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N° 78 4 Bimestre Luglio Agosto 2013 Notiziario "Divina Misericordia"

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N° 78 4 Bimestre Luglio Agosto 2013 Notiziario "Divina Misericordia" della Chiesa di Santo Spirito in Sassia Santuario della Divina Misericordia

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SommarioP. 3 e 4Dio il Vivente è Misericor-dioso!

P. 5 a 7Omelia S. Messa alla DivinaMisericordia5 Giugno 2013

P. 8 a 10La preghiera “con” e “in”Maria - Catechesi del 19Aprile 2013

www.divinamisericordia.itwww.faustyna.pl

La Divina Misericordia

Notiziario del Santuario della Di-vina Misericordia, Chiesa SantoSpirito in SassiaVia dei Penitenzieri 12 00193 -Roma

CCP: 16311003 intestato aChiesa Santo Spirito in SassiaSantuario della Divina Misericor-dia

IBAN: IT-50-B-07601-03200-000016311003

RedazioneDirettore: Mons. Jozef BartVice direttore: Giovanni PiccardiGruppo redazionale: Congrega-zione delle Suore della BeataVergine Maria della Mise- ricor-dia, Anna Cantoro, AlessandroOrtenzi, Don Vincenzo Mercante

P. 15 a 16Il grande Apostolo della Mise-riordia

P. 11 a 14La “piccola via” di Suor Teresadi Gesù Babino

P. 17 a 18L’indimenticabile evento difede

P. 19Testimonianza

P. 22 e 2350° Anniversario Sacerdoziodi S.E. Card. DZIWISZ

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Dio il Vivente è Misericordioso!

Alcuni spunti sulle parole di Papa Francescoinerenti la Divina Misericordia

La Bibbia ci mostra ildramma umano in tuttala sua realtà, il bene e il

male, le passioni, il peccato ele sue conseguenze.Quando l’uomo vuole affer-mare se stesso, chiudendosinel proprio egoismo e metten-dosi al posto di Dio, finisce perseminare morte.E l’egoismo porta alla menzo-gna, con cui si cerca di ingan-nare se stessi e il prossimo.Dio non si può ingannare, maDio comprende e chiede per-dono: «Ho peccato contro il Si-gnore!» (v. 13), e il Diomisericordioso che vuole lavita e sempre ci perdona, loperdona, gli ridona vita;Che immagine abbiamo diDio? Forse ci appare come ungiudice severo, come qual-cuno che limita la nostra libertàdi vivere. Ma tutta la Scritturaci ricorda che Dio è il Vivente,colui che dona la vita e che in-dica la via della vita piena.Cari amici, la nostra vita èpiena solo in Dio, perché soloLui è il Vivente!Gesù è l’incarnazione del DioVivente, Colui che porta la vita,

di fronte a tante opere dimorte, di fronte al peccato,all’egoismo, alla chiusura in sestessi. Gesù accoglie, ama,solleva, incoraggia, perdona edona nuovamente la forza dicamminare, ridona vita. In tuttoil Vangelo noi vediamo comeGesù con i gesti e le paroleporta la vita di Dio che tra-sforma. E’ l’esperienza delladonna che unge con profumo ipiedi del Signore: si sentecompresa, amata, e risponde

con un gesto di amore, si la-scia toccare dalla misericordiadi Dio e ottiene il perdono, ini-zia una nuova vita. Dio, il Vi-vente, è misericordioso. Sieted’accordo? Diciamolo insieme:Dio, il Vivente, è misericor-dioso! Tutti: Dio, il Vivente, èmisericordioso. Un’altra volta:Dio, il Vivente, è misericor-dioso!Dio è il Vivente, è il Misericor-dioso. Gesù ci porta la vita diDio, lo Spirito Santo ci intro-

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Dio il Vivente è misericordioso

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4duce e ci mantiene nella rela-zione vitale di veri figli di Dio.Ma spesso - lo sappiamo peresperienza - l’uomo non sce-glie la vita, non accoglie il"Vangelo della vita", ma si la-scia guidare da ideologie e lo-giche che mettono ostacoli allavita, che non la rispettano, per-ché sono dettate dall’egoismo,dall’interesse, dal profitto, dalpotere, dal piacere e non sonodettate dall’amore, dalla ri-cerca del bene dell’altro. E’ lacostante illusione di voler co-struire la città dell’uomo senzaDio, senza la vita e l’amore diDio - una nuova Torre di Ba-bele; è il pensare che il rifiutodi Dio, del Messaggio di Cristo,del Vangelo della Vita, portialla libertà, alla piena realizza-zione dell’uomo. Il risultato èche al Dio Vivente vengonosostituiti idoli umani e passeg-geri, che offrono l’ebbrezza diun momento di libertà, ma chealla fine sono portatori dinuove schiavitù e di morte.Ricordiamolo sempre: il Si-gnore è il Vivente, è misericor-

dioso. Il Signore è il Vivente, èmisericordioso.Cari fratelli e sorelle, guar-diamo a Dio come al Dio dellavita, guardiamo alla sua legge,al messaggio del Vangelocome a una via di libertà e divita. Il Dio Vivente ci fa liberi!Diciamo sì all’amore e no al-l’egoismo, diciamo sì alla vitae no alla morte, diciamo sì allalibertà e no alla schiavitù deitanti idoli del nostro tempo; inuna parola diciamo sì a Dio,che è amore, vita e libertà, emai delude (cfr 1Gv 4,8; Gv11,25; Gv 8,32), a Dio che è ilVivente e il Misericordioso.Solo la fede nel Dio Vivente cisalva; nel Dio che in Gesù Cri-sto ci ha donato la sua vita conil dono dello Spirito Santo e favivere da veri figli di Dio con lasua misericordia. Questa fedeci rende liberi e felici.Guardiamo al suo Cuore cheabbiamo solennemente fe-steggiato nel corso del mese diGiugno. Il Cuore di Gesù è ilsimbolo per eccellenza dellamisericordia di Dio; non è un

simbolo immaginario, è unsimbolo reale, che rappresentail centro, la fonte da cui è sgor-gata la salvezza per l’umanitàintera.La misericordia di Gesù non èsolo un sentimento, è unaforza che dà vita, che risuscital’uomo!Questa «compassione» èl’amore di Dio per l’uomo, è lamisericordia, cioè l’atteggia-mento di Dio a contatto con lamiseria umana, con la nostraindigenza, la nostra soffe-renza, la nostra angoscia. Iltermine biblico «compas-sione» richiama le viscere ma-terne: la madre, infatti, provauna reazione tutta sua di fronteal dolore dei figli. Così ci amaDio, dice la Scrittura.E qual è il frutto di questoamore, di questa misericordia?E’ la vita!Pensiamo questo, è bello: lamisericordia di Dio dà vita al-l’uomo, lo risuscita dalla morte.Il Signore ci guarda semprecon misericordia; non dimenti-chiamolo, ci guarda semprecon misericordia, ci attendecon misericordia. Non ab-biamo timore di avvicinarci aLui! Ha un cuore misericor-dioso! Se gli mostriamo le no-stre ferite interiori, i nostripeccati, Egli sempre ci per-dona. E’ pura misericordia! An-diamo da Gesù!

Dio il Vivente è misericordioso

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5 Giugno 2013 - Messa alla Divina Misericordia - Omelia Mons. Bart

5 Giugno 2013Messa alla Divina Miseicordia

Trascrizione dell’Omelia di Mons. Jozef Bartin occasione della S. Messa presieduta presso Santo Spirito in Sassia

Santuario della Divina Misericordia in Roma

Questo è il mio corpo,questo è il mio sangue,prendetelo e mangia-

tene, bevetene tutti”, questo èil mistero della Divina Miseri-cordia, soprattuttonel tempio in cuiadoriamo e contem-pliamo la Misericor-dia, dove ciformiamo per esseretrasformati in essa.La messa cui assi-stiamo deve esserevissuta come sefosse prima edunica, perché questadonazione del corpoe del sangue èl’espressione su-prema del suoAmore misericor-dioso; nell’Eucare-stia Dio Padre ci datutto perché ci daGesù.Cari fratelli, proprioqui nell’Eucarestiapossiamo vedere etoccare la profonditàdel cuore di Cristo quel cuoreche proprio in questo mese digiugno meditiamo, cantiamo einvochiamo, un cuore trafitto,aperto, sorgente inesauribileche dice a tutti “venite, op-pressi, affaticati, sfiduciati, ve-nite e troverete la pace, ristoro,

aiuto”. E allora si ripone la do-manda che sta al centro dellanavata: Credi tu? Una do-manda ribadita questa mattinanell’ incontro con il cardinale

Vallini, una domanda la cui ri-sposta è la rivoluzione d’amoredi cui parla papa Francesco.Le folle entusiaste che ven-gono davanti a lui compren-dono questa rivoluzioned’amore e di misericordia; maciò avviene se la fede diventa

una fede matura, non il fruttodel nostro pensiero, ma pog-giata sulla Parola letta, medi-tata, contemplata, celebratanella vita sacramentale, nel sa-

cramento della Ri-conciliazione e nellaEucarestia. Questo èil cammino; siamonel cuore dell’annodella fede, un altrocuore, stanco e de-bole, quell’undici feb-braio è venuto meno,ma il Signore non èvenuto meno e loSpirito ha soffiato piùforte e ha trasfor-mato quella debo-lezza in vera fortezzaper la Chiesa. Diopuò tutto e tutti l’-hanno visto. Oggiproviamo unagrande gioia inte-riore, però deve es-sere gioia fondata suuna fede consoli-data. Le folle di SanPietro fanno intrave-

dere fatti straordinari per lafede e per la nuova evangeliz-zazione. Questa nuova fedematura deve entrare nel nostrocuore perché Cristo, nel suocuore, ci ha amato sulla croce,ci ha amato aprendo le brac-cia, ci ha amato pregando

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sulla croce per chi lo ha traditoe per chi lo ha crocefisso. Noilo abbiamo sempre nella Eu-carestia e vogliamo nutrirci diquesto Corpo e vogliamo bereil suo sangue. Diamo partico-lare cura alla nostra fede nel-l’Eucarestia per avere laconsapevolezza di dove an-diamo partecipando alla cenadel Signore noi ne conosciamoil prezzo: è il suo corpo, è il suosangue, è la sua morte, supe-rata dalla resurrezione. Lui havoluto pagare questo prezzo, enoi? La messa è tutto, dob-biamo cercarla da ogni parte,con ogni tempo, ad ogni costoperché l’Eucarestia che è alcentro della vita dei santi diogni tempo, deve essereanche al centro della nostravita. È difficile trasmettere que-sta verità la quale noi sacerdotiproviamo toccando l’Ostiasacra e ripetendo le parole“Questo è il mio corpo … que-

sto è il mio Sangue”. Quandosentiamo questo il nostrocuore deve vibrare, poiché inquel momento Dio, per mezzodel suo figlio bussa al cuoredella nostra vita per ognuno dinoi è morto, per ognuno di noisi è accasciato in terra e si èsollevato. Quando adoriamol’Eucarestia è in quel momentoche il Signore ci chiede di es-sere anche noi il corpo da of-frire, il sangue da versare, lavita da donare; non ha dettoGesù ai suoi discepoli di dareessi stessi da mangiare? Ilsanto Padre lo ha ripetutochiaramente: tu, devi aiutare.Un grande cammino ci è ri-chiesto da questo pontificato.Tutti i giorni papa Francesco ciinvita alla compassione, allasolidarietà, alla tenerezza, allabontà, alla responsabilità, finoall’udienza di oggi; dobbiamopreoccuparci se cadono leborse, ma se un povero cade

e soffre, non fa notizia. Cistiamo accorgendo che ab-biamo la grande responsabilitàdella misericordia, nella suapienezza: parole, annuncio,opere e preghiera, questa è lapienezza. Questa è l’Eucare-stia, la messa è finita, andate.Ma dove, come, con cosa.Verso la Misericordia, perché ilnostro è un cammino di mise-ricordia verso la realtà più po-vera. L’Eucarestia, dicevabeato Giovanni Paolo II, cispinge alla misericordia per-ché ne è il motore è la spinta.A nome di questo tempio vo-gliamo dare un contributo aquesta povertà, non dando ilsuperfluo, ma privandoci diuna parte del necessario; ilpoco che abbiamo, spezzia-molo ed esso si moltiplicherà.Va fatto con fede e fiducia, al-lora la misericordia continual’azione risanatrice delle situa-zioni in un miracolo continuo.

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5 Giugno 2013 - Messa alla Divina Misericordia - Omelia Mons. Bart

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Questo è un contributo, l’altroè l’offerta delle sante messeper i sacerdoti lontani e poveriper i missionari. Dobbiamosentirci responsabili di tutto ciòper aiutare. Dall’Eucarestia im-pariamo questo dare in umiltà,ma anche pubblicamente egioiosamente, ciò che ab-biamo e siamo perché il Si-gnore ci chiede, qui, di aprire ilnostro cuore davanti a tutti. Èl’invocazione continua: cuoredi Gesù aperto, cuore di Gesùgeneroso, pieno di bontà, fontedi ogni bene che si offre, per-ché avvenga qualcosa anchenel nostro cuore. Non veniamoqui per recitare, per dire hopregato, ho assistito allamessa, noi veniamo per es-sere uomini di Eucarestia.Papa Francesco dice uomini disolidarietà, di generosità, di te-

nerezza, di compassione, diMisericordia. Allora capiscotutti i santi, e soprattutto SantaFaustina quando dice che unacelebrazione Eucaristica puòcambiarci completamene, sta-sera usciremo con un cuore di-venuto tabernacolo dove abitail Dio vivente. Con il dono eu-caristico riceviamo il paradiso.Gesù viene sulla terra e cono-sce i nostri bisogni, gioie e tri-stezze, e quando entra dentroil corpo circola come sangue,ma circola in un corpo che siacapace di offrirsi del tutto. Li-beriamoci dell’orgoglio, delletristezze, delle chiusure aglialtri per essere riempiti dellapace di Cristo, della gioia diCristo e della grazia di Cristo;questo preghiamo e chiediamoin questo tempio della divinamisericordia.

Il mondo e gli uomini hanno bi-sogno di Lui, se manca Luisiamo in crisi, con Lui usciamodal tunnel buio e cupo e le te-stimonianze non mancano.Apriamo il nostro cuore in que-st’anno della fede, il Signore eil cuore di Cristo, in questomese a Lui dedicato, apra ilnostro cuore e renda la nostravita sempre più responsabile epronta a consumarsi per lecose del cielo, ma sia di aiutoagli uomini che soffrono. Con la Santa Eucarestia, sul-l’esempio di santa Faustina edel beato Giovanni Paolo II,possiamo noi attingere il co-raggio apostolico di totale of-ferta affinché il Signore siserva di noi perché il suoamore possa giungere ai fra-telli bisognosi di Lui.Amen.

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5 Giugno 2013 - Messa alla Divina Misericordia - Omelia Mons. Bart

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La preghiera “con” e “in” Maria - Catechesi del 19 Aprile 2013

LA PREGHIERA “CON” E “IN” MARIA

Catechesi del 19 aprile 2013 in Santo Spirito in Sassiaa cura di Padre Mariano Cera, carmelitano

priore e parroco di Santa Maria in Transpontina – Roma

Contemplare Maria alla lucedi Dio

Poiché al centro della nostrafede c'è Gesù, morto e risorto,solo alla Sua luce noi pos-siamo cogliere il ruolo e il va-lore di Maria nel mistero dellasalvezza e quanto più ci acco-stiamo a Maria tanto più devecrescere in noi il culto di Dio.Considerando inoltre che la re-denzione è tutta e unicamentein Gesù Cristo, il senso pro-fondo dell'accostarsi a Maria èla lode dell'amore pasquale diDio, e la gioia di celebrareMaria, di meditare il suo volto,di cantarne la grandezza è so-prattutto la gioia di celebrare,meditare, cantare le meravigliedel Padre. Per cui più contem-plo Maria, più mi avvicino aDio! Più sono vicino a Dio piùsono vicino a Maria.

Atteggiamenti interiori percontemplare Maria

Accostiamoci a Maria con ilsenso del mistero della mera-viglia e della gratitudine.Per contemplare la realtà dellaMadonna dobbiamo esserepersone che già vivono il mi-stero di Dio. E' evidente che sel'uomo si accosta alla verginitàdi Maria servendosi unica-mente delle scienze umane,non la capirà mai. Maria vive il

mistero di Dio: l'uomo che nonsa adorare, che non sa pro-strarsi davanti al Trascen-dente, difficilmente potràaccostarsi a Maria. Chi si ac-costa a Lei deve essere unuomo pieno dell'Assoluto. Ado-rando l'Assoluto, si compren-dere chi è Maria.Nel piano della salvezza Mariaè un segno particolaredelle meraviglie cheopera Dio. Ella è ladonna in cui Dio hafatto grandi cose, è ilcapolavoro della Tri-nità, è il sacramentodelle sue meraviglie.Come Maria, chicrede in Cristo, è eglistesso nel mistero enelle meraviglie di-vine. Ecco perché di-nanzi al volto di Mariadeve nascere nel cre-dente il senso dellalode a Dio, perché, seMaria è il luogo dellemeraviglie di Dio, lalode è per il Dio dellemeraviglie. Questocanto di lode a Dioesprime la gioiosacertezza che Egli puòoperare meraviglieanche in quanti, nellafede, accolgono,come Maria, il suo

piano d'amore con animoaperto allo stupore, all'ammira-zione e, quindi, alla adorazionecontemplativa.Quando l'uomo si chiede il per-ché della fede e si trova nelladifficoltà, allora trova luce eforza nel contemplare Maria el'opera compiuta in lei da Dio.La Madonna è segno che

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La preghiera “con” e “in” Maria - Catechesi del 19 Aprile 2013

l'uomo, con le sue povertàe i suoi limiti, può diven-tare anch’egli capolavorodi Dio. Il "grazie" a Dio, perMaria, è il grazie dell'uomoche recepisce le meravi-glie divine operate in lei e,contemplandola, ritrova lasperanza per la propriavita. Accostarsi a Mariacome ad una scuola diumanità, contemplare conlei il mistero della bontà diDio, tutto ciò facciamolocon il senso della meravi-glia, perché in Lei Dio hafatto grandi cose, dicia-mole "grazie" per avercidato Gesù, perché Lei cidice che, se vogliamo,anche in noi Dio può faregrandi cose.

Consacrazione e affida-mento

Scrive San Paolo: "Sietestati lavati, santificati, giu-stificati nel nome del Si-gnore Gesù Cristo e nelloSpirito" (1Cor 6.2). QuindiDio stesso ci fa sacri, cisantifica, è la consacra-zione che viene dall'alto.In forza di essa il cristiano di-venta proprietà della SS. Trinitàe deve trasformare la sua vitain un dono totale a Dio.La consacrazione del cristianoda parte di Dio trova la sua piùalta attuazione nei Sacramenti,ma soprattutto nell'Eucarestia,dove Gesù, consacrando ilpane e il vino nel suo Corpo enel suo Sangue, consacra tuttala famiglia umana e la offre alPadre con se stesso. Quinditutta la vita cristiana è consa-crazione da parte di Dio e affi-damento da parte dell’uomo aDio fino alla santità, fino allavita eterna.

La consacrazione viene daDio: solo Lui ci purifica, ci con-sacra, ci rende simili a Lui, fa-cendoci suoi figli e suoi eredi.Noi ci affidiamo a Lui per vivereda figli di Dio, per amarlo, ser-virlo e glorificarlo.Ma l’uomo si affida anche aMaria. La motivazione è nellastessa Parola di Dio, il Van-gelo.Gesù si affida a Maria durantegli anni dell'infanzia, durante lavita nascosta di Nazareth, du-rante la sua vita pubblica, daCana fin sotto la croce. Non larespinge mai; anticipa l'ora deimiracoli dietro sua richiesta; neesalta il valore morale quando

la esalta per avere cre-duto alla Parola di Dio;"beato il grembo che ti haportato - dice la gente aGesù - e il seno da cui haipreso il latte" e Gesù spe-cifica: "beati coloro cheascoltano la parola di Dioe la osservano" atteggia-mento che Luca confermaessere presente in Mariaperché, scrive, ha accoltola parola di Dio, l’ha cu-stodita e l'ha meditata nelsuo cuore (cf. Lc 1.38;2.51). Gesù associa Mariaquale collaboratrice allasua opera redentrice at-traverso la sua preghiera,la sua obbedienza silen-ziosa e il suo dolore. Dalcielo, ora, con la sua ma-terna intercessione, conti-nua a cooperare perottenerci la grazia dellavita cristiana e ci aiuta avivere il nostro affida-mento a Dio."Disse alla madre:«Donna, ecco tuo figlio».Quindi dice al discepolo:«ecco tua madre» " (Gv19,26-27).

Dall'alto della croce Gesù af-fida a Maria il discepolo Gio-vanni che rappresenta tuttal'umanità e a Giovanni affidaMaria come madre. Maria haaccettato l'affidamento, ha ac-cettato di esserci madre, difarci da madre, di trattare comefigli suoi, noi che siamo i croci-fissori del suo Gesù, a causadei nostri peccati; ma Maria ciperdona e ci riconosce comefigli impegnandosi, proprio per-ché madre, a condurci a Gesù;a ciascuno di noi Gesù dice:«ecco tua madre».Prendiamo Maria in casa no-stra, facciamola entrare nella

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La preghiera “con” e “in” Maria - Catechesi del 19 Aprile 2013

nostra famiglia, nella nostrapreghiera, nel nostro lavoro,nelle gioie e nelle pene; faccia-mola entrare nella nostra vita enella nostra morte perché ungiorno possiamo, insieme aGesù, contemplarla nell’eter-nità, ma ricordiamo che Mariasul calvario è stata la madreche ha perdonato agli uccisoridel figlio Gesù e ha preso tuttinoi come suoi figli.Il beato Giovanni Paolo II com-pose una preghiera di affida-mento a Maria, che a causadegli avvenimenti del 13 mag-gio 1981 non poté recitare, fa-cendo ciò successivamente .In essa ci spiega il senso delnostro affidamento: chiedendoa Lei di aiutare la Chiesa a per-severare nell’affidamento, ri-versando sugli uomini gliineffabili beni della redenzioneaffinché le figlie e i figli di tuttala famiglia umana possano ri-nascere dall'acqua e dallo Spi-rito Santo; di abbracciare conamore di Madre coloro che at-tendono questo abbraccio; dinon cessare di brillare innanzial popolo di Dio quale segno disicura speranza e consola-

zione.Maria modello di preghiera nelVangeloA Nazareth nella Annuncia-zione c’è il primo impatto diMaria con lo stile di Dio. L’an-gelo le chiede qualcosa. Marianon comprende subito, ma ca-pisce che Dio ha bisogno di lei,del suo sì. Ascolta, riflette, di-scerne, ed ecco la risposta:“Ecco la serva del Signore, sifaccia di me come hai dettotu”. Preghiera, ci dice Maria, èprima di tutto abbandonarsialla volontà di Dio.La preghiera si fa servizio. Siincarna nel servizio e nel-l’amore ai fratelli perché Mariaporta ad Elisabetta Gesù cheha nel grembo ed Elisabettasente la presenza del Signore.Il servizio del cristiano è por-tare Gesù.Trascorrono trent’anni anninella preghiera di Maria fatta diascolto, di silenzio, di adora-zione e di contemplazione,conservando nel suo cuoretutte le parole di Gesù.Meditiamo tre silenzi: a Be-tlemme silenzio di adorazione,

a Nazareth silenzio di contem-plazione, sotto la croce silen-zio di amore!Maria ci insegna a pregare,non mettendoci fuori dalmondo, ma partecipando allevicende degli uomini. Eccola aCana, ad un matrimonio. Dicea Gesù che manca il vino,basta questo. Ecco il nucleodella preghiera: dirlo a Gesù eavere fiducia.Sotto la croce avviene per noiil più grande dono: Gesù è cro-cifisso sulla croce con i chiodinella carne, Maria è crocifissasotto la croce con i chiodi nelcuore. Gesù prima di morire laguarda come dicesse: Madremia, anche tu sei stata forte,anche tu hai detto fino in fondosia fatta la tua volontà. Ecco ilsegreto della mediazione edell’affidamento a Maria: è Luiche ci affida a Lei, è lui che cela dona come Madre.Ecco, fratelli e sorelle, pregareè rispondere a Dio che è in noi,affidandoci a Maria, poniamotutte le nostre preghiere nellesue mani, perché Lei, nostraMadre, le presenti al Figlio.

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La “piccola via” di Suor Teresa di Gesù Bambino - Catechesi del 17 Maggio 2013

LA “PICCOLA VIA” DI SUOR TERESA DIGESU’ BAMBINO

Catechesi del 17 maggio 2013 in Santo Spirito in Sassiaa cura di Padre Mariano Cera, carmelitano

priore e parroco di Santa Maria in Transpontina – Roma

Teresa da inizio al terzomanoscritto ricordandoun suo antico desiderio:

“Lei lo sa, Madre, ho sempredesiderato essere una santa”(Ms. C §271). Il desiderio dellasantità domina tutto il raccontoe l’invenzione della “piccolavia” è il mezzo per raggiungerelo scopo di pervenire ad unamore talmente grande da

riempirla di immensa meravi-glia. Ella è cosciente dellagrande distanza che ancora lasepara dalla santità: “…. maahimè, ho sempre accertato,quando mi sono paragonata aisanti, che tra essi e me c’è lastessa differenza che esiste trauna montagna, la cui cima siperde nel cielo, e il granello disabbia, tutta nera, calpestata

dai passanti” (ibid.). Teresa hatuttavia una certezza interioreche la preserva dall’affliggersi:“invece di scoraggiarmi, io misono detta: il Buon Dio nonpuò ispirare dei desideri irrea-lizzabili, dunque io posso,malgrado la mia piccolezza,aspirare alla santità. (Ibid.).Ella si vede lontana dall’es-sere santa. Si crede semprepiccola in santità e piena diimperfezioni, ma conserva lasicurezza di riuscire perché èconvinta che Dio non può ispi-rare desideri irrealizzabili. “…. nondi¬meno - scrive - vo-glio cercare il mezzo di andarein Cielo per una via ben diritta,molto breve, una piccola viatutta nuova. … Vorrei anch'iotrovare un ascensore per in-nalzarmi fino a Gesù, perchésono troppo piccola per salirela dura scala della perfe-zione.” (Ibid.).Non vuole né può rinunciareal suo progetto di santità,deve trovare una soluzione alproblema, perché ella pensaesplicitamente e continua-mente alla santità. La sua fer-vida immaginazione vede lamontagna, la cui cima si perdenel cielo, vede l’ascensore chesale, ma soprattutto vuole in-terpretare il pensiero di Gesù:che ella si collochi lassù, nel

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cielo; e precisa la sua nozionedi santità: l’intima unione conLui. Teresa si è innamorata diGesù, lo vuole amare intensa-mente. La vita le appare comeun dono di Gesù che deve es-sere usato solo per Lui. Sisente chiamata da un amorecreatore e vuole risponderecon un amore totale. Per leiGesù è presenza viva, ora. Te-resa vive con Gesù; egli è ilsuo ambiente divino. Trova la risposta: «Se qual-cuno è picco¬lissimo, venga ame (Prov. 9,4)». È un chiaromessaggio indirizzato a lei, maè soprattutto l’invito ad avvici-narsi a Lui, come ella sognava.Qui Teresa trova l’eco anche diun’altra frase di Gesù: “lasciateche i piccoli vengano a me”(Lc18.16). Ha trovato la buonastrada e ne cerca la con-ferma:“… ecco ciò che ho tro-vato: «Come una madrecarezza il suo bimbo, così viconsolerò, vi porterò sul miocuore, e vi terrò sulle mie gi-nocchia! (Is. 66,12,13)». …l'ascen¬sore che deve innal-

zarmi fino al Cielo sono le vo-stre braccia, Gesù! Per questonon ho bisogno di crescere, alcontrario biso¬gna che restipiccola, che lo divenga semprepiù.” . Ed innalza il primo innoalla misericordia “Dio mio,avete superato la mia spe-ranza, ed io voglio cantare levostre misericordie.” (Ms. C§272).Da una parte Dio si rivela agliocchi di Teresa come colui cheama, che chiama a sé quandol’altro accetta l’invito; lo riem-pie di un tenero amore ma-terno, di un amorecomunicativo e unitivo. La pa-rola misericordia non comparenei due testi, tuttavia la no-zione è sottintesa, poiché Diosi descrive come un amoreche si abbassa su colui che èpiccolo e impotente.Da parte sua Teresa, deve ac-cettare la sua “piccolezza”: sirichiede una umiltà sincera,condizione che Gesù esige dachi chiama. L’uomo deve “ve-nire a Dio” come un fanciullo.Andare a Dio, nella coscienza

della “mia” piccolezza, signi-fica riconoscere che Egli è mi-sericordioso, cioè credere inLui, ma più ancora avere fidu-cia che il suo amore divino col-merà la mia miseria, èl’affidamento e l’abbandono inLui, quale ricambio al suoamore. “Per questo - scrive an-cora Teresa - non ho bisognodi crescere, al contrario biso-gna che resti piccola, che lo di-venga sempre più” (Ms. C§271). La piccolezza è per Te-resa un ideale, una vera via,indica molto più che la sem-plice umiltà, indica l’insieme ditutte le disposizioni: abban-dono, fiducia, confidenza,amore. La preghiera: vita d’amoreTeresa non ebbe mai un me-todo in senso stretto. Scrive:“Non ho il coraggio di sfor-zarmi a cercare nei libri bellepreghiere, questo mi fa malealla testa, ve ne sono tante …non sapendo quale scegliere,faccio come i bambini che nonsanno leggere: dico semplice-mente al buon Dio ciò che vo-

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La “piccola via” di Suor Teresa di Gesù Bambino - Catechesi del 17 Maggio 2013

glio dirgli, senza fare belle frasie sempre mi capisce … perme la preghiera è uno slanciodel cuore, è un semplicesguardo gettato verso il Cielo,è un grido di gratitudine e diamore nella prova come nellagioia, insomma è qualche cosadi grande ….” (Ms. C §317).È un dialogo da persona a per-sona; un colloquio semplice espontaneo con Gesù che sem-pre si risolve in abbandonoconfidente, per cui essa è unaconversazione cuore a cuore,un vero dialogo di amore fidu-cioso. È mettersi innanzituttoalla presenza di Cristo a cuivogliamo parlare. Se il nostrospirito è distratto, allora biso-gna fare un energico sforzo disilenzio interiore, per salire dal

mondo a Dio. Questo è ilpasso più difficile. Se invece ilcontatto è trovato nella fede,allora l’anima non ha che daconversare con Gesù il piùcordialmente possibile, se-condo gli slanci d’amore delmomento: parlare di tutto conGesù, ma sempre mettendoLui al centro, non noi. Nella mi-sura in cui l’amore cresce,l’orazione prende interesseesclusivo a Gesù. Essa con-fidò alla sorella che aveva pas-sato sette anni in unapreghiera delle più aride, ma,malgrado questa situazione diaridità, era sempre più assiduaalla preghiera, felice di daresempre di più al Signore.Il Vangelo è il dialogo di Diocon l’uomo. Ma ci sono dei mo-

menti in cui tutto tace e alloraTeresa comprende che è piùimportante ascoltare il silenziodi Cristo, lasciarsi istruire da luinel segreto: “il mio fidanzatonon mi dice niente, ed io nep-pure gli dico niente”: fare spa-zio a Dio e all’Amore. E’necessario, dall’inizio, che leanime si esercitino in questomomento d’amore silenzioso,sapendo dolcemente tacere.Appariva, Teresa, inondata diconsolazioni spirituali viste lesue parole e le sue opere ar-moniose e tanto era unita aDio, anche se lo “Sposo” di Te-resa, dopo un inizio pieno dientusiasmo, comincia a farlesentire la difficoltà della pre-ghiera nella aridità, nel sonno,nella impotenza, nella tenta-

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La “piccola via” di Suor Teresa di Gesù Bambino - Catechesi del 17 Maggio 2013

zione d’irritazione e, soprat-tutto, con l’assenza.Da Teresa possiamo derivarealcune indicazioni: la perseve-ranza quando la preghiera èdifficile, la regolarità perchél’amore afferma il suo deside-rio e il suo diritto e la semplicitàquando durante la preghiera cisi sente “vuoti”, per consacrarea Dio il nostro corpo e il nostrotempo perché ciò non è undono inutile. Dimostrare unaumiltà ostinata è un omaggioalla trascendenza di Dio, un’of-ferta al suo amore, una purifi-cazione per il nostro cuore. “Se il mio spirito è in una ari-dità così grande da non unirmial buon Dio, allora recito moltolentamente il Padre Nostro e ilSaluto dell’Angelo”(Ms. C§318), oppure “Non pensoniente...Gesù mi ha preso permano e mi ha fatto entrare inun sotterraneo...dove nonvedo se non un indistinto chia-rore, il chiarore che spandonointorno a sé gli occhi abbassatidel volto del mio Fidanzato. Ilmio fidanzato non mi dicenulla, ed neppure gli diconiente; se non che l’amo più dime stessa, e sento in fondo almio cuore che è vero, perchéappartengo più a lui che ame.”.Teresa a poco a poco imparaad accettare questa oscuritàed i suoi occhi si abituano allapenombra; essa finisce per di-scernere i tratti del volto divinoche sta cercando. Lei si rendeconto che questo buio fa cre-scere e nutre in lei l’amore. S’èaperta quasi una nuova vita:quella dell’amore.Essendo molto malata e nonpotendo dormire, pregava, nondiceva niente, l’amava. Per lei

l’amore è tutto. La sua voca-zione è l’amore. Vita e pre-ghiera in lei non si separano,perché la sua vita è l’amore.Quando ha amato, ha pre-gato. C’è identificazione tral’amore e la preghiera. Chiunque prega, deve in-nanzitutto comprendere chepregare è amare e che conla preghiera può trasformarein amore ogni avvenimento,e lo pone nelle mani di Dio.Le distrazioni, la stan-chezza, l’impotenza, tutte letentazioni, anche quelle difuggire la preghiera, pos-sono e debbono essere con-sacrate all’amore. Così si escepiù fortificati e più uniti a Dio.Dall’esperienza di Teresa rica-viamo che la preghiera è unaquestione di amore e non dipensiero: preghiamo con l’in-timo del nostro essere, noncon il nostro cervello. Se sap-piamo risvegliare l’attenzionedel nostro cuore ad un vivo in-teresse per Dio, di certo, lagrazia ce Lo farà riscoprire.L’abbandono che decentral’essere da sé, offrendolo al-l’azione di Dio, è il più altoesercizio di speranza e diamore. L’unione a MariaL’amicizia di Teresa con Mariaè una parte così importantedella vita di preghiera da se-gnarla interamente, dall’infan-zia fino all’ultimo, alla morte.Teresa si è sentita veramentefiglia della Vergine, non sola-mente perché non aveva avutouna madre sulla terra, ma per-ché il sorriso della Madonnal’ha come risuscitata dalla suamisteriosa malattia infantile:“La santa Vergine mi fece sen-tire che era stata proprio Lei a

sorridermi e a guarirmi. Ho ca-pito che vegliava su di me cheero sua figlia; e così potevochiamarla ‘Mamma’, perchéquesto nome mi pareva più te-nero che quello di ‘Madre’”(Ms.A §158).Nei rapporti della santa con laVergine c’è una caratteristicaspesso sottolineata: Teresaprega la Vergine specialmenteper i particolari, per le piccolecose della vita corrente in cuinon è sicura che il buon Diovoglia esaudirla. Non dob-biamo temere di rivolgerci allaMadre per tutti i particolaridella nostra vita: questo ricor-rere a Lei impegna le nostreazioni. Dobbiamo chiedere aMaria di raccoglierci in lei,come Teresa, e vivere tutta lanostra vita di preghiera, nasco-sti nel cuore della Vergine, al-l’ombra dello Spirito Santo.Amen.

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Il grande apostolo della Misericordia

IL GRANDE APOSTOLODELLA MISERICORDIA

Omelia dell’Arcivescovo di Lecce, S.E. Domenico Umberto D’am-brosio, durante la Celebrazione Eucaristica del 25 Maggio 2013 in

occasione delle Reliquie del Beato Giovanni Paolo II a Lecce

Per tutti noi è unmomento digrande fede

quello che il Signoreci fa vivere, rivol-gendo a noi la suaParola e invitandocia partecipare al ban-chetto, dono dellasua misericordia, nelquale si dona a noicome pane di vitaeterna. “Chi mangiala mia carne e beveil mio sangue ha lavita eterna…” (Gv.6,54) e oggi questodono, in qualchemodo, viene a noiper intercessione del beatoGiovanni Paolo II. Veneriamola sua reliquia, un segno checontinua a parlare con lastessa intensità nel profondo diognuno di noi, con quella ric-chezza di amore a CristoGesù, che fin dal primo giornodel suo pontificato ci ha pre-sentato come Redentore eSalvatore, invitandoci ad aprir-gli le porte. Non possiamo dimenticare ilunghi anni del suo ministeropetrino che hanno aperto leporte della Chiesa a tanti cheerano lontani o si erano allon-tanati e che nella sua parola,

nel suo ministero, nel suo dia-logo con l’uomo, hanno ritro-vato la strada per re incontrareo incontrare Cristo, Volto mise-ricordioso del Padre. Tanti dinoi conservano i ricordi di que-sto grande testimone dellasantità che è stato GiovanniPaolo II. Io ne conservo tanti, qualchevolte amo scherzare e dire cheanche io sono una reliquia diGiovanni Paolo II, una reliquiaper “contatto”, perché lui mi haordinato vescovo il 6 gennaiodel 1990, nella Basilica di SanPietro. E poi sono tanti i mo-menti nei quali ho avvertito la

forza della testimonianza edella fede di Giovanni Paolo II. C’è stato un momento del suopontificato in cui ha donato allaChiesa, luce della misericor-dia, portandoci dalla sua Polo-nia quel legame con S.Faustina Kowalska, suorina diCracovia, che il Signore Gesùha scelto come apostola dellasua Misericordia. Ed oggisiamo qui in questo tempiodella nostra città che segna lapresenza di questa particolaredevo¬zione alla Divina Miseri-cordia, nella nostra Diocesi.Non possiamo non ricordareanche chi si è impegnato, negli

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Il grande apostolo della Misericordia

anni trascorsi, per questa de-vozione, il compianto, per noidon Ciccio Tarantini. Lo ricor-diamo e lo affidiamo nelle pre-ghiera alla Misericordia diCristo Signore. Gesù è Misericordia e la pa-rola “misericordia” io amo divi-derla perché possiamo capirneil vero significato. Cosa signi-fica Misericordia? Sono dueparole miseri e cuore. É ilcuore di Dio verso i miseri; echi sono i veri miseri? Siamonoi. Noi che conosciamol’esperienza del peccato.Un’esperienza però che ci favivere. Nel momento in cui ri-conosciamo il nostro limite e ilnostro peccato, ci fa avvertirela potenza della Misericordiadel Signore. E che cosa ac-cade in questo incontro che ciricrea, che ci fa uomini nuo¬vi?Qual è il prezzo che dobbiamopagare per essere oggettodella misericordia divina? La ri-sposta è nel brano del vangelo“mi ami tu?” (Gv. 21,16). Algesto che mi salva, che mi re-dime, che mi fa uomo nuovoc’è una risposta che il Signore

aspetta da noi. Al suo amoregrande, immenso, sconfinato,sempre disponibile, semprepronto, ci deve essere il nostroamore. É un amore fragile, unamore debole, ma di sicuro èun amore vero. “mi ami tu?”(Gv. 21,16). Ecco oggi il Si-gnore, a ciascuno di noi, ponequesta domanda. Epoi aggiunge “mi ami più…si, Signore Tu conosci tutto, Tusa che ti voglio bene” (Gv.21,17) e quando usiamo que-sta espressione, lui sa, checosa c’è dentro. Sa la perce-zione che ognuno di noi hadella propria debolezza e fra-gilità…Ma è vero Signore, tusai tutto, tu sai che io ti vogliobene, tu sai che voglio amarti,accetta però il mio amore, fra-gile ma sincero. In questo dia-logo, in questo incontro sistabilisce la nostra autenticaredenzione. Cristo entra nellanostra vita e la trasforma radi-calmente; e allora come nondire grazie al Signore, che at-traverso il dono della Sua mi-sericordia continua a ripeterciche vuole il nostro amore?

Vuole che tutti quanti noi ci la-sciamo conquistare, afferraredalla sua misericordia, dal suocuore verso di noi miseri e fra-gili peccatori. Allora questosegno, la reliquia di GiovanniPaolo II, ci ricorda il grandeapostolo della misericordia delSignore, che continua nel mi-nistero di Papa Francesco.Anche lui non fa che ripetercil’amore e la misericordia concui dobbiamo accoglierci gliuni gli altri, sottolineando unaspetto di questa misericordiache è anche tenerezza. Fratelli e sorelle, ringraziamo ilSignore perché Egli non èavaro, nel moltiplicare i doniper tutti noi. Gli diciamo: “Si-gnore con la tua misericordia,perdona le nostre pigrizie, lenostre non risposte, i nostricalcoli, le nostre paure, forseanche i nostri tradimenti, maancora una volta alla domandache ci rivolgi ti rispondiamo: Si-gnore Tu sai tutto, Tu sai cheTi vogliamo, che Ti vogliobene”.

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Omelia della Messa prefestiva della Domenica della Divina Misericordia

Cari amici, la visita dellareliquia del nostro indi-menticabile e sempre

ben amato beato GiovanniPaolo II, è stato un evento stu-pendo che rimarrà impressonell’animo di ciascuno di noi,nella storia della città di Leccee del nostro Centro della Di-vina Misericordia.Questo evento è stato forte-mente desiderato e volutodall’Associazione Faustinum di

Lecce e dal sottoscritto, in oc-casione dell’Anno della Fedeindetto e inaugurato dall’ama-tissimo Papa emerito, Bene-detto XVI, proseguito esostenuto dall’attuale Ponte-fice Papa Francesco. C’è unaltro motivo, non meno impor-tante del primo, ricordare il 19°anniversario dell’indimentica-bile visita pastorale del beatoKarol, alla nostra Arcidiocesi diLecce.

Permettetemi ora di appro-priarmi, anche se indegna-mente, delle parolepronunciate dalla Vergine diNazareth quando visitò la cu-gina Elisabetta, per ringraziareil Datore di ogni dono:“l’a¬nima mia magnifica il Si-gnore e il mio spi¬rito esulta inDio, mio Salvatore…” (Lc1,46), perché ci ha concessodi incontrarci come fratelli at-torno alla mensa della Parola

INDIMENTICABILE EVENTO DI FEDE

Le Reliquia del Beato Giovanni Paolo II a Lecce / Gratitudine e ricono-scenza per le meraviglie che il Signore ha compiuto in mezzo a noi. Ger-

gmoglia il seme piantato da Don Francesco TarantiniPadre Vincenco Ceretto - Rettore della Chiesa di Cristo Re

Santuario della Divina Misericordia

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Omelia della Messa prefestiva della Domenica della Divina Misericordia

e del Pane spezzato, senten-doci suoi figli amati, fratelli diGesù Cristo, membri di una fa-miglia spirituale: la Chiesa. In-fine per ridestare in noi le virtùeroiche del suo figlio PapaWojtyla che per suo volere :“…lo conobbe, lo predestinò,lo chiamò, lo giustificò e lo glo-rificò…” (cfr. Rm 8, 30) per es-sere Vicario, qui in terra,dell’Unigenito Gesù Cristo.Il primo nostro riconoscentegrazie, va alla Divina Provvi-denza che ha mirabilmentepredisposto tutto in manieraimpeccabile, servendosi nonsoltanto di Mons. GiuseppeBart, Rettore della chiesaSanto Spirito in Sassia, portan-doci la reliquia, ma anche e so-prattutto del nostro amatopastore Mons. Domenico Um-berto D’Ambrosio, ArcivescovoMetropolita di Lecce, permet-tendo la realizzazione di taleevento e presiedendo una so-lenne concelebrazione inonore del Papa venuto da lon-tano, nella nostra chiesa retto-riale di Cristo Re, la quale sifregia, di essere la sede salen-tina del culto a Gesù della Di-vina Misericordia, di SantaFaustina e del beato GiovanniPaolo II.Un grazie ancora a voi fratelliin Cristo veri e convinti inna-morati, non fanatici, della Di-vina Misericordia, che conspirito di fede e raccoglimento,avete partecipato ai vari riti re-ligiosi.Cari cristiani, le vere testategiornalistiche, i veri giornaliradio e televisivi siete stati voi,il vostro esempio silenzioso èstato più incisivo e più loquacedi tutti i Mass Media della Pu-glia.

Il seme posto nei vostri cuoricon generosità, rinuncia, lungi-miranza e fede dal mio amatopredecessore Don FrancescoTarantini è già germogliato eincomincia a dare i primi sapo-riti frutti “…dove il cento, doveil sessanta, dove il trenta…”(Mt 13, 8).Per far sì che tanto lavoro nonvada perduto vi comunico che,il prossimo mese di ottobre, inoccasione della fe-sta di SantaFaustina Kowalska, sarà orga-nizzato un piccolo convegnosul carisma e la spiritualitàdell’Associazione Faustinumche si concluderà con la SantaMessa e la consacrazione dinuovi aspiranti alla stessa.Resto fiducioso in una vostrapiena partecipazione, per dareuna nuova vitalità al sodaliziofondato da Don Tarantini.Fieri di quanto avete ricevutogratuitamente dalla Provvi-denza, continuate a farne te-soro per essere “…il sale della

terra;” (Mt 5, 13). Infatti alcunesettimane or sono, Papa Fran-cesco, nella messa celebrata aSanta Marta, affermò: «Il saleconservato nella bottiglietta,con l’umidità, perde forza enon serve. Il sale che noi ab-biamo ricevuto è per darlo, èper insaporire, è per offrirlo.Con l’adorazione del Signoreio trascendo da me stesso alSignore e con l’annunzio evan-gelico io vado fuori da mestesso per dare il messaggio.Ma se noi non facciamo que-sto, il sale rimarrà nella botti-glietta e noi diventeremocristiani da museo».

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Omelia della Messa prefestiva della Domenica della Divina Misericordia

La visita delle Reliquie delBeato Giovanni Paolo IIPapa a Lecce, è stata

qualcosa di meraviglioso. Hovissuto in prima persona tuttigli spostamenti, dall’ospedaleVito Fazzi, alla Cattedrale, allachiesa di Cristo Re Centrodella Divina Misericordia, la ve-glia, la Santa Eucarestia cele-brata da Sua Ecc.za Mons.Domenico D’Ambrosio; l’acco-glienza tributata alle Reliquie inognuno di questi posti è qual-cosa di indescrivibile: le chieseerano gremite, la gente pre-gava, voleva baciare le Reli-quie, ogni luogo trasfondevavero amore verso il beato Gio-vanni Paolo.In quei momenti il mio pensierotornava agli anni bui della miavita, a quando credevo solo inme stesso, quanto la “chiesa”mi era estranea, ed al ruolodel Beato Giovanni Paolo II.Quando il cardinale KarolJózef Wojtyla fu innalzato alsoglio Petrino non mi era moltosimpatico. Ma qualcosa stavaper cambiare la mia vita.Nel 1980 mia figlia era in curapresso un medico a Roma etutte le volte che andavamo avisita mi diceva di voler parlarecon il Papa, impresa ardua darealizzare ma un mercoledì al-

cuni amici mi dissero che c’eral’udienza generale in PiazzaSan Pietro e che se fossi statofortunato a capitare vicino letransenne saremmo stati tantovicini al papa la quasi da toc-carlo; andammo all’udienza,ma la Piazza era stracolma difedeli; mia figlia, al tempo 11anni, inizio a farsi strada tra lafolla ed io mio malgrado co-stretto a seguirla; ci ritro-vammo in poco tempo vicinouna transenna, davanti solouna suora che vedendo labambina ci fece passare. IlPapa quel giorno ci passo vi-cino tanto che mia figlia lo af-ferro per un braccio e gli chiesedi parlagli, lui la benedissesulla fronte e le disse di pren-dere appuntamento chel’avrebbe ricevuta. Tornato a casa qualcosa den-tro di me era cambiato ma noncapivo; continuavo la mia vita,finché nel 1987 mi fu donataun’immagine raffigurante ilvolto di Gesù Misericordioso:di quel volto luminoso mi inna-morai e la mia vita iniziò acambiare; mi avvicinai allachiesa ma con distanza perchéero sempre dominato dal mioio non conoscendo la “D” cheandava davanti; feci realizzareuna statua a Gesù Misericor-

dioso con l’intento di donarlaad una delle grandi chiese pre-senti a Lecce dove potesse es-sere vista da molta gente esoprattutto perché questagente potesse lodarmi perquest’opera. La MisericordiaDivina ha invece voluto chequesta statua andasse in unachiesa in cui nel 1990 entravapochissima gente e dove nes-suno conosceva Gesù Miseri-cordioso. Non frequentavoquella chiesa, andavo altrove;mia moglie pian piano riuscì afarmi avvicinare a questachiesa; conobbi un’amica dimia moglie, persona devotadella Divina Misericordia e in-sieme cominciammo la diffu-sioni del culto della divinaMisericordia.Quel giorno vicino le reliquie ri-flettevo sull’amore divino, sucome il concatenarsi di piccoliavventi possa cambiare la no-stra vita; e di come non sipossa fare a meno di lodareDio per quanto ci dona.

Le Reliquie del Beato Giovanni Paolo IIa Lecce

Testimonianza

di Luigi Bonastesta

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La Misericordia che ci difende delle punizioni meritate

LA MISERICORDIA CHE CI DIFENDEDALLE PUNIZIONI MERITATE

2° parte dell’articolo di Suor Maria Ciborowska pubblicato nelgiornale n° 75 (1° bimestre 2013)

Traduzioni della Sig.ra Jadwiga Radzik

L’inferno (la vita senza Dio-Amore) consiste nella puni-zione dopo la morte perl’ostinazione costante a perdu-rare nel peccato e per l’as-senza del pentimento e di unasincera intenzione di conver-sione. Abbiamo trattato que-sto tema nell’articoloprecedente “Messaggio dellaMisericordia” (75). Questa pu-nizione tuttavia non va intesacome indice della severità diDio ma piuttosto come segnodel suo consenso alla liberascelta dell’uomo e del suo di-ritto alla libertà e alla possibilitàdi respingere il suo Creatore.L'inferno non è una specie divendetta di Dio per la disobbe-dienza dell’uomo ma si rivelapiuttosto come il rispetto delsuo libero arbitrio. Forse giu-stamente afferma uno deiPadri della Chiesa che l’in-ferno è l’espressione della mi-sericordia di Dio.Come intendere invece il pur-gatorio? Si tratta della puni-zione per i peccati commessi enon espiati durante la vita?Oppure è un dono della mise-ricordia che ci da la possibilitàdi avere il tempo per maturarenell’amore di Dio? Che cosadicono le Sacre Scritture aquesto proposito? E’ inutilecercare questo termine nella

Bibbia anche se alcuni suoipassi suggeriscono la possibi-lità della salvezza dei mortidalla punizione grazie alle pre-ghiere dei vivi sulla terra e deldono del cielo per coloro chehanno già abbandonato que-sto mondo (2Mac 12,42-49).La Bibbia parla inoltre chiara-mente della necessità di unacompleta riparazione deidanni, della restituzione deidebiti, della soddisfazionedelle esigenze della giustizia

Divina (Mt5,25-26;Mt 18,23-34, in modo particolare i versi34.35) il che viene chiamatofuoco dall’autore della “PrimaLettera ai Corinzi” 3, 14-15 .Se l’opera costruita resisterà,si riceverà la mercede; ma sel’opera finirà bruciata, si avràdanno: ci si potrà salvare, macome attraverso il fuoco. Pur-gatorio quindi vuol dire ono-rare la misericordia e lagiustizia di Dio. E’ una puni-zione ma anche l’occasione

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La Misericordia che ci difende delle punizioni meritate

di un più profondo amore perDio. La bontà di Dio consistenel fatto che Egli ci ha con-cesso la possibilità di espiare(il prezzo della giustizia) i pec-cati anche dopo la morte (donodella misericordia). Bisognaperò aggiungere che vivere ilpurgatorio (purificazione dal-l’amor proprio quindi dall’egoi-smo, dalla superbia, dallapresunzione ecc.) comincia giàsulla terra. Ne forniscono l’oc-casione gli insuccessi, il dolo-roso rendersi conto dellapropria limitatezza, l’impo-tenza, il rimanere accanto aduna persona anche quando ciòrichiede da noi un comporta-mento quasi eroico, impararepazientemente l’amore di sestesso e degli altri.Dio desidera la gioia del-l’uomo. Perciò nella sua inson-dabile bontà ci ha donato moltimezzi, molte occasioni e pos-sibilità già qui sulla terra che ciaiutano ad evitare l’inferno ead attraversare il purgatorio.Si tratta non soltanto di mezzinegativi come sopportare le di-verse sofferenze, affrontare ledifficoltà della vita, le mortifica-zioni e le rinunce oltre che leprivazioni ma anche di maturare nell’amoreattraverso l’acquisizione di di-verse destrezze morali e so-prattutto col fare del bene alprossimo. Da alcuni frammentidella Bibbia infatti, risulta cheogni cosa fatta per l’amore delprossimo merita il dono delcielo. Il perdono dei peccativiene elargito a colui che con-tribuisce alla conversione deglialtri (Gv 5,19-20). Evita il giu-dizio di Dio la persona che noncondanna gli altri, perdona icolpevoli per l’amore di Dio e

la dignità dell’uomo (Lc 6,38).Numerosi testi della SacraScrittura (già i veterotesta-mentari: Ne 9,2-3; Dn 9,20;Esd 10,1) invitano a confes-sare i propri peccati. Taleprassi fu conosciuta anchenella Chiesa primitiva (Gc5,16) come uno dei mezzi(oltre alla preghiera inces-sante) di chiedere a Dio la gra-zia della salute. Il Libro diSiracide 4,26 esorta diretta-mente a non vergognarsi diconfessare i propri peccati.L’uomo in un certo senso ha ildiritto alla debolezza (errareumanum est) e a negare la ve-rità sulla propria miseria ècome una lotta senza sensocontro la corrente del fiume(cfr. Sir 4,26) L’autore delsalmo 32,5 canta la misericor-dia di Dio cioè il perdono di Diodopo avergli confessato i pro-pri peccati. La Prima Lettera diSan Giovanni 1,9 ripete questaverità e fa della confessione lacondizione indispensabile perottenere il perdono delle pro-prie colpe: Se confessiamo inostri peccati, Egli è fedele egiusto e così rimette i nostripeccati e ci purifica da ogni in-giustizia. Perché questa prassidi confessare i peccati è tantoimportante? Perché è unadelle condizioni indispensabiliper ottenere il perdono e inol-tre esprime il nostro dolore peraver offeso Dio e ferito il suoamore. La sua essenza consi-ste nel cercare il perdono e ildesiderio di ottenere unanuova vita. Di più, anche se laconfessione el peccato scatu-risce soltanto dalla paura, cio-nonostante esso ha senso.Non sono i sacerdoti che“hanno inventato” la confes-

sione. Essa è nata dal biso-gno del cuore dell’uomo cheha la nostalgia di Dio, Gesù harisposto a questa esigenzadando ai suoi successori dopola risurrezione il potere di ri-mettere i peccati (Gv 20,23).Perciò la confessione è real-mente il “tribunale della Mise-ricordia” (cfr. D. 975) che cidifende dalla schiavitù moralee dal “perdere” la vita.

Ogni azione avente comescopo il bene del prossimo at-tira la benedizione di Dio. NelLibro dei Proverbi 16,6 tro-viamo la seguente frase: Conla bontà e la fedeltà si espia ilpeccato. L’unione delle paroleebraiche: hesed e weemet(amore e fedeltà) significa per-severanza, aiuto concretoconcesso ai bisognosi, atti diperdono. Tale atteggiamentovuol dire riflettere Dio stesso.Perciò l’intenzione pura delnostro atto merita il dono dellaremissione del peccato. Gesùha evidenziato questa prassidell’unione continua con Dioattraverso gli atti di amore pre-senti anche durante le attivitàumili e faticose dicendo aSanta Faustina: se sapessiche grande merito e ricom-pensa ha un atto di puroamore verso di me, morirestidalla gioia (D. 576). Perciò quied ora attraverso ogni buonaazione fatta non per accatti-varsi la simpatia degli altri maper il fatto di vedere nell’altro ladimora di Dio si attirano sullaterra molteplici grazie, e ilcielo stesso.

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50° Sacerdozio S.E. Card. DZIWISZ

1963 - 23 Giugno - 201350° Anniversario Sacerdozio diS.E. Card. Stanislaw DZIWISZ

Discorso di S.E. Card. DZIWSIZ durante la S. Messa di inaugurazione della Chiesasuperiore del Santuario dedicato al Beato Giovanni Paolo II

Traduzione Sig.ra Jadwiga Radzik

Il cinquante-simo anniversa-rio del

sacerdozio èun’occasione par-ticolare per rin-graziare Dio perle grazie ricevute.Ringrazio pertutti gli anni tra-scorsi prima ac-canto a ungrande Metropo-lita di Cracovia, ilcard. Karol Woj-tyla e in seguitoper quasi venti-sette anni afianco del beatoGiovanni Paolo II.Ringrazio Dio misericordiosoche mi ha donato la graziadella vita e del sacerdozio,oggi voglio condividere questimiei pensieri con tutta la Arci-diocesi di Cracovia dove mi hamandato il Santo Padre Bene-detto XVI il 3giugno del 2005,nominandomi Metropolita diCracovia.“Ringraziate il Signore , perchéè buono , perché la sua mise-ricordia è per secoli”. Questeparole del salmista mi ven-gono alla mente oggi quandoritorno con il pensiero al giornodella mia ordinazione sacerdo-

tale. Il dono del sacerdozioche ho ricevuto insieme ai mieicompagni il 23 giugno del1963 dalle mani del vescovoKarol Wojtyla, allora vicariocapitolare , ha cambiato com-pletamente la mia vita facendodi me un sacerdote di GesùCristo.La storia della mia vocazione ècominciata molti anni primanella chiesa parrocchiale diRaba Wyzna, dove per laprima volta avevo sentito leparole di Cristo nel mio cuore.Mi inchino con gratitudine da-vanti al mistero del sacra-mento del Sacerdozio,

ringrazio Dio per questo donostraordinario, l’onore di poter,ogni giorno, inginocchiarmisull’altare di Cristo e pronun-ciare le parole: “Questo è il mioCorpo. Questo è il mio San-gue”. Ringrazio per ogni santaMessa che ho celebrato anome di Cristo per nutrire il Po-polo di Dio con il cibo della vitaeterna. Ringrazio inoltre per ilsacramento della Penitenza invirtù del quale potevo pronun-ciare a nome di Cristo la for-mula: ”Ti rimetto i peccati nelnome del Padre, del Figlio edello Spirito Santo”.Quasi 27 anni passati accanto

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50° Sacerdozio S.E. Card. DZIWISZ

al grande Papa beato Gio-vanni Paolo II mi hanno per-messo di partecipare almistero della Chiesa univer-sale-grande comunità del Po-polo di Dio unito dalla fede edai sacramenti sotto la guidadel Pietro dei nostri tempi.Sono grato alla Chiesa di Cra-covia che otto anni fa mi ha ac-colto come suo Pastore perpoter completare il mio mini-

stero in quanto Vescovo diCracovia. Gli anni passati in-sieme sono stati segnati daigrandi avvenimenti che segna-vano il ritmo della vita dellafede della Arcidiocesi di Cra-covia. Vorrei ricordare il pro-cesso di beatificazione diGiovanni Paolo II concluso conla beatificazione solenne il 1maggio del 2011 a Roma.Questo avvenimento ci ha ri-

cordato quanto era importanteil pontificato di Giovanni PaoloII per la Chiesa, per il mondo eper la nostra Patria. In quelperiodo abbiamo cominciatola costruzione del Centro dedi-cato a Giovanni Paolo II Nonabbiate paura! Proprio a Cra-covia Lagiewniki. Questo Cen-tro ricorderà alle generazionifuture la persona e l’opera delbeato Giovanni Paolo II.

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