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N. 5 - 2010 Giornale della Comunità Parrocchiale PARROCCHIA di CASTELLO sopra Lecco

Parole di Vita - Dicembre 2010

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“Parole di Vita” è il giornale della Parrocchia di Castello, pubblicato per tutti i membri della comunità parrocchiale.

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N. 5 - 2010

Giornale della Comunità Parrocchiale

PARROCCHIA di CASTELLO sopra Lecco

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ORARI DELLE CELEBRAZIONI DEL PERIODO NATALIZIO

Giovedì 9 dicembre S. Confessioniore 16.30 per tutti i ragazzi di 1a media

Giovedì 16 dicembre S. Confessioniore 16.30 per tutti i ragazzi di 5a elementareore 17.30 per tutti i ragazzi di 2a e 3a media

Mercoledì 22 dicembre Celebrazione comunitaria della Riconciliazioneore 21.00 per adolescenti, giovani e adulti

Giovedì 23 dicembre S. Confessionidalle 16.00 alle 18.00

Venerdì 24 Dicembre S. Confessionidalle 16.00 alle 18.00ore 18.30 S. Messa vigiliareore 23.15 Veglia di preghieraore 24.00 S. Messa di mezzanotte

Sabato 25 Dicembre S. Natale S. Messe nell’orario festivo

Domenica 26 Dicembre Santo Stefano S. Messe nell’orario festivo

Venerdì 31 Dicembre ore 18.30 S. Messa vigiliarecon canto solenne del TE DEUM

Sabato 1 Gennaio Ottava del Natale nella Circoncisione del Signore(Giornata mondiale di preghiera per la pace)

S. Messe nell'orario festivo

Giovedì 6 Gennaio Epifania del SignoreS. Messe nell'orario festivo

ore 15.00 Benedizione dei bambinicon il bacio a Gesù Bambino

Sabato 8 Gennaio Marcia della Pace

Domenica 9 Gennaio Battesimo del SignoreS. Messe nell'orario festivo

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ZIOCARISSIMI PARROCCHIANI,

ED I TOR I A LE

1Giornale della Comunita Parrocchiale di CASTELLO 2010 N. 5

BUON NATALE!“Come sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annun-cio di bene, che annunciano la pace”. Sempre suggestive que-ste parole del profeta Isaia che leggiamo nel tempo natalizio. Vorrei arrivare anch’io attraverso questa parola a portare l’an-nuncio della pace e del bene. Sono gli auguri che rivolgo atutti anche a nome degli altri sacerdoti. Ma questo augurio cade in un anno speciale per noi ambro-

siani: è l’anno della riscoperta della nostra vocazione alla santità: santi perchè battezzati, santiperchè Dio entra nella nostra vita e nelle nostre famiglie, santi perchè accogliamo da lui il perdo-no e la pace, santi perchè lo sappiamo incontrare nel volto dei fratelli più piccoli e più bisognosi,santi perchè Dio è prima di tutto e di tutti.E quest’anno S. Carlo sta davanti a noi come modello ed esempio di santità e di carità.E’ un grande e meraviglioso santo che la bontà del Signore ha donato alla sua chiesa.Ad Arona possiamo vedere la superba statua di S. Carlo “Il Sancarlone”: ma la maestosità di quel-la statua ci vuole ricordare soprattutto la grandezza spirituale della sua santità.Come san Carlo ha contemplato a lungo il crocifisso, così ciascuno di noi in questo Natale sap-pia contemplare il Signore che viene in mezzo a noi: “Egli è la pace, egli è il nostro sommo bene, egli è il nostro tesoro, la nostra via, la nostra sapien-za e giustizia...” (S. Ambrogio). Sono espressioni della nostra fede, e poichè sono parole che noi ripetiamo tante volte, sembranocose note che non fanno più scalpore; invece sono parole forti che non finiscono di stupire colo-ro che appena hanno la pazienza di meditarle. “Questa è la nostra fede: credere e proclamare cheil Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio è Dio e uomo” (Simbolo di Calcedonia).

Ricordiamo queste verità mentre prepariamo nelle nostre case il presepio con i bambini, men-tre ricordiamo ai nostri figli che per Natale dobbiamo essere più santi e che dobbiamo aver curadi qualche necessità dei poveri.Scrive il Cardinale Arcivescovo Dionigi Tettamanzi nella sua lettera di Natale ai bambini “Santisubito”: “I cristiani non diventano eroi con qualche incantesimo e neppure assumendo pozionimagiche: diventiamo santi seguendo il segreto rivelato nella notte più vera della storia, quella“notte silenziosa” che dà il titolo ad un famoso canto natalizio “Astro del ciel”. Si diventa santi dunque così: seguendo la luce della vita di Gesù. E lasciando che tutto ciò che èbuono, giusto e vero abiti nei nostri cuori, per portare pace a tutti”. Sullo sfondo di tutti questi pensieri e gesti ci deve essere però una fede profonda che permetteal nostro Natale cristiano di diventare contagioso: deve giungere a contagiare anche coloro chenon sanno o hanno dimenticato le ragioni profonde della fede. Buon Natale a tutti coloro che saranno con noi a celebrare il Natale; Buon Natale a tutti gliammalati, Buon Natale a tutti i dubbiosi che soffrono senza speranza. Buon Natale a tutti coloroche abbiamo incontrato nella benedizione delle famiglie.“Pace a queste case e a tutti coloro che le abitano”, abbiamo ripetuto tante volte.

Ma ora lo diciamo con più forza, perchè il Signore Gesù nel suo Natale, nel suo giungere in mezzoa noi, sia di nuovo accanto a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero.

Il vostro Parroco don Egidio Casalone, don Paolo, don Mario, don Contardo e le suore.

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"La luce della carità di san Carlo"Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa ambrosiana

per il IV centenario della canonizzazione

1. L'epoca in cui visse Carlo Borromeo fu assaidelicata per la Cristianità. In essa l'Arcivescovo diMilano diede un esempio splendido di che cosasignifichi operare per la riforma della Chiesa. Moltierano i disordini da sanzionare, molti gli errori dacorreggere, molte le strutture da rinnovare; e tutta-via san Carlo si adoperò per una profonda riformadella Chiesa, iniziando dalla propria vita. È nei con-fronti di se stesso, infatti, che il giovane Borromeopromosse la prima e più radicale opera di rinnova-mento. La sua carriera era avviata in modo promet-tente secondo i canoni di allora: per il figlio cadet-to della nobile famiglia Borromeo si prospettava unfuturo di agi e di successi, una vita ecclesiasticaricca di onori, ma priva di incombenze ministeriali;a ciò si aggiungeva anche la possibilità di assume-re la guida della famiglia dopo la morte improvvisadel fratello Federico. Eppure Carlo Borromeo, illu-minato dalla Grazia, fu attento alla chiamata concui il Signore lo attirava a sé e lo voleva consacrareal servizio del suo popolo. Così fu capace di opera-re un distacco netto ed eroico dagli stili di vita cheerano caratteristici della sua dignità mondana, e didedicare tutto se stesso al servizio di Dio e dellaChiesa. In tempi oscurati da numerose prove per laComunità cristiana, con divisioni e confusioni dot-trinali, con l'annebbiamento della purezza dellafede e dei costumi e con il cattivo esempio di varisacri ministri, Carlo Borromeo non si limitò adeplorare o a condannare, né semplicemente adauspicare l'altrui cambiamento, ma iniziò a rifor-mare la sua propria vita, che, abbandonate le ric-chezze e le comodità, divenne ricolma di preghiera,di penitenza e di amorevole dedizione al suo popo-lo. San Carlo visse in maniera eroica le virtù evan-geliche della povertà, dell'umiltà e della castità, inun continuo cammino di purificazione ascetica e diperfezione cristiana. Egli era consapevole che unaseria e credibile riforma doveva cominciare propriodai Pastori, affinché avesse effetti benefici e dura-turi sull'intero Popolo di Dio. In tale azione di rifor-ma seppe attingere alle sorgenti tradizionali e sem-

pre vive della santità della Chiesa cattolica: la cen-tralità dell'Eucaristia, nella quale riconobbe e ripro-pose la presenza adorabile del Signore Gesù e delsuo Sacrificio d'amore per la nostra salvezza; la spi-ritualità della Croce, come forza rinnovatrice, capa-ce di ispirare l'esercizio quotidiano delle virtù evan-geliche; l'assidua frequenza ai Sacramenti, nei qualiaccogliere con fede l'azione stessa di Cristo chesalva e purifica la sua Chiesa; la Parola di Dio,meditata, letta e interpretata nell'alveo dellaTradizione; l'amore e la devozione per il SommoPontefice, nell'obbedienza pronta e filiale alle sueindicazioni, come garanzia di vera e piena comu-nione ecclesiale. Dalla sua vita santa e conformatasempre più a Cristo nasce anche la straordinariaopera di riforma che san Carlo attuò nelle strutturedella Chiesa, in totale fedeltà al mandato delConcilio di Trento. Mirabile fu la sua opera di guidadel Popolo di Dio, di meticoloso legislatore, digeniale organizzatore. Tutto questo, però, traevaforza e fecondità dall'impegno personale di peni-tenza e di santità. In ogni tempo, infatti, è questal'esigenza primaria e più urgente nella Chiesa: cheogni suo membro si converta a Dio. Anche ai nostrigiorni non mancano alla Comunità ecclesiale provee sofferenze, ed essa si mostra bisognosa di purifi-cazione e di riforma. L'esempio di san Carlo cisproni a partire sempre da un serio impegno di con-versione personale e comunitaria, a trasformare icuori, credendo con ferma certezza nella potenzadella preghiera e della penitenza. Incoraggio inmodo particolare i sacri ministri, presbiteri e diaco-ni, a fare della loro vita un coraggioso cammino disantità, a non temere l'ebbrezza di quell'amore fidu-cioso a Cristo per cui il Vescovo Carlo fu dispostoa dimenticare se stesso e a lasciare ogni cosa. Carifratelli nel ministero, la Chiesa ambrosiana possatrovare sempre in voi una fede limpida e una vitasobria e pura, che rinnovino l'ardore apostolico chefu di sant'Ambrogio, di san Carlo e di tanti vostrisanti Pastori!

Prima parte

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Io ho la certezza che il paradiso non è pienodi santi, ma di peccatori perdonati, di gentecome me, che non sono un eroe, ma sonoamato.Destino ordinario dell'essere umano è in-contrare un amore umano, destino straordi-nario è incontrare, meglio ancora essereincontrati da seduttori non umani, un amorestraniero alla terra, un amore alieno, vita daaltrove.

a. I santi raccontano Dio nell'uomo;incremento d'umano, accrescimento, in-tensificazione della vita; che il santo è l'uo-mo moltiplicato; ha lasciato tutto, ma pertrovare tutto. Vi darò cento fratelli, ha dettoGesù, vi darò un supplemento di umanità edi cuore; vivrete di relazioni e non di cose,di persone e non di possessi, uomini final-mente promossi a uomini (P. Mazzolari).

b. Che il santo è l'uomo meravigliato. Inprincipio alla santità c'è la meraviglia, quel-la stessa di Dio nella Genesi, che guarda egrida ad ognuna delle sue creature: chebello! (Gen 1,31). E la meraviglia, riserva digioia, resta viva se abbiamo con Dio e conla vita un incontro disarmato, come quellodei bambini. Disarmato e innamorato, perreincantare la vita, oggi stritolata tra nichili-smo e fondamentalismo. Salvare lo stupo-re, come Maria, maestra di stupore.

c. Santo è l'uomo dal cuore plurale.Ama Dio, ama il prossimo e ama se stessocome orma e frammento del sogno di Dio.È l'uomo che vive la polifonia del cuore, conle mani impigliate nel folto della vita, capa-ce di amare con la stessa intensità il cielo ela terra, di fissare gli abissi del cielo e gliocchi delle creature.

d. Santo è l'uomo che conosce tutte le

2. I SANTI RACCONTANO...sue forze positive, tutto il buon granosepolto in lui e lo porta a maturazione,senza più ansia per la zizzania. Raccontauna passione convertita, non spenta. Se lespegni diventi non santo ma l'opposto di testesso. Poca cosa il diventare padroni disé. L'equilibrio è gelido. Placare le passionipuò non rendere felici per niente.

e. Santo non è il contrario di peccatore.L'alternativa non vale: siamo tutti ai con-tempo santi e peccatori, lo è la stessa Chie-sa, "casta meretrix". Il giusto pecca settevolte al giorno, ma settanta volte settecompie opere di vita. La tua santità non simisura sull'assenza o sul numero dei pec-cati, ma sul bene seminato nei lunghi solchidei giorni.

f. Santo è l'uomo invincibile. Invincibilenon è chi vince sempre, ma chi mai si fasbaragliare dalle sconfìtte, chi mai rinunciaa battersi di nuovo.

g. Il santo ama la vita, ma è innamora-to dell'impossibile. È custode dei giorni el'attende l'eterno.

h. Santo è allora l'uomo dalla vita bella.Perché bellezza secondo gli antichi èmescolare in giuste proporzioni finito e infi-nito. Scrive Florenskij: ciò che è proprio delsanto è la bellezza più ancora che la bontà;anche un uomo carnale può essere buono,ma solo l'uomo spirituale è davvero bello eluminoso.

(don Ermes Ronchi CHIESA DI SANTI)

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Nessun documento antecedente al XVI secolotestimonia l'esistenza di questa chiesa, eppuresia la dedicazione ai santi Nazzaro e Celso,assai diffusa nel periodo longobardo, che ele-menti della costruzione, quali il campanile dichiare forme romaniche fanno pensare adun'epoca di fondazione di poco precedenteall'anno mille. Fu visitata nel 1566 da S. CarloBorromeo, nel corso della sua prima visitapastorale. Il Santo la trovò "antiquissima etmale ornata", tanto da ordinare di apportarealcune migliorie. Lavori significativi vennerosvolti però solo nel 1674 quando venne sceltacome propria sede dalla confraternita (o scho-la) di S. Carlo che fu ufficialmente costituita ericonosciuta in quell'anno. I lavori di amplia-mento e riforma che gli conferirono suppergiùl'aspetto attuale terminarono entro il 1683 (da-ta incisa sull'architrave dell'ingresso laterale).A questo periodo risale anche la loggia sopra ilportico rapportata alla chiesa grazie ad un'am-pia serliana: qui stavano i disciplini della con-fraternita, che siedevano su panche, non piùesistenti, con incise le cariche principali. Coe-vi sono pure il complesso dell'altare con la pa-la raffigurante San Carlo in adorazione dellaVergine col Bambino e le due portine lateralicon le figure a stucco dei patroni della chiesa,il raro e prezioso architrave ligneo dorato dellacappella maggiore ed il coro ove furono collo-cati gli stalli voluti nel 1642 dalla confraterni-ta del SS.mo Rosario, che divideva con quella

di S. Carlo l'uso dell'oratorio. Dalla parroc-chiale fu inoltre ivi trasferito il reliquiario del-la veste di S. Carlo realizzato nel 1647. Se-condo la tradizione locale era stata donata dalsanto arcivescovo dopo che l'aveva sporcatavisitando un opificio del luogo, durante la visi-ta pastorale. È sconosciuto l'autore del seggioligneo posto al fianco dell'altare, anch'esso difine Seicento. La sacrestia era molto più spa-ziosa dell'attuale tanto che vi troneggiava ilvestiario settecentesco trasportato nel 1802 inchiesa parrocchiale, dove si trova a tutt'oggi.Tra il 1722 ed il 1726 furono costruiti il porti-chetto laterale sorreggente la "loggia… per

Dopo i lavori di restauro dell’altare e delquadro della Madonna, la Chiesa deiSanti Nazzaro e Celso, detta anche "diS. Carlo", è stata finalmente riaperta. Perinaugurarla sono state celebrate due SanteMesse solenni giovedì 4 novembre, unadelle quali presieduta da Mons. Stucchi,vicario episcopale di Varese, e seguita daun concerto per armonium e voci soliste.

SAN CARLO, LA CHIESETTA

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riporre l'organo nuovamen-te costruito" (distrutto du-rante i restauri degli anni'60 del novecento) e la cap-pella-ossario della quale sisegnalano le belle inferria-te esterne e l'affresco sottola mensa dell'altare raffigu-rante anime purganti. Nel1739 venne asportato da un"pilastro distaccato dal mu-ro" il lacerto di affrescoquattro-cinquecentesco raf-figurante la Madonna conbambino, rimurato al cen-tro della cappella entro la"incona tutta di legno ado-rato et argentato e colorato" donata dal mar-chese Marc'Antonio Locatelli e da donnaDomenica Melesi Lanfranchi. Nel 1785 leautorità civili soppressero la schola di S. Carloe la Confraternita del SS.mo Rosario. Nel1795 i confratelli confluirono nella rifondataconfraternita del SS.mo Sacramento che siinsediò nel vecchio oratorio. Nel 1834 si resenecessario alzare il campanile "per poter benesentire le campane". Da allora il sacro edificionon fu più oggetto di consi-stenti opere di modifica,ma si avviò verso un lentoed inesorabile declino tantoche negli anni trenta delsecolo scorso si era proget-tato di demolirlo (!) ancheper ampliare la sede strada-le (accanto ad esso passavail tram). Scampato a questopericolo, l'oratorio dei SS.Nazzaro e Celso subì unprimo intervento di manu-tenzione nel 1962-64 du-rante il quale fu però occlu-sa la serliana della loggia,riaperta finalmente in oc-

casione degli ultimi restau-ri dei primi anni Novantadello scorso secolo.In realtà, fu durante questilavori che fu ritrovato l'af-fresco della Madonna conbambino, perché era statocoperto a metà ottocentocon una tela di soggettosimile ad opera del pittoreFumagalli.Le fiamme dell'incendiohanno affumicato la super-ficie dipinta, fortunatamen-te senza provocare distac-chi significativi. L'inter-vento di restauro, pertanto,

è consistito principalmente nella pulitura,rimozione dello sporco e del nerofumo. I di-stacchi (anche già presenti) e pure l'intonacosono stati consolidati con resine. Le parti incui, al termine della pulitura, si sono rivelatedelle lacune pittoriche, sono state al fine rein-tegrate con pigmenti e caseato d'ammonio ecolori ad acquerello. Restauro effettuato dalCentro di restauro di Milano.Maggiori danni sono stati subiti dall'ancona o

pala lignea. Meno dellametà si è salvata dall'incen-dio e non tutto è stato recu-perabile (solo le due voluteinferiori che reggono laprima mensola, mentre so-lo pochi frammenti dellacimasa superiore). Pertan-to, oltre ai resti è statasfruttata anche la docu-mentazione fotografica esi-stente, per la ricostruzione.Inoltre, sono stati esamina-ti i materiali e la pulizia hapermesso di scoprire i co-lori e le dorature in oro zec-chino, originali. In realtà

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sono state trovate zone già restaurate in passa-to, in cui non c'era traccia della preparazioneoriginale di gesso e colla animale, mentre inaltre è riapparsa la doratura coperta dalla pre-cedente manutenzione.Al termine della pulizia, il restauratore Casati,ha proceduto con la ricostruzione degli ele-menti lignei andati perduti, partendo dallabase dell'altare. Terminata la ricostruzione, ilproblema successivo è la reintegrazione delcolore, in primo luogo sulle parti recuperate e,successivamente, su quelle ricostruite.La procedura è simile a quella originale, cioè,si crea una base per il gesso costituita da collaanimale e polvere di spagna e litopone (solfu-ro di zinco e solfato di bario - bianco con fortepotere coprente) e quindi si procede con la lac-catura (verde) e stesura dell'oro, sfumandonelle zone di congiunzione con l'oro antico.La ricostruzione della parte superiore è statapiù complicata. A partire da tavole di abete epioppo stagionate (gli stessi materiali dell'ope-ra) è stata costruita una struttura portante fattada un tavolato di assi di abete, unite da spine dilegno e incollate e rinforzate sul retro conlistelli a incastro a coda di rondine, sulla qualeapplicare elementi superstiti e ricostruiti.Si segue lo stesso procedimento descritto prima,con posa di gesso fino allo spessore di 1 mm,sul quale ridisegnare le decorazioni, che poisaranno incise, e deporre la lamina di simil oro.La laccatura consiste nell'applicare un fondoall'acqua di colore simile a quello del campio-ne recuperato. Nelle zone da dorare vienedeposto il bolo armeno (argilla contenenteossidi di ferro). La bulinatura prima di proce-dere alla stesura del fissativo all'acqua ha con-sentito di dare all'opera intera un aspetto il piùpossibile simile all'originale. Terminate questeoperazioni, tutte svolte in laboratorio (a diffe-renza del restauro dell'affresco, avvenuto sulposto), l'intero altare è stato trasportato erimontato nella chiesa.

Francesco e Matteo

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Anche la nostra comunità cristiana è statasegnata dalla presenza di San Carlo.L’occasione per saperne di più è stata lariscoperta della bellezza di avere unachiesa, detta di San Carlo, che è stata visi-tata proprio da questo santo Arcivescovonel lontano 1566. Ma ciò che ha attirato lanostra attenzione in questi giorni è una par-ticolare reliquia conservata nella Chiesettadi San Carlo: è la veste che san Carloaveva sporcato, visitando una fabbricadel posto e che era stata lasciata in par-rocchia. Dopo alcune ricerche di documen-ti nell’archivio parrocchiale, siamo giuntialla conclusione di compiere una verificadella veste, conservata nell’urna, su cuierano stati apposti particolari sigilli. Allapresenza di due rappresentanti della CuriaArcivescovile di Milano Mons. GiordanoRonchi, Responsabile Lipsanoteca e Mons.Giovanni Boretti, Canonico onorario Ca-pitolo Mag. della Basilica Metropolitana diMilano, si è proceduto ad aprire l’urna. Congrande sorpresa abbiamo trovato un ampiomantello, detto “soprana”, ben conserva-to. A tempo debito troveremo il modo diesporlo in chiesa e al termine di questoanno pastorale ritornerà nella sua urna connuovi sigilli e con un documento che attestil’avvenuta verifica, fatta il 19 novembre2010 alle ore 17.00 nella casa parrocchialedi Castello.

Autentica della reliquia fatta al tempodel Card. Federigo Borromeo, nel 1624

SAN CARLO... A CASTELLO

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Servire è un dono:i Ministri Straordinari

della Comunione EucaristicaLe Sante Quarantore che abbiamo celebratoalla fine del mese di ottobre, oltre che unagrande e preziosa occasione per l'incontro per-sonale e comunitario con Gesù Eucaristia,sono state anche l'occasione per conoscere piùda vicino i Ministri Straordinari della Comu-nione Eucaristica della nostra parrocchia: liabbiamo infatti visti alle varie celebrazioni, esoprattutto ci hanno guidato nella riflessioneleggendo alcune meditazioni e brani dellaParola di Dio. Ma cerchiamo allora di capiremeglio questo ministero della Chiesa che èstato istituito dal Papa Paolo VI nel 1973, perdare "ai fedeli maggiore possibilità di accede-re alla S. Comunione … e agli infermi la pos-sibilità di non essere privati del grande mezzodi sollievo" che deriva dalla partecipazioneall'Eucaristia. Per poter esercitare il serviziooccorre essere preparati. E' il parroco cheindividua tra i fedeli, persone idonee a diven-tare ministri straordinari e li aiuta nel discer-nimento del percorso. Una volta che la perso-na accetta di mettersi a disposizione del Si-gnore in questo servizio, deve partecipare adun corso di preparazione. Dopo il corso, siriceve il mandato (cioè l'incarico) dal VicarioEpiscopale o dal parroco, con il Rito di Isti-

tuzione, durante lacelebrazione dellaMessa domenicale. Ilmandato dura cin-que anni ed è rinno-vabile. Può essereesercitato solo nel luogo indicato dal docu-mento di concessione. Nella nostra parroc-chia ci sono 20 ministri straordinari del-l'Eucaristia, comprese le suore betlemite.Oltre ad aiutare i sacerdoti a distribuirel'Eucaristia durante le S. Messe, ad ognuno diloro sono stati affidati alcuni malati ed anzia-ni, in totale circa 45, ai quali portanol'Eucaristia nelle loro case. In questo modo ilfratello malato che riceve l'Eucaristia, èimmesso nella invisibile ma reale comunionecon la comunità celebrante, è unito ad essa edè sostenuto dall'amore e dalla preghiera deifratelli. A casa del malato si segue il Rito diComunione, con l'atto penitenziale, la letturadella Parola di Dio, la recita del Padre Nostroe una preghiera finale di ringraziamento. C'èsempre un momento di ascolto del malato e dicondivisione della sua situazione.Perché fare questo servizio?Ci sentiamo chiamati a servire il Signore neifratelli più deboli e fragili. E' Cristo chenell'Eucaristia ci unisce a Sé e agli altri in unsolo Corpo. Da qui parte il nostro "portarLo" agli altri.Chiediamo al Signore la grazia di esseresegno visibile del Suo amore verso i sofferen-ti di oggi, ricordando queste parole del Rito diIstituzione: "Poiché distribuirete agli altril'Eucaristia, sappiate esercitare la carità fra-terna, secondo il precetto del Signore, che neldare in cibo ai discepoli il suo stesso corpo,

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disse loro: Questo è il mio comandamento,che vi amiate l'un l'altro, come io ho amatovoi". I ministri straordinari dell'Eucaristia vengonoriuniti dal parroco, almeno tre volte all'anno ein questi incontri pregano insieme, fanno pre-senti le attenzioni necessarie per svolgere almeglio il servizio e aggiornano l'elenco deimalati; la Diocesi inoltre propone, durantel'anno, alcune giornate di ritiro e di formazio-ne specifica.

Mi sembra importante anche entrare nel con-creto e nel vissuto di questa esperienza evoglio farlo raccontando la grazia dell'incon-tro con uno degli ammalati a cui porto laSanta Comunione.

Ho conosciuto Italo qualche mese fa: eracostretto a casa dai suoi problemi di salute madesiderava fortemente incontrare Gesùnell'Eucaristia. Italo ha una fede forte che loaiuta ad accettare la malattia e soprattutto adessere sereno con gli altri nonostante la soffe-renza. Mi ha insegnato molto e con il suoesempio mi ha fatto capire che solo Gesù e la

Celebrazione di chiusura della Quarantorepresieduta da Mons. Merisi, vescovo di Lodi

fede in Lui ci permette di avere sempre vivala speranza, di trasmettere gioia agli altri: unagioia profonda che traspare dalla luminositàdello sguardo e che diffonde l'amore delPadre. Riporto di seguito un breve pensieroche Italo ha voluto dedicare alla comunitàparrocchiale: "Ringrazio Gesù il figlio di Dio per il suoimmenso amore che mi ha donato, donando-mi la forza di accettare, per poi ridonare aLui in forma di gioia e amore le limitazionifisiche della salute, che sono giustificatedalla certezza che in ogni situazione dellamia vita Lui sia con me".

Giorgio

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CON SAN CARLO VERSO GESÙS. Carlo ha cercato Gesù, Lo ha riconosciutoe ha tracciato per noi la strada. Attraverso lesue orme i bambini della iniziazione cristianahanno camminato per tutto il periodo d’Av-vento per preparare il cuore al Messia cheviene.Durante le S. Messe domenicali delle ore 10,sono stati approfonditi alcuni aspetti dellavita di S. Carlo ed evidenziati alcuniatteggiamenti.La prima parola è stata ASCOLTO con l’of-ferta di un sacchetto di sabbia, simbolo deldeserto, luogo del silenzio, perchè attraversoil silenzio si ascolta la Parola.La Parola mobilita ed ecco la parola INCAMMINO con l’offerta di uno zaino, sim-bolo della bellezza, ma anche della fatica delprocedere.A volte occorre CORAGGIO per continuarela strada, ma la Parola è luce ed ecco che unalanterna verrà posta davanti al presepio.La domenica dell’ANNUNCIO i bambini, altermine della celebrazione eucaristica, hannoofferto dei cartoncini con frasi del vangeloalla gente.S. Carlo ha aperto il suo cuore ai poveri edecco la parola CARITA’; i bambini hannoportato all’altare dei piccoli panini che poihanno distribuito ai presenti.La domenica prima di Natale verranno evi-denziate le parole FIDARSI ED AFFIDARSIed i piccoli di seconda elementare si recheran-no, al termine della Messa, intorno all’altaredella Madonna per recitare l’Ave Maria.Il presepio tradizionale è stato costruito pocoalla volta.Ai bambini è stato dato un calendario d’Av-vento particolare: a partire dal 14 novembrefino al 25 dicembre l’impegno è quello diaprire la finestrella e mettere in pratica l’indi-cazione trovata, mentre alla sera fare un pic-colo ripensamento sulla giornata e conclu-dere con la preghiera stampata sul calendario.

Le catechiste

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PRESENTAZIONE dei BAMBINI di 2^ ELEMENTARE alla COMUNITÀ

domenica 21 novembre

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CRESIMAOTTOBRE 2010

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CORSO FIDANZATI IN PREPARAZIONE AL MATRIMONIONella nostra Parrocchia il Corso Fidanzati si terrà il mercoledì sera alle ore 21.00.Inizierà con la S. Messa festiva di domenica 9 gennaio alle ore 11.30poi proseguirà ogni mercoledì sino al 16 marzo.Chi fosse interessato, dia la propria adesione, anche telefonando al Parrocodon Egidio (tel. 0341364138).

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di martedì 30 novembreDAL CONSIGLIO PASTORALEDon Egidio, riprendendo la lettera pastorale: "In cammino con San Carlo" illustra la parte riguar-dante Il Battesimo, punto fondamentale di riferimento dal quale le parrocchie dovranno partire perpensare e programmare le iniziative nel quadro del rinnovato cammino dell'Iniziazione cristiana.I punti fondamentali sono:- le Parrocchie dovranno essere preparate ad accogliere i genitori che chiedono il Battesimo per i

loro figli, accoglienza che è motivo di dialogo e confronto con le famiglie;- la celebrazione del Battesimo dovrà avere una dimensione comunitaria; - occorre dare continuità alle relazioni avviate tra la comunità e le famiglie mediante un opportuno

accompagnamento successivo al Battesimo, per sostenere i genitori nel difficile compito di essere primi educatori dei figli;

- è opportuno coinvolgere gli stessi bambini con iniziative pensate per loro;- sarà decisivo promuovere una collaborazione viva con la scuola dell'infanzia; - si propone la costituzione in tutte le parrocchie di equipes battesimali per contribuire a gestire

questa fase del cammino di iniziazione cristiana.

E' presente don Gilberto Orsi della Comunità Pastorale Madonna della Rovinata che illustra l'espe-rienza in atto nelle sue Parrocchie. L'itinerario di iniziazione alla fede è diviso in 4 percorsi desti-nati alle diverse fasce di età.

Matteo Possenti racconta l'apertura dell’urna di San Carlo conservata nella chiesa di S. Carlo conla scoperta di una Soprana (mantello episcopale dell’epoca) quasi certamente appartenuta al Santo.

Per valorizzare il IV centenario della canonizzione di S. Carlo, durante la Quaresima, ci sarà unaVia Crucis che partirà da Castello con l'ostensione della Soprana, in collaborazione con la Parroc-chia di S. Carlo al Porto.

Segue breve discussione su dove riporre l’urna con il paramento dopo le celebrazioni, senza giun-gere ad alcuna decisione definitiva.Giuliano Brambilla si unisce a Matteo Possenti per la stesura di un libretto che illustri la storia diS. Carlo, della nostra Chiesa di San Carlo e del paramento rinvenuto.

La commissione famiglia sta organizzando le tre giornate diocesane: famiglia, vita, solidarietà a cuisi aggiunge la giornata del malato pensata per l'11 febbraio 2011.

Alle ore 22.45 il consiglio termina.

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Sabato 6 novembre, in occasionedella Giornata diocesana Caritas,si è svolto a Milano il convegno

sul tema "Volontariato e lotta alla povertà". Questoincontro, rivolto in particolare agli operatori pasto-rali della carità, che si pone come cerniera tra ilcompito educativo della Caritas e il volontariato,quest'anno ha voluto sottolineare l'importanza disuscitare nelle persone che vengono aiutate il desi-derio di essere a loro volta aiuto agli altri. Nel suointervento, Monsignor Giancarlo Perego, direttoredella Fondazione Migrantes, ha posto la riflessio-ne sul senso della prossimità cristiana, in partico-lare sul senso del volontariato dentro la prospetti-va della prossimità, riflessione che si rifà al temadel Convegno Diocesano "Farsi Prossimo" tenutoad Assago venticinque anni fa.Dopo aver approfondito le istanze teologiche delvolontariato che diventa luogo di prossimità comeesperienza educativa di Dio, come comandamentodell'amore, come esperienza della creatività e del-l'originalità dell'uomo, come vocazione dellaChiesa ad essere sacramento di tutto il genereumano (con la preferenza per i poveri), ha traccia-to le caratteristiche di volontariato che nel corsodella storia della Chiesa hanno trovato forme ori-ginali di espressioni "di prossimità".Monsignor Perego ha sottolineato quali identitàdevono recuperare i volontari nella comunità. Inparticolare, ha ribadito l'importanza di riattivare lacapacità di ascoltare il territorio e costruire unaprossimità condivisa anche con chi è nel bisogno.Ha inoltre espresso l'importanza di incidere suglistili di vita che devono essere il più possibile coe-renti con la fede che si professa, sia nella vita per-sonale che nelle relazioni della quotidianità.Un altro aspetto importante è quello di rilanciaredal volontariato l'impegno di cittadinanza dell'agi-re politico; al volontario oggi spetta il dovere diinaugurare una nuova stagione della politica, diuna politica della solidarietà, della giustizia socia-le, della democrazia diffusa. È necessario inoltreche il volontariato ricostruisca legami e relazioni,

VOLONTARIATO E LOTTA ALLA POVERTA ’CONVEGNO DIOCESANO CARITAS

faccia sentire la città e il mondo una sola famiglia.Concludendo, Monsignor Perego, ha sottolineatocome la prossimità sia uno dei percorsi educativiattraverso il quale aiutare a crescere le persone e lecomunità, a sfidare la città nel suo rinnovamentoglobale. Il volontariato vuole essere ancora oggisegno di questi tempi. L'intervento successivo, diAlessandro Martini direttore della Caritas diFirenze, ha messo in rilievo, in particolare, cheoccorre impegnarsi a costruire comunità di volon-tari, ossia tutta la comunità cristiana dovrebbevivere il valore della carità. Di fronte alla povertà,ciascun uomo, come essere libero, è sollecitato afar sì che la propria libertà non rimanga nell'indif-ferenza ma decida e scelga. Anche il Cardinale diMilano Dionigi Tettamanzi, attraverso il suo mes-saggio, ha invitato ad essere testimoni umili ecoraggiosi di una Chiesa chiamata a vivere condeterminazione e slancio la carità verso i più pove-ri, prendendosi cura di ogni uomo e ogni donnasenza discriminazione alcuna. L'incontro si è con-cluso con la celebrazione del "Mandato", attraver-so il quale i presenti si impegnano ad essere pro-motori e testimoni di attenzione e sensibilità versole situazioni di disagio presenti nella società.Questo "Mandato" è stato affidato anche agli ope-ratori pastorali della carità della nostra parrocchiadurante la Santa Messa delle ore 10 di domenica7 novembre. Luisa

CAR I TAS

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Don Gaetano, ci può parlare un po' del suolavoro in Amazzonia?Io sono stato per 45 anni in Colombia. I mis-sionari giunsero in questo paese nel periododelle così dette "colonizzazioni", ovvero quelmomento della storia colombiana nel quale ilgoverno cercò di attuare il buon proposito diridistribuire le terre alla popolazione, creandoinvece un disastro. Infatti quelle terre furono,sì, ridistribuite, ma tra gli affidatari degliappezzamenti e dei tratti di foresta, furonoesclusi gli Indios nativi.Dunque la nostra missione ha avuto ed ha,sicuramente, il compito di evangelizzare i pic-coli villaggi della foresta Amazzonica, ma, aquesto mandato, si aggiunge il dovere di aiuta-re gli Indios a farsi riconoscere dalla legge,perché lo stato assegni loro le terre che gli spet-tano di diritto; in aggiunta noi ci occupiamo diistruire questa popolazione: laddove lo statonon può, o non riesce, (o non vuole) arrivare, laChiesa assume il ruolo di direttrice delle nostre28 scuole indios, occupandosi anche di forma-re gli insegnanti ed il personale direttivo autoc-tono perché queste istituzioni possano crescerein tutta autonomia.

Come cambia, in Colombia, rispetto al-l'Italia, il rapporto tra bisogno materiale ebisogno di fede?Il fatto è che l'Italia cattolica necessita di ri-

specchiarsi nei suoi missionari. Essa ha biso-gno di maturare una coscienza critica all'inter-no di una cultura di insoddisfazione perenne;con questo intendo dire che è importante saperdistinguere il necessario dal superfluo! (Perquesto gli Indios sono un modello lampante disopravvivenza). Poi è fantastico osservare il rapporto cosìprofondo tra persona e persona ed in famigliache c'è tra queste popolazioni!

Cosa ne pensa del fatto che spesso i missio-nari sono accusati di voler, in qualche modo,"imporre" la religione cristiana?Senza mezzi termini, penso che sia gente cheparla per partito preso, che applica il suo anti-clericalismo da retro sacrestia.La promozione della fede si accompagna sem-pre alla promozione umana! Non aggiungoaltro.

Il giorno 17 ottobre la nostra parrocchia ha voluto ricordare la giornata missionaria mondiale chesi è svolta, poi, il 24 ottobre. Durante la celebrazione delle Sante Messe in chiesa parrocchiale èstato presente un sacerdote missionario in Sud America, Don Gaetano Mazzoleni che ha tenutole omelie. Don Gaetano ha voluto, con insistenza, ricordarci che la natura della Chiesa, intesa comepopolo di Dio, sciolta da ogni legame di colore, razza, lingua o cultura, è proprio quella di dovercomunicare il Vangelo; questo grazie alla Parola del Signore che ci sostiene nell'essere Cristiani!Missione significa cooperare all'opera salvifica di Gesù per riuscire a donare una speranza concre-ta al nostro Mondo.

Ovviamente noi non potevamo che andare a conoscerlo e fargli qualche domanda.

"Ecco, era tutto cosi semplice...",MONDO

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Alla fine dell'intervista, ho accompagnato a casa in macchina Don Gaetano. Lui abita aGermanedo, sopra l'ospedale, nella zona dell'istituto Airoldi e Muzzi. Quella sera pioveva davveroforte e mentre viaggiavamo ha continuato a raccontarmi della sua missione, dei suoi viaggi contanto fervore e con tanta gioia. Ero certo, ci credeva veramente a quello che mi diceva.Onestamente non ho ascoltato tutto lungo la strada, perché mentre le sue parole raggiungevanole mie orecchie e la pioggia si rovesciava sopra il vetro della macchina, mi ricordavo, con assurdasemplicità, che siamo tutti missionari, anche senza saperlo! Ognuno di noi, nei suoi gesti quotidia-ni, nel suo lavoro, nell'essere genitore, o figlio, o studente o indios, o prete, tutti, prima o poi, rice-viamo la nostra vocazione, quel motore che ci spinge a compiere le nostre scelte e le nostre azio-ni, i nostri salti più grandi ed impegnativi nella vita; il difficile sta proprio nell'avere il coraggio diriconoscerla e farla nostra.Ecco, solo quando il don mi ha salutato da sotto il suo ombrello ed io ho riacceso il motore, sor-ridendo, ho capito nuovamente: era proprio tutto come quella pioggia, come quell'intervista, cosìserenamente semplice. Stefano

che celebra la messa alla quale si partecipa nelweek-end …

Un episodio o un'esperienza rimasta im-pressa nella sua memoria?La vita è davvero una somma di esperienze. Iorimango sempre colpito dal senso di ricono-scenza degli Indios. Se mai vi troverete a farloro un favore, non capiterà mai che vi ringra-zino sul momento; invece vi si ripresenterannopiù tardi con qualcosa da donarvi in cambio insenso di gratitudine! Questo tipo di ricono-scenza, per certi aspetti, è molto più profondoe sentito rispetto ad un semplice "grazie".

Come pensa che l'abbia cambiata questavocazione così particolare nella sua unicità?Io credo che l'esperienza in missione mi abbiadonato quell'elasticità mentale fondamentale sesi vuole capire la mul-ticulturalità. Sicura-mente nei momentipiù difficili la testatorna sempre alla pro-pria cultura madre alfine di prendere deci-sioni, ma la missioneha questa capacità diaprire la mente ed ilcuore.

C'è bisogno di missione in Italia?È ora che in Italia e in Europa ci si dimentichidella propria sicurezza e si guardi alle missio-ni! Per esempio bisognerebbe dare più libertàai laici nel loro operato a favore della Chiesa edell'evangelizzazione.Nelle nostre città, ormai, il sacerdozio è vistocome un servizio. Si pretendono orari dellemesse assurdi perché non si ha la capacità né lavoglia di andare a cercarsele! Pensa che inColombia alcuni villaggi possono celebrarel'Eucarestia una volta ogni uno o due mesi!Certo, le vocazioni al sacerdozio sono sempremeno, ma bisogna notare anche il fatto che lagente non ricerca più il sacerdote come model-lo e come guida spirituale, ma come la persona

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attivo passivo

Incasso Banco vendita 2.610,22Offerte oggetti Sacri 120,00Offerte per Missionari 284,00Offerte da S. Vincenzoper il progetto "Le scuole nei villaggi" (P. Donghi) 120,00e per la scuola professionale di Mowtova (fr. Domenico Vicari) 180,00Padre Donghi - progetto “Le scuole nei villaggi” 1.000,00Fratel Domenico Vicari - progetto “scuola professionale di Mowtova” 1.000,00Suor Marcella - Haiti (emergenza colera) 500,00Suore Betlemite per loro missioni 300,00Suor Benedetta Cornovali 250,00In cassa per acquisti 144,22In cassa per oggetti sacri 120,00

Totale 3.314,22 3.314,22

Il gruppo missionario ringrazia tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita delBanco Vendita sia con il loro lavoro, sia acquistando i prodotti in esposizione. Grazie.

Riepilogo banco vendita anno 2010

Sabato - 23 ottobre 2010Carissimi amici, le notizie che leggete e sentite sonopurtroppo vere.Ad Haiti è scoppiato il colera. Si era temuto nei mesipassati ed è arrivato ora quando tanti stavano abbas-sando la guardia dentro la ripresa di una “normalità” di situazione di un popolo che ha rico-minciato a vivere nel nuovo quadro post terremoto: tende, baracche, macerie ovunque.

Mercoledì - 17 Novembre 2010, 07.07“Il mondo non sa cosa stiamo vivendo in Haiti, e Port au Prince, non sa cosa stiamo vivendoa Waf. Ho 35 pazienti a letto di cui 10 in fleboclisi, 5 critici ed ogni ora invio gente all’ospedale.Ogni giorno circa 80 pazienti, di cui una decina da stabilizzare e trasferire di urgenza, unaventina che restano lì in flebo, gli altri che restano lì e vanno a casa la sera . Ormai siamo aperti 24 ore su 24, ma da sola non ce la posso fare. Siamo a questo ritmo dalunedì scorso, sabato e domenica abbiamo avuto come 150 persone di cui il 50% gravi.Abbiamo iniziato a cremare i morti perchè i cimiteri non li accettano e non fanno fossecomuni.Credo che in Italia non vi arrivino le notizie perché qui siamo in un lazzaretto.

Messaggio di Suor Marcellada Haiti

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Eccoci qui: anche quest'anno scolastico è ini-ziato tra lacrime, risate e giochi e, come ognianno, ci troviamo già immersi, quasi per ma-gia, in una fantastica avventura... ma come èpossibile che capitino sempre alla Don Pozzi?!Questa "fantastica avventura", in realtà, nonnasce proprio per magia, ma da un "bisognoformativo" ben chiaro che ha origine propriodai nostri bambini: "Mi racconti una storia?".Quante volte ci rivolgono questa domanda? Ibambini amano che si raccontino loro le favo-le per due diverse ragioni: la ragione affettiva,tra i bambini e il narratore, infatti, durante il rac-conto si instaura un legame affettivo e di fidu-cia che li appaga e li rassicura e la ragione psi-cologica, il bambino si identifica nel personag-gio, eroe della storia. Ecco allora che il mondoincantato della favola si riversa nel progetto "ilFantabosco".Le fiabe sono tutte ambientate in un boscoche permette anche ai bambini di scoprire ilsusseguirsi delle stagioni ed è dedicato a sto-rie classiche che stimolano l'immaginario delbambino, l'attitudine alla fantasia, favorisconola cooperazione e trasmettono il rispetto perl'ambiente e gli animali.L'obiettivo, ovviamente, è quello di stimolare lafantasia attraverso l'esperienza diretta e anchequest'anno la nostra scuola si sta trasforman-do... ecco che sulle pareti e sui pavimenti sonospuntati grossi alberi e le impronte palmatedella nostra nuova amica "Ocarina" che ci staaccompagnando in questa nuova avventura!"Raccontare è un imprescindibile dove-re/piacere che dovrebbe sempre stimola-re adulti e bambini".Il 20 novembre abbiamo aperto le porte per ilnostro magnifico OPEN-DAY, è stata l'occa-sione per toccare con mano ciò che di magicosta accadendo nella nostra scuola!

Lo staff della Don G. Pozzi

E quest'anno... il FANTABOSCO !!!

SCUOLA DELL ’INFANZ I A

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L A TERZA ERA SOMMICA STA PER AVERE INIZIO!E' non senza emozione che si annuncia all'in-tera Comunità parrocchiale che al termine diquest'anno 2010-11 il Sommo Staff, attualegruppo cerimonieri, al suo decimo anno dimandato, si scioglierà ufficialmente.La decisione è stata presa congiuntamentecon don Egidio e don Paolo, per lasciare po-sto ad una nuova generazione di Sommi, vi-sta la numerosa presenza di Confratelli ormaimaggiorenni e con alle spalle una solida espe-rienza di animazione ed educazione all'internodel Gruppo. Questa è la bellissima testimo-nianza che il Gruppo è pieno di vita, poichè ilricambio è possibile solamente ove c'è qual-cosa che pulsa, come la passione al Servizioall'Altare che anima questa stupenda compa-gnia, che attira a sè ben 65 ragazzi e adole-scenti della nostra Parrocchia.I nuovi Sommi designati sono tre: France-sco Dell'Oro, Stefano Gotti, Matteo Sacchi.Essi riceveranno ufficialmente questo manda-to con una terza Vestizione (un rito impor-tante nel Gruppo, che segna ogni volta il pas-saggio di ruolo: la prima Vestizione è quellache fa diventare chierichetti; la seconda, se-gna l'ingresso nel gruppo dei Confratelli dellaCongregazione dei Ministranti), durante laS. Messa di festeggiamento della IX Festa

del Chierichetto, che si svolgerà in chiusuradi quest'anno (7-8 maggio 2011) e che inau-gurerà ufficialmente la Terza Era Sommica(dopo quella di Sommo I "The Great" e delSommo Staff). Certamente questi tre ragazzisaranno accompagnati, per la prima parte delloro nuovo percorso, dagli attuali cerimonieri,in quanto il peso della gestione di un Gruppocosì grosso non è certo cosa semplice, so-prattutto all'inizio: da maggio 2011 (solenneVestizione dei nuovi Sommi) vi sarà un perio-do di gestione sinergica tra i vecchi e i nuovi(per il disbrigo delle ultime pratiche relative al2010-11 e per pianificare l'anno successivo),sino all'inizio del nuovo anno 2011-12 (set-tembre 2011), quando il Sommo Staff lasceràdefinitivamente spazio ai nuovi Sommi (siacome cerimonieri che come animatori), limi-tandosi a garantire una certa continuità nel-l'organizzazione del Gruppo, come consiglieridurante il primo periodo di nuova gestione.Invitiamo tutta la comunità e i chierichetti adessere vicini e riconoscenti a questi tre ra-gazzi che, attraverso il loro "si", fanno dono disé all'intera Comunità in un compito così gra-voso ma al tempo stesso pieno di soddisfa-zioni, fin da ora ringraziandoli di averci fattol'onore, in quanto loro cerimonieri, di aver per-corso tutta questa strada insieme, nella fe-deltà di ogni giorno!

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ZIO!Come ogni anno nella nostra parrocchia duran-te l'ultima settimana di ottobre si svolgono leQuarantore, momenti di riflessione e preghieradavanti al Santissimo. Quest'anno, a rendere piùsolenni ed importanti queste adorazioni eucari-stiche, c'eravamo anche noi, i Confratelli! Co-me riportato dal regolamento della Congrega-zione, il nostro compito è quello di dedicarcialla Divina Eucarestia, e quale momento mi-gliore per farlo se non durante le Quarantoreparrocchiali? Perciò abbiamo preso parte a tuttele funzioni religiose che si sono svolte in par-rocchia dall'apertura (giovedì 28) sino alla chiu-sura (domenica 31) dell'evento. Di queste im-portanti adorazioni eucaristiche quella che dapiù vicino ha interessato il nostro gruppo è statacertamente quella del venerdì sera tenu-ta da don Paolo, che ha sostituito in viastraordinaria la nostra catechesi. Credoche questi momenti siano fondamentaliper la spiritualità di ogni cristiano: èinfatti nel silenzio e nella preghiera da-vanti all'Eucarestia che avviene il verodialogo con Dio. Stefano

E anche quest'anno è finalmente giunto il periodod'Avvento, sei settimane di attesa che ci stannoaiutando a prepararci al Natale, e naturalmenteanche noi chierichetti della Parrocchia di Castellonon vogliamo arrivare impreparati!Per questo motivo, domenica 14 Novembre, oltread essere stata la prima d'Avvento, è stata per noianche la prima di "Ad Ventum", il primo di unaserie di incontri e momenti non solo formativi checi hanno condotto lungo questo percorso.Colazione tutti insieme, Messa comunitaria delleore 10.00 e una giornata di ritiro a Eupilio, daiPadri Barnabiti, dove abbiamo trascorso il restodel pomeriggio insieme, accompagnati anche dauna buona delegazione di genitori!Momento centrale della giornata è stato il Ritiro

spirituale nella cappella: gui-dati dalle parole di don Paoloabbiamo potuto vivere istan-ti di sincero confronto eriflessione seguito dall'ado-razione del Santissimo.Ma non abbiamo solo prega-to! I mitici Confra hannoinfatti organizzato due fanta-stici gioconi per tutti i chieri,seguiti, per concludere lagiornata, dalla presentazionedella prima puntata del nuo-vissimo "TGChieri", notizia-

rio d'informazione per restaresempre aggiornatissimi sulle ulti-me novità del nostro gruppo!Anche in questa occasione hovisto come la forza e l'unità delnostro gruppo hanno permesso atutti di vivere al meglio questagiornata, dando davvero il giustovalore ad ogni momento, quello diformazione come quello di diver-timento. Continuiamo allora ilnostro cammino verso il Natale,Ad Ventum II sta arrivando!

Francesco

AD VENTUM - IIN PREGHIERAIN PREGHIERA

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Capita molto raramente che un film di carat-tere religioso, per di più distribuito da unacasa "minore", faccia segnare i numeri che"Uomini di Dio" ha realizzato, a Lecco comealtrove. Capita ancor più raramente che unapellicola - come quella di Xavier Beauvoische ripercorre la vicenda dei monaci diTibhirine, uccisi in Algeria nel 1996 - piacciaa credenti e non e che, all'interno dello stessomondo ecclesiale, venga apprezzata dalle suevarie anime.In Francia - la patria della "laicità" - in soletre settimane di programmazione "Des hom-mes et des Dieux" (questo il titolo originaledella pellicola) aveva superato la soglia delmilione e mezzo di spettatori, per arrivare allafine a quota 3 milioni e alla candidatura delfilm all'Oscar come miglior film straniero.Nelle scorse settimane abbiamo visto qualco-sa del genere anche a Lecco: moltissimagente si è messa in coda tra fine ottobre e ini-zio novembre, per gustare un film diversissi-mo da quelli che di solito finiscono suglischermi nostrani: un film che parla di fede, dimartirio, di dialogo con l'islam… Un filmintenso ma per nulla "pesante", ricco di rife-

rimenti alla fede ma tutt'altro che retorico.Proprio per questo, un film che - a Lecco enon solo - è piaciuto a CL quanto all'Azionecattolica, a coloro che frequentano Bose e aquelli che non ne hanno mai sentito parlare…Ma cosa esattamente tocca il cuore dellospettatore? Perché in tanti, usciti in silenzio -pensierosi e commossi - dalla proiezione, nonhanno esitato a raccomandare la visione di"Uomini di Dio" ad amici e parenti?Solo così, in effetti, si spiega il successo cheil film, poco pubblicizzato e diffuso in sole60 copie su tutto il territorio nazionale, haraccolto a Lecco, dove ha fatto segnare unautentico record nazionale quanto a bigliettistaccati in proporzione agli abitanti.Difficile rispondere, dal momento che ognu-no ha trovato tanti e diversi spunti. Due o trecose, però, mi pare si possano sottolineare.La prima: colpisce innanzitutto l'umanità deimonaci protagonisti della vicenda. La comu-nità monastica non appare un blocco di sol-datini indistinti che obbediscono ai capi,bensì un insieme di uomini con le loro carat-teristiche ben precise, caratteri e storie perso-nali diverse. Con l'esplodere del terrorismo edella violenza cieca, vengono a galla anche letensioni nella comunità: c'è chi vuole andar-sene e non nasconde la gravità della situazio-ne; c'è chi contesta apertamente la decisionedel priore di voler rimanere. Poi, però, men-tre il livello del pericolo sale, la comunitàritrova la sua unità nella preghiera e attornoall'Eucaristia e, insieme, i monaci, pur turba-ti, decidono unanimemente di restare, bensapendo di esporsi a grave rischio. Il filminsomma non mistifica né addolcisce: primache uomini di Dio, sembra dire il regista,quelli di Tibhirine erano veri uomini, con laloro grandezza e le loro debolezze.Un secondo aspetto che colpisce è proprio laradicalità della scelta. Una doppia radicalità:quella legata alla vocazione monastica, che li

PALLAD IUM

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porta a vivere in un luogo apparta-to (ancorché non "blindato"), alasciare la famiglia e la patria equella che si esprimerà nella sceltafinale del martirio. In realtà le dueradicalità nel film si fondonomolto bene, specie quando - in unserrato dialogo con il dubbioso p.Christophe - il priore gli ricorderàche lui ha già donato la vita, ancorprima che i fondamentalisti musul-mani abbiano a prendersela con laviolenza. Tutta la vicenda deimonaci, insomma (in qualche mo-do emblematica dell'intera vicendadella Chiesa algerina), è riassumi-bile in una parola: fedeltà. Fedeltàal Cristo che li ha chiamati e alpopolo in mezzo a cui si trovano.Sarà un caso ma il film si apre conil salmo cantato e l'invocazione"Signore" e, nel parlato, la primaparola che risuona (pronunciatadal monaco-medico Luc) è "Aspi-rina", simbolo della presa in caricodella gente. Non solo: l'ultima pa-rola del film è "sì" (simbolo estre-mo di fedeltà) che conclude unbrevissimo dialogo dal sapore poe-tico, quando il priore, nella marciafinale verso la morte, con i mona-ci che avanzano faticosamente nel-la neve, chiede a Luc: "Ce la fai?".E lui pronuncia il fatidico "sì". Un'ultima sottolineatura. Il registasi dichiara non credente. Eppureha fatto un film così religioso,emozionante e profondo che forsenemmeno un autore cattolico sa-rebbe riuscito a fare. In ogni caso,ha espresso con una forza notevo-lissima l'idea genuinamente cri-stiana del martirio. Che non è,

come taluno pensa, il gesto volontario di un masochista,né una ricerca di "gloria", bensì il frutto di un amoretotale da parte di gente che ama profondamente la vitaed è disposta a sacrificarla solo in nome di qualcosa didavvero grande.

Gerolamo

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PALLAD IUM

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Quando arriva Natale si avverte il bisogno di una pausa tra le corse e gliaffanni che ci fanno arrivare alla festa sfiniti, con il fiato corto, troppo stan-chi per gustare la bellezza del Presepe e del Mistero. A volte bastano solopoche parole di augurio, dette col cuore, e la nascita di Gesù torna arisplendere in tutta la sua profondità e il suo fulgore. Questo libro raccogliele riflessioni che per un decennio due sacerdoti (don Davide Caldirola eDon Antonio Torresin, parroci a Milano) hanno pensato e proposto alla lorocomunità nella Notte di Natale. Sono parole che nascono dal desiderio diraggiungere il cuore della gente con semplicità e di regalare a ciascuno unseme di speranza e un po' di pace.

Pubblichiamo due delle riflessioni proposte nel libro.

Il mio posto nel presepeC'é stato un anno che il presepe l'avevo fatto sul serio.Ci avevo messo di tutto: le pecore nel prato e le ochettenello stagno, il castello di Erode sullo sfondo, il cielo conle stelline dorate e le montagne di cartapesta. L'ominodelle caldarroste strizzava l'occhio alla donna che lavava

al torrente, il mugnaio chiacchierava col suonatore di flauto, e le statuine napoletane si scam-biavano auguri in uno scenario tutto pizze, mozzarelle e frutti di mare. Pastori e magi coi loroagnelli e i loro doni puntavano decisi alla grotta di Betlemme, la cometa brillava che era unameraviglia, gli angeli sembrava quasi di sentirli cantare. Maria, Giuseppe, il Bambino: tutti alloro posto, tutti al posto giusto, con l'asino e il bue a fare la guardia e a scaldare. Ci avevomesso tutto, ed ero rimasto fuori io. E anche quest'anno mi chiedo dove sono, mi chiedo qualé il mio posto nel presepe. Forse sono come quella statuina che gira le spalle alla grotta, ilvolto cupo, gli occhi persi nel buio. Mi ritrovo rattristato e confuso, più infastidito che ralle-grato dai rari lampi di luce di una vita che pare una galleria, una caverna senza sbocchi esenza fine. Donami, Signore, uno sguardo limpido e ben orientato, capace di luce, grato e com-mosso per il bene che già c'è, che aspetta solo d'essere raccolto, anche se mi ostino a nonvolerlo vedere. Ma c'è, in mezzo al presepe, una statuina che è caduta, e giace col piedistalloper aria, la faccia nascosta dal muschio. Forse era costruita male, forse l'ha urtata una manomaldestra o l'ha travolta un soffio di vento gelato, dalla finestra lasciata socchiusa. Che sia ilmio quel volto nella polvere, mie quelle braccia che afferrano il vuoto, o quel corpo distesosulla strada? Donami, Signore, una mano che mi rialzi e mi rimetta in cammino. Non c'è sen-tiero nella mia vita che non conosca inciampi e cadute. Ma ho voglia di cominciare da capo,di tornare a correre verso di te seguendo il canto degli angeli, con invisibili passi di danza.Distolgo per un istante lo sguardo dal presepe e scopro, tra scatoloni e carta di giornale, unastatua dimenticata per errore o per distrazione. Sta lì, tutta sola, in mezzo a scarti di addobbie luminarie spente, tra candeline consunte e una cometa di plastica rotta nel mezzo. L'emblemadella solitudine, mi viene da pensare, di tutta la gente che nelle feste diventa triste e si senteabbandonata, perché gli manca qualcosa o qualcuno. Donami, Signore, la compagnia poverae buona che tu stesso ti sei cercato: il fiato caldo di bestie semplici, la luce tremolante dellefiaccole dei pastori, la paglia ispida della mangiatoia, lo sguardo affaticato e stupito di Maria

IL TUO POSTO NEL PRESEPE

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I pensieri di un asinoL’asino del presepe guarda il bambino che si è addormentato. Dire che loadora è forse troppo: un asino non ha dimestichezza con la contem-plazione, e non se ne intende tanto di preghiere. Guarda e basta, come puòguardare un asino, che pure un sentimento ce l’ha, ma di sicuro fa faticaa tirarlo fuori e a dirlo come si conviene. Guarda, e chissà cosa pensa,chissà cos’ha in testa mentre soffia un po’ di calore sul corpo infreddolito

del bambino. Guarda e inciampa nei suoi ragionamenti confusi, che sono forse un po’ simili ainostri, in questa notte di Natale. Vorrei dare di più a questo bambino - pensa l’asino - ma tuttoquello che ho da offrirgli è soltanto il mio fiato. Non posso cullarlo con le mie zampe secche,non posso carezzarlo con i miei zoccoli duri e sporchi, o caricarlo sulla mia groppa così sco-moda e così poco sicura per un neonato. Magari le mie orecchie lunghe e ridicole potrebberovenirgli utili come guanciale, ma sua madre l’ha già deposto con cura nella mangiatoia, ecredo che stia bene dov’è, avvolto nelle sue fasce, accanto a me e al bue, col padre raccoltoin preghiera poco lontano. Mi sarei dovuto preparare meglio ad un avvenimento così; ma chise lo poteva immaginare? A noi asini nessuno dice mai niente. Tiriamo avanti nella vita a forzadi urla, e raramente i nostri padroni ci chiamano per nome. Magari un nome non ce l’abbiamoneppure. Tutto quello che ascoltiamo sono suoni più che parole, monosillabi gridati con rab-bia e malumore da chi ci comanda, che si alternano ai colpi della frusta. Non abbiamo lagrazia e la scioltezza dei cavalli, nostri parenti nobili, e tutto quello che sappiamo fare èportare pesi, ripetere ogni giorno gli stessi gesti, ripercorrere le medesime strade, senza unasperanza, senza una prospettiva. Per che cosa, alla fine? Un po’ di biada, un po’ di fieno,qualche zuccherino e una carota, se il padrone è di buonumore o se gli sono andati bene gliaffari. Vita dura quella degli asini. Ma forse - pensa l’asino - non è tanto la fatica a farmi sen-tire triste, non è questa vita da somaro fatta di pesi e di ripetizioni a lasciarmi l’amaro inbocca. In fin dei conti, resto soltanto un asino, e non sarei capace di fare molte altre cose.Quello che mi manca è il colpo d’ala. Mi piacerebbe essere come gli angeli, che svolazzanosopra il tetto della stalla. Staccarmi ogni tanto da terra, guardare le cose dall’alto, contem-plarle in un’altra prospettiva, cantare con gioia, portare annunci di pace. Mi piacerebbevolare con la loro grazia e la loro bellezza. E non ne sono capace. Se provo a volare scalcio,se penso troppo mi confondo, se cerco di cantare raglio, e tutti si spaventano, o si mettono aridere. E’ vero, un colpo d’ala è quello che ci vuole. O magari soltanto - se proprio non potròmai volare - un’ala che mi raccolga e mi custodisca, come fa la chioccia coi pulcini, che regalianche a me, povero somaro, un po’ di tenerezza e di protezione, che mi faccia sentire amato.Anche noi asini abbiamo bisogno di affetto, anche se siamo così poco belli da vedere, così lenti

e Giuseppe. Ci vuole così poco, a volte, per sentirsi meno soli. Tante e tante statue, nel mio pre-sepe, si affrettano verso la grotta. Dietro ciascuna una storia, mille fatiche, un milione di spe-ranze. Nel presepe c'è posto per tutti, anche per chi non é ancora arrivato, per chi non è parti-to, per chi c'è finito dentro per errore o per caso, C'è posto anche per te, anche per me. Bastacrederlo, basta volerlo, chiederlo sottovoce con parole di desiderio. Non so ancora, Signore,qual è il mio posto, quest'anno, nel presepe. Vorrei che fossi Tu a sceglierlo. Mi basta anche unangolo da poco: nel silenzio di una preghiera, nell'amarezza di una sconfitta, tra giardini difesta nel roveto di un dispiacere. Dovunque sia, vorrei la forza per rimanerci a lungo, per gioi-re della tua presenza, per trovare pace. Per contemplarti in silenzio, anche solo da lontano.

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Orari Messe prefestive e festive in Lecco

CastelloVigiliare ore 18.308.00 - 10.00 - 11.30 - 18.30(luglio ed agosto no 10 e 11.30 - si 10.30)

S. FrancescoVigiliare ore 18.308.00 - 10.00 - 11.30 - 18.30 - 21.00(luglio ed agosto no 8.00 - agosto no 11.30)

S.NicolòVigiliare 18.307.30 - 8.30 - 10.00 - 11.30 - 18.00 - 19.00(agosto non 7.30)

Pescarenico - S. MaternoVigiliare 18.008.00 - 11.00 - 18.00

S. Giovanni evangelistaVigiliare 18.0010.30 - 18.00

Rancio - S. Maria AssuntaVigiliare 17.00(solo in luglio ed agosto 11.00)

Laorca - SS. Pietro e Paolo8.00 - 10.30 - 18.00(luglio ed agosto no 18.00)

Olate. SS. MM. Vitale e ValeriaVigiliare 18.00 - 8.30 - 10.00

Acquate - SS. Giorgio, Caterina ci EgidioVigiliare 18.00 - 7.30 - 10.00 - 18.00(luglio e agosto no 7.30 /si 8.00 e Piani d'Erna 11.00)

Bonacina - Sacro CuoreVigiliare 17.3010.30 - 18.00

Germanedo - S. Cipriano e GiustinaVigiliare 17.308.00 - 10.00 - 18.00 (luglio ed agosto no 8.00)

BelledoVigiliare 20.158.30 - 10.30 18.30(luglio ed agosto no 18.30)

Caleotto - S. GiuseppeVigiliare 18.009.00 - 11.00

Chiuso - S. Maria AssuntaVigiliare 17.008.30 - 11.00

Maggianico - S. AndreaVigiliare 18.307.30 - 9.30 - 18.00

Cappella OspedaleVigiliare 16.007.45 - 16.00 - 19.00

a capire, così incapaci di volare. Eppure - ragiona il somaro - se è vero quel che ho sentitostanotte, se tutte queste luci, i pastori, gli angeli, la stella me la raccontano giusta, se questobambino, come si dice in giro, è il Figlio di Dio, allora vuol dire che anch’io sto facendo unacosa straordinaria. Questo bambino è per terra, con me, e il più vicino a lui sono proprio io,una povera bestia. E non devo fare nulla per lui, non ha bisogno che inventi qualcosa, che glicanti una ninnananna, che gli porti dei regali. A lui basta il mio fiato, a lui basta che io respiri.E’ il mio soffio, il mio alito a custodirlo, a dargli il calore di cui ha bisogno. Che strano: nonè stato proprio Dio a darci la vita col suo soffio? Eppure adesso è il mio respiro a tenere invita Dio, a far sì che non muoia di freddo. Io questa cosa proprio non la capisco: si vede chesono un asino, e ragionare non è proprio il mio mestiere... L’asino si confonde nei suoi pen-sieri, ma ora è davvero felice. Vorrebbe perfino cantare dalla gioia, ma sa che dalla golauscirebbe un raglio stonato, e ha paura di svegliare il Bambino. Riprende semplicemente aguardarlo, e continua con dolcezza a scaldarlo col suo respiro.

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Ciao, cosa fai l'estate prossima?Ti interessa la GMG a Madrid

INSIEME ALLE PARROCCHIE DEL DECANATO DI LECCO?

Allora tieni d'occhio il sito del decanatowww.decanatodilecco.it,

dove troverai tutte le informazioni.Per maggior chiarimenti puoi anche

contattare il responsabiledella pastorale giovanile

del Decanato DON CARLO LUONI.

CAMPEGGIO 2011Località: MARANZA in Val Pusteria

Periodo: dal 9 al 16 luglio 2011

Età: dalla IV elementare alla III superiore(turno unico!)

La casa è molto più grande di quella dell'anno scorso,con ampio spazio esterno per il gioco (calcio, pallavolo...)

e a due passi dal centro sportivo di Maranza e dalla piscina.La quota di partecipazione sarà resa nota prossimamente.

La Giornata Mondiale della Gioventù è un avveni-mento ecclesiale nel quale si esprime in un modostraordinario la fede in Gesù Cristo. È un incontrodi festa: i giovani mostrano la dinamicità dellaChiesa e rendono testimonianza dell'attualità delmessaggio cristiano. È segno della comunioneecclesiale: giovani di tutto il mondo, associazioni,comunità, gruppi e movimenti diversi si riunisco-no intorno alPapa e ai Ve-scovi, acco-munati dallostesso amoreper Cristo eper la Chiesa,oltre che perla sua missio-ne nel mondo.

Che cos'è la GMG?

ORATOR IO

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BATTESIMIDi Muro Nicolò Pietro Angelo di Paolo e Bricco MonicaLoster Leonardo di Luca e Panzeri MelissaPenitenti Giacomo Giulio di Stefano e Bonacina LauraPozzoni Riccardo di Pietro e Spreafico CristinaRadaelli Sara Giorgia di Giovanni e Bersani FedericaZampatti Pietro di Alessandro e Battistella CamillaAlfiniti Alessia di Pino e Fontana AnnalisaBrenna Lorenzo di Luca e Todeschini AlessandraBrenna Marco di Luca e Todeschini Alessandra

FUNERALIDonzelli Silvia di anni 85Rocca Maria di anni 78Ascolese Emilio di anni 60Zanussi Angelina di anni 66Rotasperti Roberto di anni 61Viganò Adriana di anni 81Brunetti Giuseppina di anni 96Dondina Bruno di anni 86

MATRIMONIRigone Michele e Broggi FrancescaCasalone Bruno e Di Placido Giovanna

AN AG R A F E PA R R O C C H I A L E

Mercoledì ore 15.00 Liturgia dei doni presantificatiSabato ore 15.00 VesperiSabato e Domenica ore 10.00 Divina liturgia

CHIESA RUSSO ORTODOSSAORARI DELLE CELEBRAZIONI

28 Giornale della Comunita Parrocchiale di CASTELLO 2010 N. 5

OFFERTE ALLE CELEBRAZIONI € 7,495,00

OF F E R T E

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La redazioneDon Egidio Casalone, Laura Panzeri, Santo Caruso, Francesco D’Alessio, Paolo Longhi,Mariolina Mauri, Chiara Pizzi, Matteo Possenti.Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato alla stesura dei testi e alla distribuzione del Giornale della Comunità Parrocchiale.

da Lunedì a Venerdì: ore 8.30 - 18.30

Sabato : ore 18.30 (vigiliare)

Domenica : ore 8.00 - 10.00 - 11.30 - 18.30

I Sacerdoti sono normalmente disponibili per le Confessioni prima delle S. Messe.

S. MESSE FERIALI

S. MESSE FESTIVE

Per eventuali occorrenze: ParrocoDon MarioDon ContardoScuola MaternaAbitazione Suore Betlemite

Indirizzi E-mail: [email protected]@parrocchiadicastello.it

Sito Internet: www.parrocchiadicastello.it

- Tel. e Fax 0341.36.41.38- Tel. 0341.36.89.21- Tel. 0341.28.55.57- Tel. 0341.36.93.37- Tel. 0341.28.37.24

da Lunedì a Venerdì ore 16.00 - 17.00

BUONA STAMPA Sabato dalle ore 19.00 alle ore 19.30Domenica dalle ore 8.30 alle ore 12.30

SEGRETERIA PARROCCHIALE

SERVIZIO SEGRETARIATO SOCIALE

Martedì ore 9.30-10.00 Richieste di lavoro Via Fogazzaro, 36 (Oratorio)

Martedì ore 15.00-16.00 Medico per consulenza sanitaria Via Colombo, 2

Mercoledì ore 9.30-10.00 S. Vincenzo per assistenza famiglie Via Fogazzaro, 36 (Oratorio)

Giovedì ore 15.00-16.00 Patronato sociale Via Colombo, 2

Venerdì ore 15.30-16.30 Avvocato per consulenza giuridica e/o fiscale Via Colombo, 2

Venerdì ore 15.30-16.30 Consulenza per mediazione dei conflitti familiari Via Colombo, 2

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PARROCCHIA diCASTELLO sopra LeccoGiornale della Comunità Parrocchiale

2a cop. - Orari delle celebrazioni del periodo natalizio

pag. 1 - Carissimi parrocchiani...

pag. 2 - “La luce della carità di San Carlo” - lettera di Benedetto XVI ai fedeli ambrosiani (prima parte)

pag. 3 - I santi raccontano... (seconda parte)

pag. 4 - San Carlo, la chiesetta

pag. 7 - San Carlo... a Castello pag. 8 - Servire è un dono: i Ministri Straordinari

della Comunione Eucaristica

pag. 10 - Con San Carlo verso Gesù

pag. 11 - Presentazione dei bambini di seconda elementare

pag. 12 - Cresima ottobre 2010

pag. 13 - Dal Consiglio pastorale - Corso fidanzati

pag. 14 - Prima giornata dell’associazionismo - 28.11.2010

pag. 15 - Volontariato e lotta alla povertà Convegno diocesano Caritas

pag. 16 - “Ecco, era tutto così semplice”

pag. 18 - Messaggio di suor Marcella da Haiti - Riepilogo banco vendita anno 2010

pag. 19 - E quest’anno... il Fantabosco!!!

pag. 20 - La Terza Era Sommica sta per avere inizio

pag. 21 - In preghiera - Ad Ventum - I

pag. 22 - Uomini di Dio - Orari Palladium

pag. 24 - Il tuo posto nel presepe

pag. 26 - Orari S. Messe prefestive e festive in Lecco

pag. 27 - JMJ 2011 Madrid- Campeggio 2011

pag. 28

3a cop. - S. Messe

N. 5 - 2010

so

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io

EDITORIALE

VITA PARROCCHIALE

CARITAS

MONDO

SCUOLA DELL’INFANZIA

CHIERICHETTI

PALLADIUM

BIBLIOTECA

ORATORIO

ANAGRAFE PARROCCHIALE

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