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7 marzo 2012 anno X - n. 9 [email protected] www.arci.it arci report settimanale a cura dell’Arci Tav: fermiamoci e riprendiamo il confronto La protesta contro i cantieri per l'alta velocità in Val di Susa è diventata ormai una questione politica nazionale con cui istituzioni, partiti e forze sociali devono fare i conti. Purtroppo però, come spesso accade, il dibattito pubblico sul tema sembra dimenticare l'oggetto del con- tendere per assumere altri significati, prestan- dosi a manipolazioni e strumentalizzazioni. Si vuole liquidare la protesta no tav come pro- blema di ordine pubblico da delegare alle forze dell'ordine. Ma è proprio il rifiuto del dia- logo con le popolazioni locali ad alimentare il rischio di derive violente. Si è passato il livel- lo di guardia e sarà bene fermarsi prima che sia troppo tardi. Il governo non può pensare di risolvere la vicenda con l'occupazione militare del territo- rio; il movimento deve isolare senza ambigui- tà comportamenti violenti che non aiutano certo le sue buone ragioni. Serve una mora- toria, riprendere l'iniziativa politica e il dialogo. Ad opporsi alla tav non ci sono dei nostalgici del passato nemici del progresso, ma una comunità consapevole, fatta di donne e uomi- ni, giovani e anziani che hanno saputo ali- mentare lo spazio pubblico di confronto in ogni comune della valle, ridare senso alla par- tecipazione, allargare l'orizzonte della discus- sione a temi che riguardano il futuro di tutti. Altro che sindrome di "nimby", quel movimen- to pone con grande lucidità l'urgenza di un'al- terativa nel modello di sviluppo, nel modo di concepire e vivere i rapporti sociali, le relazio- ni col territorio, l'attività economica, la cultura, la democrazia. Perché non riaprire il dialogo che gli ammini- stratori locali continuano invano a chiedere? È irragionevole che un governo che ama defi- nirsi "tecnico" non intenda neppure ascoltare il parere dei tecnici e si trinceri dietro le deci- sioni già prese rifiutando di prendere in consi- derazione la richiesta di un confronto avanza- ta da 360 ricercatori e docenti universitari. La scelta dell'alta velocità Torino Lione risale a vent'anni fa. Molto nel frattempo è cambiato, nella situa- zione economica, nei trasporti, nelle prospet- tive di sviluppo, nella valutazione dei rischi ambientali. Non è vero che non si possa tor- nare indietro, i lavori non sono ancora iniziati e lo stesso accordo intergovernativo fra Francia e Italia non è ancora ratificato. Aprire un vero tavolo tecnico, con esperti nazionali e internazionali, per rivalutare oggi l'utilità, la fattibilità e i costi dell'opera sarebbe un atto di responsabilità politica. WELFARE I PAGINA 2 Un articolo di Mattia Palazzi sulla Conferenza nazionale ‘Cresce il Welfare, cresce l’Italia’ NO TAV I PAGINA 7 Sulla Tav un articolo di Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo U n successo straordinario, che ha stupito persino i promotori. L’avvio era stato infatti un po’ lento, le firme tardavano ad arrivare al centro di raccolta nazionale. Nell’ultima settimana si è capito che non solo ce l’avremmo fatta, ma che l’o- biettivo sarebbe stato ampiamente doppia- to. I pacchi di firme sono cominciati ad arri- vare sempre più numerosi, una vera valan- ga che ha impegnato in un tour de force finale chi aveva il compito dell’ultimo con- trollo prima della consegna. Le ultime 14mila sono arrivate la sera del 5, e non c’è stato nemmeno il tempo di smistarle. Alla fine, sono state consegnate alla Camera 109.268 firme per la proposta di legge che riforma l’attuale normativa sulla cittadinanza e 106.268 per quella che intro- duce il diritto di voto alle amministrative per i residenti di origine straniera. Moltissime firme sono arrivate proprio da quelle regioni del nord dove la Lega ha le sue roccaforti. Un segnale interessante di come la sua egemonia culturale possa essere messa in difficoltà anche su un ter- reno come quello dell’immigrazione di cui ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. Ancora una volta si dimostra che le cittadine e i cittadini sono più avanti di chi pretende- rebbe di rappresentarli. E si conferma che le antenne di associazioni come la nostra, for- temente radicate sul territorio, sono più sen- sibili agli umori veri di una società che si contamina e si trasforma. Presentate le proposte di legge, l’impegno della Campagna non si ferma. Le organiz- zazioni promotrici hanno infatti deciso di continuare a lavorare insieme fino a che il Parlamento non calendarizzerà la discus- sione. Per mantenere alta l’attenzione del- l’opinione pubblica sul tema è stata lanciata una nuova campagna di comunicazione, fatta di immagini e racconti, per realizzare l’album fotografico de L’Italia sono anch’io. Gli scatoloni con le firme consegnate il 6 marzo alla Camera Una valanga di firme

Arcireport numero 9_2012

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7 marzo 2012anno X - n. 9

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arcireports e t t i m a n a l e a c u r a d e l l ’ A r c i

Tav: fermiamoci e riprendiamo il confronto

La protesta contro i cantieri per l'alta velocità inVal di Susa è diventata ormai una questionepolitica nazionale con cui istituzioni, partiti eforze sociali devono fare i conti. Purtroppoperò, come spesso accade, il dibattito pubblicosul tema sembra dimenticare l'oggetto del con-tendere per assumere altri significati, prestan-dosi a manipolazioni e strumentalizzazioni.Si vuole liquidare la protesta no tav come pro-blema di ordine pubblico da delegare alleforze dell'ordine. Ma è proprio il rifiuto del dia-logo con le popolazioni locali ad alimentare ilrischio di derive violente. Si è passato il livel-lo di guardia e sarà bene fermarsi prima chesia troppo tardi. Il governo non può pensare di risolvere lavicenda con l'occupazione militare del territo-rio; il movimento deve isolare senza ambigui-tà comportamenti violenti che non aiutanocerto le sue buone ragioni. Serve una mora-toria, riprendere l'iniziativa politica e il dialogo.Ad opporsi alla tav non ci sono dei nostalgicidel passato nemici del progresso, ma unacomunità consapevole, fatta di donne e uomi-ni, giovani e anziani che hanno saputo ali-mentare lo spazio pubblico di confronto inogni comune della valle, ridare senso alla par-tecipazione, allargare l'orizzonte della discus-sione a temi che riguardano il futuro di tutti.Altro che sindrome di "nimby", quel movimen-to pone con grande lucidità l'urgenza di un'al-terativa nel modello di sviluppo, nel modo diconcepire e vivere i rapporti sociali, le relazio-ni col territorio, l'attività economica, la cultura,la democrazia.Perché non riaprire il dialogo che gli ammini-stratori locali continuano invano a chiedere?È irragionevole che un governo che ama defi-nirsi "tecnico" non intenda neppure ascoltareil parere dei tecnici e si trinceri dietro le deci-sioni già prese rifiutando di prendere in consi-derazione la richiesta di un confronto avanza-ta da 360 ricercatori e docenti universitari.La scelta dell'alta velocità Torino Lione risalea vent'anni fa. Molto nel frattempo è cambiato, nella situa-zione economica, nei trasporti, nelle prospet-tive di sviluppo, nella valutazione dei rischiambientali. Non è vero che non si possa tor-nare indietro, i lavori non sono ancora iniziatie lo stesso accordo intergovernativo fraFrancia e Italia non è ancora ratificato. Aprireun vero tavolo tecnico, con esperti nazionali einternazionali, per rivalutare oggi l'utilità, lafattibilità e i costi dell'opera sarebbe un atto diresponsabilità politica.

WELFARE I PAGINA 2Un articolo di Mattia Palazzi sulla Conferenza nazionale ‘Cresce il Welfare, cresce l’Italia’

NO TAV I PAGINA 7Sulla Tav un articolo di MonicaFrassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo

U n successo straordinario, che hastupito persino i promotori. L’avvioera stato infatti un po’ lento, le firme

tardavano ad arrivare al centro di raccoltanazionale. Nell’ultima settimana si è capitoche non solo ce l’avremmo fatta, ma che l’o-biettivo sarebbe stato ampiamente doppia-to. I pacchi di firme sono cominciati ad arri-vare sempre più numerosi, una vera valan-ga che ha impegnato in un tour de forcefinale chi aveva il compito dell’ultimo con-trollo prima della consegna. Le ultime14mila sono arrivate la sera del 5, e non c’èstato nemmeno il tempo di smistarle. Alla fine, sono state consegnate allaCamera 109.268 firme per la proposta dilegge che riforma l’attuale normativa sullacittadinanza e 106.268 per quella che intro-duce il diritto di voto alle amministrative peri residenti di origine straniera.Moltissime firme sono arrivate proprio daquelle regioni del nord dove la Lega ha le

sue roccaforti. Un segnale interessante dicome la sua egemonia culturale possaessere messa in difficoltà anche su un ter-reno come quello dell’immigrazione di cuiha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia.Ancora una volta si dimostra che le cittadinee i cittadini sono più avanti di chi pretende-rebbe di rappresentarli. E si conferma che leantenne di associazioni come la nostra, for-temente radicate sul territorio, sono più sen-sibili agli umori veri di una società che sicontamina e si trasforma. Presentate le proposte di legge, l’impegnodella Campagna non si ferma. Le organiz-zazioni promotrici hanno infatti deciso dicontinuare a lavorare insieme fino a che ilParlamento non calendarizzerà la discus-sione. Per mantenere alta l’attenzione del-l’opinione pubblica sul tema è stata lanciatauna nuova campagna di comunicazione,fatta di immagini e racconti, per realizzarel’album fotografico de L’Italia sono anch’io.

Gli scatoloni con le firme consegnate il 6 marzo alla Camera

Una valanga di firme

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S i è chiusa con un bilancio largamen-te positivo la prima Conferenzanazionale Cresce il welfare, cresce

l'Italia. Il lavoro preparatorio non è statosemplice; il risultato, innanzitutto di parteci-pazione, ha consegnato a noi tutti una foto-grafia inedita, nella quale, grazie al confron-to sui contenuti, si è determinato un impor-tante miglioramento nel rapporto e nel rico-noscimento tra diversi soggetti sociali, apartire dal dialogo tra sindacati e terzo set-tore.Un avanzamento importante nel processoche deve vedere Enti Locali, parti sociali eterzo settore insieme non solo nel difenderel'idea e l'esigibilità di un Welfare universali-stico e promozionale, ma altresi nel pensa-re, progettare e proporre una riforma delloStato Sociale nel quale la responsabilitàpubblica concorre a fare del pincipio di sus-sidiarietà non un titolo dietro il quale prati-care deresponsabilizzazione e riduzioneprogressiva della rete territoriale dei servizi,ma nuove responsabilità collettive, nuovoprotagonismo sociale, reti e infrastrutturesociali determinanti per la coesione socialedelle nostre comunità e del Paese.Diritti ed esigibilità, sussidiarietà, rinnovataidea di pubblico e sociale sono temi edobiettivi per una politica e un Paese che

deve riaffermare concretamente il principioche spesa sociale, educazione e culturanon rappresentano un costo ma sono fatto-ri dello sviluppo, anche economico ed occu-pazionale del Paese.Un'idea di efficacia, perchè riduce e contra-sta la cronicizzazione del bisogno afferman-do così la non subalternità, sempre più pre-sente, tra chi aiuta e chi è aiutato. Un welfa-re non risarcitorio, nel quale l'investimentopubblico determina il principio universalisti-co, i livelli essenziali delle prestazioni socia-li e sanitarie e la rete dei servizi territoriali;un sistema plurale nel quale i soggetti asso-ciativi, cooperativi e della rappresentanzasociale co-progettano e rappresentano quelrapporto fecondo tra servizi e luoghi dellavita quotidiana, tra servizi e beni relazionali.Un progetto e un'idea di politica pubblica,quello emerso nella Conferenza, che nondetermina obiettivi e strategie in rapportoallo stato dei servizi stessi, ma si pone l'o-biettivo dello ‘Stato di salute della popola-zione’. Un'idea di salute, come ha ricordatoRodotà, che nell'articolo 32 della nostraCostituzione, non è assenza di malattia ma«fondamentale diritto dell'individuo e inte-resse della collettività».In questo senso la nostra peculiarità, diassociazione popolare che opera nel rige-

nerare il tessuto connettivo dellasocietà, nel contrastare la percezionedi isolamento delle persone, contri-buendo così a scongiurare sfiducia ediminuzione dell'impegno civico sipone in continuità e insieme aggiornaun pensiero antico, quello dellamutualità. Una tradizione ricca e vivase pensiamo che parte così importan-te del welfare italiano nasce dalleesperienze di autogestione, dalleprime forme di mutualità tra lavoratori.Ma è un pensiero ancora moderno seleggiamo come il nostro essere 'sog-getti di welfare' parte dal creare e qua-lificare la dimensione relazionale in cuigli individui vivono e formano la pro-pria domanda sociale. Tale dimensio-ne agisce favorendo prevenzionesociale e aggregando risposte chesono un valore culturale, produconobenessere e sviluppo locale.Anche per questo la Conferenza haapprovato un ordine del giorno nelquale chiede al Governo la riduzionedelle spese militari e la rinuncia all'ac-quisto degli aerei F35, permettendocosì un risparmio di spesa statale paria 10 miliardi di euro, da destinare alWelfare. Ciò non solo perché bisogna

tornare ad investire nella spesa sociale,sempre più ridotta negli ultimi quattro anni,ma anche perché la natura del sistema eco-nomico, il modello di sviluppo che l'Italiavuole perseguire conta molto sulla cultura esulla capacità di plasmare le relazioni tra gliindividui. Cultura e relazioni, promozionesociale e culturale sono per noi elementicostitutivi del nuovo Welfare. Info: [email protected]

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Lo stato sociale non è beneficenza e neppureun lusso: il welfare è un potente antidoto aldebito pubblico. Questo perché, tanto più inuna fase di crisi come quella attuale, rispondemeglio e in modo mirato ai bisogni delle per-sone ed è economicamente più vantaggioso.Questo è il messaggio di sintesi che è statolanciato da oltre 50 organizzazioni sociali chesi sono ritrovate a Roma per la Conferenzanazionale sul welfare che si è tenuta l'1 e il 2marzo.Nelle due giornate si sono succeduti oltreduecento interventi che hanno toccato varietematiche, approfondite in sette sessioni dilavoro: dai livelli essenziali di assistenzasociale alle questioni della democrazia e dellapartecipazione, dall'integrazione socio-sanita-ria al tema delle risorse. Proprio quest'ultimoaspetto ha catalizzato l'interesse di molti rela-tori, come cioè rilanciare il welfare e allo stes-so tempo lo sviluppo del nostro paese.Bloccare i tagli, definire i livelli essenziali erilanciare le politiche sociali: queste sonostate le richieste indirizzate al governo e alleistituzioni locali e regionali.I temi della delega fiscale e quello del Pattoper la salute devono tradursi nella definizionedelle risorse che devono restare disponibiliper i livelli essenziali e per accelerare sull'in-tegrazione socio-sanitaria e sul tema dell'au-tosufficienza.Le organizzazioni che hanno dato vita a que-sto primo appuntamento hanno deciso di pro-seguire nel percorso di confronto e coordina-mento. Terzo settore, forze sociali e rappre-sentanti delle autonomie locali daranno vitaad un tavolo permanente di confronto e dianalisi con l'obiettivo di stimolare la politica espingere in avanti le buone pratiche che stan-no maturando sul territorio.

Si chiude con un bilancio positivo la Conferenzanazionale ‘Cresce il Welfare, cresce l’Italia’

La dichiarazione finaledei promotori

Diritto allo studio per le persone disabiliIl Tar del Lazio ha dato ragione ad un gruppo di genito-ri di Roma che hanno fatto ricorso contro il ministerodell'Istruzione, il Consiglio dei ministri, l'Ufficio scolasti-co regionale e le scuole dei loro figli per chiedere chea questi ultimi, tutti disabili gravi, siano garantite, no-nostante i tagli imposti dalle varie manovre, le giusteore di sostegno. Si tratta della prima azione collettiva diquesto tipo e probabilmente farà giurisprudenza.Il ricorso si basa sulla constatazione dei gravi disagiderivanti dal mancato rispetto di una serie di normesancite dalla legge a garanzia del diritto allo studio deibambini con disabilità: dall'insegnante di sostegno, allacontinuità educativo-didattica, al numero degli alunniper classe che, in caso di presenza di studenti disabili,non può essere superiore a venti.È proprio la Costituzione a riconoscere come inviolabi-le il diritto allo studio delle persone disabili, demandan-done la concreta attuazione agli organi dello Stato.E in una sentenza della Corte costituzionale si affermache per il completo inserimento nella società del di-sabile, l'istruzione e l'integrazione scolastica hanno unruolo di primo piano.

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D isoccupazione record a gennaio,mentre non si arresta la corsa all’in-flazione. Sono gli ultimi dati Istat:

disoccupazione al 9,2%, il livello più alto dal2004. Tra i giovani la percentuale raggiungeil 31,1, cioè più di un giovane su tre, tra i 15e i 24 anni, è senza lavoro. Anche in questocaso, si tratta del livello record dal gennaio2004. La crescita della disoccupazioneriguarda sia uomini che donne e secondo laCgil questi dati sarebbero ancora più dram-matici se non ci fosse stata la cassa integra-zione, in particolare quella straordinaria o inderoga. Senza questi strumenti i disoccupatioggi sarebbero circa 3 milioni. Sempresecondo il sindacato, il dato sui giovani, som-mato alla quantità di lavoro precario, cheormai riguarda l’80% delle nuove assunzioni,rappresenta una vera e propria emergenzanazionale.Servono misure che riducano la

precarietà, che estendano gli ammortizzato-ri, ma soprattutto servono nuovi posti di lavo-ro. Questa dovrebbe essere la priorità delgoverno. Se a ciò si aggiungono i dati sul-l’aumento dell’inflazione e quelli sui salari ita-liani, tra i più bassi d’Europa, ne esce il qua-dro di un paese in cui povertà e disagiosociale colpiranno inevitabilmente fascesempre più estese di popolazione. Ma è tuttala zona euro a soffrire, con un tasso di di-soccupazione complessivo del 10,7%. NellaUe a 27 le persone senza lavoro sono oltre i23 milioni, aumentate di 191mila unità in unsolo mese, mentre rispetto allo stesso mesedel 2011 l’incremento è addirittura di un milio-ne e mezzo e quasi tutto concentrato neipaesi che adottano la moneta unica. È molto probabile che le delocalizzazioniverso est siano una delle cause principalidella caduta occupazionale. Due dati sem-

brano apparentemente contraddire questatendenza negativa, ma si tratta di effetti stati-stici facilmente comprensibili. Il numeroassoluto degli occupati è aumentato di40.000 unità in un anno, ma questo significache molte più persone si sono messe a cer-care un lavoro senza però trovarlo.Il secondo riguarda i cosiddetti ‘inattivi’ nellafascia di popolazione in età da lavoro (tra i 15e i 64 anni). Sono infatti leggermente dimi-nuiti (dell0 0,4 in un mese e addirittura dello0,8 in un anno). Ma come si può facilmenteintuire, si tratta dell’effetto ‘invecchiamentodella popolazione’. A gennaio sono infatti andate in pensione -nonostante l’ultima riforma di Fornero eMonti abbia innalzato drasticamente l’età delritiro - molte più persone di quante non se nesiano affacciate, almeno potenzialmente, sulmercato del lavoro.

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Venerdì 9 marzo è in programma lo sciope-ro generale dei lavoratori metalmeccaniciindetto dalla Fiom con una manifestazionenazionale a Roma. La Presidenza nazionaledell''Arci ha ritenuto opportuno esprimerecon un proprio documento la sua solidarietànei confronti dei lavoratori e il sostegno all'i-niziativa del sindacato. Di seguito il testo.

I l Paese sta vivendo con grave disagio glieffetti della crisi: disoccupazione, impove-rimento e precarietà di fasce sempre più

ampie della popolazione sono i sintomi di unavera emergenza sociale; il mondo del lavoropaga il prezzo più alto con il rischio di unpesante arretramento dei diritti. Dai governieuropei non emergono strategie in grado dirilanciare l'economia, ma solo l'adozione dirigide misure di austerità che rischiano di ali-mentare una spirale recessiva e compromet-tere ogni possibilità di ripresa. Anche i provvedimenti adottati dal governoMonti, pur positivi sul piano del risanamentodei conti pubblici, sono insufficienti a far ripar-

tire lo sviluppo. È invece possibile rilanciarele attività produttive e creare nuovo lavoro,ma bisogna investire a sostegno dell'occupa-zione, favorire le imprese che investono nel-l'innovazione dei processi produttivi, in for-mazione e conoscenza, riconversione ecolo-gica e nuove fonti di energia, beni pubblici eservizi di welfare. Anche per questo auspica-vamo, come molte organizzazioni del TerzoSettore, l'adozione di una patrimoniale.Soprattutto, bisogna porre un argine alla pre-carietà del lavoro, intervenire a sostegno deiredditi più bassi e delle situazioni di maggiordisagio, affrontare il tema drammatico delladisoccupazione giovanile. È un fatto positivoche il governo intenda riformare il mercatodel lavoro, ma purché lo si faccia per esten-dere i diritti a chi oggi ne è privato, non certoper ridurli. Non ha senso ostinarsi sul supe-ramento dell'articolo 18 come fosse un totemda abbattere. Al contrario, una efficace tutelacontro i licenziamenti ingiustificati è condizio-ne irrinunciabile per rendere effettivo il princi-pio costituzionale della dignità del lavoro. Ilproblema non è come poter licenziare, macome creare nuova occupazione. Se è veroche per portare il Paese fuori dalla crisi serveun nuovo patto fra le sue componenti sociali,allora deve essere chiaro a tutti che la riformadel mercato del lavoro non si può fare senzail confronto coi sindacati, che del resto sonopronti a discuterne. Il governo dovrebbecogliere l'occasione preziosa della ritrovataunità sindacale. Giustizia e coesione sociale

sono fattori determinanti per ammodernare ilPaese pur dentro una fase di crisi. Si è andati troppo oltre in questi anni nellamortificazione del lavoro e della sua funzionesociale e culturale come perno del patto dicittadinanza. Dovremmo interrogarci sul con-testo politico che ha consentito al capitalismoitaliano di sacrificare gli investimenti produtti-vi in nome degli interessi speculativi; sullamutazione di un'impresa che troppo spessoha smarrito il rapporto virtuoso fra la ricchez-za e il lavoro umano che la produce, che hacercato la competitività solo a danno delcosto del lavoro, che ha visto crescere i suoiprofitti mentre crollavano i salari. Un Paese democratico non può accettarediscriminazioni sulla base della appartenen-za sindacale; non possiamo tornare indietrodi 40 anni, quando venivano negati gli spazidi rappresentanza in azienda. Così non siledono solo i diritti di una categoria di lavora-tori, ma quelli di tutti, insieme ai principi chestanno alla base del patto di cittadinanza edella nostra democrazia costituzionale. Per questo, come associazione popolare chefonda le sue origini nell'auto-organizzazionecivica dei lavoratori e che da sempre è impe-gnata sul terreno dei diritti di cittadinanza,non possiamo che essere al fianco dellelavoratrici e dei lavoratori in lotta per la digni-tà del lavoro, per una nuova stagione di svi-luppo e di coesione sociale, per ridare spe-ranza a un Paese svilito da troppi anni di cat-tivo governo.

Il 9 marzo l'Arci a sostegno della Fiom, per ladignità del lavoro e la democrazia

Sempre più disoccupati in Italia e nell’Unione Europea

Il 9 marzo, alle 9.30, promossa dallaFiom, manifestazione nazionale da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni. Per estendere l’occupazione, i diritti e l’articolo 18, garantire il reddito e la cittadinanza

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N egli ultimi 64 anni, i Palestinesihanno tentato forme diverse di lotta,da quella armata ai negoziati, alle

conferenze di pace: Il risultato è stato unaumento delle colonie, un aumento delleperdite di vite umane e di risorse, un tremen-do sistema di segregazione. Khader Adnan,un palestinese detenuto in una prigioneisraeliana, ha seguito un percorso diverso.Nonostante la sua presunta affiliazione con ilgruppo militante della Jihad Islamica, haintrapreso un sciopero della fame volto asmuovere le coscienze delle persone inIsraele e nel mondo. Adnan ha deciso dismettere di nutrirsi più di 9 settimane fa ed ègiunto quasi in punto di morte. Ha resistitoper 66 giorni prima di interrompere lo sciope-ro della fame in seguito a un accordo conIsraele per il suo rilascio il 17 aprile. Adnannon ha ottenuto soltanto una vittoria perso-nale, ha dimostrato la forza della protestanon violenta. Tutti i Palestinesi che voglionouno stato indipendente e la fine dell'occupa-zione israeliana, dovrebbero saggiamenteabbandonare la violenza e abbracciare l'e-sempio della resistenza pacifica. Adnan nonera l'unico in questa situazione. Più di 300Palestinesi si trovano in 'detenzione ammini-strativa'. Nessuna accusa è stata pubblica-mente intentata verso di loro. Altri dovrebbe-ro adesso dimostrare il suo stesso coraggio.

Quel che serve è una versione palestinesedelle rivoluzioni arabe che hanno attraversa-to la regione: un movimento di massa cherichieda libertà, dignità, una pace equa, unademocrazia reale e il diritto all'autodetermi-nazione. Dobbiamo riprendere l'iniziativa,riacquistare fiducia in noi stessi, intraprende-re una forma di lotta non violenta che final-mente consegni a noi la decisione sul nostrofuturo e su quello della nostra terra. Negli ulti-mi anni i Palestinesi hanno organizzato pro-teste non violente contro 'la barriera di sepa-razione' di filo spinato e cemento che ci rin-chiude nelle bantustans. Abbiamo cercato dimobilitare la resistenza popolare a questomuro con pratiche non violente e siamodeterminati a sostenere la protesta pacificaanche quando attaccati in modo violento. Inquesto modo siamo riusciti a fare pressionesul governo israeliano per modificare il per-corso del muro in villaggi come Jayyous eBilin, e abbiamo aiutato centinaia diPalestinesi a farsi restituire la loro terra sot-tratta dai coloni. Il nostro movimento nonvuole delegittimare l'esistenza di Israele,come sostiene il suo Governo. Noi vogliamodelegittimare l'occupazione israeliana dellaCisgiordania, che rappresenta l'ultimo verosistema di apartheid esistente al mondo. Ilnostro movimento potrebbe liberare laPalestina da una occupazione che dura da

45 anni, ma potrebbe anche liberare Israeledal rappresentare l'ultimo vero sistema colo-niale dei nostri tempi. C'è stato un tempo incui esponenti dei maggiori partiti politici pale-stinesi - Al Fatah e Hamas - deridevano ilnostro movimento nonviolento. La svolta ci fudurante l'estate del 2008, quando riuscimmoa spezzare l'assedio navale di Gaza con pic-cole barche. Allora, gli stessi leader che ave-vano dubitato del potere della non violenza,ne riconobbero le potenzialità. La nonviolen-za fornisce a Palestinesi di qualsiasi età eceto sociale gli strumenti per sfidare chi ci stasoggiogando. E migliaia di pacifisti di tutto ilmondo si sono uniti al nostro movimento.Nelle manifestazioni a Gerusalemme Est,Silwan ed Hebron si è unito a noi anche unnuovo, più giovane movimento pacifistaisraeliano che con nettezza rifiuta l'occupa-zione israeliana. Purtroppo il proliferare degliinsediamenti israeliani potrebbe portarci pre-sto al punto di non ritorno. Se non saremo ingrado di arrivare alla creazione di uno statopalestinese davvero indipendente, saremocostretti a muoverci per un unico Stato conuguali diritti e doveri per Palestinesi eIsraeliani. Non siamo certi del tempo che ser-virà al nostro movimento nonviolento perraggiungere il suo obiettivo. Ma siamo sicuriche lo raggiungeremo e da quel giorno iPalestinesi saranno liberi.

solidarietàinternazionale

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L a Sala delle Colonne della Cameradei Deputati era gremita il 1 marzo. Laconferenza La Cooperazione Interna-

zionale dell'Italia: una risorsa da valorizzare,modernizzare, rilanciare organizzata daicoordinamenti Associazione Ong Italiane,CINI e Link2007 in collaborazione con ilForum del Terzo Settore, Sbilanciamoci! eOICS - Osservatorio Interregionale Coope-razione Sviluppo è stata un successo. Nonpoteva non essere così vista l'importanzadell'argomento (il rilancio del ruolo di unanuova cooperazione) e la presenza di impor-tanti esponenti della società civile e delleIstituzioni, a cominciare dal Ministro per laCooperazione Internazionale e l'IntegrazioneAndrea Riccardi. Proprio l'intervento delministro ha raccolto la soddisfazione delleOng in quanto ha toccato alcuni dei temi carial mondo della cooperazione. Riccardi hainfatti sottolineato come sia necessario rida-re alla cooperazione internazionale allo svi-luppo un alto valore politico perché elemento

qualificante delle relazioni internazionali euna grande opportunità per gli interessidell'Italia nel contesto globale. Il Ministro haanche accolto molte delle istanze presentateda lungo tempo dai coordinamenti, prime fratutte l'urgenza di individuare un piano di rial-lineamento dell'aiuto pubblico allo sviluppoitaliano agli standard europei e la necessitàdi riattivare ed ampliare un tavolo interistitu-zionale come luogo di confronto di tutti gliattori della cooperazione. Il ministro ha avan-zato inoltre due proposte: quella di istituire unorganismo interministeriale per garantire unamaggiore coerenza e coordinamento di tuttele politiche sulla cooperazione e la convoca-zione di una conferenza nazionale, forse afine maggio, per coinvolgere gli attori dellacooperazione nazionale e internazionale alfine di rilanciare la centralità della coopera-zione nelle scelte politiche e nel sentirenazionale. I rappresentati dei tre coordina-menti Gianfranco Cattai (AOI), EgiziaPetroccione (CINI) e Arturo Alberti

(Link2007) in una dichiarazione comunehanno affermato: «Speriamo che, in unperiodo così difficile per il nostro paese, que-sti importanti impegni possano diventarerealtà. Perché, come ha detto il Ministro, unpaese che coopera è un paese che investenella propria crescita e nel proprio futuro».Presenti al convegno anche alcuni esponen-ti e parlamentari dei vari partiti, che hannoconfermato l'importanza della cooperazionee hanno toccato un altro tema molto dibattu-to, pronunciandosi a favore di una riformadella legge 49/87, che regola la cooperazio-ne allo sviluppo, da approvare entro la finedella legislatura. A tale proposito, i coordina-menti hanno espresso la speranza che laconferenza nazionale proposta dal ministropossa essere l'occasione per contribuire afinalizzare il progetto di riforma. I tre coordi-namenti delle Ong sono interessate a questopercorso e dichiarano che faranno la loroparte per sostenere questo disegno.Info: www.ongitaliane.org

Conferenza sulla cooperazione: un nuovo scenario è possibile

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Di Mustafa Barghouthi, segretario di Iniziativa Nazionale Palestinese

La protesta non violenta può liberare la Palestina

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A lle mense popolari aperte in alcuniquartieri le file sono lunghissime.Tanti che aspettano il pasto sono

molto ben vestiti. Ad Atene perdono il postotutti, non solo i più deboli. Moltissimi negozisono chiusi, il piccolo commercio è massa-crato. Con il lavoro, molti perdono anche lacasa. I balconi di Atene sono tutto un cartel-lo: vendesi, affittasi, vendesi. E si comincia-no ad aprire dormitori di fortuna.«Non abbiamo queste pratiche nella nostratradizione» ci dicono i nostri amici greci«Alcuni a sinistra credono non sia nostrocompito fare assistenza. E spesso non sap-piamo neppure come farla. Ma non possia-mo rispondere solo con le manifestazionialle necessità di una popolazione semprepiù colpita. Veniamo da anni di individuali-smo e consumismo, ricreare comunità soli-dali è un’esigenza concreta ora, ne va persi-no della sopravvivenza di ciascuno e ditutti». Nascono in diverse parti del paese le farma-cie popolari. Nel nord un ospedale fallito èstato occupato dai lavoratori e prosegue ilservizio in autogestione. Gli insegnanti, conlo stipendio falcidiato, danno ai bambini ripe-tizioni gratis.Nelle fabbriche occupate, compresa quellache abbiamo visitato alle porte di Atene inoccupazione da centotrenta giorni, tutti igiorni arrivano pacchi di viveri, buste di pastae pelati, qualche soldo. I produttori di patatehanno deciso di abbassare i prezzi, e di sal-tare la grande distribuzione, per provare asalvare insieme se stessi e i consumatori. È un pugno nello stomaco, questa due gior-ni ad Atene con la delegazione europeaorganizzata in tre giorni da Attac Francia.Leggere è una cosa, vedere è un'altra. Aigreci incontrarci fa piacere. Si commuovonocon il nostro manifesto di solidarietà. Undeputato lo ha mostrato in Parlamento. Mace lo dicono senza peli sulla lingua: «cisiamo sentiti soli in questi ultimi due anni». E poi aggiungono, tutti senza eccezionealcuna, di non volere la carità, di aver biso-gno piuttosto di un’agenda comune perchéda soli non si salva nessuno. «Hanno fatto dinoi un laboratorio, per salvarsi dalla crisiuccidendo il modello sociale europeo,ammazzando il sindacato e distruggendo idiritti dei lavoratori. Per far avere al mercatole mani completamente libere. Vi fannovedere noi greci come il cattivo esempio danon imitare, ma è un modo per dividerci efarci a pezzi meglio».Dicono tutti le stesse cose, anche se hannostorie e tradizioni diverse, quelli che incon-triamo: il sindacato, i giornalisti, i giovani indi-

gnati, gli attivisti sociali, i militanti dei partitidella sinistra europea. «Noi avevamo in piùla corruzione, tremenda e pervasiva, ma ilnostro debito non imponeva tutto questo. Tral'altro, è già certo che il debito greco aumen-terà perché hanno distrutto la società e l'e-conomia. L'ultimo pacchetto di aiuti che gen-tilmente ci hanno concesso, la Grecia nep-pure lo vedrà. Rimane nella Deutsche Bank e serve apagare la Deutsche Bank». Ci dicono che nella cittadinanza la percezio-ne è cambiata. All'inizio molti erano terroriz-zati, hanno creduto di dover ingoiare i sacri-fici per evitare il peggio, ma ora sempre piùpersone hanno capito che la Troika e ilgoverno greco non stanno cercando di sal-vare i greci, ma le banche e i mercati. C'è molta più consapevolezza e indignazio-ne, anche se manca un progetto credibile dialternativa che dia respiro lungo alle resi-stenze che si vanno sviluppando. La discussione su rimanere o uscire nellaeurozona non appassiona nessuno di quelliche incontriamo. Ci dicono che sì, tutti ne discutono, ma checi sono proposte più significative per cuilavorare: l'audit popolare sul debito, la indivi-duazione delle quote di debito illegittime daripudiare, il rallentamento dei pagamentisembrano essere argomento di dibattito benpiù consistente. Intanto i sondaggi parlano chiaro. All'incontro con la segreteria nazionale delsindacato - ci incontrano in cinque, rappre-sentanti di tutte le tendenze politiche, inGrecia il sindacato è uno e tiene dentro tutti- al segretario del Pasok i colleghi fanno unabattuta: «alle elezioni scorse lui ha votatoper un grande partito, alle prossime ha deci-so di votare per uno piccolo». Che è sempre il Partito Socialista, passatodal 44% del 2009 all' 8% dei sondaggi dioggi.Ma le elezioni, chissà se e quando si faran-no. Già, perché quello che sta succedendoin Grecia è sopratutto un radicale cambiodella struttura dello stato. «Il problema non èsolo la riduzione dei salari, in molti casidimezzati. Hanno distrutto tutto quello che

avevano conquistato, tutto quello che fademocrazia: le elezioni, la sovranità, il con-tratto collettivo, le tutele dei lavoratori, lostato sociale». I lavoratori sono ormai alla mercè degliimprenditori che possono fare quello chevogliono. Possono chiudere una fabbrica elicenziare tutti solo dichiarando che i profittinon sono più abbastanza, anche se hannoaltri stabilimenti o altre proprietà redditizie. «Stiamo andando verso un'epoca di barba-rie» ci dicono tutti. «E non pensate che que-sto riguardi solo noi. È un problema comune.La vostra solidarietà è un bene, ma se èverso i poveri greci che soffrono non ci inte-ressa. Noi stiamo lottando per la libertà e lademocrazia. Questa è la lotta da fare insie-me».Da fare insieme. Dieci anni fa, tutti insiemequelli che siamo andati in Grecia, ci inven-tammo il Forum Sociale Europeo di Firenze,il più grande e inclusivo spazio pubblico mairealizzato nel nostro continente. Oggi quellospazio non c'è più. Congelato, in teoria.Dissolto, nei fatti. Ma senza rimpianti inutili eantistorici, dopo alcuni anni comincia a esse-re chiaro a molti che non si può rimanerechiusi nei propri confini nazionali o territoria-li, laddove la crisi ci costringe a difenderci edove i laboratori di alternativa si provano acostruire. E che in fretta bisogna creare lospazio delle convergenze, per darsi forza.Perché una Europa c'è. È potente, e dettalegge. Fa carta straccia delle nostre Costi-tuzioni, della nostra sovranità - e non innome di una legalità superiore fondata sullademocrazia e sui diritti come speravamo. Èuna Europa governata dalla finanza, dallebanche, dai tecnocrati, che applica ai suoicittadini le stesse ricette del vangelo liberistache trent’anni fa stroncarono l'AmericaLatina. Questa è Europa, oggi. Una Europa dove icompagni tedeschi ad Atene cominciano iloro interventi dicendo sempre che «c'èanche un’altra Germania», sapendo beneche in tutti e due i paesi rinasce l'intolleranzadegli uni verso gli altri. Una Europa che nonsi vergogna a mettere letteralmente per stra-da undici milioni di suoi cittadini, in un paesedove affondano le nostre radici, il nostropensiero e la storia. Ad Atene ho avuto la stessa angoscia deiprimi viaggi nella Yugoslavia in guerra. Perché le guerre si fanno anche senza cec-chini e cannoni, e quelle fratricide sono lepeggiori. Sapevamo, in quegli anni, chedifendere loro era difendere noi. Oggi è lostesso.Info: [email protected]

Una delegazione di organizzazioni europee adAtene: da solo non si salva nessuno

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«Stiamo andando verso un’epoca di barbarie.

E non pensate che riguardi solo noi greci.

È un problema comune.Stiamo lottando

per la libertà e la democrazia. È una battaglia da fare insieme»

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Anche quest'anno la Provincia di Romarinnova, con il Premio Tom Benetollo per lebuone pratiche locali, il suo impegno dedi-cato alla memoria del nostro presidentescomparso ormai quasi otto anni fa e allesue battaglie sui temi della pace, dei dirittiumani, della democrazia, dell’ambiente edella legalità. L’istituzione del Premio èanche un’opportunità per contribuire, pro-seguendo idealmente il suo percorso, allosviluppo di una maggiore sensibilità daparte dei cittadini e di un maggiore impe-gno di altri soggetti pubblici al tema delle‘buone pratiche’, attraverso la valorizzazio-ne e la promozione di casi esemplari diesperienze avviate in questi anni da ammi-nistrazioni locali.Il Premio, nato nel 2006 per volontà dell’al-lora Presidente del Consiglio provinciale diRoma Adriano Labbucci, giunto quest’an-no alla V edizione, mantiene intatto il suoobiettivo di mettere in rete le migliori prati-che realizzate su tutto il territorio naziona-le, per instaurare un circolo virtuoso tra gliamministratori di tutta l’Italia. Possono con-correre Amministrazioni comunali e provin-ciali che, nel corso di questi anni, abbiano

avviato politiche (azioni, iniziative, delibe-re, progetti caratterizzati da continuità oeffettiva attuabilità, anche con riferimentoalle risorse impiegate) di sensibilizzazionee di sostegno alle ‘buone pratiche locali’con particolare riferimento alle categoriepace, diritti umani, immigrazione, solidarie-tà internazionale, finanza etica ed econo-mia equosolidale, democrazia partecipata,ambiente e sviluppo sostenibile, legalità,politiche giovanili, tecnologie, nuovi saperie lotta al digital divide. Come per le passa-te edizioni, i premi non saranno in denaroma consisteranno in oggetti artistici e diartigianato di alto valore simbolico, prove-nienti dalle zone del mondo che hannocaratterizzato l’impegno di Tom Benetolloper accrescere la solidarietà internaziona-le, lo sviluppo sostenibile, la promozionedei diritti umani e la convivenza pacifica trai popoli. La Giuria del Premio è compostada 8 persone, autorevoli esponenti delmondo dell’associazionismo, della culturae del giornalismo e da due rappresentantidella Provincia di Roma. Il bando scade il30 aprile 2012.Info: www.arci.it

cultura

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C hi ha comprato il Sole 24 Ore didomenica 19 febbraio e ha sfogliatoil sempre ricco ed interessante inser-

to culturale ‘Domenicale’ è rimasto sicura-mente spiazzato. In prima pagina viene pub-blicato un Manifesto per la Cultura che trac-cia la posizione del giornale di Confindustriasu un argomento che ci sta particolarmente acuore. Da sempre. La cultura è necessariaper lo sviluppo del Paese: questa la tesi prin-cipale. Il testo del manifesto raccoglie moltedelle riflessioni che in questi ultimi due annisono state al centro di tante iniziative di reti,coalizioni, associazioni come la nostra chehanno sollecitato costantemente la politica ele istituzioni per rimettere al centro delle poli-tiche pubbliche anche gli investimenti in cul-tura. La pubblicazione del manifesto del Sole24 Ore ha il merito di imporre un cambia-mento di passo nella discussione sul ruolodella cultura per lo sviluppo. La straordinariaadesione di migliaia di personalità e operato-ri, non solo del mondo della cultura, dimostracome sia diffusa la consapevolezza dellanecessità urgente di proporre una via inno-vativa per lo sviluppo del Paese edell'Europa. Nelle due settimane che sono

seguite alla pubblicazione dell'appello, il quo-tidiano di Confindustria ha ospitato decine dicontributi molto interessanti. Il primo, piùautorevole e importante, è la lettera inviatadai ministri Lorenzo Ornaghi, CorradoPassera e Francesco Profumo. I tre ministrinon solo indicano un cambio radicale di visio-ne sulle politiche pubbliche per la cultura e laconoscenza rispetto al governo precedente(e non solo), ma indicano anche l'impegno adun coordinamento dei tre dicasteri nell’indivi-duazione di politiche di sviluppo che conside-rino la cultura come uno degli ambiti principalidi iniziativa. Suggeriamo di coinvolgereanche il dicastero del Ministro Fabrizio Barcarafforzando il ruolo delle politiche culturali pergli importanti effetti che può avere sullacoesione territoriale. Altri hanno affrontatotemi che riguardano da vicino anche il mondodella cultura diffusa, ampiamente citati nel-l'articolo di Stefano Boeri, che riguardano ilsostegno alle imprese creative (profit e no-profit) individuando nelle città spazi adeguatiche le possano ospitare a costi accessibili, lacostruzione di hub pubblici sfruttando l'im-menso patrimonio immobiliare spesso in di-suso, definire meccanismi di accesso al cre-

dito per questo vasto mondo. Questioneaffrontata da molti è quella del finanziamentodelle attività culturali attraverso il meccani-smo del 5 per mille. Anche l'Arci è assoluta-mente favorevole all'ampliamento dei sog-getti che possono usufruire di questo stru-mento, purché si tolga ogni limite al plafonddei fondi utilizzabili, com'è oggi per l'8 permille. Si reclamano anche politiche pubblicheche sostengano non solo l'offerta di culturama anche l'ampliamento della domanda. Daquesto punto di vista crediamo che l'associa-zionismo di promozione culturale possaessere un importante alleato. Il suo radica-mento territoriale, il rapporto diretto con i cit-tadini, la promozione di attività per il rafforza-mento delle capacità creative, i percorsi edu-cativi rivolti a persone di tutte le età, fannodell'associazionismo e del volontariato cultu-rale un volano importante per accrescerenelle persone curiosità e passione per le artie le culture. Seguiremo con attenzione il per-corso avviato dal Sole 24 Ore proponendo ilpunto di vista delle organizzazioni sociali chehanno a cuore la Cultura, nel nostro Paese ein Europa.Info: [email protected]

Il ‘Manifesto’ del Sole 24 Ore: la cultura è necessaria per lo sviluppo del Paese

Giunto alla V edizione il Premio TomBenetollo per le buone pratiche locali

‘Con gran amor’ di Alba de CéspedesEdito da Arci, Grupo fundativo Italo Calvino eEdiciones Uneac (Unione scrittori e artisti diCuba), tra l’8 e il 18 febbraio è stato presenta-to l’ultimo romanzo di Alba de Céspedes Congran amor a Cuba durante la Fiera Interna-zionale del libro e a Bayamo nel MuseoStorico ‘Carlos Manuel’ de Cespedes, attivitàalle quali ha partecipato una qualificata dele-gazione dell'Arci, la professoressa MarinaZancan curatrice del libro e il professor AlbertoAsor Rosa dell'Università La Sapienza diRoma. Tra le protagoniste della letteratura del‘900, autrice e intellettuale a tutto tondo, donnadi rara tenacia e scrittrice riluttante a farsi inca-sellare in schemi prefissati, Alba de Céspedesha improntato il suo percorso creativo su duebinari: quello dello stile e, soprattutto, quellodell'impegno politico e dell'insopprimibile esi-genza di libertà e giustizia. Scrittrice, poetessae partigiana italiana, il nonno paterno, CarlosManuel de Céspedes del Castillo, era stato ilprimo ‘presidente in armi’ dell'isola caraibica, efu ucciso dai militari colonialisti spagnoli nel1874. Proprio partendo da questo episodiostorico, intrecciando letteratura e autobiogra-fia, l’autrice ha scritto Con gran amor dedicatoa Fidel Castro e alla Rivoluzione Cubana.

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D opo mesi in cui la politica ha omes-so il confronto e il dialogo necessa-ri con la popolazione della valle, la

situazione di tensione in Val Susa ha rag-giunto il livello di guardia, con una contrap-posizione che sta provocando danni incal-colabili nel fisico delle persone, nellacoesione sociale, nella fiducia verso le isti-tuzioni, nella vita e nella economia dell'inte-ra valle. I problemi posti dal progetto dallaTav non si risolvono con comportamenti vio-lenti, da cui occorre prendere le distanzesenza ambiguità. Ma non basta deprecarela violenza se non si fa nulla per evitarla e siriduce la protesta della valle - di tante donnee tanti uomini, giovani e vecchi del tuttoestranei ad ogni forma di violenza - a que-stione di ordine pubblico. La contrapposizione e il conflitto possonoessere superati solo da una politica intelli-gente, lungimirante e coraggiosa. Lacostruzione della linea ferroviaria (e delleopere ad essa funzionali) è una questionenon solo locale e riguarda il nostro modellodi sviluppo e la partecipazione democraticaai processi decisionali. Per questo è neces-sario riaprire quel dialogo che gli ammini-

stratori locali continuano vanamente a chie-dere. Oggi è ancora possibile. Domani forseno. Per questo rivolgiamo un invito pres-sante alla politica e alle autorità di governoad avere responsabilità e coraggio. Sicominci col ricevere gli amministratori localie con l'ascoltare le loro ragioni senza riser-ve mentali. Il dialogo non può essere sem-plice apparenza e non può trincerarsi dietrodecisioni indiscutibili ché, altrimenti, non èdialogo. La decisione di costruire la linea adalta capacità è stata presa oltre vent'anni fa.In questo periodo tutto è cambiato: sulpiano delle conoscenze dei danni ambien-tali, nella situazione economica, nelle polit-che dei trasporti, nelle prospettive dello svi-luppo. I lavori per il tunnel preparatorio nonsono ancora iniziati e non è vero che a livel-lo sovranazionale è già tutto deciso e chel'opera è ormai inevitabile. L'Unione euro-pea ha riaperto la questione dei fondi, deiprogetti e delle priorità rispetto alle Retitranseuropee ed è impegnata in un proces-so legislativo che finirà solo fra un anno emezzo. Lo stesso Accordo intergovernativofra la Francia e l'Italia sarà ratificato soloquando sarà conosciuto l'intervento finan-

ziario della UE, quindi fra parecchi mesi. Eanche i lavori sulla tratta francese non sonoiniziati né prossimi. Dunque aprire un tavolo di confronto realesu opportunità, praticabilità e costi dell'ope-ra e sulle eventuali alternative sarebbe sol-tanto un atto di responsabilità politica. Untavolo pubblico, con la partecipazione diesperti nazionali e internazionali, è nell'inte-resse di tutti. Perché tutti abbiamo bisognodi capire per decidere, confermando omodificando la scelta effettuata in condizio-ni del tutto diverse da quelle attuali.Un Governo di 'tecnici' non può avere pauradello studio, dell'approfondimento, dellascienza. Numerose scelte precedenti sonostate accantonate (come quella sul pontesullo stretto). Noi oggi chiediamo di appro-fondire i problemi ascoltando i molti 'tecnici'che da tempo stanno studiando il problema,di non deludere tanta parte del Paese, didimostrare con i fatti che l'interesse pubbli-co viene prima di quello dei poteri forti. Lochiediamo con forza e con urgenza, primache la situazione precipiti ulteriormente.Tra i primi firmatari, don Ciotti, Livio Pepino,Paolo Beni, Vittorio Cogliati Dezza.

N el dibattito che si sta drammatica-mente svolgendo intorno al tunneldella Valsusa, si continuano a rac-

contare molte cose non vere, che falsanocompletamente la discussione pubblica eacuiscono la sensazione di un discorsochiuso e che è inutile riaprire. Basterebbeleggere i documenti di LTF, l'accordo inter-governativo, la decisione della ministra fran-cese di riconsiderare quasi tutte le grandiopere ferroviarie e la proposta della Com-missione Europea ‘Connecting Europe’sulle reti TEN, per capire che non solo nullaè davvero definitivamente deciso sul tunneldi base, ma anche che siamo in alto mareper quanto riguarda la concreta dimostra-zione della sostenibilità finanziaria dell'ope-

ra e della sua reale utilità. E basterebbeanalizzare gli stessi quaderni dell'Osserva-torio di Virano pubblicati prima dell'uscitadelle amministrazioni contrarie all'opera,dove sono descritte per bene le tappe che laLione-Torino avrebbe dovuto seguire e chemettono chiaramente il tunnel all'ultimoposto nelle priorità. Insomma, siamo nel campo della pura pro-fessione di fede, per cui si riesce a dare perbuona l'ipotesi che un'opera che forse sicomincerà concretamente a costruire fraquattro o cinque anni e sarà completa (datiLTF) nel 2035/40 - a fronte di una linea oggiutilizzata al 20% delle sue attuali potenziali-tà - potrà davvero avere un impatto sullacrisi economica e di occupazione attuale. Soprattutto se si considera che il progetto dicui oggi si parla non è definitivo, ma è statoapprovato dal CIPE con 222 prescrizioniimportanti e tutti sanno molto bene che leinfrastrutture non bastano per assicurare iltrasferimento modale gomma/ferro. Con letariffe, i contributi e le deduzioni di cui godo-no gli autotrasporti, è impossibile pensareche sia competitivo passare le merci suitreni, anche se ci fosse il tunnel e la linea

più veloce del mondo. L'UE sta nel bel mezzo di una proceduralegislativa che ha l'obiettivo di definire entroil 2013 quali progetti saranno finanziati conquali e quanti soldi. Nell'accordo intergover-nativo fra Francia e Italia, firmato in pompamagna nel gennaio 2012, si dice chiara-mente «l'accordo non ha come oggetto dipermettere l'avvio dei lavori sulla partecomune che richiederà un protocollo sepa-rato tenendo conto in particolare della par-tecipazione definitiva della UE al progetto».Quindi nulla di definitivo. Inoltre NathalieKosciusko-Morizet, Ministro francese dell'E-cologia e dei Trasporti, ha indicato neldicembre 2011 «la ricetta per uscire dallagrave crisi: dare priorità alla manutenzionee al rinnovo della rete ferroviaria classica esottoporre lo sviluppo delle linee ad AltaVelocità ad una valutazione esterna indi-pendente per superare la confusione tradecisioni politiche e tecniche su tutti i pro-getti, con l'esclusione delle quattro linee i cuilavori sono in corso», tra le quali ovviamen-te non figura la Lione-Torino. Perché maiquesto riesame ragionevole non può avve-nire anche da noi?

In Val Susa un dialogo è possibile e necessario

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n.9 7 marzo 2012

di Monica Frassoni, co-Presidente del Partito Verde Europeo (EGP)

Perché in Italia di Tav non si può discutere?

L'appello di società civile e politici per l'apertura di un Tavolo pubblico

Anna Di Mascio, responsabileLegacoopsociali Piemonte e MarcoCanta, presidente della cooperativaOrso, sono stati nominati Portavoce del Forum del Terzo settorepiemontese per il prossimo triennio

TORINO

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S ono già passati sette anni da quan-do pensammo che fosse importan-te dar vita una nuova modalità di

impegno sociale che riuscisse ad incrocia-re la voglia di fare con la concretezza, ilriflettere con il sognare. Così nacqueLiberarci dalle Spine, questa esperienza dipratica sociale che non è solo volontariatoe nemmeno solo teoria politica; anzi unreale strumento per contrastare l'enfasiprevalente dell' antipolitica. In questi anni molte cose sono cambiate,spesso trasformate e modificate dalla vogliadi migliorare e dalla volontà di sperimentare,esplorare, scoprire e rinnovare.Al timone del rinnovamento ci sono le richie-ste, le critiche ma anche la tanta voglia difare di una moltitudine di ragazze e ragazziche spesso non superano l'età di venti anni.In questo nuovo percorso un ruolo fonda-mentale l'ha giocato la saggezza ‘delleragazze e dei ragazzi di ieri’ che ben si sonointegrati fino ad essere oggi una parteessenziale di questo straordinario movimen-to giovanile. In questo caso, al contrario, sisono affermate e consolidate simpatie, ami-cizie profonde ma anche tanta voglia di rac-contare e di ascoltare.

I nostri ragazzi e le nostre ragazze risco-priranno la voglia e il valore dell'ascolto,l'impegno a chiedere il perché delle cose etutto questo non attraverso una ricercainternet su un qualche motore di ricercama relazionandosi a chi certe storie le havissute.. Con questa consapevolezza ciapprestiamo ad organizzare la settima edi-zione dei campi antimafie Liberarci dalleSpine, in cui si prevede una straordinariapartecipazione giovanile.Saranno tantissime le ragazze e i ragazziche sceglieranno di dedicare parte delleloro vacanze ad un impegno sociale parti-colare nei terreni confiscati alla ricerca diGiustizia e Verità. A Corleone abbiamo programmato i campiantimafie da aprile fino a novembre, senzamai interrompere, con una staffetta quindi-cinale di ragazzi/e.Insieme ai soci lavoratori della Coope-rativa Lavoro e Non Solo e alla Camera delLavoro vogliamo contribuire a progettare ecostruire il cambiamento sociale della cittàsimbolo della mafia per farla divenire quan-to prima la comunità locale esemplare dellaGiustizia Sociale. Quindi avvicinare a questaesperienza tanti corleonesi, chiedere loro di

poter condividere la nostra presenza tempo-ranea nel loro paese.Cambierà la cucina con ricette più variegate,tipiche dei vari territori di chi ne sarà in quelmomento protagonista e quindi anche l'in-contro con il cibo sarà cultura, benessere,memoria e futuro.La ricerca della felicità comune infatti, nonpuò essere solo un sogno desiderato, madeve divenire una pratica sociale, un nuovostile di vita caratterizzato da diritti e pariopportunità per tutti e per tutte.A Corleone è in atto la Resistenza fatta datanti partigiani; in questo caso non ci si develiberare dai nazifascisti ma dai mafiosi e daitenti colletti bianchi al loro servizio.Si tratta adesso di pensare e organizzare ilsuo 25 aprile; giornata della Liberazione!Ce la faremo sicuramente.E poi…. è straordinario pensare che tuttoquesto ha potuto avere un suo inizio ed oggiun suo consolidamento grazie all'impegno eallo spirito di servizio comunitario che deigiovani corleonesi, cooperatori e amanti dell'agricoltura hanno potuto promuovere gene-rando ammirazione e riferimento da parte ditantissime ragazze e ragazzi sedicenni.Info: [email protected]

accadeinsicilia

arcireport

L e primarie dello scorso 4 marzo aPalermo lasciano l'amaro in bocca acoloro che si aspettavano di vivere

una bella giornata di esercizio di democrazia:certo non la più determinante tra le forme didemocrazia, ma almeno una possibilità.Invece verranno ricordate in modi menolusinghieri: dopo che martedì mattina, allafine del riconteggio, sono stati ufficializzati irisultati, il clima - che era già tutt'altro chesereno - si è ulteriormente avvelenato. Èstato chiamato in causa il comitato dei garan-ti, e in tarda serata è arrivata la comunicazio-ne dell'apertura di un fascicolo presso lamagistratura, per presunti brogli e voto discambio nel quartiere Zen. Così tra accuse dischede fotocopiate, sparite e/o apparse dalnulla, autobus carichi di votanti attorno aiseggi, evidenti regolamenti di conti all'internodel Partito Democratico, aspettiamo ancorache scenda il sipario su questa giornata. Perla cronaca e per i media, vince le primariecon il 33,76% dei voti Fabrizio Ferrandelli,politico 31enne autoindicatosi come il candi-dato dei movimenti e della società civile e -più degli altri - le perde con il 33,25 % dei votila favorita della vigilia, Rita Borsellino, indica-

ta insistentemente dai media come la candi-data di Bersani e dei partiti del centro sinistra.Come se, da un lato, Ferrandelli non fossemai transitato dai partiti, non avesse maiincrociato percorsi istituzionali, e non fossesostenuto dall'area del PD favorevole all'ac-cordo con il terzo polo e al sostegno al gover-no regionale presieduto da Raffaele Lom-bardo, MPA. Come se, dall'altro lato, laBorsellino non gravitasse da 20 anni nell'or-bita delle organizzazioni sociali e del movi-mento antimafia, e non avesse fatto dellarelazione diretta con le persone, della parte-cipazione e dell'ascolto le cifre del suo agirepolitico. Gli altri candidati, il rottamatoreDavide Faraone e l'indipendente AntonellaMonastra hanno ottenuto rispettivamente il27,07 % e il 5,91 % . Preoccupa che sia l'on.Miccichè, ex PDL e ora Grande Sud, forzapolitica che rappresenta il nuovo che avanzadi gattopardiana ispirazione, uno dei primi acommentare i risultati, dicendo che «un gio-vane come Ferrandelli è la migliore espres-sione della sinistra palermitana». Chi di noiha vissuto la stagione delle primarie regiona-li del 2005, ha faticato molto a ritrovare inqueste primarie lo spirito di quella stagione.

Anche l'elevata partecipazione, con quasi30mila persone recatesi a votare (il 50% inpiù delle precedenti primarie) non consola, seall'indomani del voto l'on. Cascio, esponentePDL e presidente dell'Assemblea regionaleSiciliana può affermare, senza che nessunolo smentisca ufficialmente, che circa 10milaelettori non erano del centrosinistra. A noiresta addosso una grande tristezza e fortepreoccupazione sul futuro della democraziae della politica nella nostra terra. E ci fa staancora peggio l'idea che possa essere uncomitato di garanti o addirittura la procura adover decretare il verdetto finale. Non è que-sta l'idea di partecipazione che abbiamo intesta e che cerchiamo di praticare. Info: [email protected]

Le primarie dei veleni

Liberarci dalle Spine 2012: pensare, fare, sognare…

n.9 7 marzo 2012

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Si tiene quest’anno nel capoluogo ligure il prossimo 17 marzo la Giornata

della memoria e dell'impegno per le vittime innocenti di mafia.

Segnalate la vostra partecipazione a [email protected]

GENOVA

notizieflash

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Dopo la serata inaugurale che lunedì5 marzo ha visto SusannaNicchiarelli, la pluripremiata autrice

del film Cosmonauta con la sua ormai miti-ca battuta «Perchè mi fai questo?»«Perchè sono comunista!», presentare ediscutere col pubblico frammenti scelti deisuoi lavori, continuano, fino ai primi di apri-le, gli appuntamenti settimanali di Stranevisioni, immagini e aperitivo con autori nonconvenzionali presso il circolo culturaleAmantes di via Pincipe Amedeo 38/a. Ideata nel 2001 con Maurizio Lorenzati dalregista Claudio Paletto, che ancora oggi necura con la documentarista MaddalenaMerlino il calendario, questa rassegna èdiventata nel corso del tempo un piccolo

cult nel panorama video-cinematograficoindipendente torinese ed italiano. In dodicianni, dopo l'immancabile rito dell'aperitivo,sono stati più di un centinaio i registi, tra iquali Armando Ceste, Mimmo Calopresti,Daniele Gaglianone, Daniele Segre,Davide Ferrario e Tonino De Bernardi che,nella sempre troppo piccola saletta proie-zioni, hanno accettato l'invito a raccontarsi,a far vedere spezzoni inediti o dimenticati,a mettersi in gioco con un pubblico sempreattento e curioso, chiaccherando in libertàdi sogni e di cinema, di impegno e docu-mentazione. E in momenti come quelli chestiamo vivendo, in cui quotidianamente sirestringono gli spazi e le possibilità di pro-durre e proporre cinema, corti, documenta-ri e, più in generale, cultura, questa voglia,questa passione, questa complicità sem-brano davvero tanto. L’incontro con gliautori ha inizio alle 19, le proiezioni si ten-gono tra le 20 e le 21, in uno spazio al con-fine tra visione e aperitivo in cui sia possibi-le dialogare con gli autori in modo semplicee immediato. Le proiezioni sono un’occa-sione per sentire dalla viva voce degli inte-ressati frammenti della loro storia artistica e

professionale e soprattutto per rivedereloro immagini, marginali, inedite o dimenti-cate. Il 12 marzo il prossimo appuntamentocon Manuele Cecconello, regista biellesepoliedrico tra fotografia, cinema sperimen-tale, racconto di ricerca tra registro docu-mentaristico e slancio visionario. Il 19marzo è la volta di Maurizio Cartolano, chesviluppa la sua attività artistica tra Torino eRoma realizzando regie televisive, corto emediometraggi, documentari di reportagesociale, tra cui il recente e bellissimo 148Stefano, mostri dell'inerzia. Il 26 marzo cisarà Vittoria Castagneto, apprezzata autri-ce di documentari sia per trasmissioni tele-visive Rai, che per proprie produzioni, haall'attivo due cortometraggi di finzione, peruno dei quali ha ricevuto una menzione alFestival di Cannes. Ultimo appuntamento il2 aprile con Moritz Ceste, giovane e talen-tuoso videomaker di piccoli corti indipen-denti e lavori di documentazione. Il sito èdedicato al materiale che gli autori hannovoluto rendere pubblico, biofilmografie,fotografie a volte inedite, locandine, frameda video, racconti e opinioni.Info: www.arteca.org

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‘Strane visioni’ al circolo Amantes: immagini e aperitivi con autori non convenzionali

Il 19 marzo alle 21 al Teatro Eliseo la serata Mai più razzismo, promossadall’Unar e organizzata dall’Arci conil patrocinio dell’Unhcr. Partecipa, tra gli altri, Ascanio Celestini

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n.9 7 marzo 2012

Musica in carcereORVIETO - Riprende l’iniziativaMusica in carcere, progetto curatodall’Arci Umbria e da Arci Ora

d’aria di Terni con il coordinamentoartistico di Andrea Di Mario. Il proget-to ha già proposto concerti negli isti-tuti penitenziari di Terni, Perugia eViterbo; ora è la volta del carcere diOrvieto con la musica dello 08 trio,composto da jazzisti orvietani docen-ti presso la Scuola Comunale diMusica della città. Sabato 10 marzoalle 9.30 appuntamento con la loromusica dal linguaggio personale einnovativo, che spazia dal Be Bop almodern Jazz.Info: [email protected]

Serata contro il nucleare ROMA - Venerdì 9 marzo al circoloArci Rising Love, serata musicale conproiezioni e dibattiti, dedicata allasocietà civile che si mobilita contro ilnucleare e contro chi minaccia lasalute dei cittadini. Alle 21.30Greenpeace Roma presenterà inanteprima il documentario Into eter-nity, contro i rischi del nucleare nelmondo. Ospite d'onore della serata

uno dei più affermati artisti dellascena reggae Italiana, Fido Guido,con un album fresco di stampaRealtà e cultura.Info: www.risinglove.it

Secondo me, la donnaSPILAMBERTO (MO) - Domenica 11marzo alle 14.30 allo Spazio IncontroL.Famigli Secondo me, la donna, ini-ziativa organizzata dall’Arci locale incollaborazione con altre associazioniterritoriali e con il Comune di Spi-lamberto. Si tratta di un viaggio semi-serio a più voci per sorridere e riflet-tere sull’universo femminile, con ilgruppo Officina di parole e in partico-lare con Cristina Fiorini, ClaudiaGuidetti, Maria Cristina Petronio,Paola Sergi, Isabella Dapinguente,Debora Zanoli, Luca Manganelli,Valerio Fracchetta, Luca Santacrocee Adelmo Macchioni.Info: [email protected]

Tesi sull’America LatinaFIRENZE - Il Centro Studi e IniziativeAmerica Latina, con sede presso ilcircolo Arci Vie Nuove, organizza laXVI edizione del Concorso per tesi di

Laurea sull’America Latina. La tesideve essere stata discussa in unadelle Università della Toscana entrol’anno solare 2011 e aver affrontatotemi riguardanti l’America Latina. Perpartecipare al concorso occorreinviare entro il 31 marzo i propri datiinsieme a due copie rilegate dellatesi presso il circolo Arci Vie Nuove inviale Giannotti 13.Info: 340/4950036

Migranti, salute e dirittiAREZZO - Il 9 marzo si terrà pressola Sala dei Grandi della Provincia diArezzo il convegno su Migranti, salu-te e diritti, sulla tutela del diritto allasalute dei migranti e dei profughi.L'iniziativa è organizzata da Isde(International society of doctors forthe environment), Associazione italia-na Medici per l'Ambiente, in collabo-razione con il Cesvot e Arcisolida-rietà. L'intento con cui è stata pro-mossa è quello di evidenziare quantosia importante l'aspetto medico esanitario nella questione ‘migranti’,per garantire loro la giusta assisten-za, senza discriminazioni o pregiudizi.Info: [email protected]

Laboratori sul benessereVITERBO - Presso il BiancovoltaSpazio Arci doppio appuntamentopromosso da Arci Viterbo, Aucs eArci servizio civile Viterbo: il 10marzo alle 18 il laboratorio dal titoloLa vita che voglio. Strumenti per es-sere, fare e vivere meglio. Il 12 marzosi terrà invece il laboratorio formativo-esperenziale Come attivarsi, dallostato presente allo stato desiderato.Due momenti di formazione e oppor-tunità di apprendimento di strumentiper la crescita personale e il migliora-mento della qualità della vita.Info: [email protected]

I monologhi della vaginaTORINO - L’8 marzo al Caffè Ba-saglia, per la Festa della donna, conla direzione artistica di OlivieroCorbetta, vanno in scena I monologhidella vagina di Eve Ensler, con l'inter-pretazione di Elena Canone, StefaniaRosso e Daniela Vassallo. Le tre attri-ci impersonano le donne dei raccon-ti: sono voci di ogni età, di ogni cultu-ra, di ogni provenienza sociale e geo-grafica.Info: [email protected]

Notizie Brevi

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L a Toscana dell'antirazzismo chiama.Il mondo della musica, della cultura,della società civile, delle istituzioni,

risponde. Lunedì 12 marzo, da Firenze, al tempostesso città di accoglienza e luogo dellastrage del 13 dicembre scorso, giungeràun messaggio, rivolto a tutto il Paese, perla cittadinanza ai ragazzi nati in Italia dagenitori stranieri e per aprire una nuovastagione di diritti e coesione, di lotta allediscriminazioni e alla paura, di incontro conle comunità di cittadini immigrati che vivo-no da anni in Toscana.Promosso da Arci Toscana nell'ambitodella campagna L'Italia sono anch'io e conil patrocinio della Regione Toscana, L'Italiasono anch'io show all'Obihall di Firenzesarà una grande maratona/concerto all'in-segna dell'intreccio di culture, per darevoce ad un pezzo di Italia sempre piùimportante, ma ancora senza cittadinanzae rappresentanza. L’iniziativa prende ilnome proprio dall’omonima campagna peri diritti dei cittadini stranieri che nascono ovivono nel nostro Paese. Secondo le stime

del dossier Caritas/Migrantes 2011, i citta-dini immigrati regolarmente presenti inItalia sono oggi oltre 4 milioni; di questi,396mila in Toscana, il 10,6% della popola-zione (la media italiana si attesta intorno al7,5%). Riguardo i minori, sono figli di geni-tori stranieri 932.675, di cui 572.720 nati inItalia: in Toscana, su un totale di quasi33mila nuovi nati, quelli venuti alla luce dadonne straniere sono quasi 6000, il 18%del totale delle nascite. mentre nell’annoscolastico 2010/2011 il totale degli studen-ti iscritti nelle scuole (pubbliche statali eparitarie) della Toscana sfiorava le 490milaunità (489.959) di cui circa 56mila (56.088)stranieri, circa l’11,4%.In scaletta per l’appuntamento del 12marzo, con inizio alle 21, un ricco e inter-culturale parterre di artisti che potrebberiservare anche alcune sorprese. Si susse-guiranno le musiche e le danze tradiziona-li africane dei senegalesi Pape Kanoute eMandè, la musica latina del peruvianoHernan Gipsy con un gruppo di musicistiitaliani e latini. E ancora, la vitalità de LaScena Muta e di Musica da Ripostiglio, l'in-

teressantissimo incontro tra Ginevra diMarco ed i musicisti dell’Orchestra diPiazza Vittorio (Mario Tronco, Ziad Tra-belsi, Carlos Paz, Sangei, Pino Pecorelli).A suggellare la particolarità dell'evento uninedito set che vedrà la partecipazionestraordinaria di Vinicio Capossela assiemea Ginevra di Marco, Pape Kanoute, sotto lasapiente egida di Francesco Magnelli. Alla guida del palco ci sarà DanielaMorozzi che ospiterà alcune delle vocidell'Italia interculturale di oggi, tra cui il por-tavoce della comunità senegalese dellaToscana Pape Diaw e il Presidente dellaRegione Toscana Enrico Rossi. Ingressogratuito.Info: www.arcitoscana.it

10incircolo

arcireport

A Firenze maratona-concerto interculturalecon L’Italia sono anch’io show il 12 marzo

Il 9 marzo alle 20.30 presso l’ArciIsolotto Sapori e saperi, cena con ingredienti equo-solidali

e a chilometro zero, accompagnata da storie e testimonianze di donne

del nord e del sud del mondo

FIRENZE

notizieflash

Proiezione de ‘Lapolitica del desiderio’Giovedì 8 marzo alle 17.30 presso l'Audi-torium ‘Nelson Mandela’ della Camera delLavoro di Piacenza in via XXIV Maggio 18,nell'ambito della rassegna Musica al lavoro,giunta alla sua ottava edizione, Cgil, Arci el’associazione Il pane e le rose presentanoGiornata internazionale della donna, con laproiezione del documentario La politica deldesiderio. Passioni, desiderio, azzardo escommessa sono alla base delle molte sto-rie narrate dal documentario. A tenerle insie-me un filo di pensieri e di pratiche che sem-brano dire ad ogni donna: «Va’ avanti!».Quello che viene raccontato è il ‘femminismodella differenza’, quello italiano, un fenome-no considerato in Europa e negli Stati Uniticome una perla della cultura italiana. Èsoprattutto di questa onda lunga che La poli-tica del desiderio racconta. Dei segni visibilidi una rivoluzione che ha trasformato ilmondo del lavoro, le relazione tra donne euomini, ma anche la concezione dell’econo-mia e della società. Parteciperanno all’inizia-tiva Laura Minguzzi della Libreria delleDonne di Milano e le registe ManuelaVigorita e Flaminia Cardini. Ingresso libero.Info: www.arcipc.it

L’8 marzo a Catania è dedicato a StefaniaNoce e alle vittime di femminicidioParole, poesia, sensazioni, immagini,esperienze, per ricordare che la vita delledonne non è solo una sequenza di violen-ze, è forza, autorevolezza, responsabilitàcollettiva. Questo lo spunto da cui nascel’iniziativa promossa da Arci Catania insie-me ad un ampio cartello di organizzazionilocali e dedicata a Stefania Noce e a tuttele donne, in Italia e nel mondo, vittime difemminicidio, che si svolgerà l’8 marzo alle10 presso l’Auditorium dell’ex Monasterodei benedettini in piazza Dante, a Catania.«Tutte insieme condividiamo la consape-volezza che la presa di parola pubblica sul

tema della violenza alle donne sia indifferi-bile e ci sentiamo unite da un forte sensodi responsabilità che muove i nostri pen-sieri - spiegano le promotrici - ad essereminacciata è la nostra stessa vita, integritàfisica, salute, felicità dignità, soggettività:tutti i valori inviolabili sui quali si fonda lanostra libertà femminile. L'ampiezza del fenomeno della violenzanei confronti delle donne si scontra giornodopo giorno con il diritto fondamentaledelle donne d'essere cittadine a pieno tito-lo».Info: [email protected]

arci

n.9 7 marzo 2012

Giovedì 8 marzo alle 20 al circolo MumbleRumble di Salerno si terrà l’incontro-dibatti-to La cooperazione internazionale e ledonne. Intervengono, tra gli altri, FrancescaColeti presidente Arci Campania, LuciaSenese consigliera di parità della Provinciadi Salerno, Ermanno Guerra, Assessorealla cultura del Comune di Salerno e medi-co volontario di Medici senza frontiere,Giovanna Truda docente di Sociologia

presso l'Università degli studi di Salerno emembro dell'Osservatorio interdipartimen-tale per la diffusione degli studi di genere ela cultura delle Pari opportunità, ToninoGasparro presidente Uisp. A conclusionedel dibattito, performance teatrale a curadella compagnia Il gatto nero e concerti diNicodemo (unplugged) feat. Max Maffia,Alessandro De Marino, Rossella Sicignano,Giovanni Zinicola.

Donne e cooperazione internazionale

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C on la morte di Giulio Girardi, teolo-go dell’inclusione e filosofo dellaliberazione, si può considerare

simbolicamente conclusa l’età del dialogo.Essa ha attraversato una larga parte delNovecento e ha interessato politiche, ideo-logie e religioni; si può dire che quanto piùerano visibili i patimenti e le minacce arre-cate dalle contrapposizioni in atto, tantopiù si cercavano punti d’intesa, si lavoravaal negoziato, si cercavano terreni di comu-ne umanità. A partire dal Concilio questo dialogo haavuto un forte impulso nella chiesa Cat-tolica, prima con Papa Giovanni e poi conPaolo VI che nella sua prima enciclica fecedel dialogo la missione stessa della Chie-sa. Al di là delle sedi istituzionali ci fu tuttoun fervore di ricerche, di incontri, di provedi lavoro comune, culturale e politico, purin mezzo a feroci polemiche. Un capitolo importante di questo dialogo fuquello tra cristianesimo e marxismo. Eranodue antropologie che si mettevano a con-fronto, l’una fondata sulla fede, l’altra sulladialettica e sull’utopia. E si sfidavano, cia-scuna nel proprio campo costretta a inter-

rogarsi su ‘quale marxismo’, su ‘quale cri-stianesimo’. E c’erano ricerche su nuovimarxismi e su un ‘nuovo’ cristianesimo. LaChiesa addirittura istituì un Segretariatoper i non credenti, e mandava i suo cardi-nali a discutere con gli ‘atei’ negli incontriinternazionali di dialogo, mentre sul ver-sante laico facevano notizia, e cultura, iconvegni della tedesca Paulusgesellshaft.Di questo dialogo Giulio Girardi fu un pio-niere; ne pose le basi filosofiche, teologi-che e spirituali; il primo libro Marxismo ecristianesimo fu pubblicato dalla Cittadelladi Assisi nel 1965 con una prefazione delcardinale Koenig, e molti altri la Cittadellane pubblicò sullo stesso tema fino al 1975. Poi ci furono altri libri, altri Editori, GiulioGirardi si coinvolse nella teologia dellaliberazione, nelle lotte e nelle speranzedell’America Latina, il Nicaragua, Cuba, ladignità degli indios, dei ‘vinti’.Ci fu una parabola, perché all’inizio Girardipartì nell’ufficialità, quando tutta la Chiesaera partecipe di quella straordinaria aper-tura. Poi le università cattoliche, i salesia-ni, i vescovi non furono più d’accordo. Cominciarono le rimozioni, le esclusioni,

dall’insegnamento, dai salesiani, dagliordini sacri. Ma non è per il dialogo cheGirardi ha pagato questo prezzo. A lui inte-ressava la verità, nel cristianesimo, nelmarxismo, nella storia; era la verità che lometteva in relazione con gli altri. Ma può laverità meritare che si paghi per essa unprezzo così alto, di sofferenze morali e fisi-che? No, se la verità è l’oggetto inerte diuna speculazione intellettuale. Ma se laverità è la vita, se è cercata per amore delmondo e del prossimo, se è uno dei fonda-menti della pace, se è coetanea della liber-tà, se consiste nel proclamare la dignità el’eguaglianza per natura degli uomini e deipopoli, come è scritto nel magistero delConcilio e dei Papi conciliari, allora vale lapena che per essa si perda la vita.

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arcireport

Giulio Girardi e l’età del dialogo

Hanno collaborato a questo numeroMustafa Barghouti, Raffaella Bolini, Anna Bucca,Antonio Cannata, Silvia De Silvestri, Enzo Di Rienzo, Monica Frassoni, Raniero La Valle, Mattia Palazzi, Claudio Paletto, Maurizio Pascucci

In redazioneAndreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini

Direttore responsabileEmanuele Patti

Direttore editorialePaolo Beni

Impaginazione e graficaClaudia Ranzani

Progetto graficoSectio - RomaCristina Addonizio

EditoreAssociazione Arci

RedazioneRoma, via dei Monti di Pietralata n.16

Registrazione Tribunale di Roman. 13/2005 del 24 gennaio 2005

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n.9 7 marzo 2012

Cultura... scontatai tanti vantaggi di avere in tasca la tessera Arci

Henri Cartier-Bresson Immagini e paroleROMA - Palazzo Incontro, fino al 6 maggio.Quarantaquattro fotografie tra le più suggesti-ve del grande maestro della fotografia in bian-co e nero, accompagnate dal commento - tragli altri - di Aulenti, Balthus, Baricco, Cioran,Gombrich, Jarmusch, Kundera, Miller, Scian-na, Sciascia, Steinberg e Varda. Una selezionedi capolavori tra le più incisive e celebri foto-grafie del grande autore francese.Info: www.fandangoincontro.it

Il Guggenheim. Avanguardia americanaROMA - Palazzo delle Esposizioni, fino al 10giugno. La mostra prende le mosse dagli annisuccessivi alla seconda guerra mondiale,quando gli Stati Uniti si affermarono come cen-tro globale dell’arte moderna e l’ascesadell’Espressionismo astratto iniziò ad attrarrel’attenzione internazionale su una cerchia diartisti attivi a New York. La mostra rivela il ruolosvolto dal Solomon R. Guggenheim Museumnel dar forma a quegli sviluppi grazie al soste-gno offerto agli artisti emergenti.Info: www.palazzoesposizioni.it

TintorettoROMA - Scuderie del Quirinale, fino al 10 giu-gno. La mostra si concentra sui tre temi princi-pali della pittura di Tintoretto: quello religioso,quello mitologico e la ritrattistica. Un'espo-sizione monografica, suddivisa in sezioni dipoche opere scelte e capolavori indiscussi, chesi apre e conclude presentando i due autori-tratti, il giovanile del Victoria & Albert Museumdi Londra e il senile del Louvre di Parigi.Info: www.scuderiequirinale.it

Steve McCurryROMA - Macro Testaccio, fino al 29 aprile.Uno dei più grandi maestri della fotografia delnostro secolo, premiato diverse volte con ilWorld Press Photo Awards. Le foto espostesono scelte per assonanza di soggetti e diemozioni, cercando i fili comuni e i legami cheaccomunano luoghi e persone seppure inlatitudini diverse. L’allestimento è pensato comeun villaggio nomade con una serie di volumiche si compenetrano tra loro per restituire quelsenso di umanità che si respira nelle foto diMcCurry.Info: www.stevemccurryroma.it

www.arci.it/associarsi - [email protected]

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Un ricordo di Raniero La Valle, giornalista, politico, promotore del Manifesto per la Sinistra Cristiana

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12speciale19marzo

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