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Pa ginedel Volontariato Cremonese Bollettino CISVOL Cremona DICEMBRE 2009 Anno 7 nr.2 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a.p. D.L.353/03 (conv. in L.27/02/04 n.46) art.1, c.2, DCB Cremona - Anno 7 Numero 2 In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente c/o CLR CREMONA previo pagamento resi. In questo numero: CISVOL > LA DIFFICILE STAGIONE DEL VOLONTARIATO > Amministratori di sostegno > Terremoto a L’Aquila: presente e futuro Il movimento del dare Il movimento del dare Giovanni Impastato a Cremona: “Tanti vogliono fare qualcosa, incoraggiamo l’associazionismo per non perdere altre occasioni”

Pagine del Volontariato Cremonese - Dicembre 2009

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Periodico di informazione sul volontariato della provincia di Cremona curato dal Cisvol - CSV Cremona

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Page 1: Pagine del Volontariato Cremonese - Dicembre 2009

Paginedel Volontariato Cremonese Bollettino CISVOL Cremona • DICEMBRE 2009 Anno 7 nr.2

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a.p. D.L.353/03 (conv. in L.27/02/04 n.46) art.1, c.2, DCB Cremona - Anno 7 Numero 2In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente c/o CLR CREMONA previo pagamento resi.

In questo numero:CISVOL > La dIffICILe StagIOne deL VOLOntarIatO> amministratori di sostegno> terremoto a L’aquila: presente e futuro

Il movimento del dareIl movimento del daregiovanni Impastato a Cremona: “Tanti vogliono fare qualcosa, incoraggiamo l’associazionismo per non perdere altre occasioni”

Page 2: Pagine del Volontariato Cremonese - Dicembre 2009

SOMMARIOpag.3 Editoriale

pag.4 Pagine DEL CISVOL

pag.5 Pagine DEL CISVOL

pag.6 Pagine DEL CISVOL

pag.7 Pagine DEL CISVOL

pag.8 Pagine DEL CISVOL

pag.9 Pagine DEI DIRITTI

pag.10 Pagine DEL VOLONTARIATO

pag.11 Pagine DEL VOLONTARIATO

pag.12 Pagine DEL VOLONTARIATO e ASSOCIAZIONI

pag.13 Pagine DEL VOLONTARIATO e ASSOCIAZIONI

pag.14 FOCUSpag.15 FOCUSpag.16 Pagine DEL VOLONTARIATO e ASSOCIAZIONI

pag.17 Pagine DEL VOLONTARIATO e ASSOCIAZIONI

pag.18 Pagine DEL VOLONTARIATO e ASSOCIAZIONI

pag.19 Pagine DEL VOLONTARIATO e ASSOCIAZIONI

pag.20 Pagine DI CULTURA SOLIDALE

pag.21 Pagine DI CULTURA SOLIDALE

pag.22 Pagine DI CULTURA SOLIDALE

pag.23 Pagine DI CULTURA SOLIDALE

pag.24 Pagine APPROFONDIMENTI

pag.25 Pagine APPROFONDIMENTI

pag.26 Pagine DEI FILM

pag.27 Pagine DEI LIBRI

Periodico di informazionesul volontariato

Autorizzazione Tribunale di Cremonan.389 del 17 marzo 2003Anno 7 nr. 2 - DICEMBRE 2009

Direttore Responsabile:Roberta Fiordaliso SpigaroliDirettore Editoriale:Gianluigi CappelliniRedazione:Maria Silvia CigogniniSilvia De DonnoCinzia MarchiFrancesco MonterossoLuca Muchetti

Hanno collaborato a questo numero:Eleonora BertoniLaura BosioSara CavalliRosanna CiaceriGiorgia CipelliGiorgio CoppiardiMarta GravanteRaimonda LobinaElena Piedi

Direzione Redazione:via S.Bernardo 2 - CR

Grafica e impaginazione:Ilaria Zecchi

Stampa:Fantigrafica - CR

CISVOL CREMONAvia S.Bernardo 2, 26100 CremonaTel. 0372 26585 - Fax 0372 [email protected] www.cisvol.it

Informativa sul trattamento dei dati per-sonali (art.13 D.Lgs 196/2003)I dati personali utilizzati per l’invio di questa pubblicazione sono trattati sia mediante l’utilizzo di supporti cartacei sia con l’ausilio di strumenti informati-ci con procedimenti idonei a garantire la sicurezza dei e la riservatezza previ-sti da D.Lgs 196/03. Ai sensi dell’art.7 del D.Lgs 196/03 La informiamo che è possi-bile ottenere la cancellazione o la modi-fica dei dati rivolgendosi al Responsabile del trattamento nella persona del Diret-tore del Cisvol ([email protected]) Titolare del trattamento è: Cisvol, via S.Bernardo 2, 26100 CremonaTel. 0372 26585 - Fax 0372 26867

Pag ne del Volontariato Cremonese Bollettino CISVOL Cremona • DICEMBRE 2009

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SOMMARIO

3l’ EDITORIALE

Dicembre 2009

ai come in questi ultimi mesi il volontariato e il terzo settore sono stati al centro di interesse da parte delle istituzioni. Per loro

sfortuna non propriamente in senso positivo: il censimento fiscale ammini-strativo (modello Eas) generalizzato e vessatorio, i ritardi del pagamento del 5 per mille e la mancata stabilizzazione

in legge di questa misura di sussidiarietà fiscale, la scarsità di risorse per i giovani che desiderano fare il servizio civile, la riduzione dei finanziamenti ai Centri di servizio per il volontariato. Un concen-trato di misure che, sommate a quelle previste nella prossima finanziaria, sicu-ramente non aiuteranno ad affrontare la crisi economica in atto e diminuire la sfiducia diffusa tra i cittadini.Anche nel nostro ambito provinciale cremonese le cose non sembrano orien-tarsi sul piano della collaborazione tra istituzioni e mondi diversi dell’associa-zionismo e della partecipazione orga-nizzata di volontari ed enti locali. I tagli improvvisi e non sempre motivati alle iniziative promosse da reti solidali terri-toriali sono segnali involutivi che franca-mente non aiutano nessuno. Volontari e associazioni cercheranno comunque di non disperdere quanto e faticosamente

è stato costruito in questi anni nella con-vinzione di aver operato esclusivamente nell’interesse di tutti. Viaggi della memo-ria, Centro Studi e Ricerche Sociali, Coor-dinamenti enti locali per la pace, Amba-sciata di Zavidovici costituivano davvero luoghi di pratica di cittadinanza.Tornando al variegato mondo del vo-lontariato, sicuramente l’incontro prima con il Presidente della Repubblica (4 dicembre) e poi la successiva assem-blea auto convocata hanno ridato forza e speranza ai moltissimi cittadini che credono ancora possibile donare aiuto e seminare relazioni umane. Anche il documento conclusivo riassume tanti impegni, visioni e volontà volte da una parte a rispettare i ruoli e l’autonomia delle diverse articolazioni istituzionali e dall’altra a rafforzare i compiti per la co-esione sociale e i processi per una vera integrazione.I Centri di Servizio negli ultimi dieci anni hanno lavorato molto in questa direzio-ne con il consenso di tantissime asso-ciazioni, realtà territoriali, parrocchie e amministrazioni pubbliche. Dati e stati-stiche annuali avvalorano questi impe-gni. Questo patrimonio di esperienze ha generato nuove relazioni, iniziative, pro-getti che hanno visto nella governance dirigenti volontari e operatori dei Cen-tri di servizio lavorare insieme. Oggi la precarietà finanziaria e bizzarre circolari lombarde minano il loro futuro. Sarebbe davvero un grave e irreparabile danno!Ai tanti volontari che aiutano con gene-rosità i più deboli, promuovono iniziative per migliorare la vita delle nostre piccole comunità, che nonostante le difficoltà si rimettono continuamente in gioco, il ringraziamento e l’augurio sincero e af-fettuoso di buon Natale.

Gigi CappelliniPresidente Cisvol

M

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4 pagine del CISVOL

Un nuovo concetto di assistenza nel rispetto di volontà e dignità dell’assi-stitoCREMONA-CREMA-CASALMAGGIORE. E’ stato firmato nella sede del Cisvol il protocollo di intesa unitario per la con-divisione, la gestione e la partecipazione al progetto “Amministratore di sostegno” nella nostra provincia. Si tratta di un pro-getto sposato dalla Regione Lombardia Fondazione Cariplo, Comitato di Gestio-ne, Coordinamento CSV Lombardia e di cui, a Cremona, l’Anffas è capofila. Il progetto finanzia azioni di formazione, consulenza, promozione e progettazione per istituire nuove figure di amministra-tore di sostegno. Si rende sempre più in-dispensabile affiancare a soggetti che lo richiedono (di-

sabili, alcolisti, tossicodipendenti, anziani, ecc) persone che sappiano interpretare con amore e conoscenza i desideri degli stessi soggetti in condizioni di disagio. Il progetto riguarda solo organizzazioni di volontariato presenti nelle province lom-barde e quindi anche quelle, numerose, del Cremonese. Al momento il protocol-lo è già stato condiviso e sottoscritto da una ventina di associazioni. Il progetto fa riferimento alla Legge n.6/2004, legge che ha introdotto un vero e proprio ca-povolgimento culturale perché associa a tutti e tre gli strumenti di tutela previsti (amministrazione di sostegno, interdizio-ne, inabilitazione) un unico obiettivo, la “protezione” di chi è privo di autonomia, offrendo garanzie per la sua qualità di

vita attraverso: il rico-noscimento e il rispet-to delle aspirazioni della persona assisti-ta, la legittimazione a rappresentare i biso-gni, il governo degli interessi. Nel termine

“protezione” è insita un’interazione tra due soggetti, una persona “fragile” por-tatrice di bisogni e una persona “forte”, capace di comprendere quei bisogni e trovare soluzioni adeguate nel rispetto della dignità e delle capacità dell’assisti-to, un’interazione che si esplica necessa-riamente con azioni progettate nell’am-bito di una relazione umana. «Il disabile – spiega Amedeo Diotti dell’Anffas, a ti-tolo d’esempio –, raggiunta la maggiore età, ha bisogno di protezione. Fin qui le vie possibili per ottenere forme di tutela erano due: l’inabilitazione o l’interdizio-ne. Entrambe però rendevano la per-sona giuridicamente nulla, trasferendo tutte le responsabilità a terze persone, solitamente i genitori, svuotando com-pletamente di responsabilità i disabili. La figura dell’amministratore di sostegno rappresenta un grande passo avanti per-ché si traduce nella presenza di persona che non sostituisce il disabile dal punto di vista giuridico, ma che piuttosto aiuta quest’ultimo e lo assiste in una serie di ambiti stabiliti dal giudice tutelare».

Al via il progetto amministratore di sostegno di Dario Diotti

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5pagine del CISVOL

Libere menti unite contro un male atavico La Carovana Antimafie a Cremona di Roberta Spigaroli

CREMONA. “Liberiamo un altro futuro”: alle porte del 2010, che suggellerà il pri-mo decennio del XXI° Secolo, - perio-do non certo esaltante dal punto di vi-sta delle conquiste sociali, della libertà e della democrazia - lo slogan di Libera carico di una speranza e un entusiasmo da ritrovare, risuona per le piazze d’Ita-lia. La Carovana Antimafie 2009, pro-mossa da Libera, insieme a Arci e Avvi-so Pubblico, compie il suo viaggio civile nelle comunità locali manifestazione iti-nerante articolata in tre mesi “verso ipo-tesi nuove di esistenza che possano dare libertà alle idee, alle parole, ai gesti”. Libera è passata per Cremona dall’11 al 15 novembre rivendicando “diritti uma-ni per tutti” in un percorso di attenzio-ne e riflessione dove il fine ultimo della ”rete associativa nomi e numeri con-tro le mafie” fondata nel 1995 da Don Luigi Ciotti, - la lotta alla mafia, male ata-vico che imprigiona, cristallizza, annulla ogni slancio di libertà e di progresso – è parte di un più ampio spettro di iniziati-

ve di promozione sociale. Sulla Carovana sono salite le scuole – l’11 in mattinata al Teatro Montever-di -, dove la Bottega dei Mestieri Teatra-li ha presentato “A cento passi dal Duo-mo”, lettura scenica di Giulio Cavalli sulle mafie del Nord, definita dall’autore “una ninnananna dolce per un risveglio brusco di quella Lombardia che si crede immune dalla mafia”. Nel pomeriggio è stata la volta del-la “Piazza Antimafia”, incontro pubblico con happy-hour in piazza Stradivari con interventi, testimonianze e materiale di documentazione: ad orchestrarlo, Ales-sandro Cobianchi, Coordinatore Nazio-nale della Carovana nonché Responsa-bile Legalità e Democrazia dell’ARCI. In serata nuovo momento di confronto con i cittadini presso Luogocomune, il Centro sociale e culturale ARCI, culmina-to nell’incontro con Giovanni Impastato, fratello di Peppino, l’attivista sociale as-sassinato dalla mafia nel 1978 e a cui è dedicato il bel film di Marco Tullio Gior-

dana “I cento passi”. L’indomani, presso l’Audito-rium AVIS, presentazione del film-documentario “Terra li-bera tutti” di Luigi Abramo ed Emanuele Piano. Il 15 novem-bre, invece, la Carovana si è spostata a San Savino dalle 18 alle 21 presso la comuni-tà Caritas “Pace e Riconcilia-zione” si è tenuto “Il Falò del-le Mafie”, merenda della lega-lità con i prodotti delle Coo-perative Liberaterra incentra-te sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Anche la provincia è stata coinvolta con iniziative a Crema e Ca-salmaggiore. Attualmente Libera, che ha sede a Roma, riunisce oltre 1300 associazioni fra asso-ciazioni, cooperative socia-

li, gruppi, scuole e realtà di base impe-gnate a diffondere la cultura della legali-tà e a sollecitare la società civile nella lot-ta alle mafie. Molti saranno gli appuntamenti impor-tanti nel 2010: oltre al Forum Sociale Mondiale a Belém, Brasile, dal 27 gen-naio al 1° febbraio, la consueta Giorna-ta della memoria e dell’impegno a ricordo delle vittime delle mafie il 21 marzo a Na-poli, il seminario nazionale di Formazio-ne in luglio e Contromafie, seconda edi-zione degli Stati Generali dell’antimafia sociale e responsabile previsti in ottobre a Roma. Per ulteriori informazioni: www.libera.it ([email protected]) www.liberainformazione.org www.carovanaantimafia.it liberaterra.it

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6 pagine del CISVOL

SpORTELLO SCuOLA-VOLOnTARIATO: dopo il Salone, si torna ai progetti

Il CISVOL in Romania! a cura di Sara Cavalli

CREMONA. Consueto bagno di folla per lo Sportello Scuola-Volontariato del Ci-svol al Salone dello Studente di Cremo-na. In linea col tema scelto dalla Festa del Volontariato 2009, ai ragazzi che vi-sitavano lo stand, è stato chiesto di scri-vere su piccoli fogli di carta il nome della propria più grande paura. I foglietti sono stati poi appiccicati sulla sagoma di un

simpatico fantasma giallo, andando così a comporre una sorta di grande manife-sto della paure collettive. Un modo per aprirsi agli altri, confidando qualcosa di sé, ma anche per esorcizzare i propri ti-mori. Lo Sportello Scuola Volontariato è impegnato al momento in laboratori di musicoterapia (si cercano giovani vo-lontari da affiancare a persone disabili in

terapia), nel Doposcuola a San Bernar-do (tre volte a settimana tra le 16.45 e le 18.00, rivolto a bambini delle elemen-tari), nell’Università del volontariato al li-ceo Manin di Cremona, e in un proget-to sperimentale denominato “Alternan-za scuola Volontariato”, in collaborazione con l’USP di Cremona e l’USR. E’ prevista una formazione iniziale per i ragazzi al-largata anche a giovani volontari impe-gnati in attività con alcuni servizi per di-sabili del territorio al Manin e all’istituto Anguissola. E poi seminari di formazione insegnanti sulle malattie croniche quali dislessia, diabete, in collaborazione con le associazioni AID, ADC e AIME, “I 1000 volti del volontariato” per favorire la co-noscenza e per ridurre la distanza tra la scuola e il mondo dell’associazionismo e della solidarietà. Per febbraio è previ-sto anche un convegno intitolato “Le re-lazioni pericolose. Dal bullismo al mob-bing”, in cui sarà coinvolto il gruppo di autoaiuto e contromobbing. scuola [email protected]

CREMONA. “Think Future Volunteer To-gether” è un’importante iniziativa che ha come principale obiettivo il coinvolgi-mento attivo degli anziani nel volontaria-to in Europa attraverso la realizzazione di un programma di scambi internazionali.Il progetto, finanziato dalla Commisione Europea, è stato promosso da Spes Cen-tro Servizi di Volontariato del Lazio in col-laborazione con CEV (Centro Europeo del Volontariato) e da altri centri nazionali di volontariato: C.A.R.D.O. (Slovacchia), Slo-venska Filantropia (Slovenia), ÖNKÉNTES KÖZPONT ALAPÍTVÁNY (Ungheria), Pro Vobis (Romania).Il Cisvol di Cremona, nello scorso mese di giugno, ha partecipato ad un seminario

a Cluj-Napoca in Romania; i partecipan-ti hanno potuto ascoltare le testimonian-ze di chi aveva già sperimentato l’iniziati-va con successo. Il progetto ha dimostra-to che le persone over 55 sono attive e disposte ad un’esperienza di volontaria-to in tutta Europa. Gli scambi internazio-nali di volontari possono costrui-re la fiducia nelle comunità loca-li e una cultura di impegno di so-lidarietà oltre i confini nazionali; possono stimolare la compren-sione comune tra i diverse pae-si, rafforzare i legami tra i cittadini europei e, pertanto, promuovere la dimensione europea all’inter-no delle organizzazioni locali.

Questa iniziativa è stata per il CisVol una nuova conferma dell’importanza dei progetti europei, un motivo in più per affrontare al meglio il 2011, anno Euro-peo del Volontariato. Il Cisvol ha anche quasi concluso le pratiche per accoglie-re un volontario europeo.

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7pagine del CISVOL

La Festa del Volontariato, a Cremona è maggiorenne CREMONA. Musica, teatro, danza e soli-darietà. La festa del volontariato cremo-nese è diventata maggiorenne lo scor-so 27 settembre con la classica giornata in piazza. Tre i siti del centro storico coin-volti per questa edizione “numero 18” - piazza del Comune, Stradivari e Roma -hanno ospitato gli stand delle 140 orga-nizzazioni partecipanti e unite sotto lo slogan “Tienimi la mano e non avrò pau-ra”. Quale paura? Quella della diversità, un timore spesso viziato dal pregiudizio. Un tema legato all’attualità più recente e che a Cremona si è cercato di interpreta-re secondo i valori fondanti del volonta-riato e della solidarietà. Tante le confer-me, a partire dalla consueta piazza mul-tietnica di Mondinsieme e dalla straor-dinaria partecipazione della città fino a graditissime novità. L’edizione 2009 del-la festa ha visto infatti la presenza di due new entry: Amnesty International e Fra-

telli dell’Uomo, entram-bi presenti all’ap-puntamento per la prima volta in asso-luto coi propri stand. A metà giornata l’asso-ciazionismo, dal palco allestito proprio all’om-bra del Torrazzo, ha fat-to sentire la propria voce con una protesta a propo-sito dei fondi del 5xMille: al-cuni volontari-rappresentanti hanno chiesto maggiore chia-rezza e risposte certe sull’elar-gizione dei fondi del 5xmille, ol-tre al rispetto dell’Articolo 30. Non è mancato, come ogni anno, lo spet-tacolo, con le esibizioni e gli show di Comapgnia Tiritera, Associazione RDB Blue Compan, Night in Paris, The Advi-ce e Acoustic Fever.

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8 pagine del CISVOL

CREMA. L’undicesima edizione della Festa del Volontariato Crema e Crema-sco, è stata una manifestazione molto partecipata e ricca di appuntamenti. Il tema è stato un’immagine: il muro. Un impedimento da abbattere per guar-dare “Al di là del muro”, idea che abbiamo concre-tamente realizza-to nella festa di sa-bato 5 settembre in piazza Duomo, dove il Cisvol e le associazioni hanno costruito e abbat-tuto un muro fatto da mattoni-cartoni realizzati dalle as-sociazioni stesse per rappresentare ostacoli, pregiudizi e paure che ciascuno intende superare.Novità della festa in piazza di quest’anno è stata la diretta della Festa su Radio Antenna 5, con in-terviste a oltre 30 associa-zioni e il concerto live della Zu Rino Band.Venerdì 18 settembre all’interno della RSA di via Zurla, si è tenuta un’edi-zione ridotta della festa, in collaborazione con la manifestazione “Età della saggezza”. In particolare hanno animato l’appun-tamento l’Associazione Sordi Cremaschi e l’as-sociazione culturale Il Tartaloto. “Crema a colori”: la festa dell’intercul-tura è stata un successo“Crema a colori”, il fine settimana dedi-cato all’intercultura è stato un successo. Particolarmente coinvolgente la serata

dedicata al film “Come un uomo sulla ter-ra”, seguito dal dibattito al quale ha parte-cipato uno dei registi Dagmawi Ymer.Sabato 26 settembre, presso l’oratorio di San Bernardino, si è tenuta la cena

multietnica e una jam session. Prima della performance d’improvvisazione musicale del Labo-ratorio Tazebau, le presidentesse delle associazioni Amici di Crema e Africa Po-

polo Nero di Soresina hanno presentato le proprie associazioni e proposto una riflessione critica sull’integrazione e la migrazione. Domenica 27 settembre, è stato proiet-

tato il film-documento “Come un uomo sulla terra”, toccante racconto del difficile viaggio che affrontano molti migran-ti africani. Dopo la pro-iezione, Dagmawi Ymer uno dei registi (nonché protagonista del viag-gio), Mohamed Ba (atto-re, scrittore e musicista senegalese impegnato sui temi dell’integra-zione), ed Emmanuel vicepresidente dell’as-sociazione cremasca di ivoriani Amici, sono riusciti a coinvolgere i presenti in un con-

fronto since-ro, diretto ed emozionante. Un’occasione preziosa di co-noscenza, nella quale a raccon-tare sono stati “gli africani, non gli africanisti”, come ha sotto-lineato conclu-dendo Ba.Un evento frutto dell’impegno di tante associazio-ni: Ipsia, Labo-ratorio Tazebau, Amici, Ass. L’Aqui-lone, Consulta dei

Giovani del Comune di Crema, ADC/S Senegal, Ass. Alice nella Città, Coop. La Siembra.

“Al di là del muro”: volontariato in festa a Crema di Eleonora Bertoni

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9pagine dei DIRITTI

Sono 42 milioni i rifugiati nel mondo, di cui 16 milioni di rifugiati e richiedenti asilo e 26 milioni di sfollati , la stragrande maggioranza schiacciata in condizioni invivibili in quei maxi ghetti che sono i campi profughi nei cosiddetti paesi in via di sviluppo: Pakistan, Siria, Iran. Gli sfollati all’interno del proprio paese, come l’Afghanistan, il Sudan, la Co-lombia, lo Sri Lanka vivono in un vero e proprio limbo, in esilio da più di cinque anni senza una prospettiva di soluzione immediata. Semplicemente dimenticati dal mondo. I paesi “occidentali” ed euro-pei, tra cui primeggia la Germania con 580.000 persone accolte, ospitano una cifra irrisoria di rifugiati rispetto al resto del mondo. Meno del 20%, a sottolineare il fatto che è sui pa-esi del “terzo mondo”, cioè proprio quelli che hanno meno mezzi e più bisogno di assistenza, che grava il maggior carico di rifugiati e di conseguenze dei conflitti. L’ Italia è poi il paese europeo che presenta le cifre più basse in termini di asi-lo e protezione, sempre nel 2008: appena 47.000 persone in fuga da guerre, conflitti etnici, persecuzio-ni. Si tratta di cifre modestissime che rappresentano la misura della “nota” sensibilità dei paesi dei diritti umani. Ep-pure nell’immaginario collettivo si ha l’impressione di essere invasi da un’orda di “clandestini” che arrivano via mare sui barconi e la cui immagine ricorrente turba le nostre idee di sicurezza. L’inva-sione che non c’è, la sindrome da clan-destino, l’asilo negato, perchè spesso è difficile l’accesso effettivo alla procedura di richiesta asilo, in Italia come negli altri stati europei: questi i temi dell’incontro pubblico svoltosi il 30 0ttobre nella Sala Zanoni a Cremona, con gli apprezzati in-terventi di Gianfranco Schiavone, esperto asilo ASGI, Chiara Marchetti, sociologa, autrice del libro “Un mondo di rifugiati”, Basir Ahang, giornalista free lance afgha-no e referenti dello SPRAR di Cremona .Protagonisti i testimoni, in diretta o attra-verso la lente d’ingrandimento del video girato dal fotoreporter Basir, anch’egli

rifugiato, in quel limbo di totale nega-zione dei diritti umani che sono diventa-te oggi Patrasso e le coste della Grecia, da cui parte ogni giorno la roulette della caccia al tir e all’imbarco di giovani af-ghani al termine del loro viaggio di 8.000 km attraverso Pakistan, Iran, Turchia, nel-la fase più pericolosa: l’approdo ai porti e al sogno europeo. Basir, dopo averci mostrato nel maggio scorso , al Teatro Monteverdi, la “piccola Kabul”, l’improvvi-sato campo profughi di Patrasso, con le toccanti storie dei rifugiati afghani, tutti giovanissimi, in fuga dalla pulizia etnica e da trent’anni di conflitti dalle mille corre-sponsabilità negate , scampati alle mafie

e alle polizie corrotte, ci ha portato per mano nel silenzio desolante della radura ormai deserta dopo la cacciata dei profu-ghi, raccontandoci questa volta la mi-seria e la quotidiana lotta per la soprav-vivenza, tra attacchi xenofobi e razzisti, di famiglie e bambini, i pochi scampati alle deportazioni in Turchia e Afghanistan, che la Convenzione di Ginevra e i trattati internazionali definirebbero persone de-gne di protezione.Sono stati invece, più chiaramente, di fronte a un pubblico numeroso e atten-to, tra cui due classi del liceo psicopeda-gogico Anguissola, l’esperto Gianfranco Schiavone, dell’ASGI, e la sociologa Mar-chetti a farci riflettere sulla vera realtà dell’asilo, e sui veri dati dell’immigrazio-ne, a fronte dell’enfasi posta, un po’ in tutti gli stati europei, sui presunti pericoli per la sicurezza dei cittadini, ad opera dei cosiddetti clandestini; a smitizzare le

cifre e le statistiche sugli “alieni” che tur-berebbero la nostra quiete, a ricordarci che la nostra tranquillità è misera cosa se costruita sull’esclusione di chi ci sta chie-dendo il semplice diritto di vivere in sicu-rezza. L’asilo è diritto negato quando, per effetto di un decreto sicurezza, qualsiasi essere umano approdato alle coste euro-pee e nel nostro paese, è equiparato a un criminale e stenta a trovare chi lo ascolta come persona, chi sa orientarlo, chi parla una lingua a lui comprensibile, chi gli dà ospitalità e lo aiuta nella sua domanda di asilo: se si viene respinti e riportati indie-tro nella negazione dei diritti dalla stes-sa nave sulla quale si è avuto la fortuna

d’imbarcarsi.E’ il rischio che corrono soprattut-to i richiedenti asilo maggiorenni, i “clandestini” che nessuno ha il co-raggio di ospitare, poichè i minori, per legge inespellibili, una volta a contatto con le strutture pubbli-che, trovano ovunque nel nostro paese un progetto di accoglienza e un percorso guidato, come ci ha spiegato, fornendoci i dati del servi-zio locale, la referente dello SPRAR di Cremona, Roberta Puddu. E’ stata l’ultima testimonianza, quella di Ro-

hullah Taqavi, attivista afghano, scampa-to alla roulette della Grecia dopo 18 mesi di pellegrinaggi e “ping pong” intorno alle frontiere asiatiche, alla ricerca del passaggio giusto, uno dei pochi fortuna-ti che hanno trovato sostegno nella rete informale di associazioni, a raccontarci questa volta di una società civile che si attiva e colma un vuoto istituzionale; a raccontarci di una salvezza trovata a Cre-mona, grazie anche alla collaborazione di un’autorità di polizia umana e sensibile, e soprattutto preparata. Vorremmo senti-re raccontare altre storie come questa, e non sapere che per uno che ce la fa mille altri sono ancora bloccati o respinti, in Grecia come in pieno Mediterraneo, in un limbo fatto di precarietà e razzismi. Vorremmo che nessuno dicesse: i paesi dei diritti umani sono diventati, per pau-ra e per troppe scadenze elettorali, più pericolosi del terzo mondo.

Asilo, diritto negato? Dalla Costituzione ai respingimenti in mare di Rosanna Ciaceri

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Stanno entrando nella fase operativa i progetti finanziati nell’ambito del Bando Volontariato 2008, promosso nell’otto-bre dello scorso anno dal Coordinamen-to dei CSV, dalla Fondazione Cariplo e dal Comitato di Gestione del Fondo Speciale. A livello regionale sono state accolte 164 richieste di finanziamento su un totale di 360 progetti presentati e complessi-vamente saranno erogati 2,2 milioni di euro provenienti dal Fondo speciale per il Volontariato istituito dalla legge quadro 266/91, a sostegno di attività dove sono coinvolte più di 400 organizzazioni di tutte le provincie della lombarda. Ogni progetto riceve un contributo massimo di 14.000, mentre il restante importo per giungere alla copertura totale dei costi (massimo 20.000 euro) deve essere recu-perato tramite la valorizzazione del lavoro volontario (massimo 4.000 euro) e tramite una raccolta fondi (massimo 2.000 euro).

Alessandro Seminati, responsabile dell’area progettazione del Coordina-mento CSV Lombardia, commenta gli esiti della selezione dei progetti e traccia un primo quadro della situazione.

“Il risultato è di assoluta soddisfazione, in quanto la percentuale dei progetti finan-ziati su quelli ammessi a valutazione è stata globalmente alta. Credo che il suc-cesso sia legato soprattutto alla buona progettualità mostrata dalle organizza-zioni – continua Seminati- ma l’elemen-to di maggiore interesse all’interno dei processi che hanno generato i progetti è rappresentato dalle reti che il bando ha saputo creare tra volontariato ed altre realtà del terzo settore. Ogni progetto presentato ha visto infatti la nascita di una rete di almeno tre, quattro soggetti che da ora in poi dovranno coordinarsi per lavorare insieme. C’è stato su questo un grande lavoro svolto dai CSV non solo per fornire supporto e consulenza alle or-ganizzazioni, ma anche per recuperarle sul territorio e muoverle alla costruzione di reti reali, non virtuali. Questo soprat-tutto in risposta alle richieste di molte associazioni che avevano buone idee e presentavano progetti brillanti, ma ave-vano bisogno di aiuto per trovare partner che condividessero gli obiettivi.” “Un al-tro risultato positivo – aggiunge Alessan-

dro Seminati – è il fatto di aver coinvolto le piccole associazio-ni, uno scopo che ci eravamo prefissati. Positivo innanzitutto perché si tratta di soggetti che di solito hanno difficoltà ad accedere ai finanziamenti su bandi e concorsi e poi perché

le associazioni di minori dimensioni sono spesso la voce piu’ reale del territorio e più vicina ai bisogni del cittadino.“

In provincia di Cremona rientrano tra i finanziati 7 progetti su un totale di 18 richieste presentate. Tutti i progetti saranno seguiti da Cisvol in modo particolare e, attraverso il sito www.cisvol.it verranno forniti aggiorna-menti e documentazione. Nei box una breve presentazione.

1) Titolo: Reti di protezione: promozione dei fattori protettivi

nei confronti dei comportamentia rischio degli adolescenti

tramite la valorizzazione della peer education e del sostegno

alle figure adulte di riferimento: insegnanti, genitori, allenatori,

istruttori scuole guida.

Capofila: Associazione di solidarietà La Zolla

Breve descrizione: Il progetto intende promuovere una rete di

aggregazione e peer education tra adolescenti/giovani (dai 15

ai 28 anni), le loro famiglie e le altre figure adulte di riferimento

quali insegnanti, allenatori sportivi, educatori oratori, istruttori

scuole guida: è rivolto in particolare a ragazzi caratterizzati dal-

la presenza di comportamenti a rischio quali l’ ALCOOLISMO. Il

progetto si basa sulla convinzione che i segnali di disagio che i

ragazzi esprimono sono importanti indicatori da cui partire per

costruire reti di incremento dei fattori protettivi per mettere in

atto percorsi che prevengano l’insorgenza di disturbi rilevanti o

che ne contrastino la cronicizzazione . Il progetto offre perciò

interventi e percorsi centrati sulla partecipazione del ragazzo

e della famiglia a gruppi di tipo animativo, di orientamento e

di sostegno basati sulla metodologia della peer education e

dell’auto mutuo aiuto all’interno di micro reti locali caratterizza-

te dalla dimensione intergenerazionale.

2) Titolo: Tutti i colori della reteCapofila: Associazione ‘La Città dell’Uomo’ - Cremona

Breve descrizione: L’accompagnamento sociale al Contratto di Quar-tiere che coinvolge il nostro territorio dal 2005 ha dato vita al coordina-mento di Borgo in Rete, 16 tra realtà aggregative e servizi operanti nel quartiere che hanno esperienze e professionalità molto diversificate e che da allora collaborano per animare e attivare il quartiere. Ora che i nuovi appartamenti ristrutturati dal contratto verranno assegnati il ti-more dei residenti e’ quello di veder messo in pericolo l’equilibrio cre-atosi in un quartiere che presenta dati socio-demografici superiori alla media cittadina per quanto riguarda: la presenza di persone in difficoltà seguite dai Servizi, la percentuale di nuclei mono famigliari molto anzia-ni e soli e la presenza di cittadini stranieri. “Borgo in Rete”, contando sul suo radicamento territoriale e sulla sti-ma acquisita, intende spostare la sua azione da interventi ricreativi a interventi di coesione sociale affrontando con significative microazioni i temi caldi del quartiere.

Bando Volontariato edizione 2008: Alessandro Seminati (CSV Lombardia): “un risultato di assoluta soddisfazione” di Francesco Monterosso

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Dicembre 2009

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3) Titolo: ‘Sportpop - Percorso sportivo integrato per la promozione della salute e la ridu-zione dei problemi alcol correlati e complessi’Capofila: APCAT - Cremona

Breve descrizione: L’idea di progetto parte dalla riflessione di come l’attività sportiva, oltre a migliorare il benessere psicofisico di chi la pratica, può diventare uno strumento di coesione sociale: in particolare lo sport di squadra o di gruppo può aiutare le persone che vivono situazioni di disagio sociale e di isolamento a ri-creare rapporti ordinari con la comunità e a ritornare ad essere cittadini attivi.APCAT Cremona (che da anni è attiva sul territorio provinciale a supporto delle famiglie che vivono problemi alcolcorrelati e complessi), e Atleticamente, (che ha già sperimen-tato con successo esperienze di integrazione sociale soprattutto nell’area della disabilità) uniscono le forze in questo progetto per affrontare i problemi derivanti dal consumo dell’alcol con un approccio innovativo.

5) Titolo: Oasi della pace e della spe-ranzaCapofila: Gruppo ecologico ‘El Muroon’ – Sospiro (CR)

Breve descrizione: Il progetto inten-de promuovere il coinvolgimento dei soggetti del territorio per il recupero di una zona ambientalmente degradata e per restituirla alla comunità. Le azio-ni sono mirate a sviluppare la capacità dei cittadini di farsi carico dei problemi del territorio, promuovendo le iniziati-ve di carattere volontario. Il progetto promuove inoltre le relazioni sociali e personali della comunità, riducendo le fragilità, la frammentazione e preve-nendo l’isolamento sociale. Nelle azioni di recupero e di valorizzazione dell’area recuperata saranno coinvolti soggetti portatori di diversa abilità, utenti della struttura socio-sanitaria “IOS-Fondazio-ne Sospiro”.

6) Titolo: “L’importante e’ che giochi con

me”: Immigrati, società e servizi: nuove

strategie di comunicazione per un sistema

di relazioni in gioco.

Capofila: Associazione Immigrati Cittadini

S. Martino del Lago (CR)

Breve descrizione: Il progetto vuole av-

viare una nuova strategia di comunica-

zione/relazione tra immigrati e italiani ( e

tra comunità diverse al loro interno) in cui

siano gli immigrati stessi protagonisti della

loro “narrazione”. Si vuole arrivare alla rea-

lizzazione di mezzi comunicativi tipici del

linguaggio giovanile quali un fumetto “an-

tirazzista” e un video documentario o una

serie di cortometraggi in cui gli immigrati

raccontano in prima persona la loro “nor-

malità”. Seguiranno cicli di incontri con la

stampa e con gli operatori dei servizi per

un’analisi critica sul modo di relazionarsi in

ambito pubblico.

7) Titolo: Ricominciare insiemeCapofila: Associazione Camminiamo Insieme – Crema

Breve descrizione: Il progetto, che ha l’obiettivo di ridurre la fragilità dei soggetti de-boli del territorio e ricomporre il tessuto della comunità locale abbattendo il muro delle “diffidenze”, prevede la proposta ai volontari dell’associazione che operano alla Casa della Carità Diocesana di Crema e nelle parrocchie della Diocesi di percorsi di condivi-sione delle attività di volontariato da svolgersi insieme alle persone inserite nei percorsi di accoglienza seguite dalla Caritas (soggetto di rete del progetto).Nell’ottica della coesione sociale si prevede che il progetto possa realizzare un’azione di avvicinamento tra chi, opportunamente formato, decide di spendere il proprio tempo nel dedicarsi ad un’attività di aiuto agli altri e chi da questa stessa attività ne trae bene-ficio per la propria vita.Diminuire le distanze che separano le persone fragili che hanno bisogno di ritornare ad una propria autonomia da chi segue un percorso di vita apparentemente più sereno e dedicato agli altri, dovrebbe dare la possibilità di donarsi a vicenda le proprie capacità ma anche i propri limiti nell’ottica di una crescita reciproca e di un miglioramento della sensibilità del territorio alle fragilità.

4) Titolo: Economia sociale elemento chiave

per favorire processi di integrazioneCapofila: AVAL Cremona

Breve descrizione: Diversi attori della società

civile (associazioni di volontariato, associazio-

ni di promozione sociale e cooperative) im-

plementeranno azioni di economia solidale,

facendo di un luogo, la cui funzione primaria

e’ la lotta all’emarginazione, il proprio punto

di riferimento. Questo non solo consentirà di

diffondere le buone prassi di economia so-

ciale sul territorio cremonese, ma soprattutto

di rafforzare i processi di inclusione avviati da

strutture di accoglienza. La presenza di diver-

si attori consentirà , infatti, ai beneficiari degli

interventi di “housing protetto”, coinvolti nel

progetto, di aumentare il proprio capitale so-

ciale costruendo reti relazionali più solide. Al

tempo stesso questo darà coesione ed iden-

tità ai gruppi promotori composti da giovani,

anziani e famiglie costituendo un elemento

fondamentale per favorire la coesione sociale

Per contatti e informazioni:www.bandovolontariato2008.it

Bando Volontariato edizione 2008: Alessandro Seminati (CSV Lombardia): “un risultato di assoluta soddisfazione” di Francesco Monterosso

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CREMONA-CREMA. Sono circa 500 le firme che Aida – Associazione Incontro donne contro la violenza

Onlus ha raccolto per le strade di Cre-mona in occasione della Giornata inter-nazionale contro la violenza alle donne. Contemporaneamente a Crema la stessa raccolta firme veniva realizzata dall’Asso-ciazione Donne contro la Violenza Onlus. Aida, che ha colto l’occasione per orga-nizzare un’apertura straordinaria e conti-nuata della propria sede – invia Gallarati, all’angolo con via Aselli –, ha richiamato l’attenzione su una grave lacuna: la Re-gione Lombardia, insieme alla Basilicata, è l’unica priva di una legge contro la vio-lenza alle donne. Per questo motivo tutti i centri antiviolenza regionali si sono at-tivati nella raccolta per presentare final-mente una proposta di legge condivisa. A Cremona anche il sindaco Oreste Perri ha voluto dare un segnale, recandosi nel-la sede di Aida e firmando la petizione. «Sono passati oltre 10 anni dal 1999 — ricorda Gemma Mantovani, di Aida — da quando l’ONU, con la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro la

donna, stabiliva che la violenza dell’uo-mo sulla donna è una violazione dei di-ritti umani fondamentali. Ma poco si è tradotto in politiche volte a contrastare il fenomeno». Per tutta la giornata i panifi-ci della città hanno consegnato a spesa dentro a sacchetti recanti con lo slogan “Per molte donne la violenza è il pane quotidiano”. Sempre il 25 novembre, in serata, all’Hotel Impero di Piazza della Pace, si è tenuto un incontro intitolato “Lo stalking, un fenomeno in crescita”, organizzato in collaborazione col Sorop-timist.AIDA, via Gallarati 2 (angolo via Aselli), CremonaTel. 0372.801427 o 338.9604533 [email protected], www.sitisolidali.it/siti/aidaAssociazione Donne contro la Violenza Onlusvia XX settembre 115, CremaTel. 0372.80999 [email protected]

CREMONA. “Donne Senza Frontiere” è il nome dell’organizzazione presieduta da Costantina Mafezzoni e presentata ieri mattina al Cisvol di Cremona. Costi-tuita da circa una trentina di donne e nata appena tre mesi fa, l’associazione vuole porsi come un punto di riferimen-to nel territorio locale e lavorare nell’otti-ca di rete provinciale per la solidarietà fra donne in difficoltà e bisognose d’aiuto.L’idea è quella di creare una realtà in cui conoscenze e competenze possano es-sere condivise, in cui le donne possano essere tanto richiedenti aiuto quanto forza e supporto primario per risolvere i problemi e situazioni di disagio e diffi-coltà (nel gruppo sono già presenti psi-cologhe, educatrici, professioniste del campo medico). A differenza di altre as-

sociazioni al femminile, specializzate in un ambiti precisi, “Donne Senza Frontie-re” si mantiene volontariamente su di un livello più generale, proponendosi come primo punto di ascolto e indirizzamento delle donne richiedenti aiuto. Grande at-tenzione è riservata a temi come la par-tecipazione attiva delle donne alla vita sociale, alla diffusione e alla facilitazione della cultura multietnica, all’educa-zione alla salute e all’umanizzazione delle relazioni interpersonali e sociali. Per tutte le volontarie è previsto un momento di formazione destinato a diventare continuo e sempre aggiorna-to. L’associazione intende, nel prossimo futuro e in collaborazione con altri sog-getti, dare vita a progetti a favore delle donne e delle loro famiglie per miglio-

rarne il benessere e la qualità di vita: da programmi di educazione alla salute allo sviluppo professionale, dall’educazio-ne non formale e mediazione culturale fino all’assistenza. Contatti sono già stati avviati con le istituzioni dei settori sociali ed educativi, oltre che con alcune asso-ciazioni locali. Per contatti: [email protected] tel. 333.1053916 – 340.9844669

AIDA: donne e firme contro tutte le violenze

nasce “Donne senza frontiere”la prima organizzazione che guarda “a 360 gradi” il mondo femminile

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CREMONA. “Facciamo la pace” è il titolo del progetto al quale la mia classe, la at-tuale 4^B Linguistico, ha deciso di aderire dall’inizio dell’anno scolastico 2008/2009. Il tema generale di questo progetto è il Sudan, e più precisamente la situazione politica, sociale, economica sudanese. Per cominciare abbiamo svolto e stiamo completando un lavoro di informazione, innanzitutto rivolta a noi stessi e quin-di agli altri studenti. Da subito ci siamo divisi in vari gruppi di ricerca nei quali ognuno approfondisce e si documenta su un aspetto diverso della zona Sudan. Gli argomenti di cui ci occupiamo sono: la politica, l’istruzione, l’economia, la Co-stituzione sudanese e i trattati sui diritti

umani, la società e quindi le differenti tri-bù, la condizione femminile e la raccolta di testimonianze. Il gruppo che tratta la politica ci ha adeguatamente introdotti nel nostro progetto, presentandoci am-piamente la storia del Sudan dall’otteni-mento dell’indipendenza dal Regno Uni-to, avvenuta nel 1955, fino al trattato di pace del 2005 e alla conseguente istitu-zione della presidenza con a capo Omar al Bashir, di cui poi abbiamo analizzato il caso che ha portato alla sua incrimi-nazione. Per rendere più ampio il nostro bagaglio di conoscenze sull’argomento abbiamo anche partecipato ad una serie di incontri con persone che hanno avuto un’esperienza nell’ambito africano. La pri-ma da noi incontrata è stato il giornalista Diego Marani che ci ha presentato il suo ultimo libro dal titolo “Darfur, geografia di

una crisi”; questa presentazione, molto ric-ca e interessante, non si è limitata solo al contenuto del libro ma anzi si è allargata alla situazione attuale e passata della re-gione Darfur, trattando efficacemente le problematiche legate a questo territorio. C’è stato anche lo spazio per rispondere alle nostre domande. Il secondo incontro ha avuto come oggetto la cooperazione internazionale, che ci è stata ampiamente esposta, mescolando la spiegazione tec-nica e l’esperienza personale, dalla dot-toressa Rosita Viola che si occupa di ciò da molti anni. Successivamente abbiamo avuto l’occasione di ascoltare un inter-vento riguardante l’istruzione: la testimo-nianza di un italiano che è stato preside in

una scuola etiope. Quest’ ultimo incontro ha permesso al gruppo che si occupa dell’istruzione di informarsi meglio sul sistema scolastico africano, in particolare facendo un confronto tra il Sudan e l’Etio-pia e ricavando i dati sull’analfabetismo (73% dei bambini). L’ultimo e più inte-ressante incontro si è svolto con Mauro Platè, un giovane volontario che da due anni si occupa dei problemi del Corno d’Africa, che ci ha illustrato la sua espe-rienza di volontariato mostrandoci foto e video da lui raccolti che certamente han-no concretizzato le diverse problemati-che rendendole più realistiche ai nostri occhi. Terminati gli incontri il gruppo che si occupa della raccolta di testimonianze ha distribuito in 25 classi del nostro liceo un questionario riguardante il nostro pro-getto. La selezione di quest’ ultime è stata

casuale,rispettando unicamente il criterio di parità tra indirizzo classico e linguistico e parità nelle fasce di età (5 prime, 5 se-conde, 5 terze, 5 quarte, 5 quinte). Ritirati i suddetti questionari abbiamo rielaborato i dati ottenuti su cui sono emerse con-siderazioni interessanti. Il 48% dei nostri studenti sa localizzare il Sudan all’ interno del mondo (pur non sapendo indicare la zona del continente africano in cui si trova). Il 68% è a conoscenza della guerra civile che coinvolge il Sudan, sa che ven-gono compiuti crimini contro l’umanità, e la maggioranza (64%) ha appreso queste notizie dalla tv che quindi svolge un ruo-lo fondamentale nell’ informazione ed è il media preferito dai giovani per appren-

dere notizie d’ attualità. Infine abbiamo notato che i giovani sono molto più at-tirati dalla cultura, dalle condizioni sociali, dagli aspetti morali (92%) piuttosto che dall’economia e dalla politica (8%). Infine, raggruppando le nostre ricerche, il nostro materiale relativo agli incontri che abbia-mo seguito e i dati emersi dal questiona-rio abbiamo pensato di completare il la-voro svolto lo scorso anno presentandolo agli studenti del nostro istituto durante la prima assemblea di quest’anno scolasti-co 2009/2010. La finalità che abbiamo perseguito, aderendo a questo progetto, è rappresentata anche dalla possibilità di istruire 100 bambine sudanesi. Forse an-che per questo motivo abbiamo trovato il nostro lavoro più interessante e abbia-mo cercato di svolgerlo al meglio!

progetto “Facciamo la pace”: la testimonianza di Elena di Elena Piedi, IV^ B Linguistico del Liceo Manin

Il progetto “Facciamo la pace” è frutto della collaborazione ACLI (capofila), liceo “Manin”, isituti “Torriani”, “Einaudi”, “Anguis-sola” di Cremona, Abuhadia Society for Women abd Community Development, ONG, Almotalib Ibrahim Mohd, Abuhadia Centre for Social Development, Layamieb, Sinkat e mira all’educazione alla pace e di cooperazione finalizzate allo sviluppo della cultura dei diritti umani. I docenti coinvolti hanno costituito percorsi didattici anche con l’ausilio di esperti esterni. Pub-blichiamo per intero il bell’intervento di Elena Piedi, studentessa del Manin che ha partecipato al percorso.

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14 FOCUS

La realizzazione di una Casa del Volonta-riato ha tre obiettivi principali che si ag-giungono a quello più immediato di re-stituire una sede alle associazioni colpite dal sisma: valorizzare il ruolo del volonta-riato aquilano nella definizione del nuovo welfare locale, consentire al volontariato aquilano di esercitare appieno la sua fun-zione di moltiplicatore dell’azione pubbli-ca, divenire luogo per la costruzione di reti e collegamenti stabili tra le diverse or-ganizzazioni di volontariato e con gli altri attori sociali,. La Casa del Volontariato sarà la base stabile dove potersi “reincontrare” e “ri-progettare il proprio futuro” cer-ti della centralità del volontariato come motore di sviluppo uma-no, coesione sociale, cultura del-la solidarietà, che intende espri-mere la propria identità e le pro-prie radici, a beneficio di tutta la comunità locale. Il Centro di Ser-vizio per il Volontariato dell’Aqui-la ha proceduto alla fine di no-vembre a presentare il proget-to preliminare e tutta la docu-mentazione a corredo al Consor-zio Industriale dell’Aquila per la procedu-ra di esproprio di urgenza del terreno sul quale dovrà sorgere la Casa. Ad oggi il Co-mune dell’Aquila è in fase di pubblicazio-ne del decreto di esproprio di urgenza e nelle definizione della azioni di “immissio-ni in possesso”: tempi stimati fine di gen-naio 2010.

Campi e new Town. Il campi sono tut-ti chiusi Ancora 20.000 le persone anco-ra assistite dalla protezione civile:14.000 persone ospiti di alberghi e case private sulla costa che giornalmente vanno dai 70 ai 130 hilometri per venire all’Aqui-la a lavorare con un caos per il traffico. 4.000 sono ospiti in hotel a l’Aquila e din-tor0ni.1.201 nella caserma della Finanza a l’Aquila. 349 nella caserma Campomiz-zi dell’Aquila. Riguardo ai numeri degli al-

loggi per gli sfollati col progetto C.A.S.E. procede la realizzazione delle nuove abi-tazioni e la loro consegna anche se non così speditamente come previsto: sono 2.737 gli appartamenti fino ad oggi con-segnati, a fine anno arriveranno a 3.800. altri 700 alloggi verranno consegnati en-tro fine gennaio per un totale di 15.000

sfollati che torneranno ad avere un tet-to. Invece 3.000 persone non entre-ranno entro la fine dell’anno nei Mo-duli Abitativi Provvisori previsti per dare alloggio agli sfollati degli oltre 50 piccoli comuni del cratere. Come da intervista di Bertolaso rilasciata in conferenza stam-pa il 9 dicembre scorso “dei circa 2.000 alloggi provvisori che dovevano essere pronti entro dicembre solo la metà ver-ranno consegnati”. Da questo breve qua-

dro emerge che la situazione re-sta ancora molto complessa al contrario di quanto si voglia far passare sui media, per i quali a “L’Aquila l’emergenza è passata e ormai si va verso la normalità”. In questo scenario complesso CSVnet e il CSVaq si stanno rela-zionando con le forze politiche e sociali della città per promuo-vere un intervento straordinario, composto da un insieme di pro-getti di sviluppo (di comunità e mutualità, e magari anche di im-presa sociale), coordinati e sup-portati da questa idea guida del-

la ricostruzione sociale parteci-pata per ogni nuova aggregazione abi-tativa. Il Volontariato, l’impresa sociale che potrebbe unire esperienze concrete di sviluppo economico e sociale, il non-profit possono essere gli attori di questa ricostruzione con i cittadini, e magari con il sostegno degli enti locali e della stessa protezione civile.

Casa del Volontariato e New Town di Roberto Museo, Direttore di CSVnet

Era gremita la Sala Assemblee della Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila il giorno di domenica 4 ottobre. A sei mesi dal terremoto, il Volontariato abruzzese, in collaborazione con il CSVnet si è riu-nito per riflettere sulla sfida da cogliere ancora nel pieno dell’emergenza post-sisma, sulle sue capacità e potenzialità di ricostruzione del tessuto sociale nella di-mensione psicologica, educativa e rela-zionale. Molti di noi, operatori e volonta-ri convocati dai CSV hanno respirato per

la prima volta un’aria serena, costruttiva ma nello stesso tempo duramente criti-ca e non passiva. Alla presenza di ospi-ti molto rappresentativi di Amministra-zioni locali, di Consulte e Forum del Vo-lontariato, si è voluto poter denunciare con chiarezza le operazioni strumentali del Governo per creare consenso; con il motto ‘dalle tende alle case’ la strategia di spopolamento del territorio persegui-ta dalla Protezione civile si è sempre an-nunciata disastrosa, retta da scarsa affi-

dabilità. A supporto di tale posizione si sono collezionati alcu-ni fallimenti:- rispetto ai beni materiali con la permanenza nel-le Tendopoli per molti mesi, - rispetto alle rela-zioni allorché non

SPECIALE TERREMOTO L’AQUILA : “L’essenziale è invisibile agli occhi” di Giorgio Reali e Silvia Cigognini

Page 15: Pagine del Volontariato Cremonese - Dicembre 2009

FOCUS 15

È mezzogiorno del xx novembre. Abbia-mo svuotato la tenda 14 del campo di ac-coglienza Globo. Stiamo spostando le co-perte, le lenzuola, i vestiti, gli asciugama-ni, il cibo, le bevande, i libri, la radio e il te-levisore, i calendari dei turni, la lista dei vo-lontari, i 492 (!) fogli bristol che Gianluca ha disseminato di cuori per Valentina. Si rico-mincia, abbandonando quella che è sta-ta per 6 mesi casa, associazione, punto di incontro e di riposo, di chiacchierate not-turne, sempre troppo caldo o troppo fred-do. Lasciamo la tenda e, strano ma vero, un po’ siamo dispiaciuti. Per mesi abbia-mo aspettato questo momento, eppure non abbiamo la felicità che pensavamo. Perché? Forse perché non rientriamo nel-la nostra sede, che chissà quando la ag-giusteranno, se la aggiusteranno. Pecca-to, avevamo appena finito di metterla a posto, colorata, con i bagni nuovi, addi-rittura la parabola e aspettavamo il televi-sore piatto: Juve–Inter del 19 aprile, cena più partita tutti insieme in comunità. An-diamo in una piccola sede, buona per la segreteria e per un accoglienza minima, il centro diurno…. chissà, adesso vedia-mo di comprare una casa di legno, costa sì, e poi il terreno, la burocrazia... E’ vero, siamo un po’ tristi. I mesi in tenda, dicia-molo, sono stati anche belli. Sì, belli. Del-la bellezza che hanno tutte le esperien-ze estreme vissute insieme, nei mille e uno problemi quotidiani, nelle emergen-ze più varie. Franca che hanno riempito di tranquillanti e non si riesce neanche

a parlarci, Domenico che non dice più una parola, Rita che piange e parla sem-pre della “casa rotta” , e poi trovare i vestiti, e la biancheria intima, e si deve mangia-re, e domani dài che andiamo un giorno al mare a trovare quelli che stanno lì e si mangia il pesce. E la protezione civile che ci dice “che fate qui, avete il permesso per stare?” e il permesso non me lo devi dare tu che io sto a casa mia. Sì, durissimi, ma belli. Ci siamo contati, ci siamo ritrovati, siamo stati insieme sempre, e tutti si sono mobilitati: i volontari in servizio civile che hanno chiesto di rimanere e potevano re-stare a casa loro, lontani dall’Aquila, dalle scosse, dal caos; tutte le persone disabi-li delle case famiglia, che la tenda è da-vanti la nostra e stiamo tutti insieme; tutti gli altri sparsi nella costa, che ci incontria-mo spesso e volentieri; tutti i nostri vecchi amici lontani. Belli della bellezza che dà l’orgoglio di aver fatto tutto da soli e ve-dere che sono in pochi quelli che ci sono riusciti, e invece noi, che siamo tutti vo-lontari, non solo ci siamo, ma continuia-mo, siamo presenti, sempre e comunque, tutti i giorni. E magari nel frattempo, riatti-viamo in una tenda un po’ di centro diur-no, che fa sempre bene, che magari si par-la anche un po’ del terremoto, si racconta, si disegna, si mima, ci si libera. Franca in-tanto non ha più bisogno di tranquillan-ti, Domenico ricomincia a parlare e ci dà il buongiorno tutte le mattine, che mat-tiniero lo è stato sempre, pure troppo a dire il vero. Siamo un’associazione di vo-

lontariato, e fino in fondo: ci siamo mo-bilitati, abbiamo mantenuto la nostra co-munità viva e forte più che mai, perché la comunità non è una struttura, una sede, è fatta di tutte le donne e tutti gli uomini che la compongono. Siamo stati presenti, a noi stessi per primi, alla nostra città ed al suo futuro, protestando quando c’era da protestare, facendo casino, e a qualcuno non siamo stati neanche troppo simpa-tici. Perché mica sono tutti buoni e bra-vi e belli come dice la televisione, e il vo-lontariato va bene, sì, ma solo se sta zit-to e si lascia guidare: mai disturbare il ma-novratore. Salutare la tenda è comunque una tristezza momentanea: si ricomincia da poco, con molto davanti da fare, tut-to ancora che manca, in una città ferma immobile al 6 aprile. C’è da ricostruire il centro diurno, cambiare orari e itinerari perché tutti sono in posti diversi da pri-ma, tutelare i diritti delle persone disabili che ora chi ci pensa, non che prima fosse molto diverso, ma adesso c’è pure la scu-sa. C’è da essere, ancora e sempre di più, un’associazione di volontariato.

Quando si chiude una tenda di Augusto Pace (Comunità 24 Luglio – L’Aquila)

SPECIALE TERREMOTO L’AQUILA : “L’essenziale è invisibile agli occhi” di Giorgio Reali e Silvia Cigognini

si è tenuto conto del tessuto socia-le esistente, sca-valcato nei suoi problemi dall’in-tervento milita-re o militarizzato. L’esempio porta-to dalle associa-zioni che si occu-pano all’Aquila di disabilità si sono

sentiti estranei nella loro terra, troppo è mancato alle loro comunità per ricreare condizioni di accettabilità e vivibilità .Per molti cittadini la stessa ‘New Town’ è una città virtuale lontana dall’avere ser-vizi che rinnovino socialmente amici-zie, luoghi di incontro e di aggregazione propri della vecchia città.Ora c’è la gestione del ‘poi’, chi è rimasto nelle Tende è indotto dai ‘poteri’ ad ac-cettare sistemazioni provvisorie, affron-tate caso per caso, lontane dai luoghi di

residenza; tutto va quindi ripensato in particolare per le categorie deboli che potrebbero rimetterci molto più di altre per i danni che ogni cambiamento non curato reca a livello psicologico.Il Volontariato di ogni ambito, purché sia presenza vera, attenta, coraggiosa e li-bera, può essere determinante nella ‘go-vernance’ di sviluppo efficace e solida-le; i sistemi regionali e nazionali devono strategicamente sorreggerlo e innescar-lo in una reale ripresa.

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CREMONA. C’era una volta una Chiesa che venne convertita in teatro per poi di-ventare, in un assolato pomeriggio di fine estate, una balena. Presentata in questo modo sembrerebbe una favola, ma la vi-cenda è tutta reale: in Via Bonomelli 79, a Cremona, l’ex Chiesa dei Saveriani, da diversi anni adibita a salone multiuso, a settembre ha subito l’ennesima trasfor-mazione. La cooperativa Sociale Naza-reth, attiva a Cremona soprattutto nel settore dei minori stranieri, ha realizzato nel grande salone un Centro Diurno-Polo Espressivo denominato Giona. Le parole chiave per capire quale sarà l‘ identità della nuova realtà sono ‘multi-culturalità’ e ‘sperimentazione’: gli opera-tori e i volontari desiderano infatti pro-porre al territorio un servizio con forti elementi di apertura e di innovazione, a partire dai laboratori proposti. A fianco di servizi indispensabili e già avviati in pas-

sato, come l’accompagnamento scolastico e quello nel mondo del lavoro, Giona propone una serie di attività sportive ed espressive. I ra-gazzi, tra i 14 e 20 anni seguiti du-rante il pomeriggio, sono invitati a partecipare alle numerose iniziati-ve proposte come, per esempio, giocoleria o acrobatica. Essendo l’apertura al territorio una delle peculiarità di Giona, non tutte le attività vengono realizzate al suo interno: una parte dei laboratori circensi sono attivati presso l’ora-torio di San Michele (giocoleria,venerdì 17.30-19.00) e la palestra della Associa-zione Sportiva Gymnica (acrobatica, lu-nedì 20.30-22.00). Nel ventre della balena si stanno avvian-do un laboratorio di maglieria per ten-tare di agganciare le ragazze straniere, troppo spesso escluse dalle iniziative per

adole-scenti, e di hip hop. Dj Febbo, popolare personaggio nel mondo dei teenager, condurrà un corso per imparare a scri-vere un testo rap, mixare i dischi e creare una base musicale. Info Comunità Gionatel. 0372.415620

CREMONA. L’Associazione Provinciale Club degli Alcolisti in Trattamento di Cre-mona ha dedicato il mese di novembre a un corso di sensibilizzazione all’Approc-cio Ecologico-Sociale ai Problemi Alcol-correlati e Complessi secondo il metodo di Hudolin, di cui, negli anni, si è attestata l’efficacia. Fra le tante attività dell’APCAT, dunque, si annoverano anche i sei in-contri organizzati dal 9 al 14 novembre a Casalmaggiore, con la partecipazione del presidente Giancarlo Pisciarelli, del dottor. Emanuele Sorini e di Giorgio Reali. L’inizia-tiva, che ha avuto il sostegno del Comune di Casalmaggiore, dell’Asl, della Provincia e del Cisvol di Cremona, è nata per affron-tare i problemi connessi all’uso dell’alcol, di natura medica e sociale ma anche di tipo personale e familiare. I contenuti del corso vertevano sulla sensibilizzazione e trasmissione di conoscenze teorico-pratiche relative all’alcologia generale,

ai problemi alcolcorrelati e all’approccio ecologico-sociale, con particolare riferi-mento ai programmi alcologici territoriali e al coinvolgimento di operatori e fami-glie. Il corso è stato utile anche per un ap-profondimento sulla multidimensionalità delle problematiche, laddove l’alcol è associato a problemi psichici e all’uso di psicofarmaci e droghe illegali.All’inizio di settembre, inoltre, l’APCAT, in occasione della ‘Festa sull’Aia’ avuta luogo presso la Cascina Marasco di Cremona, ha organizzato un convegno con la parteci-pazione delle autorità istituzionali locali, fra cui il vice comandante della Polizia Lo-cale Pierluigi Sforza, la nuova comandan-te della Polizia Stradale Federica Deledda, gli assessori alle politiche sociali del Co-mune Luigi Amore e della Provincia Sil-via Schiavi, lo psichiatra Enrico Baraldi e la coordinatrice del tavolo provinciale in materia di problemi alcolcorrelati Cristi-

na Ubaldini. Sorini e Reali, anche in que-sto caso, hanno ribadito l’importanza di prendere in esame la situazione odierna a 360°, puntando su progetti coordinati fra tutti gli attori sociali, e a non criminaliz-zare solo la fascia giovanile perché il pro-blema affonda le radici nelle famiglie e in costumi di vita consolidati nel tempo.

ApCAT - Associazione provinciale dei club degli alcolisti in trattamento Via dell’Annona, 1/3 - Cremona Tel. 0372 452314 [email protected]

Comunità Giona: c’è una balena in via Bonomelli! di Giorgio Coppiardi

ApCAT: un autunno ricchissimo di attività e iniziative di Giorgia Cipelli

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CREMONA Lo spirito di solidarietà e fra-tellanza vincono sulle difficoltà e le fati-che. E così don Giuseppe Salomoni ha dimostrato come la tenacia e l’impegno strenuo e appassionato possono trasfor-mare i sogni in realtà. Come il progetto di una nuova sede per “La Zolla”, che ha raggiunto il traguardo tanto atteso con l’inaugurazione ufficiale della nuova casa, avuta luogo il 24 ottobre alla presenza di tanti volontari, cittadini e autorità. Con rinnovato entusiasmo, l’associazione “La Zolla” ha quindi aperto le porte della sua nuova sede a San Savino, in un cascinale ristrutturato con il contributo della Fon-dazione Comunitaria e della Fondazione Cariplo. Ma anche con il sostegno di Aem, Inner Wheel, Cral Sperlari, la Dio-cesi, il Comune di Cremona e tantissime persone di buona volontà che si sono messe al servizio dei più disagiati.In apertura alla cerimonia, don Giuseppe Salomoni ha ringraziato tutti i presenti, i gruppi e le istituzioni che si sono ado-

perate con il loro contributo: «Con tanta buona volontà e un po’ di incoscienza sia-mo arrivati a questa meta. La generosità non viene mai meno verso i bisognosi di accoglienza, amore e solidarietà: a loro continueremo a dedicare i nostri pro-getti, lavorando con umiltà per permet-tere a tutti coloro che sono in difficoltà di riconquistare la propria dignità». Tanti nuovi servizi partiranno all’interno della sede di San Savino aperta all’accoglien-za di ex tossicodipendenti: l’inserimento lavorativo con la cooperativa “Le Quer-ce”, un modulo terapeutico per gli alcoli-sti, l’ospitalità per soggetti con gravi dif-ficoltà relazionali e corsi per consulenti familiari in sinergia con la Prefettura, l’Asl, i Comuni, i gruppi famiglia. Ha poi pre-so la parola il vescovo Dante Lafranconi che ha indicato nella casa «un segno di speranza, un centro propulsivo di amo-re», perché la vera speranza va sempre a braccetto con la carità e l’attenzione per gli altri. Sono poi intervenuti il presidente

della Pro-vincia Massimiliano Salini, il vicesindaco del Comune di Cremona Carlo Malvezzi, il presidente del Cisvol Gigi Cappellini, il prof. Angelo Rescaglio e Giorgio Rea-li, da anni impegnato nelle attività del Club degli Alcolisti in Trattamento: tutti hanno evidenziato come, nella realtà cremonese, vi siano sofferenze che ne-cessitano dell’aiuto e della vicinanza del-la collettività. È quindi stato letto il mes-saggio inviato da don Mimmo Battaglia, presidente della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche. Associazione “La Zolla” tel. 0372.453311 [email protected] o [email protected] www.lazollaonlus.it

CREMONA Amnesty International è una realtà in costante crescita: sono sempre di più i volontari e gli attivisti che, da ogni parte del mondo, decidono di aderire al movimento nato nel 1961 per la difesa dei diritti umani. Attualmente conta due milioni e duecentomila soci, sostenitori e donatori in più di 150 Paesi. La Sezione Italiana di Amnesty annovera oltre 80.000 soci. E anche a Cremona si sta muoven-do un interesse sempre maggiore per le battaglie di Amnesty nel nome del ri-spetto dei diritti umani. Grazie al referen-te Paolo Voltini, si è deciso di organizzare un gruppo locale a supporto delle tan-te iniziative e campagne promosse con questo obiettivo. Quest’anno, il gruppo ha partecipato anche alla Festa del Vo-lontariato con un gazebo informativo, l’Amnesty point, dove è stato possibile firmare le petizioni che riguardano alcu-

ni casi attuali di violazione dei diritti umani. La creazione di un gruppo lo-cale – ha evidenziato Voltini - è molto importante perché offre ad Amnesty la possibilità di essere maggiormente incisiva nella realtà territoriale e nel la-voro in rete con altre associazioni della zona. Le prime campagne dell’organizzazio-ne erano dirette a difendere la libertà di pensiero, di opinione e di religione; il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona, contro la pena di morte, le esecuzioni extragiudiziali e la tortura; e il diritto a un processo equo. Ma negli anni l’attività di Amnesty In-ternational si è estesa a tutti i diritti della persona e a tutti i diritti civili e politici e infine anche ai diritti sociali, economici e culturali. Oggi la visione di Amnesty In-ternational è quella di un mondo in cui

ogni persona goda di tutti i diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dagli altri standard internazio-nali relativi ai diritti umani. La missione di Amnesty è realizzare questa visione svolgendo attività di ricerca e di informa-zione e mobilitando i cittadini di tutto il mondo contro ogni violazione dei diritti umani. per informazioni: [email protected] www.amnesty.it

La Zolla ora ha una nuova casa a San Savino di Giorgia Cipelli

Anche a Cremona, Amnesty International In prima linea per i diritti umani

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CREMONA Il progetto Filiera Corta So-lidale sta per prendere forma definitiva: sono state 133 le famiglie che hanno risposto al questionario diffuso via web e che hanno accolto positivamente la proposta nata dall’incontro e della colla-borazione di diversi soggetti impegnati sul territorio in ambiti differenti della so-lidarietà. Filiera Corta Solidale si richiama all’esperienza della Rete Cremonese di Economia Solidale, nata nel 2005, di cui raccoglie l’eredità ed ha come promotori Aval-Acli Provinciali di Cremona, Caritas diocesana di Cremona ed il Consorzio piacentino di Produttori Biologici BioPia-ce. Corale da parte degli aspiranti con-sumatori interpellati con il questionario, l’esigenza di ricevere garanzie in merito alla qualità, alla salubrità e alla genuinità di quello che mangiano. FCS non è solo questo, raccoglie l’esigenza del rispar-

mio della comodità e dell’efficienza con il valore aggiunto della sostenibilità, del-la sobrietà e del consumo critico.Così in linea generale si andrà delinean-do questo “Ipermercato solidale”: i con-sumatori coinvolti nella F.C.S. potranno fare riferimento per il ritiro della merce alla struttura di housing sociale Caritas presente a San Savino, per ordinare oc-correrà essere organizzati in un gruppo costituito (come ad esempio il GAS) che dovrà avere un proprio codice fiscale. Al singolo cittadino interessato o alla sin-gola famiglia sarà possibile aggregarsi a un gruppo già formalizzato oppure costituirne un proprio (anche informa-le) e iscriversi al GAS Filiera Corta , ogni gruppo avrà un referente che si occupe-rà della gestione degli ordini. Gli ordini per la spesa si potranno fare via web su un sito predisposto dove ogni nucleo-

acquirente, munito di propria password, può inviare il proprio ordine che dovrà poi però essere validato del referente. Inizialmente il ritiro è pensato una vol-ta a settimana ma sarà strada facendo adattato alle esigenze delle persone coinvolte. «Questo è il primo passo per la costruzione di un Distretto di Economia Solidale, sottolineano i curatori del pro-getto: un laboratorio di economia locale che alle logiche del profitto e della com-petitività, oggi dominanti, contrappone i principi di eticità, equità, solidarietà, sostenibilità e collaborazione». È ancora possibile compilare il questionario on-line ed aderire al progetto: visitare il sito www.caritascremonese.it oppure con-tattare la referente progettuale Aval-Acli provinciale Laura Rossi tel. 340.370.46.45 [email protected]

CREMONA In tantissimi hanno affollato, lo scorso 16 novembre, la sala Zanoni in occasione del seminario organizzato dall’Anffas sul tema “La sessualità nella disabilità” Il seminario ha cercato di ri-spondere ad alcune domande fonda-

mentali sulla sessualità e l’affettività vis-suta dal disabile partendo dalle opinioni e dai punti di vista di uno dei maggiori

esperti in materia in ambito nazionale, il professor Fabio Veglia. Il suo metodo narrativo sostiene l’importanza del con-dividere il progetto educativo nella for-ma del racconto affinché questo diventi conoscenza incarnata capace di guidare le carezze e i gesti dell’amore e, trasfor-mato da ciascuno, possa diventare par-te della storia di vita di tutti. Al tempo stesso Veglia esplora le dimensioni della sessualità umana e le modalità con cui è possibile proporre una educazione emozionante, capace di generare nuovi significati. Rivolto a familiari di persone con disabilità, insegnanti di ogni ordi-ne e grado, operatori socio.educativi, psicologi e altre figure professionali e finanziato dalla Fondazione Comunita-ria nell’ambito del progetto “Sessualità serena”, il seminario ha richiamato una platea di interessati ben superiore alle

aspettative degli organizzatori. Segno di una sensibilità e di una scelta in sinto-nia con quanti vivono a contatto con la disabilità quotidinamente. Un passo in avanti verso quella “cultura della disabili-tà” che è diventato uno dei punti-cardine dell’azione dell’AnffasAnffas Cremona Onlus via Gioconda 5 - Cremona Tel.0372.26612 - Fax.0372.21581 [email protected] www.sitisolidali.it/siti/anffascremona

Economia relazionale a Cremona: progetto Filiera Corta solidale, la spesa a km0 di Silvia De Donno

Sessualità e affettività: affollato seminario dell’AnFFAS

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CREMA. L’associazione Diversabilità di Crema ha dato il via ad un nuovo proget-to per i diversamente abili, i “Progetti In-dividualizzati Itineranti”. In collaborazione con la cooperativa Sentiero di Cremona, Diversabilità intende incoraggiare una modalità diversa di intervento per le per-sone diversamente abili: attraverso i piani individualizzati itineranti promuove una maggiore interazione con il territorio, al-lontanando il rischio che i ragazzi, soprat-tutto una volta usciti dal ciclo scolastico, vengano “parcheggiati” nei centri per di-sabili. Insomma maggiore interazione per una maggiore integrazione con il territo-rio a partire dalle esigenze della persona.

E’ Giovanna Barra, presidente dell’asso-ciazione Diversabilità e ideatrice del pro-getto, a spiegarci meglio di cosa si tratta. “Perché individualizzati? Perché ogni persona disabile è portatrice di specifi-che esigenze, ha proprie abilità, ha un substrato sociale e familiare proprio. Itineranti? Perché le realtà protette de-vono lavorare sempre a contatto con il territorio, integrando le persone disabili nelle attività che nel territorio, appunto, sono accessibili o strutturabili sulle loro esigenze. Gli ambiti che si possono uti-lizzare sono vari a partire dalle attività

sportive, ludiche, teatrali, corsi scolastici, formazione professionale ecc.”L’obiettivo dunque è l’integrazione del diversamente abile, la socializ-

zazione, soprattutto in riferimento all’adulto diversamente abile.Certo. La vita sociale delle persone disa-bili non deve terminare con la fine del ciclo scolastico. L’esperienza di socializ-zazione ed integrazione vissuta a scuo-la deve poter continuare anche dopo. Inoltre anche i genitori ed i familiari delle persone disabili hanno diritto alla qualità della vita e l’incertezza, l’angoscia sul fu-turo dei loro congiunti disabili portano a chiudersi, a peggiorare le relazioni sociali a rinunciare alle gioie della vita. L’attività formativa ed educativa non deve rite-nersi terminata con la fine del ciclo sco-lastico, deve poter continuare attraverso il lavoro di rete territoriale partecipando ai corsi formativi specifici calibrati sulle esigenze individuali, con il supporto di laboratori, esperienze e persone.Quale ruolo hanno in questo proget-to dunque le strutture, le realtà pro-tette, alle quali afferiscono i diversa-mente abili?I laboratori protetti, i CSE (Centri socio-educativi), i CDD (Centri Diurni per Di-sabili), gli SFA (Servizi di Formazione all’Autonomia) devono essere valorizzati attraverso un lavoro di rete con il terri-torio per interventi mirati a migliorare la qualità della vita delle persone disabili, anche mediante utilizzo di spazi esisten-

ti sul territorio.Spazi di che tipo?Non occorre crearne nuovi ma utilizzare al meglio le strutture e gli edifici esisten-ti, pubblici e privati: scuole, centri diur-no, CSE , strutture sportive e per il tempo libero (oratori, circoli ecc).Come è strutturato il progetto? E’ organizzato in tre fasi. La prima fase pre-vede il rilevamento degli spazi, dei luoghi e delle opportunità, sui quali verificare le possibilità di collaborazione. La seconda fase consiste nel formare una banca dati delle diverse possibilità che formeranno il piano di offerta. La terza fase permette di far coincidere i piani individualizzati con il piano d’offerta individuato.In sostanza si tratta di mettere in moto la spesso citata rete dei servizi del ter-ritorio, intendendo come servizi non solo quelli specifici per il disabile.Sì. Il lavoro di rete, tra l’altro, permette di utilizzare al meglio le competenze e le professionalità esistenti sul territorio, per-chè ognuna di esse può dare il proprio contributo alla formulazione di un pro-getto più ampio. I vantaggi dei progetti individualizzati itineranti sono molti.Quali?Tanto per cominciare nessun costo ag-giuntivo per nuove strutture, ancor più importante la riduzione del rischio di istituzionalizzazione (e dei relativi costi), in pratica un miglioramento della quali-tà della vita dei soggetti disabili e delle loro famiglie, con riduzione del rischio di forme depressive, isolamento e stati di disagio.Per maggiori informazioni e per offrire la propria disponibilità come volontari, rivolgersi a: Associazione Diversabilità, via Mattei 11, Ripalta Cremasca (Cr)[email protected].

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L’associazione Diversabilità punta sui “progetti Individualizzati Itineranti”: maggiore integrazione con il territorio per i diversamente abili di Eleonora Bertoni

l lavoro di rete permette di utilizzare al meglio

le competenze e le professionalità esistenti

sul territorio

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CREMA. Giovedì 8 ottobre si è tenuta una conferenza sulla disabilità che ha creato un’opportunità per riflettere sul diritto a una diagnosi precoce, per conoscere e

promuovere nuove possibilità di cura e trattamento, visti non solo come proces-si e eventi medici, ma anche programmi, progetti e processi di inclusione sociale.Durante il convegno è stato presentato il progetto della Culla ideata dal dottor Mario Cerioli e realizzata dall’associa-

zione i Donatori del tempo libero di Cremona, che hanno avuto l’occasione di presentarsi in vista della creazione di un gruppo cremasco con la collabora-

zione del Patronato Assistenza Disabili e del Centro Riabi-litazione Equestre. I Donatori del tempo libero sono un’asso-ciazione Onlus che da molti anni opera nella provincia cre-monese per la for-nitura, il ripristino, la

personalizzazione e lo sviluppo di ausili per le persone con disabilità. Metà delle richieste arrivano proprio dal territorio Cremasco. L’idea di realizzare una culla per consen-tire al bambino con disturbo dello svi-luppo motorio di arricchire, nonostante

le difficoltà, la propria esperienza nasce dal medico Mario Cerioli in collaborazio-ne con il Patronato Assistenza Disabili di Crema. Le culle, approntate nella fase di studio, sono messe gratuitamente a di-sposizione dei genitori di bambini con disturbi dello sviluppo motorio, affinché siano utilizzate a domicilio. La fase di studio degli effetti coinvolgerà, nell’arco di 2-3 anni, una decina di bambini con disturbo dello sviluppo motorio.L’appuntamento è stato organizzato da: dottor Mario Cerioli, Patronato Assisten-za Disabili Fisici e Psichici onlus Ginevra Terni De Gregory, Centro Riabilitazione Equestre, Anffas Crema, Associazione Donatori tempo libero di Cremona. Associazione Donatori Tempo Libero onlus, via Cattapane, 8 - Cremona tel. 0372 430673Orario: da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 11.30 e dalle 14.00 alle 17.30

Affollata due giorni organizzata dagli Ospedali di Crema e Cremona e dalla Tartaruga OnlusCREMONA. Nel mese di novembre è successo qualcosa di nuovo a Cremona: al teatro Monteverdi, davanti ad un folto pubblico, il dottor Gargiulo ha tenuto una

chiacchierata con autorevoli neurologi dell’Ospedale di Cremona, Crema e Bre-scia, su una malattia invalidante e per cui

non esiste ancora una cura risolutiva: la sindrome di Parkinson. E’stata un’iniziati-va degli Ospedali di Crema e di Cremona, in collaborazione con l’associazione La Tartaruga Onlus (per i malati di Parkinson e disturbi del movimento). Lo scopo era semplice: sviscerare questo argomento, che, almeno a Cremona, non era mai sta-to affrontato apertamente. Questo silen-zio ha ostacolato la conoscenza reale del problema. Solo tre anni fa non si sapeva nemmeno quanti malati di Parkinson ci fossero nella provincia di Cremona. Solo dopo alcune ricerche seppi infatti che i malati erano circa un migliaio, quasi tutti oltre i 70 anni. Nel corso della due giorni cremonese, il direttore sanitario ha comunicato con certezza – e con preoccupazione – il numero attuale: più di 4000, di cui oltre il 60% al di sotto dei

60 anni. Età oggi considerata giovane. Si tratta di 4000 persone che devono ri-pensare la loro esistenza, magari lunga, convivendo con una malattia crudele e dai molteplici aspetti. La diminuzione dell’età media dei malati provoca im-mancabilmente delle ripercussioni a li-vello sociale ed assistenziale. La qualità della vita del parkinsoniano vede un im-poverimento generale dal punto di vista della qualità, spesso affidata solamente alle cure affettuose dei famigliari (se ha la fortuna di averne ancora), che, però, spesso sono donne sempre più stressate ed in bilico tra la loro attività lavorativa e l’assistenza del malato. Il problema della qualità della vita di questi malati è stato messo a fuoco con garbo e simpatia. Info: tel. 329.4297082 - 0372.803376 [email protected]

La persona diversamente abile: realizzazioni e prospettive di Eleonora Bertoni

Al Teatro Monteverdi focus sul morbo di parkinson di Elisabetta Cerioli (presidente dell’associazione “La Tartatuga”)

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Il III numero della rivista I quaderni del Centro Studi, pubblicato nel mese di set-tembre e presentato nel contesto della Festa del Volontariato, è interamente de-dicato ai popoli Rom e Sinto in Italia. Nel momento in cui i media davano grande risonanza a eventi di cronaca che li han-no visti protagonisti tracciando spesso un’immagine stereotipata di queste po-polazioni, il Centro Studi ha voluto offrire un contributo alla conoscenza del mon-do complesso dei Rom e Sinti. Il volume si apre con il contributo di Santino Spinel-li, docente di lingua e cultura Romanès all’Università di Chieti, poeta e musicista di fama internazionale, che ripercorre la storia di questi popoli dal momento della diaspora avvenuta tra il III e il XIII secolo e traccia i tratti fondamentali della cultura di cui questi popoli sono portatori.E’ la volta poi di Mihai Butcovan, narratore e pubblicista in lingua italiana di origine romena, che affronta l’articolato fenome-

no dell’immigrazione dalla Romania deli-neando la distinzione tra Rom e Romeni e soffermandosi poi sui rapporti tra que-sti diversi gruppi di persone e i rapporti tra questi ultimi e la popolazione italiana.La seconda parte della pubblicazione è dedicata al racconto di progetti ed espe-rienze realizzati con e per cittadini Rom e Sinti e a testimonianze significative nell’intento di fornire spunti di riflessio-ne, modelli e buone prassi per tutti co-loro che sono interessati a relazionarsi in modo più consapevole con queste persone. Così Mihai Butcovan nel capi-tolo di apertura riporta un intervento di Massimo Mapelli della Casa della Carità di Milano, l’intervista esclusiva a Lorenzo Guadagnucci, autore del volume Lavave-tri. Il prossimo sono io.Il saggio Pringiarasmi di Carlo Berini, operatore dell’Associazione Sucardrom e dell’Istituto di Cultura Sinta di Mantova, af-fronta i temi della partecipazione di Rom e

S int i , della mediazione culturale e approfondi-sce in particolare l’aspetto della scolariz-zazione dei bambini.I contributi che seguono, ad opera di collaboratori e volontari del Centro Studi, sono incentrati su alcuni progetti realizzati sul territorio della provincia di Cremona, dall’interessante e ormai nota esperienza della Scuola al campo di Gerre De’ Caprio-li, alla singolare situazione di Castelleone passando per gli interventi al Campo di Casalmaggiore.

L’umanità inesplorata. Rom e Sinti in Italia e nel territorio cremonese a cura del Centro Studi

“Ulisse”, ovvero dieci anni di impegno per il reinserimento sociale. L’Associazio-ne Gruppo Incontro ha voluto ‘celebrare’ il decennale dell’importante progetto, fonte di sostegno per numerosi sogget-ti svantaggiati e bisognosi di aiuto, con una pubblicazione dal titolo “Ulisee 99-09”. Il libro è nato dalla volontà dei mem-bri dell’associazione, ovvero il presidente Gigi Cappellini, Daniela Cima, Alfreda Ma-gni, Tiziano Sandrini, Raimonda Lobina e tanti altri soci, di soffermarsi a riflettere sull’esperienza del progetto “Ulisse”, con il coinvolgimento degli educatori Lucio Adamasi, Alessandra Lomini e Laura Filip-pini e della psicologa Luigina Oppi, con il contributo di Pasquale Iannucci. Il progetto di reinserimento sociale e lavorativo si origina sulle orme degli in-

segnamenti di madre Agata Carelli, fon-datrice dell’Associazione Gruppo Incon-tro, che già nel ’79 aveva dato vita a una comunità terapeutica gestita da volon-tari. Il centro ha subito poi una serie di trasformazioni ma la finalità è sempre ri-masta la stessa: offrire un aiuto concreto ai soggetti svantaggiati. L’impianto origi-nale del progetto “Ulisse”, come spiega-to nella pubblicazione, prende il via sulla scorta di una precedente esperienza de-nominata “Nuovi Orizzonti”, il cui scopo era proprio di facilitare i singoli percorsi riabilitativi e il reinserimento nel tessuto sociale. La novità di “Ulisse” e la sua uni-cità consiste nel coinvolgimento di varie realtà del settore pubblico e privato. E così, dopo un anno di “Nuovi Orizzonti”, è partito “Ulisse” ed è riuscito a spingersi

verso ‘lidi’ straordinari, grazie anche alla collaborazione con diversi enti, il Comu-ne di Cremona, l’ASL, l’Ufficio di Piano, la Cooperativa “Fuxia” e la cooperativa Bes-simo. Il progetto è destinato a uomini ol-tre i vent’anni che non fanno uso di so-stanze ma sono soggetti ad alto rischio di abuso, in una condizione di fragilità psicologica e relazionale, con problemi lavorativi, sociali e abitativi e senza un adeguato sostegno familiare. Il percor-so prevede l’inserimento, per 18 mesi, in un’unità abitativa dell’Associazione Gruppo Incontro e poi l’accompagna-mento per 6 mesi in fase domiciliare. Associazione Gruppo Incontro Via Sant’ Antonio del Fuoco 9/A - Crtel. 0372.800421 [email protected]

“ulisse”: 10 anni a favore dei più bisognosi per il reinserimento sociale e lavorativo di Giorgia Cipelli

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CREMONA. Giovanni Impastato, dopo un lungo viaggio in automobile, arriva a Cremona in tarda serata per la Carovana Antimafia 2009. Ad accoglierlo, in Piazza Stradivari, ci sono le bandiere dell’Arci, il banchetto di Nonsolonoi e un nutrito gruppo di giovani. Senza lasciar trapelare la stanchezza causata dalle ore trascorse in viaggio, Giovanni prende il microfo-no per lanciare il proprio messaggio. L’annuncio portato da anni nelle scuole, nelle piazze, nelle sedi di partito e nelle chiese è sempre lo stesso: si deve com-battere la mafia, non bisogna incorrere nell’errore di giudicarla sconfitta. Quella che potremmo definire una ‘missione’ è frutto di un lungo percorso costellato da porte che si chiudono, dolorosi ri-fiuti e un grave lutto. Giovanni infatti è il fratello minore di Giuseppe Impastato, nato in una famiglia mafiosa e morto per mano di colui che, con fantasia e perse-veranza, tentava di ostacolare: il boss Gaetano Badalamenti. ‘Peppino’ nasce a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gen-naio 1948. Ancora ragazzo rompe con il padre, imparentato con il capomafia Ce-sare Manzella, ed avvia un’attività politi-co-culturale antimafiosa. Fonda il foglio L’idea socialista e, dal 1968 in poi, parte-cipa, con ruolo dirigente, alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Nella sua lotta introduce strategie innovative, come le iniziative del gruppo Musica e cultura che spaziano dal cineforum al teatro.Nel 1977 fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delit-ti e gli affari dei mafiosi, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti. Il programma più seguito è Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Viene assassinato nella

notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale in cui si era candidato. Pochi giorni dopo, gli elet-tori di Cinisi votano il suo nome, riuscen-do ad eleggerlo, simbolicamente, al Con-

siglio comunale. Stampa, forze dell’ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vitti-ma. Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impasta-to, che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, dei compagni di militanza e del Centro siciliano di docu-mentazione, viene individuata la matri-ce mafiosa del delitto e, sulla base della documentazione raccolta e delle denun-ce presentate, viene riaperta l’inchiesta giudiziaria. Nel maggio del 1984 l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo emet-

te una sentenza in cui si riconosce la ma-trice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Il 5 marzo 2001 la Corte d’ Assi-se riconosce Vito Palazzolo colpevole e lo condanna a trent’anni di reclusione. L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti viene condannato all’ergastolo.Nonostante la stanchezza del viaggio, e grazie all’ intercessione della Carovana Antimafia, Giovanni Impastato accetta di rispondere alle nostre domande. Non ha l’aspetto istrionico di suo fratello e neanche il fascino dell’oratore carismati-co, ma ogni parola accompagna l’ascol-tatore, in maniera lineare e comprensibi-le, nel cuore del sistema mafioso.

A che punto siamo del progetto av-viato da suo fratello peppino?Non possiamo dire che tutto sia rimasto come prima, non sarebbe né corretto nè generoso nei confronti delle perso-ne che in tutti questi anni hanno lottato contro la mafia. Abbiamo ottenuto risul-tati importanti, sotto gli occhi di tutti, come la nascita dell’associazione Libe-ra, che è partita dopo le stragi, o come la legge 109 sulla confisca dei beni ai mafiosi. Significativi obbiettivi sono sta-ti raggiunti anche a livello giudiziario, come la condanna di molti boss mafiosi. Purtroppo, per raggiungere questi risul-tati, abbiamo dovuto pagare un prezzo molto alto: il sacrificio di persone che sono state uccise dalla mafia.Ci può portare qualche esempio rela-tivo al raggiungimento di obbiettivi significativi?La famosa legge sul reato di mafia è stata approvata subito dopo il delitto Dalla Chiesa, la legge sul racket è stata promulgata a seguito dell’uccisione di

Intervista a Giovanni ImpastatoIl fratello di peppino a Cremona: «Lavorare in maniera più determinata per incoraggiare l’associazionismo. Purtroppo si stanno perdendo ottime occasioni» di Giorgio Coppiardi

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Libero Grassi, il 41 bis segue le stragi di Falcone e Borsellino. Grazie al sacrificio di queste persone, che hanno lottato per la legalità, abbiamo fatto grandi pas-si avanti nella lotta alla mafia.La sua appare una visione ottimistica. Sicuramente c’è ancora tanto, tantissimo da fare. Non basta che siano stati arre-stati gli appartenenti all’ala militare della mafia: è rimasto il nucleo, quel sistema di potere che consente la legalizzazio-ne dell’illegalità. In Sicilia abbiamo una classe politica per buona parte collusa con la mafia. Evidentemente c’è stato un cambio di strategia: i nostri nemici sono la classe politica legata direttamente alla borghesia mafiosa. Oggi i mafiosi sono imprenditori, avvocati, professionisti af-fermati, politici.Frequentemente al nord la mafia è vista come un fenomeno lontano, cosa ne pensa?Io vedo che anche da voi sta crescendo una forte coscienza antimafia, però dob-biamo considerare che qui avete la Lega che usa metodi razzisti. La gente sta ini-ziando anche al nord a capire che la ma-fia non è un problema che riguarda solo le quattro regioni ‘sfigate’ del meridione: ci sono stati importanti provvedimenti di confisca anche in Lombardia.Qual è il ruolo della Chiesa in questa battaglia?C’è una parte della Chiesa, piuttosto isolata, diciamo la Chiesa ‘di base’, che è molto sensibile e sta dalla parte della legalità. Però queste persone vengono lasciate sole, com’è successo a don Pu-glisi, a Padre Diana a Casal di Principe e a tanti altri preti.Qual è il ruolo delle organizzazione di volontariato nella lotta alla mafia?Io credo che abbiano un ruolo determi-nante: senza il volontariato tanti proble-mi non si sarebbero risolti. Dovremmo lavorare in maniera più determinata per incoraggiare l’associazionismo perché, purtroppo, si stanno perdendo ottime occasioni. Oggi ci sono tantissime per-sone, in tutta Italia, che vogliono fare qualcosa: dobbiamo essere in grado di metterle in condizione di lavorare.nella storia di peppino e della sua fa-

miglia, un ruolo impor-tante è stato ricoperto da sua madre, ci può raccontare qualcosa?Mia madre ha raccolto l’eredità del figlio ed è andata avanti rifiutando-si, come fanno spesso le donne siciliane, di isolar-si rimanendo chiusa in casa. Ha contribuito in maniera determinante ad arrivare alla verità sul caso di Peppino, è stata per tutti noi uno sprone per andare avanti. Come donna il suo comporta-mento è stato esemplare anche quando Peppino era vivo; mi spiego me-glio: lei era la moglie di un mafioso però, allo stesso tempo, la madre di un militante che lottava contro la mafia. Questa donna, nella Sicilia degli anni ‘60-‘70, è stata costretta a fare una scelta: non si è schierata dalla parte del marito anche se, essendo cattolica e credendo molto nei valori della famiglia, non lo ha lasciato e l’ ha rispettato fino in fondo. Quando però è stata costretta a fare una scelta, non si è schierata dalla parte della mafia ma dalla parte del figlio, dalla parte della giustizia e della legalità.Lei ha avuto paura?Sì, ho avuto paura perché mi sono tro-vato spesso solo, isolato dal contesto sociale. Mi è rimasto vicino qualche compagno, il Centro Siciliano di Docu-mentazione, alcuni amici, qualche gior-nalista. Ho avuto paura perché le perso-ne che vengono isolate vengono spesso colpite. Continuo a lottare comunque perché, da dentro di me, ho tirato fuori quel poco di coraggio che mi serve per andare avanti. È una frase che, all’incirca, diceva anche Borsellino.umberto Santino, nella prefazione del suo libro ‘Resistere a Mafiopoli- La storia di mio fratello peppino Im-pastato’ scrive che il colloquio più in-tenso con suo fratello inizia dopo la

sua morte, ci può spiegare il motivo di questa affermazione?Nei confronti di Peppino c’era, inizial-mente, un difficile rapporto di comu-nicazione dovuto anche alla differenza di età perché aveva cinque anni di più rispetto a me. Il problema, comunque, non era solo anagrafico: eravamo due tipi completamente diversi. Io ho contri-buito anche a isolarlo, soprattutto quan-do ho dato la stretta di mano, che lui ha rifiutato, ai mafiosi durante i funerali di mio padre. Quello è stato il momento che ancora oggi, come ho scritto anche nel libro, io racconto con un po’ di ros-sore, così come altri atteggiamenti da parte mia nei confronti di Peppino che non sono stati molto esemplari. Ero più piccolo, non avevo la coscienza che ho ora, non riuscivo a dialogare con Peppi-no ma condividevo in pieno le sue idee e le sue scelte. La consapevolezza di che cosa fosse realmente la mafia e del fatto che bisognava combatterla si è realizza-ta subito dopo la morte di Peppino, così come il vero dialogo con lui è avvenuto solo dopo il 10 maggio del 1978.

pagine di CuLTuRA SOLIDALE

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24 AppROFOnDIMEnTI

Anche gli asili nido risentono della crisi economica. Purtroppo l’aumento delle situazioni di licenziamenti, casse inte-grazioni e precarietà si ripercuote anche sull’attività di queste strutture, che offro-no un riparo ai bambini piccolissimi che hanno genitori che lavorano. Quando, infatti, uno dei due genitori, o malaugu-ratamente entrambi, restano senza lavo-ro, non vi è più la necessità di mandare i bambini in un contesto come quello del nido, per quanto esso sia importante per la loro cre-scita. Il nido è una istituzio-ne di carattere assistenzia-le ed educativo derivante da esigenze della società moderna: la madre, pur avendo il diritto di usufrui-re di periodi di assenza dal lavoro per il primo anno di vita del bambino, ha spes-so difficoltà a provvedere all’assistenza del piccolo: in questo contesto si inse-risce il nido, che le viene in aiuto accogliendo minori dai tre mesi ai 3 anni di età. Quando però il genitore perde il lavoro, la famiglia spesso sceglie di tenere a casa il figlio, risparmiando così sulla retta. Nel nostro territorio vi sono realtà molto attive, società cooperative e associative che hanno aperto dei veri e propri punti di riferimento, per tutte quelle famiglie che altrimenti non avrebbero saputo come collocare i figli.E’ il caso, ad esempio, dei nidi della coo-perativa La Fenice, quattro in tutto, sparsi sul territorio: a Vescovato, a Gadesco Pie-ve Delmona, a Spinadesco e a Casalbut-tano, quest’ultimo inaugurato proprio lo scorso settembre.«Abbiamo iniziato nel 2003 a Vescovato, dove una realtà di questo tipo era com-pletamente assente» ci spiega Gigliola Parucchini, presidente della cooperativa. «Il nostro progetto è nato proprio dalla volontà di rispondere ad un bisogno sen-tito sul territorio, e in particolar modo nei paesi. Così siamo riusciti a convenzionarci

con diversi comuni, e ad offrire un servi-zio completo. Accogliamo bambini dai tre mesi ai tre anni, dalle 7.30 alle 16.30. Siamo disponibili a prolungare l’apertura fino alle 18.30, ma quest’anno non ab-biamo ricevuto richiesta di questo tipo». Dunque la crisi colpisce anche gli orari: se anche si mandano i figli al nido, si cerca di risparmiare sul numero di ore. Gli asili della cooperativa La Fenice sono improntati su un articolato programma

didattico, che si basa in primis sulle rela-zioni. «I bambini hanno bisogno di impa-rare a relazionarsi con gli altri» sottolinea la presidente. I progetti educativi sono ov-viamente differenziati in base alle età. Per i più piccoli puntiamo molto sull’esplo-razione degli ambienti e di diversi mate-riali, per conoscere meglio il mondo che li circonda. Per i più grandicelli optiamo invece su giochi di movimento, giochi musicali o ancora percorsi strutturati che seguono le stagioni». A conferma dei problemi legati alla crisi da quest’anno la cooperativa Gioc’onda ha chiuso la ludoteca, che era stato il suo punto di partenza. «La scelta dipende, però, anche dal fatto che ci stiamo con-notando sempre più verso un’offerta di asili nido» spiega Silvia Vezzoni. «Sono cinque quelli che abbiamo aperto, in tut-to: Pinocchio a Costa Sant’Abramo, Polli-cino a Cella Dati, Peter Pan ad Azzanello, I Puffi a Corte de’ Frati, Pimpa a Pozzaglio.

La Ludoteca, che era situata a Cremona, l’abbiamo chiusa quest’anno. Quello di Pozzaglio è una sezione primavera, all’in-terno della materna, dedicata ai bambini tra i 24 e i 36 mesi, che si preparano ad af-frontare la materna. Tra l’altro disponiamo di una convenzione che abbatte le rette, cosa che in un periodo di crisi è molto ben accolta dai genitori». Punto di forza di queste strutture è la formazione del personale, e quindi la qualità alla massi-

ma potenza. «All’interno della cooperativa abbia-mo una persona che si occupa appositamente della formazione» con-tinua la responsabile. «Fondamentale è poi il progetto formativo, che quest’anno si intitola “Un nido per volare”, ed è basato sulle intelligen-ze multiple. Quello su cui puntiamo, di fondo, è insegnare al bambino l’autonomia nella sua routine quotidiana: qual-cosa che per noi adulti è scontata, mentre per loro

sono tappe fondamentali di crescita. Per le sezioni primavera c’è un progetto lega-to all’inserimento nella scuola materna, in modo da preparare i bambini all’ingresso in questa nuova realtà e al rapporto con i bambini più grandi». La cooperativa con-ta una ventina di addetti, e si occupa an-che di servizio prescuola e mense: dove il personale della scuola pubblica non riesce a coprire, per carenza di ore, la coo-perativa è presente per sostituirlo. Ma le difficoltà legate alla crisi non ri-sparmiano anche le realtà nate da poco, come Barcobaleno, asilo nido della coo-perativa Elena, presente a Cavatigozzi e Cremona. «La crisi colpisce un po’ tutti, e anche lo scorso anno abbiamo avuto di-versi genitori che sono finiti in cassa in-tegrazione» spiega Elisa Patrini, respon-sabile della struttura di Cavatigozzi. La particolarità di questo asilo è l’enorme flessibilità oraria: la disponibilità è di 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

La crisi colpisce duro i micronidiIndagine sulla realtà provinciale di Laura Bosio

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CREMONA. Il primo frutto del progetto Easyli, dedicato all’editoria accessibile, è il corso rivolto a professionisti del set-tore che, da gennaio ad aprile del 2010, prenderà il via fra Cremona, Milano e To-rino. Due unità che si concentreranno su quella che i responsabili dell’iniziati-va non esitano a definire «la poesia del-la comunicazione efficace». Il progetto, che a Cremona e Crema vede come re-ferenti Adriano Rossoni e Daniela Gorla, è stato reso possibile grazie alla Regio-ne Lombardia, CNA, Unioncamere Lom-bardia e Fondazione Città di Cremona. Finalizzato al miglioramento delle for-mule comunicative - soprattutto lega-te all’editoria - indirizzate in modo parti-colare a un pubblico afflitto da disabilità cognitiva, il progetto è stato insignito della Medaglia di bronzo del Presiden-te della Repubblica nel corso del conve-gno novembrino organizzato all’interno del Salone dello Studente di Cremona. Un ulteriore riconoscimento che oggi spinge con ancora più forza Easyli. Par-tito come una ricognizione e una ricerca sul campo per individuare punti critici ma anche esempi di buone pratiche per la fruizione dell’editoria da parte di per-sone con disagio, Easyli è cresciuto coin-volgendo un numero sempre maggiore di soggetti e operatori del settore impe-gnati a far conoscere tanto le esperienze positive quanto le principali difficoltà in-contrate. Dopo la creazione di un report sulla situazione italiana, la messa in rete

delle varie realtà e dopo la discussione dei pun-ti salienti nel corso di al-cuni tavoli progettuali, il primo step di Easyli è costituito dal corso che - a gennaio - inizierà a formare professioni-sti del settore su argo-menti come “La disabi-lità nell’età evolutiva e terza età”, “DSA e pro-tocolli di comunica-zione”, “Web accessibi-le”, “Libri modificati per le prime letture”, “Libri tat-tili” e molto altro ancora. «Sfondo culturale - spie-gano i coordinatori - è la volontà di una cultura e comunicazione accessibi-le a tutti. Nella convinzio-ne che il futuro editoriale debba favorire gli sguardi particolari, in quanto pun-te avanzate della ricerca comunicativa e delll’inte-grazione sociale, il progetto Easyli fare sistema tra l’esperienza dell’uti-lizzo delle immagini in quanto facilitatri-ci di contenuti e la poesia della perce-zione. La declinazione di libri (tattili, per ipovedenti, per dislessici, implementati con simboli e linguaggi pecs, pcs, bliss, modificati al fine di una loro fruizione da parte di bambini portatori di disabi-

lità motorie o quant’altro) in funzione di una loro mi-gliore fruizione, prodot-ti per i quali esiste ormai un’ampia casistica, ci ha indotti a considerare l’op-portunità di fare incontra-re queste esperienze con le professionalità che na-turalmente agiscono ne-gli ambiti dell’editoria, del design e del web de-

sign, cer-ti dell’esistenza di un bisogno diffuso quanto nascosto, che richiede una ri-sposta di sistema che solo la produzio-ne editoriale può offrire». Da qui altri svi-luppi: dalla creazione di un portale web aggiornato alla possibile creazione di un marchio o di un consorzio, fino alla pro-gettazione e realizzazione di prodotti. Già dai primi mesi i responsabili del pro-getto e i soggetti partecipanti si sono resi conto che quello che pareva essere un punto d’arrivo - cioè il miglioramento dell’accessibilità all’editoria per il pubbli-co disabile - era in realtà il punto di par-tenza per un processo (di acquisizione di conoscenze e di realizzazione di prodotti e pratiche) capace di potenziare l’acces-sibilità a ogni livello. In altre parole, con ricadute positive e inclusive per tutti.www.easyli.it

progetto EASyLI: editoria e comunicazione senza barriere di Luca Muchetti

AppROFOnDIMEnTI

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26 pagine dei FILM

Sì, nessun dubbio, a sfondare i botteghi-ni 2009 sono i vampiri romantici, le ca-tastrofi apocalittiche, la comicità surre-al-televisiva, ma è altrettanto vero che nei Festival cinematografici i temi legati al disagio sociale, forse perché indagati con toni poetici o innovativi - sono sem-pre più protagonisti, sempre più graditi, sempre più premiati. Al Torino Film Festival 2009, dove “il pubblico ha affollato le sale” e la critica “ha apprezzato le scelte basate su un ci-nema di ricerca e innovazione”, miglior film è stato proclamato La bocca del lupo di Pietro Marcello. Vinci-tore anche del Premio Fipresci, che racconta la vita ai margini econo-mici e sociali in una città contrad-dittoria come Genova, contrap-ponendo immagini d’archivio a immagine girate oggi, a metà stra-da tra documentario e fiction, tra reportage e melodramma.Anche il premio al miglior attore - andato ex-aequo a Robert Duvall e Bill Murray per Get Low di Aaron Schnei-

der – valorizza interpretazioni in contesti “estremi”: protagonista è un eremita che, dopo aver vissuto per quarant’anni nel-

la foresta, organizza il suo funerale per saggiare le reazioni di familiari e cono-scenti. E che dire della storia che ha frut-tato a Catalina Saavedra il premio come migliore attrice? Il film cileno La nana di Sebastian Silva narra di una camerie-ra che dopo 23 anni di servizio presso la ricca famiglia Valdes non accetta di veni-re messa da parte.

Alienazione sociale e disagio psicologico dominano Tobira no Muko – Left Han-ded, copruduzione giapponese-statuni-

tense vincitrice del Milano Film Festival 2009, incentrata su un caso di Sindrome di Hikikomori, ovvero lo stato depressivo di cui soffre oltre il 20% degli adolescen-ti maschi giapponesi: chi ne soffre rifiu-ta ogni forma di contatto con gli altri, la-scia la scuola, si chiude in casa passando il tempo alla TV o alla playstation. Interpretato da attori non professioni-sti, il film ritrae – con una delicata discre-zione che sfuma nella partecipazione emotiva e spiazza lo spettatore, un do-cumentarista inglese intento a racconta-re il fenomeno dell’Hikikomori “con uno sguardo da gatto onnisciente”. • La sezione del festival milanese dedi-cata alle Colpe di Stato e incentrata su documentari di denuncia è quest’anno quanto mai agguerrita, focalizzandosi sul nuovo colonialismo e sull’ingombrante ingerenza delle potenze occidentali nel-la politica delle ex-colonie. Attraverso testimonianze attuali dal Dar-

fur, dalla Somalia, dalla Nigeria si affron-tano i nodi della politica internazionale – lotta per le risorse idriche, traffico d’ar-mi, monopolio dell’estrazione del petro-lio-, soffermandosi sulle loro forti impli-cazioni sociali.Dall’Africa all’America Latina, dove i disa-stri ambientali causati dalle multinazio-nali dell’energia sovvertono l’ambiente e le monoculture vengono sfruttate in ma-niera vergognosa, mettendo in pratica il motto di Henry Kissinger: “Control food and you control the people” (“Controlla il

cibo e controllerai la gente” ).

Anche Alza la testa di Alessan-dro Angelini, film molto applau-dito al Festival di Roma (miglior film, Brotherhood di Nico-lò Donato, ndr) e che ha frutta-to il premio per il miglior attore a Sergio Castellitto, pur focaliz-zandosi su un rapporto padre-figlio, prende le mosse da una

situazione di disagio sociale. “Mero è un personaggio con la ruggine addosso” – afferma il regista: la ruggine del cantie-re nautico dove lavora, a stretto contatto di extracomunitari che a stento soppor-ta. La carriera di pugile del figlio Loren-zo, che Mero allena con un accanimento quasi fanatico, può rappresentare il mi-gliore dei riscatti, il risarcimento che a lui è sempre stato precluso.

Trionfano sugli schermi i temi del disagio sociale di Roberta Spigaroli

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27pagine dei LIBRI

Dopo l’invasione tedesca dell’URSS – nell’aprile del 1943 - Joseph Goebbels (1897-1945) annunciò con grande ri-sonanza propagandistica la scoperta dei corpi a Katyn. Non lo fece per buon cuore, ma per coprire i crimini di guerra nazisti e alzare una cortina di fumo per celare la programmata liquidazione del ghetto ebraico di Varsavia. I cadaveri qui riesumati erano solo una parte, il mas-sacro aveva proporzioni molto più am-pie. Quasi 22.000 polacchi furono truci-dati. Lo furono per volere di Stalin (1878 -1953). Egli decise il tutto in un’ asetti-ca riunione il 5 marzo 1940. Per organiz-zare l’eccidio ci volle un mese. Per ese-guirlo tre settimane. Niente fu lasciato al caso. Il dittatore russo non aveva bi-sogno di queste vittime. I motivi che ad-

dusse sono estremamente fragili, quasi insignificanti. Si ha l’impressione che lo abbia comandato non per risolvere una situazione contingente o pressante, ma per soddisfare un delirio di onnipoten-za. D’altronde, all’epoca, Stalin si sentiva fortissimo, praticamente invulnerabile. Che lo fosse, non era poi così vero come spiega George Sanford, specialista di Eu-ropa Orientale e insegnante di Scienze Politiche all’Università di Bristol, nel suo accurato studio Katyn e l’eccidio sovie-tico del 1940 pubblicato dalla casa edi-trice UTET. L’autore ha dimostrato note-vole coraggio culturale occupandosi di questo massacro sul quale grava anco-ra un pesante, scomodo e imbarazzante silenzio. La bibliografia sull’argomento è ristrettissima. In Italia, due o tre volumi

in tutto. George Sanford ha cer-cato la verità ne-gli archivi russi, aperti negli anni novanta. Sforzo encomiabile il suo, ma i pun-ti oscuri restano mol-ti, per il fatto che la documentazione è stata, nel corso degli anni, più volte di-ligentemente epurata. Si lavora su quel-lo che resta, ma non è cosa semplice. E’ difficile accostarsi al testo del nostro au-tore: è doloroso leggere di un massa-cro. E’ forte la tentazione di chiudere il li-bro perché si è afferrati da una sofferen-za quasi insopportabile.

Dicembre 1918. Claire Brazier è una no-vizia diciottenne che presta servizio come infermiera ad Annecy. Divide il suo tempo tra gli alienati e i reduci “dell’ inutile strage”, sotto l’attenta supervisio-ne dell’ esperto dottor Tournier, quasi un padre putativo per la giovane. I gior-ni si dipanano in una uniformità labo-riosa, scanditi da una rigida routine che sembra soverchiare perfino i pensieri, ma tutto assume un diverso significato con l’arrivo di un soldato in stato cata-tonico. Prendersi cura dello Sconosciu-to diventa per la ragazza motivo di una inaspettata catarsi. Avviene una repenti-na spogliazione. La donna bambina si trasforma in creatura adulta, pienamen-te consapevole delle sue scelte … Que-sti sono alcuni degli elementi de Il co-raggio della farfalla, opera prima del-la scrittrice francese Virginie Ollagnier, pubblicato recentemente dalla casa edi-

trice Piemme. Ad uno sguardo frettoloso e piuttosto superficiale, potrebbe appa-rire l’ennesimo romanzo d’amore dove l’elemento storico non ha valore tanto in sé stesso, ma è utilizzato per rafforza-re il sentimento romantico. Ma sia l’amo-re che il senso romantico in realtà non ne costituiscono che una patina sottilis-sima che facilmente si può scalfire. Sotto si trova ben altro e pure piuttosto sco-modo. L’ Autrice ha infatti dimostrato notevole coraggio culturale ad incentra-re la sua prima prova sulla malattia e per di più oscura: connubio di disturbo fisi-co e mentale.. Un messaggio forte per la società attuale che vive nel culto as-sillante della forma fisica e appoggian-dosi al mito del libero arbitrio – per altro male interpretato – viene sempre mag-giormente influenzata a favore di scelte eutanasiche perché le patologie croni-che e gravemente invalidanti sono con-

siderate come for-me di non vita. Ma chi stabilisce questa dignità che assomiglia paurosamente ad un egoismo globale? Il co-raggio della farfalla, invece , crede con tenacia nella cura del soggetto mala-to, accarezzando quasi l’impossibile, ma esprime il concetto con mano estrema-mente leggera, come può avvenire sol-tanto in una narrazione di fantasia che a tratti, però, si aggancia al vero. Nelle sue pagine, infatti, rivivono anche gli albori della psichiatria e viene pure risuscitata, con abile maestria, la figura di Pierre Ja-net (1859 – 1947) filosofo francese stu-dioso della dissociazione mentale e del trauma psicologico, oltre che fattivo at-tuatore dell’ ipnosi clinica.

George Sanford. UTET

Katyn e l’ eccidio sovietico del 1940

Virginie Ollagnier. PIEMME

Il coraggio della farfalla

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Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento. Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. L’unico momento che conosco,

nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi.

(C. Dickens)

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