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Rassegna 23 ottobre

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Sabato 23 ottobre 2010 pagina 5

L’articolo 90

E la Presidenza

della Repubblica

È il titolo II della Costituzione adoccuparsi del Presidente dellaRepubblica (articoli da 83 a 91).

Quello che riguarda l’eventuale messa in statod’accusa del Capo dello Stato è l’articolo 90,quello citato nella lettera che GiorgioNapolitano ha scritto al Presidente dellaCommissione Affari Costituzionali di Palazzo

Madama Carlo Vizzini. Cosa affermal’articolo? Dice “Il Presidente della Repubblicanon è responsabile degli atti compiutinell’esercizio delle sue funzioni, tranne cheper alto tradimento o per attentato allaCostituzione .In tali casi è messo in stato di accusa dalParlamento in seduta comune, a maggioranza

assoluta dei suoi membri”. Con il lodo Alfanocostituzionalizzato non solo il Capo dello Statopotrebbe essere messo “sotto processo” perreati che non sono stati previsti dalla Carta, mafinirebbe per rispondere non più ad unamaggioranza assoluta, ma a una maggioranzasemplice. Una doppia “d i m i nu t i o ” dei poteriche gli conferisce la Costituzione.

NAPOLITANO BOCCIA LO SCUDO“LODO ALFANO IRRAGIONEVOLE”

L’accusa: “Ridotta l’indipendenza del capo dello Stato”

di Eduardo Di Blasi

L a presa di distanza del Ca-po dello Stato dalla pro-posta di legge costituzio-nale 2180/S (più nota co-

me Lodo Alfano “costituziona-lizzato”), attualmente in di-scussione presso la commis-sione Affari Costituzionali diPalazzo Madama, è netta: “Ladecisione assunta dalla com-missione da lei presieduta -scrive Giorgio Napolitano alpresidente di questa Carlo Viz-zini - incide, al di là della miapersona, sullo status comples-sivo del Presidente della Re-pubblica riducendone l’indi-pendenza nell’esercizio dellesue funzioni”. E motiva: “Ta l edecisione, che contrasta con lanormativa vigente risultantedall’articolo 90 della Costitu-zione e da una costante prassicostituzionale, appare viziatada palese irragionevolezza nel-la parte in cui consente al Par-lamento in seduta comune difar valere asserite responsabi-lità penali del Presidente dellaRepubblica a maggioranzasemplice anche per atti diversidalle fattispecie previste dal ci-tato articolo 90”.

L’ARTICOLO 90 della Car-ta, quello che riguarda l’“ir re-sponsa bilità” del Presidentedella Repubblica, che,nell’esercizio delle sue funzio-ni, può essere messo in statod’accusa solo “per alto tradi-mento o per attentato alla Co-stituzione”, non prevede infattiche la più alta carica dello Statopossa essere processata “dalParlamento per presunti reati

AD PERSONAM

LA COSTITUZIONALISTA Lorenza Carlassare

Il Caimano e la scalata al Colle

LETTERA AL SENATO

LE CRITICHE DEL PRESIDENTE“R itengo di dover esprimere profonde

perplessità sulla conferma da partedella Commissione della scelta d’innovare lanormativa vigente prevedendo che lasospensione dei processi penali riguardianche il presidente della Repubblica. Questaprevisione non era del resto contenuta nellalegge Alfano da me promulgata il 23 luglio2008. È mia intenzione rimanere estraneo nel

corso dell’esame al merito di decisionidelle Camere, specialmente allorché -come in questo caso - riguardinoproposte d’iniziativa parlamentare edi natura costituzionale. Non possoperaltro fare a meno di rilevare che la

decisione assunta dalla Commissione da leipresieduta incide, al di là della mia persona,sullo status complessivo del presidente dellaRepubblica riducendone l’indipendenzanell’esercizio delle sue funzioni. Infatti taledecisione, che contrasta con la normativavigente risultante dall’articolo 90 dellaCostituzione e da una costante prassicostituzionale, appare viziata da paleseirragionevolezza nella parte in cui consenteal Parlamento in seduta comune di far valereasserite responsabilità penali del presidentedella Repubblica a maggioranza sempliceanche per atti diversi dalle fattispeciepreviste dal citato articolo 90”.

Il Pdl non vaallo scontroe dice cheterrà in debitaconsiderazionele paroledel Quirinale

penali che esulano dai dueespressamente indicati dall’ar-ticolo 90 (l’alto tradimento el’attentato alla Costituzione).Un problema, che, si ricorderà,già avevano sollevato almenodue costituzionalisti: il profes-sor Michele Ainis, dalle colon-ne de La Stampa, e il senatoredel Pd Stefano Ceccanti cheaveva provato ad ovviare allaquestione proponendo unemendamento (poi ritirato dalproprio gruppo dopo le per-plessità espresse anche dal Fa t -to Quotidiano) che prevedeva di

“allar gare” lo scudo al Colle,sottraendolo, con legge costi-tuzionale apposita, a processidi qualsiasi natura (fatti salvi idue dell’articolo 90). Lo stessoCeccanti oggi conferma che laquestione da lui sollevata eraun problema di architettura co-stituzionale reale, ma sottoli-nea come adesso non possa cheessere cambiato che in aula: “Incommissione quei provvedi-menti li abbiamo già approvatie non si può tornare indietro”.

UN PROBLEMA p ro c e d u ra -le non da poco, se si pensa che,nonostante lo stesso Napolita-no abbia chiarito come voglia“rimanere estraneo nel corsodell’esame al merito di decisio-ni delle Camere”, è ovvio che lasua lettera resti stringente per ilParlamento. Così, se lo stessoVizzini prova a mantenere laforma che il ruolo gli impone(“Non sarà opportuno andareoltre una semplice presa d’atto,senza valutazioni nell’ambito

di un iter legislativo in corso,che sarebbero in contraddizio-ne con la distinzione assoluta,ribadita dallo stesso Capo delloStato, tra le sue prerogative equelle del Parlamento”), e ilpresidente della Camera Gian-franco Fini augura che le Came-re prendano atto “delle valuta-zioni sempre sagge del Capodello Stato”, è il Pdl a trovarsidavanti a un bivio non da poco.Mentre infatti i capigruppo diCamera e Senato Gasparri eCicchitto annunciano che tro-veranno delle soluzioni per ve-nire incontro alle richieste chearrivano dal Colle, appare sem-pre più chiaro il messaggio lan-ciato dal Colle: è il Presidentedel Consiglio che risponde allamaggioranza parlamentare.

Quello del Presidente della Re-pubblica è un ruolo diverso. Lacapogruppo Pd Anna Finoc-chiaro e l’Idv Francesco Pardichiedono che il Pdl ritiri defini-tivamente il testo.

di Stefano Caselli

“B erlusconi si sta prepa-rando la strada per il

Quir inale”. Secondo Loren-za Carlassare, docente eme-rito di diritto Costituzionaleall’Università di Padova, lalegge Alfano costituzionaleè un trampolino per l’ultimoobiettivo politico del pre-mier. Non sappiamo cosa nepensi il presidente della Re-pubblica che, in ogni caso, si

preoccupa di manifestare lesue “perplessità”.Professoressa, per qualemotivo Napolitano so-stiene che la legge Alfano“incida sullo status com-plessivo del presidentedella Repubblica riducen-done l’indipendenza”?L’articolo 90 della Costitu-zione stabilisce che “il pre-sidente della Repubblicanon è responsabile degli atticompiuti nell’esercizio del-le sue funzioni, tranne cheper alto tradimento o per at-tentato alla Costituzione. Intali casi è messo in stato diaccusa dal Parlamento in se-duta comune a maggioranzaassoluta dei suoi membri”.Ora, stabilire come fa il dise-gno di legge Alfano che, al difuori dei casi previsti dall’ar-ticolo 90, se l’autorità giudi-ziaria esercita l’azione pena-le nei confronti del presi-dente della Repubblica, an-che per fatti antecedentiall’assunzione della carica, il

Parlamento in seduta comu-ne può disporre la sospen-sione del processo – p e ra l -tro senza specificare mag-gioranze qualificate – metteil presidente della Repubbli-ca in una situazione di ogget-tiva dipendenza dal Parla-mento, cosa che l’intero im-pianto della nostra Cartaesclude; il Quirinale deve es-sere tenuto fuori dalla mi-schia politica. Ma c’è unequivoco di fondo grosso co-me una casa: il presidentedella Repubblica, se com-mette un reato comune, è re-sponsabile penalmente esat-tamente come me o lei. Èun’inutile scudo.Ma allora perché coinvol-gere Napolitano, sel’obiettivo palese è soltan-to salvare B. dai processi?Mi sembra evidente. Berlu-sconi sa di disporre di unaforte maggioranza in Parla-mento e si sta preparando lastrada per la carica a cui pun-ta per il futuro.

C’è chi sostiene che la leg-ge Alfano equiparerebbedi fatto presidente delConsiglio e presidentedella Repubblica, alteran-do pesantemente gli equi-libri istituzionali. È così?Non c’è dubbio. Si tratta didue figure abissalmente di-stanti. Il primo è super partese in questo senso non è re-sponsabile degli atti com-piuti nell’esercizio delle suefunzioni (fatto salvol’art.90), mentre il capo delgoverno è responsabile ditutto, politicamente, civil-mente e penalmente.Se la legge costituzionalefosse votata dai due terzidel Parlamento, oppureapprovata da un referen-dum confermativo, laConsulta potrebbe anco-ra intervenire?No di certo, anche una leggecostituzionale può essere il-legittima. La Costituzione èmodificabile, ma non neisuoi principi supremi. La

Corte, quando ha bocciato ilprimo lodo Alfano è statamolto chiara: quella leggeviolava il principio di egua-glianza dei cittadini di frontealla legge, specificando co-me questo principio fosseconnaturato “alla nascitastessa di uno stato di diritto”.Non mi sembra che questaversione-bis superi l’ostaco-lo. Dunque un giudice potràancora eccepirne l’incosti-tuzionalità.

“La legge èuguale per tuttiPer questola Consultabocceràanche questanuova versione”

La versionetede scadi B.Impun ità?A miainsaputadi Sara Nicoli

A sua insaputa. Un po’ co -me fu per la casa di Sca-

jola, per il Cavaliere adessoè il Lodo Alfano bis. “Nonho mai chiesto il Lodo Alfa-no”, ha giurato Silvio. Nonlo sapeva ancora quanto sa-rebbero state dure le paroledel capo dello Stato su que-st’ennesimo tentativo diviolazione della Costituzio-ne, ma lui aveva già messole mani avanti; quando sitratta di leggi ad personam“sono i miei alleati – ave vasostenuto Silvio – che si fan-no promotori in mio favore,ricorrendo agli strumentilegali della democrazia”.Dunque, “io non ho mai re-clamato alcuna forma di tu-tela – ha sostenuto sempreBerlusconi in un’inter vistaal Frankfurter Allgemeine Zei-tung – il mio partito ha pre-sentato un disegno di leggedove i termini di prescrizio-ne vengono sospesi duran-te il mandato; una legge delgenere esiste anche in altriPa e s i ”. Bersani, davanti acotanto coraggio, non si ètrattenuto: “Non ha chiestoil Lodo Alfano? Allora lo ri-tir i!”. Quello che in praticaha chiesto il capo dello Sta-to. I finiani, in verità, eranoapparsi più morbidi: “Lo vo-teremo anche alla Camera”,aveva annunciato il finianoConsolo. Poi, però, c’hapensato Fini a rimettere inriga le fila del partito: “Cheil Parlamento segua le indi-cazioni del Colle”. Berlu-sconi è all’angolo e non po-trà non modificare il testo;nel Pdl lo hanno promesso.Ma chissà. Ieri, il premier siera lanciato nell’ennesimoattacco alle toghe: “Sullanostra democrazia grava unmacigno, nella magistratu-ra abbiamo una correnteche agisce in modo eversi-vo; attaccano per motivi dilotta politica”.

LA LITANIA di sempreche, di certo, non faceva be-ne al dialogo comunqueaperto coi finiani sulla rifor-ma della giustizia. Sulla qua-le sempre Fini aveva fattosentire di nuovo il suo disap-punto: “Si discute tanto digiustizia, ma mai di precarie-tà. E sull’Università, se nonci sono i soldi è bene ritirarela riforma”. Ma per il Cava-liere la via d’uscita dai guaigiudiziari diventa semprepiù emergenza: “Ho già avu-to 104 istruttorie – dice an-cora nell’intervista al Fa z –più di mille procuratori del-la Repubblica si sono occu-pati di me, ho speso più di300 milioni per gli avvocati,ma non sono mai stato con-dannato”. Su questo, val lapena di avere un po’ più difiducia sul futuro. E Berlu-sconi lo sa.

Qui a latoil presidente

della Repubblica,G i o rgi o

N ap o l i t an o(FOTO LAPRESSE)

Lorenza Carlassare

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pagina 10 Sabato 23 ottobre 2010

CARCERI, L’ALLARME DELLE PROCURE“BASTA ARRESTI, NON C’È PIÙ POSTO”Il rapporto di Antigone: 15 mila in attesa di giudizio

di Silvia D’Onghia

C i sono anomalie nelleanomalie. Nell’ultimoanno, siamo stati abi-tuati ad aggiornare in

negativo il numero recorddei detenuti nelle 206 carceriitaliane: oggi sono 68.527 lepersone recluse. Eppure, c’èda registrare un dato partico-lare. Per tutto il 2008 i de-tenuti sono cresciuti di 458unità al mese. Nel 2009 que-sto numero è salito a 555, nelprimo semestre 2010 a 607.Sempre di più. Poi, però, uncrollo: nell’ultimo trimestrela cifra si è ridotta a 89 per-sone in più ogni trenta gior-ni. Bene, si dirà, visto il so-vraffollamento. Ma questonon significa che ci sia statoun corrispondente crollo delcrimine: “Non c’è mai un le-game diretto tra la produzio-ne di crimine e la produzionedi carcere – spiega PatrizioGonnella, presidente di Anti-go n e , che ieri ha presentato ilsettimo rapporto annualesulle condizioni di detenzio-ne – la verità è che sono ar-rivate le segnalazioni delleProcure, per esempio quellevenete: attenzione, sono fini-ti i posti. Un’assunzione di re-sponsa bilità”.

Un sistemache non funziona

IL RAPPORTO regala consi-derazioni importanti. Oltre il43 per cento dei detenuti ècomposto da imputati (ed è unaltro record europeo di cuinon andare troppo fieri); 15mila persone sono in attesa diprimo giudizio. Soltanto 7.800sono gli affidamenti in prova,4.692 le detenzioni domicilia-ri. Significa che il sistema nonfunziona. Il carcere diventa illuogo in cui rinchiudere la gen-te, anche coloro che – secon -do il nostro ordinamento – so -no innocenti fino al terzo gra-do di giudizio. E “i penitenziari

sono diventati un’enor memacchina di stratificazione so-ciale”, racconta il presidentedi A buon diritto Luigi Manconi.Perché in cella finiscono tossi-codipendenti, stranieri e mala-ti psichiatrici, il 70 per centodella popolazione carceraria.Sono le nostre leggi ad impor-lo, la Fini-Giovanardi sulla dro-ga (oltre 28 mila i reclusi peraverla violata) e il pacchetto si-curezza di Maroni, per cui vie-ne mandato in galera chi è inot-temperante al decreto diespulsione o i recidivi. Gli stra-nieri sono oltre 25 mila, controi 14 mila di dieci anni fa. Den-tro finiscono soprattutto ma-rocchini e rumeni. Numeriche diventano drammaticiquando si osservano le celle di

dieci metri quadrati con i letti acastello a tre piani. O quando sipensa ai tagli imposti dal go-verno anche all’amministra -zione penitenziaria, che faticaanche a comprare la carta igie-nica. Per non parlare della ca-renza di organico tra gli “ad -detti ai lavori”. I magistrati disorveglianza sono 178, a fron-te dei 204 previsti. Ognuno de-ve occuparsi in media di 394detenuti: considerando cheogni detenuto presenta circa

pagate dai condannati. Soldidestinati a finanziare program-mi di reinserimento. Nel bien-nio 2009/2010 sono stati fi-nanziati 20 progetti, per un to-tale di oltre 17 milioni di euro(in media 850 mila euro cia-scuno). Di solito questi pro-grammi nascono all’inter nodella stessa amministrazionepenitenziaria. Ci sono, però,due eccezioni, guarda caso si-ciliane come il ministro Alfa-no. Quasi cinque milioni di eu-ro sono andati all’Agenzia na-zionale reinserimento al Lavo-ro, voluta dal Guardasigilli asettembre 2009, promossadalla Fondazione MonsignorDi Vincenzo di Enna e data ingestione al Movimento delRinnovamento dello SpiritoSanto. “Un soggetto pratica-mente sconosciuto in ambitopenitenziario, che ad oggi ha alproprio attivo un inserimentodi soli 12 detenuti”, fa sapereA n t i go n e . La seconda eccezio-ne è costituita dal progetto“Luce e libertà”, proposto dal-la Usl 5 di Messina e finanziatocon quasi 4 milioni di euro.Quando la Sicilia chiama, Alfa-no risponde.

DIETRO LE SBARRE

Ma perché Giovanardi non sta zitto?UN ANNO FA DISSE: STEFANO È MORTO DI DROGA E ANORESSIA. ORA INSISTE: LA FAMIGLIA SI DIA UNA CALMATA

N el primo anniversario della mortedi Stefano, l’ennesimo “re g a l o ”

delle istituzioni alla famiglia Cucchiarriva – ancora una volta – dal sotto-segretario Giovanardi, che proprionon riesce a stare zitto: “Vorrei direloro di fidarsi dei pubblici ministeri,di non mettersi in conflitto con lapubblica accusa. Insistere sulla colpadei tre agenti, voler a tutti i costi farlicondannare per omicidio preterin-tenzionale quando la stessa accusanon arriva a queste conclusioni, è unastrada che consiglierei alla famiglia dinon seguire. Anche alla luce dei fattiaccaduti prima del suo arresto”. Pa-role che piombano durante le com-memorazioni per la scomparsa delgeometra romano, fermato per pos-sesso di droga e morto una settimanadopo nel reparto detentivo dell’ospe-dale Pertini con il corpo massacrato.“Mi chiedo perché i politici non lasmettono di fare insinuazioni – re p l i -ca a Giovanardi la sorella di Stefano,Ilaria -. Me lo dicesse lui cosa è acca-duto prima dell’arresto. Mio fratellostava benissimo, le sue condizioni disalute erano normalissime, era addi-rittura andato in palestra un’ora pri-

ma. Che ne sa Giovanardi di cosa eramio fratello e di cosa era la sua vita? Iopoi non me la prendo con i pm, anzi lamia famiglia li ha ringraziati per il la-voro fatto finora. Sarebbe però ora diguardare in faccia la realtà e di ammet-tere quello che è successo”.

ILARIA e il suo legale, Fabio Ansel-mo, non hanno mai avuto dubbi: senon ci fossero state le lesioni vertebra-li (“recenti e non pregresse come civogliono far credere”), non si sarebbeinnescato il meccanismo di incuria edi abbandono che loha portato alla mor-te. Accanto a questagiovane donna, cheassomiglia in modoimpressionante alfratello, ci sonomamma Rita e papàGiovanni. Lei non sela sente di parlare,non oggi. È ancorascossa per il tratta-mento che le hannoriservato martedìscorso in Tribunale,quando è stata “scor-

tata” fuori dai carabinieri. “Un’umilia-zione, sembrava che gli accusati fos-simo noi”, ha ribadito Ilaria. Giovanni,dal palco allestito nel cortile della par-rocchia di Santa Giulia Billiart, nelquartiere di Tor Pignattara, dove i Cuc-chi abitano, ringrazia tutti, stampacompresa, e ribadisce l’impor tanzadella loro battaglia. “Cercare la verità èun diritto-dovere di tutta la società, an-che delle forze dell’ordine, che nonpossono venire infangate dagli erroridi qualcuno”, ha detto poco prima ilparroco durante l’omelia. E infatti

quello di Stefano non èl’unico nome che ri-suona tra le decine dipersone venute a ri-cordarlo. Qui ci sonoanche Lucia Uva, so-rella di Giuseppe(morto il 14 giugno2008 nella casermadei carabinieri di Vare-se), Elia Bianzino, fi-glio di Aldo (trovatosenza vita nel carceredi Perugia il 14 ottobre2007), e c’è StefanoGugliotta (picchiato

dalla polizia fuori dallo stadio Olimpi-co il 5 maggio scorso). Così come cisono la Radicale Irene Testa e PatrizioGonnella, presidente dell’associazio-ne A n t i go n e , che a Stefano e a tutti glialtri ha voluto dedicare il settimo rap-porto annuale sulle carceri.

I BAMBINI corrono nel cortile del-la chiesa mentre dal palco si susseguo-no musiche e testi teatrali. Tutto è mol-to composto, affettuoso, l’emozione èpalpabile ma pacata, come è semprestata la famiglia Cucchi. A poche cen-tinaia di metri, un presidio e un corteoorganizzati dai centri sociali: molti slo-gan, qualche petardo e la polizia a de-bita distanza. “Potranno offendercima non ci fermeranno – ha conclusoIlaria, che ha presentato il libro scrittoinsieme all’inviato del Corr iere G i ova n -ni Bianconi, “Vorrei dirti che non erisolo” -. Il nostro torto è solo quello diurlare la realtà. Si può denunciare pub-blicamente solo quando lo vuole ilpm?”. Martedì prossimo, nello stessoTribunale in cui è cominciato il calva-rio di Stefano, si terrà una nuovaudienza.

(si. d’o.)

NROMA

N e u ro p s i c h i a t r i a ,tagli ai posti letto

L’ unica patologia, inuna struttura

specializzata nella cura dimalattie neuropsichiatriche degliadolescenti, sono i taglidella Regione Lazio. “Iosono la prova vivente che lastruttura funziona”, diceLele Vannoli, attore salvatoda un’epilessia autoindotta.“Perchè tagliare ciò chefunziona?”, domandaGabriel Levi, direttoredell’Istituto del PoliclinicoUmberto I: “I lettipasserebbero da 36 a 12 (10per la degenza ordinaria e 2per l'assistenza diurna). Iricoveri diurni hannoaumentato la produttivitàdel 50%. Il percorso inregime ambulatorialeottiene dei risultati in nonmeno di 10 anni, in regimediurno noi ce ne mettiamola metà. Così facendo gliadolescenti gravi sarannoricoverati in repartipsichiatrici per adulti equesto equivale non solo adoffrire un’assistenza daincapaci, ambulatoriale, oprivata, ma inefficace esoprattutto, non per tutti”.(Valeria Fabbrini)

VAT I C A N O

Ior: violate normeanti-riciclaggio

N on ha comunicatoper conto di chi

intendeva eseguire leoperazioni bancarie, laloro natura e il loro scopo.Per questo – si legge nellemotivazioni depositateieri – il Tribunale delriesame di Roma haconfermato il sequestro di23 milioni di euro delloIor. È dunque“documentalmentedimostrata la violazionedegli obblighi penalmentesanzionati dalle norme”anti-riciclaggio, per cuisono indagati ilpresidente dell’istituto dicredito della Santa Sede,Ettore Gotti Tedeschi, e ildirettore Paolo Cipriani.

C ATA N I A

P ro c re a z i o n e ,decide la Consulta

L a legge 40 sullafecondazione assistita

torna alla Consulta. Dopoquello di Firenze, ora è iltribunale di Catania asollevare la questione dilegittimità costituzionale,perché “non si puòdiscriminare una coppiain ragione del grado disterilità”.

NAPOLI

Operaio muorefolgorato

È morto ieri all'alba,folgorato da una

scarica, mentre lavoravaalla rete elettrica dellastazione della ferroviaCumana a Torregaveta,nel napoletano. Sichiamava SalvatoreD’Angelo, aveva 55 anni.

La sorella Ilariac o s t re t t aa replicarenel giornodel ricordo: chene sa di miofratello?

dieci domande all’anno (misu-re alternative, ricoveri, recla-mi), ogni giudice deve portareavanti circa quattromila proce-dimenti.Alla polizia penitenziaria nonva meglio: l’organico previstoè di 42.268 unità, i poliziotti inservizio sono 37.348, cui van-no sottratti circa tremila uomi-ni non in servizio attivo. I sin-dacati lo denunciano da tem-po: se nelle carceri non si sca-tenano rivolte, o se si riesconoa salvare tante vite, è solo gra-zie alla dedizione del persona-le. E che dire degli educatori edegli assistenti sociali? Che c’èun operatore ogni 60 detenuti.Numeri che non hanno biso-gno di commento.Eppure, la politica esprime

una “serena indifferenza”, co-me sostiene A n t i go n e .

L’indif ferenzadella politica

IL PIANO carceri, tanto re-clamizzato, è fermo. “Due annifa è stata proclamata l'emer-genza – prosegue Gonnella –ma ad oggi i tre pilastri su cui sibasa il piano sono bloccati.Nessuna nuova costruzionecarceraria, nonostante lo stan-ziamento di 500 milioni di eu-ro, nessuna assunzione di po-liziotti, nessuna legge per la de-tenzione domiciliare (discus-sione avviata e poi arenatasi inPa r l a m e n t o ) ”. E a poco servo-no le pur lodevoli iniziative dei

Radicali, come quelladel “Ferragosto in car-c e re ”, quando illustriparlamentari si sono re-si conto di persona del-la situazione.A n t i go n e fornisce un al-tro dato interessante,quello relativo alla Cas-sa delle Ammende, ov-vero le risorse che de-rivano dalle ammende

E nella Siciliadel ministroAlfano, arrivano9 milioni di euroin fondi peril reinserimentodei detenuti

BORGHEZIO LaPadania come il KosovoL a guerra in Kosovo è costata 3000 morti ma questo non

ferma i leghisti come Mario Borghezio che si augura unaPadania indipendente proprio come la provincia autono-ma serba. Questo lo scenario prefigurato dall’europarla -mentare ad Affaritaliani.it. “La Padania ha tutte le carte inregola per autogovernarsi sempre nell’ambito dei popoli edelle regioni. Se da Roma ostacolassero il cammino delleriforme, alla lunga sarebbero sconfitti come lo saranno inemici della libertà dei corsi, dei baschi e delle altre na-zioni senza stato”. In tal modo: “Si aprirebbe uno scenarioimprevedibile e non sarebbe troppo difficile canalizzare lasacrosanta esasperazione dei popoli del nord verso obiet-tivi di indipendenza raggiungibili oggi più che mai grazie aldiritto di autodeterminazione sancito dal Trattato di Lisbo-na”. Chiude definendo il Kosovo “un chiaro precedente”.

Elisabetta Reguitti

(FOTO MILESTONEMEDIA)

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LA REPUBBLICA Pagina 15 - Interni I costi delle quattro puntate dello speciale "Vieni via con me" ridotti da 2,8 a 2,2 milioni Saviano-Fazio, firmati i contratti gratis il sì di Benigni e Abbado Bertolaso: Tg3 come spazzatura. Berlinguer: cafoneria LEANDRO PALESTINI ROMA - Il programma di Saviano e Fazio si farà. I contratti di "Vieni via con me", che giacevano a viale Mazzini da settimane, sono stati firmati dalla struttura Risorse Televisive diretta da Lorenza Lei. Al debutto, l´8 novembre, parteciperanno a titolo gratuito Roberto Benigni e Claudio Abbado. Dopo le polemiche sui costi, da Rai3 precisano che le cifre fatte circolare sono un preventivo. Le quattro puntate di "Vieni via con me" non costerebbero 2 milioni e 800 mila euro (tetto massimo): si parla di un 15% in meno su quella cifra. È a carico di Endemol il contratto di Roberto Saviano (50 mila euro lorde a puntata), Fabio Fazio è legato alla Rai con un contratto biennale. Benigni ha risposto al dg Mauro Masi con un gesto concreto: farà risparmiare alla Rai i 250 mila euro del suo cachet, regalando ai telespettatori 40 minuti di show. Loris Mazzetti, capostruttura e curatore del programma, spiega: «È per aderire al progetto, per amicizia verso Saviano e Fazio, che alcuni artisti verranno gratis, altri hanno ridotto i loro compensi. Un ulteriore risparmio per la Rai, un alibi in meno per chi non ci voleva mandare in onda». Antonio Albanese percepirà meno di 20 mila euro, Paolo Rossi 5 mila. Il budget comprendeva un milione di euro per i super-ospiti. Bono Vox degli U2 ha però già detto no a causa delle lungaggini Rai. Mazzetti, storico curatore dei programmi di Enzo Biagi, colpito da provvedimenti disciplinari da parte di Masi (ha collezionato già tre sospensioni per 20 giorni complessivi), ribadisce che «le proteste hanno sbloccato la situazione». «Se Saviano non avesse parlato, se fossimo rimasti in silenzio, "Vieni via con me" non avrebbe mai visto la luce». Fedele Confalonieri, presidente Mediaset sul programma di Saviano dice: «Certo, lo manderei in onda. Se facesse un buon prodotto. Ora non lo so». Mentre Milena Gabanelli aspetta d´essere portata in tribunale per presunta «diffamazione» al premier (e c´è ci sussurra che in Rai qualcuno voglia toglierle l´assistenza legale) Silvio Berlusconi continua a generare polemiche. «Il Tg3? Non esiste secondo alcune trasmissioni Rai...», ha detto il premier in una conferenza stampa alla giornalista del Tg3 che le stava per fare una domanda sul problema dei rifiuti. «Non esiste?» chiede la giornalista. «Sì, non esiste» ha replicato il premier, «lo dico a sostegno alla rete». Una battuta che si riferiva forse a un servizio di Annozero (in cui mancavano diversi tg, non solo il Tg3) o ai richiami recenti di Agcom verso i tg di Minzolini e Fede, senza bacchettare i tg Rai che sarebbero a sfavore del governo. Ha peggiorato le cose l´intervento del sottosegretario Guido Bertolaso: «Parliamo di spazzatura, quella vera..». Una frase offensiva? Bianca Berlinguer, direttore del Tg3, ha risposto con durezza: «Posso replicare alle critiche politiche, ma non alle provocazioni gratuite e cafone». Anziché scusarsi, Bertolaso ha negato che fosse una «provocazione gratuita, ma semplicemente il richiamo ad occuparsi del tema (spazzatura) della conferenza stampa». Aggiungendo: «Evidentemente, chi si è sentito tirato in ballo, probabilmente ha un po´ di coda di paglia». Il Cdr del Tg3 non ci sta: «A proposito di coda di paglia, non si comprende come mai la sua precisazione sia arrivata dopo la replica del nostro direttore, in maniera tardiva». Intanto, Saviano, ospite di "Annozero" porta fortuna a Santoro. Giovedì il programma ha catturato 6 milioni 199 mila telespettatori, 22% di share. «È la terza volta che vinciamo negli ascolti in cinque puntate. E giovedì non c´era neanche il traino delle polemiche», dice Santoro, mentre dal Pdl il deputato Nino Foti accusa: «È intollerabile che un dipendente del servizio pubblico tenti di mettere alla berlina la dirigenza Rai».

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IL TIRRENO Pagina 7 - Attualità «Berlusconi potere opaco» Vendola, la Sinistra è il destino dell’Italia Apprezzamenti di democratici e comunisti: «Dialogo e intese» DALL’INVIATO VINDICE LECIS FIRENZE. Finita la relazione, Vendola scende dal palco tra gli applausi della platea in piedi, e abbraccia d’impeto Fausto Bertinotti, seduto commosso in prima fila tra i dirigenti delle tante sinistre. Nel giorno inaugurale del congresso fondativo di Sinistra e Libertà Vendola libera dalle gomene la piccola navicella della sinistra che un tempo è stata grande e rilancia la sfida. Al partito di Bersani, anzitutto, chiamato a interrogarsi sulle ragioni del suo essere di sinistra ma anche centro. E ai due partiti comunisti - Rifondazione e Pdci - ai quali si chiede di combattere una certa vocazione minoritaria. Molti ragazzi sono mischiati tra i protagonisti di quello che è stato, un tempo, il Pci (e i suoi tardi eredi): siedono nella sala angusta del teatro Saschall di Firenze e ascoltano il racconto di Vendola che spazia dalla lontana Cina fino a sciogliere un inno alla bellezza. Oltre agli ospiti - Finocchiaro del Pd, Ferrero di Rc, Diliberto del Pdci, Salvi della Fds, Nencini del Psi, Evangelisti dell’Idv - si rivedono un soddisfatto Occhetto, Mussi, un loquace Bertinotti, Tortorella, Pizzinnato. Una kermesse entusiasta e convinta di mettere il primo mattone di un nuovo inizio. Salutata da un messaggio non formale del presidente Napolitano, il congresso (1500 delegati per 45 mila iscritti), decolla con una relazione gonfia di immagini sul filo di una narrazione «alta» della crisi italiana e mondiale. Tanto da apparire volutamente disancorata dalle dinamiche politiche contingenti. Che ripropone il punto al centro del congresso: costringere la sinistra a fare il proprio mestiere. «Non dobbiamo perdere bene, dobbiamo vincere bene» afferma spiegando cosa Sinistra e LIbertà vuole fare e con chi. Sinistra è la parola chiave brandita, in un clima di fraterna concorrenza, verso il Pd: «Ai democratici dico - afferma Vendola - se la sinistra è un impedimento a vincere o se invece serve più sinistra per uscire dallo smarrimento». Rilanciarla non è infatti «riesumare un cadavere». Al contrario «per la paura di perdere si è persa la sinistra. La sinistra è invece la missione del Paese, il destino di un continente, non una nicchia ideologica nè una rendita di posizione». L’obiettivo è parlare all’Italia. Per questo motivo occorre capire meglio il berlusconismo e scardinare «la comunità dell’odio e del rancore» rappresentata dalla Lega. Troppe sconfitte della sinistra, ha spiegato, nascono da un’insufficiente lettura della realtà. A partire dall’analisi del berlusconismo la cui narrazione populista copre e avvolge «un’Italia ferita, una mucillagine, gestita da un potere opaco, emergenziale e autoritario». Berlusconi però non è stato «un affare da Bagaglino» ma qualcosa di più profondo paragonabile al fascismo «regime reazionario di massa». Per questo la sinistra deve avere il coraggio di rovesciare la storia attuale e allearsi anche col centro. Al Pd e ai comunisti lancia altrettante sfide su primarie e alleanze: Anna Finocchiaro incorona Vendola «interlocutore naturale», Diliberto e Ferrero apprezzano.

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LA NAZIONE Pagina 12 – Firenze «Solo spiccioli per la Nazionale Serve un piano vero per salvarla» Duecento al sit-in di protesta per difendere la biblioteca dai tagli di NICOLA COCCIA UN SIT-IN che ha bloccato il traffico, ma anche striscioni, volantini, letture, ieri, per difendere la Biblioteca Nazionale, la più importante istituzione libraria del nostro Paese. Docenti arrivati da Pisa, Siena, Bologna e dall’Istituto Europeo, studenti fiorentini, ma anche spagnoli, francesi e perfino giapponesi hanno manifestato davanti alla Biblioteca, tappezzata di striscioni: «Le grandi opere che vogliamo sono qua dentro»; «La Nazionale non è solo una maglia»; «Nel 1966 angeli, nel 2010 fango». «Duecento persone che manifestano davanti alla Biblioteca per sostenere la cultura è un fatto straordinario — dice Paul Ginsborg, appassionato sostenitore del Comitato dei Lettori — Abbiamo vinto una piccola battaglia, ma non è sufficiente a garantire i servizi della Nazionale. Per Bondi non c’era più un euro per la Biblioteca. Invece la pressione di tutti ha fatto trovare al ministro 50mila euro ed è stato evitato che la Biblioteca chiuda il pomeriggio, almeno fino a marzo. Ma non basta. Occorre un piano organico di intervento per i prossimi anni. Se si vuole studiare Firenze e il Rinascimento si deve venire qui. Ma gli studiosi a luglio hanno trovato la chiusura pomeridiana. La situazione della Nazionale è riassunta in quella vignetta affissa all’ingresso dove Dante chiede di consultare la Commedia, ma gli viene risposto che non si può perchè non è stata ancora catalogata. Ci sono infatti 200mila volumi da catalogare. Il personale è insufficiente. Non si riparano neppure le sedie della sala lettura». L’associazione dei lettori ha anche aperto una pagina Facebook chiamata ‘Difendiamo la Biblioteca nazionale’. Alla manifestazione è intervenuta anche l’assessore regionale alla cultura, Cristina Scaletti, che si è incontrata con la direttrice della Nazionale Ida Fontana. «Abbiamo parlato del concerto del Maggio che si dovrebbe tenere il 2 novembre. La direttrice — ha detto l’assessore — si è detta disponibile a ospitare coro e orchestrali. Dovrà essere garantita la sicurezza delle persone e dei luoghi. E la Regione per la Nazionale ‘’fara’ in pieno la sua parte fino a dove potrà». Il comitato dei lettori valuterà lunedì altre alternative come il rettorato, il Verdi, La Pergola, la Leopolda. E forse si slitterà alla fine di novembre. Si pensa di eseguire il Requiem di Mozart: la decisione lunedì. Per Learco Nencetti, della Confsal-Unsa «se Bondi ha a cuore la biblioteca dovrebbe invitare il Maggio fiorentino a suonare all’interno della Nazionale». Per pochi minuti c’è stato un sit-in che ha bloccato il traffico. Poi la poetessa Rosaria Lo Russo ha letto: “Il mondo salvato dai ragazzini” di Elsa Morante. Ieri il ministero ha dato il via al bando per la nomina del nuovo direttore della Biblioteca. Il 29 novembre infatti Ida Fontana andrà in pensione.

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IL TIRRENO Pagina 3 - Montecatini Sospiro di sollievo degli imprenditori dopo un convegno che si è tenuto al Vittoria Congressi Alberghi salvati dalle deroghe Allo studio correttivi del nuovo regolamento della Regione DAVID MECCOLI MONTECATINI. Deroghe e proroghe salvano (per ora) le oltre quaranta piscine degli alberghi montecatinesi. Un nuovo regolamento di attuazione regionale, che dovrebbe entrare in vigore a marzo, impone ai titolari diversi interventi strutturali e una gestione ordinaria più puntuale (che tradotto significa nuove spese). Ma è allo studio in Regione la possibilità di apportare correttivi. A fare chiarezza su una vicenda di cui molti operatori sanno poco o nulla ci ha pensato ieri il convegno “Qualità e sicurezza in piscina”, organizzato dalla Regione e dalla Asl al Vittoria Centro Congressi. Da una parte l’ente pubblico, secondo il quale con questo regolamento “si definiscono i requisiti strutturali, gestionali, tecnici e igienico-ambientali delle piscine”; e si sottolinea “l’importanza che rivestono le caratteristiche degli impianti di sicurezza e salute dei bagnanti e i requisiti chimico-fisici e microbiologici delle acque di approvvigionamento”. Dall’altra gli albergatori che, invece, ritengono che molte strutture cittadine rischiano di dover sostenere un ’onerosa ristrutturazione delle proprie piscine, in quanto il regolamento le equipara a quella degli impianti privati o comunali con ingresso a pagamento che, in ultima analisi, devono sopportare un carico di utenza ben più consistente. Nel corso del convegno è poi intervenuto un operatore che ha affermato come «nessuna struttura è, a oggi, a norma e i costi sarebbero onerosi sia da un punto di vista della ristrutturazione che da quello della gestione quotidiana». «L’obiettivo principale - ribatte Roberto Biagini, direttore unità operativa igiene e sanità della Asl - è quello che l’acqua delle piscine sia sempre buona, nell’interesse sia dei frequentatori che del gestore, che altrimenti si ritroverebbe a cambiare di continuo i filtri». Ma quali sono gli interventi da fare secondo quanto stabilito dalla normativa? «Si parla - risponde Francesca Taddei, presidente Apam - di delimitazioni per salvaguardare i bambini più piccoli, di vasche igienizzanti prima dell’ingresso in piscina, di un numero massimo di capienza, della presenza del servizio di sorveglianza in caso di una certa profondità, di una determinata quantità di ossigeno nell’acqua, di svuotamento completo della struttura una volta l’anno, dell’obbligo dell’uso della cuffia e, più in generale, di un irrigidimento di tutte le norme. Siamo d’accordo su diversi punti, ma rispettarli tutti significherebbe mettere pesantemente mano alle murature (molte piscine sono infatti inserite in ambienti immediatamente attigui all’albergo) e agli impianti. Tutto in un periodo di crisi: non è certo il momento più adatto per proporre certe condizioni». A rischio, come dice Taddei, anche le cene di gala a bordo piscina, visto che l’area potrà essere frequentata solo a piedi nudi o con speciali scarpette. E’ comunque pronta una serie di ciambelle di salvataggio. «Alcuni requisiti - dice Biagini - possono essere derogati e può anche essere chiesta una proroga di un anno. Ulteriori correzioni sono già allo studio in Regione». Sulla stessa linea l’assessore regionale al turismo, Cristina Scaletti: «E’ già al lavoro un gruppo di tecnici per individuare le correzioni al regolamento in modo da superare i problemi riguardanti la gestione delle piscine nelle strutture ricettive».

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IL TIRRENO Pagina 2 – Montecatini Il fatto. Cinquecento persone al Convegno promosso dall’Asl 3 Piscine a rischio regolarità Entro marzo dovranno adeguarsi al nuovo regolamento OLTRE CINQUECENTO persone hanno partecipato al convegno organizzato dall’Asl 3, ieri mattina, nelle sale del Vittoria Congressi, su “Qualità & Sicurezza in piscina”. Operatori degli uffici di igiene da tutta la Toscana, ma anche titolari e dipendenti di impianti sono accorsi in massa, tra cui molti albergatori. Il nuovo regolamento sulle piscine approvato dalla Regione, infatti, ha destato grande preoccupazione tra gli addetti del settore. Nonostante la proroga fino al marzo 2011, infatti, molte strutture, anche alberghiere, hanno forti timori di non essere in grado di adeguarsi. Cristina Scaletti, assessore al turismo, e Daniela Scaramuccia, sanità, stanno lavorando per rendere meno ostiche le parti più burocratiche della normativa. Ma, come hanno già detto le esponenti dell’amministrazione regionale, la tutela della salute non farà passi indietro. Emanuela Balocchini, responsabile del settore igiene pubblica della Regione, ha presentato il regolamento, facendo alcune valutazioni. «Nella consapevolezza che esiste una situazione variegata – ha detto – e che spesso sono necessarie valutazioni singole per i necessari adeguamenti, la Regione ha valutato le richieste di chiarimento, le proposte e le difficoltà avanzate dalle associazioni di categoria». Dalle relazioni presentate è venuto fuori che la piscina, se non è oggetto di buona manutenzione, presenta seri rischi di infezioni. «La normativa regionale toscana - ha detto Stefano Pieroni, responsabile dell’attività di igiene e sanità pubblica dell’Asl 12 di Viareggio – definisce i requisiti di qualità dell’acqua di piscina, individuando parametri fisici, chimici e microbiologici e definendo la frequenza minima delle analisi. Le condizioni di umidità, temperatura e igiene possono creare microambienti favorevoli per la diffusione di molti microorganismi. Si tratta di ambienti dove il rischio infettivo assume proporzioni rilevanti: nel 39% dei casi sono infezioni da funghi, nel 33% sono contaminazioni virali, nel 27% batteriche e nell’1% di protozoi. La contaminazione può avere origini fecali, ma anche il contatto con cute e mucose del bagnante comporta un inquinamento importante dell’acqua nella vasca. Accanto al rischio infettivo c’è anche quello chimico: la qualità dell’acqua in piscina può essere influenzata anche dai prodotti utilizzati per il trattamento, come i disinfettanti. Regole di comportamento per i bagnanti associate a una corretta manutenzione dell’impianto consentono di ridurre i rischi» Roberto Biagini dell’Asl3 ha parlato dei controlli effettuati negli ultimi cinque anni nelle piscine della Toscana. Daniele Bernardini

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LA NAZIONE Pagina 2 – Massa Carrara I lavoratori divisi: “E’ una vittoria”, “No il tempo è poco” Il pool di avvocati esprime moderata soddisfazione: “Di più non potevamo ottenere, l’azienda era su posizioni dure” di MANUELA D’ANGELO MASSA — È LUNGHISSIMA la giornata di ieri degli operai della Eaton: inizia alle prime luci dell’alba, quando in una fabbrica ghiacciata e dopo una notte insonne, iniziano i preparativi per il corteo delle nove. Dalla fabbrica, i 304 lavoratori si spostano in piazza Garibaldi dove li aspetta un altro corteo, fatto di studenti, cittadini, politici e altri operai, quelli del Nuovo Pignone e quelli di Nca. Insieme raggiungeranno il tribunale di Massa: sono circa 400, pronti a sostenere la causa di lavoro per comportamento antisindacale inoltrata da Cgil, Cisl, Uil e Ugl contro l’azienda. L’udienza, davanti al giudice Augusto Lama, è puntuale, inizia alle 10 e viene subito interrotta, per permettere alle parti in causa di trovare un accordo ed evitare il processo. Una sospensione fiume, durata cinque ore. Alla fine, la Eaton ritira i licenziamenti per i suoi 304 operai, ma pone seri paletti al futuro dei lavoratori. NEL VERBALE di conciliazione l’azienda si impegna a ritirare i licenziamenti, ma chiede un incontro il 5 novembre con istituzioni e sindacati, in cui le vengano presentati seri progetti industriali. Si legge nel verbale che l’incontro sarà finalizzato ad «illustrare all’azienda nuove proposte di reindustrializzazione del sito Eaton di Massa e le connesse iniziative di sostegno anche alternative alla mobilità, che poi l’azienda si impegna a valutare entro il 12 novembre sotto il profilo della serietà e della congruità». Tradotto, significa che: il 5 novembre la Eaton si aspetta di conoscere qualche serio e fattibile progetto industriale; si aspetta di conoscere anche, eventualmente, di quanto tempo questo progetto abbia bisogno per essere avviato. Una data precisa che potrebbe far rivedere la sua posizione sulla mobilità, qualora ci sia bisogno di “tamponare” per qualche mese la situazione dei lavoratori in attesa del loro reimpiego. Nel verbale non c’è scritto che la Eaton si impegna a rivedere la sua posizione in materia di cassa in deroga, ma si apre comunque uno spiraglio, in vista di un investitore serio e concreto. Se sarà serio davvero lo giudicherà proprio la Eaton, entro il 12 novembre, lei che fino ad oggi è stata tenuta all’oscuro di tutti i presunti imprenditori, società e consorzi, di cui leggeva l’esistenza dai giornali. I LAVORATORI si dividono tra «soddisfatti» e «delusi»: c’è chi sostiene che i licenziamenti non siano stati ritirati, ma solo «sospesi momentaneamente»; c’è chi si dichiara «sollevato da una vittoria, che vede la Eaton capitolare sui licenziamenti». Qualcuno parla di una «spada di Damocle» sulle teste dei lavoratori riferito al termine del 5 novembre, «troppo presto, per trovare un imprenditore, visto che in due anni non ci siamo riusciti». Altri, infine, si mettono nelle mani delle istituzioni: «forse adesso accelereranno i processi di reindustrializzazione, e lavoreranno con più solerzia al caso Eaton». «Di più non potevamo ottenere — dicono i legali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, gli avvocati Lalli, Valettini, Peganzano e Brondi — . La controparte è arrivata con precise indicazioni e posizioni molto dure che a mala pena siamo riusciti ad ammorbidire».

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LA NAZIONE Pagina 3 – Massa Carrara I commenti. Politici e sindacalisti esultano per il risultato Ma Pucci raffredda gli entusiasmi «Ci vorrebbe un vero miracolo» MASSA — DOPO l’udienza in Tribunale, il primo commento è del sindaco Roberto Pucci: «Una boccata di ossigeno, ma una vittoria parziale. Importante il ritiro dei licenziamenti, ma quella data del 5 novembre per presentare progetti industriali concreti è troppo vicina, ci vorrebbe un miracolo». Per il sindaco, la possibilità che dopo il 12 novembre la Eaton riproponga i licenziamenti è molto concreta. Più positivo il Governatore della Toscana Enrico Rossi, che nona nascosto la sua soddisfazione, definendo il verbale «una vittoria della ragione e del buon senso». «E’ una vittoria seppur momentanea», dice al megafono il segretario Fiom Alessio Castelli. «Una apertura importante — dichiara Marco Battistini, delegato dalla Cisl a parlare per il sindacato confederale in materia di Eaton — che ci fa sperare in un possibile miglioramento delle condizioni». SODDISFAZIONE per lo sviluppo della vicenda Eaton dal vicepresidente della commissione Sviluppo economico del consiglio regionale Nicola Nascosti (Pdl): «Il gioco di squadra tra Governo e Regione e il contributo delle parti sociali hanno dato buoni frutti, ma adesso spetta agli enti locali porre le condizioni per un serio progetto di reindustrializzazione dell’area». «Adesso si può negoziare senza il ricatto del licenziamento», dichiara il senatore del Pd Achille Passoni, membro della Commissione Lavoro. «La partita — rileva Andrea Manciulli segretario regionale del Pd — è ancora aperta, adesso l’impegno di tutte le parti sociali e delle istituzioni, anche quelle nazionali, deve essere quello di cercare una soluzione che possa salvaguardare il sito produttivo, trovando un acquirente». Per l’Idv si riapre uno spiraglio e infine per Alessio Gramolati, segretario Cgil Toscana, «Il governo deve adesso fare la sua parte, essere soggetto attivo e non far mancare la propria azione per centrare l’obbiettivo finale».

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LA NAZIONE Pagina 12 – Massa Carrara Il buco dell’Asl L’Idv: «Riflettere sulle varie gestioni» «CASO ASL, occorre recuperare un’etica della responsabilità»: è la linea dell’Idv provinciale tracciata dal coordinatore Galeano Fruzzetti che in una nota afferma che «la vicenda del commissariamento ha lasciato un territorio attonito, incredulo di ciò che sta avvenendo, una vicenda che rischia di mettere in crisi un sistema fatto di cooperative, case di cure. Da qui la giusta cautela dimostrata dalla Regione e l’avvio immediato di una fase di commissariamento. Noi dell’Italia dei valori vorremo sottolineare e plaudire l’iniziativa del presidente Rossi che si è recato in procura a Massa per depositare gli atti e richiedere che si proceda a definire le responsabilità anche in ambito penale. Nonostante la cautela necessaria, col timore che la situazione creatasi avrà anche dei risvolti giudiziari, non ci si può esimere — spiega Fruzzetti — dal riflettere come questa situazione vada ad aggravare un quadro già compromesso, frutto di gestioni non oculate e pressapochiste: il Cermec con 28 milioni di euro di debito; la situazione di Gaia per la quale si è dovuto avviare un processo di privatizzazione; l’indebitamento preoccupante di alcune aziende di gestione pubblica».

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