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101 Anno III numero 7 – € 4,90 ISSN 2240-4589 9 7 7 2 2 4 0 4 5 8 0 0 2 1 0 0 0 7 Gli Strozzi Guicciardini imbottigliano la storia d’Italia MILLE ANNI DI VINI RESORT DA SOGNO VINO E BLUES PER UNA VACANZA TUTTA RELAX CHIARA, DOLCE, FRESCA TOSCANA SPECIALE ANTEPRIME TOSCANE

Vino e dintorni n°7

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Rivista di vino, gastronomia e turismo. Questo numero punta il focus sulla Toscana e sulla Vernaccia di San Gimignano prodotta da Guicciardini-Strozzi

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€ 4,

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Gli Strozzi Guicciardini imbottigliano

la storia d’Italia

mIlle annIdI vInI

reSort da SoGnovIno e blueS per una vacanza tutta relaxchIara, dolce, freSca

toScanaSpecIaleanteprImetoScane

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chi esporta cresce e occhio ai mercati che verranno

David Taddei

In questo numero che dedichiamo alla Toscana, regina dei grandi rossi, pub-blichiamo quasi integralmente la ricerca presentata al Terzo Forum Montepaschi sul vino italiano e realizzata dal centro ricerche della Banca in collaborazione con l’Ismea.Si tratta di dati in alcune parti quasi inediti, considerata la vastità del lavoro che è stato copiosamente ripreso dalla stampa specializzata e no.In particolare, segnalo ai nostri lettori, quelle parti dedicate ai mercati del futu-ro e sull’andamento dei fatturati delle nostre aziende.La ricerca dimostra un fatto che i pro-duttori italiani più illuminati sanno benissimo: chi esporta cresce. Una diret-ta conseguenza della contrazione dei consumi interni, causata dalla crisi, che

colpisce prima di tutto i beni voluttuari come, può essere considerata una gran-de bottiglia o comunque un vino medio che va a costare dai 15 euro in su. Non è, però, solo crisi. Bisogna ammettere che il nostro mercato è evidentemente saturo. Non tanto o non solo per il calo costante dei consumi pro capite – deter-minato soprattutto dallo sfuso – quanto per un problema, questa è la mia opi-nione personale, di appannamento della cultura del vino di pregio: non tira fra i giovani, sedotti molto di più dal gioco degli aperitivi, non conquista nuovi wine lovers veramente competenti che sap-piano apprezzare il piacere di un grande vino o il carattere di un vino medio, espressione della tipicità di un territorio. I giovani pensano ad altro e gli adulti non aumentano, forse perché la ricerca

della tipicità, dieci anni fa prerogativa esclusiva del vino, oggi si sta trasferendo ad innumerevoli prodotti agroalimen-tari e gastronomici italiani creando un regime di concorrenza nel “piacere di degustare”.Allora, nella ricerca dei numeri, invece che investire per rinverdire il “gioco del vino” in italia, dando una spolverata ai linguaggi, ai luoghi, alla commercializ-zazione interna, si preferisce replicare i soliti cliché su mercati vergini. Ecco lo sbocco verso l’estero e soprattutto verso Paesi esotici dove la nostra formula con-sueta può funzionare ancora e generare vendite. In più i nuovi mercati, non solo la Cina, rappresentano un mondo di nuovi consumatori potenziali pratica-mente sconfinato, si parla di miliardi di persone.Chi esporta cresce perché ha il coraggio di andare nelle praterie sconfinate della Frontiera, come avveniva nel vecchio West. Si va un po’ “alla ventura”, ma se non si incontrano banditi o indiani tro-viamo terre ricche e generose. Più si è organizzati e strutturati, più difficilmente ci si troverà in balia di improbabili guide o di fantomatici esperti di mercati esteri.La ricerca di Bmps ci mostra quali sono i motivi per i quali le nostre aziende non tentano la grande avventura e qui scopriamo i limiti del nostro comparto: mancano le risorse, umane ed economi-che, la produzione è troppo piccola per il mondo globalizzato, non si è in grado di affrontare normative e burocrazie complesse e diverse dalle nostre.Anche in questo caso è evidente come il mondo vitivinicolo italiano si stia spac-cando in due e chi resta sotto una certa soglia (di produzione e di strutturazione aziendale) dovrà giocoforza inventarsi un modo per crescere con il mercato interno e con l’enoturismo, evitando di sognare l’Eldorado esotico.

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AgendA

Forum mps

Il vIno ItAlIAno contInuerà

A crescere suI mercAtI esterI

FIere

enolIexpo AdrIAtIcA,

buonA lA prImA

Il terrItorIo

toscAnA:Il bello

e Il buono dell’ItAlIA

protAgonIstI In cAntInA

cInque generAzIonI dentro I vInI dI

pAolo leo

oltre conFIne

Hong Kong

vIAggI

occAsIonIgolose

mAccH[In]AzIone

AnteprIme:e se InIzIAssImo

A FAre postIcIpI?

Il terrItorIo

AbbIAmo AssAggIAto

Il terrItorIo – AnteprIme

cAmbIAIl gAllo nero

Il terrItorIo – AnteprIme

dA nonno A nIpote per

un vero vIno dI montAlcIno

Il terrItorIo

cHIArA,dolce, FrescA

toscAnA

Il terrItorIo

cInque terrItorI per rAccontAre

un toscAno

Il terrItorIo

uno scorcIo dI cAmpAgnA

toscAnA tutto dA scoprIre

Il terrItorIo – AnteprIme

quAlItà In crescItA

Il terrItorIo

quel mItodelle crete

news

FIere

estero, mercAto dI rIFerImento per vInItAly

l’Intervento

50 AnnIdI doc

InnovAzIone

cAvAlzAnI Inox, unA storIA lungA 50 AnnI

protAgonIstI In cucInA

prAgA,cIttà d’orocIttà dIvIno

economIA

vIno, l’ItAlIA tornA leAder per volumI esportAtI

resort dA sogno

vIno e blues per unA vAcAnzA tuttA relAx

Il terrItorIo

cHI è dAvveroIl sAngIovese

Il terrItorIo – AnteprIme

A vIncereè l’export

Il terrItorIo

mIlleAnnI dI vInI

Il terrItorIo – AnteprIme

lA cArIcAdeI 59

Il terrItorIo

Il trIonFodellA quAlItà

Il terrItorIo

Io, mAmmAe mugolone

Il terrItorIo – AnteprIme

eccellenzA A 5 stelle

Il terrItorIo

lA cArnedeI poverI

Sommario

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Prowein è il Salone internazionale del Vino e delle Bevande Alcoliche, a cui partecipano ogni anno le regioni d’Eu-ropa produttrici di vino. A Dusseldorf, in Germania verranno presentate in fiera bevande alcoliche di qualità, pro-dotti tradizionali. Più di 3700 espositori provenienti da 45 Paesi, presenteran-no vini e prodotti propri di fronte ad appassionati di vino ed enologi. L’evento prevede anche mostre speciali, seminari interattivi e una discussione condotta da esperti del settore.http://www.prowein.de/

Nel corso degli anni, la mostra dei vini di Francia a Brive-la-Gaillarde ha conquistato il cuore e il palato di molti buongustai che ogni anno si riu-niscono nello spazio delle tre province che ospitano l’evento, che raccoglie coltivatori e artigiani del settore risto-razione. http://www.salon-vindefrance.com

Piacenza Expo sta preparando la VI edizione di Buon Vivere: manifestazio-ne dedicata ai prodotti enogastronomici tipici e di qualità. La manifestazione si terrà in contemporanea con le mostre Apimell e Seminat, offrendo al pubbli-co un percorso incentrato sulla qualità del buon vivere. Buon Vivere ha come “mission” la valorizzazione, diffusione e promozione dei prodotti agroalimen-tari, tipici locali, “cavati” dalla terra e trasformati in cibi e piatti che meritano di essere conosciuti da tutti.www.buonvivere.info

proweIn24-26 mArzo 2013

sAlon des vIns de brIve-lA-gAIllArde

2-3 mArzo 2013

buonvIvere1-3 mArzo 2013

FIne Food pertH17-19 mArzo 2013

Al salone dell’industria alberghiera e prodotti alimentari che si tiene in Australia è possibile gustare piatti e bevande. Al salone sarà possibile vedere il meglio della cucina regiona-le del Western Australia, partecipare a un ricco programma di seminari gratuiti e frequentare corsi di perfe-zionamento http://www.finefoodwesternaustralia.com.au/

sAlon des vIns d’Auxerre15-17 mArzo 2013

Qualità, genuinità e cordialità sono le caratteristiche di questa edizione. Ad Auxerrexpo ogni anno si ritrovano più di 90 produttori danno ai visitatori l’opportunità di ampliare la propria cultura del vino e discutere con i pro-fessionisti per trarre beneficio dalla loro consigli.

mo.me.vI9-11 mArzo 2013

Mo.Me.Vi. è la Mostra Specializzata della Meccanizzazione in Vitivini-coltura rivolta agli operatori del setto-re. Quella faentina è una fiera storica che, con i suoi 75 anni di vita, dimo-stra che il contatto diretto fra esposi-tore e cliente è ancora un momento importante di relazione commerciale. la mostra è un’occasione per confron-tare prodotti, servizi, macchine, inno-vazioni e prototipi create utilizzando le tecnologie più avanzate ma tenendo conto delle esigenze specifiche del sin-golo cliente.

Agenda

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La catena internazionale Starbucks è nota nel mondo come caffetteria. Ma appena cala la sera, le tazzine di caffè si trasfor-mano in calici di vino e boccali di birra. Questo quello che succede al Dulles International Airport di Washington, che da il là ad un mini rivoluzione nel merca-to della caffetteria. Si potrà così decidere di fermarsi da Starbucks non solo per i soliti prodotti, ma anche per fare un aperitivo in piena regola. A partire dal tardo pomeriggio, entrano in campo, come detto, birra e vino, ai quali fanno da contorno schiacciatine al rosmarino, pinzimonio di verdure fresche, pane e formaggio di capra.

caffè e dolci lasciano il posto all’aperitivo. È la

novità di Starbuks, che parte dal

dulles International airport

di Washington

Della vite non si butta via niente: infatti dagli acini nasce il vino, mentre dai tralci biocarburante. La novità sta nel fatto che adesso anche i semi dei chicchi d’uva possono trovare una seconda vita e un nuovo uso. In California, infatti, i cosid-detti vinaccioli diventano olio. Valentine e Nanette Humer hanno puntato sull’olio di semi d’uva ormai da 15 anni e hanno lanciato qualche anno fa la nuova loro linea di oli varietali denominata “Salute Santé!”. Ogni olio ha le proprie peculiarità ed il proprio bouquet. E se in quelli “a bacca bianca” risaltano le erbe, gli oli da vinaccioli di Merlot e Syrah si rivelano più ricchi e “burrosi”.

“Salute Santé!”, è il nome della linea di oli varietali di semi d’uva californiana. perché della vite non si butta via

niente

Nel 2013 la quinta edizione di Gusto in Scena, manifestazione ideata e creata dal giornalista Marcello Coronini, trasformerà Venezia nella capitale mondiale dell’eno-gastronomia italiana grazie alla prestigiosa collaborazione con la Fondazione Italia Cina. All’evento, in programma il 17, 18 e 19 marzo 2013 presso la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia, si terrà uno workshop sull’analisi delle nuove frontiere del settore enogastronomico in Cina. Quest’anno Gusto in Scena si con-fermerà come un laboratorio per l’alta

a marzo a venezia la quinta edizione di Gusto in scena. Si parlerà di vino

e di eccellenze gastronomiche,

italiane ed estere

cucina con tre grandi eventi in parallelo: Chef in Concerto, dove importanti nomi della ristorazione si confronteranno sul palco e condivideranno con la platea lo studio dei loro piatti. Poi i Magnifici Vini a cui parteciperanno un centinaio di cantine e produttori gastronomici e si potranno degustare vini scelti tra le eccellenze italia-ne ed estere. Ed infine Seduzioni di Gola, una selezione di specialità gastronomiche italiane e europee, basata sulla ricerca di prodotti di grande qualità e sulla valorizza-zione del territorio

News

A cura di Luca Casamonti

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Prodotti di stagioni precedenti o rima-sti invenduti a basso costo. Questa è la filosofia dei negozi outlet che stanno prendendo sempre più piede. È arriva-to il momento anche del primo “outlet enologico”, dove si possono acquista-re vini di qualità (rimanenze o botti-glie non distribuite) a prezzo scontato. “Vinoutlet” nasce da un’idea di Amerigo Coli e Carmela Batacchi, sarà a Firenze e ospiterà al massimo 10 etichette italiane tra bianchi, rossi e rosé, tutte Docg. Nella fase iniziale i due imprenditori hanno scelto di offrire etichette di tutta Italia: 5 rossi toscani, 1 rosso del Sud, 1 prosecco veneto, 1 bianco friulano e 1 canavese.

una galleria d’arte fatta di etichette

di bottiglie di vino. dal 1924, i più grandi artisti le firmano per

mouton rothschild

Opere d’arte racchiuse nello spazio di un’etichetta. Da Braque a Dalì, da Mirò a Chagall, da Picasso a Warhol, sono quelle che compongono la storica “galleria” di Château Mouton Rothschild, la cui prima etichetta d’autore risale al lontano 1924 (la prima fu di Jean Carlu, al quale il barone il Barone Philippe de Rothschild chiese di disegnarla per le bottiglie di quell’annata). E che si è arricchita con l’opera dell’artista statunitense Jeff Koons, che si ispira allo stile kitsch, considerato un’icona neo-pop, illustratore ironico dell’“american way of life” e del suo “consumism”.

“vinoutlet”: nasce a firenze il primo “outlet enologico”.

dieci etichette, tutte docg saranno in vendita a prezzo

scontato

“vitisdb”: il primo database italiano

vinicolo pensato per gli adetti ai lavori e per gli appassionati del mondo del vino

L’Università di Pisa, con il finanziamento della “ColleMassari Spa”, Fondazione Bertarelli e “Ager - Agroalimentare e Ricerca”, e la collaborazione di oltre 20 istituzioni nazionali che svolgono attività di ricerca in viticoltura, ha crea-to “VitisDB” (www.vitisdb.it), il primo database viticolo italiano online, che descrive le varietà di vitigni più diffusi in Italia. È uno strumento pensato per gli addetti ai lavori, ma consultabile anche dagli appassionati del mondo del vino, curiosi di scoprire quali differenze ci

siano tra i vari vitigni, conoscere la loro diffusione e storia, districarsi tra i nomi usati per indicare le piante e i vini da loro derivati. Si tratta di una banca dati on line che raccoglie e descrive le varietà di vitigni più diffusi sul territorio nazionale, dove ogni singolo utente può avere la possibilità di poter inserire e gestire nel database i propri dati. Inoltre, “VitisDB” è stato progettato in modo che possa essere implementato con il contributo degli studiosi di università, istituti e cen-tri di ricerca.

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Forum Mps

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Il vino italianocontinueràa crescere

sui mercatiesteriTERzO FORUMMONTEPASCHI

SUL VINO ITALIANO:

LA RICERCA REALIzzATA

DALLA RESEARCH DI BMPS E ISMEA

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Forum Mps

Le prospettive per il comparto vitivini-colo italiano fra mercati tradizionali ed emergenti, i nuovi scenari sui territori che nel futuro potranno aprirsi al consu-mo di questa grande eccellenza italiana e la presentazione del nuovo Mps Wine Index. Sono stati questi gli argomenti importanti del Forum Montepaschi sul vino Italiano, giunto alla sua terza edi-zione. Come tradizione, ha visto la pre-senza delle massime istituzioni italiane, dei maggiori rappresentanti della filiera vitivinicola nazionale e di alcuni fra i più significativi importatori dei mercati internazionali.L’iniziativa è nata nel 2010 per rispondere alle esigenze del comparto vitivinicolo e fornire un supporto di analisi tecnica e finanziaria ad un settore che sta assumen-do sempre più importanza nell’economia del nostro Paese ed è considerato uno degli asset principali su cui investire anche in termini di conoscenza.Sono molti gli spunti forniti dal Forum che si è tenuto al Teatro dei Rozzi di Siena e che ha visto la partecipazione di nume-rosi fra i più importanti produttori italiani.Mps Wine index

Il nuovo “Mps Wine Index” elabora-to dalla Research di Banca Monte dei Paschi di Siena, e presentato al Forum, ha confermato per il 2013 la tendenza a crescere del prezzo medio del vino italiano, sulla scia dell’incremento delle quotazioni rilevato nel 2012 e rivelando la tendenza ad una maggiore ricerca della

qualità del vino da esportare. La buona salute del settore, secondo l’Osservatorio di Banca MPS, è confermata anche dal clima di fiducia e dalle aspettative della maggioranza delle aziende produttrici (il 67% del campione) le quali si attendono un aumento del fatturato per il 2013, con prospettive di crescita attorno al 5% nella maggior parte dei casi. Un segno positivo che dovrebbe realizzarsi nonostante il possibile calo dei volumi. Già nel 2012, secondo le stime ISMEA – UIV, la pro-duzione nazionale si è attestata su quan-titativi inferiori ai 40 milioni di ettolitri segnando un minimo storico.L’anaLisi

La ricerca realizzata dalla Research di BMps e da Ismea fotografa l’andamento del mercato mondiale del vino, sfuso e imbottigliato, per volume e valore, rile-vando come per l’Italia, a fronte della riduzione dei consumi interni, l’export sia il principale driver di sviluppo. L’Italia produce il doppio della domanda interna e il consumo pro capite cala di un litro all’anno (ora si attesta fra i 35 e i 37 litri, negli anni Settanta arrivava a 100). La ricerca mostra come solo il 14% delle aziende che non esportano continua a crescere. Il dato invece quasi triplica (43%) per le imprese che operano sui mercati internazionali. Le aziende italiane che esportano (sono il 70% del campio-ne) raccolgono mediamente fuori dai confini nazionali circa il 37% del proprio fatturato.

Le tavoLe rotonde

I dati del lavoro della Research di BMps e di Ismea sono stati materia di due tavole rotonde, che hanno animato la mattinata di lavori. Alla prima sessione, dedicata agli scenari futuri del mondo vitivinicolo, hanno preso parte: Fabrizio Viola (ammi-nistratore delegato di Banca Monte dei Paschi di Siena), Claudio Galletti (presi-dente dell’Enoteca Italiana), Beniamino Quintieri (professore dell’Università di Tor Vergata Roma), Federico Castellucci (diret-tore generale dell’Oiv, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del vino), Stevie Kim (general coordinator Vinitaly International), Lamberto Vallarino Gancia (produttore e presidente di Federvini). Nella seconda sessione di dibattito incen-trata sul tema della competizione nel mer-cato globalizzato, invece, si sono ritrovati Fabrizio Schintu (responsabile area estero di Banca Mps), Fabio Carlesi (segreta-rio generale dell’Enoteca Italiana), Gianni Salvadori (assessore all’Agricoltura della Regione Toscana), Riccardo Illy (Azienda Mastrojanni), Barbara Mottura (Azienda Mottura Vini del Salento), Carlotta Pasqua (Cantine Pasqua e Presidente di Agivi, l’Associazione dei Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani), Luigi Rubino (Presidente del Consorzio Puglia Best Wine) e Sen Liu (Presidente Beijing zhengyuan Youshi Inc Importatore Cina). i Mercati di oggi Nonostante l’Italia rischi il sorpasso da parte della Spagna come primo fornitore

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mon-d i a -le (in volume), grazie soprattutto agli “sfusi”, non sembra arrestarsi la crescita in valore del vino italia-no che nel 2011 era di 4,4 miliardi di euro e che nei primi sette mesi del 2012 è cre-sciuto dell’8% su base annua. È proprio la crescita in valore il dato più attendi-bile per valutare la capacità di pene-trazione dei nostri vini di pregio (il dato del volume risente dell’incidenza degli sfusi cresciuta fino al 40% del totale). I dati sui paesi importatori nel mondo mostrano come la Cina, pur restando un nuovo mercato, si sia avviata a raggiungere volumi e valori che la mettono alla pari con i principali mercati mondiali consolida-ti. La Cina sale al quinto posto assoluto in valore, con 1.037 milioni di euro facendo segnare un +71% e superando in un solo anno Giappone, Belgio, Svizzera e Paesi Bassi. A riprova delle enormi poten-zialità di questo paese vi è anche la forbice fra crescita di importazioni di vino in valore e in volume. Le quantità crescono “solo” del 27,7% (sesto mercato al mondo) evidenziando una maggio-re attenzione per i vini di pregio. Una tendenza che pare consolidarsi nei nuovi mercati visto che anche la Russia fa registrare una forbice netta: cresce in valore (+14,6%) e cala in volume (-6%).i Mercati di doMani

Le maggiori potenzialità si riscontrano nei nuovi mercati dell’Eu-ropa dell’Est e in varie zone del mondo fuori dal nostro conti-nente. Ismea ha fatto un’analisi dei dati derivanti da una specifica banca dati sul commercio con l’estero, Gti, proponendo insiemi di Paesi potenzialmente «appetibili» per l’export. Un gruppo importante è quello rappresentato dai Paesi dell’Est europeo, comunitari e non, che negli ultimi cinque anni hanno incremen-tato notevolmente la propria domanda (Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Estonia, Lituania, Lettonia). A questi si affiancano alcu-ni Paesi sudamericani, come Brasile, Argentina e Messico, o quelli dell’Estremo Oriente quali India, Corea del Sud e Thailandia.

L’“MPS WINE INDEx”, L’INDICE

DI PRESSIONE COMPETITIVA

DEL VINO ITALIANO

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Forum Mps

Certo i volumi sono ancora piuttosto limitati e solo in pochi casi superano il milione di ettolitri importati, ma i tassi di crescita sono talvolta travolgenti.L’itaLia nei nuovi Mercati deLL’europa deLL’est

Il nostro Paese è leader in Bulgaria (58% davanti a Spagna e Francia), Slovacchia (36% davanti a Ungheria e Rep. Ceca), Ungheria (88% davanti a Germania e Spagna), secondi in Estonia (14% die-tro alla Spagna, davanti alla Francia), Lituania (27% dietro la Francia, prima della Spagna), Romania (15% dietro la Spagna e davanti alla Bulgaria), terzi in Lettonia (20% dietro Francia e Spagna).L’itaLia nei nuovi Mercati extracontinentaLi

Siamo primi in Thailandia (24% davanti ad Australia e Francia), terzi in Brasile (17% dietro Cile e Argentina), Messico (dietro Spagna e Cile), Corea del Sud (die-tro Cile e Spagna), India (dietro Francia e Australia), Australia (dietro Nuova zelanda e Francia), Argentina (1% dietro a Cile con 87%, Spagna e a pari quota con la Francia).chi esporta cresce

L’indagine ISMEA, svolta nel giugno 2012 e focalizzata sull’internazionalizza-zione delle imprese agroalimentari, evi-denzia l’indiscutibile orientamento all’ex-port delle imprese vitivinicole, rispetto a quelle dell’intero comparto agroalimen-tare: il 70% delle imprese vitivinicole intervistate esporta contro il 35% del totale agroalimentare (dati Panel ISMEA). Tra le imprese esportatrici, quelle con fatturato in crescita (2011 versus 2010) risultano essere il 23% per il comparto agroalimentare e il 43% per il solo settore vitivinicolo, mentre quelle con fatturato in flessione il 12% per l’intero panel ed il 27% del settore vitivinicolo. Tra le impre-se non esportatrici, invece, quelle in cre-scita rappresentano il 22% nell’aggregato del totale agroalimentare ed il 14% nel settore del vino; tra quelle con fatturato in flessione, il 43% appartengono al panel complessivo ed il 16% al settore del vino.L’incidenza deLL’export suL fatturato. L’orientamento all’export e il successo oltre confine dei vini italiani rispetto ai prodotti dell’intero comparto agroalimen-tare, emerge anche osservando i risultati relativi all’incidenza del fatturato estero

tra i due aggregati, quello del totale agroa-limentare e quello del settore vitivinicolo. Tra le imprese che esportano, infatti, l’incidenza media del fatturato estero su quello totale si attesta al 37% per il settore del vino, mentre risulta pari al 24% per l’intero panel.Le Maggiori difficoLtà incontrate daLLe aziende che esportano

Le risposte indicano una molteplicità di fattori che si possono riassumere in alcuni concetti base: nei mercati consolidati c’è forte competizione, scarseggiano impor-tatori disponibili; nei mercati nuovi c’è maggiore rischio di insolvenze e mancano dati aggiornati su cosa si consuma, in quale fascia di reddito, in quale area del Paese. Le accise sono molto elevate in alcuni paesi come Regno Unito, Irlanda, Paesi Scandinavi. Alla domanda sul perché alcune imprese scelgono di non esportare sono state date queste risposte: prezzi troppo bassi, serve un prodotto particolare per i mercati esteri, non sono disponibili le certi-ficazioni richieste, mancano le risorse finan-ziarie necessarie, mancano le risorse umane qualificate, soddisfazione per le vendite sul mercato italiano, produzione troppo bassa.canaLi di coMMerciaLizzazione

Dai risultati dell’indagine è emerso che l’89% delle imprese esportatrici, sia per l’intero panel, sia per le sole imprese vitivinicole, si avvale di un solo canale di commercializzazione all’estero, il resto, invece, utilizza una combinazione di solu-zioni. Tra le modalità più utilizzate emer-ge il ricorso a importatori/esportatori, soluzione scelta dal 76% delle imprese del panel complessivo e dall’80% di quelle vitivinicole.prezzo sinoniMo di quaLità

Un prezzo di vendita più elevato non deve semplicemente riflettere un incre-mento dei costi fissi all’origine (compresi i costi burocratici), ma divenire sinonimo di qualità. Essenziale a tal fine risulta l’in-vestimento sulla diffusione del brand ed adeguate strategie di marketing per educa-re i consumatori sulle reali qualità del vino italiano anche di fascia di prezzo inferiore. I prossimi anni risulteranno decisivi per capire se e con quale decisione tale stra-da è stata intrapresa e quali siano le reali potenzialità in termini di margini, oppure se l’incremento odierno dei prezzi ha riflettuto in gran parte l’aumento dei costi fissi intervenuto negli ultimi anni.

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BALzO DELLA CINA FRA I PAESI IMPORTATORI: IN UN ANNO SALE

AL QUINTO POSTO. EUROPA DELL’EST, SUD AMERICA, INDIA, COREA DEL SUD

E THAILANDIA SI CANDIDANO AD ESSERE I PROSSIMI NUOVI MERCATI

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Fiere

estero, mercato di riferimento per vinitaly

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Promozione, ma anche affari. Il Vinitaly (7-10 aprile), giun-to alla 47esima edizione, ha acquisito nel tempo la doppia valenza di vetrina promozionale e di piazza d’affari per l’incontro tra offerta e domanda internazionale. Quest’anno potenzia ulteriormente l’attività di incoming grazie al lavoro dei suoi delegati in 60 Paesi e a un accordo con Ice. Si tratta di un impegno necessario per mantenere alto il grado di soddisfazione espresso da espositori e operatori esteri nel sondaggio realizzato da Veronafiere a consuntivo dell’edi-zione 2012. La partecipazione consente di consolidare la propria immagine (97%), verificare l’interesse per i propri prodotti (98%), valutare il mercato e la concorrenza (95%).export, eLeMento contro La crisi

I dati dell’esportazione lo confermano, la ricetta anticrisi per il vino italiano è vendere all’estero. Un’opportunità che Veronafiere propone da oltre 15 anni, da quando cioè ha fatto di Vinitaly e di Vinitaly International strumenti per l’internazionalizzazione delle imprese enologiche italiane.La presenza straniera

L’importanza di partecipare vale anche per gli operatori stranieri. In un sondaggio sui visitatori esteri dello scorso anno, l’86% ha affermato di partecipare a Vinitaly per tro-vare nuovi contatti, capire le nuove tendenze e finalizzare contratti di acquisto. Per la prossima edizione verrà ulterior-mente incrementata la presenza di buyer stranieri. Questo permetterà di aumentare le possibilità di contatti b2b per le aziende espositrici.punto di riferiMento per iL vino itaLiano

Vinitaly, che si impone ogni anno come il più grande salone internazionale dedicato al vino, offre a trader e operatori internazionali l’unico punto di riferimento completo dell’of-ferta italiana. Offerta che, non bisogna dimenticarlo, rappre-senta il meglio dell’enologia mondiale, in termini di qualità e di originalità grazie al suo patrimonio di vitigni autoctoni, con prezzi concorrenziali in relazione anche all’appeal del made in Italy e della cultura che il nostro vino rappresenta nel mondo.vivit, vigne vignaioLi terroir

Vivit, dopo il grande successo del marzo scorso, torna rin-novato, per ampliare l’offerta e rispondere all’interesse mani-festato dagli operatori e dal pubblico che nel marzo scorso hanno apprezzato, in numero e qualità, l’area che ha ospitato più di 120 espositori, alcuni dei quali provenienti dall’estero.Nuovo lo spazio messo a disposizione. Si tratta dell’amplia-mento del padiglione 11 di Veronafiere, che verrà inaugura-to proprio durante il prossimo Vinitaly. «Ci piace poi segnalare l’anteprima di Vinitaly: Opera Wine– spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – evento realizzato sabato 6 aprile, presso la Gran Guardia di Verona, in collaborazione con Wine Spectator, che anticipa di un giorno l’inizio ufficiale della rassegna. È un grande momento di promozione del vino italiano negli USA e nel mondo, la cui eco si protrae lungo tutto il periodo dell’anno. Oltre 100 produttori selezionati dalla rivista, in rappresentanza di tutte le regioni vinicole ita-liane, Opera Wine coniuga business e glamour nella migliore tradizione dei wine tasting walking around di stampo inter-nazionale.

Veduta di Verona Fiere

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Fiere

enoliexpo adriatica, buona la prima

Straordinaria la partecipazione di operatori professionali da tutta Italia e dall’estero

L’EnoliExpo Adriatica di Fermo – prima fiera dedicata ai produttori delle filiere del vino e dell’olio – è andata in archivio con uno straordinario successo di pubblico, un generale consenso degli espositori pre-senti e la consapevolezza che il centro-sud Italia aveva bisogno di una manifestazio-ne professionale di alto livello, destinata esclusivamente ai produttori, ed orientata su innovazione e qualità.Emblematico a riguardo il commento di Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (1.200 produt-tori associati) e vicepresidente nazionale di Assoenologi: «Dopo anni di fiere espositi-ve più goliardiche che tecniche, si è riusciti a creare, in una località forse poco cono-sciuta come il quartiere Girola di Fermo, un evento espositivo molto interessante perché finalizzato a coprire le esigenze del piccolo, medio e grande produttore di vino e di olio che si riconosce nella filiera corta. La presenza di primari espositori ha richiamato moltissimi produttori che, con entusiasmo, si sono confrontati con il mondo della ricerca e della tecnologia». Organizzato dalla Globe Trotter di Ferrara con il sostegno, tra gli altri, dei Consorzi di Tutela Vini di tre regioni, EnoliExpo Adriatica ha visto la partecipazione di numerosi espositori, in rappresentanza di un centinaio di case produttrici che hanno avuto modo di presentare macchi-nari, attrezzature, prodotti e servizi per la vitivinicoltura, l’olivicoltura, l’industria enologica ed olearia, riscontrando l’inte-resse dei visitatori, giunti da ogni regione d’Italia anche con pullman appositamente organizzati, ma anche da una cinquantina di operatori professionali stranieri pro-

venienti dai paesi balcanici e da Israele, selezionati in collaborazione con l’azienda speciale per l’internazionalizzazione della Camera di Commercio di Ancona. L’Istituto Marchigiano di Tutela Vini ha organizzato durante la manifestazione fieristica il convegno dal tema I nostri vini nel mondo: strategie ed opportunità con la partecipazione, tra gli altri, di Gabriele Micozzi, docente di marketing alla facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, Denis Pantini. responsabile Area Agricoltura e Industria Alimentare della Nomisma ed Anna Maria Di Ciolla del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Nei vari inter-venti che si sono susseguiti, c’è stata una costante importante: il concetto di rete,

quello di mettere assieme tutte le ecce-zionalità e le proprietà di un territorio, per poter creare un’immagine di insieme forte, in grado di attrarre turisti, investi-tori, consumatori.Di grande interesse anche l’altro incon-tro rivolto al mondo del vino, promosso dall’Ordine degli agronomi, che ha messo in luce le migliori soluzioni nei vigneti ed in cantina per una produzione sostenibile che possa favorire un bere consapevole. La seconda edizione di EnoliExpo Adriatica si terrà a gennaio 2015. Ma la Globe Trotter è già al lavoro, consape-vole che, dopo il successo iniziale, sarà importante compiere un ulteriore salto di qualità in una prospettiva sempre più internazionale.

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L’intervento

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50 annidi doc

Donatella Cinelli Colombini

LE DENOMINAzIONI SONO LA RISPOSTA

PERFETTA ALLE ASPETTATIVE DEI

CONSUMATORI DEL FUTURO. C’È UN SOLO PUNTO INTERROGATIVO

SULL’IPOTESI DI UNA PROSPETTIVA DI

SUCCESSO: LA SCARSA CAPACITà DI GIOCARE

IN SQUADRA

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Nel 1963 arriva la prima Doc italiana. Oggi ci sono 334 vini Doc e 73 Docg. Ma la filosofia di legare i vini al loro territorio di origine vale ancora? A rispondere alla domanda è Donatella Cinelli Colombini.

Secondo me sì, perché le denominazioni sono esattamente quello che oggi vuole il mercato: caratteri distintivi, storia, amore per la terra, alti livelli qualitativi… Un mix di tradizione e innovazione, di naturalezza e tecnologia, di passione e creatività, l’unione di grandi realtà produttive e microaziende familiari. Ma ci sono profonde differenze rispetto a 50 anni fa, perché la sfida si è spostata dalla produzione alla commercializzazione. In-somma, se prima dovevamo imparare a fare buoni o ottimi vini, ora bisogna imparare a venderli. La mia riflessione sulle Doc verte proprio su questo.Parto da lontano, dai Paesi dove si concentrerà il consumo di vino che, nei prossimi anni, è previsto in crescita con percentuali del 5,3% l’anno. Fra 5 anni le nazioni consumatrici saranno nell’or-dine: USA, Germania, poi la coppia storica Francia-Italia, quindi la Cina, seguita da un Regno Unito in contrazione e una Russia in espansione. Andiamo ora a vedere chi consuma vino nel colosso americano che già adesso compra 2,5 milioni di ettolitri dall’Italia. Va ricordato che questa nazione è tradizionalmente in anticipo sulle tendenze dello stile di vita e che spesso le diffonde nel resto del mondo. Ebbene, nel paese a stelle e strisce consumano vino soprattutto le persone della generazione nata nel dopoguerra cioè i boomer (1945-1964), ma sono i millennials, che hanno oggi fra i 20 e i 30 anni, quelli che comprano le bottiglie di prezzo superiore ai 20$ con frequenza doppia degli altri. Sono loro i consumatori del futuro e quindi è utile andare a vedere cosa li attrae. Questi gio-

vani wine lovers cercano naturalezza, autenticità, diversità, piccole dimensioni produttive… ciò che viene chiamato “European sty-le”. Tutto l’opposto del gusto omologato Cabernet-Merlot-Char-donnay che dominava i consumi fino a 5 anni fa. Potremmo anzi azzardare l’ipotesi del superamento dello strapotere commerciale dei vitigni. Anche la crisi del modello Yellow Tail sembrerebbe farlo pensare.Ed eccoci a chiudere il cerchio sulle denominazioni italiane. Cosa c’è di più adatto delle nostre Docg-Doc per soddisfare le esigenze di nuovi consumatori come i millennials? Brand territoriali, basate sulla diversità di ogni suolo, clima, tradizioni colturali e, spesso, con vitigni autoctoni. Va ricordato, a tale proposito, che fra le 5.916 varietà d’uva presenti nel mondo, l’Italia è la nazione che ne ha di più, cioè ben 453 contro le 342 francesi. Insomma le Doc sono brand collettivi che comprendono le produzioni di tan-te medie, piccole e piccolissime cantine che usano un immenso patrimonio “genetico”.Le denominazioni sono la risposta perfetta alle aspettative dei consumatori del futuro. C’è un solo punto interrogativo sull’ipo-tesi di una prospettiva di successo: la scarsa capacità di giocare in squadra delle imprese italiane e la mancanza di registi in grado di organizzare l’azione promozionale e commerciale secondo un piano unitario.Concludo rispondendo alla domanda iniziale. Il sistema del-le denominazioni è un’arma vincente nei mercati del futuro e quindi deve avere lunga vita, ma c’è bisogno di una cabina di regia che dia ai nostri splendidi vini il successo commerciale che meritano. Esperienze come Buonitalia, come la soppres-sione e poi la resurrezione dell’ICE non sono molto incorag-gianti, ma non disperiamo.

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La cantinadi Fattoria del Colle

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Protagonisti in cantina

cinque generazioni dentro i vini di paolo leoSe è vero che dietro ogni bottiglia di vino c’è sempre una storia da raccontare, quella dei vini Paolo Leo è una storia semplice e bella, come tutte le storie di famiglia. Cinque generazioni di viticoltori, uniti da una passione ere-ditaria per il vino, senza mai allontanarsi dalla propria terra, hanno costruito ciascuno un pezzo di storia di una cantina che sorge, oggi come allora, a sud di Brindisi, nella cittadina di San Donaci, e porta ancora il loro nome. Paolo Leo, 52 anni, ha ereditato la cantina dal nonno Paolo e l’ha saputa ampliare e rinnovare, attraverso un’attenta e incessante opera di ammodernamento tecnologico dei pro-cessi produttivi dell’azienda. Sposato con Roberta D’Arpa, ha quattro figli; i due maggiori, Nicola e Stefano, sono già impegnati in azienda. Socio del Movimento del turismo del Vino Puglia, ha una passione “innata” per il vino e per il suo lavoro: è grazie al suo impegno in vigna e in cantina che è riuscito, attraverso i suoi vini, a far conoscere ed apprezzare l’eccellenza del “made in Puglia” nel mondo. Oggi più del 70% dei vini Paololeo viene esportato oltre confine. Paololeo è oggi un’azienda moderna, ma il “cuore” di tutta l’attuale superficie vitata sono ancora quei 25 ettari dove il bisavolo cominciò, agli inizi del Novecento, a vinifi-care le sue uve nella Masseria Monticello. Oggi è ancora un erede a guidare la cantina, l’omonimo Paolo Leo che, grazie

QUELLA DEI VINI PAOLO LEO È UNA STORIA

SEMPLICE E BELLA, COME TUTTE

LE STORIE DI FAMIGLIA

a ulteriori acquisti di terreno e a nuovi investimenti, è riusci-to a costruire in pochi anni un’azienda al passo con i tempi.L’azienda produce 35mila quintali di vino l’anno, con fattu-rati in forte crescita e riconoscimenti in Italia e all’estero. È passata da un fatturato che sfiorava i 500mila euro del 2005 agli oltre 5 milioni di euro del 2011, generati in buona parte dalle vendite oltre confine (70%). Primitivo, Negroamaro, Malvasia bianca di Lecce e Doc Salice Salentina sono i prin-cipali vitigni autoctoni coltivati, seguiti dallo Chardonnay e dal Fiano di Puglia.L’orfeo, un negramaro 100%, è il vino di punta insieme al Fiore di Vigna, Primitivo Salento Igt, orgoglio della cantina.

Paolo Leo

L’esternodell’azienda

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Protagonisti in cucina

praga, città d’orocittà divino

È capitato a tutti di sentire un pizzico di ca-lorosa consuetudine, in terra straniera, colpiti d’improvviso dalle chiacchiere in italiano di qualche sconosciuto. Almeno prima di diven-tare apolidi, cosmopoliti cittadini del mondo. È da provinciali? Forse un po’, ma i senti-menti non si giudicano. Come non si giudica chi si mischia ai profumi e ai sapori dell’eso-tico lido, ma a crisi di astinenza periodiche risponde con ritorni alle origini. Mi spiego. Siamo a Praga, nel cuore di Praga. Proprio alle spalle della Chiesa di Santa Ma-ria di Týn e della più bella piazza della città: Piazza della Città Vecchia. Qui, al 18 di via Štupartská si trova la zona franca di VINO-diVINO. Stato indipendente, piccola repub-blica italica, oasi di profumi e sapori medi-terranei. Difficile resistere, impossibile non scoprirsi con la mente già seduti ad un tavolo della splendida sala.

VINOdiVINO è tutto, locale di cultura enogastronomica autenticamente italiana, ri-storante, winebar, enoteca e splendido pun-to vendita di prodotti tipici. Per le sue qua-lità rappresenta un posto unico a Praga. Gli amanti della buona cucina e del vino possono trovare un’eccellente ristorazione e la più am-pia offerta di vini, superiore alle 500 etichette, nonché distillati di altissima qualità prove-nienti da tutte le regioni d’Italia e del mondo. Vi è poi anche uno spazio dedicato alla mi-gliore gastronomia italiana, con prodotti ori-ginali e selezionati tra il miglior made in Italy. Il tutto in una splendida ambientazione, calda ed accogliente, dove la cucina a vista si affac-cia direttamente sul ristorante. Il clima familiare che si respira nel locale met-te da subito il cliente a proprio agio e lo fa sentire amorevolmente curato dall’intero staff giovane e multilingue. I menu proposti e cu-

rati personalmente dallo chef Mario D’Inno-cenzo esprimono quanto di meglio si possa trovare nella ristorazione della città, impron-tati ai gusti e ai sapori tipicamente mediterra-nei, freschi e leggeri variano ad ogni stagione rinnovati e/o reinventati e accontentano ogni tipo di palato. Se non fosse abbastanza, qui si organizzano mensilmente eventi ed incontri condotti da esperti sommelier e corsi di cucina persona-lizzati o per piccoli gruppi, su iniziativa dello staff della cucina. Momenti coinvolgenti per i clienti buongustai che si trovano in questo modo totalmente immersi nella storia e nella cultura enogastronomica italiana.

Martina Cenni

L’internoVinoDiVino

Lo chefMario D’Innocenzo

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Claudio Zeni

le veStIGIa del mundo maya

Viaggio in Belize all’insegna del sole, del mare e delle suggestive vestigia del Mundo Maya. Questo piccolo paese del Centro America offre fino a maggio il meglio di sé. Clima caldo secco, sole a volontà, mare stupendo. La proposta di Tour 2000 Go Centroamerica (Tel. 011.5172748 www.gocentroamerica.it) prevede la partenza dall’Italia per Belize City e nella prima parte del viaggio visite a riserve naturali ed alcuni siti Maya. Poi in aereo a Ambergris Caye, la più grande delle isole, con mare di struggente bellezza, spiagge bianchissime ed immersioni d’obbligo nel “Great Blu Hole” di Lighthouse Reef. Costo del pacchetto fino a maggio di 11 gior-ni/9 notti a partire da 1.590 euro: trasferimenti, hotel, prima colazione ed alcuni pranzi. A parte il prezzo del passaggio aereo dall’Italia secondo le migliori tariffe (circa 780 euro più tasse).

vanuatu: I SaltatorIdell’ISola dI pentecoSte

La Repubblica di Vanuatu, chiamata l’Austrialia del Espiritu Santo e successivamen-te Nuove Ibridi rappresentano un mondo a parte ove i riti tribali delle popolazioni melanesiane ancora sopravvivono alla civilizzazione. GoAustralia (Tel. 011.5187245; www.goaustralia.it) propone un viaggio attraverso le piccole isole di questo arcipe-lago e la vita della capitale Port Vila. Partenza dall’Italia alla volta di Sidney, trasfe-rimento in pullman al Grace Hotel Sydney**** Sup. Nella giornata successiva volo per Port Vila; a seguire, trasferimento a Tanna e ritorno a Port Vila da dove si volerà verso l’Isola della Pentecoste. A seguire, visita della città di Malekula, e arrivo al Tam Tam Bungalow**, con visite ai villaggi Nambas, le tribù locali delle isole Vanuatu. Tutti i voli internazionali e i trasferimenti da e per gli aeroporti sono inclusi nella quota a partire da euro 3.390, incluso pernottamenti e prima colazione. La quota non comprende le tasse aeroportuali di circa euro 690, soggette a variazione.

thaIlandIa:la terra del SorrISo

«Muoviti nel mondo celebrando, danzando, cantando, simile a un’ape; va da fiore a fiore, soltanto attraversando tutte le esperienze diven-ti maturo». (Buddha). E quale modo migliore di muoversi se non viaggiando, attraversando la Thailandia, da nord a sud, dalle antiche capitali al famoso Khao Sok National Park. Antico e magico regno del Siam – nome conservato fino al 1939 – che ancora oggi richiama alla mente l’esotico, l’Oriente, le avventure e le bellezze di una terra leg-gendaria. Il tour 13 giorni/9 notti proposto da www.hotelplan.it (Tel. 02.721367239) ha quote a partire da 2.060 euro a persona e prevede 3 notti a Bangkok, 3 notti. “Tour Classico” e 4 notti Tour Templi e Foreste con trattamento di pensione completa durante il tour e per-nottamento e prima colazione a Bangkok.

occasioni goloseViaggi

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Resort da sogno

vino e blues per una vacanza tutta relaxRodolfo Turchi

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E CI SONO I DOLCI SUONI DELLE CAMPANE A VENTO

CHE TI AVVOLGONO E INIzIANOA RILASSARTI MENTRE SALI LE

SCALE DEL FIENILE TRASFORMATO IN ALLOGGI

CURATI IN OGNI DETTAGLIO

Il giardinodi Palazzetto Ardi

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Resort da sogno

Note di Blues dal vivo ti accolgono fin prima del vialetto di accesso. La passio-ne per la musica di Carlo Sitzia arriva da lontano, lui che ha suonato con Eugenio Finardi. E la musica è adesso il filo condut-tore della sua attività in campagna, blues per gli ospiti, campane a vento per rilas-sare la vigna. Palazzetto Ardi è una sorta di luogo magico nelle Terre Perse dalla Serenissima Repubblica di Venezia, Torri di Confine a Gambellara (Vi). Una magia che si prova quando si arriva dopo aver percorso la strada che separa l’agriturismo dalla statale, che dalla A4 Milano-Venezia porta verso Verona. Ad accoglierti ci sono i profumi dell’orto, vero orgoglio di Carlo Sitzia, che insieme alla moglie Michela Cariolaro conducono Palazzetto Ardi. C’è la fragranza che arriva dalla cucina, regno di Michela. E ci sono i dolci suoni delle campane a vento che ti avvolgono e inizia-no a rilassarti mentre sali le scale del fieni-le, trasformato in alloggi curati in ogni det-taglio. Se le note dei legnetti e del metallo mossi dal vento aiutano i visitatori a stare meglio, il suono delle campane a vento è stato scelto come tecnica per “rilassare” vigne e frutteti. «Tutto nasce da un’idea di Michael Barbot che ha messo a punto la genodica che si basa sullo studio degli effetti delle frequenze sulle piante. È stato scoperto che attraverso i suoni si sviluppa la sensibilità delle piante e che, ad una determinata frequenza, una pianta si cura da sola. Sono rimasto affascinato da tutto questo ed ecco la scelta delle campane a vento», spiega Carlo mentre seduto davan-ti ad un bicchiere del suo Entusiasmo ci racconta dell’azienda. «Abbiamo valutato anche altre esperienze, come quella che a Montalcino ha visto un’azienda installare altoparlanti tutti attorno alla vigna per tra-smettere Mozart. E le piante rispondono». «Noi – continua – abbiamo pensato alle campane, accordate in re maggiore, con i tubi che creano un’atmosfera esotica. In oriente tengono lontano i cattivi auspici, qui accompagnano e avvolgono chi gira per la nostra azienda. È un’emozione per chi assaggia vino o fa una passeggiata nell’orto e viene cullato da suono accor-dati». Le campane, una trentina in tutto, sembrano davvero giovare alle viti, che vivono meglio e fanno sembrare l’erba attorno più verde, oltre che far parte di una filosofia che accompagna tutte le scelte dell’azienda.

Per gli ospiti, ci sono le note della musi-ca blues. «Wine n’ blues store house è un’esperienza che dura tutto l’anno. Il vino va benissimo con il blues. La sera arrivano i ragazzi a bere vino e a suonare dal vivo come in osteria. Ci piace così tanto la musica che siamo sponsor di Blues Made in Italy a Cerea (Vr), organizzato da Lorenz zadro, e con le nostre bottiglie di vino Entusiasmo andremo a Tolosa per l’European blues challenge. Ci rivolgiamo ai turisti in maniera alternativa, con il blues, con la musica».

Le caMere

Sono tre le suite in style country house che l’agriturismo mette a disposizione. Tre unità indipendenti, dalla camera della musica, un vero e proprio appartamen-to, la Suite della “Cucina Verde” con il camino padronale e la stufa in ghisa e le prestigiose “Studio Suites” del fienile, restaurate secondo i più avanzati concetti di bio edilizia, tutte su due piani. Per rige-nerarsi, una macchina completa per body fitness si trova nella camera dei Galli.

«WINE N’ BLUES STORE È UN’ESPERIENzA CHE DURA TUTTO L’ANNO.

IL VINO VA BENISSIMO CON IL BLUES. LA SERA ARRIVANO I RAGAzzI A BERE

VINO E A SUONARE DAL VIVO

Matteo Sansonettoe Carlo Sitzia

La stanzadella musica

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iL vino entusiaMo

Palazzetto Ardi è un agriturismo a tutto tondo. Si inizia con il vino, Entusiasmo, un taglio bordolese prodotto senza l’uso di chimica, senza il ricorso al legno, che ha bassi residui di metalli e scarsissima solforosa. «Entusiasmo è un vino delle grandi fragranze, degli aromi, dei ricordi. È il vino della memoria, di quando ero bambino, come mi ha detto un cliente, che non dà alla testa e che ti consente di tornare a lavorare dopo averlo bevuto». pane, MarMeLLate, saLuMi

L’azienda comprende tre ettari di terreno tenuti ad orto, frutteto e vigna, presenta l’allevamento all’aperto di animali da cor-tile (polli, capponi, tacchinelle, faraone, anatre, oche e germani) e siamo un’azienda che produce frutta, vino, ortaggi e prodotti da forno che sono lievitati con lievito di pasta madre rinfrescato e pasta fresca. E poi c’è una piccola parte di seminativo per coltivare frumento “Piave” e “Bologna” per fare il pane e quest’anno anche il farro monococco. Tutti prodotti che finiscono nel menù, rigorosamente dettato dalle stagioni, che si può apprezzare durante una cena o una colazione preparate da Michela. O che possono essere acquistati sia in azienda, sia nei mercatini biologici della provincia di Vicenza.

La quaLità, neLL’accogLienza e nei prodotti

La ricerca della qualità, di vita e di gusto nel mangiare e bere, è alla base della scelta che ha portato Michela e Carlo ad una decisione fondamentale: «Perché non lasciamo tutte le incombenze cit-tadine, con tutti gli stress annessi e non ci ritiriamo in campagna alla ricerca del buono fatto con le nostre mani da dove comunicare i giusti valori di base alle nuove generazioni?» Nascono così i piatti dal sapore di una volta, preparati con le tecniche moderne, le marmellate, il burro, gli insaccati. Un’azienda, che produce

frutta e vino, che è anche fattoria didattica per le scuole e dove Carlo si è inventato il “Vieni a prenderti la tua frutta e la tua verdura”, per richiamare l’attenzione dei bambini e dei genitori che li accompagna-no. In pieno spirito di agriturismo vero, Palazzetto Ardi offre in tavola solo quello che produce. O, come nel caso dei bovini per il formaggio e la carne di manzo e vitello, si affidano ai produttori della zona per formare una rete in nome della qua-lità. I vini della cantina (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Garganego) sono tutti con certificazione biologica sotto la denominazione Vicenza Doc.

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Il territorio Toscana e vino. Troppo facile. Connubio quasi scontato, addirittura demodé. O forse semplice-mente ed elegantemente classico, anzi storico. Possiamo ben dire visto che furono gli Etruschi,

a partire dal VIII secolo a. C., i primi a coltivare la vite nell’Etruria, poi Tuscia e infine To-scana. Utilizzavano come tutori della vite gli alberi vivi, e ancora oggi, in alcune zone della

regione, si possono scorgere tracce di questa forma aerea di allevamento. Fu poi con l’Impero Romano che i vini toscani iniziarono ad acquisire quella fama che non li ha più

abbandonati e che ne ha fatto il brand toscano per eccellenza. Ma non l’unico.Se fosse un brainstorming sarebbero molte le parole collegate ad in-

tuizione al nome Toscana. Certamente il verde dei suoi paesaggi, le colline dolci su cui si arrampicano strade sinuose incorniciate da cipressi, i casolari in pietra da cartolina, Dante e il suo naso gobbuto,

il mare azzurro delle isole, le foreste potenti dell’Appennino, le città d’arte, tra le più belle al mondo.

Potremmo continuare perché la ricchezza di questa regione è tale da farla considerare da alcuni una vera e propria nazione. Grazie alla sua storia e alla sua forte unità culturale e linguistica, è infatti una delle regioni italiane con la più antica e definita identità. E

certamente quella dove la cultura del vino vanta le più antiche tradizioni. Qui semplici agricoltori e famiglie blasonate si dedicano da secoli alla coltivazione della vite e il risultato di questo lavo-

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chiara, fresca, dolce

toScana

ro ammirato e invidiato sono le 7 DOCG e le 13 DOC che la regione può vantare. Un paesaggio vi-ticolo movimentato che abbraccia un’ampia fascia con rilievi irregolarmente disposti fra l’Appennino e le pianure costiere. Una morfologia variegata che va dalle zone agganciate alle Alpi Apuane, alle colline del Chianti, d’origine più recente, dalle Colline Metallifere al Monte Amiata più a sud, per finire ai dolci rilievi della Maremma. La Toscana è senza dubbio la regione italiana che ha saputo meglio coniugare il turismo con l’enologia, merito anche della bellezza dei suoi paesaggi e dei tesori culturali delle sue città e dei suoi borghi. C’è tutto. La Toscana è un mondo. Un universo dai colo-ri intensi e dai sapori decisi, come quelli della sua cu-cina. Tradizionale, fortemente ancorata al territorio, alle attività primarie come la caccia e l’allevamento del bestiame. Genuina, vera e poco snob. Come i “bi-scheri” che la abitano, forse un po’ presi a guardare al proprio orticello, ma fieri della loro terra che coc-colano, conservano e custodiscono da millenni e che da millenni il mondo ci invidia

Martina Cenni

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Anteprime

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la carica dei 59chianti docg – palazzo borghese di firenze

a cura di Rocco Lettieri

L’anteprima del Chianti Docg tenutosi a Firenze sabato 16 febbra-io, ha aperto ufficialmente le anteprime dei vini toscani. L’evento si è svolto per il secondo anno consecutivo all’interno della splendida ed affascinante cornice di Palazzo Borghese, nobile residenza del 1400. L’ingresso era riservato strettamente alla stampa di settore, con una presenza giornalistica di rilievo. Il Presidente del Consorzio Chianti, Giovanni Busi, ha aperto la conferenza stampa affer-mando: «Per questa seconda edizione, abbiamo la presenza di 59 aziende e ciò non ci può che render fieri e consapevoli del fatto che iniziative di questo genere siano un utilissimo strumento di comuni-cazione tra i produttori e gli operatori, che conosceranno da vicino l’estesa realtà del Chianti Docg. Vorrei ricordare che, anche dal punto di vista di prodotto sul mercato, il Chianti sarà presente sullo scaffale dal 1° di marzo e si parla quindi di un vino pronto al consu-mo. Quando si parla di Chianti, infatti, si vuole comunicare un vino fresco, profumato, accattivante che ben si abbina a moltissime delle nostre tipicità toscane e della tradizione culinaria della nostra peni-sola. L’Anteprima ci permette quindi di far degustare vini pressoché pronti, certamente un vantaggio per le aziende che si presentano e per chi lo assaggia. Parlare di Chianti sta a significare parlare di un territorio, con la sua storia e la sua cultura enogastronomica e proprio in virtù di ciò, abbiamo svecchiato la nostra immagine, con un nuovo logo, una grande “C” . Tra i nostri principali obiettivi di oggi, c’è, infatti, l’idea di un prodotto che faccia tendenza attraverso l’attività di promozione, sia in Italia che all’estero. L’Anteprima è tra gli appuntamenti che il Consorzio vuole consolidare nei confronti degli operatori del settore; vi sono poi gli eventi all’estero, i cosid-detti road show (Usa, Russia, Cina), e le iniziative con un approccio più culturale e quindi trasversale per raggiungere il vasto pubblico che vogliamo conquistare, creando così una sorta di comunità del vivere il Chianti, moderno, accessibile, con uno stile elegante ma contemporaneo. Tutti questi elementi li ritroviamo nell’impegno che il Consorzio sta portando avanti in maniera massiccia, al fine di diffondere la cultura (e la storia) che sta (dentro e fuori) il bicchiere. Un concetto di territorio e di una denominazione che vuole tornare ad esprimere qualità e al contempo emozioni forti e vere, durature». Per la verità un discorso, quello di Busi, che è stata la fotocopia di quanto annunciato lo scorso anno e dalla platea non sono mancate critiche proprio per la mancanza di novità, fatto salvo una richiesta di ritorno al fiasco che per il momento ha fatto… “fiasco”…tra i promotori.

origine deL consorzio Il Consorzio Vino Chianti si è costituito nel 1927, ad opera, di un gruppo di viticoltori delle province di Firenze, Siena, Arezzo

Il territorio

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e Pistoia, allargando successivamente la sua operatività a tutta la zona di produzione, riconosciuta dal Disciplinare del 1967, poi recepita nella Denominazione di Origine Controllata e Garantita riconosciuta nel 1984 e aggiornata, per ultimo, con decreto del 19 giugno 2009. Oltre duemilacinquecento produttori, che interessano più di 10.500 ettari di vigneto per oltre 600.000 ettolitri di Chianti delle varie zone e tipologie, sono tutelati dal Consorzio che, per la sua rappre-sentatività, ha ottenuto il riconoscimento e l’incarico per la valorizzazione, promo zione e vigilanza sulla denominazione Chianti con Decreto del Ministero delle Politiche Agrico le Alimentari e Forestali del 3 settem-bre 2012. La zona di produzione del Chianti è costituita da territori delimitati per legge, che si trovano nelle province di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Questo ambiente è caratterizzato da un sistema collinare a grandi terrazze con vallate attra-versate da fiumi. Sempre con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 3 settembre 2012 è stato con-cesso il riconoscimento e l’incarico per la valorizzazione, promozione e vigilanza sulle denominazioni Vin Santo del Chianti e Colli dell’Etruria Centrale. La denominazione “Colli dell’Etruria Centrale” si pone in affian-camento alla Docg Chianti consentendo la produzione nella stessa zona di vini di qua-lità diversi dal Chianti prevedendo oltre alla tipologia rosso, il bianco, il rosato, il novello e il Vin Santo. Il riconoscimento della deno-

minazione “Vin Santo del Chianti”, con la possibilità di usare le varie sottozone, segna un’importante tappa per la valorizzazione di questo prodotto, che tanto rappresenta per le tradizioni e le capacità produttive nella zona del Chianti e per il quale il Con sorzio si è a lungo battuto. I vitigni fondamen-tali che concorrono alla formazione del vigneto Chianti sono i seguenti: Sangiovese minimo 70%, complementari fino al 30%, con un massimo per i vitigni bianchi del 10% e del 15% per i vitigni Cabernet. La resa massima di uva per ettaro è di 90 quintali per il Chianti, 80 quintali per Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Rufina e Montespertoli, 75 quintali per il Chianti Superiore.

La “personaLe” degustazione ai tavoLi:59 le aziende del Consorzio del Chianti che hanno presentato in degustazione le loro bot-tiglie di Chianti 2012 (10 in più dello scorso anno). Impensabile, come è stata organizzata la manifestazione, poter assaggiare tutti i vini nelle due ore e mezzo concesse per la degu-stazione. Viene facile ripetere quanto detto lo scorso anno: impossibile fare un quadro generale sull’anteprima. Mi limito a segnalare alcune case vinicole dove ho potuto inta-volare un discorso per un minimo di infor-mazioni. Tra queste Case ho buoni ricordi e buone riconferme di assaggi per: Azienda Agricola Casale di Giglioli (azienda biolo-gica); Badia di Morrona; Casa di Monte di Matteo Simoncini di Montespertoli; Castello di Poppiano – Guicciardini di Montespertoli;

Castelvecchio di San Casciano Val di Pesa (enologo Luca D’Attoma); Fattoria di Piazzano di Empoli (enologo Emiliano Falsini); Fattoria di Poggio Capponi (eno-logo Fabio Signorini); Fattoria Il Paganello Tuscany (enologo Marco Chellin); Fattoria Lavacchio di Pontassieve (azienda Biologica) con Dimitri Sidorinko (enologo Stefano Di Blasi); Fattoria Le Sorgenti di Bagno a Ripoli con Elisabetta Ferrari (enologo Paolo Caciorgna interessante il loro Malbek in purezza); Pieve de Pitti di Terricciola; San Gervasio di Luca Tommasini di Pontedera (enologo Luca D’Attoma); Streda Belvedere; Vini Etici di Filippo Ferrari & Cristian Giorni di Pontassieve.Piacevole la degustazione di alcuni, ottimi, Vin Santo, ritrovati anche a cena: Casa di Monte 2002; Castello di Oliveto 2002; Chiacchierata Notturna 2003 di Castelvecchio; Sacrosanto 2008 Fattoria Il Paganello; Fattoria Lavacchio 2007; Vin Santo Montespertoli doc Riserva 2000 Tenuta Il Monte Fattorie Parri; Vin Santo del Chianti Occhio di Pernice Società Tacinaia e Vin Santo Malmantico 2006 Tenuta San Vito. In chiusura una critica va fatta: se per noi italiani è già difficile inquadrare i confini del Chianti DOCG non parliamo di cosa possa-no capire gli stranieri che dopo pochi giorni si trovano a degustare il Chianti Classico DOCG Gallo Nero.

Consorzio Vino ChiantiViale Belfiore, 9, 50144 [email protected]

INIzIATIVE DI QUESTO

GENERE SONO UN UTILISSIMO STRUMENTO DI

COMUNICAzIONE TRA I PRODUTTORI

E GLI OPERATORI CHE CONOSCERANNO QUESTA REALTà

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Anteprime

Qualità in crescitavernaccia di San Gimignano 2013

a cura di Rocco Lettieri

Il Consorzio della Denominazione San Gimignano, insieme ai produttori associati, ha presentato nei giorni 17 e 18 febbraio, a giornalisti, operatori e pubblico le nuove annate di Vernaccia di San Gimignano che usciranno sul mercato nel corso del 2013: l’annata 2012 (in anteprima) per la tipologia “base” ed alcune Selezioni sempre del 2012, a seguire le Riserve 2011, ma anche annate precedenti, a seconda delle scelte commer-ciali dei produttori. L’annata 2012, come primo dato da sottolineare ha visto un calo di produzione pari all’11% rispetto al 2011. La degustazione dei giornalisti professioni-sti si è tenuta già domenica 17, nel pomerig-gio, nelle sale del Museo di Arte Moderna e Contemporanea De Grada, con servizio di bravi sommelier (in particolare donne).Domenica 18 Febbraio, invece, com’è ormai tradizione, da ben otto anni, si è svolto l’incontro “Il vino bianco ed i suoi territori” che vede ogni anno la Vernaccia

incontrare, nella splendida Sala Dante, un vino bianco straniero: non una sfida, ma un momento di riflessione sull’universo dei vini bianchi, un confronto diretto tra pro-duttori provenienti da zone spesso molto diverse tra loro per territorio, tradizione e cultura. E dopo molti anni di vini francesi, questa volta la scelta è andata sui vini della Slovenia. Giancarlo Gariglio, curatore della guida dei vini Slow Wine, incaricato per que-sta edizione, ha scelto un vitigno per certi aspetti simile a quello della Vernaccia, la Ribolla dalla vicina Slovenia, della denomi-nazione Goriska Brda. «Ribolla e Vernaccia di San Gimignano – ha spiegato Giancarlo Gariglio – sono due vitigni bianchi rari, presi in un panorama mondiale molto ampio, frutto di territori unici, molto belli e integri dal punto di vista ambientale. Una cosa su tutte che acco-muna questi due vitigni è il fatto di non essere aromatici e di esprimere sensazioni

olfattive austere». Nel corso della degusta-zione, condotta alla presenza dei produttori sia sloveni che di casa, sono stati degustati undici vini, sei italiani e cinque sloveni. La Slovenia è un piccolo Stato di circa 20.000 km2, situato tra le Alpi, il Mediterraneo, le Alpi Dinariche e la Pianura Pannonica, con clima continentale. Grazie al fondersi di disparati fattori climatici, alla varietà della struttura morfologica del territorio e alle diverse composizioni del suolo (dalle più giovani pietre calcaree alle più antiche pietre magmatiche, sino al terreno argil-loso) si sono create diversità climatiche e di vegetazione, che hanno contribuito al fiorire della produzione di numerose qua-lità di vino, difficili da trovare in qualsiasi altro Paese. La Slovenia è uno dei pochi paesi dell’UE che documenta la propria produzione vinicola dal vigneto al prodotto finito. Con l’approvazione del piano per lo sviluppo rurale si sono poste le basi per la

Il territorio

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ripresa dei vitigni sloveni autoctoni (pinela, zelen, klarnica, malocrn, ranina, zametovka, pergolin) e tradizionali (furmint, rumeni plavec, kraljevina, malvasia, ribolla, refosco, vitovska, cipro, ecc).

La “personaLe” degustazione a confronto

I vini sloveni degustati, a parte il costo decisamente abbordabile, hanno messo in luce grande frutta fresca e sentori citrini con presenza minerale e spezie dolci, con anice nel finale. In bocca si presentavano con un buon equilibrio acido/sapido, con bella permanenza in bocca di salinità; bella la presenza agrumata con presenza grassa/burrosa e mineralità decisa nel retrogola. Per la mia piacevolezza Jancovic (91/100), Sirk (90/100), Blazic (89/100), Quercus (87/100) e Kristancic (83/100 – presenza di solforosa e disarmonia in bocca). Le “Vernaccia”, direi ottime tutte, fine ed eleganti, con piacevolez-za e notevole armonia agrumata (pompelmo rosa, cedro) e anice stellato. Sopra le righe il Fiore di Montenidoli (92/100), il Sanice (90/100), Il Campo della Pieve (89/100 – una bella scoperta), Riserva Ori (88/100), Vigna Casanuova (86/100) e Biscondola (85/100).

La degustazione deLLe “vernaccia 2012”La “Vernaccia 2012” si è presentata profu-mata, più fine ed elegante rispetto alle ulti-me annate, con il solito problema di alcuni campioni con solforosa, profumi floreali scarsi e frutta verde fresca e fiori di campo con punte di citronella e agrumi. Meglio l’assaggio in bocca con sostanziale equilibrio acido/sapido. Le Riserve del 2011 hanno mostrato più spalla e maggiore complessità con ricchezza ed equilibrio. La presenta-zione (46 case) e degustazione dell’annata 2012, in anteprima, si è svolto alla presenza dei produttori: 30 i vini base del 2012, 15 le Selezioni del 2012, 8 le Selezioni del 2011, 2 del 2010, 5 le Riserve dal 2011 e 10 le riserve dal 2010 al 2006, per un totale di 70 vini presenti in degustazione. L’Anteprima, lo continuiamo a scrivere, è un momento fuori luogo per degustare questi vini per diversi motivi. Dare giudizi complessivi è sempre azzardato, ma possiamo affermare che i vini presentati erano di certo migliori dell’annata presentata lo scorso anno con più frutta, floreali, non pronti ma con basi acidule decise che fanno ben sperare. Molti i vini vinificati al 100% con Vernaccia (bene così), ma ancora molti i vini che avevano

percentuali alte di altre uve, comunque con-tenute nel limite di 85% di Vernaccia e 15% di altre uve autorizzate. A mio parere un’an-nata ottima che ha dato segnali di positività e anche qualche novità in particolare nel prezzo di acquisto in cantina. Tra le mie preferenze delle “Vernaccia 2012”: Cantine Guidi, Cesani, Abbazia di Monte Oliveto, Colombaio di Santa Chiara, Hydra de Il Palagione, La Mormoraia, Macinatico, Pietrafitta, Poderi del Paradiso, Rubicini, San Quirico, Tenute Le Calcinaie, Torre Prima, Tropie de Il Lebio, Borghetto di Pietrafitta e Titolato delle Tenute Guicciardini Strozzi. Di grande armonia e complessità alcu-ne Selezioni 2010 (Sanice di Cesani, Tradizionale di Montenidoli, Crocus di Casa alle Vacche, I Mocali di Vagnoni e L’Albereta de Il Colombaio di Santa Chiara).

Consorzio della Denominazione San GimignanoTel. 0577 940108 [email protected]

DARE GIUDIzI COMPLESSIVI

È SEMPRE AzzARDATO,

MA POSSIAMO AFFERMARE CHE I VINI PRESENTATI

ERANO DI CERTO MIGLIORI

DELL’ANNATA DELLO SCORSO ANNO, CON PIù

FRUTTA, FLOREALI, NON PRONTI MA

CON BASI ACIDULE DECISE

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Anteprime

L’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano rappresenta l’evento più importante per la città della Val di Chiana senese, in quanto sintesi dei suoi profili più significativi, quello economico, quello sociale e quello culturale. Queste le prime parole espresse alla conferenza stampa dal Presidente Federico Carletti. I giornalisti, provenienti per la maggior parte da Firenze, sono stati accolti in strutture alberghiere di Montepulciano e hanno partecipato alla cena di benvenuto, allestita nelle sale della Fortezza, accompagnata da un omaggio musicale offerto dalla Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte.Anche per l’edizione 2013 l’organizzazione è stata affidata al Consorzio, che riunisce i produttori di Vino Nobile e che cura la manifestazione insieme alla Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte ed alla Strada del Vino Nobile di Montepulciano, in asso-luta sintonia con il Comune. Le tradizionali giornate riservate agli operatori si sono svolte da sabato 16 a lunedì 18 febbraio mentre la stampa internazionale è giunta a Montepulciano mercoledì 20 febbraio e si è trattenuta sino a giovedì sera, con le cene offerte dalle case vinicole nelle proprie can-tine appositamente attrezzate. L’Anteprima del Vino Nobile si traduce dunque per Montepulciano in un’intera settimana di appuntamenti. L’apertura è scattata alle 14 di sabato 16 febbraio quan-do gli operatori del settore hanno potuto incontrare le 36 aziende aderenti all’evento. I professionisti del settore (commercianti,

eccellenza a 5 stellevino nobile di montepulciano

a cura di Rocco Lettieri

ristoratori, enotecari) hanno degustato il Vino Nobile di Montepulciano 2010 (anna-ta che vanta 4 stelle, su un massimo di 5), destinato ad essere immesso sul mercato nella primavera prossima, la Riserva 2009, il Rosso di Montepulciano DOC 2011, il Vin Santo di Montepulciano DOC e gli altri vini di qualità del territorio. Gli incontri con le aziende, nella suggestiva location della Fortezza, sono proseguiti anche nella giornata di domenica, quella più tradizional-mente dedicata anche alle visite degli eno-appassionati ed enduristi, e per tutto lunedì 18 febbraio.

L’antepriMa e Le attività coLLateraLi

Per quasi una settimana su Montepulciano si è riversata l’attenzione di migliaia di per-sone interessate a vario titolo al vino e per il territorio si è trattato di un’eccellente oppor-tunità di promozione, non solo vinicola.

Numerose sono state le iniziative che col-legavano l’Anteprima al territorio, a comin-ciare dal concorso “Le belle vetrine”, che ha visto i commercianti di Montepulciano impegnati nell’allestimento delle migliori mostre sul tema vinicolo. Spettava poi ad una giuria popolare e ad una tecnica, desi-gnare il vincitore.

L’antepriMa deL nobiLe

Giovedì 22 Febbraio, una giornata piovosa e fredda ci ha accolti al mattino in Fortezza per la presentazione dell’anteprima dell’ul-tima vendemmia: i prototipi del vino più giovane, frutto del raccolto più recente e destinato a diventare “Nobile”, dopo il periodo di invecchiamento previsto dal disciplinare di produzione, sono stati sotto-posti al giudizio della stampa internazionale. Gli inviati speciali già seduti nelle loro posta-zioni, hanno ricevuto il saluto da Federico

PER QUASI UNA SETTIMANA SU MONTEPULCIANO SI È RIVERSATA

L’ATTENzIONE DI MIGLIAIA DI PERSONE INTERESSATE A VARIO TITOLO AL VINO

E PER IL TERRITORIO SI TRATTA DI UN’ECCELLENTE OPPORTUNITà

Il territorio

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Carletti e del Sindaco di Montepulciano Andrea Rossi. L’annata 2012 è stata presen-tata con un video da Riccardo Cotarella, che ha intervistato alcuni produttori e lo stesso Presidente del Consorzio del Vino Nobile, Federico Carletti. L’annata in questione è stata designata a 5 Stelle. Al termine delle degustazioni, i giornalisti si sono distribuiti sul territorio, andando a conoscere le realtà delle singole aziende.

La presentazione e La degustazione

Trentasei le aziende presenti (7 delle 33 dello scorso anno si sono perse per stra-da sostituite da altre sette, buon segno, comunque) con i propri banchi di assaggio dislocati nelle sale dell’antico edificio rimes-so a nuovo. Annata in anteprima la 2010 (34 vini di cui 13 “campione da botte” e quindi siamo alle solite… si assaggiano con più attenzione i campioni già in bottiglia, lasciando meno attenzione agli altri vini, per non incappare nelle solite problematiche di cui non stiamo a raccontare). Altri 29 sono i vini in degustazione che ci servono i bravi sommelier tra “selezione 2009” e “riserva 2009”. E se nel Chianti il Sangiovese non ha fatto la sua bella figura, qui il Prugnolo Gentile ha fatto bene il suo dovere presen-tando al naso sentori floreali, eleganti spe-ziature e modeste balsamicità. In bocca belle acidità sostenevano tannini non ruvidi; nel retrogusto alcune presenze tanniche amare rendevano la persistenza ruvida. Un’annata da salvare lasciandola ancora in bottiglia in affinamento. E veniamo anche a qualche

punto critico: chi si avvicina a questi vini, pur se buoni ottimi, perde la trebisonda, nel senso che non c’è una linearità territoriale che ti faccia capire di star degustando un vino dal nome Nobile di Montepulciano. Vini ancora troppo legnosi, impegnativi, caldi, dopati, muscolosi, senza finezza e piacevolezza di beva. Molti i passi avanti ma si può ancora qualcosa: alleggeriamo le bottiglie e diamo al prodotto bevibilità e piacevolezza, finezza ed eleganza, e se si perde un pò di tannicità ben venga, al fine di poter vedere il bicchiere vuoto, gustato e giustamente pagato. Le mie preferenze, ma sono solo questio-ni di lana caprina, pochi, infatti, i punti

di differenza, sono andate con punteg-gi superiori a 88/100 ai vini 2010 delle aziende: Avignonesi, Boscarelli, Canneto, Casale Daviddi, Dei, Fattoria del Cerro, Icario, La Braccesca, Le Bertille, Poliziano, Salcheto e Tenuta di Gracciano della Seta. Tra i vini “campione da botte” 2010 ho apprezzato: Bindella, Cantina del Giusto, Casa Vinicola Triacca, Cavalierino Organic Winery, Montemercurio, Talosa e Villa S. Anna. Avranno bisogno di tempo e di bot-tiglia.

Consorzio Vino [email protected]

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Anteprime

Dal 18 al 20 febbraio è andata in scena alla Stazione Leopolda di Firenze la 20esima edizione della “Chianti Classico Collection”. In degusta-zione circa 500 etichette tra le ultime annate appena entrate in commercio di Chianti Classico, Chianti Classico Riserva, Anteprime da botte 2012 e IGT prodotti nel territorio del Gallo Nero. Sono passati vent’anni dalla prima edizione dell’An-teprima del Chianti Classico. Nel 1993 i giornalisti iscritti alla manifestazione si con-tavano in poche decine; oggi l’Anteprima, ribattez-zata da qualche anno “Chianti Classico Collection”, registra per la sua ventesima edizione numeri che confermano come questa manifestazione sia diventata uno degli appuntamenti più importanti dell’agen-da vitivinicola internazionale.

Il secondo giorno le porte della Stazione Leopolda, anche quest’anno allestita secondo un progetto concor-dato con il Consorzio e firmato dall’ar-chitetto Alessandro Moradei, si sono aperte per gli ospiti della stampa, che in due giorni hanno avuto la possibi-lità di assaggiare tra circa 500 etichette le ultime annate appena entrate in commercio di Chianti Classico Annata, Chianti Classico Riserva, Anteprime da botte 2012 e IGT prodotti nel territo-rio del Gallo Nero. La “Collection” è sempre stata un’importante occasione per presentare le novità della DOCG Chianti Classico ma, in particolare

quest’anno, per le ultime modifiche al disciplinare di produzione previste

dal “riassetto” della denomina-zione recentemente approvato

dall’Assemblea generale dei Soci.

Tra le novità più impor-tanti, la nascita di una nuova tipologia di Chianti Classico e un restyling del famoso logo del Gallo Nero, presentato nel corso della conferenza stampa e in diretta streaming. E come si

diceva il Gallo Nero si è rifatto il look con

il restyling dello stori-co marchio simbolo della

storica “Lega del Chianti”, ritratto dal Vasari nel Salone

dei ‘500 a Firenze. A rifare il look è stato lo studio italiano di strategic design Robilant & Associati per un «nuovo e più pimpante gallo nero». Infatti, qui il Gallo Nero si propone con una immagine più accattivante, semplice e simbolica concentrandosi sugli elementi identitari del Gallo che ora ha la testa alta e il becco aperto, la coda più folta di piume e il petto più prominente e anche più fermo sulle gambe più allungate e belle robuste.

La seconda importante novità riguarda l’introduzione di una nuova tipologia di vino Chianti Classico, al vertice della piramide qualitativa della deno-minazione, la Gran Selezione, che si affiancherà alla Riserva e all’annata base, ponendosi al top di gamma della qualità espressa da una delle DOCG

cambia il Gallo nerochianti classico collection 2013

a cura di Rocco Lettieri

LA GRAN SELEzIONE

SI AFFIANCHERà ALLA RISERVA E ALL’ANNATA

BASE, PONENDOSI AL TOP DI GAMMA

DELLA QUALITà

Il territorio

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Page 43: Vino e dintorni n°7

più prestigiose del panorama enologico italiano, fino a oggi presente sul mer-cato soltanto con le tipologie “Annata” e “Riserva”.

Terzo punto fondamentale della “Chianti Classico devolution” è rap-presentato da una serie di misure fina-lizzate a una maggiore valorizzazione della tipologia Riserva, che vale ad oggi il 40% del fatturato dell’intera deno-minazione, tra cui la regola per cui un vino Chianti Classico potrà diventare Riserva solo se il produttore dichiarerà la destinazione del prodotto al momen-to della richiesta di idoneità.

La degustazione personaLe ai tavoLi con i soMMeLiers

Di turno il Chianti Classico DOCG annata 2011 e riserva 2010; a segui-re altri vini fino al 2006. Per i vini in degustazione questa la proposta: 37 Chianti Classico DOCG 2011; 95 Chianti Classico DOCG 2010; 27 Chianti Classico DOCG 2009; 5 Chianti Classico DOCG 2008; 1 Chianti Classico DOCG 2007; 23 Chianti Classico DOCG Riserva 2010; 65 Chianti Classico DOCG Riserva 2009; 27 Chianti Classico DOCG Riserva 2008; 8 Chianti Classico DOCG Riserva 2007, 2 Chianti Classico

DOCG Riserva 2006, per un totale di 290 vini. Alcune prove di degustazione dell’annata 2012 sono state servite dai produttori direttamente ai banchetti loro riservati.

chianti cLassico docg 2011Sono stati 37 i campioni presentati, di cui ben 17 come “campione da botte”. Come al solito ho dato precedenza ai vini in bottiglia per capire come si delineava l’annata. Il 2011 di certo non sarà ricordata tra le grandi annate, però i profili aromatici e fruttati, molto in linea con il vitigno (in particolare nei colori) c’erano tutti e i legni erano presenti ma molto discreti. Sapidità e freschezza andavano d’accordo come pure una bella balsamicità finale. Gustosi, quasi vinosi, caldi con tannini arrotondati e speziature poco pronunciate. Pochi vini minerali ma bella persistenza nel retrogola. Un’annata tra il buono e l’ottimo, di certo migliore della precedente. Vini che possono anche ben sperare di poter stare per qualche anno in cantina. Tra i migliori assaggi: Bibbiano; Castellare di Castellina; Fonterutoli; Felsina; Isole&Olena; Luiano; Monteraponi; Rocca di Castagnoli; Rocca di Montegrossi; Ricasoli Brolio; San Giusto a Rentennano.

chianti cLassico docg 201095 campioni (8 campione da botte), tutti degustati per un bel bere noioso e omoge-neo. Molte le presenze verdi e astringenti, pochi i vini equilibrati e/o interessanti. Una lettura dell’annata ci porta a conside-rare questo millesimo tra i più inquietanti di quelli valutati a 4 Stelle. Difficile andare a cercare il territorio. Troppe le differen-ze tra un vino e l’altro, tra uno stile e un altro, tra un modo di interpretare un vino da bersi e un vino futuribile. C’è però da dire che chi è riuscito a far buona scelta di uve, sane, integre e ben mature, ha portato in bottiglia eleganza e armonia. I tannini spigolosi sono stati smussati con il legno e l’acidità ha mantenuto freschezza e pia-cevolezza di beva con buona balsamicità. Mi permetto di suggerire quelle Case che hanno superato il punteggio di 90/100: Borgo Scopeto; Casa Sola; Castello di Ama; Castello di Fonterutoli; Castello di Meleto, Castello di Volpaia; Cerbaia; Fietri; Fontodi; Il Barlettaio; I Massi de Il Colombaio di Cenci; Isole & Olena; Istine; La Porta di Vertine; Lornano; Mannucci Droardi; Panzanello; Querciabella; San Fabiano Calcinaia; Setriolo; Tenuta di Alceno e Villa Calcinaia.

Consorzio Vino Chianti Classico Tel: +39. 055. 82285www.chianticlassicocollection.com

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Anteprime

Il 22 febbraio scorso, Montalcino sarà ricor-dato per una mattinata fredda, nebbiosa con umidità e pioggia. Ultimo degli incontri previsti per le Anteprime dei vini toscani, ha visto giornalisti stanchi e infreddoliti, che hanno trovato la forza di continuare grazie agli organizzatori che ci hanno messo al caldo e comodamente seduti per esse-re serviti da valenti e servizievoli somme-lier. Davvero bravi. E veniamo alle prime parole del Presidente Fabrizio Bindocci: «Vendiamo in tutto il mondo perché il Brunello è un vino unico, immediatamente riconoscibile. In controtendenza rispetto agli altri mercati, il nostro grande rosso toscano non conosce crisi e l’export fa da traino all’economia del territorio. Gli USA sono sempre in testa nella lista dei paesi esteri per le esportazioni, e in 5 anni è raddoppiato il numero di bottiglie vendute. È un vino che non conosce crisi, soprattutto all’este-ro, quello che viene oggi viene presentato a Benvenuto Brunello». La manifestazione ogni anno riunisce nel Chiostro del Museo di Montalcino i produttori (135 in questa edizione) che presentano le annate appena lanciate sul mercato (Brunello Docg 2008, Brunello Riserva Docg 2007, Rosso Doc

2011, Moscadello Doc e Sant’Antimo Doc) e quella appena vendemmiata (2012), fregiata con 5 Stelle, a ben 117 giornalisti italiani e 99 dai paesi esteri. Un vero record di presenze.

La MattoneLLa e iL Leccio d’oro

Sabato mattina, con un freddo davve-ro invernale, con il Teatro degli Astrusi strapieno come non mai (forse anche per il freddo fuori, ma io non ci credo!!) alla presenza delle massime autorità locali, è stata presentata la “mattonella 2012 – 5 Stelle” realizzata da una grande griffe della moda italiana: il marchio Cruciani, del gruppo tessile Arnaldo Caprai. «Cruciani ed il Brunello di Montalcino sono legati dall’amore per il territorio, la tradizione e la cultura, uniti al savoir-faire tutto italia-no – ha dichiarato Luca Caprai, patron del marchio Cruciani. È questo il segno distin-tivo dei nostri prodotti e del successo che li contraddistingue in tutto il mondo. Il made in Italy è, infatti, qualità, ricerca, eccellenza e volontà di produrre al meglio che si possa fare ed il Brunello di Montalcino e Cruciani sono proprio questo». Per quanto riguarda l’assegnazione dei premi Brunello Leccio d’Oro 2013, con-

feriti dal Consorzio ai locali che hanno la Carta dei Vini con una gamma ampia e rappresentativa di vino Brunello e degli altri vini di Montalcino, quest’an-no il riconoscimento è andato all’Oste-ria Mozza di Los Angeles per la cate-goria ristoranti, all’Enoteca Cortina di Cortina D’Ampezzo per quella enoteche e all’Osteria Brunello di Milano per la categoria osterie.

La degustazione dei vini

Montalcino ha proposto in anteprima i vini che stanno per essere lanciati sul mercato: l’annata 2008 per il Brunello, la 2007 per la Riserva e l’annata 2011 per il Rosso. I numeri, innanzitutto: 135 i “Brunello di Montalcino DOCG 2008” + altri 9 campioni “Preferenze”; 12 le “Selezioni 2008; 19 le “Riserve di varie annate”; 127 i “Rosso di Montalcino 2011” e 36 i “Rosso di Montalcino 2009”; 7 i vini dolci “Moscadello” e 2 “Vin Santo” e, infine, 13 rosso di Sant’Antimo DOC.Partiamo dagli assaggi dei Rosso di Montalcino 2011 per ribadire come lo scor-so anno, che finalmente i colori sono quelli giusti, ricercati, del Sangiovese vero: tonalità

a vincere è l’export

benvenuto brunello di montalcino 2013

a cura di Rocco Lettieri

IL MADE IN ITALY È QUALITà, RICERCA, ECCELLENzA E VOLONTà DI PRODURRE

Il territorio

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rosso/rubino con riflessi appena aranciati. Al naso interessanti note floreali, sentori fruttati sempre presenti con una scala che partiva dal frutto fresco al frutto più matu-ro, mai troppo spinti verso sentori cotti, con finali balsamici (liquirizia, menta, lippia, eucalipto) con punte di legno solo appena marcate. In bocca partenza acidula con-tenuta con giusto equilibrio con i tannini, non ruvidi, né spigolosi; la piacevolezza si soffermava in gola con buona persistenza di tostature appena “boisé”. Buoni gli spunti minerali. Su 127 campioni ne ho degustato solo un terzo e di questi mi hanno fatto ottima impressione quasi tutti. Segnalare le migliori “memorie degustative” è un’ar-roganza che non ci dovrebbe competere (un’offesa a chi non appare in questo elen-co, ma fors’anche perché non degustato): Agostina Pieri; Campogiovanni; Citille di Sopra; Collelceto; Fattoi; Gianni Brunelli; La Fortuna; La Gerla; La Poderina; Le Potazzine; La Rasina; Paradiso di Manfredi; Le Ragnaie; Lisini; Loacher; Mastrojanni; Pacenti Canalicchio; Poggio Antico; Salvioni; Sesti di Sopra; Siro Pacenti; Solaria; Talenti; Tenuta di Sesta e Uccelliera.

La degustazione dei “bruneLLo 2008”:L’annata 2008 presentata come ottima annata (4 stelle) non è stata così faci-le da degustare. Certamente la finezza e l’ampiezza aromatica al naso poteva-no rispecchiare un grande prodotto con piccola frutta rossa matura e speziature decisamente dolci con finali balsamici. In bocca molti vini si presentavano ancora spigolosi, con acidità accentuate e con tannini slegati, non di certo armonici. Ma come sempre su 135 campioni di cui più della metà degustati, alcuni fuoriclasse ne sono usciti a testa alta confermando che se si opera ben in vigna è indispensabile operare bene anche in cantina. E dove la mano felice dell’uomo ha fatto la sua parte abbiamo trovato grande armonia e tannini quasi vellutati, con una piacevolezza di beva che ci si chiedeva se non fosse un altro vino. Riuscire a fare grandi vini in annate più scarse è il lavoro dei maestri francesi, e qui ne sono certo, in molti sanno fare il loro lavoro. Per quel che mi pare di aver intuito l’annata ha mani-festato le straordinarie caratteristiche del Sangiovese, sia sotto il profilo organoletti-

co sia sotto quello dei parametri composi-tivi, e i vini, oltre ad avere una gradazione alcolica di ottimo livello e in alcuni casi anche piuttosto alta, presentavano valori di polifenoli e di antociani molto elevati e raramente riscontrabili in questo vitigno. Infine, le mie preferenze de gustative sono andate a: Campogiovanni; Capanna; Caprili; Castello Romitorio; Cupano; Gianni Brunelli; Il Marroneto; Il Palazzone; Il Poggione; La Fiorita; La Fortuna; La Gerla; La Rasina; La Togata; Lisini; Molino di Sant’Antimo; Pian delle Querci; Poggio Antico e Altero di Poggio Antico; Salvioni; San Polo; Scopone; Siro Pacenti; Solaria; Talenti; Tassi e Villa I Cipressi. Poche le Riserve 2007 presentate ma quelle che ho ritenuto interessanti sono di grande livello: Ugolaia di Mastrojanni; Phenomena di Sesti; Vigna Soccorso di Tiezzi; zebras di Villa I Cipressi e Spuntali di Val di Suga.

Consorzio del Vino Brunello di MontalcinoTel: +39 0577 848246 - cell. 347 1027152www.consorziobrunellodimontalcino.itbrunelli@consorziobrunellodimontalcino.it

I giovaniproduttori di Brunello

Page 46: Vino e dintorni n°7

44

Anteprime

I vini di lucia e marco lazzeretti

da nonno a nipote per un vero vino di montalcinoDalla passione del nonno alla moder-nità dei nipoti. Il cambio generazio-nale ha portato due giovani Marco Lazzeretti, 36 anni, e la sorella Lucia, 29 anni, a gestire l’azienda che il nonno materno acquistò negli anni cinquanta. Marco e La chiave. «All’inizio del servizio militare mio nonno mi pro-pose di rilevare la sua azienda», spiega Lazzeretti. «Era il 1998. Ho sempre amato la vita di campagna, il contatto con la natura, la tranquillità della campa-gna senese. Ma i dubbi erano molti, una vigna comporta un impegno importante, il vino richiede cura e amore. Ho rileva-to l’azienda e durante la ristrutturazione trovai una vecchia chiave che è diventata il mio portafortuna». I vini che nasco-no dall’avventura di Marco Lazzeretti raccontano la storia e la cultura per il vino del territorio di Montalcino. «Continuiamo la tradizione in un connu-bio fra storia e modernità. Con il fine di produrre un vino particolare e di qualità proseguo in questa affascinante avven-tura». In 15 anni Lazzeretti ha creduto molto nella propria attività. «All’inizio ho ristrutturato la vecchia cantina del nonno, poi ho continuato e nel 2011 ho costruito l’ultima cantina. Anche i vigne-ti sono cresciuti. Nel 2000 ho piantato altri 4 ettari di vigna e al momento siamo a 5,5 ettari iscritti a Brunello». produzione. Le vigne sono collocate sul versante senese e la prima venne piantata dal nonno di Marco nel 1981.

La raccolta media annua di uva è di 65 quintali per ettaro. La prima produzio-ne di Brunello, vendemmia 2001, porta con sé un aneddoto dai risvolti magici. Il 14 aprile del 2001 ci fu una gela-ta, le viti erano già in vegetazione e le gemme si seccarono. Ma nel giro di pochi giorni le piante produssero nuove gemme. Alla fine, pur essendoci stata una grande perdita, quella che maturò fu di eccellente qualità. La fiLosofia. Quella di Marco Lazzeretti è una piccola impresa, a conduzione familiare. «Quello che ci differenzia è che siamo ilcinesi, non siamo venuti a investire ma abbiamo ereditato dal nonno la sua stessa pas-sione, lui che ancora dà una mano. Sentiamo nostra l’azienda e sentiamo nostro il Brunello»Le vendite. Dal 2004 ad affianca-re Marco Lazzeretti nella conduzio-ne dell’azienda c’è anche la sorella, Lucia. «Cura l’aspetto delle pubbliche relazioni, delle degustazioni, lei parla inglese. Oltre alla possibilità di assag-giare i nostri vini in cantina, abbiamo un punto vendita a Montalcino, che è un buon punto di ritrovo per chi già ci conosce, ma anche per chi ci scopre». In media la produzione dei vini si aggira sulle 8.000 bottiglie di Rosso e 12.000 di Brunello. «Per scelta azienda-le la Riserva invece, la facciamo soltan-to nelle annate a 5 stelle e mediamente arriviamo a 1500 bottiglie. Abbiamo

anche u n a p r o d u -zione di olio extravergine di oliva che arriva dalle nostre 400 pian-te». Il mercato del vino di Lazzeretti «è prevalentemen-te all’estero, con una percentuale maggiore in Ue e nel Nord America mentre l’Italia rappresenta soltanto una piccola fetta».aMore per L’arte. Marco Lazzereretti ha anche una grande passione e un grande amore per l’arte contempora-nea. Un amore e una passione che lo hanno portato a realizzare una serie di Magnum con etichette particolari rea-lizzate da un artista locale. Il progetto prevede la realizzazione di ulteriori etichette, sempre realizzate da artisti contemporanei scelti tra le varie disci-pline artistiche, anno dopo anno. Per il primo anno è stato scelto Ghesio, un grafico di Montalcino che si ispirato al peridio del Futurismo.

Azienda Agricola LazzerettiPodere Canchi 84 Montalcino (Si)Telefono 0577848475Enoteca Via Ricasoli 14 Montalcino (Si)Telefono 0577848475Email: info@ vinilazzeretti.itwww.vinilazzeretti.it

Il territorio

Page 47: Vino e dintorni n°7

45

da nonno a nipote per un vero vino di montalcino

QUELLO CHE CI DIFFERENzIA È CHE SIAMO ILCINESI, NON SIAMO VENUTI

A INVESTIRE, MA ABBIAMO EREDITATO DAL NONNO LA SUA STESSA PASSIONE

Page 48: Vino e dintorni n°7

4646

Il territorio

mille annidi viniGli Strozzi Guicciardini imbottiglianola storia d’Italia

Page 49: Vino e dintorni n°7

47

mille annidi vini

Ci sono più di mille anni di tradizione e cultura dentro ogni bottiglia, dentro ogni sorso di vino. Il primo documento ufficiale che attesta l’esistenza di Cusona risale al 994. Ed è dal 1200 che l’azien-da Guicciardini Strozzi segna la storia del vino italiano in parallelo con quella dell’Italia. A guidare oggi l’impresa, da sempre a conduzione familiare, è Girola-mo Strozzi affiancato dalle due splendi-de figlie, Natalia e Irina Jr, e dalla moglie Irina Reine. Ad aprire le porte di Villa Cusona, poco distante da San Gimigna-no, in origine torre di guardia lungo la via Francigena, è Natalia, che tra l’al-tro, insieme alla sorella Irina sarebbe la discendente diretta di Lisa Gherardini meglio conosciuta come Monna Lisa, la celebre Gioconda di Leonardo da Vin-ci. «Mia nonna ci diceva che eravamo la 15esima generazione in discendenza per linea diretta da Lisa Gherardini. Addirit-tura in una collezione privata di famiglia, poi venduta a fine Ottocento, esisteva un secondo ritratto di donna Lisa, an-che questo attribuito a Leonardo». Na-talia Strozzi si occupa di export. Prima

di dedicarsi al vino era stata per 17 anni ballerina classica, allieva di Rudolf Nu-reyev. «Quando 12 anni fa ho smesso di ballare ho preso a fare teatro. Per inte-resse personale ho fatto un corso Ais per sommelier, che anno dopo ho messo a frutto quando ho iniziato ad occuparmi dell’azienda insieme a mia sorella Irina». Villa Cusona da sempre è la sede storica dell’azienda che oggi ha tenute anche in Maremma, a Bolgheri, Scansano e Monte-massi, e a Pantelleria. «È un luogo che parla di vino e vite dal 1200. La vinificazione e l’affinamento avvengono nella storica canti-na, mentre l’imbottigliamento e lo stoccag-gio vengono effettuati nella nuova», spiega Natalia. A curare la produzione ci sono Ivaldo Volpini, enologo in azienda da 38 anni e l’attuale consulente Franco Bernabei. Vengono prodotti rossi storici come il Sòdole, il primo vino che raffigura Fran-cesco Guicciardini del 1500 dal quale Nic-colò Machiavelli iniziò la carriera come segretario, e il Millanni, un supertuscan nato nel 1994 per celebrare i mille anni di Cusona. Ma la storia enologica di Cuso-na è legata alla Vernaccia. «La fama del-

CI SONO PIù DI MILLE ANNI DI TRADIzIONE E CULTURA DENTRO OGNI

BOTTIGLIA, DENTRO OGNI SORSO DI VINO

47

La famiglia Strozzi:Girolamo, Natalia, Irina Jr. e Irina

Page 50: Vino e dintorni n°7

48

Il territorio

la Vernaccia di San Gimignano è testimoniata da personalità come Michelangelo Buonarroti, che scrisse un poema per suggellare le sue impressioni sulla Vernaccia o da Dante Alighieri che la cita nel Purgatorio. Ma la Vernaccia era bevuta e apprezzata anche dai nostri “nemici”, i Medici. Alla Corte di Cosimo de’ Medici ve-niva usata come rimedio contro la sazietà di stomaco e la nausea. E poi ci sono tracce nella conta-bilità di Cusona come documenti dove si trova scritto “…per por-to di venti fiaschi di Vernaccia si mandò a donare a Lorenzo de Medici, il Magnifico” e poi “Se quel saggio di Vernaccia che vi mandai sarà piaciuto a Nostro Signore, manderò questo resto o per le poste o per un vectura-le”, scriveva Lorenzo il Magnifi-co all’ambasciatore fiorentino a Roma, riferendosi al Papa».La Vernaccia di San Gimignano è stata la prima Doc italiana e la pri-ma Docg toscana. Primo presiden-te del Consorzio, che nel 2012 ha festeggiato i 40 anni dalla nascita, è stato Girolamo Strozzi che ne era stato uno dei fondatori. «La storia della Vernaccia di San Gimignano

L’IMPOSTAzIONE ATTUALE DI

VILLA CUSONA COME AzIENDA ORIENTATA AL

VINO LA SI DEVE A FRANCESCO

GUICCIARDINI, SULLA FINE

DELL’OTTOCENTO

La prima bottigliadi Vernaccia

Page 51: Vino e dintorni n°7

4949

è strettamente legata a quella della nostra fa-miglia. Nel 1933 mio nonno, per festeggiare la nascita del primogenito, fu il primo ad im-bottigliare la Vernaccia in una bordolese, che era satinata, e non esistendo ancora etichette “classiche”, ci adattò quella di un fiasco. Mio padre, poi, è stato uno dei pionieri dell’ex-port. Negli anni sessanta iniziò la conquista del mercato Usa e da allora le esportazioni sono state sempre un crescendo. Fino ad arrivare ad oggi che l’export vale il 60% del nostro fatturato e che nel 2012 è cresciuto del 39% in valore e del 60% in volume».

L’impostazione attuale di Villa Cuso-na come azienda orientata al vino la si deve a Francesco Guicciardini, sulla fine dell’Ottocento. «Ministro dell’Agricul-tura, dopo la devastazione della fillos-sera aveva fatto di Cusona un’azienda sperimentale a livello nazionale per il reimpianto dei vigneti anche in Toscana. La Fiat ci regalò un trattore per suppor-tare queste sperimentazioni. Francesco, sposato con Luisa Strozzi, fu il primo a fare di Cusona un’azienda al passo con i tempi».

Tenuta Villa Cusona

Girolamo Strozzicon Ted Kennedy

Page 52: Vino e dintorni n°7

Il territorio

50

uno scorcio di campagnatoscana tutto da scoprire

Immerso nel paesaggio chiantigiano, al termine di un piacevole viale accompa-gnato da un filare di cipressi e ginepri, in mezzo ai campi e alle vigne baciate dal sole, si trova il Castello di Meleto, situato in mezzo ad un angolo tanto sperduto quanto stupendo della cam-pagna toscana.Quella di Meleto è una storia che parte da lontano, con testimonianze che raccontano la maestosità del castello, eretto in posizione dominante su tutta la valle sottostante e che negli anni è stato conteso tra Siena e Firenze. Una volta possedimento dei monaci benedettini, oggi il Castello di Meleto è sede dell’omonima azienda agricola specializzata nella produzione di vino.Il castello ha dalla sua una posizio-ne invidiabile essendo vicino a città come Siena e Firenze, oltre che com-pletamente immerso nelle colline del Chianti. Azienda che produce vini, ma non solo: Meleto può essere infatti il luogo ideale per un soggiorno o la

Luca Casamonti

location per matrimoni o eventi di vario genereL’azienda

La Viticola Toscana è una società per azioni costituita nel 1968 per inizia-tiva del Comm. Gianni Mazzocchi, Presidente dell’Editoriale Domus e all’epoca, editore di Quattrosoldi e Quattroruote. La società, dopo aver acquisito una fattoria in Maremma, grazie ad alcune sottoscrizioni deci-se di acquistare anche la Fattoria di Meleto, in quel momento in vendita nel Chianti. Iniziò quindi, fra il 1968 ed il 1972, un periodo dove la Viticola Toscana impiantò nel Chianti 180 etta-ri di vigneto, costruì poi una grande cantina di vinificazione ed iniziò la produzione di vino Chianti Classico Docg. Negli anni la Viticola Toscana ha profondamente cambiato il territo-rio di questa zona del Chianti, andando a prendere il posto dei mezzadri che col tempo avevano abbandonato que-ste terre, creando un’azienda ristrut-

turando i casali e tra-sformandoli, quelli intorno al Castello, in agriturismo.i vini

Nelle cantine del Castello di Meleto si produce una gamma di vini davvero note-vole: un Chianti Classico Docg, un Chianti Classico Docg Riserva, tre Igt rossi (il “Borgaio”, il “Fiore” ed il “Rainero”) e un rosato, quest’ul-timo in vendi-ta solo dalla scorsa estate. Inoltre, entrerà in commercio a

Il Castellodi Meleto

Page 53: Vino e dintorni n°7

51

breve, “Castello di Meleto”, una nuova etichetta che sarà venduta in esclusiva solo ai migliori clienti e che sarà pre-sentata alla stampa e al trade con un evento di grande charme all’interno del castello. Un vino di altissima qualità con l’anima del sangiovese e i profumi della Toscana. La regia in cantina è stata recentemente affidata a Emiliano Falsini – uno dei maggiori talenti della nuova generazione di enologi italiani – per cercare di esprimere al meglio l’unicità che caratterizza il territorio di Gaiole in Chianti.vacanze

La Toscana è una delle mete più ambite a livello turistico. Da ogni angolo del mondo sono sempre più i turisti che vanno alla scoperta di questa regione, fatta di bellezze uniche. Chi sceglierà Meleto per un soggiorno, potrà immer-gersi nella cultura del Chianti, dal per-nottamento nelle originali camere del Castello, al pranzo nel Ristorante La Fornace di Meleto, agli eventi nei locali affrescati, alla visita nelle cantine, arric-chite da poco dall’apertura delle segrete, per proseguire con le degustazioni dei vini nell’enoteca o dei prodotti tipici. Ed infine la possibilità di partecipare ad una

serata Medioevale con musiche e canti dal vivo, dove sarà illuminato tutto solo con fiaccole, torce, ceri e candele, crean-do un’atmosfera suggestiva.MatriMoni

La storia del Castello è anche una storia di matrimoni, come quello fra Lucrezia, figlia di Alberto Firidolfi o quello di Elisabetta, nel 1852, figlia del Barone Bettino. In una location unica, al Castello di Meleto è oggi possibile organizzare ricevimenti di nozze, dove gli sposi e i loro invitati avranno a disposizione l’intero Piano Nobile del Castello (una serie di sale arredate ed affrescate), il giardino, che si affaccia sul panorama delle colline del Chianti, e la Scuderia, dove rilassarsi o scate-narsi nel ballo. Una piccola cappella privata, che si affaccia sul piazzale di fronte al Castello, sarà disponibile per matrimoni religiosi simbolici o qualora il numero di invitati fosse corposo, a soli 2 km dal Castello è situata la Pieve romanica di Santa Maria a Spaltenna. In alternativa nelle vicinanze si trova-no altre Chiese romaniche, fra cui la Pieve di San Giusto in Salcio, la Pieve di San Leonino e la Commenda di Sant’Eufrosino a Panzano in Chianti.

IL CASTELLO HA DALLA SUA

UNA POSIzIONE INVIDIABILE

ESSENDO VICINO A CITTà COME

SIENA E FIRENzE, OLTRE CHE

COMPLETAMENTE IMMERSO

NELLE COLLINE DEL CHIANTI

Page 54: Vino e dintorni n°7

52

Il territorio

Federico Natale è un ventottenne senese, chef, piccolo imprenditore, più semplicemente ristoratore. Si è preso un bell’impegno rilevando il celebre Mugolone e continuando la tradizione, davvero storica, del ristorante situato in via dei Pellegrini. Mugolone ha avuto prima di lui un’unica gestione, dagli anni 50 al 2012, quando Federico è diventa-to proprietario del locale e ha dato il là al nuovo corso del ristorante. Ancorato alla tradizione, ai gusti e ai sapori locali della memoria, la sua cucina ripropone e reinventa, ma non tradisce.È giovane, ma ha esperienza. Quella acquisita della mamma, prima di tutto, cuoca da sempre, per le cene importanti nelle belle ville del Chianti. E la sua, nata a soli 14 anni e cresciuta alla scuola alberghiera di Pescara e nelle cucine dei ristoranti di tutta Italia, come stagionale, aiuto cuoco e poi chef a soli 22 anni. Una coppia vincente. Federico lavora bene con la mamma e ha sempre cercato di collabora-re con lei nelle cucine che ha sporcato in tutti gli anni della sua gavetta. «Sa come voglio i miei piatti, – dice Federico – come desidero che sia-no presentati. È più semplice lavorare con lei». È con Rita, infatti, che lo chef sperimenta i suoi piatti, gestisce il Mugolone e rinnova il menù, almeno una volta ogni due mesi. La ricerca del gusto guarda sempre e comunque alla semplicità, all’esaltazione della materia prima e della sta-gionalità dei prodotti. Alcuni i must della sua cucina: il collo ripieno, per

Io, mamma e mugolone

esempio, tipico della tradizione casereccia toscana e per questo difficile da scovare nel menù di un ristorante prestigioso; il peposo, il cinghiale in dolce e forte, i fuori di zucca ripieni di ricotta ed erbette, il risotto al vin santo e pepe verde, il pollo all’uva Sangiovese, i maremmani e tutti gli altri tagli di pasta, fatti nella cucina del ristorante e quindi garanzia di genuinità. Infine i dolci, freschi, unici e sfornati ogni giorno dalla cucina…compresi i cantucci. Oltre a questo in Toscana si beve, si sa e lo sa anche Federico che se-leziona personalmente le etichette della sua cantina, circa 100. La carta dei vini parla così, inevitabilmente, dei migliori rossi del territorio come Brunello, Chianti e Nobile, ma non mancano anche selezioni di Ba-rolo, Amarone e altre importanti etichette. Presente anche un’interes-sante selezione di bollicine che va dal Franciacorta allo Champagne e un’apprezzata proposta di “prodotti da meditazione”, Rhum, Cognac o il Calvados (distillato di mele).Detto questo la storia di Mugolone continua e continua con Federico, con la mamma Rita e con il coraggio di chi sa portare avanti tradizione e innovazione, anche in cucina.

LA RICERCA DEL GUSTO GUARDA SEMPRE E

COMUNQUE ALLA SEMPLICITà, ALL’ESALTAzIONE DELLA MATERIA PRIMA E DELLA

STAGIONALITà DEI PRODOTTI

Guido Gammicchia

Lo chefFederico Natale

Page 55: Vino e dintorni n°7

abbiamoassaggiato

Page 56: Vino e dintorni n°7

54

Il territorio

VO

TO

VO

TO

VO

TO

VO

TO6

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13,5

Commento: colore rubino

molto intenso quasi porpora, naso

fruttato, ampio di ciliegia e cassis,

in bocca, fresco molto equilibrato,

chianti classico di grande beva. Un

vero Chianti Classico da potersi

bere a tavola.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: Rubino molto

intenso, al naso note floreali,

vegetali e in seguito di frutta

rossa. In bocca buona potenza,

freschezza. tannini morbidi e

di buona lunghezza. Una bella

espressione di Chianti Classico.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: Buon uso del legno,

ottimo il sangiovese, complesso e

armonico, da conservarsi per anni

ma da poter godere anche subito.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: Colore rubino,

profumi dal vegetale alla frutta.

Vino che si basa molto più sulla

potenza che non sulla freschezza,

un buon vino.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13

Commento: Indubbiamente un

Chianti Classico piacevole dal gusto

internazionale. Magari lo avremmo

apprezzato con un po’ più di

struttura.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13

Commento: rubino intenso,

naso non molto espresso, in bocca

l’acidità è dominante. Un vino dal

buon rapporto qualità prezzo.

Chianti Classico2011Castellare di Castellina

Casanova di Nittardi 2010Nittardi

Chianti Classico Riserva2009Monteraponi

Chianti Classico2009Casasola

Chianti Classico Valiano2009Fattoria Valiano

Villa Cerna2010Cecchi

VO

TO

VO

TO

85

85

8

75

65

,,

, ,

,

Page 57: Vino e dintorni n°7

55

VO

TO

VO

TO

VO

TO

VO

TO65

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13

Commento: una bella espressione

del territorio di Lamole, fresco

piacevole, tannini equilibrati, potrà

invecchiare per diversi anni.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: naso complesso

con note che vanno dal peperone

alla frutta matura. Una riserva non

potentissima ma equilibrata.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13,5

Commento: naso non ancora

molto espresso, in bocca è pieno,

molto potente e promette quello

che sicuramente darà nei prossimi

anni. Un Sangiovese di alto livello.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: vino molto

moderno, piacevole, equilibrato,

tannino ancora giovane, un buon

Chianti Classico.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: naso con belle note

fruttate e di buona intensità, bocca

giocata sulla freschezza e potente.

Ha bisogno di almeno altri tre

anni.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: un vino immediato,

già pronto da bersi con i suoi tre anni.

Colore rubino, note equilibrate ma

non potenti.

Chianti Classico di Lamole Le Stinche2009Fattoria di Lamole

Chianti ClassicoLa Madonnina Riserva 2009Triacca

Chianti Classico Rancia Riserva2008Fèlsina

Chianti Classico Le Corti 2009Principe Corsini

Chianti Classico Riserva Cinquentenario 2008Castello di Monsanto

Chianti Classico2009Castello di Radda

VO

TO

VO

TO

7

75

75

65

7

,

,

, ,

Page 58: Vino e dintorni n°7

56

Il territorio

VO

TO

VO

TO

VO

TO

55

65

Tipologia: Rosso

Gradazione: 15

Commento: come sempre il

Millennio è all’altezza del nome.

Profumatissimo e molto bevibile

già adesso. Magari non reggerà

mille anni, ma neppure noi…

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13,5

Commento: la classica freschezza

del Chianti Rufina declinata in un

vino con note fruttate non potenti

e corpo certo non esagerato. Il

consiglio è tenerlo in cantina per un

altro anno.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13,5

Commento: vino molto chiuso

al naso e ancora scomposta in

bocca. Speriamo che il tempo gli dia

ragione.

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: vino molto

immediato, rotondo con sentori di

frutta matura, di buona struttura, da

tutto pasto.

Chianti Classico Millennio 2007Castello di Cacchiano

Chianti Rufina Cedro2009Fattoria Lavacchio

Chianti Rufina2010I Veroni

Chianti Guarniente 2011Buccia Nera

VO

TO6

8

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13,5

Commento: morellino con

belle note ampie di frutta al naso,

piacevole in bocca, caratteristiche

facilmente riscontrabili nei

Morellino moderni.

Morellino di Scansano Roggiano 2011Vignaioli del Morellino di Scansano

VO

TO7V

OT

O

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13,5

Commento: una riserva

di Chianti improntata

all’immediatezza e alla

piacevolezza, buona struttura in

bocca e al naso.

Da Vinci Chianti Riserva2009Cantine Leonardo Da Vinci

65,,

,

,

Page 59: Vino e dintorni n°7

57

VO

TO

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13,5

Commento: una riserva che deve

ancora sviluppare ma che mostra

già buone note al naso e in bocca.

Da tenere in cantina ancora un paio

d’anni.

Morellino di ScansanoRiserva 2010Morris Farm

7

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: naso non molto

espresso, scomposto in bocca

per un Nobile che deve ancora

svilupparsi soprattutto in bocca,

dove tannino e acidità non sono

ben amalgamati.

Nobile di Montepulciano I Quadri2009Bindella

VO

TO6

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: vino che basa molto

la bocca sulla tanninicità, ancora

molto eccessiva. Naso ancora

inespresso ma con tonalità di legno

piccolo.

Nobile di Montepulciano Messaggero 2007Montemercurio

VO

TO6V

OT

O

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: naso alcolico,

intenso anche se non molto fine,

bocca ancora molto scomposta

anche se con buona struttura.

Nobile di Montepulciano Maestro 2008Palazzo Vecchio

6

VO

TO55

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13

Commento: vino molto giocato

sull’alcolcità, non grande equilibrio

in bocca.

Morellino di Scansano 070707 2008Casavyc

,V

OT

O

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,9

Commento: vino già molto

maturo, ma ancora rotondo e

piacevole in bocca dove è molto

caldo e alcolico.

Morellino di Scansano Riserva 2009Grillesino

65,

Page 60: Vino e dintorni n°7

Il territorio

VO

TO6

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: vino molto piacevole,

immediato, da tutto pasto, con

tannino ancora molto ruvido, senza

grande struttura che chiude dolce.

Igt Toscana Rosso Castiglione 2011Cacciagrande

VO

TO

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: vino che si dimostra

figlio di un’annata molto calda e

abbastanza squilibrata, difficile e

scomposta.

Nobiledi Montepulciano Filai Lughi 2007Talosa

6

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13

Commento: piacevole,

equilibrato, di buona struttura. Un

vino da tutto pasto.

Igt Toscana Centrale Rosso Green Label 2011I Balzini

VO

TO65,

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: naso piuttosto fine

anche se con forte componente

alcolica, bocca ancora scomposta

ma di buona lunghezza.

Igt Rosso Maremma Toscana Poggio Bestiale 2010Fattoria di Magliano

VO

TO6V

OT

O

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13,5

Commento: un naso piuttosto

chiuso e un colore impressionante

sono le prime impressione. Vino

di buona struttura e alcolicità, ma

ancora scomposto.

Igt Costa Toscana Syrah 2011La Regola

6

VO

TO

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: nota predominante

di legno al naso seppur non

coprente, fresco in bocca anche se

ancora disarmonico.

Nobile di Montepulciano Riserva Bossona 2008Dei

7

58

Page 61: Vino e dintorni n°7

VO

TO

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13

Commento: un vino che dovrà

maturare anche se, in bocca,

non dimostra di avere grandi

caratteristiche di durata.

Igt Maremma Toscana Amaranto2010Podere San Cristoforo

55,V

OT

O6Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: ancora leggermente

marcato dal legno al naso, ha una

discreta rotondità al palato.

Igt Toscana Tinata 2009Monteverro

VO

TO

Tipologia: Rosso

Gradazione: 13,5

Commento: buon equilibrio

generale per questo vino che

rispetto al passato denota anche

buona bevibilità.

Igt Rosso Toscana Tre 2010Brancaia

65,

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: come al solito

grande eleganza e morbidezza,

grande complessità al naso e in

bocca la 10° annata è di ottimo

livello.

Igt Toscana 10° Annata 2008Il Borro

VO

TO75,

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: ancora inespresso al

naso ancora piuttosto scomposta.

Aspettate qualche anno prima di

berlo.

Brunellodi Montalcino 2008Fattoi

VO

TO55,V

OT

O

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: un Brunello

indubbiamente ben fatto ma non di

particolare potenza e intensità.

Brunello di Montalcino 2008Banfi

65,

59

Page 62: Vino e dintorni n°7

60

Il territorio

VO

TO65

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: paleo di grande

struttura, tannino fitto e compatto,

naso adesso dominato da note

di peperone, vaniglia e alcool.

Da lasciare in cantina ancora per

parecchi anni.

Igt Toscana Il Paleo 2009Le Macchiole

,V

OT

O

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: un vino ancora

molto chiuso, ma con buona

eleganza in bocca, belle note

tostate e di frutta al naso, tannino

di ottimo livello da armonizzare.

Bolgheri Superiore 2009Argentiera

7

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: naso non ben

definito, tannino importante ma

ancora da armonizzare. Colore

porpora come sempre di grande

intensità.

Bolgheri Superiore Sapaio 2009Podere Sapaio

VO

TO55,

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: naso molto marcato

dal legno, bocca piuttosto lunga,

di buona freschezza, con tannino

ammorbidito e dolce.

Bolgheri Superiore Arnione 2008Campo alla Sughera

VO

TO65,V

OT

O

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14,5

Commento: molto alcolico, vino

ancora molto marcato dal legno sia

al naso che in bocca.

Bolgheri Superiore Levia Grevia 2008Caccia al Piano 1868

6

VO

TO

Tipologia: Rosso

Gradazione: 14

Commento: naso leggermente

maturo ma fine, bocca equilibrata

con tannino vellutato. Un buon

Brunello per l’annata 2007.

Brunellodi Montalcino 2007Fattoria dei Barbi

75,

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chi è davvero il SangioveseEcco il Romanzo del Sangiovese. Ma che cos’è davvero? Che cosa rappresen-ta? Quali le origini di questo vitigno? A raccontare la sua vera essenza è il diretto interessato. Svelandosi, in prima persona, conduce il lettore in un viaggio alla sco-perta della sua autenticità piena, lontana dal globalismo che ha sbiadito, ingiallito e annacquato la sua vera natura. La nar-razione scorre fluida, tra i filari, là dove sboccia la sapidità.Dall’origine incerta del nome, alle prime attestazioni in cui compare, si arriva alle terre che lo hanno accolto, fra Toscana e Romagna. Diverse le cornici paesaggisti-che che lo ospitano. Nella calda Marem-ma, tra le verdi colline, i lussureggianti vigneti che salgono in alto, inebriati dalla salsedine che si propaga dal mare, si tra-sformano in Morellino, Montecucco o Monteregio. A Montalcino è Brunello, protetto dal tem-pio, in cima alla collina dei ciliegi, carat-terizzata da un’infinità di morfologie dei terreni, ha combattuto contro il diritto di omologazione, che l’avrebbe piegato agli interessi di mercato. Per sua fortuna c’è chi, in suo nome, ha cambiato vita, mo-dificando i propri obiettivi, ampliando i propri orizzonti pur di accompagnarlo nel pieno rispetto. A Montepulciano la sua storia si intreccia con quella cittadina. Cullato da campi di grano e contornato dalla «mole possen-te del Monte Amiata che s’innalza verso il cielo e sovrasta un fiabesco paesaggio tinto di colori, così tenui che sembrano acquarelli capaci di creare atmosfere anti-che», è il Nobile di Montepulciano, titola-to per essere stato il protagonista delle ta-vole delle più importanti regge d’Europa. Tra il verde della vite e del bosco, trave-stito da Chianti, o meglio dai Chianti, rag-giunge la consapevolezza di essere il co-mune denominatore in questo territorio geografico. Insegnando ai vignaioli l’at-tenzione verso la dovuta tempistica, che ponga al centro il rapporto pacificatore con la natura.

Veronica Grandetti

A Castellina in Chianti domina il rosso purpureo, vivo. Profuma di marasca, pru-gne, more e ciliegia in confettura, note che si mischiano a profumi di viola, di spezie e di Cassis unite ad erbe officinali. A Gaiole, Radda e Greve il profumo ricco di frutti rossi del sottobosco, di viola, spezie, erbe aromatiche, liquirizia e cacao si amplia di note balsamiche, ricco di tannini nobili e suadenti, stile deciso, chiuso da nuances minerali che lo rendono affascinante, lun-go e persistente. Maestoso, passa da Fi-renze, dove odora d’arte, di conversazioni all’ombra del David di Michelangelo. Ed eccolo in Romagna, terra che lo rende ul-

teriormente diverso, asciutto, armonico e leggermente tannico, con retrogusto gra-devolmente amarognolo, franco schietto e allo stesso tempo ruvido e sincero.Un vitigno che accoglie in sé la storia di uomini, tradizioni e culture che nulla han-no a che vedere con la massificazione gretta a cui negli ultimi anni troppe volte è stato associato. L’opera, scritta da An-drea Zanfi, in collaborazione con giorna-listi, enologi ed esperti del settore e delle aziende coinvolte si pone un unico obiet-tivo comune: ripulire il Sangiovese da tutti gli orpelli che nel tempo si sono stratifica-ti, intorbidendo la sua vera anima.

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cinque territori per raccontare un toscano

edizione limitata dei toscanello Scelto monorigine, un piacere da gustare con i migliori vini e distillati italiani

Il primo viene dal Veneto, il secondo dalla Valdichiana in Toscana, il terzo dalla Valtiberina in Umbria, il quarto dalla zona di Pontecorvo nel Lazio, il quinto e ulti-mo dalla Campania. Un successo per i tanti appassionati del fumo lento da degustare in abbinamento con i migliori vini e grappe italiane.Sono i Toscanello Scelto Monorigine, un’edizione limitata mai realizzata prima, composta da cinque nuovi ammezzati con tabacco della singola regione sia per la fascia che per il ripieno. Cinque nuovi sigari nati per celebra-re i territori di coltivatori del tabacco Kentucky. Queste piccole aziende agri-

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cole, parte di una filiera che in Italia dà lavoro a più di 200.000 persone, sono l’espressione della capacità produttiva dei nostri territori. Campi in cui si ritro-va un mosaico unico di tradizioni, cultu-ra e impegno, che si concretizza in una filiera agricola di eccellenza, una pro-duzione che è “volano economico” in Veneto, nella Valdichiana e Valtiberina, nel Frosinate e nel Beneventano. La col-tura del tabacco Kentucky ha portato in queste aree una forte professionalizza-zione degli agricoltori e degli operatori dell’indotto. Sono quasi 200 aziende agricole, che fanno dell’Italia il primo paese produttore di tabacco per sigari

in Europa: famiglie che possiedono un sapere materiale e immateriale, che si crea nei secoli sul campo e che si tra-manda di padre in figlio, attraverso rac-conti e testimonianze di uomini e donne che hanno dedicato la loro vita e i loro sforzi alla crescita della propria azienda.Per celebrare questi coltivatori, dallo scorso autunno sono in tabaccheria cin-que sigari Toscano realizzati con tabac-co della sola area d’origine: Valdichiana, Valtiberina, Veneto, Lazio e Campania. Un’edizione in pezzi limitati, mai fatta prima, ancora disponibile in tabaccheria per poche settimane. Cinque ammezzati che hanno subito incontrato l’apprezza-mento degli appassionatiSono frutto di nuove ricette espressione di un connubio perfetto tra le tradizioni dei coltivatori, legate al loro territorio e accumulate per generazioni e la maestria di chi riesce successivamente a tradurre tale passione ed esperienza in un prodotto per il pubblico. La definizione delle miscele e del gusto hanno trovato origine nelle tradizioni dei col-tivatori, sviluppando modalità di coltivazione dececennali: non si tratta semplicemente di sigari realizzati con il miglior tabacco delle singole zone, ma di prodotti costruiti cia-scuno con una ricetta composta da diverse coltivazioni e diverse parti della pianta, per ottenere in ogni sigaro un gusto armonico ed equilibrato, tipico di ciascuna zona. Un’occasione per fare a tappe una serie di abbinamenti, unendo le più gustose specialità delle regioni coinvolte, sce-gliendo ognuno il suo bicchiere pre-ferito, che sia un bianco strutturato o un’acquavite, un vino da meditazione o una grappa, un vino rosso od una birra luppolata.

Fogliead essiccare

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Il territorio

MorfoLogia

Ha una forma biconica con le estremità di dia-metro inferiore della pancia; la superficie è irre-golare, da qui il vezzeggiativo “stortignaccolo”, con presenza delle nervature delle foglie che costituiscono la fascia esterna. Il colore varia dal marrone classico chiaro dei sigari Garibaldi, al marrone scuro delle varianti Antico Toscano e Toscano Originale.

coM’è fatto

Il tabacco utilizzato è del tipo Kentucky coltivato principalmente in Toscana, Campania, Lazio, Umbria e Veneto, con la zona del beneventano per i sigari dal sapore più dolce.Il sigaro Toscano è formato da una fascia esterna che racchiude il ripieno o battuto. Le foglie di tabacco raccolte vengono stivate in appositi locali per la stagionatura che avviene grazie a continue variazioni di temperatura e umidi-tà. In seguito le foglie, che avranno assunto il caratteristico colore marrone, verranno selezionate e suddivise tra foglie di fascia e di ripieno, e avviate verso la produzione vera e propria. Le modalità di lavorazione applicate sono due, a seconda che si voglia ottenere un prodotto di elevato pregio a tiratura limitata o sigari di grande tiratura pur sempre di ottima qualità. Nel primo caso spetterà alle esperte mani delle sigaraie assemblare il pregiato sigaro, nel secondo si procederà con macchine in cui il lavoro dell’uomo è ancora prevalente a garanzia della qualità. Tutti i sigari ottenuti vengono fatti asciugare e poi, dopo la selezione che porterà allo scarto dei pezzi difettosi e il susseguente confezionamento, vengono lasciati stagionare in locali ben umidificati e ventilati, per un periodo variabile a seconda del tipo di sigaro.

coMe si conserva

Il Toscano è un sigaro dal carattere deciso, forte, per certi aspetti aggressivo, i cui aromi sono corposi e tipici. Dalla corretta conservazione del sigaro Toscano dipenderà la riu-scita della fumata. Affinché il Toscano riesca ad esprimere tutto il suo aroma e l’incomparabile retrogusto dovrebbe essere conservato a temperatura di 22°C e con un grado di umidità di circa il 65-70%. Questa condizione non è facilmente riscontrabile ed ecco che ci viene in soccorso l’humidors, speciale contenitore realizzato con legni di buona qualità (il mogano è il più adatto a mantenere inalte-rato il naturale aroma dei sigari). Se ben conservato il sigaro Toscano può mantenersi a lungo senza avvertire problemi di combustione, tiraggio, aroma e gusto. Per tempi più brevi è necessario riporre i sigari all’interno di scatole di legno di cedro, di erica o di ciliegio.

coMe si fuMa

Il sigaro Toscano è l’espressione del proprio tempo, dello spazio di relax che ci si vuole dedicare. Va fumato lentamente, con brevi e regolari boc-cate, due/tre al minuto, mantenendo il fumo all’interno del cavo orale per qualche secondo senza aspirarlo. Lo stortignaccolo può essere fumato in tre diversi tagli: alla maremma-na, con il sigaro che viene acceso e fumato intero per goderne di tutti i profumi e gli aromi; ammezzato, cioè tagliato nel mezzo, ovvero un modo di fumare meno lungo ma che, partendo dal centro del sigaro, permette di assaporarne immediatamente e integralmente il gusto e la forza; con il taglio aureo, praticato a due terzi della lunghezza, che per-mette di ottenere due parti, una più lunga che consente una fumata tipo maremmana, ma meno prolungata e pur intesa, e una parte più corta ideale per una fumata più veloce. Per il taglio dei sigari Toscano è indispensabile un buon tagliasigari, il cui elemento più importante è costituito dalla lama, che deve essere fabbricata con acciaio di buona qualità, in modo da consentire un taglio netto e deciso. Il taglio può essere effettuato con tre diverse famiglie di strumenti: ghigliottina, coltello o forbice.

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I monorigineveneto

Il tabacco utilizzato è ricco di sfumature con note dolci, equili-brio e combustione eccellente. La fascia selezionata e i lotti scelti senza utilizzo dei ritagli del ripieno ne fanno un sigaro molto docile. È un sigaro Toscano unico nel suo genere che compendia le più autentiche peculiarità della tradizione veneta. Intensità: 2 (da 1 a 5)Gusto: Leggermente dolce, acido - Aroma: Pepato e sentori di legnoCome gustarlo: Con acqueviti e vini bianchi strutturati vaLdichiana

È stata utilizzata una selezione delle foglie più gentili della pro-duzione della Valdichiana; la lunga fermentazione riduce lenta-mente le asperità del tabacco, sviluppando le sue caratteristiche organolettiche e l’evoluzione di gusti e aromi caratteristici. È un sigaro molto caratteristico in linea con la tradizione toscana.Intensità: 3 (da 1 a 5)Gusto: amaro e leggermente sapido. Aroma: Malto e sentori di tostaturaCome gustarlo: Distillati e vini da meditazionevaLtiberina È un viaggio nel tempo, nella tradizione e nel territorio. Un siga-ro, pieno, saziante, gustoso.Il tabacco utilizzato è maturo, corposo, ricco di resine e oli essenziali. La fascia, i lotti senza utilizzo dei ritagli del ripieno, la selezione del tabacco soltanto dei migliori coltivatori della valle, creano nel Toscanello Scelto Valtiberina un equilibrio che dona al sigaro una tipicità assoluta. Intensità: 4 (da 1 a 5)Gusto: Sapido amaro - Aroma: Legno, cuoio, tostaturaCome gustarlo: Con distillati e vini da meditazione Lazio Il tabacco utilizzato è frutto di un seme unico e specifico caratte-rizzato da una notevole forza. La fermentazione lunga arrotonda e attenua le asperità, mantenendo la sua intensità. Un sigaro ricco di corpo e con una combustione eccellente che compendia le più autentiche peculiarità della tradizione laziale.Intensità: 3 (da 1 a 5)Gusto: amaro e leggermente sapido - Aroma: NociCome gustarlo: Con vino rosso, con vini da meditazione caMpania Ammezzato che rispecchia le più autentiche peculiarità della cultura agricola campana.Il tabacco utilizzato è molto equilibrato e armonico con note aromatiche molto intense dovute ad una fermentazione in massa del tabacco unica nel suo genere e tipica del territorio campano. La fascia è selezionata per colore e solo quelle più chiare sono quelle scelte. Intensità: 2 (da 1 a 5)Gusto: leggermente amaro, con punte sapide - Aroma: Pepato, sentori di legnoCome gustarlo: Con liquori, birre luppolate

coMe si accende

Fumare il sigaro Toscano non è solo il completamento del proprio stile di vita, ma un rito che prevede tanti passaggi e che coinvolge tutti i sensi. Il primo approccio è visivo e precede l’auscultazione della “voce” del sigaro, quella che viene emessa quando lo facciamo roteare tra il pollice e l’indice della mano, per chiudere con l’olfatto che determinerà la scelta definitiva. A questo punto il prescelto dovrà essere acceso. Per l’ignizione del sigaro Toscano si devono utilizzare mezzi a basso potere calorifico come i fiammiferi di legno, possibilmente lunghi, per dare il giusto trattamento al piede del sigaro. Il sigaro dovrà essere tenuto in posizione orizzontale, facendo-lo ruotare lentamente tra le dita, consentendo così alla fiamma di lambire l’intera circonferenza del piede che inizierà a bru-ciare coinvolgendo, uniformemente, sia la fascia che il ripieno. Quando l’ignizione è partita si aspira lentamente mantenendo la fiamma in posizione obliqua a una distanza di circa due cen-timetri. Il sigaro verrà surriscaldato progressivamente evitando che si annerisca. Appena acceso il sigaro, soffiare leggermente sulla brace per controllare la corretta combustione.

coMe si spegne

Per spengere un sigaro Toscano è necessario adagiarlo sem-plicemente nel posacenere, schiacciare la punta servirebbe solo ad aprire i canali del fumo e ottenere l’effetto contrario. Basta lasciarlo spegnere da solo, lentamente. Può capitare di dover spegnere il sigaro riaccenderlo un poco di tempo dopo, in questo caso è consigliabile tagliarlo, ancora acceso, con un tagliasigari, mezzo centimetro sotto la cenere, in modo da impedire la formazione dei cristalli salini che renderebbero amara la riaccensione.

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Il territorio

Il trIonfo della QualItàNicola Natili

La gastronomia toscana ha ormai con-quistato l’Italia e il mondo, ma come tutte le “griffe” che si rispettino, ha subito trovato qualcuno che tenta di tra-sformare in toscano ciò che non è. Non basta un fiasco di vino e una bruschetta per parlare di cucina toscana, che come è noto non si basa su apparenze ma ha radici molte profonde e lontane. Questa è una terra di grandi e tramandate tra-dizioni agricole, grazie alle quali, sulle nostre tavole, arrivano prodotti di gran-de qualità. Non è una forzatura, quindi, affermare che i primi caratteri della gastronomia toscana sono stati indiriz-zati dal lavoro che l’uomo svolgeva nei campi, dai prodotti ad esso legati. Non è un caso che la vera cucina toscana tende a valorizzare al meglio le qualità del prodotto da cucinare, a farne apprez-zare in pieno i sapori e i profumi, senza mascherarli ricorrendo a combinazioni azzardate e del tutto arbitrarie. Chi ricor-re alle tante preparazioni classiche della gastronomia toscana deve accettare i principi della salvaguardia del sapore originale, della semplicità di esecuzione e della genuinità degli ingredienti. In un momento storico in cui, per tanti motivi e non tutti negativi, si sta affie-volendo l’identità territoriale, diventa una missione salvaguardare le tradizioni enogastronomiche e, in tutta sinceri-tà mal accettiamo quelle “rivisitazioni” tanto di moda tra alcuni chef, per lo più televisivi. Stravolgere un piatto che ha alle spalle una storia vera, scritta da uomini e tramandata negli anni è un atteggiamento che mai condivideremo. Finora abbiamo parlato di gastronomia toscana in senso generale tralascian-do che, in realtà, con questo termine si intende un immaginario contenitore in cui affluiscono le tradizioni agroali-mentari delle decine di territori in cui è suddivisa la regione. Ogni provincia ha una sua connotazione gastronomica ben precisa e presenta ulteriori suddivisioni derivanti dalle caratteristiche morfolo-giche del territorio, dal microclima e, ovviamente, dalla storia passata. In questo senso ha svolto e sta svolgen-do un ruolo determinante la Ragione Toscana che, grazie ad un lavoro certo-sino e qualificato, ha catalogato, affian-candole a tutti quei prodotti che possono vantare il riconoscimento DOP e IGP,

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tutte quelle Preparazioni Agroalimentari Tradizionali (PAT), che direttamente o gra-zie a successive elaborazioni costituiscono la grande gastronomia toscana. Nel presentare alcuni dei preli-bati e unici prodotti compre-si nell’elenco regionale, che sono alla base della gastronomia regionale, andremo a pescare nei grandi panieri terri-toriali, cercando di allestire un menù ricco e variegato che possa in qual-che maniera rap-presentare l’inte-ro comprensorio regionale.antipasti

In alcune zone della Toscana si chiamano “principi di tavola” e il termine è oltremodo esplicativo. Affettati, crostini e ortaggi sottolio sono immancabili in un antipasto tradizionale. Ottimi sono il Prosciutto Toscano DOP, il super-bo Prosciutto di Cinta e il

NON BASTA UN FIASCO DI VINO E UNA BRUSCHETTA

PER PARLARE DI CUCINA

TOSCANA CHE, COME È NOTO,

NON SI BASA SU APPARENzE, MA HA RADICI

MOLTO PROFONDE E LONTANE

Prosciutto del Casentino, senza dimenticare la Finocchiona di Firenze, il Lombino di Siena, la Mortadella di Prato e il Salame toscano in tutte le sue varianti. A questi salumi si abbinano egregiamente i Carciofi della costa tirrenica sott’olio e i famosi Crostini neri senesi a base di milza di vitello, fegatini di pollo e cappe-ri. Assolutamente consigliati e da assggiare sono il Buristo di Siena, un insaccato a base di sangue di maiale e il suo parente stretto lucchese, il Biroldo. Chi volesse indirizzarsi verso una offerta diversa, può virare deci-samente sulle classiche bruschette, rigi-damente con pane toscano condito con uno dei tanti oli prodotti nella regione, sul Pecorino di Pienza, fresco o appassito secon-do i gusti e magari dell’Arista sott’olio alla maniera pistoiese.priMi piatti

L’onore di aprire la rassegna dei primi piatti non può che essere assegnato alla Ribollita, una zuppa di fagioli, verdure e pane raffer-mo tipica del fiorentino ma ormai diffusa in tutta la regione. Rimanendo sulle zuppe segnaliamo la Minestra di Farro alla lucche-

se e l’economica, ma eccellente, Acquacotta alla Maremmana. Rimanendo in questa parte della Toscana troviamo i Tortelli Maremmani, spinaci e ricotta racchiusi in un velo di pasta all’uovo e conditi con burro e salvia o con il classico ragù toscano. Antichi e, ahimè, vio-lentati da condimenti assolutamente impro-ponibili sono i Pici della Val d’Orcia, degli spaghetti fatti a mano che la tradizione vuole conditi con un sugo con le briciole di pane, pepe, olio e pecorino senese o con un ragù di nana muta così come vengono cucinati in Valdichiana. Tutti gli altri condimenti sono arbitrari, totalmente al di fuori della tradizio-ne e di discutibile gusto.Per chi ama i sapori forti della caccia troverà soddisfazione davanti ad un fumante piatto di Papardelle sulla Lepre o sul cinghiale alla manie-ra Chiantigiana. Ci sono ancora due zuppe particolari, ma di grande gusto. A Pistoia posiamo gustare il Carcerato, una zuppa di pane ammollato nel brodo di interiora bovi-ne a cui vengono aggiunte odori dell’orto, pepe e pecorino toscano; a Lucca, invece, la Garmugia, una minestra a base di carne di

Zuppa di fagioli

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Il territorio

maiale, di vitellone, piselli, carciofi, asparagi e fagioli che copre delle fette di pane raffermo e abbrustolito. Non possiamo, infine, dimen-ticare l’offerta che ci arriva dalla costa, il Cacciucco livornese, piatto simbolo della tosca-na che si affaccia sul mare.secondi piatti

Se non è il simbolo della gastronomia tosca-na, poco ci manca. Parliamo della Bistecca alla Fiorentina, che non può prescindere dall’es-sere cotta al sangue e sulla brace. Chi ama la carne ben cotta, ne faccia a meno, sarebbe un peccato stravolgere un piatto conosciuto in tutto il mondo e di antichissima tradi-zione. Sempre ricorrendo alla cottura sulla griglia, metodo molto utilizzato in questa parte d’Italia, possiamo gustare un bel Pollo del Valdarno, aperto a libro e arrostito; il delicato Agnello di Zeri, un ovino autoctono delle Apuane dalla carne saporita e succu-lenta e l’invitante arrosto misto alla griglia in cui fanno bella mostra di se le salsicce, il costoleccio, le bistecchine di maiale, possi-bilmente di Cinta Senese, accompagnate dai fegatelli conditi con semi di finocchio, sale e pepe. In maremma si prepara la Scottiglia, un insieme di carni miste, portate a cottura con pomodoro e servite con crostini di pane, mentre sulla tavola dei pratesi non possono mancare i Sedani alla Pratese, un saporito impasto di carne, fegatini di pollo, uovo e spezie racchiuso nelle coste di sedano, fritto e poi ripassato in abbondante sugo di carne.A Livorno, invece, preparano un piatto di pesce conosciuto ormai, anche questo, in tutta Italia, le Triglie alla Livornese, in

cui il saporitissimo pesce di scoglio, viene cotto in un delicato sugo di pomodoro a cui conferi-sce un gusto inimitabile. Ultima, ma non ultima in ordine di diffusio-ne, è la Trippa di cui si hanno decine di versio-ni. Possiamo dire che ogni città della Toscana

ha una sua ricetta, ma quello che potrete tro-vare solo a Firenze e che rappresenta un vero e proprio cult, da assag-giare assolutamente, è il Panino col Lampredotto

che viene venduto lungo le strade cittadine.contorni

P o t r e m o d e d i c a -re questa s e z i o n e prevalen-temente ai fagioli, un legume che, per poliedrici-tà di utiliz-zo “fa da mamma e da babbo”, come dice-vano i vecchi delle campagne toscane.Tanti tipi di fagioli e altrettanti le modalità di utilizzo: all’uccellet-to con o senza salsicce,

all’olio, cotti al fiasco, trasformati in purea e tante altre preparazioni. Molto utilizzati per accompagnare piatti di carne, anche i Carciofi della Costa Tirrenica, il Carciofo di Empoli e lo sconosciuto, ma eccellente Carciofo di Chiusure, coltivato solo in un un piccolo borgo nel comu-ne di Asciano. Molto utilizzati anche il cavolfiore, il cavolo nero, gli spinaci, le cima di rapa, “i rapi” alla toscana e la zucca lardaia.i doLci

Da un rapido conto che abbiamo fatto i dolci tipici della Toscana sono abbon-dantemente più di cento. Tra questi ce ne sono molti la cui fama ha varcato i confini regionali. È così per il Panforte di Siena, per i Ricciarelli di Siena IGP, per il Buccellato di Lucca e per i Cantuccini di Prato che, inzuppati nel Vin Santo, rappresentano il degno epilogo di un pranzo all’insegna della cucina Toscana.

OGNI CITTà DELLA TOSCANA HA UNA SUA RICETTA,

MA QUELLO CHE POTRETE TROVARE SOLO A FIRENzE,

E CHE RAPPRESENTA UN VERO E PROPRIO CULT,

È IL PANINO CON IL LAMPREDOTTO

Tortello maremmano

Pappardelle sul cinghiale

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Il turista che, in qualsiasi stagione dell’an-no, arriva nelle Crete Senesi, viene colpito da un paesaggio unico, un territorio che per forme e colori, colpisce tanto gli occhi quanto l’anima.Il paesaggio cambia con il mutare delle stagioni e con lui i colori che lo ravvivano.Un tempo qui c’era il mare e lo testimoniano i tanti reperti fossili che ancora emergono dal terreno al passaggio del vomere o per quel processo di erosione che sembra non arre-starsi mai. Depositi di argilla e sedimenti che si sono formati sotto le acque e che, al loro ritiro, sono emersi andando a creare un pae-saggio quasi lunare, ma intensamente affasci-

nante.

Quel mito delle creteNicola Natili

L’azione dei venti ha scolpito questo pae-saggio collinare, quasi modellato, crean-do i “calanchi”, profonde insenature e le “biancane”, piccole alture tondeggianti che, grazie alla presenza del solfato di sodio e l’azione su di esso dei raggi solari, assumono una caratteristica ed unica varia-bilità cromatica in cui il grigio dell’argilla si alterna con il giallo del solfato e dove il verde di un cipresso o di un campo di grano rivelano la vitalità di un territorio apparentemente immobile, ma profonda-mente vivo, essenziale, armonico.In questo paesaggio mozzafiato, adagia-to su una collina c’è il piccolo borgo

di Chiusure, centoquindici abitanti impegnati a tene-

re in vita la produzione dell’omonimo carciofo.Di questo tipico pro-dotto ne parlavano già alcune cronache del 1600

e per anni ha rappresen-tato una vera risorsa per

il territorio e ancora oggi esistono alcune piantagioni

di Carciofo di Chiusure, con-dotte secondo l’antico metodo

rurale e manuale.Utilizzato principalmente per il con-

sumo alimentare trovava impiego anche

nella pastorizia per cardare la lana delle pecore e per trasformare il latte in caglio grazie alle sue proprietà chimiche.Il Carciofo di Chiusure è un ecotipo autoc-tono dalla forma affusolata, colore moro con venature color vinaccia ed è particolar-mente apprezzato per la sua compattezza e per il sapore molto particolare. In un pas-sato non molto lontano veniva coltivato in grandi quantità, ma attualmente la produ-zione è molto limitata, appena sufficiente per il consumo locale.A determinare in modo deciso le qualità organolettiche del Carciofo di Chiusure sono sostanzialmente due fattori, la com-posizione del terreno di coltura e il micro-clima che, per la particolare conformazione morfologica delle Crete, presenta un basso tasso di umidità.Questo prodotto viene festeggiato alla fine di aprile con una caratteristica fiera che anima il piccolo borgo. Chiusure si anima e il carciofo recita una parte inso-stituibile in tante preparazioni gastrono-miche che vengono offerte ai visitatori, dai crostini di carciofo e pecorino, alla frittata, dall’involtino con il lardo alla zuppa, per chiudere in un inarrestabile crescendo, con il risotto ai carciofi e un succulento fritto misto di pollo, coniglio e, ovviamente, carciofi.

Il borgo di Chiusuredomina le Crete

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Il territorio

Uno degli alimenti che compaiono in tante ricette tipiche della cucina Toscana sono i fagioli, questo economico legume che per secoli ha rappresentato una fonte di alimentazione insostituibile nel mondo contadino. I fagioli, oltre che vitamine e sali minerali contengono molta fibra e, soprattutto, alcune proteine che, pur essendo diverse, possono sostituire in gran parte quelle di origine animale.Sulle tavole dove si consuma la vera cuci-na toscana, non mancano mai e questo spiega i ben trentatre ecotipi diversi che possono fregiarsi la denominazione PAT e che vengono coltivati nella regione. Nella terra dei mille campanili, non poteva essere che così. Questo importante legu-me è conosciuto in Toscana fin dal 1500 quando Carlo V, imperatore della Spagna, li portò in dono a Giulio de’ Medici, papa Clemente VII. La diffusione sul territorio fu immediata e ben presto, sia per l’ap-prezzamento che per la facilità di colti-vazione andarono ad occupare un ruolo pressoché insostituibile nell’alimentazione delle popolazioni. Negli anni, il Phaseulus Vulgaris si è adat-tato alle caratteristiche del suolo e ai microclimi territoriali, tanto diversi tra loro quanto fondamentali per la selezione di fenotipi diversi.Una caratteristica comune, più o meno, a tutti gli ecotipi coltivati in Toscana e che li differenzia dalle produzioni del resto del paese è nelle proprietà organolettiche.

la carne dei poveriNicola Natili

Ovviamente il riferimento è per i fagioli cosiddetti da sgranare, quelli che ver-ranno conservati dopo un processo di essiccazione naturale e consumati previo ammollo in acqua. Il fagiolo della Toscana è un prodotto dalla buccia molto sottile, dal sapore delicato, consistente dopo la cottura e, dato non trascurabile, di alta digeribilità. Ma non possiamo attribuire connotazioni generiche e poco specifiche ad una pro-duzione così vasta e diversificata. Ogni cultivar ha caratteristiche specifiche e una sua storia che merita di essere conosciuta considerando che grazie alle eccellenti qualità, la fama di molti fagioli coltivati in Toscana ha varcato i confini regiona-li. Una grande parte della produzione è legata alla Lucchesia, al Casentino e alla Maremma, ma tutta la Toscana dedica buona parte dell’attività agricola a questo legume.

fagioLo di sorana igpColtivato su terreni sabbiosi lungo il tor-rente Pescia, in Valdinievole, è un fagiolo di color bianco, dalla forma leggermente arcuata, con una buccia sottilissima che, dopo cottura, si confonde con la pastosa consistenza del seme. Ideale per la cottura al fiasco o per essere lessato.fagioLo zoLfino

È anche detto “fagiolo del cento” perché viene seminato il centesimo

giorno dell’anno. Questo ecotipo è col-tivato in Casentino, nel Pratomagno, e produce semi piccoli, tozzi, di colore giallo tenue, con una consistenza, dopo cottura, quasi cremosa. La buccia è quasi inavvertibile e se ne consiglia l’uso come contorno.borLotto di MareMMa

È un cultivar autoctono della Maremma, molto utilizzato per preparare zuppe o come contorno insieme a cipolle e altri ortaggi. Si tratta di una pianta robusta che produce semi di colore bianco con macu-le porpora, di consistenza ben definita e sapore deciso. canneLLino deL san ginese e sant’aLessio

Viene coltivato nella Piana di Lucca, nei comuni di Lucca e Capannori. Il seme è piccolo, allungato e di colore bianco, quasi privo di buccia presenta una pasta delicata e morbida che lo fanno preferire per preparare delle vellutate, come con-torno a piatti dal sapore non troppo deci-so e con salvia, aglio e pomodoro nella

famosa ricetta Fagioli all’uccelletto.scritto di Lucca

Questo fagiolo che dall’aspetto, pur se di dimensioni ridotte, ricorda il borlotto,

Fagioli di Sorana

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33 ecotipi di fagiolicoltivati in toscana

fagiola garfagninafagiola schiaccionafagiolo aquilafagiolo borlotto di maremmafagiolo borlotto nano di soranofagiolo borlotto nostrale toscanofagiolo burro toscanofagiolo cannellino (fagiolo cannellino del S. Ginesecompitese)fagiolo cannellino di soranofagiolo capponefagiolo coro nano (fagiolo cocco)fagiolo dall’occhio (fagiolo gentile, fagiolo cornetto)fagiolo deciminofagiolo della montagna (fagiolo bastardone, della nodola, dell’amiata)fagiolo di bigliolofagiolo decimino, fagiolo scritto rampicantefagiolo di zeri (fagiolo con il grembiule «fasgiulaindau scuside», fagioline «fasgiuline»)fagiolo fico di Gallicanofagiolo giallorino della Garfagnana (giallorino)fagiolo malato, malatino, fagiolo verdone, fagiologiallino, fagiolo di S. Giuseppefagiolo marconi a seme nerofagiolo mascherinofagiolo massesefagiolo pievarinofagiolo romano (fagiolo romanello)fagiolo rosso di Luccafagiolo schiaccionefagiolo scritto della Garfagnanafagiolo scritto di Luccafagiolo serpente toscano (stringa)fagiolo stortino di Lucca, anellino giallo di Luccafagiolo stringa di Lucca, fagiolo serpentefagiolo turco di castellofagiolo zolfino

viene prodotto nei terreni di Capannori, nella Piana di Lucca. Di colore rosa scuro con striature rosse, ha una forma ovale e una buccia piuttosto consistente che racchiude una pasta farinosa e di intenso sapore. È eccellente lessato e come ingrediente per zuppe.rosso di Lucca

Il sapore e il profumo intenso consigliano questo fagiolo per prepa-rare soprattutto delle vellutate, delle minestre, ma anche all’uccellet-to. Di colore marrone tendente al rosso, ha una buccia molto con-sistente e una consistenza morbida e delicata. Si coltiva nei comuni di Lucca e Capannori.giaLLorino deLLa Lucchesia

Di colore giallo carico ha una forma ovale e presenta un occhio ben evidente. La buccia è marcata e la pasta molto delicata e viene utilizzato come contorno al baccalà o nelle tradizionali minestre. Si produce prevalentemente nel comune di Camporgiano e la pianta, durante la crescita, non richiede il ricorso a sostegni essen-do di tipo nano.fagioLi di bigLioLo

Di questo fagiolo vengono coltivate più varietà: il tondino, il borlotto, il bianchetto e il due facce. La forma e il colore variano ma quello che resta costante è il sapore intenso e la delicatezza della pasta che lo fa preferire per la preparazione di minestroni o lessato e condito con olio d’oliva. Viene coltivato in Lunigiana, a Bigliolo un piccolo borgo nel comune di Aulla.coco nano

Pianta delicatissima, di tipologia nana, deve essere coltivata con molte cure per la sua scarsa resistenza agli attacchi fitopatologici. Di forma ovale e colore bianco, la pasta è farinosa e racchiusa da una sottile buccia, caratteristica che consente di ridurre i tempi di cottura. Si coltiva nella zona del Valdarno e del Pratomagno e viene utilizzato per la tradizionale tecnica della cottura al fiasco e nella zuppa di fagioli.fagioLo canneLLino di sorano

Quando parliamo di fagioli all’uccelletto il pensiero non può non andare al Cannellino di Sorano. Questo fagiolo di colore bianco e forma allungata, ha una polpa pastosa e una buccia molto fine che ben si presta per questa e altre ricette. È un cultivar autoctono che si produce a Sorano e nei terreni limitrofi, molto ricchi di potassio.

Fagioli zolfini

Rosso di Lucca

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Il territorio

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toScana: Il bello e Il buono dell’ItalIaNicola Natili

La vetrina di un grande gioielliere dove preziosi monili si alternano ordinati, in una continuità che ne esalta luminosità, vivacità e bellezza. Questa è la Toscana, la regione del bel vivere. Colline fasciate di vigneti e contorti olivi, vicoli che si rincorrono intrecciandosi nei borghi e nelle città storiche tra palazzi e musei, isole e coste incantevoli che appagano ed esaltano la voglia di bello. Ma la Toscana non è un presepio statico, questa è terra di grandi valori, dove l’uomo ha lasciato il segno del suo passaggio e lo rinfresca, giorno dopo giorno, ricorrendo alle antiche tradizioni e quindi alle radici, riuscendo così a ricostruire l’identità di un territorio.Ed ecco che la vetrina del gioielliere si arricchisce di altri preziosi oggetti, altrettanto luminosi come, la bottiglia di vino, l’ampolla di olio, i salumi, i formaggi, le carni e le verdure. La loro unicità dipende da un insieme di fattori storici e quindi strettamente legati alla manualità dell’uomo e geografici, in cui recita una parte importante la qualità del suolo e i differenti ecosistemi locali.La produzione agroalimentare della regione Toscana è di primissimo piano, più di 450 accreditamenti, un vero e proprio giacimento, in cui spiccano i 18 prodotti esclusivamente toscani che hanno ottenuto il marchio DOP o IGP e i 10 quelli in atte-sa di ottenerlo.Quando si dice Toscana è immediato l’abbinamento con i grandi vini e con gli eccellenti oli che vengo-no prodotti. E sono proprio gli oli quelli maggiormente rappre-sentati in questa specie di hit parade della qua-lità: Olio extravergine di oliva Chianti Classico DOP, Olio extravergine di oliva Lucca DOP, Olio extravergine di oliva Terre di Siena DOP, Olio extra-

Il “corallo”di San Gimignano:

lo zafferano

Pollodel Valdarno

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vergine di oliva Toscano IGP, Olio extraver-gine di oliva Seggiano DOP.Lasciando le colline e andando verso le montagne della regione veniamo a contatto con una realtà boschiva variegata, in cui spicca il castagno e i suoi prelibati frutti. La castagna è stata per secoli l’alimento principale degli abitanti della montagna, un alimento insostituibile a cui sono state dedicate molte attenzioni. E grazie a questa cura costante dei castagneti che la regione può vantare ben cinque eccellenze: Castagna del Monte Amiata IGP, Farina di castagne della Lunigiana DOP, Farina di Neccio della Garfagnana DOP, Marrone del Mugello IGP, Marrone di Caprese Michelangelo DOP.Nonostante che le metodologie di coltivazione abbiano subito profondi cambiamenti, orientati prevalentemen-

te verso la meccanizzazione, il prodot-to tradizionale riesce ancora ad essere apprezzato; i tanti fattori che determi-nano il successo delle coltivazioni e degli allevamenti si sottraggono decisa-mente alla regola della quantità a disca-pito della qualità, con un risultato fina-le ineguagliabile. È il caso del Fagiolo di Sorana IGP, del Farro della Garfagnana IGP, dello Zafferano di San Gimignano DOP e del Miele della Lunigiana DOP che, insieme al Miele Toscano IGP in attesa di riconoscimento, ci introdu-ce nell’affascinante mondo dell’alleva-mento di razze da carne e dei manu-fatti derivati. Su tutte, è inevitabile, il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, una razza che comprende le razze Chianina, Marchigiana e Romagnola, allevata in più regioni dell’Italia cen-trale, ma che trova la sua massima

QUESTA È TERRA DI GRANDI VALORI,

DOVE L’UOMO HA LASCIATO

IL SEGNO E LO RINFRESCA GIORNO

DOPO GIORNO RICORRENDO

ALLE ANTICHE TRADIzIONI

esaltazione in Toscana. Grande vigore ha subito in questi ultimi anni la Cinta Senese DOP, un suino di antichissime origini riscoperto e ritornato al centro di molti progetti dopo aver rischiato l’estinzione. Un altro elemento di tipi-cità che determina le eccellenze sono le tecniche di lavorazione, un insieme di abilità, ingredienti, esperienza, tempi e metodi che, abilmente concertati dall’uomo, creano prodotti unici.Tra i più conosciuti il Prosciutto Toscano Dop, il Lardo di Colonnata IGP e la lunga serie di manufatti tradizionali in attesa di approvazione: Finocchiona Toscana IGP, Mortadella di Prato IGP e Salame

Vitellone biancodell’Appennino Centrale,

razza Chianina

Orciper la conservazione dell’olio

La Cinta Sensew

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Toscano IGP.Non da meno sono il latte, vacci-no e ovino, e i formaggi con esso prodotti. Un territo-rio collinoso, verdeg-giante e ricco di pascoli, come quello della Toscana, favorisce indubbiamente una pro-duzione di latte di qualità e di deriva-ti gustosissimi come il Pecorino Toscano Dop, prodotto anche in regioni limitro-fe, il Pecorino a latte crudo delle Montagne e Valli pistoiesi DOP e il Pecorino delle Balze Volterrane DOP che a breve riceveran-no l’approvazione europea. E infine i dolci, con il territorio senese che sale sugli scudi con i Ricciarelli di Siena IGP e il Panforte di Siena IGP che è in fase di approvazio-ne, senza dimentica-re il Pane Toscano DOP, preparato senza il sale e perfetto per a c c o m p a -gnare i tanti piatti della gastronomia toscana.Se f inora abbiamo parlato dei prodotti DOP e IGP tanto famosi quanto apprezzati, meno conosciuto, ma non per questo di minor qualità, è il grande mondo delle piccole produzioni, ancor più legate a piccoli territori e a tradizionali prati-che che spesso si perdono nella notte dei tempi. La Toscana è la regione con il più alto numero di Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), più o meno equamente suddivisi tra le dieci provincie, produzioni spesso limitate al consumo locale, che rappresentano la storia affascinante e le tradizioni pro-fonde della cultura contadina di questa terra che non finisce mai di stupire.Dieci province, dieci territori diversi, ma un’unica vocazione per la produ-zione di qualità.

Non è p o s s i b i l e ricordarli tutti, ci vorrebbe un volu-me e forse non basterebbe, ma non possiamo non ricordar-

ne alcuni.Tra le produzioni di carni

segnaliamo il Pollo del Valdarno, i bovini di

Razza Maremmana e di Razza Calvana, l’agnello di Zeri e l’incomparabile Prosciutto di Cinta Senese ottenuto con l’omonima

razza suina.Buona anche l’offer-ta tra i derivati del latte ovino e bovino tra cui la Pastorella del Cerreto di Sorano, il

Pecorino della Garfagnana e delle Colline Lucchesi, la Caciotta Vacchino dolce di Pistoia e il Pecorino di Pienza.Ortaggi e frutta non sono da meno, dal Carciofo di Empoli e quello di Chisure alla Cipolla di Certaldo, il Gobbo della Val di Cornia, la Patata di Zeri, il Pomodoro Pesciatino e tra la frutta la Mela Rugginosa della Val di Chiana, la Pesca di Londa, la Mela Casciana e la Susina Amoscina Nera di San Miniato e la Pera Picciola di Abbadia San Salvatore.E chiudiamo con un consiglio, un invi-to a tutti coloro che vogliono soddisfa-re la loro voglia di conoscere il bello e il buono del nostro Paese: la Toscana vi aspetta, da molti secoli!

Pecorinotoscano

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Essere una azienda moderna non vuol dire, solo rispondere alla domanda del mercato con prodotti di alta qualità, ma anche avanza-re proposte innovative che sappiano stimola-re il settore produttivo per il conseguimento di nuovi obiettivi. Ogni cliente in effetti è diverso dall’altro, ma nessuno di questi ha esigenze che non possono essere comprese e soddisfatte con cura, con attenzione e con una relazione diretta e personalizzata.È questo lo spirito che anima da cinquant’an-ni l’attività svolta da “Cavalzani Inox”, azien-da storica del comparto metalmeccanico toscano, situata alle porte di Firenze nell’area industriale di Calenzano ed operante nella progettazione, realizzazione ed installazione

cavalzani Inox, una storia lunga 50 anni

Innovazione

di serbatoi di stoccaggio ed impiantistica in genere per innumerevoli settori produttivi.Nei 4.000 mq. di superficie coperta e nei circa 8.000 mq. di piazzali esterni, opera una struttura agile, ma allo stesso tempo efficiente e ben organizzata, composta da impiegati tecnici, amministrativi ed operai specializzati, sotto la direzione di Osvaldo ed Assuero Cavalzani.L’attività di “Cavalzani Inox” oggi si suddivi-de in tre aree di interesse ben definite: Food - Wine and Beverages, Green Energy, Heavy Industry.Food - Wine and Beverages è la divisione che sin dal 1963 si è specializzata nella rea-lizzazione di serbatoi, fermentini, autoclavi ed impianti di refrigerazione per il settore agro-alimentare, enologico e delle bevande in genere. In tutti questi anni “Cavalzani Inox” ha profuso impegno ed energie nel settore, con una serie di prodotti per il contenimento e per la lavorazione di generi alimentari, pro-gettati e costruiti su misura per permettere agli utilizzatori di massimizzare al contempo efficienza produttiva e qualità. L’esperienza maturata durante gli anni, unita alla voglia di ricercare soluzioni innovative, ha portato “Cavalzani Inox”a sviluppare molti brevetti, soprattutto nel settore enologia. L’ultimo brevetto riguarda la produzione dei vini spumanti di qualità e nasce dall’esigenza di far convivere in un unico prodotto la qua-lità del metodo classico e la praticità del metodo “charmat”.Il mercato dei vini oggi manifesta sem-pre maggiore attenzione nei confronti delle

54 BoTTIGLIETuTTE DI quaLITà

“bollicine”, richiesta alla quale i produttori cercano di rispondere con adeguamenti di filiera che non sono sempre semplici da risolvere: spesso l’unica risposta è quella di rivolgersi a terzi produttori specializzati. Sia il metodo classico che il metodo charmat richiedono importanti adeguamenti struttu-rali e di know-how non sempre affrontabili. La necessità di offrire una possibile alter-nativa è stata lo stimolo che ha focalizzato la ricerca per la realizzazione di Spark®. L’idea base del metodo Spark® consiste in uno “spumantizzatore” di acciaio inox della capacità di 45 litri, con una valvola che consente agevolmente le operazioni di sboccatura e successiva immissione della liqueur d’expedition tipiche del metodo tradi-zionale. La capienza del contenitore è quella ideale per ottenere una maggiore uniformità di prodotto e una qualità più che soddisfa-cente anche con l’impiego di vitigni meno nobili. Inoltre, l’acciaio inox consente la maturazione del prodotto anche in ambienti illuminati facilitandone quindi la lavorazio-ne senza la necessità di manodopera specia-lizzata. La dimensione, la maneggevolezza e la struttura dei contenitori permette inoltre l’esecuzione delle operazioni di remouage (movimento assiale – una sola persona).Questo metodo pertanto si propone come incentivo alla produzione degli spumanti a tutto il mercato dei vini bianchi ed anche in quelle zone dove tale tradizione non fosse presente, ma dove esiste la necessità di pro-porre al mercato il risultato di un indirizzo produttivo più facilmente accolto.

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Hong Kong porta della Cina ma anche dell’intero Sud Est Asiatico, città dalle mille luci, dagli hotel e ristoranti di lusso, ma anche dei tanti ristoranti di strada dove ancor oggi la maggior parte degli xiangangren (abitanti di Hong Kong) si ferma per compiere i propri pasti, ma dove tutt’ora si possono vedere poche etichette, e per lo più francesi. Questo significa che c’è ancora tanto spazio e molto da fare nell’educare questo popolo, al dolce nettare dei nostri grandi territori. Uno dei fattori che rende Hong Kong la porta della Cina e del Sud Est Asiatico è sicuramente la possibilità di importare a tasse zero prodotti con contenuti alcolici fino al 20%, senza bisogno di una licenza di importazione. Questo significa che chiunque in questa grande città può improvvisarsi importatore, ma non commerciante, in quanto per commercializzare il vino, come in tutti i paesi del mondo, ci vuole una licenza. I nostri grandi vini italiani, anche se da anni inseriti nel mercato, non hanno ancora conquistato una grande fetta, in quanto oggi il 60% dei vini importati sono francesi e subito dopo australiani. I vini italiani si possono degustare per lo più in ristoranti occidentali, mentre nella maggior parte dei ristoranti cinesi, come anche nella media e grande distribuzione locale, sono presenti soltanto al 3% in quanto difficili da competere con vini entry level australiani. Proprio per questo motivo, le aziende vinicole che vogliono entrare in questo grande mercato, devono sempre più mettersi come obbiettivo, la produzione di alta qualità e l’unicità dei propri prodotti legati ai propri territori,

honG KonGSebastiano Ramello

I NOSTRI GRANDI VINI ITALIANI, ANCHE SE DA ANNI INSERITI

NEL MERCATO, NON HANNO ANCORA CONQUISTATO UNA GRANDE FETTA,

IN QUANTO IL 60% DELLE IMPORTAzIONI SONO FRANCESI

E SUBITO DOPO AUSTRALIANI

oltre che concentrarsi nell’educare i propri potenziali buyer al consumo dei vini italiani abbinati a piatti locali o ricette internazionali. Sempre di più, durante i miei tanti viaggi in questa stupenda città, sia wine lovers che media, importatori e distributori mi chiedono di educarli nel come abbinare la loro cucina e la cucina internazionale ai nostri vini. In collaborazione con miei partner Royal Best, abbiamo tenuto a gennaio e febbraio 2013, diversi symposium, dove davanti a media e ristoratori, ho potuto abbinare grandi vini piemontesi e toscani a cibi locali ed occidentali. Uno degli eventi più interessanti, è stato quello di abbinare, insieme ad un esperto di Iberian prosciutti (prosciutto crudo spagnolo), prosciutti “Bellota” accompagnato da Barolo docg “La Collina

Dei RE” e Roero docg “F.lli Massucco”; Iberian prosciutto “Cebo” aggraziato con un bicchiere di Barbaresco docg 2008 F.lli Massucco e Chianti docg Pietro Beconcini. La sensazione di equilibrio di sapori è riuscito a stupire i presenti con l’abbinamento in chiusura di Iberian formaggio abbinato al Birbet, vino dolce frizzante.vNel mese di Marzo insieme a media e ristoratori del sud della Cina proporremo un grande match: Barbera D’Alba, Nebbiolo, Amarone e Brunello di Montalcino abbinati a piatti della cucina cantonese.Si possono seguire le degustazioni sulla pagina facebook: Wine Selection Sebastiano Ramello.Per ulteriori informazioni: [email protected].

Oltre confine

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andrea Settefonti

vino, l’Italia torna leader per volumi esportati

Economia

In un 2012 tra luci e ombre per il commercio, il vino italiano sopravvive solo grazie al valore delle esporta-zioni dove invece calano le quantità. Le elaborazioni Ismea dei dati Istat attestano il giro d’affari dell’export pari a 3,8 miliardi di euro nei primi 10 mesi del 2012, +8,2% sul 2011. Ma i volumi scendono attorno ai 17 milioni di ettolitri (-8,4%), a causa degli alti prezzi unitari e del crollo produttivo, con l’export di vini sfusi, in partico-lare, che ha fatto segnare in un anno una flessione del 22% (+9,3% in valo-re), subendo uno stop soprattutto in Germania. «Nonostante la battuta d’ar-resto - rileva l’Ismea - l’Italia torna lea-der mondiale per quantitativi esportati, recuperando un primato ceduto solo per qualche mese alla Spagna». Contrariamente agli sfusi, le vendi-te all’estero di imbottigliati si sono ridotte nei volumi di appena lo 0,4%, segnando un più 7% circa in termi-ni monetari. Positivo il contribuito del mercato Nordamericano (Usa e Canada), con progressi tuttavia decisa-mente più consistenti nel Far East, in particolare in Cina e Giappone, dove le spedizioni di vini confezionati hanno messo a segno incrementi a due cifre. Arretra al contrario l’export in Regno Unito, mentre in Germania cresce solo il fatturato (+5%), ma si riducono del 3% i volumi.«In generale - conclude l’Ismea - le esportazioni, limitandosi al dato quan-titativo, hanno sostanzialmente tenuto per le Doc-Docg, subendo invece una pesante flessione nel segmento dei vini comuni (-20% rispetto al gennaio-otto-bre 2011). In lieve aumento le vendite all’estero di spumanti (+2%), grazie all’ottima performance osservata dal terzo trimestre 2012».

Esportazioni italiane di vini e mosti per segmento gennaio-ottobre 2012

Ettolitri Migliaia di euro

gen-ott. 2011 gen-ott. 2012 var. % gen-ott. 2011 gen-ott. 2012 var. %

conf > 2 litri 6.818.736 5.317.406 -22,0 313.984 343.272 9,3

comuni 5.516.584 4.119.118 -25,3 191.707 209.636 9,4

dop 297.988 311.971 4,7 31.622 36.661 15,9

varietali 71.577 47561 -33,6 10.001 6.515 -34,9

Altri Dop+Igp* 31.597 10.546 -66,6 5.008 2.784 -44,4

confezioni < 21 8.915.620 8.884.219 -0,4 2.471.960 2.651.548 7,3

comuni 781.158 908.900 16,4 105.273 132.882 26,2

dop 3.683.993 3.665.406 -0,5 1.350.417 1.444.849 7,0

Igp 3.900.427 3.825.925 -1,9 894.083 961.807 7,6

varietali 96.570 117.668 21,8 24.975 28.383 13,6

Altri Dop+Igp* 453.471 366.319 -19,2 97.212 83.627 -14,0

Frizzanti 1.621.610 1.544.564 -4,8 292.388 304.788 4,2

Spumanti 1.399.611 1.424.094 1,7 415.902 483.476 16,2

Mosti 226.581 218.333 -3,6 31.035 29.575 -4,7

Totale 18.982.158 17.388.615 -8,4 3.525.269 3.812.659 8,2

* vini non prodotti nella comunità a denominazione d’origine protetta (dop) o vini a indicazione geografica protetta (Igp) (escl. vini spumanti e vini frizzanti)Fonte: elaborazione Ismea di dati Istat

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anteprime: e se iniziassimo a fare i posticipi?

Carlo Macchi

Wineterprise, diario di bordo del giorna-lista-comandante Mackirk, data astrale 14 agosto 2055.

Oggi 14 agosto 2055, dopo aver appena termi-nato l’anteprima dell’annata 2056 (in assoluta primeur..) dello Strabianco Ferragostano DOC a Canicola di Sotto, ci stiamo dirigendo, gra-zie alla mia navicella spaziale (e sennò come avrei fatto mai ad arrivarci) all’anteprima del Bianco Alpinot 2055, che si svolgerà al Passo del Muflone in Amore e Piuttosto Arrapato

E come il mio pronipote comandante Mackirk mi sento mancare anch’io perché va bene partecipare ad un’anteprima ma oramai, tra anteprime, eventi imperdibili, manifesta-zioni di presentazione, tour enogastronomici e chi più ne ha più ne metta l’unica soluzione è diventare “di-vino” cioè uno e trino.

Sembra infatti che la febbre delle anteprime stia oramai contagiando tutte le denomi-nazioni (last but not least il Montepulciano d’Abruzzo) anche se oramai una buona fetta dei vini “anteprimizzati” sono sempre più campioni da botte. Colpa del produttore che ritarda ad imbottigliare? Colpa delle antepri-me che vengono fatte troppo presto? Colpa del mercato che non smaltisce l’annata pre-cedente e rende sconsigliabile imbottigliare la nuova? Colpa dei giornalisti che a caccia di

notizie vogliono mangiare la gallina nell’uo-vo, a sua volta nel sedere della gallina madre?E come è possibile dare un parere serio su vini che non sono minimamente pronti anche se viene strombazzato il contrario? Possiamo dare un parere, certo, ma visto che i vini di solito hanno nome e cognome, come possiamo parlare del vino x ben sapendo che magari è imbottigliato da 10 giorni, oppure campione da botte? Come possiamo essere credibili in condizioni del genere? Va a finire che in molte “antepri-me”, anche se non ne viene fatto ufficial-mente cenno, ci sono più vini di annate precedenti che non dell’annata ufficiale.Capisco che l’anteprima alla fine è un modo per invitare la stampa (non solo di settore) a parlare del proprio vino e del proprio territorio, però con la struttura di

adesso il “vino nuovo” è solo una scusa e come tale andrebbe evidenziata.Butto là un consiglio: dal momento che un vino entra in commercio a quello in cui lo si può trovare sugli scaffali in com-mercio (specie se si parla di estero e di vini importanti) passano come minimo 6-10, anche 12 mesi, perché allora non organizzare dei veri e propri “Posticipi” dove, a fianco degli ultimi nati, si assaggia VERAMENTE l’annata che si può trovare in commercio e VERAMENTE si danno delle valutazioni valide su vini oramai in vetro da tempo?Il giorno che un evento si chiamerà “Vino x: assaggio posticipato e ragionato dell’annata 00 e presentazione della 01” mi metterò in coda per partecipare. Forse così si riuscirem-mo tutti a fare bene il nostro mestiere.

Macch[in]azione

(che posti che nomi ) sulle Alpi Cozzie. Già che siamo in zona, approfitterò per fare un salto alla manifestazione “Cozzio Bianco, un vino per le Cozzie” che si terrà dalle 03.30 alle 06.30 di domani 15 agosto. Speriamo che la colazione di lavoro non si protragga troppo a lungo, altrimenti arriverò tardi alla presen-tazione del Catamarone bianco, il famoso vino dei Marchesi de Marinarettibus. Anche loro però potevamo anche scegliere un altro giorno per la presentazione e magari un posto leggermente più a portata di mano dell’Isola di Pasqua.

Ma non tutti i mali vengon per nuocere: dall’Isola di Pasqua a Sant’Elena è uno sputo e quindi per la prima volta ce la farò ad essere presente alla premiazione del “Il sole di Austerlitz” la famosa manifestazione sui vini passiti.Caro diario, come vedi questo è un periodo abba-stanza tranquillo e quindi potrò forse tornare 12 ore a casa per riposarmi un po’. Se penso invece ai tour de force che dovrò sobbarcarmi tra gennaio, febbraio e marzo, con tutte le anteprime dei vini rossi, mi sento mancare.

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anno III - Numero 7Registrazione Tribunale di Siena

numero 12 del 29/10/2011www.vinoedintorni.org

Direttore responsabileDavid Taddei

VicedirettoreAndrea Settefonti

In redazioneLuca Casamonti, Martina Cenni,

Guido Gammicchia, Claudia Gasparri, Veronica Grandetti, Rodolfo Turchi

Hanno collaborato a questo numeroDonatella Cinelli Colombini, Rocco Lettieri, Carlo Macchi, Nicola Natili,

Sebastiano Ramello, Claudio zeni

Progetto graficoe impaginazione

Claudia Gasparri

Responsabile commercialeSergio Guerrini

+39 393 [email protected]

StampaModulgrafica Forlivese srl

In copertinaLa cantina di Villa Cusona

con Natalia e Irina Jr. Strozzi

Casa EditriceSalvietti & Barabuffi Editori

z.I. Belvedere, ingresso 253034 Colle Val d’Elsa (Si)

www.salviettiebarabuffieditori.com

Amministratore UnicoMilena Galli

Direttore EditorialeLeo Salvietti

Tutti i diritti sono riservati. Manoscrittti, dattiloscritti, articoli, fotografie, disegni non si restituiscono anche se non pubblicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo senza l’autorizzazione scritta preventiva da parte dell’Editore, a eccezione di brevi passaggi per recensioni. Gli Autori e l’Editore non potranno in alcun caso essere responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’uso improprio delle informazioni contenute. Prezzo di questo numero è € 4,90. L’Editore si riserva la facoltà di modificare il prezzo nel corso della pubblicazione, se costretto da mutate condizioni di mercato. Per questa pubblicazione l’IVA è assolta dall’Editore ai sensi dell’art. 74 - 1° comma Lettera “c” del D.P.R. n. 633/72 e successive modificazioni.

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