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Il domenicale di Casoria

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Il domenicale di Casoria

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Domenica 21 aprile 2013

Periodico settimanale a diffusione gratuitaAnno III n. 15 - 21 aprile 2013

Autorizzazione del Tribunale di Napolin. Reg. 4925 del 28/09/2011

Direttore responsabile:Pasquale D’Anna

[email protected]

Caporedattore: Gilda Longhi

[email protected]

Redazione:Via G. Marconi,

80026 Casoria (NA)[email protected]

Stampa:

Via dell’Indipendenza, 3780021 Afragola (NA)

[email protected]

Edito da:Associazione Culturale Kasauri

Casoria (NA)

Progetto Grafico e Impaginazione:Marco Capparone

Questo numero è stato chiuso in redazioneGiovedi 18 aprile 2013

Rosaria Ascolese

Tommaso Arcella

Gianni Bianco

Marco Capparone

Vittoria Caso

Valerio Cresci

Emiliana Cresci

Gennaro Crispino

Gea D’Anna

Massimo D’Auria jr

Michele Della Gala

Ciro Esposito

Angelo Ferro

Maria Gentile

Pasquale Lucchese

Pietro Simonetti

Marzia Luciano

Pellegrino Mazzone

Carmine Mondola

Raffaele Nocera

Pina Paone

Francesco Pagliuca

Eduardo Paola

Amalia Vettoliere

Maria Ranieri

Mario Romano

Vincenzo Russo

Pina Savorra

Luca Tramici

Umberto Simonetti

Ernesto Valiante

Giovanni Manfredi

pag. 2Vignetta di Carmine Mondola pag. 3Editoriale di Mario Romano pag. 4 Eventi di Giuseppe Pesce pag. 5 Eventi di Giuseppe Pesce pag. 6 Intervista di Gilda Longhi pag. 7 I Fatti di La Redazione pag. 8 Territorio di Vincenzo Russo pag. 9 Riceviamo e Pubblichiamo pag. 11 Territorio di Gianni Bianco pag. 12 Eventi di Emiliana Cresci pag. 13 Attualità di Maria Gentile pag. 14 Napoli di Ciro Crescentini pag. 16 Eventi di Luca Tramici pag. 17 Il Napoli di Pasquale Lucchese pag. 18 Economia di Tommaso Arcella pag. 19 Società di Ciro Crescentini pag. 21 Libri di Massimo D’Auriajr pag. 22 Rubrica di Pina Savorra pag. 23 Teatro di Eduardo Paola

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Domenica 21 aprile 2013EDITORIALE

Avremo una repubblica presidenziale?Mario [email protected]

Non è dato sapere se quando leggerete quest’articolo avremo già un nuovo

Presidente della Repubblica. I nomi che si sono fatti non sono tantissimi. Sono stati delineati di massima due tipi di figure: una politica, l’altra estranea ad essa. Ed è quest’ultima una novità quasi assoluta. Prima d’ora, infatti, indicare un non politico era ipotesi di scuola o al massimo una suggestione dilatoria, formulata per occupare i tempi morti dell’indecisione. Qualcuno ricorda Ciampi, come figura estranea ai partiti, ma non mi sembra pertinente. Ciampi, infatti, era stato poco prima sia presidente del consiglio che ministro della Repubblica. Senza dimenticare che anche il governo della Banca d’Italia era organico al sistema politico. A dire il vero l’unico a formulare ipotesi di candidati non politici è stato finora il M5S, che con le sue Quirinarie ha piazzato tra i primi quattro ben tre personaggi completamente estranei al sistema dei partiti e di sicuro mai eletti in Parlamento. Tranne Rodotà, che è stato parlamentare e perfino presidente del PDS, la Gabanelli, Strada e Zagrebelsky non sono mai stati parlamentari né hanno mai ricoperto incarichi politici. Però qui non interessano i nomi né le loro biografie, ma i nuovi fenomeni che si sono registrati intorno all’elezione del presidente della Repubblica e le prospettive per l’architettura istituzionale e politica. Del primo, relativo all’apertura verso candidati

non di “regime”, si è già detto. Legato alle Quirinarie del M5S è anche un altro aspetto. E’ la prima volta infatti che una forza parlamentare individua il nome del proprio candidato non sulla base dei posizionamenti delle correnti del partito o di opportunità politiche, ma attraverso un meccanismo elettorale, seppure interno, parzialissimo e anche tecnologicamente travagliato. Questo metodo è in linea con il loro obiettivo di realizzare la democrazia diretta, attraverso cui i cittadini intervengono sulle decisioni politiche appunto direttamente e non per “delega”. Ma non è questo che interessa qui. Quel che attira l’attenzione è che con questo metodo il M5S instilla la voglia politica dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che se si rivelerà contagiosa, potrebbe aprire le porte ad una possibile democrazia presidenziale. E in un’epoca in cui tutti vogliono decidere di tutto, dai vincitori di San Remo ai finali dei film e delle serie televisive preferite, non è difficile immaginare che la sfida diretta per la presidenza possa scatenare una passione virale. E qui entra in esame il secondo fenomeno di cui ho detto prima. Molti pronosticano che la forma politica della nostra Repubblica volgerà a breve al presidenzialismo. Anzi, essi amano dire che diagnosticano, perché ritengono che le ultime presidenze siano state molte diverse da quelle anodine che avevano caratterizzato

tutte le interpretazioni prima della caduta del muro di Berlino. Avrebbe iniziato Cossiga proprio dopo l’89, avviando una tendenza che si sarebbe evoluta, anche se in modo altalenante, fino a culminare nel ruolo forte avuto da Napolitano, soprattutto dal novembre 2011: un presidente potente, autorevole, addirittura definito “regale”; forse al tempo stesso l’ultimo presidente della vecchia forma repubblicana e il primo di quella nuova. Ma ecco un elemento di contraddizione interna al fenomeno scatenato dalle Quirinarie. E’ possibile immaginare di attribuire un tale ruolo a chi è completamente o quasi sprovvisto della necessaria esperienza? Non si rischia con l’indicazione di un personaggio, solo sul fondamento della sua rispettabilità, o anche sul solo indice di popolarità, di tornare a restituire al Presidente della Repubblica quella mera valenza rappresentativa, anche simbolica, ma forse del tutto priva di quel reale ruolo politico istituzionale forte che la figura aveva assunto e di cui la confusa fase politica ha bisogno? Con ogni probabilità, tuttavia, se davvero un figura non adusa alla spiacevole complessità della nostra tradizione politica dovesse essere eletta, le difficoltà cui andrebbe inevitabilmente incontro in questa complicata stagione politica potrebbero addirittura accelerare anziché frenare il desiderio di passare alla repubblica presidenziale.

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Domenica 21 aprile 2013

E V E N T I

Giuseppe Pesce

Dittatori e rivoluzionari, governi militari e petrolio:la storia sconosciuta dell’arcivescovo Del Giudice, il diplomatico di Casoria per quarant’anni al servizio della Santa Sede.

Martedì 16 aprile il cardinale Crescenzio Sepe è stato a Casoria per ricordare la figura di monsignor Del Giudice nel centenario della sua nascita. Ma chi era Del Giudice? Per capirlo non basta una lunga trafila di date e di incarichi, ma bisogna ricostruire gli scenari in cui ha operato per quarant’anni al servizio della Santa Sede: negli anni della guerra fredda, Antonio Del Giudice è stato un diplomatico attento e discreto che ha avuto a che fare con i governi di mezzo mondo, quasi uno «007» del Vaticano. Non si spiegherebbe altrimenti, la sua presenza nei teatri più caldi del Novecento: dalla Spagna franchista al Sudamerica lacerato dalle rivoluzioni, passando per la Corea tagliata in due tra comunisti e americani, fino al Medio Oriente incendiato dalle guerre per il petrolio.

L’importanza di nascere a Casoria. Quando è morto a Baghdad, nel 1982, monsignor Del Giudice aveva 69 anni. A

Casoria però tornava spesso, perché sapeva bene quant’era stato importante nascere proprio qui, in quell’aprile del 1913. Figlio del farmacista del paese (che sarà anche podestà fascista), ancora ragazzo mosse i primi passi nell’Azione Cattolica della chiesa di San Mauro dov’era parroco Alfonso Castaldo, che di lì a qualche anno divenne vescovo di Pozzuoli e poi nel dopoguerra arcivescovo di Napoli. Dopo la maturità al liceo “Garibaldi”, Del Giudice entrò in seminario; ma ben presto si trasferì a Roma, dove poteva contare su un altro casoriano, il potentissimo cardinale Luigi Maglione. Fu ordinato sacerdote nel 1936 a San Giovanni in Laterano, e nel ‘40 si laureò in teologia e “in utroque iure” (cioè in diritto civile e canonico) presso la “Pontificia Accademia degli Ecclesiastici” discutendo una tesi sulla circoscrizione delle diocesi del Regno delle Due Sicilie. Intanto, Maglione era divenuto segretario di stato di Pio XII, e fu certamente lui a guidare i primi passi del giovane nella carriera diplomatica.

I primi incarichi diplomatici. Dopo una breve esperienza a Scutari, nell’Albania occupata dagli italiani, nel 1942 Del Giudice venne inviato presso la Nunziatura di Spagna, dove trascorse ben dieci anni come segretario del Nunzio Apostolico Gaetano Cicognani. Un decennio cruciale per il generale Franco, che doveva dismettere i panni di fascista per avviare una nuova formula di governo - la cosiddetta “democrazia organica” - e che trovò un punto di riferimento fondamentale proprio nella Chiesa (e nell’Opus Dei). L’esperienza maturata in Spagna fu significativa, e portò Del Giudice a ricoprire una serie di delicati incarichi diplomatici in giro per il mondo, spesso in controversi scenari che vedevano fronteggiarsi interessi americani, dittature militari, e tentativi rivoluzionari comunisti.Tra le rivoluzioni del Sudamerica. Nel 1952 giunse infatti in Ecuador, dov’era

stato appena eletto il vecchio presidente Velasco Ibarra, che al suo terzo mandato si atteggiava a “padre della patria”, ma governava con metodi dittatoriali. Nel 1958 lasciò il Sudamerica per volare dall’altra parte del mondo; fino al ‘60 fu infatti alla Inter-nunziatura di Formosa, l’attuale Taiwan, la grande isola della “Repubblica di Cina” che rivendicava l’indipendenza dalla comunista

Repubblica popolare cinese. L’anno seguente lo trascorse nell’India di Nehru, successore di Gandhi. Ma è nella Repubblica Dominicana, che Del Giudice portò a segno la sua missione più delicata. Quando giunse come “incaricato d’affari” a Santo Domingo, alla fine del 1961, era stato appena rovesciato il regime del dittatore Truijllo, ucciso dai militari. Del Giudice ospitò nella Nunziatura il presidente provvisorio, lo scrittore Joaquín Balaguer, procurandogli un salvacondotto per l’estero mentre i rivoluzionari prendevano il potere.

Nella corea divisa in due. Compromessa la situazione dominicana, nell’aprile del 1962 volò in estremo oriente, come delegato apostolico in Corea, con l’obiettivo ancora più difficile di stringere rapporti diplomatici con il paese tagliato in due dal 38esimo parallelo. A giugno tornò però a Casoria, nella chiesa di San Mauro, dove fu solennemente consacrato Arcivescovo di Gerapoli di Siria dal

In Vaticano al tempo della Guerra Fredda

La Farmacia e il Palazzo dei Del Giudice in P.zza S.Croce

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Domenica 21 aprile 2013

cardinale Amleto Cicognani, segretario di stato di Giovanni XXIII: alla celebrazione era presente anche l’ambasciatore di Corea, il generale Chong Chang Lee. Negli anni che seguirono, Del Giudice riuscì a portare a segno la sua missione, stringendo rapporti con il governo militare di Seoul, e nel 1966 fu istituita ufficialmente la Nunziatura in Corea.

Il ritorno in Sudamerica.Un anno dopo tornò così come Nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, dove intanto era tornato anche Balaguer, che aveva avviato un nuovo corso politico con il “partito riformista social-cristiano”. Il ruolo della Chiesa nel mantenimento di una stabilità politica (filo-americana ed anti-comunista) non escludeva tentativi di dialogo con i fronti rivoluzionari. Forse proprio in questi panni, nel 1970, Paolo VI mandò Del Giudice in Cile come inviato speciale al “Te Deum”

ecumenico per l’insediamento del nuovo presidente Salvador Allende (ma sappiamo tutti come finì, tragicamente, quella storia). L’arcivescovo Beniamino Stella, all’epoca suo segretario, ricorda il rapporto personale e di affetto con Paolo VI, il grande senso di giustizia e la determinazione di monsignor Del Giudice; ed anche un suo vizio: era un fumatore accanito, che riusciva a lasciare da parte l’amatissimo “cigarillo” con grande sofferenza solo in Quaresima. Del Giudice rimase in Sudamerica fino al 1974 come Nunzio in Venezuela, un paese che proprio in questi anni raggiunse il massimo livello di sviluppo - grazie anche alla forte immigrazione italiana - con il patto di alternanza tra il fronte socialista (Acciòn Democratica) e quello democristiano (Copei).

Mediterraneo e Medioriente: le missioni impossibili. A metà degli anni Settanta, poi, gli fu assegnato un nuovo fronte caldo con vere e proprie “missioni impossibili”. Nel dicembre del ‘74, una settimana dopo la proclamazione della repubblica, Del Giudice giunse a Malta. Qui doveva fare i conti con Dom Mintoff, il combattivo capo del partito laburista già noto per le sue battaglie contro il sistema britannico e la Chiesa cattolica. La missione diplomatica fallì, e alla fine del 1977 il Nunzio lasciò Malta come “persona non grata”. L’anno seguente fu inviato nel cuore dell’incendio politico e religioso che stava per scoppiare in Medio Oriente: Nunzio apostolico in Iraq e poi nel piccolo Kuwait, nei regni del petrolio tanto cari agli interessi americani, che nel 1980

precipitarono nella prima “guerra del golfo”. C’era poco da stare tranquilli: da una parte il neopresidente iracheno Saddam Hussein, dall’altra l’Iran fondamentalista dell’ayatollah Komeyni. Una guerra di cui Del Giudice non riuscì a vedere la fine, perché morì a Baghdad in una calda giornata di agosto del 1982.La salma fu rimpatriata, e una decina di anni dopo a Casoria gli fu dedicato un monumento nella chiesa di San Mauro, accanto a quello del cardinale Maglione. Agli onori cittadini, però, non è mai seguita la curiosità di ricostruire la sua storia. E solo ora, rileggendo con attenzione le tappe della lunga carriera, emerge tutta la delicatezza degli incarichi ricoperti.

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Domenica 21 aprile 2013

Questa settimana vi proponiamo una inter-vista ad Adriano Albano, noto giornali-

sta di Rai3, volto storico della sede Rai di Via Marconi, per anni Tesoriere dell’Ordine dei giornalisti della Campania. Lo abbiamo contattato e gli abbiamo chiesto di raccontarci della sua carriera, delle difficol-tà di essere giornalista, oggi, e delle prospetti-ve future della professione.

Anzitutto, Dott. Albano, ci parli di Lei, dei Suoi studi e di come ha cominicato la car-riera giornalistica

La mia formazione scolastica e’ una forma-zione classica. nel vero senso della parola. Ho studiato al liceo classico Sannazaro di Napo-li, mio compagno di banco, Paolo Barbuto, figlio del grande Lello Barbuto, prima firma dello sport nazionale. Paolo aveva iniziato a scrivere giovanissimo, a sedici anni, seguen-do le partite del calcio minore, io iniziai un po› piu› tardi, all›universita›. Per questo mo-tivo ho trascurato lezioni ed esami. Alla fine, con tanto ritardo, la mia laurea in giurispru-denza e› comunque attaccata al muro. La pri-ma collaborazione, grazie a Paolo Barbuto, con il quotidiano il Mezzogiorno, realizzato come le pagine napoletane del tempo dalla cooperativa videoprogetti. Li› lavorava un mio compagno di scuola, Angelo Cirasa, che mi ha accolto con affetto mandandomi subito in prima linea, Cronaca bianca, politica, poi la nera. Avevo 24 anni, e scrivevo almeno tre quattro pezzi al giorno. Fatica e pochi soldi. Ma soddisfazioni, tante.

E a proposito del Suo lavoro, quali sono le maggiori difficoltà che ha incontrato e che incontra, ancora oggi, a distanza di anni? E quali, appunto, le maggiori soddisfazioni?

Oggi la difficolta’ principale è data dall’ ac-cesso alle fonti e alla libera rappresentazio-

ne dei fatti. La legge sulla diffamazione, e la recente giurisprudenza, mettono il cronista

sempre più spesso in condizioni di essere que-relato, e condannato, anche per l›inesattezza di informazioni acquisite in buona fede da fonti autorevoli. La difficolta› in tv e› rappre-sentata dai tempi sempre piu› serrati per la messa in onda. L›errore e› dietro l›angolo. La soddisfazione, invece, deriva dall›aver reso al pubblico un servizio «pubblico». Nel senso di “fatto per la comunità e nel suo interesse”.

Che cosa significa essere giornalisti oggi? Ci indichi le tre regole fondamentali e per un giornalista e le doti necessarie per que-sto mestiere.

Oggi significa essere comunicatori a 360 gra-di. Capaci di fiutare le tendenze e di piegare i media al fine dell’informazione. Molti fronti, molti strumenti di comunicazione, La duttili-ta› e› dote fodnamentale, oggi piu› che mai. Regole ce ne sono tante. Le principali resta-no: fedelta› alla verita›, spirito di sacrificio, e comprensione del punto di vista delle persone che raccontiamo».

Ci racconta un episodio, una situazione, un servizio giornalistico che,nel corso della Sua carriera, l’ha particolarmente coinvolta e/o a cui è rimasto particolarmente legato?

Uno zainetto a terra, vicino a un mercato di

Scampia. un bambino era stato travolto da un’auto guidata da chi non poteva piu’ farlo, perche’ responsabile di altri incidenti. Per noi era (come sempre) un pezzo da fare…per una mamma e un papa› era il dolore piu› spaven-toso della vita. Non esiste nemmeno un vo-cabolo per definire chi perde un figlio. Credo che sia il dolore per eccellenza, innominabile.

Quanto è importante, a Suo parere, la stampa locale e territoriale, nell’ambito più generale del “fare informazione”?

La stampa locale e’, in un mondo globaliz-zato, la voce del futuro. Paradosso? No, per-che’ proprio la capillarita’ del locale deve sfruttare i nuovi canali di informazione. La gente guarda al mondo, ma pensa, poi, alle cose che gli succedono intorno, Vicino, molto vicino . Ed è interessata proprio a quelle cose.

Chi le parla è una giovane giornalista che da qualche tempo si occupa della gestione di un portale web di informazione. L’ulti-ma domanda, dunque, che mi sento di far-la riguarda proprio il giornalismo via web. Cosa ne pensa?

In poche parole, mi sento di dire, senza om-bra di dubbio, che giornalismo via web e’ strumento di democrazia. Poche spese tecno-logiche e tanta voglia possono aprire scenari anche a chi non ha capitali per investire nei media. E questa può essere una ottima oppor-tunità soprattutto per i giovani!

Ringraziamo il Dott. Albano per la disponi-bilità con cui ha accolto questa intervista, per il tempo dedicatoci, nonostante i numerosi impegni ( è impegnato, in questi giorni, tra l’altro, a seguire l’indagine sugli arresti per gli illeciti sui rifiuti a Napoli) e gli auguriamo di continuare ancora per molto la sua brillante carriera giornalistica.

INTERVISTA

Qualche domanda...ad Adriano AlbanoGilda [email protected]

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Domenica 21 aprile 2013

40 anni di sacerdozio per Don Mauro Zur-ro

Giovedi 18 Aprile il Preposito Curato del-la Basilica di San Mauro Abate, Don Mauro Zurro, ha festeggiato il 40° anniversario di Sacerdozio con una Messa Solenne insieme ai familiari, agli amici di sempre e a tutta la comunità parrocchiale. La Parrocchia ha vissuto, per celebrare questo momento cosi importante, una settimana intensa e ricca di celebrazioni e momenti di preghiera, tutti ba-sati sul tema della vocazione e del servizio. La città di Casoria si è unita al Parroco Don Mauro, casoriano doc e tifosissimo del Na-poli, per ringraziarlo per l’impegno con cui quotidianamente porta avanti il suo ministero, per la dedizione agli ammalati, ai bisognosi e a tutte le esigenze, spirituali e non , dei fedeli. A lui gli auguri più sentiti da parte del diret-tore, del condirettore, dell’editore e di tutta la redazione de “Il Domenicale”, affinchè possa continuare sempre nella sua opera pastorale, come fa da 40 anni, per la città di Casoria e non solo.

Ripartono gli appuntamenti con “Campa-gna amica”

E’ ormai primavera inoltrata e a Casoria è ri-tornato, dopo il successo dello scorso anno, il mercato biologico “Campagna amica” pro-mosso dalla Coldiretti. Nella mattinata di sa-bato 13 Aprile centinaia di cittadini hanno affollato Via Pio XII, pedonalizzata per l’oc-casione, e hanno fatto visita agli stand gialli dei produttori agricoli Coldiretti. Soddisfatto dell’iniziativa l’Assessore all’Ambiente Pa-squale Tignola, che ha dichiarato: “Campagna amica è un occasione per gli appassionati del mangiar sano di poter acquistare prodotti del-la terra e biologici. Abbiamo scelto il tratto di via Pio XII per creare, anche se per poche ore, nel centro della città un piccolo tratto pedona-le nel quale la gente può circolare senza pro-blemi, i bambini possono andare in bicicletta e ci si può godere il piacere di fare quattro passi per la propria città senza traffico e caos”.

Il prossimo appuntamento è previsto per sabato 27 Aprile, come di consueto dalle 9 alle 13.30.

Il cast di Centovetrine al CAM per “Un’in-solita vendemmia”

Centinaia gli studenti e i curiosi accorsi al Museo Cam nella mattinata di sabato 13 Apri-le, per un evento organizzato dall’Assessorato alla Cultura, che ha ospitato alcuni tra i più noti attoria delle soap opera Centovetrine e Vivere, in onda su Canale 5 da oltre 10 anni. Protagonisti dell’evento gli attori Barbara Clara, Alex Belli, Pietro Genuardi, Gabriele Greco e Edoardo Siravo, hanno presentato il film “Un’insolita Vendemmia”, di Daniele Carnacina, che viene proiettato nelle sale ci-nematografiche di tutta Italia proprio in questi giorni. I presenti hanno potuto assistere alla proiezione della pellicola e successivamente prendere parte al dibattito moderato da Sante Cossentino. Diverse le tematiche trattate, che hanno preso spunto dagli argomenti del film: dalla crisi economica all’omosessualità, dai problemi familiari alla senilità. Una mattinata interessante per giovani e meno giovani, che hanno avuto la possibilità di incontrare da vi-cino i propri idoli televisivi!

La redazione I FATTI DELLA SETTIMANASuccede a Casoria…

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Domenica 21 aprile 2013

Buche-killer, pessimo stato del manto stra-dale e pericolose voragini in città. A sof-

frire del grave stato di incuria non sono solo vie secondarie e periferiche ma innanzitutto le arterie principali, tra le più disa-strate c’è via Principe di Piemonte, via Marconi, via Matteotti, via Pio XII, via Brodolini, via Michelan-gelo, via Cavour, via Padula, via Cardinale Maglione e Via Gigante. Queste strade, percorse ogni giorno da migliaia di veicoli, sono le vie di accesso per entrare in città e per raggiungere gli assi autostradali, ma il problema legato alla loro ri-qualificazione va avanti da troppo tempo, eppure l’amministrazione comunale distratta in altre ”occu-pazioni” la pensa diversamente. Infatti, il Comune di Casoria, con determinazione dirigenziale n. 17 ha liquidato un premio di euro 12.500,00 in favore del personale coinvolto nel “progetto obiettivo per la manutenzione delle strade con partico-lare intensità di traffico veicolare”. Ai sensi dell’art.31 del CCNL 22.1.2004, l’ente, al fine di migliorare l’efficienza dei servizi, ha provveduto a formalizzare due progetti obiet-tivo, dei quali uno specificamente finalizzato “a rendere più sicure alcune strade di gran-de percorrenza, con l’eliminazione di buche,

avvallamenti ed altro”. Purtroppo oltre a non rendere sicure le nostre strade, basta farsi un giro per rendersi conto del pessimo stato del manto stradale, il comune ha liquidato la

somma di 12.500 euro ai dipendenti. Oltre il danno la beffa. Con un comunicato stampa, la sezione locale del Pdl ha puntato il dito con-tro l’amministrazione di centro sinistra rea di non provvedere alla riparazione delle buche e che stranamente in barba ai criteri di eco-nomicità ed efficienza ha liquidato un premio ai dipendenti per la manutenzione delle stra-

de. Nel testo che i giovani hanno preparato si legge: « e’ l’ennesima beffa per i cittadini casoriani, un altro spreco di denaro pubbli-co che ben potrebbe essere utilizzato per altri

scopi. Senza considerare la perico-losità delle strade che costringe il comune a sborsare ogni anno cifre esorbitanti tra risarcimenti danni e spese legali. Riteniamo che l’azio-ne del Sindaco Carfora sia assolu-tamente carente di progettualità: in oltre due anni, nonostante tutte le promesse fatte in sede di campagna elettorale, non è stato aperto alcun cantiere». In effetti in due anni è stato fatto poco, non si riescono a risolvere i problemi di ordinaria amministrazione figuriamoci quelli straordinari, e gli incidenti non ac-cennano a diminuire, molti sono in-fatti quelli causati dalle improvvise sterzate dei conducenti che cercano di evitare le grosse buche. L’ammi-nistrazione dovrebbe programmare

con urgenza il rifacimento delle strade citta-dine e tutelarsi dalle azioni risarcitorie dei pe-doni ed automobilisti provvedendo a dotarsi di idonea copertura assicurativa. Sono in tanti a protestare, i partiti locali, le associazioni, e soprattutto i cittadini che chiedono maggiore sicurezza e un sindaco che si occupi dei pro-blemi veri della cittadinanza.

Strade colabrodo: una piaga infinita.T E R R I T O R I O

Vincenzo [email protected]

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Domenica 21 aprile 2013

Gruppo ConsiliareNell’ultimo consiglio comunale svoltosi il 4 aprile 2013 abbiamo avuto l’ennesima ripro-va che con questa amministrazione a guida Casillo con un sindaco fantoccio e con con-siglieri che si definiscono a chiacchiere di opposizione, è rimasto solo il PD a cercare di difendere il territorio. Alla luce di quan-to accade in consiglio comunale, dobbiamo dire purtroppo invano. La proposta portata in consiglio comunale degli indirizzi per la redazione del PUC è costituita da tutta una serie di luoghi comuni afferenti alla filosofia urbanistica contaminata da una cultura ipocrita che porta a predicare bene e razzo-lare male. Nella premessa del documento si afferma che “la rendita immobiliare non è sta-ta contenuta con nessuno strumento, per cui ha perpetrato effetti negativi e disastrosi per lo sviluppo della vivibilità urbana, massimiz-zando i profitti a discapito della collettività, attraverso il consumo delle risorse territoriali che alimentano la rendita nelle sue forme più voraci e spregiudicate quali quelle che negli anni si sono materializzate nelle aree a nord di Napoli.Cosa ha proposto l’amministrazione di Ca-sillo in aderenza a quanto affermato? Un nuovo PUC con l’obiettivo di modular-lo nel tempo a secondo delle necessità, un piano casa ed un piano casa bis preparato ed approvato in soli 16 giorni per dare risposte concrete agli imprenditori della rendita, tutto questo con la partecipazione passiva dei con-siglieri uditori di maggioranza ed oppositori

di giornata. Gli stessi quando sono chiamati ad esprimere il loro voto, dimenticano tutte le belle parole che spendono nell’interesse del-la cittadinanza e da ignavi lasciano passare

qualsiasi cosa che il dominus propone ed i suoi accoliti preparano.In quel compendio di enunciazioni che è il documento di indirizzi, il PD aveva dichiarato la propria disponibi-lità a patto che fosse evitato che nelle aree dismesse si realizzassero nuove residenze, e che fossero salvaguardati gli standard urbani-stici (attrezzature primarie, secondarie, verde etc.), riservandoci di valutare in sede di pre-liminare di piano il riscontro oggettivo della proposta. Non solo gli emendamenti proposti dal PD sono stati bocciati, ma “stranamente” due consiglieri di “opposizione” proponeva-no che nelle aree dismesse si potessero realiz-zare insediamenti residenziali come housing sociale. Per il PD un’amministrazione nor-male indica con chiarezza gli obiettivi da per-seguire, e soprattutto fa in modo che le aree dismesse servano da volano per lo sviluppo economico e sociale della collettività, certa-mente non va ad ipotizzare nuove residenze che aggravano, in una città soprassatura, le problematiche di vivibilità, generano tensio-

ni sociali ed aumentano solo le rendite degli speculatori.Tutto ciò ci domandiamo è in linea con quanto affermato nella premessa dell’atto di indirizzo? A tal proposito e lo abbiamo spiegato in con-siglio comunale, è emblematica la vicenda della tubi Bonna, dove malgrado il faro ac-ceso dal PD con manifesti, comunicati inter-rogazioni sulla qualità della bonifica fatta su un’area dismessa il cui sito è stato compro-messo dalla precedente attività industriale, l’amministrazione si apprestava a concedere una lottizzazione convenzionata.Poi malgra-do una conferenza di servizi fatta alla regione Campania che evidenziava la carenza di certi-ficazioni sulla bonifica, si apprestava a conce-dere un cambio di destinazione di edifici ine-sistenti ma oggetto di un permesso a costruire il cui iter non era ancora completato, da com-merciali in residenziali.Il dirigente dopo aver revocato la pratica al funzionario che si era permesso di dare parere negativo al cambio di destinazione, ha dovuto prendere atto che non tutti dicono sempre di si, ed ha sospeso l’istruttoria. A questo punto è lecito il sospet-to come accade da sempre in questa città che tutto venga fatto in funzione di risposte da dare a qualcuno, amici di assessori, grandi elettori e speculatori. La verità è che con l’ atto approvato dal consiglio comunale, dove i trasformisti e sodali non si contano più, con il solo voto contrario del PD, la trasformazione e la riqualificazione nel “disegno della città” immaginato e voluto da Casillo è stato messo un ulteriore tassello a quella che sarà, come al solito, una opportunità di sviluppo per pochi costruttori e non come dovrebbe essere una occasione per tutta la collettività, che sulle grandi e piccole aree dismesse, fondava le speranze per uno sviluppo sostenibile e per un miglioramento di vivibilità ambientale.

Nicola Laezza Consigliere Comunale

R I C E V IA M O e P U B B L I C H IA M O

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Domenica 21 aprile 2013

Il Consiglio Comunale, nella seduta del 6 aprile ha votato gli indirizzi del Puc (Piano

urbanistico comunale) da cui si possono trarre spunti di riflessioni.Casoria è una città abitata da ottantamila abitanti, su di un territorio di 12,03 Kmq, stretta nella morsa di cemento tra la periferia nord di Napoli e i comuni limitrofi, anch’essi interessati da un’espansione demografica di grande rilievo, rispetto al territorio. I motivi di questa “vocazione” sono molteplici, da ricercare nel presente e nel passato. Alla fine degli anni 50’ Casoria contava quasi 15.000 abitanti, immaginate che cosa stupenda doveva essere questo territorio. Dagli anni 60’, dalla nascita di oltre sessanta industrie, Casoria conobbe il benessere, grazie alla collocazione a lavoro della totalità dei suoi cittadini, la crescita demografica dovuta ai tanti Campani che trovarono nella nostra “accogliente” cittadina, il luogo della realizzazione del sogno lavorativo e soprattutto il luogo dove piantare le radici. Il sogno però è durato poco più di vent’anni. Negli anni 80’ Casoria aveva già cambiato volto. Quartieri cresciuti a dismisura, palazzi grandi e piccoli attaccati e sovrapposti l’uno all’altro. Casoria somiglia a un pentagramma musicale e le note, la musica che si legge è caotica, come la realtà che si vive. La linea di continuità del cemento è tale che non si vede mai un’interruzione per un giardinetto pubblico, un’area di sosta per auto, un luogo di ritrovo. La qualità della vita a Casoria rappresenta da quegli anni a oggi un miraggio. Ad alimentare il disagio di un Centro storico che decadeva progressivamente, la cerniera residenziale che cresceva in altezza con punte da record, l’abusivismo edilizio della cerniera periferica della città che regalava altri ventimila abitanti e soprattutto distruggeva ogni possibilità di rilancio produttivo, agricolo o industriale che fosse. In una città satura al 92%, percentuale spaventosa, sotto tutti i punti di vista, da trent’anni resistono i simboli del degrado, della sconfitta e della mortificazione sociale, economica

urbanistica della nostra cara Casoria. “Le Aree dismesse”. Le Aree dismesse da anni, abbandonate dai grandi gruppi industriali, sono in disfacimento totale. Basta guardare lo spettacolo indecoroso che delle tre maggiori: Montefibre, Resia, Tubbi Bonna, per capire

quale sia l’urgenza d’interventi immediati per rilanciare il territorio circostante, eliminare i detriti e le scorie di materiale di chissà quale genere e soprattutto creare le condizioni di riequilibrio di quel numero, di territorio 92% cementificato, che rappresenta una vergogna nazionale. Il 6 aprile il Consiglio comunale vota gli indirizzi del nuovo Puc (Piano Urbanistico Comunale), dalla relazione dei progettisti e davvero sembra abbiano centrato il problema, i Prof., anche se mi piacerebbe pensare a una “ricostruzione” dell’identità della città e non dell’identità dei “luoghi” fine a se stessi. Dopo la perdita della Città del Libro sull’area ex Montefibre, del P.I.P. (Piano d’insediamento produttivo) sull’area ex Resia, alla Cittadella del Benessere del Gruppo Menarini sull’area ex Ovulo commerciale, qualche dubbio sorge, ma una domanda viene spontanea e proviene da un altro punto della relazione del Puc: “...non sembra esservi necessità di ulteriori residenze se non per far fronte a condizioni di disagio economico e per le giovani coppie”. E’ bene riflettere bene su questa parte con la quale i Proff. e arch. Hanno lanciato un’ancora

di salvataggio ai cittadini che vivono un disagio economico e alle giovani coppie. Solo in questo caso sarà possibile “edificare”, anche se non c’è “ulteriore necessità”. Immaginate i nostri giovani, per lo più disoccupati, in cerca di prima occupazione avranno la possibilità di poter realizzare il loro secondo sogno, comprare una casa, senza un lavoro chiaramente. A tal proposito per il prossimo articolo m’informerò presso l’ufficio statistiche per conoscere il numero di occupati tra i diciotto e i trentacinque anni. Meglio approfondire la fascia di “giovani lavoratori” cui si rivolge il Puc. Sono sicuro che questa visione filosofica sviluppata nella relazione, probabilmente si rivolgerà a una platea di giovani sognatori non residenti nella città di Casoria, ma spero di essere smentito. Altro punto critico: “…Case per far fronte al disagio economico”. Altro dato statistico da richiedere all’ufficio competente del comune, quanti sono i cittadini o le famiglie che vivono una condizione di disagio. Probabilmente abbiamo amministratori e consiglieri comunale che, oltre a non vivere il loro territorio, sono del tutto estranei ai fatti che accadono in questa nazione. Il disagio economico oggi, non riguarda più la fisiologica fetta di famiglie monoreddito e i disoccupati, a loro si aggiunge quasi un terzo della popolazione che è in grave difficoltà. Della discussione ho apprezzato comunque la volontà dell’assessore Casillo di un confronto aperto sul nuovo Puc, che interessi “tutti” i cittadini, i Movimenti, le Associazioni che da qui a vent’anni si ritroveranno a vivere una realtà complessa come la città di Casoria. Scelte così importanti e fondamentali, in un’epoca caratterizzata dalla democrazia partecipativa, non può essere demanio della classe politica cittadina. Male fanno i partiti a non confrontarsi con la città, male fanno gli amministratori e i leaders politici nel credere che il futuro di una città sia solo questione di numeri e se quelli che servono poi sono una ventina in tutto, c’è davvero da stare poco tranquilli.

Meno 8...%

TERRITORIO

Gianni [email protected]

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Domenica 21 aprile 2013

Dopo un inverno tanto uggioso, finalmente si inizia a respirare aria di primavera. E

quale miglior modo di celebrare il suo arrivo se non con una festa! Il prossimo 25 aprile, infatti, il Settore “Rete” di Sipintegrazioni (Società italiana psicoterapia integrata) ha or-ganizzato, come ogni anno, appunto la ‘Fe-sta di primavera’. La Cooperativa Sociale Integrazioni Onlus, organizzazione non lucrativa di utilità sociale, è stata costituita nel 1996 a Casoria (in Via Pio XII n. 129), e non è per tutti una realtà nota. Dopo un lungo e tortuoso percorso, infatti, nel 1996 i soci ordinari della SIPI, con alcuni allievi della scuola di specializzazione della SIPI hanno costituito questa Cooperativa per or-ganizzare e garantire servizi socio-sanitari specificatamente destinati alla risposta di bisogni di persone affette da disturbi psi-chici, con particolare attenzione agli aspetti diagnostici, terapeutici, riabilitativi e preven-tivi. Lentamente nel 1997 e sempre a Caso-ria, viene realizzata la Struttura residenziale psichiatrica “Kairos”, una comunità di psico-riabilitazione intensiva, con lo scopo di ridare dignità umana ai pazienti psicotici cronici e di rieducare i suoi ospiti all’inserimento auto-nomo nella comunità sociale, attraverso pro-grammi terapeutico-riabilitativi individualiz-zati. E infine nel 1999 sempre a Casoria, la Cooperativa Integrazioni realizza il Centro Diurno Psichiatrico “Agorà1”. Il 25 Aprile

sarà una giornata ricca di appuntamenti, atti-vità socio-ricreative e condivisione di idee o progetti. Per ciò che riguarda il programma, si inizierà alle 10:30 con la S. Messa, alle 13:00 si pranza con la pizza cotta a legna, con bar-becue e stuzzichini vari. Il pomeriggio, poi,

sarà dedicato alle attività e non solo; si susse-guiranno infatti momenti musicali con “New-jerico Band” in ‘Tribute to Santana’, e l’Asso-ciazione Le muse per l’oro, che presenteranno l’orchestra “Bandita Sbandita” in ‘Prendeteci così per quello che siamo’. E infine anche un momento teatrale con la Compagnia “Il Can-tiere” in una piece tratta dalla commedia di E. De Filippo ‘Non ti pago’. L’evento non coin-volgerà solo gli ospiti dei servizi e i loro fami-liari ed amici, ma sarà allargato a tutti coloro che vogliono trascorrere una giornata piace-

vole di convivialità, divertimento e svago. “È un momento anche di riflessione - come spiega il Dott. Mauro Nunzio ( Responsabile della struttura Psichiatrica Residenziale “Kai-ros”) - in cui la diversità non diventa solo argomento di discussione sulla solidarietà o

sull’impegno sociale, bensì incontro…Per-chè l’incontro presuppone la capacità di capirsi ma anche di condividere il mondo dell’altro, che se pur limitato può arricchire la nostra visione di noi stessi e della real-tà. Il nostro obiettivo è ridare la speranza ai disabili e alle loro famiglie. E poiché la società moderna ricorre al metodo della re-clusione o dell’emarginazione di tutto ciò che è incomprensibile, la festa di primave-ra è l’occasione per iniziare a condividere con le altre persone la nostra esperienza in cui quotidianamente scopriamo che i disa-bili sono portatori di verità spesso superiori

a quelle in cui crediamo..” Una festa di pri-mavera, dunque, per far rinascere nelle perso-ne la voglia dell’incontro e del confronto. Un occasione per condividere tutto con i disabili mentali e fisici: dalla pizza ai giochi, ascol-tando le loro storie, tutti nello stesso luogo, per un futuro inserimento e una convivenza quotidiana possibile.

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Domenica 21 aprile 2013

Moriva il 15 aprile di 46 anni fa a Roma, il “Principe della risata”, Totò. Nato

nel Rione Sanità il 15 febbraio del 1898, è diventato un simbolo nella nostra napoleta-nità. Stroncato da tre infarti consecutivi, la-sciò la scena all’età di 69 anni; secondo la figlia Liliana nei suoi ultimi istanti, pare che abbia espresso la volontà di ritornare a Napoli. Ricordiamo la commovente testi-monianza di Eduardo de Filippo che affi-dò alle pagine del quotidiano Paese Sera il commovente ricordo dei momenti passati con lui. Come accade quasi a tutti i grandi artisti che si rispettino, Totò non guadagnò subito l’ammirazione del pubblico, anzi, in vita, spesso fu snobbato ed ignorato dal-la critica; non a caso pochi giorni prima di morire espresse nel corso di un intervista, un giudizio su sé stesso e sulla sua arte, dichiarandosi fallito per non esser riuscito a lasciare il segno: “Chiudo in fallimento, nessuno mi ricorderà”, queste le sue parole. Mai profezia si rivelò più sbagliata. Il succes-so arriva dopo la sua morte, con la rivalu-tazione dei suoi film che venivano trasmessi all’interno dei cinema di periferia. Un note-vole contributo fu dato anche da alcune emit-tenti private televisive che ripescarono i suoi film mandandoli in onda regolarmente contri-

buendo a far conoscere questo grande artista alle generazioni successive. Gli esordi risal-gono al 1913-14 quando debutta in uno dei tanti teatrini napoletani con lo pseudonimo di Clerment. Dopo la guerra, annuncia alla sua

famiglia la vocazione per il teatro, ricevendo una netta disapprovazione, ma ciò nonostante comincia a lavorare in piccoli teatri perife-rici imitando le macchiette di De Marco. Le esibizioni sono spesso accolte con fischi e Totò, viene preso da crisi depressive. Con lui si aggirano allora per gli stessi teatri altri at-tori musicisti che diventeranno famosi, come

Eduardo e Peppino De Filippo, Armando Fra-gna, Cesare Bixio. Sciupafemmine incallito, non ha una vita sentimentale stabile, l’unica ad essere rimasta nella sua vita fino alla fine sembra essere proprio Franca Faldini: dal mo-

mento in cui l’artista nel 1952, conosce la giovanissima ventunenne, diventeranno inseparabili, nonostante la grande diffe-renza di età e di personalità che li allon-tanava e li avvicinava allo stesso tempo. Si pensa spesso che il suo volto comico esibito sul palcoscenico, fosse lo stesso esibito nella realtà, ed invece ci viene rac-contato di un uomo serio, poco incline allo scherzo, di carattere triste e malinconico. Tra la massiccia produzione cinemato-grafica e teatrale spiccano anche opere di poesia (A’ livella) e canzoni (Malafemme-na), solo per citare quelle più famose; un artista completo a tutti gli effetti, che ha saputo spaziare da uno ambito artistico ad

un altro con un enorme disinvoltura, entrando nella storia di Napoli ma non solo, riuscen-do, anche se solo dopo la morte, a suscitare l’ammirazione di numerose generazioni an-che parecchio distanti dal suo tempo. La sua umiltà e la sua arte, sono diventate una icona del panorama partenopeo, un simbolo diffici-le da dimenticare.

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Domenica 21 aprile 2013

Dopo l’esperienza dello scorso anno, si rinnova a Napoli l’appuntamento con le

World Series di Coppa America, il più celebre torneo velistico a livello mondiale nonché il trofeo sportivo più antico per cui si compete tuttora. Le gare vere e proprie si disputeran-no sullo specchio d’acqua antistante al lungomare Caracciolo dal 18 al 21 aprile, ma la kermesse durerà per ben nove giorni fra manifestazioni, spetta-coli e concerti, patrocinati dall’ACN (Americas Cup Napoli) società di sco-po costituita da Regione Campania, Comune, Provincia e Camera di Com-mercio di Napoli. Si è partiti, quindi, già sabato 13 con l’inaugurazione del villaggio eventi sul lungomare Carac-ciolo, con la presenza delle più alte cariche politiche campane affiancate da svariate autorità civili e militari. A qualcuno, però, non sarà di certo sfuggita l’assenza del cardinale Sepe, che, dopo aver inaugurato la manife-stazione dell’anno scorso con la sua benedizione, quest’anno ha preferito declinare l’invito. Quella napoletana è l’ultima tappa delle World Series 2012-2013 prima della Loius Vitton Cup che stabilirà chi saranno gli avversari di Oracle, detentori della coppa. La riconferma della città partenopea è stata fortemente voluta dall’inte-ro entourage organizzativo, che di certo avrà tenuto conto anche delle opinioni positive espresse dagli stessi partecipanti; tra le tante,

riportiamo qui le parole di Max Sirena, skip-per di Luna Rossa: “Il ricordo più significa-tivo della passata edizione sono i napoletani, che hanno fatto grande l’evento con supporto e calore non solo verso il nostro team. Anco-ra oggi l’immagine della folla sul lungomare

e sulle colline resta il simbolo dell’edizione 2012. Sono convinto che quest’anno la folla sarà ancora più imponente e che ci supporterà come non mai”. Della riconferma del calore del pubblico ovviamente ne siamo convinti tutti, anche se il popolo napoletano, rispetto all’anno scorso, si ritrova con numerosi pro-

blemi in più (palazzi che crollano, strade ur-bane al limite della percorribilità, ztl tracciate senza raziocinio) e con una Città della Scienza in meno. Lodevole in questo senso l’omaggio reso dagli stessi catamarani in gara, che, do-menica 14 aprile, si sono ‘inchinati’ davanti al

polo scientifico distrutto dalle fiamme il 4 marzo scorso. A placare un po’ le tante polemiche che si sono susseguite in questi ultimi mesi in merito all’or-ganizzazione dell’evento, ci sono i dati riguardanti l’afflusso turistico generato dalla manifestazione: dalle cifre snocciolate da Federalberghi ri-sulta, infatti, che la percentuale di pre-notazioni delle camere nelle strutture ricettive di Napoli supera l’80% nei giorni 18, 19 e 20 aprile, e con i last minute, secondo le stime, si potreb-be sfiorare il tutto esaurito; a Pasqua le prenotazioni si fermarono, invece, all’80%. Insomma, Napoli si appresta a vivere una ‘seconda Pasqua’, sta-volta solo turistica, a tre settimane di distanza da quella religiosa. Ora cer-tamente non basteranno questi dati positivi per uscire da una situazione

che appare nerissima, ma la speranza – come si dice – è l’ultima a morire, e quella del po-polo napoletano, ovviamente, è che il prima possibile questa splendida città possa vivere finalmente la propria resurrezione.

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Domenica 21 aprile 2013

Si è tenuta Mercoledì 17, al Teatro Ateneo di Casoria, la prima Assemblea pubblica

del comitato RC Auto: dalle Proteste alle Proposte. Circa centoventi persone presenti all’appuntamento con la partecipazione di molte associazioni, movimenti, sindacati, istituzioni locali, ma anche tassisti, automobilisti, e persone stanche di un’assicurazione sempre più cara. Sono intervenuti: Vincenzo Ferrante (promotore del comitato), Antonio Picariello (Siamo Tutti Briganti), Rosario Stornaiuolo (Presidente Federconsumatori Campania), Prof. Antonio Coviello (Docente universitario in materia economico-Assicurativa S.U.N. Di Napoli) Tonino Andreozzi (CGIL), Enzo Ramaglia, Pietro Iodice. Sentiti ringraziamenti ai coordinatori Gianni Bianco e Rosario Amato, Peppe Vibrato e Antonio Avolio. Introduce Vincenzo Ferrante, promotore del comitato: “La nostra battaglia al caro RC Auto va ormai avanti da anni, dopo aver raccolto firme e petizioni presentate al Parlamento Europeo di Bruxelles, abbiamo avuto un piccolo esito positivo si è cominciato a crearsi interesse sull’argomento, ed è nato il dialogo tra le compagnie assicurative, e lo Stato, con alcuni agevolazioni, ma non ancora convincenti. Noi oggi siamo qui riuniti per presentare le nostre 6 proposte per la riforma della RcAuto. Proposte che possono essere racchiuse in tre principi basilari: La Trasparenza: Con l’ obbligo da parte delle compagnie, di comunicare

le statistiche in base alle quali calcolano la tariffa ed il premio per provincia di residenza La Legalità: Attraverso l’inasprimento delle pene, per frode assicurativa, la riduzione a 15 giorni della prescrizione per la denuncia di un sinistro, il divieto di cessione del credito assicurativo (ceditura a terzi del premio

assicurativo), e l’approvazione rapida dei decreti attuativi, ancora fermi, derivanti dalle liberalizzazioni approvate nel 2012 (scatola nera). L’Equità: Eliminando la differenziazione geografica per assicurati esenti da sinistri negli ultimi 5 anni.Solo attraverso l’ausilio dei cittadini, movimenti, e sopratutto dei politici potremo riuscire nel nostro intento.” Prosegue Antonio Picariello, di Siamo Tutti Briganti,”Il problema dell’Rc Auto, è un problema comune che attanaglia migliaia di cittadini, un problema che non è distinto per orientamento politico, ma un unico pensiero che va combattuto e riformato,

contro chi come le compagnie assicurative speculano e tartassano i poveri cittadini.” Interviene Rosario Stornaiuolo, presidente Federconsumatori Campania: “Siamo insieme qui, per sensibilizzare il problema razzistico delle RcAuto, si perché si colpisce ingiustamente con tariffe elevatissime gli individui per distinzione geografica. Abbiamo raccolto adesioni e simpatie da tanti partiti, ma ora li vorremo concretamente incontrare, per iniziare a dialogare e proporre le nostre proposte, ai parlamentari, e far arrivare la nostra voce, direttamente alle due Camere.”Conclude l’assemblea il Prof. Coviello: “Dal punto di vista statistico, i dati sulle assicurazioni, sono quasi inesistenti, o non vengono forniti cosa che non accade nel resto d’Europa. La scusa delle compagnie, sulle frodi assicurative, è praticamente irrisoria, quasi il 3%, una questione falsa, rimbalzata sui giornali dalle assicurazioni, mentre in altre parti d’Italia, ci sono dati più allarmanti come: il maggior numero di sinistri, identificati nella sola città di Prato, vicino a Firenze, o come il maggior numero di truffe sui ricambi automobilisti registrata a Milano. Trasparenza, Legalità ed Equità sono i principi che portiamo avanti fino al risolvere del problema.”Buoni auspici e piena collaborazione sono fuoriusciti da questa assemblea, basi importanti per la risoluzione di una questione troppo importante per il bene dei meridionali.

Assemblea Pubblica, RC Auto: dalle proteste alle proposte.

E V E N T I

Luca [email protected]

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Domenica 21 aprile 2013

Pari utilissimo, dal gusto agrodolce: dolce perché teniamo il Milan a debita distanza,

amarognolo perché, vista la superiorità numerica degli ultimi 15 minuti, e soprattutto la superiorità tecnica dimostrata in quasi tutti i 90 minuti, potevamo osare un poco di più. La scelta di non ‘osare’ troppo durante tutto il match, e in particolare nei minuti finali, potrebbe essersi rivelata astuta e conveniente; di certo, si poteva cedere con più arrendevolezza alla tentazione di sfatare il tabù Meaza, sponda rossonera, che resiste da 27 anni. Domenica sera in terra ambrosiana, abbiamo avuto l’ennesima conferma che a mancarci è sempre quel famoso ‘quid’, quel famoso ‘step’ che ci renda definitivamente e a tutti gli effetti una ‘big’. Partita equilibrata, divertente nel primo tempo, meno nella ripresa, allorquando gli interventi fallosi sono aumentati, rendendo il match spezzettato e teso. Il Napoli è apparso sostanzialmente più brillante e maggiormente in grado di aggiudicarsi i 3 punti. È mancato un pizzico di coraggio, nonché quella famosa ‘mentalità’ che ci fa ‘storicamente’ difetto; ma sia chiaro: va bene così! Mancano sei giornate, e il destino è ancor di più nelle nostre mani: va ‘solo’ afferrato!! Il San Siro in veste rossonera resta tabù per il Napoli del nuovo ciclo. Eppure questa volta il Napoli ha saputo gestire meglio l’ ‘emozione’, gestendo con ordine il match. È pur vero che di fronte avevamo uno dei Milan meno forti degli ultimi anni. La squadra rossonera è lontana parente anche solo del Milan visto lo scorso anno. Di certo la squadra che fa capo al Cavaliere è di

prospettiva, con i due futuri attaccanti della nazionale; ma attualmente è a noi inferiore. Sorvoliamo sull’errore arbitrale, in occasione del fallo di mano di Flamini. Con un tiro dalla distanza, il francese regalerà ai suoi, di lì a poco, il momentaneo vantaggio. Per

quanto colpisca involontariamente il pallone, il centrocampista transalpino ha il braccio largo e soprattutto c’è distanza con Marek che crossa. Si tratta di un errore grave, ma Rocchi nella circostanza non viene aiutato dai suoi collaboratori. Il fischietto fiorentino, per il resto, dirige bene il match, evitando che possa finire in rissa. Nel Napoli accettabile la prestazione di Morgan, bravo su un tiro di Boateng deviato da un difensore partenopeo. La difesa regge l’urto offensivo dei meneghini, sopra tutti il futuro interista Campagnaro, sufficiente il capitano Paolo, poco sotto la sufficienza l’ex felsineo Britos. Solito straordinario Behrami, indomabile guerriero ruba palloni; continua il buon momento per il suo connazionale Dzemaili: sostanza e

quantità. Non una partitissima quella di Marek, ma pur non disputando un match brillante, lo slovacco regala l’ennesimo assist geniale al nostro macedone, oramai sbloccatosi sotto porta. Goran Pandev da ex interista non si lascia scappare l’occasione di punire il

diavolo, realizzando la sua quinta rete in campionato, seconda consecutiva. Sulle fasce, male Maggio, le ultime prestazioni avevano lasciato ben sperare, domenica sera il tornante vicentino è tornato quello di gran parte del campionato. Bene il suo dirimpettaio, Zuniga: il colombiano è in un ottimo momento, dialoga benissimo con Marek, e gli riesce sia la fase offensiva che quella difensiva. Leggermente sottotono Cavani: certo se gli fosse riuscita la giocata sull’assist di Cannavaro... Combatte, ma non sembra il matador più ‘cattivo’ che conosciamo. Nota di merito per Armero,

l’altro colombiano subentrato nella ripresa, che ancora una volta ha un impatto positivo sulla partita. Meriterebbe da parte di Mazzarri un maggiore minutaggio. Il mister toscano a Milano fa buone scelte iniziali, lascia invece qualche leggera perplessità per quelle attuate durante i 90 minuti: costretto a sostituire Hamsik, poteva tentare la carta El Kaddouri, o Inler, e poteva anticipare l’ingresso di Armero per lo spento Maggio, dirottando Zuniga a destra. Si tratta di frivolezze, il Napoli esce imbattuto dalla tana del Milan, e benché il pari lasci una leggera insoddisfazione, è doveroso fare un plauso a chi stramerita il secondo posto, e a chi ha la ‘sola colpa’, di non sapere ‘ancora’ andare oltre una simile posizione di classifica.

Pasquale [email protected]

IL NAPOLI

Napoli: punto o punticino a Milano...?

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Domenica 21 aprile 2013

Esiste ancora la democrazia? I politici han-no potere? C’è libertà? Sono tutte doman-

da alla quale è difficile rispondere. Ma con l’aiuto di alcuni studiosi cerchiamo di dare delle risposte; Risposte che ci potrebbero aiu-tare a capire meglio in che realtà viviamo. Co-minciamo dal potere dei politici. Si hanno po-tere, ma molto limitato. Limitato dalle risorse economiche reali e da chi sta sempre più in alto e, salendo sempre più in su, troviamo le multinazionali e i grandi poteri finanziari. Ne è la riprova periodica delle crisi economiche che fanno tracollare in basso gli stati soggetti a tale sistema. In particolare l’economia occi-dentale. Alla terza edizione del Festival Let-terario internazionale organizzato dalla casa editrice Nova Delphi, Zygmunt Bauman as-serisce chiaramente che i governi sono assog-gettati alle decisioni delle grandi corporation delle banche; Nel suo testo: “Vite che non possiamo permetterci” edito da “Laterza”, chiarisce molto bene che l’economia capita-lista non è affatto un sistema capace di auto-regolarsi, come autorevoli fautori della New-economy vanno dicendo da anni ma, che esso stesso, produce invece, una massiccia instabi-lità incapace di controllare, soccombendo alla sua inclinazione naturale, che è il profitto, e producendo così, solo bolle periodiche e re-cessione, traslando ricchezza dal basso verso l’alto. Tale asserzione è condivisa, tra gli altri anche da Hyman Minsky, il quale stigmatiz-za i mercati borsistici col “mordi e fuggi ad effetto inerziale”. E, alla fin fine è come un cane che si morde la coda, come sentenziò Rosa Luxemburg circa un secolo fa. Il capita-le ha trasferito lo sfruttamento dall’operaio al consumatore. Il proletariato è stato sostituito dal precariato. Il Welfare non è più un diritto dei cittadini ma è inteso come carità. Tutto è

privatizzato in un clima legislativo deregola-mentato in nome del libero mercato. Il potere non ha più un indirizzo. Le aziende non hanno più una presenza materiale sul ter-ritorio. Tutto si svolge tra-mite contatti virtuali (In-ternet, telefono, fax). Una lettera di protesta a chi va indirizzata? Dov’è la per-sona fisica con cui pren-dersela? Di chi è la colpa della crisi economica at-tuale? E’ stato individua-to qualche nominativo? Il capitalismo si è svincolato da tutte le istituzioni so-cio-culturali deputate alla supervisione e al control-lo in base a principi etici e costituzionali. Esso non ha patria. Non ha sito reale. Questo è il livel-lo raggiunto oggi dal capitalismo. Il potere è già globale, mentre la politica rimane mise-ramente locale. “Gli Stati-nazione agiscono su scala locale, come commissariati di poli-zia incaricati di mantenere “legge e ordine”. Come impianti depuratori atti a al riciclaggio di rischi e problemi generati su scala globale”. Henry Giroux osserva: “ la democrazia è fatta di persone che vogliono lottare per il proprio diritto all’autodeterminazione e all’autogo-verno nell’interesse del bene comune. Sotto il dominio del libero mercato, le relazioni eco-nomiche, hanno esteso il controllo allo spazio pubblico, definendo le persone come soggetti di consumo o come merci, limitando la pos-sibilità di capacità intellettuali che occorrono loro per essere buoni cittadini” e, aggiungo io “atto a comprendere la vera faccia delle realtà

in cui viviamo”. In tale stato di democrazia rappresentativa, il voto è ancora valido? Ha

un senso, ammesso che non ci si astenga? Nean-che la Thatcher non ha il senso della comunità inte-sa come Stato: “la società non esiste, esistono solo individui e famiglie”, as-serì in un suo intervento. La famiglia è intesa come gruppo ristretto, quasi alla stregua del concetto ma-fioso, si potrebbe dire. La democrazia va riprogram-mata, propone Bauman. La democrazia rappre-sentativa non rappresenta più nessuno. Si potrebbe elaborare una democrazia partecipativa realistica-

mente applicabile. La libertà è un’illusione. Fin quando prevale il concetto di individuo invece che di collettività, non si intravede l’u-scita dall’abisso in cui siamo sprofondati. Dal basso possiamo organizzare iniziative locali come anche lo “Slow Food” in Italia, propone Bauman, che rimetta in discussione i modi del consumare e del produrre, partendo dal locale come esempio per l’applicazione globale. Ri-dare alla politica il potere di autodetermina-zione, ormai perso da alcuni anni. Avvicinar-ci di più ad una democrazia partecipativa di controllo e supervisione. Ma questo comporta un livello di civiltà e cultura che, almeno il nostro paese non ha, o non ha ancora. “La li-bertà è partecipazione” ma, è necessaria una dedizione alla vita collettiva e propendere per l’altro, come collettività e non più come in-dividuo.

E C O N O M I A

Democrazie e potereTommaso [email protected]

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Domenica 21 aprile 2013

Il Mobbing è parte integrante di un’ orga-nizzazione del lavoro basato sul terrorismo

psicologico e le vessazioni. Il termine è di derivazione anglosassone: il verbo “to mob” indica in senso letterale accerchiare, un ag-gredire. Il concetto di mobbing è stato intro-dotto per la prima volta dallo studioso svedese Heinz Leymann, il quale da un punto di vista privilegiato di psicologo del lavoro, aveva studiato l’emarginazione e l’isolamento pro-dotti in ambito lavorativo da pratiche vessa-torie poste in essere da superiori o colleghi per danneggiare il lavoratore. Una violenza e un terrore padronale sui posti di lavoro che si manifesta con una molteplicità di aspetti. L’Italia è l’unico paese europeo che non ha approvato una legge contro il mobbing, nono-stante le sollecitazioni dell’Unione Europea. Una legge mai approvata per i continui veti delle associazioni imprenditoriali(in primis la Confindustria) e il lassismo delle organiz-zazioni sindacali confederali nazionali. Ogni anno, almeno 2 mila lavoratori e lavoratrici di Napoli e provincia sono coinvolti in azio-ni mobbizzanti. I costi per mobbing si quan-tificano in circa 2 milioni di euro annui. E’ quanto emerge dalle ricerche e gli studi degli osservatori di psicopatologia del lavoro e del-le organizzazioni sindacali territoriali. ll feno-meno è molto presente nelle banche, grandi multinazionali, redazioni giornalistiche, negli ospedali, nelle scuole, nelle amministrazioni pubbliche, nell’esercito e nelle strutture del-le forze dell’ordine. Le azioni ricorrenti che

vengono attuate mirano ad impedire al lavora-tore di esprimersi, isolarlo, privarlo dei mezzi di comunicazione(telefono,computer,posta,

accesso ad internet), bloccare il flusso d’in-formazioni necessarie al lavoro, estrometterlo dalle decisioni, impedire che gli altri lavora-tori gli rivolgano la parola, negare la sua pre-senza. Nella stragrande maggioranza dei casi sui posti di lavoro, il mobbizzato viene con-siderato un ‘fantasma’, come non ci fosse e spesso viene trasferito in luoghi isolati, com-portanti lunghi tempi di percorrenza, E non finisce qui. Il lavoratore viene screditato, ri-dicolizzato, umiliato, attaccato per le sue con-vinzioni religiose, calunniati i membri della famiglia. Gli obiettivi del mobbing? Ridurre le considerazioni di sé del lavoratore(privarlo degli status symbol, non attribuirgli incarichi, attribuirgli incarichi inferiori alle sue compe-tenze, simulare errori professionali, continue critiche alle prestazioni o alle sue capacità professionali anche di fronte a soggetti ester-

ni all’impresa ma anche critiche soggettive, applicare sanzioni disciplinari senza moti-vo apparente e senza motivazioni, consegne volutamente confuse. Compromettere il suo stato di salute (attribuzioni di mansioni a ri-schio o con turni massacranti). Costringerlo al cambio di mansioni o a dimettersi. Uno stupido sistema vessatorio che produce costi inutili per le aziende. Costose visite speciali-stiche e sedute psicanalitiche, il venir meno della retribuzione qualora il mobbing sfoci nella perdita del posto di lavoro per il lavora-tore. Costi enormi per i titolari aziendali che devono sostenere derivanti per le ore perdute per carenza di malattia che costringono a tro-vare nuove risorse umane da formare in sosti-tuzione delle precedenti. Bisogna aggiungere i costi per cause e sentenze perse in tribunale o per sanzioni comminate dagli organismi di vigilanza. Cosa fare per combattere il mob-bing? Annotare tutto quello che accade sia dal punto di vista lavorativo(cambio mansio-ni, privazioni strumenti di lavoro, circolari, ordini di servizio ect). Raccogliere tutte le prove scritte(lettere aziendali che modifica-no mansioni, mail, provvedimenti discipli-nari, richiami scritti, comunicazioni varie). Raccogliere testimonianze di colleghi o ex colleghi che hanno vissuto situazioni simili. Rivolgersi a strutture mediche o psicologiche pubbliche (conservare le diagnosi e le ricet-te delle terapie) e avvalersi dell’assistenza di avvocati civilisti esperti, indipendenti, onesti e affidabili.

MOBBING: TERRORISMO E VIOLENZA SUI POSTI DI LAVORO.

S O C I E T A ’

SOCIETÀ UNIPERSONALE

Casoria Ambiente S.p.A.COMUNICATO

Per sopravvenute criticità dovute a difficoltà logistiche , nonché organizzative, il servizio “svuota cantine”, che si svolgeva il secondo

sabato di ogni mese è, temporaneamente sospeso per i motivi sopra esposti., e pertanto per il giorno 09/03/2013 non sarà effettuato.

Tale situazione emergenziale sarà al più presto superata con il ripristino del servizio “svuota cantine” nei modi e nei tempi che

saranno prontamente comunicati alla cittadinanza nel frattempo si

INVITALa cittadinanza ad una sempre maggiore collaborazione nell’effettuare la differenziazione dei rifiuti, rispettando i giorni e gli orari

già stabiliti dalle brochure informative ricordando che per lo smaltimento dei rifiuti ingombranti l’utenza può rivolgersi al call center

della Casoria Ambiente S.p.A. al n. 081 5849271 dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 alle ore 13,30.

Si comunica inoltre che per qualsiasi informazione o suggerimento è a disposizione della cittadinanza la e mail dell’ Ufficio

Relazioni Pubbliche info@casoriambiente .it

Assessore all’Ambiente Pres. C.d.A. Casoria Ambiente Avv. P. Tignola Dott. F. Girardi

Ciro [email protected]

Duemila Casi A Napoli E Provincia.

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Domenica 21 aprile 2013

Questa domenica recensisco un volume, un graphic novel, che ho potuto

leggere in anteprima. Si tratta de “Gli altri” sceneggiato da Alessandro Di Virgilio e disegnato da Luca Ferrara edito da Tunué che uscirà per la fine di Aprile, si tratta di una trasposizione fumettistica dell’opera teatrale “Gli altri fantasmi” di Maurizio de Giovanni.Il volume sarà presentato durante il Napoli Comicon che si terrà dal 25 al 28 aprile presso la Mostra d’Oltremare. I disegni di Luca Ferrara sono un’ottima prova, lo stile personale mette in risalto le espressioni e gli atteggiamenti dei personaggi dando loro una certa presenza scenica, tra questi spicca sicuramente il narratore che a parer mio è la figura più riuscita con delle pose ed espressioni realistiche in uno stile che non fa del realismo il suo punto cardine. Sono ben studiati anche gli altri personaggi, particolare impressione ho provato nel vedere “Bimbomio”, un bambino provato dalla malattia in un letto d’ospedale, nelle sue braccine esili e nel suo sguardo spento è avvertibile il dolore che sta provando, ma anche di più.Ottima la scelta delle mezzetinte per raccontare le storie, scelta che dona maggiore profondità alle scene.Le scelte di Ferrara sono molto ragionate e di questo ho avuto ulteriore prova quando mi sono imbattuto in suo uno studio che consisteva in una mappa degli spostamenti

per permettere ai personaggi della terza storia di non guardarsi e di non comparire mai nella stessa vignetta, questo non può che denotare l’interesse verso la storia e verso il lettore che andrà a leggerla.La trama del graphic novel è questa:Il sipario si apre con “La canzone di Filomena”: un secolo fa una bimba orfana di madre rimase sola con i suoi sei fratelli, è da allora che Filomena scava nelle macerie in cerca di cibo. “Storia di papo e Bimbomio” è lo straziante urlo di un padre trascinato alla follia dal dolore causato dalla perdita del proprio figlio, l’incontro con un vecchio cieco lo conforterà ma a caro prezzo. Chiude “La casa è il mio regno” in cui una coppia in apparenza felice, nasconde problematiche irrisolte che continuano oltre la soglia della vita terrena.Si tratta di una narrazione a cornice di tre storie, raccontate da un uomo vestito in modo balzano che si muove in una casa in rovina.Napoli si respira in ogni singola tavola del

volume che sembra strizzare l’occhio anche ad alcuni filoni del teatro napoletano (ma

anche al folclore tirando in ballo gli spiriti).Non manca ovviamente neppure un riferimento al caffè che è un elemento cardine dell’ultima storia. Sono storie in cui il dolore fa da perno, può essere il dolore per una perdita, per un’infanzia finita troppo presto o per un amore sfiorito in poco tempo. Di Virgilio sceneggia egregiamente il materiale offertogli, le tavole hanno i giusti tempi narrativi, le inquadrature sempre azzeccate, la narrazione scorre bene. Riuscita

anche l’invenzione del narratore (presente solo in questa trasposizione) che fa da collante tra le storie e sembra fornire anche una loro chiave di lettura.La mia preferita è stata “la storia di Papo e Bimbomio” e non nascondo che l’ho letta un paio di volte per capirla meglio. “Gli altri” non è un volume da leggere distratti...

“Gli Altri” di de Giovanni, Di Virgilio e Ferrara

LIBRI & COMICS

Massimo D’auria [email protected]

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Domenica 21 aprile 2013

“….l’innamoramento è lo stato nascente di un movimento collettivo formato da due sole persone.” Così scriveva Francesco Alberoni nel 1979 vendendo, in 45 edizioni, milioni di copie del suo famoso libro “Innamoramento e Amore”. Da quegli anni si sono fatte altre centinaia di ricerche scientifiche con l’intento di approfondire ed acquisire conoscenze in merito alla relazione amorosa, tuttavia la fenomenologia dell’innamoramento è la stessa nei giovani e negli adulti, nei maschi e nelle femmine, negli omosessuali e negli eterosessuali perché la struttura peculiare dello “stato amoroso” non cambia. La relazione amorosa si forma, si rompe, o si mantiene in vita grazie ad una serie di fattori che possono variare a seconda dell’individuo che la vive, nel rispetto della sua storia, dei suoi bisogni e di quello che in psicologia definiamo “l’incastro” che le due individualità riescono a formare. Tutti o quasi tutti, abbiamo vissuto esperienze d’amore, ed abbiamo potuto notare che questo si compone di fasi che possono essere delineate a seconda della nostra struttura di personalità, del momento della nostra vita e del modo in cui la nostra individualità si combina con quella dell’altro. L’innamoramento sembrerebbe essere centrale nelle prime fasi di una relazione per la formazione della coppia e, dopo alcuni mesi o anni, lascerebbe il posto all’amore, un sentimento più adulto e maturo che spinge le persone a costruirsi una vita insieme. Nel 1979, Alberoni affermava che, nell’innamoramento la persona amata veniva trasfigurata, poiché ciascuno diventava il capo carismatico dell’altro, se i due innamorati non riuscivano a creare un progetto o i loro progetti individuali erano troppo diversi e incompatibili, il processo amoroso poteva naufragare. Nonostante i concetti di Alberoni siano spesso in contrasto

con quelli degli psicoterapeuti, in particolare gli psicoanalisti, due concetti chiave possono fare chiarezza sull’innamoramento e sull’amore: Idealizzazione e Reciprocità. Il primo, si verifica quando il partner viene esaltato nei suoi pregi, mentre i limiti e i difetti vengono negati. Questa fase ha lo scopo di creare le condizioni per la formazione della coppia, è quella fase che comunemente viene chiamata luna di miele, dove tutto viene considerato come espressione e realizzazione di un sogno. Generalmente, dopo alcuni mesi o anni, l’idealizzazione del partner viene messa alla prova dalla vita quotidiana, ben

presto i punti deboli dell’altro si fanno più evidenti. Il partner non è più sulla nuvole degli dei, scende bruscamente dall’Olimpo e si comincia a vederlo nell’evidenza naturale. A quel punto la relazione può interrompersi o trasformarsi in amore. Vedere l’altro, se stessi e la relazione in maniera realistica ed iniziare ad amarsi fuori dal sogno non è

semplice: richiede il coraggio di accettare i limiti, impegnarsi per aiutarsi reciprocamente a superarli o a conviverci; richiede il coraggio di mettersi in discussione accettando la paura di apparire per come si è, con i propri

limiti e fragilità senza dare nulla per scontato, guardando alla soggettività di ognuno come ad una ricchezza per l’altro, con rispetto e considerazione. L’idealizzazione si trasforma lentamente lasciando crescere una nuova forma di relazione basata sulla reciprocità. I membri della coppia vivono sentimenti simili e sono in grado di riconoscerli ed esplicitarli. Ogni partner conferma l’identità dell’altro e della coppia attraverso un’alternanza di risposte che prevedono per ogni azione un gesto corrispondente, per ogni bisogno un’attenzione, per ogni problema un confronto. Una relazione matura, basata sulla reciprocità, progetta e si permette di volgersi al

futuro rispettando il passato di entrambi in una comune intesa. Le due individualità possono camminare insieme nel rispetto della libertà di scelta e di comunione d’intenti. Quando l’innamoramento non riesce ad evolvere sarà necessario interrogarsi sui perché dell’esistenza della coppia.

Innamoramento e Amore R U B R I C A

Pina Savorra [email protected]

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Domenica 21 aprile 2013

Dal 25 al 28 aprile al teatro Instabile di Napoli va in scena “Shadows – The Days

of Silent” di Vittorio Adinolfi con Francesca Romana Bergamo, Anna Cioffi, Gennaro Di Micco, Giuseppe Fiscariello, Emanuela Futia, Carmela Gragnaniello, Vito Marotta, Sara Saccone, Marco Serra, Dario Tucci. La vicenda è ambientata negli anni 20, nel periodo precedente all’avvento del sonoro nel cinema, che gli storici della settima arte indicano come silent era. Ci troviamo in uno spettacolo di vaudeville itinerante, dove si alternano varie forme di spettacolo. Il pubblico si accomoda in una “sala”, va e viene tra i vari spazi dove sono allestiti le performance. Nell’intervallo tra i vari numeri di vaudeville, viene preparato un schermo per la proiezione di un film. Il film proiettato è Nosferatu di Murnau. Il finale di questo film fa da prologo allo spettacolo: 1838. Ellen apprende che l’unica strada per sconfiggere il conte-vampiro Orlok e la sua epidemia è quella di esporlo alla luce del sole, e per raggiungere questo obiettivo si sacrifica dissetandolo del suo sangue fino ad alba inoltrata. Ma 80 anni dopo...La vicenda continua proprio durante il vaudeville, ed in particolare durante uno spettacolo circense: improvvisamente, entra in scena, inaspettato, il vampiro Orlok, attratto dalla presenza tra il pubblico della

nipote di Ellen, di nome Mary. Mary riesce a fuggire inseguita dal conte vampiro... La fuga della donna, diventa un viaggio attraverso i “generi” del cinema muto. La messa in scena è totalmente muta. La tecnica

di recitazione, come all’epoca del muto, è caratterizzata da enfasi mimica, esagerando l’espressività facciale e l’azione corporea. In realtà i film dell’epoca non erano del tutto “muti”, quantomeno la fruizione: era infatti costume, dal grande teatro di città a quello di periferia, accompagnare le proiezioni con

la musica, che fungeva da colonna sonora, e cosi accade in questo spettacolo. Vittorio Adinolfi nel 1993 vince il premio Tondelli per la drammaturgia. Nel 1996 gira i suoi primi cortometraggi: “L’agonia del giorno” e

“Le cose da fare”. Nel 2001, insieme ai suoi collaboratori, fa nascere la compagnia Dissolvenze Incrociate, che produce spettacoli teatrali e video. Dal 2007 gira webseries: La sua prima webseries è “Nea Polis 001: The Rise”, che esordisce sul sito creato dallo stesso Adinolfi e prodotto da Dissolvenze Incrociate. Nel marzo 2011, NEA POLIS 001: THE RISE, la sua prima webseries viene selezionata tra le migliori webseries del mondo al LaWebFest 2011, di Los Angeles. Nel gennaio 2012, scrive e dirige una serie televisiva in 5 puntate per Quarto Canale Flegreo e nel marzo 2012, Wizard, viene selezionata tra le migliori webseries del mondo al LaWebFest 2012, di Los Angeles e vince come miglior serie drammatica.

Teatro Instabile Napoli – Vico Fico Purgatorio ad Arco, 38 (nei pressi di via Tribunali) – Napoli

Giovedì – venerdì – sabato ore 21

domenica ore 18.30

Info e prenotazioni: [email protected] – 3476965152

All’Instabile va in scena “Shadows – The Days of Silent”

T E A T R O

Eduardo [email protected]

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