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Il domenicale di Casoria

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Il Domenicale di Casoria

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Domenica 3 marzo 2013

Periodico settimanale a diffusione gratuitaAnno III n. 9 - 3 marzo 2013

Autorizzazione del Tribunale di Napolin. Reg. 4925 del 28/09/2011

Direttore responsabile:Pasquale D’Anna

[email protected]

Caporedattore: Gilda Longhi

[email protected]

Redazione:Via G. Marconi,

80026 Casoria (NA)[email protected]

Stampa:

Via dell’Indipendenza, 3780021 Afragola (NA)

[email protected]

Edito da:Associazione Culturale Kasauri

Casoria (NA)

Progetto Grafico e Impaginazione:Marco Capparone

Questo numero è stato chiuso in redazioneGiovedi 28 febbraio 2013

Rosaria Ascolese

Tommaso Arcella

Gianni Bianco

Marco Capparone

Vittoria Caso

Valerio Cresci

Emiliana Cresci

Gennaro Crispino

Gea D’Anna

Massimo D’Auria jr

Michele Della Gala

Ciro Esposito

Angelo Ferro

Maria Gentile

Pasquale Lucchese

Pietro Simonetti

Marzia Luciano

Pellegrino Mazzone

Carmine Mondola

Raffaele Nocera

Domenico Pagliuca

Francesco Pagliuca

Eduardo Paola

Amalia Vettoliere

Maria Ranieri

Mario Romano

Vincenzo Russo

Pina Savorra

Luca Tramici

Umberto Simonetti

Ernesto Valiante

Giovanni Manfredi

pag. 2Vignetta di Carmine Mondola pag. 3Editoriale di Mario Romano pag. 4 Politica di Giannni Bianco pag. 5 Politica di Enzo Russo pag. 6 Politica di Angelo Ferro pag. 7 Politica di Massimo Rea pag. 8 Cronaca di Marzia Luciano pag. 9 Notizie di La Redazione pag. 11 Conaca di Rosaria Ascolese pag. 12 Eventi di La Redazione pag. 13 Attualità di Luca Tramici pag. 14 Attualità di Michele Della Gala pag. 16 Rubrica di Valerio Cresci pag. 17 Napoli di Pasquale Lucchese pag. 18 Eventi di Emiliana Cresci pag. 19 Rubrica di Gea D’Anna pag. 21Rubrica di Ilaria Puglia pag. 22 Rubrica di Pina Savorra pag. 23 Cronaca di Vittoria Caso

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Domenica 3 marzo 2013EDITORIALE

La politica salvata dai ragazzini.Mario [email protected]

Ha vinto la democrazia, sembra. Gli elettori hanno scelto senza

condizionamenti morali, restando indifferenti al ricatto dei mercati. Il quadro che esce dalle urne è assolutamente inedito. Mai nella storia repubblicana si sono viste tre forze politiche pressoché di uguale peso. Solo le regole elettorali del porcellum consentono una rappresentazione distorta in ambito parlamentare, ma di fatto la differenza tra la prima e la terza è di quattro punti percentuali. Alla Camera, infatti, le prima coalizione si ferma al 29,5%, mentre il M5S, che però come singolo partito è il primo, è al 25,5%. Per avere situazioni simili nella storia italiana bisogna forse andare indietro all’Italia prefascista. La storia repubblicana, invece, è stata segnata da un netto bipolarismo DC/PCI, una democrazia bloccata che vedeva la DC tenere costantemente le leve del governo e attrarre a sé le forze residuali per scongiurare il pericolo comunista. Uno scenario inedito, quindi, che al momento in cui scrivo non vede alcuna possibilità di avere una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. E’ quindi impossibile nonché inutile, ora, pronosticare sviluppi. Di certo possono accadere tante cose inedite, anche spettacolari, perché lo spettacolo è entrato a pieno titolo nella politica e non poteva non trovarsi a suo agio. La politica è, infatti, essenzialmente scena. Vediamo però una per una le tre forze. Cominciamo dal vero e, dal mio punto di vista, unico vincitore di queste elezioni. Il M5S non è il risultato di un incantesimo, di una fascinazione sciamanica di Grillo. Egli è solo, lo dico senza alcuna ostilità, il capocomico di una compagnia di teatro

popolare. Ci stiamo accorgendo in queste ore che i candidati, che avevano disertato la tv durante la campagna elettorale, sono persone nient’affatto sprovvedute. Il pregiudizio circa alcune esasperazioni del linguaggio politico e dei metodi usati da Grillo avevano impedito ai più, anche al sottoscritto, di approfondire meglio tutto quello che è invece il reticolo e l’ossatura del movimento. Più svegli sono stati i giovanissimi, che in questi mesi hanno letto e partecipato sul web, si sono informati, hanno seguito appassionatamente le tappe dello tsunami tour. Ed ecco il maggior merito del M5S, aver riportato la politica tra i giovanissimi. Verrebbe da dire, per citare la Morante, la politica salvata dai “ragazzini”. Il primato alla Camera ne è la naturale conseguenza e la bassissima età media dei parlamentari del M5S (invero, in parte, anche del PD) la giusta rappresentazione. Personalmente non vedevo un fenomeno del genere dal 1994. Allora vivevo al Nord ed era la Lega ad attrarre i “ragazzini”. Il successo del M5S non nasce dal nulla. Questo movimento ha già una sua esperienza politica amministrativa. I partiti e i movimenti politici di cartapesta non convincono. Vediamo quello che è successo a Monti. Neanche Forza Italia nel 1994 nasceva dal nulla e come tutti sanno era stato preparato con largo anticipo rispetto alla scadenza elettorale. Questo’accenno mi aiuta ad introdurre la seconda forza politica. Molti si sono affrettati a parlare di vittoria di Berlusconi. Mi sembra improprio. Parlerei piuttosto di rivincita. Certo se fosse riuscito a spuntarla alla Camera avrebbe avuto la possibilità di mettere a frutto le sue

celebri doti di persuasione per attrarre a sé senatori montiani, del PD e forse del M5S. Allora si sarebbe potuto parlare di vittoria. Ma non con questo esito. E’ vero, egli può contare su uno zoccolo duro, un elettorato tenace e invaghito di lui senza se e senza ma, che nel paese si attesta intorno al 30%, sempre che si considerino berlusconiani anche i negletti elettori leghisti. Ma è anche vero che il 70% degli elettori ha votato forze politiche costituzionalmente avverse a Berlusconi. Ed è questione di non poco conto. Infine il PD, il principale sconfitto di questa tornata elettorale, anche se i meccanismi della legge elettorale gli danno il pallino del gioco parlamentare in chiave governativa. Bersani aveva riposto eccessiva fiducia nel successo delle primarie con i suoi tre milioni e mezzo di elettori, ma chi vi scrive, in un articolo di qualche tempo fa, aveva analizzato i dati della partecipazione alle primarie divisi per regione. Ne veniva fuori una rappresentazione che ci aiuta a spiegare la delusione elettorale. Il grado di partecipazione alle primarie era elevato solo in quelle regioni dove il centrosinistra ha prevalso anche in queste elezioni. Al sud, per esempio, solo in Basilicata. Era invece molto scarso in quelle regioni dove ha perso, e in alcuni casi malamente. In molte di queste regioni, soprattutto al sud, il PD è del tutto autoreferenziale. Ma il punto è che forse l’esperienza di tenere insieme moderati e progressisti in uno stesso partito è fallita. Gli opposti veti incrociati bloccano sia l’azione politica che lo stesso apparato. E’ un partito assolutamente statico, sempre più estraneo al dinamismo sociale.

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Domenica 3 marzo 2013

P O L I T I C A

Gianni [email protected]

A guardare i dati in città delle elezioni politiche qualche elemento di riflessione

nasce spontaneo. Lunedì sera ero nella Sala consiliare per raccogliere i dati che arrivavano dall’Ufficio elettorale. Presenti: il Sindaco Carfora, il consigliere regionale Gennaro Nocera, accompagnato dal consigliere Nando Mosca del Pdl, esponenti di tutti gli schieramenti che discutevano sui dati. Alla fine ecco il responso. I partiti che sbancano e che rappresentano in città più o meno il 75% dei voti alla Camera e al Senato sono Pdl, M5s, Pd. Le percentuali per Camera e Senato non si discostano: Pdl: 10.593 (C); 9.504 (S). Il M5s : 9.810 (C); 7.928 (S). Il Pd: 7.730 (C); 7.325 (S). Netta la vittoria cittadine per il Partito di Berlusconi, straordinario risultato per il M5s, il Pd poteva fare di più. La grande armata messa in campo a sostegno della Lista Monti arriva al Senato con 2.695 voti pari all’8,26%, alla Camera 2.637 voti, 6,96%. Ad affiancare il magro bottino della lista sostenuta dal Sindaco, da mezza giunta, da un numero nutrito di consiglieri e “collaboratori”, il risultato del partito di Fini Fli, con la candidatura dell’Ass. Sergio D’Anna alla Camera che raccoglie 514 voti, 1,35%, affiancato dal candidato sindaco per il centro destra alle elezioni comunali del 2011 Massimo Iodice, passato armi e bagagli all’Udc che raccoglie 502 voti, 1,32% dei voti. Come si sono comportati: Capano, Polizio, Rossetta, Iorio, Troiano, Casolaro, Villamaino e Tizziani, tutti ex e nuovi amministratori del partito di Casini in città? Risultato positivo quello di Fratelli d’Italia in città con Luca Scancariello candidato alla Camera: 1.327 voti, 3,50%. Buon risultato per Grande

Sud 922 voti, 2,43% con la candidatura di Pasquale Pugliese alla Camera. In linea con il risultato nazionale Sel ma qui c’era un leader nazionale, Gennaro Migliore eletto, insieme al segretario cittadino candidato alla Camera dei Deputati Antonio Fortunato De Rosa. I risultati elettorali dovrebbero rappresentare una cartina di tornasole per l’amministrazione cittadino, possiamo ben dire che la città al voto ha sonoramente bocciata il sindaco Carfora e

la sua “anomala” coalizione che, non più tardi di qualche mese fa aveva sostenuto Tabacci alle Primarie del centrosinistra, raccogliendo 2300 voti ma su 6000 elettori. Possiamo ben dire che a Casoria Tabacci ha battuto non solo Bersani, ma anche Monti oggi. L’opposizione in Consiglio comunale è rappresentata in città dal Pd e dal Pdl. Il M5s è all’opposizione dell’intero Consigli comunale, se si somma a essi tutti i partiti raggruppati nelle coalizioni o che comunque non erano con Monti, a Casoria il 90% degli elettori ha votato qualcosa di differente da quello che sosteneva

l’amministrazione cittadina. Lo Tzunami ha colpito anche Casoria, sono in tanti ad aver votato il M5s e non solo per Grillo, il lavoro del gruppo locale, egregiamente guidato in città dall’amico Mario Coccorese, ha saputo interpretare nel migliore dei modi lo spirito partecipativo. Che cosa accadrà? Il Pdl, probabilmente avrà ancora la capacità di auto rigenerarsi e riorganizzarsi intorno al

consigliere regionale Gennaro Nocera, i due consiglieri Mosca ed Esposito Orlando. I partiti alleati del centrodestra Grande Sud e Fratelli d’Italia, dovranno necessariamente mettere in campo una soluzione per avvicinare le distanze e gestire il primato dei numeri in città. Il M5s dovrà da oggi sudare sette camice per trasformare in consenso alle comunali, la valanga di voti ottenuta alle politiche. Al centrosinistra il compito più arduo: rimettere in campo una strategia alternativa in città al centrodestra, al governo cittadino, al M5s. Il Pd e Sel dovranno necessariamente, insieme al Centro democratico e il Psi partire dalle 9.000 preferenze e dal 23,50%, tutto in

salita. Discorso a parte per la Rivoluzione civile. Il partito guidato dai tre magistrati Di Pietro, Ingroia e De Magistris ha affossato le ultime speranze di rientro nella scena politica dei Bonelli, di Diliberto, Ferrero, in questo film attori non protagonisti. Lasciatemi l’arbitrio di ringraziare Francesco e Mauro Russo, Andrea Armenise e altri che hanno voluto sostenere e votare al Senato il simbolo che ho nel cuore, il Partito Socialista Italiano. 268 voti non sono molti se si guarda al passato in città, non sono pochi se invece se si guarda al futuro in Italia, basta crederci.

Il mare non bagna Casoria – Lo tsunami si

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Domenica 3 marzo 2013

Vincenzo [email protected]

Lo tsunami di Grillo ha travolto anche Casoria, inaspettatamente il Movimento

5 stelle conquista il secondo posto tra i partiti della città ottenendo 9.977 voti, superato, per poche centinaia di voti, dal Pdl che ha raccimolato 10.593 preferenze. Per entrambi i soggetti politici occorre fare una riflessione sulla proposizione di convegni e manifestazioni, Pdl e M5S in città non hanno visto impegnati i loro leader ne tanto meno ci sono state evidenti proposizioni e richieste di consensi. Negli ultimi giorni, l’unica iniziativa può attribuirsi al consigliere regionale Nocera che ha organizzato un autobus per portare sostenitori alla convention organizzata dal Pdl alla mostra d’oltremare. Da Nocera dovrebbe ripartire la ricostruzione del partito sul nostro territorio, anche a seguito della fuoriuscita di diversi esponenti politici che hanno sostenuto altri partiti. Al terzo posto si è attestato il Partito Democratico con 7.857 voti, un risultato eccellente reso possibile grazie l’impegno di tanti sostenitori democratici che in questa campagna elettorale, in città, hanno puntato su temi caldi come la questione delle aree dismesse, il lavoro, le pari opportunità.

Seguono la Lista civica per Monti con 2.637 e Fratelli d’Italia con 1.327 voti. Anche al Senato della Repubblica, la nostra città, ha riconfermato, nello stesso ordine, il primo

posto al Pdl con 9.504 preferenze, segue il Movimento 5 stelle con 8.012, il Partito democratico con 7.407 e infine Monti per l’Italia con 2.695. Questa tornata elettorale rafforza sul territorio il Popolo della Libertà e il Partito democratico, deludente invece il risultato di Monti che per qualcuno era destinato ad ottenere maggiori consensi, voci

circolate nelle ultime settimane attribuivano all’assessore Casillo, deluso dalla mancata candidatura al parlamento, la volontà di far confluire i suoi voti sul partito di centro.

Un’affermazione buona anche per Fratelli d’Italia sostenuta da Scancariello, Grande Sud di Pugliese, Sel di Fortunato De Rosa. Finito il tempo degli spot elettorali, ora ci vogliono i fatti, quest’amministrazione guidata dall’accoppiata Enzo Carfora e Casillo non ha portato nulla di buono, si deve tornare a discutere dei veri problemi della città, dalla situazione drammatica del lavoro alle tante aree dismesse, dalla situazione della micro criminalità che imperversa nelle nostre aree cittadine ai problemi delle periferie, fino al degrado urbano che regna incontrastato. La città ha bisogno di risposte certe ed immediate. Dopo due anni al governo si continua a

buttare fumo negli occhi dei Casoriani e intanto malumori e scontenti crescono anche in consiglio comunale, alcuni consiglieri di maggioranza sono pronti a passare all’opposizione stufi di questo modo di governare. Nelle prossime settimane vi daremo maggiori informazioni. Intanto vi auguriamo una Buona Domenica.

Boom per il Pdl e Movimento 5 stelleP O L I T I C A

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Domenica 3 marzo 2013

Il voto è … tratto, in numeri nessuno a vin-to! , c’è chi ha avuto una batosta , chi si è

dimostrato una sorpresa e chi ha rimontato, me nessuno senza gli altri può legife-rare e raddrizzare la schiena al paese. Poi ci sono i “trombati”, in primis Gianfranco Fini da presidente della camera a spettatore “fuori rosa”, in-sieme al fedelissimo Italo Bocchino; infausto destino anche per Rivoluzio-ne Civile di Antonio Ingroia. L’ex pm non entra in Parlamento, così come il dissidente grillino Giovanni Favia, l’ex leader Idv Antonio Di Pietro, il segretario del Prc Paolo Ferrero, quel-lo dei comunisti Oliviero Diliberto e il leader dei Verdi Angelo Bonelli. Tra le file montiane va fuori anche il giornalista Mario Sechi e l’ex mini-stro dell’Agricoltura Mario Catania. Esclusioni importanti anche nel Pd - fuori Paola Concia, l’ex presidente del Senato Franco Marini e Giorgio Gori- e nel Pdl – non entra Amedeo Laboccetta. Non ce la fa Guido Cro-setto, tra i fondatori di Fratelli d’Ita-lia, escluso dal Senato. Dalla Camera è ri-masto fuori Gianfranco Micciché, leader di Grande Sud, e Raffaele Lombardo, fondato-re del Mpa (Movimento per le autonomie). Sparisce la delegazione di Amnistia giustizia

e libertà: da Emma Bonino a Rita Bernardi-ni. Fuori anche Francesco Storace. C’è chi saluta i “palazzi” con l’amaro in bocca, ma

anche chi stappa bottiglie di champagne, come Antonio Razzi, Domenico Scilipoti( i due del “ribaltone”che paragonarono il loro gesto a quello di Saragat del ‘47, sigh!) e Augusto Minzolini, pronti a entrare in Par-

lamento. Si salva per il rotto della cuffia anche il “gastone” dell’Udc Pier Ferdinan-do Casini. Che si voglia o no molte facce

sono cambiate e “gli intrusi” sem-brano essere quelli del Movimento 5 stelle,rincuorante l’ingresso di molte più donne nelle due camere, in Senato si arriva al 30%. Ha vinto la demo-crazia, il paese si è spaccato in tre blocchi…. anzi quattro ( i non votanti sono 11.634.800). Ha perso,invece, il senso della politica,il significato di ideale e il credo della partecipazione attiva. Ha perso il concetto di voto, all’ ingresso dei seggi sembrava come se tutti fossero appena stati derubati di qualcosa e versassero in quello stato di shock post – traumatico: disillu-si , sfiduciati e senza rotta,depredati di quel bene che si chiama “spe-ranza”. L’indecisione ha fatto da padrona,come se quella “x” la si vo-lesse mettere da una parte, poi cancel-larla per segnarla su un altro simbolo e un altro ancora. Le vittime del di-sinteresse sono maggiormente i gio-

vani, recatisi alle urne davvero in pochi ( in specie a Casoria). La politica ha bisogno di recuperare serietà , senso del dovere e parte-cipazione, insomma quei valori oramai lon-tani anni luce dal “palcoscenico” romano.

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Domenica 3 marzo 2013

Le Elezioni Politiche 2013 si sono appena concluse, e la sensazione è che verran-

no ricordate a lungo. Come nel ’94, anno in cui irruppe Berlusconi sulla scena politica, portando Forza Italia a diventare immediata-mente il primo partito del Paese, così il Mo-vimento 5 Stelle ha scompaginato lo scenario elettorale travolgendo tutto e tutti, in un vor-tice di consensi che si è gonfiato come un’on-da prima di travolgere gli schieramenti e gli equilibri tra i partiti. Uno Tsunami, per usare un termine rimbalzato su tutte le testate in queste ore. Rispetto all’exploit del Vate di Ar-core, però, l’affermazione elettorale di Grillo non è stata inattesa, visto il successo ottenuto già nelle amministrative a Parma ed in Sici-lia. Forza Italia, inoltre, nacque sulle macerie della Prima Repubblica ma conservava l’im-postazione di fondo dei partiti tradizionali. Il M5S, invece, nasce come il primo web party della nostra storia, ed ha nella propria mission la rottura dei tradizionali schemi partitici. Non amano l’epiteto “grillini”, i militanti del M5S. E soprattutto rifiutano orgogliosamente l’idea che la loro affermazione sia frutto del voto di protesta. L’idea principale sembra essere la democratizzazione dei processi de-cisionali, con una continua verifica del con-senso e frequenti livelli di consultazioni; a quanto pare, riproporranno in parlamento tale

schema già collaudato in Sicilia. E alla gente tutto questo è piaciuto. 109 seggi alla Came-ra e 54 al Senato: questo il bottino di Grillo che, difatti, rende ingovernabile il Paese a meno di un Governissimo per traghettare il Paese verso una nuova legge elettorale, essendo impratica-bile ogni tentativo di riforma. In tanti hanno sottovalutato il movimento. Per settimane hanno ripetuto che il programma del “comico” era superficiale ed infarcito di retorica, e i suoi candidati assolutamente impreparati ad af-frontare l’impegno istituzionale. Ovviamen-te hanno trascurato un elemento: il M5S non aveva possibilità di conquistare la maggio-ranza assoluta, quindi non aveva necessità di definire scientificamente un programma di Governo; in quanto all’inesperienza dei can-didati, ora avranno tutto il tempo di matura-re alla Camera e al Senato! La verità è che il M5S ha saputo toccare le corde giuste, met-tendo al centro della propria campagna eletto-rale l’economia reale, lo svecchiamento della

politica e la moralizzazione delle istituzioni. Il M5S vuole abolire il finanziamento pubbli-co ai partiti e ai giornali, dimezzare i parla-

mentari e i privilegi lega-ti agli incarichi, mentre, ancora oggi gli altri par-titi si preoccupano della finanza e del debito pub-blico, dello spread e del fiscal compact. Insom-ma, quando la priorità sembrava quella di man-tenere in vita il Governo dei tecnici ed ingraziarsi la governance dell’Ue, Grillo parlava nelle piaz-

ze di lavoro, piccole imprese e giustizia so-ciale. Certo, non dobbiamo sottovalutare le reazioni internazionali all’evidente ingover-nabilità dell’Italia: nelle ultime ore le Borse europee sono crollate, trascinate al ribasso da Piazza Affari, mentre la fuga degli investitori verso gli asset stranieri, in particolare verso i Bund tedeschi determina l’aumento dei tas-si d’interesse sui nostri titoli e la crescita del differenziale. Ora il M5S è chiamato ad un se-rio impegno istituzionale, e dovrà dimostrare responsabilità nel giocare il proprio ruolo in Parlamento, accreditandosi anche in Europa come forza di governo affidabile.

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Massimo Rea

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Domenica 3 marzo 2013

Morire a trentasei anni per una lite scoppiata su un campo di calcetto:

non è un’assurdità ma una triste realtà, purtroppo registrata a Casoria. Il 27 Aprile di due anni fa, il giovane Raffaele De Rosa si recò presso l’ospedale “San Giovanni di Dio” di Frattamaggiore, per farsi curare contusioni ed escoriazioni varie presenti sul suo corpo, dichiarando di esser stato coinvolto in un incidente stradale. Venne curato e dopo poco fu dimesso. A distanza di dieci giorni dall’accaduto, Raffaele tornò in ospedale accusando gravi malesseri, fu ben presto trasferito nel reparto di rianimazione dell’ospedale “San Giuliano” di Giugliano, dove si spense nel giro di poche ore. Data l’ambiguità della vicenda, le autorità competenti diedero quasi tempestivamente avvio ad indagini per far luce sul caso ed il 20 Febbraio del c.a. sono stati svelati i retroscena che si celavano dietro ciò che il giovane Raffaele aveva definito un “incidente stradale”, giungendo all’arresto di sette individui, di cui uno ai domiciliari, con l’accusa di omicidio preterintenzionale.

Dalle indagini è emerso, infatti, che quel fatidico giorno del 27 Aprile 2011 il fratello di Raffaele fu coinvolto in una lite avvenuta durante una partita di calcetto. Successivamente, fu organizzata una spedizione punitiva ai danni di Raffaele per

vendicare gli insulti subiti precedentemente dal fratello. Gli aggressori della vittima gli coprirono il capo con il suo stesso maglione, dopodichè lo percossero, anche con l’ausilio di mazze da baseball e tirapugni, finché

l’uomo non fu lasciato sul ciglio della strada.Numerosi passanti e abitanti delle palazzine circostanti furono testimoni dell’accaduto, tra cui due parenti della vittima, nessuno dei quali, però, ha mai osato proferire parola circa l’avvenimento, innalzando un muro di

silenzio dinanzi alle autorità, che ha ovviamente impedito a lungo il progredire delle indagini. Il gip Maurizio Conte, nell’ordinanza di custodia cautelare presentata ai Carabinieri, ha a più riprese biasimato il comportamento sfiducioso di Raffaele nei riguardi di questi ultimi, scagliando parole di disprezzo anche contro i parenti del giovane, restii a qualsiasi forma di collaborazione con la Giustizia: denunciare un atto di criminalità, di qualsiasi forma esso sia, è non solo indice di fiducia nei riguardi delle autorità ma soprattutto il compimento di un grande passo verso l’eliminazione

di un nemico comune, identificabile nella malavita. Omertà è anche questo: tacere fino alla fine, dando sfogo della propria codardia, mostrando scarsissimo senso civico e assenza di integrità morale.

Questione di omertàC R O NAC A

Marzia [email protected]

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Domenica 3 marzo 2013

Niente aiuti alle famiglie in difficoltà. E scatta la protesta.

Piazza Cirillo occupata, circolazione in tilt e traffico bloccato nelle vie adiacenti. E’ ac-

caduto lo scorso 21 febbraio, quan-do un numeroso gruppo di uomini e donne, un centinaio in tutto, si è river-sato in piazza per protestare contro la mancata eroga-zione dei contributi relativi al reddito di

cittadinanza ed ai fitti. I manifestanti, la cui presenza ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, sono stati accolti dal Primo Cit-tadino Carfora, che però non ha potuto forni-re adeguate rassicurazioni circa i tempi e le modalità di erogazione di tali contributi. La competenza relativa a tali pagamenti non è, infatti, in capo al Comune ma piuttosto alla Regione con la quale, ha sottolineato Carfora, “i numerosi contatti sono stati infruttuosi. I fondi sono al momento bloccati, si attende lo sblocco dopo che il consiglio regionale avrà approvato il bilancio (cosa che dovrebbe av-venire nelle prossime settimane).

Arpino: intitolata a Carlo La Catena la piazza antistante il Comune

Si chiamerà “Piazzo Carla La Catena” il piazzale anti-stante gli uffici comunali del territorio di Arpino. La de-cisione è avve-nuta in Giunta C o m u n a l e , su proposta dell’Assessore al Patrimonio Mariano Ma-rino e dell’As-

sessore alla Pubblica Istruzione Luisa Marro a seguito della richiesta del consiglio di isti-tuto del IV circolo didattico. La Catena era un vigile del fuoco, morto insieme ad altre quattro persone il 27 luglio del 1993 a cuasa di un’autobomba esplose nei pressi del Pa-diglione di Arte Contemporanea sito in via Palestro a Milano. Questo gesto simbolico rientra in una serie di iniziative che l’Ammi-nistrazione Comunale ha posto in essere per la promozione della legalità sul territorio.

Villa Comunale: iniziati i lavori di ri-pristino della vasca.

Finalmente una buona notizia per i casoria-ni: sono iniziati da qualche giorno i lavori nella Villa Comuna-le di Via Pio XII, dopo anni di degrado ed abban-dono. Gli interventi prevedono anzi tut to il ripristi-no della vasca posta al centro della villa stessa.” Ab-biamo la necessità di ridare ai cittadini quei pochi spazi pubblici a disposizione della col-lettività”, dichiara in un comunicato stampa il Sindaco Enzo Carfora, “ci auguriamo che non si verifichino atti di vandalismo che in passato hanno già saccheggiato tali luoghi”. Gli fa eco l’Assessore ai Lavori ai lavori pubblici Sergio D’Anna: “piccoli segnali che precedono il grande lavoro che nei prossimi mesi coinvolgerà l’intera città, in termini di riqualificazione urbana “.

La redazione I FATTI DELLA SETTIMANASuccede a Casoria…

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Domenica 3 marzo 2013C R O NAC A

Tragedia sfiorata nella periferia di casoria, 73enne spara al figlio

Rosaria [email protected]

Michele Marinaio ( 73 anni ), già noto alle forze dell’ordine per piccoli precedenti, ha sparato 7 colpi di pistola contro il figlio Fabio Marinaio ( 27 anni ), nella notte di mercole-dì 20 Febbraio 2013. Si trovavano nel loro appartamento in Via Nicola Nicolini 3, nella periferia di Casoria. Testimone di tutta la scena è stata Lucia Valentini ( 68 anni ), moglie di Michele e madre del ragazzo, che pietrificata da quanto stesse acca-dendo sotto ai suoi occhi, non è in-tervenuta ne a favore del marito ne a favore del ragazzo. Padre e figlio non andavano molto d’accordo e già dall’ottobre dello scorso anno erano costretti ad una convivenza forzata a causa degli arresti domiciliari a cui era stato condannato Fabio in seguito ad una rapina fatta ad Acerra proprio nel mese di ottobre. I due litigavano spesso, Michele non approvava il giro di amicizie del figlio ed era mol-to deluso da lui. I vicini hanno de-scritto l’uomo come una persona molto irasci-bile e hanno affermato di aver sentito spesso i due litigare e urlare in casa, ma mai nessuno avrebbe potuto prevedere quale sarebbe sta-to l’epilogo di questa storia. Proprio durante

l’ultimo litigio, partito solo come uno scontro verbale, il 73enne è andato in camera da letto a prendere una “ browning “ e al suo ritorno in cucina l’ha puntata contro il figlio sparan-

do fino all’ultimo colpo presente nell’arma, ma solo due di questi proiettili hanno colpito il ragazzo perforandogli un polmone e frat-turandogli una costola. Ma anche il giovane impugnava un’arma, un coltello che è stato

rinvenuto insieme alla pistola sul pavimento della stanza. E’ la madre a chiamare il 118. Fabio viene trasportato all’ospedale San Gio-vanni Bosco di Napoli e immediatamente

operato. Ora le sue condizioni sem-brano essere stabili. In poco tempo sono arrivati sul posto anche i cara-binieri del nucleo radiomobile di Ca-soria guidati dal Maggiore Gianluca Migliozzi e dopo una perquisizione dell’intera villa, oltre alla browning e al coltello hanno trovato, in cantina, anche una pistola scacciacani model-lo revolver, 43 proiettili a salve, due ogive e 4 bossoli calibro sei, il tutto tenuto in maniera illecita, senza nes-sun porto d’armi. Michele Marinaio deve quindi rispondere alle accuse di tentato omicidio e detenzione di armi abusive. In attesa dell’udienza di convalida d’arresto l’uomo è tenuto agli arresti domiciliari per le sue gra-vi condizioni di salute. Insomma ci troviamo di fronte all’ennesimo epi-

sodio di violenza tra “ mura amiche “, certo, perché proprio di mura amiche si trattavano per padre e figlio che le hanno poi rese teatro di un litigio familiare, sfiorando una vere e propria tragedia.

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Domenica 3 marzo 2013E V E N T I

Il CAM anticipa la Biennale di VeneziaIeri 2 marzo 2013 alle ore 18.00 il museo CAM di Casoria ha presentato ai propri vi-sitatori un’anticipazione della Biennale di Venezia con la mostra “Reflection; White – Black or not”, a cura di Antonio Manfre-di e di Ana Frangovska, con il patrocinio del Ministero della Repubblica della Macedonia e dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Casoria in collaborazione con la National Gallery of Macedonia. Ana Frangovska, cu-ratrice della National Gallery of Macedonia, porta in mostra a Casoria l’opera di Elpida Hadzi-Vasileva, prima di trasferirla al Pa-diglione Macedone della Biennale laguna-

re. Insieme ad Hadzi-Vasileva espongono al CAM 13 tra i più importanti artisti macedo-ni, Blagoja Manevski, Jovan Shumkovski, Slavica Janeslieva, Antoni Maznevski, Goce Nanevski, Zaneta Vangeli, OPA (Denis Sara-kinovski and Slobodanka Stevcevska), Boris Semov, Osman Demiri, Nehat Beqiri, Simon Semov, Nove Frangovski, che offrono pro-spettive, contenuti ed espressioni artistiche di un Est europeo sempre all’avanguardia. La mostra “Reflection; White – Black or not” si inserisce nel programma multiculturale del museo CAM che ormai da anni rivela la pro-pria tendenza verso la ricerca, l’apertura e il

dialogo. Secondo quanto asserisce Antonio Manfredi “ La purezza delle linee, la poesia delle forme e dei monocromi si evolve negli artisti macedoni in citazioni silenti, in opere dall’eleganza formale che sussurra un vissuto complesso e profondo. Il bianco ed il nero si rincorrono, giocano e si trasformano in opere che sviliscono i materiali, che ne rinnovano la consistenza e ne deturpano il concetto usua-le.” Occasione quindi ghiotta per gli appas-sionati e per i curiosi per una mostra imperdi-bile e unica nel suo genere, visibile al CAM fino al 2 aprile 2013.

La redazione

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Domenica 3 marzo 2013

Settimana storica quella appena conclusa, che sancisce la fine di Febbraio; da una

parte il popolo italiano chiamato a decidere chi ci risolleverà dal baratro della crisi, e dall’altra, gli ultimi giorni di pontificato di Papa Ratzinger, Benedetto XVI.L’annuncio arrivò nella mattinata del 12 Febbraio, dove il pontefice nel corso del concistoro ordinario spiegò che per motivi di salute legati alla sua anzianità, non è più in grado di ricoprire il ruolo di Ministro della Chiesa Cattolica. Una notizia che ha sconvolto il mondo intero, 600 anni dopo l’ultimo papa ‘’dimissionario’’ Gregorio XII, un annuncio che fa discutere e pensare magari ad altri scenari oscuri, forse emersi dopo la questione Vatileaks e dei documenti segreti diffusi dal maggiordomo del pontefice, Paolo Gabriele. Un particolare importante e davvero sconvolgente l’ha diffuso, in un comunicato, il ITCCS di Bruxelles, il Tribunale Internazionale dei crimini di stato e della chiesa, nel quale emerge un mandato d’arresto, per crimini contro l’umanità ed associazione a delinquere, a carico di Papa Ratzinger, e della Chiesa Cattolica Romana, il tribunale punta il dito contro la Banca

Vaticana, e sancisce di emettere un diritto di ipoteca su tutti gli immobili appartenenti alla Chiesa, che dovranno essere resi beni pubblici e di proprietà dei cittadini. Questo

mandato è stato poi inviato in gran segreto al Segretario dello Stato Vaticano, il Card. Bertone, che in seguito non ha messo alcuna notifica se non, una settimana dopo disporre le immediate dimissioni del pontefice.Ora vi starete chiedendo, come si può calunniare un uomo di chiesa, il vicario di Cristo, beh seguendo i momenti successivi

all’abdicazione, si può notare un netto spostamento verso l’ipotesi avanzata dal ITCCS; In primis, il colloquio privato voluto da Ratzinger con il presidente Napolitano,

scambio di parole o una richiesta di protezione e immunità contro i provvedimenti giudiziari? L’udienza convocata poi, martedì mattina, con i tre cardinali della commissione d’inchiesta incaricata di far luce sulla vicenda Vatileaks, del cui l’intero contenuto, solo sua santità ne è a conoscenza. Ed infine, la stangata finale del Tribunale di Bruxelles, che conferma le proprie ipotesi e delibera il verdetto di colpevolezza per Ratzinger ed altri esponenti ecclesiastici Cattolici e Anglicani: 25 anni di galera e sequestro dei beni, da decorrere entro il 4 marzo, data in cui gli imputati hanno il dovere di rispettare il verdetto, dopodiché scatterà il mandato di cattura internazionale. L’evento,

conclude il Tribunale, sarà reso noto e filmato per essere diffuso in nome della verità..Parole forti, intrecci pericolosi, sentenze dure, aspetteremo con attenzione il seguito, l’unico consiglio che posso fornirvi è di seguire la vicenda liberamente ed indipendentemente, di andare oltre la notizia e la realtà costruita ad arte dai poteri forti e dai mass media.

AT T UA L I TA’

Luci ed ombre dietro alle dimissioni del PapaLuca [email protected]

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Domenica 3 marzo 2013

Correva la notte tra il 30 giugno e il 1 lu-glio dell’anno 1984 quando Antonio Ju-

liano, all’epoca direttore sportivo del Napoli, convinse il vicepresidente del Barcellona Ga-spart a lasciar andar via quello che sarebbe di-ventato la leggenda del calcio: Diego Arman-do Maradona. Baciato dalla grazia divina nel suo arto inferiore sinistro, sprizzando neuroni di genialità accompagnati dalla giusta dose di sregolatezza, è stato capace di regalarsi una carriera fanta-stica ma forse trop-po breve per le sue potenzialità. Studio-si autorevoli hanno discusso sulla sua debolezza umana, sulla sua discutibile personalità fuori dal rettangolo di gioco e spesso si è arri-vati semplicemente all’emanazione di un banalissimo teo-rema: grande gioca-tore…piccolo uomo. Bene, a questo punto è giusto che faccia outing: sono malato di ‘maradonite acu-ta’, l’ho contratta nei sette anni in cui mi sono sentito un uomo fortunato, in cui ho vis-suto da privilegiato e durante i quali il mon-do mi ha invidiato. Forse per questo non ho mai accettato la sicurezza con la quale tanti hanno avuto l’ardire di giudicare non la sfera sportiva ma quella strettamente personale, un mondo così delicato, così pericoloso e diffici-le da analizzare, un mondo fatto di emozioni

e di sensazioni, un mondo verso il quale ho sempre portato rispetto. Certo, gli errori sono stati tanti e sono stati gravi, Lui non ha mai negato di essersi fatto del male da solo ma ribadisco la mia totale invidia per le certezze di chi lo ha sempre dipinto come un picco-lo uomo ed anche come un grande evasore. E proprio per questo Maradona è tornato a Napoli, ci ha messo la faccia semplicemen-

te per gridare al mondo che la battaglia con l’Agenzia delle Entrate è tutta da giocare: ci penseranno i suoi legali alle questioni mera-mente tecniche. A me non interessa entrare nel merito, non ho la presunzione di tanti che si affrettano anche in questo caso a giudicarlo e a condannarlo prima del tempo, non mi in-teressa nemmeno se siamo in presenza di una

trovata pubblicitaria dei suoi legali. Confesso che vederlo più vecchio e con la voce meno sicura in conferenza stampa, mi ha fatto uno strano effetto ma non posso negare che mi sono emozionato, sono andato indietro nel tempo e ho rivissuto momenti che hanno se-gnato la mia vita di tifoso. Grazie a Lui ho pianto di gioia al primo scudetto, grazie a Lui ho avuto la pelle d’oca al secondo scudetto,

grazie a Lui ho gon-fiato il petto a Stoc-carda con la Coppa Uefa, grazie a Lui ho goduto per un record che resterà imbattibile con la Coppa Italia vinta con tredici vittorie tredici, grazie a Lui ho tifato Argentina ai mondiali italiani del 1990 (e qui so di giocarmi la stima di tante persone ma non posso negare le mie emozioni, me ne farò una ragione), gra-zie a Lui ho messo la sveglia durante la notte ed ho esultato per la qualificazione ai mondiali della sua Argentina, quando

da allenatore con il gol di Martin Palermo all’ultimo minuto, Lui si tuffava sull’erba bagnata e io mi tuffavo davanti al mio diva-no. Non so se un giorno tornerà da allenato-re, non so nemmeno se ne sia così capace, di una cosa sono certo: all’uomo Maradona non dico nulla perché è giusto che sia così, al gio-catore divino dirò sempre e solo GRAZIE.

ATTUALITA’

MARADONA TORNA A NAPOLI, TORNANO LE EMOZIONI MA ANCHE GLI AVVOLTOI

Michele Della [email protected]

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Domenica 3 marzo 2013

Lunedì 25 Febbraio si è conclusa la 65° edizione della Viareggio Cup, torneo

calcistico riservato alle formazioni giovanili di squadre di tutto il mondo. Quest’anno la squadra vincitrice è stata l’ Anderlecht che, con una buonissima organizzazione difensiva ed un attaccante esterno velocissimo quale Frank Acheampong, ha battuto in finale per 3-0 il Milan di Mr. Dolcetti divenendo la decima squadra straniera a vincere il torneo. La sconfitta dei rossoneri era inaspettata anzi tutti i pronostici la davano per favorita visto l’organico condito di ottimi giocatori quali Ganz, Andrea Petagna, Ezekiel Henty, Bryan Cristante che ha già esordito in prima squadra ed anche in Champions League. Il torneo, disputato tra l’11 ed il 25 febbraio ha visto ben 48 formazioni dividersi in due gruppi, A e B, costituiti da 6 gironi ciascuno. Le quattro squadre di ogni girone si sono affrontate in gare di sola andata al termine delle quali si qualificavano agli ottavi di finale le sei prime classificate e le due migliori seconde di ogni gruppo. Dalla seconda fase in poi le squadre si sono incontrate tra di loro in gara unica ad eliminazione diretta fino ad arrivare poi alla finale. Da sempre il torneo di Viareggio

è una vetrina per giovani calciatori di tutto il mondo, qui negli anni novanta hanno giocato Del Piero, Totti, Nesta, Maldini, il fior fiore dei talenti sono passati tutti di qui. Anche quest’anno sono stati tanti i giovani messi

in mostra: il capocannoniere del torneo con un cognome abbastanza noto, Simone Ganz, figlio d’arte, classe 93’ che con i suoi gol ha portato il Milan in finale; Bryan Christante centrocampista rossonero classe 95’, eletto miglior giocatore del torneo che seguirà le orme del giovane De Sciglio, occupando in futuro un ruolo da protagonista in prima squadra; Federico Bernadeschi, attaccante esterno mancino della Fiorentina classe ‘94,

predilige partire dalla destra per sfruttare al meglio la sua capacità di convergere verso il centro e provare la conclusione; Luigi Canotto classe 94’, seconda punta calabrese della primavera del Siena che con i suoi 5

gol in 6 partite ha trascinato la squadra senese alle semifinali; Daniel Jara Marinez del Genoa attaccante classe 93’ che con il suo rigore ha contribuito alla sconfitta del Napoli agli ottavi; lo Juventino Eric Lanini classe 94’, con i suoi gol ha cambiato le gerarchie della squadra che lo vedevano partire dalla panchina alle spalle di Padovan uscito per infortunio. Il Napoli era una delle squadre favorite ma ha visto il suo cammino interrompersi agli Ottavi contro il Genoa. Gli azzurrini sono davvero una bella squadra piena di elementi con grande estro e qualità.

Ottimo l’approccio di Radosevic che al suo esordio con la maglia del Napoli ha segnato una bella doppietta ben figurando proprio mentre Donadel al San Paolo giocava una partita vergognosa in Europa League. Forse era il caso di far giocare il giovane talento al San Paolo piuttosto che al torneo di Viareggio, torneo che ancora una volta ha dimostrato che i giovani talenti ci sono ma è il nostro calcio che è vecchio.

Valerio [email protected]

Viareggio Cup: la vetrina dei giovani talenti

A Spasso nel calcioR U B R I C A

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Domenica 3 marzo 2013

Un post partita, come quello di Udine-se – Napoli, apre la strada ad un vero e

proprio dilemma: meglio concentrarsi sul re-sponso del campo, o fermarsi ad inveire con-tro la scellerata decisione di far giocare la par-tita alle 19 di un lunedì elettorale? Scegliamo la prima opzione, e siamo subito drastici: non sappiamo più segnare! Nelle ultime 4 parti-te, due europee e due di campionato, nessuna rete all’attivo. Abbiamo il terzo attac-co della A, il miglior cannoniere del-la massima serie, ma d’improvviso ci siamo fermati. Un ‘problema’ che non ti aspetti, e che invece ci ha pena-lizzato in queste ultime di campiona-to, con tre pari consecutivi. Occorre un’immediata sterzata, e soprattutto che Pandev torni ad essere quello che conosciamo; e che Insigne, fino-ra sufficiente, provi a dare una mag-giore consistenza alla sua stagione. Edi e Marek tornino semplicemente ad essere loro stessi! In terra friulana il Napoli conferma un’improvvisa e inopportuna sterilità offensiva. Pec-chiamo di precisione, e di eccessiva leziosi-tà, nell’ultimo passaggio; e di velocità nelle ripartenze. A prescindere dalle componenti ‘interne’, anche la dea bendata che sembra averci abbandonato. Torni sin da subito, poi-ché trattasi di un ingrediente, talvolta, decisi-vo. Nello stadio che 6 anni addietro vide l’e-splosione italiana di Lavezzi, il Napoli fa una partita discreta, attenta, costantemente nella metà campo avversaria. Un possesso di palla

che però porta ad una sola vera occasione nel primo tempo, e ad un paio di rischi per Padel-li, nella ripresa. Un rigore negato nella prima frazione e uno nella seconda, lasciano spazio a qualche timida protesta. Con un pizzico di cattiveria, di fortuna, di coraggio, gli ultimi due pari senza reti, potevano essere ‘simpa-tiche’ vittorie. Bene la difesa, Britos, Paolo e Hugo non lasciano nulla a Muriel e Di Natale.

Benissimo Armero sulla sinistra, uno dei tanti ex della partita, autentica spina nel fianco per i bianconeri; è sulla destra che Mesto appare troppo poco incisivo. Ancora sottotono Inler, mentre prestazione come sempre più che suf-ficiente per il mastino Behrami. I tre tenori, o meglio i due tenori e mezzo, poco incisi-vi. Marek soffre la marcatura asfissiante di Allan, nella ripresa arretra, fa il mediano e il regista, ma gli manca l’invenzione. Insigne

appare timido, mai decisivo e sicuro. Deve osare di più. È solo il suo primo anno in mas-sima serie, finora ha disputato una stagione sufficiente, ma deve ‘rischiare’ di più. Il Ma-tador non riesce a buttarla dentro, corre come un dannato, ma ora torni a segnare. I tre col-lezionano un’azione degna di nota nella ripre-sa, l’assist del baby frattese è però impreciso, e Hamsik si coordina male, sparando fuori.

L’ingresso di Pandev non regala fre-schezza, né imprevedibilità, contro la coriacea difesa friulana. Il macedone è un signor giocatore, ma in questa stagione sta deludendo le aspettative. Si riprenda e dimostri le sue, enormi, potenzialità. Il mister le prova tutte: arretra Marek, lasciando il tridente in avanti. Nel finale, squadra a trazione offensiva con la difesa che passa a 4; ma la palla non vuol saperne di en-trare. Tardiva forse la sostituzione di Mesto, l’ingresso di Zuniga andava anticipato. Per crescere definitiva-mente serve una dose di coraggio, di consapevolezza, di esperienza e con-

seguentemente di fortuna. Tutti ingredienti che continuano a mancarci, e che, nonostante un campionato assolutamente di primissima fascia, lasciano il campo a troppe lamentele. Eppure la meta, intesa come ‘crescita’, non sembra così lontana! Prima di concludere, due paroline per la Lega o chi ha deciso di far giocare Udinese-Napoli alle 19.00 di un lu-nedì elettorale: incompetenza, cecità e scelta semplicemente assurda.

Pasquale [email protected]

N A P O L I

Udinese Napoli: ancora un pari privo di reti

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Domenica 3 marzo 2013

E V E N T ILa redazione

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Dieci anni fa , nella notte tra il 24 e il 25 febbraio, scompariva un attore che fa

parte del nostro immaginario collettivo, anzi diventa negli anni, sempre di più, il prototipo dell’italiano medio, con i suoi pregi e i suoi difetti, e rappresenta nei suoi film, in maniera attualissima , gli scandali e il malaffare ,oggi più che mai imperanti. A tale proposito viene in mente l’indimenticabile interpretazione del dottor Guido Tersilli, medico della mutua, il tassinaro che ospita Andreotti, il vigile che insegue l’amante del sindaco De Sica, il detenuto in attesa di giudizio dove si rappresenta il dramma delle carceri, l’americano a Roma alle prese con un piatto di spaghetti enorme, il Marchese del Grillo, insuperabile rappresentazione del potere aristocratico. Al di là delle strepitose interpretazioni di Sordi, oggi più che mai i suoi personaggi descrivono il nostro Paese, con i suoi pregi e difetti ; quando vediamo un film del grande attore romano, dopo un’iniziale risata, subentra, quasi sempre, una riflessione sul contenuto della sceneggiatura e sull’interpretazione, spesso motivo di riflessione sui problemi nel nostro odiato ma anche amatissimo Paese. Sordi ha dato vita ad un “neorealismo in chiave di commedia”, interprete di personaggi che individuiamo

nella realtà, l’italiano medio un po’ cialtrone,

vanaglorioso, arrogante, simpatico e sfacciato, a volte interprete di drammi. Chi non ha pianto guardando la scena della morte

dell’unico figlio del protagonista di “ Un borghese piccolo piccolo “ ? Amò molte donne, era “ infedele per costituzione”, si dice che l’unico suo grande amore fu per una donna impossibile, la sposatissima Silvana Mangano, moglie dell’allora potente produttore Dino DE Laurentiis, fu un maestro del doppiaggio ( è sua la voce ufficiale di Oliver Hardy, Ollio della coppia Stanlio e Ollio), la voce un po’ baritonale interprete della colonna sonora di uno dei suoi più famosi film, “ Fumo di Londra” che inizia con “Good bye, my darling”. Non volle mai saperne di politica, sosteneva che tutti i politici erano suoi colleghi perché recitavano, gli fu offerta la poltrona di Sindaco di Roma da parte della Democrazia Cristiana ma rifiutò la competizione, rimpianse però, per tutta la vita, di non essere stato nominato senatore a vita per meriti artistici.Il mito e i film di Alberto Sordi sono riproposti, a partire da giovedì 28 febbraio, dalla Rai , per ricordare, a dieci anni dalla sua scomparsa, un attore che con le sue interpretazioni ci ha fatto ridere, piangere, riflettere, un attore nel

quale tutti noi ci possiamo ritrovare, con le nostre debolezze e caratteristiche umane, uno di noi, per questo sempre nei nostri cuori.

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La finestra di Gea

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Domenica 3 marzo 2013

A volte mi viene da pensare a Facebook come alla trasposizione di un caffè ve-

loce, quando cogli una battuta o due e inter-vieni a dire la tua. L’unica cosa che c’è di diverso, rispetto alla “realtà”, è che non si

comunica con la voce ma con la scrittura, il che, a volte, porta dritti nel baratro dell’in-comprensione. C’è chi fa fatica ad esprimer-si in italiano corretto, tanto per cominciare, cosa che crea equivoci ed incomprensioni. E poi c’è l’assenza di inflessioni di tono ed espressioni facciali, che impedisce di misu-rare la serietà o l’ironia. Si comunica con i “commenti”, soprattutto, o con i “mi piace”, che esprimono un gradimento, ma anche una convinzione. Perché se uno scrive “Napoli mi

fa schifo” e io ci metto il “mi piace” vuol dire che quantomeno condivido il concetto. Ma, prima di ogni altra cosa, Facebook è pubbli-co: non ci siete solo tu ed il tuo compagno di caffè, con cui ti intrattieni a conversare, ma

ci sono pure tutti gli amici tuoi e suoi che, in un attimo, sanno cosa dici in quello che a te sembra un commento privato e sanno anche cosa non dici. Probabilmente ce ne di-mentichiamo troppo spesso. Per esempio: su Facebook si intavola una discussione contro una persona o un gruppo di persone. Volano parole pesanti, pesanti insinuazioni. Leggo-no tutti, anche se sembra lo facciano soltanto quelli che partecipano alla conversazione. C’è chi, per quieto vivere, glissa. Come nel-

la vita, insomma. Ma, paradossalmente, per me, su Facebook, il glissare ha un valore doppio. È un lavarsi le mani, ma anche una testimonianza che non resta, perché, appun-to, non c’è. Perché, nel tuo silenzio, resterà

scolpito che tu a quella conversazione non hai partecipato, hai fatto finta di niente. Ci sarà sempre qualcuno che potrà dire: “quan-do si è trattato di difendermi tu non c’eri, hai scritto ‘ciao’ mentre avresti dovuto dire soltanto ‘basta’”. Ecco, per me assistere ad una conversazione avvilente senza dire la propria sull’argomento è avvilente quanto la conversazione stessa. Perché se smetti di dire la tua e di difendere persone o luoghi che di-chiari a te cari, ohiné, ma che camp’ a fa???

Social gliss

R U B R I C A“Inizia ad infastidire il prossimo in un pomeriggio del maggio 1972 a Napoli. A cinque anni sapeva già dattilografare. Pasionaria tifosa del Napoli, impulsiva, aggressiva e permalosa. Non le interessa altro che scrivere, respira grazie a questo”.

Fuoco di Puglia

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Per molti giorni il caso Pistorius è stato al centro delle notizie dei telegiornali.

Questa volta però nessuna lode, nessun am-mirevole risultato sportivo, solo lo sgomento e lo stupore di fronte ad un uomo che ucci-de la sua compagna. In molti hanno seguito con ammirazione i traguardi ottenuti nello sport, il coraggio mostrato con ostinazione e determinazione fino ad arrivare alle scorse olimpiadi che l’ha visto protagonista di una sfida contro le barriere ed i pregiudizi. Ma la realtà relazionale di Pistorius, soprattutto con le donne a quanto pare, è sempre stata diver-sa. Pistorius da campione coraggioso diven-ta un uomo come tanti, un violento incapace di gestire la rabbia e la gelosia. Reeva, come Lisa di Basiliano e Giovanna di San Felice a Cancello, è stata massacrata per il “troppo amore” di un uomo che, a prescindere dalla provenienza sociale e dalle gesta piene di glo-ria, è rimasto intrappolato in una personalità violenta e complice di una cultura che ancora vede la donna come un oggetto. La persona gelosa infatti, vuole possedere completamente il proprio oggetto d’amore e necessariamente lo deve controllare poiché lo ritiene appetibi-le al punto da temere ogni presunto rivale in grado di portarglielo via. L’oggetto d’amore non può e non deve avere libertà di scelta o di parola, l’oggetto d’amore deve avere un solo

unico interesse. La paura dell’abbandono, la bassa autostima e l’incapacità relazionale di chi soffre per gelosia, sono spesso maschera-te da un’apparente sicurezza in se stessi e da una “forte” personalità. Spesso si è parlato di delitti passionali o di gelosia estrema quasi a giustificare un comportamento che in realtà è

ben lontano da sentimenti come l’amore o la passione. La gelosia non può essere conside-rata un segno d’amore, è piuttosto espressio-ne della paura di perdere il proprio oggetto d’amore, di essere abbandonati perché non si è all’altezza, perché si è inferiori. E’ un “sentimento” che va affrontato e gestito nel

caso in cui si tratti di una gelosia contenuta. In questi casi, si è consapevoli di quello che si sta provando e spesso si è motivati ad uscire dalle ossessioni e dai deliri paranoici in cui si è precipitati. Il geloso non essendo in gra-do di affrontare il proprio disagio, la propria paura riversa sull’altro la rabbia che deriva da tutto ciò fino a rendere impossibile la vita di entrambi. La gelosia patologica invece è quel tipo di “sentimento” che porta alla ossessiva e paranoica visione della realtà -arrivando a privare della libertà di espressione o della vita stessa del partner- e richiede necessariamente un approccio terapeutico associato a farmaci specifici, soprattutto quando ci si è resi con-to della pericolosità del soggetto. La vittima, l’amato, è oggetto di continui atti intimidato-ri: perseguitato da domande e sospetti d’infe-deltà, finisce spesso per accettare come facen-te parte della normale “routine relazionale”, un comportamento che in realtà, è sintomo di una patologia grave che invade la coppia, la rete familiare e sociale di chi ne è vittima. Ma perché tante donne, molte più di quanto i tele-giornali possano dire, accettano e convivono con questo tipo di problematica? Perché tante donne condividono il binomio amore/gelo-sia? Forse potrebbe essere utile iniziare a ri-flettere sulla necessaria globalizzazione di un “nuovo” binomio, quello di donna/persona.

La GelosiaR U B R I C A

SOCIETÀ UNIPERSONALE

Pina Savorra [email protected]

Casoria Ambiente S.p.A.COMUNICATO

Per sopravvenute criticità dovute a difficoltà logistiche , nonché organizzative, il servizio “svuota cantine”, che si svolgeva il

secondo sabato di ogni mese è, temporaneamente sospeso per i motivi sopra esposti., e pertanto per il giorno 09/03/2013 non sarà

effettuato.

Tale situazione emergenziale sarà al più presto superata con il ripristino del servizio “svuota cantine” nei modi e nei tempi che

saranno prontamente comunicati alla cittadinanza nel frattempo si

INVITALa cittadinanza ad una sempre maggiore collaborazione nell’effettuare la differenziazione dei rifiuti, rispettando i giorni e gli orari

già stabiliti dalle brochure informative ricordando che per lo smaltimento dei rifiuti ingombranti l’utenza può rivolgersi al call

center della Casoria Ambiente S.p.A. al n. 081 5849271 dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 alle ore 13,30.

Si comunica inoltre che per qualsiasi informazione o suggerimento è a disposizione della cittadinanza la e mail dell’ Ufficio

Relazioni Pubbliche info@casoriambiente .it

Assessore all’Ambiente Pres. C.d.A. Casoria Ambiente Avv. P. Tignola Dott. F. Girardi

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Domenica 3 marzo 2013

Di corsa, come sempre, percorro una delle nostre tante strade di periferia. Immersa nei miei pensieri, trepidan-

te per il traffico che mi impedisce di procedere speditamente come vorrei, sono costretta a fermarmi. Una delle tante soste che, volente o nolente, il traffico impone. Noto un fagottino di pelo rossiccio sulla strada. “Povera bestiola! — esclamo — il solito pirata della strada! Chissà se s’è accorto di quel tonfo, di quel rumore sordo. Si sarà almeno chiesto cosa fos-se? Una perdita di tempo per lui fermarsi a vedere se re-spira ancora o almeno accostare quell’esserino sanguinante al ciglio della strada!” Il traffico è ancora bloccato, non si può procedere liberamente: molti guardano, pochi vedono. Mentre penso a come aiutare la bestiola, una scena da fil-mare mi fa salire le lacrime agli occhi.Accanto al fagottino insaguinato, un cane si avvicina, una femmina, anch’essa dal pelo rossiccio, mugolando cerca col musetto di spostare il povero cucciolo, ma fa fatica, non ci riesce.., si guarda intor-no con gli occhioni smarriti e tra un mugolio e l’altro se ne va senza successo.Accosto subito! Mi fermo, scendo e con l’aiuto di un cartone sposto io quell’ormai inerte corpicino, restituendolo alla madre affinché possa finalmente piangere il suo piccolo. “E poi dicono…— rifletto tra me e me - è un bastardo!” Chi è il vero bastardo? Certamente non il cane, da cui possiamo imparare l’amore e la solidarietà.

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Vittoria Caso [email protected]

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