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Periodico free press
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alle pagine 5 e 6
d’areamediterranea
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’: METIS SRL 0971 22715 CELL. 320 1813033 email: [email protected]
A PISUS AD UN FILOAnno IV numero 6 - 11 Febbraio 2011 Direzione / Redazione: Via del Popolo 34 - 85100 Potenza - Telefono 0971 22715 Direttore responsabile: Antonio Savino
Sepolcri imbiancati
Dopo aver smascherato i puritani di sinistra
del Palasharp e di Repubblica, in un redazio-
nale sul suo Foglio, Giuliano Ferrara afferma:
“Dicono che il Presidente del Consiglio si com-porta male, e magari non si è comportato meravi-gliosamente bene in parecchie occasioni. Ma èquesto il problema? Siamo convinti di no. Il pro-blema è che vogliono mettergli le mani addossoper evitare ragioni politiche alimentate da spiritofacinoroso e da avversione antropologica a un’Ita-lia popolare rigettata e odiata; ma non basta, di-chiarano di voler andare oltre Berlusconi,bandiscono una crociata puritana in cui arruolanoanche i tredicenni, allagano ogni spazio informa-tivo gridando alla libertà di stampa conculcata,parlano con disprezzo del denaro di cui hannopiene le tasche e le menti, si intromettono nei ca-pricci dell’altrui sangue senza fare i conti con leloro colpe, agitano il corpo femminile come unsimbolo di vergogna. Spiano, intercettano, guar-dano dal buco della serratura e stanno inculcandoin una generazione di italiani il disprezzo della po-litica. Una minoranza etica degna del suo nomedovrebbe sapere distinguere tra conflitti politici efunzionamento delle istituzioni”. Di consegenza,
l’Elefantino lancia un appello: “Perchè nondiamo vita ad una campagna di passione e di de-nuncia pubblica?” Giusto, caro Giulianone.
Siamo con te perchè dici la verità.
Siamo Pronti!
Era finito nel dimenticatoio Paul Getty III,rampollo di una delle dinastie petrolifere
super. Ed ho provato tristezza e stupore vederloimmortalato su internet. Un uomo distrutto,inerme, seduto su una carrozzella, cieco. Paul Getty III ha lasciato la vitaterrena pochi giorni fa, a 54 anni. Da trenta viveva in un corpo devastatoda un ictus per aver abbondato di alcol e droghe. A sedici, durante l'estatedel 1973, venne sequestrato a Roma dalla n'drangheta (il papà guidava laGetty Oil in Italia) mentre bivaccava, spensierato, in piazza Farnese in-sieme ad un gruppo di amici hippy. In cinque mesi di prigionia subì ognisorta di angheria, finchè rilasciato, poco prima di �atale e dietro paga-mento di circa due miliardi di lire (dieci, la richiesta lievitata nel frattempoma negata con ferreo piglio dal nonno-patriarca) vicino a Lauria, lungo il
raccordo autostradale Salerno-Reggio Cala-bria. Fu un camionista in transito a caricarloa bordo, sporco, infreddolito, con pochi stracciaddosso. Gli mancava l'orecchio destro, cru-
delmente mutilato dagli aguzzini, per accelerare le pratiche del riscatto.Attese l'arrivo dei genitori provenienti da Roma, nella caserma dei carabi-nieri di Lagonegro. Fu così che la Basilicata entrò a far parte del circolomediatico di quei tempi per una vicenda al centro delle cronache planetarie.Probabile sia stata questa esperienza inconcepibile a far sprofondare nelbaratro il riccioluto Paul, ricchissimo, viziatissimo, traboccante noia ed in-felicità, tenuto soprattutto a debita distanza dagli affari di famiglia. Terrenofertile per il vuoto nichilista pronto a prendersi in conse-gna le pecore nere, i reietti, grazie al dio avere.
11 FEBBRAIO 2011
SineLinea
Nicola Melfi
REIETTI
2
Il caso Ruby potrà arrivare davanti alla Corte di Strasburgo. E'Franco Frattini ad annunciare l'ipotesi di un ricorso alla Corte deidiritti umani per la violazione del diritto alla privacy. Il ministrodegli Esteri lo ha detto rispondendo a una domanda sull'ipotesi di unacausa del premier contro lo Stato. Causa che, sottolinea Frattini,non sarebbe "un rimedio straordinario" perché ciascuno ha il dirittodi rivolgersi al giudice per la sua tutela.
Caso Ruby
LA STRAGE DIMENTICATA
Foibe, oggi il giorno della memor
ia
Oggi celebrazioni in ricordo della
strage
delle Foibe, dove migliaia di italiani fu
-
rono uccisi dai partigiani di Tito e gettati
nelle fessure carsiche tra Venezia Giulia
e Jugoslavia.
STUPRO L’ opinione pubblica partenopea, ancora
scossa per la brutale aggressione avvenuta lo scor
so
anno ai danni di una quindicenne francese in vacanza
sull’
isola di Capri, chiede giustizia per una nuova, barbara
violenza di gruppo, avvenuta questa volta ai danni di
una
giovanissima vittima di Arzano.I Carabinieri della compa-
gnia di Casoria, dopo un attento lavoro di indagine, sono
riusciti finalmente ad arrestare i cinque minorenni
accu-
sati di un barbaro stupro di gruppo. Gli inquirenti, gra-
zie alla testimonianze della ragazzina di soli undici a
nni,
sono così riusciti a ricostruire la dinamica: i cinque
ra-
gazzi, dopo aver convinto la giovane a seguirli in un
luogo appartato, e, dopo averla immobilizzata e spog
liata,
hanno abusato a turno di lei.
GEMELLINE SCOMPARSE Alessia e Livia, in Fran-
cia un numero verde: forse avvelenate
La polizia è sulle tracce del registratore, che Schepp
portava sempre con sé: potrebbe contenere messagg
i
utili. A Marsiglia un numero verde. Sospese le ricer-
che in Svizzera: erano sul traghetto in Corsica.
Spunta l'ipotesi avvelenamento.
FILE TOP SECRET(Gli appunti del direttore)
Alessia Marcuzzi è incinta. A rivelarlo è stato
Alfonso Signorini durante il suo consueto app
unta-
mento Alfonso Signorini Show: “Ufficializzo, in
accordo con lei, la gravidanza perc
hé è al terzo
mese” ha detto il direttore di Chi in diretta alla
radio dopo avere avuto il via libera
da lei.
Foibe Alessia
Antonio Savino
Appuntamenti personali
Ore 22:00 Dita Von Teese
Più prudente la posizione del se-
gretario generale della Uila, Ste-
fano Mantegazza, che suggerisce
all’Italia di camminare insieme al-
l’Europa, per non indebolire la
propria posizione all’interno
dell’Unione.
Il progetto di legge attualmente
approvato era stato reso noto a
Bruxelles già nel gennaio del
2010, dove aveva incontrato il pa-
rere contrario di Stati come Ger-
mania, Austria, Francia e Spagna.
Andare avanti nel progetto – è inu-
tile negarlo - potrebbe esporre
l’Italia ad una procedura comuni-
taria di infrazione.
Già nel 2004 si era verificato un
episodio simile, quando il Parla-
mento italiano cercò di introdurre
l’obbligo di etichettatura per tutti
i prodotti alimentari con la l.
201/2004.
Anche in quella occasione la
Commissione europea aveva rile-
vato l’incompatibilità della legge
italiana con la normativa europea.
liana possano essere recepite nel futuro
quadro normativo dell’Unione e si è detto
fiducioso che la voce del nostro Paese, in
questo ambito così delicato, verrà tenuta
nella giusta considerazione.
Assolutamente intenzionato a procedere
sulla strada intrapresa dal Parlamento na-
zionale è anche il sottosegretario alla Sa-
lute, Francesca Martini, che considera la
nuova normativa indispensabile per una
scelta sicura e consapevole da parte dei
consumatori, ed invita gli europarlamen-
tari italiani a farsi portavoce di tali esi-
genze a Bruxelles.
Per la Coldiretti, inoltre, l’Italia non può
rinunciare alla propria leadership europea
sulla qualità e sulla sicurezza degli ali-
menti, pertanto, bisogna andare avanti
anche a costo di aprire un contenzioso con
l’Unione.
UE boccia Italia sulle etichette
alimentari L
o scorso gennaio la Com-
missione agricoltura della
Camera ha approvato al-
l’unanimità il ddl 2260 dal titolo
“Disposizioni in materia di eti-
chettatura e di qualità dei prodotti
alimentari”, trasformandolo in
legge. Secondo la nuova norma-
tiva, è diventato obbligatorio in-
dicare per qualsiasi alimento non
soltanto il luogo di lavorazione,
ma anche quello d’origine delle
materie prime che lo compon-
gono. L’art. 4 della nuova legge,
infatti, recita così: “Per i prodotti
alimentari non trasformati, l’indi-
cazione del luogo di origine o di
provenienza riguarda il Paese di
produzione dei prodotti. Per i pro-
dotti alimentari trasformati, l’in-
dicazione riguarda il luogo in cui
è avvenuta l’ultima trasforma-
zione sostanziale e il luogo di col-
tivazione e allevamento della
materia prima agricola prevalente
utilizzata nella preparazione o
nella produzione dei prodotti”.
Scopo della normativa è quello di
tutelare i consumatori con infor-
mazioni più chiare e trasparenti, e
quello, ovviamente, di salvaguar-
dare il “made in Italy” in fatto di
alimentazione e qualità dei pro-
dotti.
La legge ha incontrato il favore di
numerosi produttori e di alcune
confederazioni agricole, ma non
ha fatto i conti con la normativa
europea in materia.
In base alla direttiva comunitaria
relativa a etichette, presentazione
e pubblicità riguardanti prodotti
alimentari (dir. CE n. 13 del
2000), l’indicazione dell’origine
dei prodotti non è obbligatoria,
ma a discrezione del produttore, a
meno che l’omissione non possa
trarre in inganno il consumatore.
Secondo la normativa europea,
infatti, l’origine dei prodotti viene
identificata con il luogo in cui av-
viene l’ultima trasformazione,
salvo che per alcune specifiche
categorie di prodotti, tassativa-
mente indicate, quali quella orto-
frutticola, quella delle carni
bovine, delle uova, del mercato it-
tico fresco e degli alimenti biolo-
gici.
L’Italia, come gli altri 26 Stati
membri, avendo ceduto parte
della propria sovranità in vista
della creazione di un Mercato
Unico nel quale sia garantita la
libera circolazione delle merci , non
può adottare in materia regole diffe-
renti da quelle comunitarie.
E la voce dell’Unione Europea non ha
tardato a farsi sentire. Il commissario
europeo per la Salute e la Tutela del
Consumatore, John Dalli, e quello per
l’Agricoltura, Dacian Ciolos, hanno
inviato una lettera al nostro ministro
delle Politiche Agricole, Giancarlo
Galan, nella quale si invita l’Italia a
non procedere e si ricorda che proprio
in questi giorni l’Unione sta rivedendo
la normativa comunitaria in materia.
Il Ministro italiano ha assicurato il
tempestivo invio alla Commissione
Europea della legge e dei relativi de-
creti attuativi per i singoli prodotti. Ha
auspicato, inoltre, la possibilità che le
disposizioni previste nella legge ita-
Giusi Santopietro
3
Direttore Responsabile
A�TO�IO SAVI�O
Direttore Politico
SARO ZAPPACOSTA
Redattori
Agnese AlbiniLuca Arlotto
Danilo ChiaradiaLaura CutullèSerena Danese
Michela Di PalmaSimona MarganellaLoredana Romanelli
Giusi Santopietro
Impaginazione &Grafica
Francesco Pietro Falotico
Stampa
Martano Editrice Modugno (BA)
Reg. Trib. Potenza �°375del 24 04 2008
Direttore Editoriale
Emilio D’AndreaSVI.MED.
associazione onlus per lo sviluppo
sostenibile del mediterraneo
Concessionaria Pubblicitaria
METIS srl
Contatti
[email protected]. 0971 22715
dd’areamediterranea
11 FEBBRAIO 2011
La legge sull’etichettatura dei prodotti, approvata in sede parlamentare, è inapplicabile, perché contraria ai principi europei
a partire dagli anni Settanta, hapurtroppo trasformato l’Italia inuna ’democrazia del deficit’, conl’esplosione del debito pubblico.E’ chiaro che le forze conserva-trici,espresse oggi da Casini e Fini,abituate ai privilegi dei palazzi enon alla trincea e al lavoro suiterritori, hanno paura del cam-biamento. Il Popolo della Libertànon ha certo paura e insieme allaLega, continuerà con entusia-smo, in Parlamento e in mezzoalla gente, il proprio impegnoper innovare e riformare ilPaese". “
4 11 FEBBRAIO 2011
LO SCONFORTO DI QUI ,QUO E QUA
Berlusconi si riprende la scena,aumenta la maggio-ranza in Parlamento,spaccaFli (il partito dei traditori),vara un piano in tre mosse perl’economiainsieme a Tremonti e lascia a bocca asciutta chi gia’vedeva Tremonti Premier. I tre piccoli QUI (Fini) QUO(Casini) QUA (Rutelli)non sanno dove sbattere la testa.Il Terzo Polo annuciato e’ gia’ tramontato. Di conse-guenza ci troviamo, QUI alle prese con la sua marghe-rita (colta a Montecarlo), da sfogliare per domandarsimi dimetto o no! QUO con il solito dilemma: sto’ al cen-tro,destra o sinistra,bho’, ci penso! QUA aspetta alla fi-nestra per vedere chi passa, tanto lui nonragiona!.Povera piccola ammucchiata anti-Berlusconi,dove voleva andare?P.S. QUI, QUO E QUA CHE QUAQUARAQUA’ !��
Controffensiva del Popolo
della Libertà, nei con-
fronti dei leader del Polo
di Centro, Casini e Fini.
"Un partito libertario, multiraz-ziale, multireligioso, non conser-vatore, idealmente aperto e via
ancora con altri attributi che de-stano solo tantaconfusione culturale e ideale. Secosi’ e’ sta nascendo un partito,quello di Fli, che non ha nulla ache spartire con la destra italianadel dopoguerra,quella per intenderci che va dalMsi ad An e poi al PdL”. Lo ha
dichiarato il Ministro dei Tra-
sporti Altero Matteoli, secondo il
quale, “il FLI e’ un partito chenasce per l’ odio incomprensibile
contro Berlusconi, con il quale non sa-rebbe possibile fare alcuna riforma.Poco importa se con Berlusconi, leaderdel centrodestra per volere degli italiani,abbiamo fatto insieme un percorso lungodiciassette anni, un percorso che oggiviene improvvisamente misconosciuto.
�on si comprende perchè riformecostituzionali come il Senato Federale,piu’ poteri al premier, la diminuzione deiparlamentari, la modifica del titolo Vdella Costituzione che pure avevamoprovato a fare nella legislatura2001/2006, non si possano piu’ fare per-che’ c’ e’ premier Berlusconi. Quasi cheBerlusconi fosse un usurpatore e non unlaedervoluto e votato dagli italiani. Mi pare chele prese di posizione del Fli sianonon solo inaccettabili ma incomprensibili
sul piano politico ed ideale".Il Sottosegretario Mario Mantovani,
mette in evidenza l’importanza storica
del Federalismo, precisando che
"Gli elettori del �ord cancellerannoquelle forze che stanno ostacolando l’attuazione del federalismo e lo vedremogià alle prossime scadenze elettoralidi Milano, Pavia e Mantova.Il Governo Berlusconi è nato per cam-biare il Paese” . - precisa Mantovani, se-
natore del Pdl e coordinatore regionale
della Lombardia -
“Il progetto federalista rappresenta inquesto senso la riforma cruciale della le-gislatura, introducendo finalmente unrinnovato protagonismo del popolo at-traverso i rappresentanti più vicini allagente, cioè sindaci, assessori, consigliericomunali, provinciali, regionali, elimi-nando quel centralismo finanziario che,
Fini e Casini nel mirino
di Matteoli e Mantovani
Un attaccoal terzo Polo
Pioggia di eurosulla città
Una nuova cospicua quan-
tità di risorse economi-
che è in arrivo per
migliorare la qualità della vita per
i residenti nel capoluogo di re-
gione e per coloro che abitual-
mente lo raggiungono dalla
periferia.
Nei giorni scorsi, infatti, il consi-
glio comunale ha approvato il
piano integrato di sviluppo soste-
nibile (pisus) che, con un impiego
di circa 40 milioni di euro, do-
vrebbe consentire alla città di
compiere un significativo miglio-
ramento nella sua offerta di ser-
vizi. L’approvazione dei pisus ha
evidenziato un sostanziale ac-
cordo tra maggioranza ed opposi-
zione visto che quest’ultima
componente, al momento del voto
ha optato per l’astensione e non
per una espressione contraria.
All’indomani dell’approvazione
del consiglio, dai banchi dell’op-
posizione, l’On. Giuseppe Moli-
nari ha motivato tale scelta
dichiarando che “ancora una volta
l’opposizione, in maniera respon-
sabile e nell’interesse della città,
ha svolto un ruolo propositivo
perché le cifre in gioco con i fondi
da destinare al Pisus sono troppo
alte” facendo quindi intendere
che, dopo i discutibili recenti ri-
sultati ottenuti in alcune zone
della città dopo l’impiego delle ri-
sorse destinate ai piani di riquali-
ficazione urbana, l’opposizione
non poteva perdere questa occa-
sione per incidere su quelle scelte
che potrebbero migliorare, al-
meno sotto certi aspetti, il volto
della città. Città che avrebbe po-
tuto compiere un salto qualitativo
ancora più significante se, a pa-
rere di Molinari, nei pisus fosse
rientrato qualche altro obiettivo
come la delocalizzazione della
centrale Enel di Gallitello, il col-
legamento tra le contrade Drago-
nara e Centomani per accedere
rapidamente al raccordo autostra-
dale e la riconversione dell’area
dell’ex cip-zoo.
A questo punto, tentiamo di ap-
profondire l’intera faccenda rivol-
gendo alcune domande ai
rappresentanti dell’opposizione.
L’intera opposizione in Consi-
glio Comunale, al momento del
voto sui pisus, ha optato per l’asten-
sione: che significato ha questo atteg-
giamento ?
Per la prima volta il sindaco e l’ammini-strazione del comune di Potenza dalleparole sono passati ai fatti. Il sindaco hadato l’opportunità all’opposizione dipresentare idee e proposte e dall’autunnoscorso ci siamo confrontati anche conAsl, Comitati di quartiere, Amministra-zione Provinciale e Camera di Commer-cio per giungere ad un progetto quantopiù possibile condiviso che metta alprimo posto le necessità dei cittadini enon una inutile primogenitura da partedel centrosinistra o del centrodestra.Da cosa traggono origine i Pisus ?
I fondi per la realizzazione del pisus sonodestinati dalla Comunità Europea che haconcesso 40 milioni di euro a Potenza e30 a Matera sulla scorta di progetti dimassima presentati negli anni scorsi perrealizzazioni nell’ambito della mobilità,del verde, dei servizi sociali e di quellialle imprese.Per la città di Potenza l’aspetto più im-portante della realizzazione dei pisus ri-guarda la mobilità. Con il contributo di10 milioni di euro che arriveranno dalMinistero delle Infrastrutture ed 8 mi-lioni dei pisus, sarà realizzata un’areaparcheggi per 500 automobili nell’areadelle Fal a ridosso dello snodo del Gal-litello; quell’area rappresenterà il termi-nal per chi, giungendo in città, decideràdi spostarsi con tutti i mezzi pubblici:scale mobili metropolitana ed autobuscon questi due ultimi che in quella zonaavranno il capolinea. E’ inoltre previstolo sdoppiamento delle tratte ferrate sullequali transitano alternativamente i treniRfi e Fal. Con lo sdoppiamento, le corseFal saranno più frequenti per collegaremeglio i vari rioni della città ed a questo
scopo è prevista la realizzazione di unastazione tra la zona posta a valle di ViaTorraca e Rione Lucania.L’auspicio è che vengano ridotti i disagiagli automobilisti che sono spesso co-stretti a lunghe attese ai passaggi a li-vello di Rione Mancusi, Via AngillaVecchia e Via Palermo mediante lo sca-valcamento o l’interramento dei binariin prossimità dell’intersezione con lestrade urbane. Sull’argomento il capogruppo del PdL
in Consiglio Comunale ci comunica:
Il PdL ha suggerito la realizzazione di unterminal per autobus nella zona di La-vangone dove fermare i torpedoni prove-nienti dalla zona nord della Basilicata efar proseguire il viaggio dei pendolarimediante gli stessi treni delle Fal. �ellamedesima zona, poi, abbiamo propostola trasformazione del previsto campo dicalcio in una struttura per il calcio a 5considerato che quel campo non è omo-logabile per il calcio a 11 a causa dellesue ridotte dimensioni. In questo modo,si offrirebbe finalmente una strutturaadeguata alla squadra della città che mi-lita in serie B.Altri interventi sono poi previsti per ilriutilizzo dell’ex caserma dei vigili delfuoco di Rione San Rocco (3700 mq) perla quale è prevista una destinazione perattività sociali giovanili considerataanche la vicinanza al polo universitariodi Macchia Romana. Infine, altro ambi-zioso progetto degno di rilievo è quelloche potrebbe portare all’allungamentopedonale di Via Pretoria fino all’anticatorre Guevara. Infatti, dal piazzale anti-stante la scuola media Torraca, si po-trebbe realizzare un tunnel che porti finoa Via Vescovado; in questo modo le autonon transiterebbero più lungo l’attualepercorso e, dopo la demolizione della
L’ approvazione dei Pisus ha messo
d’accordo maggioranza ed opposizione
Francesco Faggellasede dell’ex Itc Da Vinci, che oraospita provvisoriamente l’Istitutod’Arte, da Via Pretoria si po-trebbe raggiungere l’area dellatorre senza imbattersi in auto intransito.Infine, altro intervento previsto,è quello riguardante la demoli-zione dell’ex tribunale di ParcoAurora, fino a qualche giorno fasede del comando dei vigili ur-bani, dove si dovrebbe realizzareuna bella piazza. Ad ascoltare questo pro-
gramma sembra di vivere in
un’altra realtà; i potentini non
hanno ancora metabolizzato
recenti interventi di riqualifi-
cazione urbana che non sem-
brano aver colto l’obiettivo
come è successo per la fontana
di Via Lazio o la cosiddetta
nave di Via Tirreno……
Questa volta le cose andrannodiversamente; l’opposizione vigi-lerà attentamente su quantoverrà cantierizzato ed il sindacosarà invitato ad informare pun-tualmente il Consiglio su tutta lamateria.Tornando per un attimo al mi-
glioramento dei trasporti in
città, ci sembra di capire che il
funzionamento di questo com-
plesso “sistema” che si inte-
grerà anche con i trasporti
verticali, comporterà nuovi
costi per la pubblica ammini-
strazione: ritiene che il Co-
mune possa giustificarli anche
alla luce del modesto risultato
registrato con il monitoraggio
dell’utilizzo del cosiddetto
ponte attrezzato?
E’ evidente che con i 60 milionidi euro di debiti che già gravanole casse comunali, l’amministra-zione dovrà a breve inventareuna soluzione che chiami i frui-tori di questi servizi a contribuirealle spese relative. Credo peròche a fronte di una offerta effi-ciente, che consenta a tutti i cit-tadini di muoversi agevolmenteda un lato all’altro di Potenza, larichiesta del pagamento di un bi-glietto unico e cumulativo possaessere tranquillamente accettata.
511 FEBBRAIO 2011
RivoluzionePisus
Siamo in Europa anche noi.Piccola Potenza, quasi unaborgata se si pensa a realtà
metropolitane complesse e dina-miche. Eppure anche il capo-luogo ha ricevuto in dotazionedalla Comunità Europea un “ca-pitale” destinato ad uno svilupposostenibile, in armonia con i cit-tadini che la vivono. Ma partiamodal 1997, quando la Commis-sione Europea per la prima voltaaffronta apertamente la “proble-matica urbana”, questione legataai cambiamenti in atto nelle cittàeuropee, con tutto il carrozzonedi questioni congiunte. Ossia, au-mento demografico, svilupposocio-economico, lavoro, econo-mia, ambiente. Nel 2007 nasce laCarta di Lipsia sulle Città Euro-pee Sostenibili, sottoscritto dagliStati membri, che raccoglie stra-tegie, piani e obiettivi comunicirca una politica di sviluppo ur-bano in linea con i tempi. I Mini-stri degli Stati si impegnano,attraverso la Carta, affinché nonci si impantani sul terreno astrattodei buoni propositi che come na-scono così soccombono. Infine laStrategia Europa 2020 (da qui,poi, la Strategia“Potenza 2020”):il documento più significativonato sull’onda rovinosa della crisieconomica in cui versa il pianetaEuropa. Josè Manuel Barroso, ilPresidente della CommissioneEuropea, ha rappresentato conqueste parole l’obiettivo madredella Strategia: “Essa dimostrache l’Europa è capace di promuo-vere una crescita intelligente, so-stenibile e inclusiva, di trovare ilmodo di creare nuovi posti di la-voro e offrire un orientamentoalle nostre società”. Gli obiettividunque: occupazione, ricerca einnovazione, cambiamento cli-matico ed energia, istruzione elotta alla povertà. La sfida è darealle parole un terreno su cui pog-giare le fondamenta e poi la strut-tura di un processo dicambiamenti articolato e innova-tivo. Il PISUS, Piano Integrato diSviluppo Urbano Sostenibile,vede a questo punto la luce: il do-cumento, che si ispira alla Strate-gia, intercetta attraverso laRegione Basilicata il finanzia-
mento di 40 MLN di euro messi a di-sposizione dall’UE e traccia le linee diattuazione delle politiche mirate allosviluppo urbano. Come una “senti-nella” che vigila sugli obiettivi, le ope-razioni da eseguire e anche su quelcorpulento finanziamento. La città diPotenza, grazie al PISUS, potrebbedavvero acquistare un nuovo volto, unaqualità urbana di cui è fortemente man-chevole ed una attenzione ai reali pro-blemi lamentati dai cittadini. Il PISUSdocumenta dettagliatamente il quadrodentro cui vanno ad inserirsi gli inter-venti ipotizzati. Si parte dall’analisi deidati socio economici: impianto demo-
grafico dei Comuni del PSM - PianoStrutturale Metropolitano -, tessutoimprenditoriale, mercato del lavoro,mobilità, ambiente; si inquadra il ter-ritorio, il sistema naturalistico e delverde, rischio idrogeologico, sistemainfrastrutturale; poi la strategia di in-tervento del Piano di Azione, con gliobiettivi ed i progetti immaginati. Lavera rivoluzione è data proprio dalnumero e dalla qualità degli inter-venti da porre in essere nella nostracittà. Il finanziamento a disposizionedell’amministrazione comunale pre-vede 4 obiettivi specifici che abbrac-ciano numerosi interventi. Il primo è
“Accessibilità e mobilità”, gli inter-venti previsti: Terminal Gallitello;Terminal Betlemme; Nuova StazioneCentrale; Infomobilità; dal Gallitelloall’Ospedale in 15’ - La metropoli-tana; A piedi in città - collegamentouniversità/centro storico; fermate epercorsi senza barriere. Secondoobiettivo è “Aiuti alle imprese”, gliinterventi: Reti tra imprese e Impresa& Innovazione. Terzo: “Rigenera-zione Urbana”, gli interventi sonoBasento-Musmeci; Verso il ParcoGuevara; il Parco per Parco Aurora -da piazza di Giura a Viale Firenze;Polo Lavangone; Gallitello - la pe-donalità del Nodo Complesso; CittàCultura. Quarto ed ultimo obiettivoè “Inclusione sociale e welfare”, gliinterventi previsti: Polo Scolastico aMacchia Romana; Sportello ServiziSociali; Poli di Servizi socio - cultu-rali per i giovani; sostegno al volon-tariato. È chiaro che una similerivoluzione, territoriale e sociale, po-trebbe avvenire sul lungo periodoma, oggi, un vero progetto esiste edè il PISUS. Esiste anche la volontà ela predisposizione al cambiamento.E la città di Potenza, il cambiamento,senz’altro la fomenta. A questopunto sta a noi, cittadini, giovani estudenti, comitati di quartiere, asso-ciazioni di categoria, ordini profes-sionali e sindacati, accompagnare,come sentinelle - e come fa il PISUScon gli obiettivi -, la realizzazione diquesto inizio di rivoluzione urbana esociale. Sta a noi vigilare.
Michela Di Palma
Il documento “rivelazione” che potrebbe
cambiare il volto del capoluogo.
611 FEBBRAIO 2011
A piedi in città: percorsi ed aree verdi
Caro amicoti scrivo...così
Un attivista romantico polemizza
con i vertici del PdL
Teodoro Pica, è forseuno dei tanti romanticidi una idea politica, di
un mondo forse superato daitempi che ancora cerca di mo-strare tutta la sua fede politica,i suoi sentimenti puri nonchéla sua forza morale, a dispettodei tempi, nei confronti delladirigenza del Popolo della Li-bertà.Ha scritto una lettera aperta alvertice del Pdl lucano, speditaper conoscenza all’On. Ver-dini, uno del triumvirato na-zionale del Pdl che ancoraconta e, bontà sua, ha tra-smesso ufficialmente copia diquesta lettera alla nostra Reda-zione. Terra ringrazia TeodoroPica (venosino, cofondatorecon altri amici del Club diForza Italia nel lontano 1994tesserato poi nel Pdl, nonchécomponente nel direttivo dielezione e dulcis in fundo, Pre-sidente dei Seniores) per la fi-ducia evidenziata con il suoatto che ci induce a doveroseconsiderazioni. Anche perché,evidentemente, il signor Teo-doro Pica, riconosce nella no-stra azione critica,appassionata e sgombra di finispeculativi, uno scoglio a cuiaggrapparsi, visto e conside-rato che il suo partito rischia diaffogare di una morte gora,dalla quale – unitamente al no-stro organo di informazione –tenta disperatamente di libe-rarsi. Fortunatamente, TeodoroPica è anche la voce della dis-sidenza, che non crede nellamaggior parte dell’attualeclasse dirigente e cerca di rag-gruppare intorno allo spiritodissenziente, possibilmentequanti più eroi idealisti, appas-sionati amici di partito deside-rosi di una nuova, fresca,dirompente e vincitrice classedirigente. Teodoro Pica af-ferma di essere “ un tenace so-stenitore della linea politica
711 FEBBRAIO 2011
che deve essere vista come azione alservizio del cittadino . nella mia cittàquesto non è possibile neanche oggiche il Pdl è un partito di maggio-ranza relativa. Forte sostenitore dellavisibilità politica del partito durantele scorse elezioni amministrativedella cittadina oraziana – precisaTeodoro Pica – questo non è statopossivile, vuoi per la mancanza di vo-lontà nel gestire senza condiziona-menti, vuoi per volontà regionale”.Classe regionale chiamata in causa,quindi, per la prima volta. Ma c’è
anche il secondo attacco del venosinocontro i centralisti dirigenziali. Un at-tacco che nasce da un episodio incre-dibile, che evidenzia tutto losquallore che caratterizza alcuni diri-genti del Pdl lucano. Teodoro Pica in-fatti ci scrive: “Vorrei ricordare chela sezione di Venosa viene gestita inmaniera anonima e senza idee daparte dell’attuale classedirigente.Vorrei ricordare che in unconvegno pugglico l’attuale Sindacodi Venosa (mai tesserato né nel Pdlné in Forza Italia) plaudeva alle in-vettive dell’onorevole Voldo Spinicontro l’attuale Presidente del Con-siglio. La mia domanda, quindi, è:come si fa a considerare di centro de-stra l’attuale giunta amministra-tiva?”.
Non tocca a noi rispondere a questointerrogativo. È doveroso, però, daparte nostra, evidenziare l’appellolanciato da Teodoro Pica al verticedel Pdl e, per conoscenza, all’onore-vole Verdini, poiché, rappresenta ilcuore di tutta la lettera scritta dal-l’esponente venosino. “Ora basta con questa ambiguità –urla Teodoro Pica – il Pdl non è fi-nito, esiste e crescerà con la vogliadella vera politica. Pertanto chiedoche avvenga l’azzeramento di tutte lecariche regionali e comunali. La con-
testazione è forte – precisa il veno-sino del Pdl – e spesso le decisionisono di comodo ed opportunistiche ascapito della vera forza di cambia-mento”. C’è il pericolo, a questo punto, cheanche la lettera di Teodoro Pica, fini-sca nel dimenticatoio come tante altrelettere di questo tipo, come tante etante intenzioni di ribellione che si re-gistrano nel partito, a causa di unacondizione di stallo voluto “dalli...superiori”.È vero: la contestazione è forte, le la-mentele aumentano, il dissenso pure.Ma c’è un problema però ed è rappre-sentato dal fatto che contestazione,lamentele e dissenso rischiano di fi-nire nel vuoto, , perché gran partedella dirigenza preferisce il vuoto per
meglio crogiolarsi nel proprioorticello. Non c’è mai infattiun gruppo forte, capace di farquadrato, imporre la volontàdella dissidenza. Ci vorrebbeun miracolo, piccolo ma im-portante: che qualche diri-gente fosse capace didichiarare ufficialmente divoler rappresentare la voce deldissenso e promuovere unaserie di iniziative miranti adinvogliare elettori e dirigenti adiscutere sulle cause dellesconfitte continue che si subi-scono nelle elezioni e crearedi conseguenza, una nuovaalba per il Pdl. È possibile. Èvero: oggi il massimo partitodi opposizione lucano è incoma, perché vittima di unmale oscuro, del quale ab-biamo già parlato la settimanascorsa in una intervista inesclusiva al nostro settimanaleda Lorenzo Larocca, il cheevidenziava le ragioni per lequali la gente si è disamoratadella politica, allontanando-sene, stufa delle solite man-frine e di soliti vantaggipersonali.C’è un uomo che possa alzareil vessillo del dissenso chesquarcia il Popolo della Li-bertà di Basilicata? Per noiesiste, deve trovare il coraggiodi uscire fuori dal suo guscio,e guidare l’esercito dei dissi-denti verso la vittoria finale.Esiste, e noi lo rispettiamo,perché è un uomo che ponealla base di ogni scelta i proprivalori, con una grande tenacianel soddisfare i mandati chegli vengono affidati e con unarara capacità organizzativache da alla politica più diquanto da essa riceve, sempreproteso alla crescita dellaclasse dirigente e capace difare un passo indietro quandogli interessi generali e di par-tito lo richiedono.
Saro Zappacosta
Navazio che, da Capolista di “Io Amo la Lu-
cania” - candidato Presidente proprio Allam
- , in soli 30 giorni di campagna elettorale,
oltre a far confluire al suo Movimento quasi
trentamila consensi (9,0%), si è conquistato
l’elezione a Consigliere Regionale con ben
dodicimila preferenze personali (4%). Ma
come mai il Pdl si è lasciato scappare o, me-
glio, ha fatto di tutto per “liberarsi” di un pro-
prio rappresentante di spicco e grande
levatura come Navazio?
Benché riconosciuto da tutti come valido ed
attento amministratore della Città di Melfi e,
notoriamente, depositario di un considere-
vole seguito elettorale (in poche settimane ha
registrato intorno a sé consensi superiori a
quelli di partiti tradizionali), “la Cricca” dei
soliti “sfascisti” del Centrodestra Lucano non
ha mai mancato di tenerlo in disparte, lontano
da ruoli importanti e candidature di rilievo,
quasi come un pericoloso ed inaffidabile
corpo estraneo di quel Pdl a cui lo stesso Sin-
daco, da “coerente socialista di vecchia data”,
aveva aderito ufficialmente in prima persona
e con tutte le sue consistenti truppe.
L’unica leggerezza da potersi addebitare a
Navazio, commessa sicuramente in buona
fede e sopratutto nell’intento di dare un pro-
prio incisivo contributo alla ripresa dell’eco-
nomia regionale, è stata quella di aver
accettato troppo frettolosamente la carica di
Commissario del Consorzio per lo Sviluppo
Industriale di Potenza, offertagli a suo tempo
da Vito De Filippo, già all’epoca disinvolto
e abile sparigliatore Presidente Regionale di
Centrosinistra. Quella immediata disponibi-
lità, dettata in parte dall’esigenza di mettersi
senza indugio al servizio della propria terra,
ma anche forse per lanciare un forte segnale
di “insofferenza” e significativa dimostrazione
“muscolare” ai suoi viscerali ed abituali “de-
trattori interni” (Viceconte, Pagliuca, Taddei,
ecc.), non è stata valutata a fondo da Navazio
che, conoscendo bene i soggetti con cui an-
dava a scontrarsi, ha subito tutta una serie di
ostracismi, discriminazioni e demonizzazioni
varie, fino al punto da metterlo, di fatto, fuori
dal Pdl.
Il presiedere quel Consorzio Asi è stato usato
dai suoi “avversari di partito” come il facile
grimaldello per accusarlo di “tradimento” ed
“inciucio” con la Sinistra, tanto da negare ad
una figura autorevole e credibile come Nava-
zio la nomina al Senato nel 2008, poi la can-
didatura a Presidente della Provincia di
Potenza nel 2009 e, infine, quella nel 2010 a
Presidente della Regione Basilicata per il Cen-
trodestra o, quanto meno, da Consigliere Re-
gionale nel Pdl.
Una feroce guerra all’arma bianca che, nel
malsano intento di voler fare fuori a tutti i costi
il pur attivo e capace Sindaco di Melfi, altro
non ha prodotto che una clamorosa ed inevi-
tabile debacle su tutti i fronti del Centrodestra
Lucano, le cui disastrose conseguenze sono
ancora sotto gli occhi di tutti.
Non solo, infatti, il Vulture-Melfese è stato pri-
vato di un proprio rappresentante a Palazzo
Madama (ne ha beneficiato il Metapontino col
Sen. Cosimo Latronico), ma si è andati scel-
leratamente incontro alla schiacciante sconfitta
delle Provinciali col giovane candidato Aure-
lio Pace e, ancora più cocente e umiliante, a
quella delle Regionali con Pagliuca “eterno
mancato presidente”.
Ernesto Navazio non è stato e non sarà certa-
mente né il primo né l’ultimo “agnello sacri-
ficale” della suicida ed autodistruttiva “non
E’ il PdL che devefare posto a Navazio
L’accordo siglato a livello nazio-
nale, lo scorso 25 gennaio, fra
Silvio Berlusconi e Magdi
Allam, per fare liste e programmi co-
muni nelle elezioni amministrative
della prossima primavera, è sicura-
mente un nuovo punto a favore del
Cavaliere, ma è anche un importante
passo in avanti nell’irreversibile pro-
cesso della semplificazione della poli-
tica e di un più maturo e funzionante
bipolarismo.
Magdi Allam, Cristiano di nome e di
fatto, non poteva fare diversamente: né
rimanere vita natural durante in un’im-
produttiva, ininfluente e sterile equidi-
stanza fra i due poli, né tanto meno
confondersi ed annullarsi con la sem-
pre più caotica, disomogenea e incon-
cludente armata brancaleone di
Centrosinistra.
Berlusconi, dal canto suo, anche in
considerazione della delicata fase del
Governo da lui presieduto e dello
stesso Centrodestra da lui capeggiato,
quasi nell’inderogabile necessità di ag-
gregare intorno al Pdl nuove forze po-
litiche per più solide e stabili alleanze
(il Gruppo dei Responsabili, La Destra
di Storace, forse i Radicali, ecc.), non
ha perso un solo attimo di tempo per
aprire le porte a quel Magdi Allam, già
Vicedirettore del Corriere della Sera,
nonché attuale Europarlamentare e
leader del Movimento “Io Amo l’Ita-
lia”, a cui un anno fa aveva offerto la
candidatura a Presidente della Regione
Basilicata per il Centrodestra.
Le cose, poi, andarono come tutti sap-
piamo: le levate di scudi dello sper-
giuro Fini, dei suoi “ubbidienti
guardiani” locali e di quasi tutta la “no-
menclatura” del Pdl Lucano che, pur
di garantire l’ennesima poltrona sicura
a Nicola Pagliuca e, soprattutto, di non
confrontarsi con figure carismatiche e
portatrici di idee innovative, ha rinun-
ciato a un’onorevole battaglia di alter-
nativa, anche con qualche buona
possibilità di riuscita, da giocarsi a tutto
campo con gli avversari di Centrosi-
nistra, andando incontro alla millesima
disfatta annunciata e vanificando, an-
cora una volta, il voto pulito, sponta-
neo e generoso di migliaia e migliaia
di elettori e simpatizzanti di Centrode-
stra, che per l’occasione, però, hanno
energicamente dissentito da tale rovi-
nosa “non scelta”, facendo registrare
intorno a Pagliuca il risultato minimo
storico in Basilicata e quello peggiore
in Italia (27,23%).
A determinare in maniera rilevante la
prevedibile Caporetto del Centrode-
stra, è stato il cambio di campo dell’al-
lora Sindaco di Melfi del Pdl, Ernesto
politica” dei “sommi sacerdoti” del Pdl
nostrano (per non dire “vetusti, superati e
inconcludenti” vertici del partito in regione
che in qualche lustro hanno più che deci-
mato consensi e classe dirigente) e non gli
si può dare torto quando afferma di dover
tenere fede al mandato elettorale che lo
pone, in Consiglio Regionale, all’opposi-
zione del Centrosinistra e distinto e di-
stante dal Centrodestra.
Ma siccome in politica, soprattutto quella
italiana, come dimostrano fatti antichi e re-
centi, non si può mai “dire mai” perché
tutto e il contrario di tutto accade in un solo
battito d’ali, l’ex Sindaco della Città Nor-
manna, pur tenuto a mantenere in quel di
Via Anzio le posizioni scaturite dalle urne,
in relazione a tutto il resto, seguendo anche
l’indicazione del leader Nazionale del suo
Movimento e, ancor più, dimostrando an-
cora una volta quel sentimento di amore,
rispetto e considerazione per la gente e i
territori di appartenenza, ha il dovere di
mettersi a disposizione per un grande patto
di crescita, stabilità e rilancio, non solo di
Melfi ma dell’intera Basilicata.
Questa volta, però, deve essere il Pdl a fare
il “mea culpa” (magari col perentorio in-
tervento dello stesso Berlusconi), con un
passo indietro che lasci ai dirigenti di “Io
Amo la Lucania” la scelta del Sindaco e
di alcuni assessorati chiave, sia per garan-
tire a Melfi il prosieguo della consolidata,
positiva ed esemplare esperienza ammini-
strativa, sia soprattutto per ridare a Ernesto
Navazio e a Magdi Cristiano Allam, quella
dignità politica e intellettuale che, invano,
si è tentato di inficiare nelle stagioni pas-
sate e, soprattutto, col meschino e vergo-
gnoso voltafaccia delle regionali 2010.
Senso di responsabilità, umiltà e coesione,
è ciò che chiedono gli elettori; di questo ha
bisogno la nostra ricca, generosa e florida
terra, specialmente perchè martoriata, ge-
nuflessa e disastrata dalle fallimentari ben-
ché quarantennali gestioni di
Centrosinistra.
Senso di responsabilità, lungimiranza e ri-
nunce personali per il perseguimento del
bene collettivo: in questo particolare e de-
licato momento politico, economico e so-
ciale, lo si richiede a Ernesto Navazio, ma
anche e soprattutto a Viceconte, Pagliuca
ecc., poiché andare divisi e lacerati non
giova e non conviene alla causa comune.
Ancora bruciano, infatti, le passate e re-
centi esperienze di Rionero, Venosa, La-
vello, Barile, Matera….e della Regione.
Non si disperdano forze, intelligenze e ca-
pacità, ma soprattutto non si esasperi ulte-
riormente la volontà di cambiamento e la
speranza nel futuro che, malgrado tutto e
tutti, tanti cittadini/elettori ancora ripon-
gono nel programma e nella prospettiva di
governo del Centrodestra.
Emilio D’Andrea
811 FEBBRAIO 2011
Libera Chiesa in libero Stato
Compiono 82 anni i patti
Lateranensi stipulati nel
febbraio del 1929 fra il
Duce del Fascismo, Benito Mus-
solini e il Santo Padre, Papa Pio
XI.
Un accordo storico siglato fra il
Governo Italiano e la Santa Sede
che pose fine a una lunga situa-
zione di insostenibilità, avvertita
dalla maggioranza degli italiani, in
cui i rapporti fra Stato e Chiesa ve-
nivano posti su basi concordatarie
accettate reciprocamente fra le
parti e da cui scaturì il consenso al
regime di larghi strati cattolici. Al
riguardo riportiamo uno stralcio
del discorso tenuto da Mussolini
alla Camera dei Deputati a propo-
sito del Concordato: “Accordi
equi e precisi, creano tra l’Italia e
lo Stato Vaticano una situazione,
non di confusione o d’ipocrisia,
ma di differenziazione e di lealtà.
Io penso, e non sembri assurdo,
che solo in regime di concordato
si realizza la logica, normale, be-
nefica separazione fra Chiesa e Stato; la
distinzione, cioè, tra i compiti, le attribu-
zioni dell’una e dell’altro. Abbiamo leal-
mente riconosciuto la sovranità alla Santa
Sede, non solo perché esisteva nel fatto,
non solo per la quasi irrilevante esiguità
del territorio richiesto, ma nella convin-
zione che il Sommo Pontefice di una reli-
gione universale non può essere suddito di
alcuno Stato, pena il declino della cattoli-
cità che è sinonimo di universalità. Con
questo noi rispettiamo il carattere sacro
dell’urbe, ma è ridicolo pensare, come fu
detto, che si dovessero chiudere le Sina-
goghe! Gli Ebrei sono a Roma dal tempo
dei re; forse fornirono gli abiti dopo il
ratto delle Sabine; erano cinquantamila ai
tempi di Augusto e chiesero di piangere
sulla salma di Giulio Cesare: rimarranno
indisturbati, come rimarranno indisturbati
coloro che credono in un’altra religione”
Le buone intenzioni del Duce proferite in
quel discorso anche a favore della comu-
nità ebraica italiana, furono irrimediabil-
mente disattese con l’emanazione
delle vergognose leggi razziali del
1938 che, con l’entrata in guerra
del 10 giugno 1940 a fianco della
Germania Nazista di Hitler, costi-
tuirono non solo le più cupe e
scellerate colpe del regime, ma
anche l’inizio della sua irreversi-
bile fine. Per quanto riguarda, in-
vece, la grande intuizione
politico-istituzionale del già “so-
cialista e anticlericale” Mussolini,
nel sanare un’insostenibile dia-
triba con la Chiesa, non vi è dub-
bio che si rivelò valida,
lungimirante e duratura, tanto da
essere integrata e migliorata solo
il 18 febbraio del 1984, con la
sigla di nuove intese fra l’allora
Presidente del Consiglio Italiano,
anch’egli socialista e non di certo
clericale, Bettino Craxi ed il
Sommo Pontefice dell’epoca Gio-
vanni Paolo II, che dalla soglia di
Pietro di ieri assurge a quella di
Santità. Oggi e per sempre.
Emi. D’And.
911 FEBBRAIO 2011
1011 FEBBRAIO 2011
L'acqua è bene pubblico (del mondo e non di un Paese) e
fonte di vita. Pensarla come risorsa economica vuol dire
arrivare a progetti come quello che, diversi anni fa, aveva
un presidente dell'Acquedotto Pugliese: prendere l'acqua
lucana e venderla, imbottigliata, a prezzo d'oro alle nazioni
più assetate.
Sul petrolio, ripeto quello che ho scritto varie volte e che
è sotto gli occhi di tutti: fino ad ora i proventi degli idro-
carburi lucani – leggi “royalty” – sono stati trasformati in
belle fontane e gradini di marmo nei paesi interessati.
Quei paesi, ben restaurati ma senza una politica regionale
che crei davvero occasioni di lavoro e sviluppo, rischiano
di rimanere dei paesi-fantasma. Belli e spopolati.,
Rocco Pezzano (Luci)
E’ necessario partire da un dato: le ricchezze del territorio lucano (in spe-
cial modo il petrolio) incidono, in modo cospicuo, sul bilancio italiano,
portando ossigeno all’economia nazionale. Dalle prime estrazioni ad
oggi, c’è da dire che la gestione delle risorse è un po’ sfuggita di mano.
Sono stati elargiti, infatti, esigui compensi che, alla lunga, si sono rivelati,
una forma poco congrua di risarcimento. E il quadro si tinge decisamente
di rosso se, al fatto economico si aggiungono i timori, peraltro fondati,
degli effetti devastanti dell’ inquinamento ambientale. Sul fronte istitu-
zionale, l’unica novità, è rappresentata dal tavolo aperto tra regione Ba-
silicata e governo. In questa sede, le istanze lucane hanno l’opportunità
di spingere per ottenere un aumento delle royalty con conseguenti mag-
giori introiti nelle casse lucane e, si spera, un po’ di ossigeno in tema di
occupazione. Per quanto riguarda l’acqua, accantonato l’Acquedotto Pu-
gliese, l’amministrazione lucana si trova, da qualche anno, a dover far
fronte a costi di gestione, che, in precedenza, non doveva sostenere.
Anche i qui è necessario soffermarsi sul fatto che, spesso, la Basilicata
si è trovata ad intervenire in soccorso di altri territori, per rimpinguare le
riserve idriche delle regioni limitrofe. Probabilmente, anche in questo
caso, andrebbero nuovamente calcolate, in maniera più adeguata, le con-
dizioni economiche di tali accordi. Sarebbe auspicabile, infatti, che i pro-
venti di tali interventi, venissero utilizzati per alleggerire la morsa dei
costi, relativi all’erogazione dell’acqua, nei confronti degli utenti lucani.
Antonello Lombari (Il Lucano)
La Basilicata è una terra ricca di risorse idriche e pe-trolifere, in modo particolare. Un dato di fatto che po-trebbe far decollare la nostra Terra per entrare in 'poleposition' tra le regioni più ricche d’Italia, e non solo.Quindi, non più il ventre molle del “Mediterraneo” o ilfanalino di coda dello stivale. Eppure, per un arcanomistero, queste stesse risorse rappresentano per noiuna pesante zavorra: faccio riferimento, banalmente, alfatto che la benzina nel "Texas lucano" costa in media1,50 euro e l’acqua, come trapelato dalle preoccupa-zioni dell’Adiconsum, sta per subire un tendenziale au-mento al metro cubo.
L’accendiamo?
Si chiama “Diritto al Futuro” ereca la firma di un giovaneministro che certo non condi-
vide personalmente i tormenti dellagenerazione dei trentenni, ma l’etàsoltanto. Il progetto, a firma di Gior-gia Meloni, ministro della Gio-
ventù, è pieno di misure redatte adhoc per quegli under 35 che si bar-camenano in tempi sospetti su na-tanti instabili e ormai marci. Unadelle misure che poco o nulla è statapromozionata - forse perché inpochi pensano ad un acquisto im-portante oggi, forse perché è unagoccia nell’oceano melmoso del-l’universo dei trentenni - è quellache abbraccia il tema doloroso deimutui. Quelli destinati ai giovani,che posseggono un contratto atipicoe che vogliono - ardimentosi loro! -intraprendere un passo così impor-tante. 50 milioni di euro a disposi-
zione di giovani coppie coniugate o di nu-clei familiari composti anche da un solo ge-nitore con figli minori: l’obiettivo dellamisura è consentire ai richiedenti di ottenerefinanziamenti agevolati per l’acquisto dellaprima casa. Primo requisito per poter acce-dere al fondo di garanzia statale: avere
meno di 35 anni. Secondo: il reddito com-plessivo non deve superare i 35.000 euro.Terzo: possedere un contratto atipico o atempo determinato. Quarto: i richiedentinon devono essere proprietari di altri immo-bili; la casa da acquistare dovrà essere adi-bita ad abitazione principale; non dovràrientrare nelle categorie catastali A1, A8 eA9 e non dovrà avere una superficie supe-riore a 90 metri quadrati; infine non dovràpossedere requisiti di lusso. È stato calcolatoche un fondo pari a 50 milioni potrà soste-nere 10 mila coppie. Se tutto va bene. Gior-gia Meloni ha precisato e “ricordato” il tuttoattraverso le pagine del Sole 24 Ore delloscorso 5 febbraio: entro una decina di giorni
verrà sottoscritto l’accordo definitivo conl’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana.Seguirà poi la fase due, ossia la sottoscri-zione degli accordi con gli istituti di cre-dito disposti ad offrire il finanziamentoagevolato. La novità è tutta qui: nel fattoche oggi solo una banca senza direttoreo una banca fondata da giovani precariconcederebbe un mutuo ad una giovanecoppia che presenta, a garanzia, un con-tratto atipico e nemmeno un centesimoin sacca. Da una ricerca dell’OCSE (Or-ganizzazione per la Cooperazione e loSviluppo) i costi di compravendita dellecase in Italia sono trai più cari tra i paesiindustrializzati. Ed il nostro paese sipiazza al 5° posto - su 33 nazioni - nellaclassifica dei costi complessivi che inclu-dono tasse, imposte di registro, spese no-tarili e di fee per agenzie immobiliari. LaDanimarca e l’Irlanda risultano, al con-trario, paradisi che mantengono i costitalmente bassi da invogliare il diritto allaproprietà privata anche per le giovani
coppie. Quello che fa riflettere è la naturastessa degli interventi disegnati a pen-nello sui trentenni di oggi in Italia. Pre-vedere misure in sostegno e intitolarefondi per i giovani precari non farà per-dere un po’ la bussola dell’attuale statoin cui versa il popolo del lavoro? Comea dire: il sistema è incancrenito per bene,non si torna indietro, questo è, ora pos-siamo solo farvi indorare un’altra pillola,possiamo ammorbidire, possiamo cor-rere ai ripari su un ambito piuttosto chesu un altro. Ma le misure per affrontarela questione “Universo Giovani” dalpunto di partenza sono mai state annun-ciate o solo considerate? La nostra Mini-stra, agguerrita e giovanissima, ha maiimmaginato di metter mani a quel docu-
mento che ci vede soggetti passivi enon più artefici del nostro futuro, ossiaal Contratto Collettivo Nazionale diLavoro, il famigerato CCNL? Ap-punto. Il sistema ormai è vilipeso, de-formato, manomesso. Sul sito delMinistero della Gioventù, a chiusuradelle tante voci, così impattanti, cosìd’interesse collettivo, immaginate persostenere sempre l’universo dei gio-vani, si legge una data: mercoledì 24
novembre 2010. Lo slogan “Diritto alFuturo” di cui si è fatto bello il pac-chetto per ora è lì, sulle pagine bianchee azzurre del sito web. Ed il diritto aduna casa è un diritto al futuro. Che do-vrebbe però prima di tutto avere lebasi per poter essere applicato. A que-sto punto, visto che per ora soluzionidefinitive non si paventano né nellanostra immaginazione né sui tavoli delGoverno, speriamo che il piano mutuinon sia la solita storia che suona unpo’ come “basta il pensiero”. Perchéqui in Italia i trentenni non cercanomica regali. Ma diritti.
11
Michela Di Palma
Universo mutui: le misure a favore
delle giovani coppie che intendono
acquistare casa.
11 FEBBRAIO 2011
Le idee, il turbo
In un momento in cui il rap-porto tra i giovani e la politicaè ridotto al lumicino è forse si-
gnificativo (e per molti versiesemplare) discutere con l’on.Giuseppe Moles, un leader poli-tico giovane ma già forgiato daforti esperienze ad alti livelli isti-tuzionali, i temi più spinosi del-l’attualità in un locale
tradizionalmente frequentato dagiovani romani all’ora dell’aperi-tivo domenicale.On. Moles i giovani non hanno
una grande opinione della poli-
tica italiana, ma al tempo stesso
sono una componente decisiva
per la vittoria elettorale. Se-
condo lei come è considerato il
mondo giovanile dalla politica?
E perché un giovane dovrebbe
votare per il centro destra?
Innanzitutto sono felicissimo diquesto incontro, perché “voi sietela politica” e perché avete il co-raggio di fare politica ben sapendoche altrimenti la politica comun-que si occupa di voi. Quindi, cosìcome ho fatto io, fate politica per“legittima difesa” ma con il van-taggio di avere dalla vostra la
12
Matteo Bressan
11 FEBBRAIO 2011
forza delle idee vincenti: quelle idee chenon solo hanno vinto prima ma che è ne-cessario far vincere domani. Non è facilefare politica oggi venendo da una tradi-zione di Forza Italia in un momento sto-rico così difficile. È molto più sempliceinvece essere stupidamente proni ai cat-tivi maestri della contestazione di sini-stra.Inoltre sono felicissimo di essere qui per-
ché voi siete la evidente dimostrazioneche esiste ancora, e mi auguro ancheabbia sempre più forza e rilevanza, quellacomponente giovanile che tanto ha fattonei 16 anni della vita politica di Berlu-sconi, e cioè quella di Forza Italia, che èparsa a volte porsi in secondo piano ri-spetto al semplice movimentismo di de-stra sociale.Ma allora può riuscire la fusione tra i
due movimenti giovanili?
Assolutamente si, sono poche le cose checi dividono dai nostri amici provenientida A� ma molte quelle che ci uniscono.A condizione però che le nostre idee, i no-stri valori, quello in cui crediamo, quelloche Berlusconi ha sempre sostenuto nonvengano offuscate dalle logiche di pa-lazzo.Dobbiamo e dovete essere orgogliosi diquello che siamo, perché anche giovani
ex FI sanno fare politica, magari non ur-lata, hanno idee che sono quelle giuste esanno, quando vogliono e quando pos-sono, portarle avanti con la forza e lacoerenza che li contraddistingue.Se ascoltiamo alcune voci sorge spon-
taneo un quesito: il PdL è all’inizio o
alla fine del suo percorso politico?
�on possiamo cambiare il passato mapossiamo influire sul futuro . La rivolu-zione di Berlusconi è nata per cambiarel’esistente. �on per gestirlo. In tutti questianni a causa di una serie di fattori indi-pendenti dalla vera volontà di Berlusconila rivoluzione liberale italiana è iniziatama non si è compiuta, e ciò spesso pro-prio a causa delle logiche perverse dellapolitica politicante.Tre esempi per tutti: il tradimento diBossi del 94 con l’avallo del Presidentedella Repubblica; le enormi difficoltà e iveti posti dall’UDC di Casini nel prece-dente Governo Berlusconi; la pazzia per-versa di Fini oggi.Ben venga non solo una rivoluzione fi-scale ma anche qualsiasi riforma chetenti di abbattere finalmente il poterevero, quello dell’establishment.Ma proprio adesso On. Moles? Con
tutte le difficoltà del momento storico?Si, soprattutto adesso, perché è il mo-mento storico che segnerà la frattura conil passato. O i poteri forti abbattono noie Berlusconi o noi rilanciamo la granderiforma liberale con la forza delle idee.E quindi avanti con la riduzione delle ali-quote, la separazione delle carriere deimagistrati, la cancellazione degli entiinutili, il presidenzialismo, la modificadel sistema elettorale.Un sistema elettorale che non va bene
perché di fatto siete dei nominati…
Chi lo dice ha ragione. La mia personalepreferenza è per l’uninominale seccoall’americana. Ma siccome ritengo che isistemi elettorali sono degli strumenti, lafortuna o meno di un sistema elettorale lafa chi lo utilizza. Anche con un sistemaelettorale uninominale si potrebbero ve-rificare casi di “nominati” ma bisogne-rebbe vedere che tipo di assetto vogliamoe, sulla base di quello, adattare il sistemaelettorale.Questa legge avrebbe potuto consentireanche a chi non ha enormi disponibilitàfinanziarie o di partito di entrare in Par-lamento e portare la propria professiona-lità e contributo ed era questo l’intento diBerlusconi; purtroppo è anche vero chepoi le perversioni hanno colpito questo
sistema.Il ritorno al Mattarellum sarebbeun primo passo avanti. Secondoalcuni calcoli se al 2008 aves-simo avuto il Mattarellum il Po-polo della Libertà avrebbe avutouna maggioranza superiore per-fino dell’attuale.Che assetto ipotizza per un par-
tito moderno? Il partito delle
tessere o il partito che si mobi-
lita solo per i grandi appunta-
menti?
È ormai chiaro che a Berlusconiil contenitore PDL così com’ènon piace. Quando Berlusconidice potessi tornare a FI non fasolo riferimento al contenitore,ma fa riferimento a quello che FIera. Un insieme eterogeneo matendenzialmente unito dai valoricomuni e rivoluzionari all’in-terno del quale senza le storturee le beghe del partitismo stile vec-chia repubblica, convivevanotutta una serie di componentisenza che mai si sia verificatonessun tipo di divisione perché ilprogramma rivoluzionario univasu quei principi e su quei valoritutti. In secondo luogo c’era unasintesi effettuata diversamente daBerlusconi che ha sempre pre-miato le persone in base non al-l’appartenenza a correnti ocomponenti ma in base a quelloche sapevano fare o alle idee cheavevano.Questo a maggior ragione eraimportante in quello che era ilgiovanile di FI, che era un pourpuri di gente entusiasta che si eraavvicinata a quelle che erano leidee vincenti. Qualsiasi sia il con-tenitore, se non ci si mettono leidee, rischia di diventare uno deitanti partiti modello Prima Re-pubblica. Perciò anche io ho sot-toposto, nel mio piccolo, uncontributo in tal senso a Berlu-sconi sul futuro del nostro movi-mento.Movimento o partito?
Mi piacerebbe che si tornasse almovimento. Mi piacerebbe chefosse più il partito delle idee chequello delle tessere.Che opinione si è fatto della mi-
riade di associazioni, circoli e
club che compongono la galas-
Quattro chiacchere con l’On. Giuseppe Moles, un leader politico giovane
sione in Libano perché in realtà l’-hanno voluta Prodi e D’Alema soloper far dimenticare che erano scap-pati dall’Iraq; in più hanno limitatoe mortificato l’azione dei nostri mi-litari con assurde regole di ingag-gio. Se il compito affidato dall’ Onuera di disarmare Hezbollah le regoleimposte dal nostro Governo hannorischiato di mettere in pericolo i no-stri militari, tanto da rischiare difarli trovare tra due fuochi senzapossibilità di agire. Un esempio sututti: se i nostri militari fermano uncamion di armi di Hezbollah nonpossono sequestrarli ma devonochiamare i militari libanesi e conse-gnare loro uomini e armi; il pro-blema è che, però, la gran parte deicomponenti dell’esercito libaneseproviene proprio da Hezbollah.Io sposterei i nostri militari dal Li-bano all’Afghanistan proprio perperseguire quanto detto prima: piùtruppe, più controllo del territorio,più sicurezza.
della rivoluzione liberale
sia del PdL?
Qualsiasi iniziativa presente pas-sata e futura che possa essereutile a far si che il PdL in quantomovimento possa diventare il par-tito unico del centrodestra ita-liano mi vede favorevole. Ma sel’intento fosse quello di affermarecomponenti o correnti mi farebbeschifo.Ho partecipato e parteciperò aqualsiasi manifestazione di questerealtà, ma se mi accorgessi che lafinalità è separare anziché unirene trarrò conclusioni.Secondo lei Berlusconi ristrut-
turerà il centrodestra proce-
dendo con un cambio
generazionale?
Il cosiddetto “cambio generazio-nale” è un concetto molto popu-listico e mi fa venire i brividi. Uncambio generazionale significaannullare in un colpo solo siacose positive sia fattori negativiallo stesso tempo. La classe diri-gente di oggi era giovane ieri. Masenza quella che è oggi la classedirigente, i giovani di domani dachi potrebbero ricevere il testi-mone delle idee e dei valori vin-centi?Anni fa ci fu una tesi di laurea af-fidata dall’ On. Antonio Martinoad una studentessa. Questa veri-ficò che il 95 % dei testi di econo-mia politica nelle Universitàitaliane erano keynesiani e solo il5% erano monetaristi. Le nostreidee, quelle di Berlusconi sono illibero mercato, la libera impresa,l’avversione alla patrimoniale ela limitazione dell’ingerenza dellostato. Da chi possiamo appren-dere queste cose se cancelliamouna generazione che deve inse-gnare? Diverso è invece indivi-duare nuovi e migliori strumentiche consentano a chiunque, aprescindere dalla generazione, didare il suo contributo al PDL.In questi giorni stiamo regi-
strando l’ennesimo scontro tra
politica e magistratura. Un
duello infinito?
È necessaria la separazione deipoteri e la separazione delle car-riere. Se una componente, sep-pure minoritaria, dellamagistratura fa politica non
siamo in un paese civile: automatica-mente rende non più liberi ed indipen-denti gli altri poteri, e ciò alla faccia diquella grande componente della magi-stratura che fa il suo lavoro ed il suo do-vere in silenzio. Questa è l’unicamagistratura che noi rispettiamo, quellamagistratura che non guarda dal bucodella serratura per un anno sputando suuno dei principi liberali più sacri: la li-bertà personale e la privacy.Che idea si è fatto di quanto sta avve-
nendo in Medio Oriente ed in partico-
lare in Tunisia ed Egitto?
Se mai ce ne fosse bisogno è la dimostra-zione del fallimento della politica del Pre-sidente Obama.Fin dall’inizio ha abbassato la guardianei confronti degli estremismi aprendo al-l’Iran e ad altri non solo ricevendoneschiaffi in faccia ma anche legittimandolie ponendo le premesse che potrebberoconsentire loro di impossessarsi dell’in-tero Medio Oriente. L’appoggio diObama alla piazza in Egitto non favori-sce una transizione democratica gestitacon l’attenzione dovuta. Tutti noi rite-niamo che la libertà sia un valore asso-luto ma, nonostante tutte le critiche,proprio Berlusconi ha bene espostoquella che deve essere una linea in poli-tica estera giusta, indicando la necessitàdi una attenta e non frettolosa fase ditransizione dell’Egitto. Hamas ha inmano Gaza, Hezbollah ha il potere in Li-bano, l’Iran è degli ayatollah, ci mancasolo che l’estremismo islamico metta lemani sull’Egitto.La scorsa settimana una sua collega,
l’On. Calipari, ha contestato l’eccessiva
spesa per le operazione militari in Af-
ghanistan che, a suo dire, avrebbero
tolto risorse dalla spese di ricostruzione
e cooperazione. Qual è il suo punto di
vista su questa vicenda e sulla situa-
zione in Afghanistan?
L’On. Calipari è un’amica ma, come alsolito, fa propaganda pur sapendo perfet-tamente che ogni operazione o interventoall’estero costa di tre fasi: militare, mili-tare e civile, civile.È evidente che in Afghanistan siamo an-cora nella prima fase, che è quelle di as-sicurare il controllo e la sicurezza sultutto il territorio. Sarebbe molto bellopoter solo stanziare soldi per fare asilisenza che i bambini rischino di saltare suuna bomba mentre vanno a scuola.Invece dovremmo aumentare uomini e ri-sorse per portare a termine la missione e
per consegnare il paese alle sue istitu-zioni. Altrimenti non si onorerebbe ilsacrificio dei nostri morti. �on ti di-fendi da un RPG solo dicendo che haistanziato soldini per opere di bene.Ma perché non si parla abbastanza
del peacekeeping italiano che rap-
presenta un modello vincente delle
nostre Forze Armate?
I nostri militari si contraddistinguonoper un approccio estremamente profes-sionale e nello stesso tempo elasticonegli impegni delle missioni all’estero,e questo è uno dei punti di forza dellenostre partecipazioni.È indubbio che ci siano state molte dif-ficoltà per superare la propagandacattocomunista che per anni ha identi-ficato il militare con l’uomo di destra,il fascista. Oggi, per fortuna, il climaè in parte cambiato, e la gente pianpiano è tornata e guardare con affettole donne e gli uomini in divisa.A proposito delle nostre missioni mi-
litari. Alla luce della caduta del Go-
verno Hariri, ha ancora senso la
nostra presenza in Libano?
Sono stato sempre contrario alla mis-
1311 FEBBRAIO 2011
Il deputato lucano ha affrontato per noi i temi più scottanti di oggi
San Valentino: amore e dintorni
L’arco ormai è teso: Cupido è pronto a scoccare la fatidica
freccia! Molte ne ha già scagliate: infatti le coppie già con-
solidate si apprestano a vivere il giorno tanto atteso: il giorno
di San Valentino. Una felice ricorrenza che prevede il classico scam-
bio di doni e dolci pensieri, un vademecum che nel tempo è diven-
tato liturgia per ogni innamorato. E già, perché la festa in questione
non è solo dedicata a quanti vivono un’idillica situazione amorosa
ma a quanti sono innamorati e, perché no, innamorati dell’amore!
Dallo scarno bigliettino alla ricca scatola di cioccolatini, dalla clas-
sica fedina al diamante. Ce n’è per tutti i gusti. E per tutte le tasche.
Per i più facoltosi e bizzarri, internet offre soluzioni davvero avvin-
centi: acquistare una stella nel firmamento e darle il nome della
dolce metà.
Ma ancora: beauty farm e SPA, cena romantica a lume di candela
nel miglior ristorante della città o, per aggiungere una nota di dol-
cezza, concedersi un fine settimana all’insegna del relax e delle ef-
fusioni. Peccato che quest’anno cada giusto di lunedì.
Un giorno romantico che ha un suo rituale e un suo stile. San Va-
lentino impone eleganza: in fondo è anche il linguaggio del corpo
che veicola e sublima emozionanti messaggi d’amore e di seduzione.
Presi d’assedio i negozi di lingerie: castiganti corpetti per lei, per
far girare la testa anche all’uomo più morigerato. Boxer neri o dise-
gnati per lui, per coppie alla ricerca dell’ironia e delle sorprese.
Ci sono coppie, poi, che sono ormai svincolate da questi che consi-
derano cliché: in fondo l’amore è uno stato d’animo che dovrebbe
coinvolgerci sempre e non in sparute occasioni. In ogni caso diverso
il punto di vista femminile da quello maschile: gentildonna lei, bruto
lui.
Speriamo che quest’anno dimentichi questa stupida festa, afferma
lui, che non capiti di domenica guastandomi l’estatica visione della
mia squadra del cuore e che non mi chieda come mai non le abbia
scritto una lettera romantica. Speriamo che non mi riempia di coc-
cole ma solo di cioccolatini e che non venga a trovarmi a casa se
non indossa calze autoreggenti e guepiere.
Speriamo, afferma lei, che ricordi almeno quest’anno un giorno così
romantico, che mi porti a cena fuori, che mi riempia di regali e che
i suoi pensieri siano concentrati su di me e che mi stringa a sé, ma-
gari sul divano… solo per guardare un film strappa lacrime.
Insomma, inconciliabili universi, pianeti che si rincorrono senza mai
collidere. O almeno si spera.
Bisogna, inoltre, ricordare che la festa che ci apprestiamo a celebrare
con grande dovizia non ha soltanto un suo aspetto profano ma è una
mistura di motivi religiosi.
La Chiesa Cattolica venera S.Valentino, detto anche da Terni o da
Interamna, vescovo e martire cristiano. Alcune storie sono narrate
attorno alla figura del venerabile santo: la prima da conto del “gio-
vane” Valentino che, graziato ed "affidato" ad una nobile famiglia,
compie il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo "carce-
riere", Asterius: Valentino, quando stava per essere decapitato, te-
neramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d'addio
che si chiudeva con le parole: dal tuo Valentino.... Un'altra, ancora,
racconta di come un giorno il vescovo, passeggiando, vide due gio-
vani che stavano litigando ed andò loro incontro porgendo una rosa
e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontana-
rono riconciliati. Addirittura si dice che il santo sia riuscito ad ispi-
rare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose
coppie di piccioni che si scambiavano dolci effusioni di affetto; da
questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione del-
l'espressione piccioncini.
Simona Marganella
Per il giorno degli innamorati, il classico dono, dolci pensieri
ed un vademecum diventata ormai liturgia per la dolce metà
1411 FEBBRAIO 2011
Si riscopre la bellezza delle mode retrò: abiti, pezzi d’arredamento
ed accessori vintage tornano a far tendenzaI mitici
anni ‘60
Sono trascorsi 51 anni,
ma i mitici anni “60”
sembrano non essere
invecchiati. Cambiamenti ed
innovazioni, hanno travolto
la generazione dell’epoca,
trascinandosi fino ai giorni
nostri. Il cinema, la moda, la
politica, tutto faceva notizia
e soprattutto novità. Beat
generation e la pop music
appassionavano i giovani,
sempre più trasgressivi e ri-
belli. Le famiglie nel frat-
tempo accoglievano nelle
loro case una nuova arrivata:
la televisione. La piccola scatola
allietava grandi e piccini con il
famosissimo “Carosello”, che
divertiva con gli sketch comici e
faceva propaganda dei prodotti
sul mercato. Non è mancato il
dissenso politico del popolo, ce-
lebre per le rivolte del ‘68. Ma
degli anni d’oro è giusto ricor-
dare il meglio, quello che ancora
oggi si apprezza e talvolta si
rimpiange nostalgicamente. Le
donne riscattavano la loro fem-
minilità con minigonne da urlo e
bikini mozzafiato, mentre gli uo-
mini sfoggiavano pantaloni a
zampa d’elefante e brillantina. A
bordo di una Vespa o di una 500
si sfrecciava per le strade e ci si
divertiva ballando un twist o
ascoltando i Beatles. Non si pos-
sono dimenticare i capolavori ci-
nematografici realizzati da
Federico Fellini, che inaugurava
la stagione della “Dolce Vita”. A
distanza di diversi anni, il pas-
sato torna prepotentemente ad
influenzare le abitudini di vita e
le tendenze delle nuove genera-
zioni. Alla ricerca di monili e
chincaglierie datate, gruppi di
appassionati rievocano lo stile
“Vintage”. Scoppia la moda dei
mercatini dell’usato, dove è
possibile trovare gli oggetti che
conservano tutto il fascino e la
funzionalità dell’epoca. Anche
i grandi stilisti rispolverano gli
album e riportano sulle passe-
relle gli indumenti “cult”. Mi-
nigonne, occhialoni da sole,
grandi borse e zeppe affasci-
nano le donne del nuovo mil-
lennio, che volentieri si
concedono alla magia del retrò.
Anche i maschietti si lasciano
capitolare dal richiamo dei
tempi mitici. Automobili, moto-
cicli divengono must di ten-
denza accanto ai dischi di vinile
e alle collezioni di fumetti.
Pezzi di valore inestimabile ac-
cecano i più accaniti appassio-
nati, disposti ad ogni cifra pur
di accaparrarsi un monile
unico. Il passato, dunque, torna
a far breccia nel cuore di tanti e
con esso gli oggetti della tradi-
zione. Travolti dalla riproposi-
zione in chiave moderna dello
style anni 60, i nuovi designer
mettono sul mercato merce a costi
accessibili e di buona manifattura.
Guadagno certo e visibilità garan-
tita a chiunque voglia rimanere al
passo con i tempi, non rinun-
ciando al “vecchio” che fa cool.
16
Agnese Albini
11 FEBBRAIO 2011
necessità di individuare altre di-
scariche per fronteggiare l’emer-
genza rifiuti nel napoletano, Il
venticinque gennaio, lo stesso
governo, trasforma in legge dello
Stato quel decreto rifiuti che,
cancellando le tre discariche pre-
cedentemente individuate per
fronteggiare l’emergenza (Cava
Vitiello, Terzigno; Andretta, in
Irpinia; Serre, a Salerno) sanci-
sce il principio che in Campania
non c'è emergenza. Eppure, tre
settimane prima, è proprio Pa-
lazzo Chigi a parlare della neces-
sità di individuare una discarica
capace di accogliere almeno un
milione di rifiuti, per fronteg-
giare la crisi. E’ evidente che a
Roma il governo ha altro a cui
pensare.... probabilmente i di-
scorsi sul bunga bunga risultano
essere molto più interessanti dei
problemi che riguardano il
Paese....
L'ennesima emergenza rifiuti,
che potrebbe essere la più dram-
matica, sembra non toccare più
di tanto i vertici del nostro paese.
E mentre la Sapna, l'ennesima
società sui rifiuti incaricata di
fronteggiare l’emergenza, ha
prodotto per ora solo 800mila
euro di consulenti più altre spese
accessorie e l'aumento del 10 per
cento della tassa sui rifiuti, Na-
poli e la sua provincia sono tra-
volti da questa che ormai non è
più un’emergenza, ma la triste
realtà di tutti i giorni!
Un vicoletto di Chiaia tra-
sformato in discarica, ri-
dotto a letamaio da paese
sottosviluppato, può diventare il
simbolo della continua emer-
genza che sta precipitando su Na-
poli e provincia.
E così, tra cumuli di immondizia
ridotta ormai in poltiglia, tra le
vie della Napoli bene, si leva la
rabbia di cittadini e negozianti.
Bloccano la viabilità, parcheg-
giano le auto di traverso, gridano:
"Basta con questo schifo". Tutto
ciò avviene mentre tre impianti
Stir sono al collasso, la discarica
di Chiaiano rischia la saturazione
e la coda di camion in coda agli
impianti dura una notte intera. E’
la storia che si ripete, ormai ine-
sorabilmente, da un paio di anni
a questa parte. E’ la storia di mal
governo, di inefficienza che ac-
compagna Napoli da almeno
quindici o sedici anni. E’ la storia
che tutti raccontano, ma che ne-
suno vuol sentire. Ci risiamo,
“ma stavolta sarà peggio”, si pas-
sano la voce gli autisti dei camion
fantasma, i Caronte di quell'im-
mondizia che da tre giorni è tor-
nata a vagare per la regione - da
Caivano a Tufino, da Napoli a
Santa Maria Capua Vetere - in at-
tesa di trovare un po di pace.
La città di Napoli già mostra i
segni di 2mila tonnellate di arre-
trato: dalla Riviera di Chiaia al
corso Vittorio Emanuele; da via
Chiatamone a via Foria, nessuna
zona della città viene risparmiata.
Nel sistema incompleto, a rischio
costante di corto circuito com'è
noto, Napoli continua a patire la
mancanza dei siti in cui sversare.
Così il rosario dei 60 autocom-
pattatori della città, in coda agli
stabilimenti ormai al collasso di
Rifiuti, la crisi infinita
A Napoli duemila tonnellate di arretrato.
Cumuli in centro e in provincia, ma il peggio
deve ancora arrivare. La protesta degli abitanti.
Giugliano o Tufino, per i soliti 1500 euro
di spesa al giorno, è destinato ad allun-
garsi. Con l'aggravante che mancano le
prospettive.
Il comune tenta di correre ai ripari indi-
viduando due siti di stoccaggio provvi-
sorio, uno nella zona orientale e l'altro ad
ovest. Nessuna polemica, stavolta, ma
una preoccupazione originata dalla asso-
luta mancanza di prospettive, in carico
alla Provincia di Napoli e alla Regione.
Non a caso tornano le cosiddette "sta-
zioni di trasferenza" dei comuni: il limbo
dell'immondizia che si accatasta in attesa
di giorni migliori, la montagna di sac-
chetti che non si sa dove né quando sarà
sistemata. Un'idea tampone dei tempi
bui, che riporta indietro le lancette di
quasi tre anni, e tuttavia inevitabile se
non si ha altro. Anche la discarica di
Chiaiano è ridotta al lumicino, con capa-
cità di accoglienza decurtata (dalle tradi-
zionali 600-700 tonnellate al giorno si è
passati alle 250 degli ultimi giorni). Né
è ipotizzabile immaginare che, in as-
senza di un ciclo integrato, in mancanza
di impianti di compostaggio e di stabili-
menti di trattamento adeguati, baste-
rebbe un innalzamento della raccolta
differenziata a Napoli - su cui il Comune
promette di intervenire, allargando a
marzo a tutta l'area di Scampia - per ri-
baltare il corso delle cose.
Ma non è solo Napoli ad offrire uno spet-
tacolo pietoso. Anche la provincia torna
a sprofondare nell'immondizia. Prove
tecniche dell'annunciato di primavera.
Nei territori dell'hinterland, l'arretrato ha
già raggiunto quota 8mila tonnellate. A
Melito, i banchi della vergogna misurano
chilometri. Anche a Quarto e nell'area
flegrea alcuni rioni sono già ostaggio
della viabilità "obbligata", quella trac-
ciata dalla mappa dei cumuli da evitare.
Analoga sofferenza nel nolano o nella
zona vesuviana. Difficile nascondere,
alla luce dei fatti, che l'accordo di Capo-
danno si è rivelato un bluff. O solo il le-
gittimo tentativo di ripulire Napoli alla
vigilia dell'ultimo ponte turistico del-
l'Epifania (compresa la visita in città del
presidente della Repubblica Giorgio Na-
politano).
Fatto sta che, trentacinque giorni dopo,
la dichiarazione di impegni firmata il 4
gennaio a Palazzo Chigi alla presenza
del sottosegretario Gianni Letta, del go-
vernatore Caldoro, del presidente Ce-
saro, degli altri vertici delle Province
campane, e del sindaco Iervolino, è carta
straccia. Zero discariche mentre siamo
alle porte della saturazione di Chiaiano,
zero progressi per i termovalorizzatori,
zero idee sui commissari da nominare
per la definizione delle discariche, così
come prevede la legge. Anche perché
non è previsto compenso per questi ul-
timi, e non si intravedono commissari-
missionari sulla via lastricata di
resistenze, guerriglie e scontri di piazza.
Al primo punto, l’accordo siglato all’ini-
zio dell’anno recitava: "Individuazione e
realizzazione di una discarica nella pro-
vincia di Napoli per almeno un milione
di tonnellate e problemi connessi". Ri-
sultato? Il trionfo del paradosso: il quat-
tro gennaio il governo afferma la
Loredana Romanelli
1711 FEBBRAIO 2011
La lotta dei precaridella scuola
Le graduatorie ad esaurimento dei docenti della scuola pubblica, dove sonoin lista di attesa circa 240 mila supplenti abilitati all'insegnamento, dovrannoessere rinnovate nella prossima primavera e non nel 2012: è questo il parere
espresso dalla V Commissione Bilancio del Senato, a proposito del “congelamento”delle graduatorie dei precari della scuola richiesto da un gruppo di senatori attra-verso l'emendamento 1.129, con cui si chiedeva che le graduatorie ad esaurimentoper il biennio 2009/2010 e 2010/2011 fossero prorogate per l'anno scolastico2011/2012. È questa l’ultima notizia ufficiale datata 4 febbraio che riguarda la sorte di centinaiadi migliaia di docenti che, annualmente, si trovano a dover affrontare ostacoli e dif-ficoltà di carattere burocratico solo per vedersi inseriti in graduatorie e rimanere inattesa di un posto di lavoro. L'invito a mantenere la cadenza biennale delle gradua-torie, come previsto dalla normativa vigente, nasconde dubbi e perplessità. Potrebbea questo punto determinare un vero sconvolgimento delle posizioni degli iscritti:gli spostamenti avverrebbero con il sistema tradizionale così, con il cosiddetto in-serimento a 'pettine', ogni precario manterrebbe il proprio punteggio e avrebbe lapossibilità di spostarsi in qualsiasi provincia a danno di chi ormai da anni si è con-quistato un posto nella graduatoria della propria provincia che gli ha consentito diinsegnare. A questo proposito numerosi sono quei docenti che non gradiscono ilnuovo inserimento a pettine in virtù di quella trasformazione delle Graduatoria Per-manenti in Graduatorie ad Esaurimento, avvenuta con il recepimento nella finan-ziaria della legge 296/2006 nel 2007: le graduatorie furono "chiuse" con l'intenzionedi "esaurirle", ossia assumere in tempi relativamente brevi tutti gli iscritti. Questodeterminò la scelta definitiva della provincia di inclusione, non potendo più cam-biarla. Tale inserimento a pettine non farebbe altro che togliere il posto ad alcuniprecari per attribuirlo ingiustamente ad altri. Una vera e propria guerra tra poveri esolo per vedersi rinnovato un contratto che puntualmente il 30 giugno scadrà nuo-vamente. Nel mese di gennaio una valanga di ricorsi ha sommerso il Ministro del-l’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: i precari della scuola hanno impugnatole risoluzioni dei contratti che regolarmente ogni anno si vedono rinnovare a set-
tembre e sciogliere a giugno e hanno chiesto, come prevede la normativa europea,la conversione del contratto in contratto a tempo indeterminato nonché il pagamentodelle retribuzioni perdute e il risarcimento dei danni patiti. A loro favore una seriedi sentenze tra cui quella del Tribunale di Siena che, in accoglimento del ricorsopresentato da una docente della scuola, ha statuito l’immissione in ruolo, senza con-corso, convertendo il rapporto di lavoro a temine (costituito da una molteplicità dicontratti succedutisi tra il 1999 ed il 2007) in rapporto a tempo indeterminato e con-dannando il MIUR a reinserire la ricorrente nel posto di lavoro per lo svolgimentodelle medesime mansioni, oltre al risarcimento del danno. Una sentenza storica cheapre un ulteriore spiraglio per le centinaia di migliaia di docenti precari che, inattesa che la giustizia faccia il proprio corso, possono solamente sperare di scegliere– se l’apertura delle graduatorie sarà definitivamente confermata - la provincia giu-sta per il prossimo anno scolastico.
Laura Cutullè
Aggiornamento graduatorie
permanenti
1811 FEBBRAIO 2011
Dal genio di un diciannovenne di nome Mark Zuckerberg, nasce Facebook. Mente eccelsa e geniale, elabora nel 2004 una piat-taforma di condivisione, il cui successo avrebbe di lì a poco rivoluzionato il mondo intero. In Italia il boom scoppia solo nel
2008. Una vera e propria droga! Ragazzini, ma anche adulti si lasciano catturare dalla novità. Stando comodamente seduti davantiil pc si può socializzare con perfetti sconosciuti e dare spettacolo della propria vita con foto e video messi in bella mostra sulweb. “Chattare”, “Taggare” i termini che conoscono e condividono i seguaci del social network che ormai si danno appuntamentosu internet per un caffè virtuale. Occorre creare un “profilo” ed il gioco è fatto! Una foto, un nome e si crea un’identità virtualegrazie alla quale si da inizio all’avventura. Odiato e amato, facebook fa parlar di sé. Utile per contattare amicizie perse di vista enecessario anche per accalappiare prede da conquistare. Da inchieste re-centi è stato appurato che una notevole percentuale di relazioni ha comin-
ciato a vacillare a causa del famigerato strumento di aggregazione. Ancorapiù gravi i casi di dipendenza da connessione, definite “Social network ad-diction”. Il soggetto, sente continuamente l’esigenza di controllare il pro-prio profilo e di cercare continuamente nuove amicizie( amico dipendenza).Come tutti i disturbi, anch’esso presenta dei sintomi. I principali: assuefa-zione, astinenza ed impulsi ossessivi. Molti sono concordi nel definirlo ildegrado dei tempi moderni. Induce all’isolamento e alla perdita di contattocon la realtà. Persone sole ed insicure trovano rifugio dietro uno schermodimenticando quanto possa essere piacevole stringere la mano ad una persona e scambiare quattro chiacchiere in un bar. Questocome altri è il frutto del progresso. Come un’arma a doppio taglio si porta dietro benefici e negatività. Consolazione e compagniaper tanti ammalati costretti a letto e distruzione per i ragazzi che fuggono dal mondo, creandosi una dimensione alternativa espesso problematica. Allarmati, i genitori si rivolgono sempre più frequentemente a specialisti con la speranza di rimediare al di-sagio dei propri figli. L’antidoto contro il contagio non esiste, ma la possibilità di raggirarne i pericoli sì. Basta usare con intelli-genza il web e capire quando è il momento giusto per “scollegarsi” e dire basta alla finzione virtuale.
Agnese Albini
FACEBOOK: PERICOLO CONTAGIO!
• ottenere un risparmio di energia
primaria pari a 55 milioni di tep;
• ridurre le emissioni di CO2 di un
valore pari a 100 milioni di tonnel-
late;
• introdurre nuovi standard proget-
tuali.
La 2006/32/CE (recepita in Italia
dal D.Lgs. 115/2008, che introduce
le UNI TS 11300) ha l'obiettivo di
migliorare l'efficienza degli usi fi-
nali di energia sotto il profilo
costi/benefici negli stati membri, ri-
ducendo i consumi del 9%. Le di-
rettive richiedono agli stati membri
di provvedere affinché gli edifici di
nuova costruzione e quelli esistenti
sottoposti a ristrutturazioni impor-
tanti soddisfino requisiti minimi di
rendimento energetico, monito-
rando “la quantità di energia effet-
tivamente consumata o che si
prevede possa essere necessaria per
soddisfare i vari bisogni connessi
ad un uso standard dell’edificio,
compresi, fra gli altri, il riscalda-
mento e il raffreddamento”. L'At-
testato di Certificazione Energetica
deve essere messo a disposizione in
fase di costruzione, compravendita
o locazione. In esso devono essere
riportati “dati di riferimento che
consentano ai consumatori di valu-
tare e raffrontare il rendimento
energetico dell’edificio” e “racco-
mandazioni per il miglioramento
del rendimento energetico in ter-
mini di costi-benefici”. A livello
nazionale le normative di riferi-
mento sono:
• D.lgs. 192/05, in vigore dal
8/10/2005: "attuazione della Diret-
tiva 2002/91/CE" ;
• D.lgs. 311/06, in vigore dal
2/2/2007: "disposizioni correttive
al D.lgs.192/05";
• DPR 59/09, in vigore dal
25/06/09;
• DPR 158/09 (linee guida nazio-
nali).
In Italia, a decorrere dal 2005, si
deve procedere alla certificazione
energetica degli edifici, introdotta
come principio dalla Legge 10/91,
cosa che anche in Basilicata, è ri-
chiesta, ma che molti ancora non
considerano fondamentale per la
valutazione economica, comples-
siva, di una casa!!!
Uno dei problemi, che
spesso attanaglia molte
case è la muffa che ricopre
le pareti, soprattutto quelle più
fredde e meno coibentate.
Molti cercano dei rimedi, come ad
esempio fare dei fori dal diametro
80/100 ai cassonetti delle tapparelle
e poi coprirli con delle griglie (come
quelle usate per i fori del gas), chi
può economicamente, ed è proprie-
tario di casa sua, può usare dei pan-
nelli di coibentazione (cosiddetto
sistema a cappotto delle pareti inte-
ressate - interno e/o esterno).
Un importante sistema è quello di
far arieggiare le stanze il più possi-
bile, anche con il freddo, ed evitare
di far arrivare la temperatura interna
a 25 gradi. Sarà anche importante
trattare le mura (impregnate di
muffa) con idropitture assoluta-
mente a base calce (quindi anti-
muffa) usare (se la cosa persiste)
una pittura termica (molto efficace)
reperibile in qualsiasi colorificio
(questo per chi non può spendere
soldi al cappotto, o per mancanza di
spazio che richiederebbe il cap-
potto). Prima di procedere con que-
sti interventi è necessario rimuovere
la muffa con uno straccio bagnato
con acqua e candeggina, senza in-
zuppare troppo il muro (MAI
ASCIUTTO, ALTRIMENTI LA
MUFFA SI DIFFONDE IN
TUTTO L’AMBIENTE).
Il problema della muffa lo riscon-
triamo in case, per la maggior parte
di vecchia costruzione, ma anche in
nuove abitazioni, dove la coibenta-
zione è stata fatta in parte o in modo
del tutto mediocre. Importante, nelle
nuove costruzione è quello di un
buon isolamento, anche dei ponti
termici, dove in molti casi non viene
considerato dalla maggior parte
delle imprese costruttrici, che cer-
cano di risparmiare sui costi dei ma-
teriali.
Tutto ciò vale se parliamo di con-
densa, e non di infiltrazioni che
vanno (queste ultime) prima riparate
dall'esterno, e che comunque recano
danni anche alla struttura
Un importante allarmismo, per
quanto riguarda la muffa è che fa
male (specie ai bimbi ed agli an-
ziani,) soprattutto se le mura sono
ricoperti da carte o da stoffe.
Difendersidalla muffaUn importante sistema è quello di far arieggiare
le stanze il più possibile
Di particolare importanza è anche il pro-
blema dell’umidità che risale dalle fonda-
menta delle abitazioni. A causa della
capillarità, l'umidità risale dalle fondamenta
e si manifesta nella zona bassa delle mura-
ture. Il grado di risalita dell'umidità dipende
dalla presenza di acqua nel sottosuolo, dalla
porosità e capacità assorbente dei materiali
da costruzione e dai fenomeni atmosferici e
stagionali, per cui l'altezza dell'umidità può
aumentare nei mesi freddi o piovosi, a causa
della mancata evaporazione.
Avete mai osservato una spugna che as-
sorbe dell'acqua? Lo stesso principio vale
per i vari materiali da costruzione. La diffu-
sione dell'acqua all'interno dei materiali da
costruzione viene favorita da una particolare
caratteristica di ciascun materiale, definita
come "porosità". La porosità indica, in altre
parole, la predisposizione di un materiale ad
assorbire l'acqua che riesce a spostarsi al suo
interno attraverso un fenomeno fisico cono-
sciuto come "capillarità". Il diametro dei ca-
pillari svolge un ruolo importante per la
risalita del liquido: ai capillari più sottili cor-
risponderà una maggiore risalita e vice-
versa.
Si possono notare chiaramente nelle mura-
ture degli aloni di umidità di altezza varia-
bile, da pochi centimetri ad alcuni metri,
con conseguente degrado e danni agli into-
naci e alle murature stesse, sia all'interno
che all'esterno. I sali presenti nel terreno e
nel materiale da costruzione, si sciolgono
nell'acqua e salgono, grazie all'effetto capil-
lare, fino alla superficie. Mentre l'acqua
evapora il sale rimane nell'intonaco. Il sale,
una volta cristallizzato, aumenta il suo vo-
lume fino a 12 volte causando una spinta
verso l'intonaco e verso il materiale da co-
struzione. L'intonaco si stacca e cosi’ anche
parte del materiale murario. Con il tempo
poi si arriva ad un degrado e ad un indebo-
limento statico della struttura.
Macchie ed aloni di umidità, presenza di
muffa, intonaco che si sfalda, colore che si
scrosta, efflorescenze saline, mobili e strut-
ture in legno che si rovinano e nei casi peg-
giori il distacco dell'intonaco dovuto dalla
spinta dei sali.
La muffa presente nell'intonaco è un fungo
che si alimenta con l'umidità. Le sue spore
sono nocive e si impregna negli armadi e
nei vestiti. L'eccesso di umidità nell'am-
biente, dovuto alla presenza di un muro
umido e freddo, causa maggior condensa,
soprattutto d'inverno e provoca una generale
situazione ambientale insalubre che può
procurare malesseri, disagi e perfino malat-
tie come raffreddori, sinusiti, mal di gola,
artriti, reumatismi, allergie, ecc.
Oltre al danno materiale delle pareti e dei
mobili, molti costi aumentano anche all’ec-
cessivo consumo del riscaldamento (dovuto
ai muri freddi causa l'evaporazione). Sarà
importante, oltre ad arieggiare i locali delle
abitazioni, anche usare deumidificatori.
Tutti questi problemi, che abbiamo de-
scritto, vanno attribuiti alla poca accortezza
di costruire le abitazioni, da parte delle im-
prese. Per questo motivo, prima di acqui-
stare una casa è importante verificare il
certificato energetico (il certificato energe-
tico è un attestato che consente di compren-
dere come è stato costruito un edificio o un
appartamento sotto il profilo dell’isola-
mento termico e della coibentazione, evi-
denziando il consumo energetico
dell’edificio stesso. Inoltre analizza l'effi-
cienza degli impianti e del sistema di distri-
buzione permettendo di ricavare valori sui
fabbisogni energetici determinati in condi-
zioni standard e di valutare le emissioni di
CO2 nell'ambiente).
Le Direttive Europee 2002/91/CE e
2006/32/CE sono direttive di riferimento in
Europa per la certificazione energetica degli
edifici.
La 2002/91/CE (Energy Performance Buil-
ding Directive) ha i seguenti obiettivi:
• diminuire del 22% i consumi energetici
comunitari entro il 2010;
TrenoRocky
1911 FEBBRAIO 2011
La muffa èquel
fastidiososenso
di umidoche si
avverte tipicamente
nelle cantine
Un solo album straniero nella top ten italianaAgli italiani piace il made in Italy. Un dato che emergedalle vendite: un solo album straniero (''21'' della lon-dinese Adele), compare nei primi dieci titoli della clas-sifica. Cosi' come nel cinema anche la musica stavivendo un momento d'oro nonostante la discografiasia in crisi. I piu' venduti? Jovanotti, Gianna Nannini eNegramaro. La classifica dei dischi piu' venduti. 1.ORA, JOVANOTTI, UNIVERSAL UNIVERSAL MUSIC. 2.IO E TE, GIANNA NANNINI, RCA SONY. 3. CASA 69,NEGRAMARO, SUGAR WMI. 4. ARRIVEDERCI, MO-STRO!, LIGABUE, WARNER BROS WMI. 5. RE MATTOLIVE, MARCO MENGONI, RCA SONY. 6. IL MONDO INUN SECONDO, ALESSANDRA AMOROSO, EPICSONY. 7. 21, ADELE, XL RECORDINGS SELF. 8. CHO-CABECK, ZUCCHERO, UNIVERSAL UNIVERSALMUSIC. 9. INASPETTATA, BIAGIO ANTONACCI, IRISSONY. 10. TORNO A CASA A PIEDI, CRISTINA DONA',CAPITOL EMI.
Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese
Il ritorno della nuova Tamara nella casa di
campagna in cui ha trascorso l'infanzia
Regia di Stephen Frears. Con Gemma Ar-
terton, Roger Allam, Bill Camp, Dominic
Cooper, Luke Evans. continua» Genere
Commedia, produzione Gran Bretagna,
2010. Durata 111 minuti circa. Da merco-
ledì 5 gennaio 2011 al cinema e in pro-
grammazione in 13 sale
cinematografiche.
Tamara Drewe torna alla casa di campa-
gna dove ha trascorso l'infanzia, in se-
guito alla morte della madre. Ha un nuovo
naso, una rubrica su un quotidiano di
Londra e un paio di gambe che non
passano inosservate. Alle loro pendici
cadono presto l'ex fidanzatino Andy,
ora tuttofare presso un ameno ritiro
per scrittori in cerca di calma e ispira-
zione, il famoso romanziere Nicholas
Hardiment, che gestisce il suddetto
posto con l'aiuto della moglie Beth, e
la rockstar Ben Sergeant, che per Tam
si trattiene in quel luogo ben oltre il
tempo previsto per il concerto. A muo-
vere le file tragicomiche del teatrino
che da queste premesse si dipana,
sono due ragazzine del luogo, Casey e
Jody, rese folli dalla noia e dal fanati-
smo nei confronti del batterista.
PROGRAMMAZIONE CINEMATOGRAFICA MULTISALA DUE TORRI
20
Into ParadisoAlfonso è uno scienziato napoletano, timido e impac-
ciato, che ha appena perso il lavoro. Gayan è un affa-
scinante ex campione di cricket srilankese che non ha
più un soldo, è appena arrivato a Napoli ed è convinto
di trovare il Paradiso. Alfonso ha passato tutta la vita
a studiare la migrazione delle cellule e a guardare te-
lenovelas con la madre. Gayan ha viaggiato, ha cono-
sciuto fama, gloria e denaro. Cosa c’entrano questi
due uomini l’uno con l’altro? Com’è possibile che due
persone tanto diverse vengano a contatto e le rispet-
tive vite si leghino in modo indissolubile l’una all’al-
tra? In una Napoli multietnica, s’intrecciano i destini
di Alfonso e Gayan, che si ritrovano a condividere gio-
coforza una catapecchia eretta abusivamente su un
tetto di un palazzo nel cuore del quartiere srilankese
della città.
11 FEBBRAIO 2011
alla fine la Musica è questo, unire tantepersone diverse sotto un unico comunedenominatore.
Uno su mille ce la fa
Quanto tempo al giorno dedichi
alla Musica?
Si può dire che dedico alla Mu-sica 24 ore al giorno! Appena hola possibilità di studiare, provaree cantare, lo faccio.La mattina, quando mi sveglio, ilmio primo pensiero va alla Mu-sica. Inizio a studiare e a provarei miei pezzi e vado avanti per ore.Qual è stato il tuo percorso fino
ad oggi?
Ho sempre avuto lapassione per la Mu-sica, sin da quandoero molto pic-cola.A 17 anni hodeciso di ini-ziare a stu-diare, cosìmi sonoiscritta ad unascuola di Po-tenza, che ho fre-quentato fino all’età di21 anni. Per un biennio ho frequentatoanche il conservatorio di Potenzastudiando canto lirico.Lo scorso anno, la Regione Basi-licata ha messo a disposizionedelle borse di studio per 40 musi-cisti lucani. Dopo aver sostenutoun’audizione insieme ad altri 90giovani, sono riuscita ad acce-dere al Centro Europeo di Tosco-lano di Mogol. Lì ho seguito uncorso intensivo durato 3 mesi emi sono diplomata nella classe“interpreti”.Per me è stata un’esperienzamolto importante, perché mi hapermesso di confrontarmi e mi hadato la possibilità di far ascoltarealcuni miei pezzi inediti a Mogol.Contemporaneamente ho semprelavorato come cantante, ho fattopianobar nei locali e feste dipiazza, e ho collaborato con al-cune radio locali.Com’è nata l’idea di un album?
Fin da piccola scrivo testi e poe-sie, generalmente in inglese, daun paio d’anni scrivo canzoni.Ho sempre amato la Musica
“nera”, mi piaceva l’idea di un progettosoul realizzato da un musicista lucano,che avesse respiro nazionale e interna-zionale, e non rimanesse chiuso all’in-terno dei confini della regione.Grazie al mio percorso di studi e alle col-laborazioni lavorative, ho avuto la pos-sibilità di conoscere numerosi musicistilucani abbastanza conosciuti e moltobravi che, dopo aver ascoltato alcuni dei
miei pezzi, si sono offerti di aiutarmicon gli arrangiamenti e con
le registrazioni in stu-dio.
Ciò che mi preoc-cupa non è la
fase di realiz-zazione, ma
quello cheverrà dopo,
cioè il lan-cio e la distri-
b u z i o n e .A t t u a l m e n t e
non ho nessuna eti-chetta, l’album saràcompletamente auto-
prodotto.Come vengono fuori i tuoi pezzi?
Ascolto molta Musica, soprattutto stra-niera. Attualmente apprezzo molto can-tanti come Alicia Keys, Adele, ArethaFranklin e Caro Emerald. Prendo spuntoda ciò che ascolto, cerco di mescolarestili per individuare il mio.I testi vengono fuori dalle mie esperienzequotidiane, spesso mi servono per direciò che non riesco ad esprimere a parole.Uno dei brani che ho recentemente regi-strato in studio è dedicato a mio padre,è una sorta di lettera che contiene tuttociò che non gli ho mai detto.Ho intenzione di inserire circa 6-7 braninel primo album, per capire quale saràla risposta della gente.Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Certamente tra i progetti per il prossimofuturo c’è quello di completare la realiz-zazione del mio primo album.Attualmente sto continuando a studiarecome autodidatta, ma non basta. Mi piacerebbe riuscire ad accedere alConservatorio Santa Cecilia di Roma ediplomarmi lì in Canto Jazz. Se non do-vessi riuscirci, cercherò comunque diproseguire gli studi presso qualche
Giusi Santopietro
Manuela Montesano ci racconta la sua esperienza,
difficoltà, tanto studio e il progetto di un disco soul
21
11 FEBBRAIO 2011
scuola privata come il C.P.M. diMilano o il Saint Louis di Roma. Ovviamente, tra i progetti a lungotermine c’è quello di continuare laprofessione di cantante e inter-prete, e di continuare a studiare,sempre.Quello che ho scelto è uno tra imestieri più difficili, perché sonomolto più numerosi i casi di scon-fitta che quelli di successo. Per an-dare avanti sono indispensabiliimpegno, studio e tantissima dedi-zione.Come vedi il tuo futuro da musi-
cista?
�on roseo, sicuramente. Il principale ostacolo qui in Basi-licata è che quella del musicistanon viene considerata una profes-sione, al massimo una passione. Sipensa alla Musica, e alle Arti ingenerale, come attività secondarie,hobby, ma non si crede che pos-sano essere un vero e proprio me-stiere. E il cantante, nellospecifico, viene considerato comeil musicista più ignorante, e non sitiene conto del fatto che tanti can-tanti conoscono la musica, la leg-gono, e che dietro l’intonazionedelle note ci sono studio ed impe-gno.Emergere è dura, perché, nono-stante ciò, sono tantissimi i talentilucani, quasi tutti sconosciuti.Spero che la situazione migliori eche riuscirò a trovare il mio spazioqui in Basilicata, ma, se non do-vessi riuscirci, sono disposta a tra-sferirmi, anche all’estero.�onostante le difficoltà, non mi ar-rendo, perché per me la Musicanon rappresenta soltanto una pro-fessione, ma una ragione di vita.Credo che sia l’unica cosa che rie-sce a rendermi davvero felice. Il mio sogno più grande? Salire suun palco e cantare ciò che ho stu-diato per anni. Mi sentirei comple-tamente realizzata se un giornoriuscissi a trovarmi di fronte a cen-tinaia di persone che cantano ciòche ho scritto, lo comprendono elo condividono. La fama e la tele-visione non mi interessano, perché
Le visioni variopintedi Čiurlionis
Francesco De Luca
Al Palazzo Reale di Milano un’antologica
del grande artista lituano
Mikalojus KonstantinasČiurlionis (Varėna 1875 –Pustelnik 1911) è stato un
grande pittore e musicista lituano; al-l’età di tre anni si trasferisce con la suafamiglia a Druskininkai, dove tra-scorre la sua infanzia. All’età di setteanni impara, per merito del padre mu-sicista, a leggere la musica senza fatica,e intraprende la sua formazione musi-cale al Prince Oginsky’s OrchestraSchool (dal 1882 al 1893), imparandocosì il flauto e altri vari strumenti, perpoi studiare, nei successivi sei annipianoforte e composizione al Conser-vatorio di musica di Varsavia e in que-sto periodo incomincia anche adinteressarsi a scienze naturali, storia eletteratura. Durante la sua permanenzaal conservatorio, compone “De Pro-fundis”, una cantata per coro e orche-stra sinfonica. Nella capitale polacca,scopre ben presto anche il suo forte in-teresse per la pittura e si iscrive, dap-prima al Kauzik’s Drawing School epoi all’Accademia di Arte. Fu moltoimportante, per le sue opere, la nuovavisione che egli sviluppò per la Bibbiae, comunque, per tutte le religioni ingenerale. Ben presto i suoi dipinti ven-gono esposti in importanti mostre, ma,nonostante che la sua popolarità crescaimmediatamente e la sua arte destigrande interesse ed attenzione, nonvede migliorare la sua condizione eco-nomica; questa situazione di quasi in-digenza lo portò ad una crescenteinstabilità mentale che fu causa del suointernamento, nel 1909, in un manico-mio. A ciò si aggiunse, al suo rilascio,anche uno stato di progressivo males-sere fisico che lo portò ad una morteimprovvisa il 10 aprile 1911. Čiurlio-nis è stato un singolare esempio di si-nesteta suono-colore, perché aveva laqualità di riuscire a percepirli contem-poraneamente, come è chiaramentedimostrato dalla sua carriera e dainomi stessi che dava alle sue opere ar-tistiche. Considerato nel suo paese unodei fondatori dell’arte moderna, è pres-sochè sconosciuto nel resto delmondo, a eccezione della Francia chegli ha dedicato nel 2000-2001 alMusée d’Orsay una prima grande re-trospettiva. E’ merito dunque di unaimportante mostra al Palazzo Reale diMilano – la prima in assoluto nel no-stro paese -, curata da Gabriella DiMilia e Osvaldas Daugelis (catalogo
Mazzotta), dieci anni dopo dell’esposizioneparigina, di riproporre questo eccezionale per-sonaggio, esponendo un’ottantina di temperee pastelli su tela o cartoncino del maestro, oltrea trenta acquarelli, chine e disegni, fotografie emolti documenti (tra cui una raccolta di lettereinedite) provenienti da un tempio “segreto”dell’arte moderna, cioè il Museo Nazionale diBelle Arti di Kaunas in Lituania. “Un viaggioesoterico” – questo il titolo della mostra - vienedunque a colmare una lacuna, ma anche a sal-dare un debito verso un artista straordinarioquanto insolito e misterioso per la sua pittura,per la singolarità delle sue visioni, dipinte “fu-riosamente, dimenticando se stesso, senza con-cedersi tregua”. Condensata in soli sette anni(dal 1902 al 1909), la sua opera influenzò moltipittori a lui contemporanei e fu apprezzata daStravinskij e dal Premio Nobel per la letteraturaRomain Rolland, che nel 1930 ammirò le ri-produzioni di suoi quadri sulla rivista russa“Apollon”. A sua volta Kandinskij, colpito daalcuni dipinti di Čiurlionis esposti a San Pie-
troburgo, scrisse nel 1910 all’artista lituano perinvitarlo alla mostra della Nene Künstlerverei-nigung di Monaco, ma la lettera giunse con taleritardo che Čiurlionis perse l’occasione di farsiconoscere al di fuori del suo paese. Spirito so-litario dell’arte, divenne famoso per le sue “vi-sioni d’altri mondi”, che pochi ebbero lafortuna di conoscere prima che venissero final-mente mostrate a Berlino durante il Festivald’autunno del 1979. Un’antologica esclusiva-mente dedicata a Čiurlionis dà finalmente l’op-portunità di conoscere in Italia una personalitàtra le più affascinanti della storia dell’arte, cheprecorre l’astrattismo senza tuttavia poter es-sere interamente collegata ad alcun movimentocontemporaneo. Infatti l’artista lituano, nonidentificandosi con la cultura parigina, portòavanti la tradizione romantica nordica di Ca-spar David Friedrich, anticipando le liriche in-venzioni di Kandinskij, Kupka, Mondrian(nella sua fase iniziale) e altri. Fa dunque partedi una schiera di artisti che, nelle loro visionidell’origine dell’universo, hanno trovato mezzi
espressivi nuovi per trasmettere leemozioni più segrete. Morto a solotrentasei anni, Čiurlionis attraversò lapittura come una luminosa meteora,introducendo quelle tonalità velate eintimamente abbaglianti che secondoil filosofo Rudolf Steiner corrispon-dono alla terza parte costitutiva del-l’uomo e cioè allo spirito. Il densocatalogo della mostra, fondamentaleper l’approfondimento storico-criticodi un artista la cui esperienza si con-sumò in un batter d’occhio, oltre aitesti dei curatori e di Nijolé Adoma-vičiené (già autrice di un’ampia e me-ditata biografia dell’artista),comprende un saggio di Claudio Stri-nati sulla sua musica, oltre a ricchi ap-parati, tra i quali spicca un epistolarioper la prima volta tradotto in italiano.Grande fascino esercitarono in lui leopere di Friedrich, di Max Klinger edi von Stuck, ma la scoperta dell’arteinternazionale non offuscò il suo in-teresse per l’estetica dell’arte popolaredella sua terra, a cui restò sempre for-temente legato (in una lettera al fra-tello Paulius nel 1907 scriveva che ilsuo impegno era quello di “dedicaretutto il lavoro passato e futuro per laLituania”. Le opere che egli realizzòin quei pochi anni sono “fantasie di-pinte” in cui l’artista innalza acropolioniriche su cime alpestri, disseminatorri e rocche immaginarie, ponti e ar-cate, pilastri e gallerie che si snodanocome scale in profondità acquee e incieli rarefatti, fantasiose strutture at-traversate da schiere di angeli. I pochielementi terrestri, disposti nella parteinferiore del quadro, costituiscono inlui punti di riferimento per esaltare lospazio vuoto che si espande magica-mente. Qui, si aggirano personaggisolitari e vascelli fantasmi, sullosfondo di un orizzonte marino o diprofili montani dai contorni incerti,che sconfinano in una lontananza in-finita.
2211 FEBBRAIO 2011
Da sinistra insenso orario:
M. K. Ciurlionis,Juros Sonata
Final, PasaulioSutverimas,
Zodiakas Saulys, nel riquadro
piccolo Preludiodell'Angelo
2311 FEBBRAIO 2011
d’areamediterranea
Al Guggenehim di New York neigiorni scorsi si è aperto uno star-gate, un varco, un confine tre pas-
sato e futuro. Nel presente ci siamo noi.Verso il futuro ci conduce Murdoch. E lofa stravolgendo il mondo dell’informa-zione: il magnate dell’editoria statunitense– che annovera sotto il suo controllo quo-tidiani come Wall Street, New York Post,nonché i britannici Times e Sun, colui cheha subito una battuta d’arresto solo difronte a Pechino e alla sua volontà diesportare nella terra del Sol Levante un ca-nale commerciale in mandarino – ha vo-luto dare prova di prodezzasmaterializzando il suo Daily e riadattarloai mutamenti ormai incombenti impostidalle nuove tecnologie come l’ormai notoiPad. Una tavoletta di colore nero conforma rettangolare, molto piccola si appre-sta a cambiare il nostro modo di accederealle informazioni, ponendosi come una fi-nestra sul mondo. Anzi, contenendolo perintero. Si ma come fa un così piccolo stru-mento, rettangolare per giunta, a conteneretutto il mondo? Ebbene sì: il tablet, questoil vero nome dell’ultima diavoleria parto-rita dall’avanzante ricerca tecnologica, cipermetterà di portare in tasca una sorgentedi informazioni che, di certo, soddisferà lanostra sete di conoscenza rispetto a quantoaccade nel mondo vicino e lontano. Ma,ormai, le distanze non esistono più. Mur-doch ce lo insegna. Qualcosa sta cam-biando. Voi che ne pensate? Chi è oggi ilgiornalista, quell’amico invisibile ma sem-pre presente che ci tiene per mano e ci ac-compagna dappertutto: negli angoli piùreconditi del mondo o sopra le più altevette da cui osservare ogni cosa da una
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’: METIS SRL 0971 22715 CELL. 320 1813033 email: [email protected]
Come cambia l’informazione
Anno IV numero 6 - 11 Febbraio 2011 Direzione / Redazione: Via del Popolo 34 - 85100 Potenza - Telefono 0971 22715 Direttore responsabile: Antonio Savino
prospettiva diversa? Proviamo a chiederlo adun uomo nelle cui vene scorre un liquido blu.No amici, non è sangue: è inchiostro. Chie-diamolo al Direttore di Terra di Basilicata, An-tonio Savino, che del giornalismo ne ha fattoun modo di vita. È di pochi giorni la notizia della presentazionedel “Daily” per l’iPad. Un’operazione com-merciale o semplicemente una naturale evo-luzione dell’informazione. Cosa possiamopensare?
L’informazione è cambiata molto negli ultimianni, soprattutto nel terzo millennio. Una tra-smutazione da cui ci siamo fatti travolgere.Tutto all’insegna della velocità: oggi deside-riamo essere informati nel modo più velocepossibile e sapere prima di tutti le cose. Untempo l’informazione era metabolizzata intempi diversi, c’era pazienza nell’attendereche le notizie scorressero verso di noi. Oggi,invece, siamo sotto assedio: una morsa che ciconduce a trovare meccanismi sempre più ra-pidi in grado di soddisfare la nostra morbosità.Già la televisione è stata rapidissima di suo:non si fa in tempo ad entrare nella propria abi-tazione che sentiamo la voce del cronista rac-
contarci le ultime vicende. Forse ancora primadi accendere la tv. Un bisogno legato al deside-rio di anticipare i tempi. Ed Internet ha accele-rato ogni cosa. Non contenti ci si affida, tramitesistemi sms, alla agenzie per mettersi a riparoda una mancanza di informazione. Che spessopuò tradursi in vere e proprie ansie e paturnie.La vera rivoluzione è che oggi le agenzie, i tg,li portiamo in tasca. Anzi, abbiamo in tasca pro-prio coloro che ci forniscono le notizie.Com’è cambiata la professione giornalistica?
Radicalmente. Ma questo cambiamento si è re-gistrato quando lo stesso lettore ha mutato i suoigusti e le sue esigenze. Un po’ come dire checambia il menù poiché prima è cambiato ilmodo di mangiare. Il lettore vuole che venganosviscerate le passioni e le emozioni che spessosi è costretti a reprimere: vuole ridere se c’è al-legria, piangere se c’è dolore. Non si ferma al-l’autenticità del protagonista di una vicenda. Vaoltre, a scovare nel suo dolore o nella sua gioia.Forse perché un po’ ci si riconosce in essi. Si èall’accanita ricerca di sensazionalità. Notizie incui non si parli di un cane che morde l’uomo,ma di un uomo che morda il cane. Il lettorevuole e sa essere parte attiva della notizia e, so-
prattutto del mondo. Sa costruire ipo-tesi, sa stanare i colpevoli, sa giungerealla verità. Se non sa farlo ci prova.Carta stampata, radio, giornale, Inter-net. Quali sono, tra questi, i veicoli piùrapidi e immediati?L’informazione maggiormente coin-volgente è quella veicolata dalla radioperché la gran parte delle giornate letrascorriamo in macchina: accendiamola radio e possiamo ascoltare nel corsodi mezz’ora circa tre gr. Quella più im-mediata proviene dalla tv stessa: tuttoè giocato sul terreno della diretta, dellavelocità e della dinamicità. Ogni cosaè detta in tempo reale. Forse ancoraprima che accada. Un ruolo fonda-mentale, poi, è quello delle immaginiche catturano l’attenzione dell’ascol-tatore, lo ammaliano, lo incantano.In un mondo in cui tutto si regge sullasensazionalità, sull’emozione e, adesempio, sulle vivide immagini, avolte crude della realtà, si può dire cheil giornalista rispetti ancora una suaetica e deontologia? A volte si scon-fina, per esempio, nel commento piùche nella mera cronaca o racconto deifatti.Tutto dipende dal giornalista. Primaancora di rispettare norme, codici, re-golamenti si fa riferimento ad un uni-verso interiore di valori. Il giornalistadeve limitarsi solo a raccontare i fatti.I commenti vanno lasciati agli altri.Chi fa commenti e racconta meno ifatti non è un buon giornalista. Non è,come dovrebbe essere, al di sopra delleparti.
Luca Arlotto