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Rosarium 1999-01

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Rosarium 1999-01

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Gentilissimi lettori,

quando Vi giungerà questo nuovo numero di ROSARIUM laChiesa si sarà già inoltrata nel cammino quaresimale per prepa-rarsi a celebrare ancora una volta la “misteriosa vittoria” di Gesù:i fatti tremendi della Sua Passione e Morte e la gioia sconosciutadella Sua Resurrezione.

Una “vittoria” non solo misteriosa ma sconcertante, ed è perquesto che a tutti noi è indicato un “clima” per riceverla, guar-darla ed accettarla: questo “clima” è la Beata Vergine, la sola apoterci sostenere di fronte al Mistero di Dio che si rivela in GesùCristo.

In questo periodo, in cui saremo invitati a celebrare eventi dram-matici e partecipare ad una gioia sconosciuta e misteriosa, ildono del rifugio in Maria Santissima sarà per noi tutti l’unicapossibilità... non vi sono altre strade!

Con maggior confidenza rivolgiamoci a Lei affinché fra le suebraccia ci disponga nel silenzio orante e nella gioia trasfiguratadella Chiesa.Invocando su tutti Voi la materna protezione della Beata Verginee confidando nella Vostra preghiera, Vi saluto fraternamente...Buona Pasqua!

P. Mauro

LETTERA DEL PROMOTORE

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Quando nell’autunno del 1948, a tre anni dalla fine della guerra, il mio fidanzato ed iodecidemmo di sposarci, poiché il lavoro di lui esigeva che ci si stabilisse a Milano, ini-ziammo le ricerche per l’alloggio. La città si stava riprendendo con fatica; i pesanti bom-bardamenti l’avevano lasciata seminata di macerie, e trovare casa era una delle maggioridifficoltà. Ci venne fortunatamente incontro un anziano cugino di mamma che, avendosaputo delle nostre inutili ricerche, ci offrì di condividere con lui appartamento e spese.La soluzione proposta ci parve ottima, ed alla fine di quell’ottobre, di ritorno dal viaggiodi nozze, il cugino ci accolse festosamente in casa sua.

La casa era bella, vicinissima al Santuario di S.Maria delle Grazie, che presisubito a frequentare, come facevo in Ancona, a S. Domenico, con mia madre che era ter-ziaria domenicana. La coabitazione con il cugino era cordiale; avevamo in comune lapassione per la musica, si andava alla Scala, a volte fuori insieme. Nel complesso unavita serena e tranquilla.

Circa a metà dell’anno successivo mi resi conto di essere incinta, e appena avu-tane la conferma, desiderammo fare partecipe il cugino della nostra gioia, e quel giornostesso, appena tornò dall’ufficio, gli andammo incontro dandogli la bella notizia. Lovedemmo improvvisamente irrigidirsi, impallidire, assumendo un’espressione che mai gliavevamo veduta... Rimasi impressionata. E mentre io, temendo qualcosa di grave, mi riti-ravo in camera, udii che urlava contro mio marito, dicendo che ci aveva offerto la casa,convinto che non volessimo figli, che ce ne dovevamo andare al più presto perché nonvoleva piagnucolii di bimbi in casa sua.

Da quel giorno non volle più vederci; mangiavamo ad ore diverse, in cameranostra spesso, ed era nostra particolare attenzione evitare d’incontrarlo.

Le difficoltà di trovar casa non erano cambiate. Passammo la voce tra i variconoscenti, senza smettere di sperare e pregare. In quelperiodo era arrivato a S. Maria delle Grazie, trasferito daModena, p. Emilio Jaquaniello, domenicano buon cono-scente delle mie zie, una delle quali era terziaria. La suapresenza ci fu di grande conforto. Io intanto pregavo conparticolare fervore la Madonna promettendoLe che se mifosse nata una bambina le avrei dato il Suo Nome. Si avvi-cinava infatti l’epoca del parto, che avvenne in anticipo sulprevisto, in un giorno di sciopero generale dei mezzi pub-blici, per cui fui trasportata in clinica da una camionetta del-l’esercito. Nacque così la mia prima bambina, che p. Emiliobattezzò con il nome di Maria Rosaria. Quando tornai acasa il cugino non volle neppure vederla.

Di lì a otto mesi mi trovai nuovamente in “attesa”.Alla gioia per la nuova maternità si univa l’ansia per l’inde-rogabile necessità di lasciare quella casa. Ora solo il cielo

TESTIMONIANZA

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poteva aiutarci. E venne proprio dal cielo l’ispirazione. Mi affidai totalmente alla Verginedel Rosario di Pompei ed iniziai la Devozione dei Quindici Sabati. Me ne venne una sere-nità benefica anche per la creatura che stava crescendo in me.

Nel dicembre, pochi giorni dopo il primo compleanno di Maria Rosaria, mitelefonò p. Emilio pregandomi di andare da lui perché aveva bisogno di parlarmi. Lo rag-giunsi alla Chiesa delle Grazie, e lì nel chiostro mi riferì che una terziaria domenicana siera rivolta a lui per chiedergli se conosceva una famiglia di tre o quattro persone, moral-mente ineccepibili, che cercava casa, per rimpiazzare un inquilino indesiderato al qualenon avrebbe rinnovato il contratto d’affitto. P .Emilio aveva pensato a noi.

Ci parve un sogno: il padre fissò per noi l’incontro, la nostra situazione fu com-presa con umana partecipazione, e firmammo il contratto.

Si compiva in quei giorni il settimo sabato della famosa Devozione dei “quindicisabati alla Madonna di Pompei”.

N.G.Z.P.

Ero ancora bambina quando mi hanno inse-gnato la devozione al Rosario e con questa sono andataavanti tutta la vita; nelle prove - infatti - ho risolto cosìmolti dei miei problemi.

Sposandomi avevo desiderato avere un figlioche avesse la vocazione al sacerdozio. Il figlio è nato,Franco, ma mongoloide. Anche se con un immenso dolo-re l’ho accettato come un dono di Dio, con l’aiuto di miomarito e degli altri figli nati dopo.

Non bastava, però, accettarlo, ho sentito che dovevotrattarlo come un ragazzo normale e così è stato anchecon gli altri handicappati a cui ho deciso di dedicarmi.Per mandarlo a scuola, dalla provincia, ci siamo trasferitiad Ancona, il 24.10.1954, ma con grande delusioneabbiamo constatato che anche in città non c’era nessunastruttura adeguata.

Aggrappandomi all’Eucarestia, offrivo ilmio dolore alla Mamma Celeste, facendo così la volontàdi Dio. La notte del 3.7.1956 sogno la Madonna del

IL TRIONFO DEL ROSARIO

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Duomo che mi dice: “Tu devi far aprire un Istituto”. Le rispondo che essendo unasemplice mamma non ne ero capace, allora mi risponde: “Ti aiuterò io, però devirecitare il S. Rosario” e mi indica un sacerdote alto, magro, che non avevo maivisto.

La mattina seguente racconto il sogno alla maestra Romagnoli, che veniva acasa per aiutare Franco ad imparare a leggere e scrivere, e lei mi consiglia di parla-re con il suo parroco che allora era Don Carlo Rabbini della parrocchia del SS. Sacramento. Vado e come lo vedo riconosco in lui il sacerdote del sogno, neparlo con lui e si impegna a riferirlo a S.E. Mons. Arcivescovo Bignamini.

L’Arcivescovo mi consiglia di rivolgermi all’ispettore Fucili, il quale miincarica di trovare un certo numero di bambini handicappati per poter formare unaclasse differenziale. Anche se con grande difficoltà - perché ero da poco adAncona e molti genitori non gradivano far conoscere la propria situazione - ne hotrovati sedici.

Mi presento allora al provveditore Rocco Fedele per esporre la mia richiesta,ma mi viene risposto che non ci sono insegnanti specializzate... con fede continuoa recitare il S. Rosario.

Per un “caso” si presenta al Provveditore l’insegnante Chiodini di Bologna,specializzata e disoccupata: era la persona che faceva al caso nostro. Il 7 ottobre1956 si è aperta la prima classe differenziale presso la Scuola elementare Mazzinidi Ancona: era proprio il giorno della Madonna del S. Rosario.

In seguito è nata l’A.N.F.F.A.S., l’associazione delle famiglie dei ragazzihandicappati: l’Arcivescovo Bignamini si è interessato per far aprire l’Istituto diFalconara che ora porta il suo nome. Così grazie alla Madonna, all’Arcivescovo

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Mons. Bignamini, a Don Carlo Rabbini e a tanti altri che ci hanno aiutato, si è rea-lizzato il nostro desiderio. Franco si è inserito bene, grazie anche alla parrocchiadel S. Cuore, tenuta dai Servi di Maria, i quali lo hanno accolto e trattato normal-mente.

Un particolare grazie alla signora Raggetti Violanna della “Casa dellaBontà” che ha sempre seguito questi cari ragazzi con tanto amorevole affetto, gra-zie ancora a tanti anconitani che seguono... il mio Franco da farlo sentire come glialtri.

Immensa è la mia gratitudine e riconoscenza a Dio ed alla Vergine S.S. delRosario.

Oliva Carmela

PELLEGRINAGGIO A LOURDES:“voglio rendere testimonianza”

Nel luglio 1998 con i Padri Domenicani sono anda-ta in pellegrinaggio a Lourdes; doveva venire conme una mia vicina di casa che da 35 anni è malata...ha subito tre interventi chirurgici superati abbastan-za bene, ma proprio in quei giorni aveva dolori atro-ci in tutta la persona: dolori che da tempo la tor-mentavano senza trovarne alcun rimedio... tanto chestava pensando di farla finita perché così non nepoteva più.

A Lourdes ho ricordato molto questa miaamica che si era tanto raccomandata alle mie pre-ghiere. Appena tornata a casa le ho mandato subitoper mezzo di mio marito una bottiglietta di acquabenedetta presa alla fonte di Lourdes assieme alleimmaginette con le preghiere. Lei con tanta fede haricevuto questi miei doni e si è messa a pregare.Man mano si è ripresa senza più medicine, era arri-vata a pesare ben “39” chili, ed oggi è tornata a fareuna vita normale, guida la macchina ed accudiscealla famiglia.

Ringraziamo la B. Vergine e a tutti vogliodire “non lasciate la preghiera del S. Rosario”.

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Con questo numero di ROSARIUM iniziamo una serie di riflessioni riguardanti il GrandeGiubileo del Duemila, indetto da Giovanni Paolo II, che inizierà nella solenne celebrazione vigiliare il24 dicembre 1999, e terminerà nella solennità dell’Epifania del 2001.

Nella lettera di indizione del Giubileo, Incarnationis mysterium, il Papa ha riposto nelle manidella Beatissima Vergine Maria “il cammino di quanti si faranno pellegrini in questo anno giubilare”(Incarnationis mysterium, 14). Mentre la Chiesa, infatti, celebra e ricorda i duemila anni del-l’Incarnazione, invoca “senza stancarsi” Colei che “ha generato per noi nella carne il Figlio di Dio”(idem).

E il Papa, l’8 dicembre 1997, festa dell’Immacolata Concezione, quando era da poco iniziato iltriennio di preparazione immediata al Giubileo, così pregava:

“Resta con noi Madre Immacolata, nel cuore della nostra preparazione al grande Giubileodel Duemila. Veglia, Ti preghiamo in modo particolare sul triduo, formato dagli ultimi treanni del secondo millennio, il 1997, il ‘98, il ‘99, anni dedicati alla contemplazione delmistero trinitario di Dio”.

Come sempre, ma in modo particolare dal 1997 al 1999 la Chiesa è chiamata a contemplare ilMistero Trinitario, rivelato in Gesù Cristo. A Lui, il Figlio di Dio, Seconda Persona della SantissimaTrinità, è stato dedicato il 1997, primo anno di preparazione, e i fedeli sono stati invitati - comediceva il Papa il 16 febbraio 1996 - ad “approfondire la fede nel Figlio di Dio, incarnato, morto erisorto, come condizione necessaria per la salvezza e il Battesimo come fondamento dell’esistenzacristiana. La Vergine Santa, modello dei credenti, contemplata nel mistero della sua divina maternità,sosterrà la paziente ed operosa ricerca dell’unità tra i battezzati, in conformità all’ardente preghieradi Cristo nel Cenacolo”.

Il 1998 è stato l’anno dedicato allo Spirito Santo, Terza Persona della Santissima Trinità, che“attualizza nella Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi l’unica Rivelazione portata da Cristo agliuomini, rendendola viva ed efficace nell’animo di ciascuno” (Tertio Millennio adveniente, 44).

Il 1999, terzo ed ultimo anno preparatorio, è l’anno dedicato al Padre. “I credenti saranno invi-tati -diceva il Papa- ad un grande atto di lode al ‘Padre che è nei cieli’ (Mt 5,45), un prolungatoMagnificat, che li condurrà, guidati dalla Madre del Signore, a fare quello che Gesù dirà loro (cf. Gv2,5). Si tratta di un cammino di autentica conversione, che avrà il suo culmine nella celebrazione delsacramento della Penitenza. Quest’itinerario spirituale spingerà i fedeli ad aderire in pienezza aCristo, perché la Chiesa ‘permanga degna Sposa del suo Signore e non cessi con l’aiuto dello SpiritoSanto, di rinnovare se stessa finché attraverso la Croce giunga alla luce che non conosce tramonto(Lumen gentium, 9)” (16 febbraio 1996).

POSSIAMOCAPIRE QUALCOSAANCHE NOIDEL GIUBILEO?

a cura di P. Paolo Maria Calaon O.P.

cammino di preparazione

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Questa “luce che non conosce tramonto” è la luce diDio, Trinità beata, alla quale siamo invitati sin da ora.Ma solo chi sa di essere un cieco e grida verso la Luce,può riceverla ed esserne illuminato. Per questo, come si

esprime Giovanni Paolo II nella preghiera che ha compo-sto per il terzo anno di preparazione al Grande Giubileo

dell’anno Duemila, il 1999 è l’anno “del ritorno alla casapaterna”. E’ questo l’anno in cui siamo invitati a contemplare il

volto del Padre, quel volto che in Gesù ci è stato rivelato: è l’infinitamisericordia del Padre che “si china sulla miseria dell’uomo”. Questo riempie il cuore della Chiesadella vera esultanza e della vera lode, perché “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito,che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,17).

Mi sembra di ritrovare “in filigrana” l’eco di questa gioia nella preghiera del Papa per il 1999, eper questo ho pensato di riportarla interamente.

Benedetto sii Tu, Signore,Padre che sei nei cieli,perché nella tua infinita misericordia Ti sei chinato sulla miseria dell’uomo e ci hai donato Gesù, tuo Figlio, nato da donna, nostro salvatore e amico, fratello e redentore. Grazie, Padre buono, per il dono dell’Anno giubilare;fa’ che esso sia tempo favorevole,anno del grande ritorno alla casa paterna,dove Tu, pieno di amore, attendi i figli smarriti per dar loro l’abbraccio del perdono e accoglierli alla tua mensa, rivestiti dell’abito di festa.

A Te, Padre, la nostra lode perenne!

Padre clementissimo,nell’Anno Santofiorisca vigoroso l’amore verso di Te e verso il prossimo: i discepoli di Cristo promuovano la giustizia e la pace;ai poveri venga annunciata la Buona Novella.

A Te, Padre, la nostra lode perenne!

Padre giusto,il grande Giubileo sia occasione propizia perché tutti i cattolici riscoprano la gioia di vivere nell’ascolto della tua parola e nell’abbandono alla tua volontà;

sperimentino il valore della comunione fraterna, spezzando insieme il pane e lodando Te con inni e cantici spirituali.A Te, Padre, la nostra lode perenne!

Padre, ricco di misericordia,il santo Giubileo sia tempo di apertura, di dialogo e di incontro con tutti i credenti in Cristo e con i seguaci delle altre religioni: nel tuo immenso amoresii largo di misericordia con tutti.A Te, Padre, la nostra lode perenne!

Dio, Padre onnipotente,fa’ che tutti i tuoi figli sperimentino che nel cammino verso di Te, ultimo approdo dell’uomo, li accompagna benigna Maria Santissima, icona dell’amore puro,da Te prescelta per essere Madre di Cristoe della Chiesa.A Te, Padre. la nostra lode perenne!

A Te, Padre della vita,principio senza principio,somma bontà ed eterna luce, con il Figlio e con lo Spirito, onore e gloria, lode e riconoscenza, nei secoli senza fine. Amen.

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La “Catechesi sulla Vergine” del Card. Charles JournetCharles Journet, teologo svizzero elevato alla porpora cardinalizia dal papa Paolo VI,va annoverato fra i più grandi teologi del nostro secolo. Appassionato studioso dellaChiesa ci ha lasciato un’opera monumentale dal titolo “L’Eglise du Verbe Incarné” (LaChiesa del Verbo Incarnato), che Paolo VI teneva sul suo tavolo di studio durante ilavori del Concilio. Il Card. Journet era legato da stretta amicizia sia con Paolo VI, checonosceva personalmente da molto tempo prima che divenisse Papa, e con il grandefilosofo cattolico Jacques Maritain.Egli si è occupato soprattutto dell’ecclesiologia, cioè della teologia riguardante laChiesa, come abbiamo detto, ma ha anche approfondito il mistero della VergineMaria. Frutto di questi suoi studi è il prezioso libretto “Catechesi sulla Vergine”, editodalla Libreria Editrice Fiorentina, purtroppo oggi non più reperibile in commercio. Noici ripromettiamo di presentarlo a puntate suddiviso secondo i temi, facendoli precede-re da una breve introduzione e, seguire da un breve commento.

11Parte prima (inizio)

Maxria, Madre di Dio

IntroduzioneLa maternità divina di Maria, cioè il fatto che Ella può e deve essere detta veramente Madre

di Dio costituisce il suo privilegio fondamentale e la sorgente di tutta la sua grandezza. Ma che sensoha dire che una donna, cioè una creatura umana, è madre del suo creatore? Si può dire che laVergine Maria ha generato Dio?

Qui bisogna stare molto attenti e ricordare che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, cioèche in lui c’è la vera natura divina e la vera natura umana. Più precisamente: la persona divina delVerbo, cioè la seconda persona della Santissima Trinità, che possiede da tutta l’eternità la naturadivina, e ad un certo momento viene ad assumere anche una natura umana. In Lui quindi c’è unasola persona, la persona divina del Verbo, e due nature: quella divina e quella umana.

Ora, la natura umana è stata data al Verbo dalla Vergine Maria: in questo senso Elladiventa madre del Verbo. Non nel senso che abbia dato origine alla divinità, che abbia generato la

TI BASTA CIO’ CHE SAI O VUOI SAPERNE DI PIU?

a cura di P. Roberto Maria Coggi O.P.

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divinità, ma nel senso che ha dato al Verbo una natura umana, cioè ha generato il Verbo secondo lanatura umana. Infatti quel bambino che nasce da Lei è suo figlio: Ella lo ha generato. Ma quel bam-bino è il Verbo. Quindi la Madonna Santissima ha generato il Verbo.

Il Verbo esisteva come Dio da tutta l’eternità, ma ha cominciato ad esistere anche comeuomo nel momento dell’Incarnazione.

Sentiamo adesso come il card. Charles Journet esprime questo mistero:

L’amore di Dio principio della maternità divina

01 - Qual è la creatura più amata da Dio?- La creatura più amata da Dio è la Vergine Maria.

02 - Come Dio ce l’ha dimostrato?- Scegliendola per essere la madre del Bambino Gesù. Da Maria, ci dice il Vangelo, “è

nato Gesù, che si chiama Cristo” (Matteo, 1,16).

03 - Dio doveva amare molto la Santa Vergine, per domandarle di essere la madredel Bambino Gesù?

- Sì, è la missione più santa che Dio poteva dare ad una creatura. Dio ha dunqueamato la Santa Vergine più di tutti gli angeli e di tutti i santi.

Maria, vera Madre di Dio.

04 - La Santa Vergine può essere chiamata Madre di Dio?- Sì, perché ella è Madre di Gesù, che è Dio. Vedendola, Elisabetta esclamò: “Perché la

Madre del mio Signore viene da me?” (Luca, 1,43)

05 - Perché si è cominciato a chiamare Maria: Madre di Dio?- Per rispondere a quelli che dicevano: “Gesù non è Dio! e perciò Maria, Madre di

Gesù, non è Madre di Dio!”.

06 - Quando si è cominciato?- Si è cominciato in oriente, già nel secolo III. Al IV secolo, san Gregorio di Nazianzo

scrisse: “Se qualcuno non crede che la Santa (Vergine) Maria è Madre di Dio, egli èseparato dalla Divinità!”.

07 - Quale vita la Santa Vergine ha dato a Gesù?- Ella non gli ha dato la vita divina, che egli possedeva da sempre nel cielo. Ella gli ha

dato la vita umana, che egli veniva a cercare sulla terra.

Commento:Il testo del card. Journet, come si vede, è molto semplice, ma unisce la profondità alla devo-

zione. E’ questa una caratteristica di tutti i grandi teologi, i quali prima di essere degli studiosi eranoanche degli uomini di preghiera. E tale era in modo tutto particolare il card. Journet, il quale - soprat-tutto di notte - passava delle ore in cappella prostrato a terra in adorazione del Santissimo Sacramento.

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Notiamo il fatto che la Beata Vergine Maria è la creatura più amata da Dio. Pensiamo: piùdegli angeli, anche più dei più sublimi fra i Serafini. Infatti la dignità di Madre di Dio innalza in uncerto senso la Beata Vergine al livello divino. La maternità divina è un mistero di insondabile profon-dità, che anche gli angeli venerano ed adorano.

Notiamo ancora che anche nella Bibbia la Vergine Santa è detta Madre di Dio. Non espli-citamente, ma in termini equivalenti. Infatti quando S. Elisabetta dice che Maria è “la Madre del suoSignore”, intende il termine “Signore” come equivalente di “Dio”. Quindi è come se dicesse: “A chedebbo che la Madre del mio Dio venga a me?”.

E non dobbiamo meravigliarci se il titolo di Madre di Dio fu dato in modo esplicito allaVergine Maria solo nel III° secolo (cioè dopo l’anno 200). Infatti a quei tempi dominava il paganesi-mo, e gli dèi in cui il popolo credeva avevano spesso un padre ed una madre. Dire quindi che Mariaera Madre di Dio poteva far pensare che Gesù fosse uno dei tanti dèi venerati al tempo dei romani.Per scongiurare questo rischio si evitò all’inizio di chiamare Maria “Madre di Dio”, e si cominciò afarlo solo quando il popolo cristiano aveva ben capito che Gesù era Dio in un senso totalmentediverso dagli dèi pagani: egli era il Verbo eterno, “nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio,luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre” (Credodella Messa).

Per concludere facciamo notare che il titolo di “Madre di Dio” riassume ed esprime laprofonda verità del mistero dell’Incarnazione. Infatti questo mistero consiste nel fatto che Gesù è veroDio e vero uomo. Dicendo che la Madonna Santissima è madre di Dio noi sottolineiamo il fatto cheGesù è vero Dio. Dicendo però d’altra parte che Maria è Madre di Dio noi sottolineiamo il fatto cheGesù è anche vero uomo. Infatti solo se Gesù è veramente uomo Maria può essere veramente madre.

Teniamo dunque cara questa splendida formula “Madre di Dio”, che riassume la nostrafede nel mistero dell’Incarnazione. E quando recitiamo l’Ave Maria pensiamo alle parole che pro-nunciamo. Venerando Maria con questo titolo noi ci professiamo veramente “cristiani”, cioè credentinella divinità di Gesù Cristo, nostro unico Signore e Salvatore.

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Il Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato nel 1992, afferma a più ripreseche la Vergine Maria è per i cristiani “modello e sorgente di santità” (n° 2030).Tra i tanti che si potrebbero citare cito il numero 972:

“Dopo aver parlato della Chiesa, della sua origine, della sua mis-sione e del suo destino, non sapremmo concludere meglio che vol-gendo lo sguardo verso Maria per contemplare in lei ciò che laChiesa è nel suo Mistero, nel suo ‘pellegrinaggio della fede’, equello che sarà nella patria al termine del suo cammino, dove l’at-tende, nella ‘gloria della Santissima ed indivisibile Trinità’, ‘nellacomunione di tutti i santi’ colei che la Chiesa venera come Madredel suo Signore e come sua propria Madre”.

Osserviamo con attenzione che è tutta la vita di Maria che viene offertaalla nostra venerazione ed imitazione, tutta la sua vita, nelle due fasi, terrena eceleste. Questa vita ha conosciuto un passaggio (una Pasqua) cruciale, che è la suamorte ed Assunzione, ma i mistici hanno compreso, e anche rivissuto!, che questamorte è stata una morte d’amore che non ha fatto altro che portare al parossismociò che Maria ha sempre vissuto.

Il Cielo può attendere ... o no ?!

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Questo non dovremmo mai scordarlo perché spesso siamo tentati non didistinguere ma di spezzare in due le diverse fasi della nostra vita, la fase terrena ela fase eterna (che vivremo in Paradiso, come dobbiamo sperare, o all’Inferno,come dobbiamo temere ed evitare). Detto in termini semplici, insomma, ci sonodei cristiani che, sotto sotto, pensano: all’eternità ci penserò dopo morto...

La Chiesa, però, e in parte l’ho già detto, insegna qualcosa di moltodiverso, e cioè che si può amare Dio in questa vita quanto lo si ama nell’altra (l’u-nico cambiamento avverrà nella nostra intelligenza, non più rischiarata dal chia-roscuro della fede, ma immersa nella luce della Visione), ed addirittura che unSanto (pensiamo appunto alla Madonna) può amare Dio già in questa vita più diun Beato in Paradiso. Naturalmente c’è il rovescio della medaglia: siamo liberi ese il nostro “sì” può crescere in noi tanto da farci “vedere i cieli aperti” (come a S.Stefano), il nostro “no” se ci ostiniamo in esso, può farci pregustare la vitadell’Inferno.

Ma a questo punto può sorgere in noi un dubbio: in Maria c’è stato e dasempre solo il “sì”, non c’è stato il “no”, non c’è stata quella lotta fra la Luce e leTenebre (ricordata per esempio nella “Gaudium et spes”) che ci travaglia. Noiammettiamo che la Madonna ci vuole e ci può aiutare in questa lotta, ma ci potràcapire, Lei così pura e “Tutta Santa”?

È questo dubbio che si cela in quella falsa umiltà che ci fa dire: Mariamodello e sorgente di santità? Imitare Maria? Non stiamo esagerando? No, primadi tutto perché non dobbiamo fare delle nostre deboli forze e del nostro deboledesiderio la misura di tutto; la misura è ciò che Dio desidera donarci. E poi perchéla Chiesa ci assicura che Maria comprende i peccatori. Se pensiamo che quantopiù si è buoni e santi tanto meno si capiscono il male e la miseria è perché confon-diamo la bontà con l’insensibilità come facevano certi pagani. La Rivelazione e iSanti ci mostrano invece che quanto più si è sensibili al bene tanto più si è sensibi-li al male e da questo punto di vista tutta la vita di Maria è stata un martirio nelsopportare tutto il male, la durezza e l’orgoglio degli uomini, offrendo però lorocon passione uno sguardo in cui era riflessa la Beatitudine e la Misericordia diDio. E’ questa la sua Intercessione (vedi il n° 2618) resa ora più acuta e più poten-te dalla sua condizione gloriosa:

“Dopo il consenso dato nella fede al momento dell’Annunciazione emantenuto, senza esitazione, sotto la croce, la maternità di Maria siestende ora ai fratelli e alle sorelle del Figlio suo, ‘ancora pellegri-ni e posti in mezzo a pericoli e affanni’. Gesù, l’unico Mediatore, èla Via della nostra preghiera, Maria Madre sua e Madre nostra, èpura trasparenza di lui: ella ‘mostra la via’, ne è ‘il Segno’, secon-do l’iconografia tradizionale in Oriente e in Occidente”.

(Catechismo della Chiesa Cattolica n°2674).

P .Paolo Maria Gerosa o.p.

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“Io non so come lodarla a sufficienza”

Il grande apostolo di Firenze, il domenicano Girolamo Savonarola, è un innamo-rato della B.Vergine. Maria è continuamente presente nella sua vita e nella sua attivitàapostolica. Egli canta le grandezze di Maria nelle sue poesie; esorta i fiorentini a imitarnele virtù; invita gli artisti a glorificarla nelle loro opere, che sono “come libri” per i fedeli.

Nelle prediche ha parole di squisita tenerezza per la Madre di Dio. Spesso neparla con espressioni di infuocato calore: certamente frutto di esperienze personali. “Chediremo delle laudi della Regina nostra? Io non so come lodarla a sufficienza; chè non sipuò... O Maria, la tua laude debba essere grande e dobbiamo assai laudarti; la tua bellezzaci ha cavato el core” (Prediche sopra Amos e Zaccaria, Ed. Naz., III,p.117).

“Il nome di Maria è glorioso, santo e dolce”. È glorioso, perché vuol dire“madonna”; è santo perché in lei è “massimamente puro; è dolce, perché significa quelloche ci dona, mille dolci consolazioni”.

“Tu se’ la nostra avvocata”

Maria è tutto nella vita di fra Girolamo. “Tu se’ la nostra avvocata -supplica- tuse’ nostra madre, tu signora nostra, tu vita nostra, tu dolcezza del cor nostro, tu se’ tutta lasperanza nostra... Aprendo tu la mano tua, tutte le cose saranno ripiene di bontà e rimo-vendo tu la faccia tua, saranno turbate”.

Dopo aver proclamato Cristo re dei fiorentini, vuole che Maria ne sia la regina.Nel giorno dell’Annunciazione (1496), che è la festa della divina maternità, causa dellasua regalità, invita la Beata vergine “a regnare in Firenze”. “Vogliamo - egli supplica -che, Maria sii la nostra Regina e che tu venga a regnare in Firenze perché tu se’ tantoumile e tanto benigna. O Signore, tu sei il nostro re, vogliamo ancora questa regina, che ètanto illuminata... Ella è avvocata dei peccatori e noi facciamo di molti peccati... OMaria, intercedi per noi...; tu hai abbastanza di ricchezze, deh infondile sopra di noi alcospetto del tuo Figliuolo; volgi gli occhi pietosi alla nostra miseria” (Sopra Amos eZaccaria cit.,III,118-119).

Alla potente intercessione di Maria Savonarola attribuisce tutto ciò che di buonoavviene a Firenze. Nei momenti più difficili per la città, Maria è sempre il suo rifugio e la

Nel centenario della morte di fra Girolamo Savonarola(prima parte)

Un grande devoto della B. Vergine e del s. rosario

lo conoscevate?

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sua speranza. Mentre Carlo VIII si sta avvicinando a Firenze e i cittadini sono terrorizza-ti, Savonarola li rincuora dal pulpito: “Abbiamo Cristo al nostro governo e la Vergineappresso a lui, nostra avvocata... che non manca mai a chi a Lei ricorre per aiuto”(Prediche sopra Giobbe, Ed. Naz.,I,p.446).

In occasione dell’elezione della Signoria, così egli prega: “Regina nostra e dellanostra città, tu se’ piena di grazia, priega per noi il tu Figliolo che ci dia la sua benedizio-ne e che si degni di governarci questa mattina e darci una buona Signoria” (Sopra Amos eZaccaria cit.,I,p.259).

A proposito del cambiamento di governo avvenuto a Firenze (1494) senza spar-gimento di sangue, afferma: “Sappi che Dio e la vergine sono stati quelli che hanno con-dotto quest’opera e non tu” (Sopra Giobbe cit.,II,p.15).

Fermamente convinto della celeste protezione di Maria sulla città, ai fiorentiniegli ricorda: “Tutte le grazie promesse alla città di Firenze e che Firenze ha avuto insinoqui, specialmente ti sono state concesse per la vergine... Non sapete voi che l’è la nostramadre?” (Prediche sopra Ruth e Michea, Firenze 1889, p.397).

L’immensa fiducia di Savonarola in Maria si fonda sulla divina maternità dellaBeata Vergine. Perché è Madre di Dio, Maria è potentissima ed infinitamente clemente. Èmediatrice universale di grazie perché, come Madre di Dio, partecipa del suo potere infi-nito. “Pensando io di avere qualche avvocato presso Dio che plachi l’ira sua e intercedagrazie per noi, pensai di non essere il migliore mezzo che la Vergine, la quale è Madre eSposa di Dio ed è stata abitacolo del Figliuolo di Dio; per il che non pare giusto che lepossa essere denegata da Dio cosa alcuna” (Sopra Giobbe cit.,I,p.278).

Nel suo commento all’Ave Maria fra Girolamo esclama: “Madre di Dio, o lodeincomparabile! Che si può più dire in laude di Maria? Questa parola è tanto grande edalta che, chi la pensa bene, io credo che non si possa dire cosa di maggior gloria alla glo-

riosa Regina dei cieli. Questalaude passa ogni laude: Madre diDio! Certo... Madre del suo crea-tore, Madre del suo redentore,Madre del suo Sposo, Madre delCreatore dell’universo, Madre delPadre degli angeli, Madre delPadre della natura umana, Madredel Padre di tutte le creature;adunque Madre di tutte le creatu-re” (Esposizione sopra l’orazionedella Vergine, p.142).

P.Alfonso Maria D’Amato o.p.

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Il dogma della Ss. Trinità è il mistero più essenziale e più alto della religione cri-stiana. A S. Caterina piace inabissarsi in esso e colloquiare con la divinità nella suamisteriosa concretezza. Le sue Orazioni, che furono raccolte dalle sue labbra negli

ultimi anni della sua vita, sono dirette spesso alla SS. Trinità, con vivo sentimento,sostenuto da una fede resa quasi tangibile dalla vivacità d’espressione e dal pensierofrequentemente meditato.Per lei il mistero trinitario è lo specchio in cui si riflette l’anima nostra, che ha qualco-sa dell’Unità e Trinità divina, essendo un’unica entità dotata di 3 facoltà intercomuni-canti (memoria, intelletto e volontà), come da molti era insegnato. Ed è anche il verovolto di Dio, che noi possiamo incontrare nel cielo dell’anima nostra, dove Egli abitaed opera quasi svelando il tratto delle tre divine Persone, in quanto le doti loro appro-priate, potenza sapienza e amore, le riscontriamo in noi a loro somiglianza.

Misteri gaudiosi: Il Padre principio di tutto

l. ANNUNCIAZIONE. Nel consiglio della Trinità fu decisa, per un atto d’a-more, la creazione dell’uomo. Ma l’uomo s’è messo ben presto sulla via della perdi-zione col peccato. Allora Dio Padre manda il Figlio suo per comunicare all’uomo lasua verità, cioè di averlo fatto a sua immagine e somiglianza, come una piccola trinità,e per farlo tornare a specchiarsi in Lui. Perciò ha scelto per Lui una madre piena digrazia, la Vergine Maria.

Il Rosariocon S. Caterina:

La SS.ma Trinità

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2. VISITAZIONE. Maria è già “tem-pio della Trinità” e “portatrice del fuoco”,nell’andare da Elisabetta. La sua umiltà eracosì grande che piacque all’Eterno Padre piùdi tutte le donne. Di questo lo Spirito Santo dette conoscenza

alla vecchia parente, che la riconobbe cometerra fruttifera in cui era già seminato ilVerbo. E dal cuore della Vergine eruppe uncanto di lode e di ringraziamento a Dio.

3. NATIVITA’. L’Eterno Padre, comesi legge nel Dialogo, visto che l’uomo pecca-tore non può riparare le proprie colpe né sal-varsi da solo, ha mandato il Verbo suo Figlioa vestirsi della nostra carne mortale e farsimanifestatore della verità del Padre, il qualeper amore ci vuole compagni della sua gioianel cielo. Quel Bambino nato nella grotta èDio umiliato all’uomo, per innalzare l’uomofino a Dio.

4. PRESENTAZIONE. Dalle mani purissime di Maria il Padre celeste ricevel’offerta del Figlio, presentato al tempio per noi. ll segreto divino è rivelato al vecchioSimeone, che canta il suo addio alla vita terrena, ora che ha riconosciuto in quelBambino colui che è mandato dal Padre come nostro Salvatore. Maria accoglie tuttoquesto nel suo cuore, compreso l’annunzio della spada nel cuore.

5. RITROVAMENTO Di GESÙ. “Devo essere nelle cose del Padre mio”. Conqueste parole il fanciullo Gesù rivela la coscienza che ha del suo compito per tutta lavita. La “verità del Padre” ce la farà conoscere Lui, ma già sappiamo che essa è ladirettiva della sua vita, come dev’essere della nostra, cioè l’obbedienza al Padre nellafedeltà più assoluta. Su questa linea noi possiamo trovare Gesù.

Misteri dolorosi: Il Figlio manifestatore dell’amore del Padre.

1. ORAZIONE E AGONIA NELL’ORTO. Dio ci ama tanto da dare il Figliosuo in sacrificio per noi. Gesù accetta di dare questa prova d’amore fino alla morte.Come uomo Egli è invaso da tristezza mortale e trema fino a sudar sangue. Ma pregae dice: “Padre, sia fatta non la mia ma la tua volontà”. Investito da questo sentimento,la sua obbedienza non ha limiti, per procurare l’onore di Dio e la salvezza dell’uomo.

2. FLAGELLAZIONE. . Obbedienza e amore Gesù li deve provare coifatti. Per darcene la sicurezza Egli soffre la crudele flagellazione, che è la sua maniera

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di liberarci dalla schiavitù della carne e deisensi. D’ora in poi, se noi temiamo di nonpoterci liberare da quel dominio carnale,ricordiamoci che la forza è in quel sangueversato abbondantemente per noi. Se Dionon volesse o non potesse liberarci non ciavrebbe dato il Figliuolo, e il Figliuolo lavita.

3. CORONAZIONE Di SPINE. Non c’è peccato nostro che non dovesseessere espiato dalle sofferenze e dal sanguedi Cristo. Egli quindi volle sostenere tutto,ingiurie, schiaffi, scherni, derisioni, corona dispine, per dimostrare che l’amore del Padresi estende a redimere tutti questi mali, e dareconforto ed esempio di pazienza a coloro chene sono vittime. Per noi deboli ha preso Luil’amara medicina.

4. VIAGGIO AL CALVARIO. Cristoabbracciò la croce con amore e la portò senzalamentarsi fino all’estremo delle forze, tanto che si può dire che “corse come innamo-rato alla mensa della santissima croce”. Così c’incoraggiò col suo esempio a non sco-raggiarsi sotto il peso delle tribolazioni, perché c’è sopra di noi un amore paterno chetiene conto di tutto.

5. CROCIFISSIONE E MORTE. Sulla croce l’amore ha superato ogni confi-ne. Il Padre sacrifica il Figlio per liberare il servo. Il Figlio perdona ai suoi crocifis-sori. Così giustizia e misericordia trionfano insieme. La chiave dell’obbedienza, get-tata da Adamo nel fango del peccato, è recuperata da Cristo e, liberata dalla ruggine, èrimessa nelle mani dell’uomo, che con essa può aprirsi la porta del cielo. E Cristo,quasi con gioia, può gridare: Consummatum est!

Misteri gloriosi: Lo Spirito Santo, rifinitore e santificatore

1. RISURREZIONE. Quell’eterno Amore, che tenne Cristo inchiodato incroce, facendogli versare tutto il sangue, è il fuoco divino con cui Cristo ritorna allavita e diventa nostra resurrezione. Una vita nuova s’inaugura per l’uomo redento eunito al Cristo: ministratore di questa vita è lo Spirito Santo, fatto per modo di direquasi nostro servitore, perché Egli ci porta tutti i doni di Dio.

2. ASCENSIONE. Cristo sale al cielo, perché la missione visibile del Figlio èterminata; ma egli non lascia orfani i suoi discepoli. Egli è sempre la via unica per

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salire al cielo. Lo è stato con l’esempio econ la parola; ora lo è con la dottrina che ciha lasciato e che ormai è affidata a un mae-stro sicuro, lo Spirito Santo, che spiegheràpiù chiaramente e confermerà alle mentidegli uomini e alla Chiesa la dottrina diCristo.

3. PENTECOSTE. La Pentecoste èper antonomasia “l’avvenimento delloSpirito”, che viene sugli apostoli e sullaChiesa, insieme con la potenza del Padre ela sapienza del Figlio. Egli fortificò lementi dei discepoli, illuminandoli più chia-ramente sulla “inestimabile carità del Verbocon la volontà dei Padre, che non volevaaltro che la nostra santificazione!”. Egli èil Maestro interiore che non mancherà maialla Chiesa, suscitando in essa apostoli,dottori e martiri.

4. ASSUNZIONE DI MARIA.Maria SS. è colei che merita di essere accolta in cielo con tutto il suo essere, perchéin lei la mano dello Spirito Santo ha scritto tutta la Trinità, cioè la potenza creatricedel Padre, la sapienza salvatrice dei Figlio e la bontà dello Spirito stesso; ed è anchela “ricompratrice dell’umana generazione”, perché la carne che ci ricomprò nellapassione del Figlio veniva da lei, che vi aggiunse anche il proprio dolore di corpo edi mente.

5. INCORONAZIONE DI MARIA E GLORIA DEI SANTI. Maria portacon sé in cielo l’impronta di quel sigillo dello Spirito Santo, che la rese costante nelcooperare col Figlio a promuovere la gloria e la lode del nome di Dio con la salvezzadelle anime. Essa è madre di grazia e di misericordia, con l’intercessione e l’esem-pio; e continua ad essere pronta ad accogliere le nostre preghiere come madre eavvocata dei peccatori.

PREGHIERA FINALE

O Trinità beata, o eterna Deità, origine e termine d’ogni nostro bene, fa’ che la memo-ria dei tuoi doni ci faccia crescere come tempio tuo, guidati dalla luce di sapienza delFiglio incarnato e sostenuti e infervorati dal fuoco dello Spirito. Tu che sei uno e viviin eterno.

Da: “Il Rosario con Caterina” del p.G.D’Urso - edizioni Cantagalli

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PESARO e URBINO

13 dicembre, festa di S.Lucia e II° domenica di Avvento... da ogni luogo ci giungono messaggi rivolti alNatale, e quest’anno i gruppi del Rosario di Pesaro e Urbino hanno deciso di prepararsi al mistero dellaNatività nel silenzio, accanto a Maria, chiedendo alla Vergine che fosse la recita della sua Corona adaprire i cuori, che fosse la proclamazione dei suoi misteri a far presentire l’imminente mistero. Con questasperanza p. Mauro ha accolto il gruppo di persone radunate da tutta la provincia nell’istituto delle suoredomenicane a Marotta.

Dopo la recita e la meditazione dei misteri gaudiosi il p. promotore ci ha aiutato a riflettere sulnostro rapporto personale con il Signore, sul nostro modo di essere fedeli al suo amore, alla sua Grazia. IlSignore è presente e manifesto nella nostra vita, con il Suo Spirito ci guida nei momenti più difficili, con ilSuo Amore risponde alle nostre più intime invocazioni, con la sua Luce rischiara la nostra povertà, con lasua Grazia ci attira a sé in ogni istante...ma siamo capaci di non dimenticarci di Lui, di non escluderlodalla nostra quotidianità? Lottiamo per rimanere fedeli al suo Amore, alla sua Luce, alla sua Grazia?Soffriamo perché la sua Presenza nella nostra vita viene trascurata con tanta gentile e a volte religiosaindifferenza? Accogliere il Signore, essere fedeli alla sua Grazia... abbandonare la nostra vita, le nostresicurezze, i nostri “ritmi” per donare con fiducia quanto ci appartiene all’unico Amore. Ecco cosa dobbia-mo chiedere veramente al Salvatore: la nostra più intima conversione, quella che nasce con dolore nelcuore, l’unica che ci prepara a comprendere il mistero che ha svelato il cuore di Dio...

Grazie alla preghiera con Maria e alla meditazione di p. Mauro nel nostro animo è entrato ilsilenzio... è difficile da esprimere ma non erano più i singoli problemi di ognuno a creare divisioni, maera lo sguardo di ognuno rivolto al Signore a lenire le ferite e unire i cuori. Quasi consapevole del nuovo

... A SCUOLA DI “STARE INSIEME”

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clima p. Mauro ha ricordato come chiedendo sinceramente perdono delle nostre infedeltà, la Verità non ciaffligge ma ci colma il cuore di pace, di gioia autentica, l’unica gioia che ci spinge verso il prossimo. Inquesta luce cerchiamo l’intimità con gli altri, cerchiamo la compagnia e la conoscenza con le persone cheil Signore ci concede di incontrare, in questa consapevolezza godiamo dei momenti di giovialità e di spen-sieratezza che queste giornate di ritiro ci donano. Purtroppo infatti dobbiamo riconoscere con p. Mauro che non siamo più capaci di stare insieme e di diver-tirci in semplicità... Così ci siamo spostati nel refettorio per consumare i nostri pranzi al sacco e per studia-re lezioni di “star bene insieme”; inutile dire che la materia principale è stata la tombolata, anzi le duetombolate... eh sì, perché un Domenicano promosso a speaker ufficiale e le bizze della fortuna danno ori-gine a un’ampia e molteplice area di studio..... In questo inciso è doveroso ringraziare le suore domenica-ne “Missionarie di S.Sisto” che oltre ad un ambiente caldo e confortevole ci hanno offerto il caffè, indi-spensabile per renderci così vivaci e attenti ai numeri estratti!

Con il sorriso sulle labbra (soprattutto i più fortunati!) siamo andati a visitare l’attiguo Santuariodella B.Vergine della Consolazione dove alla recita dei misteri dolorosi è seguita la Santa Messa.All’omelia p. Mauro, “balbettando” sul mistero natalizio, ha cercato di farci presentire quanto, questo, per-vada la nostra vita: non possiamo accogliere il S.Bambino senza riflettere sul perché della sua venuta, nonpossiamo accompagnare Maria al Tempio e non accettare la profezia di Simeone, non possiamo adorarel’immagine del piccolo Gesù senza vedere in filigrana la Crocifissione.

Anzi, il Natale si può anche dire un mistero di sangue... infatti o accettiamo il Bambino e il suo“gioco” con il dono della propria libertà oppure conserviamo e operiamo secondo la nostra volontà con-dannando Gesù alla morte di croce. Il Verbo di Dio si è reso Bambino perché non vuole e come tale nonpuò né conquistare con la forza, né pretendere i nostri cuori... può soltanto domandarne il dono o morirne

per il rifiuto.Al termine della messa ognuno di noi

si è inginocchiato dinanzi all’immagine miraco-losa della Vergine, e grazie alla storia delSantuario che ci ha gentilmente illustrato il viceparroco anche le persone non originarie diMarotta hanno potuto rivolgersi con venerazio-ne e fiducia alla Madonna della Consolazione.

Nella recita del primo e secondomistero glorioso abbiamo offerto a Maria lenostre più sincere intenzioni e le nostre più inti-me suppliche. P. Mauro ci ha poi chiesto di ter-minare il nostro raduno uniti dall’amore per ilRosario, così ci ha consigliato di scandire letappe del viaggio di ritorno con gli ultimi tremisteri gloriosi: il gruppo di Pesaro sarebbestato salutato dal terzo mistero, il gruppo delGallo e di Isola avrebbe recitato in compagniaanche il quarto mistero e l’ultimo gruppo diFossombrone e Secchiano avrebbe terminatola giornata con il quinto mistero glorioso.

Che la Beata Vergine del Rosario pro-tegga tutti i suoi figli e ci aiuti ad accoglierecon amore il Suo Figlio Primogenito... BuonNatale!

I.M.

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CASTELNUOVO - CREMA

Dopo aver preso contatto con gli altri grup-pi della zona P. Mauro ha fatto visita alnostro gruppo di Castelnuovo a Crema.

Un primo contatto con il parrocoDon Franco e la sig.ra Claudia per accor-darsi ed ecco che la festa dell’Immacolata èstata solennizzata oltre che dal tradizionalemomento di preghiera mariano nel pome-riggio, con la predicazione di P. Mauroalle s.messe e da un suo incontro più ristret-to con i componenti del gruppo del rosa-rio.

La semplice ma penetrante predica-zione di P. Mauro ha dato il “tono”, ma ècertamente stata la calorosa partecipazioneal momento di preghiera mariana introdot-ta da Don Franco, guidata dalla sig.raClaudia e conclusa da P. Mauro a dare ilvero senso della maturazione che il gruppodi Castelnuovo ha compiuto in questi anni:

il gruppo del rosario pur mantenendo una sua fisionomia di massima, si è - per così dire - smembratoper divenire un momento per tutta la comunità parrocchiale.

Con noi P. Mauro ha ringraziato la B.Vergine per questo cammino, ci ha invitati a rimanere“lo zoccolo duro” che sostiene, ha ringraziato la sig.ra Claudia per quanto ha fatto e continua a fareper sostenere il gruppo in questa sua maturazione, ha ringraziato Don Franco per la squisita e deli-cata accoglienza riservatagli e per il continuo ricordo della sig.ra Lina che con tanto amore ha segui-to per anni questo ed altri gruppi e che ora nel silenzio continua in un modo diverso ma non menofecondo.

LA VERA FECONDITA’ DELLA LINA

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Non riesce a star ferma:ma se tutti quantifossimo un po’ come Lei...

Anni fa quando conobbi p. Mauro recitavo già il s. rosario giornalmente ed ero anche riuscita aformare un gruppo che si riuniva a casa mia. Visto che le persone aumentavano spostammo il

luogo dell’incontro affinché fosse più agevole e comodo per tutti: questo gruppo si riunisce ancora,qualche volta abbiamo avuto la possibilità di far venire p.Mauro e ora lo segue ordinariamente ilnostro parroco. Incontrando p. Mauro ebbi per la prima volta contatto con l’Ordine dei PadriDomenicani. Illustrandomi la storia del s.rosario e le varie Associazioni Rosariane, mi precisò anchequali erano le promesse fatte dalla B. Vergine al B. Alano de la Roche, oltre ai benefici di cui laChiesa e l’Ordine dei Domenicani fanno partecipi gli iscritti. Già dal 1992 mi iscrissi e da allora conun grande zelo ho sempre cercato di divulgare il s.rosario formando anche delle fraternite o gruppidel rosario. Ora, son riuscita anche a coinvolgere con la decina chi non recitava il s. rosario e a pro-porre anche l’Ora di Guardia a chi invece sapevo già fedele da tempo nell’impegno quotidiano.

Visto che il primo gruppo ha già un’esistenza autonoma, da tempo sognavo di tornare aformare in casa mia un nuovo gruppo del s.rosario e finalmente il 23 novembre alle ore 21 nellataverna di casa mia sotto la guida di p. Mauro ho nuovamente gettato il seme: con un nutrito gruppodi persone abbiamo celebrato solennemente l’intero rosario meditato nel canto e nella supplica.

Ma non è tutto perché il prossimo mese ho già concordato con una mia amica che aspettap. Mauro per iniziare con un gruppo a casa sua.

Tutto questo lo devo alla B. Vergine che pian piano mi sta portando verso il Suo Figlio Gesùe... un grazie anche a p. Mauro che è sempre stato disponibile ad ogni nostra richiesta e ci guida eci aiuta.

M. A.

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CAGLI

Se per alcuni luoghi del pesarese gli incontri di preghiera del rosario sono una scoperta oppure unimpegno recente, il monastero domenicano di Cagli ci offre una gioiosa testimonianza di fedeltà. Larecita dell’intero s.rosario seguito dalla celebrazione della s.messa... ecco l’appuntamento con Mariache le monache, i laici domenicani e i fedeli di Cagli attendono e rispettano ogni mese.

Una preziosa abitudine che ci fa percepire la fiducia e la devozione con cui viene accoltol’invito a trascorrere due ore insieme alla Regina del S. Rosario: quando P. Mauro giunge al monaste-ro, nella Chiesa - ora nell’atrio trasformato in cappella dopo la dichiarata inagibilità della chiesa acausa dell’ultimo terremoto - si sono già radunati i partecipanti, in ginocchio e con il s.rosario nellemani, mentre le monache dirigono dal coro le prove dei canti che animeranno la preghiera. Al termi-ne del momento di preghiera è una gioia assistere ai saluti densi di confidenza e rispetto che caratte-rizzano l’arrivederci dei fedeli a P. Mauro, sono una semplice e felice dimostrazione di come l’affettoe l’unione dei cuori ponga le sue più profonde radici proprio nell’incontro e nel dialogo con Maria.

E in questo dialogo che si rinnova da tantotempo e che si esprime con una preghiera tantosemplice come il s.rosario, la Madre Celeste assi-cura la sua presenza... eh, sì, perché oltre allegrazie che dispensa nel cuore dei suoi figli, laVergine in questi ultimi anni ha donato al Mo-nastero - così fedele nell’accogliere e nel divulga-re il suo messaggio - la gioia della chiamata allavocazione claustrale domenicana di due giovaniragazze.

Ecco un segno tangibile dell’amore dellaBeata Vergine: la pace e la gioia che irradiano daivolti delle due giovani consacrate chiamate,accanto alle loro consorelle più anziane, a testimo-niare il cuore della loro vocazione, una corona dicentocinquanta grani che pende dal loro fianco.

Credo che in questo felice periodo in cui spes-so possiamo partecipare agli incontri di preghieramariana promossi dai zelatori e dalle zelatrici eguidati da P. Mauro, la testimonianza costante efedele che ci offre la comunità di Cagli sia per tuttinoi che ci avviciniamo alla recita del s.rosario ilsegno luminoso che ci invita ad inoltrarci semprepiù nel mistero dell’umile preghiera di Maria...grazie sorelle per il vostro silenzioso e preziosoinvito!

UNA FEDELTA’ PREMIATA

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MILANO

Sì, è stato un momento di preghiera intensae calorosa attorno a Giuseppe. Eccoci riunitiin una domenica di settembre alle 18, per-sone provenienti da esperienze diverse (daigruppi del Rinnovamento nello Spirito, daiMissionari laici della carità di Madre Teresa,da altri gruppi di preghiera) fratelli e sorelleriuniti dalla fede e uniti dalla preghiera.Davanti a noi, da benedire, una Madonnain legno con il suo Bambino, quale espres-sione dell’immensa gratitudine di Giuseppeverso Maria per l’assistenza materna concui lo ha sempre seguito nella vita guidan-dolo ed attendendolo al varco della conver-sione. Ci accompagnava nel canto la chitar-ra suonata da Alessandro. Padre Mauro acapo del gruppo ha condotto la recita medi-tata di un Rosario. Abbiamo sentito l’amorescendere nei nostri cuori, agape di pace e didolcezza. Grazie alla Vergine che ha cosìvoluto visitarci, grazie a P. Mauro per la suaparola e il suo sorriso, grazie a Giuseppe ealla sua semplicità e... grazie a tutti noi.L’impegno è ripetere con una certa regola-rità questi nostri incontri scanditi dalla pre-ghiera del s.rosario. Che il Signore e laVergine SS. ci siano sempre accanto vigilan-do sui nostri cuori. Magda

Mercoledì 18 novembre P. Mauro ha animato un “cenacolo” a casa del nostro caro zelatoreGiuseppe. Pur nella sua semplicità, questo evento ha significato l’inizio di un cammino che, per ilnostro gruppo, è motivo di felicità e di speranza. Infatti, se siamo convinti che la preghiera e in modoparticolare la recita del s.rosario sono fondamentali per chi ha il desiderio di tendere alla perfezionecristiana, a mio modesto avviso, deve essere messo in risalto anche l’aspetto comunitario. A questofine nei nostri “cenacoli” è possibile anche uno scambio di idee tra i convenuti, con un conseguentearricchimento spirituale. Inoltre P. Mauro con la sua amorevolezza ci ha dato anche alcuni consigliper la nostra preghiera personale. Grazie a tutti ed arrivederci al prossimo “cenacolo”. G.V.

UN NUOVO FIORE A MILANO

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Lettera al Papa

La piccola Alessiaha scritto al Papache le ha risposto

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Affidati alla Mamma del Cielo“A Gesù furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse”

(Mt19,16)

i genitori Sonia e Alberto di Fermo (AP)affidano la piccola Federica

i genitori Ester e Matteo di Isola delPiano (PS) affidano il piccolo

Francesco

la nonna Silvana di Vignola (MO) affidala piccola Ingri

i genitori Sabina e Giulio diPontetaro (PR) affidano la piccola

Maria Chiara