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DIVERSI DA TUTTI, UGUALE A NESSUNO L’INSEGNANTE DI SOSTEGNO FEDERICA CAGLIANI [email protected] ANNA PINELLI [email protected]

DIVERSI DA TUTTI, UGUALI A NESSUNO · 2019. 11. 27. · malattia è un bambino. DIVERSI DA TUTTI, UGUALI A NESSUNO . ... flessibilità deve avere dei vincoli come la possibilità

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DIVERSI DA TUTTI, UGUALE A NESSUNO

L’INSEGNANTE

DI SOSTEGNO

FEDERICA CAGLIANI [email protected]

ANNA PINELLI [email protected]

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Il nostro modello PEI

TRACCIA PER LA COMPILAZIONE DEL PDF/PEI

NOTA INTRODUTTIVA Il Profilo Dinamico Funzionale/Piano Educativo Individualizzato (PDF/PEI) è atto successivo alla Diagnosi Funzionale (DF), e esplica due importanti funzioni: da un lato va ad approfondire le componenti cliniche della DF con informazioni aggiuntive provenienti dalla scuola e dalla famiglia; dall’altro definisce gli elementi chiave che dovranno guidare la programmazione educativa per la piena realizzazione dell’inclusione scolastica. Raccoglie in un unico documento gli elementi che nell’Atto di Indirizzo del 1994 sono distribuiti in due distinti documenti. Nel dettaglio: La SEZIONE I – DATI RIGUARDANTI L’ALUNNO

Riporta i dati anagrafici dell’alunno con disabilità e riferisce sul percorso scolastico. La SEZIONE II – AREE TRASVERSALI Si ispira alla filosofia del PDF in quanto completa sinergicamente il quadro funzionale, evidenzia il processo evolutivo e di sviluppo dell’alunno con disabilità nel medio periodo e indica, prevedendo l’attuazione di specifici interventi, il prevedibile livello di sviluppo rispetto alle potenzialità del bambino descritte, coinvolgendo tutti i soggetti che interagiscono e che lo hanno osservato (insegnanti, famiglia, operatori socio-sanitari). Questa sezione viene redatta congiuntamente dagli operatori socio-sanitari, dagli insegnanti, dagli assistenti ad personam, dagli operatori della scuola e dai genitori dell’alunno. Per i nuovi inserimenti, questo documento viene redatto all’inizio dell’anno scolastico da famiglia, scuola e servizi specialistici, dopo un primo periodo di frequenza scolastica, per consentire agli insegnanti di raccogliere le informazioni necessarie mediante l’osservazione del bambino nel nuovo contesto, e integrarle con le informazioni raccolte negli incontri con la famiglia. Per gli allievi già inseriti a scuola, per i quali è stato effettuato l'accertamento di “situazione di handicap” e per i quali è stata già compilata questa sezione, il documento viene aggiornato nei passaggi di ciclo, con un'eventuale integrazione nei primi mesi del nuovo anno scolastico. Se vi sono modificazioni significative, può e deve essere sinteticamente aggiornato sia durante l’anno scolastico che al termine di esso, onde rimodulare, o quando si ritiene utile ricontestualizzare, la programmazione e facilitare quella dell’anno successivo. La SEZIONE III – APPRENDIMENTI CURRICOLARI La prima parte riguarda la progettazione del “curricolo”, che deve essere effettuata dal Consiglio di Classe o Modulo e riportata nel Registro dei Verbali o Agenda di Modulo. Il modello di PEI prevede un’articolazione della progettazione che ogni scuola può adottare nelle forme che riterrà più opportune e consone alla propria esperienza. In questa parte vengono definiti i percorsi curricolari, per campo di esperienza, ambito o disciplina, specificando obiettivi, contenuti, metodi ecc., al fine di monitorare la corretta correlazione tra intervento effettuato e obiettivo posto per lo sviluppo delle potenzialità. Si tratta di uno strumento pratico ed operativo.

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Piano Educativo individualizzato (P.E.I.)

Anno scolastico 2018/2019

ALUNNO/A:

SEZIONE:

Pei infanzia

Piano Educativo individualizzato (P.E.I.)

Anno scolastico 2018/2019

ALUNNO/A:

CLASSE:

Pei primaria

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DIVERSI DA TUTTI, UGUALI A NESSUNO

ITER DIAGNOSTICO: QUALI STEP? Per arrivare ad ottenere una certificazione, bisogna:

1) COLLOQUIO CON FAMIGLIA (previe

osservazioni)

2) Impegnativa del pediatra per visita

neuropsichiatrica

3) CUP

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DIVERSI DA TUTTI, UGUALI A NESSUNO

Competenze dell’insegnante di sostegno e parole

“sporgenti”

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DI CHE COMPETENZE PARLIAMO?

COMPETENZE PSICOPEDAGOGICHE:

FONDAMENTALI PER ENTRARE IN RELAZIONE CON L’ALUNNO E

L’INTERA COMUNITA’ SCOLASTICA, REALIZZANO UNA POSITIVA

COMUNICAZIONE DIDATTICA ED EDUCATIVA. LE COMPETENZE

PSICOPEDAGOGICHE NECESSARIE SONO:

• CONOSCENZA DEI PROCESSI COGNITIVI E PSICO-FISICI

DELLO SVILUPPO MENTALE, AFFETTIVO E RELAZIONALE

DELL’ETÀ EVOLUTIVA;

• CONOSCENZE DI BASE SULLA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO

E DELL’APPRENDIMENTO.

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DI CHE COMPETENZE PARLIAMO?

COMPETENZE RELAZIONALI:

SAPER COLLABORARE CON… - I COLLEGHI CURRICULARI - LA

FAMIGLIA DELL’ALUNNO - GLI OPERATORI SOCIALI E SANITARI -

GLI EDUCATORI E IL PERSONALE ASSISTENZIALE, LA/LE FIGURE

STRUMENTALI dell’IC

PER

RICONOSCERE, GESTIRE, CONTENERE E/O RISOLVERE LE

DIFFICOLTÀ DI INSEGNAMENTO CHE LE “DIVERSITÀ”

COMPORTANO, FAVORENDO LE INTERAZIONI POSITIVE CON I

COLLEGHI, LE RELAZIONI CON CIASCUN ALLIEVO E

L’INTERSCAMBIO TRA GLI ALLIEVI STESSI.

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DI CHE COMPETENZE PARLIAMO?

COMPETENZE METODOLOGICHE:

QUEST’AREA NON SI RIFERISCE A COMPETENZE

SPECIFICHE DELLA DISCIPLINA, MA ALLA

CAPACITA’ DEL DOCENTE DI ESSERE IL

FACILITATORE E L’ ANIMATORE DI CONTESTI DI

APPRENDIMENTO.

LE COMPETENZE METODOLOGICHE-DIDATTICHE

CONSISTONO NELLA CAPACITÀ DI PIANIFICARE,

ORGANIZZARE, METTERE IN ATTO E VALUTARE

UN’AZIONE FORMATIVA RIVOLTA AGLI ALUNNI.

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DI CHE COMPETENZE PARLIAMO?

COMPETENZE ORGANIZZATIVE:

IL DOCENTE DI SOSTEGNO AIUTA TUTTI A:

COMUNICARE REALMENTE, RISPETTARE I RUOLI

E SCAMBIARSELI, DECIDERE INSIEME, FONDERE

CONOSCENZE E PUNTI DI VISTA , TROVARE

SOLUZIONI NUOVE, COSTRUIRE UN PROGETTO

COMUNE che abbia senso per l’alunno DVA

inserito in un contesto scolastico

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DI CHE COMPETENZE PARLIAMO?

COMPETENZE LEGISLATIVE:

CONOSCERE NORME E DISPOSIZIONI DI LEGGE:

SOLO CON LE NORME SI PUÒ COSTRUIRE

UN’ORGANIZZAZIONE CHE TUTELI I DIRITTI DI

TUTTI E IN PARTICOLARE QUELLI DEI PIÙ DEBOLI.

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PERCHE’ QUESTE COMPETENZE?

PER IL PROGETTO INCLUSIVO DEI NOSTRI

ALUNNI DVA

CHE DIPENDE DA TUTTO IL TEAM DOCENTE.

SENZA IL SUPPORTO E LA COLLABORAZIONE DEI

DOCENTI CURRICOLARI NON E’ POSSIBILE

REALIZZARE A PIENO IL PERCORSO INCLUSIVO DEI

NOSTRI ALUNNI.

MA PER ESSERE SUPPORTATI E PER

COLLABORARE BISOGNA CONOSCERE ……

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PAROLE SPORGENTI

BUROCRAZIA

ORGANIZZAZIONE

O

R

A

R

I

L

E

G

G

I

Nel mezzo c’è

l’insegnante….. Che ha

bisogno di

sostegno!!!!!!!!!!!

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UNA CORNICE DI SENSO

A prescindere dai diversi contesti e dalla storia di

ciascun bambino incontrato, dobbiamo fare i conti

con alcuni aspetti che fanno da cornice, da sfondo

al nostro lavoro: la burocrazia scolastica e i suoi

tempi, le leggi, gli orari e l’organizzazione della

scuola e della classe in cui operiamo.

CRITERI PER LA STESURA DELL’ORARIO

DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO

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CRITERI PER LA STESURA DELL’ORARIO

• L’orario deve essere costruito sui bisogni e le esigenze dei

bambini.

• L’insegnante di sostegno si informa sulle terapie dei bambini e

non è presente in classe quando il bambino va a terapia ( a

meno che non segua un altro alunno nella stessa classe). Non si

chiede di spostare la terapia del bambino per motivi personali di

agevolazione dell’orario. Eventualmente si può chiedere uno

spostamento delle terapie per motivi didattici (sono numerose e

cadono sempre al mattino e il bambino “perde” così molte ore di

lezione). Ricordiamo comunque che le terapie sono utili al

miglioramento delle competenze dei nostri alunni, non sono una

perdita di tempo.

• L’insegnante di sostegno evita di mettere le sue ore sulla mensa

(a meno che l’alunno disabile non abbia bisogno di assisetenza

continua perchè poco/per niente autonomo).

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CRITERI PER LA STESURA DELL’ORARIO

• L’insegnante di sostegno evita di mettere le sue ore durante le

lezioni di inglese, religione e motoria (a meno che l’alunno

disabile non abbia bisogno di assistenza continua perchè

poco/per niente autonomo).

• ABBIAMO MOLTI ALUNNI CHE HANNO VINTO IL RICORSO AL TAR E

HANNO LA CATTEDRA COMPLETA SIA PER QUANTO RIGUARDA LE

ORE DI SOSTEGNO SCOLASTICO (22 + 2) SIA PER QUANTO

RIGUARDA LE ORE DI EDUCATIVA (IL MASSIMO E’ 10 ORE).

QUESTI BAMBINI AVRANNO QUINDI LA COPERTURA PRESSOCHE’

TOTALE.

• Il venerdì (mattino e pomeriggio) è una giornata lavorativa.

Qualora ci siano situazioni di bambini con gravi problemi

comportamentali o bambini con obbligo di assistenza continua,

l’orario deve cadere necessariamente anche in questa giornata. I

pomeriggi del venerdì spesso sono molto faticosi per tutti i

bambini, a maggior ragione per bambini con bisogni educativi

speciali.

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CRITERI PER LA STESURA DELL’ORARIO

PER GLI INSEGNANTI DI SCUOLA DELL’INFANZIA

• Gli orari spezzati si devono fare perché solo cosi si

risponde ad esigenze/ bisogni degli alunni

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UNA CORNICE DI SENSO … SECONDA PARTE

•INTEGRAZIONE vs INCLUSIONE… NON BASTA AVERE IN CLASSE

UN BAMBINO “DIVERSO” PER FARE INCLUSIONE.

•DELEGA DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO che deve essere

“l’insegnante di quel bambino”. In realtà l’insegnante di sostegno è

insegnante di classe a tutti gli effetti. Condivisione di ruoli, di responsabilità,

incontri con gli specialisti e nella redazione dei documenti. Non è la “fatina

magica” della classe a cui è affidato il bambino dva ma un docente che ha

una docente con sensibilità maggiore data dalla pratica, dall’esperienza e

dagli strumenti osservativi che sviluppa in esperienza e ,in primis con il

buon senso.

Dalle parole di Francesca « Molte volte è «conoscere meglio» il contesto,

quell’attenzione in più che poni in generale….. che ti fanno scattare risposte

didattiche, indipendentemente dalla specializzazione, è il conoscere bene cosa

vuoi per quel bambino.»

•BAMBINO DVA … DENTRO O FUORI DALLA CLASSE?

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“L’ABOLIZIONE DELLE SCUOLE SPECIALI NON HA

SIGNIFICATO AUTOMATICAMENTE LA FINE

DELL’ESCLUSIONE DEGLI ALUNNI DIVERSI. AL

CONTRARIO, L’HA RESA PER CERTI VERSI PIÙ

INSIDIOSA, IN QUANTO L’HA IN PARTE DE

MATERIALIZZATA: LA SEGREGAZIONE NON È PIÙ

NELLA SEPARAZIONE TRA SCUOLE NORMALI E

SPECIALI, MA AVVIENE DENTRO LA SCUOLA,

QUANDO L’ALUNNO DIVERSO VIENE PORTATO

SISTEMATICAMENTE FUORI DALL’AULA O, ANCHE

QUANDO VI RIMANE, NON PARTECIPA ALLE ATTIVITÀ

COMUNI E DI FATTO ASSUME UNA CONDIZIONE DI

INVISIBILITÀ”. (TONY BOOTH, MEL AINSCOW, 2016)

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IL PUNTO DI PARTENZA

•INDICAZIONI NAZIONALI (la storia del bambino):

Venature di complessità esistenziale che “arriva prima” del momento in cui

arrivano a scuola, una storia complessa che portano con sé, storia di speranze,

storia di illusioni, storia di incontri positivi ed illuminanti e storie di solitudine e

inadeguatezza

Una famiglia che ha bisogno di normalità e di normalizzazione, che va accolta,

non amplificata, ma con un rimando di realtà e alla realtà che non può essere elusa

e mistificata.

•La storia medica: dare il giusto peso

•Attenzione più mirata e competente (capacità di ascolto, osservazione,

documentazione, relazione) tenendo conto della molteplicità di ciascuno di noi,

modi altri di raccontare e cogliere il bambino, che prima di tutto, prima della sua

malattia è un bambino.

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DIVERSI DA TUTTI, UGUALI A NESSUNO

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ANCORA PAROLE CHIAVE

Parole sporgenti, che sono

importanti per l’insegnante di

sostegno e non solo…

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• NITIDEZZA E COERENZA

Se tutto il team docenti, spazi e regole di utilizzo degli spazi e materiali

sono nitidi, chiari e coerenti, tutti i bambini stanno dentro queste regole. Le

regole valgono anche per il bambino diversamente abile! Il bambino non è

diverso dagli altri ma è l’adulto che deve pensare uno spazio comprensibile

per tutti… bambino dva compreso. Spazio che si autoregola, se le regole

che sono state pensate sono sostenute da tutti i docenti. Spazio come

presupposto per qualunque cosa, spazio che lo fa stare sereno, in

autonomia e possibilità di muoversi in questa chiarezza estrema che

permette libertà estrema. In questo modo lo rendi libero all’interno del

mondo scuola, libero di agire, libero di fare e di esprimere se stesso.

Attenzione all’”esclusione preventiva” negli spazi all’interno del contesto

perché non riusciamo a pensare quel bambino in altre dimensioni (meta

riflettere come team ed esplicitare dietro alle scelte quello che faccio per

quel bambino). Lavoro preventivo, prima di accogliere nello spazio fisico

accogliamo nello spazio mentale questo bambino.

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• BUONSENSO

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• FIDUCIA E GIOCO

• CURA DELLA RELAZIONE

• PROGETTAZIONE VS IMPROVVISAZIONE con

riflessività (intesa come capacità di cogliere al

volo le occasioni d’oro per il bambino), con due

accezioni: partecipazione del bambino a quanto

avviene nel suo contesto nel modo in cui è per

lui possibile (esempio di alunni in situazione di

gravità); progetto di vita/ Attenzione alla meta

parziale che aiuta a non fissarsi sulla meta finale

e la fatica per raggiungere la vetta

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• FLESSIBILITA’

anche l’adulto procede per prove ed errori

tarandosi nell’intervento successivo. La

flessibilità deve avere dei vincoli come la

possibilità di potere condividere l’esperienza

con gli altri bambini e la valutazione del tempo

entro il quale questo bambino riesce ad arrivare

alla proposta o di non arrivarci/ Osservare,

documentare, riflettere

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• CREATIVITA’

Tramutare un’inferiorità in superiorità/ escogitare, trovare

una dimensione che permetta di svoltare, trovare modi altri

per fare esperienze ed avventure autonome e valorizzanti.

La questione non è rinunciare e sottrarre ma tarare,

procedere per prove ed errore, non rimanere prigioniere nella

diagnosi ma muoversi nel largo perimetro nel quale situare le

nostre osservazioni ed il nostro progetto grazie ai diversi

sguardi del e sul bambino

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• SPERIMENTARE

la fatica di quel bambino nello sperimentare

potrebbe portarci in “sottrazione”, riduciamo la

sfida, la complessità, iperproteggendo, aggiungendo

deprivazione esperienziale ad un rischio già

presente… siamo prigionieri di idee stereotipate

che già definiscono i limiti di questi bambini in

astratto e che poi ci portano a compiere scelte

educative limitanti nel concreto.

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• PRESA IN CARICO

accettare la responsabilità, la fatica educativa:

Non delegare ma condividere l’esperienza fra più

nodi

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• CONSAPEVOLEZZA (E DISTINZIONE DI

RUOLI)…

…dei miei strumenti professionali e complementari

per situare la mia proposta, senza fare terapia a

scuola, ma contribuire perché ci siano ricadute

anche in ambito tecnico. Fare in modo che

specialisti e scuola conoscano i diversi “pezzi”.

Non creare conflitto, non accettare ingerenze,

rispetto della complessità e della competenza di

ciascuno

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• MONITORAGGIO

Monitoraggio dell’evoluzione del bambino

perché le informazioni tecniche si traducano

operativamente a scuola

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• FARE RETE

creare dialoghi, senza conflitti, fare dialogare

sguardi diversi e complessità di competenze/ i

fraintendimenti sono alla base del fallimento

dell’integrazione all’interno della scuola (pattern

scorretti)/Più il bambino è piccolo e più la

salvaguardia è affidata all’adulto

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• ONESTA’

il peso delle parole che scegliamo di dire in

questa situazione già complessa (tema della

fatica di queste comunicazioni), con onestà,

restituzione monitoraggio quotidiano

dell’esperienza che il bambino compie a

distanza dalla sua famiglia

Onestà verso noi stessi: ammettere che «il

carico è troppo», «che le strategie non

funzionano», «che non è benessere del

bambino stare ma nostro benessere»

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• NORMALITA’

Bisogno profondo di normalità e ordinarietà /La

scuola deve restituire uno sguardo non

medicalizzato di questo bambino

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• FORMAZIONE E RICERCA

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E’ NECESSARIO QUINDI CHE TUTTI I DOCENTI

COSTRUISCANO PERCORSI DI APPRENDIMENTO

BASATI SU UNA DIDATTICA INCLUSIVA CHE

CONSENTA A TUTTI I BAMBINI, IN BASE ALLE

PROPRIE COMPETENZE E ABILITA’, DI

PARTECIAPARE ATTIVAMENTE ALLA VITA DELLA

SCUOLA.