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a pagina 3 d’areamediterranea CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’: METIS SRL 0971 22715 CELL. 320 1813033 email: [email protected] IL SIGILLO DI DIO Anno IV numero 3 - 21 Gennaio 2011 Direzione / Redazione: Via del Popolo 34 - 85100 Potenza - Telefono 0971 22715 Direttore responsabile: Antonio Savino Ecco la verità, che non è poco Lo scontro tra la Magistratura italiana e Silvio Ber- lusconi, probabilmente, dopo sedici anni, è arrivato all’ultimo round. Comunque finisca, milioni di italiani si chiedono come mai sia iniziato l’ultimo atto del conflitto sul caso “Ruby”, nonostante il Procuratore capo di Milano, il Ministro degli Interni e pure il Con- siglio Superiore della Magistratura avessero già escluso ipotesi di reato nella vicenda. E perché, si chiedono milioni di italiani, l’incrimina- zione del Presidente del Consiglio di reati gravi è accaduta il giorno dopo che la Corte Costituzionale ha tolto – di fatto – lo scudo giudiziario al Premier. E perché, si chiedono ancora, il colpo del KO sia stato sferrato alla vigilia di un nuovo fatto politico, che potrebbe portare l’UDC verso l’avvicinamento al governo e, quindi, dritto dritto verso la fine della legislatura nel 2013. E perché, si chiedono ancora milioni di italiani, l’up- percut è partito quando era pronta la nascita di un nuovo “gruppo dei responsabili” che, alla Camera dei Deputati, dovrebbe garantire la maggioranza del governo. E perchè, se chiama il Cavaliere è concussione, se telefona Fini invece no? La risposta, a questi milioni di italiani, viene data dagli altri italiani di “sponda” opposta. “Noi – essi dicono – amiamo la Magistratura di sinistra. Voi amate quella di destra. Che non è forte come la nostra”. Ecco la risposta, ecco la verità che non è poco

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a pagina 3

d’areamediterranea

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’: METIS SRL 0971 22715 CELL. 320 1813033 email: [email protected]

IL SIGILLO DI DIOAnno IV numero 3 - 21 Gennaio 2011 Direzione / Redazione: Via del Popolo 34 - 85100 Potenza - Telefono 0971 22715 Direttore responsabile: Antonio Savino

Ecco la verità, che non è pocoLo scontro tra la Magistratura italiana e Silvio Ber-

lusconi, probabilmente, dopo sedici anni, è arrivato

all’ultimo round. Comunque finisca, milioni di italiani

si chiedono come mai sia iniziato l’ultimo atto del

conflitto sul caso “Ruby”, nonostante il Procuratore

capo di Milano, il Ministro degli Interni e pure il Con-

siglio Superiore della Magistratura avessero già

escluso ipotesi di reato nella vicenda.

E perché, si chiedono milioni di italiani, l’incrimina-

zione del Presidente del Consiglio di reati gravi è

accaduta il giorno dopo che la Corte Costituzionale

ha tolto – di fatto – lo scudo giudiziario al Premier.

E perché, si chiedono ancora, il colpo del KO sia

stato sferrato alla vigilia di un nuovo fatto politico,

che potrebbe portare l’UDC verso l’avvicinamento

al governo e, quindi, dritto dritto verso la fine della

legislatura nel 2013.

E perché, si chiedono ancora milioni di italiani, l’up-

percut è partito quando era pronta la nascita di un

nuovo “gruppo dei responsabili” che, alla Camera

dei Deputati, dovrebbe garantire la maggioranza

del governo.

E perchè, se chiama il Cavaliere è concussione, se

telefona Fini invece no?

La risposta, a questi milioni di italiani, viene data

dagli altri italiani di “sponda” opposta.

“Noi – essi dicono – amiamo la Magistratura disinistra. Voi amate quella di destra. Che non èforte come la nostra”. Ecco la risposta, ecco la verità

che non è poco �

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21 GENNAIO 2011

L’anno dellasvolta

Il 2011 potrebbe rappresen-

tare un anno di svolta per

quel che riguarda la norma-

tiva europea in materia di tutela

dei consumatori. Nell’agenda

della Commissione parlamentare

permanente per il mercato e la

tutela dei consumatori, infatti, è

prevista l’emanazione di una

nuova direttiva onnicompren-

siva, la cui proposta sarà messa

ai voti il prossimo 26 gennaio. Il

legislatore mira a perseguire un

duplice obiettivo: intensificare la

protezione dei consumatori e raf-

forzare il mercato interno. La

nuova direttiva, che sostituirà le

quattro precedenti, abbraccerà

numerosi settori, allo scopo di

elaborare una normativa orga-

nica e più chiara e di realizzare

una sostanziale armonizzazione

all’interno dei 27 stati membri

dell’Unione. Tale esigenza è oggi

fortemente avvertita in virtù

delle nuove forme di compraven-

dita a distanza di beni e servizi,

che non sempre fanno sentire i

cittadini sufficientemente tute-

lati. Tra le principali materie og-

getto della nuova direttiva

figurano l’informazione dei con-

sumatori e i loro diritti, in parti-

colare quello di recesso per

acquisti avvenuti al di fuori dei

locali commerciali, e le clausole

contrattuali ingiuste e abusive.

Per il presidente della Commis-

sione, Malcom Harbour, il buon

funzionamento e la sicurezza del

mercato interno rappresentano

una priorità assoluta della poli-

tica europea. Scopo principale

del rafforzamento del mercato unico

è quello di rendere tutti i suoi fruitori

più consapevoli e di far sì che essi

possano muoversi in maniera più si-

cura e sentirsi protetti, in particolar

modo rispetto all’uso delle nuove

tecnologie e delle vendite online. Per

questo la direttiva non giungerà iso-

lata. Nel Piano di Lavoro per il 2011,

presentato dalla Commissione lo

scorso dicembre, figurano numerose

proposte di riforma legate al settore

del commercio e della sicurezza. Tra

le questioni in primo piano, da discu-

tere durante questo mese, gli inter-

venti in materia di edilizia, con

particolare attenzione ai materiali da

utilizzare e alla sicurezza degli edi-

fici. Forte è la necessità di assicurare

l’impiego di materiali che non siano

dannosi per la salute, e, a tale scopo,

saranno messi in atto strumenti fina-

lizzati al loro controllo. La nuova

normativa in materia di edilizia si

propone come obiettivo prioritario

quello di favorire la competitività

e di raggiungere, in tal modo, una

riduzione dei prezzi, aprendo il

mercato ad una più vasta gamma di

materiali. Sempre a gennaio è pre-

vista la votazione in Commissione

per la proposta di un Regolamento

sull’omologazione dei veicoli agri-

coli e forestali, al fine di rafforzare

la sicurezza stradale e sul lavoro, e

di intensificare la tutela ambien-

tale. In programma anche la revi-

sione di una direttiva del 1990

relativa ai pacchetti turistici, in

vista della modernizzazione degli

acquisti effettuati tramite internet e

della semplificazione delle com-

pravendite tra soggetti appartenenti

a Stati membri differenti.

La Commissione, inoltre, sta stu-

diando e valutando nuove possibili

alternative per la risoluzione delle con-

troversie, così da rendere più snelli ed

economici i mezzi di ricorso e più ra-

pide le procedure conciliative, senza la

necessità di ricorrere alle ben note lun-

gaggini legate ai tribunali nazionali. Si

stanno vagliando, infine, gli impegni

dei diversi Paesi nell’attuazione delle

direttive europee in materia, così da so-

stenere in maniera più attenta quelli che

stanno incontrando al loro interno mag-

giori resistenze e difficoltà.

Non mancano, poi, idee e proposte for-

temente innovative, come la possibilità

di creare abiti in grado di ricaricare i te-

lefoni cellulari, grazie alle nuove dispo-

sizioni in materia di etichettatura nel

settore dell’abbigliamento, la cui ap-

provazione dovrebbe essere imminente.

Giusi Santopietro

Da gennaio il via alle nuove normative per la tutela dei consumatori. Ecco

le principali iniziative nella fitta agenda della Commissione Mercato Interno

Dalle vendite online agli abiti hi-tech arrivano

le nuove proposte del Parlamento europeo

nel settore del Mercato interno.

2

Sergio Marchionne parla di schema ribaltato. Cosa avrebbe potuto fare, stando aquanto riferito ad Ezio Mauro di Repubblica, dal momento che Mirafiori sversava

almeno due milioni di euro al giorno?�on è facile essere a capo di una hol-ding. Ancora meno, se si tratta della Fiat.L'uomo col perenne maglioncino blu è ilclassico decisionista che molti vorreb-bero a fianco. Per natura e scelta. Compito di ogni amministratore delegato è badareai profitti. Farli crescere. Tagliando, dove occorre, anche a colpi di mannaia. Fortedei successi in casa General Motors, Marchionne ha comunque il coraggio di lanciarela sfida all'intero apparato politico-produttivo del Belpaese: o si cambia strategia-acominciare dagli standard qualitativi-oppure si smontano baracca e burattini. Un'oradi lavoro in Polonia costa molto meno che in Italia? E' una delle conseguenze della

flessibilità globalizzata. Per farsene un'idea, basti dare un'occhiata a quante griffesvengono prodotte migliaia di chilometri distanti dal core business. Il modello di rilancio

Mirafiori, fresco di referendum, che il capo ese-cutivo (quello carismatico appartiene a GianniAgnelli) di Corso Marconi vuole esportare, con-tinua a suscitare perplessità e divisioni fra le tuteblu. Maurizio Landini, capo della Fiom, continua

a promettere battaglie a iosa, anche per Cassino e Melfi. �el Frusinate da anni si viag-gia a ranghi ridotti su tutti i fronti, nonostante i nuovi modelli, Giulietta in testa; lo sta-bilimento Sata invece continua a saggiare la cassa integrazione per contenere ladomanda. Senza sì e senza riorganizzazione spalmata a trecentosessanta gradi non siva avanti, anzi si guarda altrove. Scioperi compresi. Parola di “cashmere” Sergio.

SineLinea

Nicola Melfi

RILANCIO

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logia, la solitudine dell’anziano Papafu resa ancora più drammatica dal-l’esplosione della violenza politica edal terrorismo in Italia, un paese dila-niato dai conflitti. La sensazione gene-rale che la Chiesa ed il papato fosseroormai allo stremo delle forze e che ilcattolicesimo fosse diventato residen-ziale, una cosa per vecchiette e perbambini. Il crollo era vicino, insomma:per fortuna della Chiesa, il 16 ottobre1978 lo Spirito Santo fece la sua parte.Quando cioè i Cardinali nominaronoPapa un uomo venuto dall’Est. Per sal-vare la Chiesa, per salvare il mondodal materialismo, per ridare ai catto-lici la fede perduta. Grazie, santoKarol.

HA RIDATO LA FEDE PERDUTA

21 GENNAIO 2011 3

Karol Wojtyla, Gio-

vanni Paolo II, sarà

beatificato il primo

maggio 2011, la domenica

della Divina Misericordia.

La beatificazione avverrà

dopo sei anni dalla morte,

avvenuta il 2 aprile del 2005.

Sarà Benedetto XVI a presie-

dere la cerimonia. Il Papa in-

fatti ha derogato alle norme

canoniche che prevedono

un’attesa di cinque anni

dalla morte per aprire il pro-

cesso canonico di beatifica-

zione. La salma del Pontefice

polacco sarà traslata nella

Basilica di San Pietro. Rin-

graziamo Papa Benedetto

per la gioia data ad oltre un

miliardo di cattolici con le

sue decisioni. Ringraziamo il

Signore Dio Onnipotente di

avere dato all’umanità intera

un Figlio amato da tutto il

mondo. Karol sarà il santo

che mancava ai giovani. Fra

il ciclone di Dio, guida e

padre di una generazione, ha

battuto il comunismo e ci ha

salvati da una nuova guerra

mondiale. Diventerà il santo

della Chiesa del Silenzio,

della Chiesa dei martiri, del

secolo in cui si è perpetrato il

più grande macello di cri-

stiani in duemila anni di sto-

ria. Antonio Socci, famoso

giornalista cattolico, ha

scritto: “Egli appare anzituttocome il sigillo di Dio sull’etàdel comunismo. Sul secoloche ha visto consumarsil’esperimento criminale poli-tico più vasto, duraturo e san-guinario della storia perl’eliminazione di Dio e dellaChiesa dal mondo”.

SEMPRE �EL �OSTRO

RICORDO

�oi ce lo ricorderemo sempre.Difficilmente lo faranno queicattolici che vanno a braccettocon i comunisti. Ce lo ricorde-remo sempre perché siamoconvinti che, con la glorifica-

zione di quest’uomo, che ha cono-sciuto sulla sua pelle il totalitari-smo nazista e quello comunista eche ha rischiato il martirio permano degli uni e degli altri, laChiesa glorifica milioni e milionidi martiri del nostro secolo chesono stati massacrati nei gulag, neilager e in mille altri modi, il cuinome è scritto nei cieli. Soprattuttoquei martiri del comunismo che laChiesa stessa - prima di Wojtyla -si vergognava di nominare, di ce-lebrare e di indicare alla venera-zione del popolo, per debolezzaverso la prepotenza ideologica delcomunismo mondiale. La stessasoggezione che indusse qualchesventato ecclesiastico a chiedere,al Concilio, con metodi scorretti,la condanna del comunismo, ri-chiesta dei vescovi dell’est Euro-peo. Con quali conseguenze è benericordarlo: post - concilio e ses-santotto, furono dirompenti. Circasettanta mila sacerdoti, infatti, la-sciarono l’abito, la pratica reli-giosa crollò verticalmente,l’anarchia e la concertazione nelmondo ecclesiastico sostituironol’obbedienza, i cattolici - comedisse Ratzinger - si trovarono por-tati qua e là da ogni vento di ideo-

Direttore Responsabile

A�TO�IO SAVI�O

Direttore Politico

SARO ZAPPACOSTA

Redattori

Agnese AlbiniLuca Arlotto

Laura CutullèSerena Danese

Michela Di PalmaSimona MarganellaLoredana Romanelli

Giusi Santopietro

Impaginazione &Grafica

Francesco Pietro Falotico

Stampa

Martano Editrice Modugno (BA)

Reg. Trib. Potenza �°375del 24 04 2008

Direttore Editoriale

Emilio D’Andrea

SVI.MED.associazione onlus

per lo sviluppo

sostenibile del mediterraneo

Concessionaria Pubblicitaria

METIS srl

Contatti

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dd’areamediterranea

Saro Zappacosta

Un giornalista cattolico hascritto: “Egli appare anzitutto come ilSigillo di Dio sull’età del comu-nismo. Sul secolo che ha vistoconsumarsi l’esperimento cri-minale politico più vasto, dura-turo e sanguinario della storiaper l’eliminazione di Dio e delmondo

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21 GENNAIO 2011

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA

DEI COMPORTAMENTIEmergenza qualità del-

l’aria. Siamo alla frutta. Èchiaro a tutti come stiano

mutando gli scenari mondiali inmerito ad una delle questioni piùgravi ed incombenti della storiadell’umanità: quella ambientale.Ne siamo tutti consapevoli ma ilpassaparola, gli studi ed i rap-porti stilati a suon di avverti-menti dagli enti di ricerca, lastessa ricerca che si muove inquesta direzione con serietà emotivazione, gli appelli lanciatia squarciagola improntati ad unuso meno presuntuoso dei mezziche tutti abbiamo a disposizionee che contrastano violentementecon l’ambiente, non sono - è evi-dente - bastevoli affinché si at-tuino concretamente politichemirate e finalmente decisive.L’ambiente trema ed annaspa. Siinzacchera di polveri, di pece, dirifiuti, di nubi. Noi consumiamosempre di più, inquiniamo ogniminuto della nostra vita, non ciadoperiamo per ridurre anche inminima parte l’impatto sull’am-biente. Recentemente, a Potenza,presso l’ARPAB, si è tenuta unaintera giornata sulla mobilità so-stenibile, “Muoversi meglio pervivere meglio”. Vi abbiamo par-tecipato nel tentativo di com-prendere cosa si può fare, comela nostra città si stia muovendo ea che punto è il livello di inqui-namento, anche locale. Allaconta dei fatti, il pianeta è messomale: il cambiamento climaticoè innegabile, così il riscalda-mento globale. Il decennio ul-timo è stato quello più caldo mairegistrato. Emerge che, su scalaplanetaria, anche introducendoelementi migliorativi volti a ri-durre i consumi, nei prossimidieci anni il fenomeno dell’innal-zamento della temperatura av-verrebbe allo stesso modo. Cisiamo spinti oltre, a ben vedere.Anzi, a ben sentire, sulla pelle. Ildato che ci interessa più da vi-cino è quello relativo alla nostracittà. Anche l’inquinamento lo-cale, in una città dalle dimen-

sioni contenute quale è Potenza, in-fluenza negativamente il fenomeno. IlComune di Potenza, presente all’evento,ha ricordato che ciascuno di noi do-vrebbe, nel proprio piccolo, fare la suaparte: l’alternativa all’uso dell’automo-bile esiste in città, tanto per citareun’abitudine dura a morire. Ed è datadai mezzi pubblici e da quel complessosistema di scale mobili che certo po-trebbe migliorare la vita del cittadino edell’ambiente. Ricordiamo che il Co-mune, recentemente, ha acquistato cin-que autobus alimentati a metano chevanno ad aggiungersi ai quattro già cir-colanti in città. Entro l’anno, altri 12 sa-ranno acquistati e messi a disposizionedei cittadini. La SAT, società partecipatadel Comune, presente all’incontro, haredatto e presentato il nuovo Pro-gramma d’Esercizio - approvato pochigiorni fa in Consiglio - ed ha citato, trale altre azioni amministrative, l’ipotesidella Zona a Traffico Limitato. Il centrostorico, oggi, ha tutti i mezzi e le poten-zialità per poter adoperarsi in tal senso.Posteggiare le auto nei parcheggi pub-blici ed usufruire del sistema di scalemobili gioverà a ciascuno di noi. Poche

storie: la sedentarietà e la pigrizia cheda sempre contraddistinguono i poten-tini, vuoi per il clima infelice, vuoi peril tessuto urbano e la non felice morfo-logia che certo non agevolano il con-cetto di passeggiata, vannoridimensionati e letti in chiave di mi-glioramento del benessere nostro edell’ambiente. Il centro storico non mo-rirà, rivivrà. Al bando le dietrologie, levoci di corridoio, il parlare senza cogni-zione di causa ed il malcontento diffusoed in certi casi ingiustificato. Mettia-moci a camminare, riduciamo i con-sumi, regaliamoci un’aria più pulita emagari agevoliamo il fisico a smaltire ela salute a guadagnarne. La ComunitàEuropea è chiaro quanto spinga in que-sta direzione: la sua voce si è sentita du-rante l’incontro attraverso profili eprogetti in itinere. Il programma LIFEfinanzia quelle azioni che contribui-scono alla promozione e all’attuazionedella politica e della legislazione incampo ambientale. Il progettoR.A.C.E.S. (Raising Awareness on Cli-mate and Energy Saving) intende edu-care sul tema del cambiamentoclimatico e sulle strategie da attuare, a

cominciare dalle famiglie equindi da un consumo più soste-nibile delle risorse ambientali.Presente anche Euro-net, asso-ciazione che, in linea con i deskdella Commissione Europea,mira a coinvolgere i giovaninella creazione di una Europa insintonia col cittadino. La gior-nata si è conclusa con un mo-mento di condivisionepartecipata che ha coinvolto ipartecipanti: l’Open Space Te-chnology (O.S.T.). Gruppi di la-voro, creatisi spontaneamente,hanno ipotizzato idee e solu-zioni per rendere più sostenibilel’impatto con la città. Si è di-scusso con complicità ci si èconfrontati con passione sor-prendente. Le idee partorite?Molte. La voglia di migliorare emigliorarci? C’è. Il bello è pro-varci e cominciare a cambiare.

Michela Di Palma

L’ambiente al centro di una giornata di

educazione al consumo rispettoso

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PULITI,MA SPORCHI

21 GENNAIO 2011

Ai tempi delle nostrenonne non c’erano tantiprodotti per la pulizia

della casa e per l’igiene della per-sona. Allora, le allergie eranoquasi del tutto sconosciute. Oggi,con l’era della tecnologia molti dinoi hanno grossi problemi, spessocon il cambio delle stagioni la sa-lute di molti è influenzata dalle al-lergie. E proprio le allergie sonostate causate, il più delle volte, dainostri comportamenti, dalle no-stre abitudini, dal nostro modo diavere la “sensazione di pulito” !Infatti, soprattutto quando in casaci sono bambini, ci si preoccupadella disinfezione della casa, deimobili, dei giochi e dei vestiti perbambini. E’ importante sapere chetipo di prodotti usiamo, per la pu-lizia, ma è necessaria una pre-messa sul livello di igiene che sitende a ricercare dentro e fuoricasa.Le mamme dovrebbero sapereche far vivere un bambino in unmondo sterile impedisce al pic-colo di produrre anticorpi e que-sto gli nuocerà da adulto.Per i biberon, fino a 8-9 mesi(massimo) è sufficiente lavarli colbicarbonato e bollirli per 10 mi-nuti. Dopo i 9 mesi si possono la-vare semplicemente con uncucchiaio di sale grosso, uno dibicarbonato e acqua calda, agi-tando qualche secondo. Se sonoparticolarmente sporchi si puòusare il detersivo fai da te o unbuon lavapiatti ecologico e poi ri-passarli col bicarbonato.I pannolini – per chi usa i lavabili(quasi nessuno) – si possono la-vare col percarbonato se di co-tone, col bicarbonato se sonosintetici. I giocattoli è sufficientelavarli col bicarbonato.La saliva è già un buon disinfet-tante, perché è alcalina (come isaponi, l’ammoniaca, la soda, ilbicarbonato). Nello stomaco,inoltre c’è un potente disinfet-tante: l’acido cloridrico (moltopiù forte dell’aceto). Quindi nelcorpo abbiamo già i nostri “disin-fettanti” naturali.L’utilizzo sistematico di disinfet-tanti aggressivi e nocivi in casacrea da un lato una sterilizzazioneassurda, e dall’altro un inquina-

mento chimico e distruttivo. Inoltre tantopiù sono aggressivi i prodotti disinfet-tanti, tanto più lasciano inquinamentotossico in casa. I nostri bambini toccanoe respirano queste sostanze portandoselein bocca. È un circolo vizioso.Queste sono le domande anamnesticheche i dermatologi rivolgono a chi ha pru-riti, secchezze, desquamazione al corpo:“quale e quanto detersivo viene usato?”. o in quale modo e misura usa ammorbi-dente e disinfettanti tossici? (basti pen-sare agli additivi igienizzanti usaticomunemente in lavatrice e in casa). Da ultimo, è sconcertante assistere ognigiorno allo spettacolo di genitori preoc-cupati che, mentre riversano in casa enell’ambiente candeggina, ammoniaca,detergenti di sintesi, polveri, spray, ver-nici, additivi – e chi più ne ha più nemetta – affermano preoccupati: “Che fu-turo avranno mai i nostri figli?”. Il futuroche stiamo contribuendo a creare!LA PULIZIA QUOTIDIA�A è ilprimo trattamento anti germi e batteri: senon lasciamo accumulare lo sporco, i bat-

teri semplicemente non proliferano oltremisura.ACQUA OSSIGE�ATA. Come ab-biamo già visto, è un disinfettante univer-sale, ecologico e senza controindicazioni,tanto che viene usata per potabilizzarel’acqua degli acquedotti. Ha moltepliciusi, dalla disinfezione della persona aquella di stoviglie e sanitari.BICARBO�ATO. Il bicarbonato ha unpotere igienizzante variabile a secondadella concentrazione con cui viene di-luito in acqua.ACETO E ACIDO CITRICO. Aceto eacido citrico, miscelati, igienizzano. Ilmotivo è legato al grado di acidità o al-calinità dell’ambiente (pH). I valori delpH vanno da 1 a 14. Il valore 7 indica laneutralità; un numero inferiore a 7 indicaacidità, superiore a 7 basicità o alcalinità.I batteri più comuni vivono bene in un in-tervallo di pH attorno alla neutralità, di-ciamo tra 4,5 e 10, in un ambiente dadebolmente acido a debolmente alcalino.Oltre, questi valori non sopravvivono.Utilizzando un acido molto forte (infe-

L’utilizzo dei disinfettanti crea

da un lato una sterilizzazione assurda,

dall’altro un inquinamento chimico e distruttivo

TrenoRocky

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riore a 4,5) o un alcale moltoforte (superiore a 10) si altera ilpH in cui vivono i batteri, quindisi sterilizza. Né l’aceto né l’acidocitrico sono così forti, per cui dasoli non hanno un buon effettosterilizzante, ma miscelati sì, per-ché il pH diminuisce: si poten-ziano a vicenda. Per unasoluzione molto concentrata siconsiglia di mescolare in partiuguali aceto e acido citrico al20%.PERCARBO�ATO. Libera os-sigeno già a 40° in lavatrice, igie-nizza i capi anche in ammollo.Igienizza anche stoviglie e og-getti d’uso. Si può aggiungere aldetersivo per lavastoviglie perigienizzare sia le stoviglie che lalavapiatti.TEA TREE OIL. Propriamentechiamato “olio essenziale di me-laleuca”, è battericida e antimi-cotico. Lo si può usare discioltonegli spruzzatori che prepariamo.Il Tea tree oil si emulsiona in al-cool, quindi va bene nella ricettadel pulitutto ecologico a spruzza-tore che prevede alcool, acqua,olio essenziale, biodetersivo perpiatti. Oppure, solo per disinfet-tare, si prepara lo stesso spruzza-tore senza aggiungere ildetersivo.Il VAPORE. Disinfetta, cosìcome la semplice ACQUA

BOLLE�TE.

Il SOLE. È antibatterico, nelcaso ovviamente si abbia la for-tuna di vivere in un ambientesano.TEMPO DI POSA: Il tempo èindispensabile per l’aspetto igie-nico: molti disinfettanti hanno bi-sogno di qualche minuto peragire.Se ancora non siete convinti chequesti sistemi possano garantirela disinfezione di cui sentite il bi-sogno, potreste prendere in con-siderazione l’idea di usarli, senzaabbandonare del tutto i vostri so-liti disinfettanti. �on scartate il

metodo; integratelo, se potete.Soprattutto, cercate di alternare ivari prodotti disinfettanti, inmodo da non sviluppare ceppi dibatteri resistenti.

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21 GENNAIO 2011

LE TURBOLENZE DEL PD

PD LO�TA�O DAI SI�DACI

Secca precisa, disarmante:“Questa Direzione è un’altramano andata a vuoto. �oi vi-viamo su un altro pianeta, fati-chiamo a decodificare questigeroglifici romani …”. È la defi-nizione espressa dal sindaco diBari, Michele Emiliano, relativa-mente alla seduta della DirezioneNazionale del suo Partito Demo-cratico, svoltosi a Roma, chesembra abbia deciso di allonta-nare i Sindaci dal proprio conte-sto. Trova conferma nella rabbiaespressa dal sindaco di Torino,Sergio Chiamparino, il quale haannunciato che “dentro questopartito ci sono Sindaci e Ammi-nistratori che bene o male, qual-cuno da cinque, altri da diecianni o più, godono della fiduciadei cittadini e non scendono maisotto il 60% nella popolarità. Enessuno sente il bisogno di con-sultarci non dico di persona maneanche per telefono”. La mu-sica l’ha compresa bene MatteoRenzi, il famoso “rottamatore”sindaco di Firenze che, dopo unabreve comparsata in Direzione,ha preferito andarsene da GianniLetta a Palazzo Chigi, per fir-mare un protocollo d’intesa Co-mune - Ministero sui beniculturali, tanto che alla fine haesclamato: “Se finisce così, chie-derò visita ad Arcore ognimese”.RISCHIO SCISSIO�E

Non per caso abbiamo riportatoqueste tre citazioni dei Sindaci disinistra: sono la prova evidentedel malumore esistente nel PD,dove il rischio scissione è statosolo allontanato. Per compren-dere il perché di questa condi-zione drammatica, occorre che sisappia che nel PD il collante del-l’anti berlusconismo non bastapiù a tenere insieme le due animein cui è diviso il partito. Dovesono divisi su tutto, ma soprat-tutto sulla strategia per battere ilcentro - destra. C’è infatti ilgruppo Veltroni. Chiamparinoche punta alla maggioranza rela-tiva e per raggiungerla vorrebbeallargare il bacino elettorale, pe-scando voti nell’area dei Mode-rati. In contrapposizione

troviamo il gruppo Bersani - D’Alemache mira a recuperare i fans di Vendolae gli antagonisti di sinistra, trattandopoi un’alleanza di governo col centrodi Casini, in una riedizione aggiornatadel compromesso storico. Per com-prendere appieno quale solco separi idue fronti contrapposti, basta leggereciò che ha dichiarato un dirigente da-lemiano, soddisfatto della prova mu-scolare che ha consentito a Bersani dirafforzarsi, al termine della Direzione:“Con Fioroni che ci spara addossoogni due per tre, con Gentiloni checommissiona sondaggi per vederequanto prenderebbe un loro partito econ Veltroni che prepara il LingottoDue, è giusto fargli capire che se vo-gliono proprio andarsene, nessuno sioppone …”. U� PUGILE SUO�ATO

Con un Segretario Nazionale che piùtempo passa più dimostra di andare ingiro come un pugile suonato, il PartitoDemocratico si trova ora con l’animosospeso rivolto tuttavia verso il 23

gennaio: lo stesso Bersani si è dichia-rato “molto preoccupato” dall’inizia-tiva annunciata da Veltroni al Lingotto,dove farà esplodere tutta la sua forzainterna e il suo pensiero su un’attualecondizione del partito, ma, soprattutto,la direzione che prenderà Veltroni neiconfronti dei suoi avversari. Sarà quasicertamente al Lingotto che si saprà diche morte morirà il Partito Democra-tico, che in questo momento resta incoma irreversibile. L’onda lunga diMarchionne ha sventrato l’anima sto-rica della sinistra. La bioetica è unaspina sotto i piedi. I rottamatori ri-schiano di rottamarsi tra di loro eD’Alema si è scoperto un cuore daviaggiatore d’alto bordo. Non esistonocome opposizione, non hanno il corag-gio di andare alle elezioni, hanno rin-negato le primarie e c’è il rischio cheun extraparlamentare con l’orecchinocome Vendola se li mangi tutti, coloniz-zando il partito: perché oggi il PD è unlimbo, un luogo politico rarefatto, vir-tuale.

COMU�ISTI DA U� LATO,

DEMOCRISTIA�I DALL’AL-

TRO

Tutto ciò perché il tentativo di unireex comunisti ed ex democristiani èdel tutto fallito: a sinistra non c’èaltro che un gruppetto di vassallisempre pronti a pungolarsi allespalle. Doveva essere l’ultimo ap-prodo, la meta finale dopo i passaggipiù o meno indefiniti di PDS, DS,ULIVO, UNIONE e cose varie. Do-veva essere la sublimazione delcompromesso storico. I post demo-cristiani orfani di Martinazzoli inne-stati sulla quercia post comunista.L’operazione non è riuscita. La ra-dice era già morta. E quindi, i comu-nisti sono rimasti comunisti, idemocristiani sono rimasti democri-stiani, tutti con la loro identità ini-ziale, uniti solo dalla sete di poteree di ricchezza di ogni ordine e gradoe da un sentimento di odio nei con-fronti di Berlusconi

Saro Zappacosta

I Sindaci e gli amministratori di centro sinistra

prendono le distanze

6

Dall’ alto in basso (in senso

orario) Bersani,Fioroni,MatteoRenzi e

Gentilonii

Page 7: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

I numeri danno ragioneal centrodestra

21 GENNAIO 2011

Secondo il direttore del Riformista, Antonio Polito, “la destra rivolterà la vecchia Italia come un calzino” e “la sinistra si troverò co-munque a governare un giorno un’Italia più moderna, alla cui modernità dovrà adeguarsi”. Lasciare il lavoro difficile agli altri per poisfruttare i benefici, un po’ come è accaduto con la ripresina 2006-2007 che in Italia è morta sotto i colpi fiscali di Fisco. D’altronde, è

noto, i Bersani, i D’Alema, i Veltroni, i Vendola abusano della parola “riforma” e sono molto più affezionati al passato di quanto non sicreda. Ed ecco perché un ex parlamentare di sinistra, direttore di un quotidiano di sinistra, nella sua onestà intellettuale, alla fine non puòdire che la verità. D’altronde, al di là delle parole, ci sono i fatti, sui quali, lo sapete meglio di noi, non è possibile scagliare schizzi di fango,secondo una teoria tanto cara alla sinistra italiana. Leggete i risultati di un parallelo, elaborato da “Il Giornale” che vi riproduciamo. Sievince che la destra fino ad oggi ha battuto la sinistra 46 a 10: tra riforme, codici e discipline non vi è paragone. I governi del fare si sonodimostrati nei fatti. Altrettanto le parole al vento della sinistra.

7

Tante le leggi (46 su 56)

approvate dai governi di Berlusconi

dal 1994 - 2010

Page 8: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

21 GENNAIO 2011

Più trasparenzasul petrolio

Dallo scenario politico lu-cano, deprimente esenza spinta morale ed

ideale, improvvisamente spuntaun elemento positivo: maggio-ranza e opposizione, dinanzi airischi che si proiettano sul fu-turo, sono riusciti a trovare spazidi confronto per perseguireobiettivi comuni.Fatto positivo, che dopo setti-mane grigie ma dense di velenoa causa di provvedimenti giudi-ziari che hanno lasciato il segno,improvvisamente mette in motoun meccanismo dietro il quale sinasconde un quadro di iniziativee prese di posizione politiche,che evidenzia una verità storicaincontestabile: è iniziata la sca-lata alla poltrona di Presidentedella Giunta Regionale. Se, in-fatti, dovesse cadere il governoBerlusconi, con il conseguentescioglimento delle Camere,anche in Basilicata potrebbeesplodere il terremoto di candi-dature per camera e senato e nonè da escludere che Vito De Fi-lippo, attuale Presidente dellaRegione, stanco di amministrareuna regione senza prospettivedecida di voler provare come sivive da Deputato o da Senatore.Altrettanto dicasi del Presidentedel Consiglio Comunale, Vin-cenzo Folino. Indipendente-mente dalle aspirazioni dei duePresidenti, c’è già un fermentopolitico notevole, poiché i pre-tendenti alla massima caricasono molti.CAUSE ED EFFETTI

Diciamolo subito: la scelta finaledipenderà da due fattori precisi.Il primo è legato alla sorte delPartito Democratico – sull’orlodi una scissione – dal cui esito sivedrà quale corrente è maggiori-taria. Se di origine marxista o diorigine cattolica. È un discorsoche capiremo subito. Quandocioè si comprenderà la fine omeno del governo Berlusconi. Ilsecondo fattore è legato allasorte del Terzo Polo, alla suaforza elettorale e, di conse-guenza, dalla definizione dei rap-porti interni tra UDC, FLI, API eMPA a livello nazionale, conl’aggiunta dei DEC e dei Popo-

lari a livello locale. Un discorso incorso di evoluzione, quindi, per cuinon ci resta che parlare dei Presidentie candidati in pectore, espressione divarie generazioni. Per agevolarci ilcompito, partiamo da chi, nell’ultimagenerazione, potrebbe avere i requisitiper aspirare alla massima carica,fermo restante il nostro obiettivo ditrattare l’argomento candidati in variepuntate. Sono due, secondo noi, chenella generazione più giovane avreb-bero qualche possibilità per puntare inalto: Piero Lacorazza e Vito Santar-siero, marxista il primo, cattolico il se-condo. E vediamo il perché.POLITICA DI SACRIFICI

L’attuale Presidente della Provincia diPotenza è diventato un politico intra-prendente nel piano amministrativo.Ha compreso perfettamente che la pre-senza dell’Ente nella dinamica sociale dipende dalle sue iniziative e che i suc-cessi che la Provincia otterrà, automa-ticamente faranno emergere la suaimmagine politica. Il Presidente Laco-razza, infatti, ha superato il periodo diiniziazione alle vicende amministra-tive nel migliore dei modi, affrontandola fase di crisi economica che investegli Enti Locali con una politica di sa-crificio e di reale assestamento. Nes-suna politica allegra, in poche parole,ma tanta saggezza tremontiana, senzascossoni, con giusto equilibrio. Hafatto tesoro della sua esperienza pura-mente politica e ha compreso che una

politica isolata nel ricordo della sua sto-ria è un organismo inutile, per cui stacreando la premessa per l’inserimentodell’Ente nella nuova dinamica econo-mica e sociale. IL MESSAGGIO DI LACORAZZA

Constatando che la crisi incalza, si è in-serito nel confronto che vede oggi mag-gioranza e opposizione dialogare sulleroyalties derivanti dal petrolio lucanoe, con l’obiettivo preciso di ottenere perl’Amministrazione Provinciale unruolo rilevante, ha alzato la voce e hachiesto un processo di sinergia tra laRegione e la Provincia. In poche pa-role, ha ripescato il vecchio concettodelle deleghe regionali – che per moltiPresidenti ha rappresentato uno scoglioinsormontabile – e cerca di trasfor-marlo in una leva politica utile all’Entedi Picardi, di Verrastro e di Lapenta. Losi comprende da una sua richiesta alpresidente Vito De Filippo, dove pre-cisa che “il dibattito aperto dall’utilizzodelle royalties petrolifere per garantire,nel bilancio regionale, servizi che altri-menti sarebbero messi a serio rischiodall’imponente taglio dei trasferimentistatali, ha fatto emergere la necessità diun confronto interistituzionale con co-muni, comunità, organizzazioni socialie datoriali, per fare una ampia valuta-zione sull’area della Val d’Agri, in cuiinsiste la coltivazione di idrocarburi”.U�A MUSICA PER TUTTA

L’ORCHESTRA

Piero Lacorazza suona la carica, quindi.

E lo fa in maniera elegante ed altrui-sta. Non solo per la sua Provincia,ma lancia un messaggio ai comuni ea quanti hanno diritto a esprimereuna parola utile a creare un effettivorisveglio economico e sociale dellaBasilicata. Ed è giusto che sia così.È valida l’apertura del Presidentedella Provincia di Potenza perché, sefino ad oggi si è contestata la sceltafatta in passato dai responsabili diturno perché i proventi del petrolioson stati appannaggio di poche strut-ture e non del popolo lucano, ora –sembra dire Lacorazza – la musicadeve essere suonata per tutta l’or-chestra e non solo per i direttori. Ini-ziativa elegante ed altruista, pertanto, ricca di contenuti, perché, tral’altro, Lacorazza detta anche lalinea da seguire. Il Presidente, in-fatti, ritiene opportuno localizzare ildibattito su alcuni nodi fondamen-tali: dalle iniziative di ConfindustriaBasilicata che ha promosso il “con-tratto di rete” tra le imprese percompetere nell’ambito degli appaltie dell’indotto petrolifero, fino alleopportunità che potrebbero derivare,per le nuove generazioni, dallaScuola di Alta Formazione – annun-ciata da Assomineraria – per prepa-rare personale specializzato,secondo le esigenze delle imprese eprofili professionali adeguati al mer-cato. COI�VOLGERE

L’OPPOSIZIO�E PER U�A

BATTAGLIA EPOCALE

Ovvia conclusione. Il Presidentedella Provincia può dar corso ad unabattaglia epocale di ordine ammini-strativo – politico. Ha bisogno diamici ed alleati. Considerato che ildiscorso sui proventi del petrolio èstato iniziato da Vito De Filippo eGuido Viceconte, riteniamo giustoche Piero Lacorazza chieda ed ot-tenga l’appoggio e la collaborazionedel leader della sua opposizioneconsiliare, Aurelio Pace. Insieme co-stituiscono una forza; divisi, invece,si fa il gioco degli altri. L’unità fa laforza, facendo aprire molte strade,ivi compresa quella che un domaniapre le porte della massima caricaregionale. Quanto a Vito Santar-siero, tra sette giorni ne parleremo.

Saro Zappacosta

Serve anche il coinvolgimento

dell’opposizione

8

Il Presidente della Provincia

chiede un confronto sui proventi

delle royalties.

Page 9: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

CHI SONO I VERI COLPEVOLIDELLA VERGOGNA NAZIONALE

21 GENNAIO 2011

Tutti gridano allo sdegno,

allo scandalo, alla vergo-

gna nazionale. La Sinistra,

il Centro ed anche i fuoriusciti -

traditori di Futuro e Libertà, pre-

tendono (come ormai da ben 17

anni taluni e da qualche mese

altri) le immediate dimissioni del

Premier, soltanto perché una fran-

gia di magistratura notoriamente

intenzionata ad abbatterlo politi-

camente mediante strumentali ac-

cuse dei più inverosimili reati (da

quello di mafia a cospiratore del

sistema costituzionale, da grande

corruttore ad evasore fiscale,

ecc,), non avendo più nulla da im-

maginare lo ha sottoposto in que-

sti giorni ad un’indagine

giudiziaria a dir poco risibile,

sconcertante ed ingiustificata

sotto ogni profilo.

E’ la solita Procura di Mi-

lano che da decenni le

tenta di tutte, senza peral-

tro riuscirvi nonostante i ben 22

processi contro di lui intentati, per

eliminare un concorrente sco-

modo, ingombrante e “perico-

loso” come Silvio Berlusconi,

poiché è lui che, incarnando ide-

almente l’esigenza del Paese di

pervenire ad una radicale, più

equa e moderna riforma del si-

stema giudiziario italiano, mina

alla base i loro consolidati privi-

legi di casta intoccabile, unica nel

nostro attuale ordinamento a non

rispondere ad alcun altro organo

costituzionale se non a sé stessa.

Aparte il miserevole e pie-

toso coro di elogio di

questa, per fortuna, “setta

minimale” di magistratura da

parte delle vecchie e nuove oppo-

sizioni e di opinionisti e commen-

tatori votati per convinzione o per

interessi personali alla sempre più

viscerale e bellicosa causa “anti-

berlusconiana”, la maggioranza

della Nazione è ancora salda-

mente solidale e stretta intorno

alla figura del Cavaliere.

Molti giornali di parte

strumentalizzano i titoli

di testate internazionali

che al riguardo riempiono le loro

prime pagine, negando, però, che

nella loro quasi totalità emerge lo

sconcerto per l’uso improprio e

9

devastante che, solo in Italia, viene fatto

della giustizia per denigrare, stroncare e

distruggere un Primo Ministro eletto de-

mocraticamente dal popolo. Un pool di

giudici ben noti agli italiani ed anche alla

stampa mondiale che, agendo contro ogni

legge e regolamento, stracciando le più

elementari norme della correttezza com-

portamentale, del reciproco rispetto e

della leale collaborazione fra i poteri dello

Stato, non esita di ricorrere a deprecabili

mezzi al limite dell’eversione per incri-

minare l’odiato “Silvio Nazionale” con

accuse inesistenti, inventate di sana

pianta. Non vi è stata, infatti, alcuna con-

cussione nei confronti del Questore di

Milano e al riguardo vi è la diretta testi-

monianza dell’interessato e la stessa ar-

chiviazione del caso fatta a suo tempo

proprio dal Presidente del Tribunale mi-

lanese, Edmondo Bruti Liberati, secondo

cui sul caso Berlusconi-Minetti-Ruby del

maggio 2010 alla Questura di Milano

“non c’era nulla da indagare circa gli

ineccepibili comportamenti dei diversi

protagonisti della vicenda”, salvo il cla-

moroso ed incomprensibile retromarcia

della Procura. Una clava letale strana-

mente accantonata e tenuta “al fresco”

dalla Procura di Milano, per adoperarla

tempestivamente, quasi come una bomba

ad orologeria, dopo che il Leader del

Centrodestra avesse superato, a dir poco

inaspettatamente, sia la fiducia alla Ca-

mera del 14 dicembre scorso, che la re-

cente approvazione, seppur parziale, della

Corte Costituzionale sulla norma relativa

al legittimo impedimento.

Eciò diventa ancora più strana-

mente sospetto se si considera che

non vi è stato alcun favoreggia-

mento o pratica di prostituzione minorile,

in primo luogo perché smentito davanti

agli stessi magistrati dalla minorenne ma-

rocchina Ruby, e soprattutto perché non

vi è lo straccio di una prova in merito: sol-

tanto illazioni, supposizioni e ipotesi di

persone estranee ai fatti e a loro “carpite”

con un inaudito sistema a strascico di in-

tercettazioni telefoniche, che non dimo-

stra nulla ma getta soltanto fango gratuito

e pretestuoso contro il Capo di un Go-

verno legittimamente costituito.

Gli antiberlusconiani di vecchia e

nuova cordata, dimentichi delle

più semplici ed elementari norme

delle garanzie costituzionali, secondo cui

ogni indagato deve ritenersi innocente

fino al terzo, definitivo e ultimo grado di

giudizio, si esaltano nel collettivo delirio

della tanto inappellabile quanto impropo-

nibile crocifissione di Berlusconi, per li-

berarsi di lui nel modo sicuramente più

comodo, sbrigativo e sommario, ma cer-

tamente più antidemocratico, impopolare

ed anticostituzionale nella storia repub-

blicana del nostro Paese.

Si fa anche spregevole e facile ironia

sulle donazioni in denaro ed in

altre forme che il Premier elargisce

“con i suoi soldi” a persone bisognose o,

comunque, appartenenti alla sua cerchia

di amicizie e conoscenze, ma ipocrita-

mente si tace sull’ingente sperpero di ri-

sorse statali e sui milioni di euro del

pubblico erario, e quindi di tutti i contri-

buenti, che certa magistratura impiega per

intercettare, spiare e perseguitare centi-

naia di ignari ed onesti cittadini, soltanto

nel malsano intento di frodare qualche

punto in proprio favore nella spietata

guerra aperta nei confronti del loro “giu-

rato nemico numero uno” Silvio Berlu-

sconi.

Questo è lo scandalo. Que-

sta è la vergogna. Questo

è il paradosso. Questo è

il conflitto di interessi. Questa è

la cancrena che mima ed alimenta

il già delicato, difficile ed infuo-

cato sistema politico, giuridico ed

istituzionale italiano.

Berlusconi non demorda,

vada avanti, risolva le

tante ed ataviche iniquità

della situazione nazionale (ri-

forme economiche, fiscali e giu-

diziarie in testa) e il corpo

elettorale continuerà a premiarlo

e ad affidargli il governo del

Paese, al di là di chiacchiere, pet-

tegolezzi e invenzioni, destinate a

restare senza esiti plausibili (vedi

Daddario, Noemi Letizia, ecc.),

seppur magistralmente condite

del rozzo e godereccio erotismo

del buco della serratura e del

morboso interesse delle mutande

altrui.

Acaso risolto, se il Cava-

liere dovesse risultare

colpevole (cosa del tutto

inverosimile ed improbabile) sarà

costretto a lasciare, ma i giudici e

i magistrati inquirenti qualora do-

vessero risultare fallaci, mendaci

e fondamentalmente inattendibili

e di parte, resteranno, come fi-

nora purtroppo è avvenuto, ad oc-

cupare le loro laute cariche,

sperperando pubblico denaro e

mettendo irresponsabilmente a

repentaglio la dignità, la credibi-

lità e l’onore del Presidente del

Consiglio e di qualsiasi altra sem-

plice persona incappata per sba-

glio o volutamente sotto le maglie

di una giustizia ingiusta, fuor-

viante e tutta avvinghiata su se

stessa?

Dovrebbero essere loro, in

tal caso, a dimettersi, a

lasciare le poltrone e a…

cambiare mestiere!

Emilio D’Andrea

Page 10: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

21 GENNAIO 2011

Un protagonistadell’ Unità d’Italia

Lunedì 17 gennaio è statopresentato il libro di Fran-cesco Perri nella sala Con-

siliare provinciale di Potenza daltitolo “PASQUALE SCURA, Pro-tagonista dell’Unità d’Italia. Lasua vita attraverso i documenti”.“�on sono né uno storico né unoscrittore ma un ricercatore lo-cale”, così il prof. Francesco Perridurante l’atteso incontro per lapresentazione della sua ricerca sto-rica su Pasquale Scura e l’Unitàd’Italia. Il prof. Francesco Perri,già sindaco di Vaccarizzo Alba-nese e co-fondatore del Circoloculturale “Pasquale Scura” nel1970, ha svolto l’attività di inse-gnante per oltre trent’anni, durantei quali ha maturato e perfezionatouna sua passione: la ricerca, intesacome studio dei fatti, degli eventiattraverso il documento, la fonteoriginaria. In un’accogliente e gre-mita sala convegni, messa a dispo-sizione dall’AmministrazioneComunale di Vaccarizzo Albanese,e grazie all’ausilio logistico del-

l’associazione A.S. Promotion di Vacca-rizzo A., il prof. Perri ha descritto un pe-riodo storico essenziale per il processodell’Unità d’Italia. Attraverso PasqualeScura, figura emblematica della culturaArbëresh, Perri indica un nuovo solco sulterreno del dibattito in corso per le cele-brazioni del 150° anniversario dell’Unitàd’Italia; restituisce dignità e responsabilitàpolitiche agli intellettuali calabresi chehanno assunto incarichi nel governo gari-baldino del mezzogiorno. Ma, soprattutto,offre l’opportunità di dibattere, grazie al-l’ausilio del prezioso materiale che mettea disposizione, con ricchezza di particolarie di non poche novità, temi e problemati-

che che legano, in modo imprescindi-bile, le vicende risorgimentali e la storiadel Sud. Pasquale Scura, nato a Vacca-rizzo Albanese nel 1791, comune nelquale ha trascorso anche i periodi piùdrammatici della sua esistenza, è scom-parso nel 1868 in Napoli. È stato abileed equilibrato giurista prima di assu-mere l’incarico di Guardasigilli nel Go-verno di Giuseppe Garibaldi Dittatoredell’Italia meridionale. Scura, uomod’illuminato pensiero, ha sostenuto,con vigore, l’idea concreta di promuo-vere il Plebiscito del 1860. Infatti, fu lostesso Garibaldi a invitare PasqualeScura a redigere e siglare l’importanteDocumento. “Pasquale Scura, protago-nista dell’Unità d’Italia”, edito dallaeditrice Lepisma, è il titolo del libro sucui il poeta Dante Maffia ha siglato unastimolante dedica in chiave aforistica.Il lavoro di Perri è un documento sto-rico ricco di atti ufficiali utili agli stu-diosi, ma anche ai semplici lettori, chehanno l’opportunità di scoprire – o ri-scoprire - la carriera professionale e lavita irta di ostacoli dell’eclettico Scura.Attraverso le varie fonti, Perri docu-

menta il ruolo nazionale dell’intellet-tuale meridionale, in particolarequando ripercorre il periodo di esilioche Scura deve subire a causa di con-giure governative, ad opera di Ferdi-nando II. Tematiche che sono statiargomenti per gli acuti interventi deirelatori, il Prof. Franco Joele Pace, ilPreside Prof. Gennaro Mercoglianoe del sindaco A. Marino. Aspetti que-sti che, unitamente ad una accortaanalisi del contesto socio - econo-mico della Calabria del tempo,hanno sviluppato un interessante di-battito, animato, in particolare, dagliinterventi del Prof. Franco Altimari,dell’On. Cesare Marini, dell’Asses-sore Provinciale di Campobasso Ni-cola Occhionero, nonché dalMagistrato Francesco Minisci. I pre-senti hanno, infine, espresso apprez-zamento per il faticoso lavoro delprof. Francesco Perri, che consegnaai suoi concittadini (e non solo) unamole notevole di atti, premessa perfuture ricerche

Presentato a Potenza

il libro su Pasquale Scura

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Francesco Perri Pasquale Scura

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21 GENNAIO 2011

VUOTO POLITICO NEL PDL POTENTINO

La grana fatta esplodere daiconsiglieri comunali di Po-tenza, Antonino Imbesi e

�icola Becce, al di là delle ovviepolemiche che ha creato nelgruppo di opposizione, ha deter-minato le premesse per una consi-derazione di fondo: nel Popolodella Libertà di Basilicata c’è uncaos indescrivibile e, al tempostesso, assurdo e controprodu-cente. I due “moschettieri”, un belmattino convocano una confe-renza stampa e comunicano diaver rotto con Peppino Molinari,non riconoscendo più la sua lea-dership di coordinatore dell’inter-gruppo di opposizione. Senzaentrare nel merito della motiva-zione alla base della frattura, di-ciamo subito che in una vicendapolitica come questa, in confe-renza stampa accanto ad Imbesi eBecce doveva esserci anche il Se-gretario cittadino o, al limite, vistala serietà delle motivazioni in con-flitto, il Segretario provinciale. In-vece c’erano solo i due

“moschettieri” che, incuranti del vuotopolitico esistente all’interno del PDL, dasemplici e attivi consiglieri comunali, sisono trasformati automaticamente in Se-gretari Cittadino e Provinciale. Figuresimpatiche e di rilievo politico, quelle diImbesi eBecce, perchéin perfetto stileberlusconianosi sono trasfor-mati in una“triplice en-tità”, ricor-dando almondo politicolucano che,quando in unpartito che do-vrebbe essere serio, ci sono spazi vuoti,mancanza di coordinamento e assenza diguide autorevoli, trasformarsi in una tri-plice entità è il minimo che possa acca-dere, perché chi è stato eletto dai proprielettori è a costoro che bisogna dar contodella propria azione consiliare, fregando-sene amaramente dell’assenza di un Se-gretario cittadino o di quello provinciale;

assenti ingiustificati ed è, quindi, ne-cessario dimostrare a tutti che quandosi è consigliere si risponde solo al pro-prio elettorato. Il Popolo della Libertàè un partito sui generis. Perché tutto è,tranne nel partito politico. Chiediamo

molto sevogliamos a p e r echi è ilSegreta-rio citta-d i n o ,o p p u r eq u e s t ac a r i c apolitica èsenza chidovrebbe

occuparla? E se è vuota, perché èvuota? E se è vuota, qual è il dirigentedi partito che dovrebbe colmare questovuoto? La logica statutaria vorrebbeche tale compito debba toccare al Se-gretario provinciale; vale a dire Anto-nio Tisci. In merito a questopersonaggio c’è da chiedere: comeonora il suo mandato? Perché è as-

sente? Forse perché anche lui è ri-masto intontito dalla scissione fi-niana e non sa che pesci prendere?Interrogativi a parte, rimane unagrossa realtà: il PDL lucano faacqua da tutte le parti, si naviga avista, la struttura dirigenziale è asfit-tica. Solo chi possiede una grandefede, riesce a rimanere a galla e, purdi rimediare agli errori altrui, a voltesembra occupare il vuoto lasciato daaltri. È il caso di Gianni Rosa, cheda Vicario Coordinatore regionale, èstato l’unico a difendere, con un co-municato stampa, Imbesi e Becce,evidenziando la loro coerenza, con-validando e legittimando la loroazione politica. Comunque sia, at-tendiamo risposte: diteci chi è il Se-gretario cittadino e, ove nonesistesse, diteci come si risolverà ilproblema del vuoto politico che ca-ratterizza il PDL del capoluogo.

11

Saro Zappacosta

“Promuovere l’Inno di Mameli al rango di inno nazionale con una pro-posta di legge costituzionale che parte dalla Basilicata va ascritta alpresidente De Filippo ed al consiglio regionale per il potere di inizia-tiva legislativa ma la “spinta patriottica” ad elevare il Canto degli ita-liani a momento solenne in occasione dell’assise comunale - e nonsolo - risale a circa un anno e mezzo fa per effetto di una mia mo-zione che trovò larghissima condivisione ma che poi fu accantonata”.Il consigliere al comune di Potenza Nicola Becce (Pdl) auspica chel’iniziativa della Basilicata vada a buon fine e che finalmente – dopoche da oltre 160 anni lo è per consuetudine ma non per legge – al-l’Inno di Mameli in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia vengadato il giusto riconoscimento. Il momento storico d’altronde è parti-colare – ricorda Becce - e rende il richiamo ai valori dell’identità na-zionale e della patria ancora più forti. Come il tricolore, l’Innorappresenta l’elemento distintivo e qualificante nel quale tutti gli ita-liani, a prescindere dalla regione di appartenenza, si riconoscono.“Fratelli d’Italia” non è né di destra né di sinistra e mai come in questomomento sarebbe opportuno esportarlo anche in altre sedi istituzio-nali. In quest’ottica rilancio l’idea di eseguirlo – come chiesi nel 2009- prima delle sedute del consiglio (precedendo l’appello nominale) ri-cordando che in quanto simbolo dell’unità nazionale e dell’identitàstorica collettiva va “vissuto”. Sarebbe un modo per rendere solennel’apertura dei lavori e ricordare a tutti i consiglieri – anche a chi neigiorni scorsi ha fatto facile ironia - che in aula si lavora per il benecomune”.

APPELLO PER L’INNO NAZIONALE

Chi è il segretario

cittadino?

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21 GENNAIO 2011

DIAMOCI UN TAGLIO

La moda si vede dai capelli!

Un po’ come dire che il

buongiorno si vede dal

mattino. Sebbene il tempo, sembri

volgere ad inclemenza, la nostra

mente si proietta già verso oniriche

spiagge, lunghe passeggiate al-

l’aria aperta. Occasioni per sfog-

giare con grande orgoglio un

rinnovato stile. Dunque, una bella

stagione all’insegna di un rilancio

e della distinzione.

Abbiamo ascoltato Mario e Jiva,

noti consulenti d’immagine e coif-

feux del capoluogo potentino, che

raccontano le trepidanti novità che

delizieranno i gusti dei più esigenti

ma, anche, dei più morigerati e tra-

dizionalisti.

Siamo lieti di ospitarvi nella no-

stra rubrica che già da tempo

snocciola ai nostri lettori gusti e

tendenze. A cosa assisteremo

nella prossima stagione? Cosa

bolle in pentola?

Facciamoci trovare pronte! Can-celliamo via il grigio dagli abitidai capelli e rinfreschiamo il no-stro make-up, lasciamoci avvol-gere dal “colore”. Infatti, per laprossima stagione tornano gliabiti coloratissimi con gusto et-nico degli anni “70”, cosi comele acconciature, che non sarannopiù lisce ma morbide, mosse, fin-

tamente disordinate, illuminate da coloricaldi e dorati, con sfumature e sovrappo-sizioni per dare movimento e sensualità.Per le più giovani le lunghe chiome la-sciate libere e “soft” si impreziosisconocon un accessorio “cult” di ispirazionehippie fatto di treccine in pelle o di lamèche sta tornando prepotentemente di granmoda. Sul RedCarpet poi si èvisto anche ilritorno ad unmust dellabella epoqueanni “20”, lepiume, chepossono essereun vezzo nelleacconciatureda sera, co-munque all’in-segna della pulizia , semplicità e eleganzaminimal, come ci hanno anticipato la Her-zigova e la Knightley. Ma come hanno giàosato da molte attrici di hollywood tor-nano i corti, spiritosi, chic, puntandomolto su nuance personalizzate che valo-rizzano l’incarnato, gli occhi dando fre-schezza e slancio, molta sensualità allenuche lasciate libere, ma molto femminili,con ciuffi frangia che possono essere ge-stiti facilmente a seconda della propriaespressione del momento. Anche il make-up è colorato con toni caldi dell’oro,pesca, arancio ma con una particolare at-

tenzione alla base che deve essere per-fetta. Una sferzata di energia anche per le

spose?

Certo. Sfoggeranno i propri abiti inperfetto stile bucolico, easy ma altempo stesso fresco e sofisticato e, per-ché no, con un pizzico di voglia di stu-

p i r e !S e n z atanti ac-c e s s o r isolo po-chissimip u n t iluce om o l l e t -tine dis t r a s s ,c a p e l l iraccolti

o lasciati liberi, fintamente disordinati,ma accuratamente disposti per un ef-fetto fresco , elegante e chic ma senzaforzature o costruzioni eccessive ma il-luminati da colori morbidi come cache-mire. Accessorio importantissimo chetorna sempre più spesso è il velo .Lungo, corto lavorato o impalpabile,comunque non può mancare. Il visodella sposa sarà luminosissimo con co-lori che vanno dal pesca all’oro ai rossiterra, ma anche i pastello, per la boccatanta trasparenza colori naturali conluminosità appena accennate nei toni

del rosa pallido, cornice importantele sopracciglia che saranno curatis-sime e ben disegnate. La par condicio impone di rispet-

tare le “quote azzurre”. Cosa ci

dite dei nostri aitanti bronzi di

riace?

A questo punto non possiamo dimen-ticarci dei nostri uomini, anche perloro tornano le icone del passato macon linee e tagli moderni. Giaccamonopetto e doppiopetto ma piùcorte nei colori classici o colori equadri anni “70” tra chic e new ca-sual, il ritorno del fustagno insommasportivo e non ma con un pizzico dinarcisismo in più. Le teste avrannotagli geometrici con ispirazioni fem-minili, per i più giovani lunghezzemedie leggere e morbide a coprireparte del viso, oppure laterali rasaticon ciuffi importanti. Per l’uomochic addio all’effetto naturale, righelaterali bel delineate e capelli portatiindietro con gel voluminosi ma ordi-natissimi che danno l’idea di un fintomovimento.Ci sarà da sbizzarrirci! Una pri-

mavera estate all’insegna del-

l’emulazione?

In ogni caso la Moda è ciò che tiviene proposto, lo Stile è quello chescegli con gusto per Te .

12

Luca Arlotto in collaborazione

con Mario Jiva

“La Città di Potenza perde una sua straordinaria risorsa. Un grande professionista con una grande sensibilità sociale,ammirato ed apprezzato a livello nazionale.”Così il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero alla notizia dell’improvvisa scomparsa del dottor Francesco Ricciuti.

“Il dottor Ricciuti lascia alla nostra comunità non solo il ricordo della sua altissima figura umana escientifica ma anche l’AIL di Potenza, che grazie alla sua guida, alla sua passione e al suo sostegno,ha raggiunto livelli di assoluta eccellenza fino a diventare un vero e proprio fiore all’occhiello delservizio di volontariato sanitario del nostro territorio.” L’AIL di Potenza sorta nel 1995 proprio suiniziativa del Dott. Francesco Ricciuti e di un gruppo di amici, si è impegnata a perseguire lo sviluppoe la diffusione delle ricerche scientifiche nel campo delle leucemie e delle altre emopatie maligne edi favorire il miglioramento dei servizi e dell’assistenza socio-sanitaria in favore dei leucemici edaltri emopatici e delle loro famiglie. Non a caso di recente l’ AIL ha ospitato gratuitamente i familiaridegli ammalati ricoverati presso l'Ematologia dell'Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza.Una particolare attenzione l’AIL l’ha mostrata nel sostegno economico per gli ammalati e le loro fa-

miglie che versano in condizioni di bisogno. Il dott. Francesco Ricciuti non a caso effetuava visite gratuite presso lasede dell’associazione in via Vienna, sono stati assistiti negli ultimi anni anche ammalati provenienti da Paesi esteriquali Albania, Iraq, Eritrea.

POTENZA PERDE UN GRANDE PROFESSIONISTA

Page 13: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

21 GENNAIO 2011

L’ A.S. ROMA SBARCA A POTENZA

Grande soddisfazione

per la scuola calcio

SantaMaria Potenza,

unica società di calcio giova-

nile del capoluogo affiliata all’

A. S Roma. Progetto innova-

tivo e di grande crescita quello

promosso dal club potentino.

Attraverso le parole di Piero

Pronesti,vice presidente e tec-

nico sportivo, cercheremo di il-

lustrare le linee guida del suo

progetto.

Buongiorno Sig. Pronesti, ci

racconti brevemente la storia

del SantaMaria.

La scuola calcio nasce circa30 anni fa a Potenza dall’ideadi più soci. Con il tempo e consacrificio ci siamo perfezionatie abbiamo accolto all’internodella nostra famiglia nuovicollaboratori, ma, soprattuttotanti giovani atleti. La spe-ranza è di inculcare loro i va-lori della vita e naturalmentepiccole competenze calcisti-che. Fra i tanti che sono cre-sciuti con noi, alcuni sonoriusciti a realizzare il lorosogno di diventare calciatori,militando tra le squadre diserie “b” ed “a”. Per fare unnome, posso citarvi quello diFrancesco Sansone, attual-mente in serie b con il Frosi-none.Perché l’ affiliazione con

l’ A. S. Roma?

In questi anni la nostra so-cietà-sotto la guida del Presi-dente �icola Galantucci e delDirettore Generale �icola An-gelillo- ha raggiunto traguardiimportanti. Dopo un’attentavalutazione, il consiglio diret-tivo si è trovato di fronte ad unbivio: continuare con un per-corso consolidato ma non in-novativo o propendere almiglioramento e ad una mag-giore professionalizzazione.Dopo lunghe riflessioni ab-biamo deciso di dare unasvolta alla routine affiliandoci

con il club giallo rosso, reale oppor-tunità di fare il salto di qualità, tantodesideratoIn cosa consiste il progetto?

L’iniziativa ci ha dato la possibilitàdi sperimentare un nuovo modo difare calcio. Fra le opportunità messea nostra disposizione, importantisono i corsi di aggiornamento per itecnici, sempre pronti a confrontarsicon i colleghi delle altre scuole affi-liate. �on va dimenticata la grandeopportunità riservata agli atleti cal-cisticamente più meritevoli, che ven-gono periodicamente osservati daiprofessionisti della Roma. Oltre allosport, priorità assoluta alla scuola. Atal proposito il club ha indetto unconcorso: “Scuola e Calcio” alloscopo di incentivare i giovani allostudio. Al più bravo, infatti, verràconsegnata la maglia autografata delcapitano Francesco Totti.Come tutelate la salute dei vostri

atleti?

Oltre alla presenza costante del me-dico - il Dott. Salvatore Conte -sem-pre presente agli allenamenti e allegare, viene offerta a tutti i nostri tes-serati la possibilità di sottoporsi a

chek up medici specialistici. Le vi-site si effettuano presso la clinicaromana Villa Stuart, rinomata peraver effettuato interventi a tanti fa-mosissimi calciatori , tra i qualiFrancesco Totti e per ultimo lo ju-ventino Fabio Quagliarella.In questa prima parte di stagione

calcistica può parlare di riscontri

positivi? Le giovani promesse

hanno vissuto con entusiasmo la

novità?

Con orgoglio posso affermare chesiamo riusciti ad entusiasmare inostri ragazzi. Oltre alle sedute diperfezionamento settimanali, nonsono mancati momenti di svago edi lieto coinvolgimento per gliatleti e anche per le loro famiglie.Gite fuori porta ci hanno condottosu diversi campi da gioco, dove ab-biamo avuto la possibilità di con-frontarci con altre scuole calcio,anch’esse affiliate alla Roma. Abreve è prevista una trasferta versola capitale. Lo Stadio Olimpico ciaccoglierà per assistere alla par-tita Roma – �apoli.Sono richiesti particolari requi-

siti per entrare a far parte di

quello, che lei ha definito una

“grande famiglia”?

Assolutamente no. La scuola èaperta a tutti i ragazzi dai 4 ai 14anni. Il lavoro si svolge sulcampo all’aperto per i piùgrandi, mentre per i più piccinial coperto, presso i campetti 9Luci, dove è sita la nostra sede.Gli unici requisiti necessari sonola voglia di imparare e di diver-tirsi assieme ad altri ragazzi. In-gredienti fondamentali perdiventare più forti e sicuri di sé.Un messaggio finale

La nostra speranza è che l’ini-ziativa possa incuriosire e coin-volgere un numero consistente digiovani, i quali potranno farsiportavoce delle loro impressionie così contribuire a crescere edinnovarsi verso nuove prospet-tive. Tutto questo offre alla cittàdi Potenza una maggiore visibi-lità e perché no, anche un vantodi cui fregiarsi.Saluto il Sig. Pronesti e lo ringra-

zio per la piacevole chiacchie-

rata.

Agnese Albini Il SantaMaria calcio apre le porte al club capitolino e si tinge di giallo rosso

I giovani calciatori lucani festeggiano la loro affiliazione

con un importante team di seria A

13

“L’iniziativa ciha dato la pos-sibilità di spe-rimentare unnuovo mododi fare calcio.Fra le oppor-tunità messe anostra dispo-sizione, im-portanti sono icorsi di ag-giornamentoper i tecnici,sempre prontia confrontarsicon i colleghidelle altrescuole affi-liate. Non vadimenticata lagrande oppor-tunità riser-vata agli atletic a l c i s t i c a -mente più me-ritevoli, chevengono pe-riodicamenteosservati daiprofessionistidella Roma.”

Page 14: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

21 GENNAIO 2011

TUTTI PAZZI PER LO SCOZZESE

Stanchi delle giornate invernali buie e rigide? La fashion week

londinese da una sferzata di energia con la nuova collezione

della maison Burberry. Grande uso di abiti minidress impre-

ziositi da stampe animalier, un esordio che allontana il famoso brand

dalle tradizionali profilature scozzesi.

Rivisitazione sorprendente del designer Christopher Baily con il tri-

pudio di colori luminosi resi brillanti da tessuti raffinati. Un tocco

di fantasia e uno stile estroso vestiranno noi donne durante la sta-

gione degli amori. Fanno comparsa sulla scena, ancora, leggings in

pelle, giacche, gilet imbottiti più o meno borchiati e ancora fa ten-

denza la pelle lucida verniciata, uno stile che va dal militare al ca-

sual. Dunque, Burberry non delude le più eleganti.

Il nero invade la scena rimanendo, ancora, il Re della sfilata, tuttavia,

non mancherà lo stupore di colori lucenti e tonalità gioiello. Come

potevano mancare poi i toni del beige e del cammello.

Stoccata di classe con le maxi cinture e le pochette piatte, allungate

con manico a spalla amovibile, dominate dai caldi toni del verde e

del turchese.

Un rinnovamento che si declina attraverso provocanti pantaloni

stretti fino alla caviglia, gonne, charmeuse in pura seta e abiti con

ruches per sottolineare ancora una volta la grande sensualità femmi-

nile.

La primavera di Burberry si colora di

argento, polline, lime, ciclamino e verde menta, nuance irresistibili

per chi vuole essere sempre alla moda e sbizzarrirsi.

Due linee sullo stesso binario, il look da uomo, per certi versi ana-

logo a quello femminile, anela ad uno stile militare sottolineato da

giacche che rievocano i motociclisti, camicie con taschino, T-shirt

corredate di stampe maculate, coste militari lunghe e sottili, colli alti

con dettagli di cerniere.

Gli uomini con muscoli scolpiti nel legno d’ebano si risveglieranno

a primavera: per loro la possibilità di indossare pantaloni slim e corti,

non solo maglieria in cotone e cachemire con lavorati colli a V e

coste militari in lana merinos, ma anche maglie in lana estiva e seta,

abbinati immancabil-

mente a impermeabili e

trench aderenti a mani-

che corte dai variegati

colori, ma primeggiano

inevitabilmente le to-

nalità sabbia. Le linee

sono definite dai col-

letti navali e da borchie

militari. Elementi non

trascurabili sono le

particolari catenelle

posteriori sul collo in

metallo e in stile mili-

tare. Un tuffo nel pas-

sato rievocando il

fascino dell’uniforme.

Quel che è certo, però,

che nonostante il brio

che ha rinnovato lo

stile della maison scoz-

zese, Burberry non

perde in fascino ed ele-

ganza.

Simona Marganella

Lusso irrinunciabile e colori accessi

al London Fashion Week

per la primavera-estate 2011

14

Bando allo stress da eccessivo carico di lavoro e ambienti insalubri. Tempi duri per

imprenditori che non si prendono cura dei propri dipendenti. Tra gli altri, un onere

a loro carico è proprio quello di trattare amorevolmente i propri collaboratori e non

sfruttarli con altrettanta “cura”. Si chiama stress da lavoro, patologia psico-fisica, a cui

il datore deve porre rimedio. Tutti, nessuno escluso: chi pensa di restare in sordina

incorre in una sanzione che oscilla tra i 5 e i 15 mila euro oltre alla pena detentiva, dai

4 agli 8 mesi, nei casi più gravi. Questo è quanto evidenziato nell'articolo 28 del de-

creto legislativo 81 del 2008, in vigore dai primi giorni del 2011. Normativa che non

contempla una disciplina per il mobbing, cioè comportamenti volutamente persecutori

o sgradevoli. Lì si sfonda un portone ancora aperto! Si tratta, infatti di una “condizione

che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica

o sociale”, secondo quanto stabilito da un accordo europeo del 2004. Una difficoltà

che impedisce al lavoratore di adempiere alle richieste che gli sono rivolte, nonché

un grande carico di aspettative su di lui riversate. Ma non basta: la normativa, in me-

rito, prevede che sia lo stesso datore di lavoro a monitorare lo stato di “salute” dei

propri dipendenti e, quindi, verificare l’insorgenza di elementi di disturbo nella vita pro-

duttivo-lavorativa. Valutazione attenta che servirà da un lato a controllare una situa-

zione spesso insidiosa e silente ma, al contempo, per stanare chi dalla situazione

potrebbe trarre profitti e vantaggi. In tal senso, il riferimento è a quei lavoratori “fan-

nulloni” che pur di crogiolarsi in uno stato di nullafacenza, dichiarano uno stato mentale

da “ricovero in manicomio”. La circolare è un atto dovuto, perché sia le normative eu-

ropee sia quelle nazionali affermano, come spiega una nota del ministero guidato da

Maurizio Sacconi, che «la valutazione dei rischi da lavoro deve comprendere tutti i ri-

schi per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori». Non solo, quindi, i

fattori tradizionali, come, per esempio, l’uso di sostanze nocive o di macchinari peri-

colosi, ma anche i «rischi di tipo immateriale, tra i quali, espressamente, quelli che ri-

guardano lo stress lavoro-correlato».

SIMONA MARGANELLA

MAMMA CHE STANCHEZZA!

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Page 16: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

21 GENNAIO 2011

Il filodella passione

Com’è nato il tuo interesse

per la moda?

Avevo solo 4 anni quando mianonna mi regalò la mia primamacchina per cucire. Da alloraè stata lei ad insegnarmi moltedelle cose che so fare oggi e,soprattutto, è stata lei a tra-smettermi la grande passioneper questo mestiere.Successivamente ho frequentatodei corsi professionali privatiqui a Potenza, e ho sostenuto 3esami presso l’Euromoda, unascuola modenese di sartoria estilistica.Quando hai pensato di fare

di questa passione una profes-

sione?

Dopo la morte di mia nonna,nel 2000, ho deciso di aprire insuo onore un’attività di sartoriatutta mia. Mi sono rimboccata le mani-che, ho studiato tanto e sonoriuscita ad elaborare un pro-getto valido da presentare aSviluppo Italia. Grazie al Pro-getto I.g. ho ottenuto un prestitod’onore e, nel giro di un anno,sono riuscita a mettere in piedila mia attività. A settembre del 2001 ho fattosfilare per la prima volta le miecreazioni durante una manife-stazione cittadina, la “Festadello Sport”, e dopo meno di unmese ho aperto una bottega disartoria, dove effettuavo ripa-razioni ma soprattutto confezio-

navo abiti di mia creazione .E’ stato difficile per una ragazza

così giovane affermarsi in una

città come Potenza?

Le difficoltà non sono mancate. Lamia prima sartoria era in periferiae ho dovuto faticare molto per decol-lare. Lavoravo per molte ore algiorno, la mat-tina mi alzavoquasi all’alba espesso ero im-pegnata fino asera tarda. Ma i problemieconomici nonerano gli unici.Ho dovuto lot-tare tanto pervincere ritrosiee diffidenze: intanti non crede-vano in me e miconsigliavanodi abbandonare il mio sogno.La mia grande forza è stata la miafamiglia, che mi ha sempre dato fi-ducia e mi ha sempre sostenuta.Poi sono riuscita a spostare la miasede al centro, le cose hanno iniziatoa girare per il verso giusto, e, a pocopiù di 20 anni, sono riuscita perfinoad assumere 2 dipendenti.Com’è avvenuto il salto di qua-

lità?

Ad un anno dall’inizio della mia at-tività alcuni miei modelli sono statiesposti nel centro storico di Potenza,dove un manager romano li ha no-tati e li ha apprezzati. E dopo un po’

mi ha contattata per propormi diportare i miei abiti nella capitale.�el gennaio del 2003 c’è stata lamia prima sfilata a Roma, a Pa-lazzo Barberini. Da quel momentoin poi le occasioni sono state sem-pre più numerose. Ho sfilato an-cora a Roma durante la

manifestazione“Altamoda Alta-roma” in viaMargutta e a Pa-lazzo Bramantein occasione di“Roma Fashion2003”.Poi sono statacontattata daun’agenzia dianimazione, conla quale ho col-laborato per ben7 anni, per di-ventare la costu-

mista ufficiale dei loro villaggi, eda alcune produzioni televisive, chemi hanno permesso di lavorare perconcorsi di bellezza e diverse tra-smissioni televisive.Cosa dici della tua esperienza

romana?

Essere apprezzata in una cittàcome Roma e riuscire a presentarele mie creazioni nell’ambito di ma-nifestazioni importanti mi ha grati-ficata tanto, anche se a meinteressava soprattutto farmi cono-scere ed affermarmi nella mia città.Ad ogni modo, ho cercato sempredi rimanere con i piedi per terra,

perché so quanto impegno e quantolavoro mi erano serviti prima di arri-vare fin lì, e quanto ancora avevo daimparare. E poi cos’è successo?

Ero spesso fuori a causa dei numerosilavori che avevo accettato a Roma,così non riuscivo a controllare semprecome volevo la mia sartoria di Po-tenza, che praticamente avevo affi-dato alle mie due dipendenti. Allora ho preso la decisione di chiu-dere la sartoria per trasferirmi defi-nitivamente a Roma e continuare lì ilmio lavoro.Ma purtroppo le cose non sono an-date come credevo. Per fare il grandepasso di qualità non bastavano impe-gno e talento, se volevo affermarmi eandare avanti, dovevo scendere acompromessi, così ho deciso di ab-bandonare l’esperienza romana e ditornare a Potenza. Quali sono i tuoi progetti

per il futuro?

Tornata a casa ho cercato di recupe-rare le energie e di rimettermi insesto. Ho fatto diversi lavori e ho cer-cato di non restare mai ferma. Adesso ho intenzione di riprendere icontatti con Roma, cosa che sto giàfacendo, e di provare a tornare lì e aricominciare da dove ero rimasta, ma,anche questa volta, senza scendere acompromessi.

Intervista a Rosa Coviello:

la sua moda, i suo abiti, i suoi progetti futuri

16

Giusi Santopietro

Page 17: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

La “Questione Fenice” è approdata nei giorni scorsi nell’aula del Senato in un intervento del sen. Egidio Digilio (Fli) in occa-sione del dibattito per la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante dispo-sizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integratodei rifiuti. “Occorrerebbe applicare il principio – ha detto Digilio - secondo cui chi inquina paga. E’ bene che il Paese sappiache la maggior parte dei rifiuti speciali conferiti nell’impianto Fenice a Melfi proviene dal Nord e da stabilimenti Fiat. Se fosseinterrotto il trasporto di rifiuti della FIAT all'impianto Fenice per 200 giorni, potremo quasi esaurire l'intero ciclo dei rifiuti depo-sitati in ecoballe in qualche luogo a Napoli, senza dire quali sono poi le conseguenze. È troppo facile attribuire le responsabi-lità alle popolazioni meridionali in merito al problema dei rifiuti e dell'ecomafia, quando abbiamo dati certi ed inchieste certedella magistratura e della Guardia di finanza in merito a questioni che non riguardano il territorio meridionale, il quale passiva-mente si è fatto carico delle questioni del Nord”.

nerdì 14 gennaio. Una pagina

pubblica ed ufficiale, oggi. Gli

operai sono sempre lì, in azienda.

Tutto è cambiato, ma loro sono al

lavoro, in produzione, a montare

cinghie e sportelli. Con l’aria cer-

tamente di chi è stato bastonato

dal proprio datore di lavoro, di

chi ha consegnato il futuro nelle

mani di chi se le sta sfregando fe-

lice e contento. Di questa pagina

di cronaca sociale, tumultuosa e

sofferente, specchio dei tempi

piuttosto marci e disgraziati per

il mondo dei mestieri tutti, re-

sterà un sapore di amarezza e di

disinganno per una intera classe

lavoratrice e di contentezza “fan-

farona” per chi è consapevole

che il prezioso strumento della

democrazia è stato visibilmente

manomesso. Sotto gli occhi di

tutti. La Costituzione italiana ci

ricorda che i cittadini devono es-

sere messi nella condizione di

partecipare attivamente alla ge-

stione dello Stato. Tra gli istituti

“donati” ad essi c’è la democra-

zia diretta. Ed è qui dentro che vi

troviamo il referendum. Per

quanto possa apparire desueto il

bel precetto contenuto nella Co-

stituzione, ossia “La sovranità

popolare”, è chiaro come il sole

che l’Italia oggi è fatta di parole

e dolori, di miserie e ricatti, di

fiati sospesi e poi corti.

L’esito del referendum sul

nuovo Piano FIAT era

scritto. Così si dice. E così

è stato. Qui c’era da scegliere tra

due opzioni: consegnare una parte

dei diritti dei lavoratori nelle mani

dell’azienda oppure, in caso con-

trario, perdere il posto di lavoro.

Mirafiori ha scelto: piuttosto che

ritrovarsi disoccupati - magari a

50 anni, considerato che l’azienda

ha la percentuale più alta, in Ita-

lia, di lavoratori in età avanzata -

ha accettato la conditio sine qua

non. E c’era da aspettarselo. Ma

chi può permettersi “il lusso”, tra

gli operai, di ascoltare la voce del

cuore in un momento come que-

sto? Chi può ragionare con pon-

deratezza magari lasciandosi

trascinare dai consigli di un sin-

dacalista che ce l’ha a morte con

i padroni, salvo poi perdere di

vista la sopravvivenza di più di

cinquemila lavoratori? Chi può

continuare a battersi per forag-

giare un’ideologia che ormai non

trova più sfogo praticabile nella

realtà? Certo non un lavoratore

della Mirafiori, non un operaio. Il

referendum è andato: kaputt,

chiuso. Le voci dei favorevoli e

degli avversatori si rincorrono, in

quello che pare ora un circo me-

diatico di opinioni arrabbiate, di

insulti, di costernazione fasulla, di

una politica che farnetica. Su-

sanna Camusso, segretario CGIL,

è in vena di appiccare nuovi foco-

lai: ricorrerà alla Magistratura

forse, annunciandolo schietta du-

rante il programma di Lucia An-

FIAT.I SOSPESI E FIAT.I CORTI

La vittoria del “sì” al referendum ha deciso del destino Mirafiori e del popolo delle fabbriche.

21 GENNAIO 2011

nunziata, “In mezz’ora”. Piero Fassino

ed il Sindaco di Torino, Sergio Chiampa-

rino - il primo assai silenzioso e di colpo

defilato durante la bonaccia del pre-refe-

rendum, il secondo assai partecipativo -

impongono all’AD FIAT, Sergio Mar-

chionne, il rispetto dell’accordo e quindi

l’attuazione del nuovo piano di investi-

menti. Non solo, Fassino diffida Mar-

chionne: “Si faccia carico del malessere

degli operai”. Come a dire, “Ora te la

vedi tu”. Nichi Vendola, nonostante si so-

stenga che non possa essere coinvolto in

una coalizione moderata (in quanto si

trovava al cospetto dei cancelli della fab-

brica), incalza le domande di un giorna-

lista con altre due: cosa deve fare la po-

litica se non scendere davanti ai cancelli

di una fabbrica insieme agli operai? E se

questo non lo fa la sinistra, a cosa serve

la sinistra? Il ministro del Welfare, Mau-

rizio Sacconi, esalta il risultato del refe-

rendum - e forse anche la possibilità

dell’estromissione dalla fabbrica della

FIOM. Le voci sono così tante che qual-

cuno dovrebbe pensare di scriverne un

libro, perché una pagina della storia del

lavoro nel Belpaese si è aperta, proprio

grazie o a causa di un referendum. Una

pagina fatta di molte parole, prima di ve-

Michela Di Palma

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“Questione Fenice” la discussione approda nell’aula del Senato

Page 18: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

21 GENNAIO 2011

COLDIRETTI…10 E LODE

Direttamente dal produttore al consumatore, questa è la proposta dei

Coldiretti. Abbattere i costi e garantire la qualità degli alimenti,la

priorità degli agricoltori che mettono sul banco le loro squisitezze.

Difficile resistere alla tentazione dei sapori genuini ricchi di proprietà nutri-

tive e depositari del gusto della tradizione. Il formaggio pecorino di Moliterno

e di Filiano, i fagioli di Sarconi, la salsiccia di Cancellara, i peperoni cruschi

di Senise, solo alcuni dei tanti prodotti simbolo della nostra terra, i quali

hanno varcato i confini locali e ci hanno fatto conoscere anche all’estero.

L’attribuzione di marchi Dop e Doc danno ulteriore fiducia sulle caratteristi-

che dei cibi, assolutamente naturali e privi di sostanze chimiche. Frutta, ver-

dura, latticini vari, pasta biologica, miele, completano la lista degli alimenti

che è possibile acquistare presso i mercatini dei coltivatori, pronti a scendere

in piazza a servizio degli acquirenti. Pareri positivi e piena fiducia da parte

dei cittadini, hanno contribuito ad incrementare le vendite e a favorire una

ripresa del mercato locale, il quale cerca degnamente di competere contro i

“marchi” noti venduti su tutto il territorio nazionale. Imbattibili, sono invece

le varie sagre che durante il periodo estivo allietano il palato di tanti turisti di

passaggio, orgogliosi di bere un buon bicchiere di vino e di assaporare un

piatto di strascinati al sugo. Veri e propri percorsi, guidano alla scoperta dei

sapori antichi tra le viuzze dei caratteristici paeselli, vestiti a festa per acco-

gliere i numerosi visitatori. Così la materia prima subisce una trasformazione,

passando dalla terra - dal suo ambiente di origine- alla pentola, nel rispetto

delle ricette folkloristiche. Un motivo in più per farci conoscere e per pro-

muovere la nostra storia, a partire dai valori della buona cucina. Soddisfa-

zione, dunque, per i produttori Coldiretti che grazie alle loro bontà, riempiono

la pancia dei soddisfatti assaggiatori. Anno dopo anno, si registra un aumento

di presenze, attratte dalle iniziative enogastronomiche e dal sapore inconfon-

dibile di piatti storici. Una fortuna economica per la Basilicata, povera di da-

naro, ma ricca nell’arte culinaria.

Agnese Albini

Delizie del palato:i prodotti nostrani

abbondano sulle tavole dei lucani

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Page 19: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

Carmina non dant panemsosteneva il grande poeta

latino Orazio (nostro insi-

gne conterraneo, venosino di na-

scita), che potè dedicarsi a tempo

pieno alla scrittura grazie alla be-

nevola amicizia del ricco e dispo-

nibile Mecenate, mentre molti

altri suoi colleghi poeti e letterati,

oltre a non procurarsi agiatezze e

fortune materiali, hanno vissuto

addirittura al limite della povertà

e dell’indigenza. Ma a smentire

clamorosamente il cantore del

“carpe diem” e “dell’attimo fug-

gente” è proprio la sua stessa pre-

stigiosa aureola di autore eccelso

e originale, che insieme a prege-

voli scritti e volumi di altri innu-

merevoli “padri” della letteratura

italiana, continuano a rappresen-

tare i punti di riferimento fonda-

mentali sia per l’aspetto

prettamente culturale e linguistico

che per l’ultramillenario percorso

sociale, civile e spirituale del-

l’umanità. La nostra Terra vanta il

passaggio di figure come Fede-

rico II, non solo imperatore e re-

gnante di gran fama, ma

soprattutto uomo di scienza, filo-

sofia, arte, politica e diritto, che

proprio dalla Basilicata, con le

sue Costitutiones Melfitanae del

1231 e con studi, ricerche e trat-

tati sulle più disparate materie

dello scibile, ha lasciato una trac-

cia indelebile di modernità cultu-

rale e didattica, ancora oggi

attuale ed importante per allievi,

docenti e studiosi che sulla scorta

degli straordinari traguardi del

passato intendono dare nuovo im-

pulso e vitalità agli sbocchi cultu-

rali del presente e, soprattutto, del

futuro.

Cultura intesa, non solo come

presupposto essenziale per il sa-

pere, la conoscenza e il progresso,

ma anche come indispensabile

strumento di libertà, crescita ci-

vile e morale, capacità di rispetto

per gli altri e costruttivo con-

fronto con posizioni diverse, se

non addirittura avverse alle pro-

prie. Anche nei secoli bui del-

l’oscurantismo, dell’oppressione

e della schiavitù, quando l’ege-

monia indiscriminata di tiranni e

Un risveglio che parteda lontanoPer un protagonismo giovanile

e il rilancio di Comunita’ e Territori

21 GENNAIO 2011

potenti, oltre che sull’uso sistematico e

violento della forza e delle armi, era ba-

sato sull’ignoranza, l’analfabetismo e la

miseria delle grandi masse plebee e nul-

latenenti, soltanto gli insopprimibili fer-

menti culturali di impavidi paladini della

giustizia sociale e dei diritti umani, uni-

tamente alle pur timide aperture di alcuni

sovrani illuminati, hanno costituito un si-

gnificativo e provvidenziale spiraglio per

le graduali ma riformatrici conquiste di

pensiero e concezione della vita, fino a

tempi non molto lontani diffusamente ri-

tenute inimmaginabili ed improponibili.

Naturalmente l’ingordigia, la prevarica-

zione e l’egoismo, veri e propri istinti be-

stiali appartenenti alla natura umana, non

si sono del tutto sopiti ed attenuati nep-

pure di fronte allo straordinario cammino

del progresso e dell’allargamento dei di-

ritti individuali e collettivi perseguiti nel

corso dei secoli con eventi anche cruenti

e rivoluzionari; anzi, per certi versi, si ri-

velano oggi ancora più gravi e preoccu-

panti, nonostante le mutate ed accresciute

condizioni culturali e capacità discerni-

tive della stragrande maggioranza dei cit-

tadini. Il ricatto, la prepotenza, la

prevaricazione dei “dominatori” di turno

nei confronti dei soggetti più fragili, de-

boli e indigenti, purtroppo ancora esiste

e subdolamente si insinua laddove il bi-

sogno economico e l’insufficienza cono-

scitiva delle proprie prerogative è più

drammaticamente avvertita: è un modo

più sottile, quasi dal volto pacato ed

umano, di tenere soggiogati ed avvinti

alla propria mercè, per squallidi interessi

elettorali e di potere, grandi masse di so-

cietà e, soprattutto, di giovani.

La Basilicata, eccezionale fucina di arte

e di cultura, terra natia di menti eccelse e

scrittori sopraffini, di integerrimi patrioti

ed irriducibili briganti, di scienziati e

pensatori di alta portata e caratura, cro-

cevia e coacervo di popoli, tradizioni, lin-

gue, costumi e religioni, ricca di un

ragguardevole patrimonio archeologico,

storico, architettonico e antropologico,

dalla preistoria alle correnti creative più

attuali e moderne, non può rimanere le-

gata al palo della sfiducia e della rasse-

gnazione e continuare a morire

lentamente di sottosviluppo, disoccupa-

zione e spopolamento continuo di paesi,

città e piccoli centri. C’è bisogno di un

sussulto, di un risveglio, di uno scatto

d’orgoglio e dignità, soprattutto da parte

delle nuove generazioni, per riappro-

priarsi nel più breve tempo possibile

delle enormi opportunità di rilancio e ri-

qualificazione di territori e comunità, nel

più ampio, generale ed auspicabile con-

testo di decollo regionale.

Emilio D’Andrea

19

Per farlo non si può prescindere

dal volano culturale. Tutti lo af-

fermano e lo sostengono a spada

tratta: in molti con convinzione

ed onestà intellettuale, altri sol-

tanto per apparire democratici e

al passo tempi, ma senza muo-

vere un dito per riempire di con-

tenuti e risorse un concetto

destinato, così, a rimanere un

puro e semplice corollario, uno

sterile ed ipocrita annuncio di in-

tenti.

Si parta allora dai singoli, dai cir-

coli, dai gruppi, dalle scuole,

dalle rappresentanze politiche e

istituzionali più sensibili e affida-

bili, che pure possono presto ri-

velarsi in tal senso, dagli istituti

di credito che davvero ritengono

di investire nei giovani, nella cul-

tura, nella lungimiranza di sin-

goli o associazioni a cui affidare

la sfida di uno sviluppo più tan-

gibile e duraturo, fondato sulle

reali possibilità della nostra re-

gione e sulle sue storiche e natu-

rali aspirazioni di crescita

economica e produzione di ric-

chezza.

Basilicata come cuore vivo e pal-

pitante del Sud, balcone lumi-

noso e spalancato sul

mediterraneo e sguardo attento e

interessato sul medio oriente,

terra di accoglienza, tolleranza e

dialogo con le altrui culture, co-

stumi e tradizioni, ma ben salda

e consapevole delle proprie, non

di meno pregnanti, indelebili e

degne di rispetto, riguardo e con-

siderazione (soprattutto e in

primo luogo da parte di noi lu-

cani!).

Riprendiamoci ciò che è nostro,

per camminare a testa alta e po-

terlo anche condividere con tutti

gli altri, tanto da poter dire, come

in diverse e più evolute realtà é

stato da tempo ampiamente di-

mostrato e raggiunto: “Carmina

dant panem”… Con la cultura

cresce l’economia, cresce la ci-

viltà, cresce il benessere, si dif-

fonde e regna la conquista più

grande e preziosa dell’uomo, la

libertà...

Ad maiora semper!

Page 20: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

ImmaturiI quarantenni di oggi sono maturi o immaturi? La questione non potevaessere posta in maniera più esplicita in questa pellicola che vuole tirarele somme su un'intera generazione. Non è una critica impietosa, quantopiuttosto un accarezzare il passato e il presente in maniera fin troppocompassionevole. La premessa è quanto mai bislacca e, si potrebbe dire,fiabesca. Una classe di liceo classico, diplomata venti anni prima, deverifare l'esame di maturità. Sono state riscontrate irregolarità e la prova èstata di fatto annullata.Principio dunque da favola da prendere per buono. Alcuni degli ex com-pagni di scuola si rivedono per prepararsi nuovamente a quella provacosì antica e così piena di significato per quell'età.I protagonisti naturalmente si confrontano con la realtà di oggi e con iloro cambiamenti. Chi è sposato, chi non lo è, chi è separato.Ognuno deve affrontare i propri demoni personali, reali o immaginari, in-terni o esterni. In chiave da pura commedia, per cui ogni situazione è ti-rata fino all'estremo. Alcune situazioni sono più felici di altre oppurehanno una potenzialità comica maggiore. È il caso di Piero (Luca Biz-zarri), che per essere più libero con la fidanzata finge di avere una mogliee un figlio, o il caso di Lorenzo (Ricky Memphis) ancora a casa con i ge-nitori, secondo una dinamica già ampiamente collaudata nella commedia(si pensi al francese Tanguy). Meraviglioso Maurizio Mattioli nel ruolo delpadre disilluso di Lorenzo: anche se ha poche battute, ognuna è a suomodo emblematica e irresistibile.

Immaturi è una pellicola che a suo modo sa divertire, quando non ha lapretesa di veicolare un messaggio. Cosa che avviene puntualmenteverso la fine. Per ogni personaggio viene spiegata in maniera quasi li-bresca la forma in cui ciascuno passa dall'età "acerba" alla maturità. Perqualcuno può essere un figlio, per un altra la scoperta dell'amore o unaforma di riscatto personale. Il problema è che, come fin troppo spessoaccade nel cinema italiano, si confonde la chiusura delle varie vicendecon una forma di moralismo sentenzioso: la morte di qualunque generedi leggerezza che si è faticosamente saputa costruire. Peccato, perchéalcuni personaggi ci sono, è facile affezionarsi e alcune piccole trovatecomiche sono sicuramente apprezzabili. Altre situazioni sono invece finia se stesse, come il personaggio del sacerdote interpretato da MicheleLa Ginestra e l'interminabile sequenza della discoteca, facilmente taglia-bili senza compromettere l'integrità della pellicola. Alcune forme di rie-vocazione passatista sono forse stucchevoli, ma magari a qualcuno nondispiaceranno.

Sala: 1 Posti a sedere: 284

Che bella giornata

Orari: 16.45 19.15 21.45

Sala: 2 Posti a sedere: 193

Vi presento i nostri

Orari: 17.30 19.45 22.15

Sala: 3 Posti a sedere: 193

Skyline

Orari: 18.10 20.20 22.30

Sala: 4 Posti a sedere: 193

Un giorno della vita

Orari: 17.30 19.30 21.30

Sala: 5 Posti a sedere: 204

Che bella giornata

Orari: 17.45 20.00 22.15

Sala: 6 Posti a sedere: 174

La versione di Barney

Orari: 20.00 22.30

L'orso Yoghi

Proiezione in : 3D

Orari: 16.30 18.15

Sala: 7 Posti a sedere: 48

Hereafter

Orari: 17.15 19.15 22.15

PROGRAMMAZIONE CINEMATOGRAFICA MULTISALA RANIERI

21 GENNAIO 2011

20

Qualunquemente - la recensioneChe sia un eroe con il quale identificarsi, un antieroe che incarna le nostre paure più atroci o semplicemente la personificazione dell’italica

tendenza a imbrogliare con orgoglio, Cetto La Qualunque è senza dubbio una delle maschere teatrali e televisive più riuscite di sempre. Graf-

fiante, malevolo, beffardo ed ingombrante è diventato, dal 2003 ad oggi, lente di ingrandimento dei nostri tempi e potente strumento di messa

in ridicolo di comportamenti e modelli. Strumento comico e non satirico, tuttavia, perché nella satira ci sono sempre il giudizio e il moralismo,

e Antonio Albanese, che del politico calabrese è l’inventore, più che giudicare ha sempre desiderato rappresentare. Dirompente com’è, il per-

sonaggio aveva sicuramente le carte in regola per diventare il protagonista di un lungometraggio cinematografico, un’opera che Giulio Man-

fredonia, già regista di Albanese in E’ già ieri, ha saputo trasformare in un prodotto molto originale. Un po’ favola, un po’ western, il suo

Qualunquemente è a tutti gli effetti un film, a cominciare dall’ambientazione e dai costumi. In un paese immaginario chiamato Marina di Sopra,

in mezzo a stabilimenti balneari di fortuna o all’interno di case appesantite da ninnoli e busti romani, si muove un’umanità che appare pittoresca

ma finisce per essere agghiacciante, un mondo di loschi figuri che, come caricature dei personaggi dei quadri di Toulouse Lautrec suscitano

una risata che a tratti si risolve in un ghigno. Vestiti di viola o di verde, o fasciati in abiti animalier, danno vita a una casareccia corte dei

miracoli degna dell’Almodovar più deliziosamente kitsch, anche se appartenente a un milieu decisamente meno suggestivo. Ne deriva una

deformazione grottesca, quasi fumettistica, della realtà che trova un ottimo contraltare nel realismo sia di Cetto, attualissimo nella sua volgarità

e nella bulimia dell’avere, sia della recitazione di Antonio Albanese, mai urlata, mai troppo sopra le righe, frutto di un lungo lavoro cominciato

ben prima di girare. Se però la riduzione a cartoon dell’universo del signor La Qualunque rende il personaggio principale accattivante, tra-

sformandolo, mano a mano che il racconto si avvia verso il finale, in un titanico mattatore, i suoi comprimari sono destinati a scolorire. Questo

succede perchè, in fondo, sono poco più che semplici macchiette in cui rivivono i cliché di un Sud di malavitosi e fannulloni. Nemmeno il per-

sonaggio di Sergio Rubini, che insegna a Cetto il segreto del successo in politica e ne cura look e stile di vita, si distacca da una simile sche-

maticità, risultando ora troppo imperscrutabile, ora non sufficientemente comico. A proposito di commedia,viene da chiedersi se

Qualunquemente appartenga veramente a un simile genere. In un certo senso no, e forse il pregio più grande del film sta in questa sua doppia

natura, in questa oscillazione di registro a cui contribuisce il senso di claustrofobia che coglie lo spettatore dopo appena mezz'ora. Indispettiti

o semplicemente smarriti perchè forse c'è ben poco da ridere, dal momento che l'iperbole non è poi così lontana dal nostro vissuto, cominciamo

con l'ingoiare un amaro boccone. Ma è solo il primo atto, perchè per il gran finale Antonio Albanese ha in serbo una risata che, esorcizzando

il male, "sempremente" ci seppellirà.

Page 21: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

L’UOMO: ANCORA ANIMALERAZIONALE?

Quanti secoli sono passati,

da quando Aristotele de-

finì l’uomo un animale ra-

zionale? Molti, ma non troppi da

riuscire a concepire il cambia-

mento radicale dell’uomo. Con lo

scorrere del tempo si dovrebbe au-

spicare sempre a un migliora-

mento, ma sfortunatamente non è

quello che è accaduto. Basta ve-

dere un telegiornale o leggere un

qualsiasi quotidiano, per rendersi

conto dei passi a ritroso che l’es-

sere umano sta compiendo. Quella

razionalità tanto decantata dal

sommo filosofo, non è più un no-

stro attributo fondamentale. Ormai

la maggior parte degli appartenenti

alla razza umana sono sopraffatti

dalla violenza, dall’odio, dalla

vendetta. Si è fatto ritorno alla

legge del Taglione: “ Occhio per

occhio, dente per dente”. Subisco

un tradimento da parte di mia mo-

glie, che sia provato o solo frutto

di una smisurata gelosia, uccido

lei, il suo amante e tutti coloro che

decidono di mettersi in mezzo, in

quanto difensori della giustizia.

Ma qualche volta capita che risal-

gano a galla i sensi di colpa. Allora

quale soluzione se non uccidermi

anch’io? Così, si crede di aver la-

vato la propria coscienza. Tutto è

risolto; poiché ho subito quello che

ho fatto. Altra situazione, mi viene

vietato da una serie di sfortunati

eventi, di trascorrere la vita ac-

canto a una persona particolar-

mente cara, che sia un figlio o un

compagno è indifferente. Decido

come prima ipotesi di togliere la

vita a questa persona. In modo tale

che non sia di nessun’altro se non

può essere mia. E subito dopo pro-

getto anche la mia morte, nella

speranza di trascorrere i miei

giorni da fantasma in un posto mi-

gliore e soprattutto unito a chi

amo. Purtroppo questi non sono

avvenimenti nati da una macabra

fantasia, ma corrispondono alla re-

altà dei fatti; e avvengono anche

molto spesso. Ma non sempre ven-

gono alla luce, non sempre tutte le

vittime di questi atti osceni hanno

degna sepoltura. Restano nascosti per anni

nei luoghi più impensabili finché una ca-

sualità non li riporta a galla, trascinando

tutti i colpevoli in un uragano. Ma non è

detto neppure, che quest’ultimi, abbiano

la giusta punizione. Non quella dettata dai

rancori della famiglia che ha subito la

grave perdita, ma quella dettata dalla

legge. Ma ormai chi crede più nel valore

della legge? Nella sua validità e rispetta-

bilità? Una percentuale minima in con-

fronto al gran numero della popolazione

italiana. Per questo si preferisce eleggersi

giudice di se stesso. Si preferisce risolvere

da soli tutte le faccende che un tempo toc-

cavano alla giurisdizione. Forse perché la

durata dei processi è infinita, e non si riu-

scirebbe mai a vedere giustizia fatta. Così

il dolore aumenta giorno dopo giorno,

portando nell’uomo la fondamentale per-

dita di quella lucidità che lo contraddistin-

gue dalle bestie. Certo l’essere umano

ancora vive in belle case decorate nel

modo migliore e non in foreste o luoghi

ameni; compra il cibo nei grandi super-

mercati e non lo caccia rischiando la pro-

pria vita per averlo. Ma uccide il suo

simile e non certo per sopravvivenza, ma

per essere felice e appagato. L’uomo è di-

ventato quasi una macchina, in cui è ve-

nuto meno il senso della vita, l’importanza

di essa. Si è fortemente egoisti e non si

pensa più alla ricaduta che un gesto sba-

gliato, forse fatto con superficialità, possa

avere. Io vivo se il mio vicino soccombe,

io sono felice se l’altro è triste. E’ tutto

collegato in modo direttamente proporzio-

nale. Siamo degenerati a tal punto che

anche in un branco di cani c’è più unione

e armonia. Abbiamo subito una forte in-

voluzione e solo con il passare degli anni

si potrà scoprire se la situazione riuscirà

ad evolvere in meglio oppure la natura

umana continuerà ad essere immutata.

Serena Danese

Involuzione della specie umana

21 GENNAIO 2011

21

Aristotele

Page 22: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

21 GENNAIO 2011

Dialoghi con l'artedi oggi

Michele De Luca

In un bel libro le interviste di Enrico Giustacchini

ai maestri contemporanei

Il paragone potrebbe appa-

rire “forzato”, ma mica

tanto: a leggere il libro di

Enrico Giustacchini “Permette,

maestro?” (edito da Stile Arte,

Gussago, BS), in cui sono rac-

colte venticinque sue interviste

ad altrettanti protagonisti del-

l’arte contemporanea interna-

zionale, è venuto in mente il

lavoro di uno dei più grandi fo-

tografi italiani, il compianto

Ugo Mulas, il quale aveva il

“dono” e la capacità di eviden-

ziare in pochi scatti la “persona-

lità” degli artisti che

fotografava, volendo e sapendo

cogliere nell’approccio del-

l’uomo alla sua creazione arti-

stica l’essenza stessa di

quell’arte. Che l’autore del

libro, in questo caso, riesce allo

stesso modo a far emergere,

nelle poche battute di un’inter-

vista e attraverso la testimo-

nianza diretta ed autentica

dell’artista, del personale ed in-

timo rapporto di ciascuno con la

propria arte, degli snodi che ne

hanno segnato nel tempo scelte,

predilezioni, ascendenze, in-

contri “fatali”, innamoramenti e

ripudi; il tutto attraverso un col-

loquiare “informale”, sereno,

sgombro da “celebrazioni” da

parte dell’intervistatore e da

“autocelebrazioni” da parte

degli intervistati. Nell’intervista

a Botero, Giustacchini conduce

il maestro colombiano a raccon-

tarci il momento fondamentale

della sua “svolta”, nel 1956, che

doveva ispirare tutta la sua più

importante produzione: “Mi

trovavo in Messico e stavo di-

pingendo un mandolino. Raffi-

gurai la cavità dello strumento

molto piccola, cosicchè le pro-

porzioni ne uscirono profonda-

mente dilatate. Fu una

folgorazione, sulla via di

quell’espansione volumetrica e

formale … che da allora mi ha

sempre accompagnato nel corso

della carriera”. Sandro Chia ci

fa scoprire il rapporto con la

propria pittura, in cui “si mi-

schiano memorie, sì, ma anche

i disparati elementi della vita di

tutti i giorni”, esigendo “una ri-

definizione dell’intero apparato logico

e percettivo”. Il “nocciolo” pittorico

di Giorgio Griffa, che può apparire al-

quanto complesso, a domanda dell’in-

tervistatore, si racchiude in una

dichiarazione dell’artista di estrema

semplicità e suggestione: “Essendo io

convinto dell’intelligenza della pittura,

ponevo la mia mano al servizio dei co-

lori che incontravano la tela, limitavo

il mio intervento al gesto semplice di

appoggiare il pennello”. Qual è il rap-

porto con la propria pittura di Guc-

cione? Giustacchini gli ricorda che,

per Aristotele, il dolore e la meraviglia

sono fondamentali per la filosofia,

“imbeccando” la risposta all’artista di

Scicli che dice: “I due elementi sono

decisivi pure in ambito pittorico”; e

“decisivi” anche per la “sua” pittura:

“La pittura per me è proprio una com-

mistione di meraviglia e di dolore”.

Mentre, per Julio Larraz, l’arte è prima

di tutto una forma di comunicazione,

un modo per sfidare il prossimo ad in-

staurare con lui un dialogo”; il lavoro

di Richard Long, come lo stimola a

dire Giustacchini, “ruota per intero at-

torno a concetti di movimento, di

tempo, di transitorietà e di permanenza

della materia”; François Morellet con-

fessa: “Mi è sempre piaciuto indagare

le modalità con cui un artista può af-

frontare la sfida con i materiali che ha

scelto: siano essi pittura ad olio od ac-

querello, siano rami di albero o lam-

pade al neon”. A cui fa eco, in un certo

modo, Nespolo, quando dice: “Nel-

l’ambito di un processo di accosta-

menti combinatori il ricorso a tante

tecniche, spesso assai differenti tra

loro, mi è sempre stato congeniale: dal

ricamo al ritaglio di carte e stoffe,

dall’intarsio all’intaglio del legno”. E

Paladino: “ La molla è la curiosità: il

voler comprendere, ad esempio, se in

una tecnica ci sia del nuovo, se utiliz-

zandola possiamo ridestare – appunto

– la nostra, curiosità”. E così via. L’au-

tore avverte che, nella costruzione del

libro, si è deciso di privilegiare quelle

figure di caratura internazionale, il cui

ruolo ed importanza comunque sono

generalmente riconosciute sullo scena-

rio, quello che conta, della più signifi-

cativa produzione contemporanea:

percorsi artistici, “scuole”, “tendenze”,

vicende più intimamente personali

(Longaretti) o esperienze di gruppi

(Biasi e il Gruppo N. di Padova, di cui,

peraltro, viene ricordato il gustoso

aneddoto di una mostra intitolata “A

porte chiuse” allestita in una ex “casa

chiusa”, divenuta sede del gruppo a se-

guito della famosa legge Merlin). Il

libro, tra l’altro, è ricco di episodi che

avvicinano alla vita “materiale” degli

artisti, a volte più illuminanti, per

comprendere la loro arte, di tanti fu-

mosi testi critici…Oltre ai maestri ci-

tati, ne vanno ricordati anche altri,

importantissimi, che si sono “aperti”

alle domande dell’intervistatore, tra

cui Cucchi, Galliani, Mario Botta, Re-

becca Horn, Dennis Oppenheim, Ar-

naldo Pomodoro, Rauschemberg,

Rotella, David Tremlett, Wladimiro

Tulli e Tom Wesselmann. Con tutti

l’autore instaura un colloquio, suppor-

tato da una profonda conoscenza dei

suoi intervistati, cimentandosi, come

ha scritto Maria Teresa Benedetti,

nella prefazione, “con protago-

nisti e problemi obiettivamente

ardui, che potrebbero generare

interpretazioni criptiche e una

difficile comprensione da parte

di chi non pratica quotidiana-

mente parametri culturali spe-

cializzati”. Le caratteristiche di

“agilità” e chiarezza di questo

libro sono concepite per at-

trarre anche lettori non neces-

sariamente dotati di

competenze specifiche e spesso

“diffidenti” verso l’arte con-

temporanea; a cui invece può

essere rivolto l’invito di Yoko

Ono, che, rispondendo a Giu-

stacchini dice: “E’ necessario

accostarsi alle opere contempo-

ranee con una mente aperta e

scevra da pregiudizi, ma so-

prattutto rispettosa nei con-

fronti del nostro mestiere, che

richiede dedizione e fatica

inimmaginabili”.

22

Rebecca Horn

Yoko Ono

Sandro Chia “La bugia” 1979-1980

La copertina del libro

Page 23: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

21 GENNAIO 2011

23

Page 24: Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED

d’areamediterranea

Se potessi avere mille lire almese, senza esagerare, sareicerto di trovar tutta la felicità!

Un modesto impiego, io non ho pre-tese, voglio lavorare per poter alfintrovar tutta la tranquillità!. A volteritornano, nella loro sempre estremaattualità, testi di canzoni memorabiliper la saggezza che contengono.Questo motivetto, sebbene cantic-chiato da Gilberto Mazzi nel lontano1939 oggi, più che mai, descrive conimpietosa oggettività il profilo deigiovani contemporanei, quell’infau-sta stirpe ormai nota come “genera-zione 1000 euro”. Un’orda diragazzi che popolano l’ormai affol-lato mondo del precariato, giunglaimperscrutabile e fitta, densa di insi-die e incertezze. Giovani che nonamano riconoscersi nel cliché di“bamboccioni” ma che, al con-tempo, non hanno i mezzi per se-gnare una svolta e le cui opportunitàsono castrate e le prospettive di rea-lizzazione futura pari a zero. Sempre in bilico, si è costretti aguardare in prospettiva: attese e rin-vii al futuro che, il più delle volte, ri-sultano fallimentari. Dura legge ostile di vita, più subito che accettato!Congiuntura economica sfavore-vole? O, semplicemente, Saturnocontro? Chi lo sa! Eppure, sembrache i problemi generati da una crisiche ormai angustia il mondo intero,si abbattano con violenza contro unagenerazione che stenta a trovare ilsuo felice approdo. Un flagello,quello della disoccupazione, che staper inserirsi in pole position come “ilmale del secolo”! Secondo alcunidati Istat relativi al secondo trimestre2010, il numero di disoccupati ri-sulta pari a 22.195.000 unità, quotain aumento rispetto al trimestre pre-cedente dello 0,1%. Periodo buioche colpisce, soprattutto, le unitàproduttive del Nord. Di certo, il me-ridione non se la passa meglio. In questa favola nera, l’unica ancoradi salvezza è rappresentata dai Call

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Anno IV numero 3 - 21 Gennaio 2011 Direzione / Redazione: Via del Popolo 34 - 85100 Potenza - Telefono 0971 22715 Direttore responsabile: Antonio Savino

center: realtà spesso vituperate e bi-strattate che sembrano, però, lenire ilproblema disoccupazione. Non di certoquello del precariato. Fagocitati in que-sta dimensione sono spesso ragazziumili, curiosi e ingenui che si impe-gnano a “produrre” in vista di premi eincoraggiamenti, incentivi. Pena: elimi-nazioni alla Grande Fratello. Non c’èscampo per nessuno. È difficile sottrarsida queste logiche di “sfruttamento”. Masiamo realmente sicuri che di sfrutta-mento si tratti? Assolutamente no. È chiaro – affermaIvan, team leader di una struttura callcenter potentina – parlo per esperienzae percezione personale. Mi sono imbat-tuto in questo lavoro due anni fa o pocopiù. Sicuramente fui preda di scettici-smo poiché vittima di luoghi comuni.Come hai vissuto questa esperienza,

dunque?

In un primo momento vissi quest’av-ventura come una breve parentesi av-valorando, dunque, la classica tesi delprecariato ma, pur sempre, come unasituazione di riscatto per evitare di pe-sare sulle spalle dei miei genitori ed en-trare, così, nel cliché del ragazzo“bamboccione” e perditempo. Dubbi

tanti e certezze poche. Tra i tanti: è pos-sibile riuscire a incrementare la propriabase fissa con le provvigioni? Equivalevaper me a incrementare o alimentare lapropria certezza di sogni. Oppure, è verociò che in giro si afferma, cioè che gli“operatori telefonici” sono consideratimacchine sforna contratto senza dignitàe obbligati a produrre in una prospettivadi incalzante concorrenza.E quando si sono dissipati questi “am-

letici” dilemmi?

Quando sono entrato in contatto conquesta idilliaca realtà che mi ha vistocome operatore, dapprima, e come teamleader, poi.Insomma, una bella responsabilità. Un

compito arduo, considerando che i lea-

der talvolta sono amati e, spesso,

odiati.

Ebbene si: i ruoli di responsabilità sonoonori ma anche oneri. L’importante èguadagnarsi la stima delle persone checollaborano con te senza porsi in una po-sizione di primato, bensì creando le con-dizioni lavorative motivanti. Al di là, poi,di rapporti interpersonali che, sovente,si creano anche al di fuori della propria“nicchia lavorativa”. In tal caso nonsolo con i propri colleghi, ma anche con

gli imprenditori con i quali si la-vora a stretto contatto e con con-vergenza di obiettivi.In questo modo stai riuscendo

a sovvertire quell’immagine

“tragicomica” che spesso ci ha

sottoposta la filmografia “fan-

tozziana” di Megadirettori ga-

lattici e, di conseguenza, di

subordini o “infimi”.

Certo, quelle sono realtà abba-stanza esasperate, nonostanteabbiano descritto un’importantepagina di una storia, tutta ita-liana, di ambienti di lavoro econdizioni di vita ostili e fru-stranti. Molto dipende anchedalla forma mentis con cui inte-ragisci: la mia fortuna è stataproprio quella di lavorare in unasocietà gestita da due imprendi-tori lucani, coniugi, che hannocreduto di poter investire ecreare posti lavorativi, nono-stante si dica che i tempi in cuiviviamo siano momenti di de-clino. A dispetto, anche, di chi af-ferma che in questa terra non cisono possibilità. Perno centraledi tutto, poi, è l’aspetto comuni-cativo del mio, anzi, del nostrolavoro che rappresenta un ponteempatico con i nostri clienti.Qual è il consiglio che senti di

dare ai tanti giovani che non

riescono ad inserirsi in un con-

testo lavorativo?

Rischiare! E buttarsi. Bisognacercare di scrollarsi via di dossopregiudizi, timidezze e strizzarel’occhio ad un pizzico di auto-stima in più. In fondo, se il miosogno è condurre il Festival diSan Remo e davanti l’obiettivonon sono in grado di pronunciareparola secondo te me lo lasce-ranno condurre?

Luca Arlotto