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VULTURE MAGAZINE 1 Blog: Notizie dal VULTURE - il cuore della Basilicata Sommario 7 Gennaio 2012 Via Anzio Venosa. Ospedale Mobilitazione Generale Venosa. Spoliazione Ospedale Rionero. Spettacolo "Amici di Eduardo" Atella. Concerto Di Natale Vincenzo Verrastro Papa Benedetto Xvi Ricorda P. Michele D’annucci Ginestra. Un Successo La Pettolata Del Brigante

Vulture Magazine, 7 gennaio 2012

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notizie dal cuore della basilicata

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Blog: Notizie dal VULTURE - il cuore della Basilicata

Sommario 7 Gennaio 2012 Via Anzio Venosa. Ospedale Mobilitazione Generale Venosa. Spoliazione Ospedale Rionero. Spettacolo "Amici di Eduardo" Atella. Concerto Di Natale Vincenzo Verrastro Papa Benedetto Xvi Ricorda P. Michele D’annucci Ginestra. Un Successo La Pettolata Del Brigante

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GRUPPO CONSILIARE COMUNE DI VENOSA

“PROGETTO CITTA’”

Il Gruppo “Progetto Città”, maggioranza al Comune di Venosa, resta allibito e sconcertato per le azioni di sciacallaggio che si stanno consumando sulla questione Ospedale di Venosa da soggetti non scevri da interessi personali. Ricorda a quanti, a torto o a ragione, hanno esternato il loro pensiero in merito, che lo smantellamento della struttura è stato voluto con atto di imperio dalla Regione Basilicata, che lo ha consumato utilizzando un’ Assessore al ramo, chiuso al contatto diretto con le popolazioni ed al conseguente confronto che sicuramente avrebbe scongiurato i gravi danni che si stanno registrando nell’offerta di servizi alla salute per i cittadini del Vulture Alto Bradano. La maggioranza ha chiaramente espresso il suo pensiero, sia nei consigli comunali che negli incontri con il Direttore Generale e i Responsabili dell’ASP., al di là delle affermazioni fantasiose che si leggono sui giornali, ed è stata sempre coerente nel pretendere il rispetto degli impegni deliberati dalla Regione Basilicata. Gli impegni assunti all’unanimità dal Consiglio comunale sono stati traditi dall’opposizione che ha condiviso lo scellerato progetto della Regione e dell’Assessore alla Sanità, sostenendo, e lo fa tutt’ora, che era ed è l’unico modo per salvare l’Ospedale di Venosa, trasformandolo in un cronicario. All’opposizione, che si trincera dietro la crisi economica, va ricordato che tale situazione era già presente quando sono state sottoscritte all’unanimità in Consiglio Comunale decisioni diverse dalla

proposta di ristrutturazione, cui hanno recentemente aderito, proditoriamente e senza comunicazione alcuna all’Amministrazione alla quale vogliono attribuire ingiustamente responsabilità al fine di difendere l’interessi regionali e non solo. Il Consigliere regionale che attribuisce all’Amministrazione responsabilità, per fare il primo della classe, dovrebbe farsi un esame di coscienza e rivedere nella sua interezza l’azione politica svolta per l’Ospedale S. Francesco in questi anni, in particolar modo quando ha ricoperto la carica di Assessore regionale alla quale aspira nuovamente con un cambio di casacca. L’odierna realtà dice che la struttura è stata sostanzialmente soppressa, e che il servizio è stato ridotto all’osso, ammesso che ne sia rimasto. La sanità ha ricevuto un colpo durissimo, la migrazione sanitaria aumenterà in maniera vertiginosa, con forte incidenza sulla spesa sanitaria regionale. Di qui bisogna partire per fare pressione sulla Regione, e sull’improvvisato Assessore che, anziché tagliare spese inutili e convenzioni milionarie, distrugge strutture valide, ricche di storia ed utili alla popolazione di quest’area. Non è stata una riconversione, è stata consumata una distruzione. Ed allora, invece di polemizzare si rende necessario sondare l’opinione pubblica sul problema, chiedendo la modifica della Legge Regionale n. 17/11 art. 20.

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Mobilitazione Generale

Il Gruppo di Maggioranza “Progetto Città” a partire da domenica 8 gennaio 2012, ha deciso di organizzare un presidio (permanente) dinanzi all’Ospedale di Venosa al fine di protestare contro le decisioni arbitrarie e scellerate assunte dal Governo Regionale con la L. R. n° 17 del 04/08/2011. La nostra Città si sente tradita dalla politica regionale che notte tempo ci ha privato di un servizio essenziale che si chiama DIRITTO ALLA SALUTE, garantito dalla nostra Costituzione.

A tutela del mantenimento dell’Ospedale di Venosa, il Consiglio Comunale, quale massima espressione istituzionale, ha incontrato l’assessore regionale alla Sanità nonché il Direttore Generale dell’ASP che hanno tracciato un percorso tranquillo per il nostro nosocomio facendoci sognare un ospedale all’avanguardia molto più produttivo di quello esistente. Purtroppo, il giorno dopo il sogno è svanito poiché furtivamente poco prima di Capodanno l’intero Ospedale veniva chiuso mentre un solo reparto diventava una seconda casa di riposo. Il Gruppo “ Progetto Città”all’unanimità contesta con forza tale scelta e decide pertanto di manifestare contro la prepotenza del governo regionale e chiede la modifica della Legge Regionale n° 17/2011, art. 20.

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VENOSA 7 GENNAIO 2012. SPOLIAZIONE OSPEDALE. PARLANO I DIPENDENTI

DELL’OSPEDALE SAN FRANCESCO. ERA IN FERIE, AL

RIENTRO IN OSPEDALE NON TROVA PIU’ NIENTE NEL

REPARTO DOVE LAVORA DA 37 ANNI

Venosa. Dopo la chiusura di alcuni reparti dell’ospedale di Venosa, così voluta dalla riorganizzazione della rete ospedaliera attuata dalla Regione Basilicata,I reparti UTIC, Otorino e Pediatria sono già in funzione nell’ospedale di Melfi, mentre il reparto Chirurgia non è stato ancora trasferito, tutto il personale è in ferie, al rientro ci saranno sorprese anche per loro. Solo dopo la chiusura di questi reparti, dopo che per 4 giorni trasporti Matelica, dal 27 al 30 dicembre, ha “svuotato” quasi tutto l’ospedale, portando macchinari e suppellettili all’ospedale di Melfi, tra la totale indifferenza di istituzioni, associazioni e comitati, il centro oraziano si sta mobilitando. E’ stato costituito un comitato “diritto alla salute”, il Senatore Vincenzo Leggieri, dopo la chiusura di reparti, ha detto: “triste assistere al trasloco di delicate apparecchiature dal sito nativo. E’ stata un’operazione vandalica senza armistizio con gli sconfitti” ed ha consigliato di trasferire il Comune di Venosa in Puglia. Non è troppo tardi? Che si è fatto nei mesi scorsi per evitare questa spoliazione? I

disagi per la chiusura di questi reparti è avvertita non solo dalla popolazione, ma anche da parte dei dipendenti dellospedale di Venosa. E’ il caso di Francesca Bitetta,ausiliaria O.T.A. del reparto Pediatria che ha saputo della chiusura del reparto quando stava in ferie, al rientro in servizio non ha trovato più niente nel reparto dove lavora. Dopo 37 anni di servizio deve prendere la macchina ed andare a Melfi. Avvicinata nella prima mattinata del 7 gennaio ha riferito: “ stavo in ferie dal 22 dicembre e dovevo rientrare in servizio il 1 gennaio, il 30 dicembre verso le 16 le mie colleghe mi informano che alle 13 dello stesso giorno davanti l’ospedale c’era un camion e nel reparto gli operai pronti a trasportare armadietti e suppellettili tra la sorpresa generale di tutto il personale. Subito sono corsa all’ospedale ed insieme alle colleghe siamo andati dal direttore sanitario , chiedendo non solo spiegazioni ma cosa dovevamo fare dal giorno dopo, le risposte ricevute sono state vaghe. Il 1 gennaio rientrando in servizio all’ospedale di Venosa, ho trovato la collega che mi ha riferito di raggiungere Melfi, così abbiamo fatto, viaggiando insieme con lei. Ho raggiunto Melfi senza un ordine di servizio, che l’ho rivevuto il giorno dopo. Di questa chiusura del reparto, tutto il personale si è trovato a disagio, non c’è stato neanche il tempo di organizzarci. Dopo 37 anni di servizio non sono in condizione di viaggiare e con altri colleghi prossimi alla pensione non siamo neanche sicuri di viaggiare su strade che non danno garanzie di sicurezza. Alcuni sono senza patente e con patologie varie. Lasciare un reparto grandeed efficiente come quello di Venosa,c’era perfino lo spazio giochi per i bambini, per andare in un posto poco idoneo al servizio, non è gratificante, casa mia è più grande. Dopo il trasferimento del personale, la direzione si sta organizzando per la mobilità, perché questo non è stato fatto prima del trasferimento del personale? Io come O.T.A. che continuità posso dare?”.

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Intanto per lunedì 9 gennaio alle ore 16 c’è un incontro tra i dipendenti dei reparti trasferiti. Lorenzo Zolfo

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Spettacolo "Amici di Eduardo" a Rionero il 13 e 14 gennaio 2012

Giunge puntuale, anche quest’anno l’appuntamento con il Teatro di Eduardo De Filippo e con l’Associazione Teatrale Amatoriale “Amici di Eduardo”. Infatti il 13 e 14 gennaio 2012 alle ore 20.00 presso il cine teatro “Vorrasi” a Rionero in Vulture ci sarà il debutto stagionale della compagnia rionerese con l’atto unico “GENNARENIELLO” e la farsa in due atti “CHI È CCHIÙ FELICE ‘E ME”. Due lavori scritti da Eduardo negli anni trenta, caratterizzati da argomentazioni molto leggere e legati alla tradizione partenopea, lontani dai capolavori scritti dal secondo dopoguerra molto vicini alle tematiche sociali. Anche per questa rappresentazione, gli “Amici di Eduardo”, hanno scelto di devolvere parte dell’incasso, come da sempre hanno fatto anche negli anni scorsi. Infatti beneficiari per quest’anno saranno gli ospiti della Comunità Alloggio “Fiorisce il Mandorlo” gestita dalle religiose Francescane di Sant’Antonio a Rionero in Vulture, comunità che accoglie quei minori che hanno gravi problematiche familiari e che il tribunale affida loro in attesa di una situazione familiare più idonea. Il cast, arricchito di ben quattro nuovi attori, è il seguente: Giovanna Salcone, Emanuela Nardozza, Tatiana Romaniello, Incoronata Nardozza, Rossana Tolve, Alida Rende, Michele Paolino, Gaetano Nicolaio,

Giovanni Martinese, Carmine Cavallo, Giuseppe Larotonda, Tonio Tartaglia, Antonello Marmora, Lorenzo Montanarella e Mario Bulso che cura anche la regia dello spettacolo. Nei prossimi mesi lo spettacolo sarà replicato a Rapolla, Melfi e Lavello. Appuntamento quindi per tutti gli appassionati del teatro di Eduardo al 13 e 14 gennaio a Rionero in Vulture.

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ATELLA NATALE 2011. UN SUCCESSO IL CONCERTO DI

NATALE DEL COMPLESSO BANDISTICO ATELLANO CHE HA

FESTEGGIATO I 20 ANNI DI MUSICA

Atella. Un successo ha riscosso il complesso bandistico atellano nel tradizionale concerto di Natale svoltosi nel Duomo. Questo complesso ha festeggiato i 20 anni di nascita alla presenza del Sindaco Roberto Telesca, del parroco don Gilberto Cignarale e di tanta gente,eseguendo brani non solo natalizi, ma anche di musica classica e latino-americano. A presentare la serata, Maria Stella Mariniello, componente del complesso bandistico: “da banda da sempre nei piccoli centri costituisce una identità di espressione culturale ed artistica popolare, in un’epoca in cui si privilegia la comunicazione virtuale. La banda di Atella è nata nel 1991. Nel corso degli anni, il complesso bandistico ha avuto modo di farsi conoscere anche fuori della sua cittadina, partecipando ad importanti raduni musicali.Attualmente sia la scuola che la banda si adopera per mantenere viva questa tradizione ed infonde nelle nuove generazioni l’amore per la musica, allontanando i giovani dall’ozio e dai vizi, svolgendo così una importante e considerevole funzione sociale. Dal 1999 a dirigere questo complesso bandistico è il M^ Pasquale Di Muro, vice M° Pasquale Catenacci, il

presidente è Michele Macchia”. Ad aprire il concerto, la marcia sinfonica Cuore Ventimigliese, è seguita la marcia sinfonica Sabina del M°Giovanni Orsomando;Ave Maria di Caccini( da sottofondo alcune frasi significative di Papa Giovanni Paolo II); Il Nabucco; La Perla, marcia sinfonica del M° G.Minafra;Clarinetto Tang di F.Bar;Cha-Cha-Cha;Manola (tango) di N.Ortolono; Samba;Natale con coro e Canti di Natale. Mariano Cardillo, appassionato di musica, presente tra i primi banchi, su questo concerto ha riferito: “Grande emozione nel duomo di Atella per il XIX concerto di Natale della banda locale. Ancora una volta il maestro Pasquale Di Muro, direttore artistico del “complesso bandistico atellano” , ha saputo mantenere un livello di esecuzione e di repertorio altissimo... repertorio illuminato da armonie variopinte appartenenti alle tradizioni latino americane, ai classici compositori di banda e a musica ispirata al santo padre Giovanni Paolo II... Lunghi applausi e meticolosi silenzi hanno accompagnato l'esecuzione del complesso che ha saputo regalare al suo pubblico emozioni forti e spesso variopinte di atonalità preziose. Sicuramente non un convenzionale concerto quello del 26 dicembre 2011... un emozionante esplodere di suoni gestiti con grande stile dallo stesso maestro Di Muro. Professionalità e passione di insegnanti e musicisti è stata coronata da una presenza massiccia di uditori che ha riempito il duomo intero; questo a testimoniare che il nostro ben amato sud è patria di grandi anime e di grandi cuori che hanno deciso di investire la loro professionalità e dedicare il cuore ai ragazzi della nostra Basilicata. Coinvolgenti le parole del Parroco don Gilberto che ha voluto “schiaffeggiare” l'antica usanza di togliere il tabernacolo dalla chiesa durante i concerti; “la musica fa bene all'animo e la preghiera ci unisce a Dio; un'offesa togliere il sacramento

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dalla chiesa durante le ore passate in musica”. Lorenzo Zolfo Le foto riprendono il momento in cui il M° Di Muro (il primo da dx), il presidente Macchia ed il vice maestro Catenacci del complesso bandistico di Atella ricevono i complimenti dal numeroso pubblico.

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VINCENZO VERRASTRO

E’ stato il primo presidente della regione Basilicata ( 1970-1982)

Nato ad Avigliano il 6 maggio 1919, Vincenzo Verrastro entrò giovanissimo nell’Azione Cattolica dove conobbe Emilio Colombo. Presidente dell’ A.C. di Avigliano a soli 17 anni, subito dopo venne chiamato a far parte della dirigenza diocesana della GIAC. Nel 1939 fondò la Conferenza di San Vincenzo con l’intento di aiutare i poveri di Avigliano. Dopo aver ultimato gli studi nel Liceo Classico di Potenza si iscrisse alla

Facoltà di Lettere dell’Università di Napoli. Nel 1939 entrò nella FUCI, la federazione degli universitari cattolici, conoscendo Aldo Moro allora presidente nazionale. Il 2 dicembre 1944 si laureò con una tesi su Giovanni Pascoli. Dal 1942 al 1946 ricoprì la carica di Presidente della Giac della diocesi di Potenza. Caduto il fascismo, entrò nella vita politica, partecipando al Comitato di Liberazione Nazionale e, nell’autunno del 1944, venne designato dal Prefetto di Potenza assessore nella prima Giunta di Avigliano di nomina prefettizia Nel 1945 ebbe la prima nomina per l’insegnamento di Italiano e Latino al Liceo Classico di Potenza. A febbraio di quello stesso anno fondò, con alcuni amici, la sezione DC di Avigliano. Nel 1946 si oppose fermamente, ma inutilmente, all’ingresso della Dc nel blocco di centro-destra nelle elezioni amministrative del maggio. Nel 1948 divenne professore ordinario di Italiano e Storia presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Potenza, appena sorto come sezione staccata dell’Istituto Tecnico di Melfi. Nel novembre dell’anno successivo gli venne conferito l’incarico della presidenza dell’Istituto Tecnico Commerciale di Potenza, incarico che mantenne fino all’ottobre del 1958. Dopo aver fondato nel 1949 in Avigliano il gruppo degli uomini di Azione Cattolica, dal 1954 al 1957 fu Presidente della Giunta Diocesana. Nelle elezioni amministrative del 1952 venne eletto consigliere provinciale di Potenza e consigliere comunale di Avigliano. Nell’ambito del Consiglio Provinciale venne eletto assessore. Rieletto nel 1956, divenne Vicepresidente della Provincia di Potenza, ricoprendo l’incarico di Presidente dal 21 marzo 1958 al mese di novembre del 1967. Dal gennaio al dicembre 1958 fu anche componente del Consiglio di Amministrazione dell’Ente Riforma di Puglia e Lucania; dal 1958 alla fine del 1963 Vice Presidente dell’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese. Dall’aprile del 1958 all’aprile del 1965 fu segretario provinciale della Democrazia

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Cristiana, consigliere nazionale dello stesso partito dall’ottobre 1959 al novembre 1967. Per favorire l’insediamento di attività industriali nella provincia, promosse la costituzione, nel gennaio del 1959, del Consorzio Industriale di Potenza. Per poco più di un quinquennio, fino al 30 giugno 1966, ne fu il Presidente. Dal maggio 1965 al febbraio 1968 fu componente del Consiglio direttivo dell’Unione Province Italiane. Eletto al Senato il 19 maggio 1968, fu componente prima della Commissione per la Pubblica Istruzione, poi della Commissione per la Difesa ed infine della Commissione speciale d’inchiesta contro i fenomeni della criminalità in Sardegna. Consigliere Regionale, il 13 ottobre 1970 divenne il primo Presidente della Giunta Regionale della Basilicata, dimettendosi dal Senato. Nella sua relazione programmatica davanti ai Consiglieri Regionali precisò che, proprio nella costruzione di quell’assetto nuovo che doveva avere lo Stato italiano attraverso l’istituto regionale”, la Regione Basilicata voleva operare per promuovere una più piena valorizzazione delle autonomie istituzionali e sociali, creando un più ampio spazio agli Enti Locali, riservando alla Regione “la funzione di interprete in modo unitario delle istanze politico-sociali della popolazione lucana”. E ciò anche “per individuare e studiare le più efficaci linee di azione per lo sviluppo economico regionale, premessa al superamento del flagello della disoccupazione e dell’emigrazione”. Cosciente che la questione meridionale non coincideva più con “il Mezzogiorno geografico”, poiché nel Mezzogiorno geografico una parte della popolazione si avviava a livellarsi sugli standards strutturali e consumistici del Centro-nord, mentre nelle periferie urbane del Nord tutta una popolazione meridionale aveva gravi problemi di carattere umano, non molto dissimili da quelli delle popolazioni che rimanevano nel Sud più arretrato, Verrastro alzava alta la voce per affermare l’appartenenza

“al Mezzogiorno umano più povero”, sentendosi in dovere di farsi portatore delle esigenze di questo, “specie quando si volessero prendere decisioni in materia di grandi infrastrutture nel Nord, come la costruzione di nuove reti autostradali o il rifacimento di linee ferroviarie per agevolare altri insediamenti e quindi altre emigrazioni”. Ricoprì lo stesso incarico di Presidente della Regione dal 1970 al 22 marzo1982, data di cessazione a seguito di dimissioni volontarie. Presiedette il Mediocredito lucano e, dal 1972 al 1994, fu Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Lucania. Studioso e Storico di valore, ha dato alle stampe diverse pubblicazioni. Morì a Potenza il 9 agosto 2004.

Michele Strazza :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: PAPA BENEDETTO XVI RICORDA

P. MICHELE D’ANNUCCI Una folta delegazione di atellani presenti a Roma nell’udienza del

mercoledì

“Saluto la Parrocchia Santa Maria ad Nives in Atella, a 10 anni dalla barbara uccisione in Sudafrica del concittadino Padre Michele D’Annucci, missionario stimmatino”. Queste le parole, che hanno fatto scattare in piedi entusiasti i numerosi atellani presenti, pronunciate da Benedetto XVI nel corso dell’udienza di mercoledì 7 dicembre 2011, nel salutare la folta

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delegazione di Atella e ricordare P. Michele D’Annucci. Un viaggio preparato con cura dagli organizzatori, a conclusione delle celebrazioni parrocchiali del decennale dell’efferata uccisione di P. D’annucci, e porre al Santo Padre la figura eroica del missionario stimmatino di Atella auspicando anche l’avvio del processo canonico di beatificazione. Presenti a Roma, nella sala Paolo VI, i parenti più stretti di Padre D’Annucci: il fratello Benedetto con la moglie Antonietta Genovese e la figlia Donatella, il sindaco di Atella Roberto Tedesca con l’assessore comunale Vito Carlucci, il parroco don Gilberto Cignarale, numerosi amici e fedeli, oltre agli stimmatini P. Andrea Meschi, superire generale e P. Camillo Disconsi. Ha accompagnato la delegazione atellana mons. Ennio Appignanesi, vescovo emerito. Padre Michele D’Annucci, il missionario stimmatino resterà una figura luminosa nella storia di Atella e un ricordo indelebile nel cuore ed nella mente di quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato per le elevate doti di mente e di cuore. Mani crudeli ed assassine hanno stroncato la sua vita l’8 dicembre 2001 alle porte di Soshanguve South, alla periferia di Pretoria, in Sud Africa mentre risaliva in macchina per tornare a casa dopo una giornata vissuta con gli adolescenti che si preparavano alla cresima del giorno dopo. Nato ad Atella il 17 settembre 1941 da una famiglia contadina, secondogenito di sei figli, visse nella cittadina di Vitalba fino all’età di 12 anni. Con vero slancio ed entusiasmo abbracciò subito la vita religiosa entrando nella Congregazione delle Sacre Stimmate. Ordinato sacerdote nel 1968 ricoprì più volte la carica di superiore regionale del suo istituto. Dedicò le sue migliori energie e la sua

ricchezza di fede per l’elevazione spirituale, culturale e sociale delle popolazioni indigene del Sud Africa, quale impareggiabile missionario, considerato un messia per il continente nero. “ Ho sempre detto che non sono il Babbo Natale - scrisse padre D’Annucci -, non sono lo zio d’America, perché io lavoro con voi, io mi sporco le mani con voi, ma poi dobbiamo costruire qualcosa insieme, perché quello che facciamo per i nostri bambini, per il nostro futuro, deve essere portato avanti con le nostre forze”. Un grande trascinatore di energie e di volontà, dunque, in favore dei più deboli, l’infanzia innanzi tutto, e degli emarginati. Il suo impegno, la sua attività frenetica non conosceva soste né ostacoli. Innumerevoli sono le grandi opere realizzate da P.Michele D’Annucci in Africa: chiese, cliniche, università, centri per non vedenti, asili, centri di accoglienza, centri per portatori di handicap, centri pastorali e tante casette per dare un tetto a vedove ed orfani. Un vero fiume in piena nella realizzazione di opere caritatevoli. Non per niente era definito “La ruspa di Dio”, cioè colui che abbatte i muri. Assai proficuo il suo impegno, per la fratellanza e la cooperazione fra bianchi e neri, durante il lungo regime dell’apartheid. “ Ho visto la guerriglia cittadina, quando i giovani, anche nelle mie parrocchie, combattevano contro le forze dell’ordine per debellare l’ingiustizia dell’aparthaid. Ho visto l’aparthaid diventare sempre più cruda e poi ho visto l’aparthaid man mano cambiare completamente fino ad arrivare, sei anni fa, nel 1994, al totale debellamento dell’aparthaid per vedere ora giustizia, per vedere ora serenità dove tutti sono accolti come figli della stessa nazione. Ecco allora il Missionario, chi è, che cosa fa in queste terre? Il Missionario voglio dirvi è: un cocciuto della speranza”. Per tanto impegno si meritò la stima e il riconoscimento dell’ex presidente del Sud Africa, Nelson Mandela dal quale era considerato un

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“vero amico del Sud Africa e della sua gente”. Sincera e profonda è stata anche l’amicizia con Madre Teresa di Calcutta, con la quale aveva instaurato un filiale rapporto e condivideva l’abnegazione e l’amore per i più bisognosi e gli emarginati. Per oltre trent’anni P. D’Annucci ha operato in Africa, anche ricoprendo l’incarico gravoso ed impegnativo di vice provinciale per Sud Africa, Botswana e Tanzania, spendendo la sua vita, sulla lettera del Vangelo, al servizio dei poveri dell’Africa. Un vuoto incolmabile ha lasciato in quelle terre derelitte che dalla sua opera e, soprattutto, dal suo esempio hanno tratto non pochi benefici e la speranza di un riscatto in nome della fede e della giustizia sociale. “ Vincere il male con il bene”, era il suo motto (e certamente resta l’insegnamento più vero) riportato sulle magliette dei giovani davanti al Palazzo di Giustizia di Pretoria nel corso dell’imponente manifestazione per chiedere che i presunti assassini di P. D’Annucci, poi condannati all’ergastolo, non venissero scarcerati su cauzione. ” Con il suo stile di vita generoso e schietto – ha affermato l’Arcivescovo mons, George Daniel nel corso dell’omelia per il funerale di P, Michele D’Annucci a Pretoria il 17 dicembre 2001-, ha seminato ovunque i valori della fede, dell’amicizia e della solidarietà”. Padre Michele D’Annucci non dimenticava il suo amato paese ed il legame con i congiunti. Ad Atella tornava di tanto in tanto portando l’affetto per il luogo natio, per i suoi famigliari (i fratelli, le sorelle, i nipoti) e la testimonianza di un impegno cristiano, luce di fede e di carità, per i fratelli sfortunati. E ad Atella riposano le sue spoglie, nel cimitero che si affaccia sulla valle di Vitalba e ai piedi del maestoso monte Vulture. La Chiesa ha incluso padre Michele, unico lucano, nell’elenco delle 33 persone, immolatisi nel 2001, per la loro coraggiosa testimonianza di fede, nel messaggio rivoluzionario di Cristo. E’ stato un martire

della fede, dunque, padre D’Annucci e per ricordarlo gli stimmatini gli hanno dedicato un centro di accoglienza di malati di Aids a Mmakau, alla periferia di Pretoria. Il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, il 2 agosto 2002, ha conferito la medaglia d’oro al valor civile alla memoria di P. Michele nella cui motivazione si legge fra l’altro: ”Alla memoria di p. Michele D’Annucci, missionario animato da grande sensibilità sociale e da nobili ideali di giustizia e di carità, si dedicava nel corso di tutta la sua vita alla promozione umana, intellettuale e spirituale delle popolazioni indigene del Sud Africa, provvedendo alla costruzione di scuole, di centri religiosi e sostenendo adozioni a distanza per aiutare ragazzi e ragazze negli studi. Nell’adempimento del suo apostolato veniva brutalmente assassinato in un agguato in una località nei pressi di Pretoria, Splendido esempio di spirito cristiano ed umana solidarietà”. L’Amministrazione comunale, dal canto, come segno tangibile di affetto dell’intera comunità atellana, ha intitolato una piazza all’illustre concittadino e l’affissione di una targa, perché le future generazioni ricordino il martire missionario, uomo straordinario non solo di fede ma anche di speranza. Né il decimo anniversario della sua scomparsa è passato inosservato nella cittadina angioina. Per tale anniversario il Circolo culturale La Torre e l'amministrazione comunale di Atella hanno organizzato una mostra-mercato in cui saranno esposti i lavori artigianali donati dai cittadini. Ricami, dipinti e oggettistica varia sono messi in vendita e il ricavato sarà devoluto ai Padri Stimmatini per sostenere una ragazza nel suo percorso di studisono state promosse ed organizzate dalla parrocchia Santa Maria ad Nives. Michele Traficante

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GINESTRA 17 DICEMBRE 2011. UN SUCCESSO LA PETTOLATA

DEL BRIGANTE AL SUONO DELLA ZAMPOGNE E CON LA DEGUSTAZIONE DI ALCUNI

PIATTI TIPICI DELLA CUCINA ARBERESHE. SODDISFATTA LA

PRO-LOCO ZHURIN

Ginestra. Ancora una volta la pro-loco Zhurian ha fatto centro. Lo scorso 17 dicembre in piazza Raffaele Ciriello e nel caratteristico Arco Forno ha promosso una manifestazione tipica del natale, la Pettolata del Brigante con la degustazione di alcuni piatti tipici della cucina arbereshe: pane cotto con cime di rape, patate lesse con peperoni cruschi, fagioli e salsiccia e formaggi vari, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino, aglianico doc del Vulture.

Ad allietare la serata, alla presenza di tanta gente, alcuni provenienti anche dai

centri limitrofi, due zampogne suonate da Gerardo Carbone, un salernitano trapiantato a Ginestra da tanti anni ed un suo amico Antonio Monteforte proveniente da Colliano (Sa). Hanno suonato celebri brani natalizi e sono intenzionati ad aprire una scuola per zampogne con l’obiettivo di avvicinare i giovani a suonare questo originale strumento. Inoltre, alcuni componenti dell’associazione culturale si sono vestiti da brigante ed hanno intonato , insieme ai bambini della scuola primaria,alcuni canti tipici dell’epoca, come “Brigante se more”. Per l’occasione, l’amministrazione comunale, ha aperto i locali del borgo dei sapori, la bottega del vino, del formaggio, del grano dove sfoggiano i costumi maschile e femminile arbereshe. Soddisfatto il presidente della pro-loco, Massimo Summa, nonostante il tempo inclemente, faceva freddo, per aver visto tante persone attorno ad un tavolo ed apprezzare quei piatti poveri di una volta, sapientemente preparati dalle signore della pro-loco.

Ad apprezzare questa cucina anche il parroco di Ginestra, don Severino D’Amico e padre Luigi Di Bari, un francescano originario di Ginestra. Tra i presenti, Donato Petagine, funzionario del Comune, di questa serata ha riferito: “meno male che ci sono associazioni che rivalutano alcuni piatti della tradizione, ormai in declino. Un merito spetta sicuramente alle donne che preparano alcuni giorni prima gli ingredienti di questi

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prelibati piatti. Queste serate servono ad unire la popolazione, dai piccoli agli adulti”. Antonio Parisi ed Alma Saracino da Rionero hanno aggiunto: “anche a Rionero si svolge una manifestazione del genere, ma è troppa dispersiva, invece ci sembra di vivere in un clima familiare circondato da tanta armonia ed allegria”. Da Venosa,Salvatore Pepe, insieme alla ragazza Carmela Boccomino, ha saputo di questo evento attraverso il giornale, anche se in ritardo hanno potuto degustare i piatti locali: “questa serata ci ha fatto ritornare indietro di tanti anni, quando i nonni preparavano questi piatti poveri, ma saporiti. Una bella e gradita manifestazione”. La C.R.I., sezione di Ginestra, ha assicurato l’assistenza sanitaria. Lorenzo Zolfo

La foto ritrae alcuni momenti della serata.

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