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PARROCCHIA S.MARCELLINA Muggiano Anno XVI N. 9 Una luce, nella notte Il mese di dicembre ci attrae nella vertigine del tempo che corre e ci sor- prende. Il giorni passano velocemente, la bellezza del Natale si schiude e ci impegna non poco: gli eventi da organizzare, pranzi e cose simili da rinnovare o inventare, gli impegni delle persone care da sincronizzare e molto altro. La festa ci avvolge e abbiamo l’occasione di viverla al me- glio. Prima di essere l’ennesimo adempimento, eventi e preparativi sono doni che riceviamo, non li abbiamo inventati noi: a noi tocca solamente aprire i regali. Come possiamo scoprire il vero segreto della festa? Ecco la risposta: apriamo il nostro cuore e LASCIAMO ENTRARE LA LUCE! La nascita di Gesù emana un grande fascio di luce che illumina e ci avvol- ge. La Sua luce rischiara il nostro cammino, illumina le nostre menti, ci permette di vedere le persone che ci stanno intorno, e tanto altro. La Paro- la del Vangelo ci aiuta a portare dentro di noi la luce che emana il Bambi- no di Betlemme. Questa stessa luce, oltre a essere benedizione per noi è possibilità di dono, a chi vive nel buio, nella notte della vita. Le iniziative che la nostra Comunità cristiana prepara per festeggiare il Natale sono piene di luce e sono tante tante. Ne sottolineo una: l’accensione perma- nente della luce notturna nel nostro bel campanile. Come una candela accesa in mezzo alle case della parrocchia, questa piccola luce vuole esse- re segno della incessante preghiera che eleviamo al Signore, durante le notti. Le nostre notti e le notti di tutti. Di chi sta sveglio perché non riesce a dormire, di chi non dorme perché sta male, di chi approfitta della notte per nascondere la propria tristezza. Nella notte di tanti giovani lusingati dal buio, ma in cerca della luce per essere felici e dare un senso alla loro vita. Il Bambino Gesù è la luce che illumina la notte di ognuno di noi. La Comuni- tà cristiana, “mistero luna- re”, riflette la luce di Dio su tutti i cercatori di felici- tà, desidera arrivare nelle case di tutti. Un segno, una promessa, un impegno, fragilissimi ma sinceri e in nome di Dio. La luce accesa nella Capanna di Betlemme attra- versa il tempo e desideriamo portarla con la preghiera e con tanti piccoli, sinceri, umili gesti in tutte le case. La luce del campanile, nasce dal presepe, passa nel Taber- nacolo e si dirige verso le nostre notti, le solitudini, le disperazioni, le delusioni, i fratelli e le sorelle malati e tutti coloro che anelano a questa luce. Lasciamo entrare la luce di Gesù in noi, non ci deluderà. don Paolo PARROCCHIA S.MARCELLINA Muggiano PARROCCHIA S.MARCELLINA Muggiano 8 dicembre 2017

Una luce, nella notte - Parrocchia Santa Marcellina...Una luce, nella notte Il mese di dicembre ci attrae nella vertigine del tempo che corre e ci sor-prende. Il giorni passano velocemente,

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PARROCCHIA S.MARCELLINA Muggiano

Anno XVI N. 9

Una luce, nella notte Il mese di dicembre ci attrae nella vertigine del tempo che corre e ci sor-prende. Il giorni passano velocemente, la bellezza del Natale si schiude e ci impegna non poco: gli eventi da organizzare, pranzi e cose simili da rinnovare o inventare, gli impegni delle persone care da sincronizzare e molto altro. La festa ci avvolge e abbiamo l’occasione di viverla al me-glio. Prima di essere l’ennesimo adempimento, eventi e preparativi sono doni che riceviamo, non li abbiamo inventati noi: a noi tocca solamente aprire i regali. Come possiamo scoprire il vero segreto della festa? Ecco la risposta: apriamo il nostro cuore e LASCIAMO ENTRARE LA LUCE! La nascita di Gesù emana un grande fascio di luce che illumina e ci avvol-ge. La Sua luce rischiara il nostro cammino, illumina le nostre menti, ci permette di vedere le persone che ci stanno intorno, e tanto altro. La Paro-la del Vangelo ci aiuta a portare dentro di noi la luce che emana il Bambi-no di Betlemme. Questa stessa luce, oltre a essere benedizione per noi è possibilità di dono, a chi vive nel buio, nella notte della vita. Le iniziative che la nostra Comunità cristiana prepara per festeggiare il Natale sono piene di luce e sono tante tante. Ne sottolineo una: l’accensione perma-nente della luce notturna nel nostro bel campanile. Come una candela accesa in mezzo alle case della parrocchia, questa piccola luce vuole esse-re segno della incessante preghiera che eleviamo al Signore, durante le notti. Le nostre notti e le notti di tutti. Di chi sta sveglio perché non riesce a dormire, di chi non dorme perché sta male, di chi approfitta della notte per nascondere la propria tristezza. Nella notte di tanti giovani lusingati dal buio, ma in cerca della luce per essere felici e dare un senso alla loro

vita. Il Bambino Gesù è la luce che illumina la notte di ognuno di noi. La Comuni-tà cristiana, “mistero luna-re”, riflette la luce di Dio su tutti i cercatori di felici-tà, desidera arrivare nelle case di tutti. Un segno, una promessa, un impegno, fragilissimi ma sinceri e in nome di Dio. La luce accesa nella Capanna di Betlemme attra-versa il tempo e desideriamo portarla con la preghiera e con tanti piccoli, sinceri, umili gesti in tutte le case. La luce del campanile, nasce dal presepe, passa nel Taber-nacolo e si dirige verso le nostre notti, le solitudini, le disperazioni, le delusioni, i fratelli e le sorelle malati e tutti coloro che anelano a questa luce. Lasciamo entrare la luce di Gesù in noi, non ci deluderà.

don Paolo

PARROCCHIA S.MARCELLINA Muggiano

PARROCCHIA S.MARCELLINA Muggiano 8 dicembre 2017

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La parola del Parroco

Il raccoglitore 2 dicembre 2017

Pag 1 La parola del Parroco La vita della parrocchia Pag 3 Una proposta per il catechismo del le Elementari Pag 3 Cocerto di Natale Pag 4 Famiglia e Comunione Pag 5 Per vivere insieme l’Avvento Pag 5 Concorso “il mio presepe” Pag 6 Noi carcerieri di viaggiatori

Pag 7 Fare strada con le scritture Pag 8 Ospitalità e solidarietà Pag 8 Preghiera dell'accoglienza Pag 9 Don Flavio ci scrive dal Burundi Pag 10 Verbale Consiglio Pastorale interparrocchiale Pag 12 Calendario del mese

SOMMARIO

Confessioni in preparazione al NATALE

Martedì 19 dicembre GIORNATA PENITENZIALE per gli adulti

dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 15.00 alle 17.00 in Chiesa parrocchiale ore 21.00 Chiesa vecchia di Baggio

Mercoledì 20 dicembre ore 21.00 giovani e adolescenti Chiesa parrocchiale Giovedì 21 dicembre ore 17.30 elementari e medie Chiesa parrocchiale Venerdì 22 dicembre ore 17.30 elementari e medie Chiesa parrocchiale Sabato 23 dicembre dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 15.00 alle 18.00 Chiesa parrocchiale Domenica 24 dicembre dalle 15.00 alle 18.30 Chiesa parrocchiale

NOVENA DI NATALE per bambini e ragazzi

Da lunedì 18 dicembre a venerdì 22 dicembre, in chiesa parrocchiale prepareremo il S.Natale con la preghiera della NOVENA NATALIZIA. Sono invitati in modo particolare i bambini di

catechismo e tutti i bambini.

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La vita della parrocchia

Il raccoglitore 3 dicembre 2017

E’ con questo motto, la gioia di iniziare e prosegui-re, che anche quest’anno ci mettiamo in gioco con i più piccoli della nostra comunità, siamo le catechi-ste di quarta elementare, ma pensiamo di poter par-lare a nome di tutta l’equipe per la comunione di intenti che ci unisce. Tanti di noi hanno riconfermato il proprio impegno ed alcuni si sono aggiunti alla squadra, siamo molto felici di avere da quest’anno l’aiuto degli adolescen-ti e dei giovani perché il percorso di catechismo non termina con la fine dell’anno scolastico ma prose-gue con tutte le proposte ( domeniche insieme, l’oratorio estivo, la vacanza in montagna)che l’oratorio ha per far scoprire ai nostri bambini e ra-gazzi una casa in cui di imparare la gioia dell’amore e la bellezza del dono di sè,in un posto

in cui ognuno possa dire che bello crescere, restare ed andare con il Signore Gesù. A due mesi dall’inizio delle attività possiamo dire che la decisione di cambiare la scansione degli in-contri (ogni 15 giorni al posto che nei soli periodi di Avvento e Quaresima) ci permette di avere un con-tatto continuo e proficuo con i ragazzi e i genitori, che insieme a noi consideriamo una parte della “comunità educante”, essenziale perché abbia origi-ne in cammino di bellezza e verità. Pregate per noi, perché riusciamo con l’aiuto del Signore, a cercare con i nostri occhi, ospitare nel nostro cuore ed accompagnare i ragazzi in questo percorso che è stato generato e genera Amore.

Alessandra e Silvia

Una proposta per il catechismo delle elementari

Vedrai che bello!

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La vita della parrocchia

Il raccoglitore 4 dicembre 2017

Questa semplice affermazione, che potrebbe sembrare azzardata ci è stata proposta a Bose da Roberto, fratello della comunità, nel presentare e commentare la Amoris laetitia, esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco. Ed il cammino che abbiamo fatto con lui ha svelato le relazioni profonde tra la celebrazione eucari-stica e la vita del matrimonio. E questa traccia si è rive-lata molto interessante. Il primo atto della celebrazione è la richiesta di perdo-no. È in obbedienza all’invito del Signore “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno perdonate perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati.” (Mc 11, 25). R Ci riuniamo con i fratelli, ma siamo uniti? Chi può dire di essere in comunione con tutti? Nessuno! A questo punto chi può dire di essere in grado di arrivare alla comunione? Ma noi non celebriamo l’eucarestia perché siamo perfetti, ma perché ci dobbiamo unire, dobbiamo cambiare. Non vado a celebrare l’eucarestia perché sono in regola, vado a celebrare perché sono diviso: ho bisogno di un farmaco che mi possa far passare dalla divisione alla comunione. È per questo che prima di pregare è necessario chiedere e dare perdono. Il peccato è divisione, separazione in-compatibile con una celebrazione che ci porta all’eucarestia. Lo stesso vale per la famiglia. Ed è per questo che il papa usa una espressione curiosa e molto espressiva per definire la famiglia “è l’ospedale più vicino” dice. Ovvero il luogo di cura dove risulta più facile, e più gradevole (aggiungiamo noi), ricevere cure e dare sostegno reciproco all’interno della coppia. “Prendiamoci cura sosteniamoci e stimoliamoci vi-cendevolmente e viviamo tutto ciò come parte della nostra spiritualità familiare” (par. 321 dell’A.L) Una volta chiesto ed ottenuto il perdono ci mettiamo in ascolto. Siamo più propensi a pregare con domande, solo poi viene la lode ed il ringraziamento. Quasi mai la prima esigenza è l’ascolto, eppure nella liturgia cri-stiana l’ascolto ha un’importanza fondamentale. Il no-stro Dio è un dio che parla, è la Bibbia che ce lo dice. “Parla Signore il tuo servo ti ascolta”. La preghiera è innanzitutto ascolto perché è Dio che si rivela per pri-mo. Veniamo da case diverse e il Signore ci ha convo-cati perché ci vuole parlare. Questa parola richiede ascolto ed è importante fare silenzio. La vita coniugale è luogo dove sperimentare il conforto della Parola. Ascoltata la Parola sgorga la preghiera. Può essere una lode, un ringraziamento o una richiesta di intercessio-

ne. La preghiera in famiglia chissà perché ci imbarazza tanto! Eppure è il mezzo privilegiato per esprimere e rafforzare la fede pasquale. È il mezzo per amare, ren-dere grazie, che porta un gran beneficio alla famiglia. La preghiera non è un momento individuale, non è la risposta ad una esigenza che il cristiano sente come momento isolato. È invece occasione di fusione, di un passo verso, movimento che porta ad unione. È in que-sta luce che riflettere sulla preghiera porta a sentire la dimensione ampia del matrimonio. C’è una sorta di pudore nella coppia che porta ad una soluzione fretto-losa. È importante allargare la dimensione familiare della preghiera, è un esercizio. La celebrazione prosegue con il gesto del dono. Que-sto esprime una realtà molto impegnativa: esprime il gesto di fare dono di noi stessi (Gv. 13,1-34). Quanto io mi sono donato sinora, consumato per gli altri nella vita della coppia e della famiglia? Questo è il significa-to di portare il dono all’altare. Come è possibile fare quello che ha fatto Cristo? Ci espropria, e ci porta den-tro di se’, dentro il suo mistero. La nostra vita non ci appartiene più, diventa pane spezzato, sangue versato. Questo alla condizione che il nostro essere presenti alla celebrazione non sia tanto un assistere, ma una vera partecipazione. E nella misura in cui noi partecipiamo offriamo anche la nostra quotidianità. Allora la nostra vita non ci appartiene più perché se ci associamo a quella celebrazione la nostra vita diventa un pane spez-zato. Diventa un amen, che vuol dire “aderisco”. Un amen al corpo di Cristo che è la Chiesa. Come nella sessualità che c’è un’accoglienza del corpo dell’altro, ma nella consapevolezza che l’altro non è mia proprie-tà (320). Accogliere il corpo dell’altro nel matrimonio genera vita. E si deve intendere non solo la generazione di una vita in senso fisico, ma di vita nella direzione di una comunione che rende capaci di uscire da sé, di accogliere e di generare ricchezza di relazione. Dopo la comunione riceviamo un mandato “La messa è finita, andate in pace”. È la missione di vivere tutto ciò che è stato celebrato: il mistero dell’amore. Ed è un mandato ad aprirsi ad uscire da sé, un mandato all’ospitalità. Quando la famiglia accoglie e va incontro agli altri è simbolo della maternità della Chiesa. Rivela cioè che la spiritualità della famiglia è all’esterno di se stessa e si esprime come una cellula vitale per trasfor-mare il mondo. Franco R.

Amoris Laetitia riletta a Bose con l’aiuto di un fratello della comunità

FAMIGLIA E COMUNIONE Nella vita delle famiglie c’è in filigrana un legame tra il quotidiano e la ce-lebrazione eucaristica che è momento culmine della vita cristiana.

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La vita della Parrocchia

Il raccoglitore 5 dicembre 2017

Lo Spazio Biblioteca

con il patrocinio della parrocchia Santa Marcellina di Muggiano, indice la seconda edizione del concorso:

“Il mio presepe”

Iscrizioni dal 25 novembre al 19 dicembre La premiazione avverrà il 7 gennaio 2018 nel salone parrocchiale

dopo la votazione della giuria e degli abitanti di Muggiano.

Per informazioni e regolamento potete scrivere a: [email protected] o telefonare a Milena 347 3495512

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Ero straniero …

Il raccoglitore 6 dicembre 2017

I poteri hanno visto nelle isole dei luoghi di reclusione, hanno piantato prigioni su ogni scoglio: il mare nostro brulica di sbarre. Gli uccelli invece vedono nell’isola un punto di appoggio, dove fermare e riposare il volo, prima di proseguire oltre. Tra l’immagine di un’isola come re-cinto chiuso, quella dei poteri, e l’immagine degli uccelli, di un’isola come spalla su cui poggiare il volo, hanno ragione gli uccelli. Nel canale di Otranto e Sicilia, conta-dini di Africa e d’Oriente affogano nel cavo delle onde. Il pacco dei semi si sparge nei campi sommersi del mare, un viaggio su dieci sprofonda, la terraferma Italia è terra chiusa: li lasciamo annegare, per negare. Il 1900 è stato il secolo in cui milioni di essere umani si sono spostati da un continente all’altro. E così hanno spostato il peso del mondo. Milioni di esseri umani, mi-riadi di esseri umani. Nel 1900 siamo stati noi, italiani, gli azio-nisti di maggioranza. Trenta milioni di noi si sono spostati. Al porto del molo Beve-rello si staccavano le navi che portavano dall’altra parte dell’Oceano. Era nero, il molo, di madri. Con quei loro fazzolettini bian-chi, che sembravano tante farfalline immobili, inchiodate. Verso la poppa che se ne andava lentamente, a motori bassi, verso la diga foranea. E’ stato il nostro 1900. Ha spopolato, svuotato terre e paesi molto più di due guerre mondiali. Quelli di adesso, invece, partono sopra degli zatteroni, dei barconi a motore, verso un nord sommario, purché non sia un porto. E si portano dietro tutto quello che han-no potuto salvare da una espulsione, lasciandosi dietro un bucato in fiamme, oppure una miseria infame. Ma quegli occhi sbarcheranno da noi, e saranno rinchiusi, dentro Centri di Permanenza Temporanea. Chiamiamo così dei posti che sono dei campi di concentramento con sbarre, filo spinato, guardiani. Ma “permanenza”: un bel nome alberghiero, per non dire a noi stessi che facciamo i car-cerieri di viaggiatori, colpevoli di viaggio. Quegli occhi sbarcheranno da noi, e allora sì, si accorge-ranno dello spariglio, della disparità delle carte in tavola. Ma finché stanno sul mare, quegli occhi ammirano la grazia infiocchettata del veliero, tutta nodi e corde tese al vento, come i muscoli di un atleta. Ammirano e godono del vantaggio del loro punto di vista perché loro dal bar-cone vedono la sfilata piacevole e indifferente della fortu-na, mentre quelli del veliero sono costretti a vedere, o a voltarsi per non vedere, la sfilata della malasorte e della

miseria del mondo. “Che dà allo straniero pane e vestito”: questo dice di sé la divinità nella scrittura sacra. Che alla creatura umana dice: “E amerai lo straniero perché stranieri foste in terra d’Egitto”. Circa cento volte la Bibbia scrive la tutela dello straniero: circa cento volte. Insiste, la divinità, con il verbo “amare”, con il più forte sentimento e la più po-tente energia del corpo umano – “amare”: che fa del bene prima di tutto a chi ama, prima ancora di far del bene all’altro, allo straniero. Amare, non tollerare. Non respin-gere, alla rinfusa, donne incinte. E nessuno dica: «Ma perché partono incinte, queste benedette donne ragaz-ze?». Perché non partono incinte. Vengono violate, rego-larmente, a ogni frontiera africana.

Nasce tra i clandesti-ni. Il suo primo grido è coperto dal rumore del giro delle eliche. Gli staccano il cordo-ne. E, senza fare il nodo, lo affidano alle onde. I marinai li chiamano Gesù que-sti cuccioli nati sotto Erode e Pilato messi insieme. Niente, di queste vite, è una

parabola. Nessun martello di falegname batterà le ore nell’infanzia e i chiodi nella carne. Nasce tra i clandesti-ni, l’ultimo Gesù. Passa da un’acqua di placenta a quella del mare, senza terraferma, perché vivere ha già vissuto e dire ha detto, e non può togliere una spina dai rovi che incoronano le tempie. Sta con quelli che esistono il tempo di nascere, va con quelli che durano un’ora. Siamo gli innumerevoli, raddoppia ogni casella di scac-chiera. Lastrichiamo di corpi il vostro mare per cammi-narci sopra. Non potete contarci; se contati, aumentiamo, figli dell’orizzonte che ci rovescia a sacco. Nessuna poli-zia può farci prepotenza più di quanto già siamo stati offesi. Faremo i servi, i figli che non fate. Nostre vite saranno i vostri libri di avventura. Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino – l’odore che perdeste, l’uguaglianza che avete sottomesso. Da qualunque distanza, arriveremo. A milioni di passi. Noi siamo i piedi, e vi reggiamo il peso. Spaliamo neve, pettiniamo prati, battiamo tappeti, raccogliamo il pomo-doro e l’insulto. Noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo. Noi siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare di sandali sfondati, il polline e la polvere nel vento di stase-ra. Uno di noi, a nome di tutti, ha detto: «Non vi sbaraz-zerete di me. Va bene, muoio; ma in tre giorni resuscito e ritorno».

Il racconto dell’immigrazione dal cimitero di Lampedusa

Noi, carcerieri di viaggiatori

di Erri De Luca

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La vita della parrocchia

Il raccoglitore 7 dicembre 2017

Scheda libro

Fare strada con le scritture

Spiritualità del quotidiano

Di Lidia Maggi Edizioni Paoline, Pag.185, €.15 La Bibbia è un libro plurale, un mondo con più pun-ti di accesso. È un libro ospitale, che entra in dialo-go con le domande di chi legge. Questa è la traccia fondamentale che l’autrice pro-pone ed utilizza per leggere con linguaggio sempli-ce, ma coinvolgente, le tappe importanti della Bib-bia, e afferma che la fede biblica è cammino. La lettura inizia dal libro dell’Esodo ché è il raccon-to di una uscita dal mondo cir-coscritto del proprio io e del-la propria storia umana e propo-ne quindi una dimensione inte-riore del cammi-no verso terre nuove. Segue quindi il popolo di Israele nel suo esilio sino al suo ritorno nella terra promessa per ricevere la Parola contenuta nella Torah. Una Parola altra, la sola capace di strappare dal cuore la precedente pa-rola del Faraone. La scrittura propone un cammino come immagine della fede. Un cammino del pellegrino: percorsi non programmati, non lineari. Attorno a queste figure prende corpo la fede biblica e il cammino esisten-ziale proposto dalle scritture. La fede non è una adesione a qualcosa di fisso, ma un’esperienza che ci destabilizza, che ci fa uscire dalle nostre sicurezze. Il libro ripercorre le scritture e sollecita il lettore a leggere a partire dalla dimensione antropologica, cioè quella che riguarda la concezione dell’uomo nel suo rapporto con il principio creatore dell’universo. Segue quindi l'intero filo del racconto biblico, inter-

rogandolo su quanto possa contribuire a dare forma a una sapienza della fede come cammino persona-le, storia individuale di ciascuno di noi. E scopren-do che la narrazione biblica ci consegna parole in grado di dare molta speranza. Il libro ha un grande pregio: è innanzitutto la trac-cia significativa del percorso del popolo di Israele che si svolge, appunto, sulla strada e, in secondo luogo, usa un linguaggio molto semplice, non eru-dito ma stimolante la comprensione di quello che le pagine propongono. Diventa così una guida utile per un lavoro di spiri-

tualità per chi intende iniziare un cammino per-sonale con la bibbia in mano. La quarta di co-pertina è come una introduzione e proposta alla lettura della Pa-rola che vale la pena riproporre integralmente: “Parole in cam-mino. Come quelle udite dai

due di Emmaus, incamminati sulla strada del ri-torno, delusi per le attese frustrate. Proprio quel non-cammino di passi dettati dalla disperazione giunge, inaspettata, la Parola capace di smuovere, di far cambiare la rotta. Non parola di giudizio, ma parola che interroga, ascolta, accompagna e riaccende passioni. Parola che sa parlare nel tem-po della crisi quando il cammino si interrompe e la meta scompare dall’orizzonte. Sussurrata a chi è stanco e affaticato. Parole che camminano, non parole già arrivate. Fiduciose in una meta ancora sconosciuta. E in un compagno di strada ritenuto immobile e che, a sorpresa, ci raggiunge proprio là dove il nostro piede indugia e le gambe cedono. F. R.

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La vita della parrocchia

Il raccoglitore 8 dicembre 2017

Ecco una bella testimonianza che riguarda la nostra Comunità di S. Marcellina e quella di S. Giovanni Bosco. Nella nostra Parrocchia, da pochi giorni, vive una famiglia dello Sry Lanka: una mamma e i suoi tre bambini. Sono arrivati da noi per motivi di salute: do-vranno subire delicati interventi chirurgici e terapie. Per aiutarli c’è stata una vera gara di solidarie-tà: alcune persone originarie dello Sry Lanka, residenti nella Parrocchia di S. Giovanni Bosco, hanno collaborato insieme ad un gruppo nume-roso di famiglie della stessa Comunità parroc-chiale. I bambini saranno operati presso l’Ospedale S. Gerardo di Monza, secondo mo-dalità e tempi che i medici stabiliranno. Anche la nostra Comunità parrocchiale si è mossa: attraverso l’interessamento e la sensibi-

lità di don Paolo e la fattiva partecipazione del-la nostra Caritas è stato messo a disposizione, dopo interventi di riordino e relativo allestimen-to con arredo fornito da più persone, un allog-gio presso la nostra Parrocchia ….. e tutto ha potuto avere inizio. Questi bambini hanno bisogno di tutto: alimen-ti, abbigliamento, insegnamento della lingua, accompagnamento in Ospedale e a scuola, tutti i servizi per i quali già si sono interessate da tempo diverse persone. Anche le famiglie cingalesi della nostra Comu-nità hanno garantito la loro vicinanza. Ora comincia questa avventura che coinvolge tutti: non è sufficiente accogliere una sola volta, questa accoglienza si prolungherà nel tempo, forse per 2/3 anni, e in questo tempo siamo tutti invitati ad “accogliere”, soprattutto nel nostro cuore.

Cesare G.

Ospitalità e solidarietà

Preghiera dell'accoglienza

Signore, aiutami ad essere per tutti un amico,

che attende senza stancarsi, che accoglie con bontà,

che dà con amore, che ascolta senza fatica, che ringrazia con gioia.

Un amico che si è sempre certi di trovare quando se ne ha bisogno.

Aiutami ad essere una presenza sicura, a cui ci si può rivolgere quando lo si desidera;

ad offrire un'amicizia riposante, ad irradiare una pace gioiosa,

la tua pace, o Signore. Fa' che sia disponibile e accogliente

soprattutto verso i più deboli e indifesi. Così senza compiere opere straordinarie,

io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino, Signore della tenerezza.

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Missioneraietà

Il raccoglitore 9 dicembre 2017

Don Flavio ci scrive dal Burundi Domenica 2 dicembre siamo entrati anche noi nel tempo di Avvento, tempo di grande speranza nell’attesa che il Signore venga a realizzare in pienezza il suo regno di pace e comunione che noi insieme con lui tentiamo di testimoniare. Speranza, parola che purtroppo fatica a trovare spazio nella vita del Barundi, dato che la situazione attuale non permette più di pensare ad una vita migliore, ad una pos-sibilità di uscire dalla strada da precipizio che è stata im-boccata: i prezzi aumentano costantemente, la miseria avanza, l’ingiustizia dilaga, la morte è all’ordine del gior-no, soprattutto in capitale dove le sparizioni di chi non è d’accordo o solo dà fastidio, sono pane quotidiano. Il governo ha “fatto fare” in ottobre manifestazioni di gioia per l’uscita del paese dalla Cor-te Penale Interna-zionale (quella dell’Aya per inten-derci ) che sta inda-gando per crimini di guerra e genoci-dio, pensando così di uscirne indenne. Ora sta tentando di cambiare la costitu-zione per legalizzare tutti i suoi desideri di potere facen-doli passare come volontà del popolo. La gente vive in un clima di paura delle squadracce del partito (proprio mentre scrivo è passato un loro gruppo cantando e inneggiando per ricordare a tutti che ci so-no,oggi è giorno di mercato.) e quindi non manifesta as-solutamente il propio pensiero nel timore di essere presa di mira. Anni fa si trovavano nei negozietti in capitale statuine di 3 scimmiette con le “mani” una sulla bocca, una sulle orecchie, una sugli occhi: ora è così per chi vuole sopravvivere: non vedo, non sento, non parlo. Ecco il perché di un clima di apparente tranquillità che il go-verno chiama pace proclamandola ai quattro venti. Noi continuiamo ad accompagnare la nostra gente non lasciando mancare una parola di speranza e un invito a vivere una fedeltà a Dio e all’uomo che permetta di non essere schiacciati da questa situazione. Purtroppo voi non ci date una mano: il mese scorso la comunità europea ha regalato al governo “90 miliardi di euro” per aiuti umani-tari, subito definiti platealmente dal governo un regalo avvelenato. Anche loro si rendono conto come per l’Europa gli interessi europei nella zona contano più della giustizia e della vita dei barundi: hanno paura di perdere autorità in un paese ormai nelle mani dei cinesi che non cessano di fare regali e ora sfrutteranno il nikel e il cobal-to del Burundi. In questi giorni stiamo facendo incontri nelle succursali per discutere con genitori e giovani che debbono sposarsi di una attitudine che si sta diffondendo per i matrimoni: la richieste di cifre esorbitanti al ragazzo che poi vengono

usati con aggiunta da parte della sposa per feste costosis-sime. I ragazzi sono costretti ad andare in Tanzania a la-vorare per raggranellare la cifra con rischi notevoli (non ultimo quello di essere presi come ribelli o essere pic-chiati e derubati durante il viaggio di ritorno ) Chi sa perché passano sempre i nostri modelli più negati-vi ! Finché resistiamo continuiamo la costruzione di scuole riponendo sempre speranza nei giovani che sono la metà della popolazione: l’altro giorno ho celebrato l’Eucarestia per le elementari in una succursale: erano più di ottocen-to! ( tra l’altro in un silenzio e raccoglimento incredibile. Ripensavo al caos dei nostri sparuti gruppi di catechismo a Muggiano.) Anche una nuova chiesa di succursale è in cantiere in questi giorni in un luogo abbastanza lontano e isolato: altro luogo per far stare insieme la nostra gente per cre-scere in un progetto di comunione e non di violenza. In gran parte delle succursali ora stanno iniziando gruppi di lettura e condivisione del vangelo: grazie ad un piccolo aiuto possiamo dimezzare il prezzo di duecento testi della nuova traduzione della Bibbia, che per la gente semplice era decisamente esoso. Il sogno è di poterne offrire un numero maggiore. È sempre commovente condividere le loro riflessioni e scoprire come è vero che ai piccoli sono rivelate le cose di Dio. Siamo ansiosi di vedere come continueranno da soli. In questi giorni il tempo sta aiutando con una stagione delle piogge favorevole ai raccolti: qualcuno si lamenta perché così la gente non è spinta alla disperazione e non scatta la possibilità di una ribellione, ma almeno non ri-schiano la fame. Comunque la fame per molti c’è ! Facevo una riflessione in vista dell’aiuto del tempo di Avvento: il Signore ha detto nel finale di Matteo che sa-rebbe stato con noi fino alla fine del mondo. Allora in Avvento non ci prepariamo “solo” per una venuta finale, ma dato che Gesù è nella nostra vita, è “colui che vie-

ne” (al presente) dob-biamo aprire gli occhi, vegliare come ci chie-de, per accoglierlo nel suo operare per noi ora. Accogliere il suo modo di operare nei nostri rapporti quoti-diani che possono aiu-tarci a costruire la pace, vederlo che vie-

ne a noi in chi ha più bisogno di noi, accoglierlo nel pro-getto della non violenza e della giustizia. Accoglierlo nei segni sacramentali che ci ha donato. Altrimenti ci fer-miamo alla festa di natale oppure lo aspettiamo nell’astratto. Il brano di Matteo del giudizio,letto nella festa di Cristo

(Continua a pagina 11)

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La vita della parrocchia

Il raccoglitore 10 dicembre 2017

Il Consiglio si è riunito nel salone dell’Oratorio di Muggia-no e la riunione è iniziata alle 21:00, sotto la presidenza del nostro parroco Don Giovanni e del parroco Don Paolo del-la Parrocchia Santa Marcellina di Muggiano. Per quanto riguarda il Consiglio degli Olmi sono risultati assenti i seguenti consiglieri: Luigi Colombo, Tommaso De Vecchi, Cristina Papis, e Ida Veltri. Per quanto riguarda il Consiglio di Muggiano sono risultati assenti i seguenti consiglieri: Caruso Eugenio, Perego Francesca, Virgilio Franco. Come indicato nell’Ordine del Giorno siamo partiti con una breve preghiera pensata da Don Paolo con l’intento di prepararci a “collaborare insieme con gioia”. Subito do-po, a uno a uno, i consiglieri si sono presentati dicendo il proprio nome e che tipo di servizio svolgono in Parrocchia. Don Giovanni ha poi fatto una breve introduzione sul senso di questo incontro insieme. La proposta è partita dal Consi-glio Pastorale di Muggiano ed è stata ben accolta da quello degli Olmi; in passato sono stati fatti due incontri insieme (l’ultimo nel maggio del 2010), ma non tanto per iniziare una collaborazione più stretta tra le due comunità, quanto per motivi di “buon vicinato”. Questa volta il senso è un po’ diverso: dal percorso fatto con il Decanato di Baggio in occasione della Visita Pastorale dell’Arcivescovo Angelo Scola, si è deciso di investire in modo più convinto sulla collaborazione tra “aree omogenee”, nel nostro caso i-dentificate con le nostre due Parrocchie. Come giustamente sostiene Monsignor Faccendini, non bisogna aspettare che l’Unità Parrocchiale venga imposta “dall’alto” o sia istitui-ta “per necessità” (quando, tra qualche anno, ci sarà un solo sacerdote per le due Parrocchie), ma va scelta come un va-lore e costruita “dal basso”. Premesso questo, guardando ad altre esperienze di questo tipo presenti nella nostra Diocesi, è importante capire “come” si debba collaborare: l’idea non è quella di unire le due Parrocchie e farle diventare una la fotocopia dell’altra, ma di collaborare nei diversi ambiti valorizzando le esperienze migliori di entrambe le comuni-tà che, in alcuni casi, potrebbero anche essere complemen-tari. Si potrebbe iniziare facendo un Consiglio Pastorale insieme una volta all’anno nel quale stabilire un ambito (quello a parere dei consiglieri più urgente) nel quale poi iniziare a dialogare in modo più sistematico. Passando poi al punto quattro dell’ordine del giorno alcu-ni membri dei due Consigli hanno sintetizzato la storia del proprio quartiere e le caratteristiche del Progetto Pastorale. Per il Quartiere degli Olmi ha parlato Teresa Garavelli: il quartiere è nato nel 1967, si chiama così per i due olmi (o ritenuti tali) che prima della costruzione del quartiere erano

ai lati di via Mosca. Per i primi anni si recava qui un prete di Sant’Apollinare per celebrare la Messa prima in una mensa e poi nella “baracca”, fino a quando è stata costruita la chiesa, nel 1973, che è stata poi consacrata il 22 maggio 1977. È stata denominata Madonna della Fede poiché Papa Paolo VI indisse l'Anno della fede nel 1967. Nel quartiere ci sono 4800 abitanti di cui il 50% sono ultrasessantenni, c’è un buco di 15 anni di età (le persone che adesso hanno dai 25 ai 40 anni circa) e il 25% delle case è sfitto. Don Sandro Antonietti è il padre fondatore e a lui sono succedu-ti diversi parroci e preti tra cui, negli ultimi anni, don Anto-nio Suighi e don Vincenzo Cavenago nel 1997 e don Gio-vanni nel 2006. Le Suore sono presenti in quartiere dal 2000 e sono arrivate in un periodo in cui il quartiere stava vivendo una situazione difficile. Tra gli abitanti ci sono

state cinque vocazioni: un sacerdote, due suore e due laici consacrati. La Catechesi è fondata sulla Parola di Dio, per i bam-bini del catechismo il Vangelo è al cen-tro, per i preadolescenti, adolescenti e giovani è proposta la Scuola della Parola, per gli adulti una lectio divina mensile tenuta dal parroco e per la terza età la lettura continua della Bibbia guidata da don Vincenzo. Tra i diversi progetti por-tati avanti dalla Parrocchia ci sono l’ambulatorio infermieristico, la Caritas, la scuola di italiano per stranieri e il ser-vizio al Memoriale della Shoah e ai senza tetto in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio. Per il quartiere di Muggiano hanno parlato Walter Bonora e Betta Ponzini. La Parrocchia Santa Marcellina ha fe-

steggiato il centenario nel 2011, il Padre fondatore è don Saturnino Villa, negli anni ci sono stati don Ambrogio Sar-torelli, don Alfonso Milani, don Raffaello Ciccone, don Renato Rebuzzini, don Flavio Colombo insieme a don Al-berto Vigorelli, don Alberto Lesmo e adesso don Paolo Rota. Nel 1997 da appena mille abitanti il quartiere si è velocemente ripopolato e grazie alla costruzione delle case nuove è arrivato in breve a 3500 abitanti. Intorno al 2001 la natalità superava del 10% la media lombarda e venivano celebrati 70 battesimi all’anno. C’è la scuola elementare Niccolò Tommaseo, ma ci sono pochissimi negozi e questo riduce le occasioni di incontro. I parroci hanno sempre sti-molato un’attenzione alla Parola unendo il percorso di fede e testimonianza ad un’azione caritativa in modo da aiutare il credente ad arrivare all’obiettivo. Negli anni hanno rice-vuto particolari attenzioni i nomadi, i tossicodipendenti e anche i bambini in difficoltà con il doposcuola. In Parroc-chia don Alberto Vigorelli ha fondato ufficialmente il Gruppo Famigliare che va avanti ancora adesso e dove si pone particolare attenzione alla coppia.

Parrocchia Santa Marcellina e Madonna della Fede

Verbale del Consiglio Pastorale Interparrocchiale 23/11/2017

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La vita della parrocchia

Il raccoglitore 11 dicembre 2017

Passando al punto cinque si è portato, come esempio di una collaborazione possibile, l’esperienza del Per-corso fidanzati che da gennaio 2017 viene fatto insieme; Claudio Dominioni, che insieme alla moglie Giacomina teneva il corso fidanzati a Muggiano, ha raccontato ai presenti la loro esperienza: trovandosi con la coppia guida degli Olmi (Luca Aldrigo e Cinzia) e i due sacerdoti (don Giovanni e don Paolo), ci si è subito accorti di come i due corsi fosse-ro molto simili come tempistica (vengono fatti 8/9 incon-tri), come metodo (lanciare una provocazione in modo da suscitare un dialogo tra le coppie) e come contenuti (relazione nella coppia e verso gli altri, riscoperta della centralità della fede all’interno della scelta del matrimonio cristiano sono alcuni di questi): per questi motivi e anche perché le coppie di fidanzati erano una decina in tutto (tra Muggiano e Olmi) si è deciso di unire i due corsi sin da subito. L’iniziativa di intraprendere questo percorso insie-me ha permesso a Claudio e Giacomina di mettersi in gioco e lo stesso è stato per Cinzia e Luca. Luca ha poi spiegato che negli ultimi due le poche coppie che si sono rivolte alla Parrocchia Madonna della Fede (una o due) sono state indirizzate verso altre Parrocchie, ma all’inizio di quest’anno se ne sono presentate 7 e quindi i due parroci hanno pensato di unificare i percorsi. I numeri (7 coppie degli Olmi e 3 di Muggiano) e il fatto che fosse rivolto ad adulti che hanno la pos-sibilità di spostarsi hanno permes-so una buona riuscita del percorso come emerso dalla veri-fica finale. Come indicato nel punto sei dell’ordine del giorno, sono state tirate fuori delle idee concrete per come proseguire la collaborazione. Suor Mara, facendosi portavoce del Consi-glio Pastorale degli Olmi, ha proposto di cominciare a col-laborare sul Catechismo dell’Iniziazione Cristiana organiz-zando qualche incontro tra le catechiste delle due Parroc-chie, come un ritiro insieme e un incontro per condividere i percorsi attuali. La scelta dell’ambito del Catechismo dell’Iniziazione Cristiana come priorità è dettata dal fatto che entrambe le parrocchie si stanno adeguando alla nuova metodologia catechistica proposta dalla Diocesi e dunque,

già che bisogna ripensare i percorsi, questa sembrava esse-re l’occasione adatta ad iniziare un lavoro comune. Don Giovanni ha suggerito che si potrebbe approfittare della riunione annuale che i due consigli pastorali faranno insie-me, per scegliere un ambito su cui lavorare e poi i referenti porteranno avanti il percorso nella propria Parrocchia, e-ventualmente relazionando ogni anno ai due CPP riuniti, il cammino fatto. Don Paolo ha ricordato che questo non significa fare tutte le cose uguali, ma che sicuramente co-municare è un arricchimento. Betta Ponzini ha fatto pre-sente che i bambini dei due quartieri sono spesso compagni di classe e quindi si è dichiarata favorevole all’iniziativa proposta perché grazie alla scuola c’è già nei bambini e nelle loro famiglie una buona base comune. Roberta Ferrari ha proposto come urgenza, a suo parere, quella di ripensare insieme i percorsi del post-Cresima. Domizio Villa ha chie-sto cosa bisogna fare coi giovani che non vengono più e don Giovanni ha risposto che non ci sono metodi o strata-

gemmi e che non è un problema che riguardi solo noi, ma in tutta Italia c’è la “fuga del dopo Cresima” dovuta anche ad una esperienza di fede delle famiglie sempre più debole. In più in quartiere è difficile perché mancano i ragazzi di alcune annate e quindi i giovani non sono stimolati a prosegui-re, non avendo dei punti di riferimen-to davanti a loro. L’obiettivo della Chiesa è formare “buoni cristiani e onesti cittadini” e questo può andare avanti anche all’esterno della Parroc-chia. I giovani degli Olmi che non

frequentano la Parrocchia si dividono in due categorie: i giovani “sbandati” che forse non hanno alle spalle una si-tuazione solida con cui bisogna lavorare in tempo di pace e i “bravi ragazzi” che non hanno trovato nella Chiesa le ri-sposte che cercavano. Cesare Gandini ha ipotizzato che se questi sono i risultati dei giovani forse è perché non si lavo-ra abbastanza sugli adulti, ma di iniziative per gli adulti ce ne sono e non si può obbligare nessuno ad andarci. A con-clusione della discussione è stato deciso come obiettivo del 2017/2018 di concentrarsi sul catechismo dell’iniziazione cristiana con una attenzione anche al post cresima. La seduta si è sciolta alle 23:30.

Re, può essere di grande aiuto: vedere Cristo che viene ogni giorno in ogni fratello; speriamo di poter of-frire un cammino di futuro alla nostra gen-te. Anche a voi tutta la nostra comunità vuole

augurare un tempo bello di incontro con il nostro Salva-tore e chiede che possiate unirvi alla nostra preghiera di

poter capire come vivere le promesse di Dio nella no-stra quotidianità per continuare a credere nel suo amore. Ci sembra di essere un po’ al tempo dell’esilio (è anche vero che sono più di 600 mila i rifugiati fuggiti nei pae-si limitrofi). Un abbraccio a ciascuno di voi e in particolare a don Paolo nelle fatiche delle benedizioni. Per fortuna noi non le facciamo altrimenti ci vorrebbe qualche anno ogni volta! “Vieni Signore Gesù” diceva l’apocalisse, che il Signo-re venga in ciascuno di noi e ci doni la pace. Buon Natale. don Flavio.

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Segreteria di redazione: Antonio Rossi, Franco Rivolta, Romana Melzi, Claudio Galbiati, don Paolo Rota Hanno collaborato: Alessandra, Cesare G, Franco R., Silvia

CALENDARIO DEL MESE VITA PARROCCHIALE

CONTATTI Parroco Don Paolo Rota tel. 3358022541 [email protected] Segreteria parrocchia tel.+Fax 02 48911197 (da Lun. a Ven. 9,30 - 11,30 / 15,30 - 17,30)[email protected]

S.MESSE Lunedì e Giovedì 17,30 Martedì-Meroledì -Venerdì 8,30 Sabato vigiliare domenicale 18,00 Domenica 10,30 - 18,00

APERTURA ORATORIO da Lunedì a Venerdì dalle 16,30 alle 19,00 Sabato e Domenica dalle 15,30 alle 19,00

NEGOZIO EQUO SOLIDALE Lunedì chiusura Mar-Merc-Gio 15,30 — 19,30 Venerdì e Sabato 9,30-13 e 15,30-19,30 Domenica 9,30 - 13,00

SERVIZIO PENSIONI Lunedì dalle 17,30 alle 18,30 _________________________________ BIBLIOTECA Mar-Mer-Ven dalle 16 alle 18 Domenica dalle 11,30 alle 12,30

APPUNTAMENTI FISSI DEL MESE Lunedì Adorazione Eucaristica 18 - 19 1^ Cons.Past.Parrocch. 21 3^ Commss.Affari Econom. 20,30 Martedì Catechismo 4^ e 5^ elem. 17,00 Mercoledì Lavoro insieme donne 14,30 Catechismo 3^el. 1^media17,00 1^e 3^ ADO Gruppo Adolescenti

2^e 4^ Gruppo Giovani Giovedì Lettura della Parola di Dio 18 Venerdì 1^e 3^ PREADO Gruppo preadolescenti Sabato Recita S. Rosario 17,30

Ven 1

Sab 2

Dom 3 IV di Avvento

Lun 4

Mar 5

Mer 6

Gio 7

Ven 8

Sab 9

Dom 10 V di Avvento

Lun 11

Mar 12

Mer 13

Gio 14

Ven 15

Sab 16

Dom 17 VI di Avvento

Lun 18

Mar 19

Mer 20

Gio 21

Ven 22

Sab 23

Dom 24

Lun 25

Mar 26

Mer 27

Gio 28

Ven 29

Sab 30

Dom 31

Ven 1

Sab 2

Dom 3 IV di Avvento

Lun 4

Mar 5

Mer 6

Gio 7 S. Ambrogio

Ven 8 Immacolata

Sab 9

Dom 10 V di Avvento

Lun 11

Mar 12 21,00 Meditazione Natalizia

Mer 13

Gio 14

Ven 15

Sab 16 21,00 Concerto di Natale

Dom 17 VI di Avvento

Lun 18 17,00 Novena di Natale

Mar 19 Giornata penitenziale - 17,00 Novena

Mer 20 17,00 Novena di Natale

Gio 21 17,00 Novena di Natale

Ven 22 17,00 Novena di Natale

Sab 23 9-11 e 15-18 Confessioni

Dom 24 VII di Avvento S.Messa ore 10,30 - 21,00 - 24,00

Lun 25 Natale S.Messa ore 10,30 e 18,00

Mar 26 S. Stefano S.Messa ore 10,30 (sospesa S.Messa ore 18,00)

Mer 27

Gio 28

Ven 29

Sab 30

Dom 31 Sacra Famiglia S.Messa ore 18 con canto del Te Deum