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seguici su: www.parrocchiamaronitaroma.com https:// www.facebook.com/parrocchiamaronita.ro mae contattaci: [email protected] [email protected] *** BOLLETTINO SETTIMANALE DOMENICA 21 GENNAIO 2018 TRE DOMENICHE DI PREPARAZIONE ALLA GRANDE QUARESIMA DOMENICA DEI SACERDOTI DEFUNTI *** ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA Feriali: Ore 13.30 Festivi: Ore 11.00 *** LETTURE DELLA DOMENICA

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BOLLETTINO SETTIMANALE

DOMENICA 21 GENNAIO 2018

TRE DOMENICHE DI PREPARAZIONE

ALLA GRANDE QUARESIMA

DOMENICA DEI SACERDOTI DEFUNTI

***

ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA

Feriali: Ore 13.30

Festivi: Ore 11.00

***

LETTURE DELLA DOMENICA

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TRE DOMENICHE DI PREPARAZIONE ALLA GRANDE QUARESIMA

DOMENICA DEI SACERDOTI DEFUNTI

*2 Lettera a Timoteo 4:6-16

* Santo Vangelo di Luca 12:42-48

"Il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta

e in un'ora che non sa,

e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli"

***

TORNEO DI GIOCHI ORGANIZZATO

DAL GRUPPO GIOVANI DELLA PARROCCHIA

Sabato 13 gennaio scorso, nella Sala Parrocchiale di San Marun, si è svolto il Primo

Torneo Parrocchiale di Carte "400" e di Biliardino. Numerosi i partecipanti,adulti e

giovani, i quali destreggiandosi nei giochi hanno passato una bellissima serata in

compagnia, all'insegna del divertimento e dell'amicizia. Durante i giochi è stato servito

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un rinfresco di dolci preparato dalle nostre instancabili parrocchiane che ringraziamo.

Il grazie più grande va agli organizzatori del torneo, ossia il Gruppo Giovani della

Parrocchia, in particolar modo a Chiara Hayek ed Elias Turk, che coordinano con

l'aiuto di Don Roger Sarkis le attività del Gruppo.

* * *

IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN MARUN

PATRONO DELLA CHIESA MARONITA

siete tutti invitati

VENERDÌ 9 FEBBRAIO 2018

ALLE ORE 19,00

alla Solenne Celebrazione Eucaristica

presieduta da:

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S. E. Rev.ma Mons. François Eid

Procuratore Patriarcale Maronita a Roma

PRESSO LA NOSTRA CHIESA DI SAN MARUN in Via Aurora 6

SEGUIRÀ UN MOMENTO CONVIVIALE

PARTECIPIAMO NUMEROSI !!!

***

SABATO 10 FEBBRAIO 2018 ALLE ORE 20:00

Alla presenza di

SUA EMINENZA REVERENDISSIMA IL SIGNOR CARDINALE

PIETRO PAROLIN

SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO

SI TERRÀ

LA NONA CENA ANNUALE DI BENEFICENZA

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presso il GRAND HOTEL PARCO DEI PRINCIPI

Villa Borghese Via G. Frescobaldi, 5 - 00197 Roma.

SARANNO SERVITI CIBI TIPICI DELLA CUCINA LIBANESE

Nel corso della serata è previsto un programma di musica dal vivo

I biglietti possono essere prenotati presso:

Parrocchia Maronita di Roma:

tel. 06 42039060 - 06 42039020

Comitato Parrocchiale:

Sig. Cesare Traad cell: cell: 347.58.59.566

Sig. Tony Abboud cell: 333.78.51.175

NON È POSSIBILE ACQUISTARE I BIGLIETTI ALL'INGRESSO

I nostri graditi ospiti sono pregati di ritirare i biglietti

ENTRO GIOVEDÌ 8 FEBBRAIO 2018

presso la Parrocchia Maronita di Roma Roma in via di Porta Pinciana, 18

I TAVOLI SARANNO ASSEGNATI SECONDO LE DATE DI ACQUISTO DEI BIGLIETTI

- La quota di partecipazione è di € 60,00 per persona

- La quota di servizio di Baby-Sitting è di € 20,00 euro per bimbo

inclusa cena e animazione.

***

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IL PATRIARCA RAÏ HA PARTECIPATO AL SUMMIT INTER-RELIGIOSO

ORGANIZZATO DALL'UNIVERSITÀ AL-AZHAR

Una conferenza internazionale islamico-cristiana di due giorni si è aperta mercoledì scorso al

Cairo, per iniziativa del grande imam della grande istituzione sunnita di al-Azhar, Ahmad el-

Tayyeb, sul tema: "L'identità araba di la Città Santa (al-Quds, Gerusalemme) e il suo

messaggio ", alla presenza del Papa Tawadros III, della Chiesa Copta Ortodosso. Un numero

significativo di personalità libanesi laiche e religiose vi hanno partecipato. Così la sessione di

apertura di mercoledì scorso è stata presieduta dall'ex primo ministro Fouad Sinior, dal

nostro Patriarca Maronita Cardinal Bechara Rai e il sig. Tarek Mitri, ex ministro della Cultura,

ed intervenuto al summit. Tra le personalità libanesi da includere vi è anche l'ex capo di Amin

Gemayel, il ministro degli Interni Nouhad Machnouk, il Mufti della Repubblica Libanese

Abdellatif Deriane,l’ ex MP Fares Souhaid, il segretario generale del comitato nazionale per

la dialogo islamo-cristiano Mohammad Sammak, il metropolita Greco Ortodosso di Beirut

Elias Audi, l'Arcivescovo Maronita di Beirut Mons. Boulos Matar ed il Catholicos Aram I.

"Cosa fare dopo il riconoscimento di Gerusalemme da parte degli Stati Uniti come capitale di

Israele? Potrebbe essere il titolo dell'intervento inaugurale di Fouad Siniora, come di tutti gli

altri, poiché è su questo dilemma tra una passività complicata e discorsi fragorosi ma

inefficaci che gli stati arabi si interrogano. Va sottolineato, inoltre, che la conferenza su

Gerusalemme al Cairo è quasi parallela, per non dire in concorrenza con, alla conferenza dei

parlamenti islamici a Teheran, che ha anche reso Gerusalemme la "causa delle cause "del

mondo musulmano, e che l'OLP è invitato a" sospendere il suo riconoscimento di Israele ".

IL PATRIARCA RAÏ HA DENUNCIATO LA MANCANZA

DI UN DIALOGO "FRANCO" TRA I POLITICI

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Il nostro Patriarca Maronita, il Cardinale Bechara Rai, ha lanciato un appello domenica

scorsa per la ripresa del dialogo "libero" tra i leader politici, ritenendo che l'interruzione della

comunicazione aggrava le relazioni e aggrava i problemi, in un riferimento in particolare alla

lite tra il Il Presidente della Repubblica, Michel Aoun, e il capo del Parlamento, Nabih Berry. "Il

dialogo è la porta per una vita felice e costruttiva all'interno della famiglia, della società, della

Chiesa e della nazione. C'è un bisogno di vita "che permette di" costruire ponti tra le persone

", ha detto il Cardinale Raï nella sua omelia domenicale, pronunciata nella Chiesa della

Resurrezione di Bkerke."Noi sappiamo quali saranno i frutti di un dialogo sincero e franco (...)

Per questo, non dovrebbe essere chiuso", ha insistito il Patriarca. "Purtroppo, questo sta

accadendo al livello della nostra classe politica, si è lamentato il Cardinale Maronita. I politici

non osano sedersi insieme e parlare apertamente e con sicurezza. Quindi,anche il problema

minore cresce e prende dimensioni esorbitanti ", ha detto. "L'uso dei social network attraverso

il quale diciamo tutto ciò che vogliamo dire serve solo ad avvelenare il clima", ha continuato il

Patriarca, riferendosi ai tweet al vetriolo indirizzati dai politici. "Di conseguenza, le decisioni

sono bloccate", ha detto, e che ciò "ulteriormente paralizza l'economia".

***

GIORNATA DEL MIGRANTE, IL PAPA:

«AMIAMO LO STRANIERO COME NOI STESSI»

Superare i preconcetti e le paure reciproche di migranti e rifugiati e delle comunità che li

ospitano, paure legittime ma che non devono condizionare le scelte, minare il rispetto della

dignità umana o fomentare l’odio, dobbiamo imparare tutti «ad amare l’altro, lo straniero,

come amiamo noi stessi». È l’invito di Papa Francesco durante la Messa presieduta ieri,

domenica 14 gennaio, in occasione della 104ma Giornata mondiale del migrante e del

rifugiato e celebrata per la prima volta nella Basilica di San Pietro. Oltre 460 i concelebranti

tra cardinali, vescovi e sacerdoti tra i quali monsignor Angelo De Donatis, vicario del Papa

per la Diocesi di Roma e monsignor Guerino di Tora, presidente della Commissione

episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migranti e dodici sacerdoti della nostra

Comunità Maronita di Roma. Novemila i fedeli che hanno partecipato alla liturgia in

rappresentanza di 49 nazionalità. Tra i migranti e i rifugiati i più numerosi erano i filippini con

oltre 2mila fedeli presenti. In basilica anche 200 indiani di rito latino e 450 di rito siro

malabarese, 50 libanesi maroniti, circa 800 romeni di rito latino e alcuni di rito greco

cattolico, una trentina di malgasci, 60 siro antiocheni, più di 1.200 ucraini di rito greco cattolico

e 35 di rito latino, 150 srilankesi, 200 capoverdiani, 10 melchiti e 25 cinesi. Nella basilica

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Vaticana anche una settantina di rappresentanti diplomatici accreditati presso la Santa Sede

e l’Italia. L’offertorio è stato affidato a 12 rappresentanti della Comunità Latinoamericana della

parrocchia di Santa Lucia di Roma, la quale ha celebrato il suo 25° anniversario di

fondazione. Durante l’omelia Francesco ha più volte rimarcato la necessità di «accogliere,

conoscere e riconoscere l’altro. Per i nuovi arrivati, accogliere, conoscere e riconoscere

significa conoscere e rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti –

ha affermato Bergoglio – Significa pure comprendere le loro paure e apprensioni per il futuro.

Per le comunità locali, accogliere, conoscere e riconoscere significa aprirsi alla ricchezza

della diversità senza preconcetti, comprendere le potenzialità e le speranze dei nuovi arrivati,

così come la loro vulnerabilità e i loro timori». Riprendendo il tema della Giornata,

“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”, il Santo Padre ha

evidenziato che la sola accoglienza non è sufficiente per farsi prossimi e avere un vero

incontro con l’altro. È fondamentale anche proteggere, promuovere e integrare e

«nell’incontro vero con il prossimo, saremo capaci di riconoscere Gesù Cristo che chiede di

essere accolto, protetto, promosso e integrato?» ha domandato il Papa osservando che

«questo incontro vero con il Cristo è fonte di salvezza». Pur considerando che è

difficile identificarsi con chi ha una cultura diversa e comprendere i pensieri e le esperienze

dell’altro, da Francesco l’auspicio che questo non porti all’innalzamento di barriere. «Le

comunità locali, a volte, hanno paura che i nuovi arrivati disturbino l’ordine costituito – ha

detto – “rubino” qualcosa di quanto si è faticosamente costruito. Anche i nuovi arrivati hanno

delle paure: temono il confronto, il giudizio, la discriminazione, il fallimento». Costituirebbe

quindi un «peccato rinunciare all’incontro con l’altro, con il diverso, con il prossimo, che di

fatto è un’occasione privilegiata di incontro con il Signore». Dalla Messa di ieri è scaturita

«una preghiera reciproca – ha concluso Bergoglio – migranti e rifugiati pregano per le

comunità locali, e le comunità locali pregano per i nuovi arrivati e per i migranti di più lunga

permanenza» affinché prevalga l’amore e il rispetto reciproco. Durante la preghiera

dell’Angelus il Papa ha annunciato che d’ora in poi «per motivi pastorali, la Giornata Mondiale

del Migrante e del Rifugiato sarà celebrata la seconda domenica di settembre. La prossima,

cioè la 105ma, sarà domenica 8 settembre 2019». Le bandiere dei Paesi di

provenienza dei migranti, gli abiti tipici, hanno mostrato «una basilica colorata nella quale

c’era gran parte del mondo unito nella fede e nell’amicizia» ha aggiunto monsignor Pierpaolo

Felicolo, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale delle migrazioni (Migrantes) e

incaricato della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale del Lazio. «Una

partecipazione di popolo grande che ha colto l’attenzione che la Chiesa ha verso i migranti –

ha concluso -. Vogliono bene al Papa e c’era desiderio di incontrarlo e si percepiva.

Dobbiamo fare nostro l’invito di Francesco a superare le paure oltre le quali c’è la possibilità

di diventare amici».

***

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***

CONTATTO WHATSAPP DELLA PARROCCHIA

.

E' ATTIVO IL NUOVO NUMERO DATI DELLA PARROCCHIA

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DA CUI POTETE RICEVERE DIRETTAMENTE SU WHATSAPP

GLI AVVISI PARROCCHIALI

CHI ANCORA NON RICEVE I MESSAGGI PUO'

SCRIVERE SU WHATSAPP AL NUMERO

338.41.23.930

INDICANDO IL PROPRIO NOME E COGNOME

E VERRÀ AGGIUNTO ALLA RUBRICA.

***

2018 ‒ SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI

POTENTE È LA TUA MANO, SIGNORE

(cf. Esodo 15, 6)

È un’iniziativa ecumenica di preghiera nel quale tutte le confessioni cristiane pregano insieme

per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso. Tradizionalmente, si

svolge dal 18 al 25 gennaio, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella

della conversione di san Paolo. Fu avviata ufficialmente dal reverendo episcopaliano Paul

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Wattson a Graymoor (New York) nel 1908 come Ottavario per l’unità della Chiesa,

auspicando che diventasse pratica comune. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

è un’iniziativa ecumenica di preghiera nel quale tutte le confessioni cristiane pregano insieme

per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso. Questa iniziativa è nata

in ambito protestante nel 1908 e nel 2008 ha festeggiato il centenario. Dal 1968 il tema e i

testi per la preghiera sono elaborati congiuntamente dalla commissione Fede e Costituzione

del Consiglio Ecumenico delle Chiese, per protestanti e ortodossi, e dal Pontificio Consiglio

per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per i cattolici. PERCHÉ SI CELEBRA DAL 18 AL

25 GENNAIO? La data tradizionale nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data

proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san

Pietro e quella della conversione di san Paolo; assume quindi un significato simbolico.

Nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di vacanza, le chiese celebrano la Settimana di

preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste (come suggerito dal movimento

Fede e Costituzione nel 1926), periodo altrettanto simbolico per l’unità della Chiesa.

QUANDO NASCE? In realtà, la prima ipotesi di una preghiera per l’unità delle Chiese,

antenata dell’odierna Settimana di preghiera, nasce in ambito protestante alla fine del XVIII

secolo; e nella seconda metà dell’Ottocento comincia a diffondersi un’Unione di preghiera per

l’unità sostenuta sia dalla prima Assemblea dei vescovi anglicani a Lambeth (1867) sia da

papa Leone XIII (1894), che invita a inserirla nel contesto della festa di Pentecoste. Agli inizi

del Novecento, poi, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Joachim III scrive l’enciclica

patriarcale e sinodale Lettera irenica (1902), in cui invita a pregare per l’unione dei credenti in

Cristo. Sarà infine il reverendo Paul Wattson a proporre definitivamente la celebrazione

dell’Ottavario che lo celebra per la prima volta a Graymoor (New York), dal 18 al 25 gennaio,

auspicando che divenga pratica comune. Nel 1926 Il movimento Fede e Costituzione dà avvio

alla pubblicazione dei Suggerimenti per l’Ottavario di preghiera per l’unità dei

cristiani (Suggestions for an Octave of Prayer for Christian Unity), mentre nel 1935 l’abate

Paul Couturier, in Francia, promuove la Settimana universale di preghiera per l’unità dei

cristiani, basata sulla preghiera per «l’unità voluta da Cristo, con i mezzi voluti da lui». Nel

1958 Il Centre Oecuménique Unité Chrétienne di Lione (Francia) inizia la preparazione del

materiale per la Settimana di preghiera in collaborazione con la commissione Fede e

Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Nel 2008 viene celebrato solennemente,

in tutto il mondo, con vari eventi, il primo centenario della Settimana di preghiera, il cui tema

«Pregate continuamente!» (1Ts 5,17) manifestava la gioia per i cento anni di comune

preghiera e per i risultati raggiunti. COME SI CELEBRA E CHI SCEGLIE I TESTI?

Attualmente la Settimana si celebra con un tema generale, e a partire da un passo biblico

appositamente scelto e da un sussidio elaborato congiuntamente, a partire dal 1968, dalla

commissione Fede e costituzione del CEC (protestanti e ortodossi) e dal Pontificio consiglio

per la promozione dell’unità dei cristiani (cattolici), “antenato” del Segretariato per l'unione dei

cristiani voluto da Giovanni XXIII.

***

PAPA FRANCESCO IN CILE AI GIOVANI:

«ESSERE PROTAGONISTI È FARE CIÒ CHE HA FATTO GESÙ»

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Condividere l’annuncio della pace e confermare nella speranza: sarà questo il senso del

viaggio che il Papa sta compiendo in Cile e in Perù dal 15 al 22 gennaio. A sottolinearlo è lo

stesso papa Francesco in un video messaggio inviato alle popolazioni dei due Paesi. La

prima tappa è il Cile: il Papa - si legge sul programma ufficiale della trasferta pubblicato in

serata dalla Sala Stampa vaticana – è partito lunedì 15 gennaio alle 8 del mattino

dall’aeroporto di Roma-Fiumicino in direzione Santiago, dove è arrivato intorno alle 20.10

nell’aeroporto internazionale. Dopo una settimana di viaggio, il rientro a Roma è previsto per

le 14.15 (ora italiana) di lunedì 22 gennaio. Mercoledì scorso ha incontrato i giovani cileni.

“Essere protagonisti del Cile che i vostri cuori sognano”. È cominciato con questa consegna

l’incontro del Papa con i giovani cileni, nel santuario di Maipú a Santiago, alle ore 17.30 locali

(21.30 ora di Roma). “So che il cuore dei giovani cileni sogna e sogna in grande – ha

proseguito il Papa dopo aver ascoltato la testimonianza di Ariel, uno dei giovani presenti –

perché da queste terre sono nate esperienze che si sono allargate e moltiplicate attraverso

diversi Paesi del nostro continente. Chi le ha promosse? Giovani come voi che hanno saputo

vivere l’avventura della fede. Perché la fede provoca nei giovani sentimenti di avventura, che

invita a viaggiare attraverso paesaggi incredibili, per niente facili, per niente tranquilli… ma a

voi piacciono le avventure e le sfide. Anzi, vi annoiate quando non avete delle sfide che vi

stimolano. Questo si vede chiaramente, ad esempio, ogni volta che succede una catastrofe

naturale: avete un’enorme capacità di mobilitarvi, che parla della generosità dei vostri cuori”.

Prima di pronunciare il discorso, è stato portato al Papa il Simbolo dei giovani per il Sinodo.

Poi i giovani hanno portato la Croce del Cile e hanno offerto al Papa un nastro, segno del

sangue versato di Cristo, che Francesco ha collocato sulla Croce prima di iniziare a parlare.

Quando si rimane senza la "connessione" con la fede, "che dà vita ai nostri sogni, il cuore

inizia a perdere forza, a restare anch'esso senza carica": "senza connessione, senza la

connessione con Gesù, finiamo per annegare le nostre idee, i nostri sogni, la nostra fede e ci

riempiamo di malumore". E a proposito di 'password' ha ricordato la figura di Sant'Alberto

Hurtado, il santo gesuita impegnato nelle attività sociali a favore degli emarginati, di cui ieri ha

visitato il santuario nella capitale cilena. "La password di Hurtado era molto semplice - se

volete mi piacerebbe che la appuntaste sui vostri cellulari. Lui si domanda: 'Cosa farebbe

Cristo al mio posto?'", ha spiegato. "A scuola, all'università, per strada, a casa, cogli amici, al

lavoro; davanti a quelli che fanno i bulli: 'Cosa farebbe Cristo al mio posto?'. Quando andate a

ballare, quando fate sport o andate allo stadio: 'Cosa farebbe Cristo al mio posto?'", ha detto il

Papa. "È la password, la carica per accendere il nostro cuore, accendere la fede e la scintilla

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nei nostri occhi", ha sottolineato. "Essere protagonisti è fare ciò che ha fatto Gesù - ha

aggiunto -. Lì dove sei, con chiunque ti trovi e a qualsiasi ora: 'Cosa farebbe Gesù al mio

posto?'. L'unico modo per non dimenticare una password è usarla. Tutti i giorni. Verrà il

momento in cui la saprete a memoria; e verrà il giorno in cui, senza che ve ne rendiate conto,

il vostro cuore batterà come quello di Gesù".

***

***

COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA:

AMMINISTRAZIONE FEDELE AL VANGELO

E il Signore disse:«Qual è dunque l'amministratore fedele, prudente, che il signore

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costituirà sopra la sua servitù, per dare [la] razione di frumento a tempo

(opportuno)?La risposta viene direttamente dal Cristo risorto presente nella Chiesa.

La parabola utilizza lo stesso titolo di Kyrios per parlare del padrone che affida il

compito al servo e verrà per chiederne conto. Dietro questa figura l'evangelista scorge

in realtà l'agire del Signore, capo della Chiesa, che verrà al momento della Parusia.

La parabola si apre con una domanda retorica, che invita l'ascoltatore a identificarsi

con il soggetto: un servitore riceve autorità dal suo padrone sui domestici. Nella linea

evangelica, tale autorità è orientata al sevizio degli altri; il che viene espresso con

l'immagine: dare in tempo opportuno la razione (di grano, di viveri). Al posto di servo,

Luca utilizza il termine amministratore, nome con il quale venivano designati i

responsabili nelle comunità paoline; egli inoltre mette il verbo al futuro; Gesù sembra

riferirsi alle funzioni che sorgeranno nella futura Chiesa. L'amministratore viene

presentato con le qualità ideali richieste per un responsabile: la fedeltà e la prudenza.

La lode è espressa con una beatitudine, ed è rafforzata nel v. 44 con una promessa

che non sembra aggiungere molto all'autorità che già il servo aveva ricevuto in

precedenza. La formulazione «beato!» e «veramente vi dico» fa tuttavia pensare alla

ricompensa celeste; è un tratto allegorico già utilizato per concludere la prima

parabola sulla vigilanza. Cambiamento di comportamento di questo medesimo servo

motivato dall'assenza prolungata del padrone di casa: «Il mio signore tarda a venire»,

pensa l'amministratore. Ne approfitta per darsi alla bella vita e maltrattare i suoi

subalterni; egli insomma agisce come se Dio fosse lontano, non vedesse e non

intervenisse; vive senza contare che il Signore può tornare ad ogni momento. Il ritorno

del padrone è espresso con una formulazione che richiama alla mente del lettore la

venuta di Cristo al momento della Parusia: il verbo «venire», messo all'inizio della

frase, e che accentua la certezza di tale venuta; la formula stereotipa: «il giorno...

l'ora». La punizione supera le possibilità di un padrone di casa e rimanda al

vocabolario religioso della punizione eterna, anche se la formulazione è oscura: - «lo

taglierà in due» o lo toglierà dalla comunità; - «metterà la sua parte tra gli infedeli».

L'espressione nel suo insieme è forse da capire come formula di scomunica e di

condanna. uesta parabola approfondisce la precedente, rivolgendosi

specificatamente alle guide delle comunità cristiane. L'attesa del Signore può durare

molto, ma è certa. Luca aggiunge alla parabola dell'amministratore fedele/infedele un

complemento a lui proprio. Sono due sentenze di costruzione tipicamente semitica.

La prima sentenza (47-48a) prende spunto da «quel servo» a cui il padrone ha

affidato un compito, ma non sviluppa il tema della fedeltà/infedeltà, bensì quello della

conoscenza o ignoranza della volontà del signore. La parabola parla di due diversi

comportamenti di un servo che conosce bene la volontà del padrone: l'applicazione

prende in considerazione il cattivo comportamento di due servi che saranno puniti in

proporzione alla loro conoscenza o meno del volere del padrone. Il v. 48b è una

sentenza sapienziale che funge da conclusione generale al commento precedente ma

anche alla parabola dell'amministratore fedele/infedele e all'intera sezione sul tema

della vigilanza. Ci si allontana dalla prospettiva terrena della punizione per guardare

alla retribuzione nel giudizio divino: Dio chiederà molto a colui cui ha dato molto.

Carismi e funzioni all'interno della comunità sono quindi da sfruttare per il bene

dell'intera Chiesa, sono doni da amministrare a favore degli altri. Luca ha ritenuto di

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perenne attualità le esortazioni alla vigilanza dinanzi all'Evento imminente, che Gesù

rivolgeva già ai suoi contemporanei e discepoli. La Chiesa apostolica aspetta come

imminente la Parusia, il ritorno glorioso del Signore. Anche il prolungarsi del tempo

storico non ha distrutto l'attesa: siate pronti perché la sua venuta è improvvisa, anche

se può tardare. La vigilanza che orienta il credente verso il futuro viene approfondita

nella sua funzione presente: fa evitare il rilassamento nella vita morale ed ecclesiale.

La vigilanza porta ad essere attenti, sensibili, disponibili alla volontà di Dio nel

momento presente. Non è tuttavia casuale la disposizione della sezione dedicata alla

vigilanza che abbiamo visto in questo lungo brano. Si parte dal tema della vigilanza

per poi parlare in tale prospettiva della fedeltà al servizio della comunità, della

responsabilità nello volgere il compito affidato. L'appello alla vigilanza sfocia poi in un

insegnamento parenetico, diventa regola della disciplina comunitaria. Il motivo della

vigilanza è posto a servizio della vita presente nella Chiesa. Luca, in modo esplicito,

pone i capi della comunità dinanzi alle loro responsabilità, forse di fronte al pericolo di

eresie che minacciano la Chiesa del suo tempo.

***

QUAL È LA DIFFERENZA TRA UN APOSTOLO E UN DISCEPOLO?

Se di primo acchito i termini si possono confondere facilmente, dopo averne imparato la

definizione la distinzione è chiara. Nel cristianesimo i termini “apostolo” e “discepolo” sono

spesso interscambiabili, ma si riferiscono a realtà diverse. La parola “apostolo” deriva dal

greco “apostello”, “invio, mando”. Nell’Antico Testamento è usata di rado, mentre nel Nuovo si

ritrova almeno 80 volte. Secondo la Catholic Encyclopedia, Gesù potrebbe aver usato

originariamente la parola aramaica “seliah”, che descrive “coloro che venivano inviati dai

governatori dalla città madre in missione altrove, soprattutto se incaricati di raccogliere il

tributo per il servizio del tempio”. Un apostolo è colui che è “inviato” da Dio a predicare il

Vangelo alle Nazioni. Per molti secoli il termine è stato usato quasi esclusivamente per

indicare i 12 apostoli inviati nel mondo da Gesù. In modo simile, San Paolo viene spesso

nominato “apostolo” per via del mandato divino ricevuto da Cristo. Da allora, il termine è stato

usato a volte per grandi santi che erano “apostoli”, inviati da Dio per una missione specifica.

Ad esempio, San Bonifacio è noto come “Apostolo dei Germani” per la sua opera missionaria

tra le genti germaniche. Anche se non gli era stato ordinato direttamente da Gesù, ha seguito

l’ispirazione divina per diffondere il cristianesimo. La parola “discepolo”, invece, deriva dal

latino “discipulus”, ovvero “studente, allievo”. Come il termine “apostolo”, è usato quasi

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esclusivamente nel Nuovo Testamento, e denota i tanti “studenti” che circondavano Gesù e

imparavano dai suoi insegnamenti. In questo contesto, un discepolo di Gesù non è

necessariamente qualcuno che è “inviato” a predicare il Vangelo al mondo, ma una persona

che impara costantemente cosa significhi essere cristiano. Se di primo acchito i termini si

possono confondere facilmente, dopo averne imparato la definizione la distinzione è quindi

chiara.

***

CALENDARIO LITURGICO

E

RICORRENZE SETTIMANALI

24 GENNAIO

S. FRANCESCO DI SALES

Vescovo di Ginevra, fu uno dei grandi maestri di spiritualità degli ultimi secoli. Scrisse

l’Introduzione alla vita devota (Filotea) e altre opere ascetico-mistiche, dove propone una via

di santità accessibile a tutte le condizioni sociali, fondata interamente sull’amore di Dio,

compendio di ogni perfezione (Teotimo). Fondò con santa Giovanna Fremyot de Chantal

l’Ordine della Visitazione. Con la sua saggezza pastorale e la sua dolcezza seppe attirare

all’unità della Chiesa molti calvinisti. Martirologio Romano: Memoria di san Francesco di

Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa: vero pastore di anime, ricondusse alla

comunione cattolica moltissimi fratelli da essa separati, insegnò ai cristiani con i suoi scritti la

devozione e l’amore di Dio e istituì, insieme a santa Giovanna di Chantal, l’Ordine della

Visitazione; vivendo poi a Lione in umiltà, rese l’anima a Dio il 28 dicembre e fu sepolto in

questo giorno ad Annecy. (28 dicembre: A Lione in Francia, anniversario della morte di san

Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, la cui memoria si celebra il 24 gennaio nel giorno

della sua deposizione ad Annecy).

25 GENNAIO

CONVERSIONE DI S. PAOLO

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La conversione di Paolo che siamo chiamati a celebrare e a vivere, esprime la potenza della

grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato. La svolta decisiva della sua vita si compie

sulla via di Damasco, dive egli scopre il mistero della passione di Cristo che si rinnova nelle

sue membra. Egli stesso perseguitato per Cristo dirà: ‘Completo nella mia carne quello che

manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa’. Questa celebrazione,

già presente in Italia nel sec. VIII, entrò nel calendario Romano sul finire del sec. X. Conclude

in modo significativo la settimana dell’unità dei cristiani, ricordando che non c’è vero

ecumenismo senza conversione (cfr Conc. Vat. II, Decreto sull’ecumenismo ‘Unitatis

redintegratio’, 7). (Mess. Rom.) Martirologio Romano: Festa della Conversione di san Paolo

Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco spirando ancora minacce e stragi

contro i discepoli del Signore, Gesù in persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché,

colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo molto per il

nome di Cristo.

26 GENNAIO

SANTI TIMOTEO E TITO VESCOVI

I due santi di oggi sono i collaboratori più strettii dell’apostolo Paolo. Timoteo era nato a Listra

da madre giudea e padre pagano. Si era avvicinato alla comunità cristiana e, poiché aveva

una buona conoscenza delle Scritture, godeva di grande stima presso i fratelli. Quando, verso

l’anno 50, passò da Listra, Paolo lo fece circoncidere per rispetto verso i giudei e lo scelse

come compagno di viaggio. Con Paolo, Timoteo attraversò l’Asia Minore e raggiunse la

Macedonia. Accompagnò poi l’apostolo ad Atene e di lì venne inviato a Tessalonica. Quindi

proseguì a sua volta per Corinto e collaborò all’evangelizzazione della città sull’istmo. Tito era

di famiglia greca, ancora pagana, e venne convertito dall’apostolo in uno dei suoi viaggi. Egli

viene inviato in particolare alla comunità di Corinto con lo scopo di riconciliare i cristiani di

quella città con l’apostolo. Quando si reca a Gerusalemme per l’incontro con gli apostoli,

Paolo porta con sé Timoteo il circonciso insieme con Tito l’incirconciso. Nei suoi due

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collaboratori egli riunisce simbolicamente gli uomini della legge e gli uomini dalle genti.

Secondo la tradizione Paolo scrisse due lettere a Timoteo e una a Tito quando erano

rispettivamente vescovi di Efeso e di Creta. Sono le uniche due lettere del Nuovo Testamento

indirizzate non a comunità, ma a persone. L’apostolo, ormai anziano, si lascia finalmente

andare ad annotazioni ricche di affetto verso i suoi due discepoli nella fiducia di aver messo

nelle giuste mani l’annuncio del Vangelo del Signore. Secondo Benedetto XVI,Timoteo e Tito

«ci insegnano a servire il Vangelo con generosità e a essere i primi nelle opere buone».

***

SACRAMENTI

BATTESIMO

I modi e tempi sono da concordare con la Segreteria Parrocchiale, per la preparazione

dei genitori, per la scelta adeguata dei padrini e delle madrine, per la presentazione dei

documenti richiesti; per il battesimo degli adulti sarà richiesto un percorso

individualizzato

CONFESSIONI

Le confessioni sono disponibili in Parrocchia DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ prima e dopo

la Santa Messa delle 13.30 e OGNI DOMENICA dalle ore 10.00 alle ore 13.00.

CRESIMA

Al termine del cammino di preparazione (iniziazione cristiana), si potrà accedere al

sacramento della Confermazione in data e modalità da concordare col Parroco.

COMUNIONE AI MALATI

Per le persone trattenute in casa da una lunga o invalidante malattia si prega

di contattare la Segreteria Parrocchiale per la visita del sacerdote a portare

l’Eucaristia nelle case.

UNZIONE DEGLI INFERMI

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l’Unzione è chiesta in caso di malattia di lunga durata o in pericolo di vita, in questi

casi si prega di contattare il Parroco h24 .

CELEBRAZIONE DELLE ESEQUIE (FUNERALI)

La data e l'ora della celebrazione delle esequie sono fissate d'intesa coi familiari,

previo contatto con la Segreteria .

MATRIMONIO

per ricevere informazioni circa le pratiche civili e Parrocchiali, richieste dalla disciplina

del sacramento è necessario rivolgersi alla Segreteria Parrocchiale, almeno 6 MESI

prima della data prevista per la celebrazione del matrimonio. La Parrocchia ogni

anno predispone dei corsi per fidanzati.

* * *.