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twen Gli argomenti del momento Libertà e responsabilità La decisione giusta Intervista: sensazioni e pensieri devono coincidere Non compriamo il meglio, ma quello che hanno tutti Tirare o passare? Ecco come decide l’attaccante della Nazionale

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La decisione giusta Intervista: sensazioni e pensieri devono coincidere Non compriamo il meglio, ma quello che hanno tutti Tirare o passare? Ecco come decide l’attaccante della Nazionale Gli argomenti del momento Libertà e responsabilità

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twenGli argomenti del momento

Libertà e responsabilità

La decisione giustaIntervista: sensazioni e pensieri devono coincidereNon compriamo il meglio, ma quello che hanno tuttiTirare o passare? Ecco come decide l’attaccante della Nazionale

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Decisioni Di solito, nella vita quotidiana abbiamo tempo a sufficienza per prendere le nostre decisioni. Ma come fanno le persone che devono decidere in un millisecondo, per esempio un calciatore?

Marco Streller, attaccante della Nazionale

... e la pallaè persa!Passo la palla? Tiro in porta? In area di rigore, Marco Streller deve ascoltare l’intuito e non pensare troppo.

Nella stagione 2009/2010 di AXPO Super League, con 21 reti è stato il miglior marcato-re svizzero, solo Doumbia ha

segnato più di lui. Marco Streller ha aggiunto inoltre dieci assist decisivi al cospicuo bottino di gol. Anche quest’anno, il bilancio non è male: il centravanti del Basilea è arrivato alla pausa invernale con otto reti e sei passaggi.

Quindi, tirare o passare? Come decide Streller, che ha vestito 35 volte la maglia della Nazionale? «L’importante è ascoltare l’istinto, anche se gli schemi sono stati disegnati a tavolino e allenati», risponde. «Se un attaccan-te pensa troppo a lungo, la palla è persa.» Questo vale a maggior ragione nelle partite dal ritmo incalzante, per esempio in Champions League: «Se ri-cevi la palla nei sedici metri, il primo pensiero deve essere quello buono», continua Streller. «Se cincischi da-vanti alla porta, significa che non sei in forma.»

In questo senso, l’esperienza gioca un ruolo decisivo: «Hai già vissuto quelle situazioni e sei più tranquillo. I gioca-tori esperti non sono così tesi prima della partita, l’abitudine ti dà sicurez-za». E che succede se si fallisce la con-clusione a rete quando un compagno di squadra si trovava in una posizione più favorevole? Chissà che rabbia ... «Già, in occasioni del genere ci si ar-rabbia, ma è bene buttarsi subito tutto alle spalle. A livello internazionale, hai una-due occasioni a partita. Se ne manchi una, devi ritrovare subito la concentrazione per concretizzare quella successiva.»

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Decisioni personali in pochi minuti

«Il corpo non mente mai.»

Anche dopo una decisione sbagliata

Massima concentrazione

René Mägli, responsabile della MSC Mediterranean Shipping Agency Svizzera, la seconda maggiore compagnia armatrice del mondo, conduce personalmente tutti i colloqui di assunzione e spesso capisce subito se la persona che ha di fronte è quella giusta.

Sovente gli basta un’occhiata per decidere. A metà gennaio, per esempio, Mägli aveva invitato una can-didata per un colloquio: «Dopo cinque minuti, sape-vo già che era la persona giusta per il nostro team,

e il giorno dopo ha incominciato a lavorare». Che cosa lo rende così sicuro? «Credo di saper inquadrare bene le per-sone, più che altro è una questione di pancia, non so darvi una spiegazione tecnica.» Un intuito che René Mägli allena dedicandosi al suo hobby, il linguaggio del corpo. «Sono convinto che il corpo non mente mai.»

Con i suoi 16 anni, Iris Schürch, allieva alle scuole cantonali di Küttigen (AG), è una delle più giovani, se non la più giovane, ragazze arbitro in Svizzera.

Dall’anno scorso, dirige partite degli allievi C e D, quindi ragazzi di al massimo 14 anni. La passione le è stata trasmessa dal papà, pure diretto-re di gara: «Ho deciso di frequentare il corso di arbitro perché rappre-sentava una nuova sfida. È una scuola di vita, imparo a impormi, a farmi

coraggio», spiega Iris. Come si riesce a decidere velocemente e correttamente? «Sul campo è importante mantenere la concentrazione, essere attenta per tutti i novanta minuti», continua Iris, che è anche giocatrice nel BSC Zelgli Aarau. «È inoltre fondamentale essere in buone condizioni fisiche e, ovviamente, cono-scere alla perfezione le regole.» Non hai paura di prendere una decisione sbagliata? «Il timore subentra sempre, soprattutto negli ultimi minuti di gioco se il risultato è in bilico, per esempio in una situazione di parità con entrambe le squadre che spingono per vincere.»

Errori se ne commettono e se ne com-metteranno sempre quasi in ogni partita, anche ai massimi livelli, basti pensare ai Mondiali dell’estate scorsa. E natural-mente è già toccato anche a Iris: «Una volta non ho visto un fuorigioco piutto-sto evidente», racconta la giovane arbi-tro. «Me ne sono resa conto subito, ma ciò nonostante ho cercato di non pensar-ci troppo e di tornare a concentrarmi sulla partita.»

Quando decidono gli altri

Si mangia quelloche c’è nel piatto

Un prosecco, un martini o un analcolico? Un’insalata verde,

una mista o una caprese? Una quattro stagioni, una funghi o un calzone? Una panna cotta, un tirami-sù o un sorbetto? Un espresso, un macchiato o un corretto? Al ristorante Bonvivant di Basilea, di proprietà di Andreas Schürmann, gli ospiti non hanno questi problemi. Schürmann, infatti, che come cuoco ha ricevuto sedici punti Gault-Millau e una stella Michelin, decide quello che si mangia. Non esistono carte dei menù, per pranzo e cena viene proposto di volta in volta un solo piatto. Agli ospiti resta una sola decisione da prendere: se andarci o no.

L’importante è che il nuovo dipendente sia in sintonia con gli altri componenti del team in seno alla MSC. «La mag-gior parte delle aziende cerca dei nerd. Ovviamente è importante disporre di conoscenze commerciali di base e sapere le lingue, ma le nozioni specialistiche e specifiche le imparano da noi.»

C’è una cosa che Mägli da anni non ha più deciso: assume-re un uomo. Alla MSC lavora una novantina di persone, tutte donne, a parte il capo. È così da una decina d’anni, una situazione che ha già fatto balzare Mägli agli onori delle cronache di tutto il mondo. «Non è che io non voglia assumere uomini», precisa. «Le donne hanno semplice-mente più spirito di squadra e sono più efficienti, uniscono le forze per la causa comune. Gli uomini, invece, sprecano tempo ed energie ad aspirare a posizioni più alte.»

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Come mai molte persone hannodifficoltà a prendere una decisio-ne? È perché potrebbero anchedover decidere a sfavore di qualco-sa o di qualcuno?

Di solito, una vasta scelta complica la decisione perché ci si trova nella situazione di dover rinunciare a qual-cosa. A un certo punto, si giunge a un bivio: se decido di sposare la mia com-

pagna australiana che non ha intenzio-ne di trasferirsi in Svizzera, decido contro il mio paese. Questo genere di perdite può scatenare paure. La psico-logia clinica ci insegna che la difficol-tà a prendere una decisione può anche essere sintomo di depressione. Quan-do una persona è apatica, non ha più amici, dorme male e non ha appetito, spesso pure la sua capacità di decidere è limitata.

Quale importanza riveste il fattodi voler lasciare aperte possibil-mente tutte le opzioni?

Rispetto al passato, oggi l’essere umano dispone di maggiori opportu-nità, anche se credo che il nostro pro-cesso decisionale non sia poi tanto diverso da quello adottato dalle gene-razioni precedenti. Di sicuro, tentare di tenere aperte tutte le opzioni costa

molta energia. Non si vuole per-dere nulla, si ha paura di decide-re. Ma non per questo si è più soddisfatti.E se si finisce

per non decidere?Se una persona rimanda le decisio-

ni importanti, resta ferma sul posto, inibisce il proprio sviluppo. Se per esempio alla fine di un apprendistato si soppesano a lungo tutte le possibili-tà senza decidersi, si rischia di restare inchiodati a un lavoro che magari non piace più.Spesso le decisioni vengono prese da altri ...

Già, in molti casi il treno che con-sente di decidere autonomamente a un certo punto parte e non torna più.È meglio quindi prendere una de-cisione sbagliata che non decideredel tutto?

Sì, in ogni caso si scopre solo a po-steriori se una decisione era giusta. E poi le decisioni assolutamente corrette non esistono, ci sono solo decisioni migliori o peggiori.Come si svolge un processo deci-sionale?

Prendiamo un esempio classico: una persona è combattuta tra diversi desideri in concorrenza tra loro. A un certo punto, uno di questi desideri si fa più forte e diventa volontà. Quando un desiderio si trasforma in volontà, la de-cisione è presa. È come se si superasse un confine, oltre il quale non si tratta più di ponderare diverse opzioni, bensì di mettere in pratica la decisione.In che misura questo processocoinvolge il cervello e in che mi-sura la pancia?

È una domanda complicata. Inco-minciamo dalla pancia. Il fatto che parliamo di decisioni prese di pancia e

Manuel Trachsel, psicologo

«Ascoltarela ‹pancia›»Secondo lo psicologo Manuel Trachsel,per prendere una decisione non bisognamai affidarsi solo alla razionalità,ma ascoltare anche le proprie sensazioni.

L’intervista

«Tentare di tenere apertetutte le opzionicosta molta energia.»

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Dott. des. Manuel TrachselManuel Trachsel, psi-cologo FSP, ha studia-to psicologia e filoso-fia. Ha contribuito a diversi progetti e studi sul tema delle

decisioni, tra cui quello citato sull’ambivalenza relazionale. Al momento, si sta perfezionando in medicina. Trachsel ha 29 anni, è coniugato, ha una figlia e vive a Berna.

di decisioni che fanno venire il mal di pancia dimostra che il nostro cervello è collegato al resto del corpo. Senza che ce ne accorgiamo, spesso le esigen-ze fisiche influenzano le nostre deci-sioni. Nella maggior parte dei casi, le decisioni prese ascoltando sia la pan-cia sia la testa si rivelano più giuste di quelle adottate ascoltando solo la testa.Come mai?

Possiamo prendere decisioni in modo esclusivamente razionale, per esempio stilando un elenco dei pro e dei contro. Sovente, però, anche se il risultato dell’elenco appare inequivo-cabile viviamo un conflitto interiore tra pensieri e sensazioni. Benché da un punto di vista razionale tutto parli a favore di una decisione, il nostro corpo sembra trasmetterci la sensazione che qualcosa non va. E l’istinto raramente sbaglia.Come funziona l’istinto?

Se fossimo in grado di controllarlo, l’istinto non esisterebbe. Si tratta di

una sensazione di pancia che nasce da diversi segnali. Ogni evento si fissa indelebilmente nel cervello, ogni espe-rienza torna a galla al momento di af-frontare una nuova situazione. L’intuito è la somma di tutto questo e ci trasmet-te una sensazione di giusto o sbaglia-to.Capita di continuare a dubitareanche dopo aver preso una deci-sione?

Certo, capita spesso. A livello psi-cologico, però, subentra una sorta di meccanismo che ci impedisce di rimu-ginare continuamente su ogni decisio-ne. Tale meccanismo fa ricordare solo i motivi a favore di una determinata decisione e dissolvere quelli contro. È possibile allenare la capacità diprendere una decisione?

Credo che la capacità di prendere una decisione dipenda dalla persona-lità, ma alcune basi possono essere al-lenate. Nella consulenza psicologica e

nella psicoterapia tentiamo di trasmet-tere gli strumenti necessari a decidere meglio. Chi fa fatica a pensare in modo strutturato, può trovare utile uno sche-ma pro-contro. Nei casi più complessi, esercizi specifici consentono di inter-pellare direttamente le proprie sensa-zioni pensando a come si vorrà essere tra cinque o dieci anni e quali azioni possono aiutare a concretizzare tale immagine.Può farci un esempio?

Abbiamo condotto uno studio scientifico sull’ambivalenza relaziona-le di cinquanta persone insicure se continuare o interrompere il rapporto con il proprio partner. Ebbene, siamo riusciti a dimostrare che con esercizi mirati questa ambivalenza può essere ridotta sensibilmente.Molte cose sono oggi prefissate.Quanto sono ancora libere lenostre decisioni?

L’importante è avere la sensazione di aver deciso liberamente. Solo tale sensazione ci consente di mettere

in pratica una de-cisione e di assu-mercene la respon-sabilità. Probabil- mente, però, a causa di determi-nate condizioni quadro materiali e

sociali e dei nostri limiti, siamo molto meno liberi di quanto non crediamo. Non ha senso decidere a favore di qual-cosa se non sono poi in grado di attua-re quanto deciso. Si può parlare di limitazione della libertà? Penso che queste condizioni quadro siano la base per poter decidere liberamente.

Se decidono gli altri,si soffre meno

In certi casi, è meglio se determinate decisioni le prendono altri: è quanto ha

dimostrato uno studio condotto negli Stati Uniti e in Francia sulla reazione a una

determinata malattia ereditaria. Se unbambino nasce con questa malattianon ha possibilità di sopravvivere.

Occorre quindi decidere se operarloe prolungargli un po’ la vita, o se

lasciare che la natura faccia il suo corso. Negli Stati Uniti, tocca ai genitori prendere

questa decisione. In Francia, invece, laresponsabilità è dei medici, i genitori

non hanno voce in capitolo. Indipendente-mente da chi prende la decisione, il

bambino alla fine muore. Diversoè il modo in cui i genitori reagiscono alla

perdita: quelli americani stanno peggio.Secondo lo psicologo statunitense

Barry Schwartz, «i genitori americani non traggono alcun beneficio dalla

possibilità di scegliere, anzi, la decisione provoca solo dolore».

«Non esistono decisioni assolu-tamente corrette, ci sono solodecisioni migliori o peggiori.»

Decidere senza saperloOgni giorno, una persona prende

20’000 – c’è addirittura chi dice100’000 – decisioni, per lo più senza

accorgersene. Significa fare una scelta, inconsciamente, circa ogni cinque secondi.

Cinque secondi! Possibile? Va bene,spegniamo la sveglia, freniamo al rosso,

mettiamo (o no) lo zucchero nel caffè,appoggiamo un piede dopo l’altrocamminando. Sono tutte azioni che

svolgiamo automaticamente. Ma sono decisioni? «Ne dubito. Molti filosofi e

psicologi si rifiutano di parlare didecisioni inconsce, si tratta di unvecchio conflitto terminologico»,

spiega Manuel Trachsel. «Per essere tale, una decisione deve essere presa

consciamente.»

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Come vengono prese oggi le deci-sioni d’acquisto a fronte dell’ampia scelta a disposizione?Karin Frick: Per gli acquisti più impor-tanti si fanno grandi ricerche, in inter-net e interpellando amici e conoscenti. Lo si vede anche nei negozi, con i clien-ti che alla cassa fanno un’ultima tele-fonata per sincerarsi che l’articolo sia proprio quello giusto. In internet, si ef-fettuano confronti tra i diversi prezzi o si consultano siti per i consumatori.Come mai chiediamo consiglio aiconoscenti e non al personale divendita?La tendenza è ormai quella del libero servizio, sempre meno negozi dispon-gono di consulenti preparati. I cono-scenti, inoltre, vengono ritenuti neu-trali: non vogliono venderci nulla, il

loro consiglio è sincero. Senza consi-derare che la maggior parte delle per-sone non vuole il prodotto migliore o unico, bensì quello che hanno gli altri.Non scegliamo il prodotto miglio-re?Buona parte di quello che compriamo non ci serve. La decisione di acquista-re una cosa è emotiva, un modo per ri-compensarci, per sentirci bene. Con un acquisto soddisfiamo il nostro desi-derio di essere più stilosi, più belli, più forti. Ciò significa che compriamo una sensazione, non un prodotto.Come mai compriamo quello cheacquistano gli altri se poi ognunodi noi vuole profilarsi a modo suo?Non credo a questa storia dell’indivi-dualismo, è quello che si dice ma basta

Anche se a posteriori una decisioned’acquisto può essere spiegata razio-nalmente, sul momento si tratta perlo più di una decisione emotiva,afferma Karin Frick, responsabilericerca presso l’Istituto GottliebDuttweiler (IGD). E nella maggiorparte dei casi, non scegliamo ilmiglior prodotto, bensì quello chehanno gli altri.

guardarsi in giro per capire che è vero solo fino a un certo punto. Le differen-ze si riducono a qualche accessorio, ma per il resto, tendiamo a uniformar-ci agli altri. Non sono solo i bambini a non voler trovarsi a ricreazione con qualcosa che gli altri non hanno. È vero, percepiamo una forte esigenza di attenzione e rispetto, ma in passato la volontà di esplorare stili estremi per dare nell’occhio era superiore. Le decisioni d’acquisto sono quin-di emotive, più che razionali. Ilconsumatore ne è consapevole?Ogni decisione è emotiva, anche se al-cune vengono preparate razionalmen-te. La razionalità subentra dopo, quan-do si tratta di motivare un acquisto, per esempio dicendo che il prodotto era offerto a un prezzo molto vantag-

Non acquistiamo prodotti,ma sensazioni

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gioso. Naturalmente, minore è la di-sponibilità finanziaria, maggiore è la razionalità nelle decisioni d’acquisto, perché si è costretti a risparmiare.Come si svolge il processo decisio-nale al momento di acquistareprodotti di uso quotidiano, comeil cibo?In questi casi, subentra l’abitudine: si prendono i prodotti che già si conosco-no. Sempre più spesso si decide solo nel negozio che cosa comprare, che cosa si ha voglia di mangiare la sera a casa. Ciò significa però rendere più emotiva la decisione. E i negozi lo sanno, per questo sono organizzati in modo che colori, odori e posiziona-mento dei prodotti agevolino le deci-sioni emotive e spingano ad acquistare più di quanto non si abbia bisogno.

Una scelta troppoampia favoriscela depressione

Che goduria fare la spesain un supermercato in cuic’è una scelta sconfinata diiogurt, deodoranti e mar-mellate. Più scelta significapiù libertà. O no?

No. Per lo meno secondo lo psicologo americano Barry

Schwartz: «Per quanto possa sembrare sensata, si tratta di una supposizione assolutamente errata. Se si concedono troppe possibilità di scelta alle persone, le si priva di un po’ della loro libertà. Decidere diventa più complicato, nel peggiore dei casi non si riesce proprio, e quindi è come se non si avesse la libertà di farlo». Di conseguenza, sopraffatte da tutte queste decisioni, secondo Schwartz le persone cadrebbero in depres-sione. Lo psicologo raccomanda pertanto di ridurre a una quantità ragionevole le possibilità di scelta.

Un esperimento condottodalla psicologa economicanewyorchese SheenaIyengar sembra supportare la tesi di Schwartz.

In un supermercato, la ricercatrice ha installato un bancone con

marmellate da assaggiare. Una volta ne ha presentato 24 tipi, una volta solo sei. Ebbene, lo stand con più marmellate ha goduto di un afflusso di clienti superiore, ma a conti fatti solo il 3 per cento ha comprato un prodotto, contro il 33 per cento nel bancone con meno scelta!

Karin Frick, responsabile ricerca all’Istituto Gottlieb Duttweiler (IGD)

Spesso, frutta e verdura freschesi trovano all’entrata dei negozi.Come mai?La freschezza è un fattore importante per la scelta di un determinato nego-zio. Freschezza significa qualità, e la qualità coinvolge i sensi, inducendo acquisti più frequenti.Perché spesso acquistiamo coseche non c’erano sulla lista dellaspesa?Mentre la storia dell’umanità è sempre stata contraddistinta dalla mancanza, da relativamente poco tempo viviamo in una società dell’abbondanza. Pesca-re un prodotto che non era previsto sulla lista della spesa risponde a un ri-flesso incondizionato risalente a un’era in cui per necessità si prendeva quello che c’era.

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Passare dove nessuno ha mai osato: «Sono queste le sfide più belle per uno scalatore, perché non sai mai se quello che stai tentando di fare sia possibile».

L’esperien-za agevolale decisioni

Un alpinista deve continuamente prendere decisioni,spiega il 24enne Samuel Anthamatten, una guidaalpina di Zermatt che ha già conquistato le vette piùostiche del mondo. E talvolta la decisione giustaè quella di girarsi e scendere, anche se il traguardosembra lì, a due passi.

Poco più di un anno fa, tre alpinisti svizzeri sono ri-usciti in un’impresa che nessuno prima di loro aveva osato intraprendere: scalare la parete meri-dionale del Jasemba, una montagna alta 7350 metri

sul confine tra il Nepal e la Cina. Fino a quel momento, la vetta era stata conquistata solo quattro volte, la prima nel 1986, ma sempre passando dalla parete nord, meno ripida, o dallo spigolo meridionale. La notizia dell’impresa, riusci-ta a Samuel Anthamatten, allora solo 23enne, al fratello Simon e all’amico Michael Lerjen, ha fatto il giro del mondo. Si è parlato della nuova «Via svizzera» (secondo il portale www.up-climbing.com, gli Anthamatten Bros and Michael Lerjen established a new route), e riviste internazionali hanno dato grande risalto alla notizia.

A rischio interruzione fino alla fineLa spedizione dei tre Vallesani, calcolando anche la prepa-razione e la fase di acclimatazione all’altitudine, è durata circa sei settimane. Partendo dal campo base, situato a 5200 metri e accessibile solo a piedi, hanno scalato una vetta di 6000 metri e pernottato tre volte a quell’altitudine. Una preparazione accuratissima, eppure fino all’ultimo Samuel, Simon e Michael hanno temuto di dover rinuncia-re a causa del tempo. Faceva bello, ma il vento, che soffiava a 90 chilometri l’ora, era troppo intenso. «In quelle condi-zioni è impossibile arrivare in cima. Deve essere bello, caldo, poco ventoso. In breve, per decidere di partire tutte le condizioni devono concorrere», spiega Samuel. Si ri-schiava di dover rinunciare: chissà che frustrazione ... «Sicuro, però è inutile provarci quando sai già che non ce la farai.»

Sarà possibile?I tre Vallesani avevano messo in preventivo il rischio di dover rinunciare, anche perché si trattava di una prima. Per un alpinista come Samuel Anthamatten, le spedizioni più impegnative sono quelle che richiedono il maggior nu-mero di decisioni: vette che nessuno ha mai conquistato, passaggi che nessuno ha mai tentato. «Sono queste le sfide più belle per uno scalatore, perché non sai mai se quello che stai tentando di fare sia possibile», continua Samuel.Le domande principali da porsi prima di affrontare una montagna sconosciuta riguardano le difficoltà della scala-ta, il percorso da seguire, il materiale necessario, la scelta dei moschettoni. «Ogni montagna è diversa, sul Cervino non porto lo stesso materiale impiegato sulla parete nord dell’Eiger», spiega Samuel. Delle Alpi o di vette come l’Eve-rest si sa ormai molto grazie alle esperienze e alle storie tramandate dai numerosi scalatori che le hanno conquista-

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Le montagne sono tutto per SamuelIl 24enne Samuel Anthamatten, che ha studiato da carpentiere, è guida alpina come il fratello Simon e un pezzo grosso nel mondo dell’alpinismo. Per anni, ha partecipato alla Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio e da quando ha 16 anni affronta i migliori del settore, «una sfida molto impegnativa, perché sono in competi-zione con atleti 35enni dalla notevole esperienza». L’inverno scorso, Samuel ha deciso di appendere la piccozza al fatidico chiodo e, a parte qualche apparizione in gare di esibizione, si dedica solo al freeski. Nel mese di gennaio, si è allenato tre settimane in Francia e in futuro entrerà nel circuito di questa discipli-na. «La voglia di scalare le montagne c’è ancora, ma nella vita è importante saper porsi nuovi obiet -tivi.»www.anthamattens.ch

Decidere meglio

Scelgo il monolocale con balcone o l’ap-partamento con giardino? Resto a lavorarequi o accetto il trasferimento a Milano?Convivenza o matrimonio? Rampichinoo bicicletta da passeggio? Non esiste unsegreto per decidere velocemente ecorrettamente. Ma qualche consigliopossiamo dartelo.

Pensa al futuroUna decisione non cambia il presente, bensì il futuro. L’autrice americana Suzy Welch consiglia di chiedersi sempre quale effetto la decisione avrà fra dieci minuti, dieci mesi e dieci anni.Decidi per teLascia stare gli altri, dimentica quello che fanno tutti. In genere, chi si fa convincere a prendere una determinata decisione alla fine non è mai contento.Dormici sopraNon prendere decisioni affrettate. Se ti senti insicuro, dormici sopra. Il cervello lavora anche durante il sonno e potrai prendere in considerazione nuove prospettive.Vantaggi e svantaggiPrima di prendere una decisione importante, si può procedere a una cosiddetta analisi SWOT. L’acronimo SWOT sta per Strengths, Weaknesses, Opportunities e Threats, ossia punti di forza, punti deboli, opportunità e rischi. Elenca tutto ciò che ti viene in mente sul tema in questione e poi decidi.La sensazione è buona?Chiudi gli occhi, immaginati nel nuovo posto di lavoro o nel nuovo appartamento. È come vorresti che fosse?Chiedi ad altriNon prendere decisioni in solitaria. Chiedi ad amici, conoscenti, se la questione lo richiede a specialisti, e raccogli il maggior numero di infor-mazioni.Non avere paura di rinunciareUna decisione a favore di una cosa significa sovente dover rinunciare a un’altra. Pensare a ciò che si sta perdendo invece che a ciò che si sta conquistando vuol dire rendersi la vita difficile.Se può andare significa che va beneL’appartamento deve essere proprio perfetto? Lo psicologo Barry Schwartz raccomanda di sospendere le ricerche quando si trova qualcosa che può andare.Meglio sbagliarsi che nienteNiente panico di fronte a decisioni che si rivelano sbagliate, anche loro possono farti migliorare.

te. Con il Jasemba è diverso: «Sai solo quello che riesci a vedere da lontano». È a quel punto che entra in gioco l’esperienza: «Osservi la montagna, la confronti con altre, ne valuti le rocce in base alla tua esperienza, e di regola capisci di quale materiale hai bisogno». Fidarsi dell’espe-rienza: suona strano detto da un ragazzo così giovane, eppure Samuel ha già conquistato alcune tra le vette più impegnative dell’Alaska, della California e della Patagonia.Un alpinista deve continuamente prendere decisioni, anche riguardo alla sicurezza. Il manuale del bravo scala-tore prevedrebbe un moschettone ogni due metri, ma così non si avanza. «Devo valutare il da farsi, trovare il giusto equilibrio tra l’obiettivo e la mia sicurezza.» Le decisioni concernono anche l’abbigliamento e il cibo da portare durante la spedizione: «Per far bollire cinque decilitri d’acqua ci vogliono venti minuti, ma le necessarie bombole di gas pesano, e lo zaino deve essere il più leggero possibi-le». Sul Jasemba Samuel, Simon e Michael hanno portato soprattutto cibi secchi, molta carne secca, formaggio e bar-rette energetiche.

Una decisione sbagliata mette in pericolo la vitaLa parete meridionale del Jasemba è stata domata, ma in altre occasioni i tre alpinisti vallesani hanno dovuto fare retromarcia. «Capita spesso, sovente quando meno te lo aspetti. Se determinati fattori – il tempo, le condizioni della neve ecc. – non concorrono tra loro, devi decidere in un attimo e scendere», dice Samuel. «Rinunciare è difficile, ma continuare sarebbe un suicidio.»

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Twen Decisioni è il supplemento speciale di euro26 pubblicato con Twen 1 primavera 2011, www.euro26.ch Editore SJAG, Berna Idea/Coordinazione gedankensprung, Berna Concetto/Realizzazione Basel West, Basilea Testo/Redazione Stephan Lichtenhahn, Basilea Traduzione Joël Rey & Co., Losone Stampa Büchler Grafino AG, Berna Foto Frédéric Giger pagg. 2, 3, 6, 7; Michael Portmann pagg. 10, 11 Illustrazioni Joel Büchli pagg. 1, 12Disclaimer SJAG non assume responsabilità alcuna per prezzi, offerte e contenuti redazionali di terzi

Twen Decisioni è pubblicato grazie a

Twenty non riesce a …… decidersi. Le possibilità sono infinite. Tante cose da fare, altrettante occa-sioni che si rischia di perdere. Ma bisogna proprio sempre decidersi? E così velocemente? Ma soprattutto, definitivamente? Sì, ni, forse, no: raccontaci come te la cavi a prendere decisioni all’indirizzo www.facebook.com/euro26.

Evviva, finalmente si va di nuovo al cinema. Ma a vedere che cosa? Quanti film …Il nuovo con Nicole Kidman? «Die Hard VII»?

Il nuovo film di Woody Allen ha un’ottima critica …

Però anche «Rango»

non sembra male. Non so

proprio …

Ciao, qual è il film assolutamente da

non mancare?Noi guardiamo «Il Grinta»,

pare sia bello. Ma ho sentito che anche «Rango» non

scherza!

Mi spiace, per «Rango» non c’è più posto. Ci sono

biglietti solo per «Heidi» in versione originale.

Un biglietto per «Rango», per piacere. E un sacchetto di popcorn. Anzi no, di noccioline. Anzi no, un Mars per favore…

Oh no … Heidi no! Non fatemi questo! Se solo mi fossi deciso

prima …