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DALLE AULE, ALLA SEDE DELLA LIBERTA’ LEZIONE PARTICOLARE, TRA RICORDI E TRUCCHI GIORNALISTICI Mattina veramente interessante: l’art director del quotidiano di Piacenza ci accoglie pronto ad introdurci nel mondo del giornalismo vero. Per noi, che raccontiamo le piccole cose che succedono tra i corridoi della scuola, entrare nelle stanze di un giornale serio fa un certo effetto. Fin dall’arrivo, ci incantiamo davanti alle vecchie imponenti “macchine nere” e i pesanti pezzetti di piombo ci riportano a tempi, per noi, lontani, che possiamo solo immaginare dalle parole del nostro interlocutore: luce fioca, polveri pesanti, bottiglie di latte sui banconi per aiutare il fisico a sopportare l’ambiente di lavoro non proprio salubre. Nel racconto di Paolo Terzago, nonostante le “antiche” difficoltà, c’è quasi un tono di rimpianto per come giornalisti e tipografi lavorassero in passato. Ascoltiamo tutto, fotografiamo e poi stentiamo ad andarcene, proprio perché questo “vecchio” mondo trasmette anche a noi qualcosa di magico. Ah sì, dimenticavo di dirvi che, in quell’occasione, ci sono stati svelati anche alcuni “segreti” del giornalismo e ci siamo segnati tutti i consigli preziosi per rendere più accattivante le pagine del nostro giornale. E’ stato un vero piacere condividere con voi la nostra esperienza al quotidiano Libertà, ma chiudo questa breve cronaca, senza aggiungere altro, perché abbiamo deciso che questi segreti rimangano… “i segreti” della redazione de Il Selvaggio. Luis Matute CUORE E IMPEGNO SOCIALE DEI NOSTRI RAGAZZI PROGETTO MINIVOLONTARIATO Non credo sia giusto chiamare mini qualsiasi tipo di volontariato, pur se fatto da giovani o da minorenni, ma l’aggettivo, in questo caso, indica un impegno legato ad un numero limitato di ore da parte di ragazzi, non certamente la sua minore importanza. Voglio segnalare che, dopo la serie d’incontri con Valentina e Daniele della COPRESC, un gruppo di studenti del nostro istituto ha deciso di dedicare parte del proprio tempo libero ad alcune associazioni locali, entrando nel mondo del volontariato. Carmelo Torregrossa, alla Croce Bianca di Piacenza, era già di casa quando ha aderito alle trenta ore di turni sulle ambulanze, mentre Caramia, Vera, Baginski, Tanev, Etzi, Castillo e Aguilar si sono avvicinati a questa esperienza per la prima volta, ma con molto entusiasmo, curiosità e con la voglia di sentirsi membri attivi di un’associazione e della società. “Ho deciso di dedicare il mio tempo al volontariato l'anno scorso racconta Carmelo poiché mi è sempre piaciuto aiutare le persone. Ho scelto proprio il 118, perché ogni uscita, specie se di emergenza, è un’incognita. Posso dire che è un’esperienza da provare, un lavoro che, se fatto col cuore, anche se richiede impegno e fatica, ripaga pienamente con la soddisfazione, a volte, di ricevere un sorriso, altre volte un semplice grazie ed altre ancora di vedere magari risolta una situazione critica. Consiglio a tutti il volontariato nel 118, perché penso possa servire non solo a chi è in situazione d’emergenza, ma anche a chi porta soccorso e conforto.Valentina Bruzzi, referente con Daniele Vallisa del Progetto Minivolonatriato, commenta: Non ci saremmo aspettati una tale adesione a questo progetto dall’istituto Da Vinci e invece abbiamo trovato grande entusiasmo da parte dei ragazzi del professionale, capaci di dimostrare forte senso civico”. Per i nostri studenti, questa attività extra scolastica è un’esperienza nuova, che speriamo si consolidi con nuove adesioni e possa accompagnarli oltre il periodo “mini”, perchè è importante costruire un settore sociale a partire dai giovani, proponendo loro un percorso rivolto a valorizzare la cultura della solidarietà. Educare è anche questo. Si é da poco concluso il percorso del progetto Paesaggi di prevenzione: l'alcol é stato infatti l'argomento di alcune lezioni di tutte le materie scolastiche nelle classi seconde dell'Ipsia. Partendo dalle legislazioni degli Usa, del Regno Unito e dell'Italia, viaggiando attraverso i secoli e le diverse culture per conoscere la storia dell'alcol, studiando la chimica dell'etanolo e i suoi effetti sul fisico, i ragazzi hanno osservato i bicchieri di birra e vino da alcuni aspetti, per loro, non proprio consueti. Successivamente, un'intervista rivolta, in inglese, alle classi seconde, terze e quarte, ha fornito dati interessanti, che sono stati raccolti e rielaborati con l'uso della statistica. Infine, la visione del film "Vorrei averti qui" ed il relativo dibattito hanno concluso questa particolare attività didattica. Che cosa spinge un ragazzo a bere? Il bisogno di omologarsi al gruppo, il desiderio di vincere vergogna e timidezza, la voglia di ammazzare la noia o di allontanare il malessere o, semplicemente, la convinzione che sia “normale” ubriacarsi il sabato sera. Il gruppo impone di essere grandi, di provare a bere: è difficile dire no. Tutti sanno che o non si dovrebbe bere o si dovrebbe bere con moderazione, tutti sono consapevoli del pericolo che comporta, per sé e per gli altri, mettersi alla guida ubriachi e tutti sono informati delle conseguenze drammatiche, in ambito familiare e sociale, dell’abuso di alcol. Tuttavia, molti raccontano come il piacere di una serata con gli amici passi, necessariamente, per un eccesso o un mix di bevande alcoliche..."altrimenti, che gusto c'è?". Alcuni ragazzi intervistati propongono di non bere affatto, soprattutto se si deve guidare, ma non rinunciano allo sballo. A qualcuno neanche piace, altri dicono di non averlo mai provato, ma non sono lontani dal primo bicchiere e anche solo l'idea fa selezionare, nell’intervista proposta, l'opzione : "I like alcoholic drinks". Che fare allora? I ragazzi propongono soluzioni diverse, alcune integraliste (“L’alcol non dovrebbe essere prodotto”) e alcune moderate (“Bere con moderazione, ma mai quando si guida”), ed anche i commenti finali risultano contrastanti: "Per essere veramente felici non serve ubriacarsi. L'alcol ti fa dimenticare quanto é brutto il mondo, ma anche chi ti ama. Bere molto ti fa diventare felice. La felicità:...la si trova in ogni modo, a volte non si può fare a meno dell'alcol." GENOVA, 17 MARZO: NOI TRA I “CENTOMILA” Davanti a più di 400 familiari e alle persone di ogni età, arrivate da tutta Italia, dal palco allestito al Porto Antico di Genova, sabato 17 marzo, sono stati scanditi i nomi delle vittime di mafia: a ognuno di loro mani mafiose hanno rubato il futuro”. Bandiere, striscioni, cori e musiche hanno fatto da contorno alle parole del Giudice Caselli e di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera: ”…la mafia esiste, esiste ancora, non ha mai smesso di esistere”. Durante la marcia dell’esercito dei centomila, tra la folla ci è sembrato di scorgere anche i volti di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Giuseppe Puglisi e di tutti gli “altri” noti, meno noti o sconosciuti: un’emozione grande che ci ha unito in un abbraccio simbolico ai familiari dei caduti nella lotta contro la mafia e ci ha reso pronti a lottare per il nostro futuro libero da mafie. Andrea Caramia Simone Maserati Giornale dell’IPSIA Leonardo Da Vinci di Piacenza – Esente da Autorizzazione (C.M.P. 242 del 291988) IO, VOLONTARIO Il nome Sol.Co. nasce dalla congiunzione di due parole, “Solidarietà” e ”Cooperazione”, che esprimono le idee di fondo dell’azione del consorzio e delle cooperative ad esso associate. Il Sol.Co. è un ente no profit che lavora a Piacenza per l‘espansione di un’economia a misura d’uomo, per la costruzione di politiche sociali, per l’aiuto di persone in condizione di bisogno e per lo sviluppo della cooperazione di tante piccole realtà, legate e integrate nel tessuto provinciale. E’ qui che ho iniziato il mio servizio civile, da 3 mesi lavoro come volontario al consorzio Sol.Co. e , anche se penso che sia ancora troppo presto per poter vedere i frutti di questa esperienza, posso affermare che mi rende estremamente felice essere d’aiuto agli altri. Ahmed Touré L’INTERVISTA a Piero Solenghi, responsabile dell'ARCO Quali sono state le difficoltà incontrate dal Sol.Co.? La difficoltà maggiore è stata far conoscere il Sol.Co. al mondo esterno, la sua funzione e i suoi obiettivi. Quali opportunità offre ai giovani questo consorzio? Il Sol.Co ha intrapreso, insieme ad altri enti, il servizio civile per i ragazzi d’età compresa tra i 18 e 28 anni. Questo volontariato può essere svolto sia presso il Sol.Co. che presso le cooperative associate, con una maggiore opportunità di creare occupazione per i ragazzi, soprattutto nel sociale. Quali sono le attività programmate per questo periodo dell’anno? Sol.Co. partecipa al “Carer Day”, presso l’università Cattolica di Piacenza, per far conoscere, anche agli studenti universitari, il lavoro nel sociale. Si sta studiando, come Sol.Co., anche un evento che coinvolga maggiormente i ragazzi durante la prossima estate. Con questa crisi, che aiuto è stato portato alle famiglie di questa città? Il Sol.co. e le sue cooperative hanno contribuito a dar lavoro alle famiglie in difficoltà. Negli ultimi anni, l’occupazione nelle cooperative associate al Sol.Co. è sempre cresciuta. In questo momento, si sta lavorando anche per creare occupazione per i giovani in un settore ancora poco sfruttato qui a Piacenza: è un progetto ancora in lavorazione, quindi non vorrei dire altro. Ahmed Touré “ NIENTE ALCOL: PREFERISCO UBRIACARMI CON L'AMORE E DROGARMI COL SESSO ” LA PREVENZIONE ‘SCORRE’ TRA I BANCHI: FRASI FORTI NEI COMMENTI DEI RAGAZZI ANNO SCOLASTICO 2011/2012 NUMERO 6 – MESE DI MAGGIO

Selvaggio n6

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Page 1: Selvaggio n6

 

 DALLE  AULE,  ALLA  SEDE  DELLA  LIBERTA’LEZIONE  PARTICOLARE,  TRA  RICORDI  E  TRUCCHI  GIORNALISTICI  Mattina   veramente   interessante:   l’art  director   del   quotidiano   di   Piacenza   ci  accoglie  pronto  ad   introdurci  nel  mondo  del  giornalismo  vero.  Per  noi,  che  raccontiamo  le  piccole   cose   che   succedono   tra   i   corridoi  della   scuola,   entrare   nelle   stanze   di   un  giornale   serio   fa   un   certo   effetto.   Fin  dall’arrivo,   ci   incantiamo   davanti     alle  vecchie   imponenti   “macchine   nere”   e   i  pesanti   pezzetti   di   piombo   ci   riportano   a  tempi,   per   noi,   lontani,   che   possiamo   solo  immaginare   dalle   parole   del   nostro  interlocutore:   luce   fioca,   polveri   pesanti,  bottiglie   di   latte   sui   banconi   per   aiutare   il  fisico   a   sopportare   l’ambiente   di   lavoro   non  proprio   salubre.   Nel   racconto   di   Paolo  

Terzago,   nonostante   le   “antiche”   difficoltà,  c’è   quasi   un   tono   di   rimpianto   per   come  giornalisti  e  tipografi  lavorassero  in  passato.  Ascoltiamo   tutto,   fotografiamo   e   poi  

stentiamo   ad   andarcene,   proprio   perché  questo  “vecchio”  mondo  trasmette  anche  a  noi  qualcosa  di  magico.    Ah   sì,   dimenticavo   di   dirvi   che,   in  quell’occasione,   ci   sono   stati   svelati  anche  alcuni  “segreti”  del  giornalismo  e  ci  siamo  segnati  tutti   i  consigli  preziosi  per  rendere   più   accattivante   le   pagine   del  nostro   giornale.   E’   stato   un   vero  piacere  condividere  con  voi   la  nostra  esperienza  al   quotidiano   Libertà,   ma   chiudo   questa  breve   cronaca,   senza   aggiungere   altro,  perché  abbiamo  deciso  che  questi  segreti  rimangano…  “i  segreti”  della  redazione  de  Il  Selvaggio.  

     Luis  Matute  

CUORE  E  IMPEGNO  SOCIALE  DEI  NOSTRI  RAGAZZI  

PROGETTO  MINIVOLONTARIATO    

Non   credo   sia   giusto   chiamare   mini  qualsiasi   tipo   di   volontariato,   pur   se  fatto   da   giovani   o   da   minorenni,   ma  l’aggettivo,   in   questo   caso,   indica   un  impegno   legato   ad   un   numero   limitato  di   ore   da   parte   di   ragazzi,   non  certamente   la   sua   minore   importanza.  Voglio   segnalare   che,   dopo   la   serie  d’incontri   con  Valentina  e  Daniele  della  COPRESC,   un   gruppo   di   studenti   del  nostro   istituto   ha   deciso   di   dedicare  parte   del   proprio   tempo   libero   ad  alcune   associazioni   locali,   entrando   nel  mondo  del  volontariato.    Carmelo  Torregrossa,   alla  Croce  Bianca  di   Piacenza,   era   già   di   casa   quando   ha  aderito   alle   trenta   ore   di   turni   sulle  ambulanze,   mentre   Caramia,   Vera,  Baginski,   Tanev,   Etzi,   Castillo   e   Aguilar  si   sono   avvicinati   a   questa   esperienza  

per   la   prima   volta,   ma   con   molto  entusiasmo,   curiosità   e   con   la   voglia   di  sentirsi   membri   attivi   di  un’associazione  e  della  società.    “Ho   deciso   di   dedicare   il   mio   tempo   al  volontariato   l'anno   scorso   -­‐   racconta  Carmelo   -­‐   poiché   mi   è   sempre   piaciuto  aiutare   le   persone.   Ho   scelto   proprio   il  118,   perché   ogni   uscita,   specie   se   di  emergenza,  è  un’incognita.  Posso  dire  che  è   un’esperienza   da   provare,   un   lavoro  che,   se   fatto   col   cuore,  anche   se   richiede  impegno  e  fatica,  ripaga  pienamente  con  la   soddisfazione,   a   volte,   di   ricevere   un  sorriso,  altre  volte  un  semplice  grazie  ed  altre  ancora  di  vedere  magari  risolta  una  situazione   critica.   Consiglio   a   tutti   il  volontariato  nel  118,  perché  penso  possa  servire   non   solo   a   chi   è   in   situazione  d’emergenza,   ma   anche   a   chi   porta  

soccorso   e   conforto.”    Valentina   Bruzzi,  referente    con  Daniele  Vallisa   del   Progetto  Minivolonatriato,   commenta:   “Non   ci  saremmo   aspettati   una   tale   adesione   a  questo   progetto   dall’istituto   Da   Vinci   e  invece   abbiamo   trovato   grande  entusiasmo   da   parte   dei   ragazzi   del  professionale,   capaci   di   dimostrare   forte  senso   civico”.     Per   i   nostri   studenti,  questa   attività   extra   scolastica   è  un’esperienza   nuova,   che   speriamo   si  consolidi   con   nuove   adesioni   e   possa  accompagnarli   oltre   il   periodo   “mini”,  perchè   è   importante   costruire   un  settore   sociale   a   partire   dai   giovani,  proponendo   loro   un   percorso   rivolto   a  valorizzare   la   cultura   della   solidarietà.  Educare  è  anche  questo.  

Si   é   da   poco   concluso   il   percorso   del  progetto  Paesaggi  di  prevenzione:   l'alcol  é   stato   infatti   l'argomento   di   alcune  lezioni   di   tutte   le   materie   scolastiche  nelle  classi  seconde  dell'Ipsia.  Partendo  dalle   legislazioni   degli   Usa,   del   Regno  Unito  e  dell'Italia,  viaggiando  attraverso  i   secoli   e   le   diverse   culture   per  conoscere   la   storia  dell'alcol,   studiando  la  chimica  dell'etanolo  e  i  suoi  effetti  sul  fisico,   i   ragazzi   hanno   osservato   i  bicchieri  di  birra  e  vino  da  alcuni  aspetti,  per  loro,  non  proprio  consueti.  Successivamente,   un'intervista   rivolta,  in   inglese,   alle   classi   seconde,   terze   e  quarte,   ha   fornito   dati   interessanti,   che  sono  stati  raccolti  e  rielaborati  con  l'uso  della  statistica.  Infine,  la  visione  del  film  "Vorrei  averti  qui"  ed  il  relativo  dibattito  hanno   concluso   questa   particolare  attività   didattica.   Che   cosa   spinge   un  

ragazzo  a  bere?  Il  bisogno  di  omologarsi  al   gruppo,   il   desiderio   di   vincere  vergogna   e   timidezza,   la   voglia   di  ammazzare   la   noia   o   di   allontanare   il  malessere   o,   semplicemente,   la  convinzione   che   sia   “normale”  ubriacarsi   il   sabato   sera.   Il   gruppo  impone   di   essere   grandi,   di   provare   a  bere:  è  difficile  dire  no.  Tutti  sanno  che  o   non   si   dovrebbe   bere   o   si   dovrebbe  bere   con   moderazione,   tutti   sono  consapevoli   del   pericolo   che   comporta,  per  sé  e  per  gli  altri,  mettersi  alla  guida  ubriachi   e   tutti   sono   informati   delle  conseguenze   drammatiche,   in   ambito  familiare   e   sociale,   dell’abuso   di   alcol.  Tuttavia,   molti   raccontano   come   il  piacere  di  una  serata  con  gli  amici  passi,  necessariamente,   per   un   eccesso   o   un  mix   di   bevande   alcoliche..."altrimenti,  che   gusto   c'è?".   Alcuni   ragazzi  

intervistati   propongono   di   non   bere  affatto,   soprattutto   se   si   deve   guidare,  ma   non   rinunciano   allo   sballo.   A  qualcuno  neanche  piace,   altri   dicono  di  non   averlo   mai   provato,   ma   non   sono  lontani  dal  primo  bicchiere  e  anche  solo  l'idea   fa   selezionare,   nell’intervista  proposta,   l'opzione   :   "I   like   alcoholic  drinks".  Che  fare  allora?    I   ragazzi  propongono  soluzioni  diverse,  alcune   integraliste   (“L’alcol   non  dovrebbe   essere   prodotto”)   e   alcune  moderate   (“Bere   con   moderazione,   ma  mai   quando   si   guida”),   ed   anche   i  commenti   finali   risultano   contrastanti:  "Per   essere   veramente   felici   non   serve  ubriacarsi.   L'alcol   ti   fa   dimenticare  quanto  é  brutto  il  mondo,  ma  anche  chi  ti  ama.  Bere  molto  ti  fa  diventare  felice.  La  felicità:...la  si  trova  in  ogni  modo,  a  volte  non  si  può  fare  a  meno  dell'alcol."  

     

GENOVA,  17  MARZO:  NOI  TRA  I  “CENTOMILA”      

Davanti   a   più   di   400   familiari   e   alle  persone   di   ogni   età,   arrivate   da   tutta  Italia,   dal   palco   allestito   al   Porto  Antico   di   Genova,   sabato   17   marzo,  sono  stati  scanditi  i  nomi  delle  vittime  di   mafia:   a   ognuno   di   loro   “mani  mafiose   hanno   rubato   il   futuro”.  Bandiere,   striscioni,   cori   e   musiche  hanno   fatto   da   contorno   alle   parole  

del   Giudice   Caselli   e   di   Don   Luigi  Ciotti,  presidente  di  Libera:  ”…la  mafia  esiste,  esiste  ancora,  non  ha  mai  smesso  di   esistere”.   Durante   la   marcia  dell’esercito  dei  centomila,   tra   la   folla  ci  è  sembrato  di  scorgere  anche  i  volti  di  Paolo  Borsellino,  Giovanni  Falcone,  Giuseppe   Puglisi   e   di   tutti   gli   “altri”  noti,   meno   noti   o   sconosciuti:  

un’emozione  grande  che  ci  ha  unito  in  un  abbraccio  simbolico  ai  familiari  dei  caduti   nella   lotta   contro   la  mafia   e   ci  ha   reso   pronti   a   lottare   per   il   nostro  futuro  libero  da  mafie.      

Andrea  Caramia                                                      Simone  Maserati  

   

 Giornale  dell’IPSIA  Leonardo  Da  Vinci  di  Piacenza  –  Esente  da  Autorizzazione  (C.M.P.  242  del  2-­‐9-­‐1988)    

IO,  VOLONTARIO  Il  nome  Sol.Co.  nasce  dalla  congiunzione  di  due  parole,  “Solidarietà”   e   ”Cooperazione”,   che   esprimono   le   idee  di     fondo  dell’azione  del  consorzio  e  delle  cooperative  ad   esso   associate.   Il   Sol.Co.   è   un   ente   no   profit   che  lavora   a   Piacenza   per   l‘espansione   di   un’economia   a  misura  d’uomo,  per   la   costruzione  di  politiche   sociali,  per  l’aiuto  di  persone  in  condizione  di  bisogno  e  per  lo  sviluppo   della   cooperazione   di   tante   piccole   realtà,  legate  e  integrate  nel  tessuto  provinciale.  E’  qui  che  ho  iniziato   il  mio   servizio   civile,   da   3  mesi     lavoro   come  volontario   al   consorzio   Sol.Co.   e   ,   anche   se   penso   che  sia   ancora   troppo   presto   per   poter   vedere   i   frutti   di  questa   esperienza,   posso   affermare   che   mi   rende  estremamente  felice  essere  d’aiuto  agli  altri.          

 Ahmed  Touré    

L’INTERVISTA    a  Piero  Solenghi,  responsabile  dell'ARCO    Quali  sono  state  le  difficoltà  incontrate  dal  Sol.Co.?  La  difficoltà  maggiore  è  stata  far  conoscere   il  Sol.Co.  al  mondo  esterno,  la  sua  funzione  e  i  suoi  obiettivi.    

Quali  opportunità  offre  ai  giovani  questo  consorzio?    Il   Sol.Co   ha   intrapreso,   insieme   ad   altri   enti,   il   servizio  civile   per   i   ragazzi   d’età     compresa   tra   i   18   e   28   anni.  Questo  volontariato  può  essere  svolto  sia  presso  il  Sol.Co.  che   presso   le   cooperative   associate,   con   una  maggiore  opportunità   di   creare   occupazione   per   i   ragazzi,  soprattutto  nel  sociale.    

Quali   sono   le   attività   programmate   per   questo  periodo  dell’anno?  Sol.Co.   partecipa   al   “Carer   Day”,   presso   l’università  Cattolica   di   Piacenza,   per   far   conoscere,   anche   agli  studenti   universitari,   il   lavoro   nel   sociale.   Si   sta  studiando,   come  Sol.Co.,  anche  un  evento  che  coinvolga  maggiormente  i  ragazzi  durante  la  prossima  estate.    

Con   questa   crisi,   che   aiuto   è   stato   portato   alle  famiglie  di  questa  città?  Il   Sol.co.   e   le   sue   cooperative   hanno   contribuito   a   dar  lavoro   alle   famiglie   in   difficoltà.   Negli   ultimi   anni,  l’occupazione   nelle   cooperative   associate   al   Sol.Co.   è  sempre   cresciuta.   In   questo  momento,   si   sta   lavorando  anche  per  creare  occupazione  per  i  giovani  in  un  settore  ancora   poco   sfruttato   qui   a   Piacenza:   è   un   progetto  ancora  in  lavorazione,  quindi  non  vorrei  dire  altro.  

 

Ahmed  Touré                                  

“  NIENTE  ALCOL:  PREFERISCO  UBRIACARMI    CON  L'AMORE  E  DROGARMI  COL  SESSO  ”  

     

 LA  PREVENZIONE  ‘SCORRE’  TRA  I  BANCHI:  FRASI  FORTI  NEI  COMMENTI  DEI  RAGAZZI  

ANNO  SCOLASTICO  2011/2012  NUMERO  6  –  MESE  DI  MAGGIO  

Page 2: Selvaggio n6

 

 

IL  CASTELLO  DI  RACCONIGI  INVASO  DA  450  GIOVANI    REDAZIONI  SCOLASTICHE  AL  XIX  CONVEGNO  DELLA  STAMPA  STUDENTESCA  

“    Un  po’  pesante  la  parte  programmata  per  la  mattinata,  imperdonabile  la  mancata  visita  al  Castello,  bello  il  contesto  e  le  idee  proposte,  gradevole  l’accoglienza:  nel  complesso,  una  piacevole  esperienza,  utile  proprio  per  la  possibilità  di  conoscere  tanti  ragazzi  con  cui  confrontarsi    ”  

 

Il  20  aprile,   si   é   tenuto   il  XIX  Convegno   Interregionale  della  stampa   studentesca,   che   ha   portato   oltre   450   partecipanti,  tra  studenti  e  docenti  di  70  testate  di  Istituti  secondari  di  2°  grado   di   Piemonte,   Lombardia   ed   Emilia   Romagna,   a  Racconigi.   La   manifestazione   si   é   svolta   grazie  all’organizzazione  dell’I.I.S.  Arimondi  –  Eula   (di  Savigliano  e  Racconigi),   del   Coordinamento   Interregionale   della   Stampa  Studentesca,   dell’Associazione   Terre   dei   Savoia   ed   di   altri  enti  istituzionali  e  sponsor.  La  redazione  de  IL  SELVAGGIO  e  tutte  quelle  della  provincia  di  Piacenza,  giunte   in  pullman  a  Racconigi,  si  sono  unite  al  "popolo"  dei  giornalisti  in  erba.      

Nella   mattinata,   presso   il   Palazzetto   dello   sport,  dopo  i  saluti  delle  autorità,  sono  stati  presentati  i  contributi   di   alcune   testate   ed   IL   SELVAGGIO   ha  ricevuto   il   terzo   premio   per   la   realizzazione   del  progetto  fotografico  dedicato  a  “Giovani  e  risorse  culturali   artistiche   e   naturalistiche   dei   nostri  territori”.  Nel  pomeriggio,  presso   la  Margaria  del  Castello   e   il   parco   dei   Savoia,   gli   studenti   hanno  avuto   la   possibilità   di   scambiarsi   materiali   e  confrontarsi   sulle   diverse   esperienze   nelle  redazioni   scolastiche,   creando   vari   gruppi   di  studio.  Al  termine  della  giornata,  è  stato  stilato  un  documento   sul   lavoro   delle   commissioni,   ed   il  prof.   Gian   Carlo   Schinardi,   fondatore   ed  animatore   del   Coordinamento   della   Stampa  studentesca,  ha  salutato   tutti,   annunciando  che   il  convegno,   nella   primavera   del   2013,   si   terrà   a  Piacenza.  Allora,  arrivederci  a  tutti  (magari  anche  a  qualcuno  in  più)  all'anno  prossimo!      

Zydi  Bushi

“PROF,  MA  QUI  SIAMO  AL  LEONARDO”    

Questa  è  la  frase  che  noi  studenti  spesso  ripetiamo  quando  le  spiegazioni  e  le  richieste  dei  nostri   insegnanti  diventano   impegnative,   quando  dobbiamo   "usare   la   testa"   (che  fatica!),   quando   vorremmo   fare   sempre   le   stesse   "cose",   possibilmente   facili,   o  addirittura  fare…niente.  Ecco  che,  con  il  nostro  atteggiamento  e  pronunciando  queste  parole,  inneschiamo  una  vera  e  propria  bomba  e  così  parte  la  solita  predica:  "É  ora  di  finirla   con   lo   stereotipo   che   il   professionale   sia   una   scuola   dove   non   si   fa   niente   e  

frequentata  da   studenti  di   serie  B.  Ci  sono  tanti  ragazzi  con  la  voglia  di   fare   e   di   costruirsi   un   futuro.  Dovete  essere  voi  studenti  i  primi  a  difendere  il  buon  nome  della  scuola  e  di  conseguenza  il  vostro  lavoro.  Ogni  istituto  scolastico  è  specchio  della  società  che  è  fuori  dalle  aule:  nella  nostra  scuola,  come  in  ogni  altra,  c'è  chi  ha  voglia  di  fare  e  chi  no,  c'è  il  bene  e  il  male,  c'è  chi  studia  e  chi  no  e  c'è  anche  chi  riscopre  la   voglia   di   voler   studiare,   qualche   volta,   anche   per   andare  all'università.”   Da   una   semplice   battuta   nata   per   giustificare   la  nostra  poca  voglia  di  ascoltare,  passando  per  le  parole  forti  di  chi  ci  sta   davanti,   arriviamo   a   riflettere   su   noi   stessi.   É   vero   che   non  sempre   studiamo   con   diligenza   e   costanza   e   che   siamo   poco  considerati  dagli  altri,  ma  questo,  forse,  perché  siamo  proprio  noi  a  considerarci   poco   e   ad   etichettarci   in   senso   negativo.   Dobbiamo  credere  di  più  in  noi  stessi,  nella  scuola  e  nel  lavoro  dei  docenti  che  mettono   a   nostra   disposizione   il   loro   sapere,   per   aiutarci   ad  arrivare  alla  meta  che  ci  siamo  prefissati.   Il  senso  di  appartenenza  al  nostro  istituto  dovrebbe  farci  "parlare"  tutti  in  positivo  di  noi  e  di  ciò  che  stiamo  imparando.  Allora,  se  la  lavagna  si  riempie  di  "x"  e  di  numeri,   se  dobbiamo   leggere  una  poesia  di  Ungaretti,   ricordare   le  regole   della   fisica   o   i   moti   del   Risorgimento,   non   è   il   caso   di  spaventarci   e   di   tirarci   indietro   cercando   le   giustificazioni   più  strane,  ma  è  giusto  affrontare  ogni  difficoltà  con  impegno,  per  poter  dire  con  orgoglio:  "Siamo  del  Leonardo".                          Ardian  Sefa    

 

                                                   La   saga   di   Guerre   stellari   è  formata  da  due  trilogie.  La  prima  è  composta  da   Guerre   stellari   (1977),   Guerre   stellari   -­‐  L'Impero   colpisce   ancora   (1980)   e   Guerre  stellari   -­‐   Il   ritorno   dello   Jedi   (1983).   La  seconda  é  composta  da  Star  Wars:  Episodio  I  -­‐   La   minaccia   fantasma   (1999),   Star   Wars:  Episodio   II   -­‐   L'attacco   dei   cloni   (2002),   Star  Wars:   Episodio   III   -­‐   La   vendetta   dei   Sith  (2005).   In   realtà,   per   godere   appieno  dell'avventura,   l'ordine   cronologico   della  storia  inverte  le  due  trilogie.  La   trama   inizia   con   i   due   jedi   Qui-­‐Gon   Jin   e  Obi-­‐Wan   Kenobi,   che   vengono   inviati   a  trattare  con  la  Federazione  dei  Mercanti,  che  sta  assediando  il  pianeta  Naboo.    L'azione   diplomatica   fallisce,   l'attacco   ha  inizio   e   i   due   devono   portare   in   salvo   la  regina   Padmè   Amidala,   che,   dopo   aver  abbandonato   il   trono   di   Naboo,   diventa  senatrice   della   Repubblica   e   finisce   nel  

mirino  di  un  misterioso  assassino.  Il  consiglio    Jedi       affida     Amidala       al       giovane   Anakin  Skywalker,  mentre   il  maestro   di   questi,   Obi-­‐Wan  Kenobi,  indaga  per  scoprire  chi  la  vuole  morta   e   perché.   Mentre   la   Guerra   dei   Cloni  continua,   Anakin   Skywalker   si   ritrova  pericolosamente   affascinato   dal   lato   oscuro  della   Forza,   entrando   così   in   confilitto   con  Obi-­‐Wan   Kenobi   e   trasformandosi   nel  temibile   Darth   Fener.   La   principessa   Leila,  leader   della   resistenza   contro   l'Impero,   che  sta  cercando  di  conquistare  la  galassia,  viene  catturata  da  Darth  Fener,  ma  riesce  ad  inviare  sul   pianeta   Tatooine   una   richiesta   di   aiuto  indirizzata   al   maestro   jedi   Obi-­‐Wan   Kenobi,  tramite  un  droide,  che  viene  però  intercettato  da   Luke   Skywalker.   Il   ragazzo   cerca   Ben  Kenobi   e,   sotto   la   sua   guida,   inizia  l’addestramento   per   diventare   jedi.   Darth  Fener   e   l'esercito   imperiale,   intanto,  attaccano  la  base  ribelle  sul  pianeta  Hoth  e  la  

distruggono.   Ian   Solo,   la  principessa   Leia   e   il   droide   D3BO  fuggono   verso   Cloud   City,   mentre  Luke,   assieme   al   fido  C1P8,   vola   a  Dagobah  dal  maestro  jedi  Yoda  per  imparare   a   controllare   il   potere  della   Forza.   Mentre   gli   Imperiali  sono   impegnati   nella   costruzione  di   una   nuova   e   indistruttibile  Morte   Nera,   Luke,   Leila,  Chewbacca   e   i   due   droidi   D3BO   e  C1P8   cercano   di   liberare   Ian   Solo,  che   è   prigioniero   del   criminale  intergalattico   Jabba.   Riescono   nel  loro   intento   e,   con   l'aiuto   degli  Ewaks,   sconfiggono   le   truppe  Imperiali.      Il      “lato    oscuro”  della  Forza    viene    sconfitto    ed    il  bene  trionfa.      

     

     

 

LE  CICOGNE  di  RACCONIGI    

Sicuramente,  le  sorprese  più  grandi,  nel  meraviglioso  parco  di  Racconigi,  sono  state  le  cicogne.  Ovunque,    le  costruzioni  di  cemento  hanno  rubato,  a  questo  volatile,  le  sue  zone  predilette,  ma  non  a  Racconigi,  dove  abbiamo  visto  i  grandi   vasi   e   i   tetti   del   Castello   occupati   dai   loro   imponenti   nidi.   Voci   ci   hanno   raccontato   che,   anche   in   paese,   ogni  campanile  ospita  almeno  un  loro  rifugio  e  noi  abbiamo  avuto  il  privilegio  di  condividere,  per  un’intera  giornata,  gli  spazi  con  questi  eleganti,  quanto  simbolici,  uccelli.  Sotto  un  piacevole  tiepido  sole,  sdraiati  nell'erba  con  il  naso  all'insù,  ci  siamo  incantati  nel  vederli  volare  sopra  di  noi,  per  niente  intimiditi  dalla  presenza  di  quattrocento  ragazzi  vocianti,  e  li  abbiamo  fotografati   nei   loro   spostamenti,   fatti   con   grazia   ed   eleganza,   tra   gli   edifici   del   castello:   immagini   d'altri   tempi,   che   ci    hanno  catapultato  in  una  dimensione  quasi  fiabesca.    

Liviu  Cojea  

Qui  sopra:  Il  “mondo  delle  IDEE”:  tutte  le  immagini  inviate  dalle  Redazioni  per  il  concorso  fotografico  esposte  su  un  globo.  

Sopra:  la  premiazione  della  redazione  de  IL  SELVAGGIO  

Siamo   agli   sgoccioli,  mancano   pochi   giorni   alla  fine   di   quest’anno   scolastico:   c’è   chi   si   sta  preparando   per   gli   esami,   chi   sta   tentando   di  recuperare   in   extremis   e   chi,   avendo   lavorato  tutto   l’anno,   sta   già   assaporando   l’odore   delle  vacanze.   In   questo   clima   quasi   estivo,   tra   le  voglie   di   gelato,   di   bagni   in   piscina,   di   tuffi   in  mare   o   passeggiate   in   montagna,   la   redazione  de   “IL   SELVAGGIO”   desidera   ringraziare   tutti  coloro   che   hanno   collaborato   alla   stesura   dei  sette   numeri   del   giornalino,   proponendo,   in  queste   ultime   due   pagine,   tutti   i   ritorni   delle  attività  svolte  nel  nostro  Istituto  durante  questi  mesi   di   “duro”   lavoro.   In   attesa   di   sentir  suonare   l’ultima   campanella   (e   poi,   magari,  provare   anche   un   po’   di   nostalgia),   un  arrivederci   al   prossimo   settembre   e,  soprattutto,  …  buone  vacanze  a  tutti!    

SALUTI  DALLA  REDAZIONE  

 

           LA  RECENSIONE    di    Jacopo  Lanati  

Sopra:  i  ragazzi  dell’ISII  di  Piacenza  sulle  gradinate  del  Palazzetto    

Sotto:  lo  scambio  delle  Idee  

Sopra:  il  riposo  nel  Parco    

Sotto:  il  pranzo  alle  Serre  Reali                                  (il  gruppo  ITIS  col  Prof.  Sartori)  

NON  ESISTE  FEDELTÀ  MAGGIORE  DI  QUELLA  CHE  PUÒ  DARE  UN  CANE  

   Il  cane  è  una  delle  esperienze  più  belle  che  si  possa  avere  nella  vita.  L’affetto  di  un  cane,  che  è  disposto  a  seguirci,  ovunque  e  comunque,  è  qualcosa  d’indescrivibile,   che  ci  rende,   spesso,   fortemente   dipendenti.   Lo   sguardo,  intenso   e   tenero,   di   un   cane,   la   sua   fedeltà   ed   il   suo  amore   puro,   senza   condizioni,   riempiono   di   gioia   le  nostre   vite,   tanto   che,   quando   i   nostri   amici   volano   nel  loro   paradiso,   ci   sentiamo   persi,   soffriamo,   e,   anche   se  non   sono   più   fisicamente   con   noi,   sono   sempre   nel  nostro  cuore.  Solo  chi  ha  avuto  la  fortuna  di  condividere  la  vita  con  un  cane,  sa  che  cosa  significhi  amare  ed  essere  amato  incondizionatamente.  E,  allora,  come  può  accadere  che  questi   esseri   speciali,   spesso  migliori   di   tanti   esseri  umani,   vengano   abbandonati,   torturati   o   seviziati,  magari,  anche  nel  nome  della  scienza?  Chi  è  così  inumano  da   non   sentire   i   loro   silenziosi   lamenti,   quando   sono  costretti   a   subire   le   “cattiverie”   di   chi   loro   amano,  nonostante  tutto?  Se  penso  al  mio  fedele  amico,  alle  sue  coccole,   alle   feste   che   ricevo  quando   torno  da   scuola,   ai  momenti   di   divertimento   condivisi,   allora,   ancora   più  forte,   vorrei   gridare:   ”NO   AI   TEST   SUI   CANI   E   NO   AI  MALTRATTAMENTI   AGLI   ANIMALI   “,   ma,   pensandoci  bene,  chi  è  il  vero  animale  (nel  senso  dispregiativo  della  parola),  chi  maltratta  o  chi  è  maltrattato?        

Andrea  Losi    

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