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Magazine de la Croix-Rouge suisse (CRS), Humanité s’adresse à tous ceux qui soutiennent l’organisation et les causes qu’elle défend.
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RepoRtage – Collaboratrice sanitaria CRS
4 Impegnata anima e corpo
8 «Un compito sempre più impegnativo»
12 RItRatto – Aiuto di catastrofe nelle Filippine
«Viaggio nell’ignoto»
14 Sotto La LeNte – Consulenza sulle direttive
anticipate
Come orientarsi nella giungla medica
16 RetRoSpettIVa – L’emblema della Croce Rossa
Questione di vita o di morte
18 teStIMoNIaNZa – Sudan del Sud
Un inizio difficile
22 a CoLLoQUIo – Ambulatorio CRS per vittime della
tortura e della guerra
«La forza di riprendere in mano la propria vita»
24 IN aZIoNe – Boschi e acqua ad Haiti
Vittime della povertà
29 pot-poURRI
Il meglio di due mondi
passatempo e vignetta
ImpressumHumanité 1/2014 Febbraio 2014
ISSN 2296-6757
Illustrazione di copertina e retro: Tres Camenzind
Editore: Croce Rossa Svizzera, Rainmattstrasse 10, Casella postale, 3001 BernaTelefono 031 387 71 11, [email protected], www.redcross.ch
Donazioni: CP 30-9700-0Consulenza lasciti testamentari: telefono 031 387 72 83
Notifica cambiamento d’indirizzo: per e-mail a [email protected] o per telefono al n. 031 387 74 64
Indirizzo della redazione: Croce Rossa Svizzera, Redazione Humanité, Casella postale, 3001 Berna [email protected], www.rivista-humanite.ch
Redazione: Tanja Reusser (caporedattrice), Urs Frieden (Sanità e integrazione), Andreas Häner (Raccolta fondi), Isabelle Roos (Partenariati con il settore privato), Christine Rüfenacht (Sanità e integrazione), Isabel Rutschmann (Comunicazione), Katharina Schindler (Cooperazione internazionale)
Contributi alla presente edizione: Myriam Bschir, Markus Mader, Marco Ratschiller, Katrin Schöni, Sandra Weiss
Abbonamento: l’abbonamento annuo costa 6 CHF e viene offerto ai donatori della CRS.Pubblicazione: trimestraleLingue: italiano, francese, tedesco Tiratura: 125 580 copieCopyright di tutte le foto senza indicazione: Croce Rossa Svizzera
Traduzione: Servizio traduzioni CRSLayout e stampa: Vogt-Schild Druck AG, Derendingen
Prossima edizione: giugno 2014
neutralStampato
No. 01-14-777589 – www.myclimate.org© myclimate – The Climate Protection Partnership
PERFORMANCE
Per la stampa di Humanité viene usata esclusivamente carta riciclata 100%, che consente di proteggere le risorse naturali e l'ambiente.
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2 Humanité 1/2014
edItorIale
Siamo qui per voi
Cara lettrice, caro lettore,
per la Croce Rossa Svizzera (CRS), l’organizzazione nazionale della Croce Rossa del nostro Paese, è un dovere morale aiutare le popolazioni colpite da catastrofi devastanti come il tifone che ai primi di novembre si è abbattuto sulle Filippine. Ma non solo. A meno che lo Stato interessato non disponga altrimenti, la CRS interviene anche in caso di catastrofi minori che non suscitano grande eco nei media. Vi ringraziamo di cuore per la vostra generosità, che ci consente di agire laddove necessario.
I dettagli sugli interventi della CRS sono pubblicati nella presente rivista e nel sito www.redcross.ch, aggiornato quotidianamente e completamente ristrutturato. Forniamo informazioni sulla nostra attività anche nell’ambito delle campagne di raccolta fondi che lanciamo. Vi mostriamo dove e come lavoriamo. La vostra generosità è apprezzata e produce effetti positivi a lungo termine, poco importa che devolviate la vostra offerta specificatamente per l’aiuto in caso di catastrofe o per le attività che ci occupano maggiormente nell’ambito della collaborazione allo sviluppo, della salute e dell’integrazione.
Siamo qui per voi. Non esitate a sottoporci le vostre richieste per mail, tramite la nostra hotline o con la classica lettera.
Vi ringraziamo anche perché sappiamo di poter contare sul vostro appoggio e sul vostro pre-zioso feedback.
Cordialmente
Markus MaderDirettore della Croce Rossa Svizzera
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Humanité 1/2014 3
Humanité 1/2014 5
reportage
– in un corso che le ha regalato la sua terapeuta per Natale. Quest’ultima le of-fre aiuto anche per frequentare il corso di collaboratrice sanitaria CRS (CS CRS): 120 ore di teoria e dodici giorni di stage – il tutto in tedesco – non sono un gioco da ragazzi! Josephine Niyikiza non esita un istante. «Ero felicissima di poter fare qualcosa nella vita», racconta raggiante. Ancora oggi è molto fiera dei buoni voti ottenuti.
donare felicità Da tre anni, Josephine Niyikiza lavo-ra a tempo parziale nell’appartamento protetto Spinnereistrasse a Rapperswil. «Tutti i residenti sono entusiasti», sotto-linea la sua superiore, Pia Mariano. Ini-zialmente la responsabile dell’apparta-mento protetto aveva delle perplessità a causa delle barriere linguistiche. Ben pre-sto però ogni suo dubbio si è dissipato: Josephine Niyikiza ha eccellenti doti co-municative, dà prova di grande empatia e pazienza. L’appartamento protetto Spinnereistras-se della fondazione RaJoVita accoglie otto anziani bisognosi di cure. L’età dei residenti varia tra 70 e 100 anni. «Ado-ro questo lavoro. Mi piace lo sforzo fisi-co e mentale e, soprattutto, l’idea di ren-dere felice qualcuno», ripete Josephine
Con la sua eloquenza e la sua deter-minazione, Josephine Niyikiza sa-
rebbe potuta diventare un’eccellente avvocatessa. Ma il destino aveva in ser-bo per lei un’altra strada. «Volevo aiu-tare gli oppressi, ma la guerra me l’ha impedito», racconta la trentatreenne, che nel 1994 è sfuggita ai massacri in Ruanda. Il desiderio di aiutare il prossi-mo è un filo conduttore nella sua vita. Anche durante la fuga, che l’ha condot-ta in ben otto paesi africani e in diversi campi profughi, la giovane donna si è sempre impegnata per gli altri. Nella Re-pubblica del Congo, per esempio, aiuta-
va in un centro di accoglienza per disa-bili e anziani. Con i malati ci ha sempre saputo fare: lo ha imparato dalla madre, che era medi-co: «Ogni tanto mi portava con sé quan-do andava a visitare i pazienti del vil-laggio», ricorda Josephine Niyikiza. La madre, purtroppo, non è sopravvissuta al conflitto che ha spaccato in due il Paese.
ricominciare da zeroNel 2004, la giovane donna atterra a Zu-rigo a bordo di un aereo proveniente dal
Camerun. Debole e traumatizzata, ha con sé il suo ultimogenito, che allora è ancora un bebè. Josephine Niyikiza deve prima abituarsi alla nuova vita a Jona, sul lago di Zurigo. Grazie al servizio di ricerca della Croce Rossa, ritrova gli altri due figli (più tardi anche il marito), che aveva perso di vi-sta durante la fuga. E impara il tedesco
Con i malati ci ha sempre saputo fare: lo ha imparato dalla madre, che era medico.
Con movimenti esperti e sicuri, la collaboratrice sanitaria aiuta un residente a spostarsi dalla carrozzella al letto.
Josephine Niyikiza e la sua superiore Pia Mariano discutono di questioni amministrative.
6 Humanité 1/2014
reportage
In cosa consiste il suo lavoro alla CRS?
Dirigo il servizio Formazione, del qua-le fanno parte tra l’altro i settori Re-gistrazione e Riconoscimento dei titoli professionali esteri. Le procedure di ri-conoscimento hanno lo scopo di atte-stare un’eventuale equivalenza tra tito-li esteri e diplomi svizzeri. In altre parole, verifichiamo se e in che forma gli ope-ratori sanitari stranieri possono lavo- rare in Svizzera. La Croce Rossa Svizzera adempie questo compito su incarico del-la Confederazione contribuendo in am-pia misura a garantire la qualità nel set-tore sanitario.
Quanti diplomi esteri riconoscete
all’anno?
Vorrei precisare che il riconoscimen-to permette agli stranieri di accedere al mercato del lavoro svizzero, ottene-re una retribuzione corretta e seguire i cicli di formazione e di perfezionamen-to svizzeri. Nel 2012 abbiamo ricono-sciuto 2754 diplomi. Osserviamo una tendenza al rialzo delle richieste, im-putabile in primo luogo all’aumento
del fabbisogno di personale sanitario e alle buone condizioni di lavoro offerte dal nostro Paese.
Il riconoscimento di diplomi esteri
causa una scarsità di personale qua-
lificato nei paesi più poveri. La CRS
favorisce questa tendenza?
No. Prima di tutto i richiedenti non ven-gono reclutati dalla CRS: se si rivolgo-no a noi, è perché sono già in Svizzera o vogliono emigrare. Inoltre, la CRS ri-spetta i principi del codice di condotta dell’OMS sul reclutamento internazio-nale di personale sanitario e non può di fatto influenzare la domanda. Ciò non toglie che negli ultimi anni, complice la difficile situazione economica di alcuni Paesi dell’UE, la domanda di personale sanitario è aumentata fortemente, toc-cando il 25% tra il 2009 e il 2011.
Da anni si evoca la minaccia di una
penuria di personale nel settore
sanitario. La situazione è davvero così
drammatica?
In alcune regioni e in alcuni ambiti come quello delle cure di lungodegen-za, il reclutamento di personale quali-ficato è difficile o addirittura proble-matico. Nei prossimi anni la situa zione diventerà sempre più critica, anche perché dal 2020 molti operatori sani-tari andranno in pensione. Già oggi il nostro sistema sanitario dipende per il 30% dalla manodopera straniera. Au-
«Un compito sempre più impegnativo»
Riconoscimento dei titoli professionali esteri
Dal 1949 la CRS è responsabile del riconoscimento dei titoli di
formazione esteri per le professioni sanitarie non-universita-
rie. Marie-pierre Studer Lachat, a capo del servizio Formazione
della CRS, ci spiega come la carenza di personale curante in-
fluenza il suo lavoro.
IntervIsta: Urs FrIeden e KatrIn schönI Foto: tres camenzInd
Marie-Pierre studer laCHatInfermiera e formatrice per adulti titolare di un CAS in gestione di organizzazio-ni non profit. Dirige il servi-zio Formazione nel diparti-mento Sanità e formazione della CRS.
mentare la dipendenza dall’estero non è una soluzione né per la Svizzera né per i Paesi dai quali provengono gli operatori sanitari.
Che impatto ha la minaccia di scarsità
di personale sul vostro lavoro? Sen-
tite la pressione di dover riconoscere
un numero maggiore di diplomi?
Nel settore Riconoscimento la doman-da è aumentata nettamente negli ultimi tre anni, rendendo necessaria l’assun-zione di personale supplementare per farvi fronte. Non ci lasciamo mettere sot-to pressione; ci atteniamo rigorosamen-te alle normative, ossia alle direttive UE e alla legislazione svizzera. Va detto poi che il riconoscimento non implica auto-maticamente l’ottenimento di un posto di lavoro in Svizzera. Ad avere l’ultima parola sono i datori di lavoro.
una collaboratrice sa-nitaria Crs come Jo-sephine Niyikiza (pp. 4–7) presta quotidia-namente le cure di base, un impegno che richiede molto tempo.
8 Humanité 1/2014
Per fortuna c’è Allianz.
Allianz Suisse è partner ufficiale della Croce Rossa Svizzera (CRS). Insieme per proteggere e aiutare.
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assicurazione.
IN BreVe
■ La Croce Rossa Ginevrina (CRG) fe-steggia quest’anno il suo 150° anniver-sario. Per l’occasione pubblicherà il libro 150 ans de passion humanitaire, che ri-percorre la sua storia, e in giugno orga-nizzerà un concerto di musica del mon-do. Inoltre, un tram con i colori della CRG circolerà attraverso Ginevra, rammen-tando al pubblico l’impegno dell’asso-ciazione cantonale a favore della popo-lazione locale. L’azione della CRG presso i giovani, le famiglie, gli anziani e i mi-granti ha lo scopo di promuovere la sa-lute e preservare la dignità.
➔ croix-rouge-ge.ch
La Croce Rossa ginevrina compie 150 anni
ReDog, un aiuto 24 ore su 24
Bielorussia: un veicolo per bambini disabili
tante novità per 2 5 Natale
■ Le unità cinofile da ricerca possono ora essere allertate 24 ore su 24 tramite il numero d'urgenza 0844 441 144. RE-DOG si è infatti aggregata alla centrale di allarme e di servizi Curena, una filiale della CRS. REDOG mette a disposizione, in Svizzera e all’estero, team di specialisti nella localizzazione di persone sepolte dalle macerie e di dispersi in superficie. In quanto organizzazione umanitaria, REDOG, che ultimamente ha ottenuto il marchio di qualità ZEWO, dipende dalla generosità dei donatori.
➔ redog.ch
■ Grazie alla generosità di Allianz Suis-se, la CRS ha acquistato un veicolo uti-litario destinato a un istituto per minori in Bielorussia. Finalmente anche i bambi-ni invalidi possono partecipare alle gite. L’istituto si trova in un’area fortemen-te contaminata dal disastro nucleare di Cernobyl nel 1986. Qui il suolo è tutto-
■ All’inizio dell'anno, alla CRS, un gros-so lavoro di smistamento aspettava di nuovo i volontari. In occasione della 17a edizione di 2 5 Natale sono stati raccolti 71 000 pacchi postali e 2000 pacchi elet-tronici. Per garantire il successo dell’azio-ne sono state prese numerose iniziative. Radio Rete 1 le ha dedicato varie trasmis-sioni informative e interviste. La radio e la televisione della Svizzera tedesca han-no organizzato delle aste con persona-lità pubbliche, e Pepe Lienhard si è esi-bito in un concerto live. Le aste hanno fruttato 61 000 fran-chi. I fondi raccol-ti e il prodotto del-la vendita di pacchi elettronici consenti-ranno alla CRS di ac-quistare dei prodotti a prezzi convenienti nell’Europa dell’Est e di distribuirli a persone bisognose. In Svizzera, anche la Coop ha contribui-to generosamente
ra inquinato e molti bambini soffrono di malformazioni congenite. La struttu-ra accoglie in tutto 65 portatori di han-dicap fisici e mentali tra i 4 e i 18 anni di età. Nel nostro Paese, Allianz Suisse so-stiene il servizio trasporti della CRS e il Te-lesoccorso Croce Rossa sotto il motto «In-sieme per proteggere e aiutare».
all’azione, come pure la compagnia assi-curativa Allianz Suisse e la DSC. Per la pri-ma volta, 2 5 Natale ha collaborato con l’organizzazione Table Suisse donando-le i prodotti alimentari la cui data di sca-denza era imminente e che non poteva-no essere distribuiti dalle organizzazioni della Croce Rossa. 2 5 Natale è un’azione di Posta Svizzera, SRG SSR e CRS. Grazie di cuore alle do-natrici e ai donatori, alle organizzazioni e alle persone coinvolte!
➔ 2xnatale.ch
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Benché abbia ormai parecchia espe-rienza con il soccorso in caso di ca-
tastrofe, vivo ogni missione come un viaggio verso l’ignoto. Ogni catastrofe è diversa. Con quali destini mi dovrò con-frontare? Come potrò prestare aiuto? Mi rimangono però sempre ricordi molto forti, indimenticabili. L’esperienza nelle Filippine mi è rima-sta nel cuore. Naturalmente non è sta-to nemmeno questa volta un viaggio di piacere. Ho visto tanta sofferenza. Ho incontrato famiglie che avevano perso tutto, ma raramente ho conosciuto per-
sone che hanno reagito con tanto co-raggio in una situazione così disperata. Questa gente si è impegnata anima e corpo per riprendere in mano la propria vita al più presto.
Sono stato tra i primi soccorritori ad ar-rivare sul posto. Erano trascorsi appe-na tre giorni dal tifone. Mi occupo di
logistica di emergenza e il mio compi-to è quello di tracciare un quadro del-la situazione, capire cosa serve e or-ganizzare al più presto i soccorsi della CRS. Diversamente da quanto avvenu-to quattro anni fa a Haiti, dove ho do-vuto lavorare a lungo nel caos, nelle Fi-lippine ho avuto il grande vantaggio di poter organizzare in fretta gli aiuti poi-ché ero basato a Cebu, una città rispar-miata dal tifone. Inoltre, ho potuto con-tare sulla grande competenza del nostro partner principale in loco, la Croce Ros-sa Filippina (CRF), chiamata sempre a in-
«Viaggio nell’ignoto» aiuto di catastrofe nelle Filippine
Dopo il passaggio del tifone Haiyan thomas Büeler si è recato nelle Filippine per organizzare
sul posto i primi aiuti della Croce Rossa Svizzera (CRS). Un intervento impegnativo facilitato
però dall’incredibile capacità della popolazione di prendere rapidamente in mano il proprio
destino dopo aver perso tutto.
testo rIassUnto da KatharIna schIndler Foto FornIte da thomas Büeler
«
thomas Büeler nella zona di catastrofe: «È solo quando ho visto delle foto che mi sono reso conto di com’era prima.»
rItratto
Ho conosciuto raramente persone che hanno reagito con tanto coraggio in una situazione così disperata.
12 Humanité 1/2014
Come orientarsi nella giungla medica
Consulenza sulle direttive anticipate
La Croce Rossa Svizzera (CRS) offre la possibilità di redigere delle direttive anticipate che ognuno
può compilare da solo gratuitamente, o a pagamento nell’ambito di un colloquio di consulenza.
ecco la testimonianza di una persona che si è fatta guidare nella stesura delle proprie volontà.
testo: tanja reUsser Foto: roland Blattner
Oggi è una giornata tranquilla, l’ide-ale per riflettere. Fra due giorni re-
digerò le mie direttive anticipate assieme a una consulente della CRS. Sto cogitan-do davanti al dossier che ho appena ri-cevuto. «Per prepararsi, rifletta e prenda qualche appunto sui valori in cui crede. Troverà una descrizione nelle due prime
pagine della documentazione che le in-vio», mi ha spiegato la signora Andreani della CRS Berna-Mittelland, quando ab-biamo fissato l’appuntamento.
Facile… all’inizioLa prima domanda è semplice. Scrivo subito senza sforzo quali sono le mie
motivazioni. Poi le domande si fanno più profonde e diventa più complica-to trovare delle parole per descrivere i miei pensieri. A partire dal terzo pun-to, sento il bisogno di consultare la gui-da allegata alla documentazione. For-tunatamente ogni punto è spiegato chiaramente e dopo qualche cogitazio-
Sotto la leNte
14 Humanité 1/2014
Sotto la leNte
gnata punto per punto. Sono però io a determinare la direzione. Se mi allon-tano troppo dal percorso previsto, lei mi rimette in carreggiata. In questo senso, la consulente ha una funzio-ne di controllo e assicura la coerenza delle direttive per il personale medico. Ciò consente di evitare interpretazioni sbagliate che avrebbero brutte conse-guenze.
Una conclusione tranquillizzantePer consentire un dialogo spontaneo abbiamo rinunciato di proposito all’u-
so di un laptop. Priska Andreani prende appunti a mano e dopo qualche giorno mi invia le direttive anticipate comple-te a casa. Ora posso conservarle a casa o depositarle presso la CRS che, in caso di bisogno, provvederà a renderle acces-sibili in qualsiasi momento alle persone autorizzate.Ogni due anni la CRS mi inviterà a even-tualmente adeguare le mie volontà alla nuova situazione. Con le mie direttive anticipate ho risolto anche la questio-ne della donazione di organi. Poiché ho designato il mio compagno come per-sona di fiducia, in caso d’emergenza avrà accesso all’ospedale e alle infor-mazioni. Mi sento sollevata e contenta di questa «nostra» opera, che in fondo è solo mia.
➔ direttiveanticipate-crs.ch
ne filosofica la penna ricomincia a scor-rere. Nonostante ciò, ad ogni formula-zione mi chiedo se è adeguata, anche se in fondo si tratta solo di appunti. Mi
sono espressa in modo troppo ambi-guo o troppo crudo? Mi rendo conto di quanto le mie esperienze passate conti-nuino a influenzarmi. Soprattutto quan-do si tratta di rispondere alla domanda sulla qualità di vita e la dipendenza dal-le cure. Tutto ciò che ho vissuto, letto
o sentito diventa importante. È diffici-le immaginarsi come potrebbe essere la vita con un handicap grave. Decido però di assumere una posizione chiara, senza compromessi. Dopo questa parte mi rendo conto che da sola avrò difficoltà a rispondere alle questioni più dettagliate che seguono. Aspetto con ansia il colloquio di con-sulenza. Affioreranno emozioni depri-menti?
Seguendo il fil rougeMi sento subito a mio agio con Priska Andreani nella sala riunioni della CRS Berna-Mittelland. I miei pensieri, messi sulla carta con un certo travaglio, non li trova affatto strani – è consolante. Per iniziare, spiega il contesto: «Il suo siste-ma di valori costituisce il fil rouge che attraversa tutte le questioni specifiche e che consente di evitare contraddizioni nelle sue direttive anticipate.» Come un programma che deve essere sempre da manuale. Questa considerazione è uti-le in tutti gli scenari più apocalittici del tipo «mettiamo che». Ben presto non ho più reticenze a por-re anche le domande più stupide. Per-ché per la mia consulente non lo sono affatto. Priska Andreani ha seguito una formazione modulare per acquisire le conoscenze tecniche sulle direttive an-ticipate. Con i suoi 59 anni, ha però an-che una propria esperienza di vita ed è una persona che trasmette sicurez-za, calma e simpatia. Durante tutto il colloquio non sento il minimo imba-razzo – al contrario, a un certo pun-to mi viene anche da ridere. Lo am-metto, sono un po’ vigliacca, ma sono tentata di apporre la crocetta alla ca-sella «Decisione della persona di fidu-cia». La mia consulente mi ricorda le mie motivazioni iniziali e facendomi l‘occhiolino mi dice bonariamente che è un po’ una tattica da «scaricabarile». Ha ragione, seguiamo quindi il fil rou-ge. Le decisioni devo però prenderle sem-pre da sola. Anche uno sguardo implo-rante non serve a nulla. La mia guida attraverso la giungla medica rispetta alla lettera il terzo Principio fondamen-tale della Croce Rossa: la neutralità. È vero che mi sento seguita e accompa-
Il riferimento ai valori personali consente di evitare dichiarazioni contradditorie.
taNJa reusserHa 40 anni e per la prima volta si è interessata alle di-rettive anticipate. Dal 2010 dirige la redazione di Hu-manité.
Priska andreani (a destra) della Crs Berna-Mittelland passa in rassegna i diversi punti in modo neutrale.
Le esperienze vissute influiscono sui valori personali.
Humanité 1/2014 15
retroSpettIVa
il primo grande intervento della Crs nel 1871 – l’emblema contraddistingue il carro dei feriti. il CiCr compie missioni umanitarie in zone di guerra – ciò sarebbe impossibile senza la protezione dell’emblema.
Questione di vita o di morteL’emblema della Croce Rossa
Nel 1863 c’è aria di cambiamento. Henry Dunant e il generale Dufour, padri fondatori della
Croce Rossa, riflettono su un segno di protezione e di riconoscimento per i Comitati di soccorso
ai feriti. In omaggio alla Svizzera viene scelta una croce rossa su sfondo bianco, ottenuta inver-
tendo i colori della bandiera elvetica.
testo: myrIam BschIr
Nel libro Un ricordo di Solferino pub-blicato nel 1862, Henry Dunant de-
scrive gli orrori della guerra e le terribili condizioni in cui venivano abbandona-ti i soldati feriti. La descrizione delle sof-ferenze sconvolge l’opinione pubblica e spinge personalità influenti a chinarsi sulla questione.
Un emblema forteIl 26 ottobre 1863 viene organizzata una conferenza internazionale nell’ambito della quale i rappresentanti di 14 Paesi discutono un progetto di Convenzione di Ginevra per migliorare la sorte dei feriti e dei malati delle forze armate in campa-
gna. La conferenza propone di conferi-re lo statuto di neutralità sia ai feriti che al personale sanitario e ai volontari sul campo di battaglia e di adottare un em-blema distintivo comune: la croce rossa su sfondo bianco. Nell’agosto 1864 viene solennemente firmata la prima Convenzione di Ginevra.
art. 7, Convenzione di Ginevra, 1864
– Una bandiera distintiva e uguale per
tutti sarà adottata dagli ospedali, dal-
le ambulanze e durante le evacuazio-
ni. Essa dovrà essere, in ogni caso, ac-
compagnata dalla bandiera nazionale.
Il personale neutrale porterà anche un
bracciale, che gli sarà rilasciato dalle
autorità militari. La bandiera e il brac-
ciale porteranno una croce rossa su
sfondo bianco.
Oggi, oltre 150 anni dopo, la croce ros-sa è uno degli emblemi più noti e degni di fiducia al mondo. Accanto alla mez-zaluna rossa (introdotta nel 1876) e al cristallo rosso (introdotto nel 2005) sta a indicare protezione e assistenza. Il diritto internazionale umanitario, che disciplina l’uso dell’emblema, garanti-sce la protezione degli operatori sanita-ri, degli ospedali, delle ambulanze, del personale e del materiale umanitario:
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16 Humanité 1/2014
il CiCr compie missioni umanitarie in zone di guerra – ciò sarebbe impossibile senza la protezione dell’emblema.
retroSpettIVa
nente la protezione dell’emblema e del nome della Croce Rossa. Eccone alcuni estratti:
art. 2, L’emblema della croce rossa su
fondo bianco potrà essere usato, con
l’autorizzazione del Consiglio federa-
le o delle autorità od organizzazioni da
esso designate, per contrassegnare in
tempo di guerra il personale e il mate-
riale protetti dalla convenzione di Gi-
nevra (…).
art. 3, L’emblema della Croce Rossa su
fondo bianco può essere usato per con-
trassegnare in tempo di guerra le zone e
località sanitarie riservate esclusivamen-
te ai feriti e ai malati (…).
art. 4, cpv.1 La Croce Rossa Svizzera
può in ogni tempo far uso dell’emble-
ma e del nome della Croce Rossa per le
sue attività conformi ai principi enun-
ciati dalle conferenze internazionali del-
la Croce Rossa e alla legislazione fede-
rale. (...)
Purtroppo studi grafici e agenzie di marketing poco scrupolosi, ignari del-le norme che tutelano l’uso dell’em-blema, integrano la croce rossa nei loro loghi. È bene sottolineare che gli emblemi utilizzati dal Movimento in-ternazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (croce, mezzaluna e cristallo) sono protetti dal diritto inter-nazionale e, come detto, da quello na-zionale.
➔ redcross.ch/emblemi
se recano uno dei tre emblemi distinti-vi, non possono subire attacchi militari. Purtroppo, nella realtà le cose non stan-no sempre così. Da uno studio del CICR emerge che ne-gli ultimi anni delle ambulanze sono state regolarmente fermate o attacca-te in tutto il mondo (Afghanistan, Co-lombia, Libano, Territori palestinesi oc-cupati, Libia, Yemen e Siria). Lo studio si è basato sui dati di oltre 1400 casi re-gistrati in 22 Paesi durante più di un anno. Sugli incidenti considerati, 214 ri-guardavano delle ambulanze. La man-canza di un accesso sicuro all’assisten-za sanitaria ha conseguenze devastanti
– se non addirittura letali – per molte persone. Per sensibilizzare al rispetto dell’emble-ma, nel 2011 il Movimento inter nazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Ros-sa ha lanciato la campagna Health Care in Danger con l’obiettivo di migliorare en-tro il 2015 la protezione dei mezzi e del personale umanitario, dei veicoli e delle strutture sanitarie.«Anche se non abbiamo la bacchetta magica, possiamo proporre misure pra-tiche che le autorità, i militari o il per-sonale ospedaliero possono applicare. Anche in guerra è possibile ridurre i ri-schi», ha dichiarato il direttore genera-le del CICR Yves Daccord in un comu-nicato stampa sulla campagna. Il CICR raccomanda di rafforzare le legislazio-ni nazionali che tutelano il lavoro de-gli operatori sanitari e di concordare gli interventi con le autorità e le forze mi-litari.
la Croce rossa in SvizzeraIn quanto Società nazionale della Cro-ce Rossa in Svizzera, è nostro privilegio usare la croce rossa come emblema di-stintivo della nostra organizzazione e della nostra attività. Affinché la croce rossa tuteli anche i nostri colleghi che operano in favore delle vittime di con-flitti armati in tutto il mondo, è nostro dovere far conoscere il significato spe-ciale di questo emblema e chiederne il rispetto. Anche in Svizzera molti non sanno che l’utilizzo dell’emblema da parte di or-ganizzazioni che non sono collegate alla Croce Rossa è vietato dalla legge federale del 25 marzo 1954 concer-
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la croce rossa su fondo bianco è sempre e ovunque un simbolo
protetto.
Nei Paesi islamici il simbolo di protezione è la
Mezzaluna rossa.
Meno conosciuto è l’emblema del 3° Protocollo aggiuntivo del 2005
– il cristallo rosso
Humanité 1/2014 17
testo: IsaBel rUtschmann Foto: remo nägelI
Un inizio difficileSudan del Sud
Le condizioni di vita nel Sudan del Sud sono estremamente difficili: i servizi medico-sanitari e
l’approvvigionamento idrico non funzionano, la denutrizione è un problema preoccupante. Il
presente reportage è stato effettuato prima dei violenti scontri della fine del 2013. L’aiuto di
emergenza fornito dal personale dei dispensari e dai volontari formati dalla Croce Rossa Sviz-
zera (CRS) è più che mai indispensabile.
La vita è incredibilmente difficile a Hai Salam, una piccola località alla
periferia di Malakal nelle aree setten-trionali del Sudan del Sud. Mancano acqua corrente e elettricità. Durante la stagione secca il sole arroventa i tetti di paglia delle capanne fin dal pri-mo mattino. Nel corso della giornata la temperatura sale fino a superare i
40°C all’ombra. Durante la stagione del-le piogge invece le acque sommergo-no l’intera area. Le strade si trasformano in un acquitrino impraticabile. Povertà, fame, cattive condizioni igieniche e ma-lattie scandiscono la quotidianità del-la popolazione che dopo l’armistizio del 2011 è tornata in patria per rifarsi una vita.
Fino a poche settimane fa, l’assenza di strutture medico-sanitarie a una distan-za ragionevole ha favorito il dilagare di malattie come la malaria o altre infezioni gastro-intestinali che mietevano incon-trastate numerose vittime a Hai Salam. Ora, fortunatamente, il nuovo centro sa-nitario che la Croce Rossa Sudanese ha progettato, costruito e aperto nell’ot-
davanti alla sua capanna, nonna rebecca prepara per il nipotino denutrito una pappa nutriente con gli alimenti ricevuti al dispensario.
teStImoNIaNza
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tobre 2013 con l’aiuto della CRS allevia almeno in parte le sofferenze di questa gente. Ambulatori analoghi sono stati aper-ti anche in altre regioni del Sudan del Sud allo scopo in particolare di com-battere la denutrizione, una delle prin-cipali cause di morte tra i bambini più piccoli. Del resto, la folla provenien-te da ogni dove che fin dalle prime luci dell’alba si accalca davanti a que-sti centri conferma l’estrema necessi-tà dei servizi medico-sanitari. Sono ol-
tre una cinquantina i pazienti che già di buon mattino si presentano ogni giorno per un consulto esaurendo rapidamente le disponibilità del nuovo dispensario. Il capo del ministero della sanità prevede di assumere ulteriore personale per rad-doppiare le capacità e allestire un servi-zio di pronto soccorso notturno.
Un aiuto per i bambini denutriti Tra le molte persone che attendono il loro turno nel cortile del dispensario c’è Rebecca Sibid, 45 anni, con il nipotino Zake di appena otto mesi. Sono venuti per il controllo settimanale al consultorio mamma-bambino. Non ci vuole molto per capire qual è il problema: le braccia e le gambe di Zake sono scarne e le sue costole sporgono. Il piccolo soffre di una grave denutrizione. Con i suoi tre chili pesa come un neonato, mentre secondo le tabelle un bambino con uno sviluppo
normale a otto mesi dovrebbe raggiun-gere gli otto chili. La madre non ha po-tuto allattarlo: vive separata dal marito e deve lavorare tutto il giorno al mercato per poter crescere Zake e i suoi tre fratel-li maggiori. Altre possibilità per garanti-re al piccolo un’alimentazione sufficien-te non ce n’erano. A Zake non piace affatto essere pesato e misurato e manifesta tutto il suo disap-punto strillando a pieni polmoni. Non può certo sapere che questi controlli sono per il suo bene e che l’ambulato-
il dispensario dispone di medicamenti di base che vengono consegnati gratuitamente ai pazienti.
Paziente attesa al consultorio mamma-bambino malgrado la grande affluenza.
ancora prima di essere ultimato, il nuovo dispensa-rio della Crs è ope-rativo e molto fre-quentato.
a causa della mancanza di un’assistenza medica di prossimità, molti hanno dovuto soccombere a malattie curabili.
teStImoNIaNza
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In Svizzera come all’estero, le situazioni di crisi richiedono un intervento rapido. Il suo padrinato permette di prestare un aiuto tempestivo ed efficace alle vittime delle catastrofi – ovunque necessario. Con un franco al giorno lei può alleviare la sofferenza e salvare vite umane. Sottoscriva un padrinato oggi stesso.
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Novembre 2013: un tifone devasta le Filippine. La CRS invia sul posto squadre di soccorso e beni di prima necessità.
Data di nascita
subito
a ColloqUIo
IntervIsta: Urs FrIeden
«La forza di riprendere in mano la propria vita»
ambulatorio CRS per vittime della tortura e della guerra
Da quasi 20 anni, l’ambulatorio CRS si adopera per le persone più vulnerabili, le vittime
della tortura e della guerra. In questa intervista la direttrice angelika Louis parla delle
attuali attività di questa importante struttura.
Perché le persone traumatizzate
dalla tortura e dalla guerra vengono
inviate all’Ambulatorio CRS e non
nello studio psicoterapeutico più
vicino?
Le persone che vengono da noi hanno subito le più terribili violazioni dei dirit-ti umani. L’Ambulatorio CRS è un cen-tro interdisciplinare specializzato nella terapia e nella consulenza delle vitti-me della tortura e della guerra. Interdi-sciplinare significa che i nostri psicolo-gi, psichiatri, psicoterapeuti e assistenti sociali collaborano per una presa in ca-rico coordinata dei pazienti. In caso di bisogno sono affiancati da interpreti durante i colloqui di consulenza e te-rapia. In questo modo siamo in grado di offrire un trattamento e una consu-lenza specifici a queste persone, per le quali la Croce Rossa ha un alto valore simbolico.
Sarebbe auspicabile che l’Ambula-
torio CRS per vittime della tortura e
della guerra restasse finalmente sen-
za lavoro. L’anno scorso non è stato
però così.
Sì, purtroppo il numero delle iscrizioni e delle richieste è rimasto elevato. L’Ambu-latorio è stato aperto nel 1995 e negli ul-timi anni ha assistito oltre 3300 pazien-ti e fornito più di 30 000 consultazioni. I quattro ambulatori di Berna, Ginevra, Lo-sanna e Zurigo hanno assistito oltre 6000
persone e offerto più di 60 000 consulta-zioni. Gli specialisti di comprovata com-petenza, attivi nei quattro centri, lavora-no con strenuo impegno a favore delle persone che contano tra i gruppi più vul-nerabili.
Quale destino l’ha toccata più da vici-
no negli ultimi tempi?
Ogni destino è toccante, perché queste persone sono sopravvissute a esperien-ze che noi non possiamo neanche imma-ginarci. La cosa che mi colpisce di più è vedere come, nonostante le inenarrabi-li sofferenze e i segni indelebili del trau-ma, questi pazienti vengono volentie-ri da noi, sono cortesi e attenti, siedono
con dignità nella sala d’aspetto, cerca-no un modo per riprendere in mano la loro vita e soprattutto non hanno perso la speranza.
Il suo team offre sempre nuove for-
me terapeutiche, destinate special-
mente ai genitori (vedi Humanité
3/13) o ai bambini e agli adolescenti.
Quali iniziative sono state lanciate
nel 2013?
Vorrei ricordare in particolare due pro-getti: nel 2013 abbiamo organizzato per la prima volta un gruppo di don-ne, sotto la guida di due psicoterapeu-te coadiuvate da interpreti. Questo cor-so si concentrava sul «capire lo stress» e «ridurre lo stress». Le partecipanti han-no dichiarato di avere capito molto sui vari quadri clinici, di essersi sentite ben accolte dal gruppo e di avere apprezza-to l’interazione con altre donne. Han-no imparato anche molti esercizi pratici da svolgere nel quotidiano. Il secondo progetto riguarda la cura dentistica per sans-papier. Questa iniziativa inclu-de una parte dedicata alla prevenzio-ne – con informazioni sulla salute den-taria e sugli effetti di un cattivo stato dei denti sulla salute in generale – e un aiuto per l’accesso alle cure odontoia-triche, per le quali sussiste un grande fabbisogno.
Il team terapeutico dell’Ambulatorio
ha partecipato assieme ai pazienti a
uno studio condotto dalle università
di Zurigo e Sydney sul tema «regola-
zione delle emozioni». Quali sono gli
elementi centrali che emergono dai
risultati preliminari?
I risultati scientifici confermano le osser-vazioni cliniche e sottolineano l’impor-tanza del nostro lavoro. La conclusione a mio parere più importante è che lo stu-dio avvalora il nostro approccio e ci mo-
«Queste persone hanno vissuto esperienze che noi non possia-mo neanche immaginarci e portano i segni indelebili del trauma.»
22 Humanité 1/2014
«La forza di riprendere in mano la propria vita»
tiva per il futuro: «Per promuovere l’in-tegrazione di migranti traumatizzati è indispensabile un trattamento olistico che consideri anche la loro situazione di vita attuale.» Accanto al lavoro terapeu-tico non dobbiamo infatti trascurare gli aspetti sociali. Ciò significa, per esempio, offrire un aiuto nella realizzazione di una struttura giornaliera adeguata oppure – cosa molto importante – contribuire a sviluppare delle prospettive professio-nali. Molte persone hanno un titolo di studio universitario nel Paese di origine e devono trovare una via realistica per af-frontare una situazione completamente nuova.
I vostri esperti hanno fornito un
importante contributo anche nella
consultazione su una procedura di
asilo abbreviata. Perché?
Non possiamo tacere quando è in gio-co la protezione dei più vulnerabili. La nuova procedura di asilo porta dei mi-
glioramenti, che noi come istituto te-rapeutico specializzato salutiamo: per esempio tempi più brevi, coinvolgimen-to di consulenti legali indipendenti già in una prima fase e accertamenti dello stato di salute all’inizio della procedu-ra. D’altra parte temiamo che la proce-dura abbreviata pregiudichi la qualità. Ciò potrebbe penalizzare soprattutto i rifugiati più traumatizzati che hanno bisogno di particolare protezione. Mol-ti di loro non sono in grado di raccon-tare le loro esperienze nei tempi e nel-le strutture prestabiliti né di descrivere i propri eventuali «problemi di salute rilevanti», come invece è richiesto. L’anno scorso, in occasione di un con-vegno, i quattro ambulatori di Berna, Ginevra, Losanna e Zurigo hanno ela-borato, in collaborazione con esper-ti esterni, una serie di condizioni qua-dro decisive per garantire la tutela delle persone vulnerabili nella procedura di asilo accelerata.
➔ Con un padrinato Crs per le vittime della
tortura e della guerra potete dare un sostegno
regolare all’ambulatorio Crs. Con un solo fran-
co al giorno. richiedete informazioni senza im-
pegno: 031 387 74 64 o [email protected]
aNgelika louisDal febbraio 2008 An-gelika Louis, economista aziendale, dirige l’Ambu-latorio CRS per vittime del-la tortura e della guerra a Wabern presso Berna.
a ColloqUIo
i ricordi traumatici non possono mai essere cancellati del tutto, ma una terapia presso l’ambulatorio Crs può aiutare a ritrovare il corag-gio di vivere e a credere in un futuro migliore (foto fittizia).
© iS
tock
.com
/SRK
Humanité 1/2014 23
testo: sandra WeIss Foto: FlorIan Kopp
Vittime della povertàBoschi e acqua ad Haiti
La Croce Rossa Svizzera (CRS) ha terminato i lavori di ricostruzione nella regione di Léogane,
devastata dal terremoto del 2010, ma rimane impegnata sul posto con opere di approv-
vigionamento idrico e prevenzione delle catastrofi. Spinti dalla necessità, per decenni gli
abitanti hanno sacrificato gli alberi che costituivano una barriera protettiva.
Louise Blanchard ricorda bene il mera-viglioso bosco, dove da piccola si fer-
mava tornando da scuola. L’ombra degli alberi e la lieve brezza le offrivano un fresco rifugio dal sole ardente del mez-zogiorno haitiano, mentre in lontanan-za si udiva il gorgoglìo di una sorgente. Il villaggio di Morin, situato a metà al-tezza tra le azzurre acque dei Caraibi e l’imponente massiccio di La Selle, era un piccolo paradiso. Nel frattempo Louise Blanchard ha 38 anni. Il bosco e la sor-
gente sono scomparsi. D’inverno i cor-si d’acqua si prosciugano, mentre nella stagione delle piogge si trasformano in
micidiali fiumane che distruggono tutto ciò che trovano sul loro cammino: terra fertile, ponti, case. Della rigogliosa fo-resta tropicale che un tempo ricopriva
Haiti è rimasto solo un misero due per-cento. Il resto è stato abbattuto, prima per ottenere legno pregiato per mobili e case, poi per produrre carbone di le-gna. Gli alberi sono caduti vittima del-la povertà. Negli ultimi 50 anni la popo-lazione di Haiti si è triplicata, mentre la crescita economica non ha potuto tene-re il passo con l’evoluzione demografi-ca. Tre quarti degli abitanti continuano a cucinare con legna e carbone su foco-lai aperti.
L’inizio della scuola è una catastrofe naturale che si ripete ogni anno.
il verde, colore della speranza: louise Blanchard mostra i piantoni nel vivaio.
IN azIoNe
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IN azIoNe
Un albero sacrificato per ogni anno scolastico Dove prima sorgeva il bosco, oggi non rimangono che pietre arse dal sole e qualche sparuto ciuffo d’erba lasciato dalle capre. La pioggia ha aperto pro-fonde spaccature nel terreno. Fa un caldo soffocante. Il figlio dei vicini, mu-nito di un vecchio piccone, scava dei sol-chi paralleli alla scarpata, per seminare manioca. Che sollievo potersi rifugiare, qualche centinaio di metri più in basso, nella modesta capanna di Louise Blan-chard! Intorno alle due case della sua grande famiglia si ergono ancora un paio di vecchi alberi, che donano l’ane-lata ombra e portano frutti come man-ghi e ciliegie di acerola. «È tutto quello che ci rimane», racconta Louise Blan-chard. Anche i suoi genitori hanno do-vuto abbattere gli alberi per mandare a scuola almeno un paio dei dieci figli. Con il carbone di legna hanno compra-to uniformi scolastiche, penne, quader-ni. Milioni di famiglie fanno altrettanto. L’inizio della scuola è una catastrofe na-turale che si ripete ogni anno. «Per ogni albero abbattuto bisogne-rebbe piantarne cinque nuovi», afferma Louise Blanchard, e aggiunge: «Senza alberi non c’è vita». Consapevole degli errori del passato, è determinata a por-vi riparo e a offrire un futuro migliore a sua figlia e al nipotino Gregory. Con il sostegno dell’agronomo della CRS
Stéphane de Rengervé, gestisce un vi-vaio e un cumulo di compostaggio as-sieme a una quarantina di altri abitanti del villaggio. In pochi mesi i semi sono
germogliati e, sotto il calore tropicale, si sono sviluppati in tenere piantine: cedri di Haiti, querce, castagni, palme di coc-co, papaya e manghi. I primi piantoni
stéphane de rengervé (in mezzo), agronomo della Crs, cerca i pendii particolarmente pericolosi e spiega alla popolazione l'importanza dell’opera di rimboschimento.
Quando louise Blanchard era picco-la, qui sgorgava ac-qua potabile da una sorgente.
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IN azIoNe
Costruire latrine sotto la guida di specialisti Nel comune limitrofo di Tchawa, gli abi-tanti hanno dato invece la priorità all’ac-qua potabile. L’ingegnere della CRS Oli-vier le Gall si occupa dell’istallazione di serbatoi di raccolta dell’acqua piovana. Poiché le cisterne di plastica nera fab-bricate sul posto non sono abbastanza capienti, l’ingegnere ha progettato ser-batoi in pietra, che produce, assieme a latrine in legno e cemento, nella base della CRS a Léogane. Per questa attivi-
tà sono stati creati una decina di posti di lavoro e i lavoratori beneficiano di una formazione professionale di base. La CRS mette a disposizione il materiale e il tra-sporto, al montaggio devono provvede-re i beneficiari sotto la guida degli esper-ti. Il team di Le Gall ripara anche le circa 150 cisterne difettose, che erano state istallate frettolosamente dopo il sisma.
Un altro intervento importante riguarda l’igiene. Le zanzare e le mosche che svo-lazzano tra gli alimenti e gli escrementi sparsi nelle campagne sono portatrici di malattie. Quando anche l’acqua da bere è contaminata con le feci, può succede-re quello è avvenuto ad Haiti nel 2010: scoppia il colera. Per evitare una nuova epidemia, la CRS ha iniziato a costruire e distribuire delle latrine. Axelain Kessner, formato dalla CRS come promotore sa-nitario, si reca nei villaggi di montagna per distribuire sapone e pastiglie al clo-ro e istruire la popolazione su come la-varsi bene le mani. Uno dei suoi preziosi consigli: asciugare le mani all’aria, visto che gli asciugamani puliti sono merce rara.
➔ redcross.ch/haiti
saranno messi presto a dimora: inizial-mente intorno alle sorgenti, poi lungo i pendii più pericolosi che l’agronomo ha scelto assieme agli abitanti. La CRS of-fre anche una formazione per volontari in materia di protezione dalle catastrofi. «L’essenziale è che gli impulsi vengano dalla popolazione», spiega de Renger-vé. Per questo ha organizzato diverse riu nioni con gli abitanti del villaggio, finché è emerso che a Morin gli inter-venti prioritari erano il rimboschimento e la protezione dalle catastrofi naturali.
axelain kessner, promotore sanita-rio, mostra come lavarsi bene la mani per evitare le ma-lattie.
la cisterna di plasti-ca nera serve a raccogliere l’acqua piovana. olivier le gall, ingegnere Crs, stabilisce quali sono le riparazioni necessarie.
Vengono creati posti di lavoro e i lavoratori beneficiano di una formazione professiona-le di base.
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IN BreVe
■ Negli ultimi dieci anni in Svizzera più di 2000 persone sono state travol-te da valanghe. Un terzo delle vittime sono rimaste ferite o uccise. È quindi importante che chi fa fuoripista pianifi-chi con cura il proprio percorso. Più di nove valanghe su dieci sono infatti sta-te provocate dalle stesse vittime duran-te un’escursione con sci, snowboard o racchette da neve. Per la CRS, l’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe e la Suva è quindi evidente che chi pra-tica uno sport sulla neve al di fuori del-le piste protette deve acquisire le nozio-ni necessarie. È così stata creata White Risk, una piattaforma interattiva online per la prevenzione degli infortuni da va-
White Risk – prevenire il pericolo bianco
Offerta di Freedreams ai donatori della CRS
Una lezione di vitale importanza
■ Grazie all’offerta Freedreams, per meno di 15 franchi a notte e a persona i donatori della CRS possono soggior-nare in uno degli alberghi affiliati situa-ti nelle più belle regioni della Svizzera e dell’Europa. Come funziona? Ordinate due cheque Freedreams per 85 franchi. Ogni cheque dà diritto a tre pernotta-menti per due persone in un albergo a tre o quattro stelle del catalogo. In cam-bio, vi impegnate a consumare la cola-zione e la cena nell’albergo prescelto. L’offerta è valida fino al 30 aprile 2014. Per ogni ordinazione effettuata fino a tale data, Freedreams versa una dona-zione di 50 franchi alla CRS. Prenotazioni al n. telefonico 0848 88 11 88 o sul sito Internet, dove troverete anche il catalo-go degli alberghi e le condizioni di par-tecipazione:
➔ freedreams.ch/redcross
■ In qualità di medico consulente della CRS, Heidi Goubran, 38 anni (foto), di-rige il servizio Sierologia del Centro na-zionale trasfusionale al Cairo. La CRS l’ha inviata in Libano per una missione temporanea di formatrice. La ragione è semplice: nei servizi trasfusionali la ga-ranzia di qualità delle analisi di labora-torio è vitale. Non sono ammessi errori e bisogna disporre di sangue a sufficien-za. Oltre ad essere una vera autorità in questo campo, Heidi Goubran sa moti-vare e convincere. La dottoressa egizia-na ha istruito i volontari del Centro me-dico della Mezzaluna Rossa Palestinese a Beirut fornendo loro molti consigli su come realizzare una campagna efficace
di raccolta sangue. Parla per esperienza, visto che organizza campagne simili nel-la capitale egiziana. L’idea è di piazzare squadre mobili in punti prestabiliti per avvicinare soprattutto i giovani. «Dob-biamo conquistare la fiducia della gente e spiegare perché la donazione tradizio-nale riservata esclusivamente ai familiari non basta più e può addirittura nuocere alla salute», ha spiegato ai partecipanti, che hanno seguito il corso con interes-se ponendo molte domande. Su incari-co della Segreteria di Stato dell’econo-mia, la CRS porta avanti il suo impegno in Egitto garantendo la qualità del san-gue donato.
➔ redcross.ch/egitto
langhe. Dotata di una versione gratui-ta e connessa con l’omonima applica-zione, White Risk trasmette le nozioni base sulle valanghe e propone un tool per pianificare le escursioni.
➔ whiterisk.org
■ Dal 9 al 13 aprile 2014 gli specialisti della CRS in gestione di catastrofi pre-senteranno il loro lavoro all’OFFA di San Gallo. I visitatori della fiera scopriranno quali beni di soccorso sono stati inviati nelle Filippine e quali sono le sfide da af-frontare in caso d'emergenza.
■ La Croce Rossa Gioventù sangallese ha reagito con slancio solidale alle no-tizie provenienti dalle Filippine (p. 12). In occasione delle vendite domenicali prima di Natale, ha installato uno stand bene in vista sulla Marktplatz di San Gal-lo e in sole cinque ore ha raccolto 1700 franchi, versati poi alla CRS in favore del-le regioni colpite dal tifone Haiyan.
La CRS all’oFFa
Colletta per le vittime del tifone
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© C
arol
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Le ultime volontà,un contributo al futuro
Facendo testamento lei ha la garanzia che il suo patrimonio sarà ripartito secondo la sua volontà. La guida sulle ultime volontà pubblicata dalla Croce Rossa Svizzera spiega come redigere un testamento giuridicamente valido.
OrdinazioneCroce Rossa Svizzera, Rainmattstrasse 10, 3001 BernaE-mail: [email protected], telefono: 031 387 74 64
Per saperne di più: www.redcross.ch/legati
Vogliate inviarmi la guida gratuita della CRS sui testamenti
Vi prego di contattarmi
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