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20 dicembre 2011 anno IX - n. 45 [email protected] www.arci.it arci report settimanale a cura dell’Arci L’Italia sono anch’io Si sono dati appuntamento a Firenze per ricordare Samb e Diop uccisi dal razzismo ed erano in migliaia da ogni parte d’Italia. Attorno ai giovani senegalesi si è stretta tutta la città: associazioni e partiti, istituzioni e cittadini hanno sfilato insieme trasformando il lungo e composto corteo funebre nella manifestazio- ne antirazzista più grande degli ultimi tempi. Così è stato anche in altre città. È importante che di fronte agli episodi dei giorni scorsi la risposta civile sia stata forte e unitaria. Ma non bastano l’indignazione e la solidarietà di un giorno, bisogna che tutti fac- ciamo una seria riflessione e ci assumiamo impegni concreti. Si sta passando il livello di guardia. Sempre più spesso l’imbarbarimento delle relazioni umane sfocia in manifestazioni di xenofobia che sarà bene non derubricare a semplici epi- sodi di follia. C’è davvero un problema di razzismo oggi in Italia. È la reazione patologica di una società impaurita e incattivita che fa dell’immigrato il capro espiatorio del proprio malessere; è il fastidio per il diverso, l’incapacità di accettare l’altro in una società che sembra smarrire la bussola della convivenza. L’Italia è cambiata, gli immigrati sono ormai una componente importante del Paese. C’è bisogno di capire questi mutamenti per trova- re le ragioni di una nuova coesione, che è possibile e necessaria. La politica e le istitu- zioni, la cultura e l’informazione dovrebbero aiutare questo sforzo. Invece spesso hanno inseguito le paure, dipinto l’immigrazione come una minaccia, giustificato politiche scel- lerate e persecutorie che fanno dei migranti i cittadini di serie b, senza diritti né tutele. I media hanno soffiato sul fuoco della paura associando immigrazione e criminalità, enfa- tizzando gli episodi negativi e ignorando le tante buone pratiche di integrazione, nei luo- ghi di lavoro, nelle scuole, nelle famiglie. Se si alimenta il pregiudizio verso i migranti si inietta veleno nelle relazioni sociali e si finisce per legittimare e incentivare il nuovo razzi- smo. Per arginarlo va cambiato il clima cultu- rale del Paese ma vanno anche cambiate le politiche sull’immigrazione: favorire gli ingres- si regolari, riconoscere ai nuovi cittadini pari dignità e uguali diritti. Per questo le leggi d’i- niziativa popolare per riformare le norme sulla cittadinanza e riconoscere ai migranti il diritto di voto amministrativo non sono provvedi- menti ‘per loro’ ma per tutti, per il futuro dell’Italia. Che siamo tutti noi, appunto. D i Vaclav Havel, una delle figure più belle fra quelle che in nome della democrazia e dei diritti sfidarono il socialismo reale e lo sconfissero, Arcireport pubblica in integrale in questo numero un testo importante del 2004. Havel scrive: «Tanti politici e sapientoni credono spesso in altre manifestazioni dell´ineluttabilità, per esempio in presunte leggi di mercato, in altre mani invisibili che dirigono il corso della nostra vita. In questo tipo di ragionamento non vi è spazio alcuno per l´azione morale dell´individuo. Non dobbiamo consentire di essere manipolati al punto da essere indotti a credere che i tentativi di cambiare l´ordine costituito e le leggi incontestabili non hanno importanza». È passato un anno da quando Mohammed Bouazizi, giovane laureato tuni- sino costretto a vendere frutta su un carret- to per mantenere la famiglia, si diede fuoco a Sidi Bouzid per protestare contro le ves- sazioni della polizia corrotta. Morì dopo una lunga agonia, mentre i suoi amici per la prima volta nella loro vita trovavano il corag- gio di scendere in piazza. Il loro esempio portò per le strade la Tunisia tutta, e poi l'Egitto, lo Yemen e il Bahrein, il Marocco e la Libia, la Siria - e pure la Spagna, e Israele, New York e altre cento città negli Usa. La primavera araba ha portato frutti aspri, dove i cambiamenti passano per transizioni difficili, guerre ed enormi violazioni dei diritti umani. Come del resto fu nell'Europa dell'Est - ed ancora è. Ma l'azione morale dell'individuo, e degli individui insieme, ha costretto la storia a mettersi in moto. Perché questa forza l'abbiamo. Tutti e ciascuno. Basta saperlo. L’azione morale che rimette in moto la storia Immagine della manifestazione di Firenze del 17 dicembre AUGURI PER L’ANNO CHE VERRÀ A Karl Kraus una volta chiesero «Con quale desiderio Lei entra nell’anno nuovo?». E il celebre scrittore rispose «Con il desiderio di essere risparmiato da domande del genere». Il nostro augurio è che la vita vi riservi solo domande intelligenti. Razzismo mai più!

Arcireport numero 45

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Il settimanale dell'Arci nazionale

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20 dicembre 2011anno IX - n. 45

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arcireports e t t i m a n a l e a c u r a d e l l ’ A r c i

L’Italiasono anch’io

Si sono dati appuntamento a Firenze perricordare Samb e Diop uccisi dal razzismo ederano in migliaia da ogni parte d’Italia. Attornoai giovani senegalesi si è stretta tutta la città:associazioni e partiti, istituzioni e cittadinihanno sfilato insieme trasformando il lungo ecomposto corteo funebre nella manifestazio-ne antirazzista più grande degli ultimi tempi.Così è stato anche in altre città. È importante che di fronte agli episodi deigiorni scorsi la risposta civile sia stata forte eunitaria. Ma non bastano l’indignazione e lasolidarietà di un giorno, bisogna che tutti fac-ciamo una seria riflessione e ci assumiamoimpegni concreti.Si sta passando il livello di guardia. Semprepiù spesso l’imbarbarimento delle relazioniumane sfocia in manifestazioni di xenofobiache sarà bene non derubricare a semplici epi-sodi di follia. C’è davvero un problema di razzismo oggi inItalia. È la reazione patologica di una societàimpaurita e incattivita che fa dell’immigrato ilcapro espiatorio del proprio malessere; è ilfastidio per il diverso, l’incapacità di accettarel’altro in una società che sembra smarrire labussola della convivenza.L’Italia è cambiata, gli immigrati sono ormaiuna componente importante del Paese. C’èbisogno di capire questi mutamenti per trova-re le ragioni di una nuova coesione, che èpossibile e necessaria. La politica e le istitu-zioni, la cultura e l’informazione dovrebberoaiutare questo sforzo. Invece spesso hannoinseguito le paure, dipinto l’immigrazionecome una minaccia, giustificato politiche scel-lerate e persecutorie che fanno dei migranti icittadini di serie b, senza diritti né tutele. Imedia hanno soffiato sul fuoco della pauraassociando immigrazione e criminalità, enfa-tizzando gli episodi negativi e ignorando letante buone pratiche di integrazione, nei luo-ghi di lavoro, nelle scuole, nelle famiglie.Se si alimenta il pregiudizio verso i migranti siinietta veleno nelle relazioni sociali e si finisceper legittimare e incentivare il nuovo razzi-smo. Per arginarlo va cambiato il clima cultu-rale del Paese ma vanno anche cambiate lepolitiche sull’immigrazione: favorire gli ingres-si regolari, riconoscere ai nuovi cittadini paridignità e uguali diritti. Per questo le leggi d’i-niziativa popolare per riformare le norme sullacittadinanza e riconoscere ai migranti il dirittodi voto amministrativo non sono provvedi-menti ‘per loro’ ma per tutti, per il futurodell’Italia. Che siamo tutti noi, appunto.

D i Vaclav Havel, una delle figure piùbelle fra quelle che in nome dellademocrazia e dei diritti sfidarono il

socialismo reale e lo sconfissero, Arcireportpubblica in integrale in questo numero untesto importante del 2004. Havel scrive:«Tanti politici e sapientoni credono spessoin altre manifestazioni dell´ineluttabilità, peresempio in presunte leggi di mercato, inaltre mani invisibili che dirigono il corso dellanostra vita. In questo tipo di ragionamentonon vi è spazio alcuno per l´azione moraledell´individuo. Non dobbiamo consentire diessere manipolati al punto da essere indottia credere che i tentativi di cambiare l´ordinecostituito e le leggi incontestabili non hannoimportanza». È passato un anno da quandoMohammed Bouazizi, giovane laureato tuni-sino costretto a vendere frutta su un carret-

to per mantenere la famiglia, si diede fuocoa Sidi Bouzid per protestare contro le ves-sazioni della polizia corrotta. Morì dopo unalunga agonia, mentre i suoi amici per laprima volta nella loro vita trovavano il corag-gio di scendere in piazza. Il loro esempioportò per le strade la Tunisia tutta, e poil'Egitto, lo Yemen e il Bahrein, il Marocco ela Libia, la Siria - e pure la Spagna, e Israele,New York e altre cento città negli Usa. La primavera araba ha portato frutti aspri,dove i cambiamenti passano per transizionidifficili, guerre ed enormi violazioni dei dirittiumani. Come del resto fu nell'Europadell'Est - ed ancora è. Ma l'azione moraledell'individuo, e degli individui insieme, hacostretto la storia a mettersi in moto. Perchéquesta forza l'abbiamo. Tutti e ciascuno.Basta saperlo.

L’azione morale che rimette in moto la storiaImmagine della manifestazione di Firenze del 17 dicembre

AUGURI PER L’ANNO CHE VERRÀ

A Karl Kraus una volta chiesero «Con quale desiderio Lei entra nell’annonuovo?». E il celebre scrittore rispose «Con il desiderio di essere risparmiatoda domande del genere». Il nostro augurio è che la vita vi riservi solo domande intelligenti.

Razzismo mai più!

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C hi sono i sopravissuti alle torture?Come li vediamo? Cosa si aspetta-no da noi? Sono alcuni dei numero-

si interrogativi che ci siamo posti e continuia-mo a porci ogni volta che entriamo in contat-to con questa parte di umanità sofferente.Sono quegli stessi interrogativi che hannodato vita al progetto We care, nato con l'ideadi valorizzare le esperienze territoriali inItalia, Spagna e Ungheria di presa in carico etutela delle vittime di violenza e tortura perconnetterle fra loro, puntando a far emerge-re buone pratiche e a far nascere un con-fronto che potesse tramutarsi in modelli d'in-tervento a più livelli. La metodologia delnostro intervento ha permesso di focalizzarsisulla persona con tutta la complessità di cuiè portatrice, non ignorando che è vittima ditortura ma riconoscendola anche come por-tatrice di una storia personale che la identifi-chi in quanto individuo, unico ed irripetibile. Ilnostro approccio ci ha insegnato a costruireinsieme al richiedente asilo sopravvissuto

alla tortura una identità non frammentata oamputata, ma che valorizzasse la sua storia.Per questo è stato importante, in molti casi,lavorare con loro a livello individuale e ingruppo, ritessere le memorie del propriopaese d'origine attraverso le parole dei con-nazionali e le proprie, rivivere le emozioni delviaggio insieme con chi ha dovuto affrontarela migrazione forzata. Questo ha significatodare valore ai loro riferimenti culturali, rinfor-zando la categoria dell' 'umano' che la tortu-ra ha cancellato. Intraprendere attività riabili-tative con loro ha dimostrato l'importanza dipartire dalle loro risorse, personali e profes-sionali, non offrendo percorsi lavorativi e for-mativi precostituiti ma aspettando cheriemergessero i loro desideri, le loro paure, iloro sogni e i loro bisogni. Marcel Viñar, psi-coanalista uruguayano relatore dell'ultimoconvegno internazionale di We care, a pro-posito dell'esperienza dell'orrore, del terroree della tortura nelle dittature sud-americanescrive: «Ciò che è impossibile da trasmette-

re produce scarto, distanza, rottura tra legenerazioni, ma questo è uno spazio di vita.Sopprimerlo crea feticci inefficaci. Tra lamemoria e la ricostruzione del passato, visono delle omissioni, delle distorsioni inevita-bili nella parola parentale, vale a dire deglispazi vuoti, spazi necessari che sono comedei rifiuti di fronte all'intollerabile; sorge, così,un dire per il quale il discrimine tra l'avventu-ra simbolica e la ripetizione traumatica non sitrova in alcun manuale. Il soggetto che ciinterpella, pieno di dolore, colmo di cadaveri,sembra trascinarci verso una preoccupazio-ne escatologica. E tuttavia, se noi pensiamol'orrore, non è solo per rendere omaggio acoloro che hanno subito il martirio, masoprattutto per domandare ed ottenere daloro l'oracolo che guidi la nostra riflessionepermettendoci di sfuggire agli automatismidella ripetizione, e affinché essi dischiudanoper noi un domani un po' più lucido in cuipossa trovar posto la speranza».Info: [email protected]

È sufficiente il dato parziale registratolo scorso 10 dicembre a incoronare il2011 come l'anno in cui il Numero

Verde ha registrato la maggior quantità dinuovi contatti: 892. Se consideriamo che lamedia di chiamate per utente è pari a 4 e seaggiungiamo le centinaia di chiamate daparte di utenti registrati negli anni passati, ilnumero delle chiamate ricevute dalle opera-trici e dagli operatori del servizio, solo negliultimi 12 mesi, ammonta a circa 5mila chia-mate. Un anno straordinario perché iniziatocon quella che è stata definita l'emergenzanord Africa. Emblematica è la classifica deiPaesi di provenienza degli/delle utenti:Nigeria, Tunisia, Somalia, Costa d'Avorio,Eritrea. Ai tradizionali Paesi del cornod'Africa, scenari di guerre negli ultimi anni, sisono aggiunti la Nigeria - in particolare perquei ragazzi che avevano trovato rifugio inLibia prima dello scoppio della guerra - e laTunisia, un Paese fino adesso classificatosinegli ultimi posti. L'afflusso di giovani tunisinialla ricerca di una forma di protezione harichiesto un impegno straordinario del servi-zio nel monitoraggio e nell'orientamentolegale loro dedicato. Prima del decreto con ilquale il governo ha deciso di assicurare unaforma di protezione temporanea a tutti i cit-tadini del nord Africa arrivati in Italia dopo il 1gennaio e prima del 5 aprile, il Numero

Verde è stato in contatto con i ragazzi tunisi-ni che - sebbene arrivati nelle stesse condi-zioni - si trovavano in situazioni spessodiversissime tra loro: chi trattenuto nei CIE,chi nel nuovo centro di Mineo, chi nella ten-dopoli di Caserta, chi per strada. La guerrain Libia e l'attivazione di un sistema di acco-glienza gestito dalla protezione civile paralle-lo a quello dello SPRAR hanno poi assorbi-to quasi totalmente il lavoro del NumeroVerde che ha allargato la sua mappatura atutti quei territori in cui sorgono strutture - perlo più hotel - destinate all'accoglienza deirichiedenti asilo e quasi sempre prive di ser-vizi di integrazione e tutela. Il servizio ha cre-duto e crede nella necessità di tutelare ildiritto d'asilo di tutti i profughi della guerra diLibia e ha curato direttamente la proceduradi circa 40 richiedenti asilo, ottenendo il rico-noscimento di una forma di protezione nel70% dei casi. Circa il 33% degli/delle utentisono titolari di un permesso di soggiorno perrichiesta d'asilo. Seguono: altro (18,8%), tito-lari di protezione sussidiaria (12,7%), titolaridi protezione internazionale (11,3%), titolaridi protezione umanitaria di 1 anno (5,7%),formalizzazione richiesta d'asilo (5,5%), tito-lari di protezione umanitaria per 6 mesi(4,2%), diniegati (4,2%), titolari permessoper lavoro (2,2%), ricorrenti (2%), titolari per-messo per motivi familiari (0,4%). Il dato più

significativo è l'aumento della voce 'altro',che raccoglie tutti i contatti da parte del per-sonale di altri enti di tutela, dei comuni edella rete di accoglienza emergenziale exprotezione civile. Lazio, Sicilia e Lombardiasono le tre principali regioni dalle quali chia-mano gli/le utenti del Numero Verde. Il datosi spiega sia grazie alla rete territorialedell'Arci particolarmente attiva nella tuteladel diritto d'asilo sia grazie al numero deirichiedenti asilo presenti nelle singole regio-ni. Le chiamate dalla regione Lazio significa-no soprattutto chiamate da Roma, snodoprincipale per la maggior parte delle reti deimigranti, principale frontiera aeroportuale ecittà ospitante il più grande CIE d'Italia. Le chiamate dalla regione Sicilia provengo-no invece dalla totalità delle province: la pre-senza di numerosi CARA, CIE, Centri perminori stranieri non accompagnati e soprat-tutto la frontiera di Lampedusa spiegano ildato registrato. Le chiamate dalla regioneLombardia si sono intensificate con l'attiva-zione del sistema di protezione civile, il qualeha coinvolto numerosi comuni lombardi e,naturalmente, a causa della presenza nellacittà di Milano del CIE. Inoltre tutti e tre icapoluoghi sono sede di CommissioneTerritoriale per il Riconoscimento della Pro-tezione Internazionale.Info: [email protected]

2011: boom di contatti al Numero Verde per richiedenti e titolari di protezione internazionale

We care: un progetto per cercare risposte ai problemi che emergononel lavoro di presa in carico e tutela di rifugiati e vittime di tortura

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L e immagini dei fatti accaduti nelgennaio del 2010 sono ancoraimpresse nella memoria di ciascu-

no di noi. Il nome di un piccolo comunedella Calabria sulle prime pagine di tutti igiornali, anche internazionali, per moltigiorni. La comunità non vuole accettare l’accusadi razzismo, ma gli episodi cui abbiamoassistito non parlano certo il linguaggiodella solidarietà e della dignità. L’Arci, che a Rosarno ha un circolo cheporta il nome di una vittima di mafia,Giuseppe Valarioti, e un gruppo di com-pagni che a titolo volontario conduconouna attività associativa difficile e impe-gnativa, non si accontenta di trovare uncolpevole. Tutti noi vorremmo riuscire atrovare risposte efficaci alle tante doman-de che quella vicenda umana collettiva,che ci tocca da vicino, pone in primoluogo al nostro sistema democratico. Oggi, dopo due anni, va scongiurato ilrischio che si ripresentino le stesse con-dizioni che hanno prodotto quel clima equegli episodi. E poiché l’economia di

quell’area del Paese è in grande difficoltàda tanti anni e non si vedono soluzioniall’orizzonte, è necessario intervenire asostegno della comunità locale per evita-re conflitti e ingiustizie.Oggi molte cose sono cambiate, diceva-mo all’inizio. Dopo un periodo di com-missariamento, dall’anno scorso c’è unaamministrazione comunale nuova, guida-ta da un sindaco eletto democraticamen-te. Con questa amministrazione ci siamoincontrati per capire come poter interveni-re per contribuire a prevenire problemi econflitti, a partire dalle risorse del territo-rio, cercando di valorizzare quello cheesprime la società civile e la comunità diRosarno.Dall’anno scorso il comune ha predispo-sto un campo di accoglienza che dà allog-gio ad un centinaio di lavoratori. Ma sitratta di una soluzione parziale, dato chele presenze sul territorio sono già ades-so molte di più. Ci sono diversi interventi delle organizza-zioni locali e pensiamo che si possa lavo-rare per uno sviluppo dei servizi attivi,

che dia risposte a gran parte dei lavorato-ri stranieri presenti, provando ad aprire undialogo stabile con chi è oggi impegnatoin attività di lavoro stagionale o in cerca dilavoro.Proveremo a mettere in rete i servizi terri-toriali dei tanti comitati Arci che lavoranosull’immigrazione, a costruire rete con lealtre organizzazioni in modo da promuo-vere un intervento condiviso volto a pre-venire, ma anche a promuovere il territo-rio. Per questo chiederemo a tutti i soggetti,istituzionali e non, di riflettere su comesostenere sul lungo periodo un modello disviluppo del territorio che sia in grado diaffrontare la complessità dei problemi,investendo sulla qualità e sulla legalità.L’attenzione e l’interesse per i problemidei migranti non può essere disgiunto daquello per i problemi della comunità loca-le. Dopo i fatti di Torino e Firenze, questoPaese non può permettersi di lasciare irosarnesi da soli ad affrontare una situa-zione così delicata, che ci riguarda tutti.Info: [email protected]

migranti

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S i è formalmente costituita il 16dicembre l'associazione ‘Carta diRoma’ con lo scopo di dare attua-

zione all'omonimo protocollo deontologicodella professione giornalistica concernenterichiedenti asilo, rifugiati, vittime della trat-ta e migranti, sottoscritto dal ConsiglioNazionale dell'Ordine dei giornalisti e dallaFederazione nazionale della stampa italia-na. Ne fanno parte: A buon diritto, Acli,Amnesty International, Arci, Archivio immi-grazione, Asgi, Comunità di Capodarco,Centro Astalli, Cestim, Cnog, Cospe,Federazione delle Chiese evangeliche inItalia-Fcei, Istituto Paralleli, Lunaria, ReteG2 - Seconde generazioni, oltre alla Fnsi eall’Ordine nazionale dei giornalisti. Invitatopermanete è l’Unhcr, mentre Unar vi parte-cipa come osservatore.L’Associazione si prefigge di promuovereiniziative per assicurare una responsabilità sociale dell'informazione sui temi dell'immi-grazione e dell'asilo e, in generale, pergarantire il rispetto delle minoranze, la cor-rettezza dell'informazione e il superamento degli stereotipi. È un momento d'incontrotra le espressioni della società civile, lerappresentanze professionali giornalisti-

che e il mondo della ricerca.Presidente è stata eletta Tiziana Ferrario,giornalista del Tg1 e rappresentantedell’Ordine dei giornalisti, che così ha com-mentato la nascita dell’Associazione,anche alla luce dei recenti episodi di vio-lenza razzista e xenofoba di Torino eFirenze. «Con troppa leggerezza da alcunigiornali viene usata la parola ‘clandestino’,usata sbrigativamente per definire un'inte-ra categoria di persone entrate senzadocumenti nel nostro paese. Clandestino èun termine ormai negativo che viene sem-pre associato all'idea di insicurezza, diemergenza, di allarme sociale. Ma dietro aun clandestino, ci può essere un uomo ouna donna che scappa da una guerra o dauna persecuzione politica . Una personache ha bisogno di chiedere asilo e ha ildiritto di riceverlo, come stabilito dallaConvenzione di Ginevra del 1951 sui rifu-giati, firmata da 143 paesi, compresal'Italia. Oppure una persona, che pur nonessendo un rifugiato, ha bisogno di prote-zione umanitaria e non può essere rimpa-triata nel suo paese. O ancora, una perso-na finita nella rete di trafficanti di esseriumani. Sono tante le storie di dolore che si

nascondono dietro quel flusso continuo dipersone che si muovono nei continentilungo le rotte della speranza e approdanonel nostro paese, magari solo come tappadi un viaggio ben più lungo verso una vitapiù sicura. I giornalisti hanno una respon-sabilità enorme nel misurare il linguaggioche usano per non alimentare razzismo estereotipi. La neonata Associazione Cartadi Roma si pone l'ambizioso obiettivo dipromuovere nelle redazioni una responsa-bilità ancora maggiore sui temi dell'immi-grazione, dell'asilo, del rispetto delle mino-ranze. Tante le attività che saranno orga-nizzate, dai corsi di formazione all'attività diricerca, al monitoraggio dell'informazione,sino all'istituzione di premi. L'Associazione rappresenta un passoavanti rispetto alla Carta di Roma che giàesiste come protocollo deontologico conuna serie di norme a cui i giornalistidovrebbero attenersi per evitare l'uso ditermini impropri. Credo sia il momento giu-sto per unire le forze e promuovere unimpegno comune tra giornalisti, societa'civile organizzata e mondo della ricercaper dare un contributo alla crescita cultura-le del nostro paese».

Associazione Carta di Roma: un passo avanti versoun'informazione più consapevole sull'immigrazione

Rosarno due anni dopo. Tante cose sono cambiate, mamolto resta ancora da fare

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C inque eurodeputati, FrançoiseCastex et Vincent Peillon (S&D,Francia), Franziska Brantner

(Verts, Germania), Cristian Dan Preda(PPE, Romania) e Ivo Vajgl (ADLE,Slovenia), hanno sottoscritto un appello,sulla base dell'articolo 123 del Rego-lamento del Parlamento europeo, per sol-lecitare la Commissione a creare un pro-gramma Erasmus e Leonardo da Vincieuromediterraneo. In particolare nel testo sisostiene che la sponda meridionale delMediterraneo sta conoscendo un'evoluzio-ne senza precedenti che l'Unione europeadeve sostenere. Considerando quindi ilruolo fondamentale svolto dall'istruzioneper lo sviluppo della democrazia e delbenessere economico e sociale; l'impor-tanza della formazione professionale percontrastare la disoccupazione giovanile; ilsuccesso dei programmi Erasmus eLeonardo da Vinci per la costruzione euro-pea; ma considerando anche lo scarsonumero di beneficiari della componentemediterranea del programma ErasmusMundus e la mancanza di mobilità Sud-

Sud, i cinque firmatari chiedono allaCommissione e all'Alto rappresentante/Vi-cepresidente di proporre la creazione di unprogramma Erasmus euromediterraneointeso a promuovere la mobilità transnazio-nale degli studenti delle due sponde delMediterraneo. Chiedono inoltre di proporrela creazione di un programma Leonardo daVinci anch'esso euromediterraneo per pro-muovere la mobilità dei giovani desiderosidi acquisire una formazione professionaleall'estero. La dichiarazione è stata già firmata da unconsistente numero di parlamentari euro-pei, ma molta strada deve essere ancorapercorsa.La dichiarazione deve infatti raccogliere,entro tre mesi dalla sua iscrizione nel regi-stro apposito pena la decadenza, la firmadella maggioranza dei deputati che com-pongono il Parlamento per poter essereconsiderata approvata. È importante quindi che, accanto all'iniziati-va dei parlamentari europei, anche la socie-tà civile si mobiliti per sostenere la creazio-ne di uno spazio euromediterraneo per la

mobilità degli studenti e dei ricercatori.Unimed - Unione delle Università delMediterraneo - ha invitato a sottoscrivereuna petizione (attiva fino al 20 dicembre)affinché la Commissione Europea promuo-va un grande programma di mobilità per glistudenti del Mediterraneo. Il prossimo 10 gennaio 2012 Unimed è statainvitata dall'europarlamentare VincentPeillon a partecipare ad una tavola rotondaorganizzata per discutere del programmaErasmus e Leonardo da Vinci Mediter-raneo. La tavola rotonda si terrà a Bruxellespresso il Parlamento Europeo. Durante latavola rotonda il Presidente di Unimed,Domenico Laforgia, consegnerà ai rappre-sentanti della Commissione europea lefirme raccolte con la petizione. Molti studenti e ricercatori italiani hannobeneficiato di questi programmi e, con il loroampliamento all'intera regione mediterra-nea, oltre ad aumentare le opportunità e leofferte formative, si farebbe un passo signi-ficativo in avanti verso la costruzione diquella Comunità Mediterranea a cui anchel'Arci guarda con grande interesse.

internazionali

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Ormai è quasi banale dire che lo statodi emergenza in cui ci troviamo è l'in-sieme di tante e differenti crisi. La

strutturale carenza di democrazia dell'UnioneEuropea è una delle principali cause dell'in-capacità di difendersi dagli attacchi speculati-vi e di impostare politiche comuni per rico-struire benessere. A rischio, per il basso tassodi democrazia, è la stessa Unione, laceratadagli interessi nazionali. Fra le popolazionirisorge l'euro-scetticismo, e perfino l'ostilitàfra paesi. Per questo ha molto senso conti-nuare a battersi perché l'Ue riconosca il ruolo

della società civile organizzata e applichi l'ar-ticolo 11 del Trattato di Lisbona, che ricono-sce la democrazia partecipativa come ele-mento fondante del sistema. Questa è la mis-sion del Forum Civico Europeo, una rete a cuiaderiscono più di cento associazioni dell'est edell'ovest. Lavora presso le istituzioni euro-pee per il pieno riconoscimento del ruolo del-l'associazionismo, per la democrazia parteci-pativa, per l'appropriazione civica dell'Europada parte delle energie vere di cittadinanza. IlFCE, presieduto da Jean Marc Roirant dellaLigue de l'Einsegnement, ha quattro vicepre-sidenze di cui una affidata all'Arci. Coordina ilLiaison Group, la rete delle venti grandi retitematiche europee di società civile, nell'ambi-to del Comitato Economico e SocialeEuropeo, che è l'unica sede istituzionale doveè ufficialmente statuita presenza e ruolo delleassociazioni, anche se in modo insufficiente.Il Forum sta lavorando per cercare di allarga-re e rafforzare la 'rete di reti' europee, coin-volgendo anche l'associazionismo nazionalee locale, e costruendo connessione fra le retiformali, quelle informali e di movimento. Unapriorità per il prossimo anno sarà far sì che laCommissione sciolga gli ultimi nodi e dichiariil 2013 Anno Europeo dei Cittadini. In questimesi si costruirà una grande Alleanza diSocietà Civile, aperta a tutti i soggetti asso-

ciativi europei, per preparare le iniziative. Ilpercorso si realizzerà in collaborazione con ilConsiglio delle Municipalità e RegioniEuropee e prevede che nel 2013 le associa-zioni di tutta Europa, insieme agli Enti Locali,diano vita a una carovana europea della cit-tadinanza. L'anno europeo è un modo perimporre l'associazionismo sulla scena euro-pea, a fronte di una Commissione che conti-nua a interpretare il concetto di cittadinanzasolo in riferimento ai diritti individuali.Prosegue poi la campagna per lo statuto diassociazione europea, dopo che 380 parla-mentari hanno firmato l'appello del FCE eimposto così alla Commissione di affrontarela questione. Siamo quasi gli unici a non poterfondare soggetti europei - cosa che da tempoè possibile, guarda caso, alle aziende. I pros-simi incontri si terranno in occasione di even-ti europei. In marzo, a Bruxelles, ci sarà l'as-semblea per la Giornata della Società Civile;in Danimarca, a maggio, un grande forumcon mille attivisti di tutti i paesi europei che siriuniranno per un dibattito sul futuro del pia-neta e il ruolo dell'Europa in preparazione diRio+20, il vertice mondiale sullo svilupposostenibile che si terrà in Brasile a giugno. Asettembre anche Cipro ospiterà un Forumdella Società Civile.Info: [email protected]

Un appello alla Commissione Europea per l'adozione di un programma euromediterraneo Erasmus e Leonardo da Vinci

Il ministro della cultura franceseFrédéric Mitterand ha nominatoLuciana Castellina ufficiale dell'Ordinedelle Arti e delle Lettere in una cerimonia tenutasi pressol'Accademia di Francia a Roma.L'onoreficenza, andata negli anni aimportanti personalità internazionali, è stata consegnata alla presidente onoraria di Cineuropa.org per la sua attività di europarlamentare, giornalista e scrittrice che si è battutain particolare per il cinema europeo e l'eccezione culturale

OFFICIER DES ARTS ET DES LETTRES

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Rifondare l’Europa con la democrazia partecipativa

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Il 12 dicembre scorso il comitato direzionaledella Direzione generale Cooperazione allosviluppo del Ministero Affari Esteri ha delibe-rato i contributi per tre progetti presentati daArcs e dai suoi partner Italiani in Tanzania, aCuba e in Afghanistan. Si tratta di un eventoche premia il lavoro della ong e della reteArci, impegnate sui temi della cooperazioneinternazionale, dopo anni difficili e volti allagraduale, ma decisa, cancellazione dellacooperazione non governativa. Per quantoriguarda la Tanzania si tratta di un progettosulla salute materno-infantile con una com-ponente tecnica che verrà realizzata con ilcontributo dei partner italiani, PoliclinicoUmberto I di Roma e Azimut onlus e di unacomponente di sensibilizzazione e lavoro alivello di comunità di prevenzione dei com-portamenti che possano compromettere lasalute delle mamme e dei bambini. Tale pro-getto rientra nelle strategie di intervento dellaong a favore delle donne nell'Africa sub-sahariana, che la vede impegnata sulletematiche di genere anche in Mozambico eRuanda. A Cuba l'intervento ha come obiet-tivo quello di migliorare le capacità produttivedel comparto agricolo del Municipio di Pinar

del Rio, con un approccio ecosostenibile dirafforzamento del lavoro svolto in passato damolti comitati Arci, in particolar modo del ter-ritorio toscano, sulle tematiche dello sviluppolocale sostenibile. Partner italiani della pro-posta, oltre al mondo Arci, sono Legam-biente, Enea e Università della Tuscia. Dopo anni di chiusura della cooperazioneufficiale italiana verso l'isola caraibica, si trat-ta del primo progetto approvato con la riaper-tura dei rapporti diplomatici, ed è quindi unriconoscimento per il lavoro svolto dallanostra associazione. In Afghanistan, infine, si proseguirà nel raf-forzamento della società civile locale avviatocon la costituzione della rete Afgana, a cuipartecipa Arci con le maggiori organizzazionidella società civile italiana: sindacati, retiassociative tematiche, ong ed università.Con questo intervento si porranno le basi perla creazione della Casa della società civileafghana, luogo di incontro e di dibattito aper-to a tutte le organizzazioni che ha l'obiettivodi rafforzare la loro collaborazione e la lorocapacità di incidere nel processo di demo-cratizzazione del paese.Info: www.arciculturaesviluppo.it

Cuba, Tanzania e Afghanistan. Tre nuoviprogetti si avvieranno nel 2012

Diritti dei migrantinel MediterraneoL'impegno della nostra associazione a favoredei diritti, del lavoro dignitoso e della promo-zione socio-economica dei lavoratori migrantivede sempre più una dimensione internazio-nale, soprattutto nel Mediterraneo per le ovvieimplicazioni che questi fenomeni hanno nellavita di tutti i giorni sulla nostra stessa società. Nell'area mediorientale è stato appena appro-vato dall'Unione Europea il progetto Promo-tion and protection of rights of migrant wor-kers in agricultural sector in Jordan, per la pro-tezione dei lavoratori migranti nel settore agri-colo in Giordania. La Giordania è un paese diforte immigrazione dai paesi limitrofi edall'Oriente con una avanzata legislazione afavore della protezione dei lavoratori degli altriPaesi. In ambito rurale, però, tale fenomenonon è ben conosciuto anche a causa dei moltiingressi illegali e sono numerose le testimo-nianze di episodi di sfruttamento e violenze. Il progetto, realizzato in collaborazione con leprincipali istituzioni locali (ministeri, municipi,ong) che si occupano di migranti, ha comeobiettivo fornire elementi per poter megliointervenire anche in ambito agricolo a soste-gno di questa emergenza sociale. Info: [email protected]

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n. 45 20 dicembre 2011

Q uesto tormentato 2011 si chiudecon la prospettiva nuova di ridareanima e dignità alla cooperazione

internazionale non governativa espressadalla società civile italiana. Un ministro 'adhoc', che somma alla delega sulla coope-razione internazionale quella sull'integra-zione, è una sorpresa inaspettata, perchériconosce la giustezza delle ripetute richie-ste delle ong di mettere al centro della poli-tica estera la relazione tra comunità, l'at-tenzione a quell'ownership democraticatanto invocata come garanzia di cittadinan-za attiva. L'arcipelago della cooperazionenon governativa ha investito in percorsi divalutazione delle proprie pratiche di rela-zione e progettualità: sono stati attivati dalMinistero Affari Esteri tavoli di confronto suitemi dell'efficacia dell'aiuto, del rapporto tracooperazione non profit e imprese, dellaverifica della rispondenza delle scelte diindirizzo italiane ai contesti europei. I risul-tati di questo lavoro di partecipazione econdivisione non hanno 'premiato' le ongcon il sostegno al loro operato per la giu-stizia globale. I fondi destinati all'aiuto perlo sviluppo sono scomparsi dalle Finan-ziarie e nel 2012 non vi è prospettiva dinuovi 'investimenti' per pace e diritti nel

mondo. Le ong italiane sono un mondo asé nel contesto del Terzo Settore, che fati-ca da sempre a trovare luoghi certi e visi-bili di rappresentanza unitaria, preferiscefrastagliarsi in isole che però, per fortuna,negli ultimi sei mesi colloquiano di più.Questo di fronte ad una devastante politi-ca governativa che ha cancellato nellerelazioni istituzionali la presenza plurien-nale dell'Italia nel Mediterraneo, neiBalcani, che non ha risposto alle sfide peri diritti umani e l'autosviluppo in Africa eAmerica Latina.Adesso la sfida di questa parte importantedella società civile italiana ha una prospet-tiva diversa di ricostruzione della solidarie-tà e cooperazione internazionale. Prima ditutto è determinante la duplice delega alMinistro Andrea Riccardi, che viene dall'e-sperienza di Sant'Egidio nell'affermazionedi percorsi di pace, dialogo e sviluppocomunitario, evento che prefigura una piùstretta e virtuosa connessione tra la coope-razione internazionale e la questione 'mi-granti nuovi cittadini', anch'essi attori so-ciali titolati a dire la loro sulla scelta dellepriorità di intervento e sulle linee guida perun cosviluppo garantito tra i Nord e Sud delmondo. Sarà inevitabile ragionare sulla

coerenza delle politiche tutte del Paese,sulla loro vera interconnessione. Poi lariforma, perché non è più possibile mante-nere una legge (la 49/87) datata e inade-guata ai cambiamenti mondiali, non piùstrumento efficace di azione, che non aiutal'espressione della voce collettiva delle onge lascia ampi spazi ancora alla Farnesinaper modificare con 'colpi di mano' pratichedi ownership democratica. Chiediamo trop-po al nuovo dicastero? Forse, ma l'attesa èstata davvero lunga e…dolorosa. Info: [email protected]

Le nuove sfide della cooperazione internazionale

Anche quest'anno l’Arci ha realizzatoun calendario sui temi dell’impegno

antirazzista, dedicato ai giovani del Maghreb e del Mashrek, ai giovaniitaliani di origine straniera, ai profughi

della primavera araba e alle vittime del mare. Chi fosse interessato

ad acquistarlo può contattare RobertaMagni allo 06/41609506 o all’indirizzo

email [email protected]. Il costo per i comitati è di 3 euro

più spese di spedizione

CALENDARIO 2012 notizieflash

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La Federazione nazionale della stampa haespresso apprezzamento per l'impegnocon cui il sottosegretario all'Editoria, CarloMalinconico, sta cercando di muoversi inun settore in grandi difficoltà e chiamato aprofonde trasformazioni. Restano però tutte aperte le questioni rela-tive a una riforma incisiva dotata di risorseadeguate a garantire davvero il pluralismodell'informazione e del suo sistema indu-striale, oltre che le preoccupazioni per lascarsità di finanziamenti per l'immediatofuturo e per la transizione a un nuovo qua-dro di accessi e regole. è positivo che dal cosiddetto 'Fondo Letta'per le urgenze della Presidenza delConsiglio si sia deciso di prelevare sommeda destinare all'integrazione del fondo edi-toria. Una boccata d'ossigeno, di cui perònon si conosce l'esatta portata e questoimpedisce di programmare le attività per il2012, a cominciare dall'accesso al credito.Le garanzie fornite dal Sottosegretariohanno indubbiamente un peso, ma leincertezze sui contributi diretti e i contrattidi agenzie rendono sempre molto precariala situazione. Servirà un grande lavoro,

secondo la Fnsi, che non può però essereindirizzato soltanto all'individuazione di cri-teri per ridimensionare gli interventi.Ridurre la domanda di informazione delleagenzie da parte delle amministrazionipubbliche, per esempio, assume il signifi-cato di impoverire il circuito delle notizieprimarie disponibili, la sua pluralità.Sul piano degli indirizzi va comunque valu-tato positivamente che il sottosegretarioMalinconico abbia sottolineato la validitàdell'intervento pubblico per il pluralismo,dai giornali di partito alle testate non pura-mente commerciali, di cooperative, delleminoranze, di idee e per le comunità italia-ne all'estero. Tutto ciò compiendo unaseria opera di moralizzazione affinchè ifondi vadano alle testate vere, con giorna-listi veri. Intanto gli edicolanti, unici colpitifinora dalla politica delle liberalizzazioni,proclamano lo sciopero, anche perché ilprodotto che distribuiscono non è assimila-bile a quelli di carattere meramente com-merciale. Ha a che fare con l'informazione,la cultura, il diritto delle persone a formarsiuna libera opinione. Il prodotto editorialeha quindi un valore costituzionale.

cultura

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La furia dei cervelli (manifestolibri, 18€) è un libro-manifesto, ma prendete-lo come una cassetta degli attrezzi e,

soprattutto, uno spazio di dialogo e di azio-ne condivisa con quelle parti di societàmeno riconciliate con l'esistente e che siauto-organizzano per una piena cittadinan-za sociale attiva. L'idea di scriverlo a quattro mani rispondeall'intenzione di tradurre nella pratica unanecessaria spinta utopica, insieme all'irri-nunciabile esigenza di essere pragmatici eintelligenti. È nata così l'idea di una coali-zione sociale che definiamo 'consorzio diuna nuova cittadinanza' finalizzata algoverno partecipato dei beni comuni e allagestione condivisa degli spazi culturali. Questa visione l'abbiamo elaborata duran-te il 2011, quando Roma si è trasformatanel crocevia dei movimenti dei lavoratoridella conoscenza, della cultura, partesignificativa di quello che definiamo 'lavoroindipendente'. L'occupazione del Teatro Valle è una dellepunte più avanzate di un sommovimentosociale in questo mondo, per lo più invisibi-le e non rappresentato, di cui solo a Roma

vivono più di 240mila persone. Parliamo dicoloro che lavorano con partita Iva, concontratti di collaborazione, svolgono unlavoro nello spettacolo, nella formazione,nella ricerca, nel commercio; considerandoanche la fortissima presenza delle comuni-tà immigrate che lavorano nelle micro-imprese, nel lavoro domestico o di assi-stenza. Ecco il Quinto Stato!Per noi il Quinto Stato è composto dagliesclusi dalla cittadinanza, nativi e migranti:milioni di apolidi - perché non inclusi nellacittadinanza perimetrata del lavoro stan-dard - privi dei più elementari diritti sociali edi partecipazione democratica, oltre che diautodeterminazione esistenziale. Sono i soggetti entrati nel 'mercato dellavoro' negli ultimi vent'anni e svolgono unlavoro di cura e di assistenza alle persone;si applicano alle nuove tecnologie, alla tra-duzione; dal venditore porta a porta, al call-center; fino alla prestazione occasionale inmille frammentati settori. In questi anni dicrisi l'esclusione dalla cittadinanza siestende anche ai soggetti inquadrati nelleforme del lavoro tradizionale: diviene con-dizione universale, intergenerazionale, dif-

fusa. Questo progetto è anche un appello alleorganizzazioni del movimento operaio esindacale a riscoprire la tradizione solidari-sta delle cooperative, delle leghe dei lavo-ratori, dell'associazionismo sociale. Oggi, per le nuove generazioni, così comeper coloro che svolgono un lavoro indipen-dente, queste forme di partecipazione ser-vono per ricostruire un senso comune e l'a-bitudine a partecipare direttamente algoverno del tempo sociale, e dell'abitareinsieme uno spazio.Per ricostruire una cittadinanza degna peril Quinto Stato, e per tutti noi, serve istitui-re una serie di attività in collaborazione,oltre che condividere creatività, saperi,competenze, reti professionali, sociali eprogettuali. A questa impresa complessa diricostruzione della civiltà, e del sottile filodella socializzazione e dell'individuazionepersonale, può contribuire un'organizza-zione storica come l'Arci. Serve coraggio euna lucida determinazione a innovare leforme esistenti. Condividere una visionecomune è già un primo passo.Info: furiacervelli.blogspot.com

‘La furia dei cervelli’, un libro-manifesto di Giuseppe Allegri e Roberto Ciccarelli

Editoria: passi in avanti ma ancora nessuna certezza su fondi e riforme

Premio Ucca a ‘Thisis my land...Hebron’A This is my land…..Hebron di Gulia Amatie Stephen Natanson è stato assegnato ilPremio Ucca per la distribuzione nell'ambi-to della seconda edizione del Doc/it Profes-sional Award, riconoscimento alla profes-sionalità. This is my land… Hebron era tra icinque documentari in concorso seleziona-ti tra i 26 titoli finalisti votati on line tramitela piattaforma www.italiandoc.it. Il film do-cumentario, realizzato nel 2010, è un dram-matico racconto su Hebron, l'unica città deiterritori occupati in cui vivono dei coloni,600 per l’esattezza, protetti da 2000 solda-ti. Nel 1967, dopo la guerra dei sei giorni ela schiacciante vittoria militare di Israele, ungruppo di 30 coloni israeliani decise di tra-sferirsi nella città per riprendere possessodi quella che consideravano parte impor-tante della Terra Promessa. Il film raccontala guerra quotidiana che da allora si com-batte a Hebron, una guerriglia fatta di sputi,calci, selciate e insulti di bambini controbambini, donne contro donne, famiglie con-tro famiglie. Nel film, gli abitanti di Hebronimpegnati a cambiare le sorti della cittàspiegano le ragioni della loro lotta.Info: [email protected]

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«I l morso del più. Dobbiamo senti-re il morso del più» continuava aripeterci don Luigi Ciotti nelle

intense giornate degli Stati Generalidell'Antimafia, organizzati da Libera aRoma un paio di anni fa. Quelle parole cele siamo portate dentro in questi mesi e cihanno guidato nella stesura della pro-grammazione delle attività della Fon-dazione Angelo Frammartino per il prossi-mo anno.Non ci siamo quindi limitati a confermare leprincipali attività che ormai contraddistin-guono il nostro quinquennale impegno inItalia e all'estero sui temi della pace, dellanonviolenza e della solidarietà verso i piùdeboli, della legalità. Abbiamo provato ad andare oltre, acco-gliendo con grande entusiasmo la sfidache il 2012 ci presenta: la realizzazionedella Casa della Pace Angelo Frammartinoa Monterotondo (RM). Questo evento, atteso da tempo, è pienodi aspettative e rappresenta un'occasionedi crescita per tutti noi.

La programmazione per l'anno 2012 nonha potuto non tener conto di questa gran-de novità. Vorremmo infatti che la Casadella Pace diventasse un punto di riferi-mento per tutte le istituzioni, i volontariimpegnati nel terzo settore e le realtàassociative che insistono sul nostro territo-rio. Il coinvolgimento e la partecipazione digiovani alla vita e alle attività dellaFondazione e nella prossima Casa dellapace saranno un nostro preciso obiettivo.Per quanto riguarda le attività previste perl'anno 2012, di seguito, in sintesi, sonoriportate le principali iniziative che sonostate discusse in diversi momenti travolontari e responsabili di progetto, portan-do a definire una proposta di piano opera-tivo annuale, discussa nell'Assembleadello scorso 17 dicembre 2011.Le priorità individuate sono: il consolida-mento di percorsi di educazione alla pacecon le scuole, con riferimento alla retedegli istituti comprensivi scolastici e dellescuole secondarie del comprensorio diMonterotondo; la conferma delle borse di

studio destinate a giovani laureati perricerche sui temi della pace, dei diritti, dellalegalità; le giornate di pace e solidarietàdel FrammaDay che ormai, per almenouna settimana, coinvolgono migliaia emigliaia di giovani, che avranno inizio conl'incontro pubblico del 28 aprile e si con-cluderanno con il tradizionale concertoprevisto nel 2012 per il 5 maggio; il proget-to di inclusione sociale Cento aquiloni perla pace rivolto ai bambini del villaggio romdi via Novara a Milano; il Premio AngeloFrammartino a Caulonia (RC), divenuto unappuntamento fisso tra le iniziative estivein Calabria, che il prossimo anno avrà untaglio internazionale: sarà associato infattiad un campo di volontariato estivo cui par-teciperanno decine di ragazzi provenientida diversi paesi europei e dalle terre diPalestina ed Israele; infine, la partecipa-zione alla Giornata Mondiale per la Pacedel 21 settembre insieme agli amici israe-liani e palestinesi del Parents CircleFamilies Forum.Info: www.angeloframmartino.org

S i è conclusa la due giorni di assem-blea nazionale delle studentesse edegli studenti promossa dalla Rete

della Conoscenza. «Quando il nemico èmolto forte non basta vincerlo. Bisognasaper sognare un mondo nuovo»: questolo slogan scelto dai 270 partecipanti chehanno preso parte all'iniziativa, provenientida tutt'Italia, in rappresentanza dei nodilocali dell'Unione degli Studenti, di Linkcoordinamento universitario e altri collettivie associazioni studentesche radicate nellegrandi metropoli come nei piccoli paesi.Una partecipazione certamente inedita nonsolo nella quantità, ma anche nella qualitàdell'analisi espressa nel corso dei due gior-ni di confronto, per capire come ripartire inuna fase molto difficile, segnata dal gover-no tecnico Monti e dall'inasprirsi di politi-che per l'austerity. Al centro della discussione dell'Assembleala necessità di riavviare una grande stagio-ne di opposizione sociale capace di inter-rompere il massacro sociale in corso erifiutare manovre economiche inique,recessive, che non fanno altro che alimen-tare la dinamica speculativa.

Nei 13 workshop svoltisi nel corso dellaprima giornata si è discusso di molti temilegati alla realtà delle nostre scuole, dellenostre università, della nostra vita quotidia-na nelle città. Dall'Altrariforma della scuolaa quella dell'università, da come renderescuole e università ecosostenibili alla tute-la dei diritti degli studenti in stage, dallepolitiche sul welfare degli Enti Localinecessarie per rendere effettiva la cittadi-nanza studentesca all'attualità di una cam-pagna antimafia nei nostri luoghi di forma-zione. Si è discusso molto anche di lavoroe precarietà, un tema sicuramente all'ordi-ne del giorno. «Rifiutiamo lo scambio, proposto dal mini-stro Fornero, tra qualche garanzia fasullaper i giovani precari in cambio di tutti i dirit-ti dei nostri padri - dichiara Claudio Riccio,Portavoce nazionale della Rete dellaConoscenza - per questo, se il governovuole strumentalizzarci per smantellare idiritti dei lavoratori e imporre il contrattounico precario, rispondiamo con lo sloganche urlammo anni fa contro la guerra inIraq: Not in my name, non nel nostronome». Di fronte al rumoroso silenzio della

politica italiana e mondiale gli studenti e lestudentesse sono pronti a riprendere paro-la e a costruire assieme e dal basso unnuovo modello di scuola ed università perun nuovo modello di società, di economiae di sviluppo.Per questo l'11 febbraio saremo a Roma inpiazza con la Fiom in una grande mobilita-zione che rappresenterà e solo l'inizio diuna dura lotta alle politiche di austerity e diprecarizzazione del lavoro, per rifiutareuna dinamica da guerra tra poveri, tra lanostra generazione e i presunti 'garantiti'che in realtà non sono tali. Davanti all'assenza di discontinuità ormaievidente in tutto, se non nello stile, daparte di questo Governo abbiamo deciso diaffermare le nostre priorità su scuola, uni-versità, welfare e lotta alla precarietà in unarticolato documento.

‘Quando il nemico è molto forte non basta vincerlo.Bisogna sempre sognare un mondo nuovo’

Nel 2012 apre la Casa della Pace Angelo Frammartino

C’è tempo fino al 22 dicembre perconcorrere al Premio Tv per il

giornalismo investigativo dedicato a Roberto Morrione, istituito

per sostenere i giovani giornalisti fino ai 35 anni di età

Info: www.premiorobertomorrione.it

PREMIO MORRIONE

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n. 45 20 dicembre 2011

Un articolo di Riccardo Laterza, dell’esecutivo nazionale della Rete della Conoscenza

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Era il novembre del 2001, pochi mesi dopoquel crollo delle Torri gemelle che avrebbecambiato la nostra percezione del mondoda lì in avanti. Centotrenta e rotti Paesi siincontrarono a Doha, in Qatar, per rilancia-re una delle agende di liberalizzazione deimercati più ambiziose dalla nascita dell'Or-ganizzazione Mondiale del Commercio.Dopo il fragoroso fallimento del MillenniumRound, il ciclo negoziale del Millennio che,a Seattle nel dicembre 1999, avrebbedovuto mettere sulla via del libero mercatoanche i Paesi più riottosi, si decise che ilclima di cooperazione internazionale natocon l'attentato di Ground Zero avrebbecreato le basi per un nuovo tentativo. Fu chiamato ‘Doha Round’, o ‘Round per losviluppo’, e vide la luce alla 4° ConferenzaMinisteriale della Wto o, meglio, un giornodopo la sua chiusura programmata nelmomento in cui una parte delle delegazionidei Paesi del Sud del mondo era su unaereo per tornare sul suolo patrio. Il Doha Development Round ha un'agendanegoziale molto ambiziosa, che mette lemani su molti settori dell'economia come iservizi, i diritti di proprietà intellettuale, l'a-

gricoltura, ma anche su quei temi general-mente definiti come ‘Singapore issues’ ecioè appalti pubblici, investimenti, agevola-zioni al commercio e politiche della concor-renza. Un numero infinito di commi, codicil-li e documenti che nei fatti ha impantanatoi lavori della Wto in un clima di veti con-trapposti che ha trasformato il Doha Roundnel più lungo ciclo mai negoziato almenofinora, visto che deve ancora essere com-pletato. Si è passati per la ConferenzaMinisteriale successiva, quella di Cancunnel 2003, crollata sotto il peso delle rivendi-cazioni dei Paesi del Sud del mondo,soprattutto africani, che rifiutarono l'imposi-zione dei Singapore issues e chiesero giu-stizia per il mercato del cotone. Procedettenel 2005 ad Hong Kong e nelle Ministerialisuccessive di Ginevra del 2009 e del 2011,ma senza procedere di un passo.L'obiettivo di un ‘early harvest’, cioè di otte-nere liberalizzazioni puntuali su capitolispecifici procedendo per consenso, non èriuscito neanche a Ginevra. Il multilaterali-smo è in crisi, ma le forze pro-mercato chespingono per i loro interessi stanno già tro-vando altri percorsi per vederli soddisfatti.

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Ginevra, 17 dicembre. Rue de Varem-bé è a una decina di minuti a piedi daRue de Lausanne, sede storica

dell'Organizzazione Mondiale del Commer-cio (WTO) e nell'omonimo Centro congressisi tiene l'Assemblea plenaria e della sua otta-va conferenza ministeriale alle battute finali.Nei macroschermi calati per l'occasione nellasala principale il primo piano di Pascal Lamy,direttore generale oramai in scadenza, na-sconde amarezza, nonostante le retorica del‘successo’ di questa ulteriore, inutile paratainternazionale. Pascal Lamy e il Doha Roundsono cresciuti praticamente assieme, lui neha accompagnato gli sviluppi e le delusioni elui difficilmente entrerà negli annali di Rue deLausanne come ‘levatrice’ del nuovo accor-do, nonostante le sue aspirazioni espressealla stampa alcuni mesi prima, all'ultimoPublic Forum. Eppure, in questa fredda tregiorni ginevrina, qualcosa si è mosso, seppurlentamente. C'è una mutazione genetica cheparla di accordo tra alcuni in un contesto mul-tilaterale, per la prima volta si mette in di-scussione la logica del consenso in modoesplicito, consentendo ad una ‘coalizione divolenterosi’ di circa 24 Paesi, tra cui StatiUniti ed Unione Europea, di trovare un accor-

do sugli appalti pubblici. La quadra, anche setra pochi, è trovata e l'effetto potrebbe esse-re quello di smuovere i Paesi anche più riot-tosi agitando la paura dell'esclusione da unmercato potenziale. È la istituzionalizzazionedei gruppi di affinità, e non più come blocchidi interesse che giocano sul tavolo negozia-le, ma come parte sostanziale di una WTO ‘adue velocità’ dove chi non ci sta viene esclu-so. Con la benedizione del segretariato. C'èun'altra parola che aleggiava per le strade diGinevra ed è ‘protezionismo’, soprattuttodopo gli appelli del G20 di Cannes e dellostesso direttore Lamy a fine novembre. Ècosì che nasce il ‘Pledge against protectio-nism’, sostenuto da Australia, UnioneEuropea, Giappone, Stati Uniti e Canada macon l'appoggio di diverse altre delegazioni:niente limiti alle esportazioni, né battute d'ar-resto all'apertura dei mercati, perché la crisisi supera solo con le liberalizzazioni. Chesignifica, diremmo noi, togliere spazio politicoall'azione dei Governi in un momento in cui ladirezione dovrebbe essere quella di ri-regola-mentare i mercati, non di deregolamentarli.Tutto ciò non riguarda solamente lo scambiodi merci, ma anche il negoziato sui servizi,anche quelli finanziari (il negoziato è il GATS,

General Agreement on Trade in Services),una prospettiva esattamente opposta rispettoa quello che viene richiesto non solo daimovimenti che si occupano di giustizia nelcommercio, ma anche da quella Commis-sione Stiglitz che solo alcuni anni fa negli StatiUniti mise le mani nelle cause della peggiorecrisi finanziaria degli ultimi ottant'anni, propo-nendo come via d'uscita regole e controlli. Laliberalizzazione del commercio internaziona-le non è più la panacea di ogni magagna,soprattutto sui temi dello sviluppo e della lottaalla povertà. E la parola è di Olivier De Schutter, rappor-teur speciale delle Nazioni Unite per i dirittiumani che in una recente pubblicazione hasottolineato come un approccio ‘market-friendly’ abbia fallito clamorosamente e comela WTO sia l'organizzazione meno adatta pertrattare di sovranità alimentare. Lamy s'è irri-gidito, ma il dado è tratto. Le voci che si leva-no per un ridimensionamento della WTO edelle sue ambizioni di condizionare il mondosono sempre più diffuse. E la conclusione della Ministeriale ginevrinadimostra che forse è venuto il momento di unsuo forte, ed immediato, ridimensionamento.Info: [email protected]

WTO: si va verso un suo ridimensionamento

Breve storia del Doha Round Un tribunale perimporre le decisioniNasce il 1° gennaio 1995 come principalerisultato dell'Uruguay Round, inaugurato aPunta de l'Este nel 1987. È figlia del GATT,il General Agreement on Tariff and Tradeche dal 1949 governa gli scambi commer-ciali di mezzo mondo, ma ne implementa ene completa il profilo, aumentando espo-nenzialmente i temi di cui si può occuparema istituendo addirittura un tribunale, chia-mato Dispute Settlement Body (DSB)capace di imporre ai Paesi le decisionidell'Organizzazione attraverso l'imposizio-ne di ritorsioni commerciali. Non è la prima volta che appare un similetribunale, basti pensare a quello progettatoper l'accordo Nafta tra Canada, Usa eMessico (sebbene con alcune differenze),ma il suo inserimento nella Wto fa di que-sta una delle più invasive tra le altreOrganizzazioni internazionali spesso inca-paci di far rispettare le proprie direttive.Basterebbe pensare alla difficoltà di farottemperare gli impegni presi in sede Onu,per esempio all'interno dell'UNFCCC sulcambiamento climatico, o dell'OIL per idiritti del lavoro. Un vero e proprio squili-brio nella governance internazionale.

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Il Forum Nazionale del Terzo Settore hapresentato la scorsa settimana uno stu-dio, coordinato dal professor Cristiano

Gori, sul possibile impatto degli interventisulle politiche assistenziali e sociali aseguito dell'introduzione della cosiddetta‘delega assistenziale’ (Ddl 4566) varata dalprecedente governo.Tale provvedimento ha come primo obietti-vo quello di ‘fare cassa’, originando rispar-mi sul fronte assistenziale per ben 4 miliar-di di euro entro il 2012 sino ad arrivare a 20miliardi di euro nel 2014, apportando tagliulteriori ad un comparto dal quale già leprecedenti manovre hanno tolto risorsecon tagli alle Regioni e ai Comuni per i ser-vizi. Questo significa continuare a colpireun settore, quello sociale, fino a pocotempo fa ritenuto sotto-finanziato. Infatti, il Fondo nazionale per le politichesociali è sceso dai 697,6 milioni di euro del2008 ai 218 milioni nel 2011. Inoltre, comedimostrano i dati degli altri paesi europei,l'Italia spende nettamente meno nei settoridella non-autosufficienza - anziani e adul-ti disabili - della famiglia e maternità e dellapovertà.

L'attuale riforma proposta è dunque ineffi-cace e ingiusta. Da un lato, non producerisparmi significativi, che non supererebbe-ro, pur con interventi dolorosissimi, i 1.591milioni di euro nel 2013 e i 2.325 milioni dieuro nel 2014; dall'altro va a colpire quellefasce di cittadini più fragili e già pesante-mente gravate dai tagli alle politichesociali.Inoltre, nel nostro Paese sta cominciandouna vera e propria crisi dei servizi e ladelega non fornisce alcuno strumento peraffrontarla e, più in generale, dedica un'at-tenzione solo marginale alla rete dei servi-zi di welfare sociale. Nell'insieme, mentrel'ultimo decennio ha visto l'offerta di serviziaumentare e iniziare a colmare le proprielacune, la fase più recente ha segnato l'ini-zio di un momento di difficoltà destinato adaggravarsi rapidamente. Tale difficoltà èaccentuata dal fatto che i bisogni aumenta-no costantemente (invecchiamento, impo-verimento) e che - seppure incrementata -l'offerta di servizi risulta comunque inade-guata in gran parte del Paese. Un altro aspetto da valutare riguarda ilmodo in cui la delega si colloca rispetto

all'evoluzione storica del welfare sociale inItalia. Il disegno di legge è stato sinora di-scusso solo con riferimento ai suoi conte-nuti. Nel nostro paese, durante la ‘Se-conda Repubblica’ del sociale (1996-2011)- ad eccezione della legge quadro328/2000, la cui attuazione è stata tuttaviaparziale - a livello nazionale sono mancateriforme incisive atte a ridisegnare l'inter-vento pubblico in materia. La delega assistenziale non produce quin-di una discontinuità con la gestione passa-ta ma, al contrario, ne dilata gli aspetti cri-tici attraverso una sorta di delegittimazioneculturale del settore ed effettuando ulterio-ri tagli. Info: [email protected]

Lo studio sulla delega assistenziale e sul futuro delle politiche sociali in Italia

Due quesiti algoverno MontiDue sono gli interrogativi prioritari da sotto-porre al Governo Monti: l'attuale Esecutivovuole cancellare la delega o, invece, por-tarne avanti l'iter? Si tratta di una sceltapreliminare a tutte le altre che potrà com-piere nel welfare sociale, che definirà ilperimetro dentro il quale prenderà formal'azione governativa in materia. Se anchedecidesse di non portarla avanti, quali posi-zioni intende assumere sui temi posti dalladelega? La delega infatti solleva questioniineludibili sulle quali il Governo deve riflet-tere bene: criteri di accesso, lotta allapovertà, crisi dei servizi, ruolo delle presta-zioni monetarie e altri ancora.Il Governo Berlusconi aveva previsto chequalora la delega non fosse stata attuata, irisparmi dovevano essere ottenuti attraver-so tagli lineari dei regimi di esenzione,esclusione e favore fiscale del 5% nel 2012e del 20% a partire dal 2013. La Manovra del Governo Monti, invece,agisce sulla clausola di salvaguardia abro-gando i tagli lineari delle agevolazioni fisca-li e sostituendoli con l'aumento delle ali-quote Iva di 2 punti dall'ottobre 2012 e di unulteriore mezzo punto nel 2014.

Secondo l’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale dell’Italia,

l’occupazione nella fascia 15-24 anni è del 20,4% (la media Ue è del 34,1%)mentre nella fascia 25-29 è impiegato

il 58,8% (la media Ue è del 72,2%)

RAPPORTO CENSIS

notizieflash

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n. 45 20 dicembre 2011

I dati, le analisi e gli argomenti prospettatinel rapporto Il welfare di domani? La dele-ga assistenziale e il futuro delle politichesociali in Italia portano a dire che la propo-sta di riforma non solo è metodologica-mente discutibile - appare più fondata supreconcetti e pregiudizi che su reali edeffettivi dati di conoscenza, orientata a‘fare cassa’ piuttosto che a riformare perrispondere alle nuove esigenze e ai dirittidei cittadini in una società in forte cambia-mento - ma nel merito è inutile e social-mente ingiusta. Fare cassa sul settore del-l’assistenza, con tagli ulteriori che vanno asommarsi ad altri precedenti e già forte-mente discriminanti, non è più sostenibile.Il Forum Nazionale del Terzo Settore chie-de di entrare nel pieno merito di questaquestione e che venga aperto un tavolo diconfronto con le parti sociali e le Istituzioniper contribuire a trovare soluzioni alternati-ve che siano sostenibili sia sotto il profiloeconomico che sociale. Soluzioni chegarantiscano la tenuta del Paese e la suacoesione. È necessaria una visione di prospettivache veda il protagonismo della società civi-

le, fondato sul principio di sussidiarietà,che allarghi risorse ed opportunità per lepersone e le famiglie, a partire da quelle incondizione di maggiore fragilità. È neces-sario quindi un riordino della spesa e cheal più presto vengano reintegrati i fondi chefinora sono stati tagliati.Sulla base delle analisi compiute, il ForumNazionale del Terzo Settore chiede chevenga cancellata la delega di riforma delsettore socio-assistenziale (articolo 10della complessiva delega fiscale-assisten-ziale) e che si dia l'avvio ad una riforma delwelfare sociale. Quattro potrebbero esserele prime direttrici di una riforma che guardicon particolare attenzione alla valorizza-zione della famiglia, all'integrazione dellepolitiche e all'avvio del processo di defini-zione dei livelli essenziali: revisione Iseeper garantire maggiore equità; riforma del-l’indennità di accompagnamento per lacostruzione di un sistema di long termcare; piano di contrasto alla povertà per unwelfare più inclusivo ed attivante; sviluppodi interventi e servizi socio educativi persostenere le famiglie con figli minori.Info: www.forumterzosettore.it

La proposta di riforma è orientata a ‘farecassa’, inutile e socialmente ingiusta

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L a manovra del governo Monti nonsoddisfa le aspettative di svolta versol'equità e la sostenibilità auspicate da

Banca Etica, che da oltre 13 anni lavora perpromuovere un diverso modello di finanza alservizio dell'interesse collettivo. È necessario trasformare la crisi in opportu-nità per rilanciare nel nostro Paese un siste-ma economico, sociale e fiscale che siafinalmente caratterizzato da equità, legalitàe trasparenza. Ecco alcune delle misure cheBanca Etica si augura possano ancoraessere introdotte con successivi provvedi-menti: spese militari - è inspiegabile la scel-ta di spendere 15 miliardi per l'acquisto dicacciabombardieri, mentre si tagliano welfa-re e servizi sociali; lotta a evasione, lavoronero, corruzione e proventi delle mafie - l'e-vasione fiscale in Italia supera i 150 miliardidi euro l'anno. Se a questa sommiamo illavoro nero, la corruzione, i proventi dellemafie, si scopre che circa 500 miliardi dieuro l'anno sfuggono al fisco. È necessaria

un’azione di contrasto più incisiva; regola-mentazione della Finanza - lo strapoteredella finanza distrugge l'economia reale econdiziona le scelte dei Governi. Prov-vedimenti devono essere adottati a livellointernazionale, ma molte cose si possonofare anche a livello di singole nazioni. Èpositiva la dichiarazione di Monti a favoredell'introduzione di una tassa sulle tran-sazioni finanziarie. Il Governo deve anchechiedere all'Autorità Bancaria Europea dirivedere le nuove regole sulla capitalizzazio-ne delle banche, pena l’ulteriore riduzionedel credito, con gravissimi danni per famigliee imprese; un sistema fiscale più equo - inItalia, nell'ultimo ventennio dello scorsosecolo, 120 miliardi di euro sono stati trasfe-riti dai lavoratori ai profitti. Occorre invertirela tendenza, smettere di tartassare i redditidi chi lavora e produce; acquisto forzoso diBTP per i grandi patrimoni - sono necessa-rie misure per ridurre il peso degli interessida pagare sul debito e per sottrarlo alla spe-

culazione dei mercati internazionali. Unaproposta può essere l'acquisto forzoso diBTP a un tasso calmierato, legato all'infla-zione o ad altri parametri. L'Italia è uno deiPaesi con il maggiore debito pubblico, maanche con il maggiore risparmio. L'idea èquella di imporre ai grandi patrimoni l'acqui-sto di un'emissione di BTP a un tasso supe-riore all'inflazione, ma nettamente inferiore aquelli attuali, dettati da logiche speculative.Questa emissione andrebbe a rifinanziare ildebito, diminuendo il monte interessi; capi-tali scudati - l'imposta sui capitali scudati puòe deve essere maggiore; incentivi per l'as-sunzione di giovani e donne - la manovracontiene qualche misura a riguardo, ma ènecessario fare di più. Accanto alle misuredel Governo serve una forte presa dicoscienza da parte dei cittadini che devonoimparare a indirizzare i propri risparmi, nonalimentando la speculazione, ma finanzian-do imprese reali, che producono beni e ser-vizi necessari e creano occupazione.

manovrafinanziaria

arcireport

N on ci è dato sapere il mestiere dellozio di Bonanni, ma sicuramentesono più conosciute le provenienze

dei ministri del nuovo governo. La manovrache, secondo le dichiarazioni di Monti,dovrebbe essere approvata entro Natale,ammonterà a regime nel 2014 a circa 48miliardi di euro, quasi il 2,5 per cento del PILattuale. Analizzata nei suoi provvedimentiprincipali, appare subito evidente che lerisorse vengono in gran parte recuperatedalle fasce di popolazione economicamentee non solo più deboli. Ma non basta. Lamanovra viene considerata da molti ancherecessiva. Il sito di economisti lavoce.infointitola un articolo di Sergio de Nardis: ‘Saràrecessione. E sarà grave.’ La CGIA di Mestrecalcola che la pressione fiscale aumenterànel 2014 fino al 44,1%. «Iniqua e recessiva»sono le parole usate da Susanna Camusso,a commento del provvedimento, ed è difficilenon condividerle: quasi tutti i sondaggi indi-cano che più del 60% degli italiani la pensa-no allo stesso modo. Non essendo previstauna vera patrimoniale, auspicata da molti, ilpeso ricade sui soliti noti. È quindi importan-te approfondire, senza pregiudizi ma conattenzione, i principali provvedimenti. Lamanovra produrrà per il 60% nuove entrate eper il 40% agisce sulla riduzione della spesa,anche grazie alla progressiva privatizzazionedi società come Eni, Enel, Terna,

Finmeccanica, un vero piano di dismissionidelle partecipazioni azionarie dello Stato e dienti pubblici non territoriali. Dovrebbe inoltrecontribuire alla riduzione della spesa anche iltaglio ai costi della politica, per ora poco inci-sivo. Nel capitolo relativo alle entrate, il tagliodelle agevolazioni fiscali peserà in particola-re sulle economie familiari medio-basse. Considerando la quantità di working poors,forte è il timore che aumentino i nuovi poverianche tra le famiglie del ceto medio, spessodestinatarie di quelle agevolazioni. Stessodiscorso per l’aumento delle aliquote IVA del4%, tra l’altro molto legate al mondo dellaproduzione artistico-culturale, a noi vicino.Anche la reintroduzione del ticket di 10 eurocontribuisce a spostarne il peso verso i piùdeboli. Se aggiungiamo i provvedimenti suIci e previdenza, è ancor più evidente chipagherà la crisi, con una sottolineatura perdonne e giovani precari, in un Paese in cui lapercentuale di giovani disoccupati, già tra lepiù alte d’Europa, è in costante aumento. Sepoi pensiamo all’ulteriore stretta sui Patti diStabilità per gli Enti Locali, tremiamo all’ideadi cosa accadrà alle politiche sociali e cultu-rali di Regioni e Comuni. Avremmo volutovedere un netto cambio di rotta rispetto allericette finora seguite in Italia e in Europa peraffrontare la crisi che è economica, maanche culturale e sociale. Crisi di degenera-zione delle relazioni umane e sociali delle

nostre comunità, col rischio - e lo stiamovedendo - di pericolosi scivolamenti verso laguerra tra poveri, la paura del diverso, il raz-zismo...Ci sarebbe piaciuto scommettere su politichedi sviluppo attente alla cura dei Beni Comunie alla loro pubblicizzazione, agli investimentisulla messa in sicurezza del territorio e delpaesaggio. La rigenerazione urbana, l’inve-stimento sulla sicurezza ambientale dellenostre città, la valorizzazione dei territori,delle eccellenze presenti, le imprese artigia-ne e contadine. Fuori dalla retorica dellagreen economy, ma con scelte che in altriPaesi europei rappresentano il simbolo diuna riconversione ambientale dell’economia,che inizia a produrre salute generale e occu-pazione. Ed ecco allora che diventa basilarecapire quanto la nostra associazione, soprat-tutto i nostri circoli, siano fondamentali inquesta fase, da un lato come presidi di socia-lità solidale, dall’altro come laboratori di cam-biamento, sia di stili di vita e pratiche di con-sumo, sia soprattutto di nuova economia,alternativa, no profit, ma inseriti nel più gene-rale contesto profit, che però deve cambiareanch’esso: non alla ricerca di una ‘umaniz-zazione’ di questa economia, ma verso lapratica di una altra economia, più solidale,più giusta, che protegga l’ambiente e di chilo abita. Info: [email protected]

Una manovra iniqua e recessiva

Banca Etica, delusa dalla manovra, chiede una svolta verso un modello economico e sociale più equo e sostenibile

n. 45 20 dicembre 2011

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Un capannone industriale trasformato in luogodi aggregazione: a Potenza nasce '800 Lucano

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Italia e debitoPALERMO - Al Malaussène il 21dicembre alle 19 si terrà il terzoincontro del seminario Le due

dimensioni della crisi: finanza ed eco-nomia reale; possibili scenari e misureconcrete. Tema dell’incontro saràL’Italia nella morsa del debito, ne par-lano i docenti Alberto Lombardo eNicola Romana, con la partecipazionedelle realtà attive sul territorio: libreriaGaribaldi, Laboratorio Zeta, Link circo-lo Arci Monreale, Malaussène,Mutazioni e per quest'incontro il collet-tivo Senza Tregua.Info: www.associazionemalaussene.it

La comugne al Mis(s)KappaUDINE - Al Mis(s)Kappa il 21 dicem-bre alle 21 verrà presentata la rivistaletteraria in friulano La comugne. Allaserata saranno presenti l'editoreAlessandra Kersevan, il curatore PaoloCantarutti ed alcuni autori comeGianfranco Pellegrini, Carli Pup,Checo Tam e DJ Tubet, che spazieran-no fra interventi, reading e freestyleper raccontare l'ultimo numero dellarivista, dedicato interamente alla rivol-ta friulana del 1511. Ingresso riservato

ai soci Arci.Info: misskappa.wordpress.com

I riti settennali guardiesiGUARDIA SANFRAMONDI (BN) - Il22 dicembre a partire dalle 17 nellachiesa dell'Ave Gratia Plena, il circoloArci Doxa, in collaborazione con gli stu-denti del Liceo Scientifico guardiese,con la redazione di Senza Filtro (gior-nalino scolastico dello stesso Liceo) econ l'associazione culturale Tre Torri,presenterà un documentario sui riti set-tennali guardiesi. Nella pellicola, iragazzi espongono le loro opinioni suiriti, le motivazioni per cui hanno presoparte alla manifestazione religiosa e lesensazioni che hanno provato nel par-teciparvi.Un importante contributo saràdato dagli ospiti della serata, PadreFilippo di Lonardo, Enza Nunziato,Carlo Labagnara, le cui analisi sarannoargomento del successivo dibattito.Info: [email protected]

Echi Barocchi a PalianoPALIANO (FR) - Il 29 dicembre alle18.30 si conclude il Festival Echibarocchi promosso dall’Arci Palianocon il contributo della Regione Lazio,

Assessorato alla Cultura, Arte e Sporte il patrocinio della Provincia diFrosinone e del Comune di Paliano.Appuntamento con Il Barocco nei cantidel Natale in Europa, concerto di musi-che popolari di autori vari, per organoe voci, eseguite dal maestro Giancarlodelle Chiaie e da alcuni componentidel coro della Cappella musicaleEnrico Stuart Duca di York, di Frascati.Info: [email protected]

Facciamo che io eroCUSANO MILANINO (MI) - Al circoloAgorà primo appuntamento il 7 gen-naio con Facciamo che io ero, viaggionell’universo teatrale attraverso diverseforme di narrazione. Al centro l'impor-tanza di raccontare storie e condivide-re esperienze attraverso l'incontro e l'e-vento teatrale. Ogni appuntamento èstrutturato in due momenti: prima unadimostrazione di lavoro/spettacolo, poiun laboratorio in cui gli spettatori,accompagnati dagli attori, possanomettersi in gioco in prima persona. Il 7gennaio alle 15.30 I duoi capitani: tragare di cortesie, musica, scenari e lazzidella commedia dell'arte si svolge unastoria travolgente e dalla singolare

forza espressiva.Info: www.agoracircolo.it

Fiabe a teatroPRATO - Continua per tutto il mese digennaio la rassegna di teatro perragazzi promossa dall’Arci di Prato incollaborazione con i propri circoli daltitolo Fiabe a teatro. Il 14 gennaioappuntamento con Fritti cotti e piattirotti del Teatrino Insideout al circolo diSan Paolo; il 15 gennaio Far ridere èuna cosa seria dell’Ottone clown’sband presso il circolo Rossi a Vaiano.Gli spettacoli iniziano alle 17, il costodel biglietto di 5 euro comprende unbuono sconto per l’acquisto di libripresso la libreria Il gufo a Prato. Perinformazioni sul programma e per leschede sugli spettacoli consultare il sitodi Arci Prato.Info: www.arciprato.it

Cinecentrum a LegnagoLEGNAGO - Per il cineforum legna-ghese presso il Cinecentrum, appunta-mento il 21 e 22 dicembre con Theconspirator di Robert Redford. Trespettacoli, alle 17, 19.30 e 22.Info: [email protected]

Notizie Brevi

N onostante i tempi bui che stiamoattraversando, nonostante le dif-ficoltà che si presentano nel far

nascere una nuova struttura destinata atrasformare un capannone industriale in

un suggestivo luogo di aggregazione,nonostante tutto ci siamo riusciti, omeglio ci sono riusciti, i componenti di ungruppo che ha dato vita a '800 Lucano,l'ultimo nato in casa Arci Basilicata, a Po-tenza. Lo scorso 15 dicembre è statoinaugurato il nuovo circolo Arci dedicatoalla promozione sociale, alla cultura eno-gastronomica, alla musica, al teatro, alcabaret. Dopo il Caffè Letterario, attivissi-mo a Potenza da oltre un anno, continual'impegno dell'Arci nella creazione dispazi realizzati per consentire ai cittadinidi fruire del proprio tempo libero condivi-dendo insieme passioni, idee, creatività. I circoli Arci, ricordiamolo a noi stessi,sono ancora luoghi di gestione collettivadelle attività dedicate alla cultura, allasolidarietà, all'informazione, ai dibattiti,allo stare insieme, alla promozione delvolontariato e della cittadinanza, dellapartecipazione, dell’inclusione e dellacoesione sociale, all’affermazione dellalegalità e della lotta alle mafie.Quando poi l’apertura di un nuovo spaziodedicato alla socialità si realizza nel suddel paese, la cosa ci dà un ulteriore moti-

vo di orgoglio e soprattutto speranza.Gianfranco Senesi, presidente del circo-lo, appassionato di tradizioni storichelucane, negli ultimi tre anni ha raccolto ingiro per la Basilicata tegole, mattoni, por-tali in pietra, vecchi portoni, cancelli, rin-ghiere, travi in legno, tutto materiale ‘vec-chio’ dismesso, che ha trovato nuova vitanel rivestire le anonime e grigie pareti diun capannone industriale, trasformando-lo in un accogliente luogo di socialità cheospiterà cene sociali, attività di promozio-ne ed educazione all'enogastronomialocale, attività di musica, teatro ed incon-tri culturali realizzati dai soci per i soci .Certo la sfida è ardua, ma la caparbietàdei dirigenti del neonato circolo, unita allavoro di consulenza ed assistenza all'av-vio delle varie attività da parte del comi-tato regionale Basilicata e, soprattutto, algradimento dei soci, già numerosi aPotenza e dintorni , dovrebbero far sì che'800 Lucano conquisti in tempi brevi unposto di eccellenza nel panorama dell'of-ferta di luoghi dedicati al tempo liberopresenti in città.Info: [email protected]

Sul canale Youtube di Arci Milano sono pubblicati i video prodotti daiVisionaria per la Campagna L'Italiasono anch'io. Il primo si intitolaTacche sul muro, quelle che segnanola crescita di un qualunque bambino,la sua storia, la sua vita. Come tutti ibambini e i ragazzi italiani; come loroma non proprio come loro. Il secondoè Diritto di voto, che risponde alladomanda: se ti mancasse qualcosadavvero importante?Non un bicchiere di vino in una seratagalante, ma la possibilità di muovertie di circolare liberamente, dipartecipare attivamente alla vita dellacomunità nella quale sei inserito.www.youtube.com/user/arciMilano

MILANO

notiz

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Quattro giorni di seminari, cineforum,mostre fotografiche, spettacoli elaboratori ludici per sensibilizzare l'o-

pinione pubblica, dagli adulti ai bambini,sulla tutela dei diritti dell'infanzia e sulla ridu-zione del fenomeno del disagio giovanile edei ‘bambini di strada’. Dal 5 all'8 gennaioSiena apre le porte, per la prima volta, aCircomondo, il Festival internazionale delcirco sociale che vedrà protagonisti, neglispazi della Fortezza medicea, giovani artisti,scuole e progetti di circo sociale attivi in Italiae in altri Paesi dell'Europa e del mondo: laScuola di Circo Corsaro e Il tappeto di Iqbalda Napoli; il Circo social del sur dall'Ar-gentina; Crescer e viver dal Brasile e laScuola di circo palestinese dal MedioOriente. L'iniziativa è organizzata dall'asso-ciazione Carretera Central e dal comitatoprovinciale Arci di Siena, con il patrocinio diProvincia di Siena, Regione Toscana eIniziativa ART e del Programma delle Na-zioni Unite per lo sviluppo. Circomondoconta anche sulla collaborazione di Comunedi Siena, Enoteca Italiana, Fondazione Mo-nastero, Ufficio scolastico provinciale, Fon-

dazione Siena Jazz e comitato provincialeUisp. L'iniziativa è finanziata dal Cesvot edalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena.«Circomondo - spiega Adriano Scarpelli,presidente di Carretera Central - nasce dal-l'esperienza che la nostra associazione dicooperazione internazionale ha maturatonegli anni, collaborando ad alcuni progetti dicirco sociale in Brasile volti a ridurre il di-sagio giovanile, lo sfruttamento del lavorominorile, la violenza sessuale, l'esclusionesociale e la violazione dei diritti dell'infanzia. La manifestazione, che arriva per la primavolta a Siena, proporrà una riflessione suquesti temi, ma sarà anche un'opportunitàper conoscere il circo sociale come metodo-logia pedagogica di integrazione sociale euna occasione di divertimento, per grandi epiccini». Il ricco programma propone, tra idiversi appuntamenti, una conferenza chevede la partecipazione di istituzioni e opera-tori impegnati nel circo sociale; alcuni work-shop sulla metodologia pedagogica del circosociale; la proiezione di tre film documentari:Voci dal buio del giornalista Rai GiuseppeCarrisi, All the invisible children dedicato

all'infanzia rubata vista da sette registi, eClown in Kabul di Enzo Balestrieri e StefanoMoser. I quattro giorni saranno animati daspettacoli circensi interculturali realizzati uni-camente per il festival Circomondo e dalaboratori ludici pronti a coinvolgere adulti ebambini. Per tutta la sua durata, Circomondoospiterà anche una mostra di arte contem-poranea, Circo(l)azioni curata da Antonio Lo-cafaro con la direzione artistica di GiovanniMezzedimi e nel giorno dell'Epifania è previ-sta la premiazione del premio artisticoCircomondo 2012, che ha coinvolto bambinie ragazzi senesi sui diritti dell'infanzia.Informazioni su protagonisti, programma eobiettivi di Circomondo sul sito di seguito. Info: www.circomondofestival.it

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arcireport

Circomondo: a Siena quattro giorni dedicati al circo sociale e ai diritti dell'infanzia

Per la rassegna A casa di CharlieBrown il 21 dicembre alle 21.15 presso il circolo Arci Fuorirotta

proiezione de Il grande Lebowskidiretto dai fratelli Coen.

Ingresso gratuito per i soci Arci

TREVIGLIO (BG)

notizieflash

Si è sciolto il comitatoArci di OrvietoIl 9 dicembre è stata celebrata l'Assembleacongressuale di Orvieto per lo scioglimentodell'omonimo comitato territoriale all'internodi quello di Terni. È il primo passo concretodella riorganizzazione complessiva chel'Arci sta compiendo in Umbria. Il percorso,iniziato un anno e mezzo fa con l'ultimoCongresso ordinario, porterà entro la pri-mavera prossima ad una attenta riformula-zione di cosa è e come si fa Arci sul territo-rio regionale umbro: dai confini dei comitatiterritoriali alle funzioni dettagliata del comi-tato regionale. Un percorso approfonditocalato nel più complessivo percorso di ca-rattere nazionale dell'associazione, soprat-tutto in merito al ruolo dei regionali, maanche una sfida per i territori nell'epoca delsuperamento della formula delle Province.Il prodotto di questo percorso potrebbeauspicabilmente essere una buona speri-mentazione su cui ragionare complessiva-mente come associazione nazionale.Intanto, dal consesso di Orvieto si approde-rà di certo ad una assemblea che definirànuovamente i confini del comitato di Terni e,ovviamente, funzioni e servizi.Info: [email protected]

Associata all’Arci Milano, nasce EnergiaFelice per discutere di beni comuni Il 14 dicembre si è costituita in Lombardial’associazione Energia Felice, associataall’Arci di Milano. Si tratta di un’evoluzionea lungo meditata e costruita in un rapportocollettivo, frutto anche della svolta culturalee politica sui beni comuni e di una pratica diimpegno e di lotta nata prima con la raccol-ta di firme sulla proposta di legge di iniziati-va popolare ‘No al nucleare, sì alle rinnova-bili’, poi dal lavoro nel Coordinamentonazionale per il referendum di giugno con-tro il nucleare. Finalità dell’associazione èorganizzare attività di educazione, forma-zione e sensibilizzazione sul territorio ri-

guardo i temi delle fonti rinnovabili, deldecentramento territoriale dell’energia, delrisparmio e degli stili di vita necessari, deibeni comuni. Già in cantiere diverse attivi-tà: incontri di educazione e informazione,corsi di formazione, partecipazione a con-vegni, fiere, seminari, laboratori didatticinelle scuole di primo e secondo grado, la-voro sul territorio con i circoli Arci per ac-cessi consorziali alle rinnovabili e sviluppodi piani energetici territoriali. Per ricevere lanewsletter settimanale e iscriversi all’asso-ciazione scrivere alla mail di seguito.Info: [email protected]

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n. 45 20 dicembre 2011

Dal 19 dicembre e fino al 9 gennaio nell’atriodi Palazzo Adorno a Lecce è possibile visio-nare la mostra Una scomparsa silenziosarealizzata da Arci Lecce. Il progetto, finan-ziato dalla Regione Puglia, nasceva con l’o-biettivo di appurare che nel Salento lecomunità ebraiche erano numerose sinoagli editti del XVI secolo. Prendendo spuntodalla presenza in diversi paesi della provin-cia di vie con toponimi particolai associati

agli ebrei, è risultato possibile verificare checinque secoli fa il territorio era punto diapprodo di tante comunità e vi erano nume-rosi insediamenti ebraici che con loro porta-vano cultura, religione, lavoro e cibi. L’ArciLecce è riuscita a ritrovare quelle pochetracce della loro presenza e a segnalaresulle cartine di molti paesi le aree abitatesoprattutto a Lecce, Carpignano, Gallipoli,Scorrano, Nardò, Otranto e Alessano.

A Lecce ‘Una scomparsa silenziosa’

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S i è compiuto un passo importantevenerdì scorso a Roma. Un passoche rimette al centro il lavoro comu-

ne di tutto quel mondo nato e cresciuto den-tro l’Arci, che ritrova così nuova linfa e unluogo di confronto di cui si avvertiva la man-canza. Questo in sintesi l’esito del Congressonazionale della Federazione Arci, che haregistrato una buona partecipazione e unadiscussione d’alto profilo ma anche moltopragmatica. Per la nostra associazione nonsi tratta di riproporre antichi riti e/o vecchielogiche ma, al contrario, di ritrovare unluogo, riconosciuto da tutti, capace di rimet-tere al centro la valorizzazione dell’associa-zionismo laico del nostro Paese. Il principa-le movimento associativo laico italiano, perl’esattezza. Paolo Beni è stato riconfermato alla presi-denza nazionale della Federazione, dopo undibattito molto intenso che ha analizzato lasituazione delicata che il nostro Paese stavivendo - con ampie convergenze tra levarie organizzazioni - per passare al senso eagli obiettivi che questa Federazione ritrova-ta proverà a mettere al centro della sua ela-

borazione nei prossimi anni. Diversi i para-goni emersi con l’iniziativa dell’area cattolicariunitasi nelle settimane scorse a Todi, nontanto e non solo per una volontà comune dicostruirne una alternativa di stampo laico,ma piuttosto per non disperdere - e quindimettere a valore - tutto ciò che nella cittadi-na umbra non ha trovato ascolto per ovvieragioni. Ovviamente Roma fa meno notiziadi Todi ma, come spesso accade, fortunata-mente non è solo la visibilità mediatica chedetermina ciò che è buono o giusto.L’associazionismo popolare laico può fornireun contributo importante alla ricostruzionesociale, culturale e democratica del Paese.Può farlo in virtù della sua propensione adessere motore di partecipazione e di auto-organizzazione, per la capacità di coinvolge-re e aggregare le persone, mettere in reterisorse e competenze, sperimentare soluzio-ni, promuovere la responsabilità civica.La nostra storia è quella dei movimentipopolari che furono protagonisti delle grandiconquiste civili e sociali del secolo scorso; èla storia delle case del popolo, delle grandibattaglie in nome della cultura popolare edello sport per tutti; è la storia delle mobilita-

zioni per i diritti civili, dei movimenti ambien-talisti e pacifisti in Italia. Anche per questimotivi, oltre che per la difficile fase storicache stiamo vivendo, non possiamo sottrarcialla responsabilità di accettare la madre ditutte le sfide: fare dei nostri circoli e delleassociazioni della Federazione altrettantipresidi di accoglienza e di incontro, per offri-re alle persone la possibilità di conoscersi,parlarsi, condividere problemi e sperimenta-re soluzioni, ricostruire relazioni e legamisociali, contribuire al cambiamento. Noi possiamo insomma provare a ricostruireun pensiero lungo, avendo già - e non èpoco - gambe e braccia solide a disposizio-ne. Per questo oggi è necessario rafforzarela rete di relazioni, interscambi, progettualitàe azioni comuni fra le associazioni dellaFederazione Arci, sia a livello nazionale chenelle rispettive strutture territoriali dove que-sto nuovo percorso deve trovare orecchieattente e un forte senso di responsabilità.Info: [email protected]

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Federazione Arci: un buon Congresso per rilanciareuno spazio che valorizzi l’associazionismo laico

Hanno collaborato a questo numeroGiuseppe Allegri e Roberto Ciccarelli, VeronicaBecchi, Raffaella Bolini, Francesco Camuffo,Gianni Brienza, Enzo Di Rienzo, PierangeloFrammartino, Rosaria Gatta, Valentina Itri,Riccardo Laterza, Walter Massa, Federico Mei,Filippo Miraglia, Maurizio Mumolo, Paola Scarnati,Silvia Stilli, Alberto Zoratti

In redazioneAndreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini

Direttore responsabileEmanuele Patti

Direttore editorialePaolo Beni

Impaginazione e graficaClaudia Ranzani

Progetto graficoSectio - RomaCristina Addonizio

EditoreAssociazione Arci

RedazioneRoma, via dei Monti di Pietralata n.16

Registrazione Tribunale di Roman. 13/2005 del 24 gennaio 2005

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n. 45 20 dicembre 2011

Cultura... scontatai tanti vantaggi di avere in tasca la tessera Arci

Ombre di guerraROMA - Museo dell’Ara Pacis, fino al 5 feb-braio 2012. Il soldato con il fucile, traumatizza-to dalle bombe in Vietnam, nello scatto di DonMcCullin; la veglia funebre in Kosovo diMerillon; il miliziano ripreso da Robert Capacolpito a morte nella guerra civile spagnola, lefosse comuni della Bosnia nelle foto di GillesPress, la guerra nel Libano di Paolo Pellegrin.Sono solo alcune di 90 grandi immagini dialtrettanti grandi fotografi per dire basta aldramma della guerra.Info: www.arapacis.it

L’atleta del Kimbell Art MuseumROMA - Appartamento dei Conservatori -Sala degli Arazzi, fino al 15 gennaio 2012. Latesta di bronzo appartiene alla figura di un atle-ta che si deterge il corpo dall’olio e dal sudoredopo l’esercizio ginnico con un raschietto (stri-gile) che faceva parte del corredo sportivo. Lafigura è nota, nella sua interezza, da numero-se repliche in marmo e in bronzo derivanti dalmedesimo modello statuario originale (apox-yomenos).Info: www.museicapitolini.org

Dvin: capitale armenatra Europa e AsiaROMA - Museo Roma in Palazzo Braschi,fino al 29 gennaio 2012. La mostra illustra lastoria di Dvin - grande capitale dell’anticaArmenia, posta sulla strada che collegaval’Oriente e l’Occidente - evidenziando le strati-ficazioni culturali che ne hanno caratterizzatolo sviluppo lungo un arco temporale che va dalIV al XVI sec. d.C. Saranno esposti ecceziona-li reperti artistici, archeologici e numismatici,oltre a oggetti etnografici e fotografie storiche.Info: www.museodiroma.it

Roma al tempo di CaravaggioROMA - Palazzo Venezia, fino al 5 febbraio2012. La mostra intende ricostruire attraversol'esposizione di circa 140 dipinti provenienti daimaggiori musei italiani ed esteri, alcuni maiesposti in Italia, il tessuto connettivo del pano-rama artistico della Città eterna in cui visse eoperò Caravaggio, grande genio lombardo. Perl'occasione è presente il ‘Sant’Agostino’,recentemente attribuito a Caravaggio e ogget-to di un vivace dibattito.Info: 06 32810

www.arci.it/associarsi - [email protected]

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14specialeVaclavHavel

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D opo la Rivoluzione di velluto del 17novembre 1989, che pose fine a 41anni di dittatura comunista in Ce-

coslovacchia, oggi viviamo in una societàdemocratica. Eppure sono in molti - e nonsoltanto nella Repubblica ceca - a credereancora adesso di non essere i veri padronidel proprio destino, ad aver perso la fiducia dipoter influenzare effettivamente gli sviluppipolitici, tanto meno influenzare la direzionenella quale si sta avviando la nostra civiltà. In epoca comunista la maggior parte dellepersone credeva che gli sforzi individualimiranti a indurre un cambiamento non aves-sero senso. I leader comunisti sostenevanoche il sistema fosse il risultato di leggi stori-che oggettive e incontestabili che non pote-vano in alcun modo essere messe in discus-sione, e tutti coloro che rifiutavano questalogica erano puniti, giusto per sicurezza. Purtroppo, il modo di pensare che aveva sor-retto la dittatura comunista non si è dissoltointeramente: alcuni politici e alcuni sapiento-ni affermano ora che il Comunismo è sempli-cemente crollato sotto il proprio stesso peso- dunque piegandosi, ancora una volta, alle‘leggi incontestabili’ della Storia. Ancora una volta, perciò, la responsabilità ele azioni del singolo individuo ne escono deltutto irrilevanti. Il Comunismo - così ci è statodetto, in sostanza - è stato soltanto uno deivicoli ciechi del razionalismo occidentale:bastava attendere passivamente che venis-se meno da solo. Le medesime persone credono spesso inaltre manifestazioni dell´ineluttabilità, peresempio in presunte leggi di mercato, in altre‘mani invisibili’ che dirigono il corso dellanostra vita. Poiché in questo tipo di ragiona-mento non vi è spazio alcuno per l´azionemorale dell´individuo, spesso chi critica lasocietà è deriso alla stregua di un ingenuomoralista o di un élitista. Forse questo è uno dei motivi che spiega, atanti anni di distanza dalla caduta delComunismo, perché ancor oggi assistiamo aun’apatia politica. Sempre più spesso lademocrazia è ritenuta un puro e semplicerituale. In linea generale, tutte le società occi-dentali stanno sperimentando - così pare,almeno - una certa seria mancanza di ethosdemocratico e di partecipazione attiva dellacittadinanza. È anche possibile che ciò cui stiamo assi-stendo sia una mera trasformazione paradig-matica, provocata dalle nuove tecnologie, eche pertanto non vi sia motivo di preoccupa-zione. Forse, però, il problema ha radici piùprofonde: le corporation globali, i cartelli deimezzi di informazione, i potenti apparatiburocratici stanno trasformando i partiti politi-ci in organizzazioni il cui compito principale

non è più il servizio pubblico, bensì la prote-zione di determinate clientele e interessi par-ticolari. La politica sta diventano il terreno dibattaglia dei lobbisti; i media banalizzano iproblemi più seri; la democrazia spesso sem-bra più un gioco virtuale per consumatori cheuna seria attività per cittadini impegnati. Quando sognavamo un futuro democraticonoi, che all´epoca eravamo dissidenti, sicura-mente nutrivamo alcune illusioni utopistichedi cui oggi siamo più che consapevoli.Tuttavia, non ci sbagliavamo quando affer-mavamo che il Comunismo non era soltantoun vicolo cieco del razionalismo occidentale.Nel sistema comunista la burocratizzazione,la manipolazione anonima, l´enfasi sul con-formismo di massa arrivarono a un livello di‘perfezione’, ma alcune di queste stesseminacce sono tuttora presenti tra noi. Già allora eravamo convinti che se la demo-crazia è svuotata di valori, se si riduce a merarivalità tra partiti politici che hanno soluzioni‘garantite’ per qualsiasi problema, di fatto nonsi tratta più di democrazia. Ecco la ragioneper la quale abbiamo voluto dare un’enfasitutta particolare alla dimensione morale dellapolitica e al coinvolgimento della società civi-le, due elementi indispensabili per controbi-lanciare i partiti politici e le istituzioni delloStato. Sognammo anche qualcosa di più: un ordineinternazionale più giusto. La fine del mondobipolare rappresentò la grande occasione direndere più umano l´ordine internazionale.Invece, abbiamo assistito a un processo diglobalizzazione economica che è andatosfuggendo al controllo politico e che, in quan-to tale, sta provocando scompigli economicie devastazione ecologica in molte aree delpianeta.

La caduta del Comunismo ha offerto l’oppor-tunità di creare istituzioni politiche globali piùefficienti, che avessero le loro premesse neiprincipi democratici, e fossero in grado diarginare quella che nella sua forma attualeappare una tendenza autodistruttiva delnostro mondo industriale. Se non intendiamo essere travolti da forzesconosciute, i principi di libertà, eguaglianzae solidarietà - fondamenti stessi della stabili-tà e della prosperità delle democrazie occi-dentali - devono iniziare a essere applicati alivello planetario. Cosa ancor più importante,oggi è indispensabile, come già in epocacomunista, non perdere fiducia nell’importan-za dei centri alternativi di pensiero e di azio-ne civile. Non dobbiamo consentire di esseremanipolati al punto da essere indotti a crede-re che i tentativi di cambiare l’ordine ‘costitui-to’ e le leggi ‘incontestabili’ non hanno impor-tanza. Cerchiamo piuttosto di realizzare unasocietà civile a livello globale, e ricordiamocidi insistere su un punto: la politica non è sol-tanto l’aspetto tecnologico del potere. La poli-tica deve avere una dimensione morale. Altempo stesso, i politici dei Paesi democraticidevono riflettere seriamente sulla riformadelle istituzioni internazionali, perché abbia-mo disperatamente bisogno di istituzioni ingrado di occuparsi di una vera governanceglobale. Potremmo iniziare, per esempio,dalle Nazioni Unite che nella loro formaattuale sono soltanto la reliquia di una situa-zione risalente alla fine della Seconda guerramondiale. Questa istituzione non riflette ade-guatamente l’influenza e il peso di alcunenuove potenze regionali, mentre metteimmoralmente sullo stesso piano Paesi i cuirappresentati sono stati democraticamenteeletti e Paesi i cui rappresentanti parlano sol-tanto per sé stessi o, quanto meno, per leloro giunte. A noi europei spetta un incarico del tutto par-ticolare. La civiltà industriale che ora si esten-de a tutto il mondo, ebbe le sue origini inEuropa. Tutti i miracoli che essa rende possi-bile, così come tutte le terribili contraddizioniche essa comporta, possono essere consi-derati il frutto di un ethos che in origine èstato europeo. Perciò, l’unificazione dell’Eu-ropa deve essere di esempio al resto delmondo, deve dimostrare come far fronte aivari pericoli e alle barbarie di cui oggi siamopreda. In realtà, una simile missione - stretta-mente correlata al successo dell’integrazioneeuropea - costituirebbe l’effettiva concretizza-zione del senso europeo di responsabilitàglobale, e senza alcun dubbio rappresente-rebbe una strategia migliore rispetto a quelladi limitarsi a stigmatizzare l’America per i pro-blemi che affliggono il mondo contempora-neo.

arci

n. 45 20 dicembre 2011

Il testamento politico dell’ex dissidente Vaclav Havel,

scrittore e politico, morto domenica a Praga.

In questo articolo pubblicato nel 2004,

in occasione del quindicesimo anniversario della Rivoluzione di velluto,

Havel esprime le sue preoccupazioni

per il destino della democrazia minata dalla globalizzazione

Ecco cosa resta della mia rivoluzione