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1 Corso per Allenatori UEFA B Elementi di Psicologia applicata allo Sport DOCENTE : Dott. Ferdinando CONSORTE F.I.G.C. cr ABRUZZO Psicologo dello Sport

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Psicologia dello Sport

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Corso per Allenatori UEFA B

Elementi di Psicologia applicata allo Sport

DOCENTE : Dott. Ferdinando CONSORTE F.I.G.C. cr ABRUZZO Psicologo dello Sport

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Lo scenario nel quale oggi va ad inserirsi la figura Professionale dell’ ISTRUTTORE / ALLENATORE di Calcio è estremamente articolato e complesso : le continue, ma profonde trasformazioni che stanno interessando il tessuto sociale, quello economico, tecnologico e sportivo, prevedono che le sue competenze, la sua professionalità, il suo know-how debbano prevedere una serie di conoscenze, di esperienze, di capacità, di abilità, di alto profilo così da rendere efficiente ed efficace il suo lavoro. L’utilizzo del termine – concetto “Professionale” è voluto nel senso che, le attività, la formazione, le strategie, gli obiettivi, le decisioni devono essere sempre accompagnate da questo valore. La formazione, va intesa in un’ottica continua e permanente! Brutalmente, chi non è al passo dei tempi, rischia facilmente di essere espulso dal contesto umano-professionale nel quale si muove. L’azione che spesso accompagna il ruolo dell’Istruttore /Allenatore di Calcio (da adesso Istr-A) è complessa, delicata, incisiva, determinante, premiante, a volte problematica. La base degli istruttori è costituita da persone ricche di entusiasmo, passione, spesso con un trascorso sportivo ma, non sono sempre consapevoli della necessità di una adeguata preparazione, in particolare attraverso la frequentazione di corsi professionalizzanti istituiti dalla F.I.G.C. La loro attività si configura attraverso un ruolo in cui la dimensione economico-sportivo è prevalentemente di tipo “volontariato” (v. in particolare l’Istruttore). La poca consapevolezza di una adeguata preparazione professionalizzante fa correre il forte rischio che essi possano incidere negativamente sui bambini/ragazzi in particolare sulla loro struttura di personalità in via di continua formazione ed evoluzione. Quali sono dunque i fattori sui quali l’ Istr-A deve intervenire, così da favorire e accrescere la dimensione del suo ruolo e delle sue identità ? Vediamoli da vicino :

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• CAPACITA’ DI RINNOVARSI La capacità, la voglia, il desiderio di rimettersi in discussione è una condizione basilare dalla quale non si può prescindere se il nostro Istr-A ha effettivamente ben letto e interpretato dentro di sè questa attività professionale.

• RIFLETTERE Credo che ogni persona debba sempre di più attingere da questo “gioiello” che la nostra mente ci mette a disposizione. Il Riflettere è una attività che l’uomo attua sia in modo automatico che attraverso una elaborazione del pensiero più approfondito. Il messaggio che si vuol trasmettere è fondamentalmente quello di utilizzare il Processo della Riflessione con maggiore consapevolezza, con finalità ben pensate e direi anche con maggiore determinazione.

• TEMPO E’ forse uno dei fattori più difficili da controllare, forse anche per una non abitudine a dialogare con esso. Partecipare ad un corso di formazione per l’ Istr-A implica una serie di comportamenti, di sacrifici, impegni. Lo stare in aula permette di arricchire le proprie conoscenze e di integrarle con le esperienze vissute. L’aspetto su cui però dobbiamo riflettere (!) e capire è che il nostro “rimetterci in discussione” deve avvenire in tempi rapidi dovendo “spendere” nel campo dello sport e della vita, da subito, le conoscenze apprese ed interiorizzate.

• MEMORIA Lo “scrigno” della mente, purtroppo, non è sempre una nostra fedele compagna. Voglio dire che le conoscenze apprese e condivise in aula vanno riutilizzare nel lavoro, per poterlo fare abbiamo bisogno di “ripescarle” dalla nostra memoria. La difficoltà sta nel fatto che l’uomo non sempre fa questa azione di recupero in una forma corretta : se il tempo che intercorre tra il lavoro in aula e quello sul campo è eccessivo e se la motivazione non è tarata per il verso giusto, i risultati non saranno soddisfacenti.

• RESPONSABILITA’ E’ uno dei momenti più alti del comportamento umano. Prefigura la nostra capacità di analisi, di valutazione, di scelta. Dietro ogni nostro atto di responsabilità ci saranno delle conseguenze ed esse, positive o negative, sono il segno tangibile del nostro operato, dei nostri comportamenti e della nostra capacità di saper pensare al futuro.

• TEAM Oggi, non è più pensabile che la nostra azione individuale, possa da sola bastare. Tutte le strutture organizzative, a partire dalla famiglia, prevedono un lavoro di gruppo. Il singolo deve imparare, subito, che le organizzazioni, sono strutturate come dei sistemi. La performance che un gruppo può produrre è sempre superiore alla sommatoria di ogni singolo lavoro individuale.

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• CONTESTO E’ lo spazio psico-fisico nel quale si attivano e si consumano le nostre attività professionali di Istr-A . Resta evidente che ogni ambiente ha una sua storia, una sua cultura, una organizzazione, progetti, obiettivi, figure di leadership : l’ Istr-A dovrà prima “adattarsi”al contesto in cui opera , poi potrà avviare un processo di una propria “personalizzazione” di interventi, tenendo sempre conto degli elementi costitutivi dell’ambiente.

• L’Istruttore /Allenatore di Calcio : le Multi-Identità L’ Istr-A , deve cogliere da subito, la complessa articolazione del suo Ruolo-Identità, ed è opportuno definirle di Multi-Identità. La prima identità deve, ovviamente, far riferimento, alla “Conoscenza di Sé”, che ha i suoi punti salienti nella conoscenza del proprio:

• Carattere : stile di comportamento; dovrà quindi identificare quali sono i suoi punti di forza e le sue aree di miglioramento.

• Attitudini : capacità innate

• Interessi: con riferimento a tutto ciò che per lui è piacere e divertimento

• Valori : presa di coscienza e investimento personale su quelli per lui più significativi

• Aspirazioni : una collocazione consapevole tra i sogni e la realtà Una identità base dell’Istruttore è quello di essere un “FACILITATORE DI APPRENDIMENTI” : cioè considerando che classicamente le aree dello sport sono rappresentate dalla A. TECNICA, A. TATTICA, A. MOTORIA, e A. PSICO-SOCIALE, egli deve far si che le sue competenze nelle suddette aree devono essere trasmesse ad ogni singolo giovane così da favorire il loro processo di apprendimento. Va ricordato che una ulteriore identità dell’Istr-A è quello di essere un “Facilitatore della COMUNICAZIONE della Società Sportiva ”. La sua collocazione nella struttura organizzativa della società sportiva lo porta ad essere un “trait-d’union” con gli ambiti con i quali entrerà in contatto. In sintesi, l’ Istr-A dovrà essere capace di Sapersi Relazionale con i suoi ragazzi, con gli altri istruttori, con le famiglie, con il pubblico, con gli ospiti, con l’arbitro, con i dirigenti tutti, con i media, con la stampa. Oltre al sapersi relazionale, dovrà poi essere Capace di Comunicare ad essi i contenuti del suo ruolo sportivo e sociale. Egli è (l’ Istr-A) un “Prolungamento della Società Sportiva” ! L’ Istr-A, opera in un contesto altamente definito ma particolarmente variegato: è il mondo dello sport e tutto ciò che ruota attorno ad esso. E’ fondamentale che lui contribuisca attraverso una ben chiara identità a valorizzare determinati processi.

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• Il Profilo dell’Istruttore /Allenatore Le ulteriori e sinergiche identità che l’Istruttore / Allenatore di Calcio assumerà nascono dall’utilizzo della metafora del Semaforo, con riferimento ai colori : giallo, verde, rosso. L’utilizzo dei colori ha la finalità di favorire i processi di memoria (ricordare), per cui egli sarà : 1. ANIMATORE - (Giallo) Il colore giallo come segno di allegria, energia, solarità, divertimento, ci fa subito comprendere come il nostro Istr-A è colui che è capace di “Gestire e influenzare gli Stati d’Animo propri e altrui”. Vanno privilegiati nei rapporti interpersonali e sportivi : il divertimento, il sorriso, la cordialità, l’educazione, il mettere a proprio agio l’altro, stemperare le tensioni, creare ottimismo, creare fondamentalmente un ambiente teso al benessere del giovane. Deve cioè favorire le condizioni per “stare bene insieme”. 2. EDUCATORE – (Verde) Il verde come colore di speranza, di solidità, di fiducia, ci induce a cogliere i significati più profondi per essere un autorevole educatore nei confronti dei giovani. L’ Istr-A è cioè colui che favorisce “ lo Sviluppo delle Capacità Potenziali del giovane nel rispetto della sua Personalità e dei suoi Bisogni “. L’ Istr-A dovrà favorire ed accrescere nei ragazzi i processi di socializzazione, di cooperazione, di autonomia, di crescita, di acquisizione di valori. Il suo profilo “professionale” deve prevedere che egli sia un buon comunicatore, un buon ascoltatore, deve possedere capacità di leadership, deve essere coerente e persistente, deve perseguire obiettivi chiari e definiti, è flessibile, è attento ai primi segnali di comportamenti devianti dei giovani (v. alcolismo, uso di droghe, …) e utilizza modalità rinforzanti (“bravo, forza, coraggio, una pacca sulla spalla, una carezza”). 3. ALLENATORE – (Rosso) Il colore rosso ci porta subito nel terreno della competizione, del confronto, dell’agonismo. Sono i prerequisiti di ogni ambito sportivo. Questo è l’ambito più istituzionalizzato come competenze. Con questa identità l’ Istr- A adempie a tutte quelle competenze di natura squisitamente tecnica, motoria, tattica (con modalità indirette) di gestione di norme e regolamenti federali, e ottempera a tutte quelle attività operative in sede, in campo, negli spogliatoi. La definizione delle Multi-Identità ha prevalentemente una funzione didattica, con ciò si vuole rendere sempre più consapevole l’ Istr- A della estrema “ricchezza” del suo ruolo. Resta evidente che egli manterrà la sua l’unicità, il suo essere se stesso.

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INTELLIGENZA EMOTIVA

Tra gli strumenti culturali e operativi di maggior successo per la gestione del ruolo di un Istruttore /Allenatore vi è L’Intelligenza Emotiva cioè : “E’ l’abilità di percepire, comprendere, integrare i sentimenti propri e quelli altrui e di conseguenza gestirli attraverso risposte e azioni che tengano conto dei livelli emotivi della relazione “ ! La nozione di intelligenza emotiva si distingue due principali sottocategorie (= la struttura): 1. Le Competenze PERSONALI: sono riferite alla capacità di cogliere i diversi aspetti della propria vita emozionale e il modo in cui controlliamo noi stessi; 2. le Competenze SOCIALI : cioè relative alla maniera con cui comprendiamo gli altri e come gestiamo le relazioni con loro. Da questa prima classificazione, troviamo una ulteriore articolazione, che metterà in luce gli ulteriori fattori che all’interno definiscono le 2 competenze, e cioè in particolare : Competenze PERSONALI :

• Consapevolezza di Sé • Padronanza di Sè • Motivazione

Competenze SOCIALI :

• Empatia • Abilità Sociali

Nell’ambito delle Competenze Sociale, un posto privilegiato è sempre rappresentato dalla EMPATIA cioè la capacità di immedesimarsi in un’altra persona fino a coglierne i Pensieri e gli Stati d’Animo. Cioè in estrema sintesi è la capacità di “mettersi nei panni degli altri”. L'intelligenza emotiva si può sviluppare attraverso un adeguato allenamento, diretto soprattutto a cogliere i sentimenti e le emozioni, nostri e altrui, indirizzandoli in senso costruttivo. Se, infatti, l'intelligenza legata alla razionalità tende a stabilizzarsi intorno ai 16 anni (per incominciare lentamente a declinare negli anni della maturità), l'Intelligenza Emotiva può essere migliorata nel corso di tutta la vita.

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La Comunicazione Interpersonale “E’ un processo circolare e complesso che comporta una interazione tra i soggetti comunicanti, basato non solo nel parlare, ma anche nel trasmettere e ricevere messaggi.” Nella esistenza umana la Comunicazione è essenziale a diversi livelli e per un’ampia serie di motivazioni. Fondamentalmente essa risponde ad una serie di Bisogni : • FISICO : è così importante che la sua presenza o la sua assenza tra

persone può incidere anche sulla loro salute. E’ stato ampiamente dimostrato che le persone sole o con scarse e insoddisfacenti relazioni interpersonali sono più soggette a malattie e persino a morte prematura.

• SENSO di IDENTITA’ : è il solo modo mediante il quale impariamo a

definire chi siamo, si basa su come siamo capaci di interagire ai messaggi, ai segnali che le figure significative (genitori, familiari, amici, adulti per noi importanti) ci inviano e ai quali rispondiamo.

• SOCIALE : con la comunicazione possiamo soddisfare il senso di appartenenza e di coinvolgimento con altri, il desiderio di controllo e di influenza sulle persone, il dare e ricevere affetto (senso di affiliazione)

• PRATICO : chiedere una informazione, parlare con il medico, dare consigli,

ottenere qualcosa. LA COMUNICAZIONE ha la capacità di attivare nell’altro un comportamento di risposta : sia verbale che non verbale.

LA COMUNICAZIONE CREA LA REALTA’

Ogni comunicazione semplice contiene una serie di elementi, vediamo quali : 1) EMITTENTE : cioè colui che manda il messaggio 2) RICEVENTE : è il destinatario del messaggio 3) CANALE : è il mezzo scelto per la trasmissione del messaggio 4) CODICE : è l’insieme dei segni con cui è formulato il messaggio 5) MESSAGGIO: è il linguaggio in cui è espresso l’informazione, esso può essere inviato attraverso diversi canali ed è comune ai due interlocutori. 6) OSTACOLI : sono gli elementi che disturbano la trasmissione del messaggio : essi possono essere sia fisici che psicologici

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7) FEED - BACK : è l’informazione di ritorno al messaggio 8) CONTESTO : è l’universo concettuale al cui interno avviene il messaggio che può essere esplicito o implicito IL PROCESSO di COMUNICAZIONE si estrinseca attraverso 7 fasi :

1) Decisione di A di inviare un messaggio

2) Codifica del messaggio da parte di A

3) Invio del messaggio

4) Scelta del canale di trasmissione del messaggio

5) Decodifica del messaggio da parte di B

6) Risposta interna di B al messaggio

7) Invio della risposta da parte di B La struttura della Comunicazione Interpersonale la possiamo suddividere in 3 AREE : 1) VERBALE 2) META – LINGUAGGIO (0 VOCE) 3) LINGUAGGIO del CORPO

• La Comunicazione Verbale rappresenta tutto quello che esprimiamo attraverso le parole (verbi, aggettivi, sostantivi, avverbi, etc…). E’ il modo più usato razionalmente per inviare messaggi. La lingua parlata rappresenta il tipo di comunicazione privilegiato dalle convenzioni sociali La scrittura rappresenterà una svolta storica andando a soddisfare i bisogni e i pensieri dell’uomo.

• Il Meta – Linguaggio (o ParaVerbale) sta ad indicare le componenti

vocali di un discorso : la VOCE, con le sue caratteristiche (es. “il Tono”, alto o basso; oppure “l’Articolazione”, cioè modo di pronunciare le parole); anche l’utilizzo delle pause, i borbottii,i vocalizzi.

• Il LINGUAGGIO del CORPO, è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti, di uno scambio comunicativo, che non fanno riferimento al significato letterale delle parole che compongono il messaggio stesso.

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Gli Elementi più significativi del linguaggio non verbale (del corpo) sono rappresentati da:

• GESTUALITA’ • POSTURA • MIMICA FACCIALE • DISTANZA INTERPERSONALE • ORIENTAMENTO SPAZIALE • ASPETTO ESTERIORE • ARTEFATTI (es. anelli, tatuaggi, orecchini,…) • ABBIGLIAMENTO • IDENTITA’ FISICA • ODORI

Mehrabian (1968) che ha analizzato la comunicazione tra 2 soggetti ha concluso che l’ ”Impatto Comunicazionale” del messaggio risulta suddiviso :

1) VERBALE : 7%

2) METALINGUAGGIO (= VOCE) : 38%

3) LINGUAGGIO DEL CORPO : 55%

NON E’ POSSIBILE NON COMUNICARE

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• La MOTIVAZIONE allo Sport e al Movimento “E’ una forza, una energia, che incita l’organismo all’azione e che sostiene e dirige l’azione verso una meta, una volta che l’organismo sia stato sollecitato” E’ la benzina, il carburante della vita. Un corretto utilizzo della motivazione va sempre collegato a 2 fattori determinanti :

1. Direzione

2. Ampiezza (Intensità)

• La DIREZIONE della nostra motivazione : rappresenta la Scelta di una

Meta e comprende le esigenze e i bisogni di ogni persona e costituiscono

gli obiettivi che essa si pone.

• L’AMPIEZZA (Intensità) è’ quanto una persona è attivata o Piena di

Energia, cioè quanto Sforzo e per quanto Tempo essa pone nella

Direzione che favorirà il raggiungimento di una determinata Meta.

Bisogna far sì che la nostra motivazione più autentica non subisca brusche impennate e altrettanto brusche discese. Uno tra i più importanti e significativi rimane quello del saper gestire i processi motivazionali e tal fine è bene ricordare che la Motivazione è il prodotto dell’interazione tra

• Personalità

• Situazione

• Compito A tal fine giova sapere che i ricercatori ci danno indicazioni sui contenuti delle MOTIVAZIONI PRIMARIE e che sono date da :

1. Gioco : che deve soddisfare i bisogni di movimento, divertimento, esplorazione, sentirsi capace, imparare, …

2. Agonismo = Esigenza spontanea dell’uomo di misurarsi con la Natura, con Se Stesso e con il Prossimo.

La “SELF DETERMINATION THEORY” è un importante modello teorico-applicativo nell’ambito della motivazione allo sport studiato da Decy e Ryan. Essi mettono in evidenza come la Motivazione abbia 2 Fonti :

1. INTRINSECA : si attiva dall’ interno della persona

2. ESTRINSECA : Si attiva dall’esterno della persona

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Le mete perseguite dalle persone intrinsecamente motivate e che costituiscono di per sé un premio quando vengono raggiunte sono date da:

• La Competenza

• Il Miglioramento

• L’ Autodeterminazione

• la Maestria

• Il Successo

La Motivazione Estrinseca deriva da altre persone attraverso il rinforzo positivo e negativo.

• Il Rinforzo è tutto ciò che aumenta o diminuisce la probabilità che un

comportamento riaccada.

• Questi rinforzi possono essere tangibili come trofei o premi in

denaro, o non tangibili, come il prestigio e i riconoscimenti

pubblici : ricompense estrinseche

L’ “ACHIEVEMENT GOAL THEORY” studiato da Nicholls, rappresenta un altro caposaldo degli studi internazionali sulla motivazione allo sport. Viene introdotto il concetto di “CLIMA MOTIVAZIONALE PERCEPITO”: E’ la visione composita che un soggetto coglie della struttura di un certo AMBIENTE prestativo. E’ determinato dagli atteggiamenti e comportamenti degli ADULTI SIGNIFICATIVI, in base alle aspettative espresse, sollecitazioni, riconoscimenti, caratteristiche e modalità di valutazione. Un secondo fattore viene introdotto : L’ Orientamento Motivazionale di un atleta cioè il risultato sia di Caratteristiche Individuali sia di Fattori Situazionali ( es. il Contesto, l’Allenatore e i Genitori) . Esso oscilla e si distingue in :

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1. Orientamento verso il Compito : Si ha quando l’atleta vuole misurare

la propria competenza confrontandosi con Se stesso.

I suoi obiettivi :

• Si Migliora con Se stesso

• Cerca il Superamento dei suoi limiti

• Cerca la Padronanza di Se stesso e delle abilità Tecniche

• Cerca l’Acquisizione di Nuove Abilità

• Valorizza l’Impegno, lo Sforzo e la Lealtà

2. Orientamento verso il Sè : Si ha quando l’atleta è impegnato nel

“dimostrare” il suo Livello di Abilità in Relazione agli Altri.

Il sentimento di riuscita si manifesta solo se per lui è favorevole il confronto con gli altri e la competizione sportiva rappresenta l’occasione per poter effettuare questo confronto.

Le 2 Dimensioni di Orientamento Motivazionale sono tra loro Indipendenti, Coesistono e sono presenti in diversi gradi di combinazione. La prevalenza di uno o l’altro determina differenti processi motivazionali (AMES E ARCHER – 1988) Uno dei messaggi fondamentali che deve essere veicolato, in sinergia con tutta la struttura societaria, è che non è tanto e solo il risultato sportivo a contare (vincere o perdere) ma, è soprattutto il valorizzare il miglioramento continuo del giovane, il confronto con se stesso, la percezione che la propria competenza sportiva dipende dai progressi realizzati in quell’attività, così da favorire lo Sviluppo Armonico della sua Personalità. E’ l’obiettivo sfidante più alto !

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• Psicologia dello Sviluppo

Il processo di attiva costruzione delle relazioni del bambino con il mondo non è affatto lineare, ma appare ricco di progressioni alternate a pause, digressioni e talvolta regressioni. Anche lo sviluppo, che avviene all’interno di tale contesto, risulta assolutamente discontinuo, proprio per la continua influenza reciproca tra individuo e ambiente, fattori maturativi ed esperienza. Partendo da tutte queste osservazioni si è arrivati alla conclusione che sviluppo e cambiamento non sono confinati nella fase iniziale della vita della persona, detta appunto “evolutiva”, ma caratterizzano l’intera vita umana. Pertanto si è passati dalla psicologia dell’età evolutiva alla psicologia dello sviluppo, non parlando più di “arco della vita” ma di “ciclo di vita” (“life-span”). In altre parole la psicologia dello sviluppo oggi si pone come una disciplina che prende in considerazione l’intero ciclo di vita, poiché ritiene che le funzioni psichiche subiscano dei mutamenti evolutivi incessanti lungo il corso della vita: in una parola che lo sviluppo riguardi tutta l’esistenza (Baltes & Reese, 1986).

• Lo Sviluppo Cronologico del Bambino

Lo sviluppo cronologico del bambino, alla luce di quanto ci indicano alcune teorie di riferimento , è considerato in 4 periodi:

1. Prima infanzia (0-2/3 anni);

2. Seconda infanzia (3-6 anni);

3. Infanzia o Fanciullezza (6-10/12 anni);

4. Adolescenza (12-18 anni)

• Educazione Motoria

L’affermazione nella cultura contemporanea dei nuovi significati di corporeità, di movimento e di sport si manifesta come esigenza e crescente richiesta di attività motoria e pratica sportiva. La Scuola Calcio, nell’ambito di un’educazione finalizzata anche alle prese di coscienza del valore del corpo inteso come espressione della personalità e come condizione relazionale comunicativa, espressiva, operativa, favorisce le attività motorie e di gioco sport.

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Nel promuovere tali attività, la Scuola Calcio, mentre considera il movimento integrato nel processo di formazione e maturazione dell’autonomia personale, tiene presenti gli obiettivi da perseguire in rapporto a tutte le 4 dimensioni della Personalità:

1. Morfologico-funzionale;

2. Intellettivo-cognitiva;

3. Affettivo-morale

4. Sociale.

• Area morfologico-funzionale Prevenzione dei difetti funzionali, sviluppo delle strutture anatomiche, fisiologiche, senso-percettive e coordinative dell’organismo.

• Area intellettivo-cognitiva Sviluppo delle capacità di percezione, comprensione, analisi, elaborazione,decisione, immaginazione, memoria, attenzione rappresentativa…

• Area affettivo-morale Potenziamento dell’autonomia, responsabilità, fiducia in sé, padronanza e prontezza.

• Area sociale Approccio alla solidarietà, collaborazione,cooperazione, rispetto alle regole, sforzo collettivo come superamento dell’egocentrismo.

Per chi vive accanto ai ragazzi l’esperienza sportiva, in particolare nella Scuola Calcio per favorire e sviluppare il benessere del bambino e del ragazzo nella fase pre-puberale, possono risultare utili alcune indicazioni Psico-Pedagogiche: • Un giorno, ad uno dei più famosi e conosciuti responsabili di Scuola

Calcio e Settore Giovanile a livello nazionale e internazionale, fu chiesto il motivo di così tanto successo. La Risposta fu : “Io insegno … DIVERTIMENTO !!!

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• nella scelta dello sport vanno valutate anche le caratteristiche emotive personali. Per un soggetto fortemente ansioso, la partecipazione ad uno sport individuale può determinare un maggior livello di ansia competitiva: durante la presentazione, infatti, il bambino si trova da solo ad affrontare il compito, al centro dell’attenzione di genitori, allenatore e compagni. Uno sport di squadra potrebbe favorire una migliore gestione delle emozioni.

• i ragazzi non vanno caricati di aspettative, ma vanno posti loro

obiettivi realistici adattati alle capacità ed alle abilità individuali. • anche la competizione va vista come un elemento che fa parte della

preparazione giovanile, utile per abituarsi al confronto e misurare le proprie capacità, ma senza enfasi eccessiva.

• i giovani vanno aiutati a sviluppare un visione positiva degli errori,

con la consapevolezza che questi sono parte naturale del processo di apprendimento e soprattutto all’inizio rappresentano un momento necessario di passaggio per l’acquisizione di gesti specifici. E’ dunque importante non creare un esagerato timore di sbagliare, che rende nervosi e porta a commettere ancora più errori;

• sia dal punto di vista motivazionale che per l’efficacia dell’apprendimento, risultano maggiormente proficui i rinforzi positivi (ossia, la valorizzazione delle esecuzioni corrette, anche parziali, rispetto agli interventi correttivi che sottolineano l’errore (Martin e Lunsden, 1987). La validità di un approccio didattico-educativo caratterizzato in positivo è ampiamente confermata dalla ricerca scientifica, mentre non è altrettanto dimostrato l’efficacia di modalità punitive ed ostili;

• va costruita un’atmosfera serena e di incoraggiamento che consenta a tutti di partecipare alla competizione senza timore. E’ importante che i ragazzi abbiano la consapevolezza che allenatori e genitori non baseranno la loro approvazione ed il loro affetto sul risultato sportivo; i rilievi e le critiche dovrebbero riguardare solo la prestazione evitando valutazioni negative, e tanto più offensive, sulla persona.

• deve essere favorito lo sviluppo di una concezione di vittoria intesa

non tanto come “ sconfitta di un avversario “, quanto come capacità di esprimere il massimo impegno, migliorare la prestazione personale, collaborare in modo efficace con i compagni di squadra, riuscire ad imparare nuove abilità tecniche. Per ogni vincitore ci sono sempre uno o più perdenti, ed anche nella sconfitta gli adulti dovrebbero saper trovare elementi di valorizzazione, offrendo ad un maggior numero di ragazzi la possibilità di vivere esperienze di successo gratificanti, in grado di ridurre il timore di fallire e rinforzare la sicurezza personale.

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Va considerato come attualmente si ritenga che le attività motorie e sportive dei giovani abbiano di fondo due significative finalità:

• la 1a è quella di aiutare a crescere sani, a sviluppare le proprie capacità, a sperimentare ed acquisire diverse abilità.

• la 2a si proietta invece nel futuro: la pratica sportiva dovrebbe

rappresentare un’esperienza gratificante e significativa, che conduca i ragazzi a scegliere da adulti uno stile di vita attivo.

I processi dell’Apprendimento Motorio sportivo

L’APPRENDIMENTO “è un cambiamento più o meno permanente del Comportamento derivante dalla acquisizione di nuove conoscenze e capacità’ “ All’origine del Cambiamento troviamo 4 aspetti della Personalità :

1. CONOSCENZE

2. CAPACITA’

3. ATTEGGIAMENTI

4. EMOZIONI I REQUISITI di BASE per L’APPRENDIMENTO

• ATTENZIONE

• MEMORIA

L’apprendimento motorio si realizza in tappe successive che comprendono il passaggio graduale da una fase di comprensione del compito e di coordinazione grezza ad una fase di comprensione approfondita e sviluppo di automatismi esecutivi. In letteratura vi è un generale accordo nel distinguere tre stadi relativamente differenziati (cfr Mannino, Robazza, 1999) :

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1. Stadio verbale-cognitivo o di sviluppo della coordinazione GREZZA. • Il compito è compreso a grandi linee ed è svolto solo in condizioni

molto favorevoli • La programmazione del compito e la rappresentazione dei

movimenti sono poco precise • Nel controllo dell’azione è prevalente l’utilizzo dell’analizzatore

visivo • Gli errori sono frequenti e i movimenti poco economici • Le sensazioni derivanti dal movimento sono confuse.

2. Stadio motorio o di sviluppo della coordinazione FINE.

• Il compito è compreso in modo dettagliato ed è svolto facilmente in condizioni favorevoli

• La programmazione del compito e la rappresentazione dei movimenti sono diventate più precise

• Nel controllo del movimento è prevalente l’utilizzo dell’analizzatore cinestesico

• L’esecuzione corrisponde al modello tecnico ricercato • Le sensazioni derivanti dal movimento sono più precise.

3. Stadio autonomo o di sviluppo della DISPONIBILITA’ VARIABILE.

• L’azione è svolta con sicurezza anche in situazioni difficili e variate e l’abilità tecnica viene effettuata in maniera appropriata.

• La programmazione e la rappresentazione del compito sono molto dettagliate

• La capacità di riconoscimento e correzione rapida degli errori sono elevate

• Le informazioni cinistesiche sono precise • Le sensazioni derivanti dal movimento sono molto accurate.

Le 5 FORME di APPRENDIMENTO NELLO SPORT :

1) Per IMITAZIONE (Modeling)

Gli adulti sono vissuti come Modelli di Identificazione Gli adulti possono anche non essere presenti : vedi i personaggi sportivi visti alla TV. E’ fondamentale che l’istruttore di calcio sia vissuto positivamente, per cui l’imitazione diventa efficace. E’ attinente sia nella “Guida della Palla” ma anche al modo di parlare, di vestirsi, di camminare, di comportarsi.

2) Per RIFLESSI CONDIZIONATI Contempla l’utilizzo della Ricompensa e della Punizione. Si tenta di condizionare il soggetto al comportamento corretto, attraverso in particolare l’utilizzo di rinforzi positivi : Es. : un incoraggiamento, un “battere cinque”, una “pacca sulla spalla”, …

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3) Per PROVA ed ERRORI E’ il tipo di apprendimento più importante in ambito sportivo : “Sbagliando s’impara” Fondamentale : il tecnico deve intervenire per correggere gli errori, ma la correzione deve avvenire in un Clima Psicologico ottimale.

4) Per INTUIZIONE E’ la lampadina che si accende nella testa, è il frutto di una elaborazione mentale rapidissima.

5) Per COMPRENSIONE E’ il tipo di apprendimento che si basa sul ragionamento, la capacità di elaborare i dati dell’esperienza e dagli stimoli Si addice ai giovani dopo gli 8 / 10 anni con il progredire della maturazione diventa più frequente.

IL GRUPPO I gruppi possono essere definiti PRIMARI o SECONDARI in base alla loro costituzione. Il Gruppo PRIMARIO è quello dove lo scopo dell’aggregazione è basato sulla soddisfazione dei bisogni emotivi e sociali dei membri. (Es : la famiglia, i gruppi volontari, …) Il Gruppo SECONDARIO è quello dove lo scopo dell’aggregazione è basato sul raggiungimento di obiettivi specifici e limitati, vincolando l soggetti ad un ruolo ben definito. (Es : i militari, i gruppi politici, i gruppi sportivi,…) Il Gruppo è un insieme dinamico di persone che si percepiscono collegati tra di loro per vari aspetti :

1. OBIETTIVI COMUNI e CONDIVISI da raggiungere

2. NORME e REGOLE CONDIVISIONE

3. Legami SOCIO – AFFETTIVI

4. Adesione medesimi VALORI

5. APPARTENENZA ad una stessa ORGANIZZAZIONE

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Nel gruppo il soggetto oscilla tra 2 poli :

1. APPARTENERE

2. DISTINGUERSI APPARTENERE E’ il grado in cui ogni membro si sente accettato e incluso in un gruppo o rifiutato ed escluso Indicatori di un alto grado di appartenenza

� Partecipare attivamente alla vita di gruppo � Trovarsi bene con quasi tutti � Intervenire nella discussione � Farsi carico dei problemi � Usare il “Noi”

DISTINGUERSI E’ il grado in cui ogni membro si sente riconosciuto e accettato, nella sua specifica individualità, dal gruppo Indicatori di un alto grado di individuazione

� Parlare del proprio impegno e professionalità � Ignorare o valorizzare i contributi degli altri � Mettersi in mostra � Usare l’ “Io”

Il “GRUPPO” non è una semplice sommatoria di individui, ma qualcosa di nuovo e diverso = Analogia con l’Acqua : partendo da due composti idrogeno e ossigeno ne otteniamo un terzo e cambiando i parametri dei due composti possiamo ottenere nuove configurazioni tipo ghiaccio, umidità. Obiettivi Individuali e di Gruppo Le persone diventano membri di un gruppo perché hanno determinati obiettivi e motivi personali, la cui soddisfazione appare loro più facilmente raggiungibile attraverso la partecipazione ad un gruppo.

Quando gli obiettivi personali dei singoli membri sono simili, compatibili o complementari, il Gruppo ha una Struttura Cooperativa.

Se invece gli obiettivi personali sono diversi, incompatibili e che si escludono a vicenda, il Gruppo ha una Struttura Competitiva. Nella “fase nascente” il Gruppo è ancora fragile e quindi il conduttore deve favorire, rafforzare e consolidare il “Senso di appartenenza” dei partecipanti per evitare la disgregazione.

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In un Gruppo “già consolidato” in cui è ben sviluppato il senso di appartenenza, è importante valorizzare le Diverse Individualità.

Il Gruppo favorisce la dinamica :

� del Confronto, � della Condivisione, � della Interazione, � alimentando il Senso di Appartenenza � e rafforzando la Motivazione verso i cambiamenti comportamentali.

FASI di una VITA di GRUPPO : Modello del PENDOLO

1. FORMAZIONE

Si caratterizza come periodo iniziale pre-stagione agonistica, di conoscenza degli atleti tra loro con l’allenatore, di condivisione degli obiettivi, di suddivisione dei ruoli, dei compiti e dei metodi per raggiungerli.

2. DIPENDENZA

E’ il rapporto che inizialmente si instaura tra i giocatori e il proprio allenatore e che nel corso della stagione agonistica subirà delle oscillazione in base alla valorizzazione della Autonomia.

3. CONFLITTO

Insorgono perché si ricerca una posizione migliore o visibilità maggiore nella squadra, oppure è una espressione del disaccordo con quanto proposto dal tecnico. (Alleanze, Conflitti, Sottogruppi)

4. COESIONE Riflette il livello di collaborazione con cui i membri del gruppo lavorano insieme per conseguire Obiettivi Comuni e Condivisi. Possiamo trovare 2 tipi di coesione : Coesione sul compito (v. obiettivi comuni e condivisi) e/o Coesione Sociale (v. l’attrazione Interpersonale : simpatia e antipatia).

5. INTERDIPENDENZA

E’ il risultato della Valorizzazione Reciproca e di Gruppo

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LEADERSHIP : TIPI

La LEADERSHIP è l’azione di un individuo finalizzato ad INFLUENZARE e GUIDARE il comportamento di altri in vista di obiettivi stabiliti e condivisi. L’espressione della Leadership è fortemente influenzata dalla:

1. Personalità 2. Contesto 3. Gruppo 4. Obiettivi

• STILI e ORIENTAMENTI di Leadership:

� AUTOCRATICO (autoritario), Comportamento freddo e distaccato, orientato principalmente all’obiettivo, privo di attenzione alla sfera emotiva dei membri del gruppo.

� PERMISSIVO (laissez-faire), Comportamento disinteressato e assente, attenzione alla minimale sopravvivenza del gruppo senza enfasi né verso il compito né verso la sfera emotiva

� DEMOCRATICO Comportamento volto a creare un clima di gruppo collaborativo e elevata attenzione alla sfera emotiva. Il leader incoraggia il membri del gruppo coinvolgendoli nelle scelte, nelle decisioni, incoraggiandone l'autonomia e favorendo lo sviluppo del potenziale umano. Si lavora sul gruppo, incoraggiandolo al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

� ORIENTATO al COMPITO Comportamento fortemente influenzato dal desiderio di raggiungere un risultato (meta-obiettivo), meno sensibile agli aspetti sociali ed emozionali.

� SOCIO- EMOZIONALE Comportamento che evidenza la capacità di sapersi relazionare e comunicare. Attento ai contenuti emozionali e di empatia.

� CIRCOLANTE Tende a soddisfare le esigenze e i bisogni del gruppo in un determinato contesto e in una determinata situazione

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Va fortemente ribadito che I VALORI che la F.I.G.C., in particolare nel settore specifico del calcio “Dilettantistico” ribadisce, in termini di acquisizione e di comportamento, che devono sempre prevalere sull’interesse del singolo sono :

1. Lealtà

2. Correttezza

3. Impegno

4. Passione

5. Rispetto delle Regole e dell’Avversario Va semplicemente ricordato come l’obiettivo primario di una scuola calcio rimane quello di “far divertire” i ragazzi, favorire i processi di apprendimento del gioco del calcio e limitare e gestire al meglio il triste fenomeno del “DROP - OUT”, cioè l’abbandono precoce” dello sport che si è scelti di praticare. Questo scritto ha l’obiettivo di aiutare il neo- Istr-A allo sviluppo di una maggiore consapevolezza del suo ruolo, delle sue multi-identità e della sua “professionalità”. A stimolare in lui il desiderio di un continuo miglioramento, che ha come finalità principe quella di valorizzare “il Benessere e lo Sviluppo Armonico della Personalità” del giovane !!!

“Caro Istr-A”

“ IN BOCCA AL LUPO ” e

Grazie per il Tempo e l’Attenzione che hai dedicato a questo scritto

Dott. Ferdinando CONSORTE F.I.G.C. cr ABRUZZO Psicologo dello Sport

nt : 360 – 618611 email : [email protected]