, stanno diven-tando fidati compagni di viaggio verso il futuro. Per renderli visibili an-che agli altri, li racconteremo. Come? In un progetto editoriale che traccerà la storia di questa esperienza di co-municazione, di metodi, scelte inno-vative e compromessi, di mediazione

e scoperte inaspettate, di ricadute sul territorio e risultati ottenuti in questi tre anni. Li racconteremo attra-verso i segni, i colori, le parole, le im-magini della comunicazione che ab-biamo svolto, consapevoli che in questo campo ci sia ancora molto da fare. Le strategie comunicative do-vranno continuare a confrontarsi con le difficoltà di un’area decentrata (una valle di provincia) che rischia di apparire la sorella minore della città. Eppure, laddove gli svantaggi sem-brano vincolati a distanze e isola-mento, la comunicazione locale può trarne benefici: muovendosi in un ter-reno ancora poco battuto e meno smaliziato. Quindi più libero di acco-gliere idee, di conoscere, di saper aspettare le cose che accadono con pazienza e umiltà. Senza commettere l’errore di voler “colonizzare” il pub-blico con messaggi e immagini, ma instaurando un dialogo di cono-scenza reciproca. Alla luce del lavoro svolto finora, siamo convinti che in fu-turo la comunicazione di un territorio di montagna, per compiere il suo do-vere, dovrà sicuramente tenerne conto.

Eletta FlocchiniResponsabile della Comunicazione del Distretto Culturale di Valle Camonica

Mentre il Laboratorio di Comunicazione sta per giungere a conclusione, è in arrivo un progetto editoriale dedicato a due anni trascorsi tra post, blog, interviste e video. Per comunicare la cultura.

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STEFANO MALOSSOVenuto al buio nel 1984 su sciagurato consiglio di Orwell, si ostina sin dalla fine a percorrere territori impervi situati tra i boschi lombardi e il rock’n’roll. Artista visivo e scrittore a tempo perso, nuota nella boule de neige agitata costantemente dai suoi cattivi maestri. Talvolta afferma di voler frugare la scrittura dall’interno, un po’ come il bambino che smonta la sveglia per capire cosa sia il tempo. [email protected]

GIAMPIETRO MORASCHETTI Nasce a Breno il 31 Gennaio 1972 intorno alle 12. Ha una formazione di tipo umanistico e sin dall’adolescenza coltiva l’interesse per l’immagine e la comunicazione che lo proiettano nel mondo del web e del design. La sua vita è stata sconvolta da alcuni eventi importanti: l’album The Joshua Tree degli U2, la lettura di Ratman e Watzlawick. Legge e colleziona fumetti, strimpella la chitarra classica e si diletta nel nuoto e nel ciclismo. Ha attualmente tre priorità: Simone (16 mesi), immergersi nel mondo della fotografia e realizzare un’[email protected]

MARTA PAGANOMarta è i luoghi della sua vita. è Bologna: la città dei tortellini, delle Torri degli Asinelli, la città dove è nata. Marta è Lovere, Lago d’Iseo: il paese dell’Accademia Tadini, in cui vive da quando aveva tre settimane e da cui di rado si schioda. Marta è Pavia: la città del suo ateneo, della nebbia e delle 106 farmacie cantate dagli 883. Marta è Barcellona: la città di Gaudì e del Barça, quella che lei preferisce in assoluto. Ma per lei, il viaggio attorno al mondo è appena [email protected]

ANDREA RICHININasce il 15 luglio 1979 e con grande orgoglio si dichiara uno degli ultimi figli degli stupefacenti anni ‘70. Dopo aver vissuto nella terra d’Albione si laurea in Lingue e Letterature Straniere con una tesi in economia, domandandosi ancora oggi il perchè. La sua vita si divide tra varie passioni, tra cui la creazione di improbabili gadgets. Colleziona gemelli per camicia e gettoni [email protected]

MAURA SERIOLIAma pensare di abitare in un bel posto, con vista-lago ed enormi girandole colorate. Talvolta l’idillio scema un po’, allora prende la valigia e se ne va. Ma alla fine torna sempre. Ha una laurea in critica cinematografica, tenero esempio della sua ingenuità. Poiché Henri-Pierre Roché, autore di uno dei suoi libri preferiti, ha pubblicato il primo romanzo dopo i 70 anni, Maura nutre una disperata fiducia nel [email protected]

NICOLA BALLARINIAutodidatta, il suo lavoro spazia dal disegno, alla pittura, alla scultura e al video. Lo stile di Ballarini nel corso degli anni va sempre più definendosi e affinandosi, acquisisce personalità e forza comunicativa. La sua opera è un fil-tro personale tra passato e presente, suggestioni culturali del territorio che lo ospita e rappresentazioni della comunicazione contemporanea. www.nicolaballarini.it

CONTRIBUTORS

Profilo laboratorio di comunicazione

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Editore: Comunità Montana di Valle Camonica

Corrado Tomasi, presidente

Direttore Responsabile: Eletta Flocchini, responsabile della Comunicazione

Comitato di redazione Staff del Distretto Culturale di Valle Camonica:

Simona Ferrarini presidente

Sergio Cotti Piccinelli direttore

Giorgio Azzoni responsabile dei Progetti Artistici

Davide Bassanesiresponsabile Tecnico dei Sistemi Multimediali

Carlo Ducoli responsabile del Sistema Bibliotecario e Archivistico

Marco Tottoli responsabile dei Progetti d’Impresa

Elena Turetti responsabile del Sistema Museale

Carlo Zaniresponsabile Uffici Turistici

Segreteria di redazione: Andrea Richini

Redazione Laboratorio permanente di Comunicazione:

Stefano Malosso, Giampietro Moraschetti, Marta Pagano, Maura Serioli

Progetto grafico: antonioligrafica

Fotocomposizione e stampa: la Cittadina - Gianico (BS)

IllustrazioniNicola Ballarini

CoverGiampietro Moraschetti

Fotografie:Laboratorio permanente di Comunicazione;p. 7, Masiar Pasquale e Matteo Scarpellini; p. 8, Andrea Rossetti; p. 17, Guido Mensi;

p. 31-32, Dragan Mihajlovic e Igor Verdozzi;p. 33/35, Igor Verdozzi; p. 40, Giuseppina Suardi;

p. 44, Fabio Scalvini; p. 47 e retrocopertina, Matteo Biatta;terza di copertina, campagna di Comunicazione “Scuola dell'andare”;

Hanno collaborato a questo numero: Fondazione Cariplo, gli artisti di aperto_2011, Elisa Salvetti

Per il Distretto Culturale di Valle CamonicaClaudia Comella, Elena Gaioni, Gisella Martinazzoli,

Elisa Martinelli, Valeria Perini.

Registrazione presso il Tribunale di Brescia, 23/08/10 n. 30

Un laboratorio per l’arte e l’impresa

Realizzato nell’ambito del progetto integrato d’area Lungo i crinali. Percorsi tra natura e cultura per lo sviluppo integrato della Valle Camonica

Con l’Europa per crescere insieme

Unione Europea

Repubblica Italiana

FERS Fondo Europeo Sviluppo Regionale

Consorzio Comuni BIMdi Valle Camonica

Comunità Montanadi Valle Camonica

È un progetto del Distretto Culturale di Valle Camonica, grazie al contributo di

Per questo stampato è stata utilizzata Carta Certificata FSC. Il marchio del Forest Stewardship Council (FSC) indica che la carta

impiegata per fabbricare il prodotto proviene da una foresta correttamente gestita secondo i rigorosi standard ambientali,

sociali ed economici e da altre provenienze controllate.

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som

ma

rio Editoriale p. 1

Giuseppe Guzzetti. La cultura? Può rilanciare l'economia di un territorio p. 2

Una stagione di sfide p. 4

Alberto Piantoni. A self-made (in Italy) man p. 6

Microcredito e formazione: nuovi strumenti per gli imprenditori di domani p. 7

La passione diventa lavoro p. 8

Tra artigianato e design: la creatività rinnova la tradizione p. 9

Reinventare il turismo in Valle Camonica! p. 10

Le parole chiave del turismo moderno p. 11

Scoprire la Valle con il servizio Infoscuola p. 12

Apps, Tablet e Smartphone: nuovi strumenti di promozione p. 13

Del bene e del bello:ottobre, mese della cultura p. 14

Carlo Emilio Gadda alpino e scrittore in Valle Camonica p. 15

Arte: un ponte tra culture p. 16

La Valle Camonica in cattedra p. 17

Women at work p. 18

Infanzia della tecnica. Una vita nel mulino p. 19

Elisa e Margherita. In viaggio verso noi due p. 20

Maraèa i saperi immateriali p. 22

Casa dolce casa p. 23

Per un ritorno della parola p. 24

“Tam Tam, si gira”: il Distretto in tv p. 26

I giovani del Distretto Culturale: scommettiamo che ce la faremo? p. 27

Su Facebook il Distretto Culturale diventa 2.0 p. 30

aperto 2011_art on the border p. 31

Seguendo la vena del paesaggio p. 36

A ciascuno il suo passo p. 37

Sito Unesco n. 94: il lavoro di squadra per valorizzare le incisioni p. 38

Riscoprire l'identità di Casa Valiga p. 40

Vivere la “casa degli artisti” p. 41

Sistema Bibliotecario di Valle Camonica p. 42

La Scuola dell'andare p. 45

La bellezza salverà il mondo p. 46

Sostiene Bollani p. 47

News in pillole p. 48

C@municare p. 49

Profilo laboratorio di comunicazione p. 50

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LA SCUOLADELL’ANDARE

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La musica ha una forza straordinaria,

è un linguaggio che non ha bisogno

di traduzioni. Dobbiamo usarla

per comunicareai nostri ragazzi.

Stefano Bollani