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Organo di Informazione Università Popolare di Camponogara Direttore Responsabile: Michele Gregolin oltre OLTRE - Rivista di Storie e Fotografia - Anno 2 N° 4 Marzo 2015

OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Rivista di Storie e Fotografia, Università Popolare di Camponogara (VE)

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Page 1: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

Organo di Informazione Universitagrave Popolare di Camponogara

Direttore Responsabile Michele Gregolin

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oltreeditoriale

Cari amici siamo online con un nuovo numero di ldquooltrerdquo il nostro giornale che per noi che mensil-mente lo creiamo partendo dalla ricerca dei servizi fino alla realizzazione degli stessi e allrsquoimpaginazio-ne rappresenta una costante piacevole e oserei dire meravigliosa sfidaCome potete notare siamo ancora alla ricerca di una veste grafica definitiva apportando mese dopo mese piccoli cambiamenti nella speranza di migliorare sottili cambiamenti per cercare di ren-dere ldquooltrerdquo sempre piugrave piacevole sia nello sfoglia-re sia nei contenutiNel precedente editoriale ho cercato di spiegare come sia breve la vita di un giornale online spesso e volentieri ldquodivoratordquo con piacere ma poi dimen-ticato fra le migliaia di files che vivono nel nostro computer raccontando la difficoltagrave anche econo-mica per far vivere un progetto che pur nascendo da un corso di fotografia necessita di spese per potersi auto-finaziareIl nostro evolversi il nostro continuare a vivere dovragrave prima o poi affrontare alcuni aspetti com-merciali come la pubblicitagrave che potragrave aiutarci a coprire le spese che mensilmente i miei colleghi stanno affrontando per continuare a dar vita a questo nostro progettoQuesto da un lato ci metteragrave in una posizione di tranquillitagrave dallrsquoaltro ci imporragrave un rigore maggio-

re sia nella scelta dei servizi sia nella puntualitagrave delle uscite mensiliUn percorso che stiamo giagrave affrontando durante le nostre riunioni di redazione sentiamo sempre piugrave forte la voglia di continuare e di diventare una pic-cola ldquorealtagraverdquo percheacute raccontare storie fatte di per-sone destinate alle persone ci rende mese dopo mese piugrave convinti che il progetto al quale stiamo dedicando gran parte del nostro tempo continui ad essere un nuovo ed entusiasmante percorso nellrsquoinformazione ma soprattutto libero consape-voli che potremmo commettere qualche errore e qualche imprecisione sicuramente non volutiCome giagrave ho avuto modo di chiedervi nel numero tre della nostra rivista vi invito a scrivere alla no-stra redazione mail oltrelabgmailcom per rac-contarci storie che possono essere documentate a dimostrazione che questa diventi ogni giorno di piugrave la vostra rivista aiutandoci a diffonderla con gli strumenti elettronici mezzi scelti per farci co-noscere

Michele Gregolindirettore responsabile

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sommario

08il volontariato leggero

Testo di Francesco DoriFotografie di Massimo Bonutto Francesco Dori Roberto Tacchetto

i l mondo delle fiabeTesto di Lucia Finotello 20

Fotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto Mirka RalloRiccardo Vincenzi

la nobiltagrave sullacquaTesto di Mirka Rallo 32

Fotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

la musica nel cuore46

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la bambola che salva i bambini 50

lincanto di un tempo passatoTesto di Michele Gregolin 72

camponogara fotografiadino fracchia

Testo di Paola Poletto

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larchitetto della bici28Testo di Martina Pamdrin

Fotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto Marta Toso

Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Fotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchetto

da oltre quarantanni egrave la casa della fotografia

Circolo Fotografico lrsquoObiettivo di DoloTesto di Piera Lombardo

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oltre la tradizione Testo di Francesco DoriFotografie di Massimo Bonutto Francesco Dori

Roberto Tacchetto

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oltre la tradizione

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Dedicherograve la prima conferenza allopposizione leggerezza-peso e sosterrograve le ragioni della leggerezza(Italo Calvino Lezioni americane)

Maestoso e leggero lo scheletro dellrsquoex zuccherifi-cio Eridania dismesso ormai da decenni si staglia sullrsquoorizzonte Una presenza indelebile di questo territorio a testimonianza di un passato recente che sembra invece lontanissimoGli amici dellrsquoAssociazione Carnevale Ciliense nei sei mesi che precedono il Carnevale questo profi-lo lo vedono fin troppo spesso Passano molte se-rate nel capannone prospicente che il Comune di Ceggia ha loro concesso in usoOpifici e capannoni contraltare tra vecchio e nuo-vo tra passato e futuroIl capannone Non crsquoegrave immagine piugrave usata (e ste-reotipata) per ldquoraccontarerdquo il nordest odierno Come descrivere meglio la crisi economica recente se non con le immagini di capannoni vuotiAttorno sopra dentro i capannoni si disvelano molte delle contraddizioni del nostro territorioLrsquoimprenditoria diffusa e familiare lo sfruttamento del territorio il localismo lrsquoindividualismo ma an-che e allo stesso tempo i piugrave alti tassi di integra-zione e di imprenditorialitagrave extracomunitaria E so-prattutto una radicata ed efficientissima tradizione di volontariato (senza distinzione di ldquolatitudinerdquo ldquoreligionerdquo o ldquoetniardquo) Contraddizioni spesso difficili da comprendere e da interpretare anche per chi come noi in questo territorio ha le proprie radiciDentro il grande capannone del Comune da set-tembre a febbraio si consuma unrsquoattivitagrave sorpren-dente almeno per le persone che non conoscono gli abitanti di questo territorioIn quel capannone si pensano si preparano e si realizzano i carri allegorici che hanno reso famoso il Carnevale di Ceggia In quel capannone si realizza un volontariato diver-tente e leggeroLa leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione non con la vaghezza e lrsquoab-bandono Paul Valery ha detto ldquoIl faut etre leacuteger comme lrsquooiseau et non comme la plumerdquo(Italo Calvino)

Il volontariato leggero

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oltre la tradizione

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oltre la tradizione

ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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i l lavoro

Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

oltre upc

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 2: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltreeditoriale

Cari amici siamo online con un nuovo numero di ldquooltrerdquo il nostro giornale che per noi che mensil-mente lo creiamo partendo dalla ricerca dei servizi fino alla realizzazione degli stessi e allrsquoimpaginazio-ne rappresenta una costante piacevole e oserei dire meravigliosa sfidaCome potete notare siamo ancora alla ricerca di una veste grafica definitiva apportando mese dopo mese piccoli cambiamenti nella speranza di migliorare sottili cambiamenti per cercare di ren-dere ldquooltrerdquo sempre piugrave piacevole sia nello sfoglia-re sia nei contenutiNel precedente editoriale ho cercato di spiegare come sia breve la vita di un giornale online spesso e volentieri ldquodivoratordquo con piacere ma poi dimen-ticato fra le migliaia di files che vivono nel nostro computer raccontando la difficoltagrave anche econo-mica per far vivere un progetto che pur nascendo da un corso di fotografia necessita di spese per potersi auto-finaziareIl nostro evolversi il nostro continuare a vivere dovragrave prima o poi affrontare alcuni aspetti com-merciali come la pubblicitagrave che potragrave aiutarci a coprire le spese che mensilmente i miei colleghi stanno affrontando per continuare a dar vita a questo nostro progettoQuesto da un lato ci metteragrave in una posizione di tranquillitagrave dallrsquoaltro ci imporragrave un rigore maggio-

re sia nella scelta dei servizi sia nella puntualitagrave delle uscite mensiliUn percorso che stiamo giagrave affrontando durante le nostre riunioni di redazione sentiamo sempre piugrave forte la voglia di continuare e di diventare una pic-cola ldquorealtagraverdquo percheacute raccontare storie fatte di per-sone destinate alle persone ci rende mese dopo mese piugrave convinti che il progetto al quale stiamo dedicando gran parte del nostro tempo continui ad essere un nuovo ed entusiasmante percorso nellrsquoinformazione ma soprattutto libero consape-voli che potremmo commettere qualche errore e qualche imprecisione sicuramente non volutiCome giagrave ho avuto modo di chiedervi nel numero tre della nostra rivista vi invito a scrivere alla no-stra redazione mail oltrelabgmailcom per rac-contarci storie che possono essere documentate a dimostrazione che questa diventi ogni giorno di piugrave la vostra rivista aiutandoci a diffonderla con gli strumenti elettronici mezzi scelti per farci co-noscere

Michele Gregolindirettore responsabile

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sommario

08il volontariato leggero

Testo di Francesco DoriFotografie di Massimo Bonutto Francesco Dori Roberto Tacchetto

i l mondo delle fiabeTesto di Lucia Finotello 20

Fotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto Mirka RalloRiccardo Vincenzi

la nobiltagrave sullacquaTesto di Mirka Rallo 32

Fotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

la musica nel cuore46

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la bambola che salva i bambini 50

lincanto di un tempo passatoTesto di Michele Gregolin 72

camponogara fotografiadino fracchia

Testo di Paola Poletto

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larchitetto della bici28Testo di Martina Pamdrin

Fotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto Marta Toso

Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Fotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchetto

da oltre quarantanni egrave la casa della fotografia

Circolo Fotografico lrsquoObiettivo di DoloTesto di Piera Lombardo

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oltre la tradizione Testo di Francesco DoriFotografie di Massimo Bonutto Francesco Dori

Roberto Tacchetto

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oltre la tradizione

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Dedicherograve la prima conferenza allopposizione leggerezza-peso e sosterrograve le ragioni della leggerezza(Italo Calvino Lezioni americane)

Maestoso e leggero lo scheletro dellrsquoex zuccherifi-cio Eridania dismesso ormai da decenni si staglia sullrsquoorizzonte Una presenza indelebile di questo territorio a testimonianza di un passato recente che sembra invece lontanissimoGli amici dellrsquoAssociazione Carnevale Ciliense nei sei mesi che precedono il Carnevale questo profi-lo lo vedono fin troppo spesso Passano molte se-rate nel capannone prospicente che il Comune di Ceggia ha loro concesso in usoOpifici e capannoni contraltare tra vecchio e nuo-vo tra passato e futuroIl capannone Non crsquoegrave immagine piugrave usata (e ste-reotipata) per ldquoraccontarerdquo il nordest odierno Come descrivere meglio la crisi economica recente se non con le immagini di capannoni vuotiAttorno sopra dentro i capannoni si disvelano molte delle contraddizioni del nostro territorioLrsquoimprenditoria diffusa e familiare lo sfruttamento del territorio il localismo lrsquoindividualismo ma an-che e allo stesso tempo i piugrave alti tassi di integra-zione e di imprenditorialitagrave extracomunitaria E so-prattutto una radicata ed efficientissima tradizione di volontariato (senza distinzione di ldquolatitudinerdquo ldquoreligionerdquo o ldquoetniardquo) Contraddizioni spesso difficili da comprendere e da interpretare anche per chi come noi in questo territorio ha le proprie radiciDentro il grande capannone del Comune da set-tembre a febbraio si consuma unrsquoattivitagrave sorpren-dente almeno per le persone che non conoscono gli abitanti di questo territorioIn quel capannone si pensano si preparano e si realizzano i carri allegorici che hanno reso famoso il Carnevale di Ceggia In quel capannone si realizza un volontariato diver-tente e leggeroLa leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione non con la vaghezza e lrsquoab-bandono Paul Valery ha detto ldquoIl faut etre leacuteger comme lrsquooiseau et non comme la plumerdquo(Italo Calvino)

Il volontariato leggero

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oltre la tradizione

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oltre la tradizione

ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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i l lavoro

Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 3: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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sommario

08il volontariato leggero

Testo di Francesco DoriFotografie di Massimo Bonutto Francesco Dori Roberto Tacchetto

i l mondo delle fiabeTesto di Lucia Finotello 20

Fotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto Mirka RalloRiccardo Vincenzi

la nobiltagrave sullacquaTesto di Mirka Rallo 32

Fotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

la musica nel cuore46

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la bambola che salva i bambini 50

lincanto di un tempo passatoTesto di Michele Gregolin 72

camponogara fotografiadino fracchia

Testo di Paola Poletto

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larchitetto della bici28Testo di Martina Pamdrin

Fotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto Marta Toso

Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Fotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchetto

da oltre quarantanni egrave la casa della fotografia

Circolo Fotografico lrsquoObiettivo di DoloTesto di Piera Lombardo

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oltre la tradizione Testo di Francesco DoriFotografie di Massimo Bonutto Francesco Dori

Roberto Tacchetto

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Dedicherograve la prima conferenza allopposizione leggerezza-peso e sosterrograve le ragioni della leggerezza(Italo Calvino Lezioni americane)

Maestoso e leggero lo scheletro dellrsquoex zuccherifi-cio Eridania dismesso ormai da decenni si staglia sullrsquoorizzonte Una presenza indelebile di questo territorio a testimonianza di un passato recente che sembra invece lontanissimoGli amici dellrsquoAssociazione Carnevale Ciliense nei sei mesi che precedono il Carnevale questo profi-lo lo vedono fin troppo spesso Passano molte se-rate nel capannone prospicente che il Comune di Ceggia ha loro concesso in usoOpifici e capannoni contraltare tra vecchio e nuo-vo tra passato e futuroIl capannone Non crsquoegrave immagine piugrave usata (e ste-reotipata) per ldquoraccontarerdquo il nordest odierno Come descrivere meglio la crisi economica recente se non con le immagini di capannoni vuotiAttorno sopra dentro i capannoni si disvelano molte delle contraddizioni del nostro territorioLrsquoimprenditoria diffusa e familiare lo sfruttamento del territorio il localismo lrsquoindividualismo ma an-che e allo stesso tempo i piugrave alti tassi di integra-zione e di imprenditorialitagrave extracomunitaria E so-prattutto una radicata ed efficientissima tradizione di volontariato (senza distinzione di ldquolatitudinerdquo ldquoreligionerdquo o ldquoetniardquo) Contraddizioni spesso difficili da comprendere e da interpretare anche per chi come noi in questo territorio ha le proprie radiciDentro il grande capannone del Comune da set-tembre a febbraio si consuma unrsquoattivitagrave sorpren-dente almeno per le persone che non conoscono gli abitanti di questo territorioIn quel capannone si pensano si preparano e si realizzano i carri allegorici che hanno reso famoso il Carnevale di Ceggia In quel capannone si realizza un volontariato diver-tente e leggeroLa leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione non con la vaghezza e lrsquoab-bandono Paul Valery ha detto ldquoIl faut etre leacuteger comme lrsquooiseau et non comme la plumerdquo(Italo Calvino)

Il volontariato leggero

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oltre la tradizione

ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 4: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

sommario

08il volontariato leggero

Testo di Francesco DoriFotografie di Massimo Bonutto Francesco Dori Roberto Tacchetto

i l mondo delle fiabeTesto di Lucia Finotello 20

Fotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto Mirka RalloRiccardo Vincenzi

la nobiltagrave sullacquaTesto di Mirka Rallo 32

Fotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

la musica nel cuore46

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la bambola che salva i bambini 50

lincanto di un tempo passatoTesto di Michele Gregolin 72

camponogara fotografiadino fracchia

Testo di Paola Poletto

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larchitetto della bici28Testo di Martina Pamdrin

Fotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto Marta Toso

Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Fotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchetto

da oltre quarantanni egrave la casa della fotografia

Circolo Fotografico lrsquoObiettivo di DoloTesto di Piera Lombardo

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oltre la tradizione Testo di Francesco DoriFotografie di Massimo Bonutto Francesco Dori

Roberto Tacchetto

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Dedicherograve la prima conferenza allopposizione leggerezza-peso e sosterrograve le ragioni della leggerezza(Italo Calvino Lezioni americane)

Maestoso e leggero lo scheletro dellrsquoex zuccherifi-cio Eridania dismesso ormai da decenni si staglia sullrsquoorizzonte Una presenza indelebile di questo territorio a testimonianza di un passato recente che sembra invece lontanissimoGli amici dellrsquoAssociazione Carnevale Ciliense nei sei mesi che precedono il Carnevale questo profi-lo lo vedono fin troppo spesso Passano molte se-rate nel capannone prospicente che il Comune di Ceggia ha loro concesso in usoOpifici e capannoni contraltare tra vecchio e nuo-vo tra passato e futuroIl capannone Non crsquoegrave immagine piugrave usata (e ste-reotipata) per ldquoraccontarerdquo il nordest odierno Come descrivere meglio la crisi economica recente se non con le immagini di capannoni vuotiAttorno sopra dentro i capannoni si disvelano molte delle contraddizioni del nostro territorioLrsquoimprenditoria diffusa e familiare lo sfruttamento del territorio il localismo lrsquoindividualismo ma an-che e allo stesso tempo i piugrave alti tassi di integra-zione e di imprenditorialitagrave extracomunitaria E so-prattutto una radicata ed efficientissima tradizione di volontariato (senza distinzione di ldquolatitudinerdquo ldquoreligionerdquo o ldquoetniardquo) Contraddizioni spesso difficili da comprendere e da interpretare anche per chi come noi in questo territorio ha le proprie radiciDentro il grande capannone del Comune da set-tembre a febbraio si consuma unrsquoattivitagrave sorpren-dente almeno per le persone che non conoscono gli abitanti di questo territorioIn quel capannone si pensano si preparano e si realizzano i carri allegorici che hanno reso famoso il Carnevale di Ceggia In quel capannone si realizza un volontariato diver-tente e leggeroLa leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione non con la vaghezza e lrsquoab-bandono Paul Valery ha detto ldquoIl faut etre leacuteger comme lrsquooiseau et non comme la plumerdquo(Italo Calvino)

Il volontariato leggero

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ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

oltre l i l lustrazione

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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i l lavoro

Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 5: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltre la tradizione Testo di Francesco DoriFotografie di Massimo Bonutto Francesco Dori

Roberto Tacchetto

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Dedicherograve la prima conferenza allopposizione leggerezza-peso e sosterrograve le ragioni della leggerezza(Italo Calvino Lezioni americane)

Maestoso e leggero lo scheletro dellrsquoex zuccherifi-cio Eridania dismesso ormai da decenni si staglia sullrsquoorizzonte Una presenza indelebile di questo territorio a testimonianza di un passato recente che sembra invece lontanissimoGli amici dellrsquoAssociazione Carnevale Ciliense nei sei mesi che precedono il Carnevale questo profi-lo lo vedono fin troppo spesso Passano molte se-rate nel capannone prospicente che il Comune di Ceggia ha loro concesso in usoOpifici e capannoni contraltare tra vecchio e nuo-vo tra passato e futuroIl capannone Non crsquoegrave immagine piugrave usata (e ste-reotipata) per ldquoraccontarerdquo il nordest odierno Come descrivere meglio la crisi economica recente se non con le immagini di capannoni vuotiAttorno sopra dentro i capannoni si disvelano molte delle contraddizioni del nostro territorioLrsquoimprenditoria diffusa e familiare lo sfruttamento del territorio il localismo lrsquoindividualismo ma an-che e allo stesso tempo i piugrave alti tassi di integra-zione e di imprenditorialitagrave extracomunitaria E so-prattutto una radicata ed efficientissima tradizione di volontariato (senza distinzione di ldquolatitudinerdquo ldquoreligionerdquo o ldquoetniardquo) Contraddizioni spesso difficili da comprendere e da interpretare anche per chi come noi in questo territorio ha le proprie radiciDentro il grande capannone del Comune da set-tembre a febbraio si consuma unrsquoattivitagrave sorpren-dente almeno per le persone che non conoscono gli abitanti di questo territorioIn quel capannone si pensano si preparano e si realizzano i carri allegorici che hanno reso famoso il Carnevale di Ceggia In quel capannone si realizza un volontariato diver-tente e leggeroLa leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione non con la vaghezza e lrsquoab-bandono Paul Valery ha detto ldquoIl faut etre leacuteger comme lrsquooiseau et non comme la plumerdquo(Italo Calvino)

Il volontariato leggero

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ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 6: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Dedicherograve la prima conferenza allopposizione leggerezza-peso e sosterrograve le ragioni della leggerezza(Italo Calvino Lezioni americane)

Maestoso e leggero lo scheletro dellrsquoex zuccherifi-cio Eridania dismesso ormai da decenni si staglia sullrsquoorizzonte Una presenza indelebile di questo territorio a testimonianza di un passato recente che sembra invece lontanissimoGli amici dellrsquoAssociazione Carnevale Ciliense nei sei mesi che precedono il Carnevale questo profi-lo lo vedono fin troppo spesso Passano molte se-rate nel capannone prospicente che il Comune di Ceggia ha loro concesso in usoOpifici e capannoni contraltare tra vecchio e nuo-vo tra passato e futuroIl capannone Non crsquoegrave immagine piugrave usata (e ste-reotipata) per ldquoraccontarerdquo il nordest odierno Come descrivere meglio la crisi economica recente se non con le immagini di capannoni vuotiAttorno sopra dentro i capannoni si disvelano molte delle contraddizioni del nostro territorioLrsquoimprenditoria diffusa e familiare lo sfruttamento del territorio il localismo lrsquoindividualismo ma an-che e allo stesso tempo i piugrave alti tassi di integra-zione e di imprenditorialitagrave extracomunitaria E so-prattutto una radicata ed efficientissima tradizione di volontariato (senza distinzione di ldquolatitudinerdquo ldquoreligionerdquo o ldquoetniardquo) Contraddizioni spesso difficili da comprendere e da interpretare anche per chi come noi in questo territorio ha le proprie radiciDentro il grande capannone del Comune da set-tembre a febbraio si consuma unrsquoattivitagrave sorpren-dente almeno per le persone che non conoscono gli abitanti di questo territorioIn quel capannone si pensano si preparano e si realizzano i carri allegorici che hanno reso famoso il Carnevale di Ceggia In quel capannone si realizza un volontariato diver-tente e leggeroLa leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione non con la vaghezza e lrsquoab-bandono Paul Valery ha detto ldquoIl faut etre leacuteger comme lrsquooiseau et non comme la plumerdquo(Italo Calvino)

Il volontariato leggero

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ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

oltre il corso

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 7: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Dedicherograve la prima conferenza allopposizione leggerezza-peso e sosterrograve le ragioni della leggerezza(Italo Calvino Lezioni americane)

Maestoso e leggero lo scheletro dellrsquoex zuccherifi-cio Eridania dismesso ormai da decenni si staglia sullrsquoorizzonte Una presenza indelebile di questo territorio a testimonianza di un passato recente che sembra invece lontanissimoGli amici dellrsquoAssociazione Carnevale Ciliense nei sei mesi che precedono il Carnevale questo profi-lo lo vedono fin troppo spesso Passano molte se-rate nel capannone prospicente che il Comune di Ceggia ha loro concesso in usoOpifici e capannoni contraltare tra vecchio e nuo-vo tra passato e futuroIl capannone Non crsquoegrave immagine piugrave usata (e ste-reotipata) per ldquoraccontarerdquo il nordest odierno Come descrivere meglio la crisi economica recente se non con le immagini di capannoni vuotiAttorno sopra dentro i capannoni si disvelano molte delle contraddizioni del nostro territorioLrsquoimprenditoria diffusa e familiare lo sfruttamento del territorio il localismo lrsquoindividualismo ma an-che e allo stesso tempo i piugrave alti tassi di integra-zione e di imprenditorialitagrave extracomunitaria E so-prattutto una radicata ed efficientissima tradizione di volontariato (senza distinzione di ldquolatitudinerdquo ldquoreligionerdquo o ldquoetniardquo) Contraddizioni spesso difficili da comprendere e da interpretare anche per chi come noi in questo territorio ha le proprie radiciDentro il grande capannone del Comune da set-tembre a febbraio si consuma unrsquoattivitagrave sorpren-dente almeno per le persone che non conoscono gli abitanti di questo territorioIn quel capannone si pensano si preparano e si realizzano i carri allegorici che hanno reso famoso il Carnevale di Ceggia In quel capannone si realizza un volontariato diver-tente e leggeroLa leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione non con la vaghezza e lrsquoab-bandono Paul Valery ha detto ldquoIl faut etre leacuteger comme lrsquooiseau et non comme la plumerdquo(Italo Calvino)

Il volontariato leggero

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ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 8: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Dedicherograve la prima conferenza allopposizione leggerezza-peso e sosterrograve le ragioni della leggerezza(Italo Calvino Lezioni americane)

Maestoso e leggero lo scheletro dellrsquoex zuccherifi-cio Eridania dismesso ormai da decenni si staglia sullrsquoorizzonte Una presenza indelebile di questo territorio a testimonianza di un passato recente che sembra invece lontanissimoGli amici dellrsquoAssociazione Carnevale Ciliense nei sei mesi che precedono il Carnevale questo profi-lo lo vedono fin troppo spesso Passano molte se-rate nel capannone prospicente che il Comune di Ceggia ha loro concesso in usoOpifici e capannoni contraltare tra vecchio e nuo-vo tra passato e futuroIl capannone Non crsquoegrave immagine piugrave usata (e ste-reotipata) per ldquoraccontarerdquo il nordest odierno Come descrivere meglio la crisi economica recente se non con le immagini di capannoni vuotiAttorno sopra dentro i capannoni si disvelano molte delle contraddizioni del nostro territorioLrsquoimprenditoria diffusa e familiare lo sfruttamento del territorio il localismo lrsquoindividualismo ma an-che e allo stesso tempo i piugrave alti tassi di integra-zione e di imprenditorialitagrave extracomunitaria E so-prattutto una radicata ed efficientissima tradizione di volontariato (senza distinzione di ldquolatitudinerdquo ldquoreligionerdquo o ldquoetniardquo) Contraddizioni spesso difficili da comprendere e da interpretare anche per chi come noi in questo territorio ha le proprie radiciDentro il grande capannone del Comune da set-tembre a febbraio si consuma unrsquoattivitagrave sorpren-dente almeno per le persone che non conoscono gli abitanti di questo territorioIn quel capannone si pensano si preparano e si realizzano i carri allegorici che hanno reso famoso il Carnevale di Ceggia In quel capannone si realizza un volontariato diver-tente e leggeroLa leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione non con la vaghezza e lrsquoab-bandono Paul Valery ha detto ldquoIl faut etre leacuteger comme lrsquooiseau et non comme la plumerdquo(Italo Calvino)

Il volontariato leggero

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ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 9: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 10: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltre la tradizione

ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 11: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltre la tradizione

ldquoFantasilandiardquo ldquoGli Amici del Carnevalerdquo e ldquoRiva-zancanardquo lrsquounico che ha una precisa connotazione con il territorioCosi come le divisioni territoriali non sono chia-ramente determinate anche i divisori interni che separano il capannone non sono volutamente in grado di nascondere da occhi indiscreti le ldquoarmi segreterdquo che ogni esercito ha deciso di progettare per vincere la metaforica battaglia ldquoLeggere tra le righerdquoInterpretare il significato dei singoli carri allegori-ci puograve diventare un esercizio pieno di insidie e di complessitagrave ma anche allo stesso tempo di sug-gestioni La metafora consente la sola interpreta-zione emotiva ma lrsquoallegoria presuppone unrsquoela-borazione razionale che fa leva sul pensiero sulla storia sullrsquoastrazione e sullrsquointellettoCon lallegoria possiamo esprimere dei concetti delle idee dei sentimenti attraverso delle immagi-ni in grado di sostituirne il significato propriamen-te riconosciuto attribuendogli nuovi valori Il fascino ultimo e piugrave profondo delle sfilate di carri allegorici sta proprio in questo esercizio di com-prensione e di ricostruzione di senso Quale significato attribuire al toro ldquofinalmente li-berordquo dalle briglie del Matador del carro di Fan-tasilandiaCosa ci racconta il Miyazaki pilota nella persona-lissima reinterpretazione del Castello Errante di Howl del carro delle Simpatiche CanaglieCome interpretare lrsquoonirica visione dei nostri pan-ni che riprendono vita e colore e che finalmente liberati dallrsquoomino possono uscire dalla lavatrice fatta dai ventenni di Fuori i ColoratiLo scorrere del tempo scandito dalle note suonate dallrsquoorgano e dai passi delle ballerine degli Amici del Carnevale in una fusione tra passato presente e futuro Questi enormi personaggi sorta di totem di grup-po diventano il significante attraverso il quale in-terpretare il pensiero degli amici di CeggiaIl carro vincitore (tra i vincitori) egrave stato quello di Rivazancana intitolato ldquoAmicizie Impossibilirdquo e non possiamo che sottoscrivere e fare nostro il loro elogio della diversitagrave dellrsquoamicizia e della coabi-tazione anche tra diversi sperando che tornino ad essere principi attorno ai quali costruire un nuovo nordest

Intendiamoci il volontariato leggero in salsa cilien-se consiste in un lavoro organizzato dove ognuno assolve ad un ruolo preciso funzionale alla realizza-zione dei carri nei tempi e nelle modalitagrave previste Efficienza e fantasia determinazione e flessibilitagrave La ricetta che ha permesso al nordest contadino di diventare la locomotiva economica dellrsquoItalia Bambini giovani e anziani uomini e donne salda-tori pittori e capocarro tutti insieme Dai primi incontri post agostani agli ultimi frenetici minu-ti passati correggendo colorando componendo modificando nascondendo In ogni momento il gruppo mantiene saldo il ti-mone la rotta egrave quella che unisce il saper fare ar-tigiano con la fantasia il rispetto dellrsquoesperienza dei maestri acquisita negli anni e la voglia dei piugrave giovani di stupire Grazie alla cura dei particolari dalla modellatura alla colorazione dalla musica ai balli i carri di Ceg-gia quando definitivamente escono dal capanno-ne di Via Annia sembrano dei teatri viaggianti con effetti coreografici di straordinario impatto Sfidando apparentemente le leggi della fisica ogni anno inevitabilmente riescono a stupire e sorpren-dere le migliaia di appassionati che malgrado tut-te le crisi odierne e gli intoppi atmosferici non ri-nunciano alla sfilata dei carri allegoriciGli sguardi inevitabilmente si spostano in verticale passando dal basso della concentrazione sul pro-prio ldquopezzo di lavorordquo dei componenti dei gruppi allrsquoalto del carro che una volta completato e che ha assunto le dimensioni volute sfila sfiorando le case e i condomini nel viale principale di Ceggia Dallrsquohardware delle strutture in ferro che sosten-gono le complicate scenografie che compongono il carro al software delle forme realizzate con cura e fantasia incollando carta di giornaleI cinque gruppi che ogni anno si contendono il primato si richiamano in qualche modo alla tradi-zionale forma del combattimento rituale fra varie parti di una stessa cittagrave La conflittualitagrave in salsa ciliense egrave una guerra che si combatte al massimo con le armi del sarcasmo e talvolta dello schernoI nomi stessi che i gruppi nel corso della loro sto-ria si sono dati puntano allo scherzo e allrsquoironia Ersquo giusto citarli uno ad uno proprio percheacute egrave con questi gruppi che gli abitanti di Ceggia esercitano il loro ldquovolontariato leggerordquoldquo20enni Revolutionrdquo ldquoSimpatiche Canaglierdquo

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 12: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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ponog

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 14: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltre la tradizione

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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ponog

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 15: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltre la tradizione

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

oltre l i l lustrazione

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

oltre l i l lustrazione

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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i l lavoro

Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 16: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 17: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltre l i l lustrazione Testo di Lucia FinotelloFotografie di Lucia Finotello Luisella Golfetto

MirKa Rallo Riccardo Vincenzi

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

oltre l i l lustrazione

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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i l lavoro

Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 18: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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E se le fiabe fossero illustrate sui muri di casa Possiamo ammirare questo scenario suggestivo a Sarmede un piccolo comune posto alle pendici del Cansiglio Il paese si trova in provincia di Treviso ai confini con le province di Belluno e Pordenone Qui come in un libro illustrato casa dopo casa il visitatore viene coinvolto in un percorso da fiaba segnato da decine di immagini che illustrano rac-conti fantastici I dipinti realizzati con la tecnica dellrsquoaffresco si trovano sia allrsquoesterno che allrsquointer-no delle abitazioni nel paese e nelle piccole fra-zioni circostanti di Rugolo e Montaner La storia di questo antico e isolato centro pedemontano la cui economia si basava sullrsquoagricoltura con il pae-saggio segnato dai filari delle viti destinate a pro-durre grandi vini egrave stata cambiata dallrsquoarrivo di un artista di origine ceca che alla fine degli anni rsquo60 si stabiligrave a Rugolo di Sarmede Štěpaacuten Zavřel Ma-estro drsquoarte boemo e ldquoviaggiatore incantatordquo ha ispirato e animato il rinnovamento dellrsquoillustrazio-ne per lrsquoinfanzia europea promuovendo la cultura dellrsquoimmagine e del libro illustrato cercando cosigrave di avvicinare il mondo dellrsquoarte a quello dellrsquoinfan-zia Štěpaacuten Zavřel nasce a Praga nel 1932 dove frequenta la facoltagrave delle arti cinematografiche specializzandosi nei film drsquoanimazione Lavora come disegnatore di cartoni animati nello studio diretto da Jiři Trnka il piugrave importante marionetti-sta ceco suo primo grande riferimento artistico Insofferente tuttavia alle restrizioni imposte al cli-ma culturale dalla situazione politica vigente nel 1959 riesce a fuggire in modo ldquoavventurosordquo dal paese rifugiandosi nel campo profughi di Trieste Si iscrive successivamente alla Facoltagrave di Pittura dellrsquoAccademia di Belle Arti di Roma Nel 1963 si stabilisce a Monaco dove approfondisce i suoi stu-di sulla scenografia e il costume teatrale Lrsquoanno seguente si trasferisce a Londra dove lavora pres-so il noto studio di Richard Williams dirigendo poi per tre anni la sezione del film animato In questi anni organizza numerose mostre personali di gra-fica pittura e illustrazione esponendo in varie cit-tagrave sia in Italia sia allrsquoestero ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale Nel 1968 si stabilisce a Rugolo di Sarmede dove continua la sua attivitagrave di pittore e illustratore di libri per bambini La sua casa diventa un luogo di incontro artistico-culturale che attira personaggi provenien-ti da vari paesi tra cui illustratori cechi suoi amici chiamati ad operare in Italia

Sarmede il mondo delle fiabe

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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oltre

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

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niversitagrave Popolare d

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Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 19: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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merosi corsisti di varie nazionalitagrave e di ogni etagrave e dai suoi laboratori escono illustratori riconosciuti a livello internazionale Con Zavřel lrsquoillustrazione per lrsquoinfanzia si eleva ad opera drsquoarte muoven-dosi verso il bambino attraverso il libro illustrato che viene pensato come la ldquoprima galleria drsquoarte che un bambino puograve visitarerdquo (K Pacovskagrave) Egli ha sempre riposto grande fiducia e speranza nei bambini rendendoli protagonisti nelle sue opere convinto che davvero i bambini possano cambiare e migliorare il mondoAlla fine degli anni rsquo80 lrsquoartista utilizzando la tecni-ca dellrsquoaffresco e coinvolgendo anche i suoi allievi traspone lrsquoillustrazione delle fiabe sui muri degli edifici mantenendo il suo stile poetico e sognan-te Il paese inizia cosigrave a trasformarsi in un ambien-te vivace e colorato grazie alle immagini legate a mondi fantastici che spuntano da ogni angolo di strada Tra i vari affreschi realizzati si puograve ammi-rare ad esempio ldquoIl mondo dellrsquoillustrazionerdquo che rappresenta unrsquoallegoria di come le figure dei li-bri prendano vita nellrsquoimmaginazione dei bambini Esso rappresenta uno sciame di farfalle che pren-de magicamente vita uscendo dalle pagine di due libri mentre gli autori li stanno dipingendo

Nel 1973 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff la Bohem Press una casa editrice spe-cializzata nei libri per lrsquoinfanzia di cui assume la direzione artisticaA Sarmede nel 1983 partendo da unrsquoidea nata insieme ad un gruppo di amici viene organizzata la prima Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia a cura della Pro Loco Unrsquoesposizione a cui partecipano i migliori illustratori in campo inter-nazionale Da allora la Mostra si svolge ogni anno nel periodo ottobre-dicembre ed il suo successo cresce esponenzialmente nel tempo Dal 1987 lrsquoor-ganizzazione dellrsquoesposizione passa al Comitato Mostra che nel 1999 si trasforma nella Fondazione Mostra Internazionale drsquoIllustrazione per lrsquoInfanzia Štěpaacuten Zavřel nata con lrsquointento di promuovere la cultura della bella illustrazione unitamente a stu-di e ricerche intorno allrsquoopera dellrsquoartista In se-guito al successo ottenuto lrsquoesposizione diventa itinerante e viene presentata in sedi prestigiose italiane e straniere Come naturale continuazione di quel clima artistico nel 1989 viene fondata la Scuola Internazionale di Illustrazione la cui attivitagrave prosegue ancora oggi ed i cui docenti sono artisti di fama internazionale viene frequentata da nu-

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

oltre il corso

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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ponog

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 20: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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i l lavoro

Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 21: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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oltre il corso

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 22: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

oltre upc

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 23: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Questa iniziativa prosegue negli anni anche dopo la morte del maestro avvenuta nel 1999 dando vita ad una tradizione che si egrave mantenuta nel tem-po ed ha visto coinvolti vari artisti italiani e stranie-ri oltre agli allievi della Scuola Internazionale drsquoIl-lustrazione di Sarmede Tra questi spiccano i nomi di Vico Calabrograve Gabriele Cattarin Flavio Cortella Donata Dal Molin Jozef Wilkon Linda Wolfsgru-ber Tamara Zambon Ad oggi sono circa cinquanta gli affreschi e i dipinti diversi per stili e temi Allrsquoin-gresso del paese si puograve vedere ldquoSarmede in festa per le fiere del teatrordquo di G Cattarin che rappre-senta la piazza del paese durante la fiera con la presenza di artisti da strada burattinai giocolieri funamboli che intrattengono i bambini con le loro famiglie Nelle immediate vicinanze si puograve ammi-rare invece unrsquoopera di F Cortella e D Dal Molin ldquoLrsquoomino con le ali di farfallardquo un omaggio a Zavřel dopo la sua scomparsa che rappresenta lrsquoartista con le ali di farfalla che giunge a Sarmede distri-buendo colori ed allegria ai bambini e poi se va volando salutandoli (allusione alla sua scomparsa) Le opere realizzate hanno contribuito a mantenere viva una tradizione tipica dellrsquoarte italiana la tecni-

ca dellrsquoaffresco apprezzata in tante opere del pas-sato e che attualmente invece sta scomparendoNella sede municipale nel 1999 la Fondazione allestisce il Museo Zavřel che accoglie numerose opere originali dellrsquoartista Allrsquoingresso del muni-cipio attraverso un paesaggio tra il fantastico e il reale popolato da una fauna locale esotica e fantastica che suona danza e si riposa sorniona dipinto da J Wilkon viene dato il benvenuto ai vi-sitatori del museoSi ringrazia il signor Leo Pizzol Presidente della Fondazione ed amico dellrsquoartista per lrsquoentusiasmo trasmesso nella descrizione del magico mondo di Štěpaacuten Zavřel Tra Sarmede ed il mondo delle fiabe si egrave verificato un felice connubio grazie al quale il paese per lungo tempo ldquoassopitordquo ha ritrovato unrsquoidentitagrave e viene visitato ogni anno da oltre qua-rantamila persone Sarebbe magnifico se questo piccolo frammento di mondi incantati non rimanesse circoscritto solo a Sarmede ma si potesse diffondere sui muri di tante altre cittagrave cosiccheacute ogni mattina ciascuno di noi percorrendo la propria strada potrebbe pro-cedere con il cuore un porsquo piugrave lieve

oltre l i l lustrazione

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2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

oltre

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i l lavoro

Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 24: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

2525Altre informazioni riguardanti Štěpaacuten ZavřelAltre informazioni Altre informazioni

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i l lavoro

Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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oltre

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

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niversitagrave Popolare d

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ponog

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 25: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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i l lavoro

Ersquo un sabato pomeriggio di mercato a Ponte di Brenta poco fuori Padova Fra i banchi che ven-dono frutta e verdura biancheria e vestiti crsquoegrave un furgone di un rosso brillante Davanti alle portiere laterali aperte una bicicletta blu modello Olanda con lrsquoimmancabile cestino egrave appesa ad un gancio Un uomo con un cappellino nero di lana e mani annerite dal grasso sta armeggiando sui pedali Quando alza la testa mostra uno sguardo aperto ed autenticoTutto intorno contenitori di attrezzi e di pezzi di ri-cambio incredibilmente ordinati dentro al furgone pneumatici di varie misureMichele fa un mestiere del passato che corteggia bisogni contemporanei e segna la strada per il fu-turoErsquo un meccanico di biciclette a domicilio Ha allesti-

Lrsquoarchitetto delle bici to un furgone con le attrezzature necessarie e su richiesta raggiunge il cliente per strada o in casa per riparare le bici rotte o per portare a nuova vita quelle vecchieMichele egrave un architetto che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicalePrima la libera professione poi un posto da pro-gettista in una grossa azienda Allrsquoimprovviso il licenziamento e la ricerca di una nuova occupazio-ne ma la crisi economica era ormai esplosa e le aziende sembravano non avere bisogno di perso-ne con professionalitagrave ed esperienzaCosigrave la svolta la coraggiosa idea di reinventarsiDa sempre appassionato di biciclette ha lrsquoidea di farne una professione quando un raggio della sua bici da corsa si rompe a 65 km da casa e capisce che egrave necessario per gestire autonomamente il proprio mezzo fare un passo oltre il semplice ldquoar-rangiarsirdquo Decide allora di acquisire quella profes-sionalitagrave che gli manca partecipando a dei corsi

Testo di Martina PandrinFotografie di Stefano Berto Martina Pandrin

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da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 26: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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oltre il corso

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 27: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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i l lavoro

da tecnico presso la scuola nazionale di mountain bike e facendo apprendistato presso il negozio di Giuliano Salvi in Val Brembana nei pressi di Berga-mo dove impara i segreti del mestiere e si appas-siona sempre di piugraveLrsquoidea iniziale di aprire un piccolo negozio di ripa-razioni di bici in centro a Padova viene abbando-nato per i costi esorbitanti Poi sente parlare di un servizio di riparazione innovativo a domicilio ope-rativo giagrave in cittagrave come Milano Torino e Parigi e capisce che quella egrave la strada giustaCosigrave vende la macchina e compra un furgone Ac-quista attrezzi e pezzi di ricambio e comincia a farsi conoscereIl trampolino di lancio egrave la manifestazione ldquoYes we bikerdquo organizzata dal comune di Padova per pro-muovere lrsquouso della bici in cittagrave alla quale parteci-pa con uno stand e che gli da notevole visibilitagrave Qualche negozio che ripara biciclette crsquoegrave ancora in cittagrave ma lui offre un servizio nuovoOggi la gente non ha tempo di cercare qualcuno che ripari bici rotte Mille impegni vita frenetica Michele offre i propri servizi alle persone che non hanno tempo o che si trovano con la bici rotta per stradaDistribuisce capillarmente i volantini per pubbliciz-zare la sua ciclofficina itinerante e la gente comin-cia a cercarloCosigrave capita che qualcuno rimanga a piedi con la bici percheacute buca una ruota e Michele arrivi con la sua attrezzatura per fare una riparazione imme-diata Succede pure che lo sventurato si trovi in pieno centro e nelle viuzze il furgone non riesca a passare e cosigrave il salvataggio si fa in bici ruota da sostituire in spalla e viaOppure ci sono quelli che hanno bisogno di rimet-tere a nuovo tutto il parco mezzi ed ecco che Mi-chele passa a ritirare le bici alla sera le ripara nel suo garageofficina e poi le riporta a destinazione il giorno dopo Crsquoegrave anche qualcuno che chiede di riportare a nuova vita una vecchia bicicletta e Mi-chele ci lavora con passione per farla tornare agli antichi splendoriErsquo un mestiere che ci riporta al passato alla lentez-za delle bicicletta al ritmo della pedalata allrsquoaria aperta alla natura Usare la bicicletta egrave una scelta di vita E talvolta un necessitagrave economicaMa egrave anche un mestiere che abbraccia lrsquoidea di ri-uso di consumi consapevoli di riduzione dellrsquoin-quinamento Ed egrave una svolta anche per MicheleDa un lavoro intellettuale statico e al chiuso di un

ufficio ad un lavoro artigianale in cui si usano le mani Smontare riparare rimontare ridare vita ad un oggetto vecchio far funzionare qualcosa che non funzionava piugraveUn lavoro che egrave occasione di contatto umano di conoscenza e di scambioLa storia di Michele parla di svolte di nuove avven-ture del coraggio di imparare un mestiere spor-candosi le mani Parla di incoscienza di passione e di un mondo in cui artigianale e moderno con-vivono

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 28: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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oltre

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 29: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Testo di Francesco Dori

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oltre Testo di Mirka RalloFotografie di Stefano Berto Mirka Rallo

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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ponog

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 30: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

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Page 31: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Lieve lieve quieta e silente una nera gondola sci-vola furtiva in un canale oscuro al ritmo lento e cadenzato con cui il gondoliere smuove lrsquoacqua col remo Ersquo sera ed il buio forse appena rischia-rato dal bagliore diffuso della luna rende indistinti i particolari il ferro davanti luccica e dietro srsquoav-verte appena la presenza discreta del vogatorehellipSiamo a Venezia in una delle cittagrave piugrave romantiche del mondo Anche chi non egrave mai stato a Venezia identifica la gondola come simbolo della cittagrave lagu-nare Ersquo lrsquoimbarcazione a remi piugrave famosa in tutto il mondo Ma vediamo un porsquo la sua storia La piugrave antica raffigurazione di gondola veneziana risale al 1094 in quel periodo fungeva soprattutto da mezzo di trasporto di persone Negli anni Vene-zia si trasformograve in una fiorente cittagrave commerciale divenendo luogo di trasbordo di merci preziose Molti artisti tra i quali Canaletto Carpaccio Bellini vennero a vivere a Venezia e la gondola veneziana si trasformograve in un mezzo di trasporto prestigioso Le famiglie benestanti iniziarono ad abbellire sfar-zosamente le loro gondole per sottolineare la loro ricchezza e il loro status sociale le gondole vennero munite di prestigiosi intarsi decorazioni in ottone il caratteristico ldquodolfinrdquo in ferro a prua e il ldquofero de prorardquo a poppa e i sedili vennero rivestiti in velluto e damasco Le gondole dei nobili venivano guida-te da gondolieri espressamente addestrati I colori delle gondole erano diversi cosigrave da riconoscere il proprietario giagrave da lontano possedere la gondola piugrave bella era un vanto Per ripararsi dai freddi venti e dallrsquoumiditagrave della laguna spesso veniva fissata una cupola di protezione chiamata ldquofelzerdquo che era anche molto utile per ripararsi da sguardi indiscre-ti Anche la gente comune era costretta a utilizzare la gondola per i propri spostamenti e il gondoliere divenne uno dei mestieri piugrave popolari della cittagrave lagunare Nel 1562 un esposto del senato ordinograve che le gondole adibite al trasporto pubblico di persone dovessero essere tinteggiate tutte di co-lor nero (per limitare lo sfarzo eccessivo) noncheacute munite di un decoro unitario La gondola venezia-na raggiunse il suo apice nel XVI secolo quando in cittagrave si contavano quasi 10000 esemplari Nel cor-so degli anni la gondola egrave stata sottoposta a vari cambiamenti e attualmente se ne contanto circa 500 La caratteristica forma attuale della gondola egrave il frutto di una successione di modifiche tecni-

che graduali e quasi impercettibili attuate gene-razioni dopo generazioni Tali modifiche furono finalizzate principalmente ad alleggerire lo scafo senza comprometterne la soliditagrave e la resistenza rendendolo maneggevole e veloce Verso la fine del 1600 si arrivograve ad una forma simile a quella at-tuale Tra il 1800 e il 1900 avvennero le modifiche piugrave singolari finalizzate ad agevolare la conduzione da parte di un solo rematore accentuando lrsquoasim-metria longitudinale dello scafo e ad adeguare lo scafo al moto ondoso Massimo artefice di tale cambiamento in quegli anni fu il maestro drsquoascia Domenico Tramontin che fissograve definitivamente le caratteristiche della gondola La gondola ve-neziana attuale egrave composta da 8 tipi di legni di-versi e viene costruita nei tipici cantieri Veneziani per imbarcazioni a remi chiamati per lrsquoappunto Squeri La tradizione degli squeri egrave antica quan-to Venezia La parola ldquosquerordquo deriva da uno strumento di lavoro la squadra detta in dialetto veneziano ldquosquarardquo Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sor-ta di imbarcazioni dalle galere alle gondole dalle grandi navi ai sandaletti Lrsquoattivitagrave degli squeri pur rimanendo importante venne limitata dalla costru-zione dellrsquoArsenale dove si concentrograve gran parte dellrsquoattivitagrave cantieristica veneziana legata soprat-tutto alla costruzione delle grosse barche da guer-ra e da trasporto Lrsquoattivitagrave degli squeri ancora presenti nella cittagrave egrave legata principalmente alla gondola e in parte alle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna di Venezia Ancora oggi le gondole sono interamente costruite negli squeri da pochi artigiani che si tramandano lrsquoarte da padre in figlio o da maestro ad apprendista Lo squerarolo lavora a braccia apportando di volta in volta piccole modifiche non essendovi progetti o disegni se non in casi particolari Lrsquoesperienza la maestria e lrsquoarte necessarie per la costruzione di una gondola per la quale si impiegano molti mesi di lavorazione si acquisiscono attraverso molti anni di attivitagrave Lo squero egrave caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per lrsquoacces-so delle barche con alle spalle una costruzione in legno detta tesa o tezza ed egrave recintato sugli altri due lati La tesa assicura un luogo di lavoro pro-tetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro) Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero egrave adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario dello squero

La nobiltagrave sullrsquo acqua

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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niversitagrave Popolare d

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Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 32: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 33: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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oltre

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

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niversitagrave Popolare d

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ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 34: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Gli squeri attivi nella costruzione della gondola sono oggi cinque lo squero di San Trovaso lo squero Tramontin lo squero Bonaldo lo squero ldquoCreardquoe lo squero Costantini Dei Rossi La gondo-la ha una lunghezza di circa 11 m e una larghez-za massima di 142 metri il suo peso al netto di ogni sovrastruttura si aggira sui 350 Kg La metagrave di destra egrave piugrave stretta della metagrave di sinistra di 24 millimetri conferendo una forma asimmetrica allo scafo egrave costituita da 280 parti tutte in legno e da alcuni pezzi in metallo il piugrave importante dei quali egrave il ferro di prua (detto dolfin) Tale ferro che pesa tra i 12 e i 15 Kg ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e funge da abbellimento La sua forma ha tradizionalmente il significato di rap-presentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti) la Giudecca (il dente rivolto allrsquoindietro) e il cappello del Doge lrsquoarchetto sopra il dente piugrave alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto ed infine la ldquoSrdquo che parte dal punto piugrave alto per arri-vare al punto piugrave basso del ferro rappresenta il Ca-nal Grande In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole piugrave impor-tanti tra quelle delle laguna veneta ovvero le isole di Murano Burano e Torcello Ci siamo recati in vi-sita allo squero di San Trovaso per osservare da vi-cino il lavoro degli squeraroli La costruzione della gondola avviene attraverso alcune fasi ben defini-te Prima di iniziare la costruzione vera e propria egrave necessario scegliere accuratamente il legname che verragrave utilizzato Sono otto i tipi di legno che ven-gono utilizzati rovere abete olmo ciliegio lari-ce noce tiglio e ultimamente mogano Il legname deve essere privo di difetti avere una venatura re-golare e una curvatura funzionale agli elementi che ne verranno ricavati Dopo la scelta si procede alla stagionatura del legno che dura circa un anno Tra taglio e stagionatura lo spreco di materiale equiva-le a circa la metagrave del quantitativo totale La prima fase costruttiva coincide con la predisposizione del ldquocantierrdquo e delle ldquocorberdquo Si agravencora una trave di legno lunga quanto la gondola al terreno Su questa linea denominata cantier il costruttore im-posteragrave la struttura della barca che saragrave costituita dalle 33 ordinate dette corbe e dai dritti dellrsquoe-stremitagrave denominati asta de pope e asta de pro-va Le corbe sono formate dai sanconi costruiti in olmo che costituiscono lrsquoossatura dei fianchi della

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 35: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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barca e dalle piane in rovere che congiungono tra loro i sanconi due a due e che costituiscono la base della gondola In una seconda fase si costruiscono le tre ordinate fondamentali la ldquo maistra de meza barcardquo la ldquomaistra de poperdquo e la ldquomaistra de pro-vardquo Successivamente si sagomano e si mettono in opera i serci le due tavole di rovere lunghe quanto lo scafo del quale costituiscono le fiancate La loro curvatura egrave ottenuta bagnandoli e riscaldandoli a fuoco mediante fascine di canne di palude I serci vengono fissati alle maistre e allrsquoasta de prora e de prua Si fissano poi le ordinate escludendo le quattro di prora e le quattro di prua Nella terza fase di costruzione della gondola il lavoro viene di-viso tra due uomini uno lavora a poppa e lrsquoaltro a prua I serci da soli non sono in grado di ricoprire le parti piugrave alte della poppa e della prua e a tal fine si preparano quattro pezzi di legno detti cimonel-le Si collocano i volti di prua e di poppa cioegrave le ordinate a forma di ldquovrdquo destinate al sostegno delle due estremitagrave della barca La struttura dei fianchi egrave cosigrave completata Vengono poi sistemati il ldquosuche-

to da poperdquo e il ldquosucheto da pruardquo che ricoprono la gondola alle due estremitagrave Nella quarta fase di costruzione la gondola viene rovesciata e appog-giata su due cavalletti per poter lavorare il fondo dellrsquoimbarcazione Vengono bagnati e riscaldati i serci e per mezzo di puntelli di legno si piegano la prua e la poppa in modo da conferire alla gondola la caratteristica curvatura Per rinforzare lo scafo vengono aggiunte due tavole di abete dette copi che formano la parte inferiore del fianco proprio sotto i serci Si costruisce il fondo della barca e si piallano le differenze di livello tra i vari elementi Si riempiono le fessure esistenti tra un pezzo e lrsquoaltro con della stoppa al fine di impedire le infiltrazioni drsquoacqua Nella quinta fase di costruzione vengono eseguite le operazioni di rifinitura Si inseriscono i soralai quattro tavole di larice sulle quali il gondo-liere poggia il piede mentre voga e si costruiscono le travicelle di legno che proteggono i piedi di chi egrave in barca Si decora la gondola conferendole la dignitagrave di una vera e propria opera drsquoarte e si di-pinge la barca con cinque mani di pittura nera

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 36: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 37: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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oltre

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 39: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 40: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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linserto

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

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azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 41: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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ponog

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 42: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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La gondola viene completata con la costruzione dei remi e delle forcole I remi sono di faggio usa-to per la sua leggerezza e le forcole sono fabbri-cate in un unico pezzo di noce o di pero Le forcole presentano una forcella drsquoappoggio per il remo a 40 cm dal bordo della gondola La loro forma e dimensione e la loro collocazione sulla barca sono il frutto di una continua sperimentazione tesa al raggiungimento dellrsquoequilibrio tra funzionalitagrave ed estetica Oggi la gondola egrave quasi esclusivamente destinata allrsquouso turistico essendo nellrsquoultimo do-poguerra scomparsi gli ultimi barcaroli da casada al servizio esclusivo di famiglie facoltose Attualmen-te a Venezia operano circa 400 gondolieri titolari di licenza I gondolieri sono suddivisi in 10 stazi con le rispettive mariegore zone di competenza dove vengono svolte le attivitagrave di nolo delle gondole e di traghetto Gondole con forma simmetrica piugrave larghe e capaci delle gondole normali vengono uti-lizzate per traghettare le persone da una riva allrsquoal-

tra del Canal Grande Sempre piugrave spesso mezzi pubblici o taxi in manovra urtano le gondole a vol-te facendo finire a mollo i turisti in un bagno fuo-ri programma Cosigrave dopo lunghe discussioni ora dalle parole si egrave passati ai fatti e tutte le gondole di Venezia devono avere la targa come qualsiasi altra barca Una targhetta di metallo con il numero bianco stampato su sfondo nero Ma non solo de-vono avere anche i catarifrangenti per essere visi-bili di notte La targa sulle gondole rappresenta un altro piccolo passo in avanti che contribuiragrave anche a portare un porsquo drsquoordine in Canal Grande dove continua a regnare il caos traffico e moto ondo-so restano due delle principali emergenze in cittagrave Dopo lrsquoincidente che nellrsquoagosto dellrsquoanno scorso ha portato alla morte di un turista tedesco qual-cosa egrave stato fatto Intanto sono trascorsi quasi tre secoli ma le gondole continuano a navigare pla-cide sul Canal Grande

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

oltre upc

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 43: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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la musica

Cosrsquoegrave la musica Egrave qualcosa che giunge lagrave dove la parola non arriva Debussy diceva che la musica ldquoesprime lrsquoinespri-mibile allrsquoinfinitordquo La musica egrave la piugrave grande por-tatrice di emozioni e sensazioni che esistaStefania egrave una musicista Esegue in insieme di note e accordi che non sono altro in fondo che dei precisi valori matematici uniti da una geome-tria acustica piugrave comunemente detta ldquoarmoniardquo Si egrave avvicinata al pianoforte fin da piccola Aveva sei anni quando decise di intraprendere lo studio di questo strumento seguendo il grande senti-mento che provava nei suoi confronti ldquonon crsquoegrave una spiegazione logica senti e sai che da grande vuoi fare quellordquo Inizia il suo percorso giagrave in etagrave prescolare si diploma a Padova al Conservatorio statale di Musica ldquoC Pollinirdquo nel 2005 e continua lo studio seguendo dei master di perfezionamen-to sulla tecnica pianistica e lrsquointerpretazione in Ita-lia e in Germania Per un musicista lo studio e la pratica della musica egrave considerato come uno stru-mento di crescita intellettuale un ldquoallenamentordquo continuo della mente

Ricorda che quando non riusci-va ad eseguire alla perfezione lo spartito assegnatole lrsquo in-segnante le consigliava di in-terrompere lo studio e lasciare decantare lo spartito aperto sul leggio e di riprendere a suonarlo solo quando si senti-va nuovamente pronta A volte perograve proprio non ne veniva a capo allora provava a mette-re lo spartito sotto il cuscino e dormirci sopra nella speranza che la famosa ldquolegge dellrsquoo-smosirdquo facese il miracolo Durante lrsquoesecuzione del pez-zo le sue dita scorrono leggere lungo la tastiera dello strumen-to accarezzando tutti gli ot-tantotto tasti che incontrano i cinquantadue tasti bianchi del-le classiche note (do re mi fa sol la si) e i trentasei tasti neri

(dei bemolli e dei diesis) vengono toccati dalle sue dita leggiadre ed esperte dando vita alla melodia scritta sul pentagramma davanti a lei La musica come ogni altro linguaggio del cuore non osserva nessuna regola se non quella di seguire il battito delle proprie emozioniIl suo primo pianoforte lo strumento che lrsquoha ac-compagnata nella preparazione del diploma era un verticale (KMeister-Berlin) in custodia ora nella casa dei suoi genitori Passata poi ad un altro pia-noforte verticale di fine lsquo800 (WSpaethe) attualmente si esercita su un mezza coda Grotrian Steinweg del 1917 ldquoHo sempre prediletto i piano-forti storici per la loro purezza morbidezza e colo-re di suono e percheacute si sente lrsquoamore dei costrutto-ri Sono diffidente e non amo i pianoforti costruiti in serie percheacute risultano poco morbidi e con poca qualitagrave sonorardquo Portare il Grotrian nel suo grazio-so e accogliente appartamento non egrave stato facile per collocarlo al primo piano del vecchio edificio affacciato nella stretta strada di ciottolato romano a Vittorio Veneto egrave stato necessario ldquosmontarlordquo Immaginate dover far passare una cassa armonica di circa 2 metri anche se priva dei piedini attra-verso una stretta finestra Si ritiene un musicista classico accademico e a vol-te in pubblico allrsquointerno dei programmi musicali

La musica nel cuore

Testo di Paola PolettoFotografie di Massimo Bonutto Paola Poletto

Marta Toso

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 44: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 45: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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la musica

le capita di suonare il pianoforte in modo sperimenta-le (pizzicando le corde usando il pianoforte preparato suonando con i cluster) sempre perograve affrontando re-pertori di autori che hanno dato un contributo significa-tivo allo sviluppo della musica per esempio eseguendo lavori di J CageDurante la scuola superiore affascinata dal suono e per arricchire la sua cultura personale Stefania decide di avvicinarsi ad un altro strumentohellip nasce cosigrave la pas-sione per il violoncello lrsquoelegante strumento a quattro corde associato alla musica classica e contemporanea e impiegato nellrsquoorchestra sinfonica e in molte altre for-mazioni di musica da camera Nonostante abbia scelto di completare gli studi in conservatorio diplomandosi in pianoforte ha trascorso moltissime ore abbracciata allo strumento appoggiato a terra con il puntale esercitan-dosi a sollecitare le corde muovendo trasversalmente su di esse lrsquoarchetto ed eseguendo le note musicali annota-te sulle partiture Lo studio del violoncello la porta oggi a collaborare con orchestre e gruppi di musica folk Stefania ama tutta la musica classica e la letteratura pia-nistica percheacute ldquoogni musicista ha dato cosi tanto alla mu-sica che egrave difficile non amarlirdquo Predilige il periodo del-le avanguardie e lrsquoautore che preferisce in assoluto egrave Debussy ldquohellipanche se egrave difficile non citare Schumannrdquo mentre gli artisti che piugrave esegue in concerto sono i Ro-mantici percheacute sostiene arrivino piugrave velocemente ad avere un impatto sentimentale con il pubblicoOra svolge attivitagrave concertistica esibendosi in qualitagrave di solista o accompagnatore di cantanti lirici e compagnie teatrali in spettacoli di prosa compone musiche in spet-tacoli per teatrini di burattini e crea arrangiamenti musi-cali per fiabe in euritmia e per letture animate In qualitagrave di pianista egrave accompagnatore per lrsquoeuritmia presso la Scuola Novalis di Conegliano e lrsquo Accademia europea di Eurtimia - Laboratorio Harmonia di VeneziaLa musica egrave stata riconosciuta come valido strumento educativo poicheacute stimola ed affina lrsquoespressione lrsquoimma-ginazione la rappresentazione e le abilitagrave nello stabilire e mantenere le relazioni sociali Egrave risaputo che fare mu-sica fa bene alla salute al pari di qualsiasi altra attivitagrave fisica e la pratica di uno strumento musicale allena la mu-scolatura favorisce una corretta respirazione e richiede un forte coordinamento fra il cervello e le parti del cor-po interessate allrsquoesecuzione dei brani Un anonimo ha detto ldquoLa vita egrave un pentagramma fatta di righi e spazi Incontrerai diesis che ti porteranno avanti e bemolle che ti porteranno dietro Il musicista ora sei tu fai della tua musica la tua vita e della tua vita una musicardquo Chissagrave se Stefania conosceva questo insegnamento quando decise di dedicare la sua vita alla musica

[Altre informazioni]

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

oltre upc

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 46: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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oltre il corso

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

oltre il corso

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

oltre levento

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

oltre upc

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 47: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

oltre il corso

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Testo di Marta TosoFotografie di Omar Argentin Marta Toso

Ha i capelli biondi con le trecce ma anche rossi o neri e corti Ha gli occhi blu gli occhi a mandorla la pelle bianca e le gote rosee ma anche la pelle scura Indossa vestitini a fiori o jeans e giacca di pelle oppure il kimono Ha molti aspetti la Pigotta tanti quanti ne hanno i bambini di tutto il mondo che hanno bisogno di aiuto tanti quanti ne ha la fantasia delle persone che si adoperano per aiutarli Quanti bambini hanno una bambola per amica con la quale condividono i loro divertimenti e le loro piccole grandi difficoltagrave La Pigotta piugrave che mai egrave la bambola adatta ad aiutare i bambini quelli che la possiedono ma anche quelli lontani migliaia di chilometri Il progetto lrsquoidea della bambola Pigotta nasce dallrsquoUnicef Si tratta di semplici bambole di pezza confezionate da volontari con materiale di

riciclo o proveniente da donazioni che vengono date in adozione tramite la rete di volontariato dellrsquoUnicef Come funziona lrsquoUnicef fornisce alle associazioni che confezionano le Pigotte la sagoma della bambola e lrsquoimbottitura affinchegrave siano tutte della stessa forma e dimensione e in materiale anallergico I volontari partendo da questo realizzano le bambole confezionando i vestitini gli accessori le capigliature e dipingendone i volti Tramite i mercatini di Natale i punti vendita Unicef e il sito web le bambole vengono date in adozione Per adottare una bambola si richiede una donazione minima di 20 euro che consentiragrave di fornire ad un bambino africano un kit salvavita composto da vaccini vitamine antibiotici e una zanzariera per proteggersi Lrsquoidea egrave di creare un cerchio di solidarietagrave che unisce chi ha realizzato la bambola chi lrsquoha adottata e il bambino che grazie allrsquoUNICEF verragrave inserito in un programma di lotta alla mortalitagrave infantile denominato ldquoStrategia Accelerata per la sopravvivenza e lo sviluppo dellrsquoinfanziardquo Chi realizza una Pigotta le creeragrave anche una carta drsquoidentitagrave con nome generalitagrave e un disegno o una foto della bambola nonchegrave il proprio nome e indirizzo in modo che chi adotteragrave la Pigotta sapragrave da chi egrave stata realizzata Chi adotta una Pigotta invece riceveragrave una cartolina da rispedire a chi lrsquoha creata per fargli sapere che ha trovato casa e che un bambino egrave stato salvato e in questo modo il cerchio si chiude Chi confeziona la Pigotta Sono laboratori che nascono spontanei e volontariamente sono bambini delle scuole sono i nonni delle case di riposo e dei centri ricreativi per anziani sono i carcerati i genitori con i loro figli le associazioni e le tante signore che creano gruppi di lavoro aperti tutto lrsquoanno per la realizzazione di bambole Tutti loro sono la vera ricchezza dellrsquoUNICEF percheacute con le loro mani confezionano le bambole che serviranno ad aiutare concretamente i bambini nei paesi in via di sviluppo Anche a Camponogara in collaborazione con il corso di taglio e cucito dellrsquoUniversitagrave Popolare esiste un gruppo di lavoro che confeziona le Pigotte Sono un gruppo di signore che si riuniscono una volta alla settimana in una stanza colma di scampoli di tessuti di ogni disegno e colore e tra una chiacchiera uno scherzo e una risata realizzano delle bambole adorabili Qualcuna ha esperienza di taglio e cucito da molti anni altre hanno iniziato proprio cosigrave con il corso tenuto dallrsquoUniversitagrave Popolare e ora si ritrovano

La bambola che salva i bambini

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

oltre levento

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 48: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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qui insieme per coltivare la passione per il taglia e cuci e al tempo stesso fare volontariato Abbiamo voluto rappresentare il loro lavoro in questo modo ritraendole con in braccio una Pigotta da loro realizzata in mano un oggetto simbolo delle iniziative benefiche dellrsquoUnicef e indosso un tessuto come quelli che loro stesse usano per dare vita alla loro fantasia ma proveniente da un posto lontano nel Mondo come quei bambini che grazie a loro avranno una possibilitagrave in piugrave di diventare grandi Vuoi adottare una Pigotta wwwpigottaunicefit

oltre il corso

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

oltre levento

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

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Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

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Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

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Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

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Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

oltre upc

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 51: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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il borgo

Portobuffolegrave egrave un comune di circa 800 abitanti nel-la provincia di Treviso storicamente per i romani il borgo era chiamato ldquoSeptimum de Liquentiardquo percheacute distante sette miglia da Oderzo ma intorno allrsquoanno 1000 iniziarono a comparire le prime indi-cazioni ldquoPortus Buvoledirdquo o ldquoBufoledirdquo che deriva non tanto da bufalo come comunemente si pensa quanto piuttosto dal latino medievale bova che si-gnifica canale secondo alcuni lacuteorigine va cercata nelle bufaline barche usate per il trasporto delle merci via fiumeOggi Portobuffolegrave comune piugrave piccolo della Mar-ca Trevigiana egrave considerato uno dei borghi piugrave belli drsquoItalia percheacute ha mantenuto le sue caratteri-stiche storiche medioevali egrave situato in un interes-sante crocevia tra Venezia che dista solo 50 Km e le Dolomiti a 70 KmPortobuffolegrave nacque come porto sul fiume Livenza il quale tracciava e tuttrsquoora traccia i confini tra le

terre trevigiane e quelle friulane egrave del X secolo la costruzione del castello in difesa di questi territori con un susseguirsi di famiglie nobili che si interes-sarono a questo borgo una delle piugrave importanti la famiglia da CaminoFu solo nel 1336 che i Malatesta riuscirono a ri-prendere il controllo del castello con lrsquoappoggio dei Veneziani questo ne conseguigrave lrsquoentrata della Serenissima cosigrave che nel 1939 il borgo fu dichiara-to parte delle Repubblica VenezianaIl periodo veneziano per Portobuffolegrave egrave da consi-derasi un periodo drsquooro il borgo cambia fisiono-mia ottiene il titolo di cittagrave lo stemma gentilizio e vengono abbattute le torri medioevali ad ecce-zione di una che viene tenuta come prigione Por-tobuffolegrave diventa la sede della podesteria e i ve-neziani mandano i podestagrave che alloggiavano nellrsquo attuale struttura che ospita il comune sono ancora visibili i segni del passaggio con numerosi stemmi e sopra la porta dellrsquoedificio vi egrave un raro esempio di ldquoleone in moecardquo con lrsquoaspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra

Lrsquoincanto di un tempo passato

Testo di Michele GregolinFotografie di Massimo Bonutto Roberto Tacchettooltre

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

oltre levento

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 52: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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il borgo

Un Leone di San Marco svetta in Piazza Maggiore nucleo monumentale del borgo che ospita i pa-lazzi piugrave significativi fra i quali il Fontego o Casa Comunale Fontego egrave il nome con cui era chiamato lrsquoampio salone usato come deposito di cereali e saleUn rappresentante della famiglia da Camino era Gaia citata da Dante nel sedicesimo canto del purgatorio la casa di Gaia splendida dimora del 1300 si trova nel centro storico del piccolo borgo una casa torre che si sviluppa in quattro livelli con un interessante elemento architettonico che egrave la bifora di stile veneziano interamente affrescata con disegni di come si presentava Portobuffolegrave nel tredicesimo secoloAllrsquointerno di casa Gaia ha sede il museo del cicli-smo alto livenza Inaugurato nel 1995 il museo egrave dedicato a Giovanni Micheletto (Sacile 1889 ndash Sa-cile 1958) vincitore del 4deg Giro drsquoItalia e a Duilio Chiaradia (Sacile 1921- Como 1991) primo gran-de cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva in particolare di quella ciclisticaDa allora la collezione egrave notevolmente aumentata con cimeli di sempre maggior pregio e attualmen-te egrave uno dei piugrave importanti musei italiani dedicati al ciclismo

Il borgo accoglie diverse manifestazioni dai mer-catini dellrsquoantiquariato a quelli del vintage fino alla festa del XIII secolo che si svolge a giugno nata da una intuizione del dott Fabio Chiappetta che sottolineograve piugrave di 15 anni fa la necessitagrave di crea-re un gruppo per il recupero della cultura e della storia medioevale la rievocazione storica ldquoPorto-buffolegrave XIII Secolordquo trova ogni anno per le vie del centro storico il suo naturale scenarioDurante la festa il borgo sembra quasi fermarsi e ritornare medievale Figuranti contestualizzano lrsquoe-vento vestiti con costumi drsquoepoca realizzati dalle sapienti mani delle donne di PortobuffolegraveLe principali piazze sono animate da saltimbanchi e sbandieratori in unrsquoatmosfera resa suggestiva dal-la sola luce delle fiaccole La manifestazione inizia con lrsquoapertura delle porte del castello e continua con scene di vita quotidiana La serata prosegue con il banchetto a base di tipici piatti medioevali che si tiene nelle piazze principali su grandi tavo-late come si usava fare un tempo una giornata dove tutto sembra essersi fermato dove egrave pos-sibile dimenticare che oltre il ponte drsquoaccesso al borgo ci attende nuovamente una vita frenetica

oltre il circolo

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

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Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

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Chi non ha mai sentito la canzone ldquoEravamo quat-tro amici al barhelliprdquoalzi la mano nasce quasi cosigrave sicuramente dalla passione condivisa per la foto-grafia ma anche da un senso forte dellrsquoamicizia e dello stare insieme il Circolo Fotografico LrsquoO-biettivo di Dolo Era il 1969 gli amici in questione erano Paolo Prando tuttora presidente Mario Or-betelli Ruggero Zausa Paolo Borgato Il ldquoparoacutenrdquo del bar anzi della trattoria La Busa era Fulvio Si-nigalliaNon molto tempo dopo arriva Mario Casagrande che con Paolo Prando e Ruggero forma il glorioso nucleo storico del circolo capace negli anni di radunare attorno a seacute una cinquantina di soci di tutte le etagrave e di dar vita con ritmo incalzante ad attivitagrave che coinvolgono intensamente il territorio ma che spesso e volentieri guardano anche oltre

confine Il titolo di BFI arrivato lo scorso anno pre-mia lrsquoimpegno dellrsquoObiettivo proprio negli scambi culturali a partire dagli anni Settanta con paesi come la Polonia lrsquoex Unione Sovietica e la Cina E proprio in questi giorni con la Francia sulla scia di un gemellaggio che lega da tempo i paesi di Fiesso drsquoArtico e Saint Marcellin A dimostrazione che arte e cultura sanno piugrave di tante parole co-struire ponti sani e solidi anche ldquoin casardquo il circolo Obiettivo punta sulla collaborazione tra fotoclub e sulla reciproca conoscenza spendendosi in un de-cennale impegno nella federazione regionale e nel lavoro sul campo premi concorsi nazionali e internazionali (come le 15 edizioni del Premio Nazionale FIAF Il Naviglio o recentemente il concorso legato al Burchiello e alle ville venete) un occhio di riguardo per il Vene-to e la promozione della sua fotografia (vedi la ras-segna ldquoLa fotografia dei circoli venetirdquo concepita nel 1985 e ripresa nel 2010 e 2012 o il supporto allrsquoorganizzazione del GIROFILE ldquoIl lavoro nel

Testo di Piera Lombardi

Circolo fotografico lrsquoObiettivo di Dolo

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i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

oltre upc

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

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ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

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ponog

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pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 54: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

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Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

oltre upc

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

pagina facebook OLTRE online

Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

httpwwwunipopcamponogarait

Page 55: OLTRE - Anno 2, N°4 Marzo 2015

i l circolo

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oltre

Venetordquo2013 e 2014) e un pezzetto di cuore in terra polacca Quella della Polonia egrave una storia che vale la pena di farsi raccontare se i soci recenti da un paio drsquoanni vivono con entusiasmo il gemellaggio che lega LrsquoObiettivo al Krakowski Klub Fotogra-ficzny sono perograve i ldquoveteranirdquo i protagonisti degli esordi di questo rapporto con la cultura polacca che si tinge di avventura negli anni della cortina di ferro I racconti si animano di viaggi interminabili frontiere armate pedinamenti e scene da contro-spionaggio ma anche di accoglienze commoventi grandi risate e amicizie che durano una vita Per il Circolo egrave sempre stato cosigrave unire la fotografia e il piacere di stare insieme egrave nel suo Dna Oggi oltre allrsquoappuntamento settimanale delle serate sociali spesso e volentieri si va in gruppo a vedere film mostre e rassegne con la fotografia come protago-nista o si organizzano in modo molto spontaneo uscite di ripresa per scattare in compagnia com-prese spedizioni estemporanee allrsquoalba e uscite notturne Gli scenari naturali o antropici non man-cano di certo I soci si incontrano di giovedigrave (alle nove) presso la sede di Sambruson in via Brusaura 16 per guardare e commentare i lavori singoli o collettivi selezionare le foto per eventuali mostre o concorsi discutere Anche tanto qualche volta come accade quando crsquoegrave da ldquopremiarerdquo lrsquoautore per il tema del mese un appuntamento fisso che stimola chi partecipa a mettersi in gioco a misu-rarsi con lrsquoesercizio assegnato teoricamente sen-za troppa pressionehellip E ad accettare il confronto materia sensibile come la benemerita pellicola territorio intimo in cui si incontrano e si scontrano orgoglio drsquoautore ed umiltagrave si affinano gli stru-menti critici di lettura ci si espone per proiettarsi verso un obiettivo di crescita continua spesso sa-crificando un bel porsquo di ego Questo egrave il senso non facile del ritrovarsi nel circolo Che diventa anche uno spazio di formazione due volte lrsquoanno vengo-no organizzati corsi di fotografia o fotoritocco (i nuovi allievi sono poi naturalmente i benvenuti nella vita associativa) mentre su richiesta dei soci possono essere creati percorsi di approfondimen-to teorico o tecnico come le lezioni con i docenti dellrsquoIstituto di Fotografia e Arti Visive (ISFAV) sul ritratto sulla composizione incontri con esperti o lezioni monografiche sui grandi autori Per tutti crsquoegrave la possibilitagrave di allestire un set di ripresa con modella (il modello non egrave ancora capitato ma non egrave detta lrsquoultima parolahellip)

Formazione significa anche avere lrsquoopportu-nitagrave di conoscere di persona fotoamatori o professionisti non di rado di grande caratura sono incontri mensili aperti al pubblico che portano in sede lavori di qualitagrave e soprattutto

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

[ Altre informazioni ]

oltre levento

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

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Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

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voce e presenza di autori che si raccontano e rispondono a curiositagrave e dubbi Parlare di foto-grafia sempre fino a credere di non poterne piugrave succede anche questo ci sono i momenti di stanchezza di poca ispirazione

di scoraggiamento Ma poi si torna a scattare per-cheacute se hai imparato qualcosa hai imparato a vede-re E da questo non si guarisce mai

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

oltre upc

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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oltre chi siamo

La rivista in pdf puograve essere scaricata gratuitamente collegandosi al sito

httpwwwunpocorsofotoblogspotit

Org

ano di Inform

azione dellrsquoU

niversitagrave Popolare d

i Cam

ponog

ara

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Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

mail oltrelabgmailcom

Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

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Dino Fracchia nasce nel 1950 a Milano nel quar-tiere Ticinese Dopo alcuni mesi come fotografo presso il quotidiano lrsquoUnitagrave intraprende la strada della libera professione mantenendo rapporti di-retti coi giornali ed appoggiandosi a varie agenzie per la distribuzione dellrsquoarchivio Nel 1995 egrave sta-to uno dei fondatori dellrsquoassociazione ldquoFotografia amp Informazionerdquo (Associazione Italiana Giornalisti dellrsquoImmagine) di cui ricoprigrave per alcuni anni la ca-rica di segretario Attualmente fa parte di Buena Vista Photo una rete di fotografi freelance italiani di grande esperienza che hanno messo in comune i loro archivi e la loro professionalitagrave e sono diven-tati un punto di riferimento per le testate giornali-stiche italiane ed estere Lrsquoincontro con la fotografia egrave stato fortuito oppure egrave frutto di una scelta consapevoleldquoAssolutamente no Dopo il diploma di maturitagrave mi sono iscritto allrsquo universitagrave di ingegneria aero-nautica ma ho abbandonato gli studi subito dopo penso di aver dato solo tre esami Troppa matema-tica Sono andato a fare il militare e ligrave ho fatto ami-cizia con chi si occupava della sezione fotografica e della camera oscura della casermardquo La carriera fotografica di Dino inizia cosi scattando le tanto classiche foto ai commilitoni in posa con il fucile in braccio che venivano poi spedite alle famiglie e alle fidanzate I suoi primi guadagni sono ldquo100 lire

la fotografia piccola 150 lire per quella formato cartolina Che finivano ogni sera in pizzeriardquo Percheacute fotografo di reportage e non per esempio fotografo naturalistico o di modaldquoPercheacute mi son trovato a vivere a Milano negli anni rsquo70 e ho iniziato a lavorare subito per un grosso giornale come lrsquoUnitagraverdquo Nel 1974 terminato il mili-tare Dino ha infatti la fortuna di operare in qualitagrave di fotografo per lrsquoeditoriale entrando a far parte dello staff della stampa svolgendo un lavoro che gli dagrave anche la possibilitagrave di apprendere i fonda-menti del mestiere e di cosa vuol dire ldquofare un giornalerdquo La sua unica esperienza di lavoro di-pendente avviene in un periodo storico editoriale in cui la mattina ldquoera sufficiente presentarsi con la propria macchina con il pieno fatto e la tasca piena di gettoni del telefonordquo Il fotografo munito di una mappa topografica delle cabine del telefo-no girava per la cittagrave mentre la radio presente in redazione si collegava alla centrale dei carabinieri e captava gli avvenimenti salienti Il fotografo tele-fonava in sede e riceveva le informazioni sul fatto che stava succedendo e le necessarie istruzioni su dove recarsi Nel corso della sua carriera Dino ha approfondito moltissimi temi di attualitagrave contemporanea come per esempio il terremoto in Friuli e la sua successi-va ricostruzione lrsquoincidente ecologico a Seveso del 1976 dove una nube di diossina fuoriuscigrave da un im-pianto i movimenti sindacali e i problemi dellrsquoindu-stria e del lavoro la documentazione sulla nascita in Europa dei movimenti ecologisti e pacifisti cosigrave come la sopravvivenza delle tradizioni culturali e il degrado sociale in Sicilia Adesso le fabbriche me le hanno chiuse mi sto occupando del mondo delle nuove tecnologie emergenti pratiche econo-miche e giovani innovativi che ci stanno portando verso la rivoluzione industriale del terzo millennio come Makers Fav-Lab Start-uphellipe cosi viardquo Le sue inchieste sono state frutto della propria ini-ziativa e organizzazione ma anche commissionate direttamente dalle diverse testate giornalistiche fra cui Panorama LrsquoEspresso Epoca Europeo Set-te Il Venerdigrave La Repubblica La Stampa Corriere della Sera Focus Airone New York Times Time Magazine Chicago Tribune Le Monde Liberation e Stern Ma dellrsquoattuale panorama editoriale egrave mol-to amareggiato specie quando sfogliando i vari organi di informazione ldquovedo le immagini firmate da un semplice nome affiancato dal nome dellrsquoa-genzia di stampa internazionale Purtroppo queste ultime non sono piugrave disposte a pagare la trasferta

Camponogara Fotografia Dino FracchiaTesto di Paola Poletto

copy Andrea Collodel

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

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lrsquoassicurazione probabilmente anche lrsquointerprete a fotografi professionisti che dovrebbero recarsi in Paesi lontani quando invece si possono avvalere di immagini scattate da qualche corrispondente (anche non professionista) in zona che conosce benissimo il luogo parla la stessa lingua e ma-gari sa anche scattare benerdquo Sostiene con forte pessimismo che i fotografi della sua generazione cresciuti sfogliando Epoca (ldquoil Life italianordquo come lo definisce lui stesso) hanno avuto la fortuna di vivere la coda del momento drsquooro storico dellrsquoe-ditoria ma purtroppo ldquoil mondo va avanti e non ti resta che fare una battaglia di sopravvivenza di re-troguardia tanto prima o poi il mondo ti capiteragrave addossordquo Siamo tutti consapevoli che al giorno drsquooggi il rapporto tra redazione e fotoreporter egrave cambiato non solo per la facilitagrave di reperire imma-gini libere sul web dove tutti si improvvisano foto-grafi grazie anche alle nuove tecnologie che hanno reso piugrave ldquofacilerdquo lo scatto e la diffusione immediata dei fotogrammi Credi che questo possa influenzare e modificare lrsquo interesse dei lettori verso un reportage fotogra-fico ldquoSicuramente Lrsquoattuale mancanza di testate giornalistiche come Epoca che approfondivano e andavano dentro la notizia ha influenzato moltissi-mo lrsquointeresse dei lettori oggi non appena accade il fatto lrsquoimmagine egrave giagrave fruibile sul web in tempo reale e il pubblico non egrave piugrave interessato alla foto di reportage pubblicata ventiquattro ore dopo di quanto accaduto ieri Sono convinto che il proble-ma della grande crisi della fotografia stia soprat-tutto nellrsquoelevatissimo numero di concorsi mostre e premi fotografici a fronte di giornali che chiudo-no uno dopo lrsquoaltro ogni giornordquo Per Dino esclusi quei pochi giovani che inseguono ancora il mito di Walter Bonatti i giovani fotoreporter di oggi si avventurano in zone ldquocalderdquo non per raccontare il conflitto in atto o il fatto in seacute non si recano in un

luogo per raccontare una storia ma partono piut-tosto con la mentalitagrave di fare La foto che vinceragrave il Word Press o qualsiasi altro concorso Raccon-ta di quando a seguito della missione umanitaria dellrsquoEsercito Italiano in Albania si recograve in Kosovo e si trovograve a viaggiare assieme ad un altro fotogra-fo italiano che andava in quelle zone non per ri-portare lrsquoesodo e il dramma della popolazione ma per ldquovedere se crsquoera materialerdquo E a tal proposito commenta lo scalpore suscitato dallrsquoedizione 2015 del World Press Photo dove la giuria ha scartato il venti per cento delle immagini inviate dai concor-renti (tre volte tanto rispetto allrsquoanno precedente) per un uso eccessivo del fotoritocco utilizzato da molti per far raggiungere il giusto livello emozio-nale alla propria foto Crsquoegrave chi sostiene che molti non usano il ritocco per cambiare la realtagrave ma per rendere speciale unrsquoim-magine riconoscibile in un mondo competitivo come quello della fotografia Cosa ne pensildquoRicordo una foto che fece discutere Ritraeva il marine in posa statuaria e tra la folla spiccava un padre con un bambino in braccio in realtagrave erano due scatti in uno il marine era perfettamente in posa ma il padre con il bambino non si vedeva molto bene nel secondo scatto il padre e il bimbo emergevano dalla folla ma il marine non era mol-to espressivo Ecco in questo caso non possiamo dire che il taglio e lrsquoincollaggio dei due fotogram-mi eseguito per ottenere lo scatto poi pubblicato abbiano alterato la realtagrave semplicemente il foto-grafo lrsquoha manomessa a suo favore Unrsquoaltra volta invece una mia collega dovendo dare notizia del corteo di operai licenziati dalla Fiat mandograve in re-dazione delle foto tutte belle soleggiate e splen-dentihellippeccato che quel giorno a Termini Imerese piovesse a dirotto In questo caso ha alterato una realtagrave che non era quellardquo Spiega come lo stesso vademecum dellrsquoAssociated Press permettesse di

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

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elaborare qualcosa ovviamente sempre restan-do entro certi limiti come togliere le macchioline del sensore modificare un porsquo le luci correggere i colori dominantirdquo e conclude specificando che lrsquouso ideale di photoshop egrave arrivare dove la ca-mera oscura ti permette di lavorare E il dibattito su quali siano oggi i confini invalicabili per un fo-togiornalista sul ruolo della fotografia e di come deve raccontare la realtagrave egrave piugrave che mai aperto Una regola del codice etico della National Press Photographers Association dice ldquoTrattate ogni soggetto con rispetto e dignitagrave Abbiate partico-lare considerazione per i soggetti piugrave vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedierdquo Secondo te viene rispettata Tirando in ballo lrsquoetica deontologica nel rispondere Dino cita Berengo Gardin ldquodunque Gianni diceva che viene richiesto rispetto per i bambini e stare attenti ai volti ma questo purtroppo non vale per i bambi-ni africani che muoiono di fame percheacute quelli non hanno buoni avvocati

Ersquo una norma legittima e anzi non dovrebbe es-sere neppure necessario specificarla Il problema egrave che ci sono troppe norme deontologiche e non ci si capisce piugrave nulla Ci sono giornali che pixelano tutto per esempio raccontano il primo giorno di scuola con la foto dei bambini allrsquoingresso dellrsquoedi-ficio e li pixelano tutti Mi chiedo che senso abbia allora pubblicare quellrsquoimmagine Un altro giornale invece pubblica la stessa foto senza nessuna cen-sura Mi ricordo di un servizio su La Repubblica che doveva raccontare con immagini posate le storie di persone portatori di handicap psicologico con i loro accompagnatori o con i volontari che lavora-vano con loro Nel servizio tutti i volti dei portatori di handicap erano oscurati Loro stessi avrebbero

potuto chiedersi il percheacute considerato che il ser-vizio era proprio su di loro e si trattava pur sem-pre di ritratti posati eseguiti appositamente da un fotografo Ersquo stato come far pesare ancora di piugrave il loro handicap Ma allora che senso aveva il servi-zio Diciamo che crsquoegrave ancora molta confusione sot-to questo punto di vista Tutto sta nel buon senso e nella sensibilitagrave del fotografordquo Tra le piugrave classiche domande non poteva manca-re La foto che avresti voluto fare e non hai fatto ldquoUna volta mi trovavo a Milano nel mezzo di un corteo con i cattivi e le chiavi inglesihellipegrave passata una Bentley e hanno iniziato a massacrarla Di na-scosto e senza che nessuno se ne accorgesse ho iniziato a scattare e riuscii a fare tutta la sequenza Avevo agganciato male il rullordquo Crsquoegrave un argomento del quale Dino non ama parlare la foto della sparatoria di via De Amicis a Milano ldquoSono anni che faccio foto Ersquo mai possibile che venga ricordata solo quellardquo Abbiamo provato a chiedergli cosa prova lui oggi nel passare per quel-la via ldquoHanno tolto i binari del tramrdquo ci risponde e aggiunge poi di esserci tornato con Mario Calabre-si per fare un lavoro assieme Dino nel momento in cui aveva scattato non si era reso conto di avere tra le mani la foto storica ldquoLe pistole erano giagrave uscite un paio di volte in piazza e quando scattai non crsquoera un morto ma un ferito graverdquo Non ci rimane che ricordare le sue mostre perso-nali Centro SFedele (Milano 1984) Servizi di Mi-lano (Milano 1984) SICOF (Milano 1985) World Biennal of Photography (Belgrado 1985) Testi-monianze (Milano Galleria il Diaframma 1989 da Cipputi a Chiputi ritratti di operai in fabbrica dal 1975 al 2000 (Milano 2002)

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Fotografie gentilmente concesse da copy Dino Fracchia

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

Rubrica a cura dellrsquoUniversitagrave Popolare di CamponogaraTesto di Jessica Nardo

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Michele GregolinDocente di fotografia Direttore Responsabile

Vicedirettore Marta Toso

Redazione Omar Argentin Massimo Bonutto Andrea Collodel Francesco Dori Lucia Finotello Luisella Golfetto Enrico Gubbati Alessandro Pagnin Martina Pandrin Paola Poletto Mirka Rallo Roberto Tacchetto Marta Toso Riccardo Vincenzi

Collaboratori esterni Stefano Berto Silvia Maniero Piera Lombardo Jessica Nardo

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Foto di copertina copy Massimo Bonutto

Impaginazione e grafica Michele Gregolin Marta Toso

ldquoOLTRErdquo progetto editoriale del Corso di Fotogra-fia dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Laboratorio Fotografia amp Comunicazione

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Cinema Nights egrave il primo evento organizzato e aperto al pubblico del Dipartimento di Lingue dellrsquoUniversitagrave Popolare di Camponogara Il Dipartimento Lingue nasce dopo qualche anno dalla fondazione dellrsquo Universitagrave Popolare di Cam-ponogara come gruppo di lavoro delle docenti dellrsquoarea linguistica con lrsquointento di coordinare e migliorare sempre piugrave i corsi di lingue straniere proposti dallrsquoAssociazione Il fine principale del Dipartimento egrave la promozio-ne delle lingue straniere in tutte le sue forme me-diante i corsi e non solo In questrsquoottica divulgativa nasce e si sviluppa questo progetto Cinema Nights prevede la proiezione di 3 film in lingua inglese con sottotitoli il 23 marzo Gran Torino (Clint Eastwood 2008) il 30 marzo The Kingrsquos Speech (Il discorso del re di Tom Hooper 2010) e il 13 aprile True Grit (Il Grinta di Joel and Ethan Coen 2010) alle ore 2030 presso la Sala Consiliare del Comune di Camponogara Dopo le proiezioni avragrave luogo un dibattito in lingua sui principali argomenti trattati nei film per favorire sia delle riflessioni su alcune particolari tematiche sia per promuovere lrsquouso della lingua inglese come lingua veicolare non finalizzata allrsquoapprendimento della stessa bensigrave al suo utilizzo come strumento di comunicazione Saragrave possibile scaricare dal sito o ritirare in segre-teria una sintetica scheda film con trama e alcune domande per stimolare il dibattito Cinema Nights egrave quindi unrsquoiniziativa rivolta a tutte le persone che desiderano mettersi alla prova con la lingua inglese o semplicemente ad appassionati di cinema che desiderano godersi il film in lingua originale Esperienza unica nel suo genere nei dintorni spera di incontrare il favore di un vasto pubblico sensibi-le alle lingue straniere

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